Libretto Berlino_16 pagine:Layout 1
15-10-2014
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PYRGOS TRAVEL
“L’EUROPA al CENTRO...
nel CENTRO dell’EUROPA
BERLINO
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Premessa didattico- educativa
Con tale Progetto l’Azienda Pyrgos Travel Agency, di lunga e provata esperienza professionale,
sia per quanto riguarda le particolari esigenze del turismo scolastico che per quanto attiene alla
specifica competenza rispetto alla destinazione proposta, si pone oggi l’obiettivo, in collaborazione
con Air Berlin, di offrire alle scuole superiori di Roma Capitale un’offerta culturale e formativa, a
supporto delle esigenze didattiche ed educative delle classi del triennio, rispondendo così alle
aspettative delle famiglie e del mondo della scuola per un costante allargamento dell’orizzonte
europeo dei giovani.
Il titolo scelto per il Progetto indica con chiarezza le intenzioni della proposta: consentire ai
nostri adolescenti di vivere con maggiore consapevolezza il presente continuo del loro essere
costantemente connessi, educandoli però a cogliere l’importanza della dimensione di un passato che
li ha generati ma che, proprio loro, con l’energia giovanile e innovatrice che li contraddistingue
devono comprendere al meglio per progettare un futuro diverso, possibilmente migliore, che dal
passato sappia trarre ispirazione, riscoprendone sia ricchezza e valori che fallimenti ed errori.
Ecco allora che la nostra proposta ha lo scopo di valorizzare il concetto di studio “sul campo”,
associato anche al fattore di una sostenibilità economica dell’esperienza di viaggio, nella garanzia
comunque della qualità del percorso e della sicurezza del trasporto, questioni che, per le famiglie
degli alunni, non sono certo di secondaria importanza,
Nel piano didattico-educativo per le classi del triennio delle scuole secondarie di II grado è
stato pertanto ipotizzato uno specifico itinerario culturale ed etico-civile, poiché va certamente
dedicata un’attenta riflessione alla Memoria del ‘900, che preveda anche un particolare viaggio
d’istruzione: un percorso che possa consentire la scoperta dei molteplici volti della capitale della
Germania, quella Berlino che rappresenta il fulcro di una seria riflessione sulle drammatiche ed
articolate vicende del secolo scorso, ma che si presenta anche come il centro della prospettiva
europea del secondo millennio, nei suoi processi di modernizzazione e di globalizzazione.
La scoperta di una capitale, che si presenta in questo momento come un punto di riferimento
per i giovani di tutta Europa ci sembra dunque, non solo culturalmente ma anche didatticamente,
necessaria per consentire loro di comprendere in modo più completo ed approfondito quegli
elementi e quei processi che hanno caratterizzato la complessità del secolo appena trascorso, fino
alla caduta del Muro, l’evento che molti oggi considerano come l’effettiva chiusura del XX secolo, a
cominciare proprio dallo storico Eric Hobsbawm, recentemente scomparso, il quale, per questa
ragione, coniò la definizione di secolo breve. E’ perciò indispensabile ricordare quest’anno, nel
quale ricorre il 25° anniversario dell’abbattimento del Muro, quale svolta epocale tale evento abbia
rappresentato per il mondo intero.
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Destinazione Berlino
Nel quadro di un piano articolato dei viaggi d’istruzione per le classi del triennio, ci sembra
importante suggerire ai Dirigenti scolastici ed ai Docenti delle scuole romane una destinazione che
permetta di completare il piano didattico-formativo, predisposto e svolto nelle classi nel corso
dell’anno, con un itinerario culturale che, da un osservatorio privilegiato, possa fornire agli
studenti prossimi alla maturità ulteriori strumenti interpretativi, sia sugli eventi (storico-politici,
economico-sociali, artistico-culturali, etc...) che sulle prospettive del mondo contemporaneo nel
quale vivono, e nel quale dovranno investire le loro migliori risorse per progettare un futuro più
positivo del presente.
Per altro, molti intellettuali, e non solo gli storici, condividono il punto di vista di Hobsbawm,
anche perché l’inizio del secolo viene spostato, dallo stesso studioso, al momento dello scoppio del
primo conflitto mondiale, del quale pure ricorre il centenario. Dunque, per entrambe le ragioni, la
città di Berlino è un polo chiave per una attenta riflessione sugli ultimi decenni della Storia,
riflessione che possa consentire ai più giovani una lettura puntuale della complessa articolazione
del presente globale, più problematica e meno superficiale di quanto, a volte, sono portati a credere
grazie (o meglio, per colpa) di una comunicazione e di una informazione mass-mediatica troppo
sommaria e superficiale.
Ciò su cui si intende particolarmente porre l’accento è la necessità di ripercorrere gli sviluppi
delle politiche nazionali ed internazionali novecentesche per ribadire il rifiuto di ogni forma di
totalitarismo; tutti i regimi che si imposero nel secolo appena trascorso produssero conflitti e
tragedie mai vissute prima dall’umanità e, nella logica di annientamento di ogni libertà personale,
civile, culturale o religiosa, esercitarono un controllo assoluto sui cittadini con ogni forma di
persecuzione e milioni di morti.
