Anno III, n°31 - Novembre 2014
Notiziar io de l Santuar io de l Beato Lu ig i Mar ia Monti - Saron no
sommario
Editoriale
Editoriale1-2
PER...APPROFONDIRE
Padre Monti e dintorni
Con Maria, come Maria
Giocando con Dio
3
5
15
PER...pregare
Il mio “Grazie” a Padre Monti
Preghiera per le vocazioni
Una preghiera per...
14
4
4
PER...riflettere
Le parole montiane
Parole e fuoco
Tracce per una lettera
da Saronno
14
9
13
PER...testimoniare
Riconoscere vocazioni
Emanuele e Bonifacio
12
17
PER...incontrarsi
Glossolalie6
Vita di famiglia
8
Lettere alla redazione
10
PER...conoscere
Forse non sapevate che...
La porta aperta
7
11
PER...conoscersi
La Giovinezza dei vecchi
16
Ferite e Farfalle
di Aurelio Mozzetta
“Da queste profonde ferite usciranno farfalle libere”. Di sostenuta intuizione poetica, questo verso di Alda MERINI espone, in forma apparentemente
areligiosa, la certezza della speranza.
Chi conosce la storia della Merini,
morta a 78 anni nel 2009, sa attraverso quali drammatiche lacerazioni la sua
vita sia dovuta passare; sa come lo stigma sociale avesse ferocemente intaccato il suo tessuto affettivo, relegando
lei in angoli oscuri di follia, dentro tetri
corridoi di reparti psichiatrici, deprivata
d’ogni cenno d’amore. Tutto quel percorso è lucidamente ri-disegnato negli
scritti e nella sua poesia. Nella raccolta
Il carnevale della Croce afferma:
È così diseguale la mia vita / da quello
che vorrei sapere.
Eppure al di là di ogni immondizia / e
sutura, c’è la grande speranza
che il tempo redima i folli / e l’amore
spazzi via ogni cosa
e lasci inaspettatamente viva / una
rima baciata.
Segue a pag 2
Anno III, n° 31 - Novembre 2014
Segue da pag 1
Abbiamo legato il nostro parlare
all’andamento degli umori culturali, invece di scendere giù negli abissi
dell’anima, in quell’intimior intimo meo
scoperto da Agostino e additato a tutti
come “casa di Dio”, viva e reale. Non
per nulla, la stessa Parola insegna: non
sapete che siete tempio di Dio e che
lo Spirito abita in voi e che quel tempio,
che siete voi, è santo? (1Cor 3,16-17).
La grande speranza! Con ironia
estrema e leggera, di una leggerezza
segno inequivocabile d’intelligenza,
Alda scrive: Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie
più belle amicizie. I matti sono simpatici,
non come i dementi che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati
dopo, quando sono uscita.
Tutto della sua storia ha portato la
Merini a diventare una delle voci poetiche più alte della letteratura mondiale
del Novecento. E lei confessa: io trovo
i miei versi intingendo il calamaio nel
cielo.
Pur con la bellissima forza dell’ispirazione poetica o, al contrario, con tutta
la pesantezza del travaglio esistenziale,
a un testo del 2003 in cui racconta la
propria storia (… uno spazio in cui irrompe il naturale inferno e il naturale luminoso dell’essere umano…), lei vuole
dare come titolo questa affermazione:
Più bella della poesia è stata la mia vita.
La vita. La speranza grande. Il trionfo
del bene e del bello.
La speranza non ha nulla a che
vedere con l’ottimismo né con gli andamenti statistici della maggioranza. E
allora mi chiedo quale sia il linguaggio
della speranza cristiana, di quella che è
chiamata a tenere insieme la persona
quando le ferite profonde indeboliscono animo e fede.
Penso alla mamma di Greta, 19 anni,
andata a sbattere con la macchina
contro un muro e morta sul colpo; e
penso ai giovani genitori di L, 4 anni,
che combatte con un tumore al fegato.
Ce ne sono infinite di storie così, dove
la domanda ultima è sempre quella:
Dio, dove sta? cosa fa? perché non interviene?
E penso, allora, all’enorme quantità
di sofferenza inutile, aggiunta e oppressiva, che, nei momenti di dolore, si abbatte sulle persone, solo perché mancano parole e gesti capaci di fermare
l’ondata del male; e quando eventualmente ci sono, spesso quelle parole
non fanno altro che banalizzare ciò
***
Non sto scrivendo l’editoriale per
una rivista letteraria, ma nel bollettino
di un santuario. Trovo incredibilmente
religioso il linguaggio poetico, benché
talora lontano dal “canonico” e dall’“ortodosso”. E trovo che moltissima
banalità del nostro esprimerci pastorale,
catechetico, omiletico, liturgico, nasca
dall’aver appiattito il linguaggio all’atmosfera imperante, invece di “intingere
il calamaio in cielo”…
2
che troppo gratuitamente chiamiamo
“la volontà di Dio”.
Parliamo sempre e molto a lungo di
cose che si possono o non si possono fare, secondo quanto una qualsiasi
legge prescriva. Siamo riottosi, se non
incapaci, a parlare di e con persone
che semplicemente chiedono d’essere
amate; che si leccano le ferite e non
riescono a sapere, credere e comprendere che le larve che in quelle ferite han
nidificato si trasformeranno in splendide farfalle.
Eppure, a noi è stato rivelato da un
Dio crocifisso che nessuna goccia di
dolore cade a terra invano!
Diceva San Filippo Neri: “Figlioli, siate allegri. Non voglio che non facciate
peccati, ma che stiate allegri. Lo spirito
allegro acquista la perfezione cristiana
più facilmente dello spirito melanconico.
Non voglio scrupoli, non voglio melanconia”. Lo diceva anche Padre Monti,
che riportò queste parole del santo
addirittura nelle Regole della Congregazione.
E allora sì: perché l’annuncio sia
credibile, occorre riappropriarsi del linguaggio di Dio e dei Poeti.
Aurelio Mozzetta
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Anno III, n° 31 - Novembre 2014
luigi m. monti e dintorni
Non desiderare
il carisma d’altri
Riscopri te stesso
Luigi Maria Monti nell’ottobre 1864 ritorna a Roma.
Giusto, giusto 150 anni fa. In Luigi prevale su tutto la
forza del Carisma, che egli porta in cuore e che nel
nome di lui sarà definito “montiano”.
Il Beato Luigi Maria Monti
nell’ottobre 1864 ritorna a Roma.
Giusto, giusto 150 anni fa.
Nella città eterna, l’esercito
francese, che vi stazionava per la
difesa del Papa sin dal 1848, dopo
la caduta della Repubblica Romana,
per accordi segreti intavolati con
Cavour già dal 1861, smobilita. Sono
i presupposti della “Questione
Romana”.
In Luigi prevale su tutto la forza
del Carisma, che egli porta in cuore
e che nel nome di lui sarà definito
“montiano”. La sua affermazione,
che troviamo a pagina 49 della
Storia Generale dei Figli Immacolata
Concezione: “colà eravi un campo
molto più vasto e più comodo a
saziare i suoi desideri di aiutare a
sollevare notte giorno il prossimo
infermo”, ci fa capire quanto fosse
potente la spinta che lo Spirito ha
lasciato in lui.
quel gruppo; sa come organizzare e
distribuire il pesante lavoro, ascoltare
e agire. Sarà accusato di essere
superbo, ingrato, ribelle, e infine
allontanato alla dépendance di Villa
Corsini a curare cronici, distribuire
medicinali e insegnare ai piccoli della
zona.
