PRESENTAZIONE
È con grande soddisfazione che l’Assessorato alla Cultura della Città di Vercelli rende possibile la pubblicazione del volume Sempre con Orfeo dello studioso vercellese Daniele Boschetto. Il libro si occupa di un musicista e poeta,
Luigi Balocchi, che nei primi decenni dell’Ottocento, partendo da Vercelli,
ha lavorato a lungo come librettista a Parigi con Gioachino Rossini.
Il volume è utile perché consente di conoscere il valore di un vercellese
insigne e dotto, Luigi Balocchi, che ha svolto un ruolo di grande rilevanza
nella produzione operistica di Gioacchino Rossini. Si tratta di una ricerca documentata e ricca di notizie inedite, che troverà giusto utilizzo tra gli studiosi
e gli accademici, ma che sicuramente potrà essere letta in modo piacevole da
appassionati e cultori dell’opera lirica, che potranno così conoscere e approfondire i retroscena della vita di un musicista importante quale è stato Gioachino Rossini, apprezzando il ruolo svolto da Luigi Balocchi.
Un complimento, sincero e meritato, a Daniele Boschetto, che ha dimostrato grande passione e non comuni qualità di ricercatore preciso e scrupoloso, analizzando la biografia del musicista vercellese, affiancando alla descrizione storica e alla contestualizzazione ambientale valutazioni raffinate e
approfondite dei testi e delle produzioni librettistiche, consentendo al lettore
di appropriarsi in modo esaustivo e completo di tutta la produzione artisticoletteraria di Luigi Balocchi.
Libri come questo sono importanti perché assicurano la continuità della
memoria e consentono l’arricchimento del processo di conoscenza individuale
e collettivo. Compito qualificante e primario di un Assessorato alla Cultura
è quello di diffondere i libri come opera di impegno civile, di trasmissione
ininterrotta del sapere tra antichi e moderni.
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PRESENTAZIONE
Il volume di Daniele Boschetto è tassello mirabile e prezioso che si inserisce ottimamente nell’impianto complessivo storico-culturale della Città di
Vercelli e in questa prospettiva ne salutiamo, con vivo apprezzamento e ammirazione, la pubblicazione.
Pier Giorgio Fossale
Assessore alla Cultura
Città di Vercelli
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PREFAZIONE
È sempre motivo di soddisfazione per un insegnante poter riconoscere e celebrare il successo di un allievo, perché, in realtà, rappresenta il successo della
paziente opera di istruzione, di formazione e di educazione che procede da lui
stesso.
La soddisfazione si trasforma in vero e proprio orgoglio quando questo
successo trova riconoscimento al di fuori dell’ambiente accademico e si trasforma in un contributo alla cultura generale di tutti noi.
Il caso di Daniele Boschetto ricade in questa categoria: il presente volume
è, in realtà, una pregevole tesi di laurea cui è stato riconosciuto un valore che
travalica i limiti del valore accademico per divenire un’opera di comune consumo, un’opera culturale d’interesse comune.
Personalmente non mi trovo nella posizione di maestro dell’autore di questo volume, posizione che compete alla collega Giusi Baldissone. Ma la mia
soddisfazione, vorrei dire fierezza, non è minore di quella dei legittimi maestri, poiché nel mio ruolo di Preside della Facoltà in cui si è laureato Daniele
Boschetto, mi illudo di considerare il suo successo come un successo di tutto
il nostro processo formativo, di cui sono indegnamente responsabile.
Al di là di ogni distinzione di coinvolgimento, trovo molto gratificante che
una Facoltà riesca a costituire occasioni di ricerca per i suoi studenti, tali che
si trasformino in opere che contribuiscono alla cultura comune, tali che divengano lavori di generale “consumo”. Considero questo un successo di tutta
la Facoltà, che riesce a seguire i propri allievi così da vicino da riuscire a trarre
da loro il meglio che nascondono in sé, che riesce ad accompagnarli nel loro
percorso scientifico fino alla pubblicazione, trasformando così il prodotto puramente accademico in un prodotto che contribuisce allo sviluppo culturale
di un territorio.
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PREFAZIONE
Nella nostra Facoltà questo succede piuttosto spesso ed è testimonianza
non solo della qualità di un processo formativo che riesce a trarre il meglio
dai propri studenti, ma anche delle infinite potenzialità che si nascondono
in molti dei suoi allievi, che trovano presso di noi il terreno fertile in cui far
prosperare le proprie inclinazioni di ricerca.
Daniele Boschetto ha svolto la sua tesi su un autore cosmopolita e interessante come Luigi Balocchi e, grazie al processo formativo che ha ricevuto,
al consiglio ed all’aiuto della sua relatrice e, soprattutto, al suo talento, ha
prodotto un lavoro che costituisce un contributo generale al nostro progresso
culturale.
