Nuove prospettive di studio sulle artiste dal Rinascimento al Novecento
Convegno
Bologna, 19-21 febbraio 2009
a cura di Vera Fortunati
Giovedì 19 febbraio
mattino (ore 9.00-13.00)
Protagoniste del barocco europeo
Ann Sutherland Harris, University of Pittsburgh
Ann Sutherland Harris was born in Cambridge, England and was educated in both the USA and the
UK (BA 1961 & PhD 1965, University of London [Courtauld Institute of Art]). She has lived in
the States since 1965, teaching at Barnard College and Columbia University, and at several other
places before joining the faculty of the University of Pittsburgh as Professor of the History of Art
and Architecture in 1984. There she teaches a wide range of courses to undergraduate and graduate
students.
Her research focuses mainly on 17th century Europe, especially painters and sculptors working in
Italy and France. She has a particular interest in artists’ drawings and what they reveal about
artists’ ideas and intentions, as well as in artists’ self-perceptions and the roles they play as they
interact with patrons and their demands. She has published books about Andrea Sacchi and Gian
Lorenzo Bernini’s drawings and, most recently, a substantial survey of European 17th century art
and architecture (Laurence King, London; 2005; 2nd ed. 2008).
A full bibliography of her
publications is available on her university’s web site.
Dr. Harris became interested in the past and present situation of women during the late 1960s and
1970s, when she became an activist for improved status for women in academe. She testified
before the US Congress in 1970 about the discrimination faced by women in higher education, and
then helped to set up the Women’s Caucus for Art, an advocacy organization for women active as
artists, art historians, and museum professionals: she was its first President (1972-74), and it is still
active with many local branches and an annual meeting held in conjunction with that of the College
Art Association. It has awarded prizes for lifetime achievement to many of the (now) best-known
American women artists, beginning in 1978 with Isabel Bishop, Louise Nevelson, Georgia
O’Keeffe, Selma Burke and Alice Neel. She also encouraged Wilhelmina Holladay to found a
museum devoted to women artists, which she did twenty-one years ago: the National Museum for
Women in the Arts in Washington, DC.
Art history and activism came together when she and Linda Nochlin co-curated the traveling
exhibition Women Artists, 1550-1950 for the Los Angeles County Museum in 1976-7 (also shown
at the University Art Museum, Austin, Texas; the Carnegie Museum of Art, Pittsburgh; and the
Brooklyn Museum, New York). She was responsible for artists active in the 16th to 18th centuries,
and Nochlin for the artists working after 1800, and she contributed most of the catalogue entries for
the earlier artists as well as an introduction that provided the essential historical background for the
pioneering women artists who emerged in Europe in the mid-sixteenth-century. Since then, she has
occasionally written about twentieth-century women, including Alice Neel (1900-84), Elizabeth
Murray (1940-2006) and Edna Andrade (1917- 2008), as well as contributing catalogue essays,
articles and reviews about Artemisia Gentileschi and Sofonisba Anguissola, and a survey of recent
scholarship on Sofonisba, Artemisia, Lavinia Fontana and Elisabetta Sirani for the exhibition,
Italian Women Artists from the Renaissance to the Baroque held at the women’s museum in
Washinton in 2007.
Donne artiste italiane come rivali: Elisabetta Sirani e Artemisia Gentileschi
Artemisia Gentileschi (1593–1654?) ed Elisabetta Sirani (1638–1665) non si sono mai conosciute,
ed è possibile che a Bologna (città nativa della Sirani) le notizie riguardanti la pittrice romana siano
state piuttosto scarse. I suoi funerali a Napoli - tenutisi proprio nello stesso periodo in cui la Sirani
cominciò a firmare i propri primi quadri - si svolsero senza solenni celebrazioni. Artemisia non
riuscì a godere di un’ottima reputazione e non guadagnò con il proprio mestiere quanto Sofonisba
Anguissola o Lavinia Fontana. Non diventò famosa, nonostante viaggi e soggiorni di lavoro a
Firenze, Venezia, e Napoli. Giovanni Baglione si limitò a concederle pochissimi commenti nella
Vita scritta per il padre Orazio nel 1642. Nonostante tutto, si può tuttavia ipotizzare che qualche
notizia sull’attività di Artemisia a Firenze sia giunta ugualmente all’orecchio della Sirani, che
invece non si allontanò mai da Bologna. Queste informazioni, pur trattandosi di solo voci
frammentarie, servirono a suscitare in Elisabetta una carica di ambizione che, diversamente, non
avrebbe mai avuto.
Maria Caterina Limentani Virdis, Università di Sassari
Caterina Virdis Limentani è cattedratica di Storia dell’Arte Moderna (L-ART/02) presso la Facoltà
di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Sassari. Si è laureata con Corrado Maltese presso
l’Università di Cagliari, dove è iniziata la sua carriera, e successivamente ha insegnato nella
Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi di Sassari, tenendo corsi di Storia dell’Arte
Fiamminga e Olandese, Storia dell’Arte Contemporanea, Storia dell’Arte Moderna, Iconologia e
iconografia, Comunicazione visiva.
La sua produzione è prevalentemente dedicata alla pittura e alla miniatura del Rinascimento
europeo, con una predilezione per il Cinquecento: su questa tematica ha prodotto opere d’insieme
coordinando anche lavori collettivi, con interventi su artisti come Bosch, Rubens, nei suoi rapporti
con l’Italia, e Van Dyck. È inoltre specialista di indagini tecnologiche sui dipinti su tavola. Una
parte delle pubblicazioni rivela peraltro il suo interesse per l’estetica e la produzione femminile. I
suoi studi teorici si articolano fra la riflessione sul ruolo dell’analisi filologica, l’attenzione ai vari
livelli dei significati e la problematica del formalismo fra percezione e ricezione.
Dal 2002-203 ha diretto presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova il Corso
di Laurea in Cultura e Tecnologia della Moda, da lei stessa ideato.
Ha un’ampia e importante produzione nell’ambito dei Gender Studies.
Una prospettiva di genere per la pittura olandese di genere: Judith Leyster
La produzione di Judith Leyster (Haarlem 1609-Heemstede 1660), che il suo cognome avrebbe
indicato come stella d’orientamento nell’orizzonte pittorico del suo tempo, di fatto cadde in un
vuoto di memoria dal quale iniziò ad uscire faticosamente alla fine del XIX° secolo. Dopo una
premessa teorica sul significato dei termini genre e gender, che in inglese corrispondono
all’ambiguo termine italiano genere, la relazione, ripercorrendo gli itinerari critici sulla pittrice,
giunge a valutare il peso e le conseguenze di una doppia appartenenza.
Francesca Bottacin, Università di Urbino
Francesca Bottacin, ricercatore e docente di Storia dell’arte fiamminga e olandese e di Storia
dell’arte moderna italiana ed europea presso la facoltà di Lettere dell’Università di Urbino, si è
formata nelle Università di Padova e Venezia e si occupa di arte di confine.
Le sue ricerche sono rivolte soprattutto ai rapporti tra pittura neerlandese e italiana (Caravaggio e
gli olandesi), con particolare riguardo alla pittura veneta (Tiberio Tinelli, su cui scrive una
monografia nel 2004, e la sua conoscenza di Rubens e van Dyck; Joseph Heintz, etc.) e quella
marchigiana (Giusto di Gand, Federico Barocci, storia del collezionismo regionale). A tali
argomenti dedica curatele di convegni (Rubens, 1992), saggi, schede, recensioni e articoli in vari
testi e cataloghi, nonché riviste quali “Critica d’Arte”, “Arte Veneta”, “Studi Veneziani”, “Notizie
da Palazzo Albani”, “Venezia Arti”, “Bollettino del Museo Civico di Padova”.