Da questo punto di vista Berlino rappresenta proprio un nodo ed uno snodo: capitale elegante e
raffinata di inizio secolo, ricca di esperienze e produzioni artistiche e culturali anche innovative,
centro regale di un impero costituito da appena quarant’anni, ricco, scientificamente,
tecnologicamente e industrialmente avanzato per la sua epoca, rappresenta il grande Stato che uscì
gravemente sconfitto da una guerra per la prima volta mondiale, nella quale furono sperimentate
armi e modalità di scontro nuove e devastanti, e che cambiò radicalmente il panorama europeo,
oltre ai rapporti di forza tra le nazioni.
La sconfitta del 1918 travolse la Germania e, trasformandola, la condusse verso il baratro del
nazismo che dopo soli vent’anni precipiterà di nuovo l’Europa e il mondo in un altro conflitto
ancor più drammatico e feroce.
Il nazismo fece inoltre di Berlino il centro propulsore della politica del führer, la individuò
come scenario privilegiato per la rappresentazione esasperatamente magniloquente della potenza
del regime e della sua esaltazione, raggiungendo il massimo nelle Olimpiadi del 1936, con le
storiche riprese della famosa regista Leni Riefenstahl.
Ne fece anche lo sfondo preferito dei filmati di propaganda, compresi quelli razzisti, in cui si
volle sottolineare la presunta inferiorità della cosiddetta razza ebraica.
In tutti i passaggi storici, più che noti e sommariamente indicati, Berlino è, anche visivamente,
l’emblema di questa evoluzione: la sua immagine rappresenta in modo significativo la
trasformazione degli assetti, fino a quella sorta di paesaggio lunare cui fu ridotta dai
bombardamenti alleati che la distrussero alla fine della guerra.
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Ma ancor più, essa restituì al mondo la propria immagine divisa quando venne smembrata in
spazi di controllo e sfere di influenza.
E ogni irrigidimento tra le grandi potenze, nel periodo della cosiddetta guerra fredda, sembra
incarnarsi nelle forme che questa città assume: una per tutte, l’innalzamento del muro di cemento
invalicabile che venne costruito al suo interno nel 1961, una ferita che rimarrà aperta per 28 anni a
sottolineare la divisione e la radicale distanza politica ed ideologica tra est e ovest nella città, in
Germania e nel mondo intero.
Allo stesso modo, l’improvviso libero passaggio dei cittadini dall’est all’ovest della capitale,
attraverso quel varco di polizia che aveva visto negli anni precedenti tante decine di morti tra
coloro che tentavano la fuga, sintetizzò l’insieme dei fermenti che stavano destabilizzando un
blocco politico, un intero modello ed un sistema che andavano mostrando tutte le loro
inadeguatezze.
E quando il 9 novembre 1989 il muro fu abbattuto, e le televisioni rimandarono ovunque
immagini di ragazzi arrampicati in alto, a cavalcioni su di esso, quasi ad umiliarne ora il terrore
che aveva saputo comunicare per anni, non ci fu chi non comprese che Berlino era di nuovo
l’ombelico del mondo, un mondo in radicale trasformazione.
Esattamente a mezzo secolo di distanza dalla “Notte dei cristalli”, nella stessa data in cui il
nazismo aveva dato il via più plateale al piano di annientamento degli ebrei d’Europa, con la
distruzione di sinagoghe, edifici, negozi, libri… Berlino trovava in sé la forza di liberarsi di un
altro modello totalitario e totalizzante e di aprire così la strada all’abbattimento di quella che
Winston Churchill chiamò “la cortina di ferro”.
Tale premessa era dovuta, per motivare un percorso di visita della città che lascerà
necessariamente fuori molti luoghi notevoli di Berlino, una capitale dinamica, vitalissima e in
perenne evoluzione anche architettonica, una città che, solo per dare dei numeri, possiede 150
teatri in attività, 170 musei, centinaia di iniziative e attività culturali di ogni genere, scientifiche,
artistiche e musicali, ed è poi attraversata da due fiumi, decine di canali, ha decine e decine di
laghetti nei moltissimi parchi, poiché le aree verdi sono enormi e coprono un terzo della città.
Si e’ inoltre arricchita negli ultimi anni di moltissimi interessanti edifici moderni, realizzati da
noti architetti internazionali in spazi riqualificati o lasciati vuoti – soprattutto nelle zona orientale –
dopo le distruzioni della II guerra mondiale.
Oggi, a venticinque anni dalla caduta del Muro, Berlino ci rimanda invece l’immagine di una
capitale internazionale, una fucina culturale dove convivono le più originali tendenze e
intelligenze della cultura europea e mondiale, una capitale dei giovani dove la salvaguardia
dell’antico, e la riqualificazione degli spazi abbandonati durante gli anni della guerra fredda, si
fonde elegantemente con l’architettura contemporanea, realizzata con genialità dalle più
importanti firme del mondo.
