Comune di Majolati Spontini
Opere Pie Gaspare Spontini
Marco Palmolella
Majolati Spontini 28 Novembre 2009
CC Anniversario
prima rappresentazione del
Fernand Cortez
ou
la Conquête du Méxique
Comune di Majolati Spontini
Opere Pie Gaspare Spontini
Marco Palmolella
PARIS XXVIII – XI – MDCCCIX MAJOLATI
SPONTINI XXVIII – XI – MMIX
CC Anniversario
prima rappresentazione del
Fernand Cortez ou la Conquête du Méxique
Tragédie Lyrique en 3 Actes
Archivio, Biblioteca, Museo Gaspare Spontini.
Fernand Cortez ou la Conquète du Méxique.
Nel CC Anniversario del Fernando Cortez un ricordo di Massimo e
Roberto
28 novembre 1809. Parigi. Teatro dell’Opera.
Debutta un’altra grande opera di Gaspare Spontini: Fernando Cortez.
L’Amministrazione Comunale di Majolati Spontini, dando continuità al progetto di recupero e valorizzazione della musica dell’illustre cittadino, celebra il
200’ anniversario di quella prima rappresentazione.
28 novembre 2009. Majolati Spontini. Teatro Gaspare Spontini.
La “Spontini Wind Orchestra”, complesso costituito dalle due bande del nostro
Comune, la Filarmonica Gaspare Spontini di Majolati Spontini, la Banda
L’Esina di Moie, il Coro Polifonico David Brunori di Moie, integrata con musicisti esterni, in occasione del 200’ Anniversario de La Vestale, su brillante intuizione dell’amico Massimo Branchesi, che ricordiamo con immutato affetto a
quasi un anno dalla sua improvvisa scomparsa, apre i festeggiamenti con un concerto sulle arie spontiniane tratte dal Fernando Cortez, opera che fu commissionata a Spontini per esaltare la campagna militare francese in Spagna.
Non ci sarà a dirigerla, con il suo entusiasmo, il Maestro Roberto Landi, anche
lui tragicamente scomparso da pochi mesi lasciando un grande vuoto fra tutti gli
amici musicisti. A Massimo e Roberto dedichiamo questa nuova interessante
pubblicazione che arricchisce la storiografia spontiniana che riporta alla luce
pagine inedite su una delle più grandi opere di Gaspare Spontini.
Una pubblicazione che si unisce all’artistica medaglia commemorativa coniata
per l’occasione e con cui consolideremo la tradizione di omaggiare quanti si
sono distinti e hanno portato lustro alla nostra Comunità e in particolar modo al
genio e alla musica del nostro grande compositore.
Gaspare Spontini ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica e
nella nostra Comunità che, oltre a fregiarsi del suo nome, vive ancora, nel capoluogo, immersa nello spirito di questo grande mecenate, in mezzo alle grandi
realizzazioni da lui volute, a cominciare dallo splendido Parco Colle Celeste.
Ricordare e valorizzare le sue opere non vuole essere solo un doveroso ringraziamento, ma serve a mantenere viva l’attenzione su di un grande protagonista
della musica meno noto e apprezzato di quanto non meriti perché, come ha sottolineato più volte il nostro cittadino onorario, il Maestro Riccardo Muti,
Gaspare Spontini nella sua genialità e grandezza, componeva per la musica e
non per i musicisti o per il pubblico. Componeva per la grande arte e non per
accattivarsi un facile successo.
Ringraziamo infine sentitamente quanti hanno collaborato e collaboreranno ai
festeggiamenti in onore di Gaspare Spontini, con entusiasmo, vera passione e
dedizione per la musica e la storia del nostro paese.
Dott. Ing. Giancarlo Carbini
Sindaco di Majolati Spontini
L’Amministrazione comunale e il Fernand Cortez
Con lo stesso incalzare degli accadimenti spontiniani ci ritroviamo, dopo due
anni da La Vestale, a ricordare il secondo straordinario successo di Gaspare
Spontini in Francia: il Fernand Cortez ou la Conquête du Méxique, presentato
per la prima volta il 28 novembre 1809 al teatro dell’Accademia Imperiale della
Musica di Parigi.
Il Fernand Cortez, opera importante, considerata da alcuni studiosi anche superiore a La Vestale, contribuì a consolidare l’affermazione artistica del nostro illustre concittadino in Europa.
Per celebrare degnamente CC Anniversario della prima esecuzione dell’opera e
per rendere omaggio a Gaspare Spontini, l’Assessorato alla Cultura e
l’Amministrazione Comunale di Majolati Spontini hanno realizzato una medaglia commemorativa e un testo storiografico, così come è stato fatto per l’opera
più nota, La Vestale, creando in qualche modo un percorso che si potrà ripetere
in futuro, magari per le altre opere, in particolare per l’Olympie e per l’Agnes
von Hohenstaufen.
Spontini, nonostante in quel periodo accumulasse una ricchezza smisurata, specialmente se trasferita nel povero Stato Pontificio della prima metà del XIX
secolo, aveva un solo desiderio, il riconoscimento, un po’ vanaglorioso della sua
arte, che poteva essere appagato con onorificenze, medaglie e diplomi.
Ricordiamo solo un passo di una lettera ai Reggenti mentre era in corso la nomina ad Ufficiale della Legione d’Onore: “Finalmente sul mio petto e al collo non
ce ne entrano più assolutamente per mancanza di spazio”.
Oppure quando dirigeva al Teatro Reale di Berlino: “Alla testa della sua orchestra dava l’impressione di un generale conducente le sue truppe alla vittoria. A
parte le qualità al di sopra dei suoi simili, lo Spontini aveva di questi capricci che
gli faceva trovare tutte naturali quelle cose che lo potevano far ricoprire di ridicolo. Così non ebbe timore di dirigere l’orchestra mostrando al pubblico il petto
fregiato di decorazioni”.
Oggi anche noi, idealmente, appuntiamo al petto del nostro illustre concittadino
un’altra onorificenza: un’artistica medaglia, una piccola opera d’arte, per la cui
realizzazione ci siamo affidati, come per la medaglia de La Vestale, ad un’artista di primissimo piano: il prof. Luigi Teruggi, medaglista e scultore di valore
internazionale, già docente presso l’Accademia di Brera a Milano.
Tra i tanti progetti ipotizzati, Marco Palmolella, Conservatore dell’Archivio,
Biblioteca, Museo Gaspare Spontini di Majolati ha suggerito di porre al recto, in
continuità con la medaglia de La Vestale e con le fonti documentarie disponibili a Majolati, la nota scena del terzo atto del Fernand Cortez, posta in un prezioso quadro custodito nel Museo Spontini di Majolati, che ritrae Amazily mentre
si getta ai piedi del Sommo Sacerdote, sotto il terribile idolo del Dio del Male,
Talepulchra, offrendo se stessa come vittima per il sacrificio umano.
Al verso della medaglia abbiamo ricordato sia l’autore della Musica del Fernand
Cortez, sia il committente dell’opera, che non era un Carneade, ma Napoleon,
l’Imperatore di Francia.
Il prof. Luigi Teruggi, con queste idee, ha esaminato una consistente iconografia
proveniente dal Museo Spontini e dalla Raccolta storico spontiniana Domenico
Palmolella Majolati Spontini ed ha realizzato, di suo ingegno, due bellissimi
profili: Gaspare Spontini e Napoleon, uno accanto all’altro.
La volontà di riconfermare il prof. Luigi Teruggi, artista figurativo, capace di
modellare il soggetto nel rispetto delle immagini originarie, senza rinunciare
all’interpretazione artistica, ha ottenuto la nostra soddisfazione: le nostre aspettative sono state appagate.
Ringraziamo, per la realizzazione materiale dell’opera, la storica ed esperta
azienda Johnson 1836 Srl, la dott.ssa Maria Teresa Concia dello stabilimento
Stefano Johnson Spa di Milano, la Reggenza delle Opere Pie Gaspare Spontini
e per la parte amministrativa, il dott. Enzo Contadini del Comune di Majolati
Spontini.
Della medaglia sono state realizzate 200 copie in bronzo e 36 in argento. Si tratta di una graziosa opera d’arte che sarà messa a disposizione della cittadinanza
e degli amanti della cultura spontiniana.
Sandro Grizi
Assessore alla Cultura
Comune di Majolati Spontini
Da La Vestale al Fernand Cortez
Subito dopo la fatica de La Vestale, Gaspare Spontini presentò sei arie per
canto, pianoforte o arpa, raccolte nel titolo: Sensations, douces, mélancoliques et douloureuses, sei brani divisi in tre gruppi di due melodie, con i
seguenti titoli: Sentimens d’amour, Regrèts d’absence e Plaintes sur la
tombe.
Queste delicate note non potevano certo far dimenticare a Napoleone il successo de La Vestale; l’Imperatore era stato conquistato e Spontini appariva
come il musicista più adatto per illustrare l’Impero. Come segno tangibile,
Napoleone offrì al Majolatese diecimila franchi prelevati dalla Cassa particolare dell’Imperatore, concordando con la Commissione, composta da Méhul,
Gossec e Grétry, il giudizio su La Vestale, valutata come opera più notevole
del decennale trascorso.
A Parigi erano attivi molti teatri, ma solo quattro potevano fregiarsi del titolo Grands Théâtres. Il Sovrintendente era un caro amico di Gaspare Spontini:
“Surintendant des quatre Grands Théâtres M. le Comte de Rémusat, premier
chambellan de l’Empereur, place de la Concorde”.
Il primo teatro controllato da Rémusat era l’Académie Imperiale de Musique,
diretto dal Signor Picard, con ufficio in Rue de Lully, 2.
Questo teatro dava spettacoli, ogni settimana, nei seguenti giorni: Martedì,
Venerdì e Domenica; il suo organico era il più importante di tutti i teatri, non
solo francesi, ma europei.
Tra i Maestri e responsabili della Scena c’erano dei grandi artisti: Berton,
Adrien, Lebrun e Plantade. Le prime parti erano affidate ai cantanti: Lays,
Dérivis, Nourrit e alle cantanti: Maillard, Armand, Branchu. I sostituti, anche
questi ottimi professionisti, erano i Signori: Laforêt, Albert, Bonet, Lavigne
e le Signore: Albert - Himm, Granier.
I doppi, non meno straordinari, capaci cantanti dell’Académie Imperiale de
Musique, erano i Signori: Bertin, Eloi, Duparc, Alèxandre, Bonel, Henrard e
le Signore: Jannard, Armand Joséphine, Emilie e Paulin.
Il Coro dell’Académie Imperiale de Musique era composto da un elenco di
cantanti prestigiosi, alcuni, qualche anno dopo la recita del Cortez, si ritroveranno nei ruoli solisti e capaci di svolgere una brillante carriera.
Per quanto riguardava la danza i Maestri furono: Gardel, anche Direttore
della Scuola, e Milon.
I Primi ballerini erano i Signori: Vestris, Beaupré, Albert, Clotilde, lo stesso
Gardel, Chevigny, Bigottini; le Signore: Saulnier e Delille. Anche i doppi del
Corpo di Ballo di questo prestigioso teatro erano importanti, ricordiamo i
Signori: Branchu, Goyon, Mérante, Renaud, Anatole, Montjoie, Elie; le
Signore: Félicité, Victoire Saulnier, Maillet, Rivière, Fanny Bias, Mareslié
cadette, Athalie, Gosselin l’aînée, Elie, Marinette.
L’orchestra era diretta dal Maestro Persuis e si avvaleva anche del Maestro
Rochefort, musicisti prestigiosi, ma anche scorrendo i nomi degli orchestrali
si rimane stupiti del valore dei componenti, basti citare il primo violino
Kreutzer, il primo dei secondi violini Habenek e tanti altri noti musicisti.
In questo corposo elenco di lavoratori dell’Accademia c’era anche l’atelier
de peinture diretto da Isabey jeune dove erano regolarmente impiegati straordinari pittori come Ciceri, peinture des paysages e molti altri grandi artisti.
Il secondo dei Grands Théâtres di Parigi era il Teatro francese dedicato alla
prosa diretto dal Commissario imperiale Signor Mahéraul, sostenuto dal
grande attore Talma, anche questo teatro disponeva di un’orchestra stabile.
Il terzo grande Teatro parigino era il Théâtre de l’Opéra Comique Imperial.
Scorrendo l’elenco degli artisti de l’Opéra Comique Imperial troviamo diversi cantanti spontiniani, tra questi Chenard, Martin, Elleviou, ma anche gli
altri erano noti e di grande valore.
Il Théâtre de l’Opéra Comique dal 1800 al 1812 registrava nel proprio repertorio tre opere di Spontini antecedenti a La Vestale, anche se non più rappresentate: la Petite Maison, testo di Dieulafoi, Gersaint, musica di Spontini; la
Julie di Fay e Spontini; Milton di Dieulafoi e De Jouy, musica di Spontini,
questa opera riporta l’anno 1805, come anno del debutto.
Il quarto grande Teatro parigino era l’Odéon, Théâtre de l’Impératrice.
Questo Teatro, a sua volta si divideva in altri due Teatri: La Comédie che presentava i propri spettacoli il Martedì, il Giovedì, il Venerdì e la Domenica;
L’Opéra Buffa et Séria, presentava spettacoli nei giorni: il Lunedì, il
Mercoledì e il Sabato. Dal 1810 Gaspare Spontini, sostituendo Berton, divenne Direttore dell’Opéra Italien, inserita in questo teatro, dove, sorretto da un
ottimo gruppo di cantanti, tra questi la senigalliese Rosa Morandi, presentava, oltre alle sue opere, un repertorio dei migliori musicisti.
Anche in questo teatro operavano attori e cantanti legati ad interpretazioni
spontiniane. Il Teatro dell’Imperatrice, dopo la sua apertura avvenuta il 5
Maggio 1801, ospitò lavori spontiniani specialmente sul Théâtre L’Opéra
Buffa.
Con l’apertura della sala di rue de Louvois, avvenuta il 9 Luglio 1804, apparvero le opere: l’Eccelsa Gara e le Grand Débat, opera presentata da Spontini
nel 1806.
Senza indicare gli altri numerosi teatri secondari parigini, già questa premessa sui quattro principali teatri ci fa comprendere il clima in cui operò Gaspare
Spontini, alle prese con una straordinaria vivacità culturale, le infinite manifestazioni e la concorrenza di altri artisti.
Una così ricca attività teatrale, non solo lirica, ma anche di prosa, basti pensare a Talma, serviva ad intrattenere i vivaci residenti di una così importante
capitale, ma anche a tenere alto l’interesse verso nuove imprese, a convogliare
il consenso verso il potere e questo era necessario perché i Francesi
cominciavano ad essere stanchi di queste continue vicende belliche, non a
caso un’aria collocata nel secondo atto, scena ottava, cantata da Cortez
insieme al Coro inizia con: “Voliam di gloria in gloria a rinnovar le imprese!
Registrerà l’istoria, la pagina immortal. …”. E continuava con Napoleone –
Cortez: “Questa terra è la mia e qui rimango”, ma la stessa frase era stata
pronuncia- ta da Gaspare Spontini dopo il primo successo del Fernand Cortez
e sembrava una dichiarazione del Musicista majolatese sulla sua volontà di
rimanere in Francia dove avrebbe consolidato la sua carriera.
Anche uno storico majolatese riportava questa dichiarazione espressa
all’indomani della prima esecuzione del Cortez: “Il successo di quest’opera
fu veramente trionfale, e fin d’allora lo Spontini potè dire, parlando
alla Francia: Cette terre est à moi et je ne la quitte plus”.
L’Accademia Imperiale di Musica, luogo di propaganda ed arte
Napoleone cercava d’impiegare tutti i mezzi per assecondare i propri
progetti; l’uso del teatro e della sua simbologia era un mezzo efficace di
consenso, l’Imperatore apprezzava le opere marziali, eroiche e quelle che
esaltavano la nazione francese.
L’Imperatore, nonostante i molti impegni di governo e militari, di tanto in
tanto si recava all’Accademia Imperiale, nella Salle de L’Opéra, in Rue de
Richelieu, dove, insieme all’Imperatrice, prendeva posto nelle prime logge, a
ridosso della scena, per ascoltare, oltre alle musiche di Spontini, quelle di
Paisiello con la Proserpina; Cherubini con Demofoonte e l’Anacreonte presso
Policrate; Le Sueur con i Bardi e la Morte di Adamo; Méhul con
l’Anfione; Gossec con Teseo; Grétry con la Carovana del Cairo; Panurge con
l’Anacreonte presso Policrate; D’Alayrac col Padiglione del Califfo; Catel
con Semiramide e con le Baiadere; Persuis con Traiano e con la
Gerusalemme liberata; Vogel con Demofoonte; Kreutzer con l’Astianatte e
con Morte di Abele; Lemoine con Elettra e con Nephtis e i Fidanzati; Winter
con Tamerlano e Castore e Polluce; Porta col Connestabile Clisson e di molti
altri. Tutte queste opere erano interpretate dai grandi cantanti dell’Accademia
Imperiale, dei monumenti della storia della Musica: Carolina Branchu;
Hymm; Marie Thérèse Davout, più nota con il nome M.lle Maillard; Henri
Louis Nourrit; Étienne Dérivis; Lays, Lainez, Martin Joseph Adrien, Émile
Lavigne e molti altri.
L’accoglienza riservata all’Imperatore era sempre festosa, non era
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immaginabile che un qualche dissenso fosse tollerato, il pubblico che
presenziava a questi straordinari spettacoli era un po’ addomesticato.
Infatti, quando si aveva notizia che l’Imperatore sarebbe intervenuto ad una
recita, l’Amministrazione del Teatro distribuiva gratuitamente molti biglietti
agli amici e spettatori fidati, i quali ricambiavano accogliendo l’Imperatore
con rispetto, con applausi ed acclamazioni. Il pubblico non doveva essere
incompetente, anzi, questi spettatori erano molto esperti e già conoscevano
l’opera proposta; a questo scopo erano “invitati” dagli Amministratori a
sottolineare con applausi ed altri segni di consenso le arie o le parti della
vicenda messa in scena che avessero richiamato o alluso alle gesta di
Napoleone. Una di queste opere era il Fernand Cortez di Spontini, ed ancora
di più Le triomphe de Trajan di Persuis e Lesueur, entrambe scritte anche da
Joseph Alphonse Esménard.
La favorevole allusione all’Imperatore doveva essere particolarmente
qualificata. Agiva una vera e propria claque imperiale dove il successo
dell’opera era sempre differito, prima si omaggiava l’Imperatore,
l’Imperatrice e gli altri personaggi imperiali, successivamente si poteva
esprimere un consenso alla musica, al canto e ai protagonisti.
Al Théâtre de l’Opéra, nel periodo a ridosso della presentazione del Cortez,
debuttarono le seguenti opere che si alternarono con le riprese di altre già
presentate:
1807. Le retour d’Ulisse di Persuis; Le triomphe de Trajan di Persuis e
Lesueur; La Vestale di Spontini.
1808. Les amours d’Antoine et de Cléopatre di Kreutzer; Aristippe di
Kreutzer; Vénus et Adonis di Lefebre; Alexandre chez Apelles di Catel.
1809. La mort d’Adam et son Apothéose di Lesueur; il Fernand Cortez
diSpontini; La Fête de Mars di Kreutzer.
1810. Hippomène et Atalante di Piccinni; Vertumne et Pomone di Lefebvre;
Abel ou la mort d’Abel di Kreutzer; Persée et Andromède di Mehul; Les
Bayadères di Catel.
Napoleone, che conosceva bene il ruolo dell’Opèra, pensò di utilizzarlo per
creare un clima favorevole alle proprie imprese, a questo proposito chiese al
Musicista più in vista in quel momento, reduce dal successo de La Vestale, di
musicare un libretto che ricordasse le vicende militari di Fernand Cortez alle
prese con la conquista del Messico.
L’ideazione del Fernand Cortez
L’opera Fernand Cortez fu composta su richiesta specifica di Napoleone in
quanto voleva condizionare favorevolmente l’opinione pubblica parigina e
francese sulla campagna militare di liberazione della Spagna che aveva già
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progettato.
Come è noto, nel 1808, Napoleone aveva avviato l’impresa di Spagna, con
una violenta campagna armata voleva diffondere i grandi valori rivoluzionari: liberté, égalité, fraternité.
Napoleone aveva occupato la Spagna e per sostenere l’impresa militare
pensò, tra l’altro, alle arti; era necessaria un’azione che, nonostante le vicende che stavano accadendo, mostrasse sia la nazione spagnola, sia la necessità d’intervenire con le armi, in questo Stato, a vantaggio della libertà che solo
la Francia era in grado di esportare e divulgare, magari con una nuova conquista, come quella in corso nel Regno d’Italia.
Secondo una facile allegoria, bisognava presentare un conquistatore preoccupato di portare il cristianesimo e il bene agli indigeni.
L’allegoria presupponeva che gli spettatori parigini comprendessero che gli
Spagnoli del Fernand Cortez di Gaspare Spontini raffiguravano i Francesi, i
soldati napoleonici. Invece, gli Spagnoli del 1808, quelli che stavano per
subire l’invasione dell’Iberia da parte delle armate napoleoniche francesi, che
erano ormai prossimi alla “liberazione”, erano, nell’opera di Spontini, rappresentati dai Messicani di Montezuma e Telasco.
Per dare un’immagine rispettosa della popolazione spagnola, Napoleone
cercò un argomento che esaltasse uno degli eroi della Nazione: Fernand
Cortez alle prese con la conquista del Messico.
Il progetto napoleonico prevedeva che si mettesse in evidenza sia l’eroe
castigliano Fernando Cortez, colui che aveva conquistato il Messico
distruggendo il potere dei sacerdoti fanatici sanguinari della religione azteca,
sia la nazione spagnola. Napoleone era più abile con le armi che con la
diploma- zia, ma per contenere il malumore iberico aveva bisogno di creare
un clima favorevole, specialmente dopo la nota ed irrisoria battuta rivolta a
Carlo IV: “Appoggiatevi a me, io ho la forza per entrambi”.
L’opera Fernand Cortez, il cui testo sarà scritto da Etienne De Jouy e Joseph
Alphonse Esménard, prendeva spunto da una nota commedia di Alexis Piron
(1689 - 1773), intitolata appunto Fernand Cortes, del 1744, e dal racconto
Les Incas, del 1778, di Jean François Marmontel (1723 - 1799).
La partitura edita da Imbault indicava nel frontespizio gli autori del libretto:
Etienne De Jouy e Jososeph Alphonse Esménard, ma a questo proposito i
racconti sulla paternità del libretto, che ci sono arrivati, non sono del tutto
concordi.
L’autore de La Vestale dichiarò che fu lui a scrivere il libretto, ma fu
sollecitato, per ragioni di censura, a collaborare con il Poeta ufficiale di Stato,
portando, congiuntamente, al testo alcune modifiche.
Infatti, il Ministro degli Interni Fouché, allo scopo di esaltare la figura
dell’Imperatore, chiedeva a De Jouy di portare alcuni cambiamenti, magari
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chiedendo l’aiuto ad un funzionario dello stesso Ministero. Etienne De Jouy
temette che la sua opera poetica fosse trasformata in un’opera di circostanza,
senza personalità drammatica e sicuramente questo, almeno in parte, accadde. Questo racconto di Etienne De Jouy è credibile perché precedentemente
Esménard aveva ricoperto l’incarico di “Chef du bureau des Théâtres au
Ministère de l’Intérieur” grazie alla protezione di Savary. Ripartito per servire
l’ammiraglio Villaret de Joyeuse, nella Martinique, al suo rientro in Francia
ricevette importanti incarichi imperiali, tra questi fu nominato: “Censeur des
théâtres et de la librairie”, “Censeur du Journal de l’Empire” e “Chef de
division au Ministère de la Police”.
È anche vero che Esmenard il 25 Giugno 1811 morì a Fondi, in Italia, per un
incidente di carrozza e quindi non ebbe modo di partecipare alla storiografia
sull’opera e controbattere alla narrazione successiva curata da De Jouy.
Pertanto, possiamo immaginare che l’estro di Etienne De Jouy dovette confrontarsi con il rigore contenutistico politico dettato dal ruolo e impersonato
da Joseph Alphonse Esménard.
Il desiderio di Napoleone era quello di identificarsi con Fernand Cortez, colui
che sconfisse il fanatismo religioso dei sacerdoti aztechi, il portatore di civiltà
e di valori.
Napoleone intendeva rappresentare una vicenda, attraverso il piacevole
mezzo del Grand Opéra, che valorizzasse la Spagna, ma anche le imprese
militari francesi. Probabilmente impedì che fosse scritta una vera tragedia e
al suo posto prese corpo una narrazione pseudo storica con qualche scena o
sviluppo drammatico ricomposto in un finale da progetto kantiano “Per la
pace perpetua”.
Napoleone, scegliendo Spontini, Esménard e De Jouy, aveva commissionato
un’opera politica dove il condottiero Fernand Cortez dimostrava le sue doti
liberali, umanitarie; la sua azione militare era positiva perché aveva sconfitto
il fanatismo religioso distruggendo gli idoli e le tremende superstizioni dei
sacerdoti messicani. Inoltre, presentando questi valori all’interno di un
dramma lirico, c’era spazio
anche per l’amore, eroico, tra due personaggi, i migliori rappresentanti dei
due popoli, che avrebbero suggellato l’amicizia tra Messicani e Spagnoli.
Tutto questo si sarebbe dovuto leggere in un parallelismo con l’occupazione
napoleonica della Spagna.
Etienne de Jouy (Versaille, 19.10.1769[1764 ?] - Saint-Germain en Laye, 4.9.1846). Come
Esménard, anche Etienne de Jouy, ebbe una vita avventurosa, già a sedici anni, dopo
essersi arruolato nell’ esercito francese, si imbarcò per l’America del Sud. Rientrato in
Francia per completare gli studi, nel 1787 fu inviato, come mili- tare nelle Indie orientali.
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Prestò servizio in America, India, ritornando a Parigi nel
1790. Comandò la piazza di Lille, ma durante la Rivoluzione fu arrestato e condannato a
morte per un futile motivo, sembra che non abbia portato una merenda a Marat; grazie ad
un’evasione rocambolesca riuscì a rifugiarsi in Svizzera. Dopo altre vicende che lo
portarono di nuovo in carcere con l’accusa di spionaggio in favore degli Inglesi, finalmente
ebbe la possibilità di esercitare il suo talento di poeta e scrittore. Ritornato a Parigi,
durante la pace napoleonica si dedicò all’attività intellettuale di scrittore e giornalista.
L’autore del libretto de La Vestale non fu solo giornalista, ma anche critico letterario,
paroliere ed autore drammatico. Per Spontini, oltre a La Vestale e al Fernando Cortez,
scrisse il libretto del Milton, del Pélage ou Le Roi et la Paix, Le Ateniesi. De Jouy, come
Esménard, fu nominato membro dell’Académie française l’11 Gennaio 1815. Tra le attività
meno note di Etienne de Jouy c’è la pubblicazione di un testo di letteratura erotica in due
volu- mi: “La galerie des femmes; collections incomplete de huit tableaux recueillis par un
amateur. Hamburg 1799”. Dal 1830, de Jouy fu bibliotecario del Louvre e scom- parve nel
castello di Saint-Germain en Laye nel 1846.
Artisti del Circo Franconi e disegnatori all’orto botanico
Il Cortez ebbe tempi di realizzazione molto brevi e serrati, ma sicuri,
specialmente se confrontati con le difficoltà registrate con la messa in scena
de La Vestale.
L’opéra ebbe costi altissimi, circa centottantamila franchi, una cifra che i
critici del tempo definirono come “elevatissima”; quasi undicimila franchi
furono impiegati per le bardature dei cavalli e i costumi dei cavallerizzi.
Il libretto del Cortez ebbe uno stretto riferimento alla vicenda storica del
1519, i personaggi furono ricavati dalla storiografia esistente. Come indicato
dalla letteratura, il 25 Marzo 1519 ci fu la grande battaglia tra i Messicani e
gli Spagnoli. I Messicani erano in numero soverchiante, oltre sedicimila,
mentre i soldati di Fernand Cortez erano alcune centinaia, ma erano armati di
cannoni ed archibugi, disponevano di cavalli, di cani da combattimento e
questo determinò la sconfitta degli Aztechi.
Il racconto storico afferma che dopo la battaglia, gli Aztechi offrirono dei
doni, tra questi alcune ragazze. Una delle fanciulle si chiamava Melitzin,
chiamata poi col nome spagnolo di Marina. Questa ragazza, molto avvenente,
era stata destinata a Fernand Cortez. Particolarmente dotata, intelligente,
ricevette il battesimo e svolse il ruolo di interprete. Marina divenne l’amante
di Fernand Cortez, ma fu anche la consigliera e la stratega. Questo
personaggio, Amazily, ebbe un ruolo importantissimo nell’opera spontiniana;
su di lei fu costruita la vicenda sentimentale, del resto come accadde nella
realtà storica.
Spontini curò ogni dettaglio, oltre alla Musica, il Majolatese si interessò della
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regia chiedendo ai coreografi di ricreare sul palcoscenico l’audacia dimostrata
da Fernand Cortez, il pubblico avrebbe dovuto sperimentare lo stesso
sgomento provato dai Messicani alla vista della cavalleria, dei cani, delle
armi da fuoco e lo stupore per la bellezza delle ambientazioni naturali.
Per questo il Musicista, in pieno accordo con De Jouy ed Esmenard, inviò
all’orto botanico dei disegnatori per riprodurre la stessa vegetazione presente
nel Messico, si interessò dei costumi dei soldati, della bardatura dei caval- li,
immaginò l’incendio voluto dal condottiero delle navi spagnole e, spettacolo nello spettacolo, volle la carica dei cavallerizzi del famosissimo Circo
Franconi.
La carica di cavalleria, anche se limitata ad un numero ridotto di recite,
sembra alle prime dieci, non fu un “vano lusso” ma intendeva suscitare nello
spettatore “la sorpresa e il terrore che il loro primo apparire fece provare ai
Messicani” che non avevano mai visto cavalli nel loro territorio.
Il “Journal des Débats” propose un altro punto di vista in merito alla carica
dei cavalli, che non dovevano servire solo per esaltare il vincitore Fernand
Cortez, ma i cavalli dovevano portarlo alla vittoria, dividendone l’onore con
Gaspare Spontini.
L’allestimento, non solo della parte musicale, ma anche di quella scenica, fu
accurato e preciso. Tutto doveva raffigurare il Messico come lo vide Fernand
Cortez, il realismo ebbe anche spettacolari risvolti. Per molti giorni a Parigi
si parlò della famosissima carica della cavalleria, affidata ai domatori del
circo Franconi che intervennero sul palco, nel primo atto, con diciassette
cavalli lanciati alla carica, i presenti ammutolirono per lo stupore provocato,
al pari dei Messicani assaliti da Cortez qualche secolo prima. Oggi, in un
qualsiasi teatro, per ragioni di sicurezza, non sarebbe possibile far attraversare il tavolato da un numero così rilevante di animali, per giunta eccitati dalla
carica; per questo dobbiamo solo immaginarci l’incredibile effetto.
Gli autori De Jouy ed Esmenard a questo proposito precisarono più volte: “I
cavalli che abbiamo introdotti sulla scena non sono un lusso vano destinato a
colpire gli occhi; essi devono, al contrario, richiamare la sorpresa e il terrore
che la loro prima comparsa e il loro aspetto fece provare ai Messicani e la
parte che ebbero nel successo di questa memorabile impresa”.
Non meno interessanti sono altri elementi spettacolari, come le offerte dei
Messicani: prodotti esotici, frutti, fiori, uccelli, tutte copie in oro della realtà,
cui seguirono le danze messicane di bellissime indigene che cercavano di
corrompere i soldati spagnoli.
L’esercito spagnolo, a dimostrazione della sua virilità, rispose con danze
marziali e guerresche, con simulazioni di combattimenti, seguirono le marce,
la carica a cavallo, le manovre delle navi e l’incendio della flotta per impedire la partenza dei soldati spagnoli appagati dall’oro ricevuto dai Messicani.
Dopo soli due mesi di lavoro la bozza dell’opera era pronta, ma non era
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definitiva: Spontini aveva, come sempre, mille incertezze e non aveva
concluso la stesura delle musiche.
L’autore de La Vestale, sempre insicuro e alla ricerca di una forma perfetta,
quasi matematica, portava continue modifiche sia al testo, sia alle parti musicali per l’orchestra che, fino a qualche giorno prima, sembravano già solidamente acquisite. La perfezione e la potenza dell’orchestrazione ricercata da
Gaspare Spontini era un aspetto della sua arte, ma fu anche una delle cause
di un elenco abbastanza ridotto dei titoli di opere in catalogo.
Il Majolatese, nella frettolosa fase preparatoria, non era pienamente soddisfatto del lavoro svolto, probabilmente l’incarico e le stringenti indicazioni
date dallo stesso Napoleone impedivano uno sviluppo sereno ed armonico
della composizione che non poteva seguire liberamente l’ispirazione artistica.
Questa insoddisfazione, ricorrente per ogni lavoro spontiniano in fase di
esecuzione, si palesò nella seconda edizione del Cortez, quella del 1817, che
fu completamente rivista, con spostamenti, anche significativi, tra un atto e
l’altro, ma non sappiamo se con risultati artistici migliori.
Nonostante le incertezze su tutti i fronti, il 26 Marzo 1809 ci fu una riunione
collegiale dove Spontini, De Jouy, Esmenard, gli artisti e i capi servizio
Martin Joseph Adrién, con cui Spontini ebbe il notissimo scontro, Lasuze,
Persuis, Gardel cercarono di definire nel dettaglio la messa in scena dell’opera, ma si lasciarono con le idee più confuse di prima.
Il 17 Giugno 1809, Spontini consegnò ai copisti i primi due atti dell’opera,
possiamo immaginare, stando alle polemiche sui ritardi
esternate dai diversi protagonisti il 5 Luglio, in particolare Lefévre, che solo
dopo l’anniversario della presa della Bastiglia fu consegnato dal Musicista
anche il terzo atto. Non mancarono le polemiche, i responsabili del canto
Adrien, Lasuze e Persuis richiamarono Spontini a definire le parti per i
cantanti, accantonando ripensamenti e nuove soluzioni, in parte era
interessato anche Pierre Gabriel Gardel per le sue numerose ed importanti
coreografie del ballo.
Il ritardo dei copisti metteva anche in imbarazzo Degotti e i suoi
collaboratori, chiamati a preparare le straordinarie scene che avrebbero
dovuto ricreare in forma realistica, per quanto possibile, l’ambiente
messicano visto dai conquistatori. Come era avvenuto per La Vestale, tutti i
protagonisti avanzarono delle lamentele che furono ufficializzate dal
Direttore Picard al Conte Auguste Laurent de Rémusat, Soprintendente dei
Teatri di Parigi.
Incredibile a dirsi, in Ottobre, ad un mese dal debutto, ci fu una presa di
posizione dei Maestri di canto dell’Opéra. Adrien, Lasuze, Persuis
dichiararono che le parti per i protagonisti del canto non erano ancora
definitive, Spontini continuava a modificare sia il testo, sia la musica, con
tagli, aggiunte e correzioni durante le prove.
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Lo stesso Gardel non aveva definito tutte le importanti coreografie e i passi
di danza perché mancavano pagine e pagine di musica, ma Spontini riteneva
indispensabili le danze, quindi anche il ballerino-coreografo dovette
attendere. Sia pure non indicato in partitura, visto il suntuoso e costoso
allestimento da grand opéra, con una poderosa orchestra, spettacolari decori,
effetti stupefacenti, basati sullo sviluppo di una vicenda storica, l’opera di
Spontini doveva esaltare la gloria di Napoleone e per ottenere ciò era
necessario affidarsi ai più importanti pittori e decoratori di teatro.
Leggendo una relazione del 15 Maggio 1809, del Signor Mitoire,
responsabile dei magazzini des Menus – Plasirs, gli stessi che avevano
ospitato le scene de La Vestale, rivolgendosi al Direttore de l’Opéra, riferiva
che un pit- tore era stato inviato alla Biblioteca imperiale per effettuare delle
ricerche “filologiche” per riprodurre i monumenti esistenti nel Messico nel
1519. Inoltre era stato avviato uno studio particolare finalizzato a
rappresentare la forma dei costumi, delle divise, delle navi e delle armi in uso
agli Spagnoli, in quell’occasione fu rintracciato anche un inedito ritratto di
Carlo V, poi inserito nella scenografia.
Il grande Pierre Luc Charles Ciceri, di origine italiana, dopo aver dovuto
rinunciare alla carriera di tenore a seguito di un incidente, divenne uno dei
più importanti pittori e decoratori di teatro francese. Partecipò anche lui
all’allestimento del Cortez, in particolare fu incaricato di recarsi tutti i
giorni all’orto botanico di Parigi per disegnare gli alberi e le piante che si
trovavano in Mexico. L’allestimento delle scene fu realizzato dall’italiano
Ignazio Degotti, dal Mathis e dal Desroches.
Se i Messicani erano credibilmente portati in scena, ancora di più lo
sarebbero stati gli Spagnoli che rappresentavano i Francesi delle armate
napoleoniche. Sostanzialmente le grandi scene per l’ambientazione dell’opera
furono quattro; infatti il terzo atto fu diviso in due parti, ottenendo due
diverse ricostruzioni sceniche.
La prima scena del primo atto, presentava il paesaggio del nuovo continente
in riva al mare. La tenda di Fernand Cortez e la vista della flotta spagnola alla
rada. La seconda scena, destinata al secondo atto, raffigurava le colline del
Mexico e l’accampamento dei soldati spagnoli.
La prima delle due scene riservate al terzo atto, raffigurava il tempio
consacrato a Talepulchra, dio del Male. Infine, l’ultima scena dell’opera, la
seconda del terzo atto, raffigurava Città del Messico con tutti i suoi templi, i
palazzi e i giardini.
In questa prima edizione l’opera si concludeva con un omaggio a Napoleone:
Cortez appariva a cavallo, trionfante, e la rappresentazione dell’opera terminava con una festa generale delle due Nazioni.
I costumi, veramente molto belli, furono disegnati da François Guillaume
Ménageot (1774 - 1816), Direttore dell’Accademia di Francia a Roma, tra i
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più importanti pittori francesi, con la passione di raffigurare prevalentemente
le scene storiche e religiose.
Sono stati conservati presso la Biblioteca Nazionale Francese otto fogli con
venticinque bozzetti dei personaggi principali e secondari, di grande bellezza;
accanto al personaggio è indicato il cantante cui il costume era riservato. Uno
di questi fogli suscita una piccola curiosità, il primo bozzetto del primo foglio
è di Montesuma (sic) ed è per il signor Duparc; ma il ruolo di Montezuma, re
del Messico, fu introdotto, come ruolo e personaggio, sola- mente nella
versione postnapoleonica del 1817, è probabile che il signor Duparc fosse, in
questo caso, solo una comparsa e fosse stato collocato sulla scena senza
partecipare all’azione, come la statua di Talepulchra.
Gli abiti dei soldati spagnoli erano molto vicini alle immagini tradizionali
conosciute, mentre gli abiti degli indigeni messicani erano guarniti da piume e
da pendagli.
Il debutto del Fernand Cortez: 28 Novembre 1809
Dopo alcune preoccupate verifiche dell’amico Conte Auguste Laurent de
Rémusat (28.04.1762 - 15.05.1823), ciambellano di Napoleone, segretario
dei comandi dell’Imperatrice e Soprintendente dei quattro teatri di Parigi,
Spontini fu informato sulla data della prima rappresentazione del Fernand
Cortez.
Al Musicista majolatese, durante l’incerta preparazione dell’opera, non
mancò l’appoggio della Contessa de Rémusat, Elisabetta Gravier de
Vergennes, dama d’onore dell’Imperatrice, nota scrittrice ed anche cantante
per diletto delle musiche da camera di Spontini; inoltre non influì
negativamente il divorzio di Stato tra Napoleone e Giuseppina che si sarebbe
ufficializzato qualche giorno dopo la prima recita del Cortez, il 14 Dicembre
1809. Il 27 Novembre 1809, Gaspare Spontini, consapevole del disagio
provocato nell’allestimento del Fernand Cortez, con una semplice
cerimonia nel Théâtre de l’Opéra, volle ringraziare tutti i collaboratori e gli
artisti con gratitudine per la pazienza e la volontà dimostrata nell’allestire, in
pochi mesi, uno spettacolo così complesso e maestoso. Spontini credeva
fermamente che il Fernando Cortez sarebbe divenuta l’opera simbolo
dell’impero napoleonico e così fu.
Si arrivò alla sera del debutto con la stessa trepida attesa che aveva
caratterizzato la prima de La Vestale; infatti, era annunciata la
presenza dell’Imperatore francese Napoleone, dei Re di Sassonia e di
Vestfalia.
Federico Augusto I di Wettin (1750 - 1827), fu il primo Re di Sassonia dal
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1805 al 1827, alleato dello stesso Napoleone, anche se questa amicizia
provocò, nel 1813, l’occupazione del Regno di Sassonia da parte dell’Impero
russo. L’altro ospite illustre fu Girolamo Bonaparte (1784 - 1860), il più giovane fratello di Napoleone, che, certamente non per suo merito, fu Re di
Vestfalia tra il 1807 e il 1813; infatti, l’8 Luglio 1807, in base al trattato di
Talsit, la Prussia aveva perso la Vestfalia.
Martedì 28 Novembre 1809, nel Teatro dell’Accademia Impériale della
Musica, nella Sala Montansier, splendidamente addobbata, Spontini dirigeva
la prima rappresentazione del Fernand Cortez alla presenza di Napoleone, di
tutto l’entourage imperiale, dei Re di Sassonia, di Westfalia e della Parigi che
contava.
Nella successiva edizione a stampa, probabilmente dei primi mesi dell’anno
1810, l’opera apparve con il seguente annuncio: “Fernand Cortez ou la
Conquète du Méxique Tragédie Lyrique en 3 Actes de MM. De Jouy et
Esmenard. Mise en Musique et Dédiée à Sa Majesté La Reine Des Deux
Siciles par Gaspard Spontini Maître de Chapelle du Conservatoire de Naples,
Directeur Général et Compositeur de la Musique du Théâtre de S. M.
Impératrice et Reine, pour l’Opéra Italien (Seria - Buffa). Représentée pour la
première fois sur le Théâtre de l’Acadèmie Impériale de Musique le 28
Novembre 1809”.
Il colpo d’occhio fu straordinario, gli scenari, i costumi, le ambientazioni, la
carica dei diciassette cavalli del Cirque Franconi e la buona musica, fecero
passare in secondo piano la fretta di un allestimento dettato da esigenze
politiche contingenti.
Nel primo atto Antonio Franconi, con i figli Laurent ed Henri, con un’altra
dozzina di cavallerizzi del Circo Franconi, vestiti da soldati spagnoli, fecero
un vero e proprio numero da circo attraversando il palcoscenico al galoppo e
manovrando il reparto a cavallo sulla scena.
Il corpo di canto era costituito dai componenti, oramai in gran parte artisti
spontiniani, dell’Academie Imperiale de Musique: “Fernand Cortez, général
des Espagnols, Monsieur Etienne Lainez (Lainé); Telasco, Cacique des
Ottomis, frére d’Amazily, neveu de Montézuma, roi du Maexique, Monsieur
François Laïs (Lays); Alvar, frére de Fernand Cortez, Monsieur Laforêt.
Le Grand Prêtre des Mexicains, Monsieur Henri Étienne Dérivis; Moralez(s),
ami et confident de Fernand Cortez, Monsieur Jean Honoré Bertin; Deux
Officiers espagnols, Monsieurs Louis Nourrit et Albert (prigionieri dei
Messicani); Un officier mexicain, Monsieur Martin.
Soldats et Marins espagnols. Prêtres, Devins, Magiciens, Jongleurs, Peuple et
Soldats mexicains.
Suite de Telasco et des Caciques envoyés à Cortez par Montézuma.
Amazily, princesse Mexicaine, Madame Caroline Alexandrine Branchu.
Suivantes principales d’Amazily, Madames Lacombe et Reine.
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Coryphées, Monsieurs Martin, Picard”.
Il ballo, il divertissements, fondamentale per questo genere che considerava
indispensabile ed elemento insostituibile dell’opera le specifiche musiche
coreografiche appositamente inserite da Spontini, furono realizzate da Pierre
Gabriel Gardel per i Signori: Milon, Goyon, Branchu, Mézard, Elie Anatole,
Vestris e Beauprés; le ballerine furono: Clotilde, Gardel, Saulnier, Amalie,
Fannie, Masrelié giovane, Rivière, Chevigny e la bellissima e magica
Bigottini.
Con il termine oramai desueto di cacico, accostato a Telasco, si intendeva
indicare il titolo di capo degli indigeni dell’America centrale. Lo stesso
Telasco è indicato come nipote di Montezuma, re del Messico, ma il ruolo di
Montezuma non appare nella prima edizione, mentre tra le indicazioni dei
bozzetti appare un costume di Montezuma e l’indicazione dell’attore cui era
destinato.
Fin dal primo Fernand Cortez i cori, le masse, sia messicani, sia spagnoli,
ebbero un grandissimo rilievo musicale e scenografico.
Come era già stato apprezzato per La Vestale, e lo sarà poi anche per l’Agnes
von Hohenstaufen, Spontini aveva ripetuto nel Cortez l’uso di una banda in
scena, musicisti rivestiti con i costumi dei personaggi, ottenendo un grande
effetto: “Egli senza che ci fosse stato altro esempio condusse sulla scena la
banda militare”. Come fu scritto nella seconda metà dell’Ottocento da uno
storico majolatese: “Gaspare Spontini che di tanto allargò i confini del
dramma musicale, che oltre la danza condusse sul palco scenico la banda, fu
egli il vero fondatore della nuova scuola da cui sorsero i più chiari luminari
dell’età moderna”.
Il successo fu grandioso, la musica fu apprezzata insieme all’allestimento che
dovette risultare veramente stupefacente se molti giornali, come il “Giornale
di Parigi”, riportarono diverse osservazioni favorevoli sulle scene: “Ma quello
che assicura al lavoro un successo brillante, è una carica di cavalleria che i
signori Franconi eseguono con una abilità meravigliosa”.