Numerosi suoi studi sono poi indirizzati alle donne nell’arte, sia antica (Marianna Carlevarjs,
Giovanna Garzoni) che contemporanea, per cui ha curato esposizioni e cataloghi (Daniela Yais,
Sivia Patrono).
Diversi anche i contributi sull’Ottocento, dalla risistemazione del “Museo del Risorgimento e
dell’Età contemporanea” di Padova, alla partecipazione a mostre (Padova 1994, Tracciati del
Femminile…; 2000, Dipinti dell’Ottocento…), agli articoli e interventi a convegni (Ferrara, Genova)
relativi a disegni di Giovan Battista Cavalcaselle di dipinti fiamminghi, all’ultima monografia su I
disegni per la Gerusalemme Liberata di Giovanni De Min, 2008.
Vizi privati e pubbliche virtù: Giovanna Garzoni dal ritratto alla natura morta
La scoperta dell’istruttoria del processo per “Strigarie” intentato presso Il Santo Uffizio da Giovan
Giacomo Garzoni, padre di Giovanna, nei confronti del di lei marito il ritrattista veneziano Tiberio
Tinelli (BOTTACIN, 1998), unita alla conoscenza della pratica di Tiberio di far ritratti in miniatura
(Il Libretto dei conti.., a c. di LANFRANCHI STRINA, 2000; BOTTACIN, 2000), non solo hanno
portato alla luce una scabrosa vicenda privata ma hanno anche dato la possibilità di precisare gli
inizi artistici della pittrice.
Il ritratto “di minio”, con cui Garzoni per l’appunto principia la sua carriera (oltre alla già nota
pratica di “Figura” con Palma il Giovane), pur se mai del tutto abbandonato, viene in seguito
avvicendato dalla più asettica Natura morta.
Sarà stata una scelta dettata unicamente dalla committenza o dalle richieste di mercato o le
questioni personali possono aver in qualche modo interferito nelle sue preferenze?
Attraverso un percorso pittorico e documentario si cercherà di chiarire tale peculiare evoluzione
artistica.
Giovedì 19 febbraio
pomeriggio (ore 15.00-19.30)
Giovanna Perini, Università di Urbino
Bolognese, laureatasi (1979) e perfezionatasi (1983) con lode alla Scuola Normale Superiore di
Pisa, è stata Visiting Associate Professor presso la Johns Hopkins University di Baltimora (19841986), consulente esterno presso la Soprintendenza ai beni artistici e storici per le province di
Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna (1989-1999), nonché Professore Associato presso l’Università di
Roma II Tor Vergata dal 1993 al 2000, quando è diventata Professore Straordinario. Dal novembre
2001 è in forze all’Università di Urbino, dove dirige l’Istituto di Storia dell’Arte ed Estetica. Nel
1994 è stata Robert Baldwin Seminar Professor a Oberlin College, Oberlin (Ohio). Ha ottenuto
numerose borse straniere: British Council (1983-1984), J. Paul Getty Postdoctoral Fellowship
(1985-1986), Fellowship di Villa I Tatti (1987-1988), Paul Mellon Visiting Senior Fellowship
presso il CASVA di Washington (1997). È socio dell’Accademia Clementina di Bologna e
dell’Accademia Raffaello di Urbino, è membro dell’Association of Art Historians e della Courtauld
Association of Former Students in Gran Bretagna, della Renaissance Society of America e della
College Art Association of America negli Stati Uniti. Nel 1992 è stata eletta membro del Comitato
Italiano del C.I.H.A. (Comité International d’Histoire de l’Art). Dal 1980 ha tenuto conferenze e
partecipato a convegni scientifici presso sedi universitarie, museali e scientifiche italiane,
britanniche, tedesche, francesi, olandesi ed americane.
Artiste per caso: condizionamenti biografici e scelte professionali delle donne artiste tra
Medioevo ed Età Moderna
Fiorella Frisoni, Università Statale di Milano
Fiorella Frisoni si è laureata in Lettere presso l’Università degli studi di Bologna, discutendo una
tesi su: La cerchia di Guido Reni: Giovanni Andrea Sirani, e nella stessa sede ha frequentato e
concluso la Scuola di Perfezionamento in Archeologia e Storia dell’arte greca e romana e la Scuola
di Perfezionamento in Storia dell’arte medioevale e moderna.
Ricercatore dal 1980 presso la cattedra di Storia dell’arte medioevale e moderna della Facoltà di
Lettere dell’Università di Bologna, dall’ottobre del 1989 si è trasferita presso la Facoltà di Lettere
dell’Università degli Studi di Milano, dove dal 1992 ha coperto per affidamento gli insegnamenti di
Storia dell’arte medioevale e moderna II, di Istituzioni di storia dell’arte e, infine, di Storia
dell’arte moderna.
Gli ambiti di ricerca riguardano prevalentemente la pittura bolognese del Seicento, con
particolare riguardo alla scuola dei Carracci e alla cerchia di Guido Reni, in particolare Giovanni
Andrea ed Elisabetta Sirani; a quest’ultima ha dedicato alcuni saggi. Recentemente i suoi interessi
si sono estesi alla pittura bresciana dal Rinascimento al Settecento; in questo ambito Fiorella Frisoni
collabora da diversi anni con i Musei Civici di Arte e Storia Brescia.
Su alcune pale d’altare di Elisabetta Sirani e dintorni
Nella produzione di Elisabetta Sirani le pale d’altare, peraltro non numerose, sono state forse meno
indagate rispetto alla quadri da stanza, anche a causa di qualche ingenuità e goffaggine che segnano
le pale giovanili. In questa occasione ci si propone di indagare anche questo aspetto dell’attività
della pittrice, per analizzarla in relazione ai modelli coevi di ambito reniano, in particolare quelli del
padre Giovanni Andrea, ma non solo. Fra le opere mature si prendono in esame, in particolare,
un’incantevole paletta, recentemente individuata in una chiesa romana, che fu dipinta nel 1661 per
Margherita de’ Medici, vedova del duca Edoardo Farnese, il Sant’Antonio che riceve la visita del
Bambino, del 1663, già in San Leonardo ed oggi nella Pinacoteca Nazionale di Bologna e
l’avventante pala in San Pietro a Bologna, La Vergine col Bambino e i santi Domenico e Antonio,
in condizioni non perfette ma interessante, quanto a composizione, e non esente da echi
guercineschi.
Viene anche riconsiderata la pala di Vignola, da restituire, forse, a Giovanni Andrea Sirani.
Consuelo Lollobrigida, Sapienza Università di Roma
Specializzata in Storia dell’Arte Medievale e Moderna a Roma, Consuelo Lollobrigida è dottore di
ricerca in “Strumenti e Metodi per la Storia dell’Arte” (XX ciclo) e professore a contratto di
“Pedagogia e Didattica dei Beni Culturali” presso la Facoltà di Lettere e Filosofia – studi storico
artistici – della “Sapienza” di Roma, dove collabora con la cattedra di Storia dell’Arte Moderna del
prof. Sergio Rossi e della prof.sa Caterina Volpi.
Si è specializzata in restauro dei dipinti e in Beni Culturali della Chiesa presso la Pontificia
Università Gregoriana.
Ha superato lo stage di Specializzazione presso la Macro (già Galleria Comunale di Arte Moderna e
Contemporanea), per la quale ha ideato e organizzato laboratori didattici e creativi.
Ha collaborato a programmi di catalogazione artistica svolgendo la schedatura di numerose
collezioni d’arte, ambito nel quale ha curato la catalogazione di alcune opere del patrimonio del
Polo Museale Romano.