Mi sento quindi molto fiero di poter introdurre quest’opera, un contributo
di grande interesse in un settore di cui non sono padrone, ma che è pur sempre il risultato del lavoro che docenti e studenti compiono con buona volontà,
onestà intellettuale e grande apertura mentale insieme nella Facoltà di Lettere
dell’Università del Piemonte Orientale.
Mi auguro che questo sia un primo passo di una carriera brillante di critico
e storico della letteratura, ma anche se fosse un episodio isolato sarebbe in
ogni caso motivo di grande soddisfazione per tutti noi.
Giacomo Ferrari
Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia
Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”
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LA SCRITTURA PER MUSICA
DI LUIGI BALOCCHI
Scrivere per musica era compito iniziale di tutti i poeti, da Orfeo in avanti, ma
sappiamo che la storia poi separò i linguaggi, soprattutto a partire dall’invenzione della stampa, e dei suoni dei sospiri che rimangono nei sonetti e nelle
canzoni non sappiamo più nulla di autenticamente musicale, che non ci venga
suggerito dalla metrica, surrogato piacevole e inautentico.
Analizzare un poeta per musica, ossia qualcuno che scrive pensando le proprie parole sul ritmo di un’esecuzione musicale, consente di carpire un segreto
antico, semplice come alle fonti dell’oralità, ma difficile nello stesso tempo
da gustare in tempi di scrittura. Questo libro di Daniele Boschetto lo fa, con
quel puro piacere del testo, del doppio testo, che è tipico del vero studioso,
quando va a caccia di oggetti nuovi e nello stesso tempo inventa gli strumenti
per la propria lettura testuale.
Luigi Balocchi è di per sé l’oggetto “nuovo” della ricerca: un nome dimenticato o poco noto, che nel 1984 è riapparso in occasione della ripresa
del Viaggio a Reims al Festival rossiniano di Pesaro, ma di cui nessuno ha
mai ricostruito l’intera vicenda artistica, nessuno ha mai tentato una biografia completa, né, a maggior ragione, un’approfondita analisi dei testi. Questa
ricognizione ha proprio il merito di mettere a fuoco e riconsegnare alla memoria l’identità di un compositore, librettista, poeta per musica, traduttore, la
cui opera tra Italia e Francia appare finalmente in tutta la sua complessità.
Nato a Vercelli probabilmente nel 1766 da una famiglia altoborghese, se ne
allontana per compiere gli studi giuridici all’Università di Pisa. Dell’infanzia
e della prima giovinezza si conoscono pochi dati, qui comunque presentati e
confrontati con metodo rigoroso e con ipotesi molto convincenti. Dal momento in cui, nel 1802, il Balocchi si trasferisce a Parigi, si hanno notizie più
dettagliate, visto che l’editore Renouard gli affida la traduzione dei poemetti
di Gabriel Legouvé e gli pubblica in appendice venti poesie originali.
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LA SCRITTURA PER MUSICA DI LUIGI BALOCCHI
Da questo momento Boschetto prende le mosse per analizzare punto per
punto tutta la produzione del Balocchi, fino alla collaborazione con Rossini.
Con molta sicurezza affronta le questioni dei generi, del lessico e della metrica, delle fonti letterarie (in prevalenza il Metastasio) a cui si ispirano i testi,
l’impianto retorico e il gusto arcadico a cui sono prevalentemente improntati.
Poeta ufficiale del Théâtre Italien di Parigi, Balocchi si piega spesso alle esigenze della celebrazione, e in questo l’autore riconosce i limiti del proprio oggetto di ricerca. Ma trova anche un vasto campo di elementi interessanti, che
riguardano soprattutto la coscienza dei destinatari, la chiarezza del rapporto
di comunicazione tra il musicista e il pubblico, l’attenzione rivolta agli aspetti
peculiari di un testo per musica.
Particolare interesse desta l’analisi del libretto delle Nozze di Lammermoor,
per il Carafa, con il suo intreccio di registri buffi e seri, forse nel tentativo di
restituire l’ambivalenza stilistica che è propria della fonte, The bride of Lammermoor di Walter Scott. La personalità di Balocchi emerge anche, soprattutto, nelle pagine che Boschetto dedica ai lavori scritti in collaborazione con
Rossini, con un’analisi puntuale di libretti originali, riscritture, traduzioni,
come nel caso del Guglielmo Tell, di cui si presenta il confronto con la traduzione di Calisto Bassi, poi diffusa da Ricordi. Pagine affascinanti riguardano
il Viaggio a Reims e la sua doppia natura di opera vera e di pezzo d’occasione,
in cui Boschetto ricostruisce autenticamente il clima di collaborazione fra
Balocchi e Rossini, in una prospettiva di situazioni musicali tutte pronte da
scegliere e da contemperare.