Ci resterà, praticamente isolato,
dal 1866 al 1868.
Tutte le difficoltà sin qui esaminate
ci suggeriscono come i Cappuccini,
benché altissima espressione del
cristianesimo, siano privi dello
specifico Carisma che invece
staziona nei Figli dell’Immacolata
Concezione. Questa è la ragione
principale perché non riuscirono
a far volare alto l’ideale dei nostri
giovani frati. Non potevano riuscirci:
lo Spirito a loro ha destinato un altro
Carisma, santo e bellissimo, ma non
quello della cura degli infermi che
richiede competenze e formazione
diverse.
Se ci fosse qualche dubbio su
come lavora lo Spirito Santo, questa
è l’ennesima prova.
Se il gentile lettore, con pazienza,
ha sin qui seguito la storia di Luigi
Monti, dovrà tuttavia ammettere, un
certo accanimento verso il nostro
Beato.
Sono azioni promosse da persone
in sé buone, ma che riescono a
fare tanto male. Tutto perché non
si considera, non si vuole vedere,
che alcuni uomini come Luigi Monti,
siano spinti direttamente da Dio.
Inutile tentare di fermarli: si creano
ritardi e sofferenze, ma alla fine sono
loro a brillare nella galassia dei santi.
Ciechi, abbiamo tante colpe,
commesse nel nome di Cristo, da
scontare. Speriamo tanto nel Suo
perdono. Non temere.
Marco
Padre Monti posa al centro con l’abito della Congregazione, azzurro con
fascia bianca, subito prima che questo sostituisse (25 marzo 1885) il primitivo
saio, che era stato imposto dai cappellani cappuccini.
All’Ospedale di Santo Spirito,
i due frati cappuccini preposti alla
vita spirituale, si contendevano lo
stile con cui comandare i Fratelli
Ospitalieri.
Uno dei due, padre Angelo dal
Tufo, è un integralista: intolleranza,
obbedienza, vita ascetica, è quello
che vuole. L’altro padre Francesco
da Porto Maurizio è più tollerante,
paziente; ma per ambedue è unico il
desiderio di determinare il destino di
quei giovani al servizio degli infermi.
Come
potete
facilmente
immaginare, vittima di questo
conflitto sarà proprio Luigi. In effetti,
egli è l’unico in grado di dirigere
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Pe r . . . pre
Anno III, n° 31 - Novembre 2014
ga
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preghiera per le vocazioni
Con la mia chiesa, spero
Pe r . . . pre
QUANDO RIDURRANNO la mia Chiesa al silenzio,
spero che la mia Chiesa canti.
QUANDO PROIBIRANNO alla mia Chiesa di cantare,
spero che la mia Chiesa annunci almeno con i gesti.
QUANDO ACCUSERANNO la mia Chiesa di sovversione,
spero che la mia Chiesa profetizzi.
QUANDO RINFACCERANNO alla mia Chiesa i suoi difetti,
spero che la mia Chiesa li riconosca.
QUANDO MALEDIRANNO la mia Chiesa,
spero che la mia Chiesa sappia benedire.
QUANDO SPOGLIERANNO la mia Chiesa,
spero che la mia Chiesa non si vergogni di essere nuda.
QUANDO PENSERANNO che la mia Chiesa sia sepolta,
spero che la mia Chiesa dia prova di risurrezione.
re
ga
Padre Zezinho
una preghiera per...
“La preghiera, figli e fratelli miei carissimi,
apre il tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti
PER I DEFUNTI:
PER GLI AMMALATI: il beato
Monti interceda per loro:
- per papà. Alla fine di agosto ha
avuto una crisi e pareva non farcela,
poi è riuscito a superarla. Verso il 20
settembre nuovo peggioramento, poi
superato. Il cuore è forte, ma ridotto
in condizioni penose; per fortuna, anche con l’aiuto di sedativi, non si rende
conto della situazione… anche se, in
questi ultimi giorni, mi è parso soffrisse
di più.
- per un bambino di 4 anni che
da quando è nato sta lottando con la
morte per una malattia nuova e rara. Si
chiama L. e fino ad oggi la mamma, cui
ho inviato un santino di Fratel Emanuele
Stablum, attribuisce la resistenza del
bambino che vuole vivere a tutti i
costi al Servo di Dio Emanuele. Da
ieri una mia consorella si è unita a
me per una novena, perchè speriamo
il miracolo dal vostro Confratello e
siamo fiduciose che se anche voi
pregate questo accadrà, non come
magia bensì come una risposta di Dio
ai poveri che lo invocano.
PER CHI SOFFRE:
- Le ruego oraciones y si es posible
hacer cadenas ya que el jueves 9
me haràn una cirugia cardiovascular,
remplazo de vàlvula aòrtica. Estoy
preparado, mañana hago confesiòn
general y recibo la unciòn de los
enfermos. Pido al Señor aumentar la
fe y la fortaleza para ser testimonio de
Cristo. Marìa como Madre seguro me
acompañarà. Un abrazo grande y mis
recuedos de la tumba del P. Fundador.
- Dina, 62 anni, mia compagna di
scuola. Da bambini giocavamo insieme nella piazzetta dove stavano le
nostre case. Morta il 30 settembre
dopo lunga malattia. Signore, perché?
- Carlo, 80 anni, papà di Duilio, morto
il 25 settembre, dopo due mesi di malattia.
- Varkey Thekkemangalam, papà
del nostro confratello P. Sibi (India), morto la notte dell’8 ottobre.
- Marie, la nonna del nostro P.
Michel, morta lo scorso 10 ottobre, a 80 anni, a Kinshasa.
- Antony Jospeh Kochuparambil,
papà di P. Varghese,morto in India,
il 14 ottobre.
- Greta, 19 anni, deceduta la notte
del 18 ottobre, in un incidente stradale.
- Giovanni, 83 anni, zio di Angela,
morto il 21 ottobre in ospedale a Saronno.
- Giovanni, 83 anni, zio di Angela, morto il 21 ottobre in ospedale a
Saronno.
Inviateci le vostre intenzioni di preghiera a: [email protected]
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Anno III, n° 31 - Novembre 2014
con maria, come maria
Maria, maestra della
mia preghiera personale
La preghiera del cristiano è un dono di Dio, un’alleanza
con Lui e, non ultimo, una comunione intima con
il Creatore Padre. Come in famiglia, l’uomo deve
comunicare con suo Padre in ogni semplicità e verità.
La preghiera del cristiano è un
dono di Dio, un’alleanza con Lui e,
non ultimo, una comunione intima
con il Creatore Padre. Come in
famiglia, l’uomo deve comunicare
con suo Padre in ogni semplicità e
verità.
La preghiera di Maria può ispirare
la preghiera del cristiano che io sono.
Prima di tutto questa preghiera
è ascolto, silenzio, meditazione e
orazione.
La preghiera di Maria nel
vangelo di Giovanni è prima di tutto
intercessione: non hanno più vino
(Gv 2,3), prima ancora di parlare ai
servi: fate tutto quello che vi dirà
(Gv 2,5)!!! Maria intercede presso il
Figlio per quella giovane coppia in
difficoltà, esattamente come fa per
tutti i suoi figli, dei quali ha ricevuto
la maternità sotto la croce (Gv
19,26-27). Maria prega per gli sposi
e pregherà anche con i discepoli del
figlio suo al cenacolo (At 1,14): lei ci
La Scrittura ci parla infatti
della sua attitudine di ascolto e
d’accoglienza della Parola di Dio il
giorno dell’annunciazione (Lc 1,2638); ci fa poi capire che, durante tutti
gli eventi della nascita e dell’infanzia
del figlio, Maria conservava tutto nel
suo cuore, meditando (Lc 2,19).
