Il razzismo: la sua logica
Materiale dalla Rete per uso didattico
Pon Calamandrei 2011
Alcune definizioni
 Razza è un termine complesso a causa della
contraddizione con gli usi di senso comune del termine
 Non esistono razze ma una gamma continua di variazioni
fra individui dei diversi gruppi. La razza è un costrutto
ideologico.
 Differenze razziali: variazioni fisiche scelte dai membri di
una comunità o società come etnicamente significative
 Razzismo = pregiudizio basato su distinzioni fisiche
socialmente significative
 Razzista = chi crede che la superiorità o inferiorità degli
individui di una determinata razza abbia spiegazione
biologica.
Razza e scienze sociali
 Fino agli anni '60, il concetto di razza è stato distaccato
dal concetto di cultura e non se ne sono messi in
discussione né l'esistenza, né una certa consistenza dal
punto di vista biologico-ereditario anche sul
comportamento.
 In autori come Du Bois, è invece prevalsa sin dall'800 la
necessità di studiare il concetto di razza come una
costruzione sociale collegata alle pratiche del razzismo.
 Questa è anche la posizione emersa dai documenti
dell'UNESCO prodotti nel secondo dopoguerra.
Razzismo
 Termine usato per la prima volta nell’800 per
designare le teorie biologiche e politiche che
affermavano una gerarchia razziale basata su
caratteri fisici immutabili. Entra nell’uso comune
dagli anni ’30 per desrivere le teorie sulle quali i
nazisti perseguitavano gli ebrei.
 Il razzismo è un complesso ideologico e politico che
unisce valutazione negativa delle differenze e giochi
di potere.
 Il razzismo si sviluppa soprattutto in Occidente,
all’interno di stati altamente egualitari, per
giustificare i processi di colonizzazione. Alla
costruzione delle teorie razziste contribuiscono
religione, scienza e politica.
 Le teorie razziste insistono tutte sul concetto di
<<purezza>>: inclusione vs. esclusione.
“Ciò che rende il razzismo occidentale così autonomo e
rilevante nella storia del mondo è il fatto che si è sviluppato in
un contesto che presupponeva una qualche sorta di
uguaglianza tra gli uomini. Già il dogma della crocifissione
offriva la grazia a chiunque fosse disposto a riceverla, e
rendeva tutti i credenti uguali davanti a Dio. Poi si aggiunse il
concetto più rivoluzionario che tutti <<gli uomini>> sono nati
liberi e uguali e con uguali diritti nella società e rispetto allo
Stato. Se c’è un presupposto di ineguaglianza spirituale e
temporale, se esiste una gerarchia che non viene messa in
discussione nemmeno dai membri dei ranghi più bassi, come
nel sistema indiano di caste prima dell’era moderna, non si
avverte il bisogno di negare la piena umanità dei subalterni
per poterli trattare come impuri e indegni” (G. Fredrickson,
Breve Storia del razzismo).
Alcune definizioni: etnia
 Etnia: un gruppo caratterizzato da simili abitudini
culturali e concezioni sul mondo. I membri si
considerano distinti dagli altri gruppi per: lingua,
storia, stirpe, religione, stili di abbigliamento.
 Le differenze etniche sono completamente
apprese.
 Esse hanno funzione di riproduzione culturale e
sociale.
 Si basano spesso su mitologie
 Una etnia non corrisponde necessariamente a un
territorio.
 Spesso una etnia si forma per influenza del
contesto circostante.
Minoranza
 Minoranza: il concetto in sociologia non si limita
all’aspetto statistico, ma indica un gruppo svantaggiato,
unito da una forma di lealtà e solidarietà di gruppo.
 L’integrazione delle minoranze favorisce l’endogamia.
 Le minoranze nascono per: migrazioni, occupazioni,
colonialismo.
Caratteristiche delle minoranze
 Sono gruppi subordinati all’interno di società
complesse;
 Presentano aspetti fisici o culturali soggetti a
valutazione negativa da parte dei gruppi
dominanti;
 Acquistano un’autocoscienza di gruppo,
essendo legati ad una medesima lingua e
appartenenza a una storia, tradizione e
destino condivisi;
 Possono in qualche misura trasmettere alle
generazioni successive l’identità minoritaria.
Pregiudizio/discriminazione
 Pregiudizio = opinioni o atteggiamenti pre-
concetti costruiti socialmente nei confronti di
un individuo o di un gruppo.
 I pregiudizi si fondano su stereotipi,
caratterizzazioni rigide e tendenzialmente
immutabili di un gruppo.
