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Q anordovest
marzo2004
BISOGNI&RISPOSTE
Le Reti di Solidarietà
hanno una loro Carta
LACARTA
I riferimenti ideali
e operativi
Presentata in un convegno che si è svolto a Palazzo Vecchio
Una vera e propria carta dei servizi che individua i riferimenti
ideali e operativi condivisi
dall’intera organizzazione delle
Re t i di Solidar ie tà con
l’obiettivo di garantire un approccio generale e uniforme
a l l ’ a c c e s s o ai s e r viz i e
un’omogeneità degli interventi
verso gli utenti del servizio oltre che fornire lo stimolo a riflettere per individuare nuove
forme di solidarietà. Si tratta
della Carta delle Reti di Solidarietà presentata il 5 febbraio nel
corso del convegno “Le Reti di
Solidarietà nel comune di Firenze. Una nuova risposta integrata al bisogno. Esperienze e
prospettive nella dimensione
metropolitana”. Un appuntamento organizzato per fare il
punto sull’esperienza delle Reti
di Solidarietà a Firenze e per avviare la riflessione sulle pro-
spettive metropolitane. A fare
gli onori di casa nel Salone dei
Duecento gremito il vicesindaco Giuseppe Matulli che ha anche la delega per il volontariato
e il terzo settore.
«Il volontariato costituisce una
delle risorse più importanti della nostra società - ha spiegato il
vicesindaco - quella che introduce una ragione di speranza in
un tempo difficile per il cambiamento vertiginoso che rimette
continuamente in discussione
riferimenti e modalità di relazioni anche umane. Creare un
collegamento fra le attività istituzionali e quelle del volontariato è la sfida per superare una
frattura, recuperare un rapporto positivo in una collaborazione tale da consentire alle istituzioni e ai volontari di soddisfare
più compiutamente i bisogni
diffusi. Ebbene, le Reti di Soli-
darietà sono determinanti per
questo collegamento».
A Firenze l’esperienza delle
Reti di Solidarietà è ormai assodata. Si tratta di un servizio che
i quartieri e le forze del volontariato offrono ai cittadini, un
modo per mettere in contatto
chi ha bisogno con chi può aiutare.
«Il salto di qualità delle Reti di
Solidarietà rispetto alla singola
associazione - aggiunge il vicesindaco Matulli - è che in questo modo si riesce a realizzare il
massimo livello di tempestività
e di efficienza della risposta ai
bisogni che nascono dalla
emarginazione sociale, attraverso un coordinamento fra volontari e associazioni e una organizzazione
ade guata.
L’obiettivo è evitare le sovrapposizioni in alcuni settori e
l’assenza di volontari in altri».
Basta chiamare il numero della
Rete di Solidarietà del quartiere
di residenza per avere tutte le
informazioni necessarie. Il volontario che risponde al telefono individuerà l’associazione o
il servizio pubblico adatti a fornire gli interventi adeguati.
L’anno scorso sono stati oltre
50mila i servizi effettuati e che
spaziano dalla compagnia
all’aiuto a sbrigare le pratiche
burocratiche, dall’aiuto a fare la
spesa al sostegno ai familiari
nell’assistenza ai malati e via dicendo.
La Rete di Solidarietà del nostro Quartiere, in via Lambruschini 33 risponde al numero
0552767070, aperta dal lunedì
al venerdì dalle 9 alle 12, martedì e giovedì dalle 14.30 alle
17.30
RETIDISOLIDARIETÀ
Nuovi bisogni che esigono
nuove risposte
Delle esperienze del quartiere ne ha parlato Renzo Tomassini
È stato Renzo Tomassini, presidente della Rete di Solidarietà
del nostro quartiere a parlare a
nome di tutte le esperienze di
questo tipo che esistono a Firenze, nell’ambito del convegno
che si è svolto il 5 febbraio a Palazzo Vecchio. Difficoltà e potenzialità di questi servizi, nonché l’emersione di nuovi bisogni
ai quali è diventato importante
fornire adeguate risposte: tutti
aspetti che sono stati evidenziati
da Tomassini nel suo intervento
mirante a fare il punto della situazione e a delineare i nuovi
obiettivi da raggiungere.
