ESSERE CITTADINI
Andrea Bellucci, CTP Pontedera
La descrizione è articolata prevalentemente in tre parti. Una parte interessa il contesto
progettuale nel quale si è svolta l’esperienza che, se pur espresso prevalentemente nelle note,
dà il quadro del sistema in cui si colloca l’esperienza e ne definisce la motivazione all’interno
di una committenza esterna, articolata e precisa. Già nella descrizione di questa parte si
introducono elementi di metodo, le modalità con cui l’insegnante negozia durante lo sviluppo
di tutto il corso gli elementi di committenza forniti dal progetto con i bisogni dei corsisti
rilevati attraverso un questionario. Qui anche la preparazione del materiale didattico assume
un elemento significativo per comprendere l’impianto metodologico praticato. I commenti,
inseriti dopo la prima descrizione, argomentano i punti di vista dell’insegnante.
La seconda parte descrive il susseguirsi delle lezioni. Dentro questa descrizione emergono in
maniera individualizzata gli studenti e se ne costruisce un profilo che consente nei commenti
di ricondurre l’azione didattica alle operazioni mentali che l’insegnante ritiene emergano dal
lavoro svolto. Ulteriori note approfondiscono la trattazione narrativa e in questa parte, in
particolare, presentano i contenuti del percorso formativo descritti come argomenti. Si
suggerisce una lettura attenta dei commenti come elementi di ricerca per una riflessione sugli
esiti formativi dell’esperienza.
ELEMENTI DI CONTESTO
L’esperienza didattica che mi accingo a descrivere è stata parte di un
progetto più ampio. Il perseguimento di obbiettivi condivisi da più docenti,
la contestualizzazione delle lezioni, la suddivisione in moduli, il collegamento
continuo con le esperienze di altre aule e di altri insegnamenti hanno
influenzato le singole azioni didattiche. Si è creato un “circolo di studio” tra
tutti partecipanti che ha avuto nella “formazione formatori” il suo prologo e
nelle “gite” a Roma e a Venezia il suo epilogo. Il progetto ha portato
continue contaminazioni, sperimentazioni, confronti tra i suoi “iscritti” ed è
stata la musica di sottofondo che ha influenzato il clima d’aula.
- il progetto all’interno del quale si sono svolti i moduli di cui parlerò innanzi
è parte di un’azione di sistema nata dal collegamento tra partners diversi
di progetti diversi, che consentono alla persona di spostarsi dalla formazione
professionale, alla educazione degli adulti, alla ricerca del lavoro. Il docente
consapevole dell’esistenza e della possibilità di tali azioni15 finisce per
esserne influenzato durante le lezioni continuando ad insegnare, ma anche
ad orientare e a informare.
All’interno del Progetto “Essere Cittadini”16, con lo scopo di realizzare
moduli specifici di orientamento sociale, giuridico e al lavoro per cittadini
15
O semplicemente competente non solo nel ”know how”, ma anche nel “know who” e nel “know where”.
Il Progetto “Essere Cittadini” ha infatti messo a punto la sperimentazione di un intervento condiviso fra i vari
organismi che sul territorio provinciale, da anni, si impegnano nella formazione degli adulti per l’area linguistica e
socio-economica ( in questo caso in particolare per le fasce sociali svantaggiate ) . L’iniziativa ha previsto
complessivamente 3.250 ore con il coinvolgimento di 200 utenti cittadini migranti stranieri, compresi fra adulti uomini
e donne, occupati e disoccupati che vivono nelle quattro aree della provincia di Pisa: Valdicecina, Valdera, Valdarno,
Zona Pisana.Il carattere innovativo, attribuito al progetto dalla tipologia delle attività formative proposte ( per la prima
volta infatti, oltre all’ alfabetizzazione linguistica si è offerta anche quella giuridica, politica, informatica, ecc...), dalla
possibilità di creare percorsi formativi personalizzati con il supporto di esperti di orientamento e di tutoraggio, dagli
strumenti di politica attiva del lavoro resi disponibili, per la Provincia, dalle competenze attribuitele (orientamento,
16
53
stranieri presso il Centro Territoriale Permanente di Pontedera (PI), mi sono
posto il problema preliminare di conoscere la provenienza, l’estrazione
sociale, la conoscenza della lingua italiana, le problematiche e le eventuali
richieste o necessità di coloro ai quali avrei dovuto proporre tematiche
quali: l’ingresso in Italia, il soggiorno e la residenza, la cittadinanza, le
espulsioni, il diritto al lavoro, alla salute, alla difesa, all’unità familiare ecc.
Ho così deciso di realizzare un questionario da distribuire ai “ragazzi”
stranieri ( mi permetto di chiamare “ragazzo”17 chiunque, di qualsiasi età,
nazionalità o religione abbia voglia di crescere e apprendere cose nuove ).
La “griglia” di domande del questionario ha assunto la sua veste definitiva,
così come ve la presento in allegato,
solo alla fine dell’esperienza
progettuale ( e dopo colloqui e interviste nei corridoi dei Centri Territoriali
Permanenti ); molte questioni preparate “a tavolino” si sono dimostrate
infatti non interessanti nella pratica degli incontri, mentre altre domande
sono state inserite in corso d’opera. Questa precisazione serve a chiarire il
carattere sperimentale della ricerca che ho fatto, l’elasticità dei questionari
e la spontaneità di intervistati e intervistatori. La motivazione principale che
mi ha spinto a realizzare questo tipo di lavoro è stata il desiderio di
conoscere i cittadini stranieri presenti al Centro (iscritti o probabili iscritti
per i moduli del Progetto), renderli partecipi alla nostra iniziativa, farli
sentire protagonisti delle “lezioni” future e motivarli (motivazione) al
“corso”.
.Nel Dicembre del 2001, nell’arco di tre settimane, ho così intervistato una
trentina di coloro che si erano già iscritti ai corsi di alfabetizzazione di lingua
italiana presso il Centro Territoriale Permanente di Pontedera. Il campione
prescelto non è stato il frutto di uno studio metodologico della ricerca
sociale, la relazione e il confronto con le presenze di stranieri sull’intero
territorio è stato anch’esso argomento estraneo alle mie intenzioni e
capacità. Ho semplicemente ottenuto una base di lavoro perfettibile, che
potesse essere utilizzata nelle prime ore dei moduli per l’area socioeconomica
formazione e servizi innovativi per l’impiego), ha permesso ai cittadini stranieri di acquisire le competenze di base e
trasversali che costituiscono la “soglia minima” della cittadinanza.Oltre a mantenere la formula già sperimentata di
insegnamento della lingua a piccoli gruppi suddivisi per livello di conoscenza della lingua, ci si è proposti di allargare le
attività organizzando delle (E) lezioni informative su temi ritenuti rilevanti, quali: la conoscenza della normativa di
riferimento, il funzionamento del mercato del lavoro, la tutela sanitaria, il sistema scolastico e formativo, macro
competenze irrinunciabili: come saper accedere ai servizi pubblici, saper accedere all’informazione, saper esercitare i
propri diritti nella conoscenza dei propri doveri, sapersi relazionare, avere strumenti per migliorare la propria posizione
lavorativa o per inserirsi nel mondo del lavoro, nonché aumentare i momenti di incontro e di scambio con i cittadini
stranieri presenti sul territorio. macro competenze irrinunciabili: servizi pubblici (conoscere il sistema sanitario,
scolastico e formativo, i servizi comunali, e gli altri servizi del territorio); informazione ( leggere i giornali, navigare in
internet, conoscere i servizi culturali, “autoaggiornarsi”); esercitare i propri diritti e conoscere i propri doveri
(sindacato, sistema politico, ecc.); mercato del lavoro.
17
Utilizzare e condividere il termine “ragazzo” ha prodotto dei significativi risultati : ci ha aiutati a creare uno spirito
di gruppo, una identità scherzosa con il sapore del nuovo, un codice “esoterico” di reciproca comprensione e
collaborazione; è servito a mettere in disparte tutta una serie di “epiteti” ormai inadeguati (straniero, extracomunitario,
emigrato…). Il tutto con le dovute precisazioni : “ragazzo” è un appellativo sorto spontaneamente all’interno della
classe e subito accettato (provocando immediata empatia); si è trattato di un termine “a termine”, senza valore
assoluto, nato durante il modulo e abbandonato con la fine dello stesso ( i “ragazzi dell’educazione degli adulti”
suonano come un curioso gioco di parole ); in ogni caso ci siamo chiamati “ragazzo” solo nei momenti di “gioco” o di
“scherzo” separando chiaramente il momento del lavoro (dove è tornato il “nome e il cognome”) dal momento del
divertimento. Traducendo il termine “ragazzo” nelle varie lingue nazionali rappresentate in classe ha rappresentato poi
un valido “gioco” di animazione interculturale.
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Il percorso di “Essere Cittadini” si è articolato in più fasi18, e i docenti
incaricati nel progetto sono stati chiamati ad adattare le proprie
metodologie di insegnamento alla struttura modulare dei corsi. Si è trattato
di prevedere metodologie didattiche sperimentate all’interno di un sistema
articolato e complesso di “filiera formativa” con la previsione di una pluralità
di azioni integrate e combinate. Partecipare al progetto poteva significare
iscriversi anche ad un modulo soltanto (solo quello di lingua italiana o di
informatica ad es.), o a più moduli successivi (di diritto ad es.): moduli
specifici, divisi per materia, con orari diversi per le diverse esigenze dei
partecipanti e per le diverse necessità di apprendimento. Il docente di diritto
ha spesso orientato i corsisti a partecipare a moduli linguistici, vista le
difficoltà di apprendimento; i docenti di informatica navigando sul sito
www.stranierinitalia.it, hanno scoperto le difficoltà legate al rinnovo del
permesso di soggiorno per alcuni corsisti e, accompagnandoli presso la
segreteria del Centro li hanno iscritti ai corsi giuridici. Potendo realizzare
più moduli successivi si sono personalizzati i percorsi anche in relazione ai
momenti di ingresso e alle scelte dei contenuti e si sono previsti corsi più
avanzati, una volta raggiunte competenze base nel modulo precedente.