Ha curato l’ordinamento e la progettazione di allestimenti museali e mostre.
Ha collaborato in qualità di ricercatrice presso la Arti srl e Comunicare Organizzando.
Ha collaborato in qualità di ricercatrice presso alcuni dei più prestigiosi antiquari romani.
Nel 1994 ha fondato Palladio specializzandosi nel campo della formazione e progettando interventi
in ambito artistico, culturale e psicologico, riguardanti lo sviluppo delle capacità individuali della
conoscenza, della fruizione e dell’elaborazione.
Nel 2000 ha conseguito l’abilitazione alla professione di guida turistica e all’insegnamento della
Storia dell’Arte negli Istituti superiori.
Svolge abitualmente attività didattica e divulgativa sia in lingua italiana che in lingua inglese.
Ha al suo attivo numerose pubblicazioni.
Donne Artiste nella Roma Barocca. Una prima ricognizione: Plautilla Bricci, Maddalena
Corvina, Caterina Ginnasi e Virginia da Vezzo
Il pionieristico studio di Anna Sutherland Harris e Linda Nochlin sulle donne artiste, seguito da The
Obstacle Race: The Fortunes of Women Painters and their works (a cura di G. Greer, 1979), è stato
accompagnato negli ultimi decenni da approfondite ricerche su alcune nodali presenze femminili
nell’arte italiana: gli importanti contributi di Vera Fortunati sull’ambiente bolognese avviati con i
saggi su Properzia de’ Rossi (Per una storia della presenza femminile nella vita artistica del
Cinquecento bolognese: Properzia de’ Rossi, Bologna 1981) e su Lavinia Fontana (Bologna 1986);
la ricostruzione del percorso artistico di Sofonisba Anguissola e le sue sorelle (Milano 1987) e di
Fede Galizia (Torino 1989), a cura di Flavio Caroli; il lavoro di G. Casale su Giovanna Garzoni
(Giovanna Garzoni “Insigne miniatrice” 1600-1670, Milano-Roma 1991) e l’antologia di pittrici
venete dal Cinquecento al Novecento a cura di C. Limentani Virdis (Milano-Venezia 1996), solo
per citare i più noti alla bibliografia di genere.
La partecipazione delle donne alla vita artistica romana ha visto rivolgere l’attenzione
prevalentemente sulla figura di Artemisia Gentileschi, le cui vicende artistiche e private, illustrate in
tempi ormai lontani nel romanzo Artemisia (Banti, 1947), hanno alternativamente diviso gli
interessi e le ricerche degli storici e storici dell’arte.
La realtà romana è stata oggetto di sporadiche e frammentate indagini, mai orientate ad un’organica
analisi monografica sull’argomento.
Donne artiste nella Roma barocca: una prima ricognizione intende presentare i risultati di una
ricerca di dottorato che, partendo dallo scarno materiale documentario, si è indirizzata verso la
ricostruzione del tessuto socio-economico della Roma della prima metà del XVII secolo e della
prima classificazione delle pittrici accademiche di San Luca.
In questa sede si espongono, in particolare, i risultati delle ricerche che hanno seguito le tracce
dell’architetto Plautilla Bricci; della pittrice e architetto Caterina Ginnasi; della miniaturista
Maddalena Corvina; della pittrice Virginia da Vezzo; dell’acquafortista Anna Maria Vaiani.
La ricostruzione biografica e la ricognizione delle opere ha fornito gli strumenti per individuare
nell’ambiente del “dissenso” romano, quel trasparente limbo che ha accompagnato e protetto
l’affermazione della cultura figurativa femminile. In particolar modo, si sono identificati in
Cassiano Dal Pozzo e nel milieau dei molti francesi, intellettuali e non, che vivevano a Roma i
registi di una società che rapidamente volgeva lo sguardo verso le epocali trasformazioni del secolo
successivo.
Vera Fortunati, Università di Bologna
Vera Fortunati, ordinario di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Bologna, si è occupata
prevalentemente dell’arte bolognese ed emiliana del Cinquecento e del Seicento. Tra i numerosi
interventi si segnalano: Pittura bolognese del ’500, Bologna 1986; Bartolomeo Cesi e l’affresco dei
canonici lateranensi, Firenze 1997; I dipinti murali di Palazzo Poggi, Bologna 2000. Attualmente
si sta occupando dell’iconografia della follia nel Rinascimento in Europa, come si evidenzia nel
contributo per il catalogo della mostra su Amico Aspertini, 1474-1552: artista bizzarro nell'età di
Dürer e Raffaello (2008).
Dal 1994 hanno inizio studi sulle donne artiste con saggi e cataloghi di mostre (Lavinia Fontana,
Milano 1994 e Washington 1998; Vita artistica nel monastero femminile. Exempla, Bologna 2002;
Pregare con le immagini. Il Breviario di Caterina Vigri, Bologna 2000; Elisabetta Sirani, Bologna
2004; Italian Women Artists from Renaissance to Baroque, Washington 2007; Properzia de’ Rossi,
Bologna 2008).
La fortuna di Correggio nella produzione artistica di Lavinia Fontana
Nuovi documenti evidenziano l’importanza di Correggio nella produzione figurativa di Lavinia
Fontana. Nell’inventario dei dipinti posseduti dal cardinale Girolamo Bernerio, pubblicato da
Schütze, compare “un quadro della Madonna sponsalino di S. Catherina copia del Correggio copiata
da Lavinia”. I rapporti tra Lavinia e il cardinale di Ascoli sono stati indagati da Galli, Ghirardi e
Schütze che hanno approfondito il ruolo significativo giocato dall’ecclesiastico per le tarde
committenze romane di Santa Sabina e San Paolo fuori le Mura. Ma alla luce delle nuove
testimonianze sembrerebbe che l’amicizia della Fontana con l’ecclesiastico domenicano si possa
fare risalire al primo soggiorno romano dell’artista bolognese durante il pontificato di Sisto V
(1585-1590), quando la pittrice consolida i legami con l’erudito Ciaconio e con Fulvio Orsini. È il
cardinale Bernerio, nativo di Correggio, a stimolare Lavinia ad una conoscenza diretta del grande
parmense, in linea con le novità sperimentali dei giovani Carracci. Alcuni dipinti inediti di recente
scoperta e evidenziano come sia fondamentale l’apporto correggesco per il rinnovarsi della pittura
di Lavinia, sia nel genere sacro, che in quello profano.