Per tutto quanto sopra esposto, la nostra proposta rivolta alle scuole superiori romane si
concretizza in un programma come sotto descritto, allo scopo di far cogliere almeno tre delle molte
possibili piste di lettura della città di Berlino, in questo anno chiave che celebra un anniversario
cardine per la Storia d’Europa, al centro di un’Europa ormai Unione di 28 nazioni, liberamente
legate da un Trattato di Schengen che ha abolito frontiere e dogane:
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Berlino capitale di un grande Impero
Berlino capitale del progetto nazista
Berlino divisa e ora riscattata dalla sua progettualità presente e futura
PROGRAMMA del VIAGGIO a BERLINO
in 5 giorni
Il percorso nella capitale tedesca, prevede un itinerario di visita ai seguenti siti della città, in coerenza
con quanto esplicitato in premessa, seguendo cioè un cammino che conduca i ragazzi a comprendere tutti le
trasformazioni della Germania dall’inizio del ‘900 agli anni 2000, passando per due totalitarismi, fino al
veloce sviluppo dell’ultimo ventennio, dopo la riunificazione .
Le precise indicazioni che seguono vogliono fornire ai Docenti spunti per un percorso di
approfondimento da condurre in classe, prima e dopo il viaggio, anche con l’ausilio di filmati d’epoca o di
pellicole particolarmente significative (suggerite in coda al Programma), che consentano agli studenti di
affrontare con maggiore consapevolezza l’itinerario previsto.
L’esatta distribuzione dei luoghi di visita nelle diverse giornate potrà essere definito solo al momento
delle prenotazioni, quando sarà possibile, in base agli orari indicati dai singoli musei, equilibrare
l’alternanza dei percorsi.
Inoltre, se i Docenti lo desiderano è possibile organizzare in una delle giornate, o in un giorno
aggiuntivo la visita al vicino campo di concentramento di Sachsenhausen.
la Porta di Brandeburgo e la Unter den Linden
E’ forse opportuno iniziare la scoperta
della città dall’immagine-simbolo di
Berlino, la Porta di Brandeburgo,
poiché essa fu costruita alla fine del
‘700, nel periodo di massima potenza
dell’allora Regno di Prussia: ha
dunque rappresentato nel secolo
successivo la forza dello Stato tedesco
cui storicamente spettò il merito
dell’unificazione della Germania nel
1870, ma ha anche fatto da sfondo alle
parate naziste ed è ben visibile in tutte
le immagini del Muro quando era
ancora in piedi, visto che si trovava a
pochi metri di distanza nell’allora
Berlino est, ma soprattutto essa
emerge con forza dalle foto scattate la
notte del suo abbattimento. E’ stata
accuratamente restaurata tra il 2000 e
il 2002, ma la famosa Quadriga della
Vittoria in bronzo, che la sovrasta,
innalzata per celebrare i fasti dell’Impero, resta oggi rivolta ad est, direzione verso cui fu spostata con la divisione della
Germania dopo il 1945. Ecco poi lo storico ed imponente viale dei tigli settecentesco che conduce, con una passeggiata di 3
chilometri, fino ad Alexanderplatz. La distanza non deve preoccupare poiché questa passeggiata permetterà di vedere, con la
spiegazione delle guide, tutti i principali monumenti del centro città: le varie ambasciate, il lussuoso hotel Adlon, teatri, la
Biblioteca di Stato, la storica Università “von Humboldt” (dove studiarono Marx ed Engels e insegnarono Einstein ed Hegel),
la vecchia Biblioteca (Alte Bibliothek), il teatro dell’Opera (Deutsche Staatsoper), e la Nuova Guardia (Neue Wache,) edificio
dedicato al ricordo di tutte le vittime delle guerre e delle dittature, fino ad arrivare in Bebel Platz con la cattedrale cattolica di
St.Hedwigs. Al centro della piazza si trova un monumento commemorativo di Micha Ullman: una lastra di vetro, inserita
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sulla superficie della strada, fa intravedere una camera piena di scaffali vuoti. Qui infatti nel 1933 avvenne il tristemente
famoso rogo dei libri ritenuti pericolosi dal Terzo Reich. Alle spalle di questa piazza merita una sosta Gendarmenmartk,
ritenuta una delle più belle piazze di Berlino, con le due cattedrali protestanti ai lati – il Duomo Francese e il Duomo Tedesco
apparentemente gemelle – e la neoclassica Konzerthaus al centro.
la piazza della Gendarmeria
(Gendarmenmarkt) con la
Konzerthaus, il Duomo Francese e
il Duomo Tedesco.
l’isola dei Musei e il Museo
Pergamon
al centro del fiume Sprea, è detta anche la culla della
storia di Berlino perché lì si ebbe il primo insediamento
nel XIII secolo e, tra i grandi Musei lì situati, si potrà
vedere almeno da fuori il Pergamonmuseum, in quanto
esso rappresenta la potenza anche culturale e di ricerca
dell’Impero germanico tra ‘800 e ‘900. Edificato nei
primissimi decenni del XX secolo raccoglie tutti i reperti
risultato dei grandi scavi archeologici delle spedizioni
tedesche nel Vicino e nel Medio Oriente: solo ad esempio,
l’Altare di Pergamo, la Porta di Ishtar a Babilonia, parte
di un interno di un Palazzo dell’Antico Regno Assiro, la
Porta del Mercato di Mileto, il muro di mattoni smaltati e
scolpiti del Palazzo dell’imperatore persiano Dario I a
Susa, etc…
nel Mitte, il quartiere
ebraico:
è il quartiere più a nord di Berlino e
divenne nell’Ottocento la sede della
comunità ebraica cittadina, prima che i
nazisti e i bombardamenti dell’ultima
guerra ne distruggessero gran parte dei
palazzi. Oggi la Nuova Sinagoga e il
Cimitero Ebraico sono i fulcri attorno a
cui ruota la comunità ebraica berlinese;
nei pressi del quartiere ebraico, è bene
dare un’ attenta occhiata a dove si
cammina: capiterà di notare delle piccole
mattonelle dorate e quadrate, anche in
gruppo.