Dobbiamo dire che grazie a ricerche come questa ci si riappropria di un
patrimonio che non è certo soltanto locale, ma ricostruisce un momento culturale di grande afflato europeo. Da questo punto di vista, l’Università svolge
la sua funzione più autentica e porge attraverso libri come questi, che nascono
da tesi di laurea svolte sul territorio italiano e oltralpe, un dono importante
e prezioso: la ricerca, in Italia, forse non è molto valorizzata, ma se ne svolge
tanta, di valore, in ogni campo disciplinare.
Giusi Baldissone
Facoltà di Lettere e Filosofia
Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”
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INTRODUZIONE
Quella sera di novembre il salone dell’«Au veau-qui-tette», ristorante di Martin in Place du Châtelet, doveva apparire sfarzoso al di là di ogni previsione. Sfarzoso e prestigioso, non c’è dubbio, al di là delle previsioni delle pur
numerose menti critiche. Almeno centocinquanta persone, il fior fiore del
mondo artistico e intellettuale di Parigi, si lasciavano distrarre, in attesa del
festeggiato, dalle decorazioni floreali che le attorniavano, splendide ghirlande
recanti al centro, vergato con i setosi colori dei petali, il titolo di un melodramma ciascuna. Alcuni si soffermavano su quella dell’Otello, altri su quella
del Tancredi, altri ancora su quella del Barbiere di Siviglia. A chi leggeva, ogni
titolo diceva qualcosa. Talvolta si trattava di ricordi di serate memorabili,
vissute nel godimento della rappresentazione. Ma ad alcuni avventori quei
titoli richiamavano i successi di una carriera, oppure il segno di uno scarto
incolmabile; e c’erano tutti, i titoli di ognuna delle opere composte fino a
quel momento dal Maestro, il quale era giunto a Parigi insieme alla moglie
qualche giorno prima. Quando questi fece il suo ingresso nel locale, l’emozione fu grande. Un’orchestra eseguiva l’ouverture della Gazza ladra sotto la
direzione del clarinettista Gambaro. I più si stringevano attorno al compositore per salutarlo, per parlargli, per rendergli omaggio, quasi presentissero
che ciò sarebbe poi stato difficile, data la ricchezza di un banchetto che aveva
in programma, tra l’altro, l’esecuzione di molti frammenti tratti dalle sue
opere. Qualcuno rimaneva defilato. Pur colpita dall’accoglienza riservata al
«giovane gran genio», forse per timidezza, forse per altro, una dama vestita
assai elegantemente era rimasta come nelle ultime file, cercando gli occhi
del maestro e stringendo nella mano destra l’invito della serata. Spostando
magari l’attenzione dai convenevoli della scena centrale a questa donna, un
osservatore avvertito e dotato di buona vista avrebbe anche potuto riconoscere sul biglietto i cognomi di alcuni «Commissaires». Uno di questi, l’ultimo,
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INTRODUZIONE
si leggeva proprio bene: era quello del poeta del Théâtre Italien, Luigi Balocchi1.
Non si sa con certezza se Balocchi fosse uno degli organizzatori dell’evento.
Del resto, per coloro che si addentrano nello studio di questo autore, nato a
Vercelli nella seconda metà del Settecento e noto soprattutto, per l’appunto,
per avere lavorato con Rossini a Parigi, questa non è né la sola lacuna, né la più
grave. I contributi storiografici e critici sulla sua vita e sulle sue opere sono di
fatto scarsi e per lo più di breve respiro. Di lui parlano, in sostanza, soltanto
alcune enciclopedie e, in maniera succinta, qualche monografia sui musicisti
cui il suo nome è legato per collaborazioni di varia natura. Non tenendo conto
del mio Un viaggio con Luigi Balocchi. I testi di un poeta per musica, articolo
apparso sul “Bollettino del Centro rossiniano di studi” del 2006 (XLVI, pp.
81-104) e derivato da questo stesso lavoro, e togliendo le ricerche dedicate alle
opere singole, circoscritte in forza del loro stesso oggetto e quasi sempre orientate sulla figura del musicista, possiamo concludere che l’unico vero e proprio studio di carattere monografico su Balocchi sia, in base ai dati in nostro
possesso, un articolo di quattro pagine pubblicato da Mario Ferrarotti sulla
“Rivista nazionale di musica” nel 1932 (vol. CCLXXXII, pp. 1795-1798) e
intitolato Un centenario. Luigi Balocchi, compositore e librettista: un contributo
minimo, certo importantissimo, ma non sufficiente a delineare la fisionomia
del librettista del Viaggio a Reims in una prospettiva biografica e artistica.