 Discriminazione = comportamento effettivo di
esclusione, di oppressione o di limitazione
all’accesso di risorse nei confronti di un
gruppo
Fra scienza e senso comune
 “ Il noto in genere, appunto perché noto, non è
conosciuto” (Hegel, Fenomenologia dello spirito (1807)).
 L’utilizzo del termine razza è diventato sempre più un tabù
nella società contemporanea, mentre l’utilizzo del termine
razzismo è venuto a definire una serie di comportamenti e
di pratiche sempre più ampia e sempre più spesso
eccedente l’etimologia del termine.
 Il razzismo tende così a confondersi, fino a quasi a
corrispondere con il termine etnocentrismo, o con il
termine xenofobia, entrambi connotanti atteggiamenti
pressoché atemporali.
Sumner, Folkways, 1906
sull’etnocentrismo.
“Il punto di vista secondo il quale il gruppo a cui si
appartiene è il centro del mondo e il campione di misura a
cui si fa riferimento per giudicare tutti gli altri, nel
linguaggio tecnico va sotto il nome di ‘etnocentrismo’…
Ogni gruppo esercita la propria fierezza e vanità, dà sfoggio
della sua superiorità, esalta le proprie divinità e considera
con disprezzo gli stranieri (outsiders). Ogni gruppo pensa
che i propri costumi (folkways) siano gli unici ad essere
giusti, e prova soltanto disprezzo per quelli degli altri
gruppi, quando vi presta attenzione”.
Levi Strauss: l’etnocentrismo come
opposizione Noi/Loro
 L’etnocentrismo fa sì che un gruppo definisca se stesso
come rappresentante dell’umanità, in opposizione ad un
non-Noi definito come selvaggio.
 Ma l’incapacità a confrontarsi e a riconoscere l’altro è essa
stessa una barbarie-, “Quest’attitudine di èensiero, in
mone della quale i ‘selvaggi’ (o tutti coloro che si decide di
considerare come tali) vengono respinti al di fuori
dell’umanità, è proprio l’attitudine più rimarchevole e più
caratteristica di questi stessi selvaggi”.
 Il vero selvaggio è colui che non relativizza.
Levi Strauss
 E’ un atteggiamento psicologicamente solida che “tende a
riapparire in ognuno di noi quando ci troviamo dinanzi a
una situazione inattesa”
 L’etnocentrismo porta alla naturalizzazione delle
differenze…
 …ovvero alla disumanizzazione dell’Altro.
 In tal senso l’Altro è definito come metafore bestiali: ratti,
pidocchi, scimmie o con termini realitiv all’igiene: pulire,
epurare, ecc.
 L’etnocentrismo viene quindi definito come un
protorazzismo: per combattere quest’ultimo bisogna
decostruire il primo.
Il razzismo mascherato della
contemporaneità
 “il razzismo non appare mai allo stato puro, ma sempre in modo
mascherato: esse, nelle sue diverse forme, può essere mascherato o
implicato nel nazionalismo (in questa o in quella forma di nazionalismo),
nell’imperialismo coloniale, nell’etnismo, nell’eugenismo e nei campi ad
esso legati (la psicologia differenziale dell’intelligenza), o ancora nel
darwinismo sociale… Inoltre, il razzismo si presenta sempre meno sotto
forma di teoria esplicita, o sotto forma di atti flagranti accompagnati da
chiare rivendicazioni o legittimazioni, come se si trattasse, quindi, di una
dottrina razziale espressa in una serie di tesi immediatamente
decodificabili e, quindi, condannabili” (Taguieff, 1999, 47).
 Si presenta così un razzismo implicito, di matrice soprattutto simbolica,
che è difficile combattere con strumenti legali di sanzione.
 Dovidio e Gaertner (1986) parlano altresì di razzismo avversativo come
dell’atteggiamento di chi rifugge il contatto per paura di entrare in
relazione con l’Altro e dimostrare un aspetto dequalificante della
propria identità.
Il differenzialismo
 Un altro modo di esprimere il razzismo nell’età
contemporanea è il differenzialismo ovvero una ideologia
che considera le differenze culturali e soprattutto religiose
come irriducibili e radicali: tale posizione, come
sottolineano Sen e anche Colombo,è contenuta anche in
alcuni approcci multiculturalisti che mirano al
riconoscimento della diversità ma che tendono, al
contrario, a rafforzare i confini fra i gruppi culturali
presenti in un territorio.
