QUINDICINALE DI ATTUALITA’, CULTURA, SPORT E TRADIZIONI
8 Comuni
l’Altopiano
La voce degli
www.giornalealtopiano.it
ASIAGO CONCO ENEGO FOZA GALLIO LUSIANA ROANA ROTZO
N. 276 - ANNO XI - EURO 1,50
“IL PRIMO ED UNICO GIORNALE DELL’ALTOPIANO”
I SAPORI
DELLA
TRADIZIONE
SABATO 6 SETTEMBRE 2008
Il Dal Molin ad Asiago? Che sparata!
Asiago Con il concerto di
Katia Ricciarelli si chiude
una stagione ricca di eventi
pag.9
Il sindaco di Asiago: “La proposta di Porto è irrealizzabile, forse non dovrei neanche commentarla”
Elisa sogna la corona
Da Conco a Salsomaggiore per le finali del concorso
pag. 17
Rotzo Solo case per residenti e aumenta la natalità
Enego Gite in fuoristrada,
ma nel rispetto della natura
Lusiana Uno stemma da
far vedere e valere
pag. 10
Vinci” da 10.000 euro
pag. 9
Canove Un “Gratta e
Scuola
Paiola nuovo
dirigente
dell’Istituto
superiore
Si inaugura il
nuovo Liceo
Grafica Altopiano
pag. 17
Trofeo
l’Altopiano
pag. 16
Ad Ugine per
rinsaldare il
legame con
gli emigranti
pag. 13
grande festa
dei campioni
TURISMO
pag. 12 e 28
Gallio La
Le interviste di
don Marco
Elena Donazzan
“Credo
nell’esempio e
nell’educazione”
pag. 15
In campo per
stringere
un
pag. 27
legame
d’amicizia
pag. 21
Giochi
pag. 16
I patiti del Fantacalcio
Ad Asiago una
quarantina di squadre
Hockey Ghiaccio
Michele Strazzabosco a Cortina
ma ad Asiago arriva Mika Lehtinen
pag. 23
8
l’Altopiano
Sabato 6 settembre 2008
ATTUALITA’
Un collegamento aereo
tra Asiago e il Trentino
Gios sta lavorando a nuovi progetti «Il Dal Molin ad Asiago? Solo una provocazione»
«La proposta di Porto di spostare il Dal Molin ad Asiago?
Una simpatica provocazione».
Risponde con il sorriso sulle
labbra il sindaco di Asiago
Andrea Gios alla proposta del
primo cittadino di Roana
Mario Porto di trasferire la
base americana Dal Molin ad
Asiago.
«E’ stata una mera provocazione – continua Gios – e
sarebbe del tutto irrealizzabile, non solo per una questione
di volontà ma anche per i problemi logistici che ne deriverebbero. Sono certo
che i primi ad esserne
contrari sarebbero gli
americani stessi».
Porto aveva proposto di
trasferire la base americana all’aeroporto di
Asiago dove lo spazio
sarebbe stato
sufficiente per creare strutture ed infrastrutture e per
risollevare
l’economia
altopiansese appianando alcuni problemi come quello dell’ospedale di Mezzaselva e
quello dell’aviazione da turismo.
«Nonostante ritenga di non
dover nemmeno discutere la
proposta – prosegue Gios –
sono d’accordo con Porto sul
fatto che dobbiamo puntare su
uno sviluppo sostenibile per incrementare la nostra economia. Ma le risorse
su cui dobbiamo
puntare sono
l’agroalimentare,
il turismo e
l’ambiente».
C o m e
risollevare allora
le sorti dell’aeroporto?
«L’idea che
abbiamo in mente è quella di
creare un collegamento con il
Trentino – spiega Gios – di
concepire cioè l’aeroporto in
chiave interregionale. Ho già
parlato con alcuni sindaci
trentini, tra cui quello di
Folgaria, che ha accolto con
entusiasmo la proposta. Una
valorizzazione in quest’ottica
sarebbe un’ottima opportunità sia per noi che per gli
altopiani di Folgaria e
Lavarone. Dobbiamo riportare ad Asiago gli amatori del
volo a vela ed i proprietari degli
aerei da turismo che in Euro-
pa sono oltre 50 mila».
«Valuteremo ora con il Cda
dell’aeroporto le linee guida
da seguire – conclude Gios –
studiando le strategie di
marketing che più si addicono al rilancio dell’aeroporto».
Oltre a questo i progetti dell’amministrazione Gios prevedono di riportare nel capoluogo altopianese voli di linea
settimanali charter che colleghino, con aerei di medie dimensioni come gli Atr, Asiago
con le grandi città.
Luigi Frigo Bettinado
L’OPINIONE
Una provocazione salutare
L’ultima provocazione del sindaco di Roana, prof. Mario
Porto, (cfr. “L’Altopiano” del
23 agosto ’08: “Portiamo qui il
Dal Molin”) ha ottenuto due
risultati considerevoli:
1.ha riportato sotto gli occhi
degli Altopianesi la penosa condizione dell’ex ospedale
elioterapico di Mezzaselva,
ora dismesso e inutilizzato, lanciando un appello estremo,
affinchè quanto prima si possa giungere ad una sua
valorizzazione.
2.Ha esteso al nostro
Altopiano il grande dibattito
che, in maniera esemplare, la
città di Vicenza sta portando
avanti, ormai da due anni, in
relazione al rifiuto o all’accettazione della nuova base militare americana Dal Molin.
Dibattito che la domenica 05
ottobre ‘08 sfocerà in una consultazione popolare, in cui la
popolazione di Vicenza esprimerà la sua volontà in merito
alla destinazione dell’area interessata ad un uso sociale e comunitario (indicando il comune
come legittimo proprietario) oppure ad un uso militare, cedendola agli Americani per la nuova
base. Riconosciuto questo me-
rito al prof. Mario Porto, ritengo
che la sua “salutare provocazione” chieda almeno un paio di
precisazioni:
1.A Vicenza non “si stanno facendo tante storie”, ma si sta
portando avanti una grande azione civile e democratica , per dare
un segnale forte di quanto sta avvenendo non solamente nella
nostra città (con tutte le conseguenze negative derivanti dall’impatto di una simile operazione), ma anche a livello mondiale
sul piano della corsa al riarmo e
dello sfruttamento delle risorse
del pianeta.
Si potrà essere d’accordo o
meno su questa scelta di campo
per una radicale opzione di pace,
ma non si può non riconoscere
che questa aggregazione a
Vicenza di donne e uomini di ogni
estrazione sociale, politica e religiosa costituisca ormai un grande patrimonio di sensibilità attorno ai valori della pace, della giustizia, della solidarietà. Patrimonio prezioso da non minimizzare, ma da coltivare con cura,
perché, qualunque potrà essere
l’esito della base militare Dal
Molin, non mancherà di dare i
suoi frutti.
2.Mi sembra decisamente di
pessimo gusto (anche nella sua
valenza forzatamente provocatoria) la proposta di collocare la
base militare all’aeroporto di
Asiago. Che a poche centinaia di
metri dal Sacrario militare si possa pensare di allestire un trampolino di lancio, da cui partiranno altri ordigni di devastazione e di
morte per l’umanità mi sembra
del tutto inaccettabile per la sensibilità e la memoria storica degli
Altopianesi. 3.Su “l’impennata
dell’economia altopianese”, definita colossale, molto ci sarebbe
da dire, ma ci sarà tempo e modo,
grazie anche al dibattito aperto
dal prof. Mario Porto. Mi limito, per ora, semplicemente a dire che lo Stato italiano (quindi,
ognuno di noi tramite le tasse) paga il
41% delle spese di
gestione delle basi
militari americane
presenti in Italia (cfr.
Documenti e Studi
tratti dalle relazioni
del Congresso e del Senato degli Stati Uniti
d’America).
4.Segnalo,
infine,
come
contributo alla riflessione uno
splendido documento dal titolo
“Una resistenza nel segno dell’amore”, redatto dal Coordinamento dei gruppi cristiani per
la pace di Vicenza. Documento che è stato distribuito in 75.000
copie, soprattutto nelle parrocchie della città e della diocesi e
che potrebbe essere positivamente ospitato anche da questo giornale.
Antonio Santini
www.giornalealtopiano.it
2
AAA Altopiano offresi
per base americana
Sarà anche solo una provocazione, ma l’idea di Mario Porto di candidare Asiago come luogo per realizzare il nuovo Dal Molin qualche discussione l’ha
suscitata. Sembra comunque non si tratti di una proposta nuova: qualcuno in passato ci aveva già fatto
qualche pensiero. Sempre di una provocazione si
trattava, con lo scopo principale di attirare l’attenzione sul nostro magnifico territorio e diffonderne
in via indiretta l’immagine turistica. Dall’America
Alberto Carli Muller ci fa pervenire questo sue righe. Rimaste nel cassetto per due anni, le aveva
scritte ancora nel dicembre 2006 inviandole poi ad
un noto quotidiano locale, ma mai pubblicate.
“AAA Altopiano di Asiago offresi per base Americana. Si assicurano aereoporto, caserme, svaghi e soprattutto lealtà per aver liberato l’Altopiano dalla
schiavitù italiana. Direi che la vicenda del Dal Molin ha
rotto i “coglioni” (parola da non censurare dopo il suo
utilizzo da parte del Berlusca). Ogni giorno ci sono novità e proteste. Chi va a destra, chi a sinistra e chi sta in
mezzo a guardare. Abbiamo capito che il governo Italiano (sia destra che sinistra) non farà mai nulla per mettersi contro gli americani. Ma non solo. Non farà mai nulla
anche per difendere i nostri diritti di cittadini di montagna. E allora per protesta oltre chiaramente che per pubblicità occulta perchè non mettiamo un inserzione sui giornali: AAA Altopiano offresi agli Americani?
Altro che Trentino, offriamoci come accadde nel 1400
con la repubblica di Venezia agli americani e sogniamo.
Non dico si starà meglio, ma sicuramente peggio di adesso sara’ difficile. Ed ora sogniamo. Immaginate un
Altopiano, i cimbri, vivere in armonia con il popolo americano, una zona franca. Altre 30.000 persone permanenti che affolleranno le giornate inutili di novembre. E non
solo. Magari un giorno avremmo voli diretti per gli USA.
Asiago – NYC, Asiago – Miami...
Chiaramente le condizioni da porre saranno molte ma non
sarà difficile. Green Card e americanizzazione di tutti i
residenti altopianesi da almeno 2 generazioni come prima
richiesta. Immaginiamo poi l’economia. Se va bene gli
americani farebbero costriure l’autostrada che da Piovene
Rocchette potrà arrivare fino ad Enego con uscite a Treschè Conca, Cesuna, Canove, Asiago, Gallio, Foza ed
Enego appunto. Poi sarà il Trentino a voler passare sotto
l’altopiano.
E l’Italia? Scusate ma voi altopianesi vi sentite Italiani?”
Una provocazione che forse un anno e mezzo fa
avrebbe potuto sortire qualche effetto e che ora,
grazie a Mario Porto, se non altro trova pubblicazione e fa comunque riflettere.
l’Altopiano
Sabato 6 settembre 2008
L’Altopiano srl - Società unipersonale
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Via Austria, 19/b - 35217 Padova
8
Sabato 6 settembre 2008
ASIAGO
Nel numero scorso abbiamo
lanciato la proposta di Alberto
Brazzale intesa ad unificare
per certi versi la proposta
turistica della montagna
vicentina catalizzandola sotto il marchio “Alpi
vicentine”; una proposta che
Brazzale ha ampiamente
motivato e che è vista dall’autore come una sorta di possibile soluzione per un rilancio
ed un rafforzamento dell’offerta turistica.
Ritenendo che essa debba
essere valutata e sottoposta al
giudizio ed all’analisi di chi fa
del turismo la propria “missione”, abbiamo iniziato una
carrellata di opinioni partendo
dal presidente del Consorzio
Turistico Asiago 7 Comuni,
Domenico De Guio, e dall’Assessore al Turismo del Comune di Asiago, Roberto Rigoni.
Il Presidente De Guio
prende spunto dalla proposta di Brazzale per un’analisi ad ampio spettro del
problema
turismo
sull’Altopiano, e non solo.
<Devo dire che condivido, almeno in parte, questa volontà
di aggregazione, cosa che
come Consorzio abbiamo fatto e stiamo facendo da anni a
più ampio spettro con il “Progetto Montagna”, da due anni
diventato “Dolomiti e montagna veneta”, attraverso il quale con fondi regionali promuoviamo, a livello nazionale ed
internazionale, questa realtà
regionale come insieme di eterogenee proposte turistiche. Il
Veneto è la prima Regione in
Italia per presenze turistiche
e può vantare la gamma completa dell’offerta (dal mare alla
montagna, dal lago alle città
d’arte alle terme, ecc.) eppure il marchio “Veneto” non è
conosciuto come ad esempio
quello “Trentino” perché finora si sono date proposte disgregate, ciascuna fine a sé
stessa. Stiamo facendo molto
lavoro per unificare queste
realtà ma serve un’associazione ed un’unificazione di marchi che spesso si scontra con
l’ancora presente esaltazione
del campanilismo, del singolo,
non riconoscendosi in qualcosa di superiore che è invece
l’unica via vincente.
A livello provinciale come
Consorzio abbiamo in corso
con “Vicenza è” e con la Provincia un dialogo che ritengo
positivo e stiamo cercando di
individuare settori di competenza in cui, senza nulla togliere
alle altre realtà della provincia, Asiago (inteso come intero Altopiano) dovrebbe essere punto di riferimento per
quanto riguarda la montagna
vicentina.
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
3
Sull’idea «ALPI VICENTINE» parlano
Domenico De Guio e Roberto Rigoni
Condivisibile la volontà di aggregazione, ma l’unico nome catalizzatore resta quello di Asiago
Non sono d’accordo su alcuni
punti della proposta di Brazzale,
come ad esempio quello della
riconversione delle malghe
che, anzi, ritengo debbano essere conservate alla loro funzione e rivalorizzate per
l’insostituibile ruolo che rivestono nell’equilibrio del territorio; non mancano i rifugi,
semmai può esserci la necessità di implementarli in maniera razionale e mirata.
Condivido le tipologie di vacanza proposte ma occorre
innanzitutto fare un’analisi
comprensoriale
delle
potenzialità del territorio, del
mercato e del target turistico
e quindi, come seconda fase,
uno sviluppo condiviso ed integrato del territorio, con il
sereno
e
concreto
coinvolgimento di tutti – enti
locali, categorie e popolazione tutta – per un investimento nella programmazione e
nello sviluppo della promozione e dei servizi. Il turismo ed
il suo indotto ha infatti “arricchito o quanto meno permesso di vivere in altopiano”
tutti;
serve
quindi
un’autotassazione dell’intera
filiera turistica per reperire i
mezzi di investimento fatti
con
i
carismi
dell’imprenditorialità su cui
basare il rinnovamento e
l’ampliamento di strutture e
servizi, lo sviluppo e la crescita, per guardare avanti
senza vittimismi o compiaciuta passività ma puntando a
seri programmi che vadano
al di là dei mandati politici
delle amministrazioni per
dare quella sicurezza nei servizi (le altre stazioni invernali
aprono il 5 dicembre garantendo l’innevamento delle piste, cosa che da noi non accade, per esempio) che oggi
ancora manca, valorizzando
le eccellenze, come quelle
delle produzioni (dal formaggio ai mieli e marmellate, dal
marmo ai salumi,dagli sci alle
scioline) a cui il nostro territorio è molto legato oppure
al notevolmente aumentato
tasso qualitativo offerto dalle strutture alberghiere presenti.
Come Consorzio abbiamo
commissionato ad esperti uno
studio che, valutando dati e
variabili, darà la sua analisi,
dopodiché a breve convocheremo tutte le categorie, puntando a far crescere un rapporto d’insieme ed a trovare
obiettivi comuni per il prossimo futuro>.
- Assessore Rigoni, come
vede questa proposta, intesa come catalizzatore
promozionale e pubblicitario; ha secondo lei una
sua valenza, un senso “turistico”?
<Apprezzo la proposta del
Signor Brazzale; ogni idea
utile ad ingenerare un dibattito sul nostro turismo è apprezzabile dal momento in cui
noi stessi, amministratori comunali, stiamo sperimentando sempre nuove forme capaci di elevare il nome del
nostro territorio e di
rilanciarne l’appetibilità sotto il profilo turistico. La proposta di mettere in rete tutte
le potenzialità della montagna
vicentina mi trova d’accordo
e penso che ciò sia negli
obiettivi della Provincia di
Vicenza, la quale ha assunto
dalla Regione la delega sul
turismo proprio con l’obiettivo di valorizzare maggiormente le risorse turistiche in
una chiave di tipo “provinciale”; sono d’accordo con il
Vostro lettore anche quando
propone di unificare tutta la
montagna vicentina sotto la
denominazione di “Alpi
Vicentine” ma ritengo assolutamente imprescindibile la
necessità di esaltare le specificità del nostro territorio e
la rilevanza sotto il profilo turistico del nome “Asiago”>.
- Ritiene la cosa “fattibile”, anche tenendo conto
dei
noti
e
non
ancora superati
“campanilismi” esistenti?
<Francamente, non penso
che la denominazione di
“Alpi Vicentine” possa far
scaturire i “campanilismi”
ancora da noi presenti, altrimenti non si capirebbe il
perché, ora come ora, noi
stessi usiamo collocarci
nelle “prealpi vicentine”, si
tratterebbe semplicemente
di un cambio di denominazione, anche condivisibile,
alla luce delle pertinenti
argomentazioni avanzate
dal signor Brazzale, dal quale, però, non potrebbe derivare l’annacquamento del
nome di “Asiago” e di tutto
il suo comprensorio, solo ed
unico catalizzatore della
domanda turistica. Personalmente ritengo che il problema sia di altro tipo. La
nostra offerta é vendibile in
quanto associata ad
“Asiago”; è questo il messaggio che deve giungere
pulito al turista, ogni altra
denominazione (Altopiano
di Asiago, Altopiano dei
Sette Comuni, Asiago Sette Comuni ecc.) contribuisce ad ingenerare sul mercato
confusione
e
disorientamento sulle caratteristiche della nostra offerta >.
- Pensa che un’operazione
come
questa
faciliterebbe la promozione e darebbe risultati
tangibili?
<Non mi ritengo un esperto di marketing ma in questi anni di esperienza amministrativa ho potuto comprendere come il nostro territorio abbia bisogno di essere immediatamente riconoscibile come area insistente su territorio montano; troppo spesso, invece,
giungono messaggi distorti
che tendono a dissociare la
nostra splendida località
dalle altre località di montagna e ciò determina l’allontanamento del turista
potenzialmente più attratto
dalla montagna “vera”>.
- E’ realizzabile una sorta di unità d’intenti e di
cassa comune anche sul
piano economico per creare i presupposti di
fattibilità ad una promozione della nostra montagna a tutto tondo?
<Asiago ed il suo
comprensorio presentano
delle specificità ed un’offerta tale da non poter essere associate a quella del
Monte Grappa o a quella di
Recoaro; con tutto il rispetto che nutro verso queste
località montane della Provincia di Vicenza, ritengo
che, in questi anni, sia pur
con difficoltà, i Comuni
dell’Altopiano ed il Consor-
zio Turistico abbiano svolto
un grande lavoro di promozione e di rilancio della nostra immagine turistica sia
in termini di infrastrutture
che di qualità negli eventi e
nei servizi offerti al turista,
lavoro che ha premiato il
territorio con un enorme
numero di presenze rendendolo la principale realtà turistica della Provincia di
Vicenza e tra le prime nel
Veneto, ciò appare testimonianza inequivocabile dell’ancora forte interesse che
il turista nutre verso di noi>.
Cesare Pivotto
LE TRINCEE DELL’ALTOPIANO
ALL’ALTARE DELLA PATRIA
Nell’anno in cui si celebra il 90° anniversario dalla fine
della prima guerra mondiale, tra le molteplici iniziative vi è
stata quella autorevole dell’Ufficio Storico dello Stato
Maggiore dell’Esercito che, nell’ambito della mostra “Storia di Uomini e di Armi”, allestita all’Altare della Patria
per le celebrazioni per il 147° Anniversario della costituzione dell’Esercito, ha dedicato ampio spazio all’ illustrazione
di luoghi, reparti, uomini e armi protagonisti della grande
guerra sul fronte italiano. E grazie alla disponibilità manifestata dal Col. Antonino Zarcone, Capo Ufficio Storico dell’Esercito, l’Ecomuseo della Grande Guerra delle Prealpi
Vicentine ha potuto esporre alcuni pannelli illustrativi degli
ambiti più significativi interessati dai lavori di ripristino delle trincee e dei manufatti di guerra previsti dal “Progetto di
Tutela del Patrimonio storico della prima guerra mondiale
– L 78/2001”: l’Ortigara, il Monte Cengio, il Pasubio e le
fortezze dell’Altopiano di Asiago e delle Prealpi Vicentine.
E così migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo – il
Vittoriano trovandosi nel cuore di Roma è visitato ogni anno
da milioni di turisti – hanno potuto conoscere la realtà storica dell’Altopiano e prendere contatto attraverso i pannelli e le brochure con un territorio che si appresta ad
accogliere, sempre più numerosi, i “viaggiatori nella storia”. Altamente significativo è il messaggio simbolico della
presentazione, se si tiene presente che nell’ala in cui è allestita la mostra sono custodite le spoglie del Milite Ignoto,
non più all’esterno dove originariamente erano state tumulate,
ma nella cripta interna che è stata aperta per l’occasione. E
altrettanto forte è il messaggio che la Montagna vicentina, ed
in particolare l’Altopiano dei Sette Comuni, invia per ribadire
che la storia si può conoscere e vivere sul campo, alla scoperta di un territorio che offre elementi storici e naturali unici al
mondo.
Paolo Volpato
8
Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
4
Il prof. Alfredo Paiola è il nuovo Dirigente dell’Istituto Superiore di Asiago
ATTUALITA’
Momento di molti cambiamenti
ai “vertici” della scuola
asiaghese, visto che dal 1° settembre sono cambiati tutti i
Dirigenti Scolastici dei tre ordini di scuola presenti nel capoluogo altopianese, dalla
scuola primaria a quella secondaria di primo e di secondo grado.
Alla guida del complesso ed
articolato Istituto Superiore
(nato 3 anni fa, nell’anno scolastico 2005/06, dalla <fusione> forzata fra l’ITC e Liceo
“Pertile” e l’IPSIA “Lobbia”, e
condotto con competenza e
passione in quest’arco di tempo non facile dalla prof.ssa M.
Giovanna Rettore) è arrivato il
prof. Alfredo Paiola, nato a
Castelguglielmo (RO) il 21
marzo 1951 e residente a
Lendinara, coniugato, già docente di diritto; negli ultimi 3
anni ha intrapreso la carriera di
dirigente in vari istituti del
rodigino, ultimo dei quali l’I.I.S.
“Colombo” di Adria, molto simile per tipologia scolastica all’istituto asiaghese.
Il neo immesso in ruolo dirigente scolastico è al lavoro nella sua nuova sede solo da
due giorni quando lo incontro nel suo ufficio.
Prof. Paiola, come mai da
Rovigo proprio ad Asiago?
“E’ stata una scelta
di
vita
–
esordisce
“Lavorare a stretto contatto col
territorio con serietà ed impegno”
- a me ed a mia moglie piace
molto la montagna ed Asiago
è una località che conoscevo
per esserci venuto varie volte
in passato. Poi la sede e la
tipologia dell’Istituto mi stimolava molto sotto il profilo della sfida professionale e sono
molto contento di aver fatto
questa scelta che, ho già avuto
modo di constatare, mi consentirà di lavorare in un ambiente
che definisco e ritengo privilegiato”.
Quali sono le sue prime impressioni? Quali i suoi intendimenti?
“Per prima cosa voglio sottolineare che mi sento un po’
come uno che sale su di un treno in corsa, e che quindi intendo rispettare il lavoro fatto
da chi mi ha preceduto cercando di dare il meglio di me stesso per con- tribuire ad obietti-
vi comuni, in un gioco di squadra che vede tutti i suoi protagonisti, da me a tutti i miei collaboratori, impegnati: se le
cose andranno bene sarà merito di tutti, ciò che dovesse non
funzionare sarà invece da addebitare a me, visto che questo
rientra nel ruolo che sono venuto a ricoprire. L’importante
è non dimenticare che siamo al
servizio dei ragazzi e che
l’obiettivo e di farli crescere,
dando loro la possibilità di crearsi competenze importanti per
la loro vita futura. I ragazzi
hanno bisogno di offerte didattiche qualificate. Sarà fondamentale lavorare a stretto contatto con il territorio, visto che
la scuola ne è elemento fondamentale, collaborando con gli
enti e con le realtà presenti per
farla crescere nel rispetto delle
aspettative del territorio e della gente; punteremo a sfruttare
al massimo collaborazioni a
margine, sfruttando gli spazi
che l’autonomia concede, consentendo fasi operative utili a
dare risposte giuste ed adeguate”.
Pof. Paiola, mi sembra di capire che guarda avanti con ottimismo!
“La scuola è già ben organizzata ed in grado di
metabolizzare tutti i processi
educativi che arrivano, ci sono
le strutture, ho già avuto
modo di verificare
come esistano importanti risorse
di personale di
cui si può
capitalizzare
la grande disponibilità e
l’attaccaIl
prof. alla
mento
Alfredo
Paiola
scuola, evidentemente frutto di
professionalità ma anche di
qualcosa in più, che ho già riscontrato. Esistono insomma le
condizioni per fare bene, tutti
insieme; in questi tre anni (questo la durata del contratto, ndr)
ci sono potenzialità da <sfruttare> per puntare al miglioramento ed alla crescita della scuola,
al servizio dei ragazzi, delle famiglie, del territorio, tutti insieme, all’insegna di due cose che
ritengo fondamentali: serietà ed
impegno”.
Cesare Pivotto
Olmi festeggiato a Venezia
Presente il Consorzio Turistico con tutti i prodotti tipici
Asiago e l’Altopiano sono scesi in laguna per rendere omaggio al regista Ermanno Olmi
premiato con il Leone d’oro alla
carriera dalla Biennale di Venezia. A vent’anni dal Leone d’oro
vinto con il film “La leggenda
del santo bevitore” Olmi è stato il protagonista assoluto nella
serata di preapertura della 65^
Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica con la proiezione del film vincitore nel
1988. L’Altopiano ha riservato al regista una grande festa
alla fine della proiezione del film
all’Arena di Campo San Polo
con un buffet offerto a tutti gli
spettatori con i prodotti tipici
di Asiago, dal formaggio del
Caseificio Pennar ai prodotti del
salumificio San Domenico, alle
marmellate dell’azienda Rigoni
ed organizzato dal Consorzio
Turistico in collaborazione con
il Comune di Asiago, la cantina
Astoria, il servizio catering
Palladio e con l’Istituto alberghiero di Asiago.
Momento più ufficiale invece
a Palazzo Querini Dubois, sede
della Biennale, con pietanze
sempre preparate con prodotti
altopianesi con interventi del
maestro Manoel Oliveira, del
presidente della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Paolo Baratta del direttore
Marco Müller, del sindaco di
Venezia Massimo Cacciari ed
infine del sindaco di Asiago
Andrea Gios che ha sottolineato “l’appartenenza di Olmi
all’Altopiano” nel donargli
un’opera su legno dell’artista
vicentina Marika Vicari raffigurante il sottobosco. “Ho la fortuna di vivere in un luogo dove
ogni giorno posso osservare la
Natura che, istante dopo istante, celebra la festa della vita. –
ha dichiarato il regista - .E così
deve essere ogni altra festa: una
lieta occasione per vivere in
pacifica confidenza, una tregua
degli affanni quotidiani, una felice opportunità per renderci disponibili all’amicizia.” Una ottima riuscita quindi quella
dell’altopiano in laguna tra l’altro l’unico ente territoriale che
sia mai stato associato alla Biennale grazie anche al fatto che
Olmi, nelle sue opere, ha sempre descritto l’uomo comune,
la terra, il territorio e riuscendo
questa volta a far uscire dai
palazzi anche la Biennale. Giusto riconoscere anche il merito
della riuscita della serata alla
professionalità degli organizzatori, Leonardo Longhi, Stefano Turrini e Giuliano
Dall’Oglio. Alla stampa italiana
e estera presente, oltre 100 testate, è stata donata una cartella contenente una riproduzione
dell’opera di Vicari, alcuni scritti
di Olmi e Mario Rigoni Stern
nonché il discorso ufficiale del
sindaco di Asiago, oltre a
depliant promozionali del territorio.
Gerardo Rigoni
Chi dona regala il mondo
Uno slogan che unisce idealmente tutti i donatori “Chi
dona regala il mondo” accompagnerà il “Week-end del
Donatore” in programma ad
Asiago il 13 e 14 settembre,
per festeggiare i 35 anni di
fondazione dell’Aido e i 40
anni dell’Avis. Due giornate
con un programma particolarmente ricco, che saranno
aperte da un importante incontro sul tema “La Donazione in Italia”, al quale parteciperanno esperti e ospiti
prestigiosi. Alle ore 21 nella
Sala della Reggenza della Comunità Montana, presentati
da Giandomenico Cortese, si
susseguiranno gli interventi di
Valerio Alberti, direttore generale dell’Ulss n. 3,
Armanda Diamatini del Centro Trasfusionale di Bassano,
Leonardo Cinetto, dirigente
medico di Primo Livello,
Massimo Pedrotti, primario di
oculistica dell’ospedale di
Vicenza, Bruno Zamberlan,
presidente provinciale Aido,
Enrico Iseppi, presidente provinciale Avis; presenzierà il
sindaco di Asiago Andrea
Gios, mentre ospite d’onore
della serata sarà Ermanno
Olmi, Leone d’Oro alla Carriera. Il giorno successivo,
domenica 14 settembre, l’intenso programma prenderà il
via al Piazzale dello Stadio del
Ghiaccio con il raduno dei
gruppi Aido e Avis con i rispettivi labari, che mezz’ora
dopo sfileranno in corteo fino
al Municipio di Asiago in Piazza II° Risorgimento. Alle ore
10 il via alla “1^ Corsa del Donatore “Città di Asiago”, marcia non competitiva di 6 km
(su un circuito di 2 km da
percorrere 3 volte) attraverso il parco Brigata Regina e il
centro di Asiago. Le
premiazioni dei concorrenti,
divisi nelle categorie uomini e
donne, sono in programma
alle 11, mentre a mezzogiorno in Duomo S. Matteo verrà
celebrata la S. Messa. In conclusione, il pranzo dell’Anniversario,
al palatenda presso il Centro Giovanile, ospiti il Presidente e l’Alfiere di ogni gruppo Aido e Avis.
I presidenti Aido e Avis
dell’Altopiano, Mario Rigoni e
Lorenzo Forte, ricordano che
per assistere all’incontro “La
Donazione in Italia”, per iscriversi alla Corsa del Donatore
e per partecipare al pranzo è
necessario compilare il modulo di prenotazione stampato
nel pieghevole del programma.
Per informazioni è possibile
chiamare uno dei seguenti numeri telefonici: 347 2935443
(Mario) 348 3240319
(Mattea).
S.B.
8
l’Altopiano
Sabato 6 settembre 2008
ATTUALITA’
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5
Si unaugurera’ nei prossimi giorni
la nuova sede del liceo scientifico
L’opera è costata oltre 2 milioni 100 mila euro - In appalto i lavori per la ristrutturazione dell’ex Villa Zecchin
Si avvicina a grandi passi
l’inizio di un nuovo anno scolastico che, per gli studenti
della sezione di Liceo Scientifico dell’Istituto Superiore di
Asiago, vorrà anche dire entrare nella nuovissima sede
realizzata sul lato sud della
palestra; nei due piani del nuovo “corpo” trovano spazio le
nove aule didattiche e l’aula
da disegno (tutte interamente
arredate a nuovo con banchi,
sedie, cattedre, lavagne,
mobiletti, ecc.), oltre alla biblioteca e ad alcuni vani tecnici.
L’edificio, progettato da un
pool coordinato dall’architetto portoghese Gonçalo Byrne,
è stato realizzato nei tempi
programmati (meno di due
anni, visto la data d’inizio dei
lavori è stata il 3 ottobre 2006)
dalla ditta “Andreola Costruzioni Generali S.P.A.” di Loria
- TV, appaltatrice dei lavori,
ed è costata alla Provincia oltre 2 milioni 100 mila euro.
L’architettura è decisamente
“particolare” e fuori dai canoni
per la tipologia tipica della
montagna, ritagliandosi così
uno spazio tutto suo di originalità. Le fondazioni sono di
tipo continuo a trave rovescia,
con pali trivellati posizionati
nella zona di terreno molle; la
struttura portante dell’edificio
(verificata anche rispetto agli
eventi sismici) è stata realizzata con muri perimetrali e da
pilastrature in cemento arma-
to, rivestiti esternamente in
marmo Rosso di Asiago e internamente da contropareti in
laterizio o, in alcuni casi, in
cartongesso; i solai sono in
laterocemento, così come il
tetto a falda inclinata ricoperto
in lamiera di alluminio naturale
con camera di ventilazione.
Tutta la superficie interna della scuola vede la sistemazione
di controsoffitti (realizzati con
lastre microforate ad elevato
assorbimento acustico nelle
aule, con lastre di tipo
idrorepellente per ambienti
umidi nei bagni), sopra i quali
sono state inserite tutte le
canalizzazioni impiantistiche,
elettriche e termomeccaniche,
nonché i corpi illuminanti.
Se tutto è stato fatto e completato sul piano tecnico, sulla
funzionalità della struttura si
dovranno attendere le verifiche
dei fatti ma quel che è certo è
che si è puntato a creare e realizzare spazi e luminosità moderni e confortevoli. Già da lunedì prossimo 15 settembre,
primo giorno di scuola, studenti
ed insegnanti di liceo entreranno nelle loro nuove aule e potranno così verificare di persona, per esprimere poi il loro
giudizio.
La cerimonia di inaugurazione
si terrà nell’ultima settimana
del mese di settembre (al momento in cui scrivo non è ancora stata fissata la data), in
forma ufficiale e con la presenza di molte autorità politiche della Provincia, dei titolari
e tecnici della ditta Andreola,
dei progettisti, dei tecnici della
Provincia (dall’arch. Sandra
Brentan al geom. Luca Vellar,
che ha seguito in prima persona l’esecuzione dei lavori), di
autorità politiche ed amministrative locali e, naturalmente,
di autorità scolastiche, dall’attuale (freschissimo di nomina)
nuovo Dirigente dell’Istituto
Superiore di Asiago, prof. Alfredo Paiola, al prof. Sergio
Bonato, ex preside dell’Istituto per quasi un trentennio dal
1978 al 2005, alla prof.ssa M.
Giovanna Rettore, che ha lasciato la guida dell’Istituto proprio in questi giorni dopo 4 anni
trascorsi sull’Altopiano.
Ma a breve si apriranno, sempre nell’area di proprietà della
Provincia, altri cantieri; probabilmente nella prossima primavera prenderanno infatti il via i
lavori di ristrutturazione dell’ex
Villa Zecchin (dove saranno
ospitate, nei tre piani dell’attuale edificio, otto aule) e del
suo ampliamento a “U” sul
retro, con un piano terra che
ospiterà tutti i servizi (cucine, pasticceria, lavanderia
ecc.) ed un piano superiore
dove verranno realizzati gli
spazi per il bar e per la sala
da pranzo, con un costo previsto di 1 milione 400 mila
Tre settimane di stage in Galles
Borsa di studio per tre studenti del settore turistico
Sono partiti lunedì 1° settembre alla volta di
Liverpool tre studenti del
settore turistico dell’Istituto
superiore di Asiago; non per
fare turismo, però, bensì per
usufruire di una borsa di studio per merito nell’Ambito
del “Progetto Leonardo”,
fortemente voluto dall’ormai
ex Dirigente dell’Istituto
asiaghese prof.ssa M. Giovanna Rettore e seguito dal
prof. Franco Sella.
Sulla base della graduatoria
di merito conseguente alle
risultanze finali dell’appena
concluso anno scolastico, i tre
migliori studenti della classe
quarta, vale a dire Valentina
Ambrosini (di Cesuna), Sara
Panozzo (di Canove) e Michele Pezzin (di Asiago), si
sono aggiudicati il diritto di
effettuare uno stage di perfezionamento di tre settimane all’estero in lingua inglese
(assieme ad altri ragazzi di
altre scuole della pianura) ed
al loro ritorno inizieranno, pur
se con qualche giorno di
giustificatissimo ritardo, la
classe 5^D (settore Turistico). Valentina e Sara faranno la loro esperienza presso
la “Liverpool School of
English”, mentre Michele
imparerà a fare la guida al
“Williamson Tunnel” sempre
di Liverpool; un’occasione
nuova ed in più per i nostri
ragazzi che non devono più
aspettare solo l’ambito universitario per riuscire a migliorare grazie a stages all’estero anche durante il corso di studi della scuola secondaria.
Cesare Pivotto
euro. E’ già stata avviata anche l’istruttoria per appaltare
i lavori che prenderanno probabilmente il via in contemporanea e che porteranno
alla realizzazione di un altro
edificio che ospiterà un
auditorium da circa 300 posti
a sedere; l’opera verrà realizzata sul retro della nuova
sede del Liceo e comporterà
un investimento previsto di 1
milione 300 mila euro. Per
entrambe le opere di può ra-
gionevolmente preventivare
la possibile ultimazione dei
lavori entro due anni, all’inizio dell’anno scolastico 2010/
11.
Cesare Pivotto
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l’Altopiano
Sabato 6 settembre 2008
www.giornalealtopiano.it
6
La Borsa telematica dell’Asiago Dop
ASIAGO
Uno strumento moderno ed
autorevole per dare visibilità
al prodotto e consentire agli
operatori del settore di accorciare la filiera con una nuova modalità d’incontro tra
domanda e offerta. E’ la Borsa Merci Telematica Italiana, il mercato telematico dei
prodotti
agricoli,
agroalimentari ed ittici nel
quale è entrato ieri anche
l’Asiago Dop. L’operazione,
promossa dalla Camera di
Commercio di Vicenza, è stata presentata nei giorni scorsi nel Municipio di Asiago.
Alla presentazione sono intervenuti il sindaco di Asiago
Andrea Gios, il Commissario
Straordinario della Camera di
Commercio di Vicenza Dino
Menarin, il Presidente del
Consorzio di Tutela
dell’Asiago Dop Roberto
Gasparini, il presidente della
Borsa Merci Telematica Italiana Francesco Bettoni e il
consigliere della BMTI Diego Meggiolaro.
L’apertura del mercato
telematico dell’Asiago consente agli operatori di allacciare nuovi canali commer-
Consente agli operatori di allacciare nuovi canali commerciali, con la possibilità di aumentare
le proprie opportunità di business – Gios: “Una scommessa, ma serve attenzione”
ciali, con la possibilità di aumentare le proprie opportunità di business e assicura
maggiore efficienza e razionalità al mercato, determinando in tempi rapidi e in
modo trasparente i prezzi realizzati e i quantitativi scambiati. “Con tre obiettivi fondamentali – ha sottolineato Francesco Bettoni – ovvero la difesa e la tutela delle produzioni tipiche dalla contraffazione,
la trasparenza assoluta, dal
momento che possono entrarvi solo gli operatori accreditati, e l’opportunità per il sistema agroalimentare italiano di
uscire dall’anonimato entrando in un sistema estremamente virtuoso”. “Con l’augurio –
ha detto Dino Menarin – che
l’Asiago abbia lo stesso successo dei formaggi grana che
grazie al mercato telematico
stanno sviluppando volumi significativi”. Per l’apertura del
mercato
telematico
dell’Asiago è stato costituito
uno specifico Comitato di
filiera, con sede presso la Camera di Commercio di
Vicenza che ha redatto il regolamento speciale successi-
vamente approvato dalla Deputazione Nazionale organismo superiore che regola l’andamento della borsa.
“Va sottolineato – ha aggiunto
Bettoni – che questo è il primo mercato telematico al
mondo che garantisce la
solvibilità del prezzo dove cioè
si ha la certezza che il contratto stipulato per via telematica
ha la stessa efficacia ed efficienza della vecchia stretta di
mano. Ricordo, ad ulteriore
garanzia di trasparenza e serietà, che l’intermediatore (ovvero la società di gestione della piattaforma telematica, ndr)
non percepisce un centesimo
di euro sulle transazioni”.
Il mercato dell’Asiago va ad
aggiungersi ai 32 mercati
telematici attivi sulla Borsa
Merci Telematica Italiana sui
quali dal 2002 ad oggi sono stati raggiunti risultati importanti:
8.716 contratti, pari a 1.394.318
tonnellate di prodotto transato,
per un ammontare di circa 400
milioni di euro di valore scambiato. “E’ sicuramente un’opportunità importante per la nostra economia – ha detto il sindaco Andrea Gios – al prodot-
Angela Gritti, diva da autografi
La pornostar asiaghese è una delle più richieste d’Europa
E’ di Asiago una delle
più richieste porno star
d’Europa.
Nel
sito
internet “Facciamo tardi”, l’asiaghese Angela
Gritti è seconda solo alla
romana Roberta Missoni.
E a lei piace cavalcare il
treno della notorietà che
le sta dando un sacco di
soddisfazioni. “Sei tu
Angela Gritti ? - racconta con una punta d’orgo-
glio la porno diva - mi
hanno chiesto alla stazione Termini di Roma alcuni giovani. Ho risposto di
sì e subito mi hanno chiesto fotografie e hanno
voluto l’autografo”.
“Ho cominciato con esibizioni nei club privèe e
lap dance nove anni fa –
dice Angela - Ma da tre
anni interpreto anche
film. Ne ho già girati 21”.
Che tipo di pubblico assiste ai suoi spettacoli?
“Un pubblico misto formato sia da giovani che
da persone di mezza età
che vengono a vedermi
per svago, per passare
qualche ora fuori dai
problemi del lavoro e dalla famiglia”.
Perché ha scelto il nome
d’arte Angela Gritti?
“Perché sono veneta. Ho
deciso di cambiare nome
dopo aver conosciuto il
fiorentino
Silvio
Bendinelli di Show Time
tre anni fa iniziando ad
interpretare film con
Maurizio Tangeri”.
Le piace la professione di
porno star?
“Mi appassiona molto. E
mi dà tante soddisfazioni
anche la parentesi televisiva”.
In che senso?
“Sono nota al pubblico televisivo per le trasmissioni
di Corrado Fumagalli su
Televenezia e Sky Tv”.
I suoi paesani come la pensano?
“Mi apprezzano. Ho moltissimi
fans
anche
altopianesi”.
Egidio Zampese
Nella foto, Angela Gritti, la
porno star asiaghese tra le
più famose d’Europa.
to di qualità si abbina la storia
della nostra terra e questo a
livello di marketing può dare
risultati elevati. Un timore c’è:
che una borsa telematica possa annacquare un prodotto
particolare e di nicchia come
il formaggio che si produce
sull’Altopiano. E’ comunque
una scommessa da fare mettendoci la necessaria attenzione”.
Stefania Longhini
Che buono il formaggio
sotto il cielo di Asiago
Ben 58 formaggi da
quattro province,
Udine, Trento,
Vicenza e Verona,
hanno partecipato
al
concorso
interregionale dei
formaggi di montagna a latte crudo
“Formaggio sotto il
cielo di Asiago”. La
manifestazione, organizzata
da
Vicenza Qualità e
dalla Coldiretti di
Vicenza, arrivata
alla sua ottava edizione, ha visto una
ventina tra malghe e
caseifici contendersi lo scettro del miglior formaggio prodotto in sei categorie; fresco, vecchio e stravecchio di malga e altrettanti prodotti in caseificio.
Già durante tutta l’estate,
con la manifestazione
“Malghe aperte”, gli ospiti
dell’Altopiano hanno potuto
scoprire
il
mondo
dell’alpeggio e come viene
prodotto il formaggio Asiago
d’allevo attraverso visite gui-
date, laboratori didattici,
degustazioni a tema e iniziative turistico-culturali molto
apprezzate dal pubblico.
Questa manifestazione è il
culmine del percorso a cui è
stata abbinata anche la mostra del formaggio Stravecchio di malga e la mostramercato dei prodotti tipici e
certificati dal Consorzio “Sapori del Palladio”, che raggruppa le eccellenze
agroalimentari della
provincia.
I vincitori, decretati da
una giuria di esperti,
sono per i formaggi di
malga nella categoria
fresco, Malga Biancoia
a Conco di Edoardo
Martinello, per il vecchio
Malga Valcoperto a
Grigno di Patrizia
Cengio Baggio e per lo
stravecchio la Malga
Zebio ad Asiago di Maria Luisa Pancrazio. Per
i formaggi da caseificio
il miglior fresco è stato
giudicato quello del
Caseificio Gugole di San
Giovanni Ilarione in provincia di Verona, per il vecchio
quello di Sabbionara di Avio in
provincia di Verona e per lo
stravecchio l’azienda agricola
Waister di Canove di Roana.
Anche il pubblico ha avuto il
suo ruolo assegnando il premio
“Città di Asiago”, dedicato al
miglior formaggio stravecchio
prodotto nelle malghe di
Asiago, alla Malga Porta
Manazzo di Antonio
Rodeghiero.
G.R.
Nominato il nuovo primario
di oculistica al San Bassiano
Simonetta Morselli,
vicentina, è il nuovo
Direttore della Struttura Complessa di
Oculistica dell’Ospedale
San
Bassiano.Poco più che
quarantenne, il nuovo
Primario arriva al San
Bassiano dalla Struttura Complessa di
Oculistica dell’Azienda
Ospedaliera di Verona
dove si è specializzata
- “cum laude”, nel 1995 - in
Oftalmologia. Nella stessa
Verona si occupa principalmente di chirurgia del segmento anteriore dell’occhio, cioè di chirurgia della
cornea (compresi i trapianti
e la nuova tecnica di “cross
linking” per il cheratocono,
il trapianto di cellule
endoteliali e la correzione
dei difetti di vista con laser
e con bisturi), del glaucoma,
della cataratta, della
cataratta congenita e
delll’inserimento di lenti
intraoculari per alta miopia.
In questa specifica branca
ha assunto – nel 2005, nell’Azienda di Verona – l’incarico
di
“alta
specializzazione”, pur non
trascurando la chirurgia del
segmento posteriore dell’occhio (quella riguardante il vitreo e la retina).
A Verona è oggi incaricata
anche del Servizio di Day
Surgery Oculistico (chirurgia in giornata).
Ha nel suo curriculum
oltre 4.000 interventi
chirurgici di cataratta e
di
cataratta
e
glaucoma, circa 600 interventi per la correzione della miopia,
dell’astigmatismo e della ipermetropia, oltre 50
trapianti di cornea, 120
tra distacchi di retina e
vitrectomie
per
patologie
vitreo
retiniche.
Molto attiva nell’ambito
scientifico nazionale ed europeo, Simonetta Morselli
vede con entusiasmo e
progettualità il Primariato al
San Bassiano, dove il Direttore Generale – Valerio
Alberti – la accoglie con la
certezza di aver nominato
un’ottima professionista, di
rilevante spessore scientifico, ma anche di intensa
umanità. Il nuovo Primario
prenderà servizio il prossimo 1° ottobre.
8
Sabato 6 settembre 2008
ASIAGO
Nell’annuale Festa dell’Anziano,
tenutasi a Villa Rosa ad inizio dello scorso agosto e che ha visto la
presenza di oltre seicento persone, il programma della giornata
ha riservato numerosi momenti
intensi. L’evento, organizzato dall’Opera Immacolata Concezione
in collaborazione con il Comune
di Asiago e il Gruppo Alpini di
Asiago, si è aperto con la messa
delle 11, celebrata dal parroco di
Asiago don Roberto Bonomo, assieme a don Romeo Martello,
sacerdote di Villa Rosa, e a padre
Galante dell’O.I.C. di Padova. La
messa è stata animata, come
sempre nelle occasioni importanti, dal Coro degli ospiti di Villa
Rosa, diretti dalla coinvolgente
maestraAndreja Ravnic. Nato circa due anni e mezzo fa su idea
del direttore dell’O.I.C. di Asiago
Paolo Mantese, il coro si è confermato con il passare del tempo
una realtà importante, centrando
in pieno l’obiettivo del progetto
“Cantiamo insieme”, ovvero
quello di coinvolgere gli ospiti sia
in modo attivo che d’ascolto. “Il
canto – commenta Jerta Tessari,
educatrice a Villa Rosa – è uno
strumento interessante, in grado
di aprire nuovi canali di relazione, risveglia i ricordi del passato,
suscita emozioni, crea nuovi le-
l’Altopiano
7
L’emozione di cantare insieme,
risvegliando i ricordi del passato
Il Coro di Villa Rosa anima feste religiose, ricreative e di compleanno
gami, coinvolge emotivamente sia
chi canta che chi ascolta, favorendo la partecipazione anche dei
soggetti più isolati”. Dallo scorso
anno i componenti il coro, venticinque – trenta persone, hanno
una loro divisa, contraddistinta da
un gilet rosso sul quale la signora
Antonietta Rigoni (assistente di un
ospite della struttura) ha ricamato una nota musicale e il nome
del coro. Le prove si svolgono
due volte la settimana, il lunedì e
giovedì, e il gruppo, oltre ad animare le messe più importanti,
canta anche in occasione di feste
ricreative e compleanni. “Cantare – continua Jerta – è fra le atti-
vità che gli ospiti apprezzano maggiormente. Con la musica inoltre
si riesce a coinvolgere altra gente, numerosi volontari, anche giovani, dando vita a bei momenti in
compagnia. A volte il coro canta
assieme alla Villa Rosa Band,
gruppo musicale che accomuna
persone dipendenti e non
dell’O.I.C. di Asiago. Il repertorio va dai brani religiosi, alle canzoni popolari e folk, ma anche
canti di montagna e degli alpini,
imparati in occasione dell’adunata di due anni fa. Il brano che riesce meglio è “Chitarra romana”,
ma quello che piace loro di più è
“La mula de Parenzo”, che can-
tano a squarciagola”. A insegnare i brani, accompagnando i canti
con la pianola, e cantando a sua
volta, è la maestra Andreja
Ravnic, che con impegno ha per
prima studiato e imparato le
canzoni del repertorio del coro.
“Occuparmi del Coro di Villa
Rosa – commenta con tono
che lascia trasparire una grande passione – è per me una
cosa stupenda. Vedo tanto entusiasmo, molto di più di quello che si può notare nei ragazzi
e nei giovani che hanno grandi
SCENDE IN CAMPO LA FORMAZIONE
Si tiene domenica 7 settembre a Granezza-Monte Corno
la tradizionale Commemorazione dei 250 caduti della Divisone
Alpina “Monte Ortigara”, di tutte
la formazioni Partigiane, del Corpo Italiano di liberazione e dei
campi di internamento e prigionia. L’appuntamento è organizzato dal Comitato Permanente per
le commemorazioni della Resistenza dell’Alto Vicentino ed i Comuni di Asiago, Lugo di Vicenza
e Lusiana, con l’Associazione Volontari della Libertà e la Federazione Italiana Volontari della Libertà.
Nella Resistenza e nella guerra di
Liberazione si trovano le basi storiche ed i valori civili e patriottici
che hanno dato all’Italia la Repub-
Molti i corsi formativi in autunno proposti
dalla Confcommercio per gli operatori del terziario
Partirà a fine settembre la prima iniziativa formativa programmata per l’autunno
dal
mandamento
Confcommercio di
Asiago rivolta agli
operatori del terziario.
Si tratta del corso di
“somministrazione
e vendita di prodotti alimentari”, della
durata di 120 ore, che abilita
all’esercizio dell’attività di
somministrazione di alimenti e
bevande (ristoranti, bar, pizzerie, ecc.) e a quella di commercio di prodotti alimentari.
I corsi si terranno presso
l’Istituto Superiore di Asiago,
in Via Matteotti, 115 e il calendario prevede lezioni, in
orario pomeridiano dalle ore
14.30 alle 18.30, tutti i lunedì, mercoledì e giovedì dal 29
settembre al 4 dicembre 2008.
Per partecipare al corso è necessario essere in possesso del
titolo di studio di licenza media inferiore o aver conseguito otto anni di frequenza alla
scuola dell’obbligo. Al termine del percorso formativo,
che ha frequenza obbligatoria,
è previsto un esame scritto ed
un colloquio orale.
Quello abilitante per i pubblici
esercizi non sarà però l’unico
corso previsto in autunno
nell’Altopiano. “Abbiamo ac-
www.giornalealtopiano.it
colto le esigenze di aggiornamento professionale dei nostri
associati- informa Corrado
Finco, presidente del
mandamento asiaghese della
Confcommercio- e offerto la
possibilità di frequentare i vari
corsi nella nostra zona, senza
spostarsi nel capoluogo provinciale e l’interesse è alto,
non solo per quelli obbligatori
ma anche per le iniziative di
formazione
legate
al
marketing o mirati alle esigenze
di singole categorie”.
Nell’area sicurezza saranno
infatti programmati, sempre
nel
mandamento
Confcommercio di Asiago,
alcuni corsi specifici. Il primo, corso per addetti al
pronto soccorso, è rivolto ai
lavoratori designati quali incaricati del primo soccorso
aziendale, che sarà sviluppato
secondo le modifiche
normative, di cui al D.M. 388/
03 ed avrà una durata com-
plessiva di 12 ore,
con obbligo di frequenza a tutte le lezioni. L’altro percorso formativo è
rivolto agli addetti
alla prevenzione
incendi – livello di
rischio medio, corso obbligatorio per il
lavoratori designati
quali incaricati della
prevenzione incendi
in imprese dal livello di rischio
medio, che sarà sviluppato secondo il Testo Unico 81/2008
e il D.M. 10.03.98 con una
durata complessiva di 8 ore e
obbligo di frequenza.
I corsi sulla sicurezza si terranno in autunno e verranno
opportunamente pubblicizzati
ma già fin d’ora per informazioni ed iscrizioni si possono
contattare la segreteria
mandamentale
della
Confcommercio di Asiago
(tel 0424 460150) o il Servizio Formazione della sede
di Vicenza (tel. 0444
964300). Per la fine dell’autunno inoltre è prevista la
ripresa dei corsi riservati
agli addetti alla manipolazione delle sostanze alimentari
( ex libretto sanitario ) che
per le passate edizioni ha visto la partecipazione di oltre
900 addetti tra titolari di
aziende commerciali, collaboratori e dipendenti.
capacità e velocità di apprendimento, ma non lo stesso trasporto e fervore. E’ straordinario l’impeto che ci mettono,
anche persone che sono costrette in carrozzina, sono loro
che danno la carica a me! All’inizio avevo dei dubbi, era difficile capire cosa potevo chiedere a loro, fin dove potevo
spingermi, ma i risultati ottenuti
sono superiori a qualsiasi aspettativa. Sono molto felice di occuparmi di questo coro, il contatto con queste persone mi ha
aiutato anche ad affrontare meglio la lontananza dai miei genitori”. Il coro ha anche un suo
referente per gli ospiti, Antonio
Pertile, che con impegno si occupa di vari aspetti pratici e organizzativi. Un’attività ad ampio raggio, che tra protagonisti
diretti e spettatori riesce a interessare tutti, sia gli ospiti più in
gamba, che quelli con problemi, accomunandoli nel trascorrere insieme momenti piacevoli
e spensierati.
Silvana Bortoli
La Commemorazione a Granezza
blica e la Costituzione che ancor
oggi regolano i rapporti di convivenza democratica e di solidarietà della società italiana.
Questo il programma della cerimonia: alle 9,15, a Monte Corno
in Comune di Lusiana, onori al
Monumento al “Caduto Ignoto
per la Libertà”; alle 9,40, a
Bocchetta Granezza, in Comune
di Lugo di Vicenza, onori al Cippo ai caduti della “SPEER”; alle
10,00, a Granezza, in Comune di
Asiago, presso il Sacello Votivo,
Onori ai caduti, discorso
commemorativo e Santa Messa.
La cerimonia sarà accompagna-
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Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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Uniamo le mani per portare aiuto
ATTUALITA’
E’ partita un po’ in sordina,
ma con tanto entusiasmo. Si
è fatta conoscere durante
l’estate attraverso alcune
conferenze e con la distribuzione di pieghevoli e ora
prosegue con sempre nuove proposte. E’ una nuova
associazione di volontariato
fondata con l’intento di portare aiuto e sollievo a chi è
toccato
da
malattia.