Ad Amazily fu riconosciuta la stessa passionalità di Giulia, indipendente
mente dalla comune interprete: Carolina Branchu.
L’esecuzione del Fernand Cortez fu un magnifico gioco di timbri e di effetti
fonici, i balli offrivano un respiro tra gli accadimenti drammatici, l’orchestra
assumeva un ruolo da protagonista, così come le masse corali: era il grand
opéra, la forma più alta dello stile dell’Académie Imperiale de Musique.
Gaspare Spontini, con il Fernand Cortez, aveva dato alla Francia e al mondo
un modello insuperato e grandioso di grand opéra. La musica di Spontini era
solenne, non era diretta, ma comandata dal Maestro Gaspare Spontini.
Molti estimatori di Spontini paragonarono questa composizione lirica alle
sculture di Canova, creando poi quel luogo comune che spesso dobbiamo
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registrare a proposito della paternità del medaglione posto sulla tomba di
Spontini in San Giovanni di Majolati.
Un discorso a parte, strettamente musicale, meriterebbe la nuova capacità di
comporre dimostrata da Gaspare Spontini; la successiva analisi di Riccardo
Wagner diede il giusto significato alle parole di Spontini: “Dopo La Vestale
non è stata scritta una nota che non sia rubata dalle mie partiture”. Wagner, a
proposito della Musica di Spontini, parlò del “prolungamento della sesta”,
delle appoggiature, delle dissonananze, di brani d’assieme ed interi episodi
costruiti sopra un inciso o una breve frase.
Hector Berlioz (1803 – 1869), sincero amico ed estimatore di Gaspare
Spontini a proposito del Cortez scrisse: “Confesso che non avrei mai potuto
udire quella progressione palpitante d’armonie sinistre, troncate da sorde e
violente battute senza essere commosso fino al dolore, sino allo sbalordimento. Il finale del primo atto del Cortez è di questa tempra. Il successo dell’opera fu veramente trionfale e fin d’allora potè dir lo Spontini parlando della
Francia: - Cette terre est a moi, je ne la quitte plus – usando le parole del
Cortez. Spontini è un genio, non solo per la creazione dell’opera, ma per i
nuovi mezzi che introdusse nel teatro. Egli prima di ogni altro usò modernamente e con ingegno tromboni, trombe, cornette uniti ai bassi a corda; unì talvolta anche la grancassa e, forse senza avere esempi dinanzi, condusse sulla
scena la banda: cose di cui in seguito tanto abuso si è fatto e si fa”.
La dedica del Cortez alla Regina delle Due Sicilie
“Fernand Cortez ou la Conquête du Méxique. Tragédie Lyrique en 3 Actes de
MM. De Jouy et Esmenard. Mise en Musique et Dédiée à Sa Majesté La
Reine Des Deux Siciles par Gaspard Spontini Maître de Chapelle du
Conservatoire de Naples”.
Ora questa dedica deve essere meglio precisata anche per chiarire alcuni
refusi sulla Regina delle Due Sicilie beneficiata dalla dedica che, di volta in
volta, appaiono in qualche commento.
Spontini non ebbe nostalgia per i suoi anni giovanili trascorsi a Napoli e
Palermo, in realtà questa dedica era ancora una volta un omaggio, anche se
indiretto, ma più raffinato, a Napoleon Bonaparte.
L’opera era dedicata a Sua Maestà la Regina delle Due Sicilie, in realtà era
un omaggio al committente, all’Imperatore, una forma, neanche tanto velata,
di captatio benevolentiae, che avrebbe assicurato a Gaspare Spontini il mantenimento della posizione di prestigio e di primato appena raggiunta attraverso: l’amicizia dimostrata dall’Imperatrice Giuseppina, anche se poco dopo
sarebbe stato annunciato il divorzio; i favori ottenuti dall’entourage; l’affermazione artistica sancita con lo straordinario successo de La Vestale.
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L’appoggio dei potenti era indispensabile, Spontini capì presto che la benevolenza dell’Imperatore poteva assicurare il favorevole destino di ogni suddito, per questo rispettò sempre la gerarchia per ottenere quella posizione che
forse la sola musica non permetteva di raggiungere.
A questo scopo Spontini dedicò l’opera Fernand Cortez alla Regina delle Due
Sicilie, però questa dedica necessita di una qualche precisazione.
Per chiarire alcune incertezze biografiche, c’è da dire che la dedica del
Fernand Cortez fu per Carolina, ma non per Maria Carolina, Arciduchessa
d’Austria e Regina delle Due Sicilie, ma per Caroline Bonaparte, sorella
minore dell’Imperatore Napoleone e consorte del generale francese Joachim
Murat, amico e aiutante di campo di Napoleone, anche Lei però Regina delle
Due Sicilie.
In realtà anche la bella e capace regina Maria Carolina d’Asburgo, moglie del
re di Napoli Ferdinando IV di Borbone (1751 – 1816), avrebbe meritato una
dedica da parte di Gaspare Spontini, molto più di Caroline Bonaparte, ma i
Borboni di Napoli e i Napoleonidi erano acerrimi nemici.
Infatti, la regina Maria Carolina d’Asburgo Lorena, viennese, aveva sposato,
nel 1768, Ferdinando I di Borbone (Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia),
futuro re delle Due Sicilie.
Maria Carolina fu definita: massonica, capace, progressista ed illuminata, ma
dopo la decapitazione della regina francese Maria Antonietta, sua sorella,
cambiò atteggiamento e scoraggiò con durezza ogni idea rivoluzionaria.
La regina Maria Carolina d’Asburgo fu una raffinata appassionata di musica,
a Napoli curava una magnifica e ricca collezione di partiture, con molti autografi, che, in seguito, nel 1795, fu collocata nella Biblioteca del
Conservatorio di San Pietro alla Majella.
Dal 1793 Spontini era residente a Napoli, prima allievo del Conservatorio
della Pietà dei Turchini, poi, tra il 1796 e il 1802, il Majolatese ebbe modo di
rappresentare nel Regno delle Due Sicilie, in particolare a Napoli e a
Palermo, gran parte della sua ricca produzione giovanile ed italiana.
Pertanto conobbe ed apprezzò la regina Maria Carolina d’Asburgo Lorena e
a lei, più che all’altra Carolina, avrebbe dovuto dedicare un’opera della
maturità. Spontini visse in pieno queste vicende così drammatiche del Regno
delle Due Sicilie.
I Napoletani, con Napoleone in Egitto, sostenuti anche dalla flotta di Horatio
Nelson, avevano avviato un’azione contro la Repubblica Romana, ma questo
provocò la reazione francese che il 14 Dicembre 1798 mise in gravissima
difficoltà l’esercito napoletano. Ferdinando di Borbone, spaventato dalla
sommossa del 21 Dicembre 1798, cercò di scappare da Napoli per Palermo
con la nave the Vanguard di Nelson. Su quella nave c’erano i tesori della
Corona, la cassa del Regno, le reliquie di San Gennaro ed anche Gaspare
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Spontini. Ferdinando IV, la Regina Maria Carolina, la famiglia reale, con il
tesoro della corona, i personaggi più in vista, lo stesso Gaspare Spontini
condivisero sul vascello the Vanguard dell’ammiraglio Horatio Nelson la
paura per una grande tempesta mentre cercavano di rifugiarsi nel porto di
Palermo.
Nel Giugno 1799, il Cardinale Fabrizio Dionigi Ruffo concluse l’esistenza
della Repubblica Partenopea e la Regina Maria Carolina, con l’appoggio
degli Inglesi, poté riprendere, per poco più di un lustro, l’esercizio del potere.
Nel 1806, la capace regina Maria Carolina d’Asburgo Lorena subì un
secondo allontanamento; infatti, a Napoli, si insediò Giuseppe Bonaparte.
La Regina Maria Carolina tornò a Palermo prima di intraprendere l’ultimo
viaggio per Vienna.
Nel 1808, Napoli vide un altro avvicendamento, questa volta tutto francese e
napoleonico.
Giacchino Murat, personaggio e grande combattente napoleonico, era stato
nominato generale di divisione dallo stesso Napoleon per la fedeltà e per i
successi militari ottenuti.
Nel 1800 per suggellare questa amicizia lo stesso Napoleone volle che sua
sorella Carolina sposasse Joachim. Dopo questo matrimonio il generale
ottenne altri riconoscimenti fu, infatti, nominato governatore di Parigi, poi
Maresciallo di Francia e principe dell’Impero. Partecipò alla campagna di
Spagna e nel 1808, a Baiona, sconfisse Carlo IV di Borbone.
A Napoli, da due anni, regnava Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di
Napoleone, che in seguito alla resa di Carlo IV di Borbone, fu nominato, nel
1808, Re di Spagna.
Essendo vacante il Regno di Napoli, Napoleone nominò Re delle Due Sicilie
proprio Joachim Murat, suo cognato, marito di Carolina.
Quindi Maria Annunziata Carolina Bonaparte, moglie di Joachim Murat e
sorella di Napoleone, divenne la Reine des Deux Siciles e, giocando sugli
studi condotti da Spontini nel Conservatorio di Napoli, fu la destinataria della
dedica che lo stesso Spontini offrì a Lei, anche se in realtà era offerta allo
stesso Napoleone. Carolina Bonaparte regnò a Napoli dal 1808 al 1814,
favorendo le arti e gli scavi a Pompei. Tra i vari titoli onorifici ebbe anche
quello di contessa di Lipona, che in realtà è l’anagramma di Napoli.
Chiarita la confusione che spesso ha suscitato la dedica, anche per l’omonimia delle regine e per il serrato avvicendarsi di personaggi diversi, possiamo
tornare alle vicende musicali dell’opera.
Maria Carolina d’Asburgo Lorena, Arciduchessa d’Austria, Regina delle due Sicilie (Vienna
13.08.1752 – Vienna 08.09.1814). Maria Carolina conobbe Gaspare Spontini per i suoi
numerosi lavori teatrali. Nel 1799, insieme, raggiunsero Palermo, in seguito
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all’occupazione francese di Napoli e alla Repubblica parteno- pea. La fuga di Ferdinando
IV in Sicilia consolidò ulteriormente il rapido successo spontiniano. Spontini approfittò
della rinuncia di Domenico Cimarosa e seguì il Re di Napoli che scappava impressionato
dalla rivolta popolare del 31 Dicembre 1798.
Durante questo viaggio “all’ingresso del faro una tempesta furiosissima levatasi di repente
fu ad un punto di sommergere la nave che il portava o romperla contro le opposte rupi”.
Infatti, sulla nave di Nelson, il figlio più piccolo dei reali morì per lo spavento e questo fatto
sembra concordare con il racconto di Spontini sulla terribi- le traversata, quando concepì
molte musiche de La Vestale e in particolare la mar- cia funebre.
Caroline Bonaparte, Regina delle Due Sicilie (Ajaccio 25.03.1782 - Firenze
18.05.1839) fu Grand Duchessa di Berg e di Clèves e successivamente, tra il 1808 e il
1814, fu regina di Napoli; aveva assunto anche il titolo di Comtesse de Lipona, anagramma
di Napoli. La Regina Caroline Bonaparte era la sorella più giovane di Napoléon e fu la
sposa di Joachim Murat.
Fernand Cortez ritirato in Francia, ma diffuso in Europa
Il Fernand Cortez piacque e sembrava che si dovesse ripetere il miracolo de
La Vestale, invece Napoleone, o la sua propaganda, non fu del tutto
soddisfatto del messaggio politico che aveva suscitato e quindi lo stesso
Imperatore ne decise la sospensione.
Infatti, Napoleone ebbe la sensazione che il risultato dell’opera fosse stato
opposto ai suoi desideri, ad ogni recita si registrava una grande
partecipazione di pubblico che ammirava la fierezza e il coraggio degli
Spagnoli e questo sosteneva la guerriglia in corso contro i Francesi nella
penisola iberica. L’opera, seppur bella e ricca di pagine musicali di
grandissimo rilievo, non si allineava alla cronaca militare del tempo, gli
Spagnoli resistevano alle armate napoleoniche e lo spettacolo non
raggiungeva lo scopo politico prefissato. Nel 1812, Napoleone fu costretto a
ritirare dalla Spagna le truppe migliori per inviarle in Russia, questa
situazione, insieme alla guerriglia e al sostegno inglese dato agli Spagnoli
provocarono il tracollo francese nella penisola iberica. Pertanto anche il
Fernand Cortez seguì la sorte dell’esercito francese in Spagna e della prima
edizione dell’opera furono date solamente ventitré recite. Raoul Rochette a
questo proposito scrisse: “l’ouvrage, qui avait été com- mandé par
l’empereur, fut donc suspendu par lui: et ce fut une chose bien digne de
remarque, qu’un ouvrage de génie qui ne peut accomplir tout son succès,
précisément parce qu’il en avait toutes les conditions”. Probabilmente lo
scambio dei ruoli, tra Francesi, Spagnoli e Messicani, non fu compreso da
tutti, o almeno Napoleone immaginò.
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Effettivamente l’opera, su un piano psicologico e politico, non raggiunse gli
scopi prefissati; i Francesi che parteciparono alle varie recite del
Cortez simpatizzarono con i soldati di Cortez, li ammiravano, ma nei primi
anni del XIX secolo i discendenti degli spagnoli conquistatori del Messico
erano in guerra contro l’occupante Napoleone.
Politicamente bisognava reagire e così l’incresciosa situazione fu risolta di
netto: il Fernand Cortez fu eliminato dal repertorio dell’Accademia Imperiale
di Musica. Eppure il Fernand Cortez aveva raggiunto l’obiettivo che
Napoleone aveva commissionato a Spontini, cioè l’esaltazione della patria,
insieme alla celebrazione dell’Impero, alle scene marziali e militaresche,
quasi un monumento tutto condito da una messa in scena spettacolare.
Non sempre i documenti sono univoci nel trasmetterci le informazioni, però
possiamo dire con sicurezza che: Lainez, si era ritirato il primo Gennaio 1812
dall’Accademia Imperiale di Musica; nel 1813, La Vestale non era eseguita,
mentre il Fernand Cortez era ancora nel repertorio.
Nella tarda primavera del 1814 La Vestale fu più volte rappresentata a
vantaggio dei sovrani, russo e prussiano, occupanti Parigi.
Giuseppe Siboni è Ferdinand Cortez a Vienna
L’opera, nonostante il divieto napoleonico, si diffuse rapidamente nei teatri
europei. Nel 1812 era annunciata la prima rappresentazione del Ferdinand
Cortez a Vienna. Il Giornale del Dipartimento del Reno pubblicava che a
Vienna si era in attesa della messa in scena del Ferdinand Cortez di Gaspare
Spontini tradotto dal Sig. Castelli. Un altro giornale viennese così annotava:
“Il Ferdinand Cortez di Spontini è, si dica quel che si vuole, un lavoro
grande, magnifico, che io devo preferire persino a La Vestale, per quanto il
pubblico di Parigi e i suoi cronisti siano di tutt’altro parere. Vogliamo
attendere quello che lo giudicheranno i Tedeschi intenditori”.
Al Teatro dell’Opera di Vienna dove il grande Giuseppe Siboni aveva
interpretato con straordinario successo il ruolo di Licinio, il 26 Maggio
1812, giunse il Ferdinand Cortez, nella traduzione in tedesco di I. F. Castelli.
Immaginiamo che l’arrivo a Vienna del Cortez sia avvenuto anche per merito di Giuseppe Siboni; infatti, il tenore legò gran parte della sua carriera al
favorevole esito de La Vestale e del Ferdinand Cortez. Giuseppe Vincenzo
Antonio Siboni, tenore, era nato a Forlì il 27 Gennaio 1780, debuttò nel 1797
a Rimini e subito dopo iniziò una fortunata carriera che lo portò nei maggiori
teatri italiani e stranieri, tra questi: Bologna, Genova, Milano (Teatro alla
Scala), Praga, Vienna, Londra, Parigi, Pietroburgo, Copenhagen. Il più grande successo in carriera Giuseppe Vincenzo Antonio Siboni lo ottenne con La
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Vestale di Gaspare Spontini, in cui interpretò il ruolo di Licinio. Pochi anni
dopo replicava lo stesso successo anche con il Ferdinand Cortez e probabilmente con altre pagine spontiniane. Siboni fu nominato virtuoso di camera
alla corte di Roma nel 1816 e primo cantante dei teatri di Vienna e Londra.
Nel 1819 fu ascoltato a Napoli dal futuro re Cristiano VIII che lo invitò in
Danimarca. A Copenhagen rimase attivo come insegnante di canto all’Opera
e direttore della Scuola di Canto. Giuseppe Siboni fondò l’Accademia Reale
di musica a Copenaghen. Siboni fu molto generoso, aiutò molti giovani in
difficoltà economica, tra questi lo scrittore danese Hans Christian Andersen
che studiò danza, canto e riuscì a frequentare l’università grazie alla genero
sa protezione del musicista e cantante italiano. Siboni ebbe grandissima
influenza sulla successiva vita musicale danese, tanto che nel 1827 fondò il
Conservatorio di Copenhagen, città dove scomparve il 28 Marzo 1839.
Gli interpreti del Ferdinand Cortez presentato a Vienna il 26 Maggio 1812
furono: Ferdinand Cortez, Siboni; Alvaro, Mohrhardt; Morales, Zeltner;
Telasco, Vogl; il Gran Sacerdote dei Messicani, Weinmüller; Amazilly, signorina A. M. Sessi; due ufficiali spagnoli prigionieri dei messicani, Saal e
Frühwald. Le scene, particolarmente apprezzate dal pubblico, molto raffinato,
furono dipinte da Melchior, Arrigoni e Scharhan; i costumi originali furono
disegnati da Stubenrauch. Le recite furono numerose e registrarono sempre
una grande affluenza dal Maggio 1812 al Marzo 1814, periodo in cui questa
prima edizione fu proposta al pubblico viennese. Disponendo del calendario
riportiamo le date delle recite del Ferdinand Cortez: Maggio 1812, giorni: 26,
27, 30. Giugno 1812, giorni: 1, 6, 11, 13, 18, 24, 26. Luglio 1812, gior- ni: 1,
6, 10. Ferie. Ottobre 1812, giorni: 17, 20, 24. Novembre 1812, giorni:
9 e 21. Febbraio 1813, giorni: 11, 13, 18. Marzo 1813, giorni: 24. Aprile
1813, giorni: 3 e 30. Maggio 1813, giorni: 10. Luglio 1813, giorni: 8, 13, 24.
Ferie. Settembre 1813, giorni: 25. Ottobre 1813, giorni: 2 e 21. Dicembre
1813, giorni: 14 e 19. Gennaio 1814, giorni: 1 e 16. Febbraio 1814, giorni: 5
e 27. Marzo 1814, giorni: 7, (annullato il 12 Marzo), 31. Anche nell’edizione viennese del Maggio 1812 l’inno dei prigionieri spagnoli fu accompagnato da una banda in scena ottenendo un consenso fragoroso ed entusiastico.
A Berlino l’opera fu presentata, limitatamente ad alcune arie, il 22 Aprile
1812, mentre nella versione integrale, anche per ragioni di opportunità
politica, fu rappresentata solo nel 1814 sia a Dresda, sia a Berlino, al Teatro
Reale, il 15 Ottobre 1814.
Lo Zar e il Re di Prussia incontrano Gaspare Spontini
Il 26 Ottobre 1814, sia il Barone prussiano Federico Giovanni di Drieberg,
anche lui musicista, sia l’amico Guillot, annunciarono a Gaspare Spontini il
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grandissimo successo ottenuto dal Ferdinand Cortez a Berlino qualche giorno
prima, il 15 Ottobre 1814, condiviso anche in una serie di articoli apparsi
sulla stampa tedesca.
La caduta di Napoleone aveva permesso di superare la censura e di ripropor
re due capolavori spontiniani.
Gli accadimenti che favorirono questa ripresa furono determinati dalla con
tingenza bellica.
Nel Febbraio 1814 ci fu un accordo segreto tra Federico Guglielmo III di
Prussia ed Alessandro I zar di Russia, se Napoleone fosse stato sconfitto
anche con l’aiuto dell’esercito prussiano composto da ottantamila elementi,
Alessandro I zar di Russia avrebbe assicurato l’integrità territoriale della
Prussia, riportando i confini al 1806.
Il 9 Marzo 1814 Napoleone fu sconfitto a Laon dall’esercito prussiano, dopo
una successiva vittoria austriaca sui Francesi, alla fine di Marzo, Parigi era
stata conquistata ed occupata dalla coalizione antinapoleonica.
Lo stesso Telleyrand, veramente sorprendenti i suoi continui cambi di casacca, aveva abbandonato l’Imperatore e scoraggiò una trattativa di pace della
Coalizione direttamente con Napoleone. L’Imperatore avrebbe abdicato in
favore del figlio e dell’Imperatrice, ma Telleyrand suggerì invece allo zar
Alessandro I di Russia il richiamo dei Borboni alla guida della Francia.
Il 6 Aprile, il Senato proclamò il ritorno di Luigi di Borbone, Conte di
Provenza, fratello del defunto Luigi XVI e futuro Luigi XVIII Re di Francia.
Il 5 Maggio 1814, Luigi XVIII fece il suo ingresso a Parigi e l’Opéra riprese
l’antica denominazione di Académie Royale de Musique e il Conte de Pradel
fu nominato Soprintendente e Louis François Picard Direttore.
L’8 Novembre 1814, Luigi XVIII e l’intera corte, ebbero modo di apprezzare
La Vestale di Gaspare Spontini partecipando ad una serata speciale
organizzata per i reali all’Accademia Reale di Musica.
A testimonianza dei grandi mutamenti in corso, è da ricordare che il 29
Maggio 1814 veniva meno un altro elemento influente della grandezza
napoleonica e sincera amica di Gaspare Spontini; infatti, nel castello di
Malmaison scomparve Giuseppina Beauharnais, anche se poi la sua
discendenza ritornerà con Napoleone III e nella maggior parte delle case
regnanti europee.
In questo momento così drammatico per Napoleone, con il tradimento di
Telleyrand, di Fouché e di molti generali, il 31 Marzo 1814 le truppe del Re
di Prussia e dello Zar di Russia entravano a Parigi e l’occupavano. Per i
vincitori fu allestito anche un programma d’intrattenimento all’Opéra, già per
il 1 Aprile 1814 era stata programmata l’opera Il Trionfo di Traiano de Le
Sueur e Persuis, ma lo Zar e il Re di Prussia chiesero che fosse rappresentata
La Vestale, del resto la compagnia di canto dell’Opéra era stabile e l’opera
era in repertorio.
25
Questa richiesta diede nuova gioia e vigore al Musicista majolatese che
omaggiò con una rispettosa visita i due sovrani presenti a Parigi per il trattato
di pace.
Pertanto si comprende quanto abbia influito la permanenza di Federico
Guglielmo III di Prussia a Parigi nei futuri rapporti di stima ed amicizia con
Gaspare Spontini. Il soggiorno si prolungò dal 31 Marzo al mese di Giugno
1814. In questo periodo il Re di Prussia chiese di partecipare a diverse recite
de La Vestale e del Fernand Cortez di Gaspare Spontini.
Federico Guglielmo III già conosceva La Vestale; infatti, era stata
rappresentata più volte a Berlino, ma non conosceva ancora il Fernand
Cortez.
Fu felicemente impressionato da questa nuova opera e non appena rientrato
a Berlino diede disposizioni affinché fosse subito rappresentata al Teatro di
Stato di Berlino e così il Re prussiano, il 15 Ottobre 1814, partecipò ad una
nuova ripresa del Ferdinand Cortez, opera che fu data per parecchie sere.
Quindi se vogliamo non si riesce ad individuare una vera e propria cesura tra
il primo e il secondo Cortez, visto che nel 1814, sia a Parigi, sia a Berlino,
l’opera fu data con una certa regolarità e a beneficio della classe dominante.
A Federico Guglielmo III piaceva l’arte di Spontini, lo riteneva il Maestro
Direttore adatto a migliorare la Musica a Berlino e in Prussia, sia organizzando un Conservatorio musicale, sia rilanciando il Teatro d’Opera Reale.
Federico Guglielmo III ritornò a Parigi, per la seconda volta, nel Luglio 1815
e qui si incontrò più volte con Gaspare Spontini.
Il Musicista non si fece trovare impreparato ed offrì al Re prussiano una marcia militare e lo stesso Re lo sollecitò a scrivere brani marziali per la Guardia
prussiana. Così il 22 Dicembre 1815, Gaspare Spontini spediva, attraverso il
Conte Karl von Brühl, Intendente reale agli spettacoli, altri brani per banda
militare al Re di Prussia.
La Restaurazione aveva ridotto di molto l’appannaggio e in questo momento
l’incarico di Compositore Drammatico del Re affidato a
Spontini produceva un reddito modesto se paragonato ai guadagni successivi
a La Vestale e al Cortez, solamente duemila Franchi all’anno.
Ancora non sicuro del trasferimento a Berlino, cercando, come un qualsiasi
libero professionista, altre opportunità, nel 1817 Spontini rispolverò il titolo
di Maestro di Cappella del Re delle Due Sicilie riallacciando un rapporto con
Ferdinando I.
La scomparsa di Napoleone portò Spontini a cercare nuovi incarichi,
certamente non poteva illudersi di ritrovare a Napoli i benefici goduti nella
Parigi napoleonica, ma se fossero fallite le trattative con Federico Guglielmo
III sarebbe stato necessario riconsiderare la sua carriera in Italia.
Per la fortuna di Spontini, nel 1817, Federico Guglielmo III ritornò per la
terza volta a Parigi.
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Tra le curiosità, a dimostrazione della gestione quasi militare dell’allestimento
del Fernand Cortez, Alexandre Etienne Choron (1772 – 1834), Direttore de
l’Opéra, aveva creato una specie di guardia militare del teatro per gestire le
comparse, utilizzando ex soldati napoleonici; a capo di questo piccolo gruppo
fu posto Jean Baptiste Petot che aveva il compito di organizzare i movimenti
delle comparse, questo servizio fu utile specialmente nelle recite del Fernand
Cortez che impiegava grandi masse.
La ripresa del Fernand Cortez: 26 Maggio 1817
Alcuni sostennero che il successo de La Vestale e del Fernand Cortez furono
trionfi temporanei, dovuti all’esaltazione dell’Impero napoleonico, imitato
anche nella strumentazione spontiniana, quindi il minore interesse, registrato
successivamente, lo si doveva alla caduta dell’Impero e all’azione della
Restaurazione.
In realtà Spontini era pronto ad una nuova edizione del Fernand Cortez.
A ben vedere non c’era stata una vera interruzione tra il primo e secondo
Cortez, le recite, sia in Francia, sia nel resto d’Europa, si erano susseguite con
una certa regolarità.
Con la caduta di Napoleone già si tentò una qualche modifica del Fernand
Cortez, con una semplificazione delle scene che non dovevano più obbedire
all’esaltazione della figura dell’Imperatore.
Al pensionamento di Alexandre Etienne Choron dall’incarico di Direttore de
l’Opéra, subentrò Luis Luc Loiseau de Pérsuis che intendeva rilanciare il più
importante teatro lirico con grandi spettacoli.
Per questo motivo Pérsuis offrì a Spontini l’opportunità di riproporre, con
una grande messa in scena, il Fernand Cortez.
Succedendo a Choron, Pérsuis intendeva rilanciare l’attività dell’Opéra con
opere che, anche negli allestimenti, ricordassero i fasti delle opere ballo che
avevano caratterizzato il primo Impero. L’opera Fernand Cortez, concepita in
forma grandiosa, da questo punto di vista era perfetta e così sarebbe dovuta
essere riproposta.
Pertanto la volontà di questa ripresa fu del nuovo Direttore dell’Opéra
Pérsuis che si rivolse a Spontini suggerendo anche qualche modifica per
sfumare sull’allusione dell’immagine di Napoleone.
Oltre a questa offerta, ci fu l’attenzione riservata a quest’opera dai governanti
europei vincitori di Napoleone, non mancò il ricordo della fretta con cui fu
allestita la prima edizione, si avvertiva la mancanza di nuovi libretti e di
importanti committenze, tutte queste circostanze portarono Gaspare Spontini
a rivedere il Fernand Cortez.
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Con la Restaurazione il Fernand Cortez tornò alla Accademia Reale di
Musica, però con delle novità.
Come abbiamo visto, nel 1809, durante i nove mesi di prove, Gaspare
Spontini si era inimicato un po’ tutti, i copisti si lamentavano e i cantanti, ad
ogni prova, ricevevano delle parti diverse.
In questa prima revisione, i cambiamenti dell’opera furono radicali, ma gestiti
con più ponderazione.
Scomparso Joseph Alphonse Esmenard, Spontini si rivolse all’altro autore,
Étienne De Jouy per rivedere il testo del Fernand Cortez, anche perché non
esistevano più vincoli politici e quindi l’ispirazione era maggiormente libera.
Pur mantenendo l’opera all’interno dell’impianto su tre atti, in questo secondo allestimento ci furono dei sostanziali cambiamenti. Furono soppressi una
decina di pezzi, altri ne furono aggiunti, ma anche l’ordine delle parti
mantenute fu modificato. Gran parte del terzo atto diventò il primo insieme a
due brani prima presenti nel secondo atto; il primo atto diventò il secondo e
parte del secondo atto divenne il terzo; oltre a questo ci furono degli
aggiustamenti sia nel testo, sia nella parte musicale, con aggiunte e tagli.
Insieme alla musica ci furono cambiamenti anche nel libretto.
Altra novità importante fu l’introduzione, nel testo poetico, di Montezuma,
re del Messico, anche se nella prima edizione, in qualche modo, era presente
sulla scena.
Montezuma non fu disegnato come un barbaro, ma apparve come un re
umano e conciliante; a lui furono assegnate alcune frasi precedentemente
indicate per Telasco.
Talepulchra, Dio del Male, ebbe, in entrambe le edizioni, un posto di
primissimo piano sulle scene.
Il personaggio di Amazily fu meglio disegnato. La principessa messicana
conservava la passione per Fernand Cortez, ma contemporaneamente
dimostrava amore per la sua terra, per il suo popolo, manifestava, insomma, i
sentimenti di leale fedeltà per la sua patria.
Nel libretto del 1817 dell’opera Fernand Cortez, Gaspare Spontini fece
inserire un “Avvertimento: Il successo che questo lavoro ha ottenuto nella sua
novità e lo spazio di tempo che è passato fino a questa ripresa, hanno determinato gli Autori a farvi notevoli cambiamenti che sono stati loro suggeriti
nel corso delle rappresentazioni da una critica illuminata e benevola. Forse
troppo legati alla verità storica, avevamo mostrato in Amazily solamente
l’innamorata del conquistatore del Messico; una giovinetta a cui l’amore
aveva spento il sentimento della patria; diviso ora tra queste due passioni che
si combattono senza sopraffarsi; questo nuovo personaggio meno storico è
diventato più conforme ai costumi del teatro. Riportando al primo atto i
preparativi per i sacrifici dei prigionieri spagnoli, ripristinando il personaggio
del re Montezuma, che si era rimasti sorpresi di non trovare in un dramma
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lirico, il cui soggetto è la conquista del Messico, gli Autori si sono
concordemente adeguati all’opinione più generale che aveva suggerito questi
cambiamenti”.
Il libretto del nuovo Cortez si apre con il tempio del Dio del Male dove nei
sotterranei sono rinchiusi i prigionieri spagnoli.
Il Gran Sacerdote ordina il trasferimento dei prigionieri nel tempio per il
sacrificio, ma Telasco e Montezuma avendo come ostaggio Alvaro, fratello di
Cortez, sospendono l’esecuzione.
Amazily chiede che sia risparmiato Alvaro, altrimenti la vendetta di Cortez
sarebbe stata terribile. Tra Telasco e la sorella Amazily c’è un aspro dialogo,
nel quale Telasco rimprovera la sorella, ma Amazily difende Cortez.
Un ufficiale messicano annuncia a Montezuma, ai sacerdoti, ai soldati
indigeni e al popolo messicano l’avanzata di Cortez, oramai prossimo al lago
che circonda la città. Amazily convince Montezuma a sospendere il
sacrificio e di tentare una mediazione che la ragazza stessa avrebbe condotto,
ma i soldati messicani giurano di vincere o di sacrificarsi fino alla morte per
la propria nazione.
Il secondo atto si apre con la scena dell’accampamento spagnolo. L’esercito
spagnolo è stanco e vuole abbandonare l’impresa per ritornare in Spagna
anche perché ha ricevuto molto oro dai Messicani da spendere in patria.
Cortez si confida con Moralez, mentre tra i soldati ci sono scene di
ammutinamento.
Giunge Amazily che informa Cortez che il fratello Alvaro è ancora vivo, ma
i sacerdoti per cambiare il corso degli eventi militari ritengono necessario
il sacrificio degli Spagnoli.
Intanto il popolo messicano, guidato da Telasco, avanza verso l’accampamento spagnolo. Telasco assicura la salvezza di Alvaro e una ricompensa in
oro, a patto che gli Spagnoli si ritirino.
Le donne messicane iniziano delle danze seducenti per irretire i soldati
spagnoli. Cortez è irremovibile, ordina ai soldati di arrestare Telasco, inoltre
tra fiamme, scoppi e strepiti fa affondare la flotta spagnola, in questo modo i
sol- dati non hanno più scelta: o la vittoria o la morte. I Messicani impauriti si
allontanano, mentre Cortez ordina la carica e l’avanzata.
Il terzo atto si apre con la marcia e un coro di guerra dei soldati spagnoli cui
segue un canto melanconico di Telasco. Amazily annuncia che Montezuma
ha liberato Alvaro e così Cortez concede la libertà a Telasco. Cortez e
Amazily pensano al loro matrimonio, ma giunge Moralez che informa del
comportamento del popolo messicano che chiede un’altra vittima per il
sacrificio. Amazily è disposta a prendere il posto di Alvaro e ad offrirsi per
il sacrificio umano.
Cambiamento di scena. Nel palazzo reale Montezuma decide di bruciare la
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città che non è più difendibile e libera i prigionieri.
Alvaro dichiara che avrebbe protetto Montezuma, mentre Telasco entra nella
sala afflitto e senza speranza.
Fernando Cortez entra in città a cavallo circondato dai suoi soldati vincitori,
porta la pace e l’amicizia tra i due popoli.
Insieme all’organizzazione dell’opera cambiò anche il gruppo dei cantanti; ci
fu un rinnovamento, in parte fisiologico, cantanti come Lainez erano giunti
alla fine della carriera, della vecchia guardia rimasero solo Lays e Dérivis.
Lunedì 26 Maggio 1817, nella magnifica Sala dell’Académie Royale de
Musique, interpretarono il secondo rifacimento del Fernand Cortez, edito da
Richault, i seguenti cantanti: Jacques Émile Lavigne, Fernand Cortez;
François Lays, Telasco; Henri Étienne Dérivis, Montezuma; Bonel, Sommo
sacerdote; Casimir Eloy, Alvaro; Nicolas Levasseur, Morales (z); Louise
Marie Augustine Albert, Amazily.
Fin dalle prime serate si alternarono i doppi: Louis Nourrit fu Fernand
Cortez; Saintville Dabadie Leroux fu Amazily.
La nuova organizzazione dei principali brani fu la seguente.
Nel primo atto, dopo la marziale sinfonia, nel tempio, i prigionieri spagnoli
ed Alvaro invocano la patria “Oh Iberia mia”.
Il Sommo Sacerdote e i Sacerdoti aztechi preparano il sacrificio degli
Spagnoli prigionieri al Dio del Male Talepulchra “Quel dio delle tempeste”.
Montezuma, re del Messico, e Telasco, fratello di Amazily, sanno che Alvaro,
fratello di Fernando Cortez, è tra i prigionieri e quindi sperano in una
trattativa. Montezuma attacca “Del fatal sacrificio”. Segue Amazily con: “Oh
mio prence, o mio Re”.
Amazily dichiara che se Alvaro sarà ucciso Fernando Cortez distruggerà la
città. Amazily, forte dell’amore per Cortez, pensa di riappacificare i due
popoli, ma il Gran Sacerdote si oppone: “Empio Ministro d’implacabil dio”.
Telasco cerca di riportare la sorella al rispetto delle tradizioni e di
abbandonare Cortez, mentre Montezuma e i Sacerdoti sono terrorizzati
perché un fulmine premonitore ha devastato la statua del dio Talepulchra:
“Perduti siam”. Nel secondo atto, presso l’accampamento spagnolo posto
vicino alle navi, gli Spagnoli hanno ricevuto molto oro dai Messicani per
abbandonare l’impresa e ritornare in Spagna. Cortez invece li richiama a
sostenere l’onore naziona- le: “Oh miei fidi seguaci”.
Amazily informa Cortez che il fratello del conquistatore è ancora vivo:
“Alvaro è in vita ancor”, seguito dalla bellissima aria di Amazily “Ahimè,
ella morì”.
Giunge Telasco seguito dal popolo messicano per offrire doni di pace agli
Spagnoli, il coro intona: “Della gloria il riposo”. Qui seguono delle arie
bellissime per il coro: “Oh figli al dio per cui scintilla” e musiche per i balli:
“Ballo Nazionale messicano”.
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Moralez, l’amico di Cortez, spiega che quest’azione messicana è un tranello.
Il secondo atto si conclude con Telasco fatto prigioniero dagli Spagnoli,
Cortez ordina d’incendiare la flotta spagnola per impedire il ritorno in patria,
Cortez afferma che la terra del Messico è sua: “Qual dissennato terror”.
Infine, graziosa e popolare, è l’aria cantata da Cortez e dagli Spagnoli:
“Voliam di gloria a rinnovar le imprese” ribadendo che rimarranno in
Messico.
Il terzo atto si apre con una bellissima marcia, musica per il ballo,
glispagnoli giungono alla capitale messicana. Telasco intona l’aria solenne e
struggente: “Oh patria mia”. Telasco è liberato, così come i prigionieri spagnoli, ma Telasco, fa cambiare idea a Montezuma, quindi Alvaro e gli altri
prigionieri spagnoli saranno immolati.
Amazily si offre a Cortez come ostaggio.
Cortez incita i soldati alla lotta. La scena cambia, si arriva al palazzo
diMontezuma, inizia il combattimento.
Montezuma libera Alvaro e dà ordine di incendiare la città. Amazily promette
ai Messicani che Cortez vincitore non farà rappresaglie, allora Telasco e i
Messicani smettono di combattere e si uniscono ai canti di vittoria e di gioia
degli Spagnoli: “Trionfo! Vittoria!”.
Anche questa volta la bella musica di Spontini, sia pure rimaneggiata e
spostata con una diversa organizzazione dei tre atti, ottenne un grandissimo
successo, ma non superiore al precedente del 1809, anzi più spettatori
attestaro no la loro preferenza per la prima rappresentazione.
Questa nuova edizione, sia pure successivamente inserita stabilmente nel
repertorio dell’Opéra, fu riproposta per ventitré serate consecutive.
Il nuovo Fernand Cortez non stravolse la trama originaria che rimase ben
ancorata alla vicenda storica; in entrambe le edizioni i prigionieri saranno
liberati; Montezuma, Re del Messico è rappresentato come buono e conciliante; le due Nazioni raggiunsero la pace ed un accordo.
Anche per il finale, nel recitativo tra Cortez e Montezuma, sono ripresi toni
quasi ingenui; infatti, Cortez conclude con: “Perdona la mia gloria è solo la
tua amicizia che voglio conquistare …”; Montezuma replica: “Cortez, io
credo alla tua potenza. Tanta virtù ha soggiogato il mio cuore …”.
Il Courrier des spectacles nel Gennaio 1820 occupandosi dei cambiamenti
portati all’Olimpia, presentava un parallelo con il rifacimento del Fernand
Cortez: “Già in una circostanza, presso a poco simile ed ancora del tutto
recente, il Signor Spontini s’era mostrato così premuroso come sollecito a
sottoporsi all’avviso dei suoi giudici. Al triste e lugubre terzo atto del
Fernando Cortez, che al tempo della novità di quest’opera divenne l’oggetto
della critica meglio fondata e delle più vive contestazioni, il Signor Spontini
ha sostituito un nuovo terzo atto pieno di animazione e d’interesse. Questo
felice cambiamento ha dato all’opera una nuova vita, l’ha fatta uscire dal
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nulla, ove pareva condannata e l’ha posta, in Francia, sulla medesima linea
de La Vestale e in Alemagna molto al di sopra di questa stessa La Vestale che
a Napoli ha onorato di un così bel trionfo”.
Fernand Cortez: la ripresa del 12 Novembre 1821
Illustrato da un nuovo libretto della libreria Roullet, particolarmente curato,
sormontato dallo stemma del Re Luigi XVIII, Lunedì 12 Novembre 1821, a
Parigi, presso “le Théâtre de l’Académie Royale de Musique, avec des changements” andava in scena una nuova edizione del Fernand Cortez ou la conquête du Mexique.
L’onore per la presentazione dell’opera era condivisa solo tra quattro artisti:
il testo poetico di M. De Jouy, era scomparso Esménard; la Musica di
Spontini, Compositore Drammatico ordinario del Re; i Balletti di Gardel e le
scene di Degotti.
Al testo poetico fu posta, anche in questa edizione, una premessa dal titolo
“Avant – propos Historique” nella quale l’impresa di Fernando Cortez era
indicata come la più coraggiosa tra tutti gli eventi della storia del mondo e
“La conquista del Messico è stato il più bel soggetto, il miglior argomento
che la storia dei secoli moderni offra al racconto degno di un’epopea”.
Si sosteneva che lo studio della storia dell’America non era rispettoso, si
guardava solo l’aspetto poetico degli Incas e si confondevano le figure di
Cortez con quella di Pizarre, le cui due missioni non potevano essere messe
in parallelo.
Secondo il libretto voluto da Spontini e da De Jouy, Cortez era un gentiluomo spagnolo, dotato di tutte le qualità che formavano gli eroi. Con un’armata di soli settecento uomini, con otto pezzi di cannone e diciassette cavalli,
Fernando Cortez giunse a soggiogare un impero immenso, difeso da un popolo
guerriero e superstizioso, abituato a riti feroci e crudeli. Per questa impresa
Cortez avrebbe dovuto ricevere molti onori, invece morì in povertà.
Al contrario Pizarre, avventuriero della più bassa estrazione, con un’armata
tre volte superiore a quella di Cortez, dovette superare, nella conquista del
Perù, solo gli ostacoli incontrati dalla natura dei luoghi e l’influenza del
clima, “le sue vittorie su un popolo gentile, timido e indifeso, sono come
quelle di una tigre in un ovile; Pizarre non ha combattuto i Peruviani, li ha
sterminati”.
Scrivevano ancora Spontini e de Jouy, senza entrare nei dettagli storici
generalmente conosciuti, come quest’opera drammatica avesse seguito
fedelmente la vicenda storica: “La rivolta dei soldati spagnoli nel primo atto;
il ricevimento degli ambasciatori messicani; l’incendio della flotta di Cortez
ordinata da lui stesso; il sacrificio delle vittime umane che sta per essere
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compiuto. Tranne il personaggio Alvaro, gli altri fatti sono tratti dai racconti
storici. Con il nome di Amazily noi abbiamo voluto indicare una donna
celebre negli annali messicani”.
Gli autori Spontini e de Jouy, argomentavano ancora che Amazily
corrispondeva al noto personaggio di nome Marina, realmente esistito; il
racconto continuava con la descrizione della personalità di Marina –
Amazily, del rapporto con Cortez e si ricordava che per due volte la donna
salvò la vita al condottiero.
Marina e Fernando Cortez ebbero anche un figlio chiamato Martin Cortez
che Filippo II elevò alla carica di Cavaliere di Saint Jacques.
Spontini e De Jouy dichiararono che: “questa miscela di amore e di gloria,
fruttuosa in questo spettacolo singolare, dai caratteri brillanti e passionali,
sembravano particolarmente adatti al nostro grande teatro lirico”.
In questo rifacimento Amazily ha ceduto alcune caratteristiche storiche,
accostando all’amore per Fernand Cortez un sano e doveroso amor di patria.
Anche in questo rifacimento si ritornava alla storia dei cavalli che per De
Jouy e Spontini erano considerati indispensabili: “Les chevaux que nous
avons introduits sur la scène n’y sont point un vain luxe destiné à frapper les
yeux: ils dojvent, au contraire, rappeler la surprise et la terreur que leur premier aspect fit éprouver aux Mexicains, et la part qu’ils eurent au succès de
cette mémorable entreprise”. Infine si spiegava ancora che era stato introdotto, rispetto alla prima edizione, il personaggio del re Montézuma.
Il libretto presentava poi il lunghissimo e corposo elenco degli interpreti,
partendo dal coro dove era possibile notare cantanti illustri che in seguito
sostennero le prime parti, per arrivare ai “personnages dansants”, distinti sia
per ruolo, Spagnoli o Messicani, sia per i passi presentati. Per ultimi, nel
libretto, sono indicati i personaggi e i cantanti, un elenco che inizia con
Derivis, Montézuma; Nourrit, Fernand Cortez; Laÿs, Télasco; Eloy, Alvar;
Bonel, Le Grand Prêtre; Prévost, Morales; Lafeuillade e Dabadie, i
prigionieri; Martin, un ufficiale messicano; Picard, un ufficiale spagnolo; la
signora Saintville Dabadie - Leroux interpretò Amazily; le signore Lebrun,
Reine, Maze e Falcos(z) furono le compagne di Amazily.
Questa nuova proposta del Cortez fu apprezzata tanto che fu nuovamente
inserita nel repertorio dell’Accademia.
Nel Dicembre 1821 il Fernand Cortez registrava ancora il tutto esaurito
all’Accademia Reale di Musica, Le Miroir des Spectacles raccontando lo
svolgimento della serata sintetizzava: “La bella opera del Fernand Cortez è
stata eseguita con un insieme ammirabile; i cori, l’orchestra, la danza hanno
gareggiato di superiorità; la Signora Dabadie, nella parte di Amazily, ha
avuto unanimi approvazioni; Lays, Nourrit e Derivis si son fatti notare”.