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Si tratta di targhe commemorative coi nomi dei deportati nei campi di concentramento e di sterminio che abitavano nelle case
davanti alle quali sono poste tali targhe. Il quartiere ebraico è uno dei più vivi della città con i suoi famosissimi cortili, oggi in
piena rinascita, completamente restaurati e colmi di locali, cinema, ristoranti.
La villa della Conferenza di Wansee, sul lago omonimo
Il 20 gennaio 1942 gli alti rappresentanti del
Ministero nazionalsocialista e delle SS si
incontrarono alla Villa Minoux sulle sponde
del Wannsee, a Berlino. La conduzione fu del
dirigente supremo delle SS, Reinhard
Heydrich, ma l'ordine per l'avvio della
conferenza fu dato dal Reichsmarschall
Hermann Göring su proposta di Hitler. In
quella sede venne trattata la deportazione
organizzata e l'eliminazione degli ebrei
d'Europa, non solo nei territori occupati della
Polonia e dell'Europa dell'est, la cosiddetta
"soluzione finale della questione ebraica"
(Endlösung der Judenfrage).
In occasione del cinquantenario della
"Conferenza del Wannsee", nella villa è stato
aperto un monumento per il ricordo di quelle
tragiche
decisioni,
con
l'esposizione
permanente "La Conferenza del Wannsee e lo
sterminio degli ebrei europei".
Il nuovo centro di documentazione
“Topografia del terrore“
Attraversando l'area la ghiaia ferroviaria sparsa in quantità
tutto intorno all'edificio dell'esposizione rende subito
tangibile l'immenso crimine perpetrato dai nazionalsocialisti:
la deportazione e l'assassinio di milioni di ebrei provenienti
da tutta Europa, di sinti, di rom e di coloro che i nazisti
classificarono “non degni di vivere“, come gli omosessuali e i
malati psichici. Questa grigia desolazione è circondata a
nord da una residua striscia del muro di Berlino e a sud da
un boschetto di robinie ove era situato il centro
organizzativo del terrore nazionalsocialista. Era qui, nell'area
tra la Prinz-Albrecht-Straße (oggi Niederkirchnerstraße) e la
Wilhelmstraße che si pianificò il genocidio di massa e la
persecuzione dei dissidenti politici. Sede centrale della
Geheime Staatspolizei, la Gestapo, del servizio di sicurezza
delle Schutzstaffel, le SS, e dell'ufficio centrale della
sicurezza del Reich, l'RSHA, questa area ospitava il nucleo organizzativo della politica di sterminio nazionalsocialista. Nel
sessantacinquesimo anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale, è stato inaugurato qui il nuovo centro di
documentazione denominato “Topografia del terrore“.Il progetto “Topografia del terrore“ esiste ufficialmente dal 1987 e sin
da allora l'esposizione collegata è stata aperta al pubblico in differenti baracche e padiglioni situati in diversi punti di
quest'area. Ora finalmente ha trovato una collocazione stabile. Il nuovo centro di documentazione è ospitato in un edificio
quadrato di due piani con un atrio al centro. Il piano inferiore si trova a livello delle cantine ed è quindi invisibile dall'esterno.
Il sobrio edificio è stato appositamente pensato come padiglione a vetrate, per evitare, da un lato, di sviare il visitatore dai
contenuti presentati e, dall'altro, di confondersi con le imponenti architettura naziste circostanti, tra cui ad esempio l'edificio
dell'ex Ministero dell'aviazione del Reich, oggi sede del Ministero federale delle Finanze. Da quasi ogni punto del piano
superiore dell'edificio è possibile scorgere l'ampio sito storico di 4,5 ettari nel cuore di Berlino.Dopo il 1945 l'area bombardata
era progressivamente caduta nell'oblio. Dopo la rimozione delle macerie, si andò ad aggiungere all'elenco di quelle zone
morte della Berlino del dopoguerra e, poi, della Berlino divisa, che correvano lungo il muro costruito nel 1961. L'area,
appartenente a Berlino Ovest, venne usata come deposito di calcinacci e diventò un “autodromo“ per piloti in erba senza
patente. Solo alla fine degli anni Settanta, nell'ambito dell'esposizione internazionale del settore edile e grazie all'impegno
della cittadinanza, venne riscoperto il significato storico del luogo. Un aperto confronto critico con questo capitolo buio della
storia tedesca contribuì a risvegliare la memoria delle vittime del regime nazista.
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L'area, che comprendeva la mostra e i resti dell'edificio riportati alla luce, venne inaugurata nel 1987, in occasione dei
festeggiamenti per i 750 anni di Berlino. La “Fondazione Topografia del terrore“ (Stiftung Topographie des Terrors) fu
costituita nel 1992 allo scopo, tra l'altro, di creare e gestire un centro internazionale di documentazione ed esposizione.
