Periodico trimestrale delle Suore Francescane Immacolatine - Anno XXII - Numero n.92 - Aprile Maggio Giugno 2008 - Sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB - Benevento - Taxe perçue au Bureau de Benevento 1 2 8 15 12 15 16 18 20 39 46 Carissimi amici Il dono di Teresa Rendere la famiglia una Chiesa domestica Una mula bianchissima L’amore Religiosi: contemplativi in azione Lettera a mio figlio Francesco Vita della Congregazione Dalle Missioni In cammino verso il cielo Anno XXII n. 92 [email protected] Carissimi amici, Benedetto XVI ha affermato: “Il Magnificat a distanza di secoli e millenni, resta la più vera e profonda interpretazione della storia”. La nostra Serva di Dio Teresa Manganiello ha saputo volgere lo sguardo con fiducia a Maria, con la pia pratica del Rosario vissuta non come ripetizione di formule, ma come alta meditazione biblica, che ripercorre gli eventi della vita del Signore “in compagnia della Beata Vergine, conservandoli, come lei, nel nostro cuore”. Come la nostra Serva di Dio, in un mondo cosi carico di messaggi negativi, dobbiamo avere cuore limpido e anima totalmente aperta alla luce di Dio non lasciandoci appesantire dal buio dell'egoismo e dall'assenza di speranza. La Redazione M agnificat Il dono di Teresa: le reliquie più del corpo Fausto Baldassarre N el nostro tempo c'è un diffuso ed esagerato culto del corpo, un'inquieta ricerca di ritrovati moderni, di belletti, di trucchi, di abbronzature, di quell'essere sempre in forma, di mantenere la linea miranti all'effimera azione di adornare l'apparenza e di falsificarla. Questi “ideali” terrestri palesano una venerazione del corpo alimentata dai messaggi della pubblicità, centrati sulla materialità diventata oggetto di ossessiva attenzione. I sensi di colpa si accompagnano al regime alimentare rivolto a futili scopi. Non il digiuno religioso-penitenza offerto a Dio praticato dalla Serva di Dio Teresa Manganiello. Il centro del benessere, dell'essere bene per Teresa era Gesù. Non contava l'artificio stilistico. Vanità era quell'ombreggiare le palpebre. Occorreva prendersi cura della Bellezza dei lineamenti dello Spirito, liberarsi da effetti “speciali e illusori”. Il volto è l'anima. Essenziale è presentarsi dinanzi a Dio senza macchia interiore. Modello: L'Immacolata. Grandezza semplice e sublime! Bisogna andare alla scuola di Maria, in essa rispecchiarsi affinché “la lampada della fede brilli sempre più nel cuore dei cristiani e nelle loro case”. Teresa, come Chiara, recide la sua chioma fluente e 2 Il dono di Teresa la dona alla Vergine Assunta in un tempo in cui si elaborava un vero e proprio culto della capigliatura. Per la Pietra Angolare delle Suore Francescane Immacolatine il corpo è: simbolo di irrazionale bestialità che va disciplinato e reso docile strumento dell'anima. Ciò che vale per Teresa è la sapiente lezione del Vangelo, infatti Gesù si rivolge ai peccatori a sbarazzarsi di parti del loro corpo che determinano scandalo, siano un occhio, una mano perché “è meglio per te perdere uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada nell'inferno” (Mt. 5, 29-30). Quante volte Teresa ha ascoltato ciò che dice san Paolo nella lettera agli Efesini! “Siamo membra del corpo di Lui” e ancora nella prima lettera ai Corinzi: “Cristo è come un corpo che ha molte parti, anche se sono molte, formano un unico corpo (…) Voi siete il corpo di Cristo, e ciascuno di voi ne fa parte”. La “prima Terziaria Francescana” segue le orme di S. 3 M agnificat Corpetto usato da Teresa come cilizio “... armato al di dentro di un numero immenso di punte di acciaio, lavoro delle sue mani...” Antonio da Padova che affermava: “Desidero che il mio corpo si dissolva, affinchè l'anima possa essere ammessa a godere della gloria del Cristo”. E' questa l'aspirazione dei santi. Per il Taumaturgo il corpo è “mezzo indispensabile per poter vivere” e va “inteso come tenda dell'anima”, ma “l'anima è la vita del corpo; dove è l'anima ivi è la vita”. E ancora il Santo dei miracoli nel dettare le leggi dell'amore riferendosi a S. Agostino sostiene: “quattro cose si devono amare: primo, Colui che è sopra di noi, cioè Dio; secondo, ciò che siamo noi (noi stessi); terzo, ciò che ci è vicino, cioè il prossimo; quarto, ciò che è sotto di noi, cioè il corpo …”. Il corpo dobbiamo dunque metterlo al quarto ed ultimo posto nel nostro amore: non come dovessimo vivere per esso, ma perché senza di esso vivere non possia- 4 Il dono di Teresa Strumenti di penitenza usati dalla Serva di Dio mo”. La Serva di Dio Teresa attua così pienamente il messaggio francescano del martirio: “… La carne sua era diventata tutta bucata come un alveare delle api, come le api entravano nell'alveare così i chiodi nella carne di Teresa. Il suo sangue doveva scorrere come quello di Gesù, diceva nonno Ciriaco, e pure le mie zie e zii” (testimonianze). Il corpo di Teresa fu sepolto al cimitero di Montefusco, ma non è stato possibile tuttora individuare le sue ossa. Nell'epoca in cui morì la nostra Serva di Dio non esisteva una cultura della sepoltura come la intendiamo oggi. Basta leggere la “Relazione del Medico Provinciale di Avellino” inviata al Prefetto, datata il 19 marzo 1894 su “una visita fatta nel cimitero di Montefusco per comprendere i tempi ristretti di inumazioni ed esumazioni dei cadaveri e quel modo di trattare un defunto gettato lì come uno straccio qualunque”. Ma chi ha colto nel segno sulla vicenda terrena del corpo di Teresa è il prof. Francesco Barra che con finezza spirituale tutta cristiana e storica così si esprime: “La sua vita è stata assai breve, e si è svolta tutta all'insegna della semplicità, dell'umiltà, dell'obbedienza e del nascondimento. Pur avendo sempre testimoniato senza remore, anche pubblicamente, la sua fede, ella, allo stesso tempo, non si è mai messa in prima fila, non ha ostentato la sua santità, non ha fatto mostra della sua devozione. Si è sempre nascosta. Il suo è stato appunto quel nascondimento profondo, tipico di chi vive la grande esperienza dell'intimità con Dio. E questo nascondi- 5 M agnificat Cimitero di Montefusco (Av) mento si è concretizzato addirittura nelle vicende successive alla sua morte, quando perfino il luogo della sua sepoltura è stato dimenticato. Non si è infatti riusciti ad appurare, nonostante le accurate ricerche compiute da Baldassarre, dove siano oggi conservati i resti mortali della Serva di Dio. E questo è un altro segno della presenza di Dio, di quel pascaliano ‘Deus absconditus’ che sembra a volte voler quasi frastornare gli uomini, proprio per far capire che le sue vie non sono le nostre vie, e di come noi abbiamo bisogno per credere di realtà tangibili che non sono invece assolutamente essenziali nell'economia della fede”. A tal proposito noi riteniamo che Teresa ci ha consegnato gli stumenti di penitenza: reliquie che sono testimoni di autentica fede cristiana. 