 Il differenzialismo si esprime come etica e come politica
che si fondano sulla differenza intergruppale come
suprema valore.
Mixofobia
 Neologismo introdotto all’inizio degli anni Ottanta da
Taguieff, per indicare “attitudine e comportamento di
rifiuto nei confronti dell’incrocio, orrore delle mescolanze
tra gruppi umani, che esprime un’ossessione nei confronti
dell’impurità, e, più precisamente, della perdita di purezza
identitaria del lignaggio” (Taguieff, 1999, 115).
Discriminazione o razzismo?
 Un modo indicato da Colette Guillaumin nel 1972 per
risolvere questo dilemma è quello di considerare razzismo
“ogni atteggiamento di esclusione che assume il carattere
di permanenza”.
 In tal senso, sotto questa etichetta ricadrebbero anche
discriminazioni che non si esprimono in maniera esplicita,
ma anche discriminazioni che non hanno come fattore
principale la razza.
Razzismo: casi storici
Sociologia a.a. 2010\2011
Prof. Vincenzo Romania.
Straniero e rappresentazione
 Altro (il meteco, il barbaro o il mostro) costituisce
un elemento di narrazione costante nelle società
occidentali
 E’ una figura esterna e interna al contempo che
definisce i confini del Noi
 L’alterità non è una dimensione assoluta ma sempre
relazionale
 I pregiudizi nascono perciò sempre come
rappresentazioni dell’altro
 L’altro o lo straniero non è semplicemente
l’immigrato ma chiunque entra in un nuovo gruppo
e cerca di essere accettato in esso. Egli è perciò una
figura intellettualmente interessante che critica il
dato per scontato del gruppo in cui entra.
L’Altro e(‘) noi
 “In ultima analisi parlare degli <<altri>> è chiaramente un
modo di parlare di <<noi>>, dato che la narrazione non
può sfuggire alla polarità loro\noi che costituisce il suo
framework ineliminabile. Uno degli effetti – in ogni caso
un effetto indiretto – della narrazione è di aiutare a porre
l’attenzione su questo <<noi>> (Hartog, The Mirror of
Herodotus. The Representation of the Other in the Writing
of History, University of California Press, Berkeley, 1988.
Rappresentazioni premoderne
Romanità-Hic sunt leones. L’altro è strano:
- per inversione
- per mancanza
- per eccesso
- per combinazione o alterazione
Le Storie di Erodoto e la Storia naturale di Plinio il Vecchio, forniscono una
giustificazione in termini di superiorità razziale alle dominazioni
dell’impero romano.
Molte delle logiche utilizzate allora, ritornano nella rappresentazione
contemporanea degli immigrati ad es. nella stampa nazionale e locale.
Lo straniero è strano
 “Chi infatti credeva agli Etiopi, prima di vederli? Quale
fatto non sembra straordinario, nel momento in cui se ne
prende per la prima volta conoscenza? Qante cose non si
ritengono impossibili, prima che accadono? La potenza e
la maestà della natura in tutte le fasi del suo esplicarsi, se
la considera parzialmente e non nel suo insieme. Per non
ricordare i pavoni, e le macchie delle tigri e delle pantere,
e le screziature di tanti animali, c’è una cosa piccola a dirsi
ma enorme, una così grande varietà di linguaggi, che uno
straniero agli occhi di un altro, quasi non sembra un
uomo! (Plinio, VII, 1, 6-7)
La logica del’inversione
 “Gli Egiziani, in conformità, appunto, del clima che presso di loro è
diverso che altrove e del Nilo che offre caratteristiche insolite agli altri
fiumi, in generale hanno adottato usi e costumi tutti contrari a quelli
degli altri uomini. Tra loro, sono le donne che vanno al mercato e
praticano il commercio. Gli uomini, invece, rimangono a casa e tessono
e nel tessere, mentre gli altri popoli spingono la trama in su, gli Egiziani
la spingono in giù. Gli uomini portano i carichi sulla testa, le donne sulle
spalle. Le donne orinano ritte in piedi, gli uomini stando accucciati.
Soddisfano i loro bisogni nell’interno delle case, e prendono i pasti
all’aperto nelle strade, giustificandosi con il dire che le azioni indecenti,
anche se necessarie, vanno compiute in un luogo nascosto… Non v’è
donna che faccia la sacerdotessa ad alcuna divinità, sia maschile o
femminile; sono gli uomini che esercitano il sacerdozio per tutti gli dèi e
tutte le dee” (Erodoto, II, 35).