Ritornando ai moduli di alfabetizzazione giuridica e socio-economica e
quindi alle esperienze didattiche concrete, all’interno delle 50 ore previste
dal progetto ( ripetute per 10 volte nel periodo di un anno circa ) , si
trattava di suddividere le lezioni in modo da prevedere : la presentazione e
la conoscenza reciproca, la somministrazione del Questionario e
l’impostazione del corso, le lezioni frontali, la realizzazione e
l’aggiornamento di un testo condiviso per la documentazione di riferimento,
il raggiungimento degli obiettivi prefissati ( degli standard di riferimento ),
la verifica finale.
18
Esattamente in 9 fasi: 1) Formazione dei formatori è rivolta agli operatori del settore (insegnanti, tutors, esperti
in comunicazione interculturale).Durata complessiva : 60 ore, ovvero 40 all’inizio e 20 ore in itinere.Utenti coinvolti:
complessivamente 30.2) Emersione del bisogno formativo, Preparazione ai corsi e Pubblicizzazione. Si è
trattato di creare una rete informativa per dare la più ampia informazione del Progetto. 3) Accoglienza, si è articolata
in incontri anche aperti fra i formatori i corsisti ed i rappresentanti delle loro culture. Durata 90 ore, ovvero 9 ore per
10 volte. 4) Bilancio di Competenze in entrata necessario per sviluppare un portfolio di competenze, valutare
eventuali crediti/debiti formativi, individuare il gap formativo del corsista, ecc. Durata complessiva 600 ore. Utenti
coinvolti: 200
5) Alfabetizzazione linguistica che è stata pensata per rispondere all’esigenza di piccoli gruppi (6 – 7 max per
gruppo).Durata di un intervento: 60 ore, da ripetere 15 volte. Durata complessiva della fase: 900 ore.Utenti coinvolti:
200. 6) Modulo delle competenze distintive (100 ore ripetuto 10 volte) , che ha offerto gli elementi indispensabili
per esercitare attivamente i propri diritti di cittadinanza e quegli elementi di decodificazione della realtà circostante, si
è articolata nelle seguenti azioni: alfabetizzazione giuridica e socio-economica (50 ore ripetuto per 10 volte, per una
durata complessiva di 500 ore); comunicazione interpersonale e interculturale (20 ore per 10 volte, per una durata
complessiva di 200 ore; elementi di informatica (30 ore per 10 volte, per una durata complessiva di 300 ore). 7 )
Orientamento-Orientamento al lavoro (20/40 ore ripetuto 10 volte) con il quale si vuole innescare una crescita
formativa “continua” (long life learning) attraverso l’autoaggiornamento e/o tramite nuovi percorsi formativi, nonché
fornire gli strumenti per una immediata spendibilità professionale. Durata complessiva: 200 ore. 8) Bilancio delle
competenze in uscita (2 ore per 200 corsisti); attraverso un colloquio individuale si è aggiornato il portfolio delle
competenze. 9)Verifica, valutazione e Certificazione dei crediti/debiti formativi allo scopo di valutare sia il
livello di efficacia, di coerenza e adeguatezza dell’iniziativa, sia la crescita formativa dei corsisti e quindi l’individuazione
dei crediti o dei debiti formativi da rilasciare o da colmare.
55
PRESENTAZIONE E CONOSCENZA RECIPROCA
La fase progettuale dell’accoglienza che aveva preceduto il primo incontro in
aula aveva dato ai corsisti la possibilità di conoscere le finalità del progetto
e il contesto nel quale si sarebbero sviluppate le lezioni, non sono servite
quindi particolari premesse e la presentazione reciproca è stata
immediata. Utilizzando una tecnica molto semplice19, ho memorizzato subito
nomi, cognomi e nazionalità di provenienza dei 15 corsisti. Durante il giro di
presentazione, di fronte a cittadini albanesi ho usato la mia scarsa
conoscenza dell’albanese per chiamarli “shiptar”20 o salutarli con un
“mirupacev”21; per i cittadini senegalesi ho improvvisato in “woolof” : “mi
presento sono il Tubab22 Andrea Bellucci”; ai cittadini cinesi ho chiesto: “Nin
shenti hao ma?”23 rispondendo “Hen hao”24 spero. Sentire strapazzare la
loro lingua originale ha suscitato immediata empatia (e qualche fragorosa
risata) nella classe e la sensazione che mi sarei impegnato a capirli e ad
usare il loro linguaggio cercando dei codici comunicativi condivisi. Il
riconoscimento immediato e l’ascolto delle persone che si sono presentate
al corso ha favorito da subito la creazione di un buon clima di classe e
l’attenzione per le attività che andavo a proporre.
MEDIAZIONE CULTURALE E ANIMAZIONE INTERCULTURALE
Le prime ore del modulo sono servite per somministrare il Questionario
precedentemente preparato, ogni volta integrato con domande orali e
aggiornato per le necessità della classe. Senza anticipare il contenuto e le
finalità di tale lavoro, mi preme adesso fare riferimento alla opportunità
intercorsa di farmi aiutare da due tutors del progetto, due mediatori
culturali di madrelingua araba e albanese. Insieme abbiamo cercato di
aiutare i corsisti a compilare il questionario superando eventuali difficoltà,
soprattutto linguistiche.
L’utilizzo del mediatore culturale durante le lezioni, figura ben distinta
da quella dell’insegnante25, è stato importante per facilitare l’incontro e la
relazione tra i corsisti e l’istituzione scolastica, per dar voce alle domande,
ai bisogni, al punto di vista dell’utente e di chiarire, contestualmente, le
esigenze e il funzionamento del servizio (ascolto). La capacità di essere
figura di traduzione e di facilitare i processi di decifrazione di quelle norme
esplicite, ma anche implicite che regolano la vita sociale sia delle istituzioni
che dell’utenza sono state puntuale oggetto di verifica.
19
Associando il volto della persona ad una immagine precisa derivata dal nome (ad es. Silvia con una foglia di “Salvia”
sulla fronte, Hala Albana con una banana con le ali che le sta in testa). La frequentazione di corsi specifici su tecniche
di memorizzazione e soprattutto tanta fantasia producono risultati…e divertimento.
20
Albanese ( qui come in seguito i vocaboli sono riportati in un improbabile albanese o woolof o cinese, che però
assomiglia molto al suono del vocabolo; tentare di parlare nella lingua originaria di un cittadino straniero è un efficace
“paspartout” per creare un ponte comunicativo e un “gioco” di animazione interculturale .
21
Ciao, arrivederci
22
Bianco
23
Come stai ?
24
Molto bene
25 A quest’ultimo spetta la responsabilità educativa e didattica ( Mohamed mi avrebbe definito “il padrone della
classe”), ma l’intervento del mediatore non è un fatto puramente tecnico essendo egli comunque un “operatore
pedagogico”. Deve avere competenze pedagogiche, buone capacità comunicative, capacità di instaurare relazioni e
mantenerle in vita, capacità di prevenire e di gestire conflitti.
56
In alcune situazioni ho chiesto espressamente al mediatore di non
partecipare al corso, o di restare in silenzio e in disparte nella classe, per
evidenziare la diversità dei ruoli e per garantire l’efficacia delle lezioni
frontali; l’eventualità del suo intervento (intervento “a chiamata”) ha
imposto il rispetto di un codice di comportamento nei confronti dell’aula:
mai intervenire a lezione avviata, mai andarsene a lezione non ancora
conclusa.
La relazione con il mediatore culturale, pur nella diversità dei ruoli, ha
successivamente favorito uno scambio e una reciproca contaminazione di
metodologie (imitazione) sfociando in una sorta di “animazione
interculturale”. Si è trattato di introdurre “saperi nuovi in forma nuova”
utilizzando spesso il “gioco” come modalità ludica di approccio ad attività
diverse. In effetti, l’animazione ha permesso di “mettere in scena le culture”
consentendo ai saperi delle culture non occidentali di esprimersi attraverso
modalità comunicative proprie e senza costringerle a innaturali trasposizioni
per rientrare forzatamente nei binari di un sistema scolastico rigidamente
monoculturale. Non potendo realizzare in classe modalità espressive come
la danza o il canto, nelle lezioni successive alla compilazione del
questionario iniziale, i “giochi” più frequenti sono stati la ritualità, l’uso di
termini quali “gorgorlu”26, il lanciare una palla di carta alla persona alla
quale volevo fare una domanda invitando a formularne una nuova per un
altro corsista destinatario di un nuovo lancio e così via…, applaudire la
risposta esatta nei vari modi delle diverse culture (battito di mani
particolare, battito di “nocche” delle mani sul tavolo…).
COMPILAZIONE DEL QUESTIONARIO
Così, dopo la presentazione reciproca, le prime 4 ore del modulo sono state
utilizzate per somministrare il questionario, suddiviso in 2 parti : questioni
generali e questioni giuridiche generali, la prima diretta principalmente a
una conoscenza diretta dei partecipanti ai corsi, la seconda a rilevare la loro
cultura giuridica e gli argomenti di diritto ai quali sarebbero stati
prevalentemente interessati. Successivamente ho poi aggiunto un’altra
sezione relativa a considerazioni preliminari sul diritto in generale. La
provenienza dei “ragazzi” è stata in prevalenza il Senegal27, ma si sono
presentati anche cittadini albanesi, marocchini, nigeriani, brasiliani,
peruviani, dell’Equador, della Serbia. L’età media in alcuni moduli si è
aggirata attorno ai 20-30 anni, in altri è stata maggiore, gli uomini sono
stati più numerosi, ma vi sono stati alcuni moduli di sole donne ( alcune
volte “accompagnate” dai “mariti”), e generalmente il titolo di studio medio
non si è rivelato molto differente da quello che ci si poteva attendere da
26
In woolof è un’esortazione: “forza”, “coraggio”…da qui l’improbabile idea sorta a qualcuno, nel corso delle lezioni
dedicate al sistema politico, alla forma di stato italiana, di fondare un nuovo partito per l’Africa: “Gorgorlu Senegal” (!?)