La preghiera di Maria è anche
lode, adorazione e azione di grazia.
Infatti nel canto del Magnificat
che Luca mette in bocca alla Vergine,
troviamo meravigliosamente riunite
insieme tutte le forme di preghiera;
ciò che fa di questo testo il più
grande canto di riconoscenza e di
vittoria delle Sante Scritture.
Maria riconosce e canta le
meraviglie della grandezza, della
potenza, della bontà e della
misericordia di Dio non soltanto per
sè, ma anche in favore di Abraham
e della sua discendenza per sempre
(Lc 1,55).
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inizia a questa forma di preghiera per
e con la miseria degli altri.
La preghiera di Maria costituisce,
infine, la sorgente della sua vita di
relazione personale con Dio che l’ha
creata e scelta; questo Dio di cui Ella
è FIGLIA, MADRE e SPOSA.
La vita di Maria nelle preghiera
è in armonia con queste parole di
Sant’Agostino: Cantate con la voce,
cantate con il cuore, cantate con
la bocca, cantate con la vostra
condotta santa. Cantate al Signore
un canto nuovo… Siate voi stessi
quella lode che si deve dire; e sarete
la sua lode, se vivrete bene.
P. Emmanuel Mvomo
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Anno III, n° 31 - Novembre 2014
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glossolalie: appunti, ricordi e saluti dal mondo
Echoes from Rome
Io credo che la bellezza del
mondo stia nella sua varietà.
Essa non è accidentale, ma pensata
e voluta dallo stesso Creatore, con
saggezza e amore.
È questo che sto vivendo a Roma,
considerata da alcuni come città
chiastica.
Per il primo semestre seguo
sette corsi, con sette professori di
differente nazionalità, da quattro
continenti. C’è un corso in cui
siamo 25 iscritti da 16 nazioni e
da sei continenti. È sempre bello
confrontarci dopo la lezione, per
provare a contestualizzare quello
che abbiamo imparato.
Mi sono iscritto alla Pontificia
Università Gregoriana. Fondata nel
1553, essa è conosciuta nel mondo
non solo per l’eccellenza accademica,
generatrice di grandi uomini, ma
anche per la sua internazionalità:
forse l’università più internazionale
del mondo. La fama si fonda proprio
su tale dimensione supernazionale.
In quest’anno accademico 2014/2015
siamo di 125 nazioni.
L’apertura ragionevole verso
l’altro è sempre un guadagno.
Dal primo giorno in cui vi
sono entrato, per l’iscrizione,
sono stato colpito dall’apertura
e dall’accoglienza di coloro che
incontravo. In ogni ufficio trovavo
accoglienza umana e tanto feeling.
Con gli stessi titoli, i miei excompagni del primo ciclo di teologia
studiano ovunque in Europa, in
Canada e in USA. Non dimentico
che durante l’ultimo anno di studio
per il Master in teologia senza
specializzazione, l’ex-decano della
Facoltà Teologica dell’Università
Cattolica di Parigi, Prof. Henri Gagey,
mi aveva offerto la possibilità di
iscrivermi per un doppio dottorato
all’Università Cattolica e alla Sorbona.
Durante l’iscrizione alla Gregoriana,
nella segreteria generale, hanno
riconosciuto subito il mio Master,
rilasciato dalla “Duquesne University
of the Holy Spirit” di Pittsburg (USA).
Nello stesso giorno ho incontrato
un canadese, un croato, un messicano,
una vietnamita e, spontaneamente,
abbiamo cominciato a chiacchierare
tra noi, come vecchi amici.
Alla Gregoriana si parla sempre
di comunità universitaria: il corpo
professorale, lo staff non accademico
e gli studenti, fanno una comunità.
È raro qui trovare un elenco
nominativo con tre cognomi
successivi della stessa nazione,
iniziando anche dalla più alta autorità:
cancellieri, rettore, decani, presidi,
direttori, studenti… Si può sempre
percepire il vero senso dell’autorità
ecclesiale, che significa servizio e
non potere.
La differenza vissuta bene è una
ricchezza.
Prima di trasferirmi a Roma, avevo
provato a iscrivermi alla Facoltà
Teologica di Milano per la licenza,
ma non ce l’avevo fatta, poiché i
miei titoli accademici non sono stati
riconosciuti.
La Gregoriana è consapevole
della diversità dei programmi di
teologia, e non tutte le facoltà del
mondo hanno affiliazione con le
università pontificie; per questo, al
fine di verificare gli studi precedenti,
si è previsto un esame d’ammissione
al secondo ciclo. Esso consiste in
due ore di scritto e dieci minuti di
6
P. ELVISE, che faceva parte della
Comunità di Saronno, è stato
trasferito a Roma, per completare
gli studi teologici alla Gregoriana.
Riportiamo alcuni echi dei suoi
primi giorni in quella famosa
Università.
orale. Mentre a Milano mi avevano
chiesto di rifare un intero anno per
ottenere il loro baccellierato, prima
di passare al secondo ciclo, qui alla
Gregoriana mi sono bastate due ore
e dieci minuti.
Per l’esame di ammissione
al secondo ciclo eravamo una
quarantina, e alla fine mi son detto:
“e se ci fossimo tutti presentati alla
facoltà di Milano?”. Forse saremmo
stati ammessi come uditori!
Si può ridurre la conoscenza alla
carta stampata? Dobbiamo correre
il rischio ragionevole di lasciarci
sorprendere dalla bellezza della
varietà. L’epoca della diffidenza
verso una cultura sconosciuta - da
noi - è superata e bella che morta!
Fr. Elvise Lukong
P e r . . . co
Anno III, n° 31 - Novembre 2014
no
sce r e
forse non sapevate che... Breviario di curiosità montiane
Non mi sento di lasciare questa pelle senza aver fatto qualcosa di buono
Desidero presentarvi la figura di Luigi PREMOLI, che da religioso montiano prese il nome di
Fratel ARISTIDE. Di intelligenza brillante, fu avviato agli studi e raggiunse il diploma magistrale,
diventando così il primo Maestro abilitato della Congregazione.
Nel 1915, allo scoppio della Grande Guerra, dovette lasciare l’insegnamento e partire soldato.
Luigi Premoli, fratel Aristide
Desidero presentarvi la figura
di Luigi PREMOLI, che da religioso
montiano prese il nome di Fratel
ARISTIDE.
Era nato a Saronno il 27 settembre
1888. Dopo la morte dei genitori, a
11 anni fu l’ultimo orfanello accolto
personalmente dal beato Fondatore,
Luigi Maria Monti, nella casa di
Saronno.
Aveva una sorella maggiore,
GIACINTA, divenuta Suora delle
Missionarie del Sacro Cuore, fondate
da santa Francesca Cabrini: a lei
restò sempre legato da profondo
amore.
Di intelligenza brillante, fu
avviato agli studi e raggiunse il
diploma magistrale, diventando
così il primo Maestro abilitato della
Congregazione.