6 Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la Bellezza non diventerà mai vecchio Franz Kafka M agnificat Rendere la famiglia una Chiesa domestica Nicola Mastroserio D opo alcuni e lontani accenni a questa espressione fatta da Padri della Chiesa come S. Agostino o S. Giovanni Crisostomo - dal quale ancor oggi ci viene l'invito: “fai della tua casa una chiesa”- e il libro decisamente più vicino a noi dal titolo “Famiglia piccola chiesa”, scritto nel 1948 da Carlo Carretto, allora presidente dell'Azione Cattolica Italiana, si deve giungere ad alcuni documenti del Concilio Vaticano II, come la Lumen Gentium e l'Apostolicam Auctositatem, perché venga data a tale formulazione una significativa e attuale valenza, presto favorevolmente recepita dal popolo di Dio. A parlarne con una certa insistenza e in modo autorevole ai nostri giorni è stato Giovanni Paolo II, in particolare nella “Familiaris Consortio” (1981), dedicata appunto alla famiglia vista quale “attuazione specifica della comunione ecclesiale”(n. 21) e “viva immagine e storica ripresentazione del mistero stesso della Chiesa”(n. 49), nonché partecipazione “a suo modo, della missione di salvezza che le è propria”, per cui coniugi e genitori “sono anche chiamati a trasmettere il medesimo amore di Cristo, divenendo così comunità salvante”(n. 49). 8 Rendere la Famiglia una Chiesa domestica E' un impegno quindi da svolgere sia in quanto coniugi attenti alla salvezza reciproca, che come genitori preoccupati di incamminare i propri figli sull'angusto sentiero della salvezza e della loro piena, autentica ed eterna realizzazione, il sentiero cioè indicato dal Vangelo. La famiglia cristiana inoltre, essendo “una comunità di fede, speranza e carità” (CCC n.2204), non può che rendersi luogo di intima e perseverante relazione con la Trinità e d'impegno per assimilare un' autentica mentalità evangelica di comunione, anche perché la saggezza puramente umana da sola si rivela spesso insufficiente per superare le difficoltà che si incontrano nel realizzare il bene, sempre e in ogni circostanza. Per realizzare un ideale così impegnativo il Card. Godfried Danneals, in una intervista rilasciata verso la fine dell'ultimo millennio, invitava tutti, come coppia o come famiglia, a coltivare la “spiritualità dell'alleanza” nella sua duplice dimensione, verticale e oriz- 9 M agnificat zontale. Si tratta, in breve, di prendere coscienza e vivere intensamente tutta la ricchezza spirituale contenuta nell'alleanza del Primo Testamento, tra Dio e il popolo d'Israele, e in quella del Secondo Testamento, tra Cristo e la sua Chiesa visibile, estensibile anche a quella invisibile. Tutto deve iniziare col “costruire” ciascuno il proprio amore di coppia, fulcro ed anima di ogni famiglia, coniugando con saggezza l' ”eros” - amore di attrazione, istintivo e gratificante per chi lo nutre con la “filìa” - amore fatto di stima per gli aspetti positivi del partner, di amicizia profonda e del prodigarsi nel reciproco aiuto - e infine con l' “agàpe”, amore gratuito, di benevolenza e soprannaturale, perché partecipazione dell'amore di Dio e del suo Cristo. L'alleanza coniugale viene così a validamente sostenere la coppia nell'essere fedele e indissolubile, attraverso la comunione che ne risulta, una comunione fatta di padronanza 10 Rendere la Famiglia una Chiesa domestica di sé, di sincero rispetto e tolleranza e di delicatezza e di dolcezza, comportamenti questi che, impegnando a fondo ambo le persone, contribuiscono a porle in vitale simbiosi. Se fulcro della “spiritualità dell'alleanza” è l'amore vero tra i coniugi, anche come genitori essi sono però chiamati a creare in casa un effettivo clima di amore. Leggiamo nell'enciclica “Familiaris Consortio”: “L'elemento più radicale, tale da qualificare il compito educativo dei genitori, è l'amore paterno e materno (…). L'amore dei genitori da sorgente diventa anima e norma che ispira e guida tutta la concreta azione educativa, arricchendola di quei valori di dolcezza, bontà, servizio, disinteresse, spirito di sacrificio, che sono la più preziosa espressione dell'amore” (n. 36). L'educazione all'amore autentico, a cui si è accennato in precedenza, rappresenta pure un porre solide fondamenta per le famiglie del futuro, specialmente se vengono inculcate con cura - come ha giustamente puntualizzato Maria Pia Baracchini anche altre virtù collaterali “quali il pudore, la temperanza, il rispetto di sé e degli altri o l'apertura al prossimo”. 11 M agnificat Una mula bianchissima nel miracolo eucaristico di Daroca in Spagna Vincenzo Maddaloni E ra l'anno 1261 quando alcuni cittadini di Daroca si recarono a Roma per testimoniare davanti al Papa Urbano IV il miracolo eucaristico che era avvenuto nella loro terra, la cui reliquia si conserva nella loro chiesa, allora chiamata di San Marco; testimonianza che convinse il papa ad istituire la solenne festività del “Corpus Domini”, nel 1264. Il miracolo richiama la storica conquista dei Mulsumani della quasi intera penisola iberica, inclusa la città di Valencia. Il 23 febbraio del 1239 i vari eserciti cristiani di Aragona, che si erano coalizzati, partirono alla riconquista delle loro terre. Il cappellano don Matteo Martinez, prima della battaglia, celebrò la Santa Messa, consacrando sei ostie destinate alla comunione dei sei capitani che avrebbero guidato le rispettive truppe contro il nemico invasore. Un improvviso ed inaspettato attacco del nemico musulmano obbligò il cappellano a sospendere la celebrazione eucaristica e a nascondere le particole consacrate custodite nel corporale. Le truppe cristiane con slancio respinsero quelle nemiche. Riordinate, poi, le truppe, i comandanti cristiani chiesero al sacerdote di dare loro “il Corpo del Signore” per rendergli grazie. Don Matteo, allora, 12 Una mula bianchissima si recò nel luogo dove aveva nascosto il corporale trovando le “ostie inzuppate di sangue”; sangue che è stato recentemente accertarto essere sangue umano. Rafforzati nel corpo e nello spirito, ritornarono a combattere infliggendo ai nemici una determinante e rovinosa sconfitta. La miracolosa sconfitta del nemico creò uno scompiglio tra i comandanti cristiani. Ognuno di loro reclamava la reliquia da portare e conservare nella chiesa della rispettiva città. La disputa Sacro Corporale - Daroca (Spagna) diveniva sempre più accesa, per cui il generale Berenguer propose di tirare a sorte la città che avrebbe custodito le sacre e sanguinanti ostie. Per tre volte la sorte cadde su Daroca, ma nessuno dei capitani delle altre città volle cedere. Decisero allora una nuova ed ultima prova. Presero una bianchissima mula araba che mai, prima di qualla battaglia, aveva percosso quelle regioni spagnole. Dopo averla finemente bardata le posero in groppa il corporale, lasciandola libera di seguire un percorso qualsiasi, mentre