Disturbi dell’umore
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Episodio depressivo
Disturbo depressivo
Disturbi bipolari
Cos’è un episodio depressivo?
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Situazione psicologica, affettiva e emotiva
caratterizzata da umore depresso per la
maggior parte del giorno
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“mi sento triste”
“vedo tutto in modo negativo”
“non ce la faccio più”
Che cos’e’ un disturbo
depressivo?
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La presenza ripetuta e continuata nel
tempo di episodi depressivi
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Episodi che durano più di due settimane
Il bambino triste
i quadri depressivi
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Indicatori di disagio
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Scolastici
Cognitivi
Comportamentali
Emozionali
Fisici
Quadri depressivi: indicatori di disagio
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Scolastici
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Inspiegabile abbassamento del rendimento
scolastico

Perdita di interesse nelle materie scolastiche

Diminuzione nell’impegno
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I compiti appaiono disordinati o hanno un
aspetto che suggerisce che il bambino non si
preoccupa di come possano apparire
Quadri depressivi: indicatori di disagio
scolastici

Il b. rinuncia con facilita’ a portare a termine i
propri compiti o altre attività, anche ludiche

Il b. smette di eseguire regolarmente i compiti
assegnati a casa
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Si lamenta di non avere abbastanza energia per
fare quello che gli viene richiesto (tipicamente i
compiti)
Quadri depressivi: indicatori di disagio

Comportamentali
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Agitazione iperattività
Aumentata dipendenza
Regressione (giocare con i b. piu’ piccoli)
Comportamento asociale (menttire, rubare)
Rimostranze su ogni cosa
Disturba in classe
Quadri depressivi: indicatori di disagio
comportamentali
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Fobie
Si addormenta durante la lezione
Appare stanco e si muove stancamentte
Si aliena la simpatia dei compagni
Non e’ amato dagli altri bambini
Rifugge il contatto sociale
Quadri depressivi: indicatori di disagio
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Cognitivi
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Indecisione
Difficoltà di concentrazione
Difficoltà a pensare
Fatica a portare a termine un lavoro
Espressione di intenti suicidari
Aspettative ddi errori o fallimenti
Pensieri di morte
Quadri depressivi: indicatori di disagio
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Emozionali
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Bassa autostima
Irritabilità
Lamentazioni eccessive
Disforia
Senso di colpa
Autosvalutazione
Anedonia (riduzione di interessi, voglia,
desiderio o piacere per tutte le attività)
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Fisici
Quadri depressivi: indicatori di disagio
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Distubi del sonno
Eccessiva perdita o aumento di peso
Mutamenti di appetito
Senso di pesantezza
Problemi psicomotori
Manifestazioni anche verbali di stanchezza
Quadri depressivi
Influenza dello sviluppo cognitivo sulla
tipologia dei sintomi
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Infanzia
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Aspetto malinconico
Disturbi fisici
Agitazione psicomotoria
Fobia scolastica
Quadri depressivi - tipologia dei sintomi
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Adolescenza
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Anedonia
Senso di impotenza
Ipersonnia
Cambiamenti di peso
Tentativi di suicidio
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Quadri depressivi
Con un genitore assente il bambino
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Essere disperato
Rifiutare il rapporto (non fidarsi di nessuno)
Senso di morte
Il bambino si vive:
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Cattivo
Solo
Incapace
Indegno d’amore
Senso di colpa
Quadri depressivi

Il bambino depresso è un bambino che può essere

Francamente aggressivo
Oppure
 Troppo adulto, apparentemente dolce e maturo in
realtà sofferente
Oppure
 Abulico, con la testa tra le nuvole, sempre da
un’altra parte
Oppure
 Troppo timido e ritirato
Oppure
 Pieno di dubbi sulle proprie capacità

Depressione e’..




Quadri depressivi
Mancanza di piacere
Rimedio: Far scoprire di nuovo la gioia/il bello/il
piacere delle cose
Aggressività e rabbia
Rimedio: Far emergere il senso di dolore
nascosto
Depressione e’..