L'attuale Direttore responsabile è il pubblicista e rabbino Andreas Nachama. Dopo aver accantonato il progetto della
costruzione del centro di documentazione ideato dell'architetto svizzero Peter Zumthor, nel 2005 è stato indetto un nuovo
concorso. Nel 2007 sono iniziati i lavori di costruzione sulla base del progetto vincitore dell'architetto Ursula Wilms e di
Heinz W. Hallmann, architetto paesaggista. Per la nuova inaugurazione della primavera 2010 l'esposizione permanente è
stata completamente rielaborata e rinnovata per offrire una dettagliata descrizione dell'ingegnosa rete organizzativa dei
nazionalsocialisti e della loro spietata politica di sterminio nei confronti di ebrei, sinti e rom, omosessuali e malati mentali.
Oltre ai crimini commessi, l'esposizione illustra le carriere di alti funzionari come Reinhard Heydrich, Heinrich Himmler o
Rudolf Diels che, dal 1933, tra i propri incarichi si occuparono sistematicamente dello sterminio degli ebrei in Europa.
Completamente nuova è la sezione dedicata al destino dei molti criminali rimasti impuniti dopo il 1945.È stato inoltre allestito
un percorso in 15 tappe, di cui la prima e più importante è proprio l'area stessa. Il percorso si snoda principalmente presso i
resti dell'edificio preesistente, pannelli informativi corredati di foto e disegni aiutano il visitatore a orientarsi nello spazio e
offrono una panoramica sulla storia dell'area; che si presenta come un concentrato della storia delle due Germanie: nell'area si
trovano, tra l'altro, le fondamenta della prigione della Gestapo, un bunker aereo e un magazzino per i rifornimenti. Nelle
cosiddette fosse espositive sono illustrati i diversi strati della storia recente delle due Germanie: direttamente sopra i muri che
delimitavano le cantine dell'ex sede centrale della Gestapo correva il Muro di Berlino, i cui resti sono ancora presenti nell'area.
In questo modo sono messe a confronto le diverse espressioni degli
estremismi politici e la conseguente minaccia alla libertà, al diritto e
all'umanità stessa. Con i suoi oltre 500.000 visitatori, rappresenta uno
dei luoghi della memoria più visitati della capitale. Il nuovo edificio
comprende, oltre a numerosi oggetti storici, una biblioteca con 27.000
documenti su diversi supporti, archivi, sale riunioni e una grande sala
conferenze. Accanto all'esposizione permanente il progetto comprende
anche mostre temporanee
il Museo della Resistenza Tedesca
Il Museo che sfata il mito della totale e indefessa partecipazione
tedesca ai misfatti nazisti. Molti si ribellarono disobbedendo a Hitler e
ai suoi folli piani di conquista attraverso guerre sanguinose e
estenuanti. Chi venne scoperto pagò con la vita, facendo però una fine
esemplare, perché fosse monito a chi si opponesse alla dittatura.
Questo fu il caso di Claus Schenk von Stauffenberg, impiccato per
aver organizzato con altri alti ufficiali della Wehrmacht l’attentato a
Hitler del 20 giugno 1944. Il Museo situato proprio nel cortile dove
Stauffenberg e alcuni dei suoi complici vennero giustiziati, racconta la
storia di altri casi di resistenza memorabili, come quello dei fratelli
Scholl a capo della Rosa Bianca, scoperta e debellata a Monaco nel
1943. La visita al Museo della Resistenza viene condotta da storici di
pregio e brilla nel coinvolgere sempre in modo molto interessante e
provocatorio i partecipanti.
Berlino sotterranea
(Berliner Unterwelten):
Consiste nella visita di un bunker antiatomico attiguo ai
condotti della metropolitana (che a Berlino risale
all’inizio del secolo) costruito nella zona di pertinenza
francese, all’epoca della guerra fredda, che prosegue
negli spazi dei Bunker sotterranei costruiti da Hitler fin
dal 1941, per la difesa dei cittadini della capitale, dopo
l’inizio dei bombardamenti inglesi. Non tutti rimangono
sorpresi, dato che la maggior parte delle grandi città ha
strutture sotterranee di diverso tipo. La complicata storia
di Berlino come epicentro della seconda guerra mondiale
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e città divisa in due, però, ha reso i suoi rifugi e passaggi sotterranei un po’ più estesi del solito. Il mondo sotterraneo di
Berlino è composto da una serie di bunker e passaggi segreti costruiti da diverse generazioni come rifugi o vie di fuga. Uno
dei percorsi possibili è costituito da “i sotterranei e i bunker della guerra fredda”. Qui numerosi i passaggi e gli ingegnosi
rifugi sotterranei che avrebbero dovuto prevenire la completa distruzione della popolazione di Berlino prevista durante la
guerra. Il tour ha inizio da una piccola e discreta porta laterale, sull’affollata Brunnenstraße. Dopo aver sceso le scale ed essere
passati attraverso diverse porte di pesante acciaio industriale, ci si ritrova in una grande sala, un luogo ristrutturato solo 30
anni fa come rifugio in caso di attacchi nucleari e chimici, a testimonianza della tensione politica che si respirava in Europa
negli anni ‘80. Nonostante la relativa modernità, non si tratta di strutture altamente funzionali infatti, nel caso in cui vi si fosse
scagliato un missile, il livello di difesa sarebbe stato insufficiente ed inoltre tali strutture non sarebbero state comunque in
grado di accogliere un numero elevato di persone. Per fortuna, non è stato necessario utilizzare questi rifugi ma le
conseguenze del loro uso ci forniscono una chiara visione sulla politica attuale e ci fanno riflettere sulla possibilità di una
terza guerra mondiale. Un altro momento saliente del tour è la visita di Pankstrasse U-Bahn, una stazione a nord di
Gesundbrunnen, sulla linea U8: sono centinaia le persone che ogni giorno passano una porta verde nella stazione della
metropolitana di «Gesundbrunnen», non immaginando che dietro questa porta si nascondono ampie stanze ricche di storia.