don Matteo con un cero acceso e un gruppo di soldati la seguivano a distanza per assisterla e vedere dove si fosse fermata. La mula partì il 23 febbraio dai territori riconquistati. Viaggiò per ben 12 gior- 13 M agnificat ni. Durante il suo passaggio con il Sacro Corporale si verificavano prodigi, conversioni, guarigioni; si udivano voci di angeli e musiche celestiali. Dopo un viaggio di oltre duecento miglia entrò in Daroca, salutata da una folla trionfante. Qui la bianchissima mula, proprio davanti alla porta dell'allora chiesa di san Marco, si accasciò al suolo morendo all'istante. La Sacra Reliquia era giunta a destinazione. Era il 7 marzo del 1239. In Italia era già nato un futuro cantore dell'Eucarestia, Tommaso d'Aquino. All'epoca aveva 14 anni. Molto più tardi, quando il miracolo di Daroca fu riconosciuto, gli abitanti chiesero ed ottennero di avere come patrono lo stesso San Tommaso, la cui festa liturgica, prima della riforma del Concilio Vaticano II , cadeva proprio il 7 marzo. Quando nel 1261 papa Urbano IV venne a conoscenza degli atti del processo del miracolo, istituì, nel 1264, la festa del Corpus Domini. Papa Eugenio, poi, accordò alla città uno speciale anno giubilare da celebrarsi ogni 10 anni. Papa Sisto IV ridusse il giubileo a sei anni in memoria delle “sei ostie miracolose”. E la mula? In questo miracolo meglio dei cristiani potè scorgere la via della pace e dell'unità un giumento musulmano. Quella mula bianchissima fu vera foriera di pace non per suo potere, ma per il potere di Colui che essa portava. Chiunque si lascia guidare da questo Sacramento, non potrà che implorare l'avvento della pace e dell'unità. 14 L'amore E' uno dei sentimenti più nobili. Anche se spesso noi siamo abituati a sporcarlo, a finalizzarlo. Spesso oggi, come sempre, si tende ad amare solo coloro che potrebbero esserci utili. C'è chi gli amori se li sceglie. I grandi amori, gli amori veri tendono a scomparire. Un amore è vero ed immenso solo quando è incondizionato, bisogna amare per donare, non per ricevere. Amare significa donare. Donare se stesso, donare tutto ciò che è nelle proprie possibilità. Amare è la cosa più bella che possa esserci. E' gioia, è vita, è emozione, è coinvolgimento. E' godimento dell'oggetto di amore. Amare significa volere incondizionatamente il bene della persona che si ama. Amare è altruismo. Amare è vivere per l'altro incondizionatamente e senza limiti. Amare è il sentimento più bello e più puro che possa esistere. Amare è vivere senza aver paura di affrontare i problemi della vita. L'amore ci da la forza per andare avanti, ci da la forza e la gioia di vivere , non solo per noi quanto per gli altri. L'amore è il motore della vita. Rita Mariani M agnificat Religiosi: contemplativi in azione P. Raffaele Di Muro ofm-conv L a vita apostolica dei religiosi e delle religiose è il frutto della loro preghiera. In realtà, anche se vi sono comunità dedite prevalentemente alla contemplazione o all'apostolato, non dovrebbe esservi differenza tra l'attività di Marta e quella di Maria. Infatti, il contemplare il mistero di Dio non è fine a se stesso ma si traduce in azione. La vicinanza di Dio, l'esperienza della sua presenza stimola il credente a trasmettere la gioia di questo vissuto attraverso le opere che compie. Dalla contemplazione sfocia l'azione e la testimonianza del credente. Vi è un'unità radicale, dunque, nella vita spirituale tra contemplazione ed azione. Il contemplativo è colui che cammina verso Dio, magari nell'oscurità, e che, nella vita apostolica, trasforma in azione quanto ha vissuto a contatto con il divino mistero. Egli è colui che, nelle difficoltà che l'apostolato presenta, si appoggia e si abbandona a Dio. La carità dell'uomo che contempla il mistero di Dio ha una duplice direzione: verso l'Altissimo e verso il fratello. Verso il Creatore il credente vive la carità in modo immediato, diretto; verso il prossimo la esercita in modo fattivo, concreto. La vita contemplativa potenzia la capacità della pratica delle virtù nel fedele. Questo 16 Religiosi: contemplativi in azione amore sale a Dio e si estende orizzontalmente a tutti i fratelli. E' interessante notare come S. Teresa d'Avila paragoni il contemplativo all'alfiere in battaglia per indicare che la contemplazione non è mera passività, ma implica impegno e sofferenza: “Se la vostra umiltà è sincera, avventurate voi, serve di vita attiva, perché allora non mormorereste che di voi, lasciando le altre nei loro travagli, certo non leggeri. In una battaglia l'alfiere non combatte, ma non per questo lascia di essere in gran pericolo. Nel suo interno deve soffrire più di tutti, perché mentre regge la bandiera non può difendersi dai nemici, e ciò nonostante, piuttosto che abbandonarla, deve lasciarsi mettere in brani. Così i contemplativi devono portare alta la bandiera dell'umiltà e sopportare tutti i colpi che cadono su di loro senza restituirne neppure uno” (S. Teresa di 17 M agnificat Gesù, Cammino di perfezione, 18,5). Già i monaci dei primi secoli sono soliti unire vita contemplativa e lavoro: dopo la celebrazione della preghiera liturgica e della Messa ed un congruo tempo di silenzio, essi si dedicano ai lavori domestici o agricoli. Mentre lavorano, restano alla presenza di Dio cercando di mantenere la purezza delle loro intenzioni e di praticare le virtù evangeliche. Inoltre, essi si adoperano per il servizio dei poveri che chiedono loro cibo o altri beni per sopravvivere e a quello della cura degli ammalati che si rivolgono al monastero per farsi curare. Questo tipo di tradizione rimane nel monachesimo anche nei secoli successivi. La conoscenza e l'amore sempre più profondi di Dio si ripercuotono sull'azione del fedele che è in grado di praticare la virtù della carità in modo sempre più perfetto. Nella teologia di s. Ignazio di Loyola emerge come dalla contemplazione, dal rapporto di unione con Dio nasca l'attività apostolica del credente. Il fedele, lasciandosi guidare da Dio, riempiendosi dei suoi doni, diventa suo strumento e si lascia volentieri e docilmente guidare da Lui in ogni sua attività. Del re- 18 sto lo stesso Gesù, prima di iniziare la sua attività pubblica, sosta in preghiera per quaranta giorni nel deserto. Egli prima di predicare, di chiamare i discepoli, di cacciare i demoni o di guarire gli infermi si raccoglie a pregare (cfr. Lc 5,6; Mt 26,39). Non può esservi contrapposizione tra la contemplazione e l'attività perché significherebbe separare Dio dalla creazione: ogni uomo è chiamato all'unione con il Creatore anche attraverso le vicende, i bisogni e gli interessi della vita quotidiana che non devono certamente soggiogarlo, ma che possono fornire l'occasione per favorire questo incontro. Del resto, l'amore dell'uomo deve svilupparsi in due direzioni, verso l'Altissimo ed i fratelli: entrambe le espressioni sono indice di un'unica carità, quella che il Signore raccomanda ai suoi discepoli e che promana da Dio. In tal senso, secondo l'esperienza di Teresa d'Avila narrata nell'opera Castello interiore, quando si raggiunge il vertice della contemplazione non vi è più distinzione tra Marta e Maria, che, al contrario, pervengono ad un perfetto accordo: ciò vuol dire che orazione e vita apostolica fanno parte di un unico atto d'amore a Cristo. In questa fase del vissuto spirituale la capacità di servizio è addirittura potenziata ed ampliata dal sostegno della preghiera, di cui rappresenta il frutto più evidente, diventando sempre più intenso e proficuo. 