Memoria
Eleonora Bilotta
Introduzione
Lo sviluppo della memoria è avvenuto
insieme alle altre capacità cognitive,
permettendo così agli organismi umani
animali di affrontare la complessità
dell’ambiente.
 La memoria diventa, dunque, la struttura
psichica che organizza l’aspetto temporale
del comportamento, che determina i
legami per cui un evento attuale dipende
da uno accaduto in precedenza.

I processi di memoria: le diverse
La memoria non consiste di un
fasi
singolo processo.
Fasi nei processi di memoria:
codifica
(registrazione)
Analogia
computer:
con
il
Inserire dati tramite
la tastiera
ritenzione
Salvare files sul disco
fisso
recupero
oblio (eventuale)
Aprire i files e
mostrare i dati sul
monitor
I meccanismi di codifica e di
elaborazione




Codifica = processo consistente di un insieme di
regole e operazioni che convertono l’informazione
proveniente dall’esterno in una traccia che può
essere conservata.
La ripetizione semplice non aiuta a codificare e
mantenere informazioni nella memoria a lungo
termine (reiterazione di mantenimento).
E’
piu’
efficace
ripetere
l’informazione
associandola a qualche forma di significato
(reiterazione elaborativa).
Particolarmente
utili
le
associazioni
con
informazioni che:

riguardano noi stessi.
I meccanismi di codifica e di
elaborazione

Il modo di funzionare della memoria si
riferisce a un insieme complesso di
processi in cui sono coinvolte altre funzioni
cognitive, come:
 attenzione,
percezione,
ragionamento,
nonché tutte le abilità cognitive che hanno a
che fare con l’intelligenza e le emozioni.

Le informazioni che dobbiamo apprendere
entrano nel sistema cognitivo attraverso
dei meccanismi di codifica (Intenzionale o
incidentale).
Elaborazione intenzionale

Es.: vi è mai capitato di fare una serie di
commissioni e di tenerne a mente
l’elenco? In questi casi come operate?
 Suddivisione
per categorie.
 Rappresentazione sotto forma di immagini.

In questi casi categorizzazione e
formazione di immagini mentali sono due
strategie di codifica. Entrambe attivate in
modo intenzionale e con il controllo dei
processi attentivi.
Elaborazione incidentale
L’apprendimento incidentale avviene in
modo non volontario, non pianificato
secondo strategie funzionali al ricordo. In
questi casi l’efficacia della codifica
dipende da quanto il materiale è stato
elaborato.
 Se un gruppo di soggetti viene portato in
laboratorio
prima
di
iniziare
un
esperimento è molto probabile che ne
memorizzino le proprietà degli strumenti

La codifica delle informazioni
Mentre leggiamo un libro o prendiamo
parte a una conversazione o ammiriamo
un paesaggio che si presenta ai nostri
occhi durante una passeggiata, parte
dell’informazione sensoriale entra nel
deposito della Memoria a Lungo Termine,
dal quale in seguito può essere
richiamata.
 Perché solo una parte e non tutta

La codifica delle informazioni



La ripetizione aumenta la probabilità che una
nuova informazione entri a far parte del
deposito a lungo termine. Ma non tutti i tipi di
ripetizione ottengono lo stesso risultato.
Secondo alcuni ricercatori esistono almeno
due tipi di ripetizione.
Il primo viene definito come ripetizione di
mantenimento e consiste nel ripetere più volte
l’informazione senza pensare realmente ad
essa. Questo permette di mantenere
l’informazione nella Memoria a Breve Termine
per un certo tempo, ma non produce il
trasferimento nella MLT.
La codifica delle informazioni
Il secondo tipo, la ripetizione elaborativa,
agisce sulla nuova informazione creando
un qualche tipo di elaborazione, facendo
delle
associazioni,
cercando
di
immaginarla o tentando di metterla in
relazione con latri elementi presenti nella
MLT.
 La ripetizione elaborativa è quindi il modo
in cui l’informazione viene trasferita dal

Profondità di elaborazione

Un importante aspetto per l’efficacia della
codifica con il conseguente miglioramento
del ricordo è la profondità di codifica (Craik
e Tulving, 1975), definita come la misura
di quanto il fuoco dell’elaborazione si
sposta dagli aspetti percettivi superficiali
dell’informazione a quelli concettuali.
Profondità di elaborazione
Perché l’elaborazione del significato è più
efficace? Probabilmente ciò comporta la
rappresentazione
di
un
numero
considerevole
di
particolari
relativi
all’informazione che possono costituire
altrettanti legami con le conoscenze che
sono già in memoria.
 Evidenze sperimentali dimostrano che i
soggetti ricordano meglio in funzione della
ricchezza della loro codifica.