E’ nata una nuova associazione di volontariato con lo scopo di aiutare chi è toccato da malattia
Emblematico il nome “Le
mani” e il logo scelto per individuarla: otto mani stilizzate, a simboleggiare i Comuni dell’Altopiano. Le mani
con la loro importanza nel
saluto, le mani per ricordare
il valore che ha una stretta
di mano, l’importanza di
prendere la mano dell’altro
per aiutarlo, ad esempio in
montagna, in un passaggio
su di un sentiero difficile, il
semplice e bel gesto di tenersi per mano. “Siamo per
ora e speriamo per poco, ha spiegato il dottor Maurizio Busa, uno dei fondatori,
in occasione dell’incontro
tenutosi recentemente nella
chiesa di San Rocco - un
piccolo gruppo di amici e
vorremmo che “LE MANI”
potessero essere di aiuto a
Tricologia,trattamenti
trattamentieeprodotti
prodotti
Tricologia,
di bellezza
bellezza per
per migliorare
migliorare ii capelli
capelli
di
chi, toccato appunto dalla
malattia, ne ha bisogno”.
Ma portare aiuto in che
modo?
“Ci proponiamo – si legge
sul pieghevole - di offrire un
supporto attraverso esperti
per capire la malattia, per
affrontarla, per accettarla e
per superarla. Promuoveremo occasioni di incontro e
socializzazione. Disporremo
di un servizio fisioterapico”.
“Siamo partiti con l’offrire
un aiuto di fisioterapia per il
drenaggio linfatico alle pazienti operate al seno - sono
ancora parole di Maurizio
Busa - e, con il supporto del
Comune di Roana, per degli
incontri in piscina per una fisioterapia in acqua con pazienti con difficoltà alla
mobilizzazione. Nei prossimi
giorni dovremmo partire con
un servizio di psicologia per
incontri individuali e/o di
gruppo. Poi saranno coloro
che hanno dei bisogni a proporre, a chiedere. Quello che
riusciremo ad offrire sarà in
forma assolutamente gratuita. L’importante è che si ricordi che tutti, senza distinzione, possono fare parte di
questa associazione per portare solidarietà, aiuto e idee”.
La sede dell’Associazione è
a Canove di Roana, Via dell’Artigianato, 4. Questi i re-
capiti telefonici ai quali rivolgersi per cercare aiuto o
per dare la propria disponibilità ad aiutare: 0424 692300
– 3474825078. C’è ovviamente anche un indirizzo e-mail:
[email protected]
Dal 20 settembre, con cadenza settimanale, sempre
alla 15, presso la sede dell’Associazione si terranno
degli incontri di confronto e
condivisione di esperienze
guidati dallo psicologo
Giampiero Moschini sul
tema “Lo star male e lo star
bene”. La partecipazione è
gratuita e aperta a tutti.
Stefania Longhini
Un fine settimana un sacco bello
Ai nostri capelli facciamo un po’ di tutto: li
coloriamo, li lisciamo, li sottoponiamo a permanenti per arricciarli, usiamo phon e piastre caldissimi per asciugarli e dar loro forma. E spesso li trascuriamo, lasciando che
d’estate sole, mare e salsedine li danneggino, mentre durante la stagione fredda sono
soggetti agli sbalzi di temperatura, al riscaldamento che li secca, a un maggior uso del
phon. Cosa possiamo fare per migliorare le
nostre chiome, rendendole più sane e quindi più belle? Rivolgerci innanzitutto a un centro tricologico specializzato, che oltre ad offrire pettinature di tendenza, presti particolare interesse alla salute e alla cura del capello. Il Salone Anthony e Mara di Asiago, da
sempre attento nel migliorare la qualità dei
capelli, si tiene costantemente aggiornato su
trattamenti e prodotti di bellezza che possono ridonare ai capelli la loro naturale lucentezza. Con cadenza regolare, presso il salone funziona il servizio di tricologia con analisi utili a individuare problemi di caduta, grasso, sebo, anomalie della cute e del capello.
Il prossimo appuntamento con la tricologa al
Salone Anthony e Mara è in programma giovedì 25 settembre, dalle ore 9 alle 18,
su appuntamento, sarà possibile avere un
check up gratuito del capello. Oltre alla
nanotecnologia, che mediante il metodo
professionale Nanomax ripara i danni del
capello, irrobustendolo, ricostruendolo e
dandogli lucentezza, da Anthony e Mara in
piazzetta della Croce ad Asiago, vengono
eseguiti trattamenti di sigillo e ricostruzione
americana,
trattamenti
personalizzati con la piastra GHD, riconosciuta per la sua particolarità di chiudere
le squame del capello e dargli lucentezza
mentre lo liscia. Concessionario dei prodotti Paul Mithchell, il salone Anthony e
Mara è anche esclusivista di zona dell’ultima novità dell’estensione, con capelli
veri applicati senza l’uso di cheratina: bellissimi! Una volta tolti, possono essere
riutilizzati dopo un certo tempo,
riposizionandoli. Siamo riusciti a incuriosirvi? Allora non esitate a contattarci al numero telefonico 0424 463319. Meglio ancora, venite a trovarci in piazzetta della
Croce ad Asiago! Vi informeremo anche
sulle promozioni settembre – ottobre 2008.
Servizio redazionale
NOVITA’
Pizza del
Pirata
Fine settimana molto movimentato ne “Il negozio
dietro l’angolo” ad
Asiago. L’ultimo weekend
del mese di agosto infatti
ha visto avvicendarsi nella libreria specializzata in
letteratura (e non solo) per
bambini e ragazzi, due
personaggi molto carismatici.
Sabato 30 più di qualche
persona ha dovuto desistere dal farsi immortalare in uno dei tanti ritratti
che Silvia Borgo ha regalato al numerosissimo
pubblico di piccoli fan. La
giovane insegnante di lettere, originaria del veneziano ma già da qualche
anno
residente
sull’Altopiano, per più di
tre ore ha potuto dare libero sfogo alla sua passione con fogli e colori,
rendendo protagonisti curiosi quanto impassibili
“modelli” in miniatura. Si è
ripetuto il successo dello
scorso 8 giugno quando, in
occasione del primo compleanno della libreria, in tanti avevano voluto tornare a
casa con un personalissimo
ritratto sotto il braccio.
Ma questa volta l’artista si
è dovuta superare,
trasferendo sul foglio il ritratto di due
gemelle di pochi
mesi, per la gioia di
orgogliosissimi genitori.
Un pubblico tutto al
femminile ha accolto invece domenica
31 la scrittrice padovana Laura Walter
a l l ’ e s o r d i o
sull’Altopiano per
presentare il suo libro
“Agenzia
Cammincammina”,
dei quattro pubblicati, che hanno ottenuto premi e riconoscimenti oltre alla traduzione in greco e
olandese, quello rivolto ai più piccoli.
Bambine in religioso
silenzio hanno ascoltato come è nata
quella curiosa Agenzia e per rendere più
credibile e affascinante il racconto, prima comunque di
leggerlo, sono spuntate anche scarpe e stivali. Ma non
sono state le uniche sorprese del pomeriggio. Da un
sacco
inaspettatamente
materializzatosi l’autrice ha
invitato tutte le presenti ad
estrarre un oggetto; abbinata ad ogni estrazione l’occasione per una nuova storia
tutta da inventare al momento.
Un sacco bello.
Giovanni Rattini
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Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
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Cascella Party, Notte Nera e Katia Ricciarelli
ASIAGO
Un finale con i fiocchi quello della stagione turistica
asiaghese.
Nonostante il numero dei turisti presenti durante l’estate, a onor del vero, non abbia complessivamente toccato picchi altissimi, l’offerta
culturale e d’intrattenimento
è stata tra le più ricche mai
proposte.
Oltre ai consueti spettacoli
allestiti presso il palco centrale di Asiago, quest’anno
sono stati realizzati tre concerti di grande portata: quello di Francesco Renga, durante la Notte di Note, ha
fatto sognare gli spettatori di
tutte le età, giunti da più parti d’Italia, mentre quello di
Gianluca Grignani si è
contraddistinto per singolarità ed esuberanza. Non dimentichiamo il concerto di
Lola Ponce e Giò Di Tonno,
che ha allietato residenti e
turisti con la danza e il canto
musical.
Inoltre, al Museo “Le Carceri”, come ogni anno, è stata proposta una mostra pit-
Finale col botto per la
stagione turistica asiaghese
Tra le più ricche mai organizzate negli ultimi anni
torica di arte contemporanea;
anche nell’estate 2008, il
nome di Asiago è stato accostato a quello di un grande
artista: Michele Cascella.
Questa ricca stagione turistica si è conclusa con dieci
giorni di fuoco, ricchi di iniziative per tutti i gusti ed età,
a partire proprio da un’iniziativa, ideata dall’Assessore
alla Cultura e al Turismo Roberto Rigoni, proprio presso
le vecchie carceri.
Si è trattato di un primo esperimento di accostamento tra
divertimento e cultura, per
poter avvicinare anche i giovani al mondo dell’arte: il
“Cascella Party”. Nella serata di mercoledì 20 agosto,
l’Assessorato alla cultura di
Asiago, in collaborazione con
il locale asiaghese Le Petit
Bistrot, ha organizzato una
serata particolare: musica,
cubiste/i e cocktail, ma anche
la visita libera della struttura
e della mostra, acquistando
semplicemente una bibita.
Il risultato di questa specie di
piacevole ossimoro è stato
positivo dato il numero di visite effettuate all’interno della mostra, un accesso cospicuo che ha incoraggiato gli
organizzatori verso questo
tipo di proposte indirizzate ai
giovani.
La Notte Nera, invece, è stata un appuntamento rivolto a
turisti e residenti di ogni fascia d’età. L’evento si è posto come uno dei più interessanti, un vero lampo di genio,
diremmo un’illuminazione se
non si trattasse di una notte
completamente
e
volutamente buia. La moda
vigente delle notti bianche ha
indotto il nostro Assessore a
crearne una nera: la suggestione dell’illuminazione naturale a candele si unisce così
alla sensibilizzazione verso il
risparmio energetico, creando al contempo un’atmosfera magica, romantica ed
evocativa.
La serata è iniziata in manie-
ra eccellente: le luci delle
candele contornavano le
strade gremite di gente, illuminando la nostra Asiago
con una luce nuova e autentica; in ogni angolo venivano proposti spettacoli per
tutti i gusti, dalla musica all’osservazione guidata degli astri, dai giocolieri agli
acrobati, sino ad arrivare
allo scoppio dei fuochi artificiali, accompagnati purtroppo dalle prime e
inclementi gocce di pioggia.
L’evento, tra i più attesi della stagione, è stato parzialmente guastato dalla pioggia che ne ha impedito la
conclusione. Il suggestivo
spettacolo che si sarebbe
dovuto tenere al Laghetto
Lumera, come assicuratoci dall’Assessore Roberto
Rigoni, sarà proposto a breve: si tratta di una vera e
propria rievocazione dei
100 anni del nostro turismo;
i dettagli restano comunque
una sorpresa che ci auguria-
mo di ricevere al più presto.
La stagione estiva si è di fatto conclusa domenica 24 agosto con il concerto di Katia
Ricciarelli e dei suoi tre tenori. L’evento avrebbe dovuto tenersi nel palcoscenico
attiguo al Sacrario Militare,
ma, per motivi logistici, è stato proposto all’interno del
Duomo di Asiago alle ore 21.
L’affluenza è stata considerevole, così come la sensibilità del pubblico: si sono
raccolte delle offerte libere
per una cifra complessiva di
3.300 euro circa, che sarà
devoluta a favore dei bambini delle Scuole Materne di
Asiago. E’ da sottolineare
la semplicità della cantante
che, oltre ad aver stupito i
presenti con la sua riconosciuta bravura, si è esibita
gratuitamente, a scopo puramente benefico.
La soddisfazione dell’Assessore Roberto Rigoni è
stata davvero grande: una
conclusione col botto per una
stagione turistica rivolta a turisti e residenti e indirizzata
a tutte le fasce d’età, tra le
più ricche che si possano ricordare e che ha qualificato
il nostro paese dal punto di
vista sia turistico che culturale.
Martina Rossi
Edilizia, l’esempio virtuoso di Rotzo
Tranne qualche eccezione, qui le costruzioni sono destinate a prima casa per residenti
Trenta bambini in tre anni nati in paese sono un buon segnale di salute per questo comune
ROTZO
Le discussioni e le polemiche
sulle seconde case e sull’edificazione nei comuni più popolosi
dell’Altopiano hanno impegnato i lettori della carta stampata in
diverse occasioni e probabilmente, avvicinandosi le elezioni amministrative per il rinnovo delle
cariche, torneranno a farsi sentire slogan e striscioni, troppe
case, poche case, case per residenti, case vacanza, piani
regolatori e piani di assetto del
territorio, ambientalisti e
palazzinari; certamente l’argomento è spinoso e facile spunto
per animati confronti e per essere strumentalizzato a dovere a
seconda delle necessità e del momento. I piccoli comuni
dell’Altopiano hanno un rapporto con l’edilizia molto diverso,
anche se non deve trarre in inganno il fatto che non se ne parli
sui media e che non ci si confronti a suon di carta bollate e
tribunali; anche nei piccoli comuni esiste l’edilizia e lo sviluppo
urbanistico è un momento di scelte politiche importanti per il paese. L’ottica però è tutta un’altra.
Ci sono tante differenze tra due
paesi come Asiago e come Rotzo,
differenze che si vedono in tutti i
settori ed anche nell’edilizia, che
traggono origine dalla storia, dalle dimensioni, dalle aspirazioni,
dalla politica, differenze che avvertono le persone che si svegliano la mattina a Rotzo e quelli
che fanno del mattone il pane
quotidiano. Rotzo dista da
Asiago 10 km che con una macchina normale ad una andatura
normale si coprono in circa dieci
minuti, tempo e distanza che non
sono sufficienti nel quotidiano ad
un vicentino per attraversare la
città, eppure siamo distantissimi, siamo in un altro mondo, così
per lo meno veniamo
considerati.A Rotzo ad esempio
non c’è neanche un agenzia immobiliare, vi sono un paio di imprenditori locali che si occupano
di costruire e vendere fabbricati
destinati al mercato delle seconde case, anche se gli stessi spesso e volentieri preferiscono investire in terreni di altri comuni,
dove possono ottenere, a parità
di sforzi, maggiori soddisfazioni
dal punto di vista economico. Un
primo dato che lancio da imput
per la riflessione è che tranne
qualche eccezione a Rotzo si costruiscono appartamenti o casette destinate a prima casa per residenti, famiglie che si insediano e
decidono di vivere a Rotzo.
Negli ultimi cinque anni non si è
costruito nessun fabbricato con
un numero di appartamenti superiore a 6, sicuramente in risposta al mercato ed alle richieste,
ma anche e diamone atto, per la
pervicace volontà degli amministratori che si sono succeduti nel
tempo, che prevedendo cubature
modeste e edificabilità mirate
hanno permesso che a Rotzo prevalgano nettamente le abitazioni
dei residenti rispetto alle
famigerate seconde case.
Va detto che per questa distanza
apparentemente incolmabile rispetto ad Asiago, Rotzo non viene considerato territorio interessante per gli immobiliaristi e per
la speculazione edilizia, ma non
lo è anche perché la normativa
comunale vigente e quella che
l’ha preceduta non permettono
edificazioni di dimensioni importanti, quelle che poi determinano
i grossi guadagni e vi assicuro
che farebbero tanto comodo al
magro bilancio comunale gli oneri di urbanizzazione di qualche
grosso ed invadente condominio. Ci sono quindi tanti motivi
che portano Rotzo a restare più
o meno lo stesso paese che si
vede nelle fotografie del dopo
guerra o meglio a non risultare
un paese completamente diverso rispetto alla sua storia ed al
suo passato, ma tra i motivi c’è
anche la volontà di chi nel tempo
si è avvicendato sui banchi del
consiglio comunale. Nei fiumi di
parole che hanno invaso i giornali sul tema dell’edilizia, da qualche parte ho letto che edilizia significa sviluppo del territorio e
che se non si costruiscono case
per vacanzieri il paese è destinato a morire. E’ probabile che l’autore del di sopra pensiero non sia
un residente di Rotzo, si sarebbe
facilmente accorto passeggiando
per il paese e salutando le mamme con le carrozzine, che i dati
sullo sviluppo demografico del
nostro paese dicono esattamente il contrario, giovani coppie si
insediano e generano figli che
restano poi sul territorio.
Negli ultimi tre anni sono nati a
Rotzo quasi trenta bambini che
per noi sono davvero un bel segnale, anzi è il più bel segnale che
possa esserci, il più chiaro e limpido della salute del paese. Concludo con un pensiero: dove il
turismo chiama, dove il turismo è
una fonte di ricchezza e di lavoro
per la popolazione è giusto ed è
doveroso cavalcare la tigre, investendo e dando spazio alle richieste, ma è altrettanto doveroso salvaguardare il territorio e la
storia del territorio, perché quando la tigre non corre più, restano
solo le cattedrali nel deserto.
Fabrizio Carnino
Sulle tracce dei nostri emigranti
Proiettato a Rotzo il film “Eco das Montanhas
( Eco dalle montagne) - Il Vaggio delle Parole
Giovedì 28 agosto, nella sala consigliare del Municipio del Comune
di Rotzo, è stato proiettato il film documentario “Eco das Montanhas
( Eco dalle montagne) - Il Vaggio delle Parole”. Il film, che ha appena partecipato al Film Festival della Lessinia svoltosi a
Boscochiesanuova, pone l’attenzione sugli emigranti partiti per il
Brasile dal Veneto, con interviste, situazioni, problematiche, raccolte anche sull’Altopiano. Un lungo viaggio attraverso la parola
parlata, il nostro antico idioma il cimbro, per ripercorrere a ritroso la
strada dei nostri emigranti verso il Brasile dove hanno colonizzato
terre fino a quel tempo costituite da bosco e praterie selvagge.
Testimonianze raccolte da Andrè Costantin dell’Università di Caxias
do Sul, nello Stato di Rio Grande do Sul in Brasile, in collaborazione
con il Curatorium Cimbricum Veronese e l’Istituto di Cultura Cimbra
di Roana. Nel documentario, particolare risalto è stato dato a Rosa
Costa, nata in Brasile e discendente da genitori emigrati da Rotzo alla
fine del 1800, da tutti chiamata nonna Rosa, l’ultima di una stirpe
oramai scomparsa, fatta di gente che parlava il cimbro e che alla fine
dell’800 ha varcato le nostre vallate spostandosi oltreoceano. Lei,
Rosa Costa, deceduta pochi mesi fa, ha parlato fino alla fine dei suoi
giorni l’antica lingua cimbra imparata dai genitori e, minoranza nella
minoranza, come detto nel documentario, l’ha conservata con amore
ed orgoglio quasi come monito a noi. Si può essere persone del mondo ma senza mai dimenticare le nostre radici.
G.R.
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Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
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A Roana la 12^ edizione della Keese Fest
ROANA
La Keese Fest, festa del formaggio, è nata a Roana 12
anni or sono, in stretta collaborazione con la Comunità
Montana, allo scopo di valorizzare quella risorsa tipica
dell’Altopiano famosa in tutto il mondo come Formaggio Asiago. Appuntamento
annuale, che trova il suo momento celebrativo nel mese
di agosto e fa ormai parte
viva della tradizione locale,
la Keese Fest è occasione
di incontro per tanta gente,
di spettacolo, di folklore e di
cultura, per far conoscere
come viene prodotto il formaggio sull’Altopiano: il lavoro nei caseifici, nelle
malghe con le loro caratteristiche legate al clima, al paesaggio naturale, alle secolari tecniche di allevamento
e di lavorazione del latte.
Una splendida giornata
La festa del formaggio, occasione
di incontro, folklore e cultura
d’agosto ha consentito, domenica 24 agosto, un gioioso
svolgimento a Roana della
dodicesima edizione. Fin dalle prime luci dell’alba Piazza
S. Giustina è stata animata
dagli standisti dell’Associazione Artigiani della Provincia di Vicenza, con un folto
gruppo di imprese per Mestieri in strada; altri espositori
con prodotti tipici locali sono
andati via via ad aggiungersi, finché tutta la piazza è stata un pullulare di banchi e
bancarelle, rendendo bene
l’idea del mercato globale.
Cinque produttori di formaggio hanno campeggiato la
zona centrale della piazza
davanti la locale Pro Loco:
l’azienda agricola Waister di
Riccardo Rela (Canove),
l’azienda agrituristica e didattica El Tabaro di Andrea e
Paolo Dalla Palma (Enego),
l’azienda agricola Arcobaleno di Beltrame e Vladimiro
(Nanto), il Gelso (Morlacco)
di Pigato Roberto (Sandrigo)
e Sapori di Sicilia-pecorino
siciliano di Onofrio Russo
(Ponzano Veneto – TV).
Sempre dal centro della piazza un dolce motivetto ha rapito e diffuso melodie popolari della nostra storia e della
nostra tradizione: il
cantastorie veneto Gianni
Buniolo, “Nane Stropa” ha
tenuto banco per tutta la
giornata con il suo organetto
di barberia, diventando punto di attrazione anche per
tanti bambini che immobili,
curiosi e incantati hanno
chiesto di toccare e di provare lo strumento, lasciandosi avvolgere nei giochi di
un tempo che lo stesso
giocoliere ha proposto: il
pinocchio saltimbanco, le
A Canove un “dodici” da diecimila euro
Non è il risultato di una schedina, ma il numero che ha
permesso una fortunata vincita con un “Gratta e Vinci”
Il copione è più o meno sempre lo stesso: una vincita al
gioco consistente, il titolare
della ricevitoria che espone
in vetrina la fotocopia del biglietto vincente, complimentandosi con il fortunato. E la
gente che si chiede, e gli
chiede, chi si sia accaparrato il favore della dea bendata. Stavolta è “La Tabaccheria” di Paolo Cappelletti che
si trova a Canove in Via Milano 16, indiretta protagonista di una vincita che, anche
se non ha la consistenza di
quelle (rarissime!) che possono cambiare la vita, è pur
sempre fra quelle che tutti,
una volta nella vita, vorremmo fare. A portare fortuna
in questo caso non è stato il
tradizionale 13, ma suo fratello minore, il 12, che tra i
cinque numeri vincenti di un
“Gratta e Vinci” da 5 euro
ha regalato a chi lo ha scoperto, grattando il biglietto, la
rispettabilissima somma di
diecimila euro. Acquistato
l’ultima settimana di agosto,
il prezioso tagliando è stato
presentato dal suo possessore per poter espletare le necessarie operazioni per l’incasso, il primo giorno di settembre. Bocche cucite, quelle di Paolo e Isabella della
Tabaccheria, che prestano
attenzione alle parole che
pronunciano in risposta alle
classiche domande che accompagnano questi lieti
eventi, proprio per non venir
meno alla promessa fatta di
non rivelare il nome del vin-
citore. “E’ in assoluto la vincita più consistente che si sia
mai registrata da quando abbiamo rilevato noi il negozio
– dicono – siamo felici per
il fortunato vincitore, e soddisfatti che il biglietto sia
stato acquistato da noi. Da
quando abbiamo messo in
vetrina la fotocopia del biglietto vincitore, tutti ci
chiedono il nome del fortunato, e molti si invogliano ad
acquistare un tagliano
“Gratta e Vinci” sperando
in una sorte simile. Tra le
varie possibilità di giocate,
quella dei “Gratta e Vinci”
è senz’altro la più in uso, i
biglietti si vendono bene tutto l’anno, e anche in questa stagione estiva la richiesta è stata sempre consistente”. Chiedo almeno di sapere se il possessore del biglietto è un paesano, la risposta
è una serie di parole ponderate, che alla fine traduco in
un “sì!”, anche se non ci posso giurare. Quel che è certo
è che in questi giorni a
Canove o dintorni c’è qualcuno che, magari tra le discrete pareti di casa, ha allegramente brindato, eleggendo d’ora in poi il 12 a suo
numero fortunato.
Silvana Bortoli
I titolari de “La Tabaccheria”
gallinelle che beccano il grano, la scatola magica, il bastoncino sonoro…
Oltre al consueto assaggio di
formaggi, tradizionalmente
promosso dagli espositori,
un’eccezionale degustazione
di riso al bacalà, preparato sul
campo dall’ “Antica trattoria
Due Spade” di Sandrigo è
stato gentilmente offerto ai frequentatori della piazza che, divertiti, hanno accolto la gioiosa
provocazione
e
ringraziato.Per tutta la giornata il piazzale antistante il
Palatenda è stato festosamente animato dal gruppo della
Pro Loco di Correzzola (Pa-
dova) che ha messo in atto una
suggestiva riproposizione dei
“mestieri di una volta”: el
moleta, il calzolaio, la
ricamatrice di merleti con il
tombolo, il barbiere, l’antica
cucina popolare. Sul praticello
adiacente il Palatenda, il Gruppo speleologico Settecomuni
di Asiago ha costruito una
grotta con emozionanti attrazioni per i bambini (“Khindar
Kubala”) che, numerosi, hanno potuto divertirsi per tutto il
pomeriggio. Alle ore 15, davanti al Museo della cultura
cimbra, Riccardo Rela dell’azienda Agricola Waister ha
dato una dimostrazione prati-
ca di produzione del formaggio, illustrando ai presenti le
varie fasi della lavorazione.
Non potevano mancare, a conclusione della giornata, “I
Grützigar”, che ancora una
volta hanno saputo riportare
sulla piazza di Roana la suggestione di antiche melodie e
danze popolari rievocatrici della tradizione cimbra. La serata ha, infine,offerto la possibilità di degustare al Palatenda
uno stand gastronomico a base
di pesce e ascoltare la musica
della grande orchestra spettacolo di Yanos Trevaini.
Antonio Santini
Pro Loco Roana
Mestieri in strada a Roana
il valore dell’artigianato
Domenica 24 agosto, in
Piazza Santa Giustina di
Roana, si è svolta la sesta edizione di “Mestieri
in Strada” organizzata
dal Mandamento di
Asiago dell’Associazione
Artigiani della Provincia
di Vicenza, ricompresa
nella tradizionale Festa
del Formaggio, denominata “Keese Fest 2008”,
organizzata dalla Pro
Loco di Roana.
Per l’intera ed assolata
giornata, hanno esposto
i propri prodotti una ventina di imprese. Nella
magica atmosfera creatasi all’interno della Piazza, la fantasia ci ha portato con facilità ai vecchi
borghi, dove nelle botteghe artigiane, con estro
creativo e capacità di realizzazione, gli artigiani
davano forma e vita ai
materiali più semplici
quali il legno, il ferro, il
vetro, il marmo ed altri.
Così, anche a Roana, per
tutta la giornata, artigiani locali e provenienti
dalla provincia, hanno
saputo intrattenere gli attenti ed interessati visitatori, durante la creazione dei loro prodotti.
Un pubblico numeroso
ha così potuto apprezzare il valore delle lavorazioni artistiche e tradizionali, eseguite sul posto
da abili maestri artigiani
e riscoprire antiche lavorazioni quali, l’intarsio
del legno, le composizioni floreali essiccate, le
sedie impagliate, le composizioni di ferro ed i tradizionali “cuchi”.
Ivan Rigoni
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Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
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Ezio Fabris, i viaggi e la musica
ROANA
Saranno I Polli(ci)ni, ovvero l’Orchestra Giovanile
del Conservatorio Pollini di
Padova a chiudere sabato
6 settembre alle ore 16 nella chiesa parrocchiale di
Roana
la
Stagione
Concertistica organizzata
da Artemusica.
La manifestazione, arrivata alla quarta edizione, si è
articolata su venti concerti
più tre guide all’ascolto
ospitati tra Roana, Canove,
Cesuna, Camporovere e
Mezzaselva, che hanno richiamato
circa
tremilacinquecento spettatori. Gli eventi musicali
hanno allietato soprattutto
le vacanze dei turisti, mentre anche quest’anno i residenti non hanno approfittato di un cartellone
corposo quanto diversificato.
Tra tanti spettatori Ezio
Fabris rappresenta una
mosca bianca, un po’ perché è nato e vive a Roana,
un po’ perché di concerti
quest’anno non ne ha perso uno. Due le grandi passioni della sua vita: i viaggi
e la musica. Ha seguito la
prima volando giovanissimo
Dall’Australia a Roana dove ha seguito tutti gli appuntamenti della Stagione Concertistica
organizzata da Artemusica - “E’ un’ottima manifestazione sotto tutti i punti di vista”
in Australia (per lavoro) e
poi in India e in giro per
l’Europa dove invece lo ha
portato soprattutto la curiosità.
E proprio in Australia è nata
la passione per la musica.