Nel 1915, allo scoppio della
Grande Guerra, dovette lasciare
l’insegnamento e partire soldato.
Per ben 47 mesi visse da militare
al fronte, prima sulle montagne del
Trentino e poi in Albania.
Gli scritti e le lettere da lui
inviate dalle zone di guerra sono
stati raccolti e pubblicati nel 1994
da P. Pietro Carrazza, nella collana
“Interpreti di Padre Monti”, al num.
6: “Fratel Aristide Premoli. Lettere e
memorie dal fronte”.
Questo nostro Confratello morì
a Saronno a 60 anni, il 27 settembre
1948, nello stesso luogo, nello stesso
mese e nello stesso giorno della sua
nascita!
dalle lettere
dal fronte al
Superiore Generale
Torino, 30 aprile 1918
Paternità Reverendissima,
… io, salvo la soma quotidiana,
tiro innanzi, sempre sperando nel
meglio … se non cambieranno le
condizioni mie, giacchè si ripete
la voce che sarò di nuovo inviato
al fronte.
Mi sforzerò di rendermi meno
indegno delle benedizioni del
Signore, che sole, fino a oggi,
valsero a liberarmi da tre anni di
pericoli.
E confido anche nelle preghiere
di V. P. e nella vostra Benedizione
che mi ottenga di poter ritornare
alla Congregazione ancora atto
a qualche cosa di utile perché,
dicendo il vero, non mi sento
di lasciare questa pelle senza
l’aver ancora tentato di produrre
qualche cosa di buono per me e
per gli altri. Lo spero di cuore e
con fede!
... a spulciar gli archivi e rimescolar le carte della storia, per sapere...
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Anno III, n° 31 - Novembre 2014
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vita di famiglia
1° OTTOBRE
Giorno di Padre Monti
Insieme ai religiosi della Comunità,
agli 8 giovani Fratelli venuti a Saronno
per lo stage di preparazione alla
Professione finale di voti, agli Amici
di Padre Monti ed ai Fedeli, abbiamo
celebrato il ricordo della morte del
Beato Fondatore, affidando a Lui tutti
i Fratelli della Congregazione.
VOCAZIONI
Nuovi Sacerdoti Montiani
P. Manoz Kumar Buddarapu,
indiano, è stato ordinato il 16 ottobre
scorso nella chiesa della Casa
Generale in Roma - P. Antonio Un
Am YEO, coreano, sarà ordinato a
Suwon, Corea del Sud, il 7 novembre
2014.
8
Anno III, n° 31 - Novembre 2014
IN ALBANIA
Nuova cappella inaugurata
alla presenza del Papa
Ecco la bellissima immagine della
NUOVA CAPPELLA dell’Università
Nostra Signora del Buon Consiglio di
TIRANA, inaugurata con la presenza
di Papa FRANCESCO, nel giorno
della sua visita in Albania, lo scorso
21 settembre 2014.
IN POLONIA
Mostra fotografica
sul beato Luigi Monti
Pe r . . . ri f
Una
impegnativa
Mostra
FOTOGRAFICA sul Beato Luigi
Maria Monti, è stata organizzata dal
Sig. Krzystof Ninard, nella città di
RADOM, Polonia, presso la Galleria
“Resursa”, dall’8 al 21 ottobre scorsi.
le
r
tte e
parole e fuoco
Oggi in bicicletta
Oggi in bicicletta,
Prendo questo sorriso,
pedalo e saluto,
e pedalo lento, verso casa,
svelto.
non ho p iù fretta.
Sole di autunno
scalda la città
nel mattino.
Gente in p iazza,
odore di cose buone da
mangiare,
bancarelle.
Lui sulla sedia a rotelle
si fa largo come può,
sorride.
9
...con l’impegno di parlare
bene e gettare semi di parola
fecon di, capaci di donare
bellezza e vita; di far risorgere
le parole per la relazione;
e anche di combattere la
marea di grezza volgarità che
vorrebbe inon darci a unico
beneficio di chi cerca soldi e
brama potere ...
Pe r . . . i nc
Anno III, n° 31 - Novembre 2014
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i vostri messaggi: e-mail e lettere dal mondo
Lettere alla redazione
Dove anch’io
posto il Cuore
ho
*Carissimo,
sottoscrivo
perfettamente il tuo Editoriale che
ho letto e meditato alla luce della
mia non breve esperienza di vita e
“famiglia” con i Concezionisti, di cui
mi sento e sono figlio anche a 72 anni
suonati! Come non concordare con
te sulla piccola grande storia che fai
del luogo in cui, dal Natale 1961, col
mio - e di tantissimi altri orfani - “papà”
Fratel PEPPINO POLIMENO, anch’io
ho posto il cuore, “rifugiandomi” da
Voi e sentendomi sempre a casa
mia? Un saluto a tutti, ma stavolta
in particolare al buon fr. Corrado
Blundo, a cui certamente l’esperienza
saronnese sarà gratificante per i
frutti prossimi venturi che ci darà! Ti
abbraccio. B
“noto” ogni posto, angolo, stradine,
le Chiese, la Cattedrale, il Municipio,
l’Istituto Maria Immacolata “lassù”, ci
sono andato a piedi, anzi ho girato
tutto a piedi. Nel vedere quella
struttura ho avuto “un nodo alla gola”
devo confessarlo! Sentivo come
le voci dei miei compagnetti... Di
fronte, da quell’antico palazzo, vi era
qualcuno che suonava il pianoforte
(si esercitava verosimilmente) bene!
Anche a quei tempi da lì si sentiva
suonare il pianoforte, quando noi
eravamo nelle stanze di studio; ho
avuto un trasporto che i miei amici
presenti non potevano capire.
Rientrai a Siracusa e dopo il secondo
giorno tornammo a Palermo. Io non
sono niente, solo un granello; ma
piccolissimamente comprendo cosa
vuole dire per il Beato Monti il “Qui
ho Posto il Cuore”. Fraternamente,
Il Papa in Albania e
l’Università CFIC
*Carissimo,
grazie
per
QPC, sempre ricco di riflessioni
ed esperienze di vita… Quando
ho visto in televisione il Papa in
Albania, all’Università, mi è venuto in
mente che doveva essere la vostra,
visto che, sia pur di sfuggita, hanno
inquadrato una vetrata con Padre
Monti e mi è parso di vedere anche
nella sala il vostro Generale. Così
ho ricordato di quando avevamo
parlato di quell’Università. Ne ho
gioito con voi! Che padre Monti vi
doni ogni bene. E lo prego anche, egli
che amava tanto i malati, di benedire
mio padre. A presto.
Aldo Fabio
Vi ho sempre nel mio L’omaggio a Maria
cuore
nel mese del Rosario
* Anche se è passato tanto
tempo che non ci sentiamo, vi ho
sempre nel mio cuore e nelle mie
preghiere. Ricevo e leggo sempre
con piacere QPC, rivista che merita
un’ampia condivisione (lo faccio
con diversi miei amici... ri-girandola
loro). Che dirti, padre mio?, dopo 38
lunghissimi anni sono tornato a Noto;
con la scusa di andar a vedere “Le
Tragedie Greche” – Agamennone,
a Siracusa. Dopo essere stato al
Santuario della Madonna delle
Lacrime, mi sono recato nella città
netina e... come d’incanto sono
tornato il fanciullo che ero stato lì
dagli 8 ai 13 anni; tutto mi era appunto
* Nel mese del Rosario anch’io
colgo l’omaggio a Maria.