Però sarebbe stato meglio che Spontini si fosse dedicato ad un nuovo
soggetto, il rifacimento, anche se eseguito sotto il controllo di Étienne de
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Jouy, in qualche modo dimostrò che la musica era prevalente al dramma e
il susseguirsi, controllato, delle emozioni dei personaggi era meno importante
rispetto al grande spettacolo che si voleva ottenere.
Molti spettatori giudicarono il Fernand Cortez superiore a La Vestale.Il
Fernand Cortez del 1817 fu un’opera di successo durevole tanto è vero che
rimase nel repertorio dell’Accademia Reale di Musica fino al 15 Settembre
1839.
Per alcuni studiosi, le continue revisioni del Fernando Cortez attesterebbero
il percorso storico del Majolatese transitato dall’era napoleonica al primo
romanticismo, ma la questione è da approfondire.
Per noi che siamo stati educati all’ascolto del Fernand Cortez attraverso le
direzioni di Gabriele Santini, Lovro Von Matacic, Carlo Franci e Jean Paul
Penin rimane la curiosità di conoscere il primo e vero Fernand Cortez che
molti musicologi del tempo avevano definito migliore di ogni successivo
rifacimento.
Federico Guglielmo III e il Ferdinand Cortez
Federico Guglielmo III, ancora interessato a portarsi a Berlino il Musicista
majolatese, fu per la terza volta a Parigi e qui partecipò a quattro recite del
nuovo Fernand Cortez. L’opera, completamente modificata, sia nel libretto
con Jouy, sia nella musica con Spontini, registrò, complessivamente, una
opposta critica: il pubblico e gli specialisti dimostrarono prevalentemente
un’affezione per la prima edizione, mentre gli ospiti stranieri e lo stesso
Federico Guglielmo III furono entusiasti dell’edizione del 1817.
Questo favorevole giudizio valse allo Spontini la conferma di Primo Maestro
di Cappella onorario del Re di Prussia. Spontini visse anni di soddisfazioni.
Sicuri successi si ebbero con la ripresa del Cortez e con la messa in scena
delle Danaidi di Salieri, al cui autore, già provato dalla vita per la scomparsa
del figlio e della moglie, Spontini scrisse toccanti parole, insieme alla comunicazione della riuscita esecuzione, non tralasciando d’informarlo su alcune
piccole modifiche richieste dai cantanti.
Inoltre, sempre a Federico Gugliemo III, fu dedicata la ripresa de Les
Danaïdes di Antonio Salieri, che Spontini, su incarico di Persuis, riadattò,
inserendovi qualche nuova aria e un nuovo Baccanale dedicato appunto al Re
di Prussia e presentato il 22 Ottobre 1817 con i soliti cantanti – amici:
Branchu, Nourrit e Dérivis.
Dopo aver partecipato a quattro repliche, Federico Guglielmo III accettò la
dedica del Baccanale inserito ne “Le Danaidi” e trasformato in musica
militare. Qualche settimana dopo lo stesso Re Federico Guglielmo III scrisse
a Gaspare Spontini: “Vi è nota, Signore, la stima che faccio dei vostri sublimi
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talenti e delle vostre opere insigni, di cui fu da voi arricchita la scena drammatica. Bramoso sempre di darvene un attestato, vi conferisco con piacere il
Titolo di Maestro di Cappella onorario. Vi mando un anello con la mia cifra,
che vi prego di portare come segno della mia particolare stima per voi.
Accetto ben volentieri la dedica del grande Baccanale, che, come Voi mi scrivete, avete testé composto, ed accetto altresì l’offerta che mi fate di adattare
questo pezzo di musica per la mia banda militare”.
Poco dopo, a Berlino, Spontini ricevette un altro prezioso anello, donato da
Costanza Von Nissen, vedova di Wolfgang Amadeus Mozart che lo aveva
ricevuto come segno di stima dall’Imperatrice Maria Teresa.
Wiktor Kazynski, compositore e Direttore d’orchestra polacco (Vilna 1812 Pietroburgo 1870), nel 1844 ebbe modo di trascorrere diverso tempo con
Spontini, specialmente durante i viaggi di trasferimento tra la Francia e la
Germania. In uno di questi viaggi, Gaspare Spontini ritornò a parlare dell’anello di Mozart e di molte altre cose. In particolare dichiarò la propria
ammirazione artistica, prevalente su tutti gli altri, per Gluck, considerandolo
il suo musicista preferito, ma ammirava anche Cimarosa, Salieri e Cherubini.
Wiktor Kazynski, vide l’anello di Mozart: “Mi ha fatto vedere l’anello di
Mozart che porta sulla mano sinistra; è il celebre anello, regalato al piccolo
Wolfango da Maria Teresa. È un piccolo anello, ornato di brillantini. Gli fu
regalato non molto tempo fa dalla vedova di Mozart in segno di riconoscenza
per le sue cure a proposito del monumento di Mozart a Salisburgo. Ora
Spontini intende (come mi ha detto) deporre questo anello in una cassetta
dentro il piedistallo del monumento”. Wiktor Kazynski e Gaspare Spontini
sostarono a Dresda, dove, nell’Agosto 1844, assistettero alla recita del
Rienzi. Ancora, Wiktor Kazynski ricordava: “Oggi 27 Novembre 1844, a
Parigi, Spontini ha invitato tutti noi al Regio Istituto Musicale dove una
numerosa orchestra ha eseguito con fuoco ed energia le sue due ouvertures:
Cortez ed Agnese. È stata una vera festa per il mio cuore. Che arditezza, che
forza e fuoco nelle sue composizioni! Un vero leone!”.
Pur avendo qualche dubbio per ragioni cronologiche sulla collocazione
temporale di alcuni racconti, crediamo che Wiktor Kazynski abbia scritto
nel 1844 fatti antecedenti a questo incontro con Spontini; immaginiamo che
l’anello di Mozart sia giunto in Italia.
In un’azione consapevole nel collocare beni mobili in tre Stati europei, questi
anelli furono depositati nella “cassaforte”, nello Stato pontificio,
precisamente presso Don Anselmo Spontini, Priore nel convento dei
Silvestrini in Osimo. In realtà i monaci, alla morte del priore, vendettero gran
parte di questo fondo suscitando il dispiacere dello stesso Gaspare che a
fatica recuperò, attraverso il fidato Pietro Paolo Amatori, i ritratti dei fratelli
e poco altro.
I Reggenti comunicarono a Gaspare Spontini che: “Hanno poi mandato il
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Signor Paolo Amatori ad Osimo a ritirare dai Padri Silvestrini tutto ciò che
era di proprietà di Don Anselmo, tra cui i ritratti della famiglia Spontini,
eccetto quello del P. Abate, che il P. Rettore Bravi crede che il Monastero
debba conservarlo; anche l’anello è stato venduto dai detti Padri ad un
israelita di Ancona di nome Giuseppe Perugia di Pisa al quale gli è rimasta
però la sola pietra”.
Ritornando al secondo decennio del 1800, Spontini oramai stava per definire
il suo trasferimento a Berlino e così su consiglio del Generale prussiano Job
Von Witzleben, musicò l’Inno popolare Prussiano di J F. L. Dunker.
Nel 1818 Spontini compose il Canto Popolare Prussiano su parole del Conte
Dunker (o J. F. L. Duncker) e suonato per la prima volta al Teatro Reale di
Berlino il 18 Ottobre 1818.
Questo brano tra il 1818 e il 1840 fu eseguito in ogni 3 Agosto in occasione
del compleanno di Federico Guglielmo III di Prussia (Potsdam 3 Agosto
1770 - Berlino 7 Giugno 1840).
La ripresa del Cortez del 1817 fu dedicata “a Son Excellence M.r le Comte
de Pradel, Directeur Général du Ministère de la Maison du Roi”, non solo
perché questi era il nuovo Soprintendente dell’Accademia reale di Musica,
ma Spontini, con questa dedica, aveva ricambiato una cortesia al Conte de
Pradel che in qualche modo lo aveva aiutato anche per ottenere, il 29
Novembre 1817, la naturalizzazione francese, condizione fondamentale per
entrare nell’Accademia di Francia, e l’inserimento nell’Ordre Royal de La
Legion d’Honneur, con un riconoscimento economico come vitalizio, che
avvenne il 29 Maggio 1818. Proprio il 29 Maggio 1818 con la nomina a
Cavaliere della Legione d’Onore, con il documento, firmato dal Re Luigi
XVIII, si ribadiva la nota questione anagrafica; infatti accanto al nome di
Spontini era scritto: “nè le quinze octobre mil sept cent soixante dix neuf a
Majolati Ètats Romains notre compositeur Dramatique ordinaire …”. Egli
nominato Cavaliere dell’Ordine reale della Legione d’Onore, prese rango
nella Legione dal 29 Maggio 1818. Considerando anche la breve apparizione
di Olimpie, era cessata, in Francia, l’unanime ovazione di ammirazione verso
la musica di Spontini. La stampa lo rimproverava per aver composto un
numero ridottissimo di opere: “tre opere in diciotto anni”. Ancora: “Il
Fernand Cortez si reggeva unicamente per la collaborazione di tutti gli effetti scenici e macchinistici”. Qualche tempo dopo il musicologo e critico
musicale François Henri Joseph Blaze, chiamato Castil – Blaze (1784 1857), sulle Cronache musicali del Journal des Débats scriveva che “Nel
periodo di dodici anni Spontini aveva presentato solo il Fernand Cortez”.
Il Fernando Cortez nel Real Teatro S. Carlo di Napoli
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Nella Stagione lirica 1819 - 20 del Teatro di San Carlo di Napoli fu
presentata per la prima volta in Italia il Fernand Cortez.
Il 4 Febbraio 1820, il Fernando Cortez, come si usava a quel tempo, fu riportato in lingua italiana dal poeta Giovanni Schmidt, che già aveva tradotto, con
più successo, La Vestale.
Il Fernando Cortez, italianizzato, fu presentato al San Carlo di Napoli, sotto
la direzione di Gioacchino Rossini, il Direttore musicale del teatro.
L’opera fu preceduta da una buona azione pubblicitaria, a Napoli molti
ricordavano Spontini e le altre opere, buffe, dirette dallo stesso autore non
molti anni prima.
Fu stampato anche un bel libretto, particolarmente curato e ricco
d’informazioni: “Fernando Cortez, o sia la Conquista del Messico. Dramma
per musi- ca in tre atti, tradotto dal francese, rappresentato la prima volta in
Napoli nel Real Teatro San Carlo nell’inverno del 1820. Napoli, dalla
tipografia Flautina, 1820”.
Il libretto si apriva con un’avvertenza chiamata “Protesta”. Il testo ci ha
trasmesso alcune notizie sull’allestimento e i protagonisti: “Tutti que’ versi
e specialmente il metro di quelli usati in alcuni de’ così detti pezzi
cantabili, che poco o nulla soddisfacessero, troveranno qualche suffragio
presso il discreto lettore, in considerazione delle molte difficoltà che
incontransi ad ogni tratto nelle non libere traduzioni di drammi francesi scritti
per la musica. L’originale è del Sig. Jouy. La presente traduzione, del Sig.
Schmidt, poeta drammatico de’ reali teatri di Napoli. La musica, del Sig. Cav.
Spontini. I balli analoghi sono del Sig. Hus, maestro della regia scuola
generale di ballo in Napoli. Architetto de’ reali teatri e direttore delle
decorazioni, Sig. Cav. Niccolini. Le scene sono state inventate e dipinte dal
Sig. Tortoli, allievo del suddetto. Macchinista, Sig. Corazza. Direttori del
vestiario, Sig. Novi per gli abiti da uomo; Sig. Giovinetti per quelli da
donna”.
Pur non avendo notizie di cariche di cavalli, in scena passarono cavalieri e
cavalli, l’allestimento fu ben curato e degno di una delle più importanti
capitali d’Europa.
Ben due pagine del libretto furono dedicate all’elenco dei ballerini; a questo
proposito è necessario ricordare che a Napoli, con Gioacchino Murat, era nata
la Scuola di Ballo Napoletana, la prima in Italia, che, oltre a formare gli
artisti per il teatro, serviva anche per educare e dare una futura professione a
molti orfanelli dell’Albergo dei Poveri.
La scuola di ballo aveva due corsi, il primo di base, l’altro, destinato alle
prime parti, fu indicato come la Scuola di ballo di Perfezione.
Anche se indicati minuziosamente per nome, in base alle interpretazioni nei
balli per ognuno dei tre atti, ci limiteremo a ricordare l’impiego di quindici
piccoli ballerini, dei bambini, nelle vesti di Messicani, provenienti dalla
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Scuola napoletana; citiamo anche la Signora Marietta Ronzi Vestris, Carlo
Vestris e i coniugi Taglioni, guidati dal Maestro Pietro Hus.
Gli interpreti, tutti di prestigio, nel libretto erano divisi su due colonne, da
una parte gli Spagnoli, dall’altra gli Americani, quasi due eserciti
contrapposti. La colonna degli Spagnoli comprendeva il Sig. Andrea
Nozzari, al servizio della real cappella palatina che fu l’interprete di Fernand
Cortez; il Signor Gaetano Chizzola impersonava Alvaro, fratello di
Fernando; il Signor Lombardi era Morales confidente di Fernando; i
compagni d’Alvaro erano i Signori Orlandini, Trono e N.N.; infine Ufficiali
di fanteria e di cavalleria, Soldati di fanteria, Marinari. I così detti
Americani erano guidati dalla diva Isabella Colbran dell’Accademia
Filarmonica di Bologna, nel ruolo di Amazilia, nipote di Montezuma, re del
Messico. Telasco, cacico degli Ottomiti, fratello d’Amazilia, fu il Signor
Giuseppe Ciccimarra.
Montezuma, re del Messico, fu impersonato dal Signor Antonio Ambrosi; il
Sommo Sacerdote di Telepulca fu il Signor Michele Benedetti al servizio
della real cappella palatina. Le Donne del seguito di Amazilia furono
impersnate dalle Signore Manzi e De Bernardis maggiore; un Ufficiale di
Montezuma fu il Signor Antonio David, a questi si aggiunsero due Cacichi,
Sacerdoti di Telepulca, Magi, Donne, Guerrieri, Popolo.
Il primo Cortez napoletano fu presentato per sette serate con l’impiego di
notevoli mezzi, lo spettacolo fu apprezzato dal popolo napoletano, anche se la
storiografia ci riporta solo i giudizi negativi espressi da una élite cui la
traduzione italiana del libretto non piacque affatto.
Lo spettacolo allestito dignitosamente ottenne un consenso simile a quello
registrato a Vienna. Appropriato fu il commento di Gioacchino Rossini, che
notando un certo decadimento tra gli spettatori di spettacoli musicali,
dichiarava che scrivere o presentare musica di buon livello in Italia era fatica
sprecata. Però Rossini, dopo l’esecuzione del Fernand Cortez, comprese
meglio il valore della musica di Spontini e poi se ne ricordò in diverse
composizioni. Il Direttore e Maestro concertatore non fu solo Gioacchino
Rossini, come scritto in molte storiografie, ma, dopo la prima recita condotta
dal Pesarese, il direttore prevalente fu G. Festa; le Coreografie di Pietro Hus,
le scene di F. Tortoli, i costumi di T. Novi e F. Giovinetti. Del primo
Fernando Cortez napoletano, in tutto, furono date sette rappresentazioni.
La direzione di G. Festa fu storica, infatti il Maestro, oltre al Cortez, aveva
diretto molte volte La Vestale e precisamente nel 1811, ventiquattro
rappresentazioni con la Colbran; nel 1813, otto rappresentazioni con la
Colbran; nel 1814, quattordici rappresentazioni con la Colbran; nel 1818,
dodici rappresentazioni; nel 1823, tredici rappresentazioni; nel 1824, tre
rappresentazioni nel 1829, sette rappresentazioni.
La Vestale tornerà a Napoli, con sei recite, quasi dopo un secolo, con un
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altro Direttore autenticamente spontiniano, il Maestro Edoardo Vitale. Dopo
quasi cento anni dall’ultima rappresentazio- ne, anche il Teatro di San Carlo
di Napoli avrebbe riproposto La Vestale. Infatti, dopo pochi mesi dal
successo dell’opera lirica a Verona, il grande Direttore Edoardo Vitale,
continuava la propria convinta diffusione della musica spontiniana.
Il 26 Dicembre 1927, al Teatro di San Carlo di Napoli, il Maestro Vitale
otteneva un nuovo grande successo con La Vestale, proponendola per ben sei
rappresentazioni.
Il Ferdinand Cortez a Berlino
Il nuovo Ferdinand Cortez fu presentato a Berlino, in lingua tedesca, il
20Aprile 1818 e più volte replicato, sempre a cura del conte de Brühl e
diretto da Friedrich Ludwig Seidel.
Dopo l’Estate, il Cortez, rivisitato, fu presentato a Vienna il 3 Ottobre 1818,
ma la critica e il pubblico, che ben ricordavano la magnifica prima edizione,
rimasero distaccati, argomentando con competenza i motivi per cui era da
preferirsi la prima edizione alla seconda.
La trattativa per il trasferimento di Gaspare Spontini a Berlino si era conclusa
positivamente. Spontini era stato nominato Direttore Generale della Musica
Reale, Compositore del Re, responsabile dell’Opera, sul Ballo, sulla Musica
da Camera, Religiosa e Militare e sui Concerti.
Entusiasta per lo straordinario incarico che lo rilanciava nel pantheon delle
divinità musicali del tempo e che era accompagnato anche da un ottimo
ingaggio economico, il 28 Maggio 1820 Gaspare Spontini fece il suo ingresso
a Berlino.
Spontini aveva ritrovato un clima congeniale, almeno rispetto all’autorità
superiore da cui dipendeva, subito decise di omaggiare il Re Federico
Guglielmo III riprendendo il Fernand Cortez.
Il 28 Giugno 1820, ad appena un mese dal suo insediamento, come se fosse
una prolusione al momento di prendere possesso di una cattedra universitaria,
Spontini mise in scena al Teatro Reale di Berlino uno straordinario Fernand
Cortez che ottenne solenni manifestazioni di apprezzamento sia dal pubblico,
sia dalla stampa. Gli interpreti dimostrarono che anche in Germania, se gli
artisti erano ben guidati, si potevano raggiungere alti sucessi con grandi
opere; insieme a Spontini condivisero gli onori la signorina Josephine
Killitschgy Schulz interprete di Amazily; Karl Adam Bader nel ruolo di
Ferdinand Cortez; Wauer nel ruolo di Moralez; Heinrich Blume nel ruolo di
Telasco; Eduard Dévrient Junior interprete del personaggio Sommo
Sacerdote; Heinrich Stümer fu il Re del Messico Montezuma.
Tra le prime cantanti della musica spontiniana a Berlino ci fu Giuseppina
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Schulz che interpretò le tre opere francesi: Olimpia, La Vestale e Fernand
Cortez.
Nel Febbraio 1822, la stampa tedesca, oltre a ricordare che Gaspare Spontini
era stato insignito dell’Ordine dell’Aquila Rossa di terza classe, trattava
ancora del Cortez: “Le ultime segnalate, perfette rappresentazioni del
magnifico capolavoro del nostro geniale Cav. Spontini, Fernand Cortez, la
quale opera in Parigi con sì straordinario plauso viene data di continuo, che in
cinque successive rappresentazioni in nuovi e grandi teatri fruttò circa
trentamila Franchi”.
In Berlino il Ferdinand Cortez era in repertorio ed era eseguito con una certa
regolarità con il soprano Giuseppina Schulz e il tenore Carlo Adamo Bader.
Fino al 1823 il Ferdinand Cortez a Berlino e in tutta Europa fu presentato
secondo l’edizione del 1817 con una regolarità sorprendente.
Gaspare Spontini, non si occupò solo della sua musica, ma mantenne viva e
costante l’azione caritatevole che caratterizzò tutta la sua vita terrena.
Sempre nel 1823, Spontini soccorse il cantante Antonio Benelli proponendolo
come Maestro di Canto, sia per i cori, sia per i solisti al Teatro Reale di
Berlino.
Gaspare Spontini aiutò concretamente con donazioni e prestiti il cantante
Antonio Benelli che era nato a Forlì nel 1771. Nonostante una bella carriera
condotta nei teatri di Napoli, Londra e Dresda era sempre a corto di soldi e
con mille problemi familiari. Grazie a Spontini, potè concludere la sua
carriera, dignitosamente, presso il Teatro Reale di Berlino.
Appena un accenno per parlare ancora del buon cuore di Spontini, oltre alle
grandi beneficenze condotte in Italia e in Francia, a Berlino il Majolatese
aveva istituito il Fondo Spontini che era una cassa di soccorso per i membri
poveri del coro teatrale e dell’orchestra. Questo fondo era alimentato da
donazioni dirette di Gaspare Spontini, dalla “rinuncia generosa e
disinteressata al provento del concerto annuale dovuto a Spontini nel giorno
di penitenza”. Anche altri autori, nella speranza che Spontini assumesse la
direzione, offrivano nuove opere, oratori ed altre composizioni da destinare al
Fondo Spontini. I proventi per questo Fondo giungevano da grandi concerti
dove Spontini partecipava con almeno trecento orchestrali. Una di queste
proposte giunse da Gustav Nicolai e da Johann Carl Gottfried Loewe con
l’opera “La distruzione di Gerusalemme”, se Spontini l’avesse diretta gli
incassi sarebbero stati destinati alla beneficenza del Maestro.
Il Fondo Spontini era una magnifica manifestazione della religiosa filantropia
spontiniana che era legata essenzialmente a diversi aspetti: il carattere
generoso, la fede cristiana, la retta vita condotta sempre in ogni occasione e le
buone opere che avrebbero costruito un credito per l’anima di Gaspare
Spontini. A questo proposito spesso sosteneva che: “ … nell’occasione di fare
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una buona azione, poiché ogni giorno bisogna che ne facciamo una o più
perché Iddio consenta a lasciarci, a questo effetto, qualche tempo ancora su
questa terra di desolazione”.
In una riflessione senile Spontini scriveva: “In tutta la mia vita ho bramato
fare del bene al prossimo mio, per quanto mi sia stato possibile, e per quanto
questo ne sia stato degno e meritato, poiché reciproco deve essere il merito
del Donante e del Donato, o beneficato!”.
Oltre a questo sarebbe interessante ricordare la volontà di Spontini di
prendere alloggio sempre in faccia ad una chiesa e la richiesta corale di
pregare per lui, perché, più sarebbe stata lunga la sua vita e più sarebbe stato
munifico verso il prossimo.
A Berlino lo Spontini direttore teatrale si mise al lavoro di gran lena, le prove
si svolgevano tutti i giorni per almeno otto ore continue di lavoro, tanto che
una cantante svenne per la fatica, ma Spontini non mutò i propri ritmi di
lavoro. Spontini introdusse una propria liturgia nel dirigere; a Berlino tutti
poterono ammirare il nuovo leggio che permetteva a Spontini di tenere un
occhio sul teatro e l’orecchio sull’orchestra, poi tutti conosciamo la
descrizione che Riccardo Wagner ci ha trasmesso: una bacchetta di ebano
guarnita, alle estremità, da due palle d’avorio. Inoltre non possiamo che
rammaricarci per la dispersione di queste palline d’avorio inconsapevolmente
provocata dagli alunni della scuola elementare di Majolati, mentre erano
ospitati, nel periodo bellico, nella casa Spontini.
La stampa tedesca, riportando un commento sull’esecuzione del Freischütz,
promossa da Spontini a vantaggio della famiglia del defunto Weber, ci ha
tramandato questa bella descrizione: “Spontini stesso s’era messo alla testa
dell’impresa e della Direzione dell’opera, l’orchestra era aumentata sino al
numero voluto dalle grandi opere. Già l’ouverture iniziò magnificamente,
confermando ciò che un acuto critico ha detto sull’orchestra diretta da
Spontini: vi domina la perfezione! Non è una cappella composta d’un
personale numeroso: è un suono, un colpo d’archetto, una mente”.
Charles Bouvet ci ha trasmesso una bella descrizione di Spontini a
quarantasei anni: “Alla testa della sua orchestra dava l’impressione di un
generale conducente le sue truppe alla vittoria.
A parte le qualità al di sopra dei suoi simili, lo Spontini aveva di questi
capricci che gli faceva trovare tutte naturali quelle cose che lo potevano far
coprire di ridicolo. Così non ebbe timore di dirigere l’orchestra mostrando al
pubblico il petto fregiato di decorazioni. D’altronde, quand’egli venne a
Berlino, si presentò sotto apparenze gradevoli: elegante cavaliere, di statura
abbastanza alta, dall’aspetto dignitoso, aveva l’aria d’un aristocratico e anche
d’un autocrate. Una fronte magnifica sor- montata da neri capelli ricciuti, dei
bellissimi occhi, un naso ed una bocca molto ben delineati, un mento tenace:
tale era in quel periodo il suo viso. Egli parlava poco; quando, dopo aver
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ascoltato gli altri, prendeva la parola, la pronunciava su d’un tono dottorale e
solenne come se avesse emesso degli oracoli: era un uomo burbero, che non
scherzava; ma d’un cuore oltremodo caritatevole. […] Riguardo alla morale,
se della sua vita sociale si vuole bene escludere la cortigianeria, il desiderio
sfrenato di pubblicità e di onori, Gaspare Spontini fu un uomo leale, d’una
probità e d’una onestà assoluta”.
A Berlino, la terza revisione del Ferdinand Cortez
A Berlino, Gaspare Spontini mise mano, per altre due volte, al Fernand
Cortez, non tanto perché insoddisfatto, ma crediamo per una difficoltà a
musicare altri libretti di cui non comprendeva il testo. La corrispondenza tra
metrica tedesca e musica fu per lui impossibile, senza la conoscenza di questa
lingua, per questo cercò tra i suoi collaboratori di Berlino anche poeti francesi
come Marie Emmanuel Guillaume Théaulon de Lambert.
Berlino già conosceva sia La Vestale, sia la prima edizione del Fernando
Cortez; Gaspare Spontini, durante il soggiorno prussiano, mutò per due volte
la parte finale del Cortez, sia nel testo, sia nella musica, per questo motivo la
critica e i commenti si concentrarono sul terzo atto dell’opera.
Il 15 Marzo 1824 ci furono importanti prove per il nuovo Ferdinand Cortez
che sarebbe stato presentato a breve al Teatro Reale di Berlino per la nota
regia del signor Karl Friedrich Schinkel e, per il ruolo di Amazily, la signora
Giuseppina Schulz. La collaborazione a Berlino con l’architetto, pittore e
regista Karl Friedrich Schinkel (Neuruppin 13.03.1781 - Berlino 09.10.1841)
fu estremamente apprezzata da Gaspare Spontini specialmente per
l’allestimento del Ferdinand Cortez, oltre alle note scene lo Schinkel era
eccellente anche con le luci, ottenendo degli effetti straordinari per i mezzi
disponibili a quel tempo.
Gaspare Spontini, il 6 Aprile 1824, presentò all’Opera di Stato di Berlino una
nuova edizione del Ferdinand Cortez, la terza, cui aveva lavorato il poeta
francese Marie Emmanuel Guillaume Théaulon de Lambert (14 Agosto 1787
- 16 Novembre 1841). Il Morgenblatt trattò con grande enfasi il nuovo
Fernando Cortez di Berlino, con citazioni di generale elogio ed altre iperboli,
ne riportiamo alcuni passi: “Lo spettacolo maggiore era nel terzo atto del
Cortez di Spontini, riaggiustato ed annunziato dal suono del trombone, nel
quale Messico è preso d’assalto e bruciato. In questo atto si è visto il più forte
e il più brillante di tutto ciò che l’opera potrebbe offrire. In questo atto
Spontini non solo è il più grande dei compositori viventi, ma altresì dei morti.
Qual fantasia inarrivabile di tempesta e di fuoco non è questo terzo atto! Qui
l’arte sonora s’inserisce nell’arte militare; qui non v’è più composizione, ma
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imponenza, non musica, ma scaramucce, cannonate, mine. […] Si dice anche
che un musico straniero, qui presente, il suonatore di piatti del Pascià
d’Egitto, abbia osato sostenere che l’effetto di quest’opera sarebbe stato più
spettacoloso se i fucilieri fossero stati messi in orchestra e gli strumenti dietro
le quinte”. Tra i tanti cantanti che si alternarono nell’interpretazione del
Cortez, Spontini espresse apprezzabili giudizi per il tenore Heinrich Stümer
che rappresentò sia Licinio, sia Fernando Cortez e più tardi Filippo
d’Hohenstaufen. Questa edizione del Cortez, nonostante presentasse sugli
autografi, nuove pagine di musica e variazioni, non modificò la favorevole
idea che il primo Cortez aveva ottenuto tra il pubblico.
Anche per il Fernando Cortez, come era accaduto per La Vestale, fu messo in
dubbio che l’autore fosse stato Spontini, in particolare la diffusione di queste
malignità la si deve ad Heinrich Friedrich Ludwig Rellstab, compositore e
critico musicale, che alimentò la calunnia, una tra le diverse, che il
Majolatese avesse trovato nella biblioteca reale di Palermo delle arie
impiegate per La Vestale e per il Fernando Cortez. La maggior parte dei
collaboratori manifestarono gratitudine a Spontini per la sua bontà e
generosità, ma quando divergevano dal pensiero del Musicista, spesso
nascevano incomprensioni. Georg Abrahm Schneider in una lettera scritta a
nome di tutti gli orchestrali, lo salutava calorosamente, come scrisse il
regista e musicista Karl Blume: “Quando arrivava la prima rappresentazione
ogni componente dell’orchestra sapeva a memoria la propria parte e Spontini
poteva battere come gli piaceva, perché tutto marciava come un orologio”.
Il periodo tedesco non fu per Spontini totalmente sereno, anzi si crearono due
partiti, uno a favore del Majolatese guidato da Federico Guglielmo III, uno
decisamente contro, nazionalista, guidato dal Conte Carlo di Brühl nell’ambiente teatrale e da Ludwig Rellstab sulle colonne del Vossische Zeitung.
Spontini non riuscì o non volle imparare la lingua tedesca, nonostante il
messaggio del barone Federico Giovanni Drieberg, che gli scriveva da
Vienna: “Non fate come il Metastasio a Vienna che stimò trent’anni troppo
pochi per impararla”. Per questo era costretto ad affidarsi al mestiere, a
monconi di frasi, ai traduttori e questo rendeva difficile la comunicazione
con tutti, non solo con orchestrali e cantanti.
I rapporti con il Conte Carlo di Brühl, “Intendente Generale dei regi
spettacoli” furono, fin dal 1819, pessimi, l’Intendente e Spontini si
scontrarono per almeno tredici anni. Altro personaggio al servizio del Brühl,
e quindi contro Spontini, fu la cantante Carolina Wranitzky in Seidler,
soprano.
Nell’ultimo periodo del suo soggiorno berlinese Spontini ebbe un grave
scontro con il Conte von Redern, nuovo Intendente teatrale, che aveva
sostituito il Conte von Brühl, a proposito di un nuovo allestimento del
Ferdinand Cortez. Il Conte von Redern pretendeva di sopprimere la scena che
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vedeva l’incendio della flotta spagnola su ordine di Fernando Cortez; non
riuscendo a far cambiare idea a Spontini scrisse al Re protestando contro gli
eccessi di spesa che le opere del Majolatese comportavano. Spontini protestò
con Federico Guglielmo III, Re di Prussia, contro il progetto di privare lo
spettacolo dell’incendio delle navi spagnole e spiegò: “Presentare il Fernando
Cortez senza la visione di quella grande azione eroica sarebbe come voler far
camminare un corpo umano dopo avergli fatto tagliare la testa”.
Nel Settembre 1829, Spontini, su invito di Johann Friedrich Naue (Halle
1787 - Halle 1858), capace organista, musicologo, compositore e Direttore
della sezione musica dell’Università di Halle, partecipò al Festival Musicale
di Halle, presentando molti brani musicali, sia tratti dalle proprie opere, sia
da quelle dei maggiori autori come Händel, Mozart e Beethoven.
Come è noto, Spontini ricevette grandi onori ed accoglienze plebiscitarie,
questi gesti a lui graditi furono sempre ricordati con affetto e simpatia; a
ricordo della partecipazione di Spontini al Festival di Halle fu coniata una
splendida medaglia e l’Università della stessa città lo nominava, honoris
causa, Dottore in Musica e Filosofia e questo onore lo rese particolarmente
felice. Una lettera di Spontini ci ricorda ancora l’evento: “Medaglia fatta
coniare in mio onore da una Commissione di numerose Città della Germania,
dopo il primo Decennio, in cui avea io riempito la mia carica nella Capitale
della Prussia, di Soprintendente, e Direttore Generale della Musica, e di
primo Maestro di Cappella di quel Re! e presentatami in tre esemplari, d’oro,
d’argento e di bronzo, nella Città di Halle dalle Autorità di quella
celeberrima antichissima Università, ove faceva io eseguire nel 7mbre 1829
una grandissima Musica festiva, per lo spazio di cinque giorni consecutivi,
all’occasione dell’anniversario del Monarca Prussiano; Musica che diressi
con un numero di Cantanti e Suonatori, di mille e quattro cento circa; ed in tal
epoca fui nominato inoltre Dottore di Musica e di Filosofia, con
onorevolissimo Diploma della stessa Università in nome di S.M. il Re di
Prussia”.
Johann Friedrich Naue, grande amico di Spontini, eseguì una importante trascrizione per canto e pianoforte del Ferdinand Cortez, edita a Lipsia
dall’Editore Hofmeister, che utilizzò all’Università di Halle e la diffuse presso i rivenditori di Musica. L’edizione per orchestra fu stampata a Parigi
dall’Editore Richault.
A Parigi, anche se con qualche difficoltà nel reperire tenori adatti, Domenica
27 Settembre 1829, si rappresentava ancora Fernand Cortez.
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12 Febbraio 1823:
a l’Opéra la centesima rappresentazione del Fernand Cortez
In questo periodo una favorevole rappresentanza di cantanti qualificatissimi
sul Teatro dell’Accademia Reale di Musica di Parigi permise di rappresentare
in forma veramente eccellente il Fernando Cortez. Una serie di prime donne,
belle ed estremamente dotate, si alternarono nel ruolo di Amazily attirando un
grandissimo numero di spettatori.
Per diverso tempo il ruolo di Amazily fu rappresentato dalla bellissima M.lle
Marie Caroline Joséphine Gérard detta e conosciuta con il nome d’arte M.lle
Grassari. Il soprano Marie Caroline Joséphine Gérard, la Grassari, era nata a
Tongres, in Belgio, nel 1793. Figlia del pittore e litografo François Pascal
Simon Gérard e di Anne Christine Tournaye, debuttò all’Accademia Reale di
Musica nel 1816 con il nome d’arte Grassari. Era molto bella e per questo fu
scelta per il ruolo de La belle au bois dormant, opera di Michele Carafa che
porta lo stesso nome della protagonista.
La Grassari, ebbe l’onore di essere raffigurata in una bella litografia nel
costume di Amazily e fino al suo ritiro, avvenuto nel 1828, interpretò questo
ruolo. Sia pure considerata oramai una vecchia opera, anche perché le scene
erano già state viste in molte occasioni, il Fernand Cortez però suscitava
sempre molta attrazione a Parigi.
Nuovi motivi d’interesse giungevano dagli artisti, anche perché il corpo di
ballo e i cantanti erano stati sostituiti da nuovi attori. Il 12 Febbraio 1823 il
Fernand Cortez festeggiò, all’Opéra, il raggiungimento della sua centesima
rappresentazione. Molti andavano ad ascoltare il Fernand Cortez per sentire
le voci e vedere la bellissime cantanti.
Come accadde per la Grassari, anche la bravisssima Constance Jawureck, nel
ruolo di Amazily, suscitò un notevole interesse.
La Jawureck, mezzosoprano tedesco, era nata a Parigi nel 1803. Fu allieva di
Pierre Jean Garat e di Charles Henri Plantare. Debuttò all’Opéra,
all’Accademia Reale di Musica, nel 1822, con l’opera La Lampe merveilleuse, ma il successo arrivò l’anno seguente, nel 1823, con il ruolo di Amazily
nel Fernand Cortez di Gaspare Spontini. La partenza della Grassari, la
magnifica interpretazione, la bellezza della voce, insieme ad una affascinante e raffinata presenza fisica esaltata sulla scena, consacrarono Constance
Jawureck tra le cantanti più importanti dell’Accademia. Intorno al 1835, la
carriera della bellissima Constance Jawureck si intersecò con l’arrivo della
straordinaria Laure Cinthie Montalant e questo la costrinse a cedere dei ruoli
da protagonista. Non fu certamente la minore qualità della voce, ma forse il
carattere dolce e gentile, la correttezza professionale ed umana che le fecero
perdere dei ruoli da prima donna, tanto che, nel 1837, concluse la
collaborazione con l’Accademia Reale di Musica.
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Lasciata Parigi, Constance Jawureck si trasferì al Théâtre de La Monnaie di
Bruxelles, dove portò il suo repertorio, compreso il ruolo di Amazily del
Fernand Cortez; cantò fino al 1840 e morì a Bruxelles nel 1858.
Il debutto di Laure Cinthie Montalant Damoreau
Un’altra bella, affascinante e convincente Amazily fu Laure Cinthie
Montalant Damoreau.
La Cinthie fu un importante soprano, ma anche compositrice ed insegnante
francese. Era nata a Parigi il 6 Novembre 1801, dopo aver studiato al
Conservatorio di Parigi, fu scoperta da Paul Valabrègue, marito di Angelica
Catalani, diventandone sua allieva.
Nel 1814 Spontini ritornò alla Direzione del Teatro Italiano, ma cedette l’incarico alla corregionale Angelica Catalani che lo diresse, con alterne fortune,
dal 1814 al 1817.
La Catalani inserì la promettente Laura nel Théâtre des Italiens facendole
studiare una quindicina di ruoli del repertorio in modo che fosse pronta a
sostituire una cantante della troupe in caso di impedimento; inoltre la
studentessa partecipò con assiduità a tutte le prove e agli spettacoli dei teatri
parigini assi- milando le tecniche e le astuzie delle grandi cantanti.
La presenza di una cantante francese in un teatro di Italiani rappresentava un
problema. Angelica Catalani, in vista del debutto di Laure Cinthie Montalant,
nel 1816, pensò di modificarne il cognome in quello, italianizzato, di M.lle
Cinti. Così Laure Cinthie (Cinti) Montalant, si presentò al pubblico a Parigi
nel 1816 al Théâtre des Italiens in “Una cosa rara” di V. Martin y Soler, ma
non fu ancora un debutto vero e proprio.
Successivamente ottenne un buon successo in una serata all’Opéra sostituendo la cantante titolare indisposta, poi fu Cherubino ne Le Nozze di Figaro ed
interpretò altre parti secondarie.
La Cinti eseguì anche il noto duetto: Parlami, Eurilla mia, scritto da Spontini
per l’opera La Pastorella nobile del Guglielmi.
Il fallimento della direzione di Angelica Catalani al Théâtre des Italiens, con
la chiusura del Teatro Favart, interruppe, per il momento, l’apprendistato e
l’inserimento nella troupe della Laure Cinthie Montalant. Nel frattempo
Laura conobbe la straordinaria Giuditta Pasta e il soprano Giuseppina Ronzi
De Begnis che nel 1817 interpretò La Vestale di Spontini.
Collaborò ancora con cantanti italiani, dopo il 1821 ottenne parti sempre più
importanti anche grazie all’ottima tecnica e alla capacità di presentarsi bene
sulla scena. A Londra, nel 1822, fu ammirata con Rosina, ritornò a Parigi ed
interpretò altri ruoli rossiniani.
In questo periodo Laure Cinthie Montalant lasciava il Teatro Italiano per
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lavorare all’Académie Royale de Musique dove incontrò Adolphe Nourrit.
Finalmente arrivò il debutto vero e proprio, sottolineato dal ruolo impegnativo e dal successo vero e indiscusso.
Il Fernand Cortez era in repertorio all’Académie Royale de Musique e il
ruolo di Amazily era restato libero per la partenza della M.lle Grassari.
Aiutata anche da una bellezza notevole, da una voce oramai matura e consapevole, il 24 Febbraio 1826, Laure Cinthie Montalant debuttò nel Fernand
Cortez, nel ruolo di Amazily, ottenendo un successo strepitoso che rappresentò una cesura positiva nella sua carriera di cantante.
Le lodi si sprecarono: “La Signorina Cinti è ormai la favorita degli amatori e
dei frequentatori dell’Opéra; per essa sono gli applausi, le commozioni, le
esclamazioni; ella ha un organo pieno d’incanti, un canto di una purezza
deliziosa, un metodo perfetto; ma noi la consigliamo a non lasciarsi vincere
dall’ambizione, a non arrischiare la sua voce in parti che richiedono troppo
sforzo. Essa ha perfettamente cantato la parte di Amazily”.
Laure Cinthie replicò diverse recite del Fernand Cortez, sempre all’Opéra,
fino al Novembre 1826, ottenendo un enorme successo.
Nel 1827, lasciò improvvisamente l’Opéra e si trasferì a Bruxelles per il
Teatro Reale de La Monnaie. Qui incontrò e sposò il compagno di studi, il
tenore Vincent Charles Damoreau, dal quale visse quasi subito separata,
provocando turbolenze, duelli, la nascita di una figlia ed, infine, si divise
nel 1834. Laure Cinthie lasciò il teatro nel 1842, terminando la sua carriera
artistica, nel 1843, con una tournée concertistica in America ed in Europa
con il violinista Alexandre Joseph Artot. Laura Cinti, dal 1834 al 1856, tenne
la cattedra di canto al Conservatorio di Parigi, dimettendosi nel 1856 per
ritirarsi a Chantilly. Nella sua attività di insegnante di canto, Laura Cinti
spesso riprendeva il Fernand Cortez e invitava le future Amazily ad usare
âme et simplicité. Immaginiamo che Laure Cinthie Damoreau abbia
esercitato un forte ascendente anche sui musicisti, specialmente dopo il suo
debutto all’Opéra con il Fernand Cortez, quando ebbe modo di confrontarsi
con la precedente generazione di cantanti.
In una lettera scritta da Gaspare Spontini a Madame Branchu, si legge:
“Signora, per il vostro bene rimandate di qualche giorno la vostra recita. Non
posso dirvi di più. Andate a far visita alla signorina Cinti che è a letto. Ella
asseconderà lealmente questa proposta che io approvo. Non parlate di me.
Restituitemi, tramite il latore, questo biglietto. Scriveteci una parola in fondo.
La signorina Cinti se ne adonterebbe. Ella non sta bene ed ha bisogno di voi”.
La parola posta in calce fu: “Le celebre Spontini” ed era sicuramente la grafia
della nota cantante spontiniana: Carolina Branchu. Questa, come d’accordo,
scrisse una parola per far capire a Spontini che aveva letto il messaggio e si
sarebbe attenuta alle sue volontà. Laure Cinthie Damoreau morì a sessantadue anni a Chantilly, il 25 Febbraio 1863.
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Marie Cornélie Falcon,
sulla tomba una statua per ricordare il ruolo di Julia
In questo periodo collaborò alle scene del Fernand Cortez, per l’Opéra di
Parigi, anche l’Architetto Henri Duponchel che seppe presentare delle scene
bellissime del Messico inserendo lo spettacolo visivo all’interno di un
programma musicale eccellente.
Tra le grandi interpreti del ruolo di Amazily ci fu anche Marie Cornélie
Falcon, nata a Parigi il 28 Gennaio 1814, debuttò anche lei con il Fernand
Cortez. Marie Cornélie Falcon studiò musica in un collegio di suore e, dal
1827, al Conservatorio parigino, dove fu allieva di François Louis Henry, di
Giulio Marco Bordogni, di Felice Pellegrini e del grande cantante Adolphe
Nourrit. Interpretò all’Opéra di Parigi, nel 1832, il ruolo di Alice, nel Roberto
il Diavolo, ma il suo vero debutto arrivò quando impersonò il ruolo di
Amazily nel Fernand Cortez all’Opéra.
Il 3 Maggio, il 13 Agosto e il 19 Settembre 1834 interpretò il ruolo di Giulia
ne La Vestale, che era stata straordinariamente ripresa a Parigi con grande
soddisfazione del pubblico.
Dopo essersi sposata con François Malençon, proseguì la carriera con
successo fino al 1837. Mentre interpretava l’opera Stradella di Louis
Niedermeyer perse improvvisamente la voce. Tentò varie cure, venne anche
in Italia, nel 1840 si ripresentò all’Opéra in una serata di beneficenza. Ebbe,
successivamente, ancora problemi di voce e per questo dovette ritirarsi
definitivamente dalle scene. Fu una cantante dalla voce potente, originale e le
cantanti che avevano un timbro simile furono indicate con: “voix de Falcon”
o con il termine: “Soprano Falcon”. Nel suo repertorio ricordiamo: l’Ebrea,
Gli Ugonotti, Don Giovanni, Ali Babà, Esmeralda, Gustavo III, Mosè,
Conte Ory, Guglielmo Tell, ma su tutte La Vestale e il Fernand Cortez che
apprezzò come opere principali di Gaspare Spontini.
Scomparve a Parigi il 25 Febbraio 1897 e, come per la maggior parte dei
grandi cantanti e musicisti, la sua tomba si trova al Cimetière du Père
Lachaise, cinquantacinquesima divisione, all’interno della cappella funeraria
del marito. Nella morte fu ricordata, all’interno della cappella, con una statua
in marmo: Marie Cornélie Falcon è in piedi nel suo costume di Giulia,
ricordando il successo ottenuto ne La Vestale di Gaspare Spontini, purtroppo
qualcuno, non rendendo merito alla cantante e a Gaspare Spontini, ha
scambiato la Vestale Julia per una Vergine Maria.
Il grande storiografo spontiniano Charles Bouvet, che pubblicò una preziosa
biografia su Spontini nel 1930, fondamentale per tutti gli studi successivi sul
Majolatese, attratto dalla figura artistica della cantante Marie Cornélie
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Falcon, nel 1934, pose nella sua tomba una targa ricordo.
Il ritratto del Signor Direttore generale di Musica
Cav. Spontini
Pur presentando il percorso del Fernando Cortez dal debutto ai giorni nostri,
non è stato possibile effettuare una ricognizione in tutti i teatri europei per
vedere dove l’opera fu rappresentata.
Il giornale Bremisches Unterhaltungsblatt di Brema, il 15 Settembre 1826,
iniziò, con tre distinti lunghi articoli del critico musicale W. Claepius, ad
occuparsi in modo approfondito del Fernando Cortez.
Il testo, in premessa, sosteneva che sebbene la musica del Cortez fosse stata
presentata in più teatri non aveva raggiunto ancora il successo universale che
La Vestale e l’Olimpia registravano in Germania: “Il Cortez, sino ad oggi
rappresentato da non molti grandi teatri di Germania, da alcuni per la prima
volta, da altri tardi, da parecchi ancora mai, in paragone a La Vestale e
all’Olimpia, non ha che scarsa fama.
Senza ricercare più innanzi le ragioni di questo fatto, del quale la difficoltà
della rappresentazione sarebbe forse la principale, basta accennare che
quest’opera non merita affatto quella sorte, ma è degna dell’approvazione
pubblica e di una considerazione speciale e minuta”.
Il testo è un importantissimo documento destinato ai musicologi e che non
può essere disconosciuto da chi intende approfondire l’argomento; infatti
presentava uno studio dettagliato di ogni brano e di ogni scena, seguendo non
la traduzione tedesca, che, per ovvie ragioni, era definita imperfetta, ma lo
studio procedeva sull’originale in lingua francese.
Il saggio di Claepius concludeva con: “È dunque da desiderare che quest’opera sia generalmente conosciuta e acquisti la fama che per le sue bellezze merita; l’autore di queste note sarebbe assai lieto di avervi in parte con
esse contribuito”. In realtà il Fernando Cortez era eseguito in tutti i teatri
d’Europa, anche in un sonetto del Berliner Schnellpost, a proposito di
Spontini, si citavano solo le opere Ferdinand Cortez e La Vestale.
Questo sonetto, prendeva spunto dall’esecuzione del celebre quadro di Louis
Hersent (Parigi 10.03.1777 – Parigi 02.10.1860), importantissimo pittore
francese, già allievo di Jacques-Louis David, che dipinse “Il ritratto del
Signor Direttore generale di Musica Cav. Spontini. Grandezza naturale.
Figura intera di Hersent” e giocava un po’ sul timore manifestato da Spontini
verso la morte, un argomento ricco d’aneddoti.
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“Ritratto di Spontini. Silenzio! Egli ora sta per muovere le labbra! Già parla
il genio che te, Cortez, e te, Vestale, creava! Dai meditanti lineamenti, soffiati sulla tela, lo spirito guarda nella vita! La morte, un giorno, non saprà scegliere fra i due; da ultimo sceglierà il dipinto, ché l’originale immune è da
morte”.
Ora brevemente c’è da dire che anche in questo caso Gaspare Spontini, per
tramandarci la sua immagine, si era affidato ad uno dei più importanti artisti
del tempo. La stampa in vari articoli si occupò dell’opera: “Il ritratto del
Signor Direttore generale di Musica Cav. Spontini, figura intera, di Hersent
di Parigi, è un capolavoro nel genere della pittura di ritratto e ci ricorda la
scuola energica di Parigi, di cui il David è il capo”.
Spontini donò il suo magnifico ritratto, il 1 Dicembre 1826, al Comune di
Jesi ed anche oggi è ben visibile nella pinacoteca cittadina, ma non volendosi privare del tutto del quadro, ordinò allo stesso Louis Hersent una seconda
copia dell’opera che poi rimase a Berlino.
Anche l’amico Musicista Francesco Giuseppe Baldassarre Morlacchi
(Perugia 14.06.1784 – Innsbruck 28.10.1841), Maestro di Cappella
dell’Opera italiana a Dresda, spiegava a Spontini che a Dresda avevano solo la
prima edizione del Fernando Cortez e “per conseguenza il Signor Direttore
domanderà a S.M. il permesso di essere autorizzato a domandare a Lei
(Spontini) una copia come ora si dà a Berlino”.
Il Cortez per festeggiare la salute riconquistata dell’erede al Trono di
Svezia
Rappresentare il Fernand Cortez era un evento speciale, pertanto poter assistere ad una di queste recite era un avvenimento straordinario.
Il 13 Giugno 1826, il Re di Svezia e Norvegia Jean-Baptiste Jules Bernadotte
fece rappresentare il Fernand Cortez per la prima volta a Stoccolma, al Regio
Teatro di Svezia, durante le festività organizzate in occasione della salute
riconquistata da Sua Altezza Reale. Il frontespizio riportava le seguenti
indicazioni: “Ferdinand Cortez ossia La conquista del Messico. Tragedia
lirica in tre atti del Signor De Jouy. Musica del signor Spontini. Traduzione,
a mano di P.A. Granberg. Rappresentata per la prima volta al Regio Teatro di
Svezia durante le festività organizzate in occasione della salute riconquistata
da Sua Altezza Reale la Principessa ereditaria, il 13 Giugno 1826. Stoccolma.
Tipografia Elméns e Granberg, 1826”.
È vero che il sovrano svedese era un francese, ma evidentemente si
considerava il Fernand Cortez come opera solenne, festiva, adatta ad un
grande evento, ben augurale.
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Nel Febbraio 1827, il Berliner Schnellpost presentò un nuovo ed impegnativo
articolo per analizzare il Ferdinand Cortez dopo il cambiamento del 1824.
Oltre all’esame della prestazione dei cantanti, il redattore Maurizio Saphir
sosteneva che: “Fra tutte le opere del geniale Spontini nessuna offre un più
certo ed esatto chiarimento sul suo ingegno e sulle sue mire, sulla vera
tendenza delle sue drammatiche creazioni, quanto quest’opera”. Il testo
continuava con un lungo elogio del Ferdinand Cortez, soffermandosi poi sui
cori e su altri elementi dell’opera: “Come sia vantaggiosa in particolare una
tale veduta per la composizione delle grandi opere, risulta specialmente
dall’im- piego dei cori; i quali acquistano un più profondo sentimento e un
più alto valore e più che in passato possono apparire incorporati all’azione e
con la medesima integrati e intrecciati. Così nasceva il primo
rimaneggiamento del Cortez, in cui l’antica relazione amorosa fra Cortez e
Amazily, benché in parte posata su storico fondamento, diveniva un episodio
ed era spinta nello sfondo, mentre l’elemento guerresco, l’eroico della poesia,
il politico stesso, la lotta fra i soggiogatori e i liberi, la quale risolveva il
destino di tutto un continente, di un nuovo mondo, riusciva la parte
principale; onde l’opera si trasformava in dramma politico: ciò che dapprima
solo in piccola parte era stato”. Dopo una breve interruzione nelle recite del
Ferdinand Cortez a Berlino, causata dalla malattia di un cantante, per il
Carnevale del 1827, precisamente 16 Febbraio, il Teatro reale di Berlino
mise in scena nuovamente il Ferdinand Cortez: “Selvaggi tumulti di guerra,
la sanguinaria furia del san- sacerdote fanatico, una cospirazione di rapaci
soldati, una guerra all’ultimo sangue fra un popolo forte, già per sé stesso
felice e una straniera torma di venturieri venuta dal mare. […] Erano in alto
grado eccellenti la Signora Schulz, Amazily; il Sig. Bader, Cortez; i quali
nelle loro azioni parevano a vicenda volersi sorpassare. Degnamente stava al
loro fianco il Sig. Heinrich Blume come Telasco. Interpretava la parte del
primo Sacerdote Devrient junior con forza e fuoco e sostituiva degnamente il
Signor Sieber, a cagione della malattia del quale l’opera s’era dovuta
sospendere. La piccola parte di Alvaro guadagna molto per la morbida e
flessibile voce da tenore del Sig. Stümer, il Signor Gern, nel bell’inno a tre
voci senza orchestra, colla sua voce di basso forma un solido fondamento.
Tuttavia oggi questo inno non andava così bene come solitamente, perché la
seconda voce tenorile, che era del Signor Beer, non andava in tutto sicura e
gravemente titubava. I cori erano fermi e pronti, l’orchestra suonò con
precisione ed esattezza”.
Il Re di Prussia Federico Guglielmo III era sempre aggiornato sui progetti e
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su quanto accadeva nel Teatro di Berlino, partecipava regolarmente agli spettacoli ed era attento osservatore dei cambiamenti che, a volte per necessità,
erano apportati. Il 16 Settembre 1828 andò in scena, al Teatro reale, una
nuova recita del Ferdinand Cortez, per la regia di Esperstedt e l’allestimento
del coreografo Tell, alla presenza del Re Federico Guglielmo III e dei suoi
illustri ospiti. Il General Musik Direktor Gaspare Spontini il giorno dopo
scrisse al Principe di Wittgenstein per chiedere se il Re avesse commentato
in qualche modo la soppressione di due passi nei balli del Cortez causati
dall’assenza, per ipotetica malattia, di alcune danzatrici. Nonostante le
pressioni di Spontini presso il Maestro di ballo Titus, la danzatrice Saint
Romain e il Signor Stullmüller si rifiutarono di supplire con altre danze
probabilmente per dei contenziosi economici che al Teatro di Berlino erano
molto frequenti tra i cantanti e i ballerini, ma probabilmente perché in
quell’allestimento la coreografia non aveva previsto passi per ballerini
solisti.
Spontini, spesso esasperato dai comportamenti poco professionali degli
artisti, dichiarò a questo proposito: “Mi ricuso del tutto fare uso della mia
autorità di fronte a questa classe dei nostri soggetti che si credono ed
agiscono come privilegiati e indipendenti dal Direttore generale di Musica;
sopra di tutti il Signor Titus, il quale ha dichiarato più di una volta, anche in
faccia a me, di non volermi riconoscere quale l’istruzione Reale mi ha
costituito!”. Anche in un confronto con un musicista tedesco, la stampa
ammetteva la supremazia della musica di Spontini su Carl Maria Friedrich
Ernst von Weber (1786 - 1826), che tra l’altro era anche il cugino di
Constanze, vedova di Wolfgang Amadeus Mozart e cara amica dei coniugi
Spontini.
Ecco quanto scriveva il Der Freimüthige: “Invero anch’io sono dell’opinione
che fra Spontini e Weber, per rapporto alla misura creatrice e alla vera
genialità, nessun parallelo sia possibile; il che anche la fortuna delle loro
opere a sufficienza dimostra. Il Freischütz che per Weber vale la migliore
opera drammatica, si sostenne sulle scene tedesche cinque o sei anni; poi il
pubblico se ne allontanò come da un cibo che non gli andasse più; La Vestale
e il Fernando Cortez, che compiono da venti a ventiquattro anni, per contro,
sono uditi ancor sempre con eguale meraviglia ed eguale incanto”.
Chi non poteva attaccare Spontini sulla qualità della musica, sosteneva che il
Majolatese aveva comunque prodotto un numero ridotto di opere liriche,
anche perché lo stesso Spontini aveva oscurato tutta la sua produzione
giovanile in Italia che non era conosciuta in Europa.
Il giornalista Saphir del Der Berliner Courier, al termine di una recensione su
una recita di un’opera di Spontini così scriveva: “Il teatro era pieno da soffocare. L’ouverture fu ripetuta a richiesta. Cosa dicono i critici del successo di
tali opere, quali La Vestale, il Fernando Cortez, Olimpia, Nurmahal, Alcidor
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e Agnese? Essi sostengono che esse dovrebbero essere scritte in quindici
giorni. […] Le lepri e i conigli partoriscono ogni anno da sei a dieci piccoli,
ma sono lepri e conigli. La leonessa partorisce ogni cinque o sei anni un
piccolo, ma leone”.
Il Fernando Cortez fu riproposto ancora per due volte al Teatro di Berlino, nel
Febbraio 1830, in occasione della programmazione per il Carnevale, recite
definite “splendide e riuscite” dove brillò il cantante Karl Adam Bader “rappresentando, pieno di fuoco e di energia, l’ardito conquistatore. Il pubblico
riconoscente lo onorò chiamandolo a gran voce dopo l’eccellente atto
secondo. I balli e la disposizione della scena contribuirono al bell’effetto
dell’insieme”.
Da tempo Gaspare Spontini corteggiava il fascinoso soprano Wilhelmine
Schröder Devrient, ma il rigore del Musicista majolatese e la fantasia
eccentrica della cantante rendevano difficile la sottoscrizione congiunta di un
contratto di lavoro. Alla fine del 1829 Gaspare Spontini incaricò l’amico
Francesco Giuseppe Baldassarre Morlacchi di contattare a Dresda la cantante
Wilhelmine Schröder Devrient per invitarla ad entrare nei ranghi del Teatro
reale di Berlino. Spontini le aveva inviato il libretto del Fernando Cortez e la
cantante aveva espresso il desiderio di possedere anche il testo in francese
perché al momento “non poteva fare a meno di accettare il contratto per
Parigi … Ella è stata sedotta dalla parola Parigi alla quale ella ha aggiunto
Londra, dove conta di andare per divertirsi”.
Se si confrontassero il rigore morale di Gaspare Spontini con il racconto
attribuito alla Wilhelmine Schröder Devrient, “Memorie di una cantante
tede- sca”, si crederebbe impossibile una qualche collaborazione tra i due, ma
poi, anche per la difficoltà di cantare in altre lingue, diverse da quella
nazionale, ed altri fattori permisero l’avvicinamento tra l’estrosa cantante e il
Teatro reale di Berlino. Se il buon giorno si vede dal mattino già nei primi
mesi del 1831 l’affascinante Wilhelmine Schröder Devrient scrisse a Spontini
per giustificarsi: “Il mio timore non era senza motivo che voi sareste rimasto
spiacente che io non sia venuta come avevo promesso; ma disgraziatamente
le circostanze del nostro tempo mi hanno costretto a rompere la mia
promessa”. Oltre all’informazione della spesa per le copie delle parti del
Cortez, lo stesso Morlacchi, alle prese con l’allestimento del Fernando Cortez
a Dresda, scriveva a Spontini a proposito della partitura dell’opera: “Lei s’è
meravigliato di vedere a una partitura, nella quale sono scritti separatamente
una parte degli istrumenti; ma questa sua meraviglia cesserà quando saprà
che S.M. (Antonio di Wettin, fratello del precedente Re di Sassonia) possiede
la partitura stampata a Parigi, magnificamente rilegata, regalo della fu
Imperatrice, e che quella copia non fu fatta che per metterci il testo Italiano,
non volendo guastare lo stampato, che per altro ci servirà alle prove”.
In un saggio sulla storia del Teatro di Berlino, apparso sul Der Berliner
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Courier, intitolato “I tre periodi dell’Opera drammatica” si erano individuati
tre grandi periodi collegati a grandi autori: “Rameau e Lulli gettarono le
fondamenta del primo periodo dell’opera drammatica. […] Il secondo
periodo data da Piccinni, Gluck, Salieri e Cherubini […] Il terzo e più nuovo
periodo comincia con Spontini. Le sue quattro grandi opere: La Vestale, il
Fernando Cortez, Olimpia ed Agnese sono i pilastri della nuova opera
drammatica. Ciascuna di queste opere fornisce un tesoro delle conoscenze più
salde e solide”. Notizie di altre rappresentazioni del Cortez giungevano anche
da teatri minori come quello di Carlsruhe dove, nel 1832, la Signora Fischer
aveva interpretato il ruolo di Amazily.
Vienna, al tempo di Giuseppe Siboni, aveva rappresentato più volte La
Vestale e il Fernando Cortez, l’attenzione per le opere spontiniane continuò
anche negli anni successivi. Nella seconda metà degli anni trenta, il Direttore
Economo del Teatro reale di Vienna e primo Regista dell’Opera di Vienna
Giorgio Federico Treitschke scriveva a Spontini informandolo che aveva
messo in scena, con grande successo, La Vestale, il Fernando Cortez e il
Milton con il Signor Vogl.
Il Ferdinand Cortez fu dato con una certa regolarità anche a Weimar e in
occasione di una ripresa intorno alla metà del secolo, cui partecipò anche
Franz Liszt, così fu notata dalla stampa locale: “L’opera di Spontini Fernando
Cortez che non era stata data da gran tempo, poteva essere considerata oggi
rimessa a nuovo. Se ci mancavano oggi i corifei Stromejer e Moltke che per
il loro magnifico basso e tenore conferivano a quest’opera sul repertorio uno
splendore tutto singolare, bisogna tuttavia convenire che la parte del canto è
stata eseguita tanto bene quanto è possibile. Le rappresentazioni, messe in
scene di grandi spese e splendore, trovarono un pubblico molto numeroso e
molto plaudente”.
Parigi si ritornava a parlare del Maestro Spontini
Intorno al 1826, quando Spontini era già ben inserito nella Prussia di
Federico Guglielmo III, a Parigi si credeva che si fosse concluso un ciclo e
si ipotizzava un rilancio musicale dell’Accademia Reale di Musica. In modo
particolare si cercavano nuove voci, diverse, moderne, ma certamente non più
gradevoli di quelle ascoltate, perché l’Accademia Imperiale, e poi quella
Reale, avevano avuto tanti cantanti straordinari e si era vissuto un periodo
d’oro simile a quello registrato in Italia, nel XX secolo, nel dopoguerra. Se si
stimava in due o tre lustri il tempo necessario per rivedere, migliorare e
rimodernare le tecniche di canto, era tempo per l’Opéra di avviare una
riforma, magari introducendo nuovi maestri.
Rossini era di moda, con le sue nuove opere aveva introdotto vocalità e
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tecniche sicuramente nuove e questo piaceva al pubblico, ma su tutto era
gradito il metodo italiano, si ricordavano i grandi cantanti come Gerolamo
Crescentini, Giovanni Battista Velluti, Gaetano Crivelli, Giuditta Pasta,
Angelica Catalani, Giuseppina Ronzi De Begnis, straordinaria Giulia, e
Domenico Donzelli, applauditissimo Cinna ne La Vestale.
La dimostrazione vivente dell’efficacia della scuola di canto italiana era
rappresentata dalla carriera della Cinthie che aveva frequentato Théâtre des
Italiens e seguito i consigli di Angelica Catalani. Anche grazie a questo
metodo di studio fu una straordinaria interprete nel Fernand Cortez e
nell’Olimpia. I Musicisti Gaspare Spontini e Gioacchino Rossini, entrambi
italiani, sia pure appartenenti a due generazioni diverse, con caratteristiche
artistiche completamente dissimili e personalità opposte, sembravano adatti a
guidare la vita musicale dell’Accademia di Musica.
Nonostante la lontananza fisica c’era un partito favorevole a Spontini che
voleva il Majolatese come responsabile della guida musicale dell’Accademia
Reale di Musica.
Questa possibilità scatenò il partito contrario, più giovane e moderno, che
preferiva sapere Spontini felice a Berlino e non occupato a Parigi.
Le argomentazioni che circolarono avevano un qualche fondamento, non
dobbiamo dimenticarci il grande cuore filantropico di Spontini, ma anche la
sua severità durante le prove, nei rapporti professionali e anche
nell’immagine che voleva dare di sé sul podio direttoriale. Quindi non ci si
opponeva a questo incarico con argomentazioni banali, ma erano osservazioni
ben studiate. Prima di tutto si sosteneva che l’autore de La Vestale non aveva
avuto un’esperienza di canto, infatti, non era un cantante e nello stesso
tempo, a parte delle lezioni private date negli anni giovanili, tralasciando
qualche illustre o potente allieva napoleonide, non aveva formato, educato,
studenti o classi di canto capaci e in carriera.
Altra argomentazione che ascoltiamo ancora oggi e che impedisce, tra l’altro,
l’inserimento in repertorio di opere spontiniane da parte di giovani cantanti,
era la complessa tecnica compositiva spontiniana che costringeva gli
interpreti a cantare, stando ad alcune battute, sempre “urlando”, con voce che
i malevoli definivano “stridente”. A sostegno di questa tesi era portata La
Vestale che, già nel suo primo allestimento aveva suscitato molti malumori
tra i cantanti; poi secondo gli avversari, la musica di Spontini aveva
cambiato, rovinato o, addirittura, aveva fatto perdere, la voce alla Carolina
Branchu, alla Albert Hymm e ad altre cantanti. Se ricordiamo le prove e la
preparazio- ne de La Vestale, con tutte le proteste dei cantanti represse con
autorità da uno sconosciuto Spontini, si può dire che il carattere e la
personalità del Majolatese erano forti, capaci di respingere ogni protesta e
questa durezza lo aveva reso impopolare tra gli artisti, alcuni erano arrivati
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perfino a sentimenti d’odio o di terrore. Le tecniche vocali e strumentali
volute da Spontini erano considerate “impossibili”.
Tanto per ricordare La Vestale, durante la preparazione cantanti e sonatori si
ribellarono contro quella musica che troppo li affaticava, che necessitava
attenzione continua, scrupolosa precisione, passione e sentimento.
Spontini fu messo più volte alla prova durante l’allestimento, ricordiamo che
la prima donna, la signora Carolina Branchu, l’artista eletta, che poi seppe
creare in modo inarrivabile la parte di Giulia, dichiarò che non sarebbe mai
riuscita ad imparare quei recitativi ineseguibili.
Adrién, basso dell’Accademia Imperiale di Musica, cui era stata affidata la
parte del Gran Sacerdote, borbottava continuamente, lamentandosi della
difficoltà tecnica.
Un giorno che Adrién manifestava con maggiore impertinenza del solito,
Spontini, indignato, gli strappò la parte dalle mani e la gettò sul fuoco.
Il basso Louis Dérivis, giovane allora e quasi ignoto, si slanciò verso il
caminetto e, ritirandone la parte, esclamò: “Io l’ho salvata, ed io me la
prendo”. “Prendila” - rispose il Maestro - “Son sicuro che ti mostrerai degno
di lei”. Al di là di questo noto aneddoto, le difficoltà ed astruserie non
mancavano nelle partiture spontiniane. Inoltre Spontini sembrava aver
dimenticato la tradizione della scuola napoletana, aveva ad un tratto
sostituito alla facile improvvisazione una concezione profonda ed
elaborata, la musica era di nuova maniera, si presentava troppo complicata
e difficile ad eseguirsi.
Per conseguenza gli esecutori si stancavano, s’indispettivano, non
risparmiavano a Gaspare Spontini i loro sarcasmi.
Per contro, oggi, non ci ricordiamo più di Gaspare Spontini come didatta, in
realtà fu anche un grande insegnante di canto; scrisse prima de La Vestale, in
Italia o nei primi anni di soggiorno in Francia, un didattico metodo di canto
per soprano, destinato agli insegnanti.
Queste lezioni di canto erano state raccolte nel “Ristretto per bene apprendere
la maniera di canto e lezioni di ornamento ed espressione”, un metodo legato
alla tradizione napoletana ed italiana.
Ora c’è da aggiungere che Spontini in quel periodo era impegnato a Berlino
nella produzione dell’Agnes von Hohenstaufen e godeva di una grande stima
da parte del re e del pubblico, ma se fosse tornato a Parigi si sarebbe
sicuramente adeguato alla modernità, magari mantenendo un rigore
spontiniano nel lavoro, forse avrebbe scovato libretti in una lingua
comprensibile da musicare e probabilmente le grandi idee del Majolatese
avrebbero trovato ambientazione nell’Accademia Reale di Musica.
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La quarta revisione del Ferdinand Cortez
La quarta, ed inutile, revisione del Fernand Cortez, voluta da Gaspare
Spontini e realizzata con l’aiuto del Regista del Teatro Reale Karl August von
Lichtenstein, riprendendo il lavoro precedente, curato dal poeta Marie
Emmanuel Guillaume Marguerite Théaulon de Lambert, fu presentata nel
Teatro dell’Opera reale di Berlino Domenica 26 Febbraio 1832.
Di questo quarto finale si è conservato solamente un abbozzo ed una
locandina di uno spettacolo, in compenso abbiamo una ricchissima
documentazione tratta dalla stampa e tutta, in vari modi, osannante a Gaspare
Spontini e al nuovo Ferdinand Cortez.
Lo stesso Karl August von Lichtenstein, amico e stretto collaboratore di
Spontini, coadiuvò questo nuovo lavoro e si adoperò anche per la seconda
edizione dell’Agnes von Hohenstaufen.
Se oggi questa ulteriore modifica dell’opera può sembrare ininfluente, nel
1832, quando il Fernando Cortez riempiva ogni sera i teatri, fu accolta come
un perfezionamento di un capolavoro: non erano estranei motivi religiosi.
Il popolo gareggiò per avere i biglietti, erano disponibili circa duemila
ingressi, anche nelle giornate successive, le repliche continuarono per diversi
mesi e “nelle domeniche il teatro rigurgita di spettatori”.
La quarta revisione segnava anche un primato, si erano superate le cento
rappresentazioni del Fernando Cortez al Teatro Reale di Berlino.
Insieme alla revisione dell’opera che prevedeva uno sviluppo diverso, nuovo,
e comunque giudicato interessante, del terzo atto del Fernando Cortez, molti
degli interpreti impiegati erano al loro debutto.
L’orchestra e il gruppo degli artisti diretti dallo stesso Gaspare Spontini
suscitarono una grande ammirazione così come le danze che erano state curate
dal Signor Hoguet.
Il tenore Karl Adam Bader, cantante spontiniano collaudato, anche se da
almeno dieci anni interpretava questo ruolo, continuò ad impersonare
Ferdinand Cortez, tanto che la sua prestazione fu definita “splendente”.
La Signorina Pauline von Schätzel, soprano, interpretò il ruolo di Amazily;
ma già aveva cantato in altre opere di Spontini, come l’Olimpia; il Nurmahal,
nel ruolo di Namuma; l’Agnese di Hohenstaufen.
Per lei si parlò di trionfo, specialmente dopo gli onori e le acclamazioni presentate dal pubblico alla fine del primo atto.
Il Signor Heinrich Blume fu un applaudito Montezuma; Telasco fu il Signor
Eduard Devrient Junior; Alvaro fu impersonato dal Signor Hoffmann; il
Riese di Lipsia, pur non inserito stabilmente nell’organico del Teatro, interpretò il ruolo del Gran Sacerdote; il Signor August Zschiesche fu Moralez ed
il Signor Mantius uno degli Spagnoli prigionieri.
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Il giorno dopo tutta la stampa prussiana si occupò del Fernando Cortez e i
giudizi espressi furono unanimemente positivi: “tutto è stato incantevole ed
incomparabile”; “I cori s’inserivano nell’insieme con nettezza ed energia,
l’orchestra, sotto la direzione di Spontini, era ammirabile. Con piacere
facciamo anche ricordo dei balli, pieni di carattere ed effetto, invenzione
grandiosa del Signor Hoguet”.
Diciotto cavalli per il debutto del 26 Febbraio 1832
La presenza della carica della cavalleria spagnola fu un elemento
fondamentale del Fernando Cortez, presente fin dalla prima edizione, ma
non in tutte le recite gli equini bardati furono presenti; infatti, nelle repliche
si ometteva questa onerosa e complicata presenza.
Se stupì all’Opéra la compagnia a cavallo guidata dai Franconi, a Berlino il
numero fu superato, anzi tutto filò liscio con prussiano ordine. Solamente un
cavallo grigio, che non rispettava le regole del teatro, fu allontanato, come
qualsiasi altro figurante che non avesse svolto con precisione il ruolo e il
movimento assegnato.
Il Der Freimüthige ci racconta questa curiosità: “Cortez rinnovato, l’ultima
domenica è memorabile negli annali del Teatro. La sala piena da soffocare;
grandi applausi. Alla prova generale un cavallo grigio degli Spagnoli uscì
dalla fila e salutò, nitrente, il suo Grande Capitano, il Cav. Spontini, probabilmente per la gioia di rivederlo dopo una così lunga separazione. Il
Cavaliere trovò la cosa un poco strana ed indietreggiò; quest’atto arbitrario
del nobile animale non fu approvato. Disciplina e subordinazione furono le
parole d’ordine di Cortez. Il cavallo grigio dovette lasciare la parte e non si
vide riapparire davanti a Messico. I diciotto cavalli si condussero esemplarmente ed anche contra naturam sui generis”.
Ancora il Der Freimüthige elencò brevemente gli elementi di novità: “La
sinfonia dovette essere ripetuta. Gli applausi mossero dal pubblico con
entusiasmo e, alla fine dell’opera, Spontini fu acclamato. Varie circostanze si
univano ad aumentare il godimento della serata. Spontini che cerca senza
tregua di perfezionare il suo lavoro aveva cambiato diverse scene del terzo
atto e specialmente la catastrofe; di maniera che la conclusione dell’opera
segue ora di più la storia, mettendo da parte gli inutili colpi strepitosi […]
Amazily, stori- camente Marina, si getta nel lago per salvare il fratello di
Cortez, Alvaro; essa passa con la nave a Messico; gli Spagnoli, a cui
Montezuma ha reso la libertà, divengono i protettori di lui e di Amazily
contro il furore sanguinario dei sacerdoti fanatici. Cortez, vittorioso, pianta,
sulla piazza del mercato della città conquistata, la croce guarnita di trofei. Col
favore dell’artificio magico dei sacerdoti che si trovano fra i suoi soldati,
58
questa croce fa spiccare sul- l’istante la luce di un fuoco splendente, gli
adoratori degli idoli cadono in ginocchio e riconoscono spontaneamente in
questo segno esteriore la possanza suprema del Dio dei Cristiani. L’opera si
conclude con la glorificazione dei Cristiani in un ordine opposto al culto del
feticcio. L’erezione della croce richiama il ricordo della fondazione di Vera
Cruz”.
Il Berliner Figaro così scriveva: “La rappresentazione, magnifica ed
ammirabile. Cantanti dell’uno e l’altro sesso, cori, orchestra, pubblico, tutto
trascinato dal torrente dell’entusiasmo. Il pubblico chiama fuori il
Compositore.
La sinfonia, che onora l’opera, deve essere ripetuta. Gli applausi aumentano
a ciascun numero e, notate bene, Cortez è stato composto ventitré anni fa.
[…] Non è onesto sottrarre ingiustamente al pubblico le opere di Spontini,
perché esse riempiono la cassa e oppongono una diga di ferro alla valanga del
gusto che degrada e perverte. Il Signor Bader e la Signorina Pauline von
Schätzel, furono chiamati due volte”.
Dopo aver riferito che le parti furono assegnate a nuovi artisti, eccetto il tenore
Bader, La Gazzetta di Spener ci informa sul nuovo finale dell’opera:
“… il collegamento e l’azione scenica sono molto meglio curati, la fine vale
meglio che altra volta ed è ben più adeguata all’intendimento dell’opera,
poiché dopo la distruzione del tempio degl’idoli, Cortez, innalzando la croce
sulle rovine ha caratterizzato con verità storica il trionfo della religione
cristiana sul paganesimo. […] Il merito di questo capolavoro, riconosciuto
tale da molto tempo, riposa sulla sua grandezza intrinseca. Ci basti far
menzione dei cori degli Spagnoli ribellati e degli abitanti selvaggi del
Messico; l’anima ne è afferrata. Ci basti ancora richiamare le danze originali e
il contegno delle parti principali: Amazily, Cortez, Telasco. La Signorina
Schätzel ci ha dato per la prima volta Amazily con tutti gli incanti della
giovinezza, con tutta la fermezza, tutta l’intimità di sentimento, tutta la
sodezza ammirabile della sua voce bella e sonora, che anche nel terzo atto
non ha lasciato scorgere il minimo segno di stanchezza”. Il testo continua con
i giudizi, tutti positivi sui cantanti, sul coro e i ballerini: “Infine l’azione
scenica e la cavalleria non lasciavano nulla a desiderare perché l’opera avesse
la forma di un tutto grandioso ed imponente. A richiesta del pubblico, la
sinfonia piena di fuoco fu ripetuta. Furiosi applausi accompagnavano quasi
tutti i pezzi di musica e di ballo, specialmente le due arie di Amazily (Einzig
dir zu gefallen - Ja dir, der du mein Schicksal leitest), ugualmente i duetti
con Cortez e Telasco”.
Tutti i giornali, veramente tanti, si occuparono del nuovo debutto del
Ferdinand Cortez presentato la sera di Domenica 26 Febbraio 1832 sotto la
direzione di Gaspare Spontini.
I maggiori consensi li ottennero la Signorina Schätzel, sia alla fine del primo
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e del terzo atto; il signor Bader alla fine del secondo atto e Gaspare Spontini
alla fine dell’opera. “La sala, che rigurgitava di spettatori, risuonò degli
applausi, dell’entusiasmo e delle voci che acclamavano con grandi grida
l’Autore di questo capolavoro, per testimoniargli la riconoscenza più viva”.
Molte pagine furono scritte sui giornali di Prussia, non solo di Berlino, per
riflettere su questo nuovo finale, considerato necessario, anche per motivi
religiosi. Si argomentava che “Il Cristianesimo è all’opposto dell’idolatria,
ma l’uno e l’altro sono fanatici; al tempo di Cortez i preti cristiani convertivano non con le parole dell’amore, ma con spade fiammeggianti: il segno
importava ad essi più che il significato. A capo di una piccola armata Cortez
penetra nel Messico; con lui c’è una moltitudine di preti che battezzavano
con uno zelo fanatico i Messicani che si arrendevano tremando a una forza
armata ad essi sconosciuta. […] Ora vi è uno scopo più elevato, è la
distruzione del culto degli idoli, è l’erezione della croce santa che santifica il
mezzo sanguinoso […] I soldati spagnoli presentano una superba croce
circondata da trofei che erigono in mezzo alla piazza. […] E la croce
comincia a risplendere in una maniera soprannaturale e divina e il cielo
getta fiamme di uno splendore che l’occhio mai ha visto. Tutti si precipitano
e cadono in ginocchio, Cristiani e pagani”.
Il 5 Settembre 1832, il ruolo di Amazily passò ad una debuttante al Teatro
reale, si trattava della Signorina Thérese Grünbaum, che bene si inserì con il
gruppo più esperto. Nella locandina originale che abbiamo esposta al Museo
Spontini di Majolati, il nome della cantante appare in fondo e non accanto al
nome del personaggio Amazily, probabilmente si era sempre in attesa della
diva Wilhelmine Schröder Devrient. Ecco il testo della locandina:
“Konigliche Schauspiele (Spettacoli Teatrali Reali). Mercoledì, 5 Settembre
1832. Al Teatro dell’Opera Fernand Cortez o La conquista del Messico.
Opera in tre atti di de Jouy. Musica di Spontini. Traduzione dal francese di
Man. Balletti di Hoguet. Personaggi: Amazily, principessa messicana e sorella del cacico Telasco,***; Fernand Cortez, Bader; Montezuma, re del
Messico, Blume; Télasco, cacico e parente di Montezuma, Devrient j.;
Alvaro, fratello di Cortez, Hoffmann; Gran Sacerdote, Riese; Morales, amico
e confidente di Cortez, Zschiesche; Prigioniero spagnolo, Hoppe; Ufficiale
Spagnolo, Michaelis; Un messo messicano, Behrend. Altri cacichi e ancelle
del seguito di Amazily. Soldati e marinai spagnoli. Sommo sacerdote
messicano e soldati. Danzatrici soliste: Salfter, Guillermain, Lampern,
Lauchern. Danzatori solisti: Rathgeber, Richter, Steullmueller e Roehnifch.
La signori- na Grünbaum, cantante (assunta) dal Teatro reale dell’opera, al
suo primo debutto. Il signor Steullmueller si esibirà in un Pas de Trois con le
signorine Guillermain e Lauchern. I libretti delle arie sono disponibili a 5
groeschen cadauno presso la biglietteria. Prezzi dei posti. Un posto nei
palchetti di prim’ordine: 1 tallero. Un posto nei palchetti di secondo ordine:
60
15 groeschen. Un posto nei palchi/parquet: 20 groeschen. Un posto nei
palchetti di terz’ordine: 10 groeschen. Un posto chiuso/separato: 20
groeschen. Un posto nel parterre: 15 groeschen. Anfiteatro: 7,5 groeschen. I
biglietti omaggio non sono validi, senza alcuna eccezione.
Comunicazione: il sottoscritto informa che il prezzo per riservare il posto
annuale è di 1,10 talleri e mensile di 10 groeschen. L.B. Kraufe, libraio e
collezionista, Udlerstrasse n. 6.
Notizia: Il signor Devrient è indisposto. Inizio: ore 6. Fine: ore 9. La
biglietteria apre alle ore 5”.
Una diva per Amazily: Wilhelmine Schröder Devrient
I manifesti e le locandine per il Fernando Cortez del Settembre 1832 non
riportavano il nome della cantante che avrebbe interpretato il ruolo di
Amazily, la protagonista femminile era scritta in basso, come se fosse stata
una scelta provvisoria.
Infatti, Gaspare Spontini era alle prese con una vera prima donna, passata alla
storia, sia per la sua carriera artistica, sia per aver partecipato all’incontro tra
Wilhelm Richard Wagner, Gaspare Spontini e Celeste Erard, sia per quel
libro, sembra autobiografico, sulle proprie esperienze sessuali.
Si trattava della straordinaria Wilhelmine Schröder Devrient.
L’11 Dicembre 1832, da Berlino, Gaspare Spontini non poteva più accettare
l’inaffidabilità della farfallona amorosa e scrisse alla cantante Wilhelmine
Schröder Devrient al fine d’inserirla permanentemente nell’organico del
Teatro reale: “Vi prego di perdonarmi, Signora, se io non oso contar più sulle
vostre parole, tante e tante volte da voi datemi ed altrettante mancate. Non
bisogna mai più pensare a recite straordinarie per voi in Berlino, Signora, ma
solamente ad un contratto permanente. Accetto la vostra offerta di condurvi
qui il primo di Marzo prossimo per esordire in Statira, e non per altre parti,
poi in Cortez, ne La Vestale, nell’Alcidor, nell’Agnese di Hohenstaufen,
nell’Alceste, nell’Armida, nelle Ifigenie, in Donna Anna, nella Contessa del
Figaro, nel vostro eterno Fidelio, ma a condizione che dal primo Marzo voi
restiate qui sino alla fine di Giugno almeno […] ho bisogno, Signora, che voi
mi rispondiate immediatamente e che mi inviate, da voi sottoscritto, il contratto qui allegato, in francese, senza cambiarvi una parola”.
Finalmente, almeno nell’aspetto formale, la cantante Wilhelmine Schröder
Devrient accettò ed inviò firmato il contratto, temporaneo, per alcuni mesi, a
Gaspare Spontini: “Io sottoscritta Wilhelmine Schröder Devrient prometto,
mi obbligo e mi impegno sull’onore e sotto pena della multa qui sotto indi
cata e consentita, verso l’Amministrazione del Teatro reale di Berlino, di
condurmi puntualmente ed irrevocabilmente in cotesta città il primo Marzo
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pros- simo 1833 per esordirvi nella parte di: Statira, La Vestale, di Amazily
nel Cortez, d’Oriana nell’Alcidor e di Irmengarda nell’Agnese
d’Hohenstaufen, nell’Alceste, Armida nelle Ifigenie”.
La rinuncia ad una carriera parigina o londinese le pesò molto, queste città
erano più congeniali allo stile di vita dell’estrosa cantante, ma Wilhelmine
Schröder Devrient (1804 - 1860) preferì rimanere in Germania perché
trovava difficoltoso cantare in italiano, francese e in altre lingue europee.
Quindi la diva Guglielmina cantò in La Vestale, nell’Olimpia e nel Fernando
Cortez. In attesa di riproporre un contratto con la cantante Wilhelmine
Schröder Devrient, il ruolo di Amazily fu interpretato dalla signorina Thérese
Grünbaum, non meno capricciosa della precedente e spalleggiata dal padre
Giovanni Cristoforo Grünbaum, che diede spettacoli nel 1833 e nel 1834.
Il padre della giovane cantante parlava a ragion veduta perché “mia moglie,
nel corso delle sue rappresentazioni artistiche, ha cantato tanto La Vestale,
Giulia, quanto Amazily e Olimpia, afferma che quest’ultima è troppo più
affaticante che quella di Amazily”.
Proprio a proposito delle recite del Fernando Cortez programmate per il
Gennaio 1834, il Signor Giovanni Cristoforo Grünbaum, padre dell’interprete
di Amazily, davanti a tutto il personale del Teatro reale, minacciò Spontini
per poi ritrattare, attraverso più educate lettere inviate al Direttore, nella
quale informava che la figlia, interprete di Amazily, si sarebbe rimessa a
studiare con lo stesso Spontini, in particolare le parti di Amazily e di Zelia
nel Cortez e nel Nurmahal. Inoltre era disponibile per l’Agnese di
Hohenstaufen, mentre non si sentiva pronta ad interpretare l’Olimpia.
Dopo altre estenuanti trattative la Signora Devrient, di Dresda, presentò altre
richieste, che riguardavano un contratto per la durata di dieci anni; uno stipendio di tremila scudi ed un onorario di duemila scudi; infine al termine del
contratto una pensione adeguata al suo rango.
Riccardo Wagner, in visita a Berlino nel 1836, ebbe occasione di assistere ad
una magnifica esecuzione del Fernando Cortez, diretta da Gaspare Spontini,
nel ruolo di Amazily si esibiva la straordinaria Wilhelmine Schröder Devrient
suscitando l’ammirazione del Musicista e di tutti i presenti.
In realtà Guglielmina, dopo essere giunta da Dresda nel Marzo 1834, chiese
di derogare o modificare il suo impegno, rinunciando allo studio di alcune
opere e pretendendo di sostituirsi al Direttore Spontini.
Infatti, il suo debutto, per quell’anno, fu con La Vestale, dove, con Giulia,
ottenne un facile e scontato successo insieme alla Signorina Lehmann, Gran
Vestale; ai Signori Bader, Licinio; Hammermeister, Cinna; Zschiesche,
Sommo Pontefice.
Poi si passò con una certa regolarità a quanto indicato dal Teatro: Ifigenia in
Tauride, Euriante, Roberto il diavolo, Olimpia, Oberon, La Vestale, Fernando
Cortez ed Armida.
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Questo era l’ambiente delle cantanti, sempre pronte a presentare richieste
assurde, certificati medici e a mettere in difficoltà la programmazione stabilita. In questo ultimo periodo di permanenza di Spontini a Berlino, il partito
nazionalista attaccava ancora Spontini, specialmente attraverso la penna di
Ludovico Rellstab, tanto che il Direttore dell’Opera reale di Berlino fu
costretto a replicare e questo ci aiuta a conoscere le opere che furono presentate con maggior successo: “Che il Real Teatro di Berlino, lungi dall’esser
condotto alla sua rovina, è, nel suo stato attuale, per l’alto valore dei cantan
ti, per la perfezione dei cori, che formano l’ammirazione di tutti i giudici
competenti, per l’imponente assieme, la rara abilità e la meravigliosa
precisione della sua eccellente orchestra, composta da artisti di merito
distintissimo e disciplinata sotto la mia direzione, per la bellezza delle
scenografie e la magnificenza dei costumi uno dei migliori teatri d’Europa.
[…] Lo stesso si dica dei pretesi sedili vuoti. Se il teatro fosse meno pieno,
sarebbe una fortu- na per gli amatori, i quali spesso non riescono a trovare da
sedere, quando il pubblico accorre numeroso alle brillanti rappresentazioni
dei capolavori di Gluck, del Mozart, del Beethoven e del Weber, a quelle
degli Abencerragi, de la Dama bianca, di Otello, de La Vestale, del
Cortez, dell’Olimpia, di Nurmahal, di Alcidor, de la Muta di Portici, di
Roberto il Diavolo, di Jessonda ecc. ecc. […] Che i magnifici spettacoli
allestiti durante l’intenden- za del Signor Conte Brühl furono allora, come lo
sono oggi, eseguiti sotto la mia personale direzione o sotto l’influenza della
mia direzione generale”. Queste polemiche si conclusero con il
conferimento a Spontini del nastro onorifico di terza classe dell’ordine
dell’Aquila Rossa di Prussia voluto dallo stesso Federico Guglielmo III e il
31 Marzo 1833 con la creazione di una sezione musicale dell’Accademia
reale delle Belle Arti a Berlino, di cui Spontini divenne immediatamente
membro.
Nonostante questo clima in parte ostinatamente ostile che lo porterà da qui a
poco a lasciare Berlino, il 6 Ottobre 1839 il Teatro Reale presentò la
centesima rappresentazione de La Vestale; il Fernando Cortez era
regolarmente rappresentato dal Maestro Spontini, insieme ad altre opere del
Musicista e di altri autori, in particolare: Mozart, Weber, Gluck, Cherubini,
Salieri e Spohr.
Telasco è una bestia feroce
Gaspare Spontini era molto attivo, oltre alla composizione, alla Direzione del
Teatro, alla Direzione delle sue opere e a quelle di altri musicisti, dedicava,
quotidianamente, molte ore alle prove e alle lezioni di canto. Spontini aveva
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rivisto più volte il Fernando Cortez e in queste quattro revisioni aveva anche
meglio caratterizzato i personaggi. In una corrispondenza con il baritono
Hauser descriveva il personaggio di Telasco, ma forniva anche consigli per
una corretta interpretazione: “Carissimo Signor Hauser, non scordate, come
tante volte vi ho detto, che Telasco è una Bestia feroce, un crudele Guerriero,
un Fanatico per la sua Religione e per la sua Patria! Un disperato, un
furibondo nel vedere una sorella rinnegata e traditrice; il suo zio, l’Imperatore
del Messico, detronato e quasi a rischio di essere assassinato; lui stesso vinto
da Cortez, perduto, avvilito […]. Telasco, rappresentato altrimenti che
così sopra descritto, diventerebbe un buon Prete o Canonico o Missionario di
Praga o di Vienna lottando e combattendo pel Cristianesimo”. Per l’uso della
voce Spontini precisava: “Se voi non la spingete fino al secondo, al terzo
grado di forza, essa resta nella regione della gola e del naso, ma se poi la
spingete con energia fino al quarto grado e se aprite molto di più la bocca e i
denti, allora la voce sortirà sonora, limpida, metallica e caratteristica”.