Pankstrasse, infatti, non è solo una stazione della metro ma un rifugio incredibilmente attrezzato contro attacchi chimici e
biologici. In caso di attacco imminente, la stazione diventa un sicuro rifugio capace di ospitare 3.339 persone, sigillato
ermeticamente, con porte automatiche e isolato dal resto del mondo. Ma, poiché Berlino fu anche il centro nevralgico del
Terzo Reich e il principale bersaglio dei bombardamenti alleati durante la II guerra mondiale, è possibile inoltre esplorare uno
dei rari bunker rimasti «autentici» dalla fine dell'ultimo conflitto mondiale dove, stanza dopo stanza, si possono cogliere
alcuni degli aspetti meno noti e più controversi della recente storia della città. In questo luogo, ancora oggi e a distanza di
molti anni, si può percepire il disagio di essere confinati nelle strette stanze del bunker, tra il continuo ronzio degli impianti
d’areazione e il rimbombo degli aerei da bombardamento sopra le teste. Nel Museo dei Sotterranei, all'interno del rifugio,
Berliner Unterwelten ha allestito una mostra dedicata ai sotterranei della città. Nella mostra si potranno osservare sia alcuni
artefatti risalenti all'ultima guerra mondiale, sia un esposizione fotografica di altri ambienti sotterranei.
Il Centro di Documentazione del Muro di Berlino
(GEDENKSTATTE BERLINER MAUER) a Bernauer
Strasse 111:
questo monumento alla memoria delle vittime del Muro è uno dei
luoghi migliori dove confrontarsi con la storia del confine. Il muro fu
eretto lungo il lato meridionale della strada. Una volta ultimato,
furono demolite anche delle case per creare una fascia di “terra di
nessuno”. All’angolo di Ackerstrasse rimane un frammento della
striscia della morte e anche della recinzione interna. Una chiesa
luterana del XIX secolo, accuratamente restaurata dopo la II guerra
mondiale, e rimasta sola nella striscia della morte, fu alla fine
demolita dal regime della RDT nel 1985. Nel 2000 è stata costruita una
moderna e spoglia cappella luterana in ricordo delle vittime. Pannelli
esplicativi con foto illustrano le varie fasi della vita del Muro. Sarà
possibile salire su una Torretta da dove si ha una visione panoramica
di come il Muro tagliasse la città come una ferita, e di come fosse
strutturata l’ampia fascia di terreno invalicabile.
il Museo del Muro e il Check Point Charlie
A Berlino non è possibile ignorare il Muro di Berlino e, di fatto, tutta
la città è testimone di questo capitolo buio della storia tedesca. Le
numerose targhe informative e commemorative nell’antico posto di
controllo Checkpoint Charlie o in Potsdamer Platz non sono
sufficienti a saziare la sete di conoscenza e la curiosità, per cui vale la
pena passare un’intera mattinata nel Mauermuseum (Museo del
Muro), conosciuto anche come: “Haus am Checkpoint Charlie” (Casa
nel Checkpoint Charlie), dove è documentata la storia del Muro di Berlino e la situazione durante la divisione della città. Nel
Mauermuseum vengono trattati tra gli altri temi: la rivolta della città il 17 giugno del 1953, il Muro dal 13 agosto fino alla sua
caduta, gli accadimenti vicino al Checkpoint Charlie, i tentativi di fuga nella zona Ovest di Berlino e la pacifica lotta a favore
dei diritti umani. La Haus am Checkpoint Charlie nacque giusto due anni dopo che fu innalzato il Muro, ovvero nel 1963.
Ciò che fu iniziato 50 anni fa come una specie di “isola di libertà nell’ultimo edificio situato giusto davanti alla frontiera” potrebbe
essere considerato come una base per la resistenza contro la RDA. Sulle pareti del Museo del Muro, l’abbondante raccolta di
immagini e testi, si presenta in maniera complessa con salti cronologici di anno in anno e di tema in tema, e per questo più
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risultare difficile seguire il filo del discorso. Le fotografie sono immagini molto forti ed è importante prestare molta attenzione
all’esposizione sui tentativi di fuga est/ovest, ed ai racconti su come da un giorno all’altro una città intera ed i suoi abitanti
vennero separati. Per molti oggi risulterebbe inimmaginabile che un’intera famiglia, genitori e figli compresi, venisse divisa.