Danilo V.
* Ricevuto, grazie di cuore.
Buon mese di Ottobre anche a voi e
buon cammino.
* Grazie! La lettura di quanto
scrivi e raccogli sia di luce e conforto
ad ogni lettore. Lo Spirito ti aiuti a
continuare! Un fraterno saluto.
sr. MG
Scriveteci a [email protected]
10
SCM
P e r . . . co
Anno III, n° 31 - Novembre 2014
no
sce r e
la porta aperta: Incontri, ricordi e proposte di montiani vecchi e nuovi
Mini - cronaca
dell’undicesima Festa del Beato Monti
Non entrerà certo nelle cronache
della storia, ma mi piace pensare che
sia stata un’occasione per dare una
svolta, forse decisiva, a un evento
che iniziava un po’ a latitare di
personalità e vivacità.
Come da sempre, la giornata
festiva si apre con la presenza delle
varie Associazioni.
Nel prosieguo una nuova
partecipazione, il Coro “Piccole
Stelle” della Scuola Pizzigoni, che
allieta i numerosi presenti con garruli
canti e un grande impegno.
Alle ore 12,30, si ha la tradizionale
offerta ai presenti del “Pane del
Beato Monti”.
Segue,
nel
pomeriggio,
il
graditissimo arrivo di tanti bimbi di
tutte le etnie.
Dovremmo imparare da loro,
poiché non esistono gelosie o
ritrosie nell’accettarsi, anche se di
provenienze diverse. La presenza dei
clown e delle tavole per l’arrampicata,
ha un successo grandioso.
Segue la solenne Concelebrazione
Eucaristica.
Fino a questo punto, tutto sembra
secondo tradizione.
Veniamo, però, a quello che darà
la svolta alla festa.
Il lunedì 22 settembre, vero giorno
ecclesiale, forse contribuiamo a
distruggere quel mitico proverbio
che recita “nessuno è profeta in
patria”.
Ore 21: entriamo nel Santuario
del Beato Monti e lo troviamo
pieno, i posti quasi tutti esauriti dalla
presenza dei fedeli di Bovisio.
La vera festa FINALMENTE È QUI.
Naturalmente il nostro coro come l’arma dei carabinieri “fedele
nei secoli” - risulta presente al
completo.
Siamo stati bravi. Forse abbiamo
trovato l’ora perfetta.
Il nostro Beato, da buon brianzolo,
non vuole far perdere ore di lavoro
ai suoi amici fedeli.
La festa vera prosegue poi il
1° Ottobre, con la preghiera nella
“stanza del Beato”, la camera dove
Padre Monti è morto. Da lì, in
processione abbiamo raggiunto la
chiesa e durante la Messa l’opera di
lui ci appare bellissimamente esaltata:
poiché il mondo è un villaggio globale,
ben 8 FRATELLI del villaggio (di cinque
diverse nazionalità), che si preparano
a consacrarsi definitivamente a
11
Dio, rinnovano i loro voti religiosi
temporanei proprio qui, nella “casa
del padre”, in continuazione del
cammino montiano.
Se, però, dalla tua casa, quella
del tuo villaggio, esce un fratello,
un amico, un figlio, e vedi lui pure
emettere i suoi voti, ti senti molto
più coinvolto.
Eccolo!: è fratel Corrado, che con
la sua imponente presenza fisica ci
gratifica, mentre invece con il suo
animo candido e sensibile, portato
da un irrefrenabile pianto di gioia,
vere lacrime di felicità, ci coinvolge
proprio tutti. Grazie Corrado, ci
siamo sentiti molto vicini.
Insomma, ditemi voi, non è una
svolta molto piacevole?
Vi ringrazio della pazienza.
Gio
P e r . . .t e s
Anno III, n° 31 - Novembre 2014
ti
n
mo i a r e
riconoscere vocazioni
a cura dei Cercatori di Dio
Le scimmiette in Italia
Sono nonna di quattro cari nipotini e mi piace raccontare al
mondo le mie avventure. Voi riderete: quali avventure da una
donna di ottant’anni?
Sono nonna di quattro cari nipotini
e mi piace raccontare al mondo le
mie avventure.
Voi riderete: quali avventure da
una donna di ottant’anni?
Eppure, non ci credete, sono
stata medico-ricercatore assieme a
mio marito, anch’egli medico. Siamo
stati i primi a partire, inizialmente
per l´America, per rafforzare le
nostre conoscenze scientifiche e le
ricerche sul comportamento umano;
e poi per l´Africa, dove i sociologi
hanno trovato negli anni una stabilità
di strutture familiari e dinastiche, che
abbiamo accuratamente studiato e
documentato.
Parlare dei miei studi, non è
l’obbiettivo di questo breve racconto
che mi è stato chiesto, però è
premessa utile per capire che non
sono soltanto i preti o le suore ad
essere chiamati, ma che, attraverso
la fede, ciascuno di noi lo è: chiamati
a portare a termine un progetto di
bene, per amore del prossimo.
Quando stavamo in Africa, i miei
due figli giocavano con i bambini
del villaggio. Nella foresta c´erano
le scimmie; e molte persone, come
animale domestico avevano proprio
una scimmietta, piccola piccola, che
col passar del tempo veniva di nuovo
liberata nel suo ambiente naturale.
Mentre io e mio marito eravamo in
laboratorio, i miei figli si divertivano
a inventare sempre nuovi giochi;
e le piccole scimmie erano come
compagni preferiti per tutti i bambini
del villaggio.
ci accettò con molto affetto, la
diffidenza per gli europei era grande.
Piano piano, però, ci siamo
integrati. Grazie ai nostri studi, mio
marito ed io abbiamo potuto aiutare
quella gente: la prevenzione delle
malattie infettive, la cura dei malanni
più elementari, la diffusione di
medicinali… il villaggio si trasformò
in un punto di riferimento per tutto
il territorio intorno.
Non avevamo portato con noi un
prete, ma più volte ci veniva chiesto
il motivo della nostra fede.
E mentre essi ci raccontavano
leggende antiche e riti atavici, noi,
la sera, davanti al fuoco, parlavamo
loro del nostro mondo occidentale e
della nostra fede cattolica. Fino a che
ci hanno domandato di presentare
loro un sacerdote. Così, dopo alcuni
anni venne costruita una chiesa e
molti furono battezzati.
Quando la nostra ricerca era
ormai giunta al termine e i fondi
per proseguire il lavoro esauriti,
abbiamo deciso di ripartire per
l´Italia. Non fu facile. L’Africa ci aveva
profondamente colpito e modellato.
Eppure arrivò il giorno del distacco.
Il capovillaggio all´inizio non
12
Il capovillaggio si avvicinò ai miei due
figli e regalò a ciascuno un piccolo
di scimmia. Non un peluche, ma una
scimmietta vera e propria! I miei
figli se la volevano portare in Italia,
anche se noi eravamo parecchio
scettici. Alla fine, però, abbiamo
fatto i documenti per l´espatrio delle
scimmie e siamo partiti.
I miei bambini hanno continuato
a giocare con le due scimmiette fino
a che esse non diventarono troppo
grandi e fummo obbligati a donarle
allo zoo.
Se vi ci recate, chissà che non
possiate individuare, tra le più
anziane, le due scimmiette di allora,
portate direttamente dall’Africa.