«Le Reti di Solidarietà di Firenze
– ha spiegato il relatore – nascono, a partire dal 1993, in momenti e con modalità diverse, ma
con un fine comune: quello di rispondere alle necessità dei cittadini che si trovano in difficoltà o
che necessitano di conoscere le
opportunità che la città offre.
Fino a non molti anni or sono
era facile la lettura dei bisogni
esistenti nel territorio: la fascia
debole era rappresentata, per lo
più, dagli anziani, soli o in coppia, generalmente con l’unico
reddito derivante da una pensione spesso troppo esigua.
Una fascia, le cui condizioni ovviamente erano e sono aggravate dalle malattie proprie della
terza età. La risposta ai bisogni
conseguenti consisteva, da parte del volontariato, nella sua
azione più tipica: trasporto sanitario, compagnia, accompagnamento ecc.
Purtroppo però oggi il quadro è
cambiato, il bisogno si è allargato ad altre fasce sociali, un tempo reputate sicure che oggi costituiscono le nuove categorie
deboli: parliamo di quanti fanno
parte del sottobosco della precarietà che abbraccia in modo indistinto studenti e operai, manovali e impiegati, insomma chi
deve entrare nel mondo del lavoro e chi ne è stato espulso
troppo precocemente.
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Non parliamo poi dei lavoratori
atipici che, non solo non hanno
un potere di acquisto adeguato
al costo della vita, ma non hanno
neppure i più elementari diritti
sociali. Nessun diritto, quindi,
alla malattia, alla pensione, alla
maternità. E nessuna possibilità
di pianificare il loro futuro che
rischia, così, di essere compromesso irrimediabilmente da
ogni imprevisto.
Tutte queste persone fanno parte dei nuovi poveri e a loro vanno sommati gli anziani, quasi
sempre pensionati con la minima o poco più, generalmente
con i problemi di salute cui accennavamo prima.
In sintesi, se si considera che un
terzo dei pensionati riceve
meno di 500 euro mensili, che la
pensione di un altro terzo si colloca fra 516 e 1032 euro, che la
paga dei lavoratori atipici oscilla
in media fra 600 e 700 euro al
mese, sarà agevole constatare
come la fascia del bisogno, in
questi ultimi anni, si sia allargata oltre ogni misura».
Nuovi bisogni sono quindi
emersi negli ultimi anni che non
possono quindi essere trascurati dalle strutture di volontariato,
come le Reti di Solidarietà, nate
per fornire risposte a situazioni
di bisogno.
Ma in quale direzione muoversi?
Dopo aver delineato il nuovo
quadro sociale, Tomassini si è
quindi soffermato sulle proposte avanzate delle Reti di Solidarietà.
«Una delle principali richieste –
ha spiegato il relatore - è quella
di richiamarsi a tutte quelle realtà che nel 1999 firmarono il Protocollo di Intesa, con il duplice
scopo di attuare una verifica delle condizioni operative e di formulare nuove modalità di intervento realizzando nuovi schemi
operativi.
RETEDISOLIDARIETÀ/2
La soddisfazione
del Consiglio di Quartiere
La Rete di Solidarietà del Q5 è ormai una realtà ben consolidata
nel nostro territorio e grande soddisfazione per la riuscita di questo servizio viene espressa dal presidente della commissione Servizi Sociali Sergio Lunardi, nonché dalla presidente del Consiglio
Stefania Collesei.
