Stampato in proprio - ANNO 18° – N. 4-6 Maggio - Dicembre 2014
Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro “Poste Italiane s.p.a.
Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 45) art. 1, comma 2, DCB Bologna”
IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP – VIA ZANARDI 30 – 40131 BOLOGNA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE
CHE SI IMPEGNA A CORRISPONDERE IL PRESCRITTO DIRITTO POSTALE
Bimestrale di informazione del Movimento dei Cursillos di Cristiandad di Bologna - Direttore responsabile: Andrea Stagni
Autorizzazione del Tribunale di Bologna n° 6704/97 del 14 agosto 1997
Direzione, Amministrazione, Redazione e Stampa: Giorgio Gamberini
CURSILLOS DE CRISTIANDAD – c/o Parrocchia di S. Maria Madre della Chiesa – Via Porrettana, 121 – 40135 Bologna
Codice Fiscale 91335620372 – e-mail: [email protected]
Presuntuosi o...
...docili pennelli.
Carissimi tutti, l’uomo di oggi è malato di
presunzione: tutto gli è dovuto…
Ci vediamo circondati da persone che pretendono diritti “su questo” e “di quello” e ci
si dimentica di perseguire il valore più grande: la dignità umana.
Un valore così grande che Dio si è incarnato per dimostrarci il valore dell’uomo. Verso
la fine di un’omelia di Natale, papa Leone
Magno così ci esorta: “Riconosci, cristiano, la
tua dignità e, reso partecipe della natura divina,… Ricordati chi è il tuo Capo e di quale
Corpo sei membro…”
Anche noi cristiani spesso non riflettiamo
abbastanza su questo…
Cito dal Catechismo della Chiesa Cattolica i
nn. 1703 - 1704 -1705:
Dotata di un’anima spirituale e immortale
[Gaudium et spes, 14], la persona umana è in
terra “la sola creatura che Dio abbia voluto
per se stessa” [Ib., 24]. Fin dal suo concepimento è destinata alla beatitudine eterna. La persona umana partecipa alla luce e alla
forza dello Spirito divino. Grazie alla ragione
è capace di comprendere l’ordine delle cose
stabilito dal Creatore. Grazie alla sua volontà
è capace di orientarsi da sé al suo vero bene. Trova la propria perfezione nel “cercare” e
nell’“amare il vero e il bene” [Gaudium et
spes, 15]. In virtù della sua anima e delle sue
potenze spirituali d’intelligenza e di volontà,
l’uomo è dotato di libertà, “segno altissimo
dell’immagine divina” [Gaudium et spes, 17].
Siamo “immagine” di Dio… Gesù è davvero il modello della nostra vita? O anche noi
cadiamo nella “presunzione”?
Noi che abbiamo incontrato Cristo nel
Cursillo o in qualunque altro modo lo Spi-
rito Santo ha avuto la fantasia di operare…
andiamo veramente “dietro” al Signore?
Quando in ultreya andiamo solo per prendere, solo per ricevere, solo per pretendere…
Quando si chiede la disponibilità per un
rollo vivenziale in ultreya, per un servizio al
movimento, cosa rispondiamo?
Ci sentiamo “responsabili”, chiamati cioè
dallo Spirito Santo? O continuiamo a mettere
davanti i nostri problemi, le nostre difficoltà,
che talvolta nascondono pigrizia o paura, vigliaccheria… Oppure il nostro modo di pensare, convinti che solo noi abbiamo la ricetta
giusta perché tutto vada meglio… Ricordiamoci del peccato capitale dell’accidia e della
superbia e per vincerli, le virtù della fortezza,
della temperanza e soprattutto dell’umiltà…
Chiediamo allo Spirito Santo la forza di “uscire”, di metterci in cammino, di essere disponibili al suo servizio, sempre consapevoli del
dono dello Spirito del Timor di Dio perché
tutto quello che possiamo fare e che potremo
fare è solo grazia di Dio e opera dello Spirito Santo… Dobbiamo essere pennelli umili
nelle mani del Signore… ma se non ci sono i
pennelli?...
Stefania Capra Mengoli
La gioia del Vangelo
La scuola responsabili di quest’anno ha approfondi-
to l’Esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii
Gaudium: desideriamo trarne alcuni spunti per vivere
bene l’ormai prossimo santo Natale.
“La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù”: “Desidero
indirizzarmi a tutti i fedeli cristiani per invitarli a una
nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia
e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi
anni. Sia questo un accorato appello a tutti i battezzati
perché con nuovo fervore e dinamismo portino agli altri
l’amore di Gesù in uno ‘stato permanente di missione,
vincendo ‘il grande rischio del mondo attuale”: quello di
cadere in “‘una tristezza individualista”.