19 M agnificat Lettera a mio figlio Francesco C arissimo Francesco, nel mese di giugno ho tenuto due conferenze su S. Antonio da Padova: una a Manocalzati, l'altra in Atripalda. E' un santo, questo, morto quasi otto secoli fa. La statua: S. Antonio su una nube, gli angeli, il bambino Gesù fra le mani, il giglio, il libro. E' un santo che intreccia purezza e sapienza divina. Tua nonna Rosaria, tuo nonno Felice erano devoti del Santo. E' una fede che continua. Anch'io sono devoto. L'ho sentito sempre vicino nei duri momenti della vita. A Montefalcione, durante la festa ha il manto d'oro, ma la fede luccica e risplende più dell'oro. Ricordi quando assistevi ai fuochi artificiali: i mille colori, quel rumore non ti scuoteva. Nei tuoi occhi: la meraviglia! S. Antonio era delicato, rispettava le opinioni e le credenze di tutti. La fede non si impone, si propone. “Non siamo forti perché buttiamo la gente per terra ma perché l'aiutiamo a rialzarsi”. Il nostro protettore parlava con esempi per far comprendere ciò che voleva dire. “ Guardate le gru, c'insegnano la cari- 20 tà fraterna; perché queste, quando sono in viaggio, si aiutano le une con le altre, alternandosi nel condurre lo stormo e nel far vigilanza la notte. Come esse pensano non alla loro sola salute, ma anche a quella di tutte le compagne, così noi dobbiamo portare i pesi gli uni degli altri”. Un altro esempio: quello degli elefanti: quegli animali grossi, che hai visto quando ti portai ad assistere allo spettacolo del Circo in Avellino. Quanto stupore nei tuoi occhi! Gli elefanti sono grossi, ma in loro c'è tanto cuore. S. Antonio afferma che questi animali “quando devono affrontare il combattimento, hanno una cura particolare dei feriti: infatti li chiudono al centro del gruppo insieme con i più deboli. Così anche tu accogli nel centro della carità il prossimo debole e ferito”. Non voglio stancarti. Narro un altro episodio. S. Antonio, visto che c'erano persone che non volevano sentir parlare di Gesù, predicò ai pesci del mare: vennero alla riva pesci grandi e mezzani con “i capi fuori dall'acqua” e tutti attenti in ordine questi animali acquatici: più vicini alla riva i pesciolini minori, poi i pesci mezzani e dietro, dove l'acqua era più profonda i pesci maggiori. E' questo, caro Francesco, uno dei miracoli. I miracoli esistono. Non è miracolo la luce del tuo sguardo! Con infinito affetto Tuo papa Fausto 21 M agnificat Il grano di Teresa P. Domenico Tirone ofm I n questo periodo dell'anno, affacciandosi da Montefusco sulle piane del Calore e sui colli dell'Arianese, colpisce il colore della natura che sfuma dal verde limone all'oro. E' il grano biondeggiante, che a scacchiera, delimita le culture e rende più brillante la natura. Nella sua giovane vita, quante volte Teresa Manganiello ha goduto di questo spettacolo ed è rimasta incantata davanti alla bellezza del creato ed alla grandezza della Provvidenza, che dona il pane ai suoi figli. La rivedo sul finire del mese di giugno dopo il suono del vespro, attendere i suoi familiari, che ritornavano stanchi ma felici dalla mietitura. Era pronto per loro il catino con l'acqua, che lei aveva preparato attingendo dal vicino pozzo, per ridare alla pelle riarsa dalla polvere e dal sole un lieve refrigerio. Teresa si beava del profumo della paglia nuova e del grano che dai cesti veniva riposto nel granaio. Lo accarezzava con amore riandando alla semina di fine ottobre quando lei stessa aveva preparato il sacco con pochi chicchi. Ora ne ritornava quanto bastava per il pane giornaliero e qualche volta anche da vendere. C'era veramente da 22 Il grano di Teresa Teresa dona il pane a un povero - Acquerello di Luciana Vincenti (Assisi) ringraziare il Buon Dio, che veglia sui buoni e sui cattivi. Quante volte con uno dei suoi fratelli era andata al mulino portando sulla testa un sacco pieno di grano. Aveva assistito alla trasformazione di quei chicchi biondi diventare farina. Poi a casa lei stessa aveva separato la crusca dalla bianca farina. Il suo padre spirituale certamente le aveva insegnato che noi siamo il frumento di Cristo. Frumento che deve annullarsi per produrre la vita, come i chicchi sotto la terra che marcendo fanno nascere la vita e come la farina lievissima e bianca che impastata diventa pane fragrante da mangiare. Annullarsi, come il chicco di grano, e diventare pane croccante, per Teresa è norma di vita. Ha scelto di essere frumento di Cristo che dona la vita e la grazia. A Teresa la famiglia aveva affidato il compito di panificare. Gli costava molto tempo e molto lavoro. Nei primi tempi 23 M agnificat quando panificava la sua giornata era piena e questo a discapito del suo grande amore: la preghiera. Pensò così di utilizzare la notte per fare il pane. Si alzava dopo la mezzanotte e nel silenzio più assoluto impastava la farina nella madia. Poi inseriva il lievito coprendo ben bene la pasta. Quante volte aveva visto quella farina crescere! Desiderava essere lievito che fermenta la pasta, secondo l'insegnamento di Gesù. Si era chiesta: come posso diventare lievito? Il suo orizzonte era ristretto alla campagna di Pietradefusi e di Montefusco e solo qualche volta usciva da quei confini. Come portare ai lontani il grande amore che nutriva per il suo Signore? Poi capì che il grande amore non ha bisogno di grandi spazi e di grandi masse di persone. Bastano quelle con le quali si vive ed i conoscenti. Il lievito è la carità, il lievito è la preghiera, il lievito è il sacrificio, il lievito è la conoscenza, il lievito è il lavoro, il lievito è la gioia di vivere lodando il Signore. 24 Il grano di Teresa Quando poi sul far del giorno suonava la campanella del convento di S. Egidio, il pane odoroso, usciva dal forno e lo deponeva nella madia per saziare la fame dei suoi fratelli. Questo pane però non saziava la sua fame. Aveva chiesto alla famiglia di poter portare al convento una “panella” di pane appena sfornato. Sceglieva la più bella perché era per lei il ringraziamento per quel pane che non ha prezzo e che si trova soltanto nel tabernacolo. Lungo il cammino verso la chiesa conventuale, il pane, portato sulla testa, spandeva un profumo delizioso e lei ringraziava Dio per le cose belle create, poi quando in ginocchio nella chiesa riceveva la comunione si sentiva sazia ma desiderosa di portare questa sua gioia nel mondo. Ritornava dopo la messa alla sua casa, il suo volto era felice, non si accorgeva, ma coloro che la incontravano sì, di essere diventata il buon profumo di Cristo. 