27
Non è questo il momento di approfondire tematiche legate alla condizione di “straniero” del partecipante al corso, mi
preme sottolineare in questa sede la differente predisposizione all’apprendimento e alla vita di relazione all’interno
della classe di un cittadino senegalese piuttosto che uno albanese o marocchino. Il gruppo di studio, da questo punto di
vista è stato sicuramente composito e molti sarebbero gli aneddoti che si potrebbero raccontare dopo centinaia di ore
di lezione all’interno del Centro Territoriale. Ad altra eventuale sede rinvio tali narrazioni ed anche l’approfondimento di
temi rilevanti per la didattica e l’educazione interculturale quali: lo Stress, fattori di rischio e blocco del processo
migratorio, la Resilienza, l’integrazione sociale e lavorativa, il Processo di invisibilizzazione sociale, la categorizzazione
sociale, la condizione di straniero, l’etnicizzazione
57
coetanei di nazionalità italiana. Conoscere il livello medio di conoscenza
della nostra lingua era per me fattore di primaria importanza per impostare
le “lezioni” del corso28; ho deciso poi di chiedere il motivo della decisioni di
emigrare, il perché “proprio in Italia”, i primi problemi affrontati. Ne è
emerso un quadro piuttosto omogeneo: i motivi “economici”, la possibilità di
ottenere guadagni notevoli in relazione ai corrispettivi in madrepatria, la
opportunità per qualcuno di poter studiare, le cure mediche, ricongiungersi
con amici o parenti, questi i motivi principali della decisione di arrivare in
Italia.
Aldilà di ogni riflessione sulle informazioni ricavate, che meriterebbero
approfondimento altrove, la somministrazione del Questionario, nelle prime
ore di ogni modulo per ogni differente classe, è servita per individuare
esattamente le materie oggetto delle lezioni.
Sarebbe stato fondamentale far conoscere il sistema dei visti di ingresso in
Italia; avrei dovuto puntare l’attenzione, durante le “lezioni”, soprattutto sul
diritto del lavoro, l’ingresso in Italia per lavoro, la durata del relativo
permesso di soggiorno, come ottenere il libretto di lavoro e l’iscrizione alle
liste di collocamento ( e le attuali novità in merito alla riforma del diritto del
lavoro e del mercato del lavoro ), la possibilità di poter ottenere il rimborso
dei contributi versati in caso di rimpatrio; successivamente sarebbe stato
interessante parlare di diritto alla salute, di servizio sanitario nazionale, di
visti di ingresso per cure e di permesso di soggiorno conseguente.
Importante, in relazione alle risposte ottenute, sarebbe stato il tema del
diritto allo studio, il riconoscimento dei titoli ottenuti all’estero, l’eventuale
iscrizione all’Università. Affrontare poi la tematica e la procedura per il
ricongiungimento familiare o l’eventuale ingresso attraverso lo “sponsor” (
ormai abolito ), sarebbe stato di primaria importanza.
Le successive domande che ho posto ai miei interlocutori hanno avuto il
senso di rilevare le competenze acquisite nella madrepatria e il lavoro
eventualmente poi esercitato in Italia (infra nota n°30 par.7). Chiedere
questo e, in seconda istanza, la possibile conoscenza dell’esistenza di corsi
di formazione, mi ha dato una minima dimensione della loro voglia di
imparare, di migliorare la loro situazione sociale o lavorativa, della distanza
tra il percorso effettuato all’estero e quello iniziato nel nostro paese.
Indirettamente questo tipo di informazioni mi è stato utile per dare un
significato all’impegno che gli avrei chiesto durante le “lezioni”: avere una
cultura giuridica è fondamentale per chi vuole intraprendere un percorso di
crescita nel tessuto connettivo di una qualsiasi società. Le risposte in questo
senso sono state confortanti.
Continuando con il
questionario ho voluto poi conoscere i canali di
informazione ai quali i cittadini stranieri intervistati hanno normalmente
accesso: oltre a dati curiosi quali la conoscenza di trasmissioni televisive
tipo “Carramba che sorpresa” o l’attenzione viceversa per programmi più
“seri” quali i telegiornali o le notizie sportive, l’elemento più importante
rilevato è stato la non conoscenza e lettura dei quotidiani. I motivi sono
28
Anche per la possibilità di integrare i modulo giuridici con quelli linguistici, disponibili per tutti gli iscritti al progetto.
58
facilmente individuabili nella scarsa padronanza della lingua italiana,
soprattutto quella scritta, le conseguenze sono una quasi totale
disinformazione sui “fatti giuridici” rilevanti, sulle novità legislative, sui
provvedimenti politici destinati proprio ai cittadini stranieri. Le notizie
ricavate dalla televisione sono infatti molto più “volanti” e poco chiare e
approfondite. Si potrebbe qui fare riferimento alle numerose “leggende
metropolitane” che sono girate in merito alle regolarizzazioni, alle sanatorie
e ai flussi di ingresso, dato il periodo storico di realizzazione del progetto ,
ma quali sono dunque i più importanti canali informativi ? Dalle risposte
ottenute sono sembrati senza dubbio il passa-parola e la comunicazione
fatta dai più “anziani”, dal fratello maggiore, dal “capo carismatico”. Questa
consapevolezza mi ha spinto a prendere una decisione: avrei preferito, in
base ad elementi di “presunzione”
(l’età, la motivazione, l’anzianità
all’interno della scuola, il carisma) impostare le “lezioni” in base alle
esigenze, le capacità e gli orari, proprio di chi mi sembrava in grado di poter
svolgere in futuro questo tipo di ruolo, il “referente”29 Ho chiesto poi di
dare un giudizio sugli italiani, per stimolare un atteggiamento critico e per
tastare il grado di simpatia o recettività verso gli insegnanti del “bel paese”.
Le risposte sono state mediamente molto positive.
La seconda parte del Questionario è stata dedicata ad alcune questioni
giuridiche generali: ho chiesto ai “ragazzi” di darci una loro definizione di
“diritto”. Le risposte non sono state sempre immediate, spesso il termine
diritto non è stato inteso nel significato generale che noi gli attribuiamo;
molti mi hanno parlato dei loro diritti ad avere un lavoro, un’assistenza
sanitaria; altri del rispetto reciproco, della necessità di non offendere i diritti
degli altri, di stare nelle regole, di non commettere reati. Il diritto è spesso
associato con la democrazia, con la libertà di espressione, di religione, ma
anche con l’organizzazione, con la giustizia e con qualche critica ai giudici
italiani. Il “diritto è di tutti”, “è una cosa che appartiene ad ognuno”, “è un
bisogno, una necessità che ogni persona o cosa deve avere senza costituire
un ostacolo per un altro”, queste altre risposte alle nostre domande. Il mio
obiettivo principale era quello di stimolare un piccolo dibattito
(motivazione), una discussione aperta, di costituire una premessa in un
certo senso “ideologica” a quelle che sarebbero state le “considerazioni
preliminari sul diritto in generale”. Le domande finali dell’ultima parte del
questionario mi hanno rivelato informazioni piuttosto omogenee: la scarsa
conoscenza degli istituti giuridici del proprio paese di origine; la mancanza
di uno studio e di una preparazione in merito al diritto del nostro paese
prima di giungere in Italia; la difficoltà (anche burocratica) ad ottenere il
permesso di soggiorno ed il suo rinnovo; il non difficile rapporto “umano”
con le autorità italiane, unito però alla mancanza di punti di riferimento
effettivi per ottenere informazioni per la tutela dei propri diritti, alla
incapacità di distinguere tra difensore di fiducia, d’ufficio o gratuito. Questi
dati ulteriori hanno arricchito il mio bagaglio di informazioni in merito
29
Aldilà delle pressanti esigenze lavorative, molti “referenti” si trovano ancora all’interno del Centro Territoriale di
Pontedera, conoscono elementi importanti della legge sull’immigrazione, padroneggiano il materiale a loro assegnato e
fungono da punto di riferimento per tutti gli altri.
59
all’impostazione che avrei dovuto dare al “corso” la “lezione” modello
sarebbe stata fondamentalmente “pratica” : ad esempio nel parlare di
ricongiungimento familiare avrei dovuto disporre della modulistica rilasciata
dalle Questure, distribuirla tra i “ragazzi” e provare insieme a compilarla
esponendo tutti i necessari requisiti. Sarebbe stato inoltre fondamentale
fare continuo riferimento agli effettivi servizi forniti da enti, associazioni o
circoli presenti sul territorio. La mappatura dei servizi è un obbiettivo
importante, che richiede tempo e fatica, ma che ritengo essere
fondamentale da accompagnare ad un qualsiasi “corso” in relazione alla
legge sull’immigrazione. Consapevoli dell’interesse (motivazione) verso il
corso e verso la legislazione sociale suscitato nei “ragazzi”, ho deciso così di
impostare le lezioni nella forma che vi propongo in allegato.
PRESENTAZIONE CORSO:
TEMI, METODI, FINALITÀ DEL MODULO
Avendo a disposizione i risultati del Questionario, analizzati per ogni modulo
nei modi e con le prospettive prima indicate, potevo finalmente presentare
alla classe i temi oggetto del corso, il programma delle lezioni e gli obbiettivi
da raggiungere: la conoscenza della normativa di riferimento, del
funzionamento del mercato del lavoro, del sistema sanitario, scolastico e
formativo, dei servizi comunali, e degli altri servizi del territorio.
Conoscenze fondamentali per promuovere cittadinanza attiva e occupabilità,
facendo riferimento alle macrocompetenze da raggiungere per l’area socioeconomica nell’educazione degli adulti attorno al lavoro, all’orientamento e
la formazione, all’individuo in rapporto alla collettività, ai diritti del cittadino
e le regole di organizzazione della società, all’orientamento sul territorio e
sui servizi (consapevolezza).
Avremmo sviluppato, in orario serale, 12 incontri da 4 ore ciascuno (11,
visto che le prime 4 ore delle 50 previste dal progetto, le avevamo
impiegate per le presentazioni e per riempire il Questionario) più ci
saremmo trovati altre due ore per conoscere i risultati delle verifiche finali
e per la consegna degli eventuali attestati. La prima lezione frontale,
favorendo il dialogo e la discussione di gruppo (anche grazie al mediatore
culturale) (ascolto) avrebbe affrontato il tema della “legge e del diritto” in
generale; la seconda lezione l’ingresso e l’espulsione dall’Italia; la terza il
soggiorno e la residenza; la quarta la cittadinanza e il relativo acquisto; la
quinta il diritto all’unità familiare e il diritto di famiglia ; la sesta il diritto del
lavoro e l’orientamento al lavoro ; la settima il diritto alla salute e i relativi
servizi; l’ottava l’istruzione e la formazione; la nona la casa e l’alloggio,
diritti e servizi sul territorio; la decima il diritto alla difesa e le tutele
giurisdizionali.