 Altro esempio nel nominare antipodes gli abitante dell’India nelle storie
di Plinio.
La logica della mancanza
 “Ai confini estremi dell’India, a oriente, presso la sorgente
del Gange, abitano gli Astomi una popolazione priva di
bocca, irsuta in tutto il corpo, vestita di bioccoli di cotone;
vive solo dell’aria che respira e degli odori che annusa.
Essi non si nutrono di alcun cibo né di alcuna bevanda, ma
unicamente dei vari profumi delle radici, dei fiori e dei
frutti selvatici, che si portano dietro nei viaggi più lunghi,
affinché non manchi almeno all’olfatto; un odore appena
un po’ più acuto facilmente può ucciderli” (ibidem).
Le mancanze sociali: valori e regole
 Gli ausei, gruppo etnico che Erodoto indica fra le
popolazioni libiche non conoscono la famiglia,
“possiedono le loro donne in comune, non già convivendo
con esse, ma unendosi come le bestie. Quando il bimbo di
una donna abbia preso una certa decisione di tratti, gli
uomini si radunano tutti in un solo luogo, nel terzo mese,
e colui al quale più somiglia il fanciullo viene considerato
suo padre” (Erodoto, IV, 180 e 184).
 “Gli Androfagi hanno i costumi più selvaggi di tutti gli
uomini, in quanto non rispettano giustizia, né conoscono
legge alcuna. Sono nomadi; il loro modo di vestire è simile
a quello degli Sciti ma parlano una lingua propria e si
cibano di carne umana” (ibidem, 106).
La logica della combinazione
 Va contro al principio di purezza, si esprime con termini a
differente livello di disprezzo: sincretismo, ibridazione,
contaminazione, perturbazione, imbastardimento, ecc.
 Il tema è espresso in varie figure letterarie, come
combinazione di elementi umani e animali, o nella
letteratura scientifica attraverso la figura dell’androgino:
es. Herculine Barbine, Agnese.
Rappresentazioni premoderne
Medioevo. L’Altro marginalizzato, è definito a
partire da dimensioni religiose. L’Altro fa paura per
diversità riguardanti:
 La religione (eretici, musulmani)
 La malattia e il corpo (poveri, lebbrosi, folli)
 L’identità (ebrei, stranieri)
 Il bisogno di stabilità fisica (vagabondi, erranti)
(Le Goff, Il meraviglioso e il quotidiano
nell’Occidente Medioevale, 1983)
Rappresentazioni premoderne
Rinascimento (XVI sec.)
Lo straniero come selvaggio, homines silvestres, stadio
inferiore di sviluppo della cristianità è una retorica che
spiega colonizzazioni o invasioni come processi positivi di
civilizzazione di razze o popoli ritenuti inferiori:
“Questa terra è popolata da gente tutta nuda, sia quella di
sesso maschile sia quella di sesso femminile. Non hanno né
legge, né nessuna fede, vivono secondo natura e non
conoscono l’immortalità dell’anima. Non hanno niete che
sia di loro esclusiva proprietà e tutto è comune fra di loro;
non hanno province e regni, non anno re e non
obbediscono a nessuno” (Vespucci, 1745).
Modernità e alterità
 Mania per la classificazione e la definizione
di categorie
 Aumento della distanza fra locali e
straniero e rifiuto dell’ambivalenza
(olocausto)
 Fuga dagli incontri con gli stranieri
attraverso due strategie:
 Spogliare lo straniero dall’imprevedibilità
(stereotipo
 Specializzarsi nell’arte del non incontro.
La scienza rende misurabile le
alterità
 “l’ alterità è stata spogliata della sua <<stranezza>>,
tavolta della sua irriducibilità, per essere integrata nella
temporalità propria della civiltà occidentale, sotto forma
di una diversità al tempo stesso relativa e misurabile. A
partire da qusto momento, l’alterità, da valore e qualità, è
divenuta differenza, quantificabile e suscettibile di una
<<logica descrittiva>> (Kilani, L’invenzione dell’altro. Saggi
sul discorso antropologico, Dedalo, Bari, 1997, 268).
Esempi storici di discriminazione: tre
regimi razziali
 Anti-semitismo
 Apartheid in Sud-Africa
 Schiavizzazione e discriminazione degli afro-americani
negli Stati Uniti
Cosa caratterizza un regime razzista?
(Fredrickson)
 “Un’ideologia ufficiale che è esplicitamente razzista. Chi è al potere




proclama con forza che le differenze tra il gruppo dominante e il gruppo che
viene sottomesso o eliminato sono permanenti e insormontabili”.