“Ho lavorato come cameriere per più di trent’anni racconta - dal 1971 fino a
quando sono andato in pensione, al Savini, lo storico,
elegante e rinomato ristorante di Milano. Un lavoro
che mi ha dato anche la
possibilità di incontrare i più
famosi personaggi del mondo, teste coronate e politici, imprenditori e star dello
spettacolo. Sarà stato un
po’ per il mio carattere
espansivo, l’innata curiosità e la conoscenza di alcune lingue, mi è venuto naturale parlare con questi
personaggi da copertina
che, forse per il fatto di
essere abituati a comunicare quasi esclusivamente tra
loro, hanno accettato di
buon grado di confrontarsi
anche con una persona
semplice come me”.
E i suoi beniamini?
“Anche in questo caso tra
i tanti incontri ricordo quelli
con Maria Callas, Renata
Tebaldi, Mario Del Monaco, Gianfranco Cecchele e
poi Arthur Rubinstein e
Riccardo Muti. Pur avendo iniziato giovanissimo in
Australia a studiare da tenore, ho voluto continuare
anche una volta sbarcato a
Milano, prendendo lezioni e
partecipando anche ad alcuni concorsi. Nata come
semplice passione, la musica lirica è sempre rimasta
tale, a margine della vita
lavorativa, ma proprio grazie alla mia professione ho
avuto la possibilità di tenerla sempre viva, incontrando quelle persone che
mi regalavano grandi emozioni e assistendo spesso
ai loro concerti alla Scala”. Ad un così “fortunato” intenditore non si può
non chiedere una valutazione sulla Stagione
Concertistica organizzata
da Artemusica.
“Un’ottima manifestazione sotto tutti i punti di vista. Sui palcoscenici sono
sfilati concertisti di fama
internazionale insieme a
giovani promesse che hanno tutte le carte in regola
per arrivare molto lontano. Un grande spettacolo
sul palcoscenico ma anche
un grande lavoro dietro le
quinte, per programmare e
allestire una Stagione
Concertistica così articolata”. Eppure nonostante da
più parti arrivino messaggi
di apprezzamento per protagonisti ed organizzatori
(se non ci credete chiedete
di leggere il registro delle
firme), i suoi conterranei
tendono a disertare questo
tipo di eventi.
Secondo lei perché?
“Si muovono in massa
quando canta Katia
Ricciarelli, ma è un personaggio della musica lirica diventata famosa grazie soprattutto alla televisione. Bisogna abituare la
gente a un certo tipo di
musica. C’è da fare un
lungo e paziente lavoro
sul territorio, sperando
che gradualmente il pubblico si avvicini e si appassioni. Molti dei turisti
con i quali ho avuto modo
di parlare in occasione dei
concerti di quest’anno,
sono profondi conoscitori
della musica, classica o
lirica; una vicinanza che
probabilmente nelle loro
città di provenienza, ha
avuto anche maggiori opportunità di crescita. Per
il momento qui i giovani
sono contenti quando possono ascoltare la musica
rock che a me più che musica sembra solo rumore”.
tino parrocchiale di settembre, annuncia che a fine
mese, nel pellegrinaggio dei
150 anni di Lourdes, fra i
partecipanti altopianesi, ci
saranno anche Moreno ed
Enza, la sua mamma, “per
una grazia speciale da ottenere”. Un appuntamento
che Moreno attende con
trepidazione, anche perché
per la prima volta salirà su
un aereo. “Spero di migliorare ancora, per potermi
gustare presto una buona
birra ai Due Mori, assieme
ai miei amici” – mi dice
infine, aiutato dal papà. Intanto, senza dubbio alcuno,
sceglie la maglia da indossare nella foto da pubblicare sul giornale: del Milan,
non poteva essere altrimenti! Una maglia speciale,
autografata da Inzaghi e
dono di un medico che lo ha
avuto in cura a Bassano.
Vestendo
la
maglia
rossonera, Moreno torna a
sfoderare la sua tipica grinta, che gli auguriamo di non
perdere
mai.
Forza
Moreno!
S.B.
Giovanni Rattini
“Un grazie di cuore a tutti”
Attraverso il giornale, la famiglia di Moreno Frigo esprime riconoscenza a tutta la comunità altopianese, la cui
vicinanza è stata determinante nella vicenda del giovane di Canove colpito un anno e mezzo fa da un grave malore.
Come può cambiare in pochi istanti la vita di una persona, di una famiglia! Cambiano le piccole e grandi
cose, le abitudini, le aspettative, il modo di guardare al
futuro. Cambia anche il senso delle parole: camminare,
parlare, andare a scuola,
fare il tifo, attività normali,
che in certi casi possono assumere un significato straordinario. Che, anche se
svolte in modo limitato, hanno un valore immenso. E’
un’emozione grande vedere
Moreno camminare, pure se
il suo sguardo, oltre alla soddisfazione, rivela la fatica di
mettere insieme un passo
dopo l’altro. E ascoltarlo
mentre chiede, risponde,
nonostante debba sforzarsi
per farlo, con l’eccitazione
che fa aumentare la difficoltà. Emoziona sapere che tornerà a scuola, che per farlo
si dovrà impegnare in modo
molto diverso rispetto a tempo fa, e allo stesso tempo
capire come abbia ultimamente sviluppato una capacità di attenzione e una sensibilità maggiori. Fa piacere
notare il suo sguardo che si
illumina quando si parla di
calcio, sua grande e
immutata passione, sia
quello giocato dalle grandi
squadre, che quello locale,
che lo hanno visto sempre
protagonista. E come tanti
famosi giocatori di pallone
Moreno si è fatto crescere
i capelli, li ha lunghi, tenuti
all’indietro
da
un
cerchietto. Anche lui è cresciuto, molto: lo si nota già
da seduto, ma a vederlo in
piedi la sua statura stupisce. E’ passato ormai un
anno e mezzo da quel tremendo giovedì pomeriggio
del 15 marzo 2007 quando
un grave malore ha colpito
Moreno Frigo, all’età di
quattordici anni. Una vicenda che ha lasciato un
segno profondo e doloroso
in tutta la comunità, non
solo a Canove, il suo paese, ma anche in quelli vicini. Gente di ogni età ha provato la stessa commozione,
uguali sentimenti: apprensione e trepidazione, ma
anche incredulità e rabbia.
Dopo un anno e mezzo è
giunto il momento di non
guardare più indietro, di
non porsi più domande, di
riconoscere il presente e di
gioire per ciò che offre, anche se il significato di certe
parole assume un peso diverso. Moreno è in ripresa, lenta ma costante: dopo
il ricovero all’ospedale di
Bassano e successivamente ai lunghi periodi di cura e
terapie nei centri specializzati di Negrar (Verona) e di
Udine, per ovviare alle difficoltà di deambulazione e
di parola seguite a quegli interminabili momenti in cui il
suo cuore si è rifiutato di
battere,
è
tornato
definitivamente a casa e a
far parte della comunità,
passa il suo tempo uscendo
con la mamma, incontrando gli amici, guardando i
suoi programmi preferiti in
tv, e continuando le terapie
all’ospedale di Asiago. A
metà settembre riprenderà
la scuola, all’Istituto di
Istruzione Superiore di
Asiago, settore aziendale.
“Il ritorno a scuola è un fatto
importante – commenta
papà Stefano – perché trascorrendo delle mattinate in
classe con altri ragazzi potrà ricevere stimoli positivi
per il proseguo del suo miglioramento nelle attività
quotidiane. Ringrazio i docenti e responsabili della
scuola unitamente agli operatori dell’Ulss che si sono
adoperati per dargli questa
possibilità, ma vorrei ringraziare di cuore anche tutti
coloro che ci sono stati vicini, in particolare le prime
persone che hanno soccorso Moreno, e gli amici di
famiglia che si sono prodigati in tanti modi. Non faccio nomi per non scordare
qualcuno, ma desidero ribadire come la nostra famiglia
sia rimasta colpita dall’affetto, dall’interessamento e
dall’aiuto di tanta, tantissima gente”. A trepidare per
Moreno e per la sua famiglia, anche il parroco di
Canove, don Giorgio
Verzotto, fra i primi ad accorrere nel momento in cui
Moreno si è accasciato al
suolo, proprio nelle vicinanze della canonica: nelle sue
esortazioni alla comunità
parrocchiale non ha mai
mancato di chiedere una
preghiera, un pensiero sentito e condiviso per il suo
giovane parrocchiano. Con
il
suo
abituale
coinvolgimento, nel bollet-
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Sabato 6 settembre 2008
GALLIO
Perché occuparsi degli animali
quando ci sono tante persone
che soffrono? E’ una domanda che viene spesso rivolta a
chi opera come volontario
dell’Enpa e che è stata tra le
questioni affrontate nell’incontro “La Città per gli Animali”
organizzato a Gallio dall’Enpa
locale e dal Comune con la
presenza di prestigiosi relatori
tra cui il sottosegretario alla
Salute Francesca Martini,
Simone Casadei dell’Enpa
nazionale e l’etologo Giorgio
Celli. Una risposta l’ha data
proprio Celli che ha spiegato: “Io sono sicuro che chi
pone questa domanda non fa
alcunché né per gli animali,
né per le persone. Sono fermamente convinto che il rispetto degli animali è segno
di civiltà da cui deriva anche
la solidarietà verso i nostri
simili. Abbiamo molto da imparare dagli animali, dalla lealtà, all’affetto disinteressato; fossimo più simili agli
amici a quattro zampe forse
il mondo sarebbe un posto
migliore”.
Quindi il rispetto degli animali
è un segno di civiltà, ma se
si guardano i dati forniti dal
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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I Comuni dell’Altopiano hanno
poca attenzione per gli animali
All’incontro Enpa “La città degli animali” a Gallio presenti il sottosegretario alla Salute
Francesca Martini, Simone Casadei dell’Enpa nazionale e l’etologo Giorgio Celli”
Ministero del Lavoro, della
Salute e delle Politiche Sociali ci si trova davanti a numeri da emergenza; mezzo
milione di cani e oltre 2 milioni e mezzo di gatti sono
randagi in Italia, un segnale
che forse la nostra civiltà
deve farsi un esame di coscienza. E questo nonostante le leggi ci siano come ha
ricordato il ministro Martini.
“Sebbene la legge 281 del
1991 regolamenti da ben 17
anni la possessione degli animali domestici, la cippatura
e il tatuaggio degli animali
domestici rimane in fase
embrionale come l’anagrafe ca-
nina nazionale”.
E nel nostro territorio come vanno le cose? Sicuramente meglio
rispetto ai dati nazionali, come
hanno spiegato Nicola
Gasparinetti, presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di
Vicenza, e Franco Bizzotto del
Servizio Veterinario dell’Asl 3.
“Nell’Asl 3 di Bassano nel 2007
sono stati recuperati 493 animali
da compagnia di cui 249 restituiti ai loro proprietari, inoltre il canile di Pove riesce far fronte alle
necessità del territorio grazie alla
convenzione finalmente raggiunta con i Comuni del territorio”.
Una tiratina d’orecchie alle amministrazioni
comunali
dell’Altopiano però è arrivata
comunque per la mancanza di
un centro di prima accoglienza
dove tenere gli animali fino all’arrivo del servizio raccolta. Un
reclamo che rischia di cadere nel
vuoto vista l’assenza degli amministratori locali tranne quelli di
Conco e della Comunità Montana, oltre chiaramente ai padroni
di casa di Gallio. Gallio da parte
sua ha già messo a disposizione
un’area per la raccolta degli animali, ma che è inadeguata alle
esigenze. Plauso anche a Conco
che recentemente ha approvato un regolamento comunale sul
possesso degli animali domestici. Forse le cose lentamente stanno cambiando. In ogni modo
l’abbandono o il maltrattamento
degli animali è un reato, come
ricordato dal magistrato Davide Montini Trotti: “sono reati
punibili anche con il carcere”.
Ma nonostante ciò, nonostante una legislatura tra le migliori sul trattamento degli animali
rimangono quei numeri da
emergenza di randagismo.
Gerardo Rigoni
Gallio ad Ugine ritrova
i suoi emigranti
Il viaggio in Francia si tiene dal 12 al 15 settembre
Dal 12 al 15 settembre i cittadini di Gallio rinnoveranno il loro
“patto d’amicizia” con Ugine in Francia. Ogni anno le due
comunità si incontrano, un anno i francesi vengono ospitati
dai loro amici galliesi e l’anno successivo viceversa. Nella
città francese vive una grande comunità di emigranti partiti da Gallio nel secondo dopo guerra, un’emigrazione continuata fino agli anni sessanta. Il programma prevede la
partenza da Gallio venerdì 12 alle ore 7 con arrivo in serata ad Ugine. Sabato e domenica saranno dedicati a visitare la zona e lunedì pomeriggio è previsto il rientro a
Gallio. “E’ un momento di particolare suggestione e commozione – dice Wimer Baù, assessore al Sociale di Gallio
– Credo sia importante mantenere questo patto di amicizia tra le nostre comunità, tra quella francese e quella
italiana, non solo con i nostri emigranti che sono andati là
a lavorare, ma con tutta la comunità francese che li ha
accolti a braccia aperte. I francesi quando vengono a
Gallio riconoscono il contributo dato dai nostri emigranti
al benessere della loro comunità, arricchita non solo al
livello economico, ma anche culturalmente.”
Le iscrizioni sono raccolte all’ufficio Affari Generali del Comune versando la quota di partecipazione di 100 euro; tutte
le altre spese saranno completamente a carico della comunità di Ugine.
G.R.
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Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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Ridiamo dignità al Lusiana e al suo stemma
LUSIANA
Pagina a cura di
Egidio Zampese
Lo stemma del Comune di
Lusiana non è mai stato inserito nei lobi posti nella facciata ovest del comune di
Asiago che ricorda i Sette
Comuni della Spettabile Reggenza. Lo fa notare l’appassionata di storia Rosa
Boscardin che ha svolto una
ricerca sull’origine degli
stemmi
dei
comuni
altopianesi. “Ai tempi in cui
i sette comuni erano ‘fratelli
cari’ – osserva- Asiago,
Lusiana ed Enego erano
considerati comuni maggiori
e come tali erano ben rap-
L’appassionata di storia Rosa Boscardin fa notare che sulla facciata del Municipio di Asiago,
tra gli stemmi dei Comuni altopianesi, quello di Lusiana non è mai stato inserito
presentati dalle tre teste
grandi raffigurate nella parte superiore dello stemma
dell’antica Reggenza. Negli
anni Venti, quando venne
costruito il nuovo municipio
di Asiago, si volle ricordare
l’antica alleanza con la riproduzione degli stemmi di tutti i
sette comuni ‘fratelli cari’.
Lusiana, che ne era priva,
venne rappresentata da uno
scudo grigio con al centro
l’iniziale ‘L’ in azzurro. Forse fu una soluzione provvisoria ma non è più stato cambiato il lobo. Benché, dal
1933, Lusiana un proprio
stemma l’ha avuto. Si tratta
di un monte con tre abeti con
la luna sacra a Diana. Si pen-
sa che i tre abeti rappresentassero i tre colonnelli del territorio comunale: San Giacomo, San Donato del Covolo
e Santa Caterina. Bisognerebbe – sostiene Rosa
Boscardin – sostituire quella
‘bruttura’ con lo stemma attuale del Comune per ridare
dignità simbolica al Comune
di Lusiana che tanto ha contribuito nello scrivere la storia del glorioso passato
dell’Altopiano”.
Nella foto, i sette lobi con gli
stemmi dei sette comuni
altopianesi posti nella facciata retrostante il municipio di
Asiago che ancora non annovera lo stemma con i tre
pini del comune di Lusiana.
Corradin, un giardiniere speciale
L’idea di Aurelio Corradin di
abbellire la frazione Velo di
Lusiana è stata apprezzata dai
compaesani. Aurelio Corradin
la primavera scorsa aveva
notato che lungo la strada provinciale Lusianese che da
Breganze porta a Lusiana e
sull’Altopiano, nel tratto in facciata alla chiesa degli emigranti, nell’aiuola costruita per delimitare il parcheggio erano
nate erbe infestanti. Si è preso la briga, da pensionato, di
coltivare l’aiuola seminando
dei girasoli che avrebbero abbellito l’area. Ma il Comune
ha fatto seminare nelle stesse
aiuole anche erba di trifoglio
che non rappresentava una
bella cornice. Per cui il pensionato, sempre di sua spontanea volontà, ha rivangato la
Togliamo i rami dal sentiero
I giovani, provenienti dai 5
continenti, componenti del
gruppo di volontariato di
Legambiente Veneto, hanno
ripreso durante l’estate la
Perdita d’acqua in
frazione Campana
terra delle aiuole e riseminato i
girasoli intercalando anche la
messa a dimora di pini che,
una volta rinsecchiti i fiori, rimarranno come nota di colore
sempreverde ad incorniciare la
visione del tempietto degli emigranti. Ha fatto tutto a proprie
spese per avere la soddisfazio-
E’ tornata la Cameraria
ne di vedere abbellita la zona
frequentata dai turisti che salgono fino in Altopiano. Un lavoro che merita un elogio.
Nella foto, i girasoli lungo
la provinciale che fanno da
cornice alla chiesa degli
emigranti a Velo di Lusiana.
E’ autunno, i meli sono in fiore
La cameraria ohridella, larva che si inserisce
nelle foglie degli ippocastani facendole morire,
è tornata a colpire anche quest’anno nel
Lusianese. Interi filari di piante, in gran parte ai
bordi della provinciale lusianese, in piena estate
hanno presentato foglie di colore marrone che
appena secche perché morte stanno scendendo verso il suolo. La cameraria ohridella attacca solo le foglie degli ippocastani ed infatti si
assiste ad un contrasto evidente con una serie
di alberi con foglie marrone e una serie di alberi
ancora con le foglie verdi. Per debellare questo
fenomeno bisognerebbe accumulare le foglie e
bruciarle, ma il lavoro diventerebbe impotente
perché è larghissima la fascia di piante colpite
dal fenomeno.
Nella foto, ippocastani con le foglie già diventate
color marrone per l’attacco della cameraria.
Su segnalazione di alcuni
cittadini, gli operai di una
ditta
specializzata,
coadiuvati dai vigili del
fuoco, hanno eliminato in
frazione Campana una vistosa perdita d’acqua dell’acquedotto comunale.
“Erano mesi, o forse di più
– commenta Ranieri
Ronzani, un abitante della
zona – che la condotta perdeva causando anche danni agli orti e alle mura della frazione. E’ stato fatto
un controllo della staticità
del terreno ed è stato realizzato un by –pass eliminando così una perdita di
50/60 metri cubi di acqua
al giorno”. A causa dei lavori lungo la strada che da
Campana porta a via Villaggio Bianco la circolazione stradale si è svolta a senso unico alternato la completati i lavori è tornata
normale.
Nella foto, i lavori di sistemazione della perdita d’acqua a
Campana.
Singolare fioritura in questi giorni di settembre di un melo golden nel giardino di Giordano
Tagliapietra a Mirabella di Breganze. La
pianta che ha tre anni lo scorso anno aveva
prodotto 25 mele e la primavera scorsa non
aveva presentato i fiori.
Sono sbocciati stranamente alla fine dell’estate con probabilità che i frutti possano
essere raccolti ad autunno inoltrato.
E’ uno scherzo della natura che nessuno riesce a spiegare perchè anche ai coltivatori
trentini non è mai accaduto un caso simile.
Nella foto Giordano Tagliapietra con il
melo fiorito.
pulizia degli antichi sentieri
del Comune “aggiustando” i
tratti in cui l’acqua piovana
aveva anche danneggiato la
strada negli ultimi mesi. Il loro
impegno è proseguito quest’anno ripristinando l’antica
strada che collega Santa
Caterina di Lusiana al capoluogo. Solo che con la chiusura del campo di lavoro
non è stata tolta la ramaglia
accatastata in più punti della vecchia carrareggia. I
cumuli di ramaglia rendono
difficoltoso il transito ai pedoni che per percorrere il
sentiero hanno dovuto spostare i rami secchi. Ma nessuno ha pensato di recuperare quella ramaglia che
rappresenta un ostacolo.
Dovrebbe farlo l’Amministrazione comunale incaricando una ditta apposita o
gli operai del comune perché è un controsenso l’aver
pulito i sentieri lasciando la
ramaglia accumulata nei
punti di passaggio pedonali.
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Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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Elisa Pilati alle finali di Miss Italia
CONCORSI
Elisa Pilati, 23 anni, residente
nel comune di Conco e cantante di una delle più note band
altopianesi, i GPL, è la prima
altopianese in assoluto ad
avere avuto accesso alle
finali di Miss Italia e unica concorrente del
vicentino.
La vedremo in televisione il 9 settembre su Rai
Uno, in occasione della prima puntata del
prestigioso concorso
dedicato alle bellezze
nazionali.
Eh, si! Oltre a essere una brillante
studentessa, già
laureata in
Scienze Psicologiche e prossima al conseguimento della
laurea specialistica in Psicologia
Clinica Dinamica, Elisa fa parte delle 100 ragazze più belle
d’Italia e questo è già un importantissimo
traguardo rag-
Sarà in onda con il numero 026 il 9 settembre nella prima e decisiva puntata del concorso
Una breve intervista con la nostra candidata alla bellezza nazionale
giunto. La speranza è quella di poterla vedere anche
nell’arco delle tre puntate successive, previste per l’11-12-13
settembre, alle quali
avrà accesso soltanto dopo la
scrematura
della prima
serata.
Tra una prova e l’altra,
nella frenesia
della preparazione e accompagnata
da un’emozione che si
può solamente im-
maginare, Elisa Pilati, numero 026 nel prestigioso concorso, si è prestata ad alcune domande. Riusciamo a contattarla
soltanto nella tarda serata del 3
settembre: la sua voce è stanca
per le selezioni e per le prove,
ma anche carica di entusiasmo
e soddisfazione.
Com’è nato questo tuo sogno di partecipare a Miss Italia?
Non è il primo concorso di bellezza a cui partecipo: nel 2004,
sono arrivata in finale nazionale di Miss Italia nel Mondo.
Miss Italia è una prosecuzione
dei miei sogni, ma, soprattutto, di un obiettivo che ho sempre voluto raggiungere, una
sfida che ho sempre cercato di
vincere: dimostrare che una
Miss può rappresentare qualcosa di diverso dal luogo comune, che dietro un bel viso si
può nascondere anche un grande talento. Basti pensare ad
Anna Valle, che dopo Miss Italia è diventata un’attrice bravissima: bella, delicata e in gamba.
A proposito di talenti, tu ne
hai moltissimi: la bellezza è
il tuo dono più evidente, ma
sappiamo che hai molte altre attitudini...
Beh, mi piace molto cantare;
infatti sono la cantante di un
noto gruppo altopianese con cui
mi esibisco nei locali del posto:
i GPL, acronimo di “Giovani
Pazzi Liberi”.
Mi piacerebbe molto coniugare il lavoro di presentatrice con
quello di cantante: stare sul palcoscenico mi emoziona e mi
affascina.
Se dovessi pensare a un’artista
che si avvicina ai sogni che
vorrei realizzare direi sicuramente Loretta Goggi per la sua
completezza artistica.
Ecco, forse dovrei prendere
qualche lezione di ballo...
(ride, ndr)
Queste sono giornate molto
stressanti per te... manca
meno di una settimana alla
prima serata in TV...
Effettivamente stiamo lavorando molto sodo... Le selezioni
sono partite a giugno: prima le
provinciali in cui mi sono classificata prima, poi le regionali
dove ho ottenuto la fascia di
Miss Cinema Friuli Venezia
Giulia e poi le varie selezioni fino
alla finale.
Dalla serata del 9 settembre dipenderà l’esito della mia esperienza: di 100 ragazze ne rimarranno soltanto 60, dunque il tele
voto sarà fondamentale.
Nelle puntate successive, le ragazze rimaste avranno modo di
dimostrare le proprie attitudini
con delle sfide a tre: sarebbe
una buona occasione per raggiungere il mio scopo che, ripeto, è quello di dimostrare che
si può essere carine e capaci
allo stesso tempo, sfatando il
luogo comune del “bella, ma
oca”.
Come hai reagito alla notizia di essere arrivata in finale?
Con stupore. Non avrei mai
creduto di poter arrivare così
distante con le selezioni.
E’ stato un momento molto
emozionante, anche perché il
mio fidanzato Simone e mio fratello erano inaspettatamente
presenti: una gioia che ho istintivamente sfogato con il pianto.
So che ci vorrebbe un po’ di
scaramanzia, ma potresti
fare un pronostico?
E’ davvero difficile fare delle
previsioni, anche perché le ragazze sono davvero tutte bellissime e simpaticissime.
Credo sia difficile ottenere il titolo di Miss Italia. Tuttavia la
mia aspirazione più grande sarebbe quella di poter dimostrare di avere delle capacità, cosa
per cui non è necessariamente
importante ottenere una fascia.
Vorrei fare bella figura, ecco
tutto: questa sarà stata un’esperienza stupenda a prescindere
dall’esito, proprio perché inaspettata.
In campagna elettorale, di
solito, si chiede cosa si farà
per il proprio paese... Tu pensi di poter in qualche modo
valorizzare la tua terra attraverso questa esperienza?
Se avrò modo di passare alla
seconda serata (questo sarà
possibile soltanto se supererà
la prima scrematura del 9 settembre, ndr), avrò la possibilità di presentarmi e sarei disposta anche a urlare da dove vengo, perché ne sono davvero fiera: un comune bellissimo
(Conco, ndr), situato in uno
splendido contesto, che è quello
dell’Altopiano di Asiago.
Hai qualche ringraziamento
particolare da fare?
In primis vorrei ringraziare mio
fratello e il mio fidanzato
Simone, che mi hanno accompagnato nelle varie selezioni,
spronandomi e seguendomi con
sopportazione.
Poi la mia famiglia e anche il
gruppo con cui suono per la
carica emotiva che mi hanno
sempre dato nei momenti di
sconforto.
Non posso dimenticare di ringraziare anche i miei paesani e
tutto l’Altopiano.
Un ultimo appello prima dell’inizio “dei giochi”?
Vorrei tanto dimostrare che, a
volte, oltre alla forma c’è anche
la sostanza: mi basta questo.Elisa
Pilati, con la sua bellezza, ma anche con il suo talento e la sua
umiltà, è arrivata alla finale del più
prestigioso concorso di bellezza
nazionale, a dimostrazione che la
bellezza non è soltanto un dono
fisico, ma un insieme di qualità
che rendono una ragazza unica:
bell’aspetto, finezza, femminilità,
eleganza, grazia, talento e
semplicità.Dunque, telefoni
dell’Altopiano all’orecchio e
mano lesta per selezionare il numero della nostra candidata alla
bellezza nazionale: 026!
Martina Rossi
“Ciao Mario” vince il 26°
concorso sculture in legno
S’intitola “Ciao Mario”
l’opera vincitrice assoluta
del 26° concorso sculture
in legno di Asiago realizzata dallo scultore Fabrizio
Muraro di Roana. Si tratta
di un omaggio allo scrittore Mario Rigoni Stern.
A Muraro è andato il premio della giuria e anche
quello in memoria dell’artista Joe Dalle Ave decretato
dal pubblico che gli ha attribuito 116 voti, contro i 60
di Silvano Ferretti di
Chatillon (Aosta) con
“Spiati dalla Luna” e i 23
voti di Angelo Bettoni di
Perloz (Aosta) con “Stor-
mire”.
L’opera vincitrice raffigura su
un pannello in legno il volto di
Rigoni Stern mentre nello
sfondo viene evidenziata la
natura con un urogallo, una
volpe, una pernice e una le-
pre.
Nella sezione “immagini” del
sito www.giornalealtopiano.it
sono disponibili le foto (scattate da Davide Degiampietro)
di tutte le opere realizzate per
il concorso.
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Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
Fantacalcio ad Asiago
Sabato 30 agosto, con i primi due
anticipi, è iniziata la nuova stagione del calcio e puntuale, come da
dodici anni a questa parte, parallelamente è iniziata anche la nuova
stagione del fantacalcio.
In Italia, si sa, vige da tempo il luogo comune che “ci siano ormai
quasi 60 milioni di allenatori” e in
fondo in fondo è proprio così. Chi,
davanti alla tv, in tribuna allo stadio o al campetto del patronato,
non ha mai sbraitato, non si è mai
animato, dispensando a gran voce
commenti, consigli ed “apprezzamenti” sull’operato dello sventurato tecnico di turno? Siate, anzi
siamo, onesti. Tutti, o quasi, almeno una volta.
Ma erano solo parole al vento. Fino
a quando il fantacalcio non è comparso nella vita degli italiani, dando così la possibilità di mostrare
agli altri, e a se stessi, l’allenatore
che ognuno ha dentro di sé, mostrando le capacità di gestione, le
intuizioni in ottica mercato e le abilità nello schierare la propria formazione, calcolando, rischiando, leggendo le insidie della partita e studiando a fondo il proprio avversario.
Già, perché se il calcio è una cosa
seria (anche troppo), il fantacalcio
non è da meno. Se non ci credete,
entrate al Fruit Club di Asiago dove
va in scena la Lega di fantacalcio
più antica dell’Altopiano.
<< L’originale! >>. Tuona, soddisfatto, Alessio Cogo, ideatore e
presidente della Lega (che vanta
pure un consiglio in piena regola).
<< Fu un amico di Verona,
Edoardo Paggiola, appassionato di calcio, che mi parlò per la
prima volta di questo fantacalcio,
proponendomi di introdurlo anche qui, sull’Altopiano. Mi convinse. Era il 1996 quando per la
prima volta fu istituito un campionato, con soli 10 partecipanti tra
cui parenti stretti. Una sorta di
torneo in famiglia. Da allora,
però, ne è stata fatta di strada e
con la soddisfazione di averci creduto quando il fantacalcio non
era una moda. L’anno seguente
le squadre erano raddoppiate.
Una crescita costante fino al picco di 56 formazioni qualche anno
fa. Poi, un po’ perché con l’avvento di internet è aumentata la concorrenza (molte le leghe sulla rete)
ed anche per questioni di gestione, ci siamo attestati a quota 36.
Formula collaudata e consolidata >>.
Tre campionati (14 squadre in Serie A, altrettante in B, 8 in serie C),
Champions League, Supercoppa,
Europei e Mondiali (quando sono
in programma), 300 fanta milioni di
euro a disposizione di ogni partecipante per allestire la propria rosa
e per assicurarsi i pezzi pregiati, e
non, del mercato.
Qui si fa sul serio. Ci sono scadenze da rispettare, offerte da presentare in busta chiusa per le varie aste,
il mercato “a chiamata” e quello di
riparazione, a gennaio.
Un campionato che si può seguire
su internet, sul nuovo sito ufficiale: www.fruitclub.helloweb.eu.
Fare pronostici non è semplice. <<
Non ci sono reali favoriti – dice
Alessio Cogo – ma certamente
Guido Strazzabosco, Emanuele
Mosele, Marco Baschirotto e Mar-
co Pellegrini sono tra i migliori
della Fanta Lega >>. Anche se va
detto che è proprio Alessio a detenere il maggior numero di scudetti
(4). Ma non è l’unico record della
famiglia Cogo: lui, la sorella Daniela
ed il fratello Enrico hanno preso
parte a tutte le edizioni. Alessio e
Daniela, inoltre, non hanno mai conosciuto l’amarezza di una retrocessione. << Mai stati in B, come
l’Inter! >>. E via con un sorriso in
stile Moratti dopo il gol liberatorio
di “Ibra” a Parma.
Qui non si scherza su certe cose,
ma su altre si scherza eccome. <<
La goliardia fa parte di questo gioco – racconta Alessio – dando
modo di creare legami di amicizia
tra i giocatori, ma anche una sana
competizione, qualche derby in famiglia e pure qualche bella polemica, come ai tempi di
“calciopoli”, con tanto di “inchiesta” e provvedimenti disciplinari
e penalizzazioni >>. Come nella
realtà, anche per gli allenatori. <<
C’era una squadra gestita da tre
persone; due di queste, dopo una
partenza disastrosa, inviarono qui
in bar una lettera comunicando
l’esonero della terza dal ruolo di
fanta allenatore >>.
Impossibile raccontare tutti gli
anedotti di dodici stagioni di
fantacalcio, ma Roberto Forte, uno
dei fedelissimi assieme a Renato
Busa,
Davide
Degiampietro ed Emanuele Mosele, ce ne regala
qualcuno.
<< Beh, inizio dalla fine.
Dopo essere stato in testa
alla Serie A tutto l’anno, arrivo all’ultima giornata contro un avversario che da
due mesi giocava con otto
giocatori perché non faceva più la formazione. Purtroppo quel giorno era al
completo e mi ha sconfitto,
facendomi perdere il titolo.
Un anno, invece, ricordo
che ci fu un giocatore a dir
poco sfortunato: ko subito
il primo attaccante; la volta
dopo anche il secondo. A
quel punto, quasi a voler
esorcizzare il momento, pronunciò
la frase “Te vorè miga che se rompa anca questo?”. La settimana
dopo i medici fermarono anche il
terzo attaccante. Era Kanu! >>.
Tra le “vittime” di “Berto” c’è pure
Alessio. << Eh già, lui fa la squadra al lunedì! >>. E giù a ridere
tutti insieme. Ma il vero incubo per
il pres di Lega sono le osservazioni
al regolamento. << Lui si diverte
a fare le regole – racconta Berto –
ed io, puntualmente, mi diletto a
trovare l’inghippo, il cavillo, il
modo per aggirarle. La sua preoccupazione aumenta in coincidenza con il periodo pre-asta giocatori. Trema quando mi vede entrare in bar o quando gli arriva
un mio sms. Parole sue >>. E
Alessio annuisce, sorridendo.
“Berto”, infine, racconta un aneddoto che suona come un avvertimento. Lui non si fida dei consigli
della Gazzetta e così “studia” sui
siti internet e manda la sua formazione via mail tra le 16.30 e le 17,
poco prima del calcio d’inizio dell’anticipo. << La leggo sempre, ma
evito di consultarla il giorno della partita, perché se indica che un
tuo giocatore (vedi Zarate) non è
disponibile e lo lasci fuori, puoi
star sicuro che poi gioca e segna
minimo due gol (vedi Zarate); il
discorso vale anche se c’è scritto
che può giocare: tu lo inserisci e
stai tranquillo che poi sarai in dieci >>.
Dodici stagioni di fantacalcio al
Fruit Club, un centinaio di giocatori passati da quelle parti, uomini e
donne, con un’età che spazia dai
10 ai 50 anni di età, operai, ristoratori, studenti, bancari, esercenti, impiegati e dottori, insomma un gruppo estremamente variegato, con le
proprie manie e scaramanzie. <<
C’è chi usa sempre la stessa penna per compilare la formazione –
racconta Alessio – o chi assegna
questo compito alla “morosa” ed
altri che non sanno rinunciare ad
un giocatore-talismano. Ognuno ha i suoi riti >>.
Un “popolo”, quello del
fantacalcio, che si diverte a giocare, anche nel ricercare i nomi
più originali da dare alle proprie
formazioni:
Habemus
www.giornalealtopiano.it
Papa…Waigo, Polenta Edusei,
Pato col Diavolo solo per citarne
alcuni di quest’anno. Ma tra gli
evergreen ci segnalano
“Termofifoni”, “Ballack coi lupi”
e “Nakatastrofe”.
Un gruppo di amici, che circa un
anno fa ha purtroppo perso
Domenico Forte, per tutti
“Mingo”. Uno dei protagonisti,
come ricorda Alessio: << Era
uno dei più assidui e certamente aveva ingaggiato con l’ami-
15
co Marco Baschirotto la sfida
più sentita dell’intera Lega. Iniziava una settimana prima e finiva una dopo. Dopo la sua
scomparsa abbiamo deciso di
mantenere attive le sue squadre,
una gestita da tutti i partecipanti alla Lega, l’altra proprio dall’amico Basky. Quest’anno, inoltre, la Champions sarà dedicata a lui. Ci sembrava giusto così
>>.
Stefano Angonese
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Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
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Gite in fuori strada con il Club Ghenebe 4x4
ENEGO
Il Tour delle malghe e delle fortezze
Si è conclusa ad Enego una bella stagione, vivacizzata da iniziative molto interessanti,
organizzate da Commercianti e Pro Loco, che hanno spaziato in ogni campo.
Si è chiusa la stagione estiva
e come ogni volta accade, un
po’ di malinconia è inevitabile,
resta tuttavia la consolazione
che è stata una bella stagione
in tutti i sensi, vivacizzata da
iniziative molto interessanti,
che hanno spaziato in ogni
campo, offrendo un menù per
tutti i gusti.
L’Associazione Commercianti di Enego ha vinto la sua sfida, programmando con la collaborazione della Pro Loco
serate di storia e filosofia, un
offerta apparentemente di nicchia che invece ha trovato
ampia approvazione e ogni
volta un interessato e soprattutto partecipe pubblico.
Dalla storia alla preistoria,
l’Associazione Culturale “Dalla Brenta all’Ortigara”, sempre con la Pro Enego, ha allestito una interessante mostra
sulla pietra e l’uomo e proposto uscite ad uno dei siti
archeologici più interessanti
della zona, il Riparo Dalmeri.
Un’escursione al Riparo è stata organizzata anche in notturna, con una sosta alla vicina
chiesetta di S. Lorenzo, dove
in un atmosfera davvero coinvolgente sono state lette poesie e intonati canti a cura del
coro femminile di Enego.
Quindi con una suggestiva
fiaccolata, il numeroso gruppo è sceso al sito archeologico. Una serata indimenticabile, malgrado una pioggia battente ad un certo punto abbia
rischiato di rovinare tutto, terminata con un ricco spuntino
di mezzanotte che ha offerto
il meglio dei prodotti tipici.
Come tuttavia si diceva il programma estivo ha cercato di
dare una risposta ad ogni gu-
sto e così non solo storia cultura e tradizione, ma offerte
anche molto più leggere, che
hanno riscosso gran successo, come la seguitissima e piacevolissima serata di cabaret
e musica a cura di Cesare
Caddeo e Luca Virago, organizzata dal Comune.
Sempre l’amministrazione comunale di Enego, in collaborazione con la Federazione Italiana Fuoristrada, il club
eneghese Ghenebe 4 x 4 e
Daihatsu Italia, ha inoltre dato
l’opportunità a chiunque di scoprire angoli caratteristici del
comprensorio eneghese; gite
in fuoristrada guidati da istruttori federali che hanno offerto
la massima sicurezza.
Un’ iniziativa che ha animato
tutti i mercoledì e venerdì di
agosto; inizialmente rivolta ai
turisti, poi in realtà si è dimostrata una proposta molto apprezzata anche da moltissimi
residenti, una bella opportunità, una ghiotta occasione per
conoscere i posti che i padri
percorrevano ad occhi chiusi
e che oggi invece pochi hanno
la fortuna di aver visitato e di
conoscere!!
Una giornata, assolutamente e
squisitamente promozionale, il
sindaco Rodeghiero l’ha inoltre voluta offrire ai suoi colleghi operanti nella provincia di
Vicenza. Un invito che è stato
raccolto con grande favore da
oltre 30 amministratori, i quali
hanno a loro volta scoperto un
territorio ed una vastità che per
lo più ignoravano.
Per questa iniziativa denominata: “Tour delle fortezze e
delle malghe”, il club Ghenebe
4x4 ha proposto due itinerari,
entrambi gettonatissimi, tant’è
che molte richieste non hanno
trovato riscontro perché ogni
volta si raggiungeva facilmente
il tutto esaurito .
L’escursione della mattina prevedeva l’uscita fino a Cima
Lisser, 1633 mt , passando
naturalmente per la vecchia
strada militare, quindi la visita
all’interno del forte Lisser costruito poco prima della grande guerra. Non meno emozionante il ritorno in paese attraverso vecchie mulattiere.
L’itinerario pomeridiano invece un po’ più lungo, 4 ore, proponeva la strada degli alpini,
vecchia strada costruita durante la prima guerra per permettere alle salmerie di raggiungere la prima linea, quindi
malga Fossetta.
Il tutto attraversando boschi
incantati, passaggi ormai quasi sconosciuti e concessi solo
per questa iniziativa.
Naturalmente, in entrambe le
proposte veniva riservata una
parentesi non certo meno importante per comprendere la
cultura e la tradizione, quella
per l’assaggio dei formaggi
prodotti in malga o dei semplici quanto deliziosi dolcetti, creati con ricotta freschissima e
con particolare passione dalla
ospitale malghese di Malga
Scura.
Un’iniziativa, questa dei tour
in fuoristrada che di primo
acchito può sembrare una violazione della serenità e della
tranquillità dei boschi e di tanti
luoghi montani.
Ad essere sincera un pensiero di questo tipo era venuto
anche alla sottoscritta, appassionata di montagna e trekking
e soprattutto della pace che
queste attività permettono di
non turbare.
Tuttavia, salendo nel
fuoristrada guidato da Vanni
Zarpellon, questi dubbi si sono
dileguati in un attimo. Ho avuto modo di conoscere ed apprezzare il suo profondo rispetto per i luoghi, la sua abilità e
prudenza nel percorrere anche
i tratti più difficili ed impervi,
la sua conoscenza dei posti più
impensati
e
della
toponomastica ormai quasi da
tutti dimenticata e con tutto ciò
diviene semplice condividere
quello che è lo scopo che lo
muove: ovvero far conoscere
tanti posti incantati che il territorio di Val Maron e
Marcèsina custodiscono.
- Nessuna violenza viene perpetrata se i permessi vengono
concessi per tempi limitati, e se il
tutto viene regolamentato- tende a precisare il presidente di
Ghenebe 4x4.
Molti dei sentieri percorsi grazie
a Vanni, stanno per essere
fagocitati dalla vegetazione oltre
che cancellati dalla memoria
collettiva.
Una perdita grave, che sarebbe
salutare sia per il bosco stesso e
naturalmente per il bene della
comunità, salvare.
Frequentare e far conoscere
questi percorsi anche grazie ai
fuoristrada, in questo caso gentili bestioni, senz’altro aiuta e stimola la curiosità, molti sono coloro che in futuro si sono detti
intenzionati a ripercorrere gli
stessi sentieri a piedi o magari in
mountain bike. Come si diceva
sono sentieri, camminamenti
quasi del tutto sconosciuti ormai,
frequentati solo da qualche cacciatore o boscaiolo.
Luoghi bellissimi, boschi che
cambiano, a seconda della zona,
colore, carattere, odore.
Paesaggi da favola, dedali naturali dentro ai quali è piacevole
girovagare in un contatto avvolgente e rassicurante con la natura.
Un pomeriggio, 4 ore volate, ma
che nello stesso tempo hanno
offerto un’avventura interminabile, sempre coinvolti dai posti
nuovi che si materializzavano ad
ogni curva e soprattutto curiosi
di sapere, dopo esserci immersi
nel fitto del bosco, dove saremo sbucati!
Stefania Simi
Chi sono Vanni Zarpellon
ed il club Ghenebe 4x4
Vanni Zarpellon di Romano d’Ezzelino, eneghese d’adozione,
ha fondato Ghenebe 4x4 più di 20 anni fa, presidente della
Ghenebe 4x4 da sempre, è il Segretario Generale della FIF e
naturalmente istruttore federale.
Da sempre l’attività della Ghenebe 4x4 è diversificata, ma tra le
varie iniziative spiccano senza dubbio l’organizzazione di raduni
per la Federazione Italiana Fuoristrada e soprattutto corsi per
imparare a guidare i fuoristrada in sicurezza, e a questo proposito, l’attivissimo Vanni sta mettendo a punto un progetto proprio per creare, in uno dei tanti fantastici boschi del comprensorio
eneghese, un “campo scuola” per chi voglia imparare o migliorarsi nella guida fuori strada.
Tra le attività organizzate dall’associazione, anche iniziative benefiche come ad esempio quella che viene proposta ogni anno
nel mese di maggio, di dare la grande opportunità a ragazzi ed
adulti disabili di fare escursioni in mezzo alla natura, un gesto
semplice che in realtà sbriciola barriere altrimenti insormontabili.
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Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
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Elena Donazzan, Assessore Veneto all’Istruzione e alla Formazione
Una donna, un’idea, un rischio da correre
PERSONAGGI
In “un clima da osteria”, una donna si discosta dal coro per invitare al buon senso
Una ragazza semplice il cui motto è: “educazione è esempio, esempio è educazione”
Pagina a cura di
Marco Pozza
Dietrich Bonhoeffer, teologo
luterano, il 20 gennaio 1944
scrisse nel campo di concentramento nazista: “Dio e
la sua eternità devono essere amati da noi pienamente. Ma questo amore
non deve nuocere ad un
amore terrestre, né affievolirlo”. Un anno dopo, all’alba del 9 febbraio 1945,
Bonhoeffer venne impiccato a Flossemburg. Nella sua
cella trovarono la Bibbia e
Goethe: il massimo dei libri
sacri e il massimo dei libri
profani. Due simboli. L’uno,
della passione per il cielo.
L’altro, della passione per la
terra. Fedeltà a Dio e fedeltà
all’uomo. Ma un fastidioso
problema di interferenze –
oltrechè di intercettazioni –
sembra oggi deturpare il viso
di quell’arte così nobile e
bistrattata che un tempo andava sotto il nome di politica. Dove raccomandazioni
e DDL, tax force dell’esercito e insulti di piazza, richiami a Robin Hood e
spostamenti di processi, politica e antipolitica, Verità e
Menzogna, insulto e rabbia
convivono dentro i confini del
medesimo Bel Paese. Qualcuno, forse, inizia a ritrovarsi nella frase secca di Boris
Pasternak: “La politica
non mi dice niente. Non
amo le persone che sono
insensibili alla verità”.
E se all’origine stesse un problema d’educazione? Del
cuore, prima di tutto. Ma
anche del pensiero, dell’immaginazione, dell’anima.
Parole che sembrano straniere, fuori moda, figlie di
tempi antichi nelle “sale dei
bottoni”. C’è una donna,
però, che parla spesso di
tadinanza tra le aule in cui
s’addestra al sapere.
Quando la scuola diventa
la baby-sitter dei nostri figli fallisce nel suo vero
obiettivo, cioè l’integrazione tra sapere e vita attraverso la collaborazione di
famiglie e insegnanti. Solo
così, tra i banchi, s’apprende il fascino dei diritti ma
anche la serie responsabilità dei doveri”.
emergenza educativa. Lei è
Elena Donazzan, Assessore
della Regione Veneto all’Istruzione, alla Formazione
e al Lavoro. Una donna giovane, appassionata, intraprendente che di fronte alla
complessa difficoltà delle sfide odierne replica con
l’ascolto, l’interpretazione
attenta e il servizio alla comunità. Apprezzata e sfidata per quell’intransigenza
morale che l’accompagna
sin dalla sua nascita politica,
è il volto di una destra giovane e ambiziosa nell’affermare la propria visione del
mondo. Rimasta innamorata del profumo e della trasparenza delle proprie radici. Donna che parla di identità: quella che respiri negli
odori della terra, nell’atmosfera paesana, nella
musicalità della lingua e dei
dialetti, nella storia dei musei, nel silenzio delle chiese,
nella letteratura dei nostri
classici. Nell’unicità che
ogni lembo di terra partorisce
e nasconde gelosa.
Ma davvero – come canta
Francesco Guccini – la “politica è solo far carriera”?
O c’è ancora chi la sera tiene sulla scrivania da una parte
la Bibbia e dall’altra il giornale, come raccomandava il
teologo protestante K.
Barth?
La politica custodisce storie di donne coraggiose,
infaticabili, appassionate.
Accanto a storie frivole,
raccomandate, scoraggianti. Perché una donna
sceglie di fare politica “con
la schiena diritta”?
“S’inizia perché – e riprendo
Guccini – “c’è anche una
generazione che è preparata ad un mondo nuovo e
ad una speranza appena
nata”. Scelsi la politica a 17
anni: una scelta firmata con
quell’idealità e sana generosità di chi non s’aspetta nulla
in cambio. Quel giorno piov-
vero uova e sassi e vidi per
la prima volta l’odio e la cattiveria. Senza capirne la ragione. Lo stile che indossai
in quei primi giorni è lo stile
che voglio far abitare adesso che rivesto una carica importante. Un onere e un onore!”
La tua è la storia semplice
di una ragazza cresciuta
alla scuola di valori sani,
genuini, nostrani. E il tuo
outback tenti di farlo vivere
nell’arte politica. Ma perché se un politico parla di
Dio viene messo a tacere, se
viene indagato fa carriera,
se esibisce tendenze sessuali
alternative crea tendenza?
“A volte l’uomo è l’espressione matematica più ostica da
risolvere. Sembra quasi che si
sia scelto di vivere in una “società rovesciata” dove ti combattono se scegli di sposare
principi, aneliti e aspirazioni
che sono congeniti alla natura
umana. Il rispetto per la famiglia, l’onore e la passione per
l’identità, la cura dell’ambiente sono comandamenti eterni.
Oggi tutto ciò sembra essersi
rovesciato. Basterebbe tornare ad educarci alla semplicità:
pubblico e privato diverrebbero provvidenziali incroci in cui
raccogliere e appassionarsi
alla vita della gente”.
Il filosofo Gadamer ebbe a
dire: ‘Il futuro è l’origine. Se
non ci ricordiamo più della nostra origine, non avremo alcun
futuro’. Presente, passato e
futuro s’incrociano a scuola. Come sta la scuola, a proposito?
“La diagnosi è riservata.
Come anche la prognosi. Anche se terapie quali il rispetto,
l’autorevolezza (non dice
autorità, ndr) e la dignità dovrebbero avere più diritto di cit-
In questi mesi la politica sembra affetta da
un “clima da osteria”
(parole di Bonaiuti,
portavoce del premier).
Perché innamorarci di
quella che per i greci
era un’arte nobile e
oggi è diventata un
“gioco tra amici di
amici”?
“La ragione è presto detta:
la vera politica è tutt’altro
da questo clima da Grande Fratello! A gente incapace, esibizionista e disposta a tutto si deve rispondere con il senso del dovere, il rispetto della res
publica, la responsabilità
verso i cittadini. Se è vero
che la politica è una cosa
seria, lo dev’essere altrettanto l’atteggiamento di chi
la sposa come scelta di vita.
Elena Donazzan
in
primis”.
Alexander Solzenicyn,
dissidente e Premio
Nobel, un giorno lanciò
un invito: “Riportate Dio
nella politica!” Ezra
Pound scrisse: “se un
uomo non è disposto a correre qualche rischio per le
sue idee, o le sue idee non
valgono nulla o non vale
niente lui’.
C’è gente che oggi merita veramente d’essere
ascoltata?
“Tu ne hai citati due d’immensa grandezza. Ognuno
ha bisogno di qualcuno davanti che gli indichi la traccia da seguire. Come ognuno è guida – responsabile o
meno - per chi nel cammino viene subito dietro.
Marzio Tremaglia – un
grande politico morto nel
2000 a 33 anni – invitava
a credere in una dimensione etica della vita che si
potrebbe riassumere in tre
nodi: rispetto e onore verso se stessi, rifiuto del
compromesso sistematico, convinzione che oltre
la vita e la libertà c’è
qualcos’altro per il quale
sacrificare pure vita e libertà.
Penso non siano semplici
parole inanellate su se stesse!”
A “microfoni spenti” e
dietro le quinte: chi è Elena Donazzan?
“Un’idealista”.
Ce lo insegnano sin da bambini: non basta una rondine
a fare primavera. Come
non basta lo stile di una donna a rovesciare l’abitudine.
Ma consola che qualcuna
dia ragione a E. Mounier
quando scrisse: “la più
grande virtù politica è
non perdere il senso dell’insieme”.
Accanto, magari, ad un
cuore educato.
Elena Donazzan nasce a Pove del Grappa (Vicenza) il 22 giugno 1972. Sin dai tempi del liceo scientifico, a 17 anni, s’innamora con passione ed entusiasmo della vita politica attivamente. Il suo primo incarico fu come segretaria provinciale del Fronte
della Gioventù. In seguito per cinque anni riveste il ruolo di consigliere di opposizione nel consiglio provinciale di Vicenza e per
cinque anni in Consiglio Regionale Veneto in forza alla maggioranza. Attualmente è Assessore alla Formazione, all’Istruzione
e al Lavoro della Regione Veneto. A lei competono numerose
altre deleghe tra cui quella della caccia e degli alpini. Ha partecipato in prima persona all’organizzazione della Giornata degli
Alpini di Asiago e di Bassano del Grappa. Ogni 25 aprile, in
località Monte Corno, organizza una messa commemorativa in
onore di tutti i caduti delle foibe. Nel curriculum campeggia
una frase: “Vivi come se dovessi morire subito, pensa come
se non dovessi morire mai” (G. Almirante)
Nel sito internet www.donazzan.it il suo percorso umano e professionale.
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Sabato 6 settembre 2008
Ventitré anni, fascino e tanta
passione per la musica: ecco
le caratteristiche di Nicola
Valente, già affermato talento
nell’ambito della musica
altopianese, che ha recentemente conseguito il diploma in
chitarra elettrica Pop Rock/
Jazz presso il prestigioso Centro Professione Musica
(CPM) di Milano.
Il suo talento e la sua velocità
d’apprendimento sono stati
notati da Roberto Dalla Vecchia, che, ancora nel 2005, lo
ha indirizzato verso la sua strada musicale.
Tra gli importanti nomi che
Nicola può annoverare tra i
suoi maestri, ci sono quelli di
Luca Colombo, Pete La Pietra, Giorgio Cocilovo, Pietro
Nobile, Fabio Nuzzolese e
Paolo Jannacci; artisti-insegnanti che lo hanno accompagnato nello studio dei linguaggi Pop Rock Fusion e
nell’apprendimento della teoria e dell’armonia musicali.
Maurizio Filippi lo ha guidato
www.giornalealtopiano.it
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Nicola Valente: il nuovo “dottore”
delle sei corde altopianesi
Ventitrè anni, di Cesuna, ha recentemente conseguito il diploma in chitarra elettrica
Pop Rock/Jazz presso il prestigioso Centro Professione Musica (CPM) di Milano
nello sviluppo degli studi di finger style per chitarra acustica e Luca Biggio nell’ambito
della musica d’insieme.
Il giovane altopianese, residente a Cesuna, dopo l’importante traguardo raggiunto, ha
accettato di ripercorrere la sua
passione e la sua formazione
musicale in una breve intervista per il nostro quindicinale,
rivelandoci anche sue opinioni e i suoi progetti per il futuro.
Com’è nata la tua passione per la musica e, in particolare, per la chitarra?
In realtà, fino ai 18 anni, non
avevo neppure il lettore cd!!!
Mia mamma, in casa, aveva
una vecchia chitarra e, senza
farmelo sapere, ha chiamato
Bruno Forte (il celeberrimo
Brunetto degli storici Roversi,
ndr). Brunetto mi ha chiamato a casa per chiedermi se mi
andava di provare a fare una
lezione e così è nato tutto: a
tradimento!
Da quella prima lezione è nata
in me una passione tale da
spingermi, due anni dopo, a
mollare gli studi di ingegneria
elettronica per dedicarmi
completamente alla musica,
prima con il maestro Roberto Dalla Vecchia e poi al
CPM di Milano, dove mi sono
trasferito per completare al
meglio la mia formazione.
Adesso ti vediamo sicuro
sul palcoscenico dei locali
dell’Altopiano, ma com’è
stata la tua prima esibizione?
La prima esperienza come
chitarrista all’interno di una
band è stata quella con il Mad
Milk: abbiamo suonato per
Enrico Fabris e durante il Concerto per un amico a Roana.
Ricordo che provavo molto ti-
more nel rapportarmi al pubblico, ma che l’emozione mi ha
spronato a dare il meglio di me.
Secondo il mio parere, una
volta che la paura di sbagliare
viene meno, non si riesce a
dare il 100%, né a livello tecnico, né sul piano
interpretativo.
Se dovessi dirmi una canzone che ti ha accompagnato da quella famosa lezione
del nostro Brunetto al
conseguimento del diploma al CPM, quale ti
verrebbe in mente per
prima?
Domanda un po’ difficile...
Le mie influenze musicali
spaziano da Clapton ai
Beatles, da Mark Knopfler
a Miles Davis, passando
per Django Reinhardt, Tuck
Andress e Tommy
Emmanuel.
Credo comunque di poter
dire “Little Wing” di
Hendrix e, a pari merito,
“Sweet Child o’Mine” dei
Guns’n’Roses: ricordo che
mi guardavo allo specchio
mentre suonavo e mi chiedevo se sarei mai stato così
bravo da poterle suonare. Una
volta imparate, mi sono più
volte chiesto se sarei stato in
grado di suonare altre tantissime canzoni: per me è stata
una specie di sfida continuativa contro il me stesso riflesso
allo specchio.
A proposito di sfide, qual’è
la prossima?