Recupero



Per il recupero dell’informazione il vantaggio
maggiore si ha quando in fase di codifica ed
in fase di recupero si usa la stessa chiave
strategica …
Ad es. se impariamo il materiale usando
categorie sarà utile usare le stesse categorie
per recuperare il materiale (c’erano cibi?
Quali?…).
Tale facilitazione è spiegata dalla Teoria
della
specificità
della
codifica
Principio di specificità della
codifica di Tulving

Le tracce mnestiche sono “disposizioni” o
“potenzialità”.

Diventano efficaci solo in certe occasioni:
recupero.

Affinchè ci sia recupero deve essere
presente un cue (indizio) che riattiva gli
elementi da ricordare.
Principio di specificità della
codifica di Tulving

Per il recupero
compatibilità tra:
è
importante
la
 Le
caratteristiche della traccia mnestica.
 La caratteristica dell’informazione fornita al
recupero.

Il Ricordare oltre ad essere influenzato dal
passato, da come abbiamo memorizzato,
dipende anche dal presente …
Principio di specificità della
codifica di Tulving
Se il contesto in cui abbiamo imparato
(codificato) si ripresenta abbiamo una
facilitazione.
 Quanto più contesto di codifica e
contesto di recupero sono simili tanto più
il recupero è facilitato.
 La codifica di un’informazione non è
univoca ma specifica rispetto al
contesto in cui è collocata.

Teoria del doppio codice

Modello del doppio codice di Paivio (1971;
1986) Prevede due sistemi di memoria
semantica:
 un
sistema verbale: specializzato per trattare le
informazioni di tipo linguistico.
 un sistema non verbale: qualificato per elaborare
stimoli non linguistici. Opera quindi in compiti come
l’analisi di oggetti, di immagini e di scene.


Il modello prevede che i due sistemi dialoghino
tra loro attraverso connessioni referenziali.
La critica più forte che si può muovere a questi
modelli
riguarda
la
ridondanza
delle
Teoria del doppio codice
Stimoli verbali
Stimoli non-verbali
Sistema sensoriale
Logogeni
Immageni
connessioni
referenziali
Sistema
Verbale
Risposte verbali
Sistema
Non
Verbale
Risposte non-verbali
Organizzazione delle tracce
mnestiche



Il mantenimento è influenzato dal tipo di
elaborazione delle informazioni.
Un’altra strategia per migliorare il ricordo è
l’organizzazione delle singole informazioni.
Evidenze sperimentali dimostrano che:
 Il
materiale organizzato è più facile da apprendere
rispetto a quello disorganizzato
 Le persone a cui è presentato il materiale
disorganizzato tendono ad organizzarlo
 L’uso di strategie per organizzare il materiale
aumenta l’apprendimento.
La codifica: come migliorarla


Modalità di organizzazione del materiale che
facilitano la codifica:
 chunking: gli items si ricordano meglio se in
blocchi;
 associazione dell’informazione a rime o ritmi;
 mnemotecniche a carattere immaginativo.
Caratteristiche che facilitano comprensione e
codifica, ad es. di un brano:
 esempi esplicativi;
 figure;
 domande aggiunte;
 organizzatori anticipati: sommari in forma verbale
o visiva che precedono il brano.
Il ruolo del contesto





Principio della specificità di codifica: la traccia
dell’evento e il cue (indizio) devono essere
compatibili per un recupero migliore.
Effetto del contesto ambientale.
Le informazioni possono essere apprese nella
biblioteca dove studio, oppure a casa, ecc.
Effetto del contesto situazionale.
Gli elementi associati alla stimolo che non sono di
natura ambeintale ma fanno parte del contesto, ad
es.: l’abbigliamento, il colore dei capelli, sono
appresi in modo unitario con i tratti della persona a
Il ruolo del contesto
Anche lo stato emotivo in cui ci si trova al
momento dell’apprendimento influisce sul
ricordo. Se sono allegro tenderò ad
elaborare gli aspetti piacevoli delle
situazioni, al contrario se sono triste e
arrabbiato.
 Il contesto cognitivo si riferisce a tutte
quelle conoscenze, associazioni, idee che
sono
attivati
nel
momento