Molte delle immagini si fissano nelle menti ed invitano alla riflessione. Anche le storie personali dei soldati o quelle sui
tentativi di fuga possono risultare molto forti e, nonostante la fin troppo ricca struttura del museo, si possono imparare molte
cose sulla storia di Berlino e della Germania.
il Museo della Stasi
Anche se non è tra i luoghi di visita più noti
di Berlino, il Museo della Stasi fa parte di quei
musei dedicati alla storia della Germania divisa, del
Muro e della guerra fredda. La Stasi era la polizia
segreta del regime della DDR, e il museo è situato
proprio nel palazzo che ne fu la sede centrale fino
alla riunificazione e alla caduta del Muro. Nel primo
piano è possibile vedere le attrezzature utilizzate
dagli agenti della Stasi: microfoni e macchine
fotografiche nascoste astutamente dentro abiti ed
oggetti quotidiani. Nel corridoio ci sono
diversi manifesti che venivano affissi per celebrare
le attività della Stasi: un documento di estremo
interesse in quanto mostra l’efficace tecnica
propagandistica di questo organo di polizia. Tra i
successi vantati potevano ad esempio esserci
complotti della NATO sventati o sabotaggi sventati.
Il secondo piano mostra l’ambiente di lavoro
dell’ultimo ministro Erich Mielke e del suo staff. Al
terzo piano è presente una serie di documenti ed oggetti che raccontano la storia dell’opposizione lungo i 40 anni di
divisione. Un museo di straordinario interesse che merita di essere visitato, una testimonianza di uno dei periodi più
affascinanti della storia recente. Può essere molto utile la preventiva visione del bellissimo film di Florian Henckel von
Donnersmarck, “Le vite degli Altri” (Premio Oscar 2006).
il Reichstag
l’importante
edificio
ottocentesco
è
simbolo
dell’unificazione nazionale e
sede
del
Parlamento;
restaurato
su
progetto
dell’architetto sir Norman
Forster e restituito alla sua
funzione solo nel 1999, dopo
che proprio lì nel 1918 fu
dichiarata
la
fine
dell’Impero del Kaiser con
la nascita della Repubblica
di Weimar ma che poi, con
il suo incendio la notte del
28 febbraio del 1933, indicò
la
fine
delle
libertà
democratiche e l’inizio della
piena dittatura nazista. E’ notissima inoltre la foto che vede un soldato dell’Armata Rossa innalzare la bandiera russa sulla sua
cupola bruciata e distrutta alla fine di maggio del 1945, segnale della definitiva sconfitta di Hitler e della fine del II conflitto
mondiale. Oggi la sua famosa cupola ellittica in vetro – percorribile durante la visita, con impareggiabile vista sulla città –
simboleggia la trasparenza del sistema democratico di fronte ai cittadini.
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Potsdamer Platz:
Situata a sud del parco del Tiergarten, rappresenta
un altro spicchio della Grande Berlino degli anni’20.
Ospita il Kulturforum, la Neue Gemalde Galerie, la
Neue Natinalgalerie e la Philarmonie, uno dei
templi della musica mondiale, dove si esibisce
quella che viene considerata l’orchestra più
prestigiosa del mondo, la celebre Berliner
Philarmoniker, diretta in passato da maestri del
calibro di Von Karajan e Claudio Abbado. Questa
è una delle piazze più vive della Berlino
dell’anteguerra, Potsdamer Platz fu in gran parte
distrutta durante la II guerra mondiale e poi
separata da Berlino Ovest a seguito del Muro. Fu
proprio qui, vicino alla scintillante Bahntower (sede
centrale delle ferrovie tedesche), che oggi si erge
sulla piazza, che i primi martelli colpirono il Muro.
Da allora, quella che era una zona desolata, è stata proiettata nel XXI secolo per effetto della ricostruzione. Il progetto più
entusiasmante della piazza – in cui il piano complessivo di riassetto dell’area è stato affidato all’architetto Renzo Piano – è il
Sony Center, progettato dall’architetto tedesco – americano Helmut Jahn è composto da 8 edifici e, completato nel 2000, è il
simbolo della Berlino contemporanea.
l’East Side Gallery
1.300 m. di Muro
riempiti dai Murales
creati in quei giorni di
gioia e di sogni. In
realtà andare a Berlino
e chiedere:
“Ma dove è il Muro?”
significa mettersi in
una
posizione
“anacronistica”:
il
Muro non c’è più.