Venerdì 20 febbraio
mattina (ore 9.30-13.00)
Sacro al femminile
Bernardina Sani, Università di Siena
Bernardina Sani è professore ordinario di Storia dell’arte moderna. Laureata in Lettere nella Facoltà
di Lettere di Firenze con una tesi su Giacomo Balla, si è presto dedicata allo studio di riviste,
carteggi, fonti riguardanti le arti dal Cinquecento al primo Novecento. Ha compiuto ricerche
sull’arte del ritratto a pastello nel Settecento e sui disegni a tre matite del Seicento. Attualmente si
occupa di problemi di arte senese del Cinquecento e del Seicento collaborando con il Provenance
Index del Getty Institute of Research per un progetto sul collezionismo a Siena. Fa parte di un
progetto nazionale per la costituzione di un archivio dei restauratori coordinato dall’Università della
Sapienza di Roma e dalla Fondazione Secco Suardo di Bergamo, curando una banca dati sui
restauratori che hanno lavorato nel territorio senese. Ha insegnato Storia della critica d’arte nel
Corso di laurea in lettere e nella Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte, attualmente insegna
Storia dell’Arte Moderna nel corso triennale di Scienze dei Beni storico-artistici e Storia della
critica d’arte nella laurea specialistica in Storia dell’Arte. Fa parte del Comitato scientifico della
rivista “La Diana”. Tra i suoi studi: Le vrai et le faux dans l’oeuvre de Bastianini, “La Revue de
l’art”, 21, 1973, pp. 102-107; Rosalba Carriera. Lettere, Diari, Frammenti, Firenze 1985; La 'furia
francese' di Rosalba Carriera. Ses rapports avec Watteau et les artistes français in Antoine
Watteau, le peintre, son temps et sa légende, Paris, 1987, pp. 73-84; Rosalba Carriera, Torino
1988; Siena tra Purismo e Liberty, catalogo della mostra, Siena 1988, pp. 15-24, 76-80, 91-96, 119121; Un episodio del Barocco a Siena: Ercole Ferrata nella Cappella del Taja in San Vigilio, in
“Nuovi Studi”,4, 1997, pp. 183-191; G. Chelazzi Dini, A. Angelini, B. Sani, Pittura senese, Milano
1997; La fatica virtuosa di Ottavio Leoni, Torino 2005.
Le arti nei conventi e nei conservatori femminili senesi. Una nuova prospettiva di ricerca
Negli ultimi decenni si sono moltiplicati gli studi sugli artisti attivi a Siena dopo la caduta della
Repubblica (1555) con un’attenzione marcata ai problemi di mecenatismo e collezionismo di quel
periodo. In tale fervore di studi, nessuno ha rivolto la propria attenzione alle arti esercitate nei
monasteri femminili senesi e alle committenze monastiche dei cicli pittorici presenti nelle chiese
dei conventi, meno che mai nei conventi femminili dove è arduo riconoscere un’attività artistica
delle monache. Nel Settecento la soppressione decretata da Pietro Leopoldo di Lorena provoca la
chiusura di molti monasteri; i loro arredi furono dispersi e i loro archivi subirono perdite. Parte del
patrimonio artistico e documentario fu trasportato nei Conservatori femminili riuniti senesi da cui il
materiale archivistico è passato solo di recente, previa inventariazione, nell’Archivio di Stato di
Siena. Queste vicende storiche hanno reso difficile individuare manufatti prodotti dalle monache,
ma le perdite dei documenti hanno anche ostacolato lo studio di un loro possibile ruolo nella
promozione degli apparati artistici delle chiese monastiche. In questa occasione si intende
analizzare il caso delle monache Gesuate di Vallepiatta dette le Povare di Vallepiatta o le Monache
di Santa Elisabetta della Visitazione, fondate nel 1367 da Caterina Colombini, cugina del Beato
Giovanni Colombini fondatore dei Gesuati (1360).
Angela Ghirardi, Università di Bologna
Ricercatore di Storia dell’arte moderna, Angela Ghirardi lavora presso il Dipartimento delle Arti
Visive dell’Università di Bologna. Dal 2001 è Responsabile della Scuola di specializzazione per
l’insegnamento secondario (SSIS) - Indirizzo di Storia dell’arte dove insegna Storia dell’arte
moderna. Nei corsi di laurea triennali e nel biennio magistrale insegna Storia comparata dell’arte
dei paesi europei (età moderna). La sua attività di ricerca si rivolge soprattutto alla pittura del
Cinque-Seicento, puntando specialmente sul tema del ritratto e della scena di genere, sul secondo
Cinquecento bolognese, sulla presenza delle donne nell’arte, sull’iconografia delle “sante vive” del
Rinascimento. Alle pittrici ha dedicato diversi studi pubblicati su riviste, su cataloghi di mostre e di
musei; i maggiori contributi riguardano Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Fede Galizia,
Elisabetta Sirani e Suor Orsola Maddalena Caccia.
Sulle tracce di suor Agata Sfondrati e di suor Orsola Maddalena Caccia, artiste in convento
Si intende riportare all’attenzione la figura di artista di Agata Sfondrati, angelica del convento
milanese di San Paolo Converso, vagliando le memorie antiche che informano sulle sue qualità di
pittrice, oltre che di committente di artisti (come, ad esempio, il Cerano). Poi, sulla scorta di
un’intuizione di Giovanni Testori, si passa dalla Milano borromaica al territorio piemontese, al
confine tra il Ducato sabaudo e quello gonzaghesco, dove vive suor Orsola Maddalena Caccia,
operosa nel convento delle Orsoline di Moncalvo (Asti). Le ricerche sulla suora-pittrice monferrina
si sono già avviate, puntando soprattutto sulla sua produzione di originali nature morte, ma molto
rimane da scoprire e, tra le tante piste ancora da percorrere, quella che si vuole qui seguire riguarda
le scelte iconografiche, il rapporto con l’illustrazione libraria e la suggestione di illustri modelli.
Mª Elena Díez Jorge, Università di Granata
Ha compaginado sus investigaciones de la multiculturalidad en el arte con la línea de investigación
de la Historia de las mujeres, participando en diversos proyectos I+D sobre el tema. Ha impartido
conferencias y publicado diversos artículos al respecto, haciendo especial referencia a los espacios
de mujeres. Fruto de estas investigaciones es el curso de doctorado Ciudad, arquitectura y género,
que imparte dentro del programa de Doctorado del Departamento de Historia del Arte. En esta línea
cabe citar la coordinación del libro Las mujeres y la ciudad de Granada en el siglo XVI, publicado
por el Ayuntamiento de Granada, y el libro Las mujeres y la paz: génesis y evolución de
conceptualizaciones, símbolos y prácticas, del que es coautora, publicado por el Instituto de la
Mujer del Ministerio del Trabajo y Asuntos Sociales. Ha publicado diversos libros y textos sobre la
Alhambra en los que ha iniciado la investigación acerca de los espacios femeninos así como la
participación de las mujeres tanto en la época nazarí como en la etapa cristiana del siglo XVI,
estudiados en libros como La Alhambra y el Generalife editado por la Junta de Andalucía y
traducido recientemente al inglés.
Destacan sus múltiples colaboraciones con diversos proyectos nacionales y europeos sobre
patrimonio, tanto en la elaboración de inventarios como en la coordinación y difusión del
patrimonio. Resultado de este trabajo es el libro Construyendo Universidad del que fue la
coordinadora. Fue directora del Secretariado de Patrimonio de la Universidad de Granada desde
2001 al 2004 y desde ese año desempeñó el cargo académico de Vicerrectora de Patrimonio de la
Universidad de Granada hasta el 2008.
Ha impartido conferencias a nivel nacional e internacional e impartido clases al respecto en diversas
universidades extranjeras.
Aproximación historiográfica sobre las mujeres artistas en España. Siglos XV-XVI
(Approssimazione storiografica sulle donne artiste nella Spagna. Secoli XV-XVI)
Le nostre ricerche sulla presenza delle donne in ambito architettonico nel periodo di transizione tra
il Medioevo e l’era moderna ci ha indotto ad avvalorare in un certo senso la tesi mantenuta nello
studio della Storia delle Donne sul confronto fra una supposta maggior libertà delle donne nel
Rinascimento ed un minor numero di donne artiste, soprattutto per quel che riguarda il
Quattrocento. L’analisi effettuata nell’ambito architettonico, confermando una minor presenza delle
donne a piè d’opera man mano che ci si avvicina al Cinquecento, ha motivato la necessità di
verificare se ciò che osservavamo nel campo dell’architettura potesse estendersi anche ad altre arti.