Nel Febbraio 1835 il tenore Karl Adam Bader, uno dei pilastri del Teatro
reale di Berlino, accusando dei presunti malesseri fece annullare due recite
del Fernando Cortez; Spontini propose la sua sostituzione con Ernest
Hoffman. Anche se i rapporti con Spontini furono sempre difficili, fu assunta
anche la cantante Clara Heinefetter che si impegnò a cantare nei teatri reali di
Berlino, Potsdam, Carlotteburg e sui teatri dei castelli reali tutte le parti già
interpretate dalle Signore Milder, Schulze e Stephan.
A questo proposito ci piace ricordare che il 29 Maggio 1838, a Berlino,
moriva la cantante Pauline Anna Milder Hauptmann, fu la prima Statira
nella nuova Olimpia berlinese. Era nata a Costantinopoli il 13 Dicembre 1785
ed aveva avuto rapporti di stima con Gaspare Spontini.
Il cantante F. Eicke, legato da un contratto con il teatro di Breslavia fino al
1835, chiese a Gaspare Spontini, in vista di un suo eventuale passaggio al
Teatro reale di Berlino, di essere ascoltato dal Majolatese. La ripetuta dichiarata conoscenza della parte di Cortez e di Telasco, lasciano presupporre che
anche in questa cittadina tedesca, ora polacca, si rappresentasse, secondo il
repertorio, il Fernando Cortez: “Per mezzo di questo congedo avevo preso la
risoluzione di avere l’onore di rivolgermi a voi per iscritto, a cagione dei miei
mezzi vocali e del mio gusto, per i quali io inclino principalmente verso le
vostre liriche composizioni, come Fernando Cortez, Telasco e Licinio. Qui
mi prendo la libertà di nominarvi alcune parti del mio repertorio: Licinio,
Telasco o Cortez … Per ciò voi sarete anche in grado di giudicare l’estensione della mia voce, che non consiste se non in toni di petto. Il carattere della
mia voce è tenore – baritono”.
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Il Cortez all’Opéra National di Bruxelles, La Monnaie
Il Fernand Cortez fu rappresentato con una certa regolarità anche a Bruxelles,
Spontini aveva in questa città anche un editore di fiducia che diffondeva specialmente riduzioni per canto e pianoforte e gli spartiti di arie melodiche.
Una di queste parti era la seguente: Fernand Cortez. Duo avec récitatif chanté
par mr. Laïs et mme. Branchu. Paroles de M.M. de Jouy Bruxelles:
Messemaeckers. Di una recita del Fernand Cortez, opera data con una certa
frequenza al teatro de La Monnaie di Bruxelles, abbiamo rintracciato la
locandina del 27 Agosto 1822. La Signora Lemesle fu l’interprete di
Amazily; il Signor Desfossés fu Fernand Cortez; il Signor Camoin
rappresentò Montezuma; il Signor D’Arboville impersonò Telasco; il Signor
Delos fu Alvaro; il Signor Eugène impersonò il Gran Sacerdote; il Signor
Leroux fu Morales; i Signori Edouard e Alphonse furono gli Ufficiali
spagnoli e il Signor Dupuis interpretò il ruolo di Ufficiale messicano.
Adolphe Nourrit, oltre ad esibirsi regolarmente all’Académie Royale de
Musique, aveva l’obbligo di cantare anche in altri teatri francesi e stranieri.
Il suo repertorio comprendeva: La Vestale, il Fernand Cortez, Olimpye, oltre
che Robert le Diable, La Juive, Les Huguenots, La Muette, Guillaume Tell,
Don Juan, Le Comte Ory e molte altre opere. Probabilmente anche altri
principali cantanti avevano questi obblighi e, pertanto, non è sempre facile
conoscere se a Bruxelles, a Lille o in qualche altro teatro europeo si sia svolta
una qualche recita di musica spontiniana. Dopo l’addio all’Opéra dato il 1
Aprile
1837, Adolphe Nourrit iniziò un tour dei teatri francesi di provincia dove
presentò il suo repertorio. A Lione, nel Luglio ed Agosto 1837, ripropose i
suoi ruoli più importanti, in particolare si esibì nelle seguenti opere: La Juive,
Guglielmo Tell, Ugonotti, La Muta di Portici, Roberto il Diavolo, ma su tutto
ottenne uno strepitoso successo con il Fernand Cortez.
Considerando che Adolphe Nourrit morì suicida a Napoli l’8 Marzo 1839,
dopo una recita al San Carlo, ci si rammarica che non abbia potuto
organizzare una seconda ripresa del Fernand Cortez sulle tavole del San
Carlo dopo l’incerta edizione del 1820. Ricordiamo che, il 3 Maggio 1834,
l’Accademia reale di Musica mise in scena La Vestale a beneficio di Nourrit
che interpretò Licinio, gli altri protagonisti furono: M.lle Falcon, Giulia;
Levasseur, il Gran Pontefice; Dabadie, Cinna; M.me Dabadie, la Gran
Vestale.
Dabadie già dal 1820, in occasione nel suo secondo esordio ne La Vestale,
aveva interpretato la parte di Cinna, diventando uno dei cantanti più
importanti dell’Accademia reale di Musica.
Sempre nel Settembre 1834, il giorno 10, fu presentata una selezione del
Fernando Cortez, in particolare un balletto; il programma prevedeva che
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fosse eseguito anche dalla sensuale ballerina Fanny Elssler e tra il pubblico
era presente l’altra étoile, la rivale Maria Taglioni.
Il 7 Aprile 1836, all’Opéra National di Bruxelles, La Monnaie, andò in scena
il Fernand Cortez a beneficio del contralto Madame Louise Zulmé Leroux in
Dabadie, moglie di Henri Bernard Dabadie, che impersonò il ruolo di
Amazily. Insieme alla cantante parteciparono i signori: Louis Auguste
Second, chiamato Féréol; Jean Baptiste Basile Canaple; il tenore Sirand;
Renaud; il tenore Louis Ponchard; il corpo di ballo era composto dalle signore: Page; Ambroisine, prima ballerina a La Monnaie; dai signori: Eckner;
Page e Guillemin, primo ballerino a La Monnaie di Bruxelles.
L’Opéra National di Bruxelles, La Mannaie, continuò a presentare nel proprio
repertorio il Cortez, l’anno successivo, dopo il successo della Signora Louise
Dabadie, fu invitata la Signora Constance Jawureck che interpretò ancora il
ruolo, per lei familiare, di Amazily. Il 14 Giugno 1837, Constance Jawureck,
raffinata Amazily, ottenne un vibrante successo al Théâtre Royal de La
Mannaie di Bruxelles dove fu allestita ancora una volta una recita del
Fernand Cortez. Questa soddisfazione la ripagò anche per alcune scortesie
subite a vantaggio della Laura Cinti all’Opéra.
Spontini cerca un nuovo incarico a Parigi
Nel 1838, Spontini svolse un grande viaggio che lo portò prima in
Inghilterra, dove fu accolto con grandi onori e ammesso a corte, poi a Parigi
ed infine in Italia. La stampa parigina, in Agosto, con rispetto diede la
notizia dell’arrivo dei coniugi Spontini di cui era ancora vivo il ricordo nella
società francese.
Nel soggiorno parigino partecipò a dei concerti e cercò di riprendere i contatti
con l’Opéra francese, ma trovò una realtà completamente cambiata, frivola e
decadente. In realtà, i cantanti e i musicisti parigini dichiaravano che La
Vestale e il Fernand Cortez erano opere immortali, che non sarebbero mai
state dimenticate, ma ben diversa fu l’accoglienza riservata all’autore di
queste opere. A sessantaquattro anni, dopo quasi vent’anni di impiego a
Berlino, dove aveva praticato i rigidi protocolli prussiani, in qualche modo
simili a quelli napoleonici, lontano dalle luci e dalle frivolezze dell’Académie
Royale de Musique, Gaspare Spontini e Celeste Erard non erano riusciti ad
adeguarsi ad una modernità, anche nei costumi, che stava investendo il
mondo artistico parigino. Purtroppo, già nel suo aspetto esteriore, Spontini
sembrava un uomo di altri tempi, fu descritto dai dipendenti dell’Académie
Royale de Musique in modo ironico, quasi un ciarlatano, capelli ricci, lucidi e
tinti, al petto pietre preziose e catene d’oro, un altro spillone d’oro fermava i
nastri su cui erano attaccate un gran numero di decorazioni. Alcuni, più
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sarcastici, parlarono di uno spiedino, che come un girarrosto, infilzava le
quaglie, questo teneva salde ben sette decorazioni ed onori ficenze
fermandole poi alla giacca del Musicista. Spontini, credendo ancora di godere
di una qualche considerazione, immaginava delle riprese importanti per le sue
opere e per questo intendeva incontrare i vertici dell’Opéra: M. Henri
Duponchel, M. de Montguyon, M. Halévy o il precedente Direttore Louis
Véron, ma fu impossibile incontrarli senza un preventivo appuntamen- to in
quanto erano tutti impegnati in incontri galanti ed in attività più frivole.
Enrico Heine, che ha scritto delle pagine terribili contro Spontini nel Giugno
1840, non riuscendo a capire l’età, i malanni e una certa vanagloria, così
ricordò il fatto: “Già un anno fa se ne era venuto qui per una settimana e
dall’alba a mezzanotte rincorreva tutti i personaggi influenti per provocare il
suo richiamo a Parigi. Poiché la maggior parte delle persone qui lo ritenevano
già defunto da molto tempo, si può immaginare che si siano spaurite alquanto
della sua improvvisa, spettrale apparizione. La intrigante irrequietezza di
questo scheletro aveva infatti qualche cosa di spaventevole.
Il Signor Duponchel, Direttore della Grande Opéra, non lo volle ricevere ed
esclamò con terrore – Questa mummia intrigante non voglio che mi si accosti! Mi basta già avere da sopportare gli assalti dei viventi!”.
Lo screanzato Heine, qualche tempo dopo, continuò questa personale crociata
contro Spontini con altri articoli: “Ogni volta che all’Académie de musique o
alle Bouffes un’opera fa un fiasco colossale, si osserva nei paraggi una
inquietante scarna figura con il viso pallido e capelli neri come il carbone,
una specie di bisavola mascolinizzata la cui apparizione preannuncia sempre
un sinistro musicale. Gli Italiani, appena l’apparizione si fa vedere, stendono
rapidamente l’indice e il mignolo e gridano allo iettatore. Gli spensierati
Francesi, che non vogliono saperne di superstizioni, si limitano a scuotere le
spalle e nominano senza precauzioni ‘Monsieur Spontini’. Si tratta, infatti,
dell’ex Direttore del Grand Opéra di Berlino, del compositore de La Vestale
e del Ferdinand Cortez, due capolavori che ancora a lungo fioriranno nella
memoria degli uomini e saranno ancora ammirati, mentre il loro creatore ha
cessato già ormai di suscitare simile sentimento”.
Con lo stesso rilievo dato per il suo arrivo, fu annunciata sulla stampa
francese la partenza di Celeste Erard e Gaspare Spontini da Parigi che
avvenne il 6 Settembre 1838.
Il 30 Settembre 1838 arrivarono a Jesi dove furono, con tutti gli onori,
festeggiati al Teatro Concordia di Jesi; qui Spontini trovò una società ben
diversa da quella parigina, più simile a quella lasciata a Berlino o incontrata
in Inghilterra qualche mese prima, rispettosa dei ruoli e grata della
beneficenza ricevuta.
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Disatteso il divieto di Spontini:
l’Opéra di Parigi ripropone il Fernand Cortez
Hector Berlioz (Côte-Saint-André 11.12.1803 – Parigi 8.3.1869), vero estimatore ed amico di Gaspare Spontini, scrisse una lettera al Majolatese in
proposito del Cortez, dopo aver assistito ad una delle ultime recite del
Fernand Cortez ancora in repertorio all’Opéra: “Caro Maestro, quanto finora
operaste fu nobile e bello, ed è forse oggi da parte de’ cultori dell’arte,
capaci di apprezzare gli splendori, un dovere il ripetervelo. Qualunque sia
stata finora la somma dei vostri dolori, vi deve esser fatta dimenticare
facilmente dalla coscienza del vostro genio e dall’incalcolabile valore delle
sue creazioni. Voi avete suscitato odi violenti e per ciò stesso taluni de’ vostri
ammiratori sembrano temere di confessare il loro entusiasmo. Costoro sono
dei vili, cui preferisco i vostri nemici. Fu dato ieri sera il Cortez all’Opéra.
Schiacciato ancora dal terribile effetto della scena della rivolta, vengo a
inneggiarvi: Gloria! Gloria! Gloria! E rispetto all’uomo il cui poderoso
pensiero riscaldato dal suo cuore, seppe creare scene immortali! L’ira poté
mai in altra produzione dell’arte trovare simili accenti? Vi fu mai entusiasmo
guerriero più cocente e più eroico? Si è mai altrove lumeggiato con pari
colorito l’audacia e la volontà, queste gagliarde figlie del genio? […] Addio
caro Maestro. V’è la religione del Bello ed io ne son seguace. E se è un
dovere ammirare le grandi cose ed onorare i grandi uomini sento inoltre,
stringendovi la mano che è pur anco una felicità. Berlioz”.
Il 22 Marzo 1839 Spontini, di ritorno dall’Italia, giunse a Marsiglia, dopo una
breve sosta passò a Parigi dove il 3 Maggio era defunto il parmense
Ferdinando Paer. Resosi vacante il seggio, precedentemente occupato dallo
scomparso all’Accademia di Belle Arti dell’Istituto di Francia, Spontini
presentò la propria candidatura che fu accolta. Come gesto di rispetto verso
Spontini, molti musicisti ritirarono la loro candidatura, tra questi Hector
Berlioz.
Hector Berlioz, in qualità di giornalista pubblicista, il 16 Febbraio 1840, sul
Journal des Débats, presentava un’indiscrezione, cioè la ripresa all’Opéra,
l’Accademia Reale di Musica, de La Vestale, notizia ripresa anche dalla
Gazzetta di Stato di Berlino.
Spontini seguiva giornalmente sia le vicende majolatesi, sia quelle parigine;
scrivendo alla Società degli Autori a Parigi, fece conoscere, a strettissimo
giro di posta, il suo punto di vista.
Spontini fu veramente contrariato dalla notizia, non perché non fosse felice
di vedere ancora sulle scene un suo capolavoro, ma perché erano lontani i
tempi dei grandi allestimenti, sia nella cura delle voci, sia nelle scenografie.
Lo stesso Spontini spiegò la questione in una lettera all’agente Michel della
ocietà degli autori drammatici. “Mi sarebbe certo lusinghiero e onorifico
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riapparire dinanzi codesto imponente pubblico di Parigi […] Ma la maniera
indegna con cui si è fatto rappresentare in differenti epoche La Vestale, il
Cortez e l’Olimpia dopo il mio trasloco da Parigi, l’esecuzione più che
trascurata (benché i ruoli principali siano stati talvolta degnamente sostenuti)
e la messa in scena indecente, ignobile e detestabile di quelle opere con
costumi vecchi in stracci, con scenari stinti e cadenti a brandelli. I cori non
essendo né studiati, né imparati, né cantati, e i coristi in minimo numero, di
cui il Signor Halévy è il primo capo, che uscivano a stento e a caso dalle
quinte! Aggiungete a ciò tagli, soppressioni, alterazioni disperanti per un
compositore! La pompa delle marce, delle cerimonie e dei balli soppressa o
resa ridicola. Figuratevi pure alcune vecchie comparse cenciose
rappresentanti quelle formidabili legioni romane che soggiogarono il mondo.
E l’indomani, vedetele, e abbiate pietà di quei fieri conquistatori del Messico!
[…] che mi fa un imperioso dovere d’oppormi, trovandomi assente, alla
rimessa in scena delle mie opere sul teatro dell’Accademia reale di Musica a
meno che io non sia ufficialmente impegnato in persona
dall’Amministrazione a recarmi a Parigi per aiutare con i miei consigli
creatori gli artisti (essendosi perduta la tradizione delle mie opere), per
assistere alle prove e contribuire al successo de La Vestale, poiché di essa si
tratta …”.
Lo stralcio di questa lettera ci fa comprendere come Spontini avesse preferito essere dimenticato rispetto ad allestimenti improvvisati, rimediati. Il
Majolatese non accettava compromessi, la rappresentazione delle sue opere
doveva essere integrale, sia con tutte le scene e i sontuosi balli, così come gli
artisti dovevano essere sempre ben preparati.
In realtà, nella fretta di dare la notizia, Berlioz sapeva solo che si voleva dare
un’opera di Spontini, aveva immaginato La Vestale, ma in realtà la scelta
cadde sul Fernand Cortez.
Il 16 Maggio 1840, il Corriere dei Teatri precisava la notizia, prendendo atto,
dell’opposizione di Spontini: “All’Opéra ci si occupa sempre della ripresa
del Fernando Cortez. Il veto del Signor Spontini non lo impedirà”.
Smentendo quanto scriverà Enrico Heine, Spontini era deciso: non avrebbe
consentito un allestimento rimediato del suo Fernand Cortez. Pierre Erard,
cognato di Gaspare Spontini, dovette rappresentare il Majolatese presso il
Tribunale commerciale di Parigi, chiedendo, su sua procura, la sospensione
dell’allestimento dell’opera.
Sempre attraverso i giornali sappiamo l’esatto punto di vista di Gaspare
Spontini: “Il Signor Spontini, che in questo momento si trova a Berlino, farà
notificare al Direttore dell’Opéra la richiesta di far cessare le prove del
Fernando Cortez, la cui ripresa era annunciata dai giornali.
Il Signor Spontini si duole delle mutilazioni che si son fatte subire alla sua
opera, e non ne vuol permettere la rappresentazione che a condizione che sia
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eseguita senza cambiamenti e intera”.
Il Tribunale commerciale emise una sentenza provvisoria nel pomeriggio del
17 Giugno 1840 a poche ore dall’avvio dello spettacolo.
In sintesi il Tribunale, nella sentenza emessa, ricordava che il 27 Maggio
1840, tra l’altro giorno della morte del grande violinista ed amico di Spontini,
Niccolò Paganini, il Musicista majolatese aveva vietato la ripresa del
Fernando Cortez, ne avrebbe concesso l’autorizzazione a patto che fosse
stato lui a dirigere la macchina organizzativa o si fossero fatti propri i suoi
consigli. Pertanto la sentenza continuava: “Fa divieto alla Direzione
dell’Opéra di rappresentare l’opera Fernando Cortez senza che Spontini ne
abbia diretto gli studi, sotto pena di seimila Franchi di danni a profitto di
Spontini per ogni rappresentazione. Ordina l’esecuzione provvisoria
all’istante. Condanna l’Amministrazione dell’Opéra alle spese”.
Il povero Pierre Erard, dotato di un carattere molto più amichevole di quello
del Maestro Spontini, alle prese con questioni di principio, notificò al
Direttore dell’Opéra Léon Pillet, a trenta minuti dall’avvio della recita, la
sentenza del Tribunale del Commercio, accompagnato da due impiegati del
Tribunale.
Il Direttore dell’Opéra Léon Pillet spiegò la situazione, la sala era già
occupata dal pubblico, i biglietti erano già stati venduti, i cantanti erano
pronti e si erano regolarmente preparati con diverse prove, quindi la sospensione avrebbe provocato un danno economico certo, mentre la sentenza era
solo interlocutoria. Léon Pillet, per dar corso alla sospensiva indicata nella
sentenza, chiese al procuratore di Spontini, Pierre Erard, un deposito cauzionale di diecimila Franchi, perché si sarebbero dovuti rimborsare i biglietti
agli spettatori e pagare, comunque, le maestranze.
Probabilmente, Pierre Erard agì con saggezza, adducendo che non disponeva
al momento della cifra richiesta dal Direttore dell’Opéra Léon Pillet e non
andò oltre. Anzi, i tre assistettero allo spettacolo in un palco messo,
amichevolmente, a loro disposizione dalla Direzione.
Nonostante le paure per un allestimento lontano dai fasti del grand opéra, la
recita fu accettabile e fu riproposta per complessive cinque serate: 17 e 29
Giugno, 6, 15 e 24 Luglio 1840. I protagonisti furono: Fernand Cortez,
général des Espagnols, Monsieur Jean Étienne Auguste Massol; Telasco,
Cacique des Ottomis, frére d’Amazily, neveu de Montézuma, roi du
Mexique, Monsieur Ferdinand Prévost; Alvar, frére de Fernand Cortez,
Monsieur Pierre Auguste Alexis; Montézuma, Henri Étienne Dérivis; Le
Grand Prêtre des Mexicains, Monsieur Adolphe Joseph Louis Alizard;
Amazily, princesse Mexicaine, Mad.le Maria Dolores Nau.
La questione ebbe una vasta eco anche nei giorni successivi e il Direttore
Léon Pillet tornò sull’argomento con lettere ai vari giornali parigini.
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Con in mano i Decreti, Regolamenti ed Ordinanze il Direttore Pillet illustrò
i diritti e gli obblighi degli Autori che avevano rappresentato le loro opere
all’Accademia Imperiale e Reale: “Il Signor Spontini che ha goduto trent’anni
del loro beneficio, crede oggi di doverli attaccare alle loro basi.
Respinto una prima volta il ricorso, era riuscito ad ottenere dal Tribunale del
Commercio un giudicato che poggia interamente sopra un errore di data, ma
che gli dava provvisoriamente la vittoria; era dovere per me difendere i
Regolamenti e protestare con tutti i mezzi possibili contro le loro variazioni”.
La vicenda si concluse rapidamente, con le udienze del 23 e del 26 Giugno,
il Tribunale annullò la precedente pronunziazione e concesse all’Opéra la
possibilità di rappresentare il Fernand Cortez.
Spontini dovette sostenere le spese del giudizio, molto inferiori rispetto ai
danni che l’annullamento dello spettacolo avrebbero comportato.
Così il Cortez fu piacevolmente rappresentato e lo stesso Spontini non fu poi
così dispiaciuto della positiva accoglienza registrata tra il pubblico.
In questo nuovo allestimento parigino, del 17 Giugno 1840, il Fernand
Cortez rimase in repertorio fino al 29 Giugno1844.
Spontini sicuramente fu felice, anche per i favorevoli risvolti economici che
le nuove rappresentazioni portavano con loro.
Per il Fernand Cortez il numero delle rappresentazioni fu molto alto, al
Giugno 1844 furono raggiunte le duecentoquarantotto recite all’Opéra.
Incredibilmente il Cortez aveva superato le duecentotredici rappresentazioni
de La Vestale, anche se poi la vicenda di Licinio e Giulia avrà una fama più
duratura anche per il numero superiore di riprese.
Spontini, dopo il viaggio in diversi Stati europei, rientrò a Berlino il 16
Agosto 1839 trovando i soliti problemi tedeschi. Il 7 Giugno 1840, Spontini
piangeva la scomparsa del suo grande estimatore e protettore: Federico
Guglielmo III. La situazione per Spontini precipitò, una relazione del Conte
di Redern al nuovo Re, Federico Guglielmo IV, definiva l’attività del teatro
reale negativamente.
In seguito ad uno scambio d’accuse tra il Redern e lo stesso Spontini, il
Tribunale ravvisò il reato di lesa maestà, pena sospesa per appello del
Majolatese e in seguito graziato dallo stesso Sovrano.
Anche parte del pubblico stava abbandonando Spontini, di questo il
Musicista si rese conto il 2 Aprile 1841, quando tentò di dirigere il Don
Giovanni. Il pubblico rumoreggiò così insistentemente tanto che Spontini
dovette abbandonare la sala.
Eravamo giunti alla fine del periodo tedesco: il 10 Luglio 1841 Federico
Guglielmo IV concedeva a Spontini un congedo di sette mesi e il 25 Agosto
1842 accoglieva le dimissioni dello Spontini presentate da ogni incarico. A
Spontini fu concessa una pensione a vita.
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Spontini salutò la città con un commovente concerto d’addio tenuto il 13
Luglio 1842, tra i brani presentò l’elegia Addio ai miei amici di Berlino.
Il Maestro, in pieno accordo con la consorte Celeste, volle donare alla città di
Berlino e alla Corte di Prussia la sua grandiosa biblioteca che comprendeva
un alto numero di autografi dei più importanti Musicisti.
Il ritiro di Maria Taglioni
Quasi consapevole della periodizzazione successiva effettuata dagli storiografi, Spontini in questo ultimo decennio si dedicò prevalentemente ad organizzare la sua grande opera filantropica, anche se non mancarono viaggi in
tutta Europa dove ricevette onori ed attestazioni di stima. Tra il Settembre
1842 e il Febbraio 1843 fu in Italia. A Majolati, con un gesto di grande generosità, il 4 Febbraio 1843, con atto del Notaio Merli, diede corpo, anche da
un punto di vista legale, alla donazione di tutti i suoi beni alla comunità majolatese. Tra le tante manifestazioni entusiastiche di saluto e di accoglienza è
interessante ricordare le cinque Filarmoniche di Roma che in occasione dell’arrivo dei coniugi Spontini nell’Urbe eseguirono un “aggiornato” repertorio spontiniano, tra cui la sinfonia ed altri brani del Fernand Cortez.
Si voleva rendere omaggio a Gaspare Spontini, già Accademico d’onore
dell’Accademia Filarmonica Romana: “Il Programma si compone di diversi
pezzi scelti nella produzione del Maestro e di parecchi frammenti di musica
sacra di altri compositori italiani”.
Attivissimo, appena rientrato dall’Italia, Spontini ritornò a Berlino. Il Re
Federico Guglielmo IV, come gesto di benevolenza e di stima, gli offrì una
medaglia d’oro con al recto il ritratto di Federico Guglielmo III ed al verso i
dati anagrafici e la parola tedesca “erinnerung”, cioè memoria, ricordo.
Spontini fu a Copenaghen nel 1844 per la prima rappresentazione de La
Vestale, in quell’occasione ricevette dalle mani del Re di Danimarca la decorazione dell’ordine dell’Elefante. Molte altre decorazioni e titoli vennero
anche negli anni successivi, basti ricordare il titolo di Conte di Sant’Andrea
e l’elevazione delle possessioni di Spontini nello Stato pontificio a Contea,
evidentemente la musica di Spontini e la sua grande fama non erano ancora
sopite.
Nel 1844, a Dresda, era programmata La Vestale con l’eclettica
Guglielmina Schröder Devrient, Spontini invitato da Riccardo W agner e
dall’Intendente von Lüttichau si recò nella città tedesca e permise a Wagner
di scrivere delle belle pagine biografiche.
Spontini, rispondendo a Riccardo Wagner che gli chiedeva se fosse interessato a comporre una nuova opera con un libretto sconosciuto, tratto da una
nuova tendenza poetica, magari inserendo nuove trovate musicali, disse: “In
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cosa consisterebbe questa trovata? Ne La Vestale ho composto un argomento romano; nel Fernando Cortez un soggetto spagnolo – messicano, in
Olimpia un lavoro di materia greco – macedone, infine, in Agnese un’opera
d’argomento tedesco: tutto il resto non conta nulla”.
Il grande pianista e compositore Robert Alexander Schumann (1810 - 1856),
prima di manifestare segni di instabilità mentale, nel 1848, espresse giudizi
estremamente tecnici e lusinghieri per la musica di Spontini ed in particolare
per il Fernand Cortez che il Musicista tedesco aveva più volte ascoltato.
Riconoscimenti per la musica del Fernand Cortez giunsero anche da molti
altri musicisti, per esempio da Taylor, Presidente della Associazione degli
Artisti; dal musicista ed amico François Antoine Habeneck che aveva inserito nel programma della Società dei Concerti del Conservatorio La Vestale
con Massol, Alizard, Mad.lles Dobré e Bockholz e Spontini, grato, partecipò
ad alcune recite dello spettacolo.
La famiglia Taglioni per diverse generazioni rappresentò il meglio della
danza in Europa, mettendo in scena coreografie proprie o dei grandi Gardel
o Viganò, in un continuo peregrinare tra i teatri di Stoccolma, Parigi, Pisa,
Napoli, Milano, Vienna e Copenaghen, solo per citare le principali città. Nel
1821, a Strasbourg, Sophie Edwige Taglioni, moglie di Filippo, e i figli Maria
(Marianne Sophie) e Paul, ebbero modo di assistere ad una recita de La
Vestale di Gaspare Spontini.
Nel 1827, grazie anche alla stima del Direttore de l’Opéra Émile Lubbert,
Maria Taglioni debuttò all’Opéra con il fratello Paul. Il terzo e quarto spettacolo all’Opéra di Maria Taglioni furono riservati alle due principali opere di
Gaspare Spontini: La Vestale e Fernand Cortez. Infatti, il debutto ne La
Vestale di Gaspare Spontini avvenne il 3 Agosto 1827, dove la ballerina stupì
per la bellezza delle danze condotte insieme al ballerino Pillain e al fratello
Paul; lo spettacolo successivo fu il Fernand Cortez dove si esibì insieme al
fratello Paul nei magnifici e pittoreschi balli messicani.
Maria Taglioni, nelle sue permanenti trasferte tra l’Inghilterra, la Francia, la
Germania e San Pietroburgo interpretò altre volte i balli di queste due opere,
anche se poi non si rappresentava per intero l’opera. Anche con gli spettacoli di fine carriera, Maria Taglioni utilizzò molte arie da ballo di opere spontiniane. Probabilmente seguirono altre tournées d’addio alle scene in altri
teatri, l’ultima rappresentazione data a Parigi, all’Académie Royale de
Musique, della ballerina Maria (Marianne Sophie) Taglioni a Parigi, si tenne
Sabato 29 Giugno 1844. Il programma stampato dall’Académie Royale de
Musique,
“pour la dernière représentation de Mlle Taglioni, à Paris”, prevedeva: “le 2e
acte de Fernand-Cortez de Spontini, le 2e acte de La Sylphide ballet-pantomime de M. Taglioni où Mlle Taglioni remplira le principal rôle et dansera
un nouveau pas de deux avec M. Petipa, deux autres danses avec Petipa et le
73
2e acte de La Jolie Fille de Gand d’Adolphe Adam dans lequel Mlle Taglioni
dansera le pas de la chasse”.
Tra il 1845 e il 1848, cioè fra la nomina di Gregorio XVI, del 21 Gennaio
1845 nella quale il Papa conferiva a Gaspare Spontini il titolo di Conte di
Sant’Andrea e i moti parigini del 1848, fu pubblicata una nuova edizione per
canto e piano forte del Fernand Cortez ou la Conquête du Mexique.
Questa nuova edizione, pur mantenendo la dedica al Conte di Pradel,
inseriva sotto il nome dell’autore musicale Gaspare Spontini i nuovi titoli
onorifici ed una selezione dei precedenti: “Gaspare Spontini, Comte de S.t
Andrè, Chevalier de La Légion d’Honneur et de l’Ordre de la Maison de
S.A.R. G.d Duc de Hesse Darmstadt, Compositeur Dramatique ordinaire du
Roi de France, pensionné de Sa Majesté, Premier Maître de Chapelle
honoraire de S.M. le Roi de Prusse, Membre de Institut de France, de
l’Académie Royale de Suède, Ex. Ex”.
Spontini, oramai anziano, lontano dai valori e dai ritmi della società moderna ebbe cara l’amicizia con François Antoine Habeneck, un grandissimo violinista e direttore d’orchestra dell’Opéra, nato il 22 Gennaio 1781 a Mézières.
Sposò Anne Charlotte Gardel, figlia del grande ballerino Pierre Gardel, l’autore delle coreografie de La Vestale e del Fernand Cortez. Habeneck fondò,
insieme a Cherubini, la Società dei Concerti del Conservatorio.
François Antoine Habeneck scomparve l’8 Febbraio 1849 e durante le esequie e il corteo funebre, Spontini ebbe l’onore, insieme a Meyerbeer, Auber,
Zimmermann, Tulou, Taylor, di tenere i cordoni neri che si usava far discendere dal feretro. Inoltre François Antoine Habeneck è tumulato al Père
Lachaise in prossimità della tomba Erard, già esistente, dove erano sepolti
tutti i congiunti più prossimi di Celeste Erard.
Tralasciamo di raccontare i continui spostamenti dei coniugi Spontini per
tutta Europa, viaggi che si svolgevano oramai su moderni “bastimenti a vapore o sulli cammini di ferro”.
Alle ore ventidue del 24 Gennaio 1851 si concludeva a Majolati l’intensa vita
del nostro Gaspare Spontini. A Majolati giungeva il cordoglio espresso dalle
più importanti personalità artistiche e politiche, il corpo del Maestro era rivestito dalla divisa di Accademico di Francia, la corona di alloro sopra i capelli brizzolati lo ricordava come sommo artista e la solenne cerimonia funebre
lo elevava tra i Santi.
Il 7 Giugno 1840 Spontini doveva registrare la scomparsa del suo grande estimatore e
protettore, Federico Guglielmo III.
La situazione a Berlino, per Gaspare Spontini, precipitò di conseguenza; una relazione del
Conte di Redern a Federico Guglielmo IV definiva l’attività del Teatro reale negativamente,
ci fu uno scambio d’accuse tra il Redern e lo stesso Spontini che sfociarono, secondo il
74
Tribunale, nel reato di lesa mae- stà, pena sospesa per intervento dello stesso sovrano.
Federico Guglielmo IV, il 25 Agosto 1842, accoglieva le dimissioni dello Spontini presentate
da ogni incarico, al musicista era concessa una pensio- ne. Spontini salutò la città con un
commovente concerto d’addio tenuto il 13
Luglio 1842, tra i brani l’elegia Addio ai miei amici di Berlino.
Il Maestro Gaspare Spontini, in pieno accordo con la consorte Celeste, volle donare alla
città di Berlino e alla Corte di Prussia la sua grandiosa biblio- teca, ricca di autografi
musicali dei più grandi Musicisti.
A Parigi, in seguito alla morte del parmense Ferdinando Paer, si era reso vacante un seggio
all’Accademia di Belle Arti di Francia; Spontini presentò la propria candidatura che fu
accolta, anche perché Hector Berlioz (1803 –
1869), sincero amico ed estimatore di Gaspare Spontini, ritirò, in segno di devozione e
rispetto, la propria.
Per accogliere con tutti gli onori Gaspare Spontini all’Accademia di Belle Arti di Francia, lo
scultore Paul Joseph Gayrard (1807 - 1855) realizzò un magnifico medaglione con la
seguente iscrizione circolare: “Gaspard Louis Pacifique Spontini Reconquis par l’Institut a
la France 1842”.
Paul Joseph Gayrard fu allievo di Francois Rude e presso questo Maestro conobbe David
d'Angers, anche lui autore di un magnifico medaglione con il profilo di Gaspare Spontini.
Questa immagine di Gaspare Spontini, di Paul Joseph Gayrard, fu poi repli- cata su marmo
e collocata nel mausoleo Spontini, realizzato, nella sua inte- rezza, dal maceratese Fedele
Bianchini, allievo di Antonio Canova.
Lo scultore maceratese Fedele Bianchini aveva già elevato, nel 1835, un monumento
funerario, simile, per Serafino Salvati, generoso mecenate ed ingegnere. L’illustre cittadino
di Monte Roberto aveva avuto incarichi, dal Governo pontificio, per il pubblico catasto
delle Delegazioni di Ancona, Macerata e Camerino.
Altra copia del medaglione di Paul Joseph Gayrard raffigurante Gaspare Spontini fu
collocata a Majolati sopra la porta della Casa natale di Spontini. Lo storico Alcibiade
Moretti scriveva: “Il dott. Augusto Amatori, amico del Maestro e ora proprietario della
casuccia dov'egli nacque, sulla quale fece porre l'iscrizione che è accennata nel testo,
sormontata da un medaglione di bronzo”.
La commemorazione nella Chiesa della Maddalena
Oltre alle numerose espressioni di lutto di Governanti e Musicisti, tra cui
quella di Giacchino Rossini, giunse a Majolati l’importante lettera di condoglianze del Comitato dell’Associazione degli Artisti di Parigi, firmata dal
Barone Taylor, da Hector Berlioz, Auber e da una trentina di altri personaggi che esprimevano collegialmente le loro condoglianze. In questo documento si ricordava una cerimonia funebre che si era svolta in onore di Gaspare
Spontini nella Chiesa della Maddalena a Parigi.
Come sappiamo questa grande Chiesa parigina fu un luogo particolare per i
coniugi Spontini, ma anche dopo la morte del Maestro, S. M. Magdalenae a
Parigi e la Chiesa di San Giovanni a Majolati furono accomunate da cerimo-
75
nie che si svolgevano contemporaneamente.
Celeste scriveva: “Già sanno, signori, che lo stesso giorno, ed all’ora medesima, una cerimonia simile celebratasi in questa Chiesa della Maddalena
nostra Parrocchia in Parigi! Spero che quell’anima così dolce e così benefica
riposi nel seno del Dio di Misericordia, e che dall’alto della sua celeste dimora, possa leggere nei nostri cuori e che provi dolcissima gioia scoprendovi i
vivissimi sentimenti di riconoscenza e d’amore che in un comune accordo
esprimemmo prosternati al piede degli altari!”. Proprio in questo santo luogo
gli amici di Spontini, i componenti l’Istituto di Francia, gli Accademici,
l’Associazione degli Artisti, le persone beneficate e i conoscenti presentarono un concerto commemorativo diretto dal Maestro Lefébure Wely, con brani
del Fernand Cortez, il coro dei prigionieri; La Vestale, Inno matutino, Inno
alla sera. Nel 1854, dopo qualche contatto con la Contessa di
Sant’Andrea,che scrisse delle lettere ricche di consigli, ci furono altre
manifestazioni in ricordo di Gaspare Spontini. L’Opéra riprese La Vestale
con le cantanti Sophie Crivelli, Poinsot e i signori Roger, Bonnehée e Obin. In
questo stesso periodo anche Hector Berlioz favorì un’edizione del Fernand
Cortez.
Il Centenario:riscoperta straordinaria della Musica di Spontini
Il Centenario della nascita di Gaspare Spontini, celebrato principalmente
negli anni 1874 e 75, rappresentò un’occasione straordinaria per l’efficace
diffusione della Musica del Majolatese nell’Italia risorgimentale e in tutta
Europa. Le iniziative e le manifestazioni promosse a Majolati, in Italia e nel
mondo sono state insuperate, straordinarie ed è quasi impossibile ricordarle
tutte, se non con uno specifico studio, ma il compito assegnato, già arduo, è
la storiografia del Fernand Cortez. Partiremo da Majolati, dove un Comitato
appositamente costituito per il Centenario, anzi due, innescò l’interesse per
la riscoperta e la nuova diffusione della musica di Spontini.
Riporteremo dei frammenti di documentazione per entrambi i Comitati, ma
certamente uno di questi fu molto influente, competente, attivo e apprezzato.
Immaginiamo che il Comitato del Centenario più prestigioso sia stato il
seguente: “Alcuni cittadini della provincia costituitisi in comitato promotore
(auspice il Municipio di Majolati) con circolari 30 Aprile e 30 Giugno 1874
invitarono Municipi e Istituti musicali a contribuire per la rappresentazione
de La Vestale. Questa Commissione era composta dai signori: Domenico
Cav. Antognetti, Sindaco di Maiolati, Antonio Marchese Colocci, Luciano
Marchese Honorati, Luigi Avv. Prof. Colini e Filippo Prof. Barattani”.
Insieme a questo, operò un altro Comitato, sicuramente con minore autorevolezza, di cui abbiamo rintracciato prima un costoso frammento con alcuni
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nomi, poi un’altra copia integra a firma del Segretario N. Stefanini:
“Onoranze a Spontini. Majolati 30 Giugno 1874. La Commissione:
Domenico Antognetti, Sindaco Presidente; Domenico Corradini, Assessore;
Giuseppe Notaro Colini, Assessore; Ugo Avvocato Cori – Braga; Filippo
Professor Barattani; Antonio Cav. Marchese Colocci; Luciano Marchese
Honorati; Luigi Avvocato Prof. Colini”.
Il primo documento rintracciato, sia pure in cattivo stato di conservazione,
stampato su pessima carta, fu acquistato per portare luce su questi anni roboanti, eppure fino a pochi anni fa sconosciuti, quando una serie di manifestazioni ad altissimo livello hanno rappresentato l’anello per la trasmissione
della cultura spontiniana dal primo Ottocento ai giorni nostri.
“Le feste centenarie in onore di Gaspare Spontini furono celebrate nei primi
di Settembre 1875 in Majolati. […] A migliaia e migliaia si contavano le persone accorse dai vicini paesi e dai circostanti contadi; oltre a che rappresentanze di Comuni, Istituti ecc. e la presenza dello stesso senatore De Luca,
Prefetto della Provincia di Ancona, contribuirono a rendere più solenne la
festa. Fu dapprima inaugurata una lapide commemorativa dettata dall’illustre
prof. Ferrucci, nella facciata dell’Ospizio pei cronici. La facciata
dell’edificio era addobbata e foggiata a gradinate; e là in presenza del
Prefetto, delle altre autorità e d’innumerevole folla di gente, fu intonato un
Inno popolare, posto in musica dal Maestro Giulio Stacchini di Jesi che
venne giudicato grandioso per la maestà della frase e per il bell’effetto dei
due cori concerta ti”. La giornata ebbe uno svolgimento imponente con molte
altre manifestazioni, discorsi, commemorazioni, visite delle autorità e “La
festa si chiuse con luminarie e fuochi artificiali. Bello era il vedere la
pubblica passeggiata di Majolati, denominata Colle Celeste, rischiarata
fantasticamente da mille fuochi e rallegrata da musicali concerti che
intuonavano la gran marcia de La Vestale”.
Come per magia, dopo anni di silenzio, si riaccese la lampada del sacro fuoco
spontiniano. Oltre a queste sentite iniziative locali, il merito del primato della
riscoperta musicale spontiniana è da ascrivere al Musicista Amintore Galli e
alla Casa Edoardo Sonzogno Editore, via Pasquirolo 14, Milano. Infatti, nel
Giugno 1874, in occasione del Centenario della nascita di Spontini, la nota
Casa Editrice Sonzogno pubblicò La Vestale, riduzione per pianoforte.
Ispiratore dell’iniziativa e autore della premessa fu il noto musicista
Amintore Galli (1845 - 1919), l’autore dell’Inno dei Lavoratori e direttore
artistico dello Stabilimento Musicale Sonzogno.
Il Prof. Galli, fu insegnante al Conservatorio di Milano, fu giornalista e critico musicale del quotidiano Il Secolo e direttore di due pubblicazioni della
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Casa Sonzogno: Il Teatro illustrato e La Musica popolare.
Sempre per la Sonzogno, pubblicò numerose arie d’opera ridotte per canto e
pianoforte e libretti d’opera francesi tradotti in lingua italiana.
Nella trascrizione de La Vestale, il Galli aveva allegato un’interessante introduzione, con apprezzabili spunti critici ed informazioni sulla collocazione di
alcune fonti. La notizia più importante, spiegata sempre in premessa: “In
Italia nessuno aveva degnata La Vestale d’un edizione, cosicché noi siamo i
primi a porgere ai musicisti questo lavoro accuratamente ridotto per solo
pianoforte”.
Su iniziativa del Prof. Galli, sempre di Gaspare Spontini, fu pubblicato lo
spartito de La Vestale, Preghiera “Diva agli Afflitti”, edito sempre dalla Casa
editrice Sonzogno, Milano, per la Collana La Musica Popolare. Anno II – N.
il 12 Aprile 1883, presentò un’interessante biografia su Gaspare Spontini
scritta dallo stesso musicista Amintore Galli.
Sempre la Società Editrice Sonzogno presentò una serie di pubblicazioni a
carattere musicale inserite nella collana Biblioteca del Popolo: “Ogni
volumetto consta di 64 pagine di fitta composizione, edizione stereotipa e
contiene un completo trattatello elementare di scienza pratica di cognizioni
utili ed indispensabili, dettate in forma popolare, succinta, alla portata di ogni
intelligenza”.
Nel libretto Cori celebri per voci d’uomini erano presenti sedici brani di vari
autori, tra questi, a pagina 42, di Gaspare Spontini il coro “Gli estremi nostri
accenti” tratto dal Fernando Cortez.
Ed anche questa edizione contribuì a far circolare la musica e le arie del
Fernando Cortez.
La Casa Ricordi non fu da meno e presentò, sia La Vestale, sia il Fernando
Cortez, oltre a delle selezioni di arie d’opera e di inni come Saluto
all’Imperatore di Germania tratto dall’inno Prussiano Borussia.
La revisione della partitura del Fernando Cortez di Angelo Zanardini fu diffusa anche attraverso un’edizione popolare con una riduzione per canto e pianoforte. L’opera completa del Fernando Cortez, grazie a questo lavoro, fu
conosciuta, ma poco rappresentata.
In una nota biografica che accompagnava l’edizione, inserita in premessa, a
proposito del Fernando Cortez, era scritto: “La melodia, l’espressione, l’effetto drammatico si sposano in questo lavoro con bella e nobile armonia. Per
quante evoluzioni possa fare il gusto del pubblico, il Fernando Cortez
contiene pagine stupende, di cui sarà impossibile disconoscere la potente
invenzione e il fascino irresistibile di una dolcezza d’affetti, che non vien mai
sopraffatta dall’altezza della frase drammatica. Il duetto tra Amazily e
Telasco, l’inno a tre voci, la gran scena della rivolta e l’ammirabile duetto
finale vanno annoverati tra i brani musicali più ispirati di tutti i tempi e di
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tutte le scuole”. Ma la vera rivoluzione copernicana-spontiniana, stava per
rivelarsi a Roma dove il decadimento della cultura musicale iniziò ad
arrestarsi con la costitu zione delle prime Accademie, tra queste:
l’Accademia Filarmonica Romana e la ripresa dell’attività dell’Accademia
di Santa Cecilia. Riunioni musicali di buon livello si tennero, dopo il 1840,
a Palazzo Caffarelli, sede dell’Ambasciata di Prussia e continuò a proporre
musica anche quando fu sede dell’Ambasciatore Tedesco.