25 M agnificat 50 Anni di presenza a Priora di Sorrento Suor Maria Matilde Napoletano sfi I l 26 Aprile 2008 la Congregazione delle Suore Francescane Immacolatine ha celebrato con grande gioia il 50° anno di fondazione della comunità “Oasi Madre Della Pace” a Priora di Sorrento NA. Il rito è stato preceduto da un triduo di preghiera organizzato dalle suore in collaborazione con il rev.do parroco don Francesco Saverio Casa nella Parrocchia S. Atanasio. Il giorno 23 il rev.do don Francesco Saverio Maresca ha presieduto l'Eucarestia e nell'omelia ha invitato a riflettere sul tema Santità del matrimonio e della famiglia. Il giorno 24 il rev.do P. Raffaele Caso ofm capp. ha incontrato i giovani presentando loro il messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Vocazioni. Il 25 l'adorazione Eucaristica con il canto del vespro a cui ha fatto seguito la Santa Messa presieduta dal rev.do Don Carmine Giudici. Il 26 nella parrocchia S. Atanasio la Celebrazione Eucaristica in ringraziamento per il 50° Anniversario di presenza delle Suore Francescane Immacolatine a Priora di Sorrento presieduta da S.E. Rev.ma Mons. Felice Cece Arcivescovo di Castellammare-Sorrento che nell'omelia, rivolgendosi soprattutto alle suore, ha evidenziato l'importanza della vita consacrata e la preziosità del lavoro apostolico dei consacrati. A questa gioia hanno partecipato le suore delle diverse fraternità e tanti amici tra cui anche ex-alunni della scuola materna “S. Atanasio”. Dopo la S. Messa nel cortile della Casa Religiosa “Oasi Madre della Pace”: il pranzo nella letizia. Gli amici delle suore, oltre al buffet, hanno preparato anche uno spettacolo con poesie, canzoni napoletane e una simpatica esibizione teatrale. 26 La Congregazione delle Suore Francescane Immacolatine su invito dei Frati Cappuccini di Napoli, nell'ottobre 1956, venne a Sorrento, nelle persone della Madre Generale Madre Teresa Gnerre e della Segretaria Generale Suor M. Clara Marino per vedere la casa che la Signorina Giovanna Lovis voleva donare con una parte del terreno, siti nella zona detta “Spagnola.” Tale donazione venne accettata allo scopo di avere un altro campo per l'apostolato come l'educazione dei fanciulli nella scuola materna , la catechesi, la collaborazione nella Parrocchia. Si diede inizio all'apostolato con l'apertura di un laboratorio di ricamo e cucito per le giovanette, si radunarono i ragazzi per l'iniziazione ai Sacramenti. Per molti anni la preparazione dei fanciulli alla Prima Comunione si tenne nei locali della casa religiosa, fin quando non furono ristrutturati gli ambienti della canonica. Ancora oggi le suore continuano a collaborare con la Parrocchia “S. Atanasio”. Quanto al lavoro apostolico, le suore cercarono di svolgerlo, pur in condizioni tutt'altro che propizie. La Scuola Materna, intitolata al Santo Patrono S. Atanasio, fu aperta un anno dopo l'arrivo delle suore a Priora. Oltre alla Scuola Materna, nel pomeriggio, le suore si dedica- 27 Vita della Congregazione 50 anni di presenza M agnificat vano al doposcuola dei ragazzi. Tanti i momenti belli ed emozionanti come quando si organizzavano recite con i bambini e i giovani del paese. Le suore si dedicavano anche all'apostolato infermieristico visitando i malati a domicilio e prestando attività di assistenza medica. Tanti i movimenti missionari e vocazionali, nella casa religiosa e nella Parrocchia “S. Atanasio”: incontri e campi scuola. Nel 1979, con l'istituzione della Scuola Statale a pochi passi dall'abitazione delle suore, si dovette rinunziare all'attività educativa con tanto dispiacere da parte delle famiglie. Pur di non lasciare deluse le attese della cara benefattrice Giovanna Lovis, le suore si dedicarono al ricamo e al cucito per il loro sostentamento. Dopo tante peripezie e imprevisti con le Ditte appaltatrici, con l'aiuto della Provvidenza e con i sacrifici delle suore, la Congregazione terminò i lavori di ristrutturazione dell'intero edificio. Da maggio 2004 la casa, previe autorizzazioni del Comune e dell'A.S.L., funziona co- 28 29 Vita della Congregazione me casa di accoglienza di gruppi di giovani, di persone singole e famiglie che intendono elevare lo spirito. Ringraziamo Dio e la Mamma Immacolata per la forza, il sostegno e le grazie elargite in questi cinquant'anni alle suore, che qui hanno lavorato per l'edificazione della Chiesa, per il bene della Congregazione e per la santificazione. A tutti la Congregazione chiede preghiere per continuare la missione a Lei affidata, nella fedeltà al carisma e alla spiritualità del Fondatore Padre Lodovico Acernese Cappuccino e della Serva di Dio Teresa Manganiello da Montefusco, Pietra Angolare e Matrice Spirituale. M agnificat Bello viaggiare con Te… Suor Perseverancia Bernabe sfi B ello viaggiare con Te… scalda il motore… Un sorriso accogliente… ogni incontro è speciale… vedrai il protagonista sei tu. Sono le parole dell'inno dell'A.C.R. che ha accompagnato l'avventura della missione popolare presso la parrocchia del Sacro Cuore a Benevento. Son passati già diversi giorni da quando abbiamo terminato la missione popolare ma continua a risuonare nella mente la melodia di questo canto e ritornano i volti delle persone incontrate. La missione si è svolta dal 13 al 25 aprile in collaborazione con i frati cappuccini di Napoli e le suore angeliche, la comunità parrocchiale e in prima fila, la Madonna di Fatima. L’ inizio con l’arrivo della Madonna davanti agli occhi sorpresi di molti passanti non informati dall'even-to. Sotto lo sguardo di Maria si è svolta l’azione apostolica dei diciotto missionari. La missione prevedeva un lavoro a quattro livelli: 1. Famiglie; 2. Catechesi sacramentale; 3. Giovani; 4. Lontani. A questo scopo sono stati realizzati 28 centri di ascolto, molti di più di quelli programmati; visitate le famiglie con particolare attenzione gli ammalati; oltre alle catechesi sacramentali vari sono stati gli incontri su tematiche sociali e sull’istituzione della famiglia. Sono intervenuti esperti che hanno suscitato dibattiti; gioioso l'incontro-festa con i componenti più giovani della comunità. 