Almeno così dicono i miei figli ai loro
figli, ma sanno bene che il tempo è
passato… Io non sono più stata allo
zoo. In verità, non mi piace vedere
animali imprigionati, ma lì essi stanno,
cosicchè, andandoci, si può ancora
far conoscere ai bambini ed agli
adulti un mondo che io ho vissuto di
persona e che i più non hanno mai
visto e mai vedranno.
Ad 80 anni, tesso le lodi di un Dio
che ha donato tanto alla mia vita.
Sicuramente non sono state tutte
gioie, ma l´Africa è ancora nel mio
cuore. Le due scimmiette pure!
Grazie, Signore, di tutte le cose!
Pe r . . . ri f
Anno III, n° 31 - Novembre 2014
t
le
te re
tracce per una lettera da saronno: chi scrive a chi
Lettera d’Amore
e di indignazione
Mio adorato amore, per favore non morire, io ce l’ho quasi
fatta. Dopo mesi e giorni di viaggio sono arrivato in Libia.
Domani mi imbarco per l’Italia. Che Allah mi protegga.
Quello che ho fatto, l’ho fatto per sopravvivere. Se mi
salverò, ti prometto che farò tutto quello che mi è possibile
per trovare un lavoro e farti venire in Europa da me. Se
leggerai questa lettera, io sarò salvo e noi avremo un futuro.
Ti amo, tuo per sempre. Samir.
Samir, egiziano, 20 anni. Arrivato a Pozzallo… cadavere. In una busta di
plastica sigillata aveva questa lettera, che è stata tradotta dai soccorritori
italiani. Purtroppo, Samir non ce l’ha fatta e non ha potuto spedire la sua
lettera. Spediamola noi per lui, facciamole fare il giro del pianeta, fino a che
arrivi nelle mani del suo “adorato amore”. Che sia la lettera di coloro che
amano, contro la ferocia e l’incoscienza di chi continua a coltivare solo
sporchi interessi politici. Che la pulizia del cuore giovane di Samir e del suo
adorato amore sia seme di nuovo futuro, generatore di bellezza e di pacifica
convivenza tra i popoli. Firma anche tu, aggiungi il tuo nome al mio. Addio
Samir.
Ieri anche noi (della Comunità Luigi Monti di Polistena, RC)
abbiamo accolto un gruppo di minorenni - 25 ragazze e un
bambino - provenienti dall’ennesimo sbarco su Reggio! Arrivare
al porto e osservare tutte quelle persone impaurite e agitate mi
ha sconvolto e mi ha messo di fronte a quella realtà che fino
a oggi avevo in mente solo attraverso gli occhi (distorti) della
tv! Abbiamo accettato di accogliere temporaneamente questo
gruppo, sapendo che in pochi
giorni saranno ospitati presso
un altro centro. Mille pensieri
affollano la mente ... Proverò a
metterli in ordine nelle prossime
ore. Adesso ho davanti agli occhi
gli sguardi di quelle ragazze
stanche e provate, dopo diversi
giorni di viaggio in pullman e in
“barca”... Buona (?) notte. Stefano.
- Ieri sera, io ero lì quando
sono arrivate. Vi giuro che vedere
in televisione è una cosa, vederle
con i nostri occhi è tutt’altro,
completamente diverso da quello
che ci raccontano.
Maurizio
13
Completamente diverso da quello che ci raccontano. Lo scrive Maurizio, testimone oculare. Noi invece,
supinamente, continuiamo ad abboccare a quel che ci raccontano,
per indolenza, per disinteresse, per
paura indotta. E il male avanza e il
cancro ideologico corrode le strutture portanti della società. È ora che
i cristiani si alzino e gridino forte il
proprio sdegno contro chi di cristiano ha appena il nome, e neppure
quello!, ma che pur continua a usarlo
come un giavellotto o una pallottola
da sparare, per farsi forte dei propri
pensieri razzisti e antiumani. Gente
che in testa ha il vuoto spinto e nel
cuore un mucchio di spine. Noi, uomini e donne di Chiesa, dovremmo
continuare a stare zitti? Nessuno è
chiamato a indire crociate né a brandire crocifissi come spade (i danni
causati da simili atteggiamenti li stiamo ancora pagando, dopo secoli).
Tutti, però, siamo chiamati ad “amare
il prossimo tuo come te stesso”. Più
chiaro di così!
P. Aurelio Mozzetta
Pe r . . . pre
Anno III, n° 31 - Novembre 2014
ga
re
il mio “grazie” a padre monti
Caro Padre Monti,
Pe r . . . ri f
Umberto ed io vorremmo
sposarci. Sposarci davanti al Signore.
Noi ci vogliamo bene, un bene
vero, ma incontriamo tante difficoltà,
soprattutto di ordine materiale – beh,
sì, economico! – che talvolta ci fanno
perdere il coraggio e la speranza.
Siamo insomma impauriti dalla
prospettiva di non farcela e questo
ci rende difficile anche solo pensare
a una qualunque data per il nostro
matrimonio.
Non potresti far sì che il mio amore
trovi un lavoro un po’ più garantito?
Sai quanto ti ringrazio? così tanto,
che ti invito direttamente alla nostra
festa di nozze.
Agata
t
le
te re
le parole montiane
Tenero e magnanimo
Pur riconoscendo che ardua è l’impresa del Fratello destinato al delicato
ufficio di formatore, Padre Monti era comunque pienamente convinto che
nell’ambito dell’educazione dei giovani, anche dei più problematici, tutto è
possibile quando si ha fiducia nell’aiuto di Dio e si lavora con fiducia, umiltà,
perseveranza e costanza. Quanti lo conobbero personalmente testimoniarono
che una nota sua caratteristica era quella della paternità nell’educare i suoi
giovani. Era tenero e magnanimo nel dare comandi, talora anche ingrati. Sapeva
che comandare è servire… e tranne in casi di durezze e pervicacia, non faceva
sentire la sua autorità… I giovani erano attratti dal suo amore comprensivo,
aperto e semplice; e si confidavano volentieri a lui, trovando una rispondenza
ampia e pronta.
(testimonianze a Padre Monti)
14
Pe r . . . ap
ro
fon di r
e
p
Anno III, n° 31 - Novembre 2014
giocando con dio
di Raffaele Greco
Amore, lingua di tutti
Le domande che sempre ci facciamo ed alle quali
non troviamo risposta
Dal 26 al 31 luglio 2014, a Kutina,
in Croazia, si è tenuto il Secondo
Incontro Internazionale dei giovani
montiani (il primo s’era tenuto a
Saronno nel luglio 2013), sul tema:
“Inseguendo un sogno di Vangelo”.
Questa risonanza dà una risposta alla
domanda di come sia possibile fare
unità nella diversità.
Cosa ci rimane nel cuore? Quale
ricordo portiamo con noi? I Croati
ci hanno riservato un’accoglienza
calorosa. Abbiamo respirato aria
d’ospitalità sin dal nostro arrivo.
Abbiamo trovato le braccia aperte
di un’intera comunità accogliente
e delle famiglie ospitanti. Questo
è diventato ancor più evidente alla
partenza, il giorno 31, momento
molto sofferto. I Francesi dicono che
‘’les bonnes choses ne durent jamais’’.
Sono durati poco i bei momenti in
Kutina; i Polacchi per prolungare il
piacere, han deciso di partire il giorno
dopo.
Io sono stato ospite di una
famiglia insieme con tre ragazzi
albanesi. Appena arrivato, mi sono
sentito subito a casa, benché non
conoscessi una parola di croato;
sono stato invitato a partecipare alla
celebrazione del compleanno del
nipote. Abbiamo ballato insieme al
ritmo della musica croata. I bambini
sono stati carini con me; quasi tutti
sanno l’inglese, ci siamo divertiti
molto cantando, giocando, ponendo
domande. Qualcuno poteva pensare
che io facessi parte della famiglia
oppure che ci conoscessimo da
tempo. Quanto sono simpatici i
Croati che abbiamo incontrato!
La liturgia celebrata in molte
lingue ha suscitato in noi la gioia
d’appartenere alla Chiesa Cattolica,
una realtà percepibile in tutte le
nostre celebrazioni e nel ritrovarci a
lodare il Signore in croato, italiano,
spagnolo, inglese, albanese, francese
e tante altre lingue africane…
Senza una lingua comune, l’amore
era il linguaggio di tutti. L’amore e la
curiosità culturale che ci spingevano
verso gli sconosciuti e ci han concesso
di stare bene insieme. I nostri cuori
parlavano una sola lingua, quella
dell’amore.
L’immagine della Trasfigurazione
sarebbe adatta a descrivere la gioia
vissuta insieme in Kutina. Era bello
stare in Croazia, ma si trattava solo
di una sosta, un momento di ritiro, per
ricaricarci e affrontare il cammino
della vita con determinazione, per
scendere nel mondo e rispondere
alla chiamata di diventare santi,
così come ha fatto il Servo di Dio
Bonifacio Pavletic.
15
Un osservatore attento non
avrebbe mancato di notare la
giovinezza della Chiesa Croata.
Abbiamo trovato la gioia di un clero
giovane, segno visibile di grandi
speranze per il futuro. Si potevano
notare anche che gli edifici piccoli
delle chiese creano un clima che
favorisce l’orazione. Che al di là
dei pochi grandi edifici, il santuario
Madonna della Neve di Kutina, la
cattedrale di Sisak e la basilica di
San Quirino, esistono un’infinità
di chiesette nelle campagne e nei
villaggi.
Tra le indicazioni che si potevano
leggere nel dépliant illustrativo
dell’Incontro, c’era, inter alia: “tanta
voglia di riflettere a fare nuove
amicizie”. Basta fermarsi un attimo
su facebook per costatare quante
amicizie si sono allacciate tra i
partecipanti. Al fine di mantenere
questi legami e tenere accesa la
fiamma di Kutina, è stato costituito
il gruppo facebook “Sulle orme di
Ivan Bonifacio”. Abbiamo tantissima
voglia di amicizia e continuiamo a
nutrirla ogni giorno.
La sessione di Kutina 2014 è stata
un successo clamoroso. Grazie a
tutte le mani che hanno lavorato e
collaborato da vicino e da lontano
per il piacevole soggiorno. Viva
Kutina 2014 nei nostri cuori!
P. Elvise Lukong
P e r . . . co
Anno III, n° 31 - Novembre 2014
no
sce rs i
la giovinezza dei vecchi
Funere mersit
acerbo
Nella Chiesa del Santuario ove
riposa Padre Monti, già da qualche
settimana, presso l’altare, è possibile scrivere sulle pagine bianche di
un libro il nome dei defunti a noi
cari. Essi saranno tutti ricordati nella
Santa Messa del 2 novembre.
L’iniziativa è apprezzata da molti,
anche da chi non frequenta sempre le funzioni religiose, perché ricordiamo spesso le persone che ci
hanno lasciato e speriamo, magari in
modo un po’ confuso, di ritrovarle
un giorno in un luogo dove regni la
pace eterna.
Infatti le firme si moltiplicano, di
giorno in giorno: preparazione sentita, commossa e commovente, che
fa riaffiorare momenti di vita comune trascorsi con i defunti, quando
ancora erano vicini a noi, tanto
da poterli abbracciare; e forse ora
rimpiangendo di non averlo fatto
quando eravamo in tempo...
Mentre preparo la lunga lista di
parenti e amici che mi hanno preceduto, e che riassumerò senza
citarli tutti (anche per il timore di
dimenticarne alcuni!), ecco che un
verso antico, frutto di lontane reminiscenze scolastiche, mi ritorna
in mente: “funere mersit acerbo”.
Mi pare l’oggetto più completo per
una meditazione da condividere,
senza sminuire la poetica di Virgilio, il quale attribuisce a Enea tali
sentimenti, dopo che questi, giunto nell’Ade, rimane profondamente
colpito dal pianto dei bambini morti
prematuramente.
Io non credo che i bimbi passati
a miglior vita piangano in Paradiso:
anzi, penso che sia loro riservato
un posto speciale, luogo di delizie
senza fine...
Traduco arbitrariamente quell’“acerbo” col significato di morte
improvvisa, che trova impreparati
tutti coloro, piccoli e grandi, che, per
calamità naturali o per mano di uomini crudeli o per disperazione, perdono la vita non facendo neppure in
tempo a chiedersi: “Perché?”.
I loro nomi non saranno scritti sul
libro posto in Santuario, ma saranno
da noi ricordati, quasi di più dei nostri Cari, che sono stati accuditi fino
all’ultimo respiro e con tanta gratitudine per quanto ci hanno insegnato
o testimoniato.
SIL
Abstulit atra dies et funere mersit acerbo
Li strappò il nero giorno e li sommerse in morte acerba
(Virgilio, Eneide, libro VI, v. 429)
Con il titolo Funere mersit acerbo, G. Carducci scrisse un sonetto alla morte
del figlio Dante, tre anni, per meningite; morte che riapriva il dolore per il
suicidio del fratello Dante, sepolto accanto al padre.
O tu che dormi là su la fiorita
collina tosca, e ti sta il padre a canto;
non hai tra l’erbe del sepolcro udita
pur ora una gentil voce di pianto?
È il fanciulletto mio, che a la romita
tua porta batte: ei che nel grande e santo
nome te rinnovava, anch’ei la vita
fugge, o fratel, che a te fu amara tanto.
Ahi no! giocava per le pinte aiole,
e arriso pur di vision leggiadre
l’ombra l’avvolse, ed a le fredde e sole
vostre rive lo spinse. Oh, giù ne l’adre
sedi accoglilo tu, chè al dolce sole
ei volge il capo ed a chiamar la madre.
16
P e r . . .t e s
Anno III, n° 31 - Novembre 2014
ti
n
mo i a r e
emanuele e bonifacio
Una pozione
di santità al giorno...
Una pozione di santità al giorno fa bene alle coronarie e ridona la voglia di vivere.
Parole, pensieri e preghiere in compagnia di Fratel Emanuele STABLUM e Fratel Bonifacio
PAVLETIC
Preghiamo per L: per l’intercessione di fr. Emanuele,
il Signore doni salute a lui e pace ai genitori
(mail dell’8 ottobre) Ti ringrazio per la preghiera per il piccolo L, appena mi telefona la mamma
le dirò che stiamo pregando tutti. Il bimbo ha fatto una viacrucis incredibile da ormai quattro anni:
è dell’Abruzzo, malato di tumore al fegato, mandato all’ospedale di Genova, trasferito a Bergamo
dove ha avuto il trapianto con un pezzo di fegato donato dal papà, e poi cicli e cicli di chemioterapia. Ora l’hanno rispedito dopo tre anni a Pescara, poi a Padova per radioterapia. Pochi
giorni fa, a casa, all’improvviso sembrava soffocare per un nodulo in gola, la mamma lo ha
rianimato e portato in ospedale: da Pescara trasferito a Firenze per asportare il nodulo, di
nuovo a Bergamo e ancora Pescara.