Dopo il 1860 Roma ebbe altri luoghi destinati alla Musica: Sala Ducci –
Galleria Pascucci in Via Nazionale; Sala Dante presso Fontana di Trevi; Sala
Filarmonica in via delle Muratte; Sala Umberto in via della Mercede.
Dopo la Breccia di Porta Pia furono saldamente attive due Istituzioni musicali
che poi avranno un ruolo da protagoniste con l’esecuzione della musica di
Gaspare Spontini: la Società Orchestrale Romana e la Società Musicale
Romana.
La Società Orchestrale Romana era una formazione molto raffinata e
proponeva prevalentemente composizioni strumentali, ebbe un orientamento
liberaleggiante ed era formata da aristocratici e da professionisti romani.
La Società Musicale Romana era particolarmente legata all’ambiente
clericale, suo Presidente fu il Principe Don Emilio Altieri e la sede fu la Sala
Dante in Via della Stamperia; il primo concerto di un certo rilievo fu dato
il 15 Maggio 1874 con una selezione del Mosé di Gioacchino Rossini.
In una gara originale di manifestazioni celebrative per il Centenario della
nascita di Gaspare Spontini, la Società Musicale Romana decise di eseguire
La Vestale. L’opera era molto nota, si sapeva che era stata il capolavoro del
Musicista marchigiano, ma a Roma non era mai stata eseguita. A Roma, nel
1840, era stata messa in scena una La Vestale, ma non quella di Spontini, ma
quella di Saverio Mercadante. Già nel Giugno 1874 iniziarono le prove de La
Vestale di Gaspare Spontini sotto la Direzione di Domenico Mustafà.
Uno storico majolatese, nel 1884, così ricordava l’avvio di questa riscoperta
spontiniana: “Il nome di Gaspare Spontini per circa mezzo secolo ingiustamente al pari di tanti altri quasi obliato, accennò a ridividere fra noi, ed alla
Società Musicale Romana è dovuto di aver richiamato l’attenzione del pubblico sulle opere immortali di questo sommo maestro, quando ebbe la felice
idea di risuscitare e far gustare ai Romani le note mirabili de La Vestale.
Quella Società si procurò di tal guisa verso l’Arte un titolo di benemerenza.
[…] Le feste Centenarie di Gaspare Spontini ebbero luogo in Majolati nella
seconda metà del mese di Agosto, l’anno 1875, riuscite non indegne di Lui,
sebbene i Municipi delle Marche non avessero corrisposto come si aveva
speranza. È doloroso il ricordarlo, ma quell’appello rimase pressoché inascoltato. La Società Musicale Romana volle dapprima rendere omaggio alla
memoria di Spontini con richiamare in vita La Vestale e fece veramente opera
meritoria e degna de’ maggiori encomi.
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Rese poi anche un più segnalato servigio all’arte col riprodurre l’altro
meraviglioso spartito: il Fernando Cortez. […] I giornali più autorevoli di
Roma pubblicarono relazioni particolareggia- te assai pregevoli intorno a
quest’opera eseguita nella Sala Dante”.
Domenico Mustafà, benemerito della cultura spontiniana
Prima di procedere con la storiografia del Fernand Cortez è necessario cono
scere, anche se per sommi capi, la figura di Domenico Mustafà, nato a
Sterpare di Sellano il 16 (14?) Aprile 1829.
Già qualche curiosità sulla storia della famiglia paterna nasce da questo
cognome così esotico, inadatto alla collocazione geografica, ma non se ne
conosce l’origine.
Probabilmente per migliorare la situazione economica, i genitori
autorizzarono la menomazione, non sappiamo se dietro un compenso dato
alla famiglia da qualche congregazione religiosa, oppure se colpito da una
malattia, vera o presunta, ma il futuro cantore, da bambino, subì l’operazione
che gli permise di sviluppare la voce acuta da soprano, maschile.
Di questo Domenico fu sempre dispiaciuto e nutrì sempre dei sospetti verso
la famiglia. Probabilmente dai consapevoli genitori, Domenico Mustafà fu
portato a Roma, forse affidato ad un brefotrofio, per seguire la necessaria formazione musicale.
A tredici anni era a Roma, ma il Capitolo della Cattedrale di Anagni lo richiese come membro del Coro della Cattedrale.
A diciotto anni prese gli Ordini minori, mantenne il posto nel Coro della
Cattedrale e avviò l’attività di compositore.
La sua voce squillante non passò inosservata e a diciannove anni, nel 1848,
entrò come Cantore nella Cappella Sistina, primo soprano maschile, dove
rimase fino al 1902, divenendone Direttore perpetuo, succedendo a Giuseppe
Baini. Domenico Mustafà fu un cantore straordinario, quando lui cantava le
chiese traboccavano di “fedeli-ammiratori” attratti sia dalla voce sublime, ma
anche da una gestualità quasi teatrale.
Nel 1850 firmò un’antifona e un responsorio con i seguenti titoli: l’Abbate
Domenico Mustafà cappellano cantore pontificio.
Fu Cantore, soprano maschile, della Cappella Sistina, ma ben presto fu
apprezzato come compositore di musica sacra, lo stesso Pio IX ebbe parole
di stima e meraviglia per il Miserere scritto per la Settimana Santa del 1855.
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Alternando l’attività di compositore a quella di cantore, nel 1860, a soli trentuno anni era già un’autorità, pertanto gli erano concesse molte licenze; iniziò
così a dare lezioni di canto ad una ragazza di Montefalco, Natalina Rossi,
originaria di Fabriano.
Nella bella cittadina, posta sulle alture intorno a Foligno, il possidente
Domenico Mustafà aveva acquistato prima una casa nel centro storico, poi un
grande fondo agricolo con una magnifica villa, in località Cavolata. Qui
trascorreva le giornate di riposo, dando lezioni, rice- vendo cantanti e
musicisti; era anche appassionato della caccia agli uccelli con la rete e curava
dei frutteti in questa vasta e bella tenuta.
Nel suo studio, oltre ad un pianoforte a coda, erano presenti, tra l’altro, i
ritratti di Gaspare Spontini, Ludwig van Beethoven, Arrigo Boito, Giuseppe
Verdi, Saverio Mercadante, Amilcare Ponchielli, Pietro Platania, Filippo
Marchetti e Giovanni Pierluigi da Palestrina.
L’ultimo degli evirati della Cappella Sistina, in realtà questo primato doveva
essere condiviso con Alessandro Moreschi, anche lui cantante evirato della
Sistina, sembra che abbia esercitato un qualche fascino sulle donne.
Non conosciamo in dettaglio il tipo di relazione avuto con Natalina, ma altre
donne, tra queste una signora inglese, avevano manifestato interesse, non
solo artistico, per quest’uomo, probabilmente la singolarità della sua
condizione fisica, unita a quella del grande cantante musicista, lo rendevano
inte- ressante. Mustafà piaceva, qualche anno prima lo stesso interesse
amoroso da parte delle donne era stato manifestato verso Giovanni Battista
Velluti, come Velluti anche Mustafà, nonostante la sua condizione di evirato,
ebbe una sua vita erotica.
Nel 1867, Mustafà presentò in San Pietro un’opera di grande rilievo, Tu es
Petrus, che vedeva impiegati, contemporaneamente, tre cori dislocati in punti
diversi della basilica.
Nel 1874, nel Centenario della nascita di Gaspare Spontini, Domenico
Mustafà assunse la direzione artistica della Società Musicale Romana,
incarico che mantenne effettivamente per oltre una decina d’anni e
successivamente gli fu attribuito il titolo di Presidente onorario della Musica.
Mustafà, subito dopo la nomina a Direttore della Società, pensò ad allestire
la prima recita romana de La Vestale di Gaspare Spontini che debuttò alla
Sala Dante il 10 Maggio 1875 e due anni dopo presentò il Fernando Cortez,
anche questa opera era al debutto a Roma, ottenendo un successo straordinario in entrambe le occasioni.
Pio IX scomparve il 7 Febbraio 1878, un mese prima del suo decesso decise
di nominare Domenico Mustafà come Direttore perpetuo della Cappella
Sistina, anche se, dal 1870, di fatto, il cantore-musicista aveva già assunto,
praticamente, il ruolo di Direttore della Cappella Sistina.
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Domenico Mustafà, musicista di grandissimo spessore, godette dell’amicizia
di Giuseppe Verdi e spesso i due Musicisti si incontrarono a Montecatini
dove progettarono delle collaborazioni.
Domenico Mustafà, come i più grandi Musicisti, ricevette, nel 1898, dal
Collegio dei Cantori, una medaglia onorifica coniata, in oro, argento e
bronzo, dallo stabilimento Johnson di Milano che riportava al recto il ritratto
del Musicista e al verso un’iscrizione che ricordava la sua Direzione perpetua
della Cappella Sistina. In questo stesso anno espresse il desiderio di essere
nominato Direttore emerito della Cappella Sistina e chiese di essere affiancato da Don Lorenzo Perosi. Dal 15 Dicembre 1898 al 1902, Don Lorenzo
Perosi ebbe anche lui l’incarico di Direttore della Sistina, ma i rapporti con
Domenico Mustafà furono sempre difficili e non collaborativi.
Oltre ad una rivalità artistica, ci fu una visione diversa dell’organizzazione
della Cappella Pontificia ed anche questioni legate alle voci bianche. Don
Lorenzo Perosi pretese che nessun evirato fosse inserito nel Collegio dei
Cantori della Cappella Pontificia; inoltre Mustafà non accettava nella Sistina
dei cantori provenienti da altre Cappelle di Chiese romane; infatti, temeva di
perdere le tradizioni ed una metodologia propria della Sistina.
Con il 31 Dicembre 1902, Domenico Mustafà, dopo cinquantacinque anni di
servizio, si ritirò dalla direzione della Cappella Sistina.
Afflitto da alcuni anni d’infermità, nella bella Villa Mustafà in località
Cavolata di Casale di Montefalco, Domenico Mustafà scomparve il 17 Marzo
1912 e fu sepolto nel cimitero di Montefalco in una bellissima tomba monumentale le cui forme lo stesso Musicista aveva prefigurate.
Il Fernando Cortez di Domenico Mustafà
A Roma, nel 1874, erano attive due importanti Istituzioni musicali: la Società
Orchestrale Romana e la Società Musicale Romana, mentre l’Accademia
Filarmonica Romana era notevolmente decaduta.
La Società Musicale Romana, composta da circa centosettanta Soci, grazie
alla competenza di Domenico Mustafà, ripropose con autorevolezza la
musica di Gaspare Spontini.
Dopo circa un anno di prove, la Società Musicale Romana era in grado di
presentare La Vestale di Gaspare Spontini e di celebrare, così, il Centenario
della nascita del Majolatese, un’idea suggerita dal Marchese Francesco
d’Arcais e condivisa dallo stesso Domenico Mustafà.
La Vestale di Spontini non era mai stata rappresentata a Roma, ma in poco
tempo si rimediò a questa grave lacuna. Il 10 Maggio 1875 il Maestro
Domenico Mustafà, Direttore e Presidente della Musica della Società
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Musicale Romana, ottenne uno strabiliante successo presentando, nella
versione italiana di Giovanni Schmidt, l’opera nella Sala Dante posta nei
pressi della Fontana di Trevi, in forma oratoria.
Oltre al Maestro Domenico Mustafà, i Maestri concertatori furono: Augusto
Moriconi, Leopoldo Bellotti, Antonio Forani, Filippo Mattoni. Le prime
parti, tutte rigorosamente Soci, furono: Emilia Faberi, Giulia; Cesira
Cicognani, Gran Vestale; Giovanni Gattoni, Licinio; Ercole Capelloni,
Cinna; Gioacchino Pediconi, Sommo Sacerdote; Pietro Paris, Console ed
Aruspice.
Abbiamo rintracciato tra i nostri documenti anche il lunghissimo elenco dei
componenti del Coro, diviso in Soprani, Contralti, Tenori, Bassi e poi
l’orchestra, limitata, come scritto, ai soli Soci.
Oltre alla Roma dei nobili, assistettero allo spettacolo i principali Musicisti
presenti nell’Urbe: Marchetti, Mancinelli, Sgambati, Libani, Lucidi,
Terziani, De Sanctis, Tosti, Mililotti e molti altri.
Il successo fu clamoroso, anche per la novità assoluta e per l’argomento trattato. La stampa riportava ampi commenti della brillante esecuzione: “Il
Maestro Mustafà fu fatto segno a straordinarie ovazioni ed ottenne un vero
trionfo: il suo merito artistico e l’impareggiabile impegno con cui ha
concertato e diretto quest’opera, sono stati meritatamente coronati dal più
splendido successo”.
A Majolati giunse l’eco del successo de La Vestale di Domenico Mustafà,
visto anche il forte legame con la città, dove tra l’altro viveva l’erede di una
importante famiglia majolatese, il cantante lirico Giambattista Vaselli, morto
a soli 36 anni, figlio di Giuseppe e coniugato con un’altra cantante lirica,
l’austriaca Maria Von Ernest.
Il Comitato delle onoranze spontiniane, non sappiamo quale dei due, ma
entrambi guidati dal Sindaco di Majolati Cav. Domenico Antognetti, espresse grandissima soddisfazione per la recita de La Vestale che fu la prima esecuzione di un’opera di Spontini per il Centenario; successivamente da ogni
parte del mondo, quasi ad imitazione, giungevano notizie sulle celebrazioni,
in varie forme, del Centenario spontiniano. Alcuni rappresentanti del
Comitato majolatese si incontrarono a Roma con il Direttore Domenico
Mustafà e con il Presidente della Società Musicale Romana Principe Don
Emilio Altieri. I Majolatesi espressero gratitudine per la prima esecuzione de
La Vestale a Roma e, in un consapevole percorso storiografico, proposero ai
due autorevoli personaggi di mettere in scena il Fernando Cortez; inoltre
chiesero di portare La Vestale al teatro di Jesi dove non era mai stata
eseguita, tranne quella di Mercadante.
La questione fu posta al Consiglio dei Soci della Società Musicale Romana,
ma si dovettero frenare gli entusiasmi perché lo Statuto della Società
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impediva di portare gli spettacoli fuori Roma.
Effettivamente, nel Settembre del 1875, La Vestale di Spontini fu eseguita
per la prima volta a Jesi dall’Impresa Costantino Boccacci, appaltatore teatrale e la direzione fu affidata al Maestro Direttore generale dello spettacolo
Luigi Mancinelli che aveva seguito con attenzione le prove e lo spettacolo de
La Vestale del Maestro Mustafà.
Luigi Mancinelli era nato ad Orvieto nel 1848, giovanissimo suonò come
violoncellista nell’orchestra della Pergola a Firenze per poi passare
all’Orchestra del Teatro Apollo di Roma dove dal 1875 fu Direttore
d’orchestra. Scomparve a Roma il 2 Febbraio 1921.
A Jesi fu accolto con tutti gli onori insieme agli interpreti: Licinio - Sig. De
Cappellio Tasca; Giulia - Luisa Wanda Miller; Cinna - Sig. Senatore
Sparapani; Il Sommo Sacerdote - Sig. Ladislao Miller; la Gran Vestale - Sig.
Eufemia Barlani Dini; Un Console - Sig. Albino Verdini; Un Auruspice - Sig.
Raffaele Tommasini.
“Allorché si volle festeggiare ancora in Jesi il Centenario anniversario della
nascita del grande maestro si pensò di mettere in scena La Vestale e dopo
tante incertezze e trepidazioni ebbe luogo la prima rappresentazione la sera
del 22 Settembre 1875. Il successo fu di gran lunga superiore ad ogni aspettativa; né mai fu più completo trionfo, perché se La Vestale aveva vinto la
prova in concorrenza di celebri maestri del suo tempo […] Eran venuti da
Roma e da lontane parti uomini intelligentissimi e dilettanti e maestri e gli
applausi furono sì universali e spontanei che nulla meglio poteva rilevare il
popolare entusiasmo. L’entusiasmo prodotto dal complesso dello spartito fu
indescrivibile, straordinario. Il merito principale d’avere disseppellito questo
tesoro dell’arte, miniera inesauribile d’infinite bellezze, ove tutti senza
distinzione, di soppiatto o all’aperto hanno portato la mano rapace, appartiene
al Maestro di Musica Mustafà, romano. Egli, con una operosità senza pari
con seri studi condusse a termine la concertatura d’uno spartito destinato a
rivendicare la memoria d’un grande autore e ad innalzare un monumento di
gloria alla sua fama di grande artista. Questa città spese non poco di cure e di
denaro perché lo spartito spontiniano fosse eseguito per intero […]
L’esecuzione fu ottima a merito principalmente del chiarissimo Maestro
Direttore Luigi Mancinelli, ingegno che allora sorgeva, interprete degno d’un
genio che risorgeva. In questa bella occasione fu offerta al medesimo
Maestro Mancinelli una bacchetta d’argento gemmata, quale attestato di
stima e di affetto. Il corpo corale numerosissimo e ben fornito e l’orchestra
composta com’era di distinti professori nulla lasciarono a desiderare. La
signora Wanda Miller nella scena di Giulia nel secondo atto e così in tutto il
resto superò ogni aspettativa: cantò con anima, con gusto ed affetto. Non
mancarono lodi sincere alla Signora Barlani Dini, tanto per la maniera del
canto, quanto per la bella azione drammatica […] Chiunque si trovò presente
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a quella rappresentazione si farà ragione dell’entusiasmo suscitato
nel’auditorio affascinato, e comprenderà com’anche nella Sala Dante in
Roma, benché senza alcun apparato scenico gli applausi cominciarono alla
sinfonia ed accompagnarono l’opera sino alla fine”.
Come se non bastasse, a dimostrazione che se proposte le musiche di
Spontini erano e sono apprezzate e richieste, subito dopo al Teatro Apollo di
Roma fu messa in scena La Vestale che fu replicata fino alla quaresima
del1876.
Anche di questo terzo allestimento de La Vestale in un solo anno abbia- mo il
nome degli artisti e collaboratori: Licinio, Gen. Romano: Sig. Gaetano Verati;
Giulia, Giovane Vestale: Luisa Wanda Miller; Cinna, capo di Legione:
Augusto Brogli; Il Sommo Sacerdote: Giovanni Mirabella; La Gran Vestale:
Giuditta Celega; Un Console: Achille Cardos; Un aruspice: Nazzareno
Camporesi; la scena prima è stata dipinta dal Sig. Prof. Becchetti; la seconda
dal Sig. Bazzani Alessandro; la terza e quarta dal Sig. Ceccato.
Maestro, direttore della Musica: Sig. Luigi Mancinelli. Direttore di Scena:
Sig. Lodovico Muratori; Maestro Direttore dei cori: Sig. Vincenzo Molatoli;
Vestiarista proprietario: Sig. David Ascoli; Macchinista: Sig. Francesco e
Niccola Morelli; Attrezzista: Sig. Andrea Ungere; Buttafuori di scena: Sig.
Fabio Arrighi.
Dopo tre esecuzioni de La Vestale in un anno, il Comitato Majolatese delle
onoranze spontiniane, sostenuto dal critico musicale Marchese Francesco
d’Arcais, chiese ancora al Maestro Domenico Mustafà e alla Dirigenza della
Società Musicale Romana di mettere in scena il Fernando Cortez.
Grazie all’Edizione Ricordi, che con Angelo Zanardini aveva presentato una
seconda versione ritmica dal francese, il Maestro Domenico Mustafà si
rimise a lavorare per eseguire la seconda importante opera di Gaspare
Spontini, l’opera commissionata da Napoleone, il Fernando Cortez.
Il 4 Maggio 1877, il Maestro Domenico Mustafà dirigeva il Fernando Cortez
al Palazzo Doria Pamphilj in Piazza Navona, la nuova sede della Società.
Lo spettacolo fu dato in forma oratoria.
Il successo fu straordinario e tutta la Roma che contava chiese di assistere
alla recita tanto che il Maestro Domenico Mustafà, visto il brillante risultato,
dovette replicare lo spettacolo altre tre volte, il 7, 11 e 14 Maggio 1877.
Presero parte all’esecuzione dell’opera solo i Soci
della Società Musicale Romana guidati dal Maestro Direttore Domenico
Mustafà che si avvaleva dei Maestri Concertatori: Adele Cacchiatelli,
Augusto Moriconi e il Marchese Don Filippo Theodoli.
Don Filippo dei Marchesi Theodoli era anche un valente compositore e
durante le prove de La Vestale aveva presentato un suo lavoro: Invocazione
alla Vergine.
Gli interpreti – soci furono: Carlo Viviani, Fernando Cortez; Irene Manari,
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Amazily; Luigi Manari, Alvaro, fratello di Fernando Cortez; Enrico Tosti,
Telasco, principe messicano; Carlo Tirelli, il Gran Sacerdote; Pio Maceroni,
Montezuma, re del Messico; Pietro Paris, Moralez, amico e confidente di
Fernando Cortez; Avv. Cav. Camillo Barluzzi, Avv. Cav. Vincenzo Salvati,
Due prigionieri spagnoli.
Il libretto ci consegna il lungo elenco di tutti i partecipanti rigorosamente
diviso tra: Soprani, Contralti, Tenori, Bassi, Soci Istrumentisti.
Il Marchese Francesco d’Arcais, dopo l’esecuzione del Fernando Cortez,
scrisse: “Dopo aver udito La Vestale e più ancora il Fernando Cortez si è
costretti a domandare quali siano stati i progressi dell’arte dal 1809 a questa
parte. Chi più dello Spontini ha seguito fedelmente il dramma? Chi ha usato
maggiore libertà nella condotta dei pezzi? Chi ha meglio scolpito i caratteri
dei vari personaggi? Chi ha saputo adoperare l’orchestra con maggiore varietà e robustezza d’effetti? Le opere di Spontini sono un campo in cui tutti i più
illustri compositori, incominciando da Rossini, hanno mietuto”.
Il Fernando Cortez, dato per la prima volta a Roma, piacque, sia al pubblico,
sia agli stessi Soci – Interpreti che regalarono a Domenico Mustafà un sou
venir in argento e cristallo con la dedica a ricordo della magnifica esecuzione
del Fernando Cortez.
A Majolati si lessero molte pagine sull’evento: “I diari di Roma furono concordi nell’asserire che la scena della rivolta è una delle più mirabili pagine di
questo capolavoro. Al coro ‘Miei prodi è innanzi a voi / l’alma città dei Re!’
il pubblico della Sala Doria Pamphyli non potè più frenarsi e interrompendolo proruppe in applausi fragorosi, domandandone la replica. Nel terzo atto i
critici ammirarono le due marce, messicana e spagnola, e ad esse dedicano
parole di grandissima lode. Chiamano assolutamente sublimi l’aria di
Telasco, un terzetto, e soprattutto il duetto di Amazily con Cortez, non che
l’impareggiabile canto della vittoria ed il finale dell’opera”.
Nel 1882 il Presidente della Società Musicale Romana Domenico Mustafà,
gravato dai molti impegni, si dimetteva, per ragioni di salute, dall’incarico,
ritirandosi a Montefalco.
La Società Musicale Romana il 12 Giugno 1883 nominò ancora, come
Presidente della Musica, nuovamente Domenico Mustafà, ma questi ribadì
ancora le dimissioni, pur rimanendo in qualche modo compartecipe dei progetti della Società tanto che nel 1885 accetterà il titolo onorifico di Presidente
onorario della Musica della Società Musicale Romana. Però il progetto di
Domenico Mustafà su Spontini non si era ancora concluso, il Cantore –
Direttore aveva in mente di presentare adeguatamente la Musica di Spontini
a Roma, mancavano ancora due opere significative, mai presentate in Italia:
Olimpia ed l’Agnes von Hohenstaufen.
La partitura dell’Agnese non fu trovata, anche per la mancanza attiva alla
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Presidenza del Direttore Mustafà, l’idea di una sua rappresentazione fu
abbandonata.
I saggi e i concerti della Società Musicale Romana furono più numerosi degli
anni passati a dimostrazione che l’assenza dalla Direzione di Domenico
Mustafà aveva reso difficile l’esecuzione di opere impegnative.
Per l’esecuzione della terza grande opera spontiniana non c’erano ostacoli e
il nuovo Presidente della Musica della Società Musicale Romana, Maestro
Edoardo Mascheroni, diede corso al progetto.
“Olimpia. Melodramma lirico in tre atti posto in musica dal Maestro Gaspare
Spontini eseguito dalla Società Musicale Romana pel saggio pubblico nel
Decembre 1885”.
Fu la prima esecuzione italiana dell’Olimpia.
Il libretto, particolarmente curato, presentava anche un’essenziale biografia.
Erano riportati anche i malanni che affliggevano Gaspare Spontini al suo
rientro definitivo a Majolati: regressione della memoria, sordità e reumatismo. Dopo il ricordo de La Vestale e del Fernando Cortez si parlava
dell’Olimpia, prima nell’edizione francese e poi tedesca. Nel prezioso testo
si ricordava anche, consapevolmente, che la presente recita romana era la
prima esecuzione italiana, concetto già espresso chiaramente anche nel libretto
del Fernando Cortez dato dalla stessa Società Musicale Romana in forma
oratoria, dimenticando le recite napoletane del 1820.
Gli studiosi spontiniani, gli appassionati e gli amministratori majolatesi
dovrebbero serbare sentimenti perpetui di gratitudine per questo grandissimo
personaggio: Domenico Mustafà. Questi, con la sua passione e con le raffinate idee, era riuscito a riprendere per i capelli la musica spontiniana prima
che scomparisse del tutto dalla memoria e dai palcoscenici, permettendo poi
agli epigoni, come il Maestro Edoardo Vitale, di rilanciare in tutto il mondo
la Musica del Majolatese.
Grazie a Domenico Mustafà furono eseguite in pochi mesi tre diverse recite
de La Vestale, poi il Fernando Cortez ed infine l’Olimpia, anche se diretta, e
probabilmente anche voluta, dal Maestro Edoardo Mascheroni.
Interessante fu anche la notizia secondo la quale nell’Olimpia apparve, nell’edizione dell’Opéra, per la prima volta l’Oficleide in orchestra, quale fondamento degli strumenti di metallo. Spontini fu il primo ad usare questo strumento, l’oficleide che è uno strumento musicale in ottone, a fiato, dotato di
undici chiavi; è uno strumento grande e molto sonoro.
Il 12 Dicembre 1885, dopo alcune intense prove il nuovo Maestro Direttore
Cav. Edoardo Mascheroni mise in scena, coraggiosamente, l’Olimpia.
Il Maestro Edoardo Mascheroni (4 Settembre 1859 - 4 Marzo 1941) prima di
arrivare a Roma aveva già avuto esperienze come Direttore e Maestro
concertatore a Brescia, Livorno e Bologna. Dopo altre esperienze artistiche,
dal 1884 diresse il Teatro di Roma; nel 1885 fu eletto Presidente della
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Società Musicale Romana e si adoperò per la messa in scena dell’Olimpia. Fu
anche compositore, ma principalmente è noto per essere stato scelto da
Giuseppe Verdi per la rappresentazione del Falstaff che ebbe la prima
esecuzione assoluta al Teatro alla Scala in Milano il 9 Febbraio 1893.
Il Direttore Edoardo Mascheroni fu egli stesso compositore di due opere
teatrali: Lorenza e La Perugina, ma fu apprezzato principalmente come
direttore d’orchestra.
Dopo la prima esecuzione italiana dell’Olimpia, presentò il Fidelio e la prima
Loreley. Alla Scala diresse La Wally e il Falstaff.
Per l’Olimpia, il Maestro Edoardo Mascheroni ebbe come Maestri
Concertatori: Ernesto Boezi, Lorenzo Margottini, Virginia Cuggiani, Mario
Cotogni, Adele Silvani Ponza, Pio Di Pietro, Attilio Ambrosini, Com.
Augusto Moriconi. Le prime parti furono interpretate da: Cesira Cicognani,
Statira; Virginia Mastrelli, Olimpia; Avv. Carlo Patriarca, Cassandro; Prof.
Augusto Bedoni, Antigono; Prof. Giuseppe Giannoli, Gerofante. Anche di
quest’opera abbiamo il lunghissimo elenco dei Soci componenti del Coro e
dei Soci Istrumentisti.
Oltre la recita del 12 Dicembre 1885, l’Olimpia, opera molto più complessa
rispetto al precedente Fernando Cortez, ebbe tre successive repliche e si
“rilevava nel pubblico la presenza delle più elette personalità
dell’aristocrazia, della politica, dell’arte”.
Il Fanfulla, giornale noto a Majolati perché spesso si era occupato delle
vicende di Gaspare Spontini, riportava un articolo di Eugenio Checchi:
“Nell’Olimpia dello Spontini, rappresentata la prima volta a Parigi nel 1819,
vi è il germe di tutta la trasformazione musicale attribuita a Wagner. Ma c’è
di più, quello che Wagner non sempre ha raggiunto: la trasparente lucentezza
melodica, la regolare successione di frasi cantabili, non spezzate dalle
epilettiche forbici dell’orchestra, la perspicuità, la chiarezza, diciamolo con la
parola che esprime tutto, l’italianità della musica; ma una musica che
racconta, segue, e commenta il dramma, che lo fa camminar di conserva sulla
scena ed in orchestra: simile, non soltanto nella perfezione delle forme, alla
greca tragedia, ma anche nella lirica direi quasi entusiastica che ha nella
tragedia il coro: perché i cori dell’Olimpia io li definirei il sublime della lirica
trasportato nella musica. In Italia l’Olimpia non è mai stata rappresentata in
sessan- tasei anni di vita.
Ed è appunto questo il mezzo secolo in cui più si è discorso di arte nazionale,
di liberazione dal servaggio straniero, anche in teatro e di necessità
ineluttabile di ritornare all’antico. Il che può servire ugualmente a far credere
vere queste due cose: o che noi siamo i figliuoli prediletti della retorica, o che
gli Italiani hanno il dono gioviale di sapersi canzonare a vicen- da. C’è voluta
una privata Società di gente perbene, cultrice innamorata della Musica, per
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avere il miracolo di una esecuzione dell’Olimpia; e c’è voluto tutto
l’entusiasmo artistico di un giovane Maestro, il Mascheroni, per riuscire a
mettere insieme uno spettacolo come quello di ieri sera”.
A dieci anni dall’esecuzione del Fernando Cortez a Roma, la Società
Musicale Romana cercava ancora partiture di Spontini, si pensava di allestire
l’Agnese di Hohenstaufen, che nessuno in Italia conosceva.
Nel 1881 il Palazzo Caffarelli, sempre sede dell’Ambasciata dell’Impero di
Germania, ospitò concerti della Società Romana che proposero anche
musiche di Spontini.
La Società Musicale Romana, nel 1887, si rivolse al Maestro Pietro Platania,
Direttore del Regio Collegio di Musica San Pietro a Maiella di Napoli e al
Maestro Antonio Bazzini, Direttore del Conservatorio di Milano per ottenere
nuove partiture di alcuni grandi Musicisti, tra questi Gaspare Spontini e Luigi
Rossi; quest’ultimo fu Segretario dell’Accademia di Santa Cecilia e caro
amico di Gaspare Spontini.
Gli ultimi anni del secolo a Roma furono dati altri concerti che ripresero
anche le sinfonie delle tre opere di Spontini, tra queste quella del Fernando
Cortez alternate ad alcuni cori.
Quasi a coronamento di questi straordinari anni romani per la musica di
Gaspare Spontini, la Società Orchestrale Romana, anche se meno attiva
rispetto alla Società Musicale, organizzò un pellegrinaggio a Majolati
nell’Agosto 1895. I musicofili romani si presentarono con tanto di cartelli,
corone di alloro e strumenti. Per Majolati fu un importante avvenimento
musicale, una visita festosa e qualificata che omaggiò Spontini e le sue
Istituzioni. “Il Municipio di Majolati patria dello Spontini offre”, agli ospiti
un’artistica composizione su legno dove furono collocate una litografia di
Spontini circondata da un disegno con foglie di alloro e una delle medaglie
di Halle del 1829. Per quanto gradito alla Società Orchestrale Spontini di
Roma, Majolati elargiva con troppa facilità cimeli di cui oggi non dispone più.
La donazione delle partiture spontiniane
Nel corso dei festeggiamenti per il Centenario della nascita di Gaspare
Spontini, organizzati con grandissimo impegno dal Comitato majolatese,
evento commemorativo insuperato, si cercò di invitare nuovamente a
Majolati la Contessa di Sant’Andrea, Celeste Erard.
La Contessa di Sant’Andrea, anche se vicina in spirito a Majolati, non era in
grado, alla bella età di ottantacinque anni di affrontare un nuovo viaggio fino
a Majolati.
Il Conte Massinissa Grizi di Jesi, nel 1875, si recò a Parigi per acquistare una
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lumiera per il Teatro Concordia. Nel suo soggiorno volle incontrare nuovamente la Contessa di Sant’Andrea che aveva conosciuto in diversi incontri a
Majolati e a Jesi: “La prima volta che fui a Parigi nel 1875 mi recai a fare una
visita alla vedova Spontini, già ottuagenaria.
Ella dimorava nell’antica Villa reale La Muette a Passy, sua proprietà, del
valore, col circostante parco, di parecchi milioni; e si trattava da gran signora.
La attesi in un salotto pieno di ricordi del marito, dove venne a ricevermi,
dopo aver congedato in altro salotto, la prima donna dell’Opéra, Madame
Craos. Mi accolse molto amabilmente e ricordò la nostra casa”.
La Contessa di Sant’Andrea Celeste Erard partecipò comunque alle manifestazioni del Centenario decidendo di consegnare ad una istituzione gli
autografi di Gaspare Spontini. In questo modo avrebbe reso vano anche quel
continuo pellegrinaggio di melomani, ammiratori e musicisti che si recavano
a La Muette per ottenere un ricordo, un cimelio, alcune pagine autografe,
souvenirs di Gaspare Spontini.
A questo proposito fu avviata una trattativa con la Biblioteca dell’Opéra e
con il Governo francese per la donazione delle tre grandi opere del periodo
francese: La Vestale, Fernand Cortez ed Olimpia.
Qualche giorno dopo la data anniversaria, la Contessa Celeste Erard decise
di donare anche le tre più importanti opere del periodo successivo, quelle
scritte nel soggiorno dorato offerto da Federico Guglielmo III: Agnese di
Hohenstaufen, Alcidor e Nurmahal. Nelle ultime note di trasmissione, scritte
con fatica, c’era la consapevolezza della fine e della necessità di
salvaguardare questi documenti che le ricordavano le grandi opere
spontiniane, il marito, la gioventù, le corti europee e la carità cristiana.
Nessuna traccia delle belle opere italiane, delle arie da camera, di altri lavori
dimenticati presso gli editori o in qualche scaffale domestico. Per fortuna
della storiografia spontiniana, Celeste Erard comprese la necessità di fissare
presso la prestigiosa Biblioteca musicale le più importanti opere del Maestro
majolatese, sottraendole ad una successione indiretta che portò alla diaspora
di quadri, partiture, lettere, archivi, mobili e strumenti, oltre al Castello de la
Mouette. Appena completata questa complessa donazione, Marie Celeste
Erard veuve Spontini, Cte de San Andrea, (10.07.1790 - 01.10.1878), all’età
di 88 anni e tre mesi, il 1 Ottobre 1878, nel castello de la Muette moriva tra i
ricordi più cari della sua intensa vita, una vita europea, condotta ad altissi mo
livello, ma sempre finalizzata a realizzare nel migliore dei modi il desiderio di
adoperarsi per il bene, per i poveri, a vantaggio della carità e per l’arte
musicale.
In questi ultimi anni la Contessa di Sant’Andrea fu aiutata, specialmente per
la gestione dell’Amministrazione Spontini in Majolati, dal Cav. Natale
Gramaccini medico di Jesi e arruolato nell’esercito francese di Napoleone III.
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Di questo personaggio conosciamo molto poco, è citato in tre documenti
dallo stesso Gaspare Spontini, appare più volte come uomo di fiducia della
Contessa Celeste Erard; soggiornò anche a Majolati, inviato dalla Signora
Erard per controllare l’Amministrazione dell’Ospizio di Carità. Non
sappiamo quando sia stato arruolato nell’esercito francese, probabilmente
durante il regno di Luigi Filippo, ma la sua carriera fu condotta fino ai
massimi livelli diventando il comandante di un ospedale francese.
Gaspare Spontini stimava molto il dott. Natale Gramaccini e nel 1849 lo
aveva presentato “all’Appostolico Nunzio ed Arcivescovo di Parigi, al quale
ho avuto l’alto onore di far presente lo jesino Dottore in capo dell’Ospedale
militare di Santo Omero, sig. Gramaccini, da cui una opera degnissima morale sortirà …”.
Il Cav. Natale Gramaccini, “lo jesino Dottore in capo dell’Ospedale militare
di Santo Omero” ricevette incarichi fiduciari dallo stesso Spontini e anche
l’affido di consistenti somme che poi il Dottore girava a Luigi Fioretti e
quest’ultimo alla Reggenza.
Alla morte di Gaspare Spontini, il Cav. Natale Gramaccini continuò a frequentare la Vedova Celeste Erard; infatti, la Contessa di Sant’Andrea non
scriveva bene in Italiano, inoltre aveva una pessima calligrafia, così a volte
si affidava all’amico fidato Dott. Natale Gramaccini.
Solo Paolo Amatori era in grado di decifrare le lettere di Celeste Erard che a
causa una personalissima grafia erano di difficile lettura; di questo la
Contessa era consapevole e, molto spesso, utilizzava la cortesia del Cav.
Natale Gramaccini, jesino, da lunghi anni stanziato a Parigi come medico
principale dell’esercito francese, poi Dottore in capo dell’ospedale militare di
Santo Omero (S.t Omer) di Parigi.
Lo stesso Gramaccini fu più volte a Majolati e verificò, dietro mandato di
Celeste, l’Amministrazione dell’Ospizio Spontini e i lavori condotti.
Anche il Prof. Alessandro Belardinelli ricordava nei suoi testi il dott. Natale
Gramaccini, quando nel Maggio 1871 scriveva delle vicende militari, ma in
particolare de La Comune di Parigi nel Marzo 1871 e l’ultima resistenza dei
rivoluzionari nei pressi del cimitero del Pére Lachaise. Si dà notizia anche di
alcune opere in francese scritte dal Dott. Gramaccini e della sua visita a
Majolati per conto di Celeste Erard che doveva redigere il suo ultimo
testamento. Non conosco altre notizie biografiche sul Dott. Natale
Gramaccini, ma in alcuni testi è indicato come medico al servizio degli
eserciti napoleonici. Immagino che si tratti di Napoleone III, perché, se fosse
stato Napoleone I, sarebbe stato già vecchio. Credo che fosse stato molto più
giovane di Gaspare Spontini e di Celeste Erard, perché dei Conti di
Sant’Andrea non si posseggono foto, anche se avrebbero potute averne,
mentre di Natale Gramaccini ne esiste sicuramente una.
Due anni dopo la morte della Contessa di Sant’Andrea, Riccardo Wagner
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visitava il Conservatorio di Napoli, consigliando gli studenti e i professori
scrisse: “Le cattive abitudini di cui rigurgitano i nostri teatri come la
trascuratezza di ciò che avviene sulla scena per occuparsi del pubblico e
attirare applausi con una cadenza finale più o meno urlata, tutte queste
abitudini, io dico, non sarebbero prese da allievi ai quali si facessero
conoscere opere dell’ordine di quello che io ho nominato. Riguardo alla
tragedia, raccomanderei per cominciare le due Ifigenie di Gluck e per
concludere il Fernand Cortez e La Vestale di Gaspare Spontini. Una volta
studiate bene queste opere e apprezzato veramente il loro merito, l’allievo
saggerà se stesso e sarete sicuri, allora, di non vederlo cadere nelle
esagerazioni e nelle maniere che disonorano l’attuale nostra scena
drammatica”.
“Concernant la tragédie je récommanderais pour commencer les deux
Iphigénies de Gluck et pour conclure le Fernand Cortez et La Vestale de
Spontini”. Successivamente argomentava il valore di queste opere che
rappresentavano dei modelli ideali da proporre ai futuri musicisti.
La prima volta in America:
Ferdinand Cortez al Metropolitan Opera House di New York
Già dall’odierna lettura della locandina storica del Met si avverte il contrasto
tra la società, il gusto nordamericano e l’allestimento del Ferdinand Cortez,
in versione tedesca, opera di Gaspare Spontini, presentata al Metropolitan
Opera House di New York nella seconda metà del XIX secolo.
Infatti, sbirciando intorno alla seriosa locandina, si nota, tra le altre, una pubblicità, destinata ad un gran numero di lettori, che invitava gli Americani ad
andare in vacanza alle Bermuda dove ”è impossibile prendere la malaria”,
mentre, per contro, lo spettacolo voleva riproporre un modello berlinese,
marziale e rigoroso dell’opera rappresentata oltre una settantina di anni prima
in gran parte dei teatri prussiani. Veramente due mondi diversi erano a confronto. La ventinovesima serata in abbonamento al Metropolitan Opera
House di New York, Venerdì 6 Gennaio 1888, presentava “il Grand Opera di
Gaspare Spontini: Ferdinand Cortez”.
Probabilmente l’artefice, sicuramente uno dei promotori di questa prima
esperienza spontiniana in America, fu il Maestro Anton Seidl che nel 1885
era stato nominato Direttore del German Opera Company in New York.
Anton Seidl (Budapest 07.05.1850 - New York 28.03.1898) fu un importante musicista e Direttore d’orchestra d’origine ungherese. Intorno agli anni
settanta collaborò con Richard Wagner a Bayreuth. Grazie a lui, successivamente, divenne Direttore del Teatro di Stato di Lipsia. In tutte queste frequentazioni wagneriane ebbe modo di conoscere la musica di Gaspare Spontini e
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gli artisti che avevano già in repertorio le sue opere. Nel 1885 passò a dirigere la Compagnia dell’Opera tedesca di New York e l’orchestra New York
Philharmonic. Il debutto americano per il Ferdinand Cortez fu la sera del 6
Gennaio 1888, Venerdì, ecco gli interpreti: Herr Nieman, Ferdinand Cortez;
Herr Alvary, Alvarez, fratello di Cortez; Herr Von Milde, Moralez, amico e
confidente di Cortez; Herr Elmblad, Montezuma re del Messico; Herr
Robinson, Telasko, cacico degli Ottomisi e nipote di Montezuma; Fräulein
Meislinger, Amazily, sorella di Telasko; Herr Fischer, Gran Sacerdote dei
Messicani; Herr Kemlitz e Herr Sanger, due prigionieri spagnoli; Ufficiali
spagnoli, Soldati spagnoli; seguito di Amazily; Sacerdoti messicani; soldati e
popolo.
L’opera fu allestita nel rispetto delle originarie indicazioni spontinia- ne,
come si presentava al Teatro reale di Berlino, tutto il corpo di ballo del
Metropolitan fu impiegato.
Le coreografie dei balletti del secondo atto, quelle più importanti, che prevedono sia la danza messicana, sia quella guerresca spagnola, furono disegnate del Maestro Herr G. Ambrogio. Le prime parti del ballo furono eseguite
dalle Mlles: De Gillert, Louie e Ambrogio, insieme all’intero corpo di ballo
maschile e femminile. In un documento era stato riportato che nella sera della
prima si registrò il debutto della ballerina Josefine Ambrogio.
La locandina dava indicazioni anche sui luoghi e il tempo degli avvenimenti; l’ambientazione era in Messico nel Novembre 1519.
Oltre al Direttore del Coro, Maestro Frank H. Damrosch, impiegato in un’impresa titanica; ricordiamo gli altri collaboratori: Theodore Harelmann,
responsabile dell’allestimento dell’intera opera; Mr. Henry Dazian, per i
nuovi ed originali costumi; Mr. Henry E. Hoyt, per le scene del nuovo allestimento; Mr. A. J. Bradwell, per l’oggettistica utilizzata, specialmente armi,
armature e statue; Mr. Arthur D. Peck, introdusse molti effetti meccanici per
meglio assecondare le scene; infine Mr. James Stewart Jr, si occupò delle luci
che ebbero un notevole rilievo nell’intera opera.
In questo allestimento così strettamente spontiniano non poteva mancare la
carica dei cavalli, anzi fu uno degli aspetti maggiormente curati. I cavalli
usati al Metropolitan Opera House erano stati forniti dalla celebre Accademia
di equitazione del Central Park. Il New York Times seguì con molta attenzione il debutto del Ferdinand Cortez di Gaspare Spontini e già il 7 Gennaio
1888 presentava un lungo e dettagliato articolo nel quale raccontava dell’esito della serata e presentava una sintetica storia dell’opera.
“L’opera di Spontini Ferdinand Cortez è stata rappresentata per la prima volta
in America ieri sera al Metropolitan. Il teatro era gremito di un pubblico
numeroso e brillante che ha trovato molti motivi per applaudire il lavoro. […]
La produzione di ieri sera è stata particolarmente bella per l’allestimento del
palcoscenico e dell’opera e questo contribuirà al successo del Cortez.
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Alcuni degli episodi più splendidi sono stati applauditi entusiasticamente e i
principali cantanti sono stati chiamati più volte al palcoscenico”.
L’articolo del New York Time riprendeva poi un saggio molto importante del
Prof. Philip Spitta di Berlino pubblicato sul Grove’s Dictionary of Music in
cui si raccontava la nascita dell’opera, l’aspettativa napoleonica, i rapporti tra
De Jouy ed Esménard e i successivi rifacimenti.
Il racconto giornalistico si soffermava per rilevare come l’opera lirica, con
Wagner in Germania e Verdi in Italia, si fosse notevolmente evoluta rispetto
i tempi di Spontini, di cui gli spettatori non gradirono gli incomprensibili
recitativi strumentati, mentre “Le arie, i duetti ed altri brani dell’opera sono
stati ascoltati con maggior favore ed alcuni di essi sono stati molto molto
buoni.