In questo senso, è degno di nota il caso di Sofonisba Anguissola, nella corte spagnola durante il
regno di Filippo II, considerato come un precedente per altre donne che dipinsero in altre corti
europee. Ancor prima di Sofonisba, Caterina van Hemessen fu pittrice da camera di María di
Ungheria, sorella dell’imperatore Carlo I di Spagna (V di Germania). La nostra ricerca non è
incentrata, tuttavia, su questi personaggi femminili che sono stati studiati ed analizzati in profondità
dagli esperti in materia, soprattutto nel caso di Sofonisba, bensì sull’appoggio che la corte spagnola
potè o meno offrire alle donne pittrici: ¿significava forse che una donna che dipingeva veniva
guardata con minor diffidenza in Spagna? Qual era la tradizione spagnola per quanto riguarda le
donne artiste?
La ricerca che ci ha permesso di conoscere il contesto sociale delle donne nell’ambito artistico a
cavallo tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento in Spagna ci ha condotto inizialmente
ad effettuare uno studio storiografico su quanto già studiato ed analizzato. A questo scopo, abbiamo
analizzato alcuni trattati, testi e fonti dell’epoca, tra cui la ricca trattatistica spagnola del Seicento i
repertori biografici dell’Ottocento, culminando con la bibliografía più aggiornata, sempre in cerca
di notizie e riflessioni sulle donne artiste in Spagna agli inizi dell’era moderna. Ci è parso
opportuno riflettere su quest’aspetto, allo scopo di apportare in questo congresso elementi che
permettano di effettuare un’analisi comparativa con altri contesti geopolitici.
Mark Gregory D’Apuzzo, Musei Civici d’Arte Antica di Bologna
È funzionario conservatore presso i Musei Civici d’Arte Antica di Bologna. Si è laureato alla
facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna e, presso la stessa Università, si è diplomato
nel 2000 alla Scuola di Specializzazione in storia dell’arte con uno studio sul complesso decorativo
della chiesa di San Michele Arcangelo di Jola.
La sua attività di ricerca si è spesso rivolta al rapporto fra la predicazione di Girolamo Savonarola e
le arti figurative, cui ha dedicato saggi e contributi in riviste e cataloghi di mostre.
Si è occupato di pittura (Francesco Francia) e di scultura bolognese (Ercole Lelli) e nel 2006 ha
pubblicato un volume dal titolo I segni del tempo: metamorfosi della vecchiaia nell'arte
dell’Occidente, che ripercorre attraverso i secoli, dall’arte greca all’Ottocento, il tema iconografico
della vecchiaia.
Eufrasia Burlamacchi, monaca artista nel convento savonaroliano di San Domenico di Lucca
La figura di Eufrasia Burlamacchi, monaca artista nel convento savonaroliano di San Domenico di
Lucca, è nota attraverso la testimonianza del Libro del Necrologio in cui non solo sono ricordate ed
elogiate le sue virtù di «Religiosa molto servente e observantissima in tutte le cose che ordina la
Regola e la Costituzione, sollecita e devota alle Divine laude nott’e giorno», ma anche le sua doti
nel leggere, nel cantare, e soprattutto nello scrivere e miniare testi.
Il documento attesta, infatti, che di propria mano Eufrasia scrisse «libbri da cantare il Divino
Officio di lettere grosse con le note, capi versi e minii molto belli, cioè tre Antiphanarij, un
Graduale, un Psalmista e un Collettario».
Si intende riprendere l’argomento, già affrontato in precedenza (2002), relativo all’attività della
monaca miniatrice, verificando quanto il linguaggio adottato per decorare i preziosi manoscritti,
volutamente asciutto, semplificato, disadorno, possa riflettere le raccomandazioni espresse in trattati
e lettere da Girolamo Savonarola, nell’intento di invitare fedeli e comunità monastiche ad
abbracciare una vita improntata a forte devozione, al riparo da vanità e lussi.
Serena Simoni, Università di Bologna
Nata a Ravenna il 25 aprile 1960, si è laureata presso l'Università di Bologna in Lettere moderne
con una tesi in Psicologia dell’arte dal titolo Il concetto di genio tra tardo Umanesimo e primo
Rinascimento, relatore il Prof. Alessandro Serra.
Dal 1988 al 1992 ha lavorato come catalogatrice e ricercatrice per l'IBC - Soprintendenza ai Beni
Librari - della Regione Emilia-Romagna, collaborando alla redazione delle schede di catalogo del
fondo delle stampe della Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna. Dal 1992 è
insegnante di ruolo per Storia dell'Arte nelle medie superiori della provincia di Ravenna. Nel 2005 è
stata nominata Cultore della disciplina per Storia dell'arte presso l'Università di Bologna.
Dal 2001 ricopre l’incarico di Supervisore di Tirocinio dell’indirizzo di Storia dell'Arte alla SSIS
(Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario) dell’Università di Bologna, presso cui
ha insegnato Arte e scritti degli artisti nell’Ottocento e nel Novecento, e dal 2007 Didattiche e
prospettive di genere nella Storia dell'arte del '900.
Dal 1993 al 2006 ha fatto parte della Commissione di arti visive del Comune di Ravenna per cui ha
curato mostre di arte contemporanea. Ha collaborato per riviste specializzate e quotidiani con
articoli e recensioni di arte contemporanea; attualmente collabora con settimali locali e mensili
nazionali con articoli di arte, cultura, teatro.
Dalla fine degli anni ’90 ha orientato la sua ricerca su alcune figure di artiste, fra cui Barbara
Longhi, e sull’approfondimento del panorama storico-artistico romagnolo del ‘500. Su questi temi
ha pubblicati numerosi articoli e tenuto conferenze pubbliche.
Barbara Longhi (1552-1638) civis et pictrix Ravennae
Gli appellativi di civis et pictrix Ravennae tramite cui viene indicata e si definisce Barbara Longhi
(1552-1638) individuano il legame dell'artista con il territorio - inteso come esaltazione di
cittadinanza e municipalità - e la rilevanza/consapevolezza della sua professione, costruita
all'interno dell'attiva bottega di famiglia. La prima parte dell'intervento circoscrive la sua figura di
virtuosa attraverso le parole poetiche e critiche dei contemporanei - da Vasari a Manfredi, dalla
poetessa parmense Barbara Torelli Benedetti al letterato mantovano Antonio Beffa Negrini,
all'agostiniano Gregorio Caldei - e il sistema di relazioni spesso al femminile che legano la pittrice
alla famiglia e alla città. Basandosi poi su alcune opere inedite e conosciute, e sulle collaborazioni
condotte sulle tele del fratello, si evidenziano temi e soggetti ricorrenti nella sua pittura
profondamente devota, attenta alle indicazioni controriformiste in materia di immagini.
Venerdì 20 febbraio
pomeriggio (ore 15.00-19.30)
Pratiche artistiche e storiografia
Lucia Tongiorgi Tomasi, Università di Pisa
Prorettore vicario dell’Università di Pisa, è professore ordinario di ‘Storia dell’Arte Moderna’
presso il Dipartimento di Storia delle Arti dell’Università di Pisa.
Ha insegnato per un triennio presso le Università di Udine e Siena; ha diretto la Scuola di
Specializzazione in Storia dell’Arte dell’Università di Pisa, dove attualmente dirige la Scuola di
Dottorato in Storia delle Arti Visive; ha sovrinteso per molti anni all’attività del Gabinetto Disegni
e Stampe, divenuto oggi Museo della Grafica.
I campi della sua ricerca insistono nel dominio dell’arte moderna, con particolare riguardo ai
rapporti tra arte e scienza, alla storia dei giardini, alla iconografia naturalistica, alla natura morta e,
in genere, all’arte toscana tra Cinque e Settecento.