Elaborazione intensiva o
distribuita nel tempo
L’apprendimento tiene conto anche dei
fattori quantitativi, ossia quanto riusciamo
ad elaborare e apprendere in relazione al
tempo e alla distribuzione del tempo che
dedichiamo al compito.
 L’apprendimento dipende dal tempo e
dalla attenzione che dedico all’argomento
e da quanto gli effetti della stanchezza,
incidono sull’efficienza delle operazioni

Elaborazione intensiva o
distribuita nel tempo

Effetto della distribuzione nel tempo.
studiare un argomento un’ora al giorno
per quattro volte alla settimana, oppure due
ore per due volte alla settimana.
 Posso
È stato dimostrato che è meglio distribuire
nel tempo l’apprendimento.
 Questo fenomeno è conosciuto come
distribuzione della pratica. È stato studiato
per la prima volta da Ebbinghaus (1895)
sull’apprendimento di liste di sillabe.

Elaborazione intensiva o
distribuita nel tempo
A tutt’oggi non è ancora chiaro il motivo
per cui il ricordo è migliore se
l’apprendimento è distribuito nel tempo.
 Un’ipotesi è quella delle risorse attentive.
Queste ultime non sono sufficienti per
affrontare compiti di apprendimento
complessi, pertanto la quantità di tempo
dovrebbe
essere
commisurata
alla
difficoltà delle informazioni da apprendere.

L’immagazzinamento delle
informazioni

A
conclusione
del
processo
di
elaborazione,
l’informazione
viene
archiviata sotto forma di rappresentazione
mnestica o traccia mnestica.
 Bisogna
distinguere tra informazioni archiviate
temporaneamente nella memoria a breve
termine a seconda della modalità sensoriale e
informazioni mantenute nella memoria a
lungo termine.
Modelli a rete

I concetti sono organizzati in una
struttura gerarchica a rete, che rispetta
l'organizzazione logica di inclusione delle
categorie (Collins e Quillian 1969).
unità
uccello
animale
ha la pelle
si muove
mangia
respira
ha le penne
vola
ha le ali
canarino
struzzo è alto squalo
canta
è giallo
non vola
ha zampe
lunghe sottili
Propagazione dell’attivazione
Effetto priming
proprietà
puntatori
pesce
ha le squame
nuota
ha le branchie
salmone è rosa
morde
è pericoloso
si mangia
Quillian (1969), Collins e
Quillian (1972)
organizzazione gerarchica delle
conoscenze dal + concreto al +
astratto
I modelli a rete

Organizzazione gerarchica:
organizzati in modo gerarchico
I
concetti

sono
Ogni membro è collegato ad un solo nodo sovraordinato
 Ogni membro di categoria ha uguale status
 Principio di economia cognitiva: le proprieta’ sono
codificate al livello piu’ alto possibile

Verifiche sperimentali

Effetto di grandezza di categoria:
 es. un pettirosso e’ un uccello / e’ un animale
 Economia cognitiva:
 es. un uccello ha le piume / ha la pelle
Propagazione dell’attivazione
Memoria BT
Memoria
sensoriale

Associazione
concetti

tra
Memoria LT
i
principio
della
propagazione
dell’attivazione quando un
nodo concettuale viene
attivato
l’attivazione
si
propaga agli altri nodi in
burro
pane
croccante
fame
forno
Il concetto di priming

Paradigma del priming semantico:
 La
presentazione di un dato stimolo attiva in
memoria
un
gruppo
di
informazioni
semanticamente associate (Collins e Loftus,
1975; Meyer e Schwaneveldt, 1971).

La presentazione della parola “pane”
rende veloce il processo dei concetti
associati come “burro”.
Il concetto di priming
200 ms
prime
100 ms
risposta
PANE
schermo
bianco
BURRO
congruente
PANE
schermo
bianco
PIETRA
incongruente
Il ricordo
Una volta che l’informazione è stata
immagazzinata è, in linea di principio
disponibile alla rievocazione.
 È chiaro che non è sempre così semplice.
A volte informazioni note non riusciamo a
ricordarle.
 In questo caso la traccia mnestica che è
disponibile non è accessibile in quel
momento o in quella situazione.

Disponibilità e accessibilità

Un’informazione è disponibile quando è stata
codificata e immagazzinata in memoria.