“Questo senso di differenza radicale e di alienazione si esprime nella
maniera più evidente e più drammatica nelle leggi che vietano i matrimoni
interrazziali.
“La segregazione sociale viene imposta dalla legge e non è soltanto il
prodotto del costume.
“Nella misura in cui la politica è formalmente democratica, i membri esterni
al gruppo sono esclusi dalla possibilità di accedere a cariche pubbliche o
persino di esercitare il diritto di voto.
“L’accesso loro consentito alle risorse e alle opportunità economiche è
talmente limitato che la maggior parte di coloro che si trovano nella
categoria degli stigmatizzati è tenuta in povertà” (105).
Anti-semitismo: origini
 Termine recente e in parte improprio, ha origine dalle opere di uno




scrittore tedesco Wilhelm Marr autore de La vittoria dell’ebraismo sul
germanesimo (1879), in cui si spiega il successo degli ebrei in campo
economico come prodotto di una natura endemicamente maligna.
Taguieff parla degli ebrei come di un caso di auto-razzizzazione: ovvero
quel tipo di processo che eleva un gruppo al di sopra degli altri. Per
assurdo, infatti, gli ebrei sono il gruppo che più si considera superiore in
quanto prima popolazione letterata urbana e che,
contemporaneamente, è stato più oggetto di persecuzioni nella storia.
Diaspora: continua migrazione > 70d.C.
Credenza di essere un popolo eletto (identità per auto-esclusione,
popolo senza territorio)
L’antigiudaismo nasce insieme al cristianesimo: “Il suo sangue ricada su
di noi e sui nostri figli” (Matteo, 27, 25).
Antisemitismo: medioevo.
 Medioevo:primi 1096 pogrom durante crociate: la lotta contro l’Islam in
Terra Santa porta un fermento anti-ebraico in Europa.
 Segregazione: usura, demonizzazione, marginalizzazione, ghetto: nel
1150 in Inghilterra vengono perseguitati perché accusati di aver ucciso e
mangiato un bambino; nel 1215 vennero accusati in Italia di mangiare
l’ostie consacrate per oltraggiarle; in tutti gli stati europei vengono
additati di stregoneria; nel 1516 con la Giudecca si inaugura l’esperienza
dei ghetti, che hanno origine dalla parola venezia gheta, butta via.
 Costruzione del capro espiatorio: accusati di essere la causa della peste
in Europa; di essere la causa della sconfitta bellica della Germania nella
Prima Guerra Mondiale; di essere alla base di molte crisi economiche e
politiche nazionali, poiché infedeli e traditori.
 Clausura come esclusione ma anche come preservazione: la diaspora,
alimentando un mito delle origini, rafforza l’identità di minoranza.
La religione alla base
dell’intolleranza
 L’Europa medievale era una <<società persecutoria>>,
sempre più intollerante non solo nei confronti degli ebrei,
ma anche dei lebbrosi e di chiunque manifestasse
convinzioni o esibisse comportamenti in odore di eresia o
di devianza, in un’epoca in cui si richiedeva conformità
religiosa e morale con più insistenza che mai prima (R. I.
Moore, The Formation of a Persecuting Society: Power
and Deviance in Western Europe, 95-1250, Oxford 1987
cit. in Fredrickson, cit., 31).
Medioevo e religione: la Spagna
 Si afferma la dottrina della limpieza de sangre,
contro mori ed ebrei. Per qualsiasi carriera era
necessario avere origini completamente cristiane.
In una versione molto meno radicale, questo è un
prodromo dello ius sanguinis.
 Gli ebrei e i musulmani vengono prima costretti
alla conversione, poi perseguitati, quindi espulsi
(1492). Stessa sorte tocca ai moriscos nel 1600.
 La religione giustifica e approva la schiavitù
coloniale come unico mezzo di redenzione per
“bestie prive di Dio” (da Todorov): la
pigmentazione viene indicata come un segno di
maledizione e benedice quindi le deportazoni.
Illuminismo e discriminazione
 Etnologia e biologia e poi la filosofia sviluppano teorie per
giustificare la differenza genetica delle razze e permettere le
discriminazioni anche in contesti di pari opportunità legislative.