Ho spiegato alla classe che le lezioni di orientamento alla legislazione sociale
italiana (ma anche alla società e al lavoro) per gli immigrati sarebbero state
divise per argomento e organizzate in Unità Didattiche. Ogni Unità Didattica
si sarebbe composta da vari sotto-argomenti che forniscono delle
informazioni, in termini sintetici, che potevano aiutarli a “decodificare” il
loro nuovo ambiente. Difatti ognuno degli argomenti trattati termina con
alcune parole chiave che servono ad un approfondimento, inteso sia come
60
analisi del proprio paese di origine che della “nuova” società nella quale il
partecipante si trova al momento e che ha necessità di comprendere.
Come docente, ma anche come orientatore (all’interno soprattutto di
un’azione di sistema, credo che i due ruoli vadano spesso a coincidere) ho
dovuto stimolare attraverso la discussione il gruppo dei partecipanti ad una
analisi sia della loro situazione esperenziale presente che di quella passata
nel paese di origine (facendomi aiutare dal mediatore culturale ). In questo
contesto le PAROLE CHIAVE assumono un’importanza fondamentale, non
solo come verifica dei contenuti appresi ma anche come punto di partenza
per una discussione sugli argomenti dell’Unità Didattica.
Come illustrerò in seguito entrando nello specifico delle lezioni frontali (infra
par.7) ogni lezione o scheda, poi raccolta e continuamente aggiornata in
uno specifico raccoglitore , termina con una appendice nella quale si sono
inserite integrazioni, casi concreti affrontati in classe, modulistica di
riferimento, approfondimenti richiesti dai corsisti. Questo per dare maggiore
elasticità ai contenuti delle lezioni, in riferimento alle risultanze del
questionario e alle singole richieste emerse in classe, senza mai perdere di
vista le finalità del modulo e gli obiettivi da raggiungere. Sarebbe emerso fin
dall’inizio infatti il rischio di trasformare il corso in una serie indefinita di
consulenze private legate al rinnovo del permesso di soggiorno, al
ricongiungimento familiare alle difficoltà sul lavoro o nella ricerca della casa
... Per evitare di ritrovarmi a gestire uno sportello di informazioni invece di
una classe, ho assecondato le richieste dei singoli, esaudendole però solo se
attinenti all’argomento del programma e in determinati momenti della
lezione.
Sapevo del resto che molte delle persone che frequentano questi incontri
sono già in Italia da tempo e sono quindi interessate solo ad una parte degli
argomenti. Ma è importante illustrare le norme generali relative all’ingresso,
alle protezioni sociali e all’asilo, alla maternità, all’educazione dei minori e
degli adulti, alla sanità e all’”intercultura”, perché rappresentano, insieme al
reddito, al lavoro e l’alloggio, gli elementi principali del benessere che
ognuno ha diritto di raggiungere e mantenere. In ogni caso fin dall’inizio mi
sono impegnato a suscitare nei corsisti un sano interesse verso le tematiche
proposte facendo continuamente riferimento ai risvolti pratici e alle notizie
di attualità cercando di motivare il gruppo (motivazione) e di stimolarlo alla
ricerca (osservazione) .
A questo punto, prima di iniziare con la prima lezione, non mi restava che
concordare orari, limite massimo di assenze, numeri telefonici da utilizzare
per avvertire in tal caso.
Abbiamo stipulato una specie di patto sull’onore : io mi sarei impegnato a
prendere in considerazione e rispettare le esigenze della classe, a reperire i
materiali per approfondire certe tematiche, a rispondere a particolari
questioni o necessità, a garantire il regolare svolgimento delle lezioni, a
rispettare la segretezza e la non diffusione di informazioni personali
eventualmente acquisite; da parte dei corsisti mi sarei aspettato puntualità,
costanza nelle frequenze, raggiungimento dell’ 80 % di ore del corso,
rispetto e ascolto degli altri componenti la classe.
61
Dopo aver chiarito procedure e norme di condotta, dopo esserci accordati
sul funzionamento e sulle finalità del corso, eravamo pronti per iniziare con
le “considerazioni preliminari sulla legge in generale”
PREPARAZIONE MATERIALE DIDATTICO E RACCOGLITORE
Occorre un’altra premessa, prima di entrare nello specifico delle lezioni.
Nel desiderio di organizzare gli incontri con i cittadini stranieri sul tema
della legislazione sociale, mi sono imbattuto nella difficoltà di non avere a
disposizione una guida, un manuale pratico che mi potesse indirizzare
nell’organizzare un corso riguardante la “legge sull’immigrazione”.
Oltretutto, le circostanze storiche dell’introduzione della preannunciata
legge Bossi – Fini (che dopo varie tribolate vicissitudini sarebbe diventata la
189 del 30 Luglio 2002) aumentavano il clima di incertezza attorno ad una
branca del diritto molto complessa e articolata30 .
Prima ancora di aver scoperto l’esistenza della “Consulta degli stranieri
immigrati e delle loro famiglie” distribuita dal Dipartimento per gli affari
sociali31 e prima ancora di avere iniziato la collaborazione con l’O.I.M.32 per
la messa a punto di un manuale di orientamento., ho così iniziato a
ricercare e ad organizzare materiale legislativo in relazione a tematiche
fondamentali quali : l’ingresso in Italia, il soggiorno e la residenza, le
espulsioni, la cittadinanza e i diritti fondamentali riconosciuti ai cittadini
stranieri (dopo aver esaminato la loro condizione giuridica).
A mano a mano che raccoglievo il materiale per renderlo disponibile durante
le “lezioni”, mi sono reso conto che potevo realizzare un lavoro con un
senso compiuto: una guida agevole e aggiornabile, un documento
cartaceo e facilmente consultabile per quanti fossero interessati agli
elementi fondamentali di legislazione sociale dedicata soprattutto ai cittadini
stranieri.
Il tutto con le dovute precisazioni.
Innanzitutto non è mia la presunzione di aver realizzato un “manuale
giuridico”, sono evidenti i limiti dovuti alla mancanza di un puntuale
riferimento agli articoli di legge, dai quali le disposizioni inserite nel testo
sono tratte: in modo estemporaneo questo avviene, ma qui colgo
l’occasione per esporre in modo sintetico le fonti principali alle quali ho
fatto riferimento:
Disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero: legge
n.40 del 6 marzo 1998
Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e
norme sulla condizione dello straniero: decreto legislativo n.286 del 25
luglio 1998
Documento programmatico relativo alla politica dell’immigrazione e degli
stranieri nel territorio dello Stato: decreto del Presidente della Repubblica
del 5 agosto 1998
30
Basti pensare alla attuale mancanza, ad un anno esatto dalla approvazione della Bossi-Fini, di un testo unico di
riferimento e di un regolamento di attuazione.
31
Rispetto alla quale il raccoglitore in realtà conserva maggiori informazioni
32
Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, in relazione al progetto “Azioni di sistema a supporto delle politiche
di integrazione sociale e occupazionale di lavoratori immigrati in Italia”
62
Decreti correttivi del Testo unico: decreto legislativo n.380 del 19 ottobre
1998; decreto legislativo n. 113 del 13 aprile 1999.
Regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni
concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello
straniero: decreto del Presidente della Repubblica n.394 del 31 agosto 1999
Legge 189 del 30 Luglio 2002 (Bossi-Fini)
Andando avanti nell’elenco delle distanze che separano questo lavoro dalla
“trattazione propriamente giuridica”, occorre poi evidenziare il mancato
riferimento alla giurisprudenza (se non in modo sporadico) e la pressoché
totale assenza di citazione di dottrina, più o meno autorevole.
I riferimenti alla Costituzione e ai principi in essa enunciati poi, sono il
frutto non certo di una “millantata” competenza in ambito giuspubblicistico,
ma, anche qui, di un’esigenza pratica.
Partendo dalla consapevolezza che l’impianto legislativo dedicato ai cittadini
stranieri nasce da un compromesso politico, stimolato dagli interventi
polemici durante le “lezioni”, da parte di chi nota le incongruenze della
pratica rispetto agli enunciati della teoria, mi sono spesso rifugiato negli
articoli della Costituzione per affermare ciò che “dovrebbe ispirare la legge”.
La via del ricorso costituzionale è stata spesso intrapresa, infatti, da giudici
“coraggiosi” nel tentativo di smascherare contraddizioni interne al sistema
legislativo. Per questo motivo ho voluto inserire, come esempio, una
sentenza della Corte Costituzionale nell’appendice all’introduzione
per
questo motivo, inoltre le schede relative al lavoro o alla salute hanno come
premessa una succinta esposizione dei relativi principi costituzionali.33
L’importanza delle problematiche relative all’interpretazione sono del
resto enunciate proprio da un articolo della Costituzione: l’art.10, il quale
afferma che la condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in
conformità delle norme e dei trattati internazionali (e dei diritti fondamentali
dell’essere umano).
Dispute dottrinarie, puntuali riferimenti legislativi, eloquenti sentenze
giurisprudenziali, non sono comunque il motivo che mi ha indotto ad
eseguire la compilazione a cui sto facendo riferimento.
Fornire a cittadini stranieri i primi elementi giuridici in vista di un loro futuro
“essere cittadini”, avere a portata di mano un “prontuario” facilmente
accessibile per rispondere alle loro domande, realizzare un impianto
“aggiornabile” per organizzare un corso di legislazione sociale in relazione
all’immigrazione, questi gli obbiettivi che, nati prima da un’esigenza di
carattere pratico, mi sono successivamente prefisso.
Il lavoro realizzato è soprattutto un “testo vivente”: avendo riprodotto
tutto su file salvato in appositi dischetti custoditi nel raccoglitore, tramite
l’uso dei “floppies” e l’operazione multimediale del “taglia e incolla” è
possibile, sostituendo o aggiungendo materiale, modificare continuamente il
contenuto dei fascicoli o semplicemente inserire aggiornamenti nei fascicoli
delle appendici.
33 Vista la natura di “opera aperta” di questo lavoro, i “volenterosi” che vorranno aggiungere o modificare materiale troveranno
spazio anche in questo campo.