Quadri depressivi
Incapacità/impotenza
Rimedio: “Ce la si può fare e si può ricevere
aiuto”
Sentirsi indegni di amore
Rimedio: “Ti voglio bene sempre e comunque”
STUDI SUI QUADRI DI TIPO DEPRESSIVO

In passato sottostimata l’incidenza della depressione
infantile

Difficoltà della diagnosi differenziale (ci si può confondere
con i disturbi del comportamento o d’ansia)

Popolazione generale: 15-18% ha avuto almeno UN
episodio depressivo

Infanzia: 0,5%/3%
Pre-pubertà: 10-15%
B. ospedalizzti dal 20 al 40%


Studi sui quadri di tipo depressivo

Attaccamento evitante è spesso presente: bambini con questo
tipo di attaccamento hanno spesso

sensazioni di scarsa autostima, isolamento e rifiuto rabbioso (Egeland,
Sroufe, 1981; Waters, Noyes et al. , 1985)


livelli di depressione più elevati (5 su 10) rispetto a bambini insicuri
(1 su 16) (es. mostra di sentirsi non meritevole, pensa a sé come
cattivo etc.).
Nell’elaborazione concreta del bambino le tematiche tacite di
carattere depressivo possono più spesso prendere la forma di
disturbi della condotta, dell’apprendimento e problemi di
motivazione e attenzione o di elaborazioni di tipo
psicosomatico.
RICERCHE EPIDEMIOLOGICHE E
CLINICHE
(Rutter, 1991, 1992)

Vere e proprie manifestazioni cliniche depressive
(disturbo affettivo “maggiore” o “specifico” con tutto il
repertorio ideativo, emotivo, comportamentale e somatico)
cominciano a configurarsi con maggior frequenza nel
corso della preadolescenza e dell’adolescenza

Un cambiamento qualitativo ed un incremento
quantitativo dei disturbi depressivi si ha nel
passaggio da fanciullezza ad adolescenza, soprattutto
tra le ragazze; aumento dei suicidi e dei tentati suicidi.
Studi sui quadri di tipo depressivo

Forte incidenza di precoci esperienze di perdita
assoluta (lutti precoci, in particolare della madre) o
relativa (grave e prolungata separazione e mancanza
di cure) nella storia evolutiva di soggetti clinicamente
depressi (Brown, Harris, 1978); Tennant, 1988)

maggiore vulnerabilità alla depressione quando si
trovano confrontati con eventi particolarmente critici
della vita adulta.
Studi sui quadri di tipo depressivo

In donne che avevano perso la madre nell’infanzia si
sono riscontrate quote di depressione maggiori (1 su 3)
rispetto al gruppo di controllo di donne che non avevano
subito alcuna perdita (1 su 10) [Harris e Bifulco, 1986,
1987, 1991]

La perdita precoce si connetteva ad una significativa
mancanza di cure, in adolescenza con una elevata
percentuale di gravidanze precedenti ilo matrimonio e
ad una scelta del partner assolutamente sbagliata, poco
supportiva o assente

Lutto vissuto senza possibilità di aiuto, ribellione o
protesta, senza possibilità di soffrire il lutto stesso e
ricevere conforto.
Alcune note…

In contesti familiari connotati da forti e continue
minacce d’abbandono - minacce usate come
mezzo di controllo sul bambino - si determina nel
piccolo l’insorgenza di angoscia acuta o cronica

Da adulta la persona potrà rispondere ad un lutto
con una depressione cronica in cui la credenza
dominante è quella di essere stata deliberatamente
abbandonata, come punizione, dalla persona
morta.
Alcune note…

Non è tanto la perdita, assoluta o relativa, in sé a
predisporre allo stato depressivo, quanto la qualità
del legame che la precede, accompagna e segue, cioè
il contesto relazionale in cui si inserisce

Le possibilità di elaborare sentimenti di rabbia e
disperazione connessi alla perdita, nel rapporto col
genitore rimasto o con la figura sostitutiva
supportante sono il fattore correttivo che aiuta un
positivo sviluppo dell’individuo
Alcune note…
PROSPETTIVA PSICOPATOLOGICA IN OTTICA
COGNITIVO-COSTRUTTIVISTA

Non è una “psicopatologia da trauma”: qualunque
evento traumatico assumerà o meno un rilievo
realmente psicopatologico, in funzione dell’assetto
relazionale che incontra.

Sono le insidiose e plasmanti microinterazioni
quotidiane che determinano la patologia più che
gli eventi puntuali se pur profondamente dolorosi.
NON E’ POSSIBILE
RICONOSCERE, COMUNICARE E
SCIOGLIERE LE NOSTRE
EMOZIONI PIU’ DIROMPENTI AL
DI FUORI DELLA RELAZIONE
Abbiamo bisogno di un’altra mente e di un
altro cuore che accolga, comprenda e
condivida empaticamente con noi i
sentimenti che stiamo provando, e ci aiuti
a renderceli semanticamente intelligibili.
Dunque…

I bambini sono meno soggetti a depressione perché mancano di
competenze cognitive su cui si fondano gli atteggiamenti tipici
dello stato depressivo: autocommiserazione, percezione
negativa di sé e disperazione.