 Durante l’800 si sviluppano le basi per l’antisemitismo che sfocerà
nell’Olocausto. In particolare, la filosofia di Herder ed un più
ampio spettro di nazionalismo, danno vita ad una serie di
politiche ispirate alla presentazione del Volksgeist, lo spirito del
popolo. Gli ebrei sembrano una popolazione non integrabile, nei
progetti di unificazione tedesca che si porta a compimento nel
1870. Scrive Fichte a fine XVIII sec.: “Per quanto riguarda il
conferimento agli ebrei dei diritti civili, non vedo altro rimedio se
non che bisognerebbe tagliar loro la testa e in una notte
sostituirla con un’altra che non contenesse nemmeno una sola
idea ebraica” (Fichte, Contributi per rettificare i giudizi del
pubblico sulla rivoluzione francese, 1793-4).
Antisemitismo e olocausto: XIX e XX
secolo
 L’emancipazione degli ebrei dai ghetti porta ad un generale
miglioramento della loro condizione ed alla occupazione nei
settori più prestigiosi delle società europee. Tutto ciò porta, in
tutta Europa, a forti manifestazioni di xenofobia nei loro confronti
che sfociano, non di rado, in veri e propri pogrom (dal russo,
distruzione).
 Oltre ai ben noti 6 milioni di morti dell’Olocausto, bisogna
ricordare i 500.000 ebrei maltratti in Germania prima della notte
dei cristalli (1938).
 I pogrom hanno tutta via origine in Russia sotto Alessandro II e
continuano anche durante la Rivoluzione di Ottobre, che dà
l’occasione per mascherare l’uccisione di 100.000 ebrei. I pogrom
ebraici continueranno anche dopo la seconda guerra mondiale, di
rado, come nel caso di Kielce (Polonia) ove nel luglio 1946
vengono uccisi 40 ebrei e feriti 80 dei 200 residenti.
La logica coloniale come logica di
civilizzazione
Frederick Farrar, Aptitudes of Race, 1866
distingue tre tipi di razze e atteggiamenti
psico- sociali
 I selvaggi (tutti gli Africani, gli indigeni, tute le persone di
colore esclusi i cinesi
 I semi-civilizzati (popoli come i cinesi che provengono da
una lunga esperienza di civilizzazione che al momento
attuale si considera arrestata)
 I civilizzati (europei, ariani e semiti).
La scienza medica
Deportazioni verso le Americhe
 Il primo carico di schiavi neri arriva in America ne 1503.
 Fino al 1515 gli schiavi furono comprati a Lisbona, dai
portoghesi, successivamente vennero imbarcati
direttamente dalla Guinea.
 I Paesi che organizzarono il traffico furono: Spagna,
Portogallo e Olanda, prima; Francia e Gran Bretagna poi.
 Tra il 1450 ed il 1600 la deportazione interessa 2.500
schiavi l’anno; tra il 1601 ed il 1700 raggiunge la media
annua di 18.680; tra il 1701 ed il 1800 un valore medio
anno di 61.330.
Destinazioni
 Nel XVI secolo le piantagioni di zucchero di Cuba,
Portorico, Santo Domingo e Messico, sono le principali
mete verso cui vengono fatti confluire gli schiavi.
 Nel corso del XVII le deportazioni si spostano verso
l’attuale Sud America, ed in particolare verso il Brasile che
ospita il 40% delle deportazioni.
 Negli Stati Uniti i primi schiavi arrivano nel XVII secolo e si
insediano soprattutto nella parte meridionale dello Stato.
Alla fine del Settecento vengono emanate le prime leggi
che vietano il commercio internazionale d schiavi, ma la
schiavitù viene abolito soltanto nel 1865, dopo la Guerra
civile.
United States Naturalization Law,
26/03/1790
America e discriminazione
 Segregazione degli autoctoni in riserve
 Deportazioni e schiavitù legittime fino al 1863 (800.000
deportati dal 1700).
 Con la fine della guerra civile viene anche abolita la
schiavitù nel 1865. Il passaggio viene esemplificato dalla
sez. 1 del 14° emendamento alla Costituzione americana,
approvato nel 1868:
“Section 1. All persons born or naturalized in the United
States, and subject to the jurisdiction thereof, are citizens
of the United States and of the State wherein they reside.
No state shall make or enforce any law which shall abridge
the privileges or immunities of citizens of the United
States; nor shall any State deprive any person of life,
liberty, or property, without due process of law; nor deny
to any person within its jurisdiction the equal protection
of the laws”.
Politiche migratorie statunitensi: il pericolo
giallo e la politica preferenziale
 Fino a tutto il XVIII secolo e per buona parte dell’800 i flussi sono
poco regolati e comunque sottoposti solo a controlli all’entrata
che raramente producevano l’espulsione. Tutto ciò porta ad una
migrazione prevalentemente di europei (90%).