63
Di “opera aperta” dunque si tratta: la suddivisione delle materie e il
relativo indice può essere continuamente rivisto; le appendici alla fine di
ogni capitolo (scheda) rappresentano un contenitore, un fascicolo nel quale
inserire aggiornamenti o approfondimenti o casi pratici o modulistica da
riempire a scopo didattico (in vista della presentazione poi di vere proprie
pratiche); i servizi, gli indirizzi utili, gli uffici dove presentare le richieste,
gli enti o le associazioni a cui rivolgersi, fanno parte di una sezione che può
essere comodamente inserita e aggiornata al termine di ogni capitolo
(scheda); la modulistica, già presente in materia di ricongiungimento
familiare, iscrizione all’università o richiesta di libretto di lavoro, una volta
reperita all’interno di Questure o altri enti o uffici, può continuamente
trovare nei fascicoli delle appendici un alloggio appropriato.
Tutto il materiale è presente nei “dischetti” con l’aggiunta, nell’ultimo di
questi, delle leggi fondamentali tradotte in alcuni casi in inglese, francese,
34
spagnolo e arabo . Sono state aggiunte poi anche sei Schede Linguistiche,
in relazione a sei argomenti fondamentali del corso, ausilio linguistico alla
comprensione degli argomenti giuridici.
Grazie soprattutto alla collaborazione di alcuni referenti e dei mediatori
culturali, il “testo vivente” , custodito all’interno del Centro Territoriale
Permanente di Pontedera, è diventato di dominio dei corsisti che lo hanno
potuto consultare direttamente, alla ricerca di informazioni o per risolvere
casi concreti. Si è realizzato intorno al raccoglitore una specie di circolo di
studio, che ha stimolato “l’autoapprendimento” e la capacità individuale di
“problem solving”.Condividere con il docente l’aggiornamento e il
perfezionamento del testo ha dato ai corsisti la possibilità di crescere
insieme e di acquisire consapevolezza in merito alle proprie abilità sociali
35
di reperimento delle fonti e di verifica delle informazioni (soprattutto in
periodi di “sanatoria” e di conseguenti “leggende metropolitane”.).
Inoltre, la predisposizione di un raccoglitore di materiale didattico, con
siffatte caratteristiche, ha corrisposto ad una delle finalità del progetto
“Essere Cittadini” e cioè: l’elaborazione di modelli metodologici sperimentali
(da verificare e implementare in itinere) con strumenti applicativi a
36
significativo contenuto di trasferibilità.
34
Qui entra di nuovo in scena il mediatore culturale
Abbiamo spesso “navigato” insieme, di concerto con i docenti dei moduli di informatica del progetto, nei siti di interesse
giuridico sino al punto di trovarmi in classe, sulla cattedra, le novità o gli approfondimenti trovati dai “ragazzi” stessi.
36
Infatti, considerate le caratteristiche progettuali e i bisogni a cui si vuole rispondere, tale iniziativa può essere standardizzata
ed utilizzata quale modello trasferibile per la realizzazione e gestione di successivi interventi formativi simili.
35
64
DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
La prima lezione (durata 4 ore) dopo aver stipulato il “patto d’onore”, ha
affrontato il tema delle Considerazioni preliminari sul diritto in generale.
Non si è trattato di una “lezione classica” in senso proprio, ci siamo seduti in
cerchio per aiutare il sorgere spontaneo di una discussione, per promuovere
gli interventi spontanei e per abbandonare momentaneamente i ruoli di
docenti e di corsisti favorendo il dialogo (anche grazie all’intervento del
mediatore culturale).
Prima di dare una definizione di diritto ho chiesto ai “ragazzi” di darmene
una loro, le risposte sono state interessanti:
Gustavo: “Quello che posso fare fino a che mina quello dell’altro”;
Ousman, Makhtar e Megane: “Il diritto è una cosa che appartiene ad
ognuno”; Lefter: “Non rubare, non fare niente di male”; Mariame:
“Qualcosa che quando è decisa deve essere rispettata”; Simon: “Rispetto
delle persone, della società”; Rosemary: “Qualcosa che dobbiamo fare e
rispettare, cosa posso fare o no”; Rachy: “Il diritto è il rispetto della legge”;
Diabe: “Una legge da rispettare da parte di tutte le Società”; Diadie,
Omar, Babacar e Moustapha: “Il diritto è libertà, è democrazia, è tutto
quello che le persone devono fare, è indispensabile per tutto il mondo”;
Pene: “ Il diritto è un bisogno, una necessità che ogni persona o cosa deve
avere, è una cosa che non deve costituire un ostacolo per un altro: ho il
diritto di fare qualcosa, ma questo diritto non vuol dire dare noia a un’altra
persona”; Lamine: “Il diritto è la democrazia”; Arta: “La legge non
funziona qui, i giudici non sono buoni”.
A questo punto il dibattito si era acceso e la classe stava mostrando
interesse e coinvolgimento, avrei potuto così spiegare che per diritto si
intende :” il complesso di norme giuridiche, cioè’ di regole di condotta,
generali ed astratte dirette a disciplinare coattivamente la condotta degli
individui nella vita sociale.”37
Le caratteristiche della generalità, dell’astrattezza, e della coattività della
legge sono state assimilate così più facilmente, partendo da considerazioni
condivise che in molti già avevano anticipato.
Ho chiesto successivamente alla classe , che cosa secondo voi i diritti
fondamentali o diritti di libertà e quali sono, mi è stato risposto:
Darwin: “I diritti fondamentali sono i diritti di libertà, libertà di espressione,
di pensiero, libertà di educazione, di religione, tutti gli altri diritti derivano
dal diritto di libertà”, Laura: “Sono la libertà politica, di religione, il divieto
di persecuzione, la libertà di espressione, la parità tra uomo e donna”;
Hassan: “Sono diritti fondamentali il diritto al lavoro, il diritto di pensiero, il
diritto di abitazione, il diritto di famiglia, la libertà di circolazione senza
frontiere, l’uguaglianza e l’integrazione”; Pen: “Il diritto alla vita, il
sostentamento, l’alimentazione e la sopravvivenza”; Moustapha: “Il divieto
di sopraffazione del più forte sul più debole, il divieto di oppressione, di
prepotenza, il rispetto dell’uguaglianza”; Ibrahim: “Bisogno di una
37 Quello di fare domande alla classe per anticipare le risposte su argomenti da trattare è un sistema che ho usato anche in
seguito.
65
maggiore tutela, comprensione tra le persone e quindi divieto di abuso delle
Forze dell’Ordine”; Ousman: “Diritto di essere, alla vita, di pensare e
lavorare”
Avrei così potuto parlare di diritti inviolabili (leggendo ad alta voce la
Costituzione), di libertà negative e positive senza dire niente di “nuovo”,
dando la forte impressione di ascoltare e prendere in considerazione le
risposte dei corsisti.
Dopo aver chiesto alla classe di parlare delle forme di stato e di governo dei
relativi paesi di provenienza all’interno di una specie di “animazione
interculturale geo-politica”, condotta di concerto con il mediatore culturale
ho infine introdotto e discusso le caratteristiche dello stato italiano, la
nozione di repubblica parlamentare, l’ elenco delle fonti del diritto, l’Unione
Europea.
Impostare il primo incontro d’aula in questo modo mi ha dato l’opportunità
di non appesantire fin dall’inizio la classe con nozioni “astratte”, di creare
una premessa ideologica per gli argomenti che avrei trattato, di stimolare il
dibattito e la discussione (attenzione). Ho presentato inoltre alla classe il
“raccoglitore” il suo significato, il suo utilizzo e la necessità di aggiornarlo
insieme.
Vista l’omogeneità dei successivi incontri affronterò nei successivo paragrafi
: le metodologie di insegnamento in classe, la discussione in aula,
l’individuazione di parole chiave, gli aspetti linguistici, le modalità
comunicative, l’uso del “raccoglitore”, la predisposizione di fascicoli
personali per il materiale didattico, lo studio di casi, le modalità di ripasso e
di verifica.
Mi preme invece adesso elencare gli argomenti affrontati nelle lezioni,
puntualizzando il fatto che ognuna di esse è contenuta nel “raccoglitore” e a
disposizione di chi vuole averne visione all’interno del Centro Territoriale
Permanente di Pontedera, ricordando che la documentazione si completa
con i riferimenti legislativi inerenti agli argomenti trattati e le relative parole
chiave.
Ogni lezione ha avuto una parte di trattazione degli argomenti oggetto
specifico del corso, una parte di discussione di gruppo ( a volte
generalizzando le tematiche precedentemente affrontate ), una parte di
verifica finale (sotto forma di questionario, studio di caso o compilazione
di modulistica inerente ai temi dell’incontro)
La seconda lezione38 (durata 4 ore) ha affrontato il tema dell’ingresso in
Italia, le norme di controllo e repressione di ingressi e soggiorni illegali, i
controlli alle frontiere, le tipologie dei visti di ingresso, le espulsioni. In
Appendice si possono trovare i “Principali quesiti ricorrenti sui visti
d’ingresso”, la “Definizione dei mezzi di sussistenza per ingresso e
soggiorno degli stranieri nel territorio dello stato”, il “Manuale comune per il
38 Contenuti trattati : Accordi di Schengen - Frontiere interne – Frontiere esterne - Ingresso- Visto Schengen Uniforme- Visto
nazionale- Paese terzo - Transito - Passaporto - Mezzi di sostentamento - S.I.S. (Sistema di Informazione Schengen) - Unione
Europea - Cittadino comunitario - Ingresso - Passaporto - Visto di ingresso - Periodo di validità - Durata del soggiorno - Numero
di ingressi – Espulsione - Segnalazione ai fini della non ammissione - Minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato Condanna -Diniego di visto - Respingimento alla frontiera
66
trattamento della persona trattenuta nei centri di permanenza temporanea
per stranieri in via di espulsione”
La discussione in aula è stata stimolata per cercare di riflettere sul contesto
sociale in cui agisce l’individuo, sulla interdipendenza delle parti in un
sistema regolato da norme comuni ( contesto europeo, area Shengen,
riferimenti di carattere geografico sui confini dell’Italia e i flussi migratori).