Bambino evitante: vive tacitamente la sua condizione di
solitudine e non amabilità come condizione scontata, come
esperienza diretta.
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Adolescente: necessità di riordinare a livello astratto ed
esplicito tutta l’impalcatura di fondo, in una immagine esplicita
di sé percepita come stabile e con senso di progettualità attiva.
Capacità di guardarsi da fuori e da più punti di vista diversi,
crescente consapevolezza di sé, nuova dimensione temporale
del pensiero ipotetico-deduttivo che porta a declinare e
proiettare nel futuro sentimenti di incapacità e fallimento,
avvertendo così un senso di disperazione.
DISTURBI PSICOSOMATICI


Contesti diadici coercitivi: il sintomo somatico viene
costruiti, amplificato e utilizzato dal bambino con la
precisa finalità di stabilizzare il legame con la madre
percepita come discontinua, che però egli scopre
particolarmente sensibile e reattiva al disagio fisico e alla
malattia. Si ritrovano: coliche addominali ricorrenti,
vomito, alcune forme di cefalea, sindromi dolorose di
varia natura e lamentele somatiche non chiaramente
definite.
Analisi funzionale del sintomo: valenza di ancoraggio dei
sintomi nei confronti delle figure d’attaccamento, la loro
funzione di controllo della relazione è immediata e diretta.
DISTURBI PSICOSOMATICI
NELL’ITINERARIO EVITANTE O DIFESO

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Spesso gravi, persistenti nel tempo e scarsamente ancorati
al comportamento contingente dei genitori, in un contesto
relazionale di scarsa emotività espressa.
Disturbi psicosomatici come esito di un precoce e
pervasivo meccanismo di inibizione degli stati affettivi e
dell’azione: il mantenimento della relazione col caregiver
è subordinato all’inibizione massiccia delle componenti
sia comportamentali che emotive del sistema
motivazionale dell’attaccamento.
Disregolazione diadica: disregolazione fisiologica.
Malattia somatica: spiegazione semantica (spazio
attributivo non colpevolizzante) delle reciproche difficoltà
nella costruzione di un’adeguata intimità interpersonale.
DISTURBI DELLA SFERA ALIMENTARE


DISTURBI ALIMENTARI PSICOGENI: si
sviluppano da un atteggiamento genitoriale
caratterizzato da un certo grado di intrusività,
con una costante anticipazione o ridefinizione
dei sentimenti, emozioni, comportamenti,
percezioni del bambino.
il bambino costruisce un senso di Sé vago e
indefinito che abbisogna costantemente di un
riferimento esterno per delineare i propri
contorni e riconoscersi
RELAZIONE ALIMENTARE



Vengono veicolati tramite essa significati
profondi relativi alla qualità dei legami affettivi.
A fronte di delusivi sbilanciamenti affettivi con
l’altro confermante, in tale indefinitezza il corpo
rimane unico elemento di riconoscimento e
definizione di Sé in relazione con l’altro
significativo.
cibo e immagine fisica: priorità emotive su cui il
bambino tende a sintonizzarsi.
STILE ANORESSICO

Può variamente esprimersi alle diverse età:
vomito e difficoltà di crescita (NOFTT: non
organic failure to thrive); situazioni alimentari
stressanti (stressfull feedings) caratterizzate da
interazioni altamente conflittuali e insoddisfacenti
madre-bambino centrate sul cibo; rifiuto ostinato
e persistente del cibo (tra 3 e 6 mesi d’età:
anoressia nervosa infantile); sindromi anoressiche
a esordio preadolescenziale e adolescenziale.
CORPO COME CAMPO DI LOTTA E COME
STRUMENTO ATTIVO DI GESTIONE E
CONTROLLO DELLA RELAZIONE
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Pattern ansioso resistente attivo: evidenti aspetti
minaccianti e/o punitivi
Pattern più passivo: alcuni NOFTT in cui la scarsa
crescita non si associa a situazioni alimentari stressanti
ma, ad un quadro di scarsa espressività emozionale e di
distanza interpersonale, fino alla trascuratezza; alcune
forme di obesità infantile. la costante attività
consumatoria sembra assumere valenza distraente
dall’emozione, e il corpo usato come “alibi” per non
confrontarsi coi sentimenti di solitudine e non
amabilità; emerge rassegnazione al proprio destino di
solitudine, minimo tentativo di renderselo consistente
“spiegandoselo” con attribuzioni esterne centrate
esclusivamente sul piano corporeo.
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