38 Ciclismo TRENTINO LUNEDÌ 25 MAGGIO 2015 GIRO D’ITALIA SOLO APPLAUSI PER IL RAGAZZO DI VILLACIDRO arà stata la suggestione di quella salita, di quel traguardo dove 16 anni fa si era celebrato l’ultimo vero Marco Pantani, santo e demonio al tempo stesso di un ciclismo che per fortuna non c’è più. O forse la segreta speranza che quel che si era visto il giorno prima durante la cronometro del Prosecco fosse solo un’impressione e nulla più. La realtà invece ha certificato quel che il buon senso consigliava già da giorni: Alberto Contador ha un passo e una classe diversa dagli altri. Questo non vuol dire che il Giro sia del tutto chiuso; le grandi salite della prossima settimana, Mortirolo e colle delle Finestre su tutte, possono ancora regalare un colpo di scena. Ma ci sono momenti in cui occorre riconoscere che chi doveva, e soprattutto poteva, far qualcosa per batterlo l’ha fatto nel modo migliore ma non è bastato. E non si può non riferirsi a Fabio Aru e alla sua squadra, l’Astana, che a un certo punto sembrava impegnata in una cronosquadre. Cambi regolari, tutti a tirare e un solo “intruso” in testa al drappello dei migliori, sua maestà Contador. Poi, nel finale, si è aggiunto anche il russo Yury Trofimov ma è stata la squadra del giovane di Villacidro a far l’unica cosa che si poteva: sfiancare tutti gli altri, isolare il leader della corsa e tentare l’affondo. È riuscito tutto fuorché quell’affondo. Anzi, si è avuta netta l’impressione – al di là del diniego, comprensibile, dei protagonisti – che Contador abbia “scelto” a chi far vincere la corsa. Il rivale diretto non poteva lasciarlo andare, il secondo uomo della squadra avversaria sì. Anche se poco prima aveva sprintato per gli spiccioli d’abbuono di un traguardo volante, Contador non ha bisogno di sprecare energie per vittorie di tappa che nulla aggiungerebbero ai suoi immensi meriti. È semplicemente il migliore e tutto il resto, Fabio Aru e Astana a parte, ha fatto un’altra corsa. Di retrovia. Per questo bisognerà ringraziare il ragazzo di Villacidro. Comunque vada. S @s__tamburini ©RIPRODUZIONE RISERVATA @cauz_ IRRESISTIBILE Contadordomina eArurimaneinscia Madonna di Campiglio: vince Landa, gli altri big affondano di Antonio Simeoli ◗ INVIATO A M. DI CAMPIGLIO (Tn) Poco distante ci sono i monti dove i nostri soldati cent’anni fa combatterono da leoni per difendere l’Italia. In paese c’è l’albergo dove Marco Pantani iniziò la discesa della sua vita. C’è la pista dove Alberto Tomba trionfava. Madonna di Campiglio è un crocevia di sport e shopping naturalmente. Ottimo posto per fare regali. Alberto Contador, uomo di mondo, oltre che ciclista superlativo, lo sa bene. E ieri, nel tappone dolomitico, ha pensato bene di confezionare un bel regalo alla formazione rivale, l’Astana di Fabio Aru. Ma non ha fatto vincere il sardo, ha completato il capolavoro tattico non inseguendo a 500 metri dalla fine, il compagno di squadra di Aru, il basco Mikel Landa. L’epilogo della frazione è questo e la sensazione in carovana è che i titoli di coda sul Giro stiano già scorrendo. È vero, domani, dopo il giorno di riposo, ci saranno da scalare il Mortirolo con le sue damigelle. Poi si arriverà all’ombra del Cervino, ci sarà in colle delle Finestre. Ma qui i corridori stanno lottando per la classifica dal secondo posto in giù. Contador pare inattaccabile. Anche ieri si è fatto portare a spasso dall’Astana da Marostica ai piedi di Madonna di Campiglio. Perché il team kazako, oltre al sogno impossibile di staccare Contador, ieri aveva l’obiettivo, ben più alla portata, di levarsi di mezzo i (rabberciati) concorrenti per il secondo posto. Ecco INUMERI IL PUNTO di STEFANO TAMBURINI Un grande Contador che lascia la vittoria come omaggio ai suoi infaticabili gregari dell’Astana ORDINE D’ARRIVO 1) Mikel Landa(Astana) in 4h22’36 (+10” ab) 2) Yury Trofimov (Kathusa) a 2” (+6” ab) 3) Alberto Contador (Tinkoff) a 5” (+6” ab) 4) Fabio Aru (Astana) a 06” 5) Steven Kruijswijk (Jumbo) a 38” 6) Andrey Amador (Movistar) a 42” 7) Leopold Koenig (Sky) a 01’ 8) Tanel Kanget (Ast) a 1’10” (+ 1’ abb) 9) Alexandre Geniez (Fdj) a 01’49” 10) Damiano Caruso (Bmc) a 02’13” 11) Maxime