La verifica finale si è basata sui principali quesiti attorno ai visti
d’ingresso39.La terza lezione (durata 4 ore) si è incentrata sul tema
spinoso del Soggiorno e della Residenza. I temi del permesso di soggiorno,
del suo ottenimento e del suo rinnovo, del suo rifiuto e della sua revoca, la
carta di soggiorno, l’iscrizione anagrafica, la carta d’identità hanno attirato
l’attenzione e un fiume di domande (dilagato nel periodo della sanatoria,
con tanto di parenti e amici invitati a chiamarmi per avere lumi e
consulenze)40. Insieme alla documentazione legata agli argomenti indicati
nel raccoglitore, in Appendice si possono trovare i seguenti documenti : “
Divengono operative le norme sul rilascio della carta di
soggiorno”
(inserito nel raccoglitore su richiesta di un volenteroso “ragazzo” che aveva
precedentemente reperito il materiale sul sito www.stranieriinitalia.it), “Facsimile della domanda del permesso di soggiorno per stranieri”. La
discussione di gruppo ha fatto riferimento al permesso di soggiorno come
condizione per esercitare diritti e doveri in rapporto con gli altri e per
riconoscerli in relazione al diritto positivo di entrare e rimanere in Italia
legittimamente ( si è fatto anche riferimento ai diritti naturali comunque
esercitabili da chi è “irregolare” o “clandestino” ). Potevo introdurre adesso
concetti più tecnici quali le tipologie dei visti di ingresso. Per capire se
avevano capito, ho scritto alla lavagna le parole chiave utilizzate sino ad
allora, ho indicato una serie di motivi di ingresso, lo studio, il lavoro, il
ricongiungimento familiare, le cure mediche, ecc. e ho aperto la discussione
in classe chiedendo agli alunni se determinate situazioni, in relazione alla
legge sull’immigrazione, avrebbero dato valido titolo per entrare in Italia o
per esserne espulsi. Quali sono i requisiti richiesti per il rilascio di un visto
per "cure mediche"?L’autorizzazione al rilascio del visto di "reingresso" è
sempre necessaria?Ai fini dell’ottenimento del "ricongiungimento familiare",
i figli dovranno essere minorenni?A quali soggetti può essere concesso il
visto per "culto"? A chi compete il rilascio del visto nel caso di soggiorno, nel
corso dello stesso viaggio, in vari Paesi Schengen? Quando va rilasciato il
visto per "motivi familiari"? Quale documentazione richiedere per il rilascio
di un visto per "affari"?Ascoltate le risposte, consapevole del buon livello di
40 Vi riporto qui un estratto di un articolo da me scritto e pubblicato sulla rivista “Essere Cittadini” nel Novembre 2002
: “…il centro, il chiodo fisso dei nostri incontri è diventato l’emersione di lavoratori immigrati senza diritto di
cittadinanza. Chiamatela come vi pare, regolarizzazione o sanatoria, fatto sta che con 696.759 domande presentate
alle Poste, l’operazione in corso è la più grande del genere mai realizzata in Italia…si tratta di persone perfettamente
inserite nel tessuto socio-economico del nostro paese, lavoratori dei quali aziende e famiglie non possono più fare a
meno. Durante il progetto, all’interno delle lezioni, ma anche la mattina, la notte e la Domenica i docenti, i tutors, i
coordinatori e anche i bidelli si sono impegnati in una straordinaria opera di mediazione per aiutare i cittadini stranieri
ad esercitare il diritto di cittadinanza attraverso il permesso di soggiorno; abbiamo affrontato una emergenza, ma
anche grazie a “Essere Cittadini”, molti presto “Saranno Cittadini”.
67
comprensione degli argomenti trattati, ho cercato di sviluppare alcune
competenze pratiche, spiegando alla classe come ottenere un visto di
ingresso. Ho notato a questo punto una immediata richiesta di poter
disporre di carta e penna per prendere appunti; la richiesta è stata esaudita
distribuendo appositi moduli, successivamente compilati.L’obiettivo finale di
ogni lezione è stato infatti quello di utilizzare conoscenze pregresse,
associandole ad altre nuove introdotte successivamente per poi raggiungere
insieme ad una competenza pratica e verificabile sull’argomento trattato
(consapevolezza. La verifica finale non poteva non avere per oggetto la
compilazione di gruppo di moduli sul rinnovo del permesso di soggiorno41.
La dimensione che mancava, nelle conoscenze dei corsisti, è una
dimensione culturale legata al substrato politico-economico del nostro
paese. E’ stato necessario, in parole povere, spiegare la distanza tra la
richiesta di lavoro e la difficoltà a ottenere un titolo per lavorare
regolarmente. Solo allora ho potuto utilizzare le conoscenze pregresse dei
“ragazzi” ampliandole con elementi nuovi. Liberata la mente dalle
contraddizioni politiche di un paese che richiede lavoratori, ma spesso non li
“riconosce”, ho prepara to il terreno per parlare di condizione giuridica del
cittadino “regolare” e di quello “irregolare”. Anche in questo caso ho scritto
alla lavagna le parole chiave sui concetti disciplinari sopra elencati e, dopo
una trattazione “breve” e “chiara”, abbiamo iniziato la discussione guidata.
Ho notato dalle espressioni dei corsisti una certa animosità, un desiderio
“represso” di denunciare piccoli soprusi, “angherie” sofferte da chi ha un
diritto in base al possesso o meno di un documento. Ho ascoltato gli
“sfoghi”, ho utilizzato le narrazioni e le conoscenze sul campo dei “ragazzi”
per inserire ogni volta piccole annotazioni, spiegando i termini esatti per il
rinnovo, la durata, le clausole di ammissione del permesso di soggiorno, il
tipo di contratto di lavoro che ne autorizza il rilascio, subordinato,
autonomo, stagionale. L’obiettivo finale di raggiungere “insieme” ( visto lo
scambio proficuo di informazioni ) una competenza pratica e verificabile
sull’argomento trattato è stato perseguito compilando insieme un modulo
sul rinnovo del permesso di soggiorno. L’atteggiamento dei “ragazzi” è stato
molto positivo; si sono innescati tutta una serie di meccanismi propositivi di
ricerca attiva delle fonti, grazie al “raccoglitore” e al desiderio di non
sfigurare in classe. L’odiosa e incomprensibile modulistica si è rivelata
soltanto un mezzo per esercitare un proprio consapevole diritto.
La quarta lezione (durata 4 ore) ha avuto come oggetto le norme e i diritti
di cittadinanza, la cittadinanza italiana e come ottenerla. Oltre ai riferimenti
concreti alla L.5/2/92 n°91 si è descritta la condizione giuridica dello
straniero. La discussione di gruppo, con la presenza preziosa del mediatore
culturale è stata incentrata sulla “universalità” della cittadinanza e sui diritti
civili e politici del cittadino. Al termine della lezione abbiamo cercato di
41 Contenuti trattati : Permesso di soggiorno - Rilascio del permesso di soggiorno - Rinnovo del permesso di soggiorno
–Validità - Liste di collocamento – Lavoro stagionale - Lavoro autonomo – Lavoro dipendente - Studio - Turismo Rilevazione delle impronte digitali - Carta di soggiorno -Rilascio della carta di soggiorno - Revoca della carta di
soggiorno
68
risolvere un caso specifico legato all’ ottenimento della cittadinanza di una
corsista russa con un permesso di soggiorno per motivi familiari sposata con
un cittadino italiano da appena un mese42.
La quinta lezione (durata 4 ore) ha affrontato il tema del “Diritto all’unità
familiare”, la protezione sociale e la protezione temporanea, i diritti dei
minori. La discussione di gruppo è stata una sorta di “animazione
interculturale” all’interno della quale si è parlato della concezione culturale e
giuridica di famiglia nei paesi di provenienza dei corsisti43. Alla fine di tutto
la conoscenza dei gradi di parentela riconosciuti dalla legge italiana è stata
fondamentale per compilare insieme, al termine della lezione, la modulistica
per il ricongiungimento familiare44.
La sesta lezione (durata 4 ore) è stata dedicata al Diritto del lavoro, al
rapporto di lavoro, alle quote di ingresso per motivo di lavoro (la relativa
modulistica da presentare alla Direzione Provinciale del Lavoro è presente
nell’Appendice, dove si trovava anche la modulistica per il rilascio del
libretto di lavoro a stranieri, prima di essere tolta per le novità intercorse,
sostituita da un estratto della riforma Biagi). Occorre precisare che di
lavoro in realtà si è sempre parlato, soprattutto in relazione al rispetto dei
contratti di lavoro stipulati dai corsisti con i relativi datori di lavoro, in
relazione alla richiesta di lettura delle buste paga, e in relazione alla
conoscenza dei contratti collettivi e delle tutele per i lavoratori, tanto da far
nascere la necessità di organizzare moduli specifici45. Praticamente le
42 Contenuti trattati:Straniero – non cittadino – cittadini comunitari - cittadini extracomunitari – cittadinanza italiana –
italiani non appartenenti alla Repubblica – apolidi – rifugiati - l’acquisto e la perdita della cittadinanza legge n. 91 del
1992 - parità uomo-donna - la “doppia cittadinanza” - ius sanguinis - ius soli – diritti fondamentali “inviolabili” – e
principio di eguaglianza – ragionevolezza 43 Abbiamo fatto riferimento alla famiglia senegalese ad esempio e alla sua struttura orizzontale (con la possibilità per
un uomo di sposare fino a quattro donne) con i vari fratelli (“rac” fratello maggiore, “mat” minore). Si è trattato poi di
animazione o di gioco perché di lì in poi, a seconda dell’età, abbiamo cercato di capire se saremmo stati “rac” o “mat”
l’uno dell’altro.
44 Contenuti trattati:Diritto all’unità familiare - Ricongiungimento familiare -Visto al seguito - Ricongiungimento
familiare del genitore naturale - Ricongiungimento familiare del genitore straniero di minore italiano Ricongiungimento familiare del genitore straniero di minore straniero - Permesso di soggiorno per famiglia - Matrimonio
misto – Conversione del permesso di soggiorno - Tutela giurisdizionale – Nulla osta - Procedura di ricongiungimento
familiare - Coniugio - Figli minorenni - Figli maggiorenni -Genitori 45 All’interno del Progetto “Essere cittadini” si sono realizzati 10 moduli dedicati all’area giuridica e socio-economica.
L’opportunità di impostare un modulo dedicato all’orientamento al lavoro e alla disciplina del diritto del lavoro si è
manifestata a partire dal primo corso del quale sto esponendo le caratteristiche (molti corsisti hanno partecipato a più
moduli).