Attualmente, oltre a esibirmi
nei locali del posto con le mie
band (tra cui un nuovo progetto di duo acustico chiamato
Living Soul), tengo lezioni di
chitarra acustica e sono impegnato in studio con il cantautore
vicentino Leonardo Longhi.
Nel mio futuro imminente, c’è
l’insegnamento a Vicenza e provincia e la prosecuzione della mia
attività di chitarrista nelle band
del posto.
Come progetto a lungo termine,
il mio sogno è quello di inserirmi
nel giro di turnisti a livello nazionale.
In Altopiano, ci sono tanti ragazzi che hanno i tuoi stessi
sogni: cosa pensi della realtà musicale locale?
La densità di musicisti, in
Altopiano, è senz’altro superiore alla media. Tuttavia credo che
la consapevolezza nasca dalla
pratica più che dal negativo confronto reciproco. E’ l’unico modo
di crescere, musicalmente parlando.
Non stai pensando a comporre qualche brano tutto tuo?
Certo! Da ottobre mi impegnerò anche su questo fronte, specialmente sotto l’influenza artistica di Steve Trovato per la
musica Country, di Robben Ford
per la musica Blues e di Miles
Davis per il Jazz.
Ringraziamenti?
Prima di tutto la mia famiglia,
specialmente mia mamma che
mi ha indirizzato verso la mia
passione più grande, e poi Maurizio Filippi, per me una guida che,
insieme all’impegno individuale,
ha contribuito a farmi raggiungere questo importante traguardo.
Martina Rossi
Matrimoni con “annunci speciali”:
“Cartelli e striscioni sono un pericolo”
Grafica Altopiano
MUSICA
l’Altopiano
Il matrimonio è sempre un
giorno speciale, di festa, di
gioia, con gli sposi circondati
dall’affetto di amici e parenti. Ma è anche un giorno solenne in cui ci si promette
fedeltà eterna, amore incondizionato, assumendo le proprie responsabilità davanti
alla comunità e davanti a Dio.
L’importanza della giornata
non deve certo far diminuire
l’aspetto di festa contornato
anche da una sana goliardia
messa in piedi solitamente
dagli amici degli sposi che li
canzonano sul passo che
stanno per intraprendere, un
rituale che si ritrova anche
in altre culture e religioni.
Però…c’è un però che viene segnalato da varie parti,
cittadini ed istituzioni. In alcuni casi sembra ci sia la
gara a chi esagera di più.
Sembra che si debba assolutamente superare quanto
fatto dagli altri perché la
giornata rimanga memorabile. Si passa da scritte sulla
sede stradale a gonfaloni
messi lungo il percorso degli
sposi verso la chiesa, da palloncini che segnano la via ad
alberi e segnali stradali tappezzati con l’immagine felice dei due promessi. In alcuni casi si va dal cattivo
gusto a veri e propri
danneggiamenti, come segnalato da più polizie locali.
Bisogna ricordare che tappezzare i segnali stradali è
pericoloso oltre che un vero
e proprio reato: certi cartelli
e certe insegne possono distrarre l’automobilista creando situazioni spiacevoli per
chi circola sulle strade.
“Per carità non vorremmo
passare a multare gli sposi,
ma non è nemmeno giusto
accollare la spesa di pulizia
o di sostituzione di tabelle
stradali alla comunità – spiegano da vari comandi – Si
chiede solo un po’ di buon
senso; se si fa degli scherzi
agli sposi poi si passi a ripulire, evitando di attaccare cose
ai cartelli stradali e cercando di rimanere nel buon gusto. Sarà apprezzato dai vostri concittadini e molto probabilmente anche dagli stessi sposi”. Gerardo Rigoni
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Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
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Vanessa torna e racconta
Una chiacchierata sul suo viaggio negli States, tra esperienza vissuta e progetti futuri
Grafica Altopiano
In una lingua quasi ibrida tra
l’italiano e l’americano,
Vanessa Rebeschini, di ritorno da Frazee dove ha svolto
con profitto un anno di High
School corrispondente alla
nostra quarta liceo, ci racconta della sua esperienza di vita
negli States, tra studio e divertimento.
Era partita l’8 agosto dello
scorso anno ed è tornata il 2
luglio, dopo undici mesi di distacco completo dalla sua
casa, dal suo paese e dalla
sua scuola, un periodo interminabile per noi, ma per lei
trascorso in fretta.
Dopo il nostro articolo di
qualche mese fa che, attraverso gli occhi dei famigliari
e degli amici, raccontava
l’inizio di questa esperienza,
abbiamo deciso di completare il reportage con una chiacchierata face to face; la prima cosa che Vanessa, da
ragazza diligente com’è sempre stata, vuole raccontarci
riguarda proprio la scuola:
“Negli Stati Uniti c’è più
spirito scolastico;
i ritmi di vita sono
più sostenuti: ci si
alza alle sei e mezza per raggiungere la scuola per le
otto meno un
quarto, nonostante le lezioni inizino soltanto alle
8:15 per poter stare insieme e
socializzare” ci
racconta infatti, una
cosa fondamentale
in un piccolo
paesino
come
Frazee, che conta
di 1200 abitanti residenti nei luoghi più
disparati di una vasta campagna che,
in inverno, raggiunge i – 40°C!!!
Vanessa ha frequentato sette materie per semestre, cercando di scegliere quelle più
affini al percorso che riprenderà al Liceo Scientifico di
Asiago: chimica, matematica, fisica, anatomia, storia
18 per seguire le lezioni di sport: dal
basket al football,
dalla pallavolo alla
softball (baseball per
ragazze), passando
persino per il
wrestling!!!
Vanessa ha continuato a praticare lo
sport che da più di
dieci anni segue con
passione anche ad
Asiago: la danza; a
scuola, ha potuto
frequentare corsi di
ballo da competizione, high kick, jazz e
hip-hop, mentre due
sere la settimana ha
coltivato la sua vera
passione, la danza
classica, seguita da
una docente qualifiamericana e inglese, ma anche child development (ovvero pedagogia), teatro e tanto tanto sport; al termine delle
lezioni (alle ore 15:11 in punto), infatti, gli studenti si trattenevano a scuola fino alle
cata.
I professori della High School
(così si chiama l’istituto superiore onnicomprensivo statunitense) sono diventati per
lei quasi degli amici: si pensi
che sono loro stessi a curare
l’offerta sportiva della scuola e le attività musicali (come
per esempio quella della banda, che è stata chiamata a
suonare al Disney Word in
Florida).
“Vivere un anno in America – ci ha raccontato la studentessa di Canove di Roana
– è stato come entrare in
un film: cheerleaders,
gruppi d’arte e persino
gruppi d’intelligenza. Negli Stati Uniti, – ha proseguito – le persone sono
molto più aperte verso gli
altri e più menefreghiste:
pensate che c’era chi arrivava a scuola in ciabatte e
pigiama!!!”. Ma Vanessa ha
voluto spezzare una lancia
anche in nostro favore, notando la superficialità dei rap-
porti che, proprio perché costruiti con una velocità a cui
non siamo abituati, sono più
fragili e meno autentici.
La conversazione si è poi
spostata sulla famiglia che
l’ha accolta: i Janke, una coppia con due figli che vivono
distanti, a cui Vanessa si è
talmente affezionata da sentirsi zia dei loro nipoti e di cui
ha apprezzato ogni cosa, dall’accoglienza alle torte super
colorate.
Le chiediamo di tracciare un
bilancio dell’esperienza: “E’
stata molto positiva, – ci ha
risposto – ma, in questo
frangente, ricordo le parole che mi ha detto una ragazza altopianese che
l’aveva intrapresa prima di
me: nessuno ti apre le porte, ci si deve arrangiare.
Non credo di dover essere
io a dirlo, – ha proseguito
Vanessa – ma credo di essere cambiata: ho adotta-
to punti di vista diversi.
Sono comunque contenta
di essere ritornata: non ho
pianto partendo e non l’ho
fatto certo al ritorno. – ride
– Vorrei ringraziare la mia
famiglia e i miei amici che,
nonostante la distanza, ho
sentito sempre vicini”.
I progetti dopo questa
irripetibile esperienza di vita
che le è valsa ben due borse
di studio per merito scolastico? Prima di tutto, stare con
amici e famiglia, poi il quinto
anno di liceo e, chissà, un bel
corso universitario in Florida,
dove vive il fratello Matteo,
per una vita alla continua ricerca di qualcosa da apprendere e da osservare con occhi nuovi: un sogno che, come
l’aria fa con i piccoli uccelli
appena usciti da nido, ha cominciato ad accarezzare le
sue giovani ali.
Martina Rossi
8
Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
20
Torna “La contrada sotto l’Echar”
CULTURA
Antonio Brazzale
torna a proporre
«La contrada sotto l’Echar», il suo
primo romanzo
che tanti consensi ha riscosso dal
1982, anno della
sua pubblicazione; è dei giorni
scorsi, infatti,
l’arrivo il libreria
di questa edizione
nuova, con il suo
restyling ed anche con una breve novità in chiusura. Un libro,
questo, che nasce dall’esperienza fatta dall’autore nel 1955 a
Campomezzavia
(da qui il titolo de
«La contrada sotto l’Echar») come maestro
di quella che oggi si definirebbe una pluriclasse “E’
stata un’esperienza bellissima – racconta lo stesso Brazzale quando ci sediamo a tavolino per questa chiacchierata – uno
degli anni più belli della
mia vita, fra quella quindicina di ragazzini bravissimi e con famiglie
amorevoli, un ricordo che
mi commuove ancora
adesso, dopo tanti anni”.
“Il romanzo, ambientato
nel 1934 in piena epoca
fascista, è per buona parte di fantasia – come precisa l’oggi 77enne scrittore
originario di Velo di Lusiana
– ma di vero e di autentico c’è lo spirito di questa
gente e di quei luoghi. Sì,
perché gli appunti e gli
schizzi da cui poi è nata
la narrazione li ho presi
là, durante le lunghe passeggiate nei boschi con
cui riempivo i miei pomeriggi di maestro”.
Pubblicata nei giorni scorsi la nuova edizione del fortunato romanzo di Antonio Brazzale
Antonio si compiace nel
raccontarmi di quei giorni,
di quelle persone, di quelle
emozioni, di quei piccoli fatti di una quotidianità povera, ma fiera, umile, ma dignitosa; una sottolineatura
per un episodio “un giorno l’allora maestro
Dionigi Rizzolo mi portò
un libricino, stampato su
carta grossolana, e mi
disse di leggerlo; era «Il
sergente nella neve» di
Mario Rigoni Stern che
allora non conoscevo. Lo
lessi e mi piacque tanto
che chiesi al postino di
portare a Mario (che lui
invece da asiaghese ben
conosceva) una lettera
con i miei complimenti e
con l’auspicio di poterlo
incontrare, cosa che
avrei fatto poco tempo
dopo a seguito della sua
risposta. Ero quello che
oggi si definisce un precario e l’anno dopo fui
assegnato ad una scuola
sulle
colline
di
Montebello e
là ho tirato
fuori
quel
libricino e
l’ho usato,
centellinando
la lettura di
quelle pagine
per farle durare per l’intero anno”.
Il tempo passa
veloce ma Antonio vuole
rendermi partecipe di quella sua esperienza e di
quello che l’ha
portato ad iniziare la stesura di questo
suo primo libro
(farà poi diverse
altre
“cose”, fra cui voglio ricordare i racconti de «E una
sera d’inverno qualcuno
…» del 1999 ed il romanzo
«Nella terra dei padri» del
2000).
“La nostalgia dell’anno
passato
a
Campomezzavia – continua - fu la molla e la motivazione per cogliere da
quegli appunti che avevo
scritto lo spunto per scrivere questo romanzo; ma
quando l’ebbi scritto rimase per molto tempo là,
nel cassetto. Lo feci leggere anche a Mario
Rigoni Stern, che, fra le
mille cose che doveva
fare, ci mise un po’ di tempo a farlo, ma poi mi
espresse il suo parere positivo; per il mio carattere pignolo quel testo subì
nel tempo <infinite>
limature, sistemazioni, tagli ed aggiunte, fino a che
venne il tempo di pubblicarlo e, per farlo, decisi
di fondare una casa edi-
trice tutta mia. Era il 1982
e con la pubblicazione de
«La contrada sotto
l’Echar» nacque anche la
casa editrice “La Serenissima” che da parecchi
anni ormai gestisce mio
figlio Alberto”.
Un romanzo che “… sa
dosare con bravura
dialettalismi e folclore locale, dialettalismi e parlato, dando vita a figure
e paesaggi di un Veneto
realistico e insieme fantasioso …” è la motivazione
che gli valse il primo premio al Premio Nazionale di
Narrativa
Italiana
“Arcangela
Todaro
Faranda” di Bologna nel
1997 e che fa riferimento
ad una delle caratteristiche
di questo libro, “… un
modo di scrivere nuovo,
in cui le parole venete si
mischiavano al’italiano
per meglio esprimere sentimenti, emozioni, sensazioni …” come scrive nella prefazione il figlio
Alberto.Dopo un paio d’ore
volate fra ricordi e descrizioni di cose, fatti, persone,
saluto Antonio che mi autografa con dedica la copia
del suo libro; sulla sua quarta di copertina si legge “Da
un paese sul lago di Garda
a una sperduta contrada dei
Sette Comuni Vicentini …
Nicola, un giovane maestro
veronese, è mandato a insegnare a Val di Chemplen
nell’ottobre del 1934, alla
vigilia della Guerra d’Afri-
ca. Lassù il “maestro
foresto” conoscerà tante
persone amiche. In loro
compagnia la vita trascorrerà operosa, serena … felice; un improvvisamente in
un giorno di primavera …
La
Contrada
sotto
l’Echar è soprattutto la
storia della nostra gente:
speranze e sconfitte, sogni
d’amore e piccole gioie,
superstizioni e usanze, tragedie, fatiche, fame. E
un’antica rassegnazione …
E’ un romanzo scritto da un
montanaro per chi ama la
montagna nel volgere delle
stagioni e s apprezzare la
vita semplice primitiva, gli
animali, le camminate nei
boschi …”.
Cesare Pivotto
Storie venute da lontano
Il libro “Fogli di via” di Giampaolo Trevisi
Per motivi miei, benché la
presentazione scritta da un
ottimo Gad Lerner mi assicuri che si tratta di un libro
che si legge tutto d’un fiato,
ho impiegato giorni per arrivare all’ultima pagina. E non
mi dispiace di questa esasperante lentezza.
Una lentezza, a dire la verità, che mi ha fatto godere più
a lungo i 18 racconti di “Fogli di via”, autore Giampaolo
Trevisi, vicequestore di Verona. Nessuno avrebbe scritto un libro come questo, se
non fosse immerso 24 ore su
24 nelle problematiche degli
immigrati. Trevisi conosce e
soffre la burocrazia, con cui
si filtrano le sofferenze umane che entrano nel suo ufficio e tuttavia non trasforma
i suoi buoni sentimenti in piagnisteo o in denuncia, ma li
rende volatili come un sogno
nelle forme del surreale, del
grottesco e del piacere di
raccontare storie venute da
lontano.
Ci sono racconti, quindi,
dopo i quali è cosa buona
fermarsi e pensare, completarli col nostro immaginario
prima di andare oltre per
portare la nostra attenzione
su quelli che seguono.
Così ogni volta si riparte nella
lettura con la certezza di immergerci in forti suggestioni
o per via dei contenuti forti,
drammatici e anche curiosi
o dello stile di scrittura, che
è sempre efficace e adatto
alla storia che il vicequestore
ci narra.
E così, io che da tempo per
piacere-dovere affogo nelle
immagini cinematografiche,
che formano un mare impetuoso di vibrazioni cariche di
espressività e che sono nel
contempo uno strumento per
penetrare con gli occhi e col
cuore nelle culture lontane
dalla mia, mi diverto a immaginare qualcuno di quei 18
racconti che evolve in una
sceneggiatura preparandosi
poi a trasformarsi in film.
Penso: come sarebbe ricco
e “impegnato” e pure allegro,
movimentato e avventuroso
un film nato dalla 14a storia,
“L’asilo di un Colombiano”;
immagino sullo schermo: un
ufficio in questura, una scrivania zeppa di incartamenti,
il Colombiano che si racconta, una dattilografa testimone della sua densa storia di
vita nel terrore, nel ricatto,
nell’omertà e nell’ignavia, la
fuga in Italia, il tenero ricordo dei figlioletti ritratti in foto
assieme al padre… angoscia e realtà, che Trevisi,
quasi sommerso negli incartamenti, ascolta con la
mente impegnata a dare
una svolta al dolore del
Sudamericano, offrendogli
la via di fuga nella fantasia
che trasforma e salva. E
naturalmente, il flashback, gli avvenimenti in
Colombia.
Un film impostato sul contenuto del 16° racconto, invece, si farebbe acre e greve come un’altra Gomorra,
dove l’indifferenza uccide
la speranza, crea condizioni di avvilimento e cancella
il valore della responsabilità. Il capitolo si presenta
con un titolo enigmatico,
“Almeno 40”. E’ la desolante descrizione di persone e situazioni dove la dignità è sacrificata e ciò che
conta è solo il tornaconto
miserevole di chi non è forse mai stato toccato dalla
grazia e dalla cultura e vive
all’ombra di una desolante
banalità quotidiana.
L’intero libro è fatto di commosso realismo, alzato sopra le nuvole da voli surreali
e il sogno, che dà forma agli
intimi desideri nascosti nell’anima, è fuga e consolazione.
Tutte sono pagine sui
generis, dato il quasi improbabile connubio tra una
professione che suona, all’udirla, come una fredda
stilettata, e il cuore manifestato dalla creativa e sincera originalità nel commentare tante situazioni che
si verificano in una questura delle più calde d’Italia.
Gianpaolo Trevisi fa un mestiere grigio e grintoso; questa almeno è la percezione
da parte dell’opinione pubblica, perché i connotati del
classico poliziotto sono la
grossolanità spirituale, un
viso severo, parole dure e
secche che intimidiscono.
Anch’egli entra in questo
profilo dell’antipatico, insensibile questurino? Per quanto scrive, direi proprio assolutamente no; in lui dominano il cuore e la fantasia, frutto di una pena sommessa che
gli viene dai continui colloqui
e azioni nei riguardi degli immigrati senza permesso di
soggiorno.
Quello che alla fine si apprezza di più in lui, è la sensazione che sa trasmettere; ci fa
capire che egli ama il suo lavoro, nel quale sa trovare elementi di profonda vicinanza,
solidarietà e identificazione
con i problemi che gli vengono esposti o che deve risolvere.
Michele Serra
[email protected]
8
Sabato 6 settembre 2008
Ho cominciato ad usare il
Trenino che ero ancora piccolo. Durante la seconda
Guerra Mondiale, frequentavo le scuole medie in collegio, all’Istituto Vescovile di
Thiene.
Non ero ancora adolescente, ma già pratico di viaggi che
affrontavo con disinvoltura
all’inizio e alla fine dell’anno
scolastico, durante le vacanze natalizie e pasquali, qualche volta anche nei fine settimana.
Più felice naturalmente quando salivo verso i miei monti,
un po’ meno quando era il
momento di tornare a scuola.
In quegli anni gli inverni
erano così rigidi e nevosi
che,
nonostante
lo
spazzaneve (ne esistevano
di due grandezze) venisse
applicato come un gigantesco baffo davanti alla locomotiva, il convoglio poteva
ugualmente bloccarsi.
Capitò, se la memoria non
m’inganna, nel 1942 e in
quella occasione il Trenino
rimase fermo diversi giorni.
Proprio la neve era e continua ad essere la mia più
grande passione, il mio elemento naturale preferito.
Non avevo ancora iniziato
ad andare a scuola, che già
indossavo gli scarponi e mi
muovevo sugli sci con
grande agilità.
Domenico Frigo Smidar, falegname nella nostra azien-
l’Altopiano
www.giornalealtopiano.it
CANOVE: VALENTINO FRIGO
da, realizzò per la mia famiglia tavole in frassino,
alle quali lavorava con
grande cura. Le sciovie
non erano ancora state costruite. Nonostante la qualità degli sci, per salire sulle cime si doveva ricorrere
all’aiuto delle pelli di foca
e naturalmente al sostegno
di tutti i muscoli del corpo.
L’unica pista praticabile
sull’Altopiano era quella del
Kaberlaba ad Asiago, dove
esisteva anche una slittovia,
uno dei primi impianti a
fune in Italia. La passione
per la neve mi spinse a costruire gli skilift di Tresché
Conca e, in società con
Alfonso Tortora, anche
quelli di Cima Larici.
Diventava così tutto più facile: più agile la salita, più
riposata la discesa.
Salite e discese alle quali in
ugual modo sono abbinati
anche i miei ricordi della
ferrovia. Salendo ad
Asiago, nonostante la provvidenziale ed indispensabile
presenza
della
c r e m a g l i e r a ,
l’indescrivibile lentezza del
viaggio, racconta anche la
fatica del convoglio che, a
Campiello, sostava a fare il
pieno d’acqua dalla cisterna che ancora esiste. La
prolungata permanenza in
vettura dei passeggeri, li faceva arrivare a
destinazione
piuttosto affumicati. In discesa invece
poteva capitare
che, nel tratto
tra Canove e
Cesuna, i carboni ardenti
che il camino
della locomotiva
sputava
(privata anche
della griglia per
un migliore tiraggio), incendiassero l’erba
e le piante lungo la ferrovia,
cosicché spesso, nelle sere
d’estate, noi
ragazzi ci aggregavamo agli
adulti, per aiutarli nello spegnimento degli immancabili focolai d’incendio.
Negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, nel
tratto da Tresché Conca a
Campiello, i partigiani, che
volevano proibire ai tedeschi
della Todt di trasportare il legname verso la pianura, sabotarono il Trenino, lo lanciarono a tutta velocità senza
controllo, facendolo deragliare.
Negli anni ’50 si cominciò a
capire che il Trenino difficilmente avrebbe potuto continuare il proprio esercizio.
Troppo il personale occupato: bigliettai, capostazione,
addetti ai caselli, sovrintendenti; in tutto circa una cinquantina di persone, mentre il numero dei passegge-
ri, anche per il
contemporaneo
utilizzo dei mezzi
su gomma (auto
e pullman), andava diminuendo.
Per perorare la
causa
del
Trenino e mantenerlo ancora in
vita, verso la fine
degli anni ’50,
come assessore,
sono stato più
volte sia a
Vicenza che a
Roma, con il sindaco Bernar e il
prof. Costa, presidente della Comunità Montana.
Grazie all’interessamento
dell’on. Mariano
Rumor, abbiamo
avuto anche colloqui con l’on.
G i u s e p p e
Spataro, dapprima Ministro
delle Poste e Telecomunicazioni, in seguito dei Lavori Pubblici e Trasporti.
Con il prezzo del gasolio ancora basso, la concorrenza
della gomma ci dava poche
possibilità di spuntarla. Stava prendendo piede anche
una certa tendenza a scoprire ed utilizzare nuovi prodotti, lasciando dietro le
Sapor d’acqua natìa
Perché il sapere e il sapore
amano passeggiare in compagnia. Non solo per fortuita
rima letteraria, ma per quella radice latina che costringe il sapere a congiungersi
strettamente con il sàpere,
cioè col provare gusto. Il
sapere e il sapore, ossia l’arte del vivere. Quell’arte silenziosa, educata e nobile
che le nostre nonne tessevano all’ombra del lume nelle
silenziose sere in attesa di
mariti lontani. A ricordarci
che senza sapore non esiste
vero sapere.
Settembre, tempo di ri-partenze. Fra poco ce lo ricorderà la celebre transumanza,
la liturgica festa del Matteo
apostolo, quelle gocce di
pioggia settembrina - cantate dallo Stern scrittore - che
aromatizzano il bosco avvolgendolo nelle prime nebbie
d’autunno. Ancora qualche
giorno e la natura si sbizzarrirà per l’ennesima volta. Ripartirà pure l’uomo, questa
vecchia anticaglia di Dio, arrugginita ma addomesticabile col sapore della vita. Nei
cruscotti delle macchine e
‘Atleta vincente perchè uomo felice’
sugli zaini degli
studenti, nelle
stoviglie delle
massaie e nei
trattori dei primi aratori, nei
registri dei docenti e nelle
borse dei politici, nei breviari
dei prelati e
nelle sacche
d e g l i
sportivi…c’incastonerei
una foto. Un
volto che, se ne
vantassi l’onore, raffinerei
del Premio Nobel per lo
Sport. Una foto, un volto, una
frase capace di custodire silenziosa la vera arte di vivere. Lui è Alex Schwartz da
Vipiteno, baluardo estremo
dell’Italia che s’approssima
al confine. Muscoli affilati,
resistenza nella testa e quella passione innata che ogni
primo mattino lo butta giù dal
letto e lo fa marciare. Per
chilometri e chilometri, lun-
go quel filo nascosto che
lambisce vecchie fontane,
dogane di Stato e vento di
vallate. A Pechino ha strappato il bis dopo la storia di
Atene: oro nella 50 km di
marcia. Con il merito di aver
vinto partendo da una situazione svantaggiata: era il favorito. Un faticatore silenzioso, una mente concentrata,
un cuore ordinato. Un atleta
che con eleganza nobile am-
maestra il calcio domenicale ad uscire dal
mondo viziato e puerile in cui s’è infossato. Dopo 50 km di
massacrante
adescamento alla
medaglia - quando ad
un calciatore sarebbe
bastato un filo d’erba
per farlo stramazzare
a terra simulando fatiche inesistenti e
rassomigliandolo più
alle modelle di Piazza di Spagna che agli
eroi dell’antica Grecia – trova il tempo e
raccoglie la concentrazione
per pubblicizzare la sua filosofia di vita, la sua tabella di
marcia, il suo elisir per l’oro
olimpico. Ai cronisti che gli
chiedevano conto della sua
felicità rispose: “Non sono
felice perché ho vinto. Ma
ho vinto perché sono felice”. Non è un gioco di parole, è un segreto modo di leggere la vita. Tutti vogliono
vincere per essere felici.
Correndo il rischio di non
diventarlo. O di bruciarsi in
compagnia di quel gatto e
quella volpe che furono la
sfortunata coincidenza del
Pinocchio di Collodi. In pochi cercano la felicità come
allenamento per la vittoria.
Eppure oggi scopriamo che
l’oro di Schwarz non è nato
nei laboratori frequentati dagli sportivi coi tatuaggi e le
veline come personal trainer,
ma tra le mura di casa sua.
Dove avrà appreso felicità
nella dolcezza dei gesti, nell’amore affettuoso della sua
Carolina pattinatrice, nell’ordine dato ai sentimenti. Nell’accogliere con stupore il
quotidiano vivere fino a farlo diventare straordinario.
Perché l’esistenza è
un’equazione bellissima nella quale il sapere sta al sapore come lo straordinario
sta all’ordinario: necessitano
di una giusta posizione. Pure
Maria di Nazareth, Cuore
ordinato per eccellenza, intendeva questo segreto:
21
spalle quelli ormai considerati obsoleti, come il
Trenino con i suoi vagoni
carichi di storia.
Una volta smantellata la linea, durante la mia prima
legislatura come sindaco di
Roana (dal 1970 al 1975),
mi interessai per acquistare
tutti i sedimi (tracciato, caselli e stazioni) della ferrovia,
dal confine di Asiago a quello di Cogollo del Cengio.
Un’iniziativa per la quale,
ancora grazie all’interessamento di Rumor, siamo tornati a Roma per ottenere un
abbuono sul prezzo che la
Società Veneta intendeva realizzare; costi che rispetto
alla richiesta iniziale siamo
riusciti quasi a dimezzare, acquistando il tutto per circa 95
milioni di lire.
Il Trenino era stato per quei
tempi un mezzo di trasporto
valido e sicuro. Anche la mia
azienda se n’è abitualmente
servita, per portare il legname
in pianura verso Padova o
Milano.
Se avessimo avuto un temperamento svizzero, forse il
Trenino sarebbe ancora al suo
posto.
Non mi piace comunque viaggiare in treno. Da quando non
ho più avuto la necessità di
utilizzarlo per andare a scuola
a Thiene, credo di essere salito su un convoglio una sola
volta, quando a Milano mi rubarono l’autovettura e fui costretto a servirmi delle ferrovie per tornare a Vicenza.
“Maria custodiva tutte
queste cose nel suo cuore
meditandole in segreto”.
Meditazione. Salvaguardia.
Protezione.