«Dopo l’entusiasmo iniziale la Rete – spiega Lunardi – aveva iniziato a presentare qualche difficoltà, data soprattutto dalla mancanza di volontari. La commissione Servizi Sociali, insediatasi
nell’ultima legislatura, ha quindi voluto immediatamente dare
nuovo slancio a questo servizio ritenuto fondamentale sia come risposta ai bisogni concreti degli anziani ma anche e soprattutto per
alleviare la solitudine che molte volte colpisce la Terza Età. Gli sforzi compiuti ci hanno dato ragione e oggi la Rete di Solidarietà del
Q5 non solo può contare su un numero di volontari che sono andati progressivamente crescendo ma anche su un miglioramento
del servizio di secondo livello rappresentato dalla compagnia domiciliare con nuovi inserimenti che sono stati possibili grazie ai finanziamenti attivati con il Piano Sociale di Zona».
«Con il tempo – aggiunge Stefania Collesei – la Rete del Q5 si è
consolidata e rafforzata con l’arrivo anche di nuove associazioni.
Fondamentale – ribadisce la presidente – il servizio di compagnia
domiciliare che, insieme ad altri momenti di supporto, contribuisce
non poco anche a ritardare i ricoveri nelle Rsa. Desidero ringraziare, per questo risultato, tutti i volontari che si sono succeduti nel
tempo, il presidente della Rete del Q5 Renzo Tomassini, la funzionaria del Siast Elisabetta Dagliana, oltre tutti gli assistenti sociali
che collaborano con la Rete in una relazione positiva».
Dato che le maggiori difficoltà
che affrontiamo sono riscontrabili nella fascia di anziani soli ultrasettantenni, con una sensibile maggioranza di donne, si dovrebbe realizzare un progetto pilota mirato a questa fascia di età,
le cui necessità sono in genere
individuabili nella compagnia
domiciliare, nell’accompagnamento e nell’effettuazione di
piccole commissioni.
Vista la cronica carenza di volontari, diventa importante organizzare incontri fra le Reti e le
Scuole superiori per coinvolgere le preziose energie dei giovani e incontri con i Centri Anziani, per sensibilizzarne i frequentatori ancora efficienti ad aiutare
i loro coetanei meno fortunati e
invitandoli a mettere a disposizione qualche ora settimanale
del loro tempo libero.
In più, nel corso del 2004 le Reti
di Solidarietà formuleranno un
progetto per accedere alla possibilità di usufruire dei giovani del
Servizio Civile, da impiegare
nell’aumento delle possibilità di
compagnia domiciliare, accompagnamenti, piccole commissioni e in genere progetti a valenza
territoriale.
Sempre nel 2004 alcune Reti intendono verificare la possibilità
di dare personalità giuridica alle
Reti stesse per aver maggiore
peso istituzionale, per determinare con certezza la responsabilità del loro agire e, non ultimo,
per consentire loro la possibilità
di ricevere donazioni o sponsorizzazioni». Fondamentale appare inoltre alle Reti di Solidarietà
avere una rappresentatività riconosciuta ed effettiva all’interno
delle istituzioni. Forti delle loro
pluriennali esperienze, le Reti
rappresentano, infatti, un prezioso contributo di cui non si
può non tenere conto in tutte
quelle situazioni in cui si prendono decisioni o si confrontano
le opinioni in tema di disagio e
solidarietà sociale.
Un libretto, di poche pagine, ma che fissa in modo preciso e chiaro
quelli che sono i riferimenti ideali e operativi delle Reti di Solidarietà,
dai valori etici e finalità sociali, dunque, allo Statuto vero e proprio.
È questa la Carta delle Reti di Solidarietà, edita dal Comune di
Firenze e della quale riportiamo alcune parti.
Valori etici e finalità sociali
Le Reti di Solidarietà si caratterizzano come:
un’occasione per svolgere volontariato attivo, coinvolgendo e
esaltando il ruolo e l’operato che tanti cittadini svolgono
singolarmente o organizzandosi in associazioni;
n una scelta di solidarietà e un mezzo per promuoverne la cultura,
accrescere la sensibilità, la conoscenza e l’impegno;
n una forma di collaborazione attiva e operativa tra e con tutti i
soggetti interessati e le realtà impegnate nel sociale; una
collaborazione integrata e coordinata che valorizzi le rispettive
competenze e peculiarità;
n una modalità per accrescere la qualità dell’impegno delle forze
del volontariato e le loro professionalità, quali mezzi basilari per
aumentare il livello di solidarietà verso l’area del bisogno
presente nella comunità.