Il Papa invita a “recuperare la freschezza originale
del Vangelo”, trovando ‘nuove strade e “metodi creativi”, a non imprigionare Gesù nei nostri “schemi noiosi”.
Occorre “una conversione pastorale e missionaria, che
non può lasciare le cose come stanno”. Il Papa indica
le “tentazioni degli operatori pastorali: crisi d’identità,
calo del fervore, ‘il grigio pragmatismo della vita quotidiana della Chiesa, nel quale tutto apparentemente
procede nella normalità, mentre in realtà la fede si va
logorando”. Esorta a non lasciarsi prendere da un “pessimismo sterile” e ad essere segni di speranza attuando
la “rivoluzione della tenerezza”. Occorre rifuggire dalla
“spiritualità del benessere” che rifiuta “impegni fraterni” e vincere “la mondanità spirituale” che “consiste
nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria
umana” Sottolinea la necessità di far crescere la responsabilità dei laici, tenuti “al margine delle decisioni” da
“un eccessivo clericalismo”. Afferma che “c’è ancora bisogno di allargare gli spazi per una presenza femminile
più incisiva nella Chiesa”. Il Papa invita a non scoraggiarsi di fronte ai fallimenti o agli scarsi risultati perché
la “fecondità molte volte è invisibile, inafferrabile, non
può essere contabilizzata”; dobbiamo sapere “soltanto
che il dono di noi stessi è necessario”.
L’Esortazione si conclude con una preghiera a Maria
“Madre dell’Evangelizzazione”. “Vi è uno stile mariano
nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni
volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto”.
Sono di ritorno dal 108° cursillos dei responsabili che
quest’anno si è svolto a Varese; dopo aver constatato la
vitalità del cursillos per tutta l’Italia, nonostante una diffusa crisi generale, desidero portare a voi la freschezza e
Convivenza Cursillos di Cristianità
8 giugno 2014 a Vergato sintesi della relazione di Marco Zanini
Talvolta può capitare che il compito di evangelizzare
sembri troppo difficile.
Ci scontriamo con ostilità, diffidenza, indifferenza;
verrebbe voglia di tirare i remi in barca e di considerare
chiuso il nostro impegno. Ma Gesù non ci ha mai detto
che evangelizzare sia facile; e proprio per insegnarci e
incoraggiarci ha raccontato la parabola del seminatore
(Marco 4, 3 ss.).
la novità di queste ricche pagine, che a tratti sembrano
scritte per noi cursillisti. Questo sia per noi lo stimolo
e la motivazione necessaria per operare pre-cursilli, sapendo che ogni opera buona ha la benedizione del Papa
e certamente l’ispirazione da Dio. Sia per ciascuno di
noi una lieta conferma che i nostri impegni e a volte i
nostri sforzi, ci fanno fratelli e figli della Chiesa, quella
Chiesa tanto amata dal Signore nostro Gesù Cristo, da
farsi per Essa un bambino piccolino; per essere meglio
accolto e preso in braccio da tutti noi. Contemplando
il presepe quest’anno, si accenda la nostra mente, per
trovare il modo giusto per dare un significato cristiano
a questo tempo di avvento, non “passi”, non “scivoli
via”, ma si riempia, come di statuine il presepe, di opere buone, di volti, di storie, di fatiche pastorali, di relazioni a volte difficili ma non impossibili; come dice il
Papa è questa la gioia del vangelo.
BUON NATALE A TUTTI
De Colores
Don Lorenzo Pedriali
“Il seminatore uscì a seminare”. Oggi i seminatori,
tra gli altri, siamo noi, quelli del Cursillo. Ma badiamo
bene alle parole di Gesù. “Uscì”. Uscire è sempre una
scomodità, spesso un’avventura, talvolta difficile o sgradevole. E noi, usciamo o ce ne restiamo al calduccio in
casa, in parrocchia, in ultreya, a parlare di evangelizzazione senza mai impegnarci a farla davvero? Magari
finisce che a forza di parlarne ci stanchiamo tanto che
poi non abbiamo energia per farla.
“A seminare“. Il seminatore non esce a fare una passeggiata. Deve seminare e seminerà, per quanto il terreno
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sia mal messo, per quanto il tempo sia avverso. Attenzione: si va a seminare; non si va a dialogare, a mettersi
alla scuola dei non credenti, a esaltare i valori di tutte
le opinioni in nome di un qualche buonismo insipido.
Seminare senza paura di sprecare il seme: ne abbiamo
avuto in abbondanza, e Gesù ci rifornisce senza limiti.