È stata ‘visiting professor’ al Getty Center for History of Art and Humanities, Malibu (Cal.,Usa) e
‘Jsahia Berlin visting professor’ presso il Department of History of Art dell’Oxford University
(U.K).
Su invito, ha condotto ricerche e ha pubblicato volumi presso la Oak Spring Garden Library,
Upperville, Virginia, Usa (Rachel Mellon Foundation, di cui è attualmente membro).
Dal 1999 al 2002 é stata nominata Senior Fellow del Committee di ‘Gardens and Landscape
Studies’ di Dumbarton Oaks, Trustees of Harvard University, Washington, D.C. (Usa).
Nell’anno accademico 2002 è stata invitata a tenere un ciclo di seminari nelle scuole di dottorato
delle Università statali di San Paulo (USP) e di Campinas (Unicamp) in Brasile.
Su incarico del Royal Collection Trust (UK) ha pubblicato nel 2007 due volumi sui manoscritti
relativi all’ Erbario miniato di Cassiano dal Pozzo conservati presso la Royal Library del Castello
di Windsor (Harvey Miller Publ.).
Fa parte del comitato editoriale del ‘Journal of Garden History’.
Dirige la collana ‘Giardini e Paesaggio’ dell’Editore Olschki di Firenze.
È autrice di oltre centoventi pubblicazioni tra volumi, saggi e cataloghi di mostre.
Ha ideato e curato l’ allestimento di svariate esposizioni, tra le quali una presso la Biblioteca
Estense di Modena (1984), due presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (1984, 1990); una
presso l’Istituto Italiano di Cultura di Washington, D.C., Usa (‘Italian Botanical Art Today’, 2001),
e una presso la National Gallery of Art di Washington D.C., Usa (‘Flowering of Florence.
Botanical Art for the Medici’, 2002).
Nel maggio 2009 si inaugurerà la mostra ‘Il cannocchiale e il pennello. Arte scienza nell’età di
Galilei’, da lei curata.
Ha organizzato convegni a livello nazionale e internazionale e ha tenuto conferenze e seminari in
numerose università e istituzioni culturali italiane, europee, nordamericane e sudamericane.
È accademica ordinaria dell’Accademia delle Arti del Disegno, accademica corrispondente
dell’Accademia dei Georgofili e Fellow della Linneian Society di Londra. È stata insignita
dell’onorificenza del Cherubino dall’Ateneo pisano.
Donne e giardini. Marie Luise Gothein e “La storia dell’arte dei giardini”
La pubblicazione della traduzione italiana del volume Geschichte der Gartenkunst di Marie Luise
Gothein apparsa nella collana ‘Giardini e Pesaggio’ dell’editore Olschki, curata da Lucia
Tongiorgi Tomasi e da Luigi Zangheri, ha offerto l’occasione di ripercorrere sinteticamente il
contributo variamente offerto dalle donne al ‘tema giardino’ in Europa tra il XIX e il XX secolo.
Accanto alle scrittrici, alle progettiste e alle prime ‘landscape gardeners’, si fa anche strada una
più solida dimensione storica e teorica impersonata appunto da Gothein. Apparsa nel lontano 1914,
la ponderosa opera costituisce ancor oggi una vera e propria pietra miliare per chi si avvicini al
tema giardino, sia per la moderna dimensione interdisciplinare che per il solido contesto storico in
cui il fenomeno viene analizzato.
Il giardino, fino ad allora considerato marginale nella storia della cultura e ritenuto se mai un
soggetto consono ad un approccio ‘femminile’, acquista invece, proprio in virtù della sensibilità,
dell’intuito e delle approfondite ricerche dell’autrice che spaziano in una dimensione europea ed
extraeuropea, un vigore storico e una sostanza critica che hanno contribuito a conferire al tema un
indiscutibile statuto di scienza e di scienza storico-artistica in particolare.
Floriana Cioccolo, Université de Caen-Basse Normandie
Floriana Cioccolo si è laureata in Lettere presso l’Università degli Studi di Pisa con una tesi in
Storia del disegno, dell’incisione e della grafica sotto la guida di Lucia Tongiorgi Tomasi. Ha
quindi pubblicato ricerche sul Settecento e primo Ottocento, privilegiando l’indagine documentaria
(specie sugli epistolari), il rapporto testo-immagine e il contributo femminile alla letteratura e alle
arti. In quest’ultimo ambito, ha partecipato al convegno internazionale italo-francese del 1997, nei
cui atti (L’educazione dell’uomo e della donna nella cultura illuministica, 2000) compare il suo
intervento Artiste a Parma e a Milano. La creatività femminile fra obbligo pedagogico e veto
istituzionale.
Conseguito il DEA presso l’Université de Caen-Basse Normandie, si è iscritta all’Ecole doctorale
presso la stessa università preparando sotto la direzione di Silvia Fabrizio-Costa la tesi, di prossima
discussione, dal titolo Marianna Candidi Dionigi. Une femme écrivain et peintre à l’âge
néoclassique. Durante tale nuova fase di studi, si è avvicinata anche all’immaginario del/sul
femminile nel Novecento, ad esempio pubblicando nel 2008 un saggio su Dino Buzzati critico
d’arte e la scultrice-pittrice americana Lee Bontecou.
“Viaggi in alcune città del Lazio” di Marianna Candidi Dionigi. Un’esperienza editoriale in età
neoclassica
La fama della romana Marianna Candidi Dionigi (1757-1826) si è offuscata nel tempo fin quasi
all’oblio. Si è scelto di analizzare il progetto per i Viaggi in alcune città del Lazio che diconsi
fondate dal Re Saturno, pubblicati dal 1809 al 1812, per non frammentare i diversi aspetti di
un’attività complessa.
Oltre all’influsso di teorie politico-archeologiche quale l’origine “pelasgica” delle vestigia
ciclopiche, i Viaggi manifestano la riflessione sul rapporto testo-immagine, dispiegato in tavole di
eccezionale qualità tratte da disegni realizzati sul campo da Marianna. La corrispondenza inedita
restituisce la collaborazione con gli incisori, in aspetti pratici (costi e qualità della carta) come nelle
difficoltà della resa di singole immagini con conseguenti ritocchi al piano editoriale. Venivano
informati degli invii, tra disguidi postali e incidenti di consegna, amici pronti a distribuire fascicoli
a sottoscrittori in varie città. Dal contesto socio-economico così ritrovato emerge la tenacia
dell’autrice nel diffondere il frutto della passione erudita illustrato dal proprio talento di
paesaggista. All’esperienza arrise il successo: tutte le copie furono vendute e, come testimoniano
ospiti del suo salotto, ancora in età avanzata Marianna si rispecchiava nel bell’in-folio oblungo. Tale
compiacimento restituisce unità alle competenze acquisite frequentando Petit-Radel, Séroux
d’Agincourt e Charles Erskine, nonché pionieri dell’archeologia quali l’inglese Edward Dodwell e
l’americano John Izard Middleton. Nell’affidamento consapevole a dotti di sua elezione, Marianna
rivelò una forma mentis orgogliosamente paritaria che la rese maestra della generazione più
giovane.