Per esempio il numero di apertura del primo atto con il coro virile e selvaggio
dei Messicani; il trio dei prigionieri spagnoli che è pieno di digni- tà e in un
certo senso religioso; il primo duetto tra Amazily e Telasko; l’asso- lo
espressivo di Cortez nell’atto secondo; di Telascko nel terzo atto; il duetto tra
Amazily e Cortez. […] È stato dichiarato in diverse occasioni che il
Metropolitan avrebbe allestito il Cortez in modo stupefacente e le promesse
sono state pienamente rispettate. Non sono stati superati gli splendori de La
Regina di Sheba o forse non sono stati eguagliati, ma è stato fatto tutto il possibile. Lo scenario è generalmente efficace ed è tutto nuovo e brillante. C’è
una forte sensazione di solidità nel tempio barbarico del primo atto che è un
pezzo di scena eccezionalmente buono. Il secondo atto è stupefacente con gli
uomini ricoperti di armature e con le donne rivestite di ornamenti; c’è un balletto ricco e mirabilmente arrangiato, eseguito da un numero straordinario di
ballerini guidati da M.lle De Gillert. C’è una fortissima esplosione che preannuncia la distruzione delle navi di Cortez che affondano con una notevole
celerità dietro a onde di legno. L’atto si chiude con un vivacissimo arrivo di
truppe spagnole guidate da Cortez ed una compagnia di cavalleria con una
mezza dozzina di Ufficiali su cavalli vistosamente addobbati. I costumi sono
tutti nuovi e brillanti, il contrasto di colore e di segno tra i vestiti semi indiani dei Messicani e il garbo degli Spagnoli è ben costruito. Nell’insieme l’opera è in quello stile ricco e brillante che fa credito allo spirito generoso della
gestione del Teatro. L’organizzazione dell’esercito e raggruppamenti delle
masse sul palcoscenico sono buoni e contribuiscono all’efficacia dello spettacolo da cui dipenderà il successo futuro del lavoro. La rappresentazione di
ieri sera sarà sicuramente migliorata; il Signor Nieman era Ferdinand Cortez,
ma aveva una voce in così cattivo stato che era talvolta doloroso sentirlo cantare. Va detto però che non è una persona che si risparmia, ha lavorato come
un eroe e nella scena drammatica dell’atto secondo si è congedato con onore,
però forse erano un po’ esagerate le cinque volte che è stato richiamato, con
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applausi, sul palcoscenico. Il Signor Robinson, rappresentava Telasko, con
spirito, ma la sua esplosione vocale ha un po’ danneggiato il lavoro svolto. Il
Signor Fischer come Gran Sacerdote dei Messicani ed il Signor Alvary nel
ruolo di Alvarez sono stati eccellenti, così come il Signor Elmblad”.
L’articolo si soffermava anche nelle citazioni, favorevoli a Spontini, indicato
come successore di Gluck e a sua volta, si sosteneva, era diventato un fattore d’influenza nel progresso della storia musicale.
Si ricordava anche Berlioz che aveva dichiarato che Spontini era meritorio
anche per l’ampliamento dell’orchestra e per aver introdotto la grancassa e il
cembalo all’Opéra di Parigi. Il cronista affermava che nella partitura del
Cortez si avvertiva l’effetto dell’epoca militare in cui si trovava a vivere; la
strumentazione è ricca, robusta e brillante.
Si ricordava anche la cesura del Milton che “è un’operetta di un atto nella
quale Spontini ha lasciato le qui- squilie, le banalità della sua giovinezza ed
ha incominciato a cercare seria- mente la vera espressione drammatica come
hanno fatto tutti i Musicisti di valore. Ci sono comunque meno difetti, dal
punto di vista dell’armonia, nel Cortez, rispetto a La Vestale. Il Cortez è
considerata in genere l’opera miglio- re tra le due. I Musicisti hanno
sempre ammirato i lavori di Spontini;
Schumann, uno dei critici più raffinati, ha ascoltato quest’opera per la prima
volta con rapimento. Berlioz ha scritto una lettera adulando Spontini, lo ha
lodato caldamente nei sui scritti e ha presentato agli studenti di strumentazione alcuni degli effetti che colpiscono maggiormente nell’orchestrazione di
Spontini. Il giudizio di entrambi è giustificato perché, in Cortez, Spontini
mostra una grande abilità nell’uso delle masse e una mano ferma, uno stile
molto degno nella costruzione delle grandi forme drammatiche. La sua individualità, la sua personalità, si avverte in tutto il lavoro e l’ascoltatore giudizioso sente di trovarsi sotto l’influenza di una mente ambiziosa”.
Sulle prestazioni degli interpreti non tutte le fonti consultate sono state concordi, alcuni hanno riportato che il coro aveva manifestato alcune incertezze,
ma le due masse corali, quella messicana e quella spagnola, formate da cantanti probabilmente americani, dovettero sopportare un ruolo molto importante. Per quanto riguarda l’esecuzione musicale, i giudizi in favore dell’orchestra e per il Direttore Anton Seidl furono maggiormente positivi.
Un successivo articolo del New York Times del 12 Gennaio 1888, tra l’altro
riportava: “Metropolitan Opera House. La terza rappresentazione del
Ferdinand Cortez ha attirato moltissimo pubblico, ieri sera al Metropolitan.
Questa opera, come succede sempre in caso di opere che sono state in palcoscenico per molti anni, migliora di volta in volta, c’è molto in essa che è gradevole all’occhio e all’orecchio. C’è abbondanza di vita e movimento in palcoscenico; i finali sono brillanti e toccano il cuore. C’è una sensazione bellissima di splendore barbarico, nel primo atto, particolarmente buona la
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musica di questa prima parte dell’opera. Nel secondo atto il balletto è uno dei
più deliziosi mai visti al Metropolitan Opera House. Certamente questo spettacolare balletto del Cortez è di uno splendore inusuale, è una festa di colori
e un torrente d’oro. Ci sono uomini in armatura, ballerine vestite di tulle e
armi, lance puntate verso l’alto che si mischiano con ufficiali e soldati aztechi coperti d’oro, guerrieri rivestiti di piume, donne selvagge, con i capelli
lunghi, in una maniera che è veramente sorprendente.
Il lavoro degli artisti che hanno partecipato alla rappresentazione dell’opera
è andato migliorando a mano a mano che sono entrati in maggiore confidenza con il ruolo. Herr Nieman, interprete di Ferdinand Cortez, naturalmente
costituisce l’eccezione alla regola, i suoi giorni di miglioramento sono un
ricordo del passato. Herr Robinson, ha migliorato, ha aumentato, la forza
drammatica del suo Telasko e ieri sera, avendo una buona voce, ha cantato
con grande efficacia.
La Fräulein Meislinger, abbandonando per una volta la sua passione per il
tremolo, l’abbellimento che consiste nel ripetere veloce- mente la stessa nota,
è stata una Amazily accettabile. Il signor Fischer, ha cantato la parte del
Gran Sacerdote dei Messicani con la sua usuale sonorità molto dignitosa. Il
signor Elmblad ha interpretato Montezuma, re del
Messico, ancora una volta con troppo impeto. Il signor Alvary, Alvarez,
fratello di Cortez, ha preso una grande stecca durante il primo atto, ma poi si
è migliorato, si è redento successivamente. Il Coro ha molto da fare nel
Cortez e non lo fa male”.
Il Ferdinand Cortez, in questo allestimento tedesco, ma con artisti anche di
altre nazionalità, ebbe comunque un generale apprezzamento, furono date
quattro recite e precisamente il 1 Gennaio, la prima, poi repliche il 9, l’11 e
l’ultima recita fu data il 14 Gennaio 1888.
Il Maestro Alessandro Vessella
Una grande azione per la diffusione della Musica di Spontini a Roma fu
condotta anche da Alessandro Vessella (1860 - 1929) che a soli venticinque
anni assunse la direzione della Banda Comunale di Roma, proponendo sia le
musiche dei suoi contemporanei, come Puccini, Mascagni, Giordano, Cilea,
sia quelle dei grandi musicisti del passato come Mozart, Beethoven e
Spontini. La Banda romana non era una formazione al solo uso cittadino, ma
sosteneva trasferte musicali tra le principali città italiane ed europee; il
Maestro Vessella fu un grandissimo Direttore, amato dai musicanti e dal
popolo, ma fu anche un teorico, un riformatore di bande militari ed un
divulgatore. Vessella amava particolarmente Spontini e i suoi pezzi originali
per banda, tra questi Sieges und Fest Marsch e le trascrizioni delle sue opere
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per banda. La Banda Comunale di Roma eseguiva nei numerosi concerti le
trascrizioni di musiche di Spontini per banda come l’Olimpia di Schneider, la
Marcia Trionfale de La Vestale di Doerfeld, una marcia militare dell’Alcidor
di Bocklet ed un’altra di Neithardt, ma spesso proponeva brani del Fernando
Cortez che per definizione è un’opera militaresca e adatta per le bande musicali militari. Per tutti questi brani spontiniani, Vessella svolgeva una profonda analisi degli strumenti impiegati che replicavano, nella maggior parte, le
strumentazioni per banda delle opere di Spontini: clarinetti, piccoli e soprani;
oboi; corni di bassetto; flauti, ottavini; corni; tromboni; fagotti; controfagotti e bashorni; tamburo militare; triangolo; tamburino; piatti e grancassa:
“Questo complesso, unito alla musica turca che Spontini adoperava con
simpatia, rappresenta già un insieme relativamente potente per le esecuzioni
all’aria aperta”. Anche in sede accademica, in occasione del Congresso
Internazionale di Scienze Storiche tenuto a Roma nell’Aprile del 1903,
Vessella trattò con straordinario interesse il valore della musica di Spontini,
considerata per vari motivi esempio e cesura con la cultura musicale
precedente. Il Maestro Vessella citò La Vestale, il Fernando Cortez, ma,
presentan un programma musicale ideale per banda, compreso tra Florenzo
Maschera (1550 - 1600) e Charles Camille Saint-Saëns (1835 - 1921), indicò
solo dodici brani di dodici musicisti e tra questi indicò Gaspare Spontini con
Grosser Sieges und Festmarsch.
Nell’intervento, Vessella spiegò ancora una volta l’argomento: “esiste una
importante cesura tra le bande musicali comprese entro il XVIII secolo e
quelle successive rappresentate idealmente da Spontini che si avvalse anche
dell’introduzione del clarinetto a tredici chiavi che sostituiva il violino
presente nell’orchestra. Le bande musicali prussiane organizzate da Spontini
avevano introdotto clarinetti piccoli, clarinetti soprani, oboi, fagotti insieme
a corni di bassetto, flauti, ottavini, corni con tonalità diverse e trombe”.
Il Fernando Cortez al Teatro alla Scala di Milano
Il 26 Dicembre 1916 il Teatro alla Scala di Milano presentò il Fernando
Cortez di Gaspare Spontini. Nonostante la guerra, il Duca Uberto Visconti di
Modrone volle far conoscere alla Reggenza delle Opere Pie Gaspare Spontini
la notizia della messa in scena di un’opera lirica dell’Istitutore.
I Reggenti furono orgogliosi dell’evento, ma nonostante l’ospitalità offerta
dai Milanesi, nessun Amministratore espresse la volontà di sostenere il
viaggio fino a Milano. La Reggenza delle Opere Pie incaricò un notabile
locale di rappresentare, al Teatro alla Scala, le Opere Pie e
l’Amministrazione comunale di Majolati, pertanto fu inviato Paolo Amatori,
che, in quel periodo, abitava a Verucchio.
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Del Fernando Cortez furono date ben cinque recite dirette dal Maestro Ettore
(Héctor) Panizza.
Fu utilizzata la nuova edizione ritmica, in lingua italiana, di Angelo
Zanardini, pubblicata in un’edizione, anche per canto e pianoforte, da Giulio
Ricordi. La precedente versione era quella già utilizzata da Rossini ed era di
Giovanni Schmidt.
Come indicato, consapevolmente, in locandina, fu eseguita la versione del
1817, quella che Spontini considerava migliore, si trattava del secondo e più
importante rifacimento del Fernand Cortez; furono mantenute anche le danze
e l’opera fu presentata nell’edizione integrale.
Nonostante l’impegno bellico, lo spettacolo fu di rilievo e gli interpreti, tutti
di primissimo piano, riuscirono a ripetere il successo di qualche anno prima
avvenuto, sempre alla Scala, con La Vestale.
Ricordiamo gli interpreti e i personaggi: Icilio Calleja fu Fernando Cortez;
Ester Mazzoleni, Amazily, principessa messicana; Antonio Merli, Alvaro,
fratello di Fernando Cortez; Giuseppe Danise, Telasco, principe Messicano;
Gaudio Mansueto, Gran Sacerdote; Teofilo Dentale, Montezuma, Re del
Messico; Attilio Muzio, Moralez, amico e confidente di Fernando Cortez;
Antonio Pogorni e Jaroslavo Tarnava interpretarono i ruoli dei prigionieri
spagnoli; Rodolfo Longone, un marinaio; Giuseppe Curti, un ufficiale
messicano. A dimostrare la cura dell’allestimento del primo Fernando Cortez
alla Scala, furono mantenute anche le danze, nel rispetto del grand opéra
francese, queste furono molto curate e presentate in quattro momenti con i
seguenti titoli: Presentazione dei doni; Passo di carattere; A solo della
Signorina Ines Dalba; Danza gladiatoria. Il coreografo compositore delle
Danze fu Romeo Francioli.
Il Maestro Concertatore e Direttore fu Ettore Panizza (1875 - 1967) che
conobbe la musica di Gaspare Spontini durante la sua formazione scolastica
avvenuta nel Conservatorio di Milano, dove tra gli insegnanti ebbe il Maestro
Amintore Galli. Panizza trascorse la vita artistica tra l’Argentina, il Nord
America e l’Italia, ebbe come collega, consigliere ed amico, specialmente al
Teatro alla Scala, Arturo Toscanini. Collaborò, ancora alla Scala, con il
Maestro Gabriele Santini che qualche anno dopo presenterà un grande
Fernando Cortez a Napoli. Il Coro guidato dai Maestri Giuseppe Papi e Silvio
Piergili fu molto apprezzato e determinante per l’effetto complessivo; sia il
gruppo degli indigeni, sia quello degli Spagnoli ottennero straordinari
consensi. Le scene, ideate ed eseguite dai pittori del Teatro alla Scala, furono,
per il primo e secondo atto, di Antonio Rovescalli, mentre per il terzo atto
di Angelo Parravini. I figurini furono disegnati da A. Bermudez e i costumi
furono confezionati dalla Sartoria Teatrale Chiappa.
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Inaugurazione della Sala Spontini e del Municipio
Dopo il precedente e poderoso lavoro del Segretario Comunale Nazzareno
Guerrieri che portò all’attenzione di tutto il mondo la figura di Gaspare
Spontini, fino ad interessare il Metropolitan di New York, diretto da Giulio
Gatti Casazza, e a vedere allestite decine e decine di recite de La Vestale,
principalmente sotto la illustre direzione del Maestro Edoardo Vitale, il
Podestà di Majolati, Nob. Avv. Arrigo Cinti, riprese le idee del Segretario
Guerrieri e si adoperò per la costruzione del nuovo edificio comunale con
annessa una sala dedicata all’arte di Gaspare Spontini.
Il progetto fu degli ingegneri Giacomo e Corrado Beer e il 21 Aprile 1937
Majolati inaugurò la “Nuova sede comunale, Sala Spontini, ONB, OND,
Fascio”. Ci fu una grande cerimonia con diversi eventi: “il 130° anniversario
della rappresentazione de La Vestale, il primo annuale del nuovo Impero, il
natale di Roma, l’inaugurazione del nuovo Palazzo Comunale e della Sala
Spontini”.
Tralasciando la mondanità e l’elenco degli illustri ospiti, è opportuno
ricordare la grande manifestazione musicale spontiniana aperta dall’oratore
ufficiale, l’On. Innocenzo Cappa, che tenne un’interessante relazione
sull’opera spontiniana, pubblicata poi in ambito nazionale attraverso le
pagine del Corriere della Sera.
Dopo la commemorazione di Gaspare Spontini, l’Orchestra dell’Istituto
Pergolesi di Ancona presentò un concerto musicale con un interessantissimo
programma. Tra i brani eseguiti nella nuova Sala Spontini, magnificamente
addobbata, ci furono le sinfonie de La Vestale e del Fernando Cortez, la
piccola suite, elaborata dal maestro Marini di Ancona, ed ancora le Danze
per orchestra selezionate dall’opera Fernando Cortez.
Fu ripetuta la sinfonia del Fernand Cortez e furono ascoltati altri brani tutti
“applauditissimi”, sia dai fortunati spettatori in Sala Spontini, sia dalla
popolazione che sostava nel piazzale del Municipio dove la musica era diffusa
con un megafono.
La signora Alba Angelotti, soprano, cantò, con grande trasporto, prima l’aria
de La Vestale, “Caro Oggetto”; “un’aria di Amazily”, del Fernando Cortez;
poi la romanza “Le piccole cose d’amore” di Gaspare Spontini ed infine due
ariette dal “Soires musicales” di Gioacchino Rossini.
Un film per conoscere Spontini e le sue opere
In occasione del I Centenario della morte di Gaspare Spontini, tra le
straordinarie iniziative presentate, ci fu anche la proiezione, nelle sale
99
cinematografiche italiane, di un breve documentario sulla vita di Gaspare
Spontini, per la regia di Gian Maria Cominetti.
Questo documento, con un linguaggio così popolare, riportò l’attenzione su
Gaspare Spontini e sul Fernando Cortez, qualche mese prima del recupero
napoletano del San Carlo. Si trattava di una specie di cinegiornale che, al pari
di altri filmati simili, informava il pubblico sui principali avvenimenti di
costume, politica e di cultura in genere.
Il titolo del cortometraggio era: Gaspare Spontini (1774-1851). Nel 1°
Centenario della morte. Sursum Film Roma. Regia di Gian Maria Cominetti.
Il regista Gian Maria Cominetti, con pochi mezzi e straordinaria
professionalità, realizzò alcuni cortometraggi, tra questi quello dedicato a
Gaspare Spontini, dove, in pochi minuti, illustrava sapientemente la vita,
l’arte e l’azione benefica verso il prossimo condotta dal Majolatese.
Gian Maria Cominetti era nato a Salasco (Vercelli) il 14 Dicembre 1884.
Giornalista e Regista teatrale, diresse due film durante il muto: Naufragio e
Zampa di Velluto. Documentarista, girò negli anni quaranta alcuni cortometraggi: Claudio Monteverdi, Jacopo Sansovino, Terra di pittori, Gaspare
Spontini, Il sacro monte, Giochi e feste. Alla regia di lungometraggi si avvicinò nel 1943 realizzando le versioni italiane per alcuni noti film. Lavorò
anche alla sceneggiatura di: Sangue a Ca’ Foscari e il Moschiettere fantasma.
Nel 1943 produsse: Buongiorno Madrid! e Dove andiamo Signora?
Gian Maria Cominetti è noto principalmente per i seguenti film dove collaborò a vari livelli: Il fabbro del convento,1947, sceneggiatura; Il moschettiere fantasma, 1952, sceneggiatura, soggetto; La catena dell’odio, 1955, sceneggiatura; Lohengrin, 1947, sceneggiatura; Mai ti scorderò, 1954; sceneggiatura; Sangue a Ca’ Foscari, 1946, sceneggiatura; Scadenza trenta giorni,
1944, sceneggiatura. Suggeritore di questa straordinaria iniziativa fu il Duca
Filippo Caffarelli (1891-1975) e la Signora Rosetta Petrassi, consorte del
compositore Goffredo. Il duca Filippo Caffarelli, Cittadino onorario di
Majolati, poi donò alle Opere Pie Gaspare Spontini le numerose pellicole,
oggetto della lavorazione. Oltre a Gian Maria Cominetti, regista e a Roberto
Lupi, responsabile dell’elaborazione e della Direzione musicale, ricordiamo
gli interpreti: Eva Bagni, soprano; Grazia Calaresu, soprano; Tomaso
Spataro, tenore; Walter Monachesi, baritono; Alberta Suriani, solista all’arpa;
l’Orchestra della Rai; Teresa Battaggi, responsabile della coreografia; le
Danzatrici del Teatro dell’Opera; gli attori: Graziella Graziotto, Carlo
Mazzarella, Elio Pandolfi, Lionello Zanchi; la fotografia di Francesco
Izzarelli e Giuseppe Berta; Organizzazione di Domenico Cominetti e la
direzione generale di Antonio Monfisani. Se consideriamo che il progetto e
le riprese furono condotte intorno al 1950, c’è da dire che l’uso dello strumen
to cinematografico, specialmente se contestualizzato nel periodo storico ed
economico del dopoguerra, appare mezzo estremamente moderno ed efficace,
100
almeno nelle intenzioni, ed aveva lo scopo di favorire la conoscenza del
Majolatese anche in ambiti non strettamente musicali. Il Regista Cominetti
utilizzò sia attori e sia cantanti, ma durante le riprese gli attori non
ripeterocorrettamente il testo, che non conoscevano, ma si limitarono ad
aprire la bocca e quindi il doppiaggio risultò approssimato, anche nella
versione originale. In verità, grazie alla ricerca della studentessa Sara
Palmolella, era stata documentata l’esistenza di un altro film di cultura
spontiniana dal titolo: La Vestale “Riproduzione tutta a colori dell’opera
immortale del nostro celebre maestro Spontini”, dato a Jesi nel Maggio 1909,
ma di questo film sono stati recuperati solo due fotogrammi ed alcune
locandine della “Sala Aesis, Cinematografo Ideal”.
Il Fernando Cortez del Centenario
L’anno del Centenario della morte di Gaspare Spontini, dopo le straordinarie
manifestazioni majolatesi curate dal Duca Filippo Caffarelli, si concluse con
un grande avvenimento musicale: il 15 Dicembre 1951 si inaugurava la
Stagione Lirica al Teatro San Carlo di Napoli con il Fernando Cortez.
Napoli aveva sentito il desiderio e il dovere di onorare lo studente Gaspare
Spontini, che proprio nella città partenopea aveva frequentato uno dei
conservatori musicali.
In realtà la cultura musicale italiana era stata “distratta” dal cinquantenario
della morte di Giuseppe Verdi, pertanto nei teatri ci fu una corsa a celebrare
l’anno verdiano, una gara che aveva impegnato la maggior parte degli enti
lirici e che, se non fosse stato per Napoli, avrebbe trascurato, solo
musicalmente, il Centenario della morte di Gaspare Spontini.
Il San Carlo di Napoli non aveva voluto lasciar trascorrere il Centenario della
morte di Spontini senza mettere in scena una sua opera, anzi fu l’unico Ente
lirico in Italia a celebrare, ad altissimi livelli, l’Anniversario.
L’Ente San Carlo, uno dei più importanti teatri del mondo, consapevolmente,
non volle passar sopra a questo straordinario evento, anzi l’obiettivo era
quello di presentare, primo in Italia, l’Agnes von Hohenstaufen, la cui partitura era ancora inedita in Italia.
Solo l’anno precedente, Firenze aveva messo in scena l’Olimpia, anche questa una rarità assoluta e Napoli voleva proseguire in questo cammino di riscoperta e rilancio spontiniano.
Purtroppo in Italia la partitura dell’Agnes von Hohenstaufen non fu trovata,
si dovrà attendere il lavoro del Duca Filippo Caffarelli per Firenze 1954, ma
a Napoli si volle comunque intraprendere un percorso originale. Invece della
solita La Vestale, rappresentata con una discreta frequenza e regolarità per
tutta la prima metà del secolo, si decise di mettere in scena il Fernando
101
Cortez.
Per questo motivo, Majolati e tutti gli estimatori di Gaspare Spontini
dovranno riconoscere il grande merito dell’Ente Sancarliano per aver reso
omaggio, proprio nell’anno anniversario, al Musicista, allievo del
Conservatorio napo- letano Pietà dei Turchini che a Napoli, da tempo, non
era più rappresentato. L’ultimo contatto tra la musica di Gaspare Spontini e la
città di Napoli avven- ne grazie allo straordinario Direttore spontiniano
Edoardo Vitale che, quasi dopo cento anni dalla precedente rappresentazione,
mise in scena La Vestale. Majolati ancora disconosce il grande Direttore
Edoardo Vitale, stesso atteggiamento è stato riservato a Domenico Mustafà,
ma se non fossero stati questi grandi personaggi innamorati dalla Musica di
Gaspare Spontini, di cui il Maestro Riccardo Muti è degno epigono, oggi
probabilmente il lume della memoria delle gesta spontiniane sarebbe spento
come il fuoco della Vestale nel secondo atto dell’omonima opera.
Il Teatro di San Carlo di Napoli riesumò un’opera considerata a tutti gli effetti
sepolta, per questo dobbiamo ringraziare l’Avv. Domenico Moscati,
Presidente dell’Ente San Carlo e Sindaco di Napoli, insieme al
Sovrintendente del Teatro Pasquale di Costanzo.
Il Fernando Cortez fu presentato a Napoli il 15 Dicembre 1951, sottolineando
come Gaspare Spontini fosse stato il drammaturgo ufficiale dell’Impero
francese.
I protagonisti della rappresentazione napoletana furono di primissimo piano
ed anche il Teatro, nonostante la recente conclusione del secondo conflitto
mondiale, impiegò moltissime risorse che si manifestarono anche nelle
suntuose scene.
Il Direttore fu Gabriele Santini (Perugia 20.01.1886 – Roma 13.11.1964), uno
dei più importanti Maestri del tempo.
Riguardando le fonti, questa esecuzione presenta ancora oggi un piccolo giallo
musicale legato alla sinfonia.
Fu eseguita la sinfonia originale del Fernando Cortez, del resto bellissima, o
fu inserita quella dell’Olimpia?
Infatti, ascoltando un disco che commercializza questa rappresentazione del
San Carlo del Fernando Cortez si ricava che la sinfonia eseguita sia stata
quella dell’Olimpia.
Mio padre, Domenico Palmolella, particolarmente esperto di questione spontiniane, conosceva bene anche l’Olimpia, tra l’altro era stato presente sia a
Firenze alla recita dell’Olimpia del Maggio 1950 con Renata Tebaldi, sia a
Napoli a quella del Cortez con la stessa protagonista, così come parteciperà
all’Agnese con Lucille Udovick e a La Vestale con Corelli e Callas del 1954,
ma né lui, né altri hanno rimarcato l’eventuale uso improprio della sinfonia
dell’Olimpia.
Le ipotesi sono varie, è possibile che in una prova o in una replica sia stata
102
utilizzata la sinfonia dell’Olimpia rispetto a quella propria del Fernando
Cortez, ma sicuramente si trattava di una prova di lavoro e non, immagino,
della soluzione ufficiale.
È possibile che un Direttore e Musicista così rigoroso, assistente di Toscanini
e Marinuzzi, capace di guidare, in epoche diverse cantanti impegnative come
Rosina Storchio, Gilda dalla Rizza, Conchita Supervia, Maria Callas, Renata
Tebaldi, Fedora Barbieri, Victoria de los Angeles e Leyla Gencer, tutte dive
cui chiese rigore e disciplina musicale, abbia inserito, al posto di quella
originale, la sinfonia dell’Olimpia? Per me no, questo alla prima serata non è
accaduto! È possibile che la registrazione finale abbia unito dei concerti dati
sempre a Napoli con musiche di Spontini? Quello che mi lascia perplesso è
il fatto che nessuno abbia rilevato questa anomalia.
Anche la stampa, almeno nei ritagli domestici che ho consultato, non ne
aveva parlato, pertanto credo fermamente che il 15 Dicembre 1951 fu
presentata l’opera con la sua sinfonia originale, anche se può essere stata
tentata, provata, una versione “personalizzata” e di questa ne sia stata
tramandata la registrazione.
È vero che il Direttore Gabriele Santini rivide la partitura effettuando dei
tagli che sono serviti a snellire l’opera e a renderla più compatta, ma tutto
questo si è svolto all’interno della partitura del Fernand Cortez.
La direzione del Maestro Santini è apparsa brillante, la conduzione fu piena
di energia, un cronista riportò: “Se Cortez aveva bruciato le navi, egli in un
certo senso bruciò i tempi e coprì in volata, il percorso dei tre lunghi atti,
toccando il traguardo giusto due minuti prima della mezzanotte, anche in
virtù dei poderosi tagli”.
Il lavoro del Maestro Gabriele Santini piacque perché complessivamente
aveva esaltato le migliori pagine dell’opera, assecondato da un’ottima
orchestra, estremamente preparata.
Il Teatro San Carlo di Napoli inaugurò la stagione lirica con grande
sontuosità, il Fernando Cortez si prestava a ricordare Spontini come il
creatore del grand opéra; per questo motivo si volle un allestimento scenico
con uno sfarzo straordinario, quasi d’altri tempi, artistico e singolare.
Il Regista fu Enrico Frigerio che aveva proposto uno spettacolo bello,
equilibrato, intelligente dando ampio respiro all’azione di Spagnoli e
Messicani, non mancò l’incendio della flotta che per Spontini era considerato
un episodio così importante da giungere a reclamare fino al Re di Prussia per
una regia che ne voleva fare a meno. L’allestimento di Cesare Mario Cristini
fu veramente ambizioso, degno di uno spettacolo napoleonico, le scene
furono pensate nel rispetto della tradizione dell’Ottocento.
Con il suo allestimento Cesare Mario Cristini aveva attirato l’attenzione del
mondo della lirica sul San Carlo per la scenografia straordinaria, per le scene
bellissime, suscitando anche effetti grandiosi con le immagini, le prospettive
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e i colori. Furono apprezzate dal pubblico le suntuose scene dei templi
messicani, resi suggestivi dalle sculture, dalle luci e dalle ambientazioni;
grande riguardo fu riservato ai costumi, alle luci di scena, alle coreografie,
tutti curati con opportuna attenzione.
Cesare Mario Cristini aveva presentato scene monumentali, grandiose, uno
spettacolo nello spettacolo, anche grazie all’aiuto dello scenotecnico Di Scala
e del Direttore delle luci Marino.
I costumi sfarzosi furono realizzati su bozzetti di Adriana Muojo.
La brillante coreografia di Bianca Gallizia che, nonostante alcuni tagli,
introdusse, nel secondo atto, delle magnifiche danze, ottenendo uno
spettacolo fresco, brillante e sempre fantasioso. Il corpo di ballo, presentando
i vari movimenti suggeriti dal grand opéra, suscitò l’ammirazione del
pubblico entusiasta, specialmente quando erano rappresentati i Messicani.
La Scuola di Danza del San Carlo aveva impiegato, come nel 1820, anche gli
allievi più piccoli, i bambini, che, simpaticissimi ed originali, suscitarono
fragorosi applausi perché capaci di ben figurare specialmente nel Ballo
nazionale messicano.
Le deliziose e vivaci danze, ben organizzate da Bianca Gallizia, furono giudicate piacevoli; bravissimi i solisti Wanda Clerici e Walter Zappolini,
entrambi capaci e sorprendenti per l’eleganza, l’accordo e l’armonia.
Un particolare successo suscitarono le danze del secondo atto.
Il gruppo dei cantanti era sostenuto da un’autentica diva, la voce d’angelo
Renata Tebaldi, che, nella rivalità con Maria Callas, aveva eletto il San Carlo
come palcoscenico preferito da cui riceveva sostegno e incitamento, mentre,
il Teatro alla Scala sembrava apprezzare maggiormente Maria Callas.
In realtà il problema era un altro, in quegli anni il teatro lirico italiano
vantava la contemporanea attività di un gran numero d’interpreti
straordinarie, per questo molte non ebbero quella visibilità che voci così
preziose avrebbero meritato.
L’unica interprete femminile dell’opera Amazily fu impersonata da Renata
Tebaldi, bellissima, non ancora trentenne, dalla voce fresca, spiegata e
vigorosa. Renata Tebaldi fu una passionale Amazily, credibile e drammatica.
Già nel primo atto piacque con l’aria “O mio prence”, ma nel secondo atto
Renata Tebaldi sbalordì i presenti suscitando un vero entusiasmo nel pubblico
con la nota aria: “Ella morì. Sui giorni miei deserti / Tu brilli Sol, qual astro
tutelar! Non ho più che un desio, quel di piacerti” che fu cantata con grande
personalità tanto che ottenne acclamazioni ed applausi a scena aperta; per
Renata Tebaldi si parlò di vero trionfo specialmente dopo l’indiscusso
successo con questa grande aria.
Il tenore Gino Penno, interpretò il ruolo di Fernando Cortez al meglio, ma la
presenza di molti recitativi gli impedirono di mostrare pienamente le sue qualità, però manifestò le sue ottime doti che lo rendevano un tenore di primis-
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simo piano, sostenuto anche dalla sua presenza scenica, come un vero attore.
Antagonista di Gino Penno fu Aldo Protti, baritono, efficace Telasco; mentre
Italo Tajo, basso, fu capace interprete di Montezuma, non solo come
cantante, ma vero attore nelle vesti pittoresche del re del Messico.
Riconoscimenti, in questa magnificata serata ebbero anche Piero De Palma
che interpretò Alvaro, così come l’ottimo Afro Poli, nel ruolo di Moralez;
Antonio Cassinelli, il Gran Sacerdote; i ruoli dei prigionieri furono interpretati da Augusto Romano e da Gerardo Gaudioso; il marinaio fu Gianni
Avolanti e l’ufficiale messicano Luigi Paolillo.
Lo spettacolo piacque veramente, ed ancora oggi, ascoltando la registrazione, si apprezza la buona musica di Spontini e l’ottima esecuzione, anche se,
nel 1951, fu spacciata come opera ponte tra la novità e potenza drammatica
de La Vestale e l’impegnativa Olimpia, il realtà il Cortez dimostrò la sua singolarità, la sua unicità, sia pure all’interno del percorso artistico spontiniano.
I cori preparati e diretti da Michele Lauro ebbero tantissimi elogi, ma non
poteva essere diversamente, se avessero fallito tutta l’opera ne avrebbe ricevuto un grave danno; infatti nel Cortez molte pagine importanti sono quelle
corali; il dramma espresso attraverso il sentimento delle masse, i cori dei
Messicani e degli Spagnoli hanno un impiego grandissimo.
Del Fernando Cortez napoletano furono date tre rappresentazioni; in ogni
serata, non solo in quella inaugurale, il teatro apparve accogliente, splendido,
inondato di luci e di addobbi.
Tra il pubblico c’erano personalità politiche, dell’arte e della cultura, i rappresentanti delle più importanti famiglie napoletane e il pubblico abituale del
San Carlo che riempì la sala e i palchi in ogni ordine di posti.
In particolare si registrarono le presenze dei Ministri del Governo in carica:
Mario Scelba, Leopoldo Rubinacci, Randolfo Pacciardi, Giuseppe Spataro e
tutte le autorità cittadine.
Il Teatro San Carlo era gremito in ogni ordine, ma anche per le recite successive fu difficile reperire i biglietti.
La partecipazione dei Majolatesi fu consistente; partecipò la Giunta comunale di Majolati con il gonfalone, la Reggenza delle Opere Pie ed alcuni
immancabili appassionati.
La presenza dei Majolatesi fu gradita e rilevata dalla stampa che la definì
“commovente”, infatti, accanto ai nomi delle personalità e dell’aristocrazia
fu evidenziato come i concittadini di Spontini sentissero forte l’affetto per il
grande Musicista.
Il pubblico dei melomani intervenuti a Napoli immaginava che si fosse trattato di una pietosa riesumazione a scopo celebrativo, ma già dopo il secondo
atto, e ancor più dopo lo spettacolo, aveva mutato atteggiamento, tutti furono concordi nel sostenere che si trattava di un’opera importante che merita-
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va di essere rappresentata, eseguita con una certa frequenza ed ascoltata con
grande rispetto. Il pubblico seguì ogni spettacolo, anche nelle recite successive alla prima, con attenzione, sottolineando con applausi interminabili la
fine di ogni atto, al termine della prima recita ci fu un grande trionfo per il
Maestro Santini, per i cantanti, i ballerini, il coro e tutti i partecipanti all’allestimento.
Quasi tutti i giornali, quotidiani e periodici, avevano riportato articoli o
immagini della serata di gala: evidentemente era uno dei primi avvenimenti
artistici di interesse nazionale nell’Italia del dopoguerra.
La Radio nazionale, sulla Rete Rossa, alle ore 21,00, in diretta, trasmise, dal
Teatro San Carlo di Napoli, l’inaugurazione della Stagione lirica con il
Fernando Cortez.
Per la prima volta tutta l’Italia e molti melomani in ascolto dall’estero udirono quest’opera, così attesa, così poco conosciuta.
Il Duca Filippo Caffarelli Cittadino Onorario
Il 24 Gennaio 1952 si concludeva lo straordinario ciclo delle celebrazioni
spontiniane organizzate in occasione del primo Centenario della morte del
Musicista. La giornata commemorativa iniziò molto presto ad Albacina,
paese d’origine della famiglia Spontini: presso l’originaria abitazione fu scoperta una lapide ricordo. Poco dopo ci fu il trasferimento a Majolati dove alle
ore 11,00, nella chiesa di San Giovanni, fu celebrata dal Vescovo di Jesi,
Carlo Falcinelli e da numerosi rappresentanti del clero diocesano, una messa
cantata in suffragio, con la partecipazione della corale “Schola Cantorum”.
La Filarmonica, diretta dal Maestro Italo Piccioni, presentò nuovamente, al
termine della messa, la collaudata Marcia Funebre, tratta da La Vestale, la
stessa registrata dalla radio l’anno prima. La faticosa giornata celebrativa
proseguì con maggior vigore nel pomeriggio. La banda schierata nella piazza del Comune diede il benvenuto alle autorità e ai rappresentanti politici, tra
questi il Prefetto di Ancona, Angelo Donadu. Subito dopo, in corteo, la cittadinanza e le autorità si portarono sulla tomba di Spontini dove deposero una
corona di alloro. Al termine dell’omaggio a Spontini, la Filarmonica guidò il
trasferimento al Teatro dove prima il Prof. Mattia Sassanelli, studioso romano, “presentò nella sua completezza il repertorio spontiniano alla luce di una
lettura storica della vita del Maestro”, successivamente il Sindaco Alberico
Vescovo lesse il documento con il quale la comunità majolatese conferiva la
cittadinanza onoraria al Duca Filippo Caffarelli, vero artefice dei festeggiamenti del primo Centenario della morte di Spontini. Il Duca Caffarelli, meritevole dell’encomio per aver dedicato anni di lavoro in favore di Spontini,
sinceramente commosso, rispose al grato gesto dei majolatesi con una rela-
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zione sui fatti e sugli studi più significativi legati al Centenario. Il Prefetto
Angelo Donadu e il giornalista Gustavo Traglia conclusero gli interventi con
una sintesi degli avvenimenti spontiniani avvenuti lontano da Majolati durante il Centenario. Ci fu anche uno spettacolo musicale nel quale furono riprese alcune arie del Cortez e di altre opere spontiniane.
Il soprano Orietta Moscucci presentò arie tratte da La Vestale; Lidia Nerozzi
dal Nurmahal; il tenore Del Vento dal Fernand Cortez; il baritono Sergio
Liviabella dal Milton; tutti accompagnati dalla pianista Luisa Girotti, che
cantò arie tratte dall’Olimpia. La Società Filarmonica Gaspare Spontini di
Majolati riprendeva quel repertorio spontiniano che per molti mesi aveva
ripetuto all’infinito, ricavandone sincere attestazioni di stima. Nell’intervallo
dello spettacolo musicale fu proiettato il film girato a Majolati in occasione
dell’apertura del Centenario Spontiniano e distribuito dall’Istituto Luce.
Il 31 Maggio 1959, il teatro comunale majolatese ospitò una solenne commemorazione di Gaspare Spontini da parte dell’Associazione Artistica Musicale
Marchigiana Gaspare Spontini di Macerata, presieduta dal tenore cav. uff.
Giuseppe Micucci che conduceva una personale propaganda in favore della
rappresentazione delle opere spontiniane. Il manifesto celebrativo così riportava: “Città di Maiolati Spontini. Teatro Comunale Gaspare Spontini.
L’Associazione Artistica Musicale Marchigiana Gaspare Spontini di
Macerata ha l’onore di annunciare per domenica 31 Maggio alle ore 18,00 la
Solenne Celebrazione di Gaspare Spontini. Con la partecipazione del
Maestro Cesare Valabrega, dell’Orchestra Sinfonica Pergolesi di Ancona
diretta dal Maestro Concertatore Elio Pochettini e del Soprano Milena
D’Antonio (Marchigiana). Programma: 1 Spontini. La Vestale (andante, un
poco lento, Allegro, spiritoso). 2 Spontini. Milton (Aria Scozzese). 3
Spontini. Fernando Cortez (Larghetto - Allegro). 4 Spontini.
La Vestale (Allegro brillante - Andantino cantabile - Allegro con spirito). 5
Spontini. La Vestale (romanza - Caro oggetto il di cui nome. Soprano Milena
D’Antonio).
6 Pergolesi (Sinfonia per violoncello e basso continuo. Realizzazione di
Barbara Giuranna. Solista Prof. Vitaliano Moscardi). 7 Spontini. “La Vestale”
(Inno al Mattino). 8 Spontini. Milton (Ouverture). Le musiche presentate dall’orchestra furono trascritte dal Maestro Elio Pochettini. Il Maestro Cesare
Valabrega, già titolare della Cattedra di Storia della Musica nel Conservatorio
San Pietro a Maiella di Napoli, tenne un discorso celebrativo, ritenuto interessantissimo, in quanto sembra che avesse citato elementi inediti sull’attività napoletana di Spontini.
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Il CC Anniversario della nascita di Spontini
Il 1974 fu un anno molto importante per Majolati; infatti, cadeva il CC
Anniversario della nascita di Gaspare Spontini e sia nel paese, sia nel resto
d’Italia si svolsero interessanti e numerose manifestazioni, organizzate dal
locale Comitato, ma molte altre, le più importanti, presero corpo indipendentemente dall’azione majolatese, come doveroso omaggio e tributo al
Musicista.
Il secondo Centenario della nascita di Gaspare Spontini fu celebrato da molti
teatri italiani e da associazioni musicali; tra questi ricordiamo la Rai per le
numerose iniziative, il Teatro La Fenice di Venezia proprio con il Fernando
Cortez; il Maggio Musicale Fiorentino con l’Agnese von Hohenstaufen diretta da Riccardo Muti e il Teatro Pergolesi di Jesi che contribuiva alle celebrazioni in onore del secondo centenario della nascita di Spontini inaugurando
la propria stagione lirica con La Vestale. Con lo stesso allestimento del
Pergolesi, giovedì 10 Ottobre 1974, alle ore 21, La Vestale fu eseguita per la
prima volta nel paese natale di Gaspare Spontini. Il Direttore fu Gianfranco
Rivoli; regia di Beppe De Tomasi; Maestro del Coro, Tullio Giacconi. Tra gli
interpreti: Maria Luisa Cioni, Giulia; Angelo Mori, Licinio; Bruna Baglioni,
Gran Vestale; Franco Franchi, Cinna; Giovanni Gusmeroli, il Gran
Sacerdote; Giovanni Amodeo, Console e Elvio Marinangeli, Aruspice.
Non meno interessante fu la presenza a Majolati di centoquattro militari che
componevano la Banda Nazionale dell’Arma dei Carabinieri diretta dal
famoso Maestro Vincenzo Borgia che presentarono un programma musicale
di grandissimo interesse.
L’argomento trattato, la storiografia del Fernand Cortez, non ci permette di
richiamare alla memoria tutto ciò che accadde nel nome di Spontini in questo magnifico bicentenario e negli anni limitrofi, straordinari; però meritano
di essere ricordati alcuni eventi, di notevole spessore.
Presso l’Auditorium della Rai Radiotelevisione Italiana di Roma, il 22
Gennaio 1974, fu eseguita e registrata La Vestale. Il Direttore fu Jesus Lopez
Cobos; Julia: Gundula Janowitz; La Grande Vestale: Ruza Baldani; Licinius:
Gilbert Py; Cinna: Giampaolo Corradi; Le Grand Pontife: Agostino Ferrin;
Un consul: Giovanni Sciarpelletti; Le Chef des Aruspices: Alfredo Coltella;
i complessi erano tutti della Rai: l’Orchestra Sinfonica di Roma della
Radiotelevisione Italiana e il Coro di Roma della Radiotelevisione Italiana.
Nel 1974 furono registrate anche le più modeste opere spontiniane: Milton e
Julie. Il Milton fu registrato l’11 Novembre 1974 con la direzione di Alberto
Paoletti e la troupe comprendeva: Giovanni Ciminelli, Mariella Devia,
Antonio Savastano, Carlo Micalucci e Silvana Mazzieri.
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Per il Milton l’Orchestra impiegata fu quella della Rai di Milano diretta da
Alberto Paoletti. Gli interpreti della Julie furono: Valeria Mariconda, Ugo
Trama, Giancarlo Montanaro e Amilcare Blaffard; Direttore: Bruno Rigacci.
Pochi giorni prima della messa in scena del Fernando Cortez al Teatro la
Fenice di Venezia, la Rai presentava, in forma oratoriale, il Fernando Cortez
di Gaspare Spontini, nella versione italiana di Giovanni Schmidt, presso
l’Auditorium della Rai di Torino.
Il Fernando Cortez, presentato il 2 Gennaio 1974 all’Auditorium di Torino
per la Stagione Lirica della Radiotelevisione Italiana, con successive repliche, fu un evento storico più volte riproposto sul circuito radiofonico della
Rai. Il Direttore fu Lovro Von Matacic che utilizzò la meno comune versione italiana nella traduzione di Giovanni Schmidt, datata 1820, forse per una
questione di diritti rispetto l’edizione Angelo Zanardini. Gli interpreti del
canto furono: Fernando Cortez, Bruno Prevedi, tenore; Amazily, Angeles
Gulin, soprano; Alvaro, Aldo Bottion, tenore; Telasco, Antonio Blancas
Laplaza, baritono; Il Gran Sacerdote, Luigi Roni, basso; Montezuma, Ivan
Stefanov, basso; Moralez, Carlo Del Bosco, basso; Due Prigionieri Spagnoli,
Marco Vinicio Corda, tenore, e Ubaldo Carosi, basso; un marinaio, Franco
Castellana, tenore; altri interpreti: Nereo Ceron, Guido Fabbris, Ivan Del
Manto, Ottorino Begali. Fu impiegata la gloriosa Orchestra Sinfonica della
Rai di Torino diretta dal Maestro Lovro Von Matatic e il Coro, sempre della
Rai di Torino, diretto da Fulvio Angius.