 Dal 1847 si inaugura una politica preferenziale che accoglie certi
gruppi culturalmente più vicini, in maniera preferenziale rispetto
ad altri: il Chinese Exclusion Act del 1882 ed altri provvedimenti
anche federali contro altre popolazioni asiatiche, sono buoni
esempi al riguardo. Le migrazioni cinesi furono impedite in USA
dal 1902 al 1965.
 Una simile politica preferenziale la mise in atto anche l’Australia
nello stesso periodo, con varie leggi a carattere restrittivo che
riguardavano soprattutto cinesi e africani.
Politiche migratorie statunitensi: gli
inizi del novecento
 Nel 1907, nello stato della California in seguito alle manifestazioni
xenofobe nei confronti dei bambini giapponesi nelle scuole pubbliche
firma un accordo restrittivo sulle migrazioni dal Giappone, il
Gentlemen’s Agreement.
 Nel 1917 vengono approvati i Literacy tests, test applicati agli immigrati
che impediscono l’ingresso negli Stati Uniti agli analfabeti e di fatto
sono diretti soprattutto a contenere le migrazioni dall’Italia. L’
Immigration Act del 1917, estendeva inoltre la politica preferenziale
escludendo da coloro che potevano entrare nel territorio: “idiots,”
“feeble-minded persons,” "criminals" “epileptics,” “insane persons,”
alcoholics, “professional beggars,” all persons “mentally or physically
defective,” polygamists, and anarchists. Furthermore, it barred all
immigrants over the age of sixteen who were illiterate. The most
controversial part of the law was the section that designated an “Asiatic
Barred Zone,” a region that included much of eastern Asia and the
Pacific Islands from which people could not immigrate. Previously, only
the Chinese had been excluded from admission to the country.
Il dopoguerra
 Ad inizio anni ‘20, si aggiungono i primi provvedimenti basati sul
modello delle <<quote>>: i gruppi nazionali presenti non potevano
aumentare di più del 2% della popolazione già presente sul territorio.
Tutto ciò costituiva, ancora una volta, una forma indiretta di politica
preferenziale: ad essere favoriti erano infatti soprattutto i gruppi di più
antica presenza. Nel 1928, vengono introdotti dei decreti flussi che
prevedono un numero massimo di 150.000 immigrati l’anno, numero
che d’altro canto viene vanificato dalla crisi del ‘29.
 Sempre negli anni ‘20 si diffonde in 376 colleges americani, frequentati
da 20.000 studenti, lo studio dell’eugenetica che legittima le idee di
superiorità della razza ariana, ereditate dai regimi nazisti.
 Come reazione alla abolizione della schiavitù, negli Stati del Sud si
affermano una serie di norme altamente razziste. In tal senso, il
concetto di Jim Crowism è applicabile anche alle norme degli Stati
Federali in contrasto con la Costituzione democratica (lettura).
Sviluppi successivi
 Nel 1952, il nuovo Immigration Act per la prima volta omette
restrizioni di tipo etnico, ma prevede ancora un sistema per quote
basato sui gruppi già presenti e perciò favorevole ai gruppi
culturalmente più vicini: irlandesi, britannici, tedeschi.
 L’ Immigration and Nationality Act del 1965 mette fine alla
politica preferenziale, I Civil Rights Act dello stesso periodo
rendono, in maniera totale dal 1967, illegittimi tutti I
provvedimenti legislativi adottati negli Stati del Sud.
 Le legislazioni dagli anni ’80 in poi si basano soprattutto sul
contenimento dell’immigrazione irregolare. La condizione di vita
degli afroamericani resta inferiore a quella degli Stati meno
poveri dell’Africa e soprattutto c’è una iper-rappresentatività degli
afro-americani nelle carceri.
‘800 e Jim Crowism
 Dall’800 in poi leggi Jim Crow comportano una
segregazione di fatto nella vita sociale, politica,
economica, culturale degli afroamericani.
 Gustav Myrdhal, The American Dilemma (1947): diritti
coesistono con discriminazione di fatto (scuole, voto,
mezzi pubblici, alberghi) e con stereotipi (pigrizia, atapia,
trasandatezza, immoralità, criminalità). La tesi di Myrdhal
sopravvive al passare dei decenni.