30 Bello viaggiare con Te. 31 Vita della Congregazione Interessanti gli incontri presso le strutture educative del territorio, costante la disponibilità di un missionario o una missionaria in parrocchia per confessioni, conversazioni o confronti sulla Parola divina che deve calarsi nella realtà. Al termine della missione ci siamo sentiti tutti in dovere di ringraziare il Signore per i suoi innumerevoli benefici e per tutto ciò che Egli ha voluto operare nel cuore delle persone attraverso i centri d'ascolto. Notevole la frequenza di visitatori all'adorazione eucaristica; la partecipazione di massa alle celebrazioni; i piccoli hanno dato una risposta eccezionale nei giorni organizzati per la loro festa e in quello dedicato all’omaggio alla Madonna: evento che ha lasciato un ricordo indimenticabile. L'avventura fatta con il Signore è sempre avvincente e coinvolgente. La comunità ricorda con nostalgia i giorni della missione e nutre il desiderio di rinnovare questa azione cristiana per camminare con Gesù e Maria e cantare con gioia: M agnificat I tre giorni di maggio in memoria di Teresa Chiara Pagano A nche quest'anno in occasione dell'anniversario della professione al Terz'Ordine della Serva di Dio Teresa Manganiello, le suore Francescane Immacolatine hanno organizzato tre giorni per ricordare e tenere sempre viva la memoria della giovinetta di Montefusco. Teresa è modello per tutti; guardando a lei e imitando le sue virtù, riusciremo a vivere la quotidianità in semplicità e col cuore sempre rivolto a Gesù e Maria. Le celebrazioni hanno avuto inizio nel pomeriggio del tredici maggio, giorno in cui si ricordano le apparizioni di Fatima. Dopo l'arrivo dei vari gruppi, giunti al Convento di s. Egidio, i rappresentanti delle varie Peregrinatio Mariae, hanno portato in processione la statua della Madonna. Erano presenti alla manifestazione vari gruppi delle parrocchie limitrofe 32 33 Vita della Congregazione e diverse autorità civili tra cui i sindaci dei paesi vicini. Hanno partecipato anche i gruppi delle fraternitas “Teresa Manganiello” di Apice, Arienzo e S. Michele di Pratola Serra. La messa è stata officiata dal rev.do Padre Franco Picardi. Dopo l'omelia un gesto significativo che ha permesso la comunione tra le varie parrocchie presenti: lo scambio di una candela con l'immagine di Teresa che rimarrà nelle varie chiese e arderà. E' il segno che sempre dobbiamo ricordarci della parrocchia gemellata e pregare per bambini, giovani e anziani, affidandoli a Teresa Manganiello. Al termine della Santa messa il volo delle colombe, che ci hanno ricordato non solo la purezza della Serva di Dio ma anche il senso del volare in alto, fissando lo sguardo agli ultimi. Il giorno seguente la via Crucis, viste M agnificat le condizioni metereologiche, non si è potuta svolgere all'aperto. Le suore presenti e i fedeli hanno percorso le varie tappe della Via Crucis, ricordando le atroci sofferenze di Teresa, a cui ella si sottoponeva per amore e per salvare i poveri peccatori. La messa di questa giornata è stata celebrata dal guardiano del convento di S. Egidio, Padre Antonio Salvatore. L'ultimo giorno dedicato a Teresa, ha visto tanta partecipazione alla adorazione eucaristica che ha preceduto la Santa Messa. A presiedere la celebrazione mons Pasquale Mainolfi. Ha concelebrato padre Vittorio Clemente ofm capp. Ai responsabili dei gruppi del Terz'ordine secolare, le suore hanno voluto donare un quadro di Teresa e poi le corone del Rosario per diffondere tale devozione, tanto amata dalla Serva di Dio. Significativo il 34 Vita della Congregazione rinnovo delle promesse emesse dai laici che seguono l'esempio di S. Francesco e S. Chiara. Un invito per tutti loro, da parte di mons. Mainolfi a portare e diffondere il carisma francescano nei propri ambienti familiari e di lavoro sulla scia di Teresa, piccola, ma nello stesso tempo grande santa Irpina. 35 M agnificat Educare che passione Donatella De Luca, Maria Edda, Michela Manzo, Francesca Ruberto, Merilisa De Marco, Sara Leone Spinello A rrivati in 5° elementare tutte le scuole preparano i saggi di fine anno per evidenziare quello che gli alunni hanno appreso, in cinque anni di studio. Infatti noi che frequentiamo la Scuola S. Chiara d'Assisi di Avellino, che ha come pilastri l'educazione, la serietà, l'impegno e i valori della vita che, purtroppo, oggi nelle scuole a volte mancano, abbiamo organizzato un saggio dal titolo “EDUCARE CHE PASSIONE!”. La recita è piena di messaggi educativi e mette a confronto due generazioni che, anche se differenti per età, riescono ancora a comprendersi e a conoscere il vero significato della vita. La recita è abbellita da canti e balli ed ognuno di esso è stato scelto per dare un significato profondo ed un insegnamento da custodire nella vita. Nella recita si rappresenta l'incontro tra i ragazzi di oggi e i loro bisnonni, questi ultimi danno una grande lezione ai loro pronipoti su ciò che sta accadendo nel mondo e di quanto invece erano semplici e belle le “cose” di tanti anni fa. Infatti la semplicità è la cosa più bella perché solo se una persona è sem- 36 Vita della Congregazione plice può essere sincera e libera. Questo concetto è contenuto nel ballo della libertà la cui coreografia, fatta di nastri, rappresenta i ragazzi di oggi che credono di essere liberi mentre invece sono spesso schiavi del fumo, della droga e dell'alcool. Molto significativo imparare il canto “Ci vuole un amico” che vuole evidenziare come il vero amico non ti soffoca, ma ti sa promuovere e sa mettersi da parte per mettere in luce i tuoi talenti: sa vederti straordinario anche quando non lo sei. Ti fa sentire importante in ogni momento, proprio come dice un vecchio proverbio: “Chi trova un amico trova un tesoro”. Cantiamo anche un inno dal titolo “La gioia”, che è molto importante perché ognuno di noi deve avere gioia per quello che è, accettandosi e fa- 37 M agnificat cendosi accettare. Non è stato trascurato il problema dell'inquinamento. Significativa la scena di “Naturalia”, che parla dei danni causati dalle varie industrie, che non hanno rispetto per l’ambiente. Si affronta il problema dello smog e della globalizzazione che si diffonde sempre più velocemente. Con il canto “I can”, che significa “io posso” si è palesato l'amore di Dio verso l'uomo, creandolo libero, capace di amare, volere e decidere. Infine per ringraziare i nostri genitori per le splendide famiglie che ci hanno donato, noi bambini ci siamo esibiti nel ballo “Amore” che, a nostro avviso, è la chiave della recita ed esprime il senso molto profondo di cui ogni persona ha bisogno. La parte, secondo noi, più significativa della recita è l'interpretazione di Padre Ludovico Acernese, fondatore delle Suore Francescane Immacolatine. Egli teneva tanto all'educazione dei giovani, e in questa occasione abbiamo voluto ricordare a tutti la buona educazione che ognuno deve vivere 38 Vita della Congregazione ogni giorno. Padre Ludovico Acernese avrebbe sicuramente sensibilizzato tutti noi, con grande entusiasmo, all'urgenza educativa dei nostri tempi. La recita si conclude con il canto “Semina pace” per sottolineare che la pace inizia tra noi. Noi ragazzi non dobbiamo chiuderci. Alle mamme è stato dedicato il canto finale per ringraziarle del dono della vita che ci hanno dato. Questa esperienza della recita ci ha fatto capire i veri valori della vita: l'amore, l'amicizia, valori che serviranno per la nostra crescita morale e culturale. Abbiamo imparato ad amare di più il prossimo a essere liberi e più responsabili di noi stessi, senza accendere dentro di noi quel sentimento di prevaricazione e di orgoglio che rovina tutti i rapporti umani. Vi lasciamo con un messaggio ben preciso: quello di conservare bene i valori nel tempo e ne approfittiamo per gridare un grazie speciale alla nostra maestra Suor Emilia Lauriola per averci fatto crescere leali e sicuri di noi stessi. 