Impariamo: si semina, cioè si evangelizza, senza valutare prima le possibilità di successo o di insuccesso. Non si
semina il Vangelo a colpo sicuro, si rischia. Si rischia il
rifiuto, la derisione, il disinteresse: va bene lo stesso. In
alcuni paesi si rischia anche la vita per seminare, eppure
si continua. Il nostro seminatore è poi un tipo strano:
semina dappertutto, con una larghezza ed una generosità che sembrano poco razionali; e invece bisogna fare
proprio così: chi semina il Vangelo non può escludere
nessuno dal suo annuncio, perché Gesù non ha escluso
nessuno dalla sua redenzione.
Ma cosa accade al seme gettano con tanta abbondanza? Una parte viene eliminata direttamente da Satana.
Oggi Satana si serve della cultura del nostro mondo relativista, edonista, anticristiano: predica l’inutilità della
conversione, tanto Dio è così buono che salva tutti senza
bisogno che ci impegniamo noi. Satana ci suggerisce che
se la parola di Dio non va d’accordo col mondo, non bisogna cercare di convertire il mondo, ma bisogna invece
adattare la parola al mondo, renderla più facile, meno
scomoda, meno impegnativa. Cosa possiamo fare per
salvare il seme da Satana? Lo ha detto Gesù: preghiera
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e sacrificio. Preghiera e sacrificio continui perché la parola esca perfetta dalla nostra bocca e si radichi in modo
inestirpabile nei fratelli cui seminiamo. Ma poniamo anche molta attenzione alla coerenza tra la parola che seminiamo e la vita che conduciamo. Quando usciamo per
seminare non dimentichiamocene mai.
Poi la parabola ci mostra quanto siano pericolose l’incostanza umana, la volubilità, la debolezza di fronte alle
prove. Cosa possiamo contrapporre? Ancora preghiera:
ma insieme alla preghiera, una testimonianza continua
e coraggiosa, decisa e gioiosa. Qui si mostra preziosa
l’opera dell’ultreya e del gruppo, dove si condividono le
difficoltà materiali e spirituali e dove si impara a portare
ognuno i pesi degli altri.
Poi la parabola ci mostra come entrino in lotta Gesù
e gli idoli del mondo: la ricchezza, il potere, la fama,
l’avidità. Entra in gioco la cultura in cui siamo immersi, fatta di apparenze e di caducità: danaro, potere e
concupiscenze varie fanno gola a tutti, e tutti possono
ambire ad averne una porzione per quanto piccola. È
una bramosia che si radica nel nostro peccato originale.
Qui cosa possiamo fare? Ancora e sempre preghiera. La
preghiera è il concime universale per tutti i terreni. E
insieme alla preghiera la testimonianza vera, assidua,
serena. Certo non è facile. Tutti viviamo immersi nel
mondo, e tutti siamo sensibili alle lusinghe del mondo..
Ecco allora che si mostra indispensabile l’umiltà, questa
virtù così poco conosciuta e apprezzata. . In un mondo
in cui tutti vendono l’anima per essere “qualcuno”, cerchiamo di non essere nessuno.
Ma dopo la semina occorre curare la crescita di quanto
si è seminato. Per questo, oltre ai mezzi soprannaturali
della preghiera e del sacrificio soccorrono anche mezzi
umani, pur inquadrati in una visione soprannaturale. In
primo luogo la comunità. Il seme non cresce isolato, ma
accestisce, fa cespo; talvolta richiede di essere trapiantato. Nel Cursillo abbiamo le nostre comunità, le ultreye,
i gruppi, all’interno delle quali il seme viene curato e
protetto. In secondo luogo, l’amicizia. L’amicizia contribuisce all’inserimento del convertito nel nuovo mondo
della fede. Ma deve essere un’amicizia sincera, paziente,
comprensiva ma non troppo indulgente. In terzo luogo,
la direzione spirituale, che guida a scoprire la vocazio-
perso il significato simbolico della coppia.
Simbolo vuol dire unità, in origine era la tessera spezzata
di riconoscimento dell’accordo o dell’alleanza fra persone
o città.
L’uomo è in crisi perché manca di simboli, non sa fare
unità non solo all’interno del rapporto uomo-donna, ma
anche nella sua vita quotidiana e ciò genera le manifestazioni di violenza che vediamo.
Nelle scorse settimane Papa Francesco ha riunito la Chiesa per riflettere sul tema della famiglia da troppo tempo
minata da incomprensioni e divisioni anziché essere gioia di stare insieme
Il Papa nella Santa Messa per la giornata della famiglia
(27/10/2013) ricordava che la gioia vera viene da un’armonia profonda tra le persone basata sulla presenza
dell’amore accogliente e misericordioso di Dio. Se viene
a mancare quest’amore paziente si perde l’armonia prevalgono gli individualismi e la gioia si spegne e la famiglia
perde la caratteristica di essere sale della terra e lievito
per tutta la società.
Oggi si dibatte spesso sulla famiglia più sui diritti dei suoi
componenti che sui loro doveri, mettendo in ombra l’articolo 29 della Costituzione italiana.
La parola famiglia viene dal latino familia che include legalmente, e non sentimentalmente, tutti i suoi membri
schiavi compresi.
Nella storia la fisionomia della famiglia prende diversi
connotati secondo i periodi: dalle saghe dei Patriarchi, ai
contenuti della Torah, agli scritti profetici e sapienziali.
Durante il periodo esilico è finalizzata alla conservazione
dell’identità del popolo d’Israele. (vedi Ger 29,4-7). Nel
periodo post-esilico, quando Dio, agli occhi degli uomini, torna a prendersi cura del suo popolo, la riflessione
sulla famiglia, che risente della necessità di ricostruire il
tessuto sociale, si rifà al primo racconto della creazione
(Gen 1,26-28). Il farsi uomo “a immagine e somiglianza
di Dio”, può estendersi a tutta la vita famigliare da condurre lungo la via della santità tracciata dalla Torah.
La famiglia fin dal suo generarsi ha vissuto il dramma
dell’uomo: divisioni, contrasti, guerre, frutti dell’individualismo, da cui la difficoltà di vivere il simbolo, cioè l’unità,
se non con l’aiuto di Dio.
Eppure secondo i vescovi, c’è un enorme desiderio di
ne di cui ognuno è portatore, e quindi portare a piena
maturità il seme che è stato piantato. In quarto luogo,
l’approfondimento nella fede, che ci radica nella verità
e ci rende capaci, con la forza dello Spirito Santo, di
portarla agli altri e di difenderla contro gli attacchi e le
calunnie. Infine, uno strumento di perseveranza importante è un sano orgoglio dell’essere cattolici. Orgoglio,
non arroganza. Un sano orgoglio, per intendere che non
ci vantiamo di noi stessi, ma di Cristo che ci ha chiamati.
Ma talvolta ci scoraggiamo. Siamo pochi, pochi. Siamo
deboli. Non contiamo niente. Ma è proprio Gesù che ha
voluto così. Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole
per confondere i forti. Quanto all’ essere pochi, ricordiamoci dell’ esercito di Gedeone . Secondo il racconto
biblico del libro dei Giudici (cap. 7), Gedeone con soli
300 uomini, obbedendo al Signore, sconfisse 135.000
nemici. Così anche noi: pochi, ma guidati dallo Spirito,
che mette nelle nostre mani la tromba della testimonianza e la fiaccola del Vangelo. Il numero non conta,
conta la fiducia in Gesù.
Avanti allora, invocando dallo Spirito Santo la Grazia
a pressione, da trasfondere e diffondere come Grazia
cosciente, crescente e comunicante, capace di cambiare
il mondo e noi stessi, capace di eseguire il disegno del
Padre di ricapitolare tutto in Cristo.
Marco Zanini
Sintesi relazione sulla famiglia del diacono Marco Deserti tenuta domenica 26/10
alle Budrie.
Marco, dopo l’invocazione allo Spirito Santo, ha introdotto il tema della famiglia partenendo dal Vangelo della
domenica (XXX TO anno A Mt 22,34-40) e ha dichiarato
che il creato e la vita stessa procedono grazie all’amore,
tutto è scaturito dall’amore e tutto vi ritorna perché Dio è
Amore.
L’uomo e la donna si sposano per raggiungere l’unità e,
per chi si sposa in chiesa, il matrimonio diventa il simbolo dell’amore tra Cristo e la comunità dei credenti.
Il libro poetico sapienziale del Cantico dei Cantici, dove
si celebra l’amore reciproco di un amato e di un’amata,
può essere paradigma di quest’amore. Oggi l’umanità ha
TUTTI PER UNO...
...UN BOLLETTINO POSTALE PER TUTTI!!!
Inserito in questo numero del notiziario trovate un modulo di conto corrente postale. Perché? Perché il
Cursillo ha bisogno di sostegno economico.
Nel Cursillo e per il Cursillo tutti lavorano gratuitamente ed a spese proprie: ma per l’organizzazione dei
Corsi e per il loro svolgimento si affrontano spese che, come è già stato ricordato, non è più possibile
coprire con le offerte alle Messe Penitenziali né con la “dolorosa” al Cursillo. Il modulo di conto corrente
postale serve a raccogliere offerte spontanee ormai indispensabili. Non aggiungiamo altro.
“Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio
ama chi dona con gioia” ( 2 Cor. 9, 7)
Ringraziamo tutti coloro che in questi giorni
hanno dimostrato la loro generosità.....grazie...grazie
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da e rinnova continuamente la Chiesa.
Il vaticanista Accattoli commentando il contenuto della
“relazione dopo la discussione” osserva che il documento
è improntato all’accoglienza, alla gradualità, alla fiducia,
alla vicinanza ai feriti della vita e alla possibilità di presentare in positivo il Vangelo della famiglia.
Grazie agli insegnamenti dei due pastori che Dio ci ha
mandato Benedetto XVI e Francesco sarà più facile confrontarsi con i nostri sacerdoti sulla quotidianità di chi vive
la famiglia in ogni suo aspetto. Così per gli sposi, per i figli
che formeranno una famiglia, per gli amici, per i colleghi,
per i vicini e per gli amici dei figli si potranno accogliere
gli insegnamenti nascosti nella semplicità quotidiana del
Cantico dei Cantici, dove il simbolismo dell’unità s’identifica nei rapporti tra Dio e l’umanità, l’alleanza tra Dio e
il creato. Finalmente il prossimo sarà il nostro prossimo.
Senza ipocriti timori si potrà meglio comprendere il valore dell’esperienza sessuale, così com’è descritta nel Cantico. Non è possibile vivere l’esaltazione dell’incontro di un
uomo e di una donna se non nella faticosa ricerca di un
incontro desiderato. Oggi si abusa dell’esperienza sessuale, e si tenta di risolvere i problemi con la potenza (confr.
A. Chieregatti: Commento al Cantico dei Cantici).
L’unità della famiglia cristiana è necessaria per non soccombere al tormento delle divisioni tra i cristiani. Il Santo
Padre, nell’udienza generale dell’8/10, ci ricorda che le
divisioni provocano una ferita alla Chiesa e quindi a
Cristo, unità già minacciata tra gli Apostoli, nella Chiesa
di Corinto (1Cor 1,10), nonostante la preghiera di Gesù
nell’imminenza della sua passione (Gv17,11). Per questo
non deve mancare anche la nostra preghiera in continuità e in comunione con quella di Gesù. Ci chiede, quindi,
di non fissare lo sguardo su ciò che ci divide, ma piuttosto
su quello che ci unisce.
Preghiera nelle famiglie, nei gruppi, nella scuola responsabili. Studio della parola di Dio. Azione per mostrare accoglienza, per aiutarci a comprendere il valore dell’unità
e fare insieme tante cose buone e opere di carità.
Giovanni Paolo II ai partecipanti alla IV Ultreya Nazionale
(6/5/95) ricordava che il nostro Movimento ci chiede di
essere fermento evangelico nel mondo, con primi destinatari i familiari e sottolineava l’immagine del “treppiedi”
come nostro programma spirituale.
Marco ricorda come al ritorno del 94° Cursillo uomini
del 1990 sentì l’esigenza di pregare con la moglie Maria
Grazia e i loro figli ancora bambini, che partecipavano
addormentandosi tranquillamente nella preghiera cadenzata del Rosario. Accenna al suo impegno nel Movimento
e nella Parrocchia fino alla Ordinazione diaconale. Ricorda con un po’ di nostalgia i momenti preziosi e di maturazione che hanno portato una coppia a vivere nella
pazienza l’una dell’altro nella consapevolezza di un amore
profondo e benedetto.
Ricorda infine come Papa Francesco, in occasione della
giornata per le famiglie, abbia invitato le famiglie alla preghiera perché siano più forti.
L’incontro si conclude con la preghiera del Papa alla Sacra Famiglia per il Sinodo sulla famiglia.
condivisione in tutti gli aspetti della nostra vita, ma per
realizzarla è necessaria la conoscenza del prossimo.
Spesso l’amore di coppia è la fusione di due egoismi: si
ama nell’altro ciò che è simile a sé e non ciò che è diverso. Il vero amore si scoprirà nel momento della prova.
Se non si sarà capaci di affermare: non ti amo perché mi
hai amato, ma ti amo perché ti ho sempre amato (contr.
Ger 31) può nascere il dramma. Chi crede di essere già
amato, smette di amare: finché uno non si sente solo,
non farà mai l’esperienza profonda dell’amore. Quando
Dio scopre che il suo popolo è incapace di riconoscere
l’amore lo conduce in esilio. Oggi non si aspetta il momento successivo, solo nell’attesa si può dire che l’amore
è più forte della morte. Il contrario di ciò che ci è propinato dall’informazione relativistica di stampa e televisione.
La relazione di coppia richiama la relazione tra Dio e
l’umanità: l’uomo e Dio si desiderano e si chiamano, si
ritrovano e si dimenticano, si abbracciano e si lasciano
continuamente. Non per nulla il Papa nell’omelia già citata parla dell’amore paziente.
Un atteggiamento paziente e disponibile ci rende capaci
di vedere le novità del mondo che cammina intorno a noi,
proprio cominciando dal micro-cosmo familiare. Non basta vedere le novità, bisogna viverle, cominciando dalla
novità costante del Vangelo, per proseguire nel cammino
di Nuova Evangelizzazione che si rinnova costantemente
con la pietà, lo studio e l’azione.
Papa Francesco domenica 19/10 nell’omelia alla Santa
Messa a conclusione del Sinodo Straordinario e Beatificazione di Paolo VI affermava che la novità perenne
da riscoprire continuamente è che Dio solo è il Signore.
Lui ci rinnova continuamente e ci fa “nuovi”. “Dare a
Dio quello che è di Dio” significa aprirsi alla Sua volontà,
dedicarGli la nostra vita e cooperare al suo Regno di misericordia, di amore e di pace. Questa è la nostra forza e
la nostra speranza per vivere pienamente la nostra vita,
rispondere con coraggio alle nuove sfide e guardare con
speranza alla realtà futura. Ricordava poi la grande forza
dello Spirito Santo che aveva fatto vivere la grande esperienza della collegialità del Sinodo sulla famiglia e che gui-
Giorgio Gamberini
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Il Libro
Molti di noi pregano recitando la liturgia delle ore, cioè leggendo i Salmi.
Credo sia esperienza comune il disagio o l’incomprensione di fronte a parecchi
Salmi. Siamo portati a chiederci : ma a me cosa dicono queste parole? Perché
certe espressioni di astio, certe esagerazioni, certo insistere pesantemente su
alcuni temi? Aiuta a rispondere a queste domande C.S. Lewis, in un suo snello
libretto, di lettura gradevole e non difficile, intitolato appunto “I Salmi” (170
pag. ed. Lindau, 19 euro).
I Salmi, premette Lewis, sono poesie fatte per essere cantate, non trattati
dottrinali o sermoni: e questo spiega certe ripetizioni e certe iperboli che son
appunto proprie del linguaggi poetico.
Un tema frequente nei Salmi è l’invocazione del “giudizio di Dio”, un giudizio
che noi invece temiamo: ma per gli ebrei la giustizia di Dio è garanzia per i piccoli e i deboli. Noi non consideriamo frequente o grave l’oppressione dei poveri,
e invece c’è: cambia solo l’identità del povero, ed i Salmi vogliono ricordarci
questo. In certi casi il salmista sembra esprimere un vero e proprio odio contro
il nemico o l’oppressore: questo deve farci ricordare quante volte anche noi
diamo causa di odio a qualcuno, e insieme portare a chiederci quanta è la nostra
responsabilità per la malvagità altrui. A volte percepiamo nei Salmi una sfiducia, o meglio una noncuranza, per la
vita dopo la morte : è vero solo in parte, ma anche in questo c’è un profondo insegnamento. Noi ci preoccupiamo
dell’ inferno e del paradiso: l’ ebreo si preoccupa di amare Dio, di aver sete di Lui: solo così possiamo imparare nel
modo giusto a temere di perderLo, e paradiso e inferno diventano corollari di una fede già centrata in Dio. Ma i
Salmi sono anche inni di festa e di gioia. La festa nel Tempio è ammirazione della soave bellezza del Signore, gioia
nel trovarsi coccolati come i piccoli della rondine nel nido: c’ è qui un senso della liturgia che noi purtroppo stiamo
perdendo. Oggi si pretende di contrapporre la misericordia di Dio alla Sua legge: il salmista invece proclama la
dolcezza e il fascino della legge divina come dono della Sua misericordia. Obbedire alla legge non è solo la soddisfazione di avere la coscienza tranquilla: è la gioia di una conformità precisa ed amorevole al perfetto e complesso
disegno di Dio. L ‘ordine della mente divina , incarnato nella legge divina, è pura bellezza; ed è bello e gioioso il
riprodurlo, per quanto ci è possibile, nella nostra vita quotidiana. I Salmi sono un continuo invito a lodare Dio. La
nostra mentalità non concepisce bene questo invito, che sembra considerare Dio come un essere in crisi di autostima bisognoso di pacche sulle spalle. Per il salmista la lode non è qualcosa da dare in cambio di qualcosa che si
spera di ottenere: è invece la risposta adeguata alla ammirazione che suscitano in noi la grandezza, la bellezza, la
bontà di Dio: la lode e l’ espressione della nostra salute
interiore. Sono molti altri i punti che Lewis tocca guidandoci a vivere da laici la variegata spiritualità dei Salmi; per
questo ci sentiamo di raccomandare la lettura di questo libro a chiunque già preghi con i Salmi, o voglia incominciare a pregare con essi.
Marco Zanini
La scuola responsabili... che cosa è?
La Scuola Responsabili è il motore del movimento: garantisce che esso cresca fedele alla mentalità propria
del movimento ma anche che sia attento alle nuove realtà ed all’evoluzione del tempo.
A tal fine è importante che alla Scuola siano presenti sia i ‘vecchi’ sia i nuovi corsisti: i primi rappresentano
la memoria del movimento e ne tramandano l’esperienza ai nuovi che, accanto a loro, hanno la possibilità di
conoscere e di approfondire i modi ed i tempi del carisma dell’evangelizzazione d’ambiente.
Per questo vogliamo che la nostra Scuola Responsabili venga vissuta come una palestra, dove insieme, vecchi
e nuovi, ci si allena a correre una staffetta in cui ‘il testimone’ è rappresentato dal movimento ed il passaggio
di esso alle nuove generazioni di corsisti avvenga non attraverso ‘lezioni’ o insegnamenti teorici ma attraverso la testimonianza vivenziale - cioè semplice, gioiosa, spontanea, vera - di ciò che ciascuno di noi, con
umiltà e responsabilità, può fare per la crescita del movimento.
Ma la Scuola Responsabili è anche un’imperdibile occasione di ascolto: ad ogni ciclo della Scuola viene
proposta una riflessione, affidata a religiosi o laici, su argomenti teologici, ecclesiali, di fede che ci aiutano a
crescere come cristiani impegnati nell’evangelizzazione d’ambiente.
Senza la Scuola Responsabili non ci sarebbe il movimento e senza il movimento verrebbe a mancare per tanti
‘lontani’ quella formidabile esperienza dei tre giorni.
Antonella Palumbi Morini - Gruppo Scuola
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TESTIMONIANZE
Anche in situazioni dolorose si può essere segno di speranza.
Non vorrei cominciare con un lamento, ma si tratta pur sempre di una visione ottimistica della mia vita di oggi
o di quello che il Signore mi concederà ancora domani. A causa di una malattia che mi costringe alla chemioterapia, probabilmente per tutta la vita, frequento l’ospedale da oltre due anni ad intervalli molto frequenti. Sono diventata amica di tutte le mie dolci dottoresse e di tutte le deliziose infermiere, che si occupano
di me durante il day hospital e che io nutro e corrompo con torte al cioccolato, cosicché ottengo qualche permesso di vacanza straordinario, come in questi giorni!!!
D’altro conto però là c’è un’utenza di persone molto malate, che spesso non sono fornite di sano ottimismo, soprattutto se arrivate da poco e che non credono più, o non hanno mai creduto nelle bellezze che Dio
ci ha donato, qualunque sia la nostra condizione attuale.
E allora, sapete come succede, essendo una gran chiacchierona, comincio io a parlare sorridendo, magari del tempo, poi della migliore tinta dei capelli o del colore che dona di più. Della maglietta che indossano
perché non più chiara? Magari rossa o azzurra!!! Si vedrà il mondo con altri occhi!!! Le risposte all’inizio sono
piene di sorpresa o peggio piene di pessimismo. Però non demordo, e scivolo verso discorsi più seri ed importanti, che riscaldano il cuore e che mi mostrano sincera, convinta e piena di entusiasmo. “Cristo mi ama, Cristo
ci ama, Lui è con noi sempre; anche quando crediamo di essere state lasciate sole, il Signore ci porta sulle sue
spalle e soffre con noi e per noi”.
A volte, nella nostra stanza ci sono anche uomini in terapia, ma io riesco a coinvolgere anche loro, nonostante siano spesso più taciturni e restii. La mia convinzione è tale che suscita sempre un sorriso di speranza
e di serenità, e finiamo per parlare e parlare e ci si apre a un futuro di maggiore fiducia nel Signore.
La cosa che più mi sorprende, è che quando ne accenno anche con dottoresse e infermiere, mi danno
un po’ del loro tempo per ascoltarmi, mentre espongo con un sorriso la mia fiducia in Gesù che ci ama, così
dimentico anche me stessa e i miei guai!
Ultreyas
Elenco delle Utreyas operanti nell’Arcidiocesi di Bologna
Bologna – Madonna di S.Luca presso la Parrocchia di S. Maria Madre della Chiesa, Via Porrettana, 121
Bologna - Via Libia presso la Parrocchia di S. Maria del Suffragio, Via Libia 59
Bologna - S. Severino presso la Parrocchia di S. Severino, Largo Card. G. Lercaro, 1
San Giovanni in Persiceto presso la Parrocchia di S. Giovanni Battista, Piazza del Popolo, 22
San Pietro in Casale presso la Parrocchia di Ss. Pietro e Paolo, Piazza Giovanni XXIII, 6
Cento presso la Collegiata di S. Biagio, Via U. Bassi, 47
Incontri tutti i mercoledì feriali alle ore 21
Diocesi di Imola
Imola presso il Santuario di B. V. del Piratello
Incontri tutti i martedì alle 20.30
Dalle Ultreyas
Impegno di pietà per tutte le ultreyas per le necessità del Movimento:
Tutti i giorni a mezzogiorno recita dell’Angelus (o Regina Caeli in tempo pasquale).
Bologna Madonna di San Luca
Il mercoledì della settimana successiva alla Messa penitenziale “Ora Apostolica” dalle ore 20 alle 21.
Il mercoledì che precede immediatamente la partenza alle ore 22: Santa Messa.
Durante lo svolgimento di tutti i corsi Adorazione Eucaristica dalle 18 del sabato alle 18 della domenica.
Bologna Via Libia
Primo mercoledì del mese, prima dell’ultreya, ore 20.30:
Santo Rosario ed impegni intendenze per i cursillos in Italia e nel mondo che si tengono nel mese.
Bologna San Severino
Primo giovedì del mese, presso la parrocchia di Santa Teresa del Bambino Gesù, ore 18.00: Santa Messa.
San Pietro in Casale
Durante lo svolgimento di tutti i cursillos:
Adorazione Eucaristica dalle ore 18 del secondo giorno, presso il Santuario della Divina misericordia in Gherghenzano.
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Da scrivere in Agenda:
Mercoledì 28 Gennaio ore 21
Ultreya generale, S. Messa penitenziale per 96° Cursillo Donne presso
Parrocchia di S. Giovanni Battista Via Marconi, 39 Casalecchio di Reno.
Lunedì 9 febbraio: Inizio Scuola Responsabili a Funo.
Giovedì 12 febbraio: Partenza 96° Cursillo Donne.
Domenica 15 febbraio: rientro 96° Cursillo Donne.
Mercoledì 22 aprile ore 21
Ultreya generale, S. Messa penitenziale per 167° Cursillo Uomini a San Pietro in Casale.
Venerdì 1 Maggio
Ultreya Europea in S. Pietro in Vaticano con udienza di papa Francesco in sala Nervi.
Giovedì 7 Maggio: Partenza 167° Cursillo Uomini.
Domenica 10 Maggio: rientro 167° Cursillo Uomini.
N.B. Le partenze e i rientri dei prossimi cursillos si terranno presso la Parrocchia del Corpus
Domini
Via F. Enriques, 56 Bologna.
Ricordiamo che per chi intende dare il proprio contributo nel movimento la partecipazione a un
Cursillo Responsabili è fortemente consigliata
Notizie di famiglia
Sono tornati alla casa del Padre
Agar Fortini, Suor Maria Cristina Alberghini, Luciano Gozza, Paolino Balboni,
Bruno Corvini, Pietro Resca, la mamma di Marina Curati, Sergio Tinti,
Angela Ghisellini Ferioli, Laura Malaguti Collari, il papà di don Victor
Saul Meneses Moscoso, Franco Balboni e Pietro Piretti dell’Ultreya di Cento;
Don Giovanni Sandri, Vittorio Rinaldi dell’Ultreya di Bologna – Madonna di San Luca;
Filippo Viaggi, Padre Albino Elegante, Padre Marino Crotti, dell’Ultreya di Bologna – Via Libia;
il papà di Danio Sarti, dell’Ultreya di San Giovanni in Persiceto;
Roberto Biavati, Alessandro Tassi, il papà di Claudia Bertocco dell’Ultreya di Piratello;
la sorella maggiore di Don Arturo Bergamaschi dell’Ultreya di San Severino.
Hanno celebrato i 25 anni di sacerdozio:
Don Angelo Lai e Don Gabriele Stefani.
Ha celebrato i 50 anni di sacerdozio:
Don Tarcisio Nardelli.
Hanno celebrato i 60 anni di sacerdozio:
Don Arturo Bergamaschi e Don Ivo Cevenini.
CRISTO CONTA SU DI NOI!!!
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Presuntuosi o... ...docili pennelli.