A Olimpiadi serrate gli italiani se ne stanno imprigionati
nelle palestre per emulare le
gesta eroiche degli allori: sudati, nervosi e tristi. Partenza sbagliata. Prima costruiamo la felicità: l’oro nascerà
spontaneo. Perché lo sport
che merita ancora una citazione è quello che insegna ad
allenarsi alla felicità per addentrarsi nella vittoria.
Senza doping. A testa alta.
Con un sorriso invitante.
don Marco Pozza
www.sullastradadiemmaus.net
8
l’Altopiano
Sabato 6 settembre 2008
www.giornalealtopiano.it
22
LA RUBRICA DELLA PSICOLOGIA
La natura degli sport estremi
Riflessioni psicologiche a margine dell’incontro
con Mario Vielmo organizzato dal CAI Asiago Altopiano
Prendiamo un bimbo di due
anni. Lo facciamo “volare”
in aria e lo riprendiamo tra
le
nostre
braccia
ripetutamente. Piangerà?
Riderà? Da cosa dipende la
sua reazione? Provare per un
istante l’ebbrezza del vuoto
può essere un’esperienza
angosciosa o molto piacevole. La stimolazione che deriva dai movimenti rotatori violenti o dalle vertigini (detti
“ilinx”) induce il nostro sistema nervoso a liberare alcuni
neurotrasmettitori che attivano la nostra modalità di allarme producendo delle sensazioni psicofisiche “da brivido” attraverso l’azione
dell’adrenalina e della
dopamina.
Quando
l‘iperattivazione termina, il
cervello “ci premia” facendoci tornare all’equilibrio biochimico grazie alla liberazione di endorfine naturali (una
specie di droga autoprodotta)
che hanno il potere di farci
percepire un senso di benessere e di rilassamento.
La dinamica biochimica descritta è il miglior indice del
fatto che il nostro sistema
interno non è statico ma è
costantemente attivo per
garantire l’adattamento all’ambiente. I nostri molteplici recettori (soprattutto relativi ai cinque sensi e alla sensazione propriocettiva della
nostra posizione nello spazio
circostante) ci aiutano ad
essere in contatto con
l’esterno e mandano in continuazione segnali al sistema
nervoso centrale che coordina il tutto e sintetizza
l’esperienza percettiva.
Fatta questa premessa, probabilmente ora è più facile
da un punto di vista organico comprendere come mai
alcune persone cercano in
attività estreme di vivere il
brivido del rischio e dell’estrema dinamicità fisica.
Attraverso questi articoli,
spero di essere riuscito a far
comprendere ai lettori che
ogni fenomeno dev’essere
studiato da molteplici punti di
vista per essere correttamente interpretato. Parlando spesso di comportamenti, abbiamo visto come le
spiegazioni degli atti umani
sono da ricercarsi a vari livelli, senza alcuna esclusione di sorta.
La passione per gli sport
estremi non costituisce
un’eccezione: i motivi vanno scovati tenendo in considerazione il livello biochimico, psicologico e sociale. Dal
punto di vista “bio-psichico”
gli studiosi hanno da tempo
scoperto che alcune persone si caratterizzano per un
tratto di personalità denominato “sensation seeking” (ricerca di emozioni estreme).
In parole povere questi soggetti hanno una soglia di attivazione per la liberazione dei
neurotrasmettitori “del brivido” più alta rispetto alla norma. Ciò comporta una marcata avversione alla noia, una
ricerca costante di attività
stimolanti e bisogno di sentirsi eccitati. Nello specifico,
i “sensation seekers” vanno
alla ricerca del brivido e dell’avventura, ovvero di attività contornate dal rischio dell’imprevisto che faccia accendere
i
recettori
adrenergici; inoltre, le attività preferite sono estremamente dinamiche e connotate dal senso di novità, in opposizione alle situazioni
ripetitive e routinarie che sopportano a fatica.
Se da un lato questa necessità “endemica” di essere alimentati da “benzina super”
rispetto agli altri giustificherebbe una spiegazione di tipo
organico, dall’altro è necessario appellarsi alle tradizionali teorie comportamentiste
per avere una visione più
completa del fenomeno. Senza peraltro essere in contraddizione con le ipotesi biologiche,
l’ipotesi
del
condizionamento operante afferma che chi privilegia gli
sport estremi ha imparato nel
corso della vita a trovare certe sensazioni di piacere solamente nelle attività dinamiche
in cui è presente il fattore “rischio”. Sembra infatti che il
valore aggiunto sia proprio
quell’elemento di pericolo per
l’incolumità del soggetto (in
proporzione molto elastiche a
seconda della disciplina) in grado di mantenere altissimo il livello di tensione e di sfida con
se stessi. Sport quali l’alpinismo, il paracadutismo, le discese estreme, contengono
tutti gli ingredienti di gratificazione che queste persone hanno imparato ad apprezzare nel
corso della loro vita.
Da un punto di vista psicologico, la costante sembra consistere nel rapporto tra l’elemento base (aria, acqua, terra o
fuoco) e la capacità dell’uomo di controllare la natura, di
dominare (quale istinto più primordiale?). Ciò che coinvolge
è proprio l’incremento graduale della sfida che continuamente sorpassa i limiti precedenti,
garantendo, al termine dell’impresa, una scarica di
adrenalina e di appagamento
conseguente. Verrebbe da
pensare che sia una dipendenza da sport. In effetti è così,
ma non dobbiamo tanto scandalizzarci. Tutti noi “funzionia-
mo” proprio grazie a questi
equilibri che ci mantengono
vivi. Lo sport estremo può diventare in alcuni casi un vero
e proprio motivo di vita, integrandosi completamente nel
sistema identitario dell’individuo, estromettendo altre aree
fondamentali quali la famiglia
o gli amici. D’altro canto, a mio
parere queste persone sono
“sistemi umani” al limite della
norma.
Mi è capitato recentemente di
ascoltare la testimonianza di
un alpinista estremo. Mi ha
colpito ed emozionato, nelle
parole di questo scalatore, il
senso della passione assoluta,
la tensione irrefrenabile per
l’incontro con la vetta (quando possibile), l’incosciente ricerca del controllo della natura e lo spirito libero. Ritengo
che in questi “sistemi umani
estremi”, molti parametri psicologici siano ben oltre la norma: la percezione del pericolo,
la fame di sensazioni, la resistenza alla fatica, la determinazione a raggiungere un risultato, la soglia della paura. Ma
per comprendere davvero queste persone, oltre a quanto già
detto, è necessario aggiungere un’ulteriore ultima riflessione. Nelle attività che statisticamente sono altamente rischiose per la vita, subentra un
sistema di significati che per
definizione è psicologicamente estremo; ad essere “folle”,
credo sia soprattutto il significato della morte, che viene
percepita in un modo diverso.
Per accedere a certe esperienze, il valore della perdita non
può essere presente secondo i
canoni tradizionali, perché non
può essere considerato dolore. Il dolore ci blocca, ci annienta. La dimensione della morte per questi alpinisti non è di per
sé un pericolo da cui fuggire ma
uno stato naturale con cui convivere durante tutta la scalata.
Solamente così, e ne sono consapevoli, si può anelare di raggiungere, magari per un attimo,
quel “momento perfetto”, l’acme
assoluto in cui l’equilibrio mente-corpo-creato contempla la vita
e la morte contemporaneamente, su quella vetta infranta.
Stefano Rigoni,
Psicologo Psicoterapeuta
Cognitivo
Comportamentale –
Tel. 338.2919597 – E-mail:
[email protected]
Francesca, folgorata dai Rispaar!
Amore a prima vista: è successo a Francesca Rigoni
dopo aver visto per la prima
volta i Rispaar. Un colpo di
fulmine che ha fatto nascere
un’idea ferma, decisa: “questo genere di spettacolo lo
sento mio, voglio farne parte!” Con lei c’era anche Laura Benetti, insieme le due
amiche non hanno perso tempo, informandosi immediatamente sulla possibilità di entrare nel gruppo. Detto, fatto! Gli occhi di Francesca,
che incontro nel suo negozio
di abbigliamento per bambini
e ragazzi in un momento di
tranquillità, si illuminano mentre racconta il suo percorso
nei Rispaar, ricordando particolarmente i primi anni,
quando il tempo da dedicare
a incontri, riunioni, prove era
maggiore rispetto ad oggi,
visto che attualmente tra i
suoi vari ruoli predomina
quello di mamma. “Avendo
fatto danza fin da piccola –
racconta – l’idea iniziale era
quella di ballare, l’importante era entrare a far parte del
gruppo, da qualche anno avevo smesso i saggi di danza, il
palcoscenico mi mancava e
quello dei Rispaar mi ha subito affascinato. Andò a finire che mi fecero fare un po’
di tutto: ballare, cantare, dare
una mano in diversi ruoli fra
cui quello di aiutare nelle coreografie Piero Brazzale e
Gianluca Rodeghiero. Ricordo benissimo il numero
d’esordio, insieme a Laura,
Franco e Paolo facemmo i
Beatles. I primi 2 – 3 anni,
quando non avevo ancora
l’impegno di mamma e moglie, dedicai ai Rispaar ogni
momento libero, ricordo in
particolare le prove del bellissimo “Balletto dell’amore”, non vedevo l’ora di andare a provare e ogni volta
ci si divertiva moltissimo”.
Nel tempo poi Francesca diventò la coreografa “ufficiale”, ma oltre a danzare e a
mettere a punto i balletti, non
Francesca con la
figlia Valentina
ha rinunciato a nuovi ruoli,
compreso quello di presentatrice. “Piero mi propose di affiancarlo nella presentazione
poco prima dello spettacolo,
accettai e ci completammo a
vicenda, mettendo a punto
passi di danza e momenti di
ballo da fare insieme, come
nella sigletta introduttiva e in
altri momenti dello show, impostato allo stesso modo dei
varietà di un tempo, con tanto di numerosi cambi d’abito!”. Nel penultimo spettacolo “Il locale dei locali”, Francesca, da poco mamma, ha
dovuto rinunciare ad esserne parte attiva. “Essere solo
spettatore – confida – è stato bello, mi sono divertita, ma
allo stesso tempo ho sentito
più di un colpo al cuore per
non poter essere lì, sul palcoscenico, per il quale ho una
grande passione”. Ma parliamo di come nasce un balletto, di quanto tempo occorre per metterlo a punto.
“Nell’ultimo spettacolo –
continua Francesca – mi è
stata data carta bianca. Ho
deciso di fare il flamenco, mi
sono studiata i passi guardando dei video, mentre un’amica spagnola mi ha procurato
le musiche. I balletti richiedono molto tempo, chi vede
lo spettacolo non può render-
si conto del grande impegno
necessario per mettere a
punto quattro minuti di ballo.
Soprattutto quando, come nel
flamenco che ha coinvolto
una quindicina di persone, a
ballare è un gruppo numeroso, anche i passi più semplici
devono essere coordinati. Si
comincia a provare circa sei
mesi prima, ricordo che nessuno è professionista e che i
risultati raggiunti sono per
questo ancor più apprezzabili. Nei balletti poi molto importanti sono i costumi, di cui
si occupano, impeccabilmente, Anna e Marisa. Gli abiti
vengono decisi insieme, io
propongo uno spunto e loro,
che se ne intendono di più
di tessuti, vedono come elaborarlo, fino alla confezione finale”. In conclusione
Francesca ci fa partecipi di
un suo desiderio. “Mi piacerebbe molto in futuro poter far qualcosa ancora con
la mia amicona Laura
Benetti, con la quale sono
entrata a far parte del gruppo e che dopo il primo spettacolo, essendo sempre lontana per lavoro, non ha più
fatto parte attiva dei
Rispaar. Ma io spero sempre che un giorno il mio desiderio si possa avverare!”
Silvana Bortoli
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l’Altopiano
Sabato 6 settembre 2008
www.giornalealtopiano.it
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Strazzabosco va a Cortina e, dopo i forfait di Testa e Basso
In difesa l’ultimo botto col finlandese Lehtinen
HOCKEY
Pagina a cura di
Cesare Pivotto
Sembra si sia finalmente
conclusa la telenovela che
ha visto come protagonista
Michele Strazzabosco;
dopo la “chiusura” di Milano, dopo la paventata possibilità di una seconda avventura
in
terra
nordamericana fra i <pro>,
dopo che sembrava vicinissimo un ritorno in
giallorosso come leader e
come uomo-immagine
dell’Asiago 2008/09, dopo
le svariate <ipotesi> e proposte venute da varie altre
formazioni (Valpusteria,
Pontebba e Cortina), Michele avrebbe alla fine accettato il (si dice ricco)
contratto offerto della società ampezzana. Rammaricato, a dir poco, il presidente Mantovani, che nei
giorni scorsi aveva così
commentato il <niet> del
suo ex capitano dopo
l’estenuante e prolungata
fase interlocutoria “Dopo
un lunga attesa eravamo
ormai se non convinti
quantomeno fiduciosi:
poter rivedere Michele in
giallorosso sembrava
cosa se non fatta
quantomeno fattibile,
possibile; contavamo sul
suo ritorno che sarebbe
stato importante non solo
sotto il profilo squisitamente tecnico ma anche
sul piano dell’entusiasmo, dell’immagine e
d e l l a
scuola
Sabato 6 settembre alle 18 in Piazza II° Risorgimento la presentazione della squadra
Mika Lehtinen, lo scorso anno in forza al Milano
per i giovani. Volevamo
che entrasse alla grande
nel nostro progetto e diventasse il leader della
squadra ed invece …”.
Società alle prese dunque
con una difesa che pensava sistemata e che invece
deve ridisegnare.
Camazzola non solo non potrà contare sulle qualità e
sull’esperienza
di
Strazzabosco ma nemmeno
potrà disporre dei due giovani e più che promettenti
difensori frutto del vivaio
asiaghese; Vittorio Basso,
che si sta godendo qualche meritato giorno di
vacanza al mare, nei
giorni scorsi ha infatti
confermato le voci di quest’ultimo periodo: lunedì 8
settembre partirà alla volta
della ca-
Mercato
Il Cortina, che dovrebbe (condizionale d’obbligo, anche se la cosa viene data per certa) aver sottoscritto
il contratto con Michele Strazzabosco, ha ingaggiato
anche il 26enne attaccante canadese Louis Robitaille
e fa un pensiero all’ex giallorosso Pat Iannone.
A Pontebba per un asiaghese che va, un asiaghese
(forse) arriva; se Jean Baptiste “Titta” Dell’Olio ha
lasciato le Aquile attirato da un ingaggio nell’hockey
inline spagnolo (rimpiazzato nel ruolo di backup dal
19enne goalie del Valpusteria Hannes Hopfgartner),
per contro in Friuli sta provando il 28enne difensore
altopianese Mauro Ferro, lo scorso anno nella formazione asiaghese del campionato C26.
Il Bolzano ha riportato in Italia il promettente attaccante altoatesino Anton Bernard, prelevandolo dagli
Star Bulls Rosenheim.
Intanto ha trovato sistemazione l’ex bomber giallorosso
Chris Stanley, ingaggiato dalla formazione austriaca
dell’EC Dornbirn Bulldogs
serma di Montorio Veronese per intraprendere la carriera militare “E’ stata una
decisione difficile e sofferta –ha commentato –
ma a volte ci si trova di
fronte ad un bivio e bisogna fare delle scelte. Certo mi dispiace mollare
l’hockey proprio adesso
che stavo raccogliendo i
frutti di anni di duro lavoro ma è così: sono entrambe due mie grandi
passioni ed ho dovuto
scegliere,visto che le due
cose
non
erano
conciliabili,
ed ho optato per
quella
in cui
vedevo
maggior futuro”. Sembra
definitiva (anche senza
aver ancora i carismi
dell’ufficializzazione) anche
la decisione con cui Fabio
Testa, sorprendendo un po’
tutti, ha optato per chiudere
a vent’anni la sua carriera di
promettente difensore dell’hockey su ghiaccio per dedicarsi all’inline con
la Caoduro
Vicenza.
Ecco quindi
che la società ha dovuto
gioco forza
andare a pescare nel mercato dei difensori; smentite infine
le voci di un possibile ritorno in giallorosso del
difensore asiaghese Fabio Rigoni (“Cioka”),
la notizia è che ad
Asiago arriverà
come quarto difensore di ruolo
M i k a
Lehtinen, lo
scorso anno in
forza al Milano, il
nome nuovo, l’ultimo acquisto stagionale del presidente
Mantovani (mossa data per
certa anche se, al momento
in cui scrivo, non ancora avvalorata dall’ufficialità).
Lehtinen, 33enne finlandese
di Turku (dove è nato il 23
maggio 1975), giocatore dotato non di
grande fisico
(176 cm per 83
Kg) ma di provate qualità ed
esperienza,
cresciuto
hockeisticamente
nella storica
formazione
del-
Il presidente
la sua città, maglia con cui
ha giocato dal 1991/92 (anche se il suo esordio d professionista è datato 1993/94)
fino al 2006/07, con una parentesi di due stagioni (2002/
03 e 2003/04) nella Elitserien
svedese con la maglia del
Modo di Örnsköldsvik. Nelle due prestigiose piazze
scandinave matura numeri
importanti: 691 gare, 69 reti
e 123 assist, 664’ di penalità.
Lo scorso anno l’approdo al
campionato italiano con il Milano; con la maglia rossoblu
ha disputato 47 partite con 2
reti, 9 assist e 30’ di penalità. Il giocatore finlandese
dovrebbe giung e r e a d
Asiago venerdì, in tempo
per la presentazione ufficiale della sua nuova
squadra, programmata come noto
per le ore 18 di
sabato 6 settembre nella centrale Piazza II° Risorgimento, con
una <cerimonia>
che ricalcherà
un ormai consoMantovani
lidato cliché.
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Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
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Calcio - “1° Trofeo l’Altopiano”
Una bella serata tra sport e amicizia
La Rappresentativa Altopiano vince la partita contro la Nazionale Cimbra per 4-1
Sleghe-Lusérn contatto!
L’asse cimbro AsiagoLuserna in ambito calcistico
sembra essere partito con il
piede giusto. << E’ stato il
primo passo di avvicinamento e collaborazione – ha
commentato a fine gara
Santino Rossi, presidente
dell’Asiago Calcio Altopiano
– ma vi assicuro che non
sarà l’ultimo. E’ mia intenzione, infatti, promuovere
iniziative come questa e la
prossima volta cercheremo
di organizzare un evento
che possa coinvolgere anche altre realtà. L’importante, però, era iniziare e lo
abbiamo fatto >>.
Una serata piacevole, allestita in breve tempo dal nostro
giornale con l’indispensabile
aiuto delle società calcistiche
altopianesi: Asiago e Canove
in prima linea; peccato, invece, che Gallio e Lusiana
Conco alla fine non abbiano
preso parte alla manifestazione. Sarà per la prossima volta. Sul campo del centro giovanile di Asiago ci si è divertiti, senza, però, tralasciare
l’aspetto agonistico.
La giovane rappresentativa
dell’Altopiano, diretta in panchina da Rudy Baù (allenatore dell’Asiago), ha preso subito il comando delle operazioni, mettendo in difficoltà la nazionale cimbra, non al top della condizione e senza due tra
gli elementi di maggior tasso
tecnico.
Cimbri un po’ in sofferenza e
salvati, all’8’, dalla traversa.
Gli altopianesi esercitano un
evidente predominio territoria-
le, ma non riescono a finalizzare. Al 18’, per la prima volta, cimbri pericolosi con
Moreno Nicolussi Paolaz, tra
i migliori. Al 19’altopianesi vicinissimi al vantaggio. Sull’azione seguente Nadir
Giagheddu raccoglie la sfera
e la indirizza sul primo palo,
dove il portiere non arriva (10). I ragazzi di Rudy Baù insistono e prima dell’intervallo
raddoppiano con merito sugli
sviluppi di un calcio piazzato
su cui Ariel Bernardi ha il giusto “timing” nell’inserimento
(2-0). Si riparte, si effettuano
i cambi a disposizione per consentire a tutti un po’ di divertimento e la selezione locale rallenta un po’. I cimbri ne approfittano per spostare in
avanti il baricentro e colpire
con il giovane Moreno
Nicolussi Paolaz, davvero bravo nell’anticipare l’intervento
in uscita di Fabio Rigoni (2-1)
dopo uno splendido assist in
profondità di un compagno. La
rete dà carica ai cimbri, che
insistono, anche se in maniera
poco lucida, specie a ridosso
dell’area. Ma, dopo una protesta, neppure troppo convinta, per un presunto rigore non
concesso, la nazionale
biancoazzurra fa harakiri: rinvio sbagliato del portiere (unico errore) e Nadir Giagheddu
non si fa pregare, chiudendo di
fatto l’incontro (3-1). Poco dopo,
è Riccardo Frigo a firmare il definitivo 4-1. Poi spazio alle
premiazioni, con Stefania
Longhini, direttore del nostro giornale, a consegnare il “1° Trofeo
l’Altopiano” nelle mani del capitano altopianese Fabio Rigoni. <<
E’ stata una bella serata. Un ringraziamento ai giocatori di entrambe le squadre, ai dirigenti e
alle persone che hanno reso possibile lo svolgimento dell’incontro. Non c’era molto tempo a
disposizione, ma era importante
partire con questo progetto dalle connotazioni sportive e culturali a cui, personalmente, teniamo molto e che cercheremo di portare avanti nel tem-
po. Questo è solo l’inizio anche per noi, de “L’Altopiano”,
perché vorremmo intensificare l’impegno promuovendo iniziative del genere e lo faremo.
In cantiere, sempre rimanendo nell’ambito calcistico, ci
sono un concorso rivolto alle
nostre formazioni, che domenica inizieranno ufficialmente
la loro nuova avventura, ed
una grande festa di fine stagione del calcio altopianese.
Questa, ci auguriamo possa
essere anche l’occasione giusta per organizzare la seconda edizione del Trofeo, magari più strutturata e con qualche club in più >>. Soddisfazione anche tra gli Tzimbar,
come afferma Lorenzo Baratter,
difensore in campo, fulcro
organizzativo fuori. <<E’ stata
una bella partita, all’insegna dell’amicizia. Purtroppo abbiamo
preparazione e per l’ottimo fair
play. Speriamo che questo sodalizio continui e si consolidi. Da
parte nostra massima ospitalità
e voglia di continuare su questa
strada di collaborazione con gli
amici veneti >>.
Stefano Angonese
Domenica scatta la nuova stagione
Asiago, Canove e Lusiana Conco in campo nel “Trofeo Regione Veneto”
Primo “giorno di scuola” domenica 7 settembre per tre
delle quattro formazioni
altopianesi (il Gallio, in terza
categoria, attende di conoscere il proprio calendario),
impegnate nel “Trofeo Regione Veneto”.
In prima categoria il
Canove è stato inserito nel
girone 9 con Summania,
Cmb S. Vito Leguzzano e
Poleo Aste. Il calendario:
domenica 7 settembre ore
16 Canove-Summania;
mercoledì 10 settembre ore
20.30 Poleo Aste-Canove;
domenica 14 settembre ore
16 Canove-Cmb S. Vito
Grafica Altopiano
avuto un paio di defezioni importanti, una piuttosto decisiva proprio nelle ultime ore prima dell’incontro. Peccato, perché fino
a metà del secondo tempo
avremmo potuto acciuffare il
pareggio. Complimenti comunque ai ragazzi altopianesi per la
Leguzzano.
In seconda categoria
l’Asiago, nel girone 18, se
la vedrà con Alto Astico
Posina, Careciupan ed
Orsiana; mentre il Lusiana
Conco, nel girone 19, affronterà Cosfara, Lugo
Calvene e S. Giorgio
Perlena. Il calendario: domenica 7 settembre ore 16
Asiago-Alto Astico Posina
e Cosfara-Lusiana Conco;
mercoledì 10 settembre ore
20.30 Orsiana-Asiago e
Lusiana
Conco-Lugo
Calvene; domenica 14 settembre ore 16 AsiagoCareciupan e Lusiana
Conco-S. Giorgio Perlena.
Guardando più in là, al campionato che scatterà il 21
settembre, nei giorni scorsi
sono stati resi noti i calendari ufficiali e le nostre formazioni debutteranno tutte
sul terreno di casa.
In prima categoria, nel girone “C”, il Canove ospiterà il Breganze; mentre in
seconda
categoria
l’Asiago, neopromosso ed
inserito nel girone “E”, se
la vedrà con il Cosfara. Infine, nel girone “F”, il
Lusiana Conco riceverà la
matricola
G.S.R.L.
Vallonara.
V
O
L
L
E
Y
Palazzetto dello Sport di
Roana protagonista nel
weekend di fine agosto con
l’attesa “Notturna di
Volley” organizzata dalla
P.G.S. Pallavolo Cesuna.
La manifestazione, prima
del genere in Altopiano, ha
visto impegnate le 10 squadre iscritte dalle 20 di sabato 30 agosto a circa le 13
della domenica successiva
in una continua sfida accompagnata da un’interminabile veglia. Ad avere la
meglio, rispettando così i
favori del pronostico, una
rappresentativa di Lugo
Vicentino che, oltre ad essere abituata a partecipare
ad eventi simili, vanta un
organico di tutto rispetto
potendo attingere atleti dalle limitrofe società di federazione.
La formula che prevedeva
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Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
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PALLAVOLO ALL NIGHT LONG
A Roana la prima notturna di pallavolo con la partecipazione di 10 squadre
Successo meritato della manifestazione per la soddisfazione degli organizzatori
la partecipazione di squadre miste, femmine/maschi,
con preliminare girone all’italiana prima degli scontri ad eliminazione diretta
dai quarti di finale e lo svolgimento di un unico set a
tempo determinato, ha fatto affluire al palazzetto più
di 100 atleti.
Successo meritato della
manifestazione che rende
sollievo all’impegno degli
organizzatori, Annalisa
Scapin e Fabio Munari in
testa, che hanno colto con
entusiasmo la sfida lanciata da Cristian Canesso, a
cui va dato il merito di
aver
saputo
magistralmente coordinare l’evento.
L’organizzazione impeccabile trova il pieno consenso anche dal Presidente della società, Maurizio
Magnabosco, che sottolinea: “È anche grazie al
significativo ruolo dei
volontari
che
la
Pallavolo Cesuna riesce
a d a re q u e l l e r i s p o s t e
che atleti ed appassionati del settore richiedono
continuamente.
Ovviamente è necessario l’impegno di tutti per
poter esprimere al meglio
la vivacità che il movimento pallavolistico dimostra di avere in
Altopiano.
La grande partecipazione alla manifestazione
non solo è beneaugurante
per l’imminente inizio della stagione sportiva ma ci
offre lo stimolo per
ripresentare ciclicamente
l’evento.”
La società esterna un ringraziamento particolare agli
sponsor che hanno contri-
buito alla buona riuscita
della manifestazion e :
Caseificio Pennar, Scapin
Funghi, La BaitinaRoana, Pasticceria Carli,
Salumificio
San
Domenico,
Rifugio
Kubelek e Rigoni di
Asiago.
CORSA IN MONTAGNA
Fabris regina alla Pedescalandorotzo
Marta Fabris vince la prima
edizione
della
Pedescalandorotzo, gara di
corsa in montagna con partenza dal fondovalle
dell’Astico con arrivo a
Rotzo. La longilinea atleta
di casa, fondista d’inverno
con lo Sci Club 2A, ha affrontato il percorso col piglio giusto. Senza mai mollare il comando delle operazioni è riuscita a vincere
in solitudine staccando di
35" una tenace Paola Fedeli atleta molto esperta in
questo tipo di competizioni.
Sul “sentiero delle
Banchette”, prende il via da
Pedescala ed è un tracciato storico, fa prevalere la
sua attuale buona condizione e la freschezza atletica
di cui dispone e già messa
in mostra, con gli sci a rotelle, lo scorso luglio durante
la BostelRoll. A completare il podio è Sandra De
Luca. In campo maschile,
il “crono” finale lo conferma, a darsi battaglia sono
due fra i maggiori protagonisti berici nell’ambito della corsa in montagna: Dens
Grasselli (Gsa Vicenza) e
Stefano Masetto (Running
Team Zanè). Alla resa dei
conti è l’agile podista di
Santorso a firmare per primo l’albo d’oro mentre un
altro “noto” della specialità, Lucio Spanevello (Gsa
Vicenza), il migliore fra gli
“over 40”, si sistema con
loro sul podio più alto.
Roberto Poletto (Gsa
Vicenza) tiene invece a
bada il fondista asiaghese
Sergio Rigoni primo quindi
fra gli altopianesi in gara.