In sintesi, l’impostazione del corso è stata molto simile : invece del questionario iniziale, ai corsiti è stato chiesto di
riempire un dossier per la messa in trasparenza valicata delle competenze, appositamente studiato per i cittadini
stranieri, implementato e poi sperimentato in un altro progetto: “Ritrovarsi”. Il progetto è stato studiato per
rispondere ad una forte esigenza derivata dalla popolazione immigrata che non vede in nessun modo riconosciuta la
propria formazione pregressa e spesso anche quella in itinere Si è trattato di disegnare un percorso personalizzato che
ha come finalità la validazione delle specifiche competenze di ogni utente attraverso il lavoro di rete delle varie
agenzie formative, verificando le capacità di ciascuno all’interno di uno stage nelle varie aziende locali. In questo modo
si è favorito l’incontro tra il mondo occupazionale della Valdera e le reali attitudini che caratterizzano ciascun utente.
Ritornando ai moduli di orientamento al lavoro all’interno di “Essere Cittadini”, le lezioni, oltre che far emergere la
consapevolezza sulle competenze di base e trasversali dei cittadini stranieri attraverso il dossier, hanno avuto come
tema il mondo del lavoro in Italia, il diritto del lavoro, che cosa ci si aspetta dal lavoratore e che cosa deve pretendere
dagli altri nel rapporto di lavoro, una guida per progettare e pianificare l’ingresso e la crescita nel mondo del lavoro ( o
per cambiare occupazione). La conoscenza diretta dei fabbisogni del mercato del lavoro e il collegamento con altri
progetti, ha prodotto poi significative ricadute occupazionali. Per evitare di trasformare questa nota a piè di pagina in
una “ulteriore ricerca”, concludo affermando l’importanza delle azioni di sistema e degli influssi sulle metodologie
didattiche utilizzate in classe tese all’informazione e all’orientamento.
69
discussioni di gruppo sorte spontanee, hanno spesso riguardato le modalità
di funzionamento del mercato del lavoro (e le attese novità), la ricerca
attiva del lavoro, le differenze tra i vari contratti di lavoro e la necessità di
aumentare le proprie conoscenze del diritto del lavoro per migliorare la
propria posizione contrattuale. Al termine dell’incontro ho rivolto alla classe
un questionario a risposte multiple sul diritto del lavoro46.
La settima lezione (durata 4 ore) è servita per parlare di diritto alla
salute, legislazione in materia, informazioni di base sul (si tratta di un
argomento da approfondire durante i corsi di formazione professionale, ma
che qui è stato affrontato nei suoi aspetti più importanti). In Appendice è
stata inserita la Circolare n 40/98/1010 del 22 aprile 1998, una scheda dal
titolo : “ risarcimento del danno biologico conseguente a un sinistro
costituisce un diritto inviolabile dell’uomo ( a prescindere dal possesso di un
regolare permesso di soggiorno) “. La discussione di gruppo ha affrontato il
tema della salute e del diritto all’ambiente salubre come fattore di
benessere individuale e collettivo. Al termine ho sottoposto alla classe un
questionario a risposta multipla sulla sicurezza e igiene del lavoro47.
L’ottava lezione (durata 4 ore) ha avuto come tema l’istruzione e la
formazione, l’educazione e l’accesso all’istruzione, il motivo del
finanziamento di un progetto come “Essere Cittadini” e dei fondi strutturali
della comunità europea (il Fondo Sociale Europeo soprattutto). In Appendice
ho depositato la modulistica di prescrizione/iscrizione universitari di cittadini
stranieri (gentilmente prestato da un corsista desideroso di iscriversi alla
Facoltà di ingegneria di Pisa). Insieme abbiamo cercato poi di compilarla.
La discussione di gruppo è servita per orientarci nelle diverse offerte
formative ( ho portato in classe l’elenco completo dei corsi offerti dalla
Provincia di Pisa) e per aumentare la consapevolezza dell’importanza della
formazione individualizzata e delle finalità politiche del corso che stavano
frequentando ( e dei motivi della sua gratuità )48.
La nona lezione (durata 4 ore) ha cercato di puntare i riflettori sui diritti
alla casa e all’alloggio, sui servizi forniti dal Comune di Pontedera, sulle
possibilità di finanziamento e di accedere agli alloggi popolari. Si è trattato
di una lezione atipica condotta soprattutto attraverso i racconti e le
peripezie dei corsiti per reperire una sistemazione idonea alle proprie
esigenze; si è parlato di servizi e della relativa efficienza o inefficienza sul
46
Contenuti trattati: Rapporto di lavoro e contratto di lavoro - diritti e doveri del lavoratore – tutela del lavoroLavoro autonomo - Lavoro dipendente - Decreto flussi -Programmazione - – Quote riservate - Cooperazione in materia
di controllo dei flussi -Riammissione - Chiamata numerica - Lavoratori di origine italiana - Titoli di prelazione Sportello unico per l’immigrazione - Centro provinciale per l’impiego - Assunzione - Nulla osta - Richiesta nominativa –
Richiesta numerica - Garanzie - Contratto di soggiorno
47
Contenuti trattati : Accesso al lavoro – Servizio Sanitario nazionale –Azienda ASL - Accesso ai servizi sanitari Accesso ai servizi sociali - Decreto Legislativo 626/94 sicurezza e salute dei lavoratori sul posto di lavoro – ambiente
salubre – benessere individuale e collettivo – diritto all’integrità fisica
48
Contenuti trattati : diritto allo studio – educazione degli adulti – progetto e finanziamenti- Istruzione - formazione
professionale – Scuola dell’obbligo e Scuola Secondaria Superiore – Università – Formazione per tutto l’arco della vita.
70
territorio, facendo confronti con le aree geografiche di provenienza dei
cittadini stranieri49.
La decima e ultima lezione (durata 4 ore) ha infine messo in evidenza il
diritto alla difesa, il sistema giurisdizionale italiano e le norme a tutela dei
diritti del cittadino. Nell’appendice del raccoglitore è tuttora contenuto un
documento dal titolo: “ La difesa del cittadino extracomunitario tra difesa
d’ufficio, di fiducia e gratuito” la cui lettura in classe ha permesso di
evidenziare le relative differenze e la necessità di informare in merito alla
possibilità di essere difesi in un eventuale giudizio. La discussione di gruppo
ha suscitato un dibattito in merito alle condizioni carcerarie di molti cittadini
stranieri facendo un raffronto con epoche passate e con metodi accusatori o
inquisitori di procedere nel processo. E’ rimasto del tempo per affrontare il
caso di Mohammed che aveva fatto ricorso al T.A.R. per opporsi al rigetto
da parte della questura della sua richiesta di far entrare in Italia il cognato,
attraverso il meccanismo dello “sponsor”.50
Stanchi, ma non annoiati per la rilevanza degli argomenti trattati, ci siamo
così dati appuntamento per il penultimo incontro dove avrei sottoposto i
”ragazzi” ad un questionario finale e alla compilazione di una scheda
di valutazione dell’esperienza ( durata 4 ore, di cui almeno 2 di
successiva discussione ).
Per quanto riguarda il test finale, si è trattato di un modo semplice per
concludere il corso gratificando i “ragazzi” che avevano portato a termine
positivamente il modulo con un risultato da verificare e apprezzare. Il
premio sarebbe stato la consegna di un attestato e il riconoscimento del
buon lavoro fatto.
Potremmo a questo punto fare riferimento agli “standard” per rilevare le
competenze base degli adulti. All’interno del progetto “Essere Cittadini” è
stata prevista a tale scopo un’azione specifica di
Bilancio delle
competenze in uscita (2 ore per 200 corsisti); attraverso un colloquio
individuale è stato aggiornato il portfolio delle competenze e visto il
rapporto esclusivo tra bilanciatore e bilanciato, solo in casi particolari, è
stata presente la figura di un mediatore. In relazione al percorso formativo
svolto si è valutata anche la motivazione a intraprendere altri percorsi
formativi (anche di autoaggiornamento) sia formali che informali. Questo
modello ha garantito la possibilità di ingresso e di uscita differenziate,
consentendo l’adattamento alle diverse possibili condizioni di partenza dei
soggetti e graduando altresì gli obiettivi individuali.
Aldilà del raggiungimento o meno di standard condivisi in materia di
educazione degli adulti i “ragazzi” hanno comunque sempre raggiunto
risultati e credo sia compito del docente valorizzarli in vista di una loro
49
Concetti disciplinari : Alloggio - Reddito – Accoglienza e Centri di Accoglienza – Alloggi sociali – Beni mobili e immobili –
Acquisto – Servizi sul territorio
Meccanismo non più utilizzabile con l’entrata in vigore della “Bossi-Fini”
Contenuti trattati nell’ultima lezione : Diritto di difesa – difensore – processo - Arresto - Centro di permanenza temporanea e
assistenza - Corte di Cassazione - Ordine di lasciare il Territorio Nazionale - Ricorso - Termini- Trattenimento - Tribunale
Amministrativo Regionale - Illecito - Reato - Immigrazione clandestina - Favoreggiamento - Ingresso illegale -
50
71
successiva spendita, o di orientarli verso un miglioramento o diverso
utilizzo.
8. Riflessioni finali sulle metodologie di insegnamento in classe, la
discussione in aula, l’individuazione di parole chiave, la predisposizione di
fascicoli personali per il materiale didattico, lo studio di casi, le modalità di
ripasso e di verifica, gli aspetti linguistici, le modalità comunicative
In relazione ad ogni Unità Didattica presentata nel corso delle lezioni (e
organizzata progressivamente nel “Raccoglitore”) ho utilizzato testi
di
saggistica giuridica per illustrare l’argomento in discussione. Ho rilevato
subito che i materiali didattici da distribuire in classe51 come punto di
riferimento per le esposizioni dovevano essere brevi ed efficaci, la loro
lettura è avvenuta ad alta voce e spesso da parte dei corsisti stessi. Si
doveva esporre subito il concetto da rappresentare, solo successivamente
se ne potevano apprendere le sfaccettature. Ho cercato di utilizzare le mie
conoscenze sul “come parlare in pubblico” volgendo la sguardo
preferibilmente verso gli alunni in fondo alla classe, dispensando di “intense
occhiate” uno ad uno i corsisti periodicamente e richiamando l’attenzione
con l’utilizzo di alcuni semplici trucchi, frasi come: “Che cosa stavo dicendo
?”, domande continue aspettandomi le risposte per dispensare grandi
riconoscimenti a chi si sarebbe avvicinato in qualche modo alla soluzione. Il
ripasso di ogni lezione precedente è stato chiesto ai corsisti, con relativa
corsa rovinosa per recuperare gli appunti presi; ogni volta che qualcuno ha
mostrato di aver appreso un concetto gli è stata data la possibilità di
spiegarlo alla classe intera, con un gioco di continua alternanza di ruoli tra
docente e allievo.