È accessibile quando si trova nelle condizioni di
attivazione
sufficiente
a
permettere
la
rievocazione.

È evidente che se una traccia è accessibile è
anche disponibile, ma non è sempre vero il
contrario.
L’accesso ai ricordi
Quando
ci
serve
un’informazione
utilizziamo sempre una o più chiavi di
accesso a quel ricordo.
 I processi di recupero prendono sempre
avvio da un indizio che fornisce le chiavi di
accesso all’informazione ricercata.
 Per sapere se un indizio è appropriato
dobbiamo rifarci al concetto di specificità
di codifica.

L’accesso ai ricordi
Un punto di partenza per una ricerca attiva
delle informazioni nella memoria deve
condividere
alcuni
aspetti
con
l’informazione da ricordare o con uno dei
contesti in cui è stata appresa.
 Se mi devo ricordare di una persona
conosciuta durante una cena, potranno
essermi d’aiuto al ricordo diversi indizi.

L’accesso ai ricordi

Per esempio:
 Qualche
notizia sulla persona: elementi
connessi al contenuto da ricordare
 Il ristorante: contesto ambientale
 L’atmosfera: contesto emotivo
 Un certo tipo di riflessione: contesto cognitivo

Come punto di partenza per la ricerca
delle informazioni utilizzerò uno solo di
questi indizi.
Modello della memoria di
Atkinson e Shiffrin (1968)
Attenzione
Codifica
Recupero
Alcune informazioni
possono andare
perdute col tempo
Lo stimolo esterno

Uno stimolo esterno al soggetto che può
essere rappresentato, per es., da una
frase (La psicologia è interessante!),
descritta sotto forma di onde sonore che
vanno colpire la membrana auricolare di
un individuo.
Il deposito sensoriale



L’informazione entra per la prima volta nel
sistema della memoria attraverso un organo di
senso e viene immagazzinata nel primo
deposito, il deposito sensoriale, che
conserva per un breve spazio di tempo una
registrazione quasi letterale dell’immagine
sensoriale.
In questo deposito l’informazione decade
velocemente, dura meno di un secondo.
Se
vogliamo
conservare
l’informazione
Struttura della memoria
Memoria Sensoriale
È
specifica per ciascuna modalità
sensoriale e conserva l’informazione per
un tempo breve.

– magazzino iconico < 1 sec
 Udito - magazzino ecoico ~ 2 sec
 Pre-attentivo
 Decadimento rapido
 Vista
Il riconoscimento percettivo
Evento di grande importanza. Permette di
attribuire un significato allo stimolo
registrato.
 Attraverso
un
confronto
con
le
informazioni
(di
ordine
fonologico,
lessicale, sintattico) che il soggetto
possiede (si trovano nella MLT), lo stimolo
viene segmentato, ossia analizzato nei
suoi componenti discreti (riconoscimento

La memoria a breve termine
La MBT è una memoria attiva, dove si
elaborano i processi mentali coscienti.
 Essa
presenta
due
caratteristiche
principali:

 Non
può conservare molte informazioni
contemporaneamente
 Le informazioni decadono nel giro di 15-20
secondi, a meno che non si faccia qualcosa
per impedirne il decadimento.
La memoria a breve termine



Se si presta costantemente attenzione oppure la
si ripete, l’informazione verrà conservata per un
tempo indefinito, come avviene quando si
guarda un numero di telefono e lo si ripete
mentre si attraversa la stanza per arrivare
all’apparecchio.
Ognuno di noi esercita un buon controllo su
quello che vogliamo ripetere o su ciò cui
dedichiamo l’attenzione.
Gli interessi personali, i pregiudizi o i bisogni
incideranno su quello che ricordiamo.
Capacità del deposito a breve
termine

Esempio che permette di valutare la
limitata capacità del deposito a Breve
Termine (BT).
Un raggruppamento è caratterizzato da uno stimolo con rappresentazione
unitaria nel deposito a Breve Termine. La lettera A è un raggruppamento le
lettere del Test 2 sono 11 raggruppamenti. Però se le leggiamo nell’ordine
inverso costituisce un unico raggruppamento come nel Test 3.
Capacità del deposito a breve
termine

CHUNKS = unità nota di informazione
basata su precedenti esperienze e
apprendimenti.

Es. possibilità di codificare una sequenza
di numeri ascoltati (5-3-7-4-1-9) in unità
più ampie (53-74-19).
Capacità del deposito a breve
termine



Questi risultati trovano una spiegazione nella
limitata capacità del deposito a breve termine.
Un ricercatore che ha svolto un ruolo
determinante nella ricerca di questa capacità è
George Miller (1956) che ha riportato i risultati
del suo lavoro sperimentale in un articolo dal
titolo: The magical number seve, plus or minus
two.
In questo lavoro Miller ha dimostrato che la MBT
sembra contenere circa sette elementi o
raggruppamenti
indipendente
dalle
loro
Capacità del deposito a breve
termine

La capacità della MBT è influenzata dalla
capacità dei soggetti di “raggruppare in
pezzi” o “ricodificare” l’informazione in
unità di livello superiore.

La capacità di costruire raggruppamenti di
informazione consente di aumentare le
capacità
di
contenimento
dell’informazione.
Struttura della memoria

Memoria a Breve Termine (MBT)
 Numero
magico 7 (+ o - 2)
 Capacità limitata
 Temporanea senza ripetizione
 Fragile, sensibile alle distrazioni
 Il recupero non è un problema
Struttura della memoria

Memoria a Breve Termine
 Può
migliorare se:
È possibile la ripetizione
 Aumenta l’intervallo fra i messaggi
 Diminuisce la confusione fra i messaggi
 Si segmenta il messaggio
 Si
minimizza l’informazione – conservare
l’informazione riduce l’abilità nello svolgere altri
compiti
 Si minimizzano le interferenze

La memoria a lungo termine



È
l’ultimo
componente
del
sistema
sensoriale, quello che conserva tutte le
informazioni che abbiamo appreso, oltre alle
regole per elaborarle.
In questo parte della memoria noi custodiamo
il nostro nome, quello degli amici, le parole e
il loro significato, oltre alle esperienze felici
ed infelici, la conoscenza delle capacità,
come si va in bicicletta, ecc.
Come fanno tutte queste informazioni a
depositarsi nella memoria e lungo termine.
La memoria a lungo termine



Quanto più a lungo un evento resta nella MBT,
tanto maggiori saranno le probabilità che passi
nella MLT.
Quando ripetiamo un elemento di una
informazione nuova, lo trasferiamo nella MLT,
processo
che
prende
il
nome
di
memorizzazione.
Supponiamo che ci venga chiesto di recuperare
un’informazione dalla MLT. Ad esempio, mentre
state discutendo sulle possibilità di superare un
esame con un docente, un vostro collega dice:
La memoria a lungo termine

In un primo momento noi controlleremo se
l’informazione si trova nella MBT e, se non
la troviamo, cominceremo a cercarla nella
MLT.

Recuperare un’informazione dalla MLT
significa, essenzialmente, trasferire di
nuovo l’informazione nella MBT, dove
possiamo affrontarla a livello cosciente.
Proprietà della MLT

Memoria a Lungo Termine (MLT)
L’informazione trasferita alla MLT vi resta per sempre
 Un accurato rehearsal consente un trasferimento più
efficiente nella MLT



I materiali nuovi devono essere codificati, strutturati ed interpretati per
essere ritenuti.
Il recupero dell’informazione è un problema




Recuperare le informazioni dipende da come le si è codificate
Tanto immagazzinare quanto richiamare informazioni richiede
tempo/fatica
Se immagazzinate sotto un significato può essere difficile recuperarle
partendo da una diversa interpretazione
Se il materiale ha un senso, è facile da immagazzinare e recuperare
Il recupero delle informazioni


L’efficacia dell’apprendimento dipende dalle
risorse attentive a disposizione, dalla capacità di
cogliere gli elementi rilevanti dell’informazione,
dalla scelta della strategia, dalle condizioni
emotive in cui avviene l’apprendimento.
L’efficacia del recupero è legata alla capacità di
cogliere indizi, di creare associazioni, di
impiegare strategie di recupero complementari a
quelle utilizzate in fase di codifica e dalla
situazione emotiva del soggetto.
MBT / MLT

Evidenze a favore della separazione tra i due
magazzini
si riscontrano nel paradigma di
rievocazione libera immediata di liste di parole,
in cui è comune osservare i seguenti fenomeni:
 EFFETTO
DI RECENZA
(recency effect):
rievocazione corretta e accurata degli ultimi elementi
della lista (sostenuta dal sistema di MBT),
 EFFETTO
DI PRIORITÀ (primacy effect): discreta
rievocazione dei primi elementi (sostenuta dal
sistema di MLT).
08_09
Fig7_9
1.0
Effetto
recente
0.8
Effetto
priorità
Probabilità
0.6
del richiamo
0.4
0.2
1
5
10
15
Posizione seriale dell’input
20
Analisi del grafico

Gli elementi che occupano una posizione
centrale vengono invece rievocati in
numero inferiore e con minor accuratezza.

Se la rievocazione viene differita di pochi
secondi in cui il soggetto viene occupato in
compiti interferenti scompare l’effetto
recency,
mentre
permane
l’effetto
primacy.
Altre prove sperimentali
Le varie componenti della
memoria
La memoria di lavoro

La teoria originale di Atkinson e Shiffrin
prevede un magazzino unico per la MBT.

Studi successivi effettuati da Warrington e
Shallice (1972) hanno mostrato che il
magazzino a breve termine non è unitario.
La memoria di lavoro
A questo proposito Baddeley ha proposto
di sostituire il concetto di MBT con quello,
più articolato da lui proposto, di memoria
di lavoro.
 Baddeley parla della memoria di lavoro
come di un sistema gerarchico deputato al
mantenimento
e
all’elaborazione
temporanea delle informazioni durante
l’esecuzione di vari compiti cognitivi.

Ciclo fonologico
Modello di Baddley (1986)
Sistema
esecutivo
centrale
Taccuino visuo-spaziale
La memoria di lavoro
La componente articolatorio-fonologica è
deputata
al
mantenimento
e
all’elaborazione di informazioni verbali.
 E’ importante nei compiti di comprensione
linguistica e nel fare i calcoli a mente.
 Baddeley ha distinto tra un magazzino
fonologico passivo, connesso con la
percezione del linguaggio, e un processo
articolatorio, connesso con la produzione

La memoria di lavoro




La componente visuo-spaziale è deputata al
mantenimento
e
all’elaborazione
dell’informazione visiva e spaziale.
E’ importante nella lettura, nella formazione
di immagini mentali e nella pianificazione
motoria.
L’esecutore centrale è una sorta di controllore
che pianifica le operazioni da svolgere e
monitora quelle svolte.
E’ una sorta di sistema attentivo che coordina
Esecutore centrale


Ha il compito di selezionare le strategie più
adatte e programmare le sequenze
operative più corrette per il tipo di compito
in base alle esigenze contingenti e alle
esperienze passate.
Fornisce le risorse di elaborazione
necessarie
ai
processi
di
codifica
dell’informazione in entrata e nella
selezione degli item in compiti di richiamo
attivo
dell’informazione essendo in
MLT

È possibile differenziare la memoria tra
differenti sistemi specializzati:
 Esplicita
(dichiarativa): è
coinvolta nel
richiamo e nel riconoscimento intenzionale
e/o consapevole di esperienze e informazioni
 Implicita (procedurale): è una memoria di
abilità percettive, motorie, cognitive, acquisite
in modo implicito la cui rievocazione può
verificarsi con un comportamento semiautomatico.
Memoria dichiarativa

Si divide in:
 Memoria
episodica
 Memoria
semantica
Memoria episodica
È responsabile dell’immagazzinamento e
del richiamo di informazioni e avvenimenti
esperiti
direttamente
dal
soggetto
collocabili nel contesto temporo-spaziale
in cui si è realizzata l’acquisizione.
 Costituiscono sottosistemi della memoria
episodica la:

 Memoria
autobiografica.
 Memoria prospettica.
Memoria episodica
 Memoria
autobiografica:
 Aspetti
personali riguardanti il passato (notizie
personali, esperienze vissute) o il programma
per il futuro (ciò che ci si è prefissi di fare,
desideri, aspettative).
 Memoria
 Provvede
prospettica:
alla programmazione di azioni che
dovranno essere compiute a distanza di
tempo e alla rievocazione delle stesse.
Memoria prospettica

Il buon funzionamento
prospettica richiede:
della
memoria
 Capacità
di programmazione iniziale.
 Periodica verifica delle attività svolte e di quelle
ancora da svolgere.
 Flessibilità
per modificare il programma
predisposto sulla base di informazioni impreviste
e a nuove necessità.

Recupero del programma
 Questa
funzione complessa dipende sia dalla
Memoria semantica

Bagaglio di conoscenze (organizzate) sul
mondo e sui simboli verbali (significati,
relazioni, regole), svincolate da aspetti
situazionali ovvero non direttamente
riferibili al contesto spazio-temporale di
acquisizione.
Conoscenza enciclopedica
Perché dimentichiamo

La MLT è un magazzino a capacità illimitata.
Tuttavia capita a tutti di dimenticare
qualcosa:
 l’ampia
capacità della nostra memoria non è
garanzia di recupero dell’informazione.

Dobbiamo
innanzitutto
distinguere
fra
dimenticare ciò che è stato realmente
appreso e ciò che crediamo di avere
appreso: solo nel primo caso parleremo di
dimenticanza, mentre nel secondo caso si
Perché dimentichiamo

Sulle cause della perdita di informazione nella
MLT si avanzano le seguenti ipotesi:
1.
2.
3.
4.
Mancato utilizzo di certi contenuti della memoria
(teoria del disuso, decadimento della traccia);
Impiego di strategie di recupero non congruenti con
quelle con le quali è stata effettuata la codifica;
Presenza di grande quantità di informazioni in
memoria (teoria dell’interferenza);
Condizioni emotive in cui è avvenuto l’apprendimento
e/o avviene il recupero (blocco emotivo, rimozione).
Perché dimentichiamo

Secondo la teoria del disuso, quanto meno
rievochiamo una determinata conoscenza
tanto più è probabile che vada perduta.
 Se
apprendiamo una lingua straniera ma non
abbiamo modo di parlare in quella lingua,
sicuramente dimenticheremo buona parte del
lessico.
Perché dimentichiamo
Esiste una stretta fra strategia di codifica e
di recupero: se l’informazione è stata
codificata
con
una
strategia
di
classificazione, e in fase di recupero
impieghiamo una strategia diversa, è
probabile
che
non
riusciremo
a
recuperarla.
 In
questo caso non si dice che
l’informazione sia stata cancellata dalla

Teoria dell’interferenza



Tale teoria afferma che le persone
dimenticano un fatto o un evento perché altri
fatti o eventi bloccano il ricordo di quello
originale.
In altre parole i ricordi interferiscono l’uno con
l’altro nella MLT.
Quando una persona impara materiali nuovi
si possono avere due tipi di interferenza che
determinano l’oblio. L’interferenza proattiva
e l’interferenza retroattiva.
Teoria dell’interferenza
L’interferenza proattiva, si ha quando
si dimentica un’informazione a causa di
un’interferenza derivante da materiali
appresi in precedenza.
 L’interferenza retroattiva, invece, si ha
a che fare con l’oblio prodotto da
un’informazione appresa in seguito.

Il fenomeno sulla punta della
lingua
Gli studi sul fenomeno “sulla punta della
lingua” riguardano le modalità con cui la
memoria recupera le informazioni.
 Solitamente i soggetti che si trovano in tali
situazioni pensano a parole diverse da
quelle corrette.
 Una
persona
può
recuperare
un’informazione dal deposito a lungo
termine usando il suono o il significato.
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I disturbi della memoria
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Disturbi
della
memoria
compaiono
frequentemente nei casi di lesione cerebrale; la
perdita della memoria viene chiamata amnesia.
L’amnesia si classifica prendendo come
riferimento il momento in cui il danno cerebrale
si è verificato.
Si parla di amnesia anterograda quando
l’incapacità di ricordare riguarda eventi che
accadano dopo che il danno si è verificato.
Mentre, l’amnesia retograda, riguarda gli eventi
Percorso di autoverifica
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Aspetti generali della memoria
Descrivere i meccanismi di elaborazione e
codifica
La teoria del doppio codice
L’organizzazione delle tracce mnestiche
I primi studi sulla memoria: gli esperimenti di
Ebbinghaus
I sistemi di memoria: differenze tra memoria
sensoriale, a breve termine e memoria a lungo
termine
Distinzione tra memoria dichiarativa,
procedurale, episodica e semantica
Percorso di autoverifica
Modelli a rete e rappresentazione dei
concetti
 Il priming semantico ed il principio di
propagazione dell’attivazione
 Aspetti del ricordo
 Perché dimentichiamo
 Sistemi di memoria breve termine e a
lungo termine
 Differenze tra MBT e MLT
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