Monfort (Lotto) a 02’18” CLASSIFICA Mikel Landa, vincitore della tappa 1) Alberto Contador (Tinkoff) in 60h01’34” 2) Fabio Aru (Astana) a 2’35” 3) Andrey Amador (Movistar) a 4’19” 4) Mikel Landa (Astana) a 4’46” 5) Leopold Konig (Sky) a 6’36” 6) Yury Trofimov (Kat) a 6’58” 7) Damiano Caruso (Bmc) a 7’10” 8) Maxime Monfort (Lotto) a 8’20” 9) Giovanni Visconti (Mov) a 9’53” 15) Rigoberto Uran Uran (Etixx) a 12’15” 27) Richie Porte (Sky) a 35’57” classifica al frullatore in SETTE giorni ReAlberto,Fabio...poic’èl’abisso Dopo un avvio equilibrato distacchi elevati: Uran e Porte ko Rigoberto Uran Uran è affondato Il Giro d’Italia è strano. Pensate a una settimana esatta fa: primo giorno di riposo in carovana. Fabio Aru che sogna il golpe a re Alberto Contador perché dopo una settimana di tappe a perdifiato, cadute, spalle doloranti e altro, gli è incollato a tre, sottolineamo, tre secondi. Rigoberto Uran (Etixx), uno che faceva parte del poker dei favoriti alla vigilia, che si leccava le ferite, ma era lì a tre minuti di distacco e preparava la remuntada nella crono del Prosecco, si diceva sua alleata. E Richie Porte? Veleggiava a 22 secondi dietro la maglia rosa. Il terzo incomodo, il tasmaniano sornione e succhiaruote pronto ad azzannare il Giro. «La Sky è una squadra forte», si diceva. E via tutti a ve- dere il motorhome in cui l’atleta ritemprava i muscoli e preparava chissà quali assalti alla generale. Poi un manipolo di uomini-appoggio dei capitani ancora incollati in classifica. In sette giorni il Giro d’Italia è stato rivoltato come un calzino. A rimetterci un po’ tutti, tranne naturalmente re Contador e, vista l’età, la classe e la grande grinta, Fabio Aru che segue lo spagnolo a 2’35”. Do- perché, già all’inizio del passo Daone, la più impegnativa delle tre salite di giornata, i celesti si sono messi davanti a fare la corsa dura. Un blocco granitico: Luis Leon Sanchez, Diego Rosa, Tanel Kangert, naturalmente Fabio Tiralongo e Mikel Landa. Uno squadrone, passisti, scalatori. Forti, per l’amor di dio, capaci di scremare il gruppo, di far saltare subito gente come Rigoberto Uran (Etixx) o Richie Porte (Sky). Più forti dei pretoriani di Contador, che ben presto sulla salita più dura hanno abbandonato il capitano. Ma non più forti della maglia rosa. Che anzi, al traguardo volan- te di Pinzolo, proprio all’inizio della salita finale, è uscito dalla ruota del trenino kazako andando a sprintare per guadagnare due secondi d’abbuono. Una provocazione? No. Con quel gesto lo spagnolo ha voluto far capire agli avversari che comunque, per quanto si sfiancassero, lui era lì. Poi la salita finale. Gli Astana a sbuffare a oltre 30 orari, quindi a sfilarsi a uno a uno. In paese, a un passo dall’arrivo della pista dei miracoli dell’Albertone nazionale, l’Alberto de España è entrato in negozio. E ha deciso di fare regali. Nel tratto duro della salita, dopo un primo attacco di Landa, la maglia rosa ha provato l’allungo. dall’inviato ◗ MADONNA DI CAMPIGLIO (Tn) Ciclismo LUNEDÌ 25 MAGGIO 2015 TRENTINO Vedere Landa e Aru mi sembra di rivedere Froome e Wiggins al tour.... @Martinos85 39 Salutiamo Uran. Non arriverà tra i primi 10 #giro @SanteTricarico I PROTAGONISTI Albertoel’omaggio alPirata:«Loguardavo eloimitavoinbici» Anche il giovane sardo ricorda Pantani («Era un mito») e poi elogia la sua Astana: «Landa se la merita, è uno leale» dall’inviato ◗ MADONNA DI CAMPIGLIO (Tn) po di loro un solco. Andrey Amador (Movistar), il costaricano, ieri leggermente in calo negli ultimi chilometri, è a 4’19”; il sorprendente Mikel Landa a 4’46” e in piena corsa per il podio. Un altro abisso è un uomo Sky: Leopold Konig, Repubblica Ceca, con tanti tifosi al seguito (ieri uno di questi correva a torso nudo col nome dell’idolo dipinto sulla schiena) a 6’36”. Lui, erede di un’ar- mata schiantatasi insieme con il suo generale, quel Richie Porte ieri planato sul traguardo a quasi mezz’ora dai primi. Stavano quasi smontando le transenne. Sesto Yuri Trofimov, uomo di classifica della Katusha a 6’58”. Per trovare nella generale il quarto favoritissimo della vigilia, Rigoberto Uran bisogna scorrerla fino a quindicesimo posto. È