Cercare le sue tracce
oggi significa allora
intraprendere una vera
e propria spedizione di
archeologia contemporanea. Di questo famigerato manufatto rimangono in città pochissimi frammenti: è bastato poco più di
un anno per abbattere, smantellare, letteralmente sbriciolare quel colosso di cemento armato che tagliava in due la città di
Berlino - lungo il confine tra Berlino Ovest e le campagne della Germania Orientale difatti non c’era un vero e proprio muro,
ma un doppio recinto di filo spinato, il Mauer, così come tutti ce lo immaginiamo, fu eretto solo all’interno della città. Ma la
memoria va tutelata e per questo sono state risparmiate dalla furia demolitrice della post-unificazione alcune parti del Muro
a memento di quello che fu la storia di questa città dal 1961 al 1989. La parte più lunga a tutt’oggi ancora in piedi ha però
avuto una evoluzione singolare e straordinaria: di un chilometro e trecento metri di muro di cemento armato che correva
lungo la riva orientale della Sprea i berlinesi hanno fatto la più lunga galleria di arte contemporanea del mondo, la East Side
Gallery. Che il Muro fosse dipinto, colorato, graffitato, anche da nomi importanti dell’arte contemporanea come Keith
Haring, lo sapevano un po’ tutti. Ma ad Ovest. A Est certo non ci si poteva neanche avvicinare. Per cui nel 1989, quando il
Muro cadde, da un lato si presentava come una gigantesca lavagna scarabocchiata, dall’altro era una cupa, piatta, immacolata
distesa di cemento armato. Insomma, una manna per i writers di tutto il mondo. E così, mentre i graffiti della parte
occidentale venivano pian piano strappati dai “Mauerspechter” (gli scalpellatori del Muro) che ne fecero straordinari
souvenir, qualcuno pensò di utilizzare il Muro grigio a Est come tela, trasformandolo così in una galleria tutelata, che non
potesse essere saccheggiata dai turisti e che restasse a memoria di quello che il Muro era stato, ma soprattutto di quello che la
sua caduta aveva significato. La East Side Gallery è perciò, diciamo così, una specie di “falso storico”, che assomiglia in tutto e
per tutto al Muro di Berlino così come appariva a Ovest (e che ora non c’è più) e ci ricorda come quel manufatto di odio e
repressione della libertà sia diventato, dall’altro lato, un manifesto di libertà, espressione, creatività. Perciò 118 giovani artisti
vennero chiamati per dipingere liberamente il Muro rimasto, e creare questa striscia di colore sulle rive del fiume,
trasformando quella che un tempo era terra di nessuno in un luogo di incontro, memoria e gioia creativa.
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l’Holocaust Denkmal:
Il Memoriale dell’Olocausto vuole ricordare i
milioni di ebrei eliminati nella Shoah tra il
1933 e il 1945, è stato realizzato tra il 2003 e il
2005 su progetto dell’architetto ebreo
americano Peter Eisenmann ed è formato dal
Campo di Stelae, un insieme di 2.711 blocchi
di cemento di altezze diverse su
un’estensione di 19.000 mq. Al di sotto di
questo simbolico spazio all’aperto, è collocato
un importante centro di documentazione. Il
Memoriale per gli ebrei assassinati
d’Europa: questo è il nome completo del
Monumento dell’Olocausto
è il più
importante per la Germania, ed è un
monumento che bisogna percorrere e
concepire, nel senso più autentico. Tra i
blocchi di cemento su una base ondulata, si
incrociano percorsi simmetrici. I blocchi
aumentano sempre di più verso l’interno
lasciando penetrare pochissima luce, creando percorsi simili a quelli di un labirinto. Questo “perdersi” tra i blocchi, la
monotonia del grigio e la mancanza di luce all’interno del monumento trasmettono una sensazione inquietante. Ciò che rende
il memoriale dell’Olocausto inconfondibile è il fatto che offra ai suoi visitatori uno spazio per l’interpretazione e i sentimenti.
Il Nuovo Museo Ebraico, lo Judische
Museum:
particolarissimo edificio interamente ricoperto di zinco la
cui forma suggestiva, di saetta e di stella di David
spezzata, è di grande valore simbolico: è opera di Daniel
Libeskind, architetto americano di origine ebraica
polacca che ha plasmato l’edificio seguendo il concetto
del tortuoso e difficile cammino della storia ebraica in
Germania. Il progetto è stato definito dallo stesso
architetto "between the lines“ per via delle due linee di
zinco: l’una diritta e scomposta in diversi segmenti, e
l’altra spigolosa, emblema di un rapporto che invita ad
interrogarsi e a riflettere. Il Museo è un’opera d’arte
totale, in cui contenuto e contenitore coincidono per un
unico monumento alla storia del popolo ebraico, in un
percorso scultoreo che prende il via dall’ultimo piano con
l’albero dei Frutti della vita e scende attraverso reperti
antichi e busti moderni, alcuni canonici, altri più singolari, come nel caso del ritratto di Alfred Flechtheim (1878-1937)
immortalato nel 1927 da Rudolf Belling (1886-1972) solo attraverso i principali tratti del volto. Il Giardino dell’Esilio e
dell’Emigrazione – 49 colonne in cemento al cui interno crescono olivi – è l’unico elemento regolare in un’architettura
completamente asimmetrica ed inattesa. Chiude la visita forse l’opera più struggente, lo Shalechet (1997-2001) di Menashe
Kadishman, artista di Tel Aviv (1932) che ha sagomato centinaia di volti in acciaio – che sono come schiacciati in terra – le cui
espressioni contrite trovano il corrispettivo sonoro nel rumore stridente causato dal loro calpestio, reiterazione continua del
dolore della Shoah.
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FILMOGRAFIA
- consigliata come supporto alla preparazione del percorso di viaggio –
“Germania anno zero” di Roberto Rossellini (1948)
“Vincitori e vinti” di Stanley Kramer (1961)
“Rosenstrasse” di Margarethe von Trotta (2003)
“La caduta. Gli ultimi giorni di Hitler” di Oliver Hirschbiegel (2004)
“Il cielo sopra a Berlino” di Wim Wenders (1988)
“Goodbye Lenin” di Wolfgang Becker (2003)
“Il tunnel della libertà” di Enzo Monteleone (2004)
“Le vite degli altri” di Florian Henckel von Donnersmarck (2006)
“Hannah Arendt” di Margarethe von Trotta (2013)
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Libretto Berlino_16 pagine:Layout 1
15-10-2014
12:11
Pagina 16
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