A questa esigenza non risponde nemmeno il presente lavoro, il cui scopo
principale è presentare il Balocchi autore di libretti, di cantate e di poesie in
italiano. Molti di questi testi sono già stati in parte esaminati da Ferrarotti
e da altri, ma per alcuni, a quanto mi risulta, le analisi sono nuove, non segnalandoli né le enciclopedie, né i vari studi di cui mi sono servito. Quella
in lingua italiana, però, non è che una parte della produzione di Balocchi, la
quale è costituita anche da traduzioni dal francese all’italiano e viceversa, da
componimenti originali francesi, nonché da piccole composizioni musicali,
tutte opere delle quali qui si è potuto e voluto parlare solo brevemente. Né
uno studio sulla vita, dunque, né uno studio sull’opera, bensì su opere particolari, quelle originali in italiano, che rappresentano un momento importante
L’invito, datato 12 novembre 1823 e indirizzato a una non identificata «Madame», è
contenuto in G. ROSSINI, Lettere e documenti, 3 voll., a cura di B. Cagli e S. Ragni, Fondazione Rossini, Pesaro 1996, vol. II, pp. 193-194. Comprendenti rispettivamente gli anni
1792-1822 (1992), 1822-1826 (1996) e 1826-1830 (2001), i tre volumi curati da Cagli e
Ragni sono fonti molto importanti, e in specie gli ultimi due, per il reperimento di informazioni sul rapporto fra Rossini e Balocchi. D’ora in avanti verranno citati semplicemente
come Carteggio rossiniano.
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SEMPRE CON ORFEO. L’OPERA DI LUIGI BALOCCHI, POETA PER MUSICA
dell’attività di Balocchi, ma senza dubbio non la esauriscono, rimanendo anzi per qualche studioso fatti marginali, per dir così eccezionali, rispetto alla
normalità di traduzioni e correzioni, cioè delle mansioni proprie del poeta del
Théâtre Italien.
A dispetto di questa impostazione, prettamente letteraria o, ancora più nello specifico, in buona misura propria dell’italianistica, si pongono da un lato
la centralità della musica, e particolarmente del teatro d’opera, nell’esperienza
artistica di questo autore, un aspetto che in molti casi ha dato precise direttive
metodologiche all’indagine, non potendo questa sfuggire alle peculiarità del
genere dell’oggetto; dall’altro la necessità di offrire comunque, pur nei limiti
cui s’è accennato, un’immagine, se non a tutto tondo, quanto meno ad altorilievo, soprattutto in considerazione della mancanza di opere di sintesi soddisfacenti. Ciò spiega la suddivisione della materia nei cinque capitoli di cui si
compone questa ricerca: La vita, La prima raccolta poetica, Tra partiture e cantate, I libretti d’opera e La collaborazione con Rossini. Dopo un primo capitolo
di carattere biografico, doveroso e manchevole, frutto più di una collazione
delle fonti bibliografiche, che di una specifica ricerca di archivio, si prende in
esame la prima pubblicazione a noi nota, ossia venti componimenti poetici
originali contenuti in un volume di traduzioni dal francese, e da qui, passando dalle cantate più o meno ufficiali ai più o meno riusciti libretti d’opera, si
giunge ai prodotti della collaborazione con Gioachino Rossini, coronata dal
libretto del Viaggio a Reims. Qualche appunto sugli altri lavori di Balocchi,
le traduzioni e le correzioni testuali, i testi francesi e le composizioni musicali, è disseminato in questi medesimi capitoli, nel tentativo, lo ripetiamo, di
proporre un ritratto non troppo disequilibrato, e di non perdere del tutto di
vista l’organicità dell’esperienza professionale e artistica di quello che è stato
senz’altro, per dirla con Ferrarotti, librettista e compositore, ma anche traduttore, poeta e, in generale, uomo di teatro.
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Tratto quasi interamente dalla mia tesi di laurea, questo libro è frutto del prezioso
contributo di molte persone: Giusi Baldissone (relatrice della tesi), Patrizia Carpo, Marcello Eynard, Filippo Fonio, Saverio Lomartire (correlatore della tesi),
Chiara Moiso, Maria Caterina Perazzo, Giorgio Pestelli (correlatore della tesi),
Giorgio Tibaldeschi, don Sergio Vercelli, Massimo Viazzo, Ermanno Zanone. A
tutti vanno i miei più sinceri ringraziamenti.
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