39 M agnificat Eucaristia: tenda di Dio fra noi Pina Bristot D a giovedì 22 maggio a sabato 24 maggio, la città di Campobasso ha celebrato la solennità del Corpus Domini con l’adorazione eucaristica perpetua per desiderio del “Padre” Vescovo S.E. rev.ma Giancarlo Maria Bregantini. Gesù ha dato appuntamento a tutti in una piazza. Il programma prevedeva alle ore 19.00 del giorno 22 la Celema brazione liturgica in Cattedrale officiata da S.E. rev. Giancarlo Maria Bregantini, a seguire la processione lungo Corso Vittorio Emanuele verso la tenda del Corpus Domini e la tenda dell'Accoglienza e quella delle Confessioni, in Piazza della Vittoria; benedizione del popolo e inizio Adorazione permanente (24 ore su 24) animata da gruppi, movimenti e comunità diocesane, religiose e laiche tra cui anche la Comunità “Regina Mundi” 40 2 giugno Sua Eccellenza visita la Scuola Materna “Regina Mundi”. Dopo la liturgia della Parola i bambini offrono a Padre Giancarlo un momento di gioia esibendosi con poesie e canzoncine. Padre Giancarlo, prendendo spunto dalla Parola di Dio: “lasciate che i piccoli vengano a me” racconta ai bambini la storia del gigante egoista illustrando il significato profondo e i risvolti pratici della leggenda. Infine benedice con gioia i bambini, i genitori, le suore e le insegnanti. 41 Vita della Congregazione delle Suore Francescane Immacolatine. Un momento di grande comunione tra le varie istituzioni, congregazioni, associazioni e movimenti ecclesiali. Tre giorni in cui Gesù è stato il Protagonista della città di Campobasso, in cui si è mostrato nella Sua bellezza e semplicità; un modo nuovo di fare Chiesa. Il Signore è sceso nella nostra quotidianità, ha ampliato le mura della Chiesa, è uscito dalla Sua casa ed è venuto incontro a Suoi figli per ascoltarli ed esaudirli. È stato un grande momento di evangelizzazione dove le nostre suore hanno testimoniato nella preghiera il carisma di San Francesco, nella letizia e nella semplicità hanno dimostrato che l'amore di Dio è del tutto gratuito. M agnificat A Visita al Memoriale Teresa Manganiello Gruppo di Pietrelcina e di Pago Veiano conclusione di una serie d'incontri tenuti da suor Carla per far conoscere la vita e la spiritualità di Teresa Manganiello, domenica 8 giugno un gruppo di Pago Veiano si è recato a Pietradefusi e a Montefusco per visitare i luoghi dove è nata e vissuta la giovane terziaria. Dopo la suggestiva visita fatta al Sagrato i fedeli si sono recati nella chiesa di Sant'Egidio dove hanno pregato il Santo Rosario, e in seguito presso la Casa Madre delle Suore Francescane Immacolatine dove hanno visitato il “memoriale” osservando gli strumenti del supplizio volontario a cui si sottoponeva Teresa. Ritornando alle proprie famiglie carichi di buoni propositi hanno rinnovato la volontà di mettere in pratica almeno qualche insegnamento appreso dalla santa vita di Teresa: “oggi debbo con l'aiuto di Dio e di Mamma Immacolata fare più di ieri per il mio Gesù”. I fedeli ringraziano il Signore, Teresa Manganiello e suor Carla per aver dato loro l'opportunità di trascorrere un bellissimo pomeriggio di preghiera di gioia e serenità. Monica De Jesu Tavola Rotonda: “Teresa e la santità oggi”. Interventi di: don Giovanni Rossi, don Francesco Russo, Sr. Daniela Del Gaudio. Missioni BRASILE Festa della mamma: La scuola assistenziale “Frei Ludovico” e le Suore augurano a tutte le mamme tanta serenità e pace, prudenza e sapienza nell'arte dell'educare! Seguano esse l'esempio della Mamma Celeste e conducano i loro figli nel cammino della Pace e del Bene! 43 Vita della Congregazione Dalle M agnificat FILIPPINE Esercizi spirituali: Le suore partecipanti agli esercizi spirituali annuali. La novizia Rosalina Torres conlude il periodo formativo del noviziato emettendo la professione religiosa nelle mani di suor Avelina Reyes, Superiora della Missione Filippina. 44 Vita della Congregazione Neam Nerissa e Katerine danno iniziano il Postulantato. 45 M agnificat INDONESIA Visita della Superiora Generale Il 25 Gennaio 2008, la Rev.da Superiora Generale, Madre Ma. Pasqualina Di Donato Savino accompagnata da Sr. Giuseppa Gnerre, ha fatto visita alla nuova Missione “Maria SS. dell'Annunciazione” in Sumatra, Indonesia. Le Suore, le postulanti e aspiranti hanno accolto con immensa gioia questa breve visita. Lavori di ristrutturazione della casa acquistata dalle suore con l'aiuto dei benefattori 46 Vita della Congregazione Le postulanti insegnano il catechismo ai fanciulli La nuova Missione, a quasi due anni dalla fondazione, e' formata da tre Suore Missionarie e quattro candidate. Le suore missionarie sono impegnate nell'insegnamento del Catechismo ai bambini, una delle suore insegna la lingua Inglese nel Seminario Minore “Sacerdos” della Diocesi di Medan, una Suora, su richiesta di un Padre Cappuccino assiste una coppia di handicappati e un'altra si dedica alla pastorale. La comunita' collabora anche all'incontro delle famiglie una volta la settima. I giorni della permanenza della Madre e Sr. Giuseppa sono stati pochi ma intensi per la nuova missione. La Madre ha incoraggiato le missionarie nel loro lavoro apostolico incentivandole a soccorrere le necessità della Chiesa locale. Salam Damai dan Baik (Pace e Bene). 47 M agnificat La Madre e suor Giuseppa incontrano l'Arcivescovo di Medan Mons. Preis Datubara, ofm capp. La giovane Rosari Sidabutar inizia il Postulato Le postulanti Nevema Gultom e Hotrida Gultom danno inizio al noviziato 48 49 Vita della Congregazione INDIA Campo scuola. Dal 28 marzo al 2 aprile 2008 si è tenuto un Campo Scuola vocazionale nella Missione in India. Le partecipanti, 57 ragazze di varie provenienze, sono state guidate nelle riflessioni dai Padri Cappuccini e dalle suore. M agnificat Chi era Madre Clara Era una donna severa e bruna Di saio francescano vestita che Cominciava la sua avventura Qui, ho vissuto gli anni più belli Insegnando ai ragazzi la cultura Ad essere obbedienti e non ribelli. Nel 1948 lasciava la sua famiglia Per mettersi alla sequela di Gesù E di Francesco e Chiara diventare figlia. Sono stata la sua prima automobilista E l'ho accompagnata nei viaggi di Comunità, di uffici e di provvista. Di mestiere faceva la sarta Tagliava e cuciva abiti e veli Con esattezza e modelli di carta Nel 1964 fu eletta Madre Generale Per due sessenni