L’Opera piacque moltissimo, anche se privata dalle scene, ma questo non
interessava visto che si sarebbe prodotto un disco musicale, mentre il taglio
di alcuni ballabili lasciò un po’ di rammarico. Applauditissima fu la Sinfonia
e il canto dei prigionieri spagnoli. Allo stesso modo furono apprezzati i cori
militareschi, su passo di marcia, così come le marce del Ballo nazionale messicano e le musiche delle danze. Il Fernando Cortez di Lovro Von Matacic fu
definito un romanzo d’avventura in musica, pur rimarcando la monotonia dei
recitativi, la poca sostanza della vicenda, ma dobbiamo sempre ricordarci il
committente originario e lo scopo dell’opera. Inoltre la sola presenza femminile di Amazily sbilanciava l’opera verso le voci maschili. Ma su tutto apparve superba l’orchestra spontiniana, sbalorditiva, dotata di quattro corni, per
non parlare dell’alto numero degli altri strumenti, comprese le percussioni,
animata con grande passione dal Direttore Lovro Von Matacic; parimenti
merita un ricordo Fulvio Angius, Direttore del Coro, che nell’opera svolse un
ruolo da protagonista. Il pubblico, al termine dello spettacolo, durato circa tre
ore, espresse la più sentita soddisfazione per aver assistito ad uno spettacolo
che aveva richiamato: templi aztechi, parate militari, danze messicane, l’incendio della flotta spagnola e, per chi conosceva la storia dell’opera, anche
le cariche della cavalleria del circo Franconi.
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Il Presidente della Rai, On. Umberto Delle Fave, assicurò al Comitato
spontiniano majolatese l’interesse per il bicentenario della nascita di
Spontini. Il Presidente della Rai, che bene conosceva Spontini e Majolati,
comunicò uffi- cialmente, che in occasione dell’Anniversario, la Rai avrebbe
diffuso sulla radio nazionale due opere liriche di Spontini: il Fernando Cortez
e La Vestale. Infatti, Martedì 5 Marzo 1974, alle ore venti, la Rai, sul
programma radiofonico nazionale, all’interno di un ciclo settimanale dedicato
all’arte di Gaspare Spontini, metteva in onda il Fernando Cortez.
L’edizione trasmessa fu quella realizzata qualche settimana prima
all’Auditorium della Rai di Torino per la Stagione Lirica della
Radiotelevisione italiana con la direzione di Lovro Von Matacic e con i cantanti sopra indicati. Anche in questo caso la platea radiofonica nazionale
espresse un vivo compiacimento per questa seconda stesura del Cortez definita dallo stesso Spontini: “quasi novella creazione”; l’opera piacque, fu
apprezzata l’altissima partitura, ricca di pagine musicali stupende, così come
lo sviluppo della vicenda, i contrasti psicologici, i cori e la grande orchestra.
Il Fernando Cortez a La Fenice di Venezia
Legata alla ricorrenza del secondo Centenario spontiniano, nel giro di un
mese, furono allestite ben due ottime esecuzioni del Fernando Cortez, permettendo di allargare, insieme ad altre iniziative, la conoscenza di altri titoli
di opere spontiniane.
Per celebrare l’Anniversario della nascita di Gaspare Spontini, La Fenice di
Venezia, il teatro più bello del mondo, cercò di differenziarsi dalla tradizionale programmazione mettendo in scena il Fernando Cortez di Gaspare
Spontini, giudicata opera musicale bella e di grande effetto.
Al Maestro Francesco Siciliani si deve gratitudine per aver suggerito l’allestimento del Fernando Cortez alla Fenice, avvenimento musicale d’interesse
internazionale, tanto che La Fenice brillò per l’originalità del cartellone.
L’edizione utilizzata al Teatro La Fenice, fu la seconda versione del 1817,
con alcuni tagli particolarmente nelle danze, secondo l’Edizione Rai.
La prima recita si tenne il 31 Gennaio 1974: fu uno spettacolo straordinario,
ricco di colori.
Parteciparono il Sindaco di Majolati Franco Cascia, qualche Assessore e il
solito nutrito gruppo di appassionati majolatesi che avevano periodizzato la
loro vita in base alle opere spontiniane cui avevano assistito.
Le recite furono precedute da una dotta conferenza, ricchissima d’informazioni, di Fedele D’Amico sul Fernando Cortez.
Le date delle recite del Fernando Cortez a La Fenice furono: Giovedì 31
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Gennaio 1974, prima rappresentazione; gli altri spettacoli si tennero nei giorni: Domenica 3 Febbraio, Mercoledì 6 Febbraio, Sabato 9 Febbraio,
Mercoledì 13 Febbraio e Venerdì 15 Febbraio 1974.
Gli interpreti furono: Giorgio Casellato Lamberti, Fernando Cortez; Angeles
Gulin, Amazily; Aldo Bottion, Alvaro, fratello di Fernando Cortez; Antonio
Blancas Laplaza, Telasco; Luigi Roni, il Gran Sacerdote; Ivan Stefanof e
Alessandro Maddalena, Montezuma, re del Messico; Carlo Del Bosco,
Moralez; Marco Vinicio Corda, Carlo Padoan, due Ufficiali spagnoli; Nereo
Ceron, un marinaio; Guido Fabbris, ufficiale messicano; Ivan Del Manto,
Guido Fabbris, Ottorino Begali, Marinai.
L’Orchestra del Teatro La Fenice era diretta dal Maestro Concertatore e
Direttore Carlo Franci, uno specialista efficiente e capace di portare a termine lo spettacolo senza imprevisti.
Il Coro del Teatro La Fenice era guidato dall’esperto Corrado Mirandola.
La Regia fu di Attilio Colonnello e Luisillo; la coreografia e il balletto furono ideati da Luisillo; le scene di Attilio Colonnello.
In realtà la comune visione di Attilio Colonnello e di Luisillo, aveva unito
intrinsecamente la regia e la coreografia; le vicende seguivano uno schema di
facile comprensione, in primo piano apparivano i protagonisti, mentre i cori
degli Spagnoli e dei Messicani rimanevano sullo sfondo. Però lo spettacolo
ci fu, creato da tanti personaggi in movimento collocati sulla scena. L’azione
di Attilio Colonnello, scenografo e regista, dalla maggior parte degli spettatori
fu apprezzata, mentre da alcuni appassionati fu ritenuta forse troppo
spettacolare e decorativa. L’opera sembrava uno spettacolo quasi cinematografico, ben lontana dallo stile neoclassico ed imperiale in cui era nata,
alcuni parlarono della regia e della coreografia quasi folcloristiche. A questa
visione dello spettacolo contribuirono anche la costumista Maria Letizia
Amadei, con costumi vistosi, appariscenti, vicini allo sfarzo; Arturo Benassi,
che aveva realizzato le scene e Giobatta Gottardi, che aveva prodot- to le
sculture. La mancata esecuzione, nello sviluppo della vicenda, dell’incendio
delle navi degli Spagnoli, fu rimarcata, anche perché lo stesso Spontini
considerò sempre questo episodio come una scena fondamentale della sua
opera. Invece in questa edizione veneziana piacque, nel secondo atto, la
grande tenda del campo di Cortez, in stile neoclassico, che aveva richiamato
l’immagine delle armate spagnole-napoleoniche. Il Fernando Cortez a
Venezia ottenne un grande successo, pochi si accorsero dei tagli
prevalentemente nelle danze del secondo atto che evidentemente avevano
alleggerito la struttura e il fascino di questo primo modello di grand opéra
napoleonico. L’unica interprete femminile protagonista fu Angeles Gulin,
brava, di cui si ricorda la veemente interpretazione quando fece risuonare la
sua voce forte e sonora. Angeles Gulin, Amazily, rese con efficacia i ruoli
dell’indigena, della messicana che accetta la civiltà, il Cristianesimo; è
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l’amante di Fernando Cortez, ma è anche la patriota che ama la sua gente e la
patria. Giorgio Casellato Lamberti, Fernando Cortez, ottimo cantante,
nonostante le poche arie e una parte piena zeppa di recitativi, sfoderò il
timbro eroico del protagonista, cantando con espressione e passione, dando
complessivamente un’ottima prova. Forse la sorpresa più bella venne da
Antonio Blancas Laplaza, Telasco, baritono chiaro, la sua prestazione fu
molto applaudita ed apprezzata, specialmente per l’inflessione drammatica
data al suo ruolo. Antonio Blancas Laplaza interpretò il ruolo di Telasco
con voce da tenore, recuperando la tonalità di baritenore o sottotenore, come
erano chiamate queste voci al tempo di Spontini. Luigi Roni, basso, fu un
ottimo interprete, fece udire la sua voce tonante e adatta per incutere timore e
minacciare come prevede il ruolo del Gran sacerdote messicano; tutti i
presenti riconobbero la bella voce e la notevole esube ranza vocale.
Il veneziano Aldo Bottion, (Venezia 31.08.1933 - Montecarlo 30.03.2009),
recentemente scomparso, poteva essere considerato un esperto del Fernando
Cortez, dove più volte aveva interpretato il ruolo di Alvaro, fratello di
Fernando Cortez ed anche in questo caso fu un pilastro per il corretto svolgimento dell’opera.
Tutte apprezzabili le interpretazioni del baritono Ivan Stefanov e di
Alessandro Maddalena, che si alternarono nel ruolo di Montezuma, re del
Messico e così gli altri interpreti ben figurarono.
Il Fernando Cortez, l’espressione marziale dell’Impero napoleonico, piacque
al pubblico veneziano che sostenne con la sua appassionata presenza le sei
recite programmate, più volte lo spettacolo ottenne calorosi applausi anche a
scena aperta, l’epica, il cerimoniale napoleonico, i cori, le marce e il palcoscenico ricco d’ambientazione incantarono insieme alla bella musica di
Gaspare Spontini. Il Fernando Cortez veneziano, complice il prestigioso teatro, assunse il ruolo di avvenimento musicale d’interesse internazionale,
pochi puristi reclamarono per i tagli, specialmente nelle danze del secondo
atto, mentre per gli specialisti questa amputazione fu un problema perché si
perdeva la matrice e il fascino tutto spontiniano del grand opéra.
Tra i cantanti del Cortez di Venezia ricordiamo anche Franco Turicchi, che
partecipò all’opera tra i bassi del Coro, e Lia Petrini, componente dei soprani del Coro de La Fenice, che offrirono ai Majolatesi dei ricordi del Fernando
Cortez veneziano; tra i coristi del Cortez per l’amicizia dimostrata ai
Majolatesi citiamo anche il padovano Mario Mastella. Da questa recita nacque anche un’amicizia ed un concerto lirico.
La manifestazione si tenne a Majolati il 18 Agosto 1974 con Lia Petrini,
soprano; Antonio Ceccarelli, tenore; Luciano Corrado, baritono; Franco
Turicchi, basso; tutti accompagnati al pianoforte dal Maestro Giuseppe De
Donà, Maestro sostituto per il Cortez a Venezia; tutti offrirono un
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grandespettacolo degno delle numerose manifestazioni che si svolsero
in onore del CC Anniversario della nascita di Spontini.
Il Fernando Cortez al Pergolesi di Jesi
Nel 1983, a Majolati, si tenne una straordinaria iniziativa spontiniana; infatti, continuando il lavoro del Duca Filippo Caffarelli, dal 6 al 9 Ottobre 1983
si svolse il 3° Congresso Internazionale di studi su Gaspare Spontini.
L'importante avvenimento culturale prevedeva manifestazioni sia nella città
di Jesi, sia a Majolati. Fu un congresso vero, le relazioni portate da qualificati studiosi europei, ufficializzate successivamente in un voluminoso testo,
permisero di incrementare le conoscenze sull’arte spontiniana. Inoltre l’evento riportò l’attenzione dei teatri e degli studiosi su Spontini.
Majolati fu piacevolmente invasa da un gran numero di autorevoli studiosi
spontiniani, intervenuti al Congresso con un proprio saggio. Riportiamo solo
alcuni nomi: Don Amedeo Bricchi, Adriano Bassi, Piero Buscaroli, Giovanni
Carli Ballola, Gianni Ciabattini, Jacques Joly, Rainer Damm, Sieghart
Dohring, Geneviève Duval Wirth, Rudolf Elvers, Ludwig Finscher,
Gianfranco Folena, Rate Furlan, Anselm Gerhard, Alberto Ghislanzoni,
Jacques Joly, Leopold M. Kantner, Josef Loschelder, Ennio Melchiorre,
Norbert Miller, Jean Mongrédien, Franco Piperno, Dietmor J. Ponert,
Giampiero Tintori, Lorenzo Tozzi, Dino Villatico, Jens Wildgruber e
Agostina Zecca Laterza.
Il Teatro Pergolesi di Jesi, dimostrando vicinanza e vero interesse per la
musica di Gaspare Spontini, aprì la stagione lirica, proprio il 6 Ottobre 1983,
con il Fernando Cortez, rappresentando così per la prima volta a Jesi questa
superba, roboante e travolgente opera spontiniana, così ricca di colori, immagini e di buona musica. Il Direttore fu Carlo Franci, che già aveva diretto la
stessa opera nel 1974 al Teatro La Fenice di Venezia, ma precedentemente e
accadrà anche in seguito, aveva anche diretto La Vestale al Teatro dell'Opera
di Roma, nel Maggio 1973, e nei teatri di Parma e Modena, nel Gennaio del
1980. Fu adottata l’edizione del 1817 con la versione ritmica edizione Rai.
Questa frequentazione così ricorrente dell’opera spontiniana da parte del
Maestro Carlo Franci permise di contenere i tagli, anche se questi furono
ugualmente presenti, specialmente nel secondo atto dove scomparvero alcuni balli e ne furono introdotti altri meno rappresentati.
L’Orchestra Filarmonica Marchigiana, nonostante le difficoltà dell’interpretazione, dimostrò buon affiatamento con il Maestro Carlo Franci.
La regia della rappresentazione jesina fu di Beppe De Tomasi, che già nel
1974 si era occupato della regia de La Vestale sia a Jesi, sia a Majolati, men-
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tre le coreografie furono di Solomon Vasile e le scene di Tommaso Gomez.
Nonostante i mezzi ridotti del Teatro Pergolesi fu allestita una regia ed una
scenografia originale, dove il gioco delle luci ebbe un compito notevole, specialmente per indicare la calata del sole, l’incendio della flotta, con
ricostruzioni della città azteca e del tempio. Anche il finale, che rendeva
omaggio allo stesso Napoleone - Cortez, con la sua auto incoronazione, sia
pure confondendo le due edizioni, 1809 e 1817, fu spettacolare e molto
applaudita. Autentica diva ed affermata artista per il ruolo di Amazily fu
scelta la grande e bella cantante Adelaide Negri, già conoscitrice de La
Vestale che per meglio immedesimarsi nel ruolo visitò, per almeno due
volte, l’Archivio, Biblioteca, Museo Gaspare Spontini di Majolati.
Carlo Bini interpretò il ruolo di Fernando Cortez, mentre Walter Alberti fu
l’antagonista nel ruolo di Telasco.
Francesco Signor fu il Gran Sacerdote; l’esperto Aldo Bottion, che già conosceva bene questa parte, interpretò il ruolo di Alvaro, infine Alberto Carusi
fu l’interprete di Montezuma.
Completavano il cast: Renzo Scorzoni, Moralez; Ivan Del Manto e Michele
Chimenti, Ufficiali spagnoli prigionieri; Elvio Marinangeli, marinaio; Leo
Rossi, Ufficiale messicano.
Il corpo di ballo impiegato fu quello del Teatro di Stato di Cluj, città molto
importante della Romania e capitale della Transilvania.
All’Associazione Corale Bellini di Ancona, guidata dal Maestro Tullio
Giacconi, anche ottimo Direttore del Coro in occasione de La Vestale del
1974, fu affidato il duro compito di rappresentare il popolo messicano e le
masse dei soldati spagnoli: in entrambi i ruoli le parti per il coro furono veramente impegnative. Furono impiegati una sessantina di cantanti, oltre ai
componenti stabili del Coro Bellini, comunque dilettanti, che svolgevano
prevalentemente questa attività per la passione verso il canto lirico, furono
affiancati altri professionisti reclutati un po’ in tutta Italia.
Il Maestro Tullio Giacconi riuscì a ben addestrare il gruppo e questo protagonista interprete collettivo, così importante in questa opera, ottenne notevoli consensi.
Le scene e i costumi presentarono soldati spagnoli del XVI secolo credibili,
attorniati da altri personaggi, come giocolieri o frati che imponevano le conversioni di massa.
I messicani erano caratterizzati da grandi copricapo con penne; i balli messicani, ben registrati, videro ballerini rivestiti da un semplice perizoma.
Lo spettacolo piacque e, in tutte le tre serate, ottenne una grande partecipazione di pubblico, oltre alla recita del 6 Ottobre, le altre repliche dell'opera si
svolsero nelle serate dell' 8 e del 12 Ottobre 1983.
Intanto a Majolati e Jesi il Congresso procedeva con grande interesse; oltre
alla presentazione dei saggi, si svolse un programma musicale serale. Dopo
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la prima esecuzione del Fernando Cortez al Pergolesi, altre manifestazioni
musicali si tennero nel Teatro comunale Spontini di Majolati. Il 7 Ottobre fu
presentato il programma della Corale jesina "Pergolesiana" diretta dal
Maestro Don Roberto Vigo. Il giorno dopo, 8 Ottobre, sempre alle ore 21, al
Teatro comunale di Majolati, ci fu un "concerto di musiche teatrali" di
Gaspare Spontini con arie tratte dal Milton, Julie, La Vestale, Fernando
Cortez ed Olimpia; tra gli interpreti: i soprani Pasqualina e Lorella Palumbi,
il baritono Paolo Puddu; tutti accompagnati al piano da Marzia Formosa,
mentre il prof. Paolo Fragapane, curatore del programma, aveva preparato le
note illustrative.
The San Antonio Festival
Mantenendo una invidiabile frequenza, il 7 Giugno 1986 il Fernando Cortez
di Gaspare Spontini, nella versione originale in lingua francese, aprì, in
forma oratoria, il Festival musicale di S. Antonio nel Texas, Stati Uniti.
Il Festival, diretto da Robert Peterson, cercava di presentare anche delle
origi- nalità musicali e l’opera di Spontini lo era sicuramente. In realtà, pur
dispo- nendo di una capace orchestra e di un ottimo coro, si preferì proporre
l’ope- ra in forma oratoria, con inevitabili tagli, anche per eliminare gli
incompren- sibili recitativi. Fu data un’ampia selezione dell’opera la cui
rappresentazio- ne in forma oratoria fu chiamata Opera Gala. Purtroppo, se
non andiamo erra- ti, fu solamente la seconda rappresentazione data negli
Stati Unititi di questa magnifica opera.
La Direzione fu del solito Maestro Carlo Franci, che già si era cimentato,
oltre che in La Vestale anche nel Fernando Cortez alla Fenice di Venezia e al
Pergolesi di Jesi. L’Orchestra e il Coro erano del S. Antonio Symphony; gli
interpreti furono: Martina Arroyo, Amazily; John Alexander, Fernand Cortez;
Jerome Hines, Montézuma; Robert Mcfarland, Télasco e Neil Wilson che
cantò sia il ruolo del Gran Sacerdote, sia quello di Moralez.
Nel mese di Agosto del 1986 venne convocato a Majolati un Convegno internazionale del Comitato Scientifico di Studi Spontiniani.
Durante il Convegno, giovedì 28 Agosto 1986, al Teatro comunale di
Majolati, furono presentati altri due testi di critica spontiniana: Atti del terzo
Congresso Internazionale di studi spontiniani, che raccoglieva diciannove
prestigiose relazioni pronunciate durante il Congresso del 1983; Spontini e la
Riforma della Musica di Chiesa, di Don Amedeo Bricchi, che ricordava il
progetto di Gaspare Spontini nel veder restituito valore e prestigio alla musica sacra e liturgica, al pari di Pierluigi da Palestrina.
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Nella serata del 22 Agosto si tenne in piazza della Vittoria uno straordinario
concerto dell’Orchestra Filarmonica Marchigiana, diretto dal Maestro
Michele Marvulli. Il giorno dopo il regolare P. Armando Pierucci presentò un
concerto d’organo utilizzando lo spontiniano Callido.
Il 24 Agosto 1986, il soprano francese prof.ssa Geneviève Duval-Wirth, che
aveva portato la notizia del ritrovamento a Parigi di un inedito metodo di
canto di Gaspare Spontini, accompagnata al piano dal prof. Gianni Ciabattini,
presentò nella Chiesa parrocchiale Santo Stefano di Majolati, un programma
musicale, quasi scolastico, didascalico, con l’esecuzione, per canto e pianoforte, di una ventina di arie spontiniane.
La serata fu proprio interessante, ricca di citazioni e di notizie, quasi una
guida all’ascolto di musiche spontiniane, tra l’altro i due artisti, Geneviève
Duval-Wirth e Gianni Ciabattini, erano prima di tutto studiosi ed insegnanti,
così riuscirono a presentare all’inesperto, ma attento pubblico majolatese, in
un programma ragionato, arie da camera, romanze e brani topici delle principali opere di Gaspare Spontini.
Interessante fu la presentazione del Fernand Cortez ou la Conquête du
Méxique, sia dell’edizione del 1809, sia quella successiva del 1917. I due studiosi presentarono prima di tutto l’aria di Amazily del “primo Cortez”, 1809,
soppressa poi nel rifacimento del 1817; gli altri brani furono: Cruels, délivrez
– moi de ces appréts terribles! – Hélas! Si de ma faible vie; – il recitativo: Du
Dieu du mal e l’aria di Amazily: Elle n’est plus. Fu una grande serata, molto
partecipata, che permise di seguire, attraverso degli esempi musicali, gran
parte della vita artistica di Gaspare Spontini.
L’8 Novembre 1986, il Teatro dell’Opera di Roma aprì la stagione con
l’Agnese di Hohenstaufen con Montserrat Caballè.
L’Opera fu diffusa in diretta dal secondo canale della Televisione a cura della
Rai. L’inaugurazione della XIV stagione lirica del Teatro G.B. Pergolesi di
Jesi, la sera del 22 Novembre 1986, avvenne con la più importante opera
spontiniana: La Vestale.
Sulla tomba di Napoleone eseguito il Fernand Cortez
In occasione del CL Anniversario della morte di Gaspare Spontini, a Parigi,
fu messo in scena il Fernand Cortez. La stagione musicale 2001 - 02 del
Musée de l’Armée, sede della più grande collezione al mondo d’armi, situato all’interno dell’Hotel des Invalides, rese omaggio, con il concorso e l’appoggio della Fondation Napoléon, all’Anniversario della morte di Gaspare
Spontini allestendo l’opera che più di tutte le altre mette ancora oggi in relazione i luoghi della rappresentazione con Gaspare Spontini e Napoleone. La
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recita del Cortez avvenne in forma oratoria Giovedì 22 Novembre 2001 nella
chiesa di Saint Louis des Invalides, la chiesa dove sono appese le bandiere
tolte dai Francesi ai nemici e separata solamente da una vetrata dal Dome des
Invalides, il luogo che accoglie il sarcofago di porfido rosso con le ceneri di
Napoleone Bonaparte. Nel voler riproporre il Fernand Cortez in questo luogo
così evocativo si recuperò la memoria storica della prima rappresentazione.
Fu ricordato che l’opera nacque per volontà politica dello stesso Napoleone
e fu presentata Martedì 28 Novembre 1809, alla presenza dell’Imperatore
Napoleone, dell’Imperatrice Giuseppina, dei Re di Sassonia e Westfalia e di
altre personalità con un cast di grandissimo spessore, in gran parte tutti i precedenti protagonisti de La Vestale: Alexandrine Caroline Chevalier de Lavit
Branchu, Lainez, Lais, Dérivis e fratelli Franconi che stupirono i presenti con
una carica di cavalli. “Il Fernand Cortez - come ha scritto il Maestro Jean
Paul Penin - è senza dubbio l’esempio più rappresentativo della grande opera
imperiale che unisce la grandiosità musicale e scenica alla maestosità dei
sentimenti”. Oltre ad altre osservazioni critiche sulla splendida musica spontiniana e sul suo libretto, Penin concludeva sottolineando come “l’opera offra
una serie di elementi per la messa in scena, dall’intimo, al grandioso, allo
spettacolare: l’incendio della flotta di Cortez nella baia di Veracruz, la celeberrima carica di cavalleria, i movimenti delle folle, il ripararsi dal fuoco dell’armata, al suono del cannone e delle superbe marce napoleoniche”. I principali protagonisti della serata, particolarmente apprezzata dal numeroso
pubblico, furono: Daniel Galvez Vallejo, tenore nel ruolo di Fernand Cortez;
Fernand Bernardi, basso (baritono?) nel ruolo di Montezuma; Rafhaelle
Farman, soprano nel ruolo di Amazily; Jean Philippe Martière, basso nel
ruolo di Telasco; Jean Philippe Doubrère, basso nel ruolo del Gran Sacerdote;
Martial Defontaine, tenore nel ruolo di Alvaro. Oltre ai cantanti solisti parteciparono all’esecuzione il Choeurs de Saint Eustache e il Choeur d’hommes
Bela Bartok, l’orchestra Filarmonica da Camera Ungherese era diretta da
Jean Paul Penin. Lo spettacolo fu curato dal “Département de l’action culturelle et de la musique du musée de l’Armée” che nel sostenere il ricordo di
Napoleone rilanciò anche la musica di Spontini in occasione anniversaria.
Il Fernand Cortez per la prima volta in Spagna
Pur essendo dedicata ad un eroe spagnolo e nata dalla contingenza dell’impresa militare francese in Iberia, l’opera Fernand Cortez non era stata mai
rappresentata in Spagna, al contrario de La Vestale, che per contro era stata
eseguita con successo più volte, anche con un libretto tradotto in questa lingua. Il settimo ciclo di Concerti dell’Universidad Complutense de Madrid,
Fundación General, il 18 Gennaio 2003, grazie alla collaborazione tra il
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Direttore Jean Paul Penin, l’Orchestra - Coro della Filarmonica Transilvania
e l’Universidad Complutense de Madrid, Fundación General, presentò per la
prima volta il Fernand Cortez, opera dedicata all’eroe spagnolo e ai sui soldati. Lo spettacolo si tenne a Madrid, all’Auditorium Nazionale di Musica,
alle ore 22,30 del 18 Gennaio 2003 di fronte ad una platea curiosa di ascoltare questa musica così legata alla storia della Nazione.
Gli interpreti solisti furono: Daniel Gálvez Vallejo, tenore, nel ruolo di
Fernando Cortez; Raphaëlle Farman, soprano, Amazily; Jacques Perroni,
baritono, Telasco; Hugh Mackey, baritono, nel doppio ruolo del Gran
Sacerdote e di Morales; Fernand Bernardi, basso, Montezuma; Martial
Defontaine, tenore, Alvar. Per lo spettacolo fu prodotto anche un esplicativo
libretto, dove, dopo il nome degli interpreti e i ruoli impersonati era presentato l’argomento, una biografia spontiniana e una piccola guida all’ascolto.
Seguiva l’elenco dei brani, in francese e in spagnolo, ben divisi nei tre atti, il
tutto per facilitare l’ascolto e la conoscenza dello sviluppo dell’opera.
L’orchestra Filarmonica della Transilvania, proveniente dalla Romania,
orchestra di tradizione, si mostrò all’altezza dell’esecuzione così come il
Coro della Filarmonica Transilvania, fondato nel 1972, diede prova di maturità ed esperienza insieme al Coro Alfonso II “El Casto”.
Erfurt: una regia simbolica e moderna per il Cortez
Sabato 25 Marzo 2006, nella città di Erfurt, capitale della Turingia, fu organizzato uno straordinario evento spontiniano: la ripresa del Fernando Cortez,
ancora una volta affidata all’esperienza musicale del Maestro Jean Paul
Penin.
Per Spontini questi territori della Germania furono luoghi magici, Erfurt non
è lontana da Weimar, dove il Musicista incontrò più volte, anche per ragioni
professionali, Johann Wolfgang von Goethe; da Halle, dove diresse dei festival musicali, ricevette medaglie e la laurea honoris causa; da Dresda, dove
incontrò Richard Wagner e partecipò alla messa in scena de La Vestale.
Con Johann Friedrich Naue e l’Unione turingia – sassone furono organizzati
grandiosi festival musicali nelle città di Halle e di Erfurt dove Spontini fu
l’ospite d’onore.
Purtroppo il musicista Johann Friedrich Naue, pur dotato di idee e talento,
non disponeva del denaro necessario e lo stesso Spontini, soc- corse, di tasca
propria, la manifestazione.
Erfurt è una bella città, nota anche per la presenza di Martin Lutero. Infatti,
qui il Riformatore si laureò e decise di diventare monaco agostiniano, poi
ritornò successivamente ad Erfurt come predicatore.
Il nuovo Teatro di Erfurt, realizzato nel 2003, dopo la riunione della
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Germania, è posto nella frazione Brühl. Possono assistere agli spettacoli ottocento spettatori posti su una grande scalinata che fa assomigliare quest’unica
e funzionale sala, la platea, ad un’aula universitaria.
Ogni anno il Teatro di Erfurt, in base alle informazioni raccolte durante la
recita del Cortez, presenta dodici opere liriche diverse, almeno otto produzioni ed alcune riprese; tutto questo, insieme ad una politica dei prezzi estremamente contenuta, fa sì che ogni sera oltre ottocento persone occupino, con
entusiasmo, i posti disponibili.
Il Fernand Cortez è stato voluto dal Sovrintendente del Teatro di Erfurt Dott.
Guy Montavon, che si avvaleva della collaborazione del Direttore Artistico
per la lirica Dott. Thomas Harndt.
Erano state programmate complessivamente otto repliche dell’opera del
Majolatese.
L’Orchestra Filarmonica di Erfurt era diretta dal Maestro Jean Paul Penin,
Maestro concertatore che già a Parigi, in occasione del III anniversario della
morte di Gaspare Spontini, poi a Madrid e in una registrazione discografica
aveva affrontato con successo l’opera. Anche il Coro impiegato, molto
importante in quest’opera, fu quello del Teatro di Erfurt.
La Regia di Pierre Médecin, posta al di fuori dei canoni tradizionali, si era
avvalsa dell’uso di tecnologie e luci in forma veramente originale e di grande effetto, anche se lontana dalla tradizione.
Le scene e i costumi erano di Pet Halmen.
Alcune scene che mostravano la notte e il cielo stellato sembravano richiamarsi al noto architetto, regista e pittore prussiano Karl Friedrich Schinkel
che in una scenografia per il Flauto magico del 1815 aveva introdotto una
soluzione simile.
Gli interpreti dello spettacolo furono: Rodrigo Orrego, Fernand Cortez; Kelly
God, Amazily; Juan Carlos Mera Euler, Montezuma; Daniel Galvez Vallejo,
Telasco; Michael Tews, Gran Sacerdote; Maté Solyom Nagy, Moralez; Erik
Fenton, Alvaro; Thomas Stückemann e Maté Solyom Nagy, i prigionieri;
Christoph Dyck, un ufficiale.
Il Theater Erfurt era riuscito ad allestire una bella e piacevole edizione del
Cortez, anche se, dobbiamo mettere da parte l’immagine del grand opéra e
pensare ad un modello tutto tedesco di gestione; un teatro autarchico,
un’azienda costituita da trecentoventi dipendenti, che si occupano di tutto:
dalla vigilanza, all’allestimento, dalla compagnia di canto, ai costumi; il teatro è un’azienda che riesce in un anno, nei vari teatri e all’arena, ad allestire
ben cinquecentosessanta spettacoli, tra questi la lirica e i concerti sinfonici
occupano ben centocinquanta manifestazioni.
Entrando nel merito dello spettacolo è necessario parlare subito della regia di
Pierre Médicin e del Maestro concertatore Jean Paul Penin.
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Lo spettacolo, che poteva contare sulle macchine e sulle soluzioni tecnologiche del modernissimo palcoscenico del teatro, presentava una regia originale, allusiva, che aveva permesso di contenere i costi, ma affievoliva il fascino che si sarebbe provato assistendo ad uno spettacolo con un’ambientazione più tradizionale. Le scene, estremamente razionali ed allegoriche, erano ad
effetto e risultarono piacevoli, specialmente per chi non aveva in mente dei
modelli del teatro lirico di tradizione.
Le forti luci, fondamentali per le scene; i costumi sfolgoranti come l’oro dei
Messicani; la ricerca estrema del simbolismo avevano caratterizzato le scene
dove una struttura piramidale, prevalente, rappresentava il tempio.
Il Direttore Jean Paul Penin è da considerarsi un conoscitore esperto del
Cortez; infatti, nel 1998, produsse un disco del Fernand Cortez a Bratislava,
con l’Orchestra e Coro della Filarmonica Nazionale Slovacca.
Successivamente, mise in scena ancora l’opera Fernand Cortez, nel 2001, in
occasione del terzo cinquantenario della morte di Spontini, con il
“Département de l’action culturelle et de la musique du musée de l’Armée”.
Il 22 Novembre 2001, nella chiesa di Saint Louis des Invalides a Parigi,
prima ancora di debuttare ad Erfurt, il Maestro Penin aveva presentato il
Fernand Cortez a Madrid, nel Gennaio 2003.
Il Cortez presentato ad Erfurt, quindi poteva contare su questa grande esperienza pregressa, anche se furono adottati alcuni tagli rispetto all’edizione
“filologica”, probabilmente, necessari per agevolare il pubblico all’ascolto di
un’edizione presentata su libretto francese, specialmente per quanto riguardava i recitativi.
Lo spettacolo comunque fu gradevolissimo, spesso interrotto da applausi e da
voci di adesione, alla conclusione quasi quindici minuti di applausi ininterrotti salutarono la prima serata rivelando un consenso notevole; in particolare tra i cantanti hanno avuto riconoscimenti Kelly God, Amazily e Daniel
Galvez Vallejo, Télasco.
Nel foyer del Teatro di Erfurt era stata organizzata una mostra con le riproduzioni dei luoghi spontiniani presenti a Majolati Spontini e le immagini di
alcuni documenti e cimeli spontiniani.
Anche grazie agli ampi spazi, l’interessante mostra fotografica curata dalla
Fondazione Pergolesi Spontini, che si è avvalsa delle immagini di Adriana
Argalia e delle riproduzioni di alcuni documenti provenienti dall’Archivio,
Biblioteca, Museo Gaspare Spontini di Majolati, è servita a far conoscere
Majolati e i luoghi spontiniani.
Alla prima recita parteciparono il Sindaco di Majolati Ing. Giancarlo Carbini;
l’Assessore alla Cultura Signor Sandro Grizi; i Rappresentanti della
Fondazione Pergolesi Spontini, Maestro William Graziosi e Maestro
Vincenzo De Vivo; il Conservatore dell’Archivio Biblioteca Museo Gaspare
Spontini Marco Palmolella che si intrattennero cordialmente con i protagoni-
120
sti e i Dirigenti del Teatro di Erfurt. Oltre al debutto di Sabato 25 Marzo le
altre recite si tennero nei seguenti giorni: Sabato 1 Aprile, Mercoledì 5
Aprile, Sabato 8 Aprile, Venerdì 21 Aprile, Domenica 23 Aprile, Domenica 7
Maggio e Domenica 28 Maggio 2006.
La discografia del Fernand Cortez
In quest’ultimo capitolo indichiamo i pochi documenti discografici sul
Fernando Cortez che abbiamo a disposizione a Majolati, sono comunque
documenti preziosi che dovrebbero, insieme a quelli delle altre opere o concerti spontiniani, costituire una sezione multimediale aggiornata e consapevole, insieme agli altri contributi in video, dell’Archivio, Biblioteca, Museo
Gaspare Spontini di Majolati.
Come è avvenuto specialmente con La Vestale della Callas e di Corelli, alcune recite sono state riprodotte su diversi supporti ed edizioni, mantenendo
comunque l’originaria fonte documentaria, pertanto, di seguito, sono indicati solo i dischi più significativi per la storia musicale del Fernando Cortez.
Tre dischi del tipo miscellanea, ci ricordano il Fernando Cortez.
Il primo disco di questo genere si deve al Maestro Direttore Franco
Caracciolo che alla guida della Scarlatti Orchestra di Napoli e l’Orchestra
Sinfonica della Radiotelevisione Italiana di Napoli, registrò negli anni cinquanta il disco: Gaspard Spontini. Opera Highlights.
Limitatamente al Fernando Cortez, il disco, veramente raro e prezioso, presentava il Coro dei Prigionieri e la Danza Barbara con l’intervento del tenore Antonio Pirino; il Coro, della Radiotelevisione Italiana di Napoli, era diretto dal Maestro E. Gubitosi. Il disco fu inciso su vinile dalla Casa discografica: Colosseum Records inc. Long Playing. USA.
Il disco è una significativa citazione dalle seguenti opere spontiniane: La
Vestale, Milton, Olimpia e Fernando Cortez. Sul verso della copertina del
disco, a cura di Wanda C. Von Rudolph Ronty, c’è una breve presentazione
dell’arte spontiniana e il testo poetico dei brani incisi.
Il Maestro Silvano Frontalini, nato ad Ancona ed attivo in Germania a Trier,
oltre che direttore di innumerevoli Orchestre rumene, cecoslovacche, ungheresi e polacche ebbe il merito di aver diffuso la musica di Gaspare Spontini,
specialmente per l’Ente televisivo di Bucarest e per la Radio cecoslovacca e
bulgara, oltre che per la terza rete radiofonica Rai italiana.
Al Maestro Silvano Frontalini si deve l’idea di aver raccolto in unico concerto e conseguente disco, le più importanti sinfonie delle opere di Gaspare
Spontini, in verità era assente la Sinfonia del Pélage ou le Roi et la Paix,
brano elegante e raffinato che ebbe modo di udire Domenico Palmolella a
Roma intorno al 1940 e dopo l’ascolto la definì la più bella sinfonia musica-
121
ta da Gaspare Spontini.
Le sinfonie spontiniane dirette da Silvano Frontalini furono fissate prima su
un disco realizzato in Bulgaria dalla Balkanton, dopo la registrazione avvenuta negli Studi della Radio e Televisione bulgara, dove il Maestro Silvano
Frontalini diresse l’Orchestra “Bulgarian Television and Radio Symphony
Orchestra”. Al verso della copertina c’è una breve nota biografica spontiniana di Yanina Bogdanova.
Altra edizione dello stessa raccolta di sinfonie è stata pubblicata dalla nota
casa editrice bolognese Bongiovanni. Questa edizione, maggiormente curata,
riportava il seguente titolo: “Gaspare Spontini: Sinfonie da Opere. Orchestra
Nazionale Bulgara della Radio Televisione di Sofia. Registrazione effettuata
presso gli studi della Balkanton di Sofia nel 1983”.
Il verso della copertina riportava un saggio del Maestro Gianni Ciabattini
che, tra l’altro, aveva realizzato la revisione e la trascrizione del Teseo
Riconosciuto e de Li puntigli delle donne.
Dopo queste tre edizioni dove il Fernando Cortez era una parte del pubblicato, vediamo i pochi dischi che ci fanno conoscere l’opera.
Esiste un cofanetto con un doppio cd del Fernando Cortez del San Carlo di
Napoli realizzato, se non sbaglio, nel 2004, dalla IDIS che riporta la registrazione del 15 Dicembre 1951. Come è noto la Direzione fu di Gabriele Santini
e tra i protagonisti ricordiamo: Gino Penno, Renata Tebaldi, Aldo Protti e
Italo Tajo. Il disco è un ottimo documento, è una registrazione che tutti
dovrebbero avere perché ci trasmette un’opera di grande valore musicale. Il
primo cd contiene undici brani e il secondo dodici, il secondo atto è diviso
tra i due cd.
Come abbiamo scritto c’è un giallo per quanto riguarda la sinfonia, nessuno
mette in dubbio la registrazione, però forse la data non è esatta, comunque
rimandiamo alle considerazioni già espresse.
Anche il Direttore artistico della IDIS, Dott. Danilo Prefumo, ci ha confermato che “la sinfonia che il cd propone è quella che è stata eseguita il giorno della recita, seguendo una prassi di aggiunte, tagli, spostamenti di arie,
etc, purtroppo assai comune a quel tempo”.
Dal 1951 dobbiamo arrivare al 1974 per incontrare un altro disco del
Fernando Cortez.
Nel secondo Centenario della nascita di Gaspare Spontini a Torino, il 2
Gennaio 1974, la Rai ricordava il Musicista majolatese con una registrazione del Fernando Cortez.
Tanto per favorire il ricordo citiamo i principali personaggi ed interpreti:
Amazily - Angeles Gulin; Fernando Cortez - Bruno Prevedi; Alvaro - Aldo
Bottion.
L’Orchestra Sinfonica della Rai di Torino era diretta dal Maestro Lovro Von
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Matacic e il Coro della Rai di Torino era guidato dal Maestro Fulvio Angius.
L’opera è contenuta in due dischi di celluloide della Casa discografica: MRF
RECORDS. Ricordiamo che fu utilizzata la meno comune versione italiana
nella traduzione di Giovanni Schmidt e che la recita era destinata al pubblico radiofonico, pertanto l’esecuzione si svolse in forma oratoria.
Il cofanetto è corredato da un libretto con delle belle immagini: una copia
dell’autografo, i bozzetti dei costumi e due ritratti di Spontini.
Nella prima di copertina del libretto c’è il ritratto di Spontini del Guerin,
preso dal Bouvet; mentre nella quarta di copertina c’è il ritratto di Spontini
custodito al Museo Teatrale de La Scala, immagine che il compianto Maestro
Giampiero Tintori mi confidò di non gradire molto.
Il libretto contiene anche un saggio introduttivo ed una traduzione in inglese
di Thomas G. Kaufman.
Della stessa esecuzione esiste anche un’edizione più moderna su cd.
Dal 1974 arriviamo al 1983, a Jesi, con una importante registrazione dal vivo
al Teatro Pergolesi di Jesi avvenuta il 12 Ottobre 1983 e pubblicata su due cd
dalla New Ornamenti, casa editrice vicina alla cantante Adelaide Negri.
Il disco è stato prodotto in Argentina e nella copertina è usata la lingua spagnola, particolarmente adatta per un disco del Cortez.
Il Mestro Concertatore e Direttore fu Carlo Franci; Personaggi - interpreti:
Amazily, princesa mexicana – Adelaide Negri; Fernando Cortez – Carlo Bini;
Alvaro, Hermano de Fernando Cortez – Aldo Bottion; Telasco, principe
mexicano – Walter Alberti; Il Gran Sacerdote – Francesco Signor;
Montezuma, rey de Mexico – Alberto Carusi; Moralez, Amigo de Cortez –
Renzo Scorzoni; Due Prigionieri Spagnoli – Ivan del Manto, Michele
Chimienti; Un marinaio – Elvio Marinangeli; Un ufficiale messicano – Leo
Rossi. L’Orchestra impiegata fu la Filarmonica Marchigiana, anche se nel
disco è indicata l’Orchestra del Teatro Pergolesi di Jesi. Anche del Coro si
scrive che fu impiegato il Coro del Teatro Pergolesi di Jesi, in realtà si trattava del Coro Bellini di Ancona diretto dal Maestro Tullio Giacconi.
Ultimo disco commercializzato del Fernando Cortez è una registrazione
effettuata a Bratislava, la capitale della Slovacchia, nella grande Sala della
Filarmonica, in una serie di esecuzioni date tra il 17 e il 22 Giugno 1998.
Il Direttore fu il Maestro Jean - Paul Penin.
I Personaggi – interpreti furono: Fernand Cortez – Melena Marras, ténor;
Amazily – Cécile Perrin, soprano dramatique; Montézuma – Thierry Felix,
baryton; Telasco – Jean Philippe Marliere, basse Grand Prêtre – Jean – Marie
Lenaerts, baryton; Moralez – André Duchesse, baryton; Alvar – Martial
Defontaine, ténor; Prisonnier, Marin – François Soulet, ténor; Prisonnier,
Officier – Lucas Debevec Mayer, baryton. L’Orchestra impiegata, estremamente prestigiosa, fu l’Orchestre de la Philharmonie Nazionale Slovaque,
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così il Coro: Choeurs de la Philharmonie Nazionale Slovaque diretto da Jean
Rohnal. La Casa discografica Accord ha presentato un cofanetto con due cd.
L’esecuzione è in lingua francese.
La confezione è corredata da un libretto esaustivo che comprende anche
un’utilissima scheda biografica riservata ad ogni cantante.
Il Maestro Jean - Paul Penin, in questo momento, è il maggiore specialista di
quest’opera; infatti, abbiamo ricordato i numerosi contatti avuti con il
Fernand Cortez in Francia, Spagna e Germania, oltre al presente disco realizzato a Bratislava. Il Maestro Jean Paul Penin, nell’incontro amichevole avuto
ad Erfurt, ha confidato che sarebbe pronto a realizzare una nuova edizione,
con relativo disco, del Fernand Cortez.
Concludiamo qui la storiografia del Fernand Cortez, ma lasciamo acceso l’altare della speranza, cioè il desiderio molto concreto ed attuabile di vedere
nuovamente sul palcoscenico di un grande teatro europeo un degno allestimento del Fernand Cortez, con scene da grand opéra, completo sia dei balli,
sia dei recitativi, con un gruppo di cantanti qualificati, tra questi tutti i componenti del Coro, accompagnati da una buona Orchestra e da un eroico
Direttore. Questo sarà possibile perché il Fernand Cortez è un’opera importante, ricca di buona musica, con una bella vicenda che ancora oggi potrà
appassionare tutti i gli innamorati del Teatro lirico.
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