Paola Goretti, L.UN.A, Libera Università delle Arti, Bologna
Antichista, professore di Storia del Costume presso L.UN.A (Libera Università delle Arti) Bologna,
lavora ai sistemi di “umanità vestita” mediante l’uso di fonti intrecciate. Già docente di Scenari
presso l’Università dell’Immagine di Milano (1998-2005), di Estetica della moda presso
l’Università di Rimini (2002-2003), di Iconografia teatrale presso l’Università di Bologna (20002002), visiting professor di numerosi atenei, ha pubblicato una trentina di saggi sul costume di età
medievale, moderna e contemporanea, oltre a numerosi contributi sugli abiti liturgici e sul
guardaroba letterario, curando mostre, convegni, servizi alla didattica. Ha collaborato a progetti di
ricerca per istituzioni nazionali e internazionali (Polo Museale Bolognese, Soprintendenza ai Beni
Storico Artistici, IBC Emilia-Romagna, Ministero dei Beni Culturali, FMR, Fondazione Cerratelli,
Furla, L’Oréal, Wella, Aldo Coppola, Bondardo Comunicazione, Poligrafico dello Stato, DragocoSymrise Fragrance New York, Università di Alicante, Università di San Paolo del Brasile e molti
altri). E’ esperta di integrazione sensoriale e di cultura dell’estetica, ha cui ha dedicato gran parte
dell’attività scientifica.
La Via della Rosa: botanica e ispirazione nell’erbario di Emily Dickinson
Conservato nella prestigiosa biblioteca di Harvard a seguito di complicatissime vicissitudini
testamentarie dovute ai frazionamenti del corpus cartaceo, recentemente editato in lussuosa edizione
fac-simile, l’erbarium di Emily Dickinson non è un semplice esercizio tassonomico di
collezionismo botanico ma una sorta di “libro d’ore”: un libro di devozione intima mediante il quale
accostarsi alla Sacralità della Natura. Con dedizione monastica, Emily coltiva infatti la passione per
il giardinaggio fin dall’adolescenza. L’intreccio tra coltivazione del giardino e custodia iconografica
diviene così la fonte primaria della rielaborazione artistica: in un totale processo di fecondazione tra
Bellezza del Creato e Bellezza della Parola, di entrambi restituivo e rifulgente.
Sembrava un fiore lei stessa, disse di lei un’amica. A forza di curare rose regali Bourbon e fiori
umilissimi di campo, Emily era diventata ciò che più amava, come fondendosi: infinito silenzio,
infinita poesia.
Beatrice F. Buscaroli, Direttore artistico Fondazione Carisbo, Bologna
Docente di Storia dell’arte contemporanea presso la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali
dell’Università degli Studi di Bologna, sede di Ravenna del 1999, dal 2005 è direttore artistico della
Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna con incarichi curatoriali, acquisizioni e ordinamento
collezioni.
Già curatore delle mostre e dei musei presso le Civiche Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea
di Ferrara, dal 1998 al 2003 ha coordinato e diretto l’organizzazione, la cura scientifica e la
promozione delle dello spazio Lamec del Comune di Vicenza.
Si è occupata della storia delle donne artiste fin dal 1998, quando ha diretto, con Cristina
Comencini, la realizzazione di un video in alta definizione prodotto dalla RAI dedicato ad
Artemisia Gentileschi e, successivamente, in diversi interventi critici, su artiste antiche e
contemporanee, quali Lidia Puglioli, Bianca Arcangeli, Norma Mascellani. Membro del comitato
scientifico della mostra su Elisabetta Sirani (Bologna, Museo Civico), ha pubblicato il racconto su
Elisabetta Sirani ( “Il veleno, l’arte, storia vera e teatrale di E. Sirani” Marietti 1820 (Milano 2004).
Nel febbraio 2005, ha partecipato al convegno internazionale dedicato a Paul Claudel, durante il
quale ha svolto una relazione dedicata al rapporto tra lo scrittore e la sorella scultrice.
Nel 2007 ha curato, con il prof. Hans Albert Peters, la mostra e il catalogo (comitato scientifico)
L’Arte delle Donne dal Rinascimento al Surrealismo (Milano 2008), principale mostra italiana mai
dedicata alle donne artiste. È critico d’arte de “Il Domenicale” e collabora regolarmente a “Il
Giornale”, “Il Resto del Carlino”, “Il Giornale di Vicenza”, “Arte”, “Il Tempo”, “Rassegna
Bibliografica Italiana”.
Camille Claudel, modello, simbolo
In questo intervento si sottolinea la profondità del rapporto tra Camille Claudel e il fratello Paul
Claudel, analizzando alcune vicinanze biografiche e spirituali tra i due fratelli assolutamente inedite
in Italia. Si confrontano alcune opere dei due autori, cercando di ridare corpo alla straordinaria
vicinanza che li unì in vita, e di sfatare alcuni luoghi comuni nati successivamente.
Federica Muzzarelli, Università di Bologna
Federica Muzzarelli è ricercatore in Storia dell’arte contemporanea presso il Dipartimento delle Arti
visive dell’Università di Bologna. Per la stessa Università insegna Storia e tecnica della fotografia
nel corso di Laurea in Culture e Tecniche della Moda e Cultura visuale e immaginari della moda al
Master in Produzione e Cultura della Moda.
Tra i suoi scritti: Formato tessera. Storia arte e idee in photomatic (Bruno Mondadori 2003); Le
origini contemporanee della fotografia. Esperienze e prospettive delle pratiche ottocentesche
(Quinlan 2007); Il corpo e l'azione. Donne e fotografia tra otto e novecento (Atlante 2007).
Ha inoltre partecipato a opere collettive con i seguenti scritti: Obiettivi di viaggio in In viaggio
(Editrice Compositori 2002); L’immaginario automatico in Il battito della fotografia (Clueb 2000);
Lisa Lyon. Robert Mapplethorpe e Helmut Newton in Excess. Moda e Undreground negli anni ’80
(Charta 2004); Le pioniere in Lo sguardo italiano. Fotografie italiane di moda dal 1951 a oggi
(Charta 2005). Collabora alla rivista “Around Photography” ed è nella redazione di “ZoneModa
Journal”.
Prove d’identità. Donne e fotografia nell’Ottocento
Nei quasi Sessant’anni che intercorrono tra la data ufficiale del brevetto della fotografia e l’alba del
Ventesimo secolo, le donne mostrano un interesse molto speciale nei confronti del nuovo strumento
messo a disposizione dalla scienza e dalla tecnica.
Nonostante la difficoltà e gli ostacoli che le donne che aspirano alla gratificazione artistica si
trovano ancora ad affrontare, la fotografia viene immediatamente percepita da alcune di loro come
il mezzo più idoneo ad un discorso identitario e autobiografico.
Al di là dunque delle esigenze dettate dalle dimensioni formali e stilistiche che l’arte di quel periodo
impone anche alla fotografia, situazione in seguito stigmatizzata nella categoria critica detta
pittorialismo, le donne incontrano istintivamente gli aspetti più concettuali del fotografico,
misurandosi con la possibilità offerta da questo mezzo così apparentemente maschile di accedere ai
territori dell’esperienza performativa e autorivelativa.
Sabato 21 febbraio
mattina (ore 9.30-12.00)
Arte al femminile fra Settecento e Ottocento
Lucia Cardellini, Università di Padova
Si è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Padova nel 2000 con la tesi
Elisabeth Vigée Le Brun e le sue suggestioni fiammingo-olandesi (relatrice prof. Caterina Virdis
Limentani) e si è specializzata in Storia dell’Arte e delle Arti Minori presso lo stesso Ateneo nel
2004 con la tesi La diffusione e l’interpretazione delle Eikones di Filostrato da Demetrio Mosco a
Blaise de Vigeneré ovvero da Tiziano a Poussin –un repertorio iconografico filostrateo tra Cinque
e Seicento- (relatore prof. Alessandro Ballarin). Dal gennaio 2001 al novembre del 2004 ha svolto
varie collaborazioni con il Museo Civico degli Eremitani di Padova nell’ambito di riordini e
schedature di materiale del “Gabinetto Disegni e Stampe”, anche per pubblicazioni del museo
stesso, di allestimenti di mostre e di studi teorici per la realizzazione di un nuovo database di
gestione delle schedature del “Gabinetto Disegni e Stampe”. Dal 1998 al 2004 ha partecipato a vari
convegni sugli studi di genere dell’Ateneo di Padova e su temi museali. Dal maggio 2005, dopo
altre precedenti esperienze a contratto presso la stessa sede, è impiegata a tempo indeterminato a
livello amministrativo presso la Presidenza della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli
studi di Padova.