durò in carica Poi rifiutò perché il cuore funzionava male Era precisa, dolce e silenziosa Sapeva lavorare e pregare E rendersi per tutti preziosa Nel suo generalato fiorirono vocazioni Le costruzioni, le iniziative e le fraternità Ma non mancavano le delusioni. Per lei, non esisteva superficialità Anche i punti lenti dovevano essere Uguali, lenti e di una certa elasticità. Nacquero le case: Noci, Benevento, Avellino, San Giovanni Rotondo, Campobasso, donato dalla zia Viola Padre lodovico Acernese di Pietradefusi Come una fioritura di un fertile giardino. Bussò alle porte dell'Istituto Acernese In età matura e Madre Teresa l'accolse subito Perché del Terz'Ordine aveva già l'arnese. Dopo sei mesi di prova entrò in noviziato E con lo studio della Regola e delle Costituzioni Fu ammessa alla professione quasi d'un fiato. Subito divenne maestra di formazione E delle postulanti e delle novizie curava La crescita spirituale e l'educazione. Lei, oggi io devo ringraziare Se ho potuto insegnare e catechizzare Ella amava il cucire e il formare. Grazie Madre Clara! Tu hai donato tanto! L'Istituto ti è riconoscente Per i tuoi innumerevoli talenti Ora Dio ti ha chiamata all'eternità Per darti la corona di gloria E premiarti con la felicità. Ma tu prega per suor Gianna e la Congregazione Perché ogni suora viva la sua missione e Raggiunga la santificazione. Addio!... Grazie Nel 1965 ha aperto la scuola elementare ad Avellino che subito ha riscosso tanta simpatia Da dovere rifiutare tanti bambini. Suor Liliana Nata a Campobasso il 1°ottobre 1913 da Angelo e Giovanna Oriente, fu battezzata il 13 dello stesso mese e le fu imposto il nome di Rosalia, Carmela, Lucia, Concetta, Vittoria. Educata in una famiglia cristiana, Rosalia frequentava la sua Parrocchia S. Maria Maggiore e anche la chiesa “S. Cuore” dei Padri Cappuccini, ove c'era il Terz'Ordine Secolare di San Francesco. S'iscrisse ad esso e alla professione assunse il nome di Sorella Chiara; indossò il saio di San Francesco, che portò sempre testimoniando la povertà francescana. Frequentatrice assidua e protagonista attiva della vita ecclesiale e del Terz'Ordine Francescano, venne eletta segretaria e poi Maestra della Novizie, compiti svolti con serietà e competenza, mirando a infondere negli animi i principi morali, religiosi e civili nelle giovani a lei affidate. Sentì la chiamata del Signore a diventare Religiosa in un Istituto francescano Missionario. Entrerà nella congregazione il 25 settembre 1948. Iniziò il noviziato il 13 marzo 1949 e le fu imposto il nome di Suor Maria Clara di Gesù; emise la professione temporanea il 16 aprile 1950 e quella perpetua il 12 agosto 1955. Diceva di aver conosciuto San Pio da Pietrelcina nel 1932 a San Giovanni Rotondo, e di aver avuto il privilegio di confessarsi con il futuro Santo che l'aveva presa come sua figlia spirituale. Anima di vita interiore vissuta nella quotidianità, nella semplicità e scrupolosità dei doveri del proprio stato. In Congregazione ha ricoperto gli uffici di Maestra delle postulanti e delle novizie, di Superiora nelle fraternità, di segretaria e Consigliera Generale e nel capitolo del 1964 fu eletta Superiora Generale, nel 1970 per un secondo sessennio e nominata economa generale fino al capitolo del 1994. Nonostante la sua precaria salute ed il problema cardiocircolatorio, che spesso si affacciava con sintomi abbastanza forti “è andata avanti”, grazie all'aiuto divino. Ella ha assolto i suoi compiti con intelligenza, dedizione, bontà e rettitudine avendo cura di voler vedere l'Istituto crescere in numero in quantità e qualità, in formazione religiosa e culturale dei suoi membri. Donna veramente aperta alla grazia, non tenne nulla per sé, i suoi doni di natura li rifuse ovunque passava. Le sue mani erano addestrate 51 In cammino verso il Cielo MAESTRA, MADRE GENERALE GUIDA SICURA M agnificat ad ogni tipo di lavoro da cucito al ricamo, dai ferri all'uncinetto ecc.., ed il suo cuore era subito pronto davanti ad una ragazza o suora a dare qualche suggerimento, un pensiero buono che fosse servito ad aiutare, portare luce, incoraggiamento. Suor Clara Marino, ad età avanzata si è sempre resa utile nello scrivere le cronache di “Casa San Giuseppe” - Pietradefusi, nell'aiutare a compilare i registri. A dire il vero, era sempre occupata: il suo tavolo da studio: era pieno di carte di appunti, di disegni di ricamo, per cui ella scriveva o riportava i disegni sulle stoffe, che distribuiva alle suore ricamatrici, perché preparassero i lavori. Spirò nel bacio del Signore con grande serenità verso le 14,30 del giorno 06 maggio 2008. Alla notizia della sua morte molti furono gli attestati di affetto e riconoscenza delle consorelle e di amicizia delle persone che l'avevano conosciuta. 95 ANNI E 69 ANNI DI VITA RELIGIOSA VISSUTA FRA SILENZIO, LAVORO E PREGHIERA Suor M. Nazarena dell'Addolorata al secolo Di Pietro Immacolata di Giovanni e Camarro Rosa, nata a Mirabella Eclano (AV), il 25 novembre 1913. Entrò nell'Istituto il 02.01.1937, vestì l'abito religioso il 24.04.1938. emise la professione Religiosa il 25.05.1939 e quella Perpetua il 29.08.1948. proveniente da famiglia cristiana praticante la giovane, anche se di poca cultura, cos' erano i tempi, recepì ciò che il nuovo stato di vita esigeva. Era semplice e modesta nelle sue cose, per cui si adoperò di svolgere quegli uffici e mansioni a cui l'obbedienza l'assegnava più rispondenti alla sue età ed attitudini. Suor Nazarena si rendeva utile in cucina, aiutando in ciò che le era consentito dall'età e dalla salute, non esimendosi mai, partecipava agli atti comuni della fraternità e non trascurava la preghiera personale. Tutte ammiravano la sua dedizione ed il suo sacrificio: era di esempio a quanti la vedevano. Fino alla sua tarda età e al giorno che è entrata nell'ospedale “Sacro Cuore di Gesù” dei Fratebenefratelli in Benevento ha lavato la sua biancheria per non procurare lavoro alle consorelle. La mattina dell'otto maggio 2008 suor M. Nazarena chiude la sua vita terrena, a Benevento nell'ospedale dei Fatebenefratelli all'età di circa 95 anni e 69 anni di vita religiosa. I suoi buoni esempi accompagnino sempre quelli che ne sono stai testimoni. Sr. Alba Belvito 52 Maurizio, Martina e Carmine Martori - Apice (Bn) Giuseppe Carenza - Turi (Ba) Azzurra Mariam Musto - Pietradefusi (Av) Aleena Mayyanad - India Estate: tempo che vorresti non finisse mai ... Piena di progetti meravigliosi ... Ricca d'incontri con gli amici ... Rendi quest'estate unica per te e le tue amiche ... Partecipa insieme a loro al Campo presso Le Suore Francescane Imacolatine. Non ti pentirai!!! ! e n e B Pace e Prenotati con le tue amiche. Iscrizioni entro il 30 luglio Ti aspettiamo non mancare. … La nostra fraternità ti accoglierà con gioia… Suore Francescane Immacolatine Via S. Egidio, 48 - 83030 Montefusco (AV) Tel. 0825.962103