Le Reti si danno il comune obiettivo di intervenire sui bisogni delle
persone in difficoltà, offrendo le possibili risposte coordinate alle
richieste dei cittadini.
Nate prevalentemente per fornire supporto ai cittadini anziani che
versano in condizione di disagio e di solitudine, in più di una realtà
vanno incontro anche ad altre fasce di età e di utenza, a chi si trova
in stato di bisogno, emarginazione, abbandono, rivolgendo
l’intervento verso le problematiche afferenti il disagio in generale.
Le Reti sono parte della rete più generale, rappresentata
dall’insieme degli interventi pubblici e privati, che il sistema attuale
di welfare stende a tutela dei percorsi di protezione della
cittadinanza.
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Statuto delle reti
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Le Reti sono un servizio dei Quartieri che ne garantiscono il
funzionamento e l’attività, attraverso specifici atti normativi.
Le Reti sono strutture aperte, liberamente costituite tra
associazioni di volontariato che operano sul territorio. Alle Reti
possono partecipare anche singoli cittadini che non sono iscritti
ad alcuna associazione, ma che desiderano svolgere attività di
volontariato, in collaborazione con la Rete stessa, con le modalità
individuate da ogni singola rete.
Le Reti promuovono il raccordo organizzativo e operativo tra le
varie forze e potenzialità che intervengono in campo sociale,
favoriscono la cooperazione e lo scambio di informazioni tra
realtà e aree.
Nelle Reti operano in integrazione e sintonia il Quartiere, il Siast,
il volontariato, al fine di ottimizzare le risorse e evitare
sovrapposizioni di interventi e di erogazione di servizi, o un uso
improprio delle specifiche competenze. Gli interventi svolti in
rete diventano in questo senso un modello e uno strumento di
coordinamento operativo per assicurare all’area del bisogno le
risposte quanto più tempestive ed omogenee possibile, evitando
disguidi e sprechi.
Le Reti potranno anche collaborare con i servizi del Comune,
quali la Teleassistenza e l’Estate Anziani, in modo da fornire
servizi più rispondenti ai bisogni dei cittadini e modalità operative
integrate e coordinate.
[...]
La Direzione Sicurezza Sociale del comune effettuerà il
coordinamento, uniformando le attività e gli interventi.
[...]
[...]
Nel quadro definito dal servizio pubblico le Reti contribuiscono a
realizzare una Banca Dati e un osservatorio dell’area del bisogno
del territorio, in collaborazione con il servizio pubblico, anche
attraverso la presentazione di progetti e proposte mirate. Ciò al
fine sia di sviluppare un’adeguata e reale conoscenza della
domanda che proviene dal territorio, sia di censire in modo
quanto più capillare possibile le realtà esistenti, i servizi offerti, gli
orari, le strutture, le attività. Tali strumenti saranno raccordati e
uniformati con il Sistema Informativo Sociale (Sisa).
Le Reti partecipano con i soggetti interessati e coinvolti,
Assessorato al Terzo Settore, Direzione Sicurezza Sociale,
Direzione Area Metropolitana e Decentramento, Quartieri, Siast,
a riunioni periodiche di verifica;
le Reti individuano nella riunione mensile la base del raccordo e
del coordinamento con i Servizi Sociali territoriali;
le Reti individuano i seguenti servizi di base da offrire ai cittadini:
- Compagnia domiciliare;
- Uscite per passeggiate ed accompagnamenti vari;
- Aggregazioni sociali e ricreative;
- Acquisto farmaci;
- Ausilio a disbrigo di pratiche;
- Spesa a domicilio;
- Servizi di informazione su: difesa dei diritti, attività delle
associazioni divolontariato, occasioni, servizi ed opportunità che
offre il Quartiere.
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