 Condizioni di vita della minoranza afroamericana inferiori
a quelle dei paesi africani più sviluppati;
 Du Bois e Dollard, già dai prima secoli del '900 usano il
concetto di casta e quello di coloured line per esprimere il
tipo di segregazione su base razziale che investe gli Stati
Uniti.
Apartheid= segregazione
 Colonizzazione boera dal XVII sec. si basa su
schiavitù, pregiudizi religiosi.
 Segregazione: religiosa, politica, lavorativa, legale
(1948), onnipervasiva, dura fino agli anni ’90.
 La segregazione riguarda tutti gli ambiti pubblici: le
toilettes, i vagoni ferroviari, i quartieri residenziali,
le scuole.
 Dal 1948 la repressione elimina ogni forma di
opposizione politica.
 Gli uomini sono divisi in quattro categorie: bianchi,
coloured, asiatici, neri.
Apartheid2
 Apartheid terminerà per: rivolte nei ghetti
neri, pressione internazionale, cambio
culturale, resistenza interna.
 1990: dopo 27 anni, liberazione di Mandela,
leader dell’African National Congress.
 Il 27/4/94, l’ANC vince le elezioni con il 62%,
Mandela eletto presidente.
 1996 Viene approvata una nuova costituzione
fra le più avanzate al mondo e una
Commissione per la Verità e l’eredità
dell’Apartheid. Restano tuttavia problemi
Stolen generation e apartheid in
Australia
 Si riassume sotto questa forma, la politica di sottrazione sistematica

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dei figli alla popolazione aborigena australiana per tutto il periodo
che va dal 1869 al 1979. Secondo quanto statuito da diversi atti
governativi, i bambini venivano sottratti ai loro genitori per
proteggerli ed educarli cristianamente, presso alcune scuole
cattoliche a cui era pressoché impedito l’accesso ad ogni parente.
La sottrazione dei figli degli aborigeni avveniva soprattutto nelle
farms ove gli autoctoni erano occupati come indentured workforce.
La parentela e i diritti ad essi connessi venivano praticamente
annullati ad ognuno dei 100.000 bambini aborigeni che nel secolo in
questione furono sottratti: nascere da genitori aborigeni, specie se
figli di padre britannico, voleva dire nella prassi essere considerati
orfani.
La situazione degli aborigeni ricorda molto da vicino quella degli
afroamericani, in termini di successo scolastico e di inserimento nel
mondo del lavoro.
Fu soltanto nel febbraio dell’anno scorso che il Primo Ministro
australiano, Kevin Rudd, pronunciò un discorso in cui si
riconoscevano le colpe storiche dei colonizzatori nei confronti delle
stolen generations.
Il discorso di scuse di Rudd
“Today we honour the Indigenous peoples of this land, the oldest continuing cultures in human
history. We reflect on their past mistreatment. We reflect in particular on the mistreatment of those
who were Stolen Generations - this blemished chapter in our nation's history. The time has now come
for the nation to turn a new page in Australia's history by righting the wrongs of the past and so moving
forward with confidence to the future. We apologise for the laws and policies of successive Parliaments
and governments that have inflicted profound grief, suffering and loss on these our fellow Australians.
We apologise especially for the removal of Aboriginal and Torres Strait Islander children from their
families, their communities and their country. For the pain, suffering and hurt of these Stolen
Generations, their descendants and for their families left behind, we say sorry. To the mothers and the
fathers, the brothers and the sisters, for the breaking up of families and communities, we say sorry. And
for the indignity and degradation thus inflicted on a proud people and a proud culture, we say sorry. We
the Parliament of Australia respectfully request that this apology be received in the spirit in which it is
offered as part of the healing of the nation. For the future we take heart; resolving that this new page in
the history of our great continent can now be written. We today take this first step by acknowledging
the past and laying claim to a future that embraces all Australians. A future where this Parliament
resolves that the injustices of the past must never, never happen again. A future where we harness the
determination of all Australians, Indigenous and non-Indigenous, to close the gap that lies between us in
life expectancy, educational achievement and economic opportunity. A future where we embrace the
possibility of new solutions to enduring problems where old approaches have failed. A future based on
mutual respect, mutual resolve and mutual responsibility. A future where all Australians, whatever their
origins, are truly equal partners, with equal opportunities and with an equal stake in shaping the next
chapter in the history of this great country, Australia” (9/2/2008).
Bibliografia essenziale
 Colombo E., Rappresentazioni dell’Altro, Guerini, 1999.
 Fredrickson G., Breve storia del razzismo, Donzelli, Roma,
2007.
 Taguieff P.A., Il razzismo, Cortina ed., 1999.
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