Mme Van Dyck, Mme Rubens? L'influenza della pittura fiamminga e olandese del ’600 nella
pittura di Élisabeth Vigée Le Brun
Madame Van Dyck, Madame Rubens! Così Elisabeth Vigée Le Brun veniva acclamata all’apice
della sua carriera, nel bel mezzo del suo soggiorno italiano. Sin dalla fanciullezza la pittrice fu
sempre affascinata dalle opere di Rubens ed ebbe poi la possibilità di conoscere altri importanti
pezzi del Seicento fiammingo e olandese nelle più ricche collezioni francesi del Settecento. Spesso
lei stessa, nei Souvenirs, confessa questa “dipendenza” (ne è emblema l’autoritratto del 1782), ma
anche molti critici coevi, pur nella loro misoginia, si resero conto, ben prima della sua fuga in Italia
agli albori della Rivoluzione, dell’ispirazione fiamminga di certe sue opere. Come è triste
consuetudine, anche per pittrici valide, l’assonanza di alcune sue opere con dipinti dei grandi
maestri sfocia nell’infelice complimento di essere abile quanto un uomo, ma la Vigée Le Brun
riuscì ad accogliere tali commenti sfruttandoli con astuzia per alimentare ulteriormente la sua
notorietà e il suo successo.
Stefania Biancani, Università di Bologna
Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne, Specialista in Storia dell’Arte, Stefania
Biancani è dottore di ricerca in Storia dell’Arte presso l’Università di Bologna, dove attualmente è
titolare di borsa di studio per attività di ricerca post-dottorato sulla pittrice francese Elisabeth Vigée
Le Brun (1755-1842).
Tra i suoi campi di indagine dedica particolare attenzione al tema dell’artista donna in Italia e in
Europa dal Rinascimento all’Ottocento, con diverse pubblicazioni tra le quali si segnalano gli studi
sulle pittrici bolognesi Caterina Vigri e Angela Teresa Muratori. Nell’ambito di queste ricerche ha
inoltre collaborato dal 1996 al 2002 con la Provincia di Bologna con attività di ricerca per la
realizzazione del Centro di documentazione sulla storia delle donne artiste e ha partecipato ad
importanti mostre internazionali (Lavinia Fontana, Bologna 1994; Lavinia Fontana of Bologna,
Washington D.C. 1998; Le immagini affamate. Donne e cibo nell’arte, Aosta 2005; Italian Women
Artists from Renaissance to Baroque, Washington D.C. 2007; L’Arte delle Donne dal Rinascimento
al Surrealismo, Milano 2007-2008).
Dal 1994 ha rapporti continuativi di collaborazione didattica con l’Università di Bologna per
l’insegnamento di Storia dell’Arte Moderna, ed è stata titolare dell’insegnamento di Storia dell’Arte
comparata dei Paesi europei presso la Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte; è inoltre
docente di Storia dell’Arte presso le sedi bolognesi dell’University of California e ECCO Program
(The Eastern College Consortium Bologna-Italy: Vassar College, Wellesley College, Wesleyan
University).
Lo specchio e il personaggio: Élisabeth Vigée Le Brun tra autoritratto e autobiografia
Editi a Parigi tra il 1835 e il 1837, i tre volumi dei Ricordi di Élisabeth Vigée Le Brun raccontano
l’esperienza di una vita d’artista particolarmente intensa, svoltasi a contatto delle principali corti
europee nel lungo passaggio tra l’ultima stagione dell’Ancien Régime e l’avvento della
Restaurazione. Lontana dall’essere una trasposizione in presa diretta degli avvenimenti storici, la
narrazione ricostruisce un mondo in cambiamento filtrato attraverso il ricordo di chi è ormai
consapevole degli esiti finali degli eventi. Cosciente della fama acquisita come ritrattista, Élisabeth
Vigée Le Brun ripercorre il proprio percorso autobiografico in modo originale, riservando
particolare attenzione alla propria arte. L’artista desidera infatti che la sua cifra pittorica sia
ricordata e tramandata e lo stesso personaggio autobiografico è costruito, in sintonia con gli
autoritratti pittorici, secondo aneddoti che ne rivelino l’innata vocazione e la totale devozione
all’arte. Essere ricordata sopra ogni cosa in quanto artista: nell’universo della scrittura memorialista,
è questa l’intenzione che emerge dall’autobiografia di una pittrice francese all’aprirsi della
contemporaneità.
Irene Graziani, “Centro di documentazione sulla storia delle donne artiste” della
Provincia di Bologna
Si è laureata in Lettere Classiche nel 1991 e si è specializzata in Storia dell’Arte e delle Arti Minori
nel 1996 presso la Scuola di Specializzazione dell’Università degli Studi di Bologna; nel 2002 ha
conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di
Bologna con una tesi su La bottega dei Torelli; ha svolto numerosi incarichi di docente a contratto
presso l’Università di Bologna (presso il Corso di Laurea in Economia e Gestione dei Servizi
Turistici presso la Facoltà di Economia - Sede di Rimini e presso la Facoltà di Conservazione dei
beni culturali - Sede di Ravenna).
Accanto alle indagini sulla pittura bolognese del XVIII secolo, fin dal 1994 si è particolarmente
interessata al fenomeno della donna artista e allo studio della creatività femminile nel chiostro
(Caterina de’ Vigri), sia collaborando alla fondazione del Centro di documentazione per la storia
delle donne artiste promosso dalla Provincia di Bologna, che pubblicando saggi (fra cui,
recentemente, il volume in collaborazione con Vera Fortunati su Properzia de’ Rossi) e
partecipando con schede di catalogo a mostre (Lavinia Fontana, Bologna 1994; Washington, 1998;
Elisabetta Sirani, Bologna 2004).
Aggiunte all’attività di Lucia Casalini Torelli ritrattista
Nella Bologna dell’età di Lambertini Lucia Casalini Torelli raggiunge l’apice del successo
nell’arte del ritratto. Le fonti ne celebrano le qualità, in un crescendo di apprezzamenti fino a
definirla “molto esperta, et intendente nell’effigiare ritratti” (Marrini, 1765-1766), genere nel
quale “molto prevalse” (Crespi, 1769).
Dai ritratti per i veronesi Conti Buri, “di buon gusto e molto lodati” (Dal Pozzo, 1718), compiuti
intorno al 1710, durante il soggiorno a Verona, patria d’origine del marito, il pittore Felice Torelli,
alla fama ampia e riconosciuta che le valse “l’onore di servire molte Dame, Cavalieri,
Eminentissimi Porporati ed altri qualificati soggetti” (Orlandi, 1734), l’artista si afferma presso una
committenza variegata: aristocratici, ma anche artigiani del ceto piccolo-borghese, si rivolgono alla
pittrice bolognese, fiduciosi nella sua accertata abilità e nelle compiacenti premure riservate da
Lucia ai propri modelli.
Nella relazione si intende ampliare il catalogo della pittrice come ritrattista, attraverso la
segnalazione di due dipinti.
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Nuove prospettive di studio sulle artiste dal Rinascimento al