Da questo punto di vista è stato utile preparare delle parole chiave per
ogni unità didattica e scriverle sulla lavagna al termine della trattazione
dell’argomento (durata mai più di un’ora, un’ora e mezzo di tempo) per
rendere “visibile” il concetto di cui avevamo dibattuto. Parole che poi
restavano in “bella vista” e influenzavano il successivo dibattito che veniva
svolto in modo problematico per stimolare la discussione (della durata di
un’ora circa ogni volta) da parte del gruppo52. Non si è mai trattato di una
presentazione chiusa ma fatta in modo da porre domande ai partecipanti e
da stimolare le loro curiosità e perplessità.
Visto che l’obiettivo non voleva essere quello di “addomesticare” i nuovi
migranti, per questo motivo la valutazione dell’apprendimento si è svolta
attraverso l’osservazione da parte mia del livello di partecipazione e di
interessamento durante le discussioni di gruppo
51 Successivamente, viste le richieste personali di poter disporre di materiale individuale, ho fatto acquistare
dall’Amministrazione del progetto dei raccoglitori con fogli trasparenti per ognuno dei corsisti, all’interno dei quali inserire i
documenti, le prove fatte in classe, la modulistica utilizzata da ognuno. Gli studenti del modulo di legislazione sociale, si
distinguevano all’interno del Centro Territoriale, proprio per il colore azzurro di tali maneggevoli contenitori.
52
Giova ancora ricordare il valido sostegno, in questi momenti, del mediatore culturale di lingua araba o albanese
72
Il test o questionario finale (della durata di quaranta minuti circa)53
spesso è stato condotto stile “Gerry Scotti”, per cercare di non scatenare
paure o ansie da prestazione. In altre occasioni, come già ho anticipato, ho
preferito al quiz la risoluzione (o meglio lo studio) di casi concreti o la
compilazione di modulistica attinente agli argomenti trattati.
Dovendo rivolgermi a “ragazzi” stranieri, pur potendomi avvalere della
collaborazione di un mediatore culturale capace di tradurre istantaneamente
dall’italiano ad alcune delle lingue meglio conosciute in classe, pur non
essendo essendo esperto di insegnamento dell’italiano, ho dovuto tener
conto di tutta una serie di aspetti linguistici.
Dal punto di vista della comunicazione ho preferito concentrarmi sul
messaggio indipendentemente dalla forma in cui questo veniva espresso;
verificare la effettiva comprensione di ogni messaggio rivolto ai
destinatari; usare un lessico di base, evitando i termini colti nelle interazioni
con i destinatari (p.es. “trovare” invece di “reperire”, “fine” invece di
“cessazione”, “se” invece di “nel caso in cui”); spiegare ogni nuovo termine
tecnico; semplificare il modo di parlare in modo da essere compreso
almeno all’80% da ogni destinatario.
Usando strategie di semplificazione del discorso orale ho cercato di:
rallentare la velocità di dizione; aumentare le pause; usare spesso le
ripetizioni e le riformulazioni di frasi e concetti; usare codici non verbali
(gesti, simboli grafici, disegni alla lavagna54) per illustrare il discorso orale;
formulare le domande preferibilmente in forma chiusa (in modo da favorire,
negli stadi iniziali, risposte polari del tipo sì/no); accompagnare il discorso
orale con parole-chiave scritte (su lucido o lavagna) che riassumano i
concetti illustrati a voce; preferire frasi brevi a discorsi lunghi e complessi;
favorire l’interazione con il destinatario evitando il monologo; evitare il
ricorso a metafore, espressioni idiomatiche, proverbi (preferendo un
discorso riferito a luoghi, persone e fatti concreti di tipo esperienziale);
esplicitare tutti i riferimenti alla cultura italiana per evitare che le
incomprensioni sorgano non da problemi linguistici ma piuttosto
interculturali;
evitare,
di
conseguenza,
gli
impliciti
culturali
(ascolto/attenzione/comprensione). Tutta questa serie di premure e di
pratiche comunicative sono il frutto di continua, ossessiva verifica della
capacità di trasmettere messaggi e comunicare informazioni. L’esperienza di
centinaia di ore di lezione e di incontri personali con “cittadini stranieri” sino
al punto di diventare “esperto in comunicazione interculturale” 55, ha
talmente inciso sulle mie modalità comunicative da farmi abbandonare
definitivamente le poche forme “forbite” di espressione in lingua italiana
53
Un attento osservatore potrebbe osservare che, sommando la durata della trattazione dell’argomento con la
discussione di gruppo e con il test finale si raggiungono massimo 3 ore e 10 minuti. Per ottenere le 4 ore previste da
ogni lezione bisogna però tener conto di due abbondanti pause, necessarie per ritemprare le energie fisiche e per
eventuali colloqui personali.
54
E’ rimasta famosa una mia mostruosa rappresentazione dell’Italia e dell’Europa disegnate alla lavagna per spiegare i
confini dell’area Shengen.
55
Anche a seguito dell’ottenimento di titolo di “mediatore interculturale” a seguito di in corso IFTS di 1200 ore
frequentato tra il Settembre 2000 e il Febbraio 2002.
73
conosciute in luogo di “messaggi diretti”, “frasi a effetto immediato”…in
parole povere ho imparato a “parlare in stampatello”.
Un ultima considerazione vorrei farla attorno alla decisione di usare il “tu”
con i destinatari. Spesso molti cittadini stranieri avvertono questo modo di
comunicare come una mancanza di rispetto o una sorta di discriminazione
rispetto all’uso del “lei” che ci riserviamo tra italiani. E’ stato di conseguenza
necessario chiedere anticipatamente il permesso, magari accordandosi alla
francese: “on se tutoie?” . Il motivo principale per l’utilizzo di tale forma di
comunicazione è soprattutto il fatto che le forme verbali sono più
comprensibili, non si ricorre al congiuntivo di cortesia, in più si instaura un
rapporto più informale e confidenziale. Per questo è valso la pena darsi del
“tu”.
La valutazione di tutta la serie di elementi56 indicati avrebbe potuto
prendere anche la forma di un “diario di bordo” : brevi osservazioni
appuntate in un quaderno alla fine di ogni incontro con i corsisti. Questa
forma di osservazione avrebbe avuto il vantaggio di raccogliere nella loro
immediatezza sia le reazioni dei corsisti sugli argomenti dibattuti che la
valutazione/riflessione del docente sul metodo e sugli strumenti utilizzati
durante l’incontro. Avrebbe sollecitato anche una certa sperimentazione da
un incontro all’altro per migliorare la metodologia di orientamento. Ma il
condizionale usato in questo ultimo periodo sta ad indicare una buona
volontà iniziale, un utilizzo iniziale di un maneggevole libretto di appunti
(ormai smarrito), e un successivo abbandono con l’impossibilità di riprodurlo
come documento.57
“FOLLOW UP”
FINALE DI
2
ORE, CONSEGNA ATTESTATI, UTILIZZO DEL “RACCOGLITORE”
Per concludere questo primo lavoro, non mi resta che fare riferimento
all’ultimo incontro, fatto a distanza di qualche settimana dalla compilazione
del Questionario finale e della scheda di valutazione dell’esperienza. Il
tempo trascorso è servito per rivedere il film dell’intero corso, per
correggere il test, per preparare l’attestato, per permettere il bilancio di
competenze in uscita. Quella sarebbe stata anche l’occasione per metter a
disposizione degli alunni il “raccoglitore”, per disciplinarne l’utilizzo e la
reperibilità, magari responsabilizzando qualche “referente”. “Essere
Cittadini” è stato un percorso condiviso per raggiungere e imparare a
utilizzare strumenti di cittadinanza attiva. Utilizzare autonomamente il
“raccoglitore” è servito per sviluppare capacità di problem-solving, per
distaccarsi, alla fine delle lezioni, dal rigido modello docente-alunno e creare
il pretesto per formare una sorta di “circolo di studio” promuovendo
“l’autoformazione”.
56
Ad esempio gli argomenti scelti, la suddivisione degli argomenti, le parole chiave, la presentazione delle schedecontenuti, il linguaggio utilizzato, la conoscenza/mancanza di conoscenza del paese di origine dei corsisti, il
reperimento ed utilizzo del materiale, le difficoltà incontrate, l’osservazione del gruppo, il grado di coinvolgimento dei
corsisti nelle discussioni di gruppo, eventuali giudizi da parte dei corsisti, esame del clima d’aula.
57
Questo non significa che in modo non formale tale verifica non sia avvenuta e che i moduli svolti successivamente,
nell’arco di un anno circa, non siano stati il frutto di continui tentativi di miglioramento rispetto alle esperienze
precedenti.
74
Attualmente il “testo vivente” si trova all’interno dell’Istituto Pacinotti di
Pontedera (PI) in via Dante 42 è testo di studio, ma anche di
confronto…presto il continuo passaggio e il continuo alternarsi dei cittadini
migranti nelle nostre terre porterà il “raccoglitore “ in un polveroso e
dimenticato scaffale del Centro Territoriale… mi auguro soltanto, a quel
punto, che il “curioso” che salverà il lavoro da sicuro incenerimento rimanga
colpito dall’idea di fondo e dalle parole che ne precedono le lettura:
…a disposizione di quanti possano trarne una sia pur ridotta utilità e magari
l’occasione di qualche critica, chiedendo anticipatamente scusa per gli
eventuali errori commessi, vi lasciamo alla lettura del materiale raccolto con
una precisazione: questo lavoro è solo l’inizio di una attività che richiama,
sia per la prima che per la seconda parte, alla futura collaborazione di
quanti vorranno portarvi modifiche, aggiornamenti e approfondimenti. …58
58
L’eccessiva enfasi è dovuta all’orario in cui ho scritto quest’ultimo passaggio: le 3 di notte, momento in cui la
stanchezza e il sonno mi hanno reso momentaneo “eroe e preda” di un nuvolo di zanzare che mi ha divorato.
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Essere cittadini pag 53