Il bimbo è vivo, parla, ha febbre, ma vuole vivere e la mamma insiste che vuole il miracolo, convinta
che il Signore lo fa e che non le toglie il suo bimbo, perchè glielo ha già ridato diverse volte.
Fratel Emanuele ha fatto e sta facendo tutta la viacrucis vicino a L, sotto il suo cuscino in tutti gli ospedali, ogni
notte, ogni giorno, ogni crisi. Lo abbiamo invocato, pregato, supplicato. Egli accompagna mamma bambino e padre ormai sfiniti, ma sempre stupiti, perchè il bimbo come un fiore, si piega e si rialza... si abbassano i valori e si
rialzano e ancora vive!
Anch’io desidero per loro il miracolo, vero e completo. Lo stiamo chiedendo. E se non lo otteniamo non importa,
noi lo chiediamo con fiducia, sapendo che il miracolo è già questa compagnia e questa speranza per i poveri genitori, che si sentono accompagnati da una presenza buona, animatrice della loro Speranza. Non è solo preghiera,
ma sincera e commossa gratitudine, qualsiasi cosa accada.
(mail del 17 ottobre) Ho avuto notizie di L. La mamma dice che ha avuto un miglioramento che
lei sperava (ha giocato tutto il pomeriggio con i cugini, ma fino a ieri aveva l’ossigeno; io l’ho sentito al telefono
strillare a pieni polmoni, ma la situazione resta precaria; ha potuto fare l’ultimo ciclo di chemioterapia, ora si attende il resto). Questo è avvenuto proprio ieri che ho terminato la Novena. Ma oggi ricomincio a pregare perchè
c’è bisogno tanto. La mamma vuole assolutamente e crede che suo figlio guarirà e che Fratel Emanuele diventerà
Santo! Io l’ascolto semplicemente, ma quasi convince anche me: intanto a pregare, sicuramente a sperare e credere
come i bambini.Sr. TB
Ivan da giovane ebbe un’ambizione grande: studiare medicina. Comprese però che era pura
velleità in una regione senza centri di studio. Dirà nella maturità della sua vita: “Ma si vede
bene che il Signore non ha voluto. E ne lo ringrazio infinitamente, perché a quest’ora chissà
dove io sarei. Forse la superbia e l’ambizione mi avrebbe fatto trascurare e perdere la salute
dell’anima mia”. Seguì la via obbligata per tutti i ragazzi di quel tempo. Dopo aver frequentato
la scuola popolare, divenne pastorello del suo disomogeneo gregge domestico: una mucca, una
capra, una pecora. Vita poco bucolica e molto sofferta… passava i giorni in un’amara infinita
solitudine. Ivan si volgeva verso il campanile di Kutina e adorava Gesù nell’Ostia santa,
che non poteva adorare nella chiesa, e sfogliava il suo libretto di preghiere.
(G. Cazzaniga)
17
Anno III, n° 31 - Novembre 2014
A
N
A
19 ottobre
Introduzione
Attirami a te
16 novembre
Ct 1,1-17
Bruna sono, ma bella
enica, presso il
Monti, 7Ctdicembre
2,1-17
La voce del diletto
11 gennaio
le dell’Istituto.
Ct 3, 1-11
Cerco l’amato
del mio cuore
a
n
ru
A
R
E
I
T
N
O
M
V
A
Pe IM
PR nno
o a
4
8 febbraio
sieme un
pranzo
Ct 4,1-16
Il
canto
di primavera
chiediamo un’ofpese e la corte8 marzo
za entro il giove-
Ct 5,1-16
Il cuore veglia nella notte
19 aprile
Ct 6,1-12
Colei che sorge
come aurora
17 maggio
Ct 7,1-14
Il profumo del desiderio
7 giugno
Ct 8, 1-14
Sigillo sul mio cuore
Madre dei
Figlilettura del
Una
macolata
Cantico dalla parte
zione (CFIC)
di chi ha incontrato
adremonti.it
l’amore anche
camminando su
sentieri impercorsi,
e, improvvisamente,
s’è ritrovato
a chiedersi:
ma Dio, dov’è?
Quando cercava
se stesso/a
negli anfratti dei
muri screpolati e
nei sogni della notte,
piangendo lacrime
di dolore amaro
e poi, finalmente,
i muri degli occhi
sono stati abbattuti
da gioie irrompenti.
ottobre
2014
giugno
2015
luce nei tuoi occhi
Leggiamo il Cantico dei Cantici
gli incontri
orario
Si tengono al mattino di domenica,
presso il Santuario del
Beato Luigi Maria Monti,
Saronno - Via Legnani, 4.
9.00
10.00
Possibilità di parcheggio nel cortile dell’Istituto.
30/09/2014 08:03:25
Santa MESSA
Meditazione;
Riflessione personale
e preghiera
12.30
Pranzo
Responsabile degli incontri:
padre
aurelio mozzetta, cfic.
Per chi desidera si potrà vivere insieme
un pranzo semplice e conviviale,
per il quale chiediamo un’offerta volontaria
quale contributo spese e la cortesia di comunicare
la propria presenza entro il giovedì sera, (tel. 02 96708235).
18
AVVISO SACRO
TO
E MONTI
Anno III, n° 31 - Novembre 2014
Santuario del Beato Luigi Maria Monti - Saronno
Nel Cuore
della
Carità
Montiana
Via A.Legnani,4 - 21047 Saronno (VA) - Tel. 02 96702105 - Fax 02 96703437
e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892
orario delle celebrazioni del santuario
Giorni Feriali
6.30 Lodi del Mattino
(lunedì in cripta)
7.00 Santa Messa
(lunedì in cripta)
9.00 Santa Messa
18.50 Rosario e Vespro
Tutti i giovedì
18.30 Adorazione Eucaristica
per le Vocazioni
DOMENICA E FESTIVI
8.20 Lodi del Mattino
9.00 Santa Messa
19.00 Santa Messa
sacerdoti a disposizione in santuario
P. Aurelio Mozzetta, rettore
P. Pierino Sosio - P. Roy Puthuvala - P. Michel N’Galulaka
offerte
Conto corrente bancario intestato a: Istituto Padre Monti
EUR IBAN: IT 88 Z 08374 50520 000008802348 - BIC (da estero) ICRA IT RR AE 0 presso BANCA DI CREDITO
COOPERATIVO DI BARLASSINA – Filiale di SARONNO
Causale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe
Direzione:
Via San Giacomo, 5 - 21047 Saronno (VA)
Tel.02 96702105 - Fax 02 96703437
e-mail: [email protected]
Direttore:
Saverio Clementi
sito web: www.padremonti.org
Hanno collaborato per questo numero:
Aurelio Mozzetta, Marco Perfetti, Padre
Zezinho, P. Emanuel Mvomo, Agata,
B, Aldo Fabio, SCM, Sil, Gio, Stefano,
Maurizio, I cercatori di Dio, P. Elvis
Lukong, Suor TB, G. Cazzaniga, Raffaele
Mugione.
Redazione:
Aurelio Mozzetta
Raffaele Mugione
(Nessun collaboratore percepisce compenso. Questo Notiziario è realizzato da volontari)
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Qui ho posto il cuore Novembre 2014