Il temporale notturno ha regalato ai partenti una giornata-doc per impegnarsi a
fondo lungo l’antica via di
commerci fra la valle
dell’Astico e la parte occidentale dell’Altopiano, percorso ripristinato in occasione della gara, ma con
l’obiettivo di renderlo permanente per chi vorrà apprezzarne le sue molteplici
caratteristiche ben superiori
al pur importante aspetto
agonistico potendosi considerare un terreno di allenamento ed, al tempo stesso,
adatto a piacevoli passeggiate dove, grazie alla nuo-
va tabellazione, chi transita
può apprendere importanti
informazioni di carattere
storico-ambientalistico e
culturale. “Non ci aspettavamo certo una partecipazione così elevata - commenta Massimo Pretto
componente dello staff
organizzativo – per quest’esordio si puntava, al limite, sulle centocinquanta
presenze invece al via erano in duecento ed oltre più
una settantina di appassionati del nordic – walking
ammessi pure loro alla manifestazione. Per noi un
successo del quale far tesoro anche per migliorarci
negli anni a venire. Molti
inoltre i complimenti ricevuti dal percorso”.
R.A.
Marta Fabris
Classifica maschile assoluta:
km 8,4 - dislivello mt 600 - 1°Denis Grasselli (Gsa
Vicenza) in 39’23", 2° Stefano Masetto (Running Team
Zané) a 22", 3°Lucio Spanevello (Gsa Vicenza) a
1’11", 4° Roberto Poletto (Gsa Vicenza) a 1’20", 5°
Sergio Rigoni (Us Asiago Sci) a 2’01".
Classifica assoluta femminile:
km 8,4 - dislivello mt 600- 1° Marta Fabris (Gsa
Asiago) in 47’05", 2° Paola Fedeli (Atletica Malo) a
35", 3° Sandra De Luca a 3’43".
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l’Altopiano
Sabato 6 settembre 2008
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GRAZIE CONTADINI…
…e se non tagliassero più l’erba?
Immagini come queste evocano nella mente di ogni
persona pensieri di bellezza e soddisfazione interiore. Salendo dal costo, appena passato Canove, ti
senti invaso da un senso di
benessere, ti senti abbracciato dalla natura che in un
solo istante nel farsi contemplare riesce a farti dimenticare stress e monotonia e ti restituisce il sorriso. Forse la prima cosa che
si fa in riva ad un prato che
offre questa vista è spalancare le braccia e respirare
a pieni polmoni l’aria pulita
che odora di erba, di fieno
che secca al sole, di mille
fiori che rinfrescano le nostre narici e nutrono la nostra mente di armonia, di
equilibrio, di sensazioni che
ci rievocano la giovinezza.
Ci riportano al tempo in cui
vedere i colori di mille fiori
e le affascinanti geometrie
del fieno in raela pronto
per essere portato in tesa
non era una rara esclusiva
di quei pochi che ancora
oggi persistono nel vivere
secondo questo poetico ciclo naturale di vita, bensì
era cosa comune a tutti. era
il pane che in Lì, nel prato,
in un’altra forma, da tagliare o tagliato dai colpi di una
falce o più tardi di una moderna “BCS”, c’era il pane
quotidiano. Il fieno era una
cosa che trascendeva il sacro, senza la quale non si
poteva, mangiare, o avere
latte per la famiglia, for-
maggio, burro e vitelli nelle
stalle da allevare e nutrire
d’inverno. Il cibo usciva
dalle stalle che contenevano in se l’armonia del filò,
tempo per socializzare, ma
pure per produrre manufatti
di paglia (cordela), dai cappelli alle borse, che alimentavano un economia di sussistenza, ma di vita vera,
sana, sincera, di armonica
dipendenza da una natura
che poteva essere tanto generosa in un anno quanto
crudele da farti “tribolare”
un anno dopo per il troppo
secco che non faceva crescere el fen o l’arsiva…
Quante corse per un temporale improvviso e quante
preghiere nei prati per cercare di salvare almeno in
marele quel fieno che, se
bagnato, poi avrebbe fatto
la muffa e le vacche non lo
avrebbero mangiato…e se
non mangia la vacca non fa
latte e se la vacca non fa
latte…bhè lo abbiamo già
detto, non si mangiava…
Cos’è rimasto oggi di tutto
questo? Quali significati si
celano dietro ad un filo
d’erba tagliato che non
vede più i denti di legno del
rastelo, ma solo gli uncini
d’acciaio
di
rapidi
voltafieno e di potenti
rotopresse? Le vacche oggi
mangiano ancora il fieno?
O quelle enormi supposte,
detti silos, fuori da stalle
con centinaia di vacche stipate all’interno, riescono da
soli a nutrire le mandrie e
quindi a farci avere il latte,
il formaggio, il burro
ecc…?
Viene da chiederselo perché oggi le cose che un tempo trascendevano il sacro,
sono considerate quasi un
optional, e visti gli ettari di
terra che ogni anno rimangono incolti, mi chiedo dove
andremo a finire… in questi tempi moderni, forse il
prato è stato sostituito dal
banco frigo di un enorme
centro commerciale? Può
essere, visto che spesso e
volentieri questi mostri di
cemento sorgono dove prima c’erano i prati. O forse
ci siamo talmente tanto
evoluti che abbiamo smesso di fare il faticoso lavoro
del contadino per comprare al negozio quello che potevamo farci da soli? Èh
gia, è vero, forse parlo troppo da malinconico, e forse
non mi rendo conto che
oggi essere contadini non
significa più una stalla con
2, massimo 3 vacche, che
ti danno da mangiare e nulla più…oggi per fare il contadino bisogna essere dottori in economia… e non
sto scherzando! Pensate
solamente a cosa costa un
trattore o costruire una stalla a norme UE…per non
parlare dei contributi europei: oggi per fare ciò che
l’uomo per millenni ha fatto gratuitamente bisogna
passare per fiumi di inchiostro e mille scrivanie di uffici di ogni genere.
Direte che o sono un matto
o un nostalgico, per la serie
si stava meglio quando si
stava peggio…so anch’io
che il mondo è moderno,
che le cose si evolvono apparentemente in meglio,
che la globalizzazione…la
cultura…lo status economico… e tutti i bla bla bla che
volete, ma vedete, non riesco a non chiedermi una
cosa: e se i contadini non
tagliassero più l’erba? O
forse meglio, se non tagliassimo più l’erba…?
Immaginate un prato che
arriva al 20 di giugno pieno
di fieno… una volta sarebbe stato un dono di Dio.
Immaginate se oggi non servisse più per mangiare e
venisse lasciato li; già ai
primi di luglio sarebbe semplicemente brutto da
vedere…e verso la fine di
luglio, primi di agosto quando inizia ad essere alto il
secondo taglio, che succe-
I turisti chiedono fontane per bere e…wc!
Egregio Direttore,
se lo ricordate, l’anno scorso, di questi tempi, feci al
vostro quindicinale delle osservazioni su come viene tenuto l’ambiente turistico di
Asiago, essendo io stesso un
turista in loco. Dicevo 4
cose in buona sostanza: che
c’era bisogno di illuminazione notturna in quel vasto parcheggio a ridosso del corso
4 Novembre; che era necessario asfaltare tutta la
strada che percorre la
Barental, e Granezza fino al
monte Corno, per evitare
aria malsana e silicosi ai numerosi vacanzieri della zona;
che era necessario mettere
in zona qualche cartello in
più per dirigere la gente senza alcun dubbio verso certi
posti; che sarebbe stata una
buona idea sistemare, come
era un tempo, delle fontanelle
in certi paesi perché i villeggianti e vacanzieri potessero
dissetarsi senza essere costretti a entrare in un bar!
Delle 4 cose ho visto che
solo una è stata realizzata, ma
anche se solo questa, il piacere che ho provato è grande: cioè l’illuminazione del
grande parcheggio sul retro
di via 4 Novembre! E ora,
sempre nella speranza che
l’Illuminata e Spettabile Reggenza dei 7 Comuni si decida a fare le cose che ho dette ci sono altre cose che voglio farvi notare e che altri
ambienti turistici hanno già
fatto ( come in Friuli o AltoAdige), perché fanno parte
della mentalità turistica. Passeggiando nel grande parco
sul retro della vecchia stazione ho notato che qui non c’è
una fontanella ove dissetarsi. Eppure qui i villeggianti
sono molti, ci vengono volentieri, ci sono molte panchine,
l’aria è ottima. Ma perché
per bere dobbiamo essere
costretti ad andare al bar?
Manca qui forse l’acqua
come in certi posti del Sud?
Inoltre mancano i WC. Cioè
ci sono, ma sono chiusi a sola
disposizione degli avventurosi
che vogliono cimentarsi
nell’acro-park. Ho visto che
in centro, in Municipio, l’unico WC disponibile…. non è
più disponibile perché rotte le
scale e sbarrato l’accesso.
Ma, dico, anche qui, se uno
ha bisogno, deve andare per
forza al bar? O far la pipì per
strada se i bar sono chiusi?
Ma come si fa a lasciare un
grosso centro turistico come
Asiago in queste condizioni?
Passando ad altro, sento dal
giornale che si intende riportare a nuova attività l’ex cen-
tro
elioterapico
di
Mezzaselva. Secondo me
sarebbe ottima cosa se fosse trasformato in centro studi e terapia delle malattie
dell’apparato respiratorio.
Mia moglie che soffre di
broncopatia ostruttiva quassù si trova bene, non usa tutte le medicine per l’asma e
anche si sente bene per i
reumi e dolori articolari. Io mi
sento anche bene e credo
perciò che valga la pena di
usare quella imponente struttura per tale fine. Perché i
malanni respiratori sono in
aumento, le medicine relative sono dei palliativi e i sanatori servono sempre. Per
quest’anno mi fermo qui.
Arrivederci al prossimo
anno!
Sergio Callegari - Trieste
[email protected]
derebbe? Credo non abbiate difficoltà ad immaginarlo.
Ora immaginatevi tutto
l ’ A l t o p i a n o
così…immaginate di vedere
la foto sopra come ve l’ho
appena descritta, vi fermereste ancora a spalancare le
braccia e respirare a pieni
polmoni? E pensate a tutti i
bei turisti che sostanzialmente raggiungono i nostri monti
per il verde, se invece di trovare verde trovassero fieno
secco non tagliato… riuscite ad immaginarlo? Minimo
minimo ci dovrebbe essere
un battaglione di “contadini
mercenari” pagati dai comuni per tagliare l’erba altrimenti credo che le bellezze
architettoniche altopianesi da
sole difficilmente richiamerebbero tanti turisti, non credo che un pic-nic sotto un
monumento sarebbe allettante quanto uno in un bellissimo prato tagliato e verde di
erba nuova. Non credete?
Forse vi sarò parso drastico,
forse fantascientifico, forse
d’altri tempi, ma io preferisco definirmi un romantico
realista, consapevole che le
nostre più grandi ricchezze
sono le cose semplici che ci
sono state tramandate dai
nostri veci e che rischiano di
estinguersi a vantaggio di un
modo di vivere che non tiene conto di noi e dei nostri
monti. Sono convinto che il
lavoro che oggi purtroppo
troppo pochi ancora fanno
con amore devozione e sacrificio, il dignitoso e splendido lavoro del CONTADINO, sia troppo bistrattato e
visto troppo come un’occupazione di serie B e non parlo solo a livello politico, dove
la categoria è molto frequentemente dimenticata, ma specialmente a livello sociale e
morale dove mai e poi mai
un contadino verrà più considerato di un perito, di un tecnico o un ingegnere. Forse
tutti tendiamo a dimenticare
che essere qui oggi e poter
contemplare le bellezze del
nostro Altipiano, non è frutto
del caso ma è, oltre che primariamente un dono di Dio,
anche il frutto del sudore dei
“ nostri “ contadini che lavorano i campi e li fanno
rigenerare per lasciar godere tutti di quel verde che la
nostra stupenda terra sa
dare.
Permettetemi di dir loro un
immenso grazie a braccia
spalancate, un grazie con
quell’aria che profuma di fieno e mille fiori...
C.M.
FATEVI GLI AUGURI CON IL GIORNALE
Nonostante più di mezzo secolo lontano dalla sua terra natia Firmino Rigoni di Camporovere ha voluto salutare il suo
altopiano con una foto del 50° di matrimonio con Mary
Goigan sposata a Weribee vicino a Melbourne, in Australia. Anche nel giorno festoso trascorsa con amici e famiglia
il ricordo di “casa” è stato sempre presente.
8
Sabato 6 settembre 2008
l’Altopiano
Da sabato 6 a venerdì 19 settembre
Il Sole ai primi di settembre sorge alle 5.45 e tramonta alle 18.35
Sabato 6 settembre. S. Zaccaria. Il 6 settembre è il 250° giorno
dell’anno, mancano 116 giorni alla fine del 2008
Domenica 7. S. Regina. Primo quarto di Luna alle ore 15.06
Lunedì 8. S. Natività B.V.M.
Martedì 9 . SS. Severiano e Gorgonio
Mercoledì 10. S. Nicola da T.
Giovedì 11. SS. Proto e Giacinto.
Venerdì 12. S. Silvino – ss. Nome di Maria
Sabato 13. SS. Giovanni C. e Maurilio
Domenica 14. Esaltazione S. Croce
Lunedì 15. B.V.M. Addolorata. Luna piena alle ore 10.15
Martedì 16. SS. Cornelio e Cipriano
Mercoledì 17. SS. Roberto e Stimmate di S. Francesco.
Giovedì 18. SS. Giuseppe da C. e Sofia
Venerdì 19. S. Gennaro vescovo
Eventi di questo periodo:
domenica 7 settembre si festeggia la giornata europea dedicata
alla cultura ebraica. Anche quest’anno (il 7 Elul nel calendario ebraico) la Giornata Europea della Cultura Ebraica sarà celebrata in 27
Paesi europei, essa vuole offrire al grande pubblico l’opportunità
di scoprire o riscoprire il patrimonio storico e culturale ebraico,
aprendo sinagoghe e musei, offrendo degustazioni gastronomiche, organizzando mostre, convegni, dibattiti, e sopratutto eventi
musicali. “Musica e Parole” – il fil rouge della Giornata - sarà l’occasione per ascoltare le melodie e i canti, approfondire le tradizioni,
conoscere gli eventi che hanno caratterizzato la storia ebraica e gli
stili musicali che hanno accompagnato il popolo ebraico nella sua
storia.
Attraversando l’Europa e il Mediterraneo, la cultura ebraica si è
confrontata con popoli e tradizioni diverse, creando così tra gli
altri, quei generi musicali conosciuti oggi come musica klezmer,
sefardita, sinagogale, yiddish e chassidica.
La manifestazione, accolta nelle precedenti edizioni con crescente
consenso - circa 50mila le presenze registrate lo scorso anno in
Italia - è promossa dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Milano e Mantova faranno da capofila alle manifestazioni.
58 le località che partecipano in Italia: da Casale Monferrato a Santa Maria del Cedro, da Verona a Vicenza, da Firenze a Livorno, da
Trani a Venezia, ogni sito con le sue caratteristiche, le sue storie da
raccontare, le sue melodie. Mostre, convegni, spettacoli, conferen-
Dalle ore 8.45 di sabato 6 alle ore 8.45 di
sabato 13 settembre
ASIAGO- Farmacia Zuccato del dr.
Adelchi Zuccato, Viale Matteotti
Dalle ore 8.45 di sabato 13 alle ore 8.45 di
sabato 20 settembre
CANOVE – Farmacia del dr. Leonardo
Bosio, Via Roma, 33/a
CONCO – Farmacia della dr.ssa Monica
Federici, Piazza S. Marco, 23
Domenica 7 settembre
ASIAGO: IP, Via Rendola, 54
Domenica 14 settembre
GALLIO: OMV, Via Camona, 1/b
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Inviatele a: Giornale dell’Altopiano
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Per favorire il lavoro della redazione sarebbe
preferibile riceverle via posta elettronica. E’ comunque possibile inviarle all’indirizzo: Piazzetta delle
Poste n.3 36012 Asiago
Si ricorda che, per poter essere pubblicate, le lettere
devono riportare sempre firma e indirizzo e numero di telefono del mittente. La redazione si
riserva anche eventualmente di ridurre, modificare o
non accettare eventuali testi di cattivo gusto.
ze, assaggi di sapori ebraici, ma soprattutto concerti nei programmi
delle località che partecipano all’avventura a porte aperte.
Il 7 settembre 1998 è la data ufficiale della nascita di “Google”.
Compie 10 anni il più famoso motore di ricerca per Internet che non
si limita a catalogare il World Wide Web, ma si occupa anche di
immagini, foto, newsgroup, notizie, mappe, video, oltre a mantenere una copia cache di tutte le pagine che conosce. Con un indice
che comprende più di otto miliardi di pagine Web, è riconosciuto
come il più grande e affidabile tra i motori mondiali, occupandosi
attraverso il suo sito di oltre il 70% di tutte le ricerche effettuate
sulla rete. Larry Page e Sergey Brin, allora studenti dell’Università
di Stanford, dopo aver sviluppato la teoria secondo cui un motore
di ricerca basato sull’analisi matematica delle relazioni tra siti web
avrebbe prodotto risultati migliori rispetto alle tecniche empiriche
usate precedentemente, fondarono l’azienda il 7 settembre 1998.
Convinti che le pagine citate con un maggior numero di link fossero le più importanti e meritevoli (Teoria delle Reti), decisero di approfondire la loro teoria all’interno dei loro studi e posero le basi
per il loro Google. Non si sbagliavano!
www.giornalealtopiano.it
27
rotonda realizzata con una larga cornice in argento e provvista di
un manico, sono conservate nel Duomo di Napoli. Una è riempita di
3/4, mentre l’altra più alta è semivuota poiché parte del suo contenuto fu sottratto da re Carlo III di Borbone che lo portò con sé in
Spagna.
Tre volte l’anno i fedeli accorrono per assistere al “miracolo della
liquefazione del sangue. La teoria di alcuni ricercatori italiani avanza l’ipotesi secondo cui all’origine del cosiddetto “miracolo di san
Gennaro” vi sia il fenomeno noto come tissotropia, la proprietà di
alcuni materiali (detti appunto tissotropici) di diventare più fluidi
se sottoposti a una sollecitazione meccanica, come piccole scosse
o vibrazioni, e di tornare allo stato precedente se lasciati indisturbati
(un esempio di questa proprietà è la salsa ketchup, che si può
mostrare in uno stato quasi solido fino a quando delle scosse non
la fanno diventare d’un tratto molto più liquida). È sensato formulare l’ipotesi tissotropica poiché, durante la cerimonia che precede
lo scioglimento del sangue di San Gennaro, il sacerdote agita e
muove l’ampolla tenendola con le mani.
Due proverbi due
A tallele un an ekele machent an ebenle (trad: una vallicella e un
poggio fanno una pianura). Der trage esel itzet net mule piarn.
(trad: Il pigro asino non mangia pere vizze).
San Gennaro
Un Santo per volta: 19 settembre, San Gennaro. Negli Atti Vaticani
si narrano molti episodi mitici legati al vescovo. I più conosciuti
narrano di lui e dei suoi compagni che si sarebbero recati a Nola
dove avrebbero incontrato il perfido giudice Timoteo il quale, avendo sorpreso Gennaro mentre faceva proselitismo, lo avrebbe imprigionato e torturato. Ma poiché le tremende torture inflittegli non
sortivano effetto, lo avrebbe infine gettato in una fornace ardente;
una volta riaperta la fornace, non solo il santo vi uscì illeso e senza
che neppure le sue vesti fossero state minimamente intaccate dal
fuoco, ma le fiamme investirono i pagani venuti ad assistere al
supplizio. Caduto malato e nonostante che fosse guarito da Gennaro,
Timoteo non mostrò alcuna gratitudine ma lo fece condurre all’anfiteatro di Pozzuoli affinché fosse sbranato dalle fiere. Secondo la
leggenda, il sangue di San Gennaro si sarebbe liquefatto per la
prima volta ai tempi di Costantino, quando il vescovo San Severo
(secondo altri fu il vescovo Cosimo) trasferì le spoglie del Santo
dall’Agro Marciano, dove era stato sepolto, a Napoli. Durante il
tragitto avrebbe incontrato la nutrice Eusebia con le ampolline del
sangue: alla presenza della testa, il sangue nelle ampolle si sarebbe
sciolto. Oggi le due ampolle, fissate all’interno di una piccola teca
ARIETE
Urano è nel vostro segno, provocando situazioni impreviste, soprattutto in amore. Dagli incontri fatali, agli sviluppi inattesi, nel
lavoro sarà meglio esaminare i fatti con la massima disponibilità,
senza prendere impegni immediati. La vita di relazione attraversa un
periodo difficile e non sono esclusi momenti di tensione.
TORO
Con Nettuno nel segno, la porta delle illusioni è spalancata, quindi
evitate di varcare la soglia con troppo entusiasmo. Gli amori collaudati acquisteranno maggiore spessore. Se invece parliamo di un
incontro recente, c’è il rischio che finisca per rivelarsi meno affascinante di quel che può sembrare a prima vista. Ma anche le relazioni
effimere hanno il loro lato bello, sappiate coglierlo.
GEMELLI
Siete sostenuti da Giove che è opposto a Mercurio, vuol dire che
sarete in grado di sostenere con successo un confronto con chi vi
contraddice senza avere reali argomenti contro di voi. In amore non
prendete sul serio i capricci del partner che, specie se Cancro, è un
po’ lunatico. Se è il caso, prendete le distanze da un rapporto difficile.
CANCRO
L’ottimismo è la carta vincente su cui puntare per una vacanza non
solo divertente, ma anche costruttiva, specie sul piano fisico, che
va curato con maggiore attenzione del solito, soprattutto se siete
affaticati dal ritmo frenetico del lavoro. L’amore farà la parte del
leone se nel rapporto saprete dimostrare più affetto.
LEONE
Il periodo è bollente, e non sul piano climatico: non vi mancheranno le occasioni per misurarvi con le vostre capacità di accendere il
desiderio in chi vi interessa. Amore e sesso trasformeranno le vostre settimane in un indimenticabile periodo all’insegna della passione. Sta a voi vivere con signorile misura le occasioni eccitanti
offerte dalle stelle.
VERGINE
Vi aspetta un periodo sereno e ricco di gradevoli sorprese. Non
dovrete neppure fare lo sforzo di organizzarlo, perché il destino
ve lo offrirà su un piatto d’argento. In amore potrebbe esserci
un matrimonio in vista, o la comparsa della persona giusta. Se
invece vi sta a cuore il lavoro, non avete che da scegliere, tra le
tante opportunità, quella più sicura.
BILANCIA
L’atmosfera intorno a voi sta cambiando, e i mutamenti impongono un nuovo e più realistico approccio a lavoro, affetti e
denaro. Fate particolare attenzione ai sentimenti: stanno risentendo della severità che da tempo influenza il vostro giudizio,
solitamente così equilibrato. Dite invece di no a una proposta
che proprio non vi convince.
SCORPIONE
Potete contare su Venere, che vi rende più simpatici e affabili,
offrendovi quel successo che meritate e che inseguite da tempo. Nell’amore siete avvantaggiati da una perfetta forma fisica,
che vi fa sentire più sicuri e quindi più generosi. Progettate una
gita costosa tenendo conto dei desideri e dei gusti del vostro
partner.
SAGITTARIO
Sole e Mercurio nel vostro segno migliorano le vostre capacità
di comunicare e la vostra abilità nella gestione finanziaria, dove
potrete permettervi un lusso insolito, quello di fare di testa
vostra, anche in contrasto con le opinioni di un partner che,
specie se Capricorno, è un po’ autoritario. Ascoltatelo quindi,
ma senza esagerare.
CAPRICORNO
Finalmente potrete godervi una ben meritata vacanza, tornando a quella leggerezza cui Saturno e Marte vi avevano costretti
a rinunciare. Come se non bastasse, riuscirete anche a cogliere
i frutti di ciò che, con la vostra vivace intelligenza, avete seminato negli ultimi tre anni. Sarà meglio però non sollecitare il
destino che ne sa più di voi.
ACQUARIO
Siete tra Scilla e Cariddi, cioè tormentati da Saturno (la rinuncia) e Marte (la battaglia): I nuovi compiti che vi hanno investito, comunque, vi stimoleranno a fare un deciso passo avanti,
anche se a un prezzo non irrilevante. Non potete più tirarvi
indietro, dunque convincetevi del fatto che sarete in grado di
far fronte al destino, con disinvolta abilità.
PESCI
Periodo molto sereno: vi aspettano momenti felici, anche se
non del tutto tranquilli. Le giornate saranno infatti ricche di
novità inaspettate, sia in amore che in divertimenti. Sono inoltre possibili miglioramenti nel lavoro, che potrebbero realizzarsi anche in vostra assenza. Non avete che da attendere le novità, confidando nel futuro.
Inchino dell'avvocato
Pascqualinwww.giornalealtopiano.it
alla
premiazione di Lucio
Topatigh
8
l’Altopiano
Sabato 6 settembre 2008
28
Tutti gli atleti
Gianesini Giulia
Una grande festa per i campioni di Gallio
Un sentito riconoscimento a
tutti i paesani che, in vari
anni e in varie discipline,
sono riusciti a raggiungere
dei meriti sportivi, ottenendo titoli prestigiosi che hanno portato a parlare di Gallio
in Italia, in Europa e nel
Mondo. Questo il significato della Festa dello Sport
svoltasi a Gallio sabato 23
agosto e organizzata dalla
locale Pro Loco. Un evento un po’ sfortunato visto
che l’inclemenza del tempo
non ha consentito lo svolgersi dell’intero programma, ma sicuramente carico
di sentimenti ed emozioni.
La festa si è aperta con alcune prove dimostrative di
ski roll, pattinaggio e calcio
alle quali hanno partecipato
molti giovani atleti
altopianesi. Dopo l’interruzione momentanea, dovuta alla pioggia, sul palco
in Piazza Italia, si è proceduto con la premiazione.
Gli atleti, chi a piedi, chi trasportato sulla troika guidata dal Buscari – Nereo
Gianesini, sono arrivati
fino ai piedi del palco, e ad
uno ad uno sono stati premiati mentre per ciascuno
venivano letti la motivazione del premio e il
curriculum vitae.
Sul palco a premiare gli
sportivi c’erano il delegato FISI e vice presidente
della scuola sci Gallio Aronne
Schivo, Gianni Rossi assessore allo Sport del comune di
Gallio e l’avvocato Claudio
Carlo Schivo
Pasqualin procuratore sportivo.
Grande l’emozione nel vedere tutti questi atleti sul palco.
“Le loro espressioni di
commozione (qualche
lacrima c’è stata) per
un semplice gesto di
riconoscimento – dice
Carlo Schivo - ci hanno dato una grossa
carica e motivazione
nel proseguire nel nostro impegno”.
Non poteva mancare
la serie di foto di rito
e, per finire, i fratelli
Sambugaro hanno voluto donare allo Sci
Club Gallio una scultura realizzata, ovviamente,
con
la
motosega, che rappresenta perfettamente il
trampolino
con
la
contropendenza d’atterraggio. Il premio fuori pro-
gramma è stato ritirato dai
vice presidenti Mario Schivo, Domenico Munari e
Roberto Lunardi.
Per concludere non poteva
mancare il discorso del presidente Schivo Carlo “Ilo”.
E per suggellare in bellezza una serata che sembrava non volersi concludere
mai tutti gli sportivi si spostati dal palco al bar “Commercio” per un brindisi in
compagnia.
Gli atleti premiati:
Meinhart “J.D.” Urbani (ippica); Giorgio e Michele
Sambugaro (penthatlon del boscaiolo); Eder Baù (calcio);
Alberto Pertile (ski roll); Attilio Antonio Baù (sci nordico);
Gianesini Giulia (sci alpino); per il salto speciale e combinata
nordica, Massimo Frison “Puma”, Roberto Frison “Boby”,
Michele Sambugaro, Fabio Sambugaro, Stefano Lunardi,
Morgan Finco, Nicola Rossi, Giuliano Frison “Giogi”, Enrico
Fattori, Sandro Munari “Ciandri”, Fabio Munari “Bevi”,
Massimiliano Baù, Andrew Lunardi “10 mt”, Michael
Lunardi, Daniele Munari “Strachela”, Sandro Sambugaro,
Virginio Lunardi, Ivan Lunardi; Elvio Finco “Scampitt”, Lucio
Plebs e Giancarlo Gloder (pattinaggio velocità); Matteo
Segafredo, Luigi Finco “Gigi Tele” e Lucio Topatigh “Falco”
(Hockey su ghiaccio).
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Il Dal Molin ad Asiago? Che sparata!