a 12’15” il colombiano, due volte sul po- dio negli ultimi due anni. Damiano Cunego a 15’48”, non una novità visto il trend degli ultimi anni, Davide Formolo (Cannondale) e 21esimo a poco più di 17 minuti. È qui per crescere, diamogli tempo, anche se nella cronometro ha dimostrato più di un limite. Una settimana fa si contavano i secondi, ora i minuti. È il Giro d’Italia signori. (a.s.) Aru ha sbuffato, si è riportato sotto. Ha pure cercato un attacco. Nada. A quel punto il miracolato Yuri Trofimov (Katusha) restato aggrappato ai big (Pgr scrivono nei santuari) ha tentato il colpaccio. «Questi magari si guardano e io li frego tutti», deve aver pensato con i battiti cardiaci impazziti poco dopo l’ultimo chilometro. Ma i regali uno deve meritarseli. E Contador allora ha scelto il connazionale Landa. Non lo ha ammesso, naturalmente, ma ha pensato che era meglio far vincere uno spagnolo e magari mettere un po’ di zizzania dentro l’Astana. Aru? è arrivato dietro Contador e ancora una volta ha am- messo la superiorità dell’avversario. «Si corre per il secondo posto, Alberto è troppo forte», ha invece commentato il ds dei kazaki Beppe Martinelli. Conosce a menadito il madrileno, l’ho ha guidato dall’ammiraglia al Tour 2010. Come dagli torto. ©RIPRODUZIONE RISERVATA @simeoli1972 ©RIPRODUZIONE RISERVATA «Guardavo le sue corse in televisione, poi uscivo di casa con la mia bicicletta e provavo a scattare in salita come faceva lui. Sì, Pantani era un mio mito, se sono diventato un corridore lo devo anche a lui. Mi sarebbe piaciuto vincere a Madonna di Campiglio anche per ricordarlo». Alberto Contador non ha dimenticato Marco Pantani (alla vigilia della tappa gli aveva dedicato un tweet), nel giorno del tappone in cui ieri tutti parlavano dello scalatore di Cesenatico. Avrebbe voluto vincere Contador, ma... «Le corse vanno così – ha detto – tutti vogliono vincere una tappa del Giro, ancor di più quando si arriva in un posto come Madonna di Campiglio diventato mitico perché ha segnato la vita di una grande come Pantani. Ma la corsa si è messa in questo modo e alla fine ha vinto Landa, sono contento per lui gli ho fatto i complimenti». Ora l’Astana però ha due uomini che seguono (anche se a rispettosa distanza) la maglia rosa in classifica. Poi una constatazione destinata a lasciare in segno. «Landa oggi (ieri ndr) stava meglio di Aru». Uno sguardo al futuro, non fino a una partecipazione alla Vuelta che avrebbe del clamoroso. «Io guardo avanti al massimo fino a domenica, ora sono concentrato sul Giro che è una corsa impegnativa. Lo sprint per guadagnare due secondi al traguardo volante? Uno sgarbo ad Aru? No, solo la necessità di guadagnare quanto più possibile. La corsa rosa è piena di insidie. Voglio vincere il Giro, poi riposerò il fisico e la mente, perché vincere una corsa tappe è Il duello in salita tra Fabio Aru (a sinistra) e Alberto Contador (in rosa) Pantani in maglia rosa nel 1999 anche una questione di testa, e preparerò il Tour... la Vuelta sarebbe decisamente troppo». Sicuri che alla fine, naturalmente se dovesse realizzare la doppietta, Contador non farebbe un pensierino tanto per entrare nella leggenda?». Il campione spagnolo è raggiante, lancia la mascotte del Giro, che ha ricevuto in regalo sul podio, a un’addetta di Rcs. Poi se ne va. Fabio Aru? Omaggio a Pantani: «Un mito». Poi: «Grandissima Astana – ha detto – abbiamo voluto fortemente tenere il ritmo altissimo per staccare i rivali e vincere la tappa. Obiettivo raggiunto, Landa se la merita tutta». Il sardo poi mette in chiaro una cosa. «Ragazzi, non stiamo cercando di vincere il Giro contro un corridore qualsiasi. Alberto Contador è un fuoriclasse, non è decisamente facile staccarlo in salita. È un campione. La mia squadra ha fatto un grande lavoro, e io cercherò di continuare a fare bene». Un concorrente dentro casa?. Mikel Landa conferma, si dice pronto anche a “saltare” se la corsa di Aru lo richiederà. E, timidamente, ammette: «Sì, alla Vuelta mi piacerebbe fare il capitano». Il basco va forte. era un bambino quando Pantani correva, ma anche per lui «Marco è un mito». (a.s.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA