Poste Italiane S.p.A. Sped. Abb. Post. DL353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comm. 1 AUT. GIPA/C/PD/29/2011. In caso di mancato recapito rinviare a Roma per la restituzione al mittente previo pagamento resi
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Organo ufficiale dell'Associazione
BIMESTRALE N°4 - LUG/AGO 2012
bilancio SOCIALE 2012
Direttore responsabile:
Filippo Anastasi
Direttore editoriale:
Francesco La Palombara
Caporedattore:
Massimiliano Fiore
Editore:
U.N.I.T.A.L.S.I.
(Unione Nazionale Italiana
Trasporti Ammalati a Lourdes
e Santuari Internazionali)
2-3
18-19
Quattro colori
di fede
Intervista
al Card. Scola
F. La Palombara
4-5
11
M. Fiore
Nella scuola
a pieno titolo
Ecco
il bilancio
sociale
26-27
La promessa
d’amore
20-21
Famiglia
e disabilità
M. Caputo
A.M. Cosentino
6-7
L’amore
è nell’aria
12-13
22
28-29
Passaporto
ai volontari
‘Italian
chapel’
In campo
per l’Emilia
M. Fiore
F. Anastasi
F. Vayne
8-9
30
14-15
La guarigione
e il miracolo
Una volta
si andava
a Piedi
F. Baiocco
D. Priori
Affidati
alla vita
C. Cilli
23
Al mare senza
barriere
10
L’Europa
premia l’Unitalsi
31
Un palazzetto
per Alessio
16-17
32
Una sfida
di civiltà
Servo
di Dio
M. Fiore
24-25
Supermercati
di solidarietà
V. Seletti
Redazione:
Fraternità, organo ufficiale
dell'Associazione
è iscritta al Roc n. 2397
c/o Presidenza Nazionale
UNITALSI in Via della Pigna 13/A
00186 Roma
Tel. 06.6797236-int 222,
fax 06.6781421,
[email protected]
c/c postale n° 10274009
intestato a Unitalsi
via della Pigna 13/A - 00186 RM
Hanno collaborato:
Mons. Luigi Marrucci,
Salvatore Pagliuca,
Federico Baiocco,
Mariangela Camporeale,
Marco Caputo,
Cosimo Cilli,
Angela Maria Cosentino,
Claudio Focolari,
Claudio Papini, Laura Plata,
don Danilo Priori,
Vanni Seletti,
Francois Vayne.
Con approvazione ecclesiastica,
rivista bimestrale, reg. n. 21 trib. Roma in
data 5 gennaio 1988
Foto:
> Ufficio Stampa Family 2012
Copertina e pagg. 18 -19,20
> Ufficio Stampa Cei
pag.11
> Claudio Papi, fotografo Gabinetto
del Sindaco di Roma
PAG. 23
> Sergio Pancaldi
pagg. 3, 28 – 29, Controcopertina
> Marie Cailleaux,
Service Photo, NDL Editions
pagg. 7, 9
> Alberto Maranesi
pag. 15
Progetto grafico: FAR 11
Stampa: Mediagraf Spa
viale della Navigazione Interna 89
35027 Noventa Padovana (PD)
Finito di stampare: giugno 2012
Questo periodico
è associato all’Uspi
numero verde
800 00 11 44
PELLEGRINAGGI UNITALSI
progetti di carità
800 062 026
PROGETTO BAMBINI
[email protected]
www.unitalsi.it
Mons. Luigi Marrucci Assistente Ecclesiastico Nazionale
Salvatore Pagliuca Presidente Nazionale
Il Rosario con Bernadette
Il susseguirsi dei pellegrinaggi scandisce
il ritmo di questa estate torrida ed i treni
vanno e tornano da Lourdes riproponendoci un avvenimento che è sempre lo
stesso e sempre nuovo al tempo stesso:
il miracolo del cambiamento del cuore!
Tante sono le testimonianze che ci vengono dai nostri ammalati, personale e
pellegrini, molte inviate via mail o via
posta, tante attraverso i servizi che
TV2000 ci offre ogni giorno all’Angelus o
al S. Rosario.
Sono testimonianze di ritrovamento della
serenità, della pace, della rassegnazione e
della capacità di condivisione del dolore altrui, sono testimonianze di un nuovo cammino nella fede che ci fanno riflettere sul
percorso che l’Unitalsi ha svolto e svolge
ormai da 110 anni e sull’impegno che ad
essa la Chiesa richiede nel solco dell’educazione alla vita buona del Vangelo.
Buon esempio di questo percorso è il
quarantennale della casa di accoglienza
Salus Infirmorum, la nostra casa a Lourdes, nata per sopperire ad una necessità
improvvisa determinata dalla riduzione
dei posti ammalato e che si è rivelata una
scelta profetica per lo sviluppo dei pellegrinaggi unitalsiani e della relativa notevole
influenza che ha avuto sullo sviluppo dell’Associazione e dell’accoglienza in genere
a Lourdes.
Gli unitalsiani, avendo in comune il punto
di aggregazione rappresentato dal Salus,
condividono una medesima cultura che
si crea sul territorio del Santuario e nello
spazio della propria quotidianità, e tale
cultura permea l’Associazione ed è elemento di cambiamento non percepibile
ma altamente incisivo, portando a scelte
di impegno quotidiano sul territorio che
si rifanno al modello conosciuto al Salus.
Dalle difficoltà nasce linfa nuova, ed in
questo periodo di difficoltà ce ne sono
tante, ma vanno affrontate guardando
avanti, elaborando nuove idee e cercando di immaginare risposte che si traducano poi nella realtà, non tralasciando
la preghiera che è la forza del nostro
agire.
Con questo spirito stiamo recitando il
Rosario con Bernadette e ci avviciniamo
all’inizio di una nuova stagione, in cui si
aprirà la porta della Fede, e ricorderemo
le tante storie che in 110 anni hanno costruito la storia di questa Associazione,
chiamata ad un impegno di responsabilità a favore di chi è nel bisogno, non solo
per rispondere ad un dovere sociale, ma
per inquadrare la nostra azione di carità
discreta in una logica di testimonianza
cristiana. Dobbiamo riscoprire la gioia di
servire Cristo nel fratello vicino, dando
senso al nostro essere pellegrini verso
quel santuario chiamato “persona”.
1
Pellegrinaggio Nazionale
Francesco La Palombara
Direttore editoriale di Fraternità
Quattro colori di fede
I misteri luminosi: l’azzurro, il viola, il giallo e l’arancio
A
fine settembre si rinnova il tradizionale Pellegrinaggio Nazionale dell'Unitalsi, in un certo senso
epilogo di un’altra stagione che ha visto l'Associazione accompagnare, con i suoi volontari, ammalati e
pellegrini alla Grotta di Massabielle per un incontro davvero speciale con Gesù attraverso l'intercessione di Sua
Madre.
Il tema pastorale proposto dal Santuario "Pregare il rosario con Bernadette" sarà vissuto in modo particolare anche
grazie all'aiuto di alcune icone contraddistinte da colori che
caratterizzeranno le diverse giornate.
Così i misteri gaudiosi, racchiusi nell'icona dell'Annunciazione, in colore azzurro; quelli dolorosi nell'incontro di
Gesù con Sua Madre sulla via del Calvario, colorati in viola;
quelli luminosi nell'Ultima Cena, in colore giallo, e quelli gloriosi nella Resurrezione, colorati in arancio.
L’ANNUNCIAZIONE
L’ULTIMA CENA
GESÙ E SUA MADRE SULLA VIA DEL CALVARIO
LA RESURREZIONE
2
Le Riflessioni e le meditazioni proposte giorno per giorno,
aiuteranno tutti i partecipanti a ripercorrere la vita di Gesù
ed a coglierne l'attualità del messaggio. In particolare, nella
"processione aux flambeaux", i misteri luminosi saranno
meditati con l'aiuto di filmati realizzati nella terra di Gesù ed
arricchiti dalla testimonianza di alcune persone che nella
quotidianità hanno vissuto e vivono il messaggio di Cristo.
Ma il "Nazionale" dell'Unitalsi è molto di più di un pellegrinaggio, in quanto rappresenta l'incontro annuale con il
maggiore numero di soci provenienti da tutta l’Italia e contemporaneamente presenti a Lourdes che, anche attraverso la Città dei Progetti, allestita in Esplanade, hanno la
possibilità di verificare il cammino associativo dell'ultimo
anno e di conoscerne le progettualità future.
Quest'anno poi si celebrano anche i 40 anni di vita e storia del "Salus Infirmorum", la casa dell'accoglienza voluta
dall'Associazione nel 1972 per rispondere alla diminuita
disponibilità di posti per gli ammalati.
Quella che sembrava una scelta azzardata si è dimostrata
fantastica e profetica: fantastica, perché da una situazione
che rischiava di mettere in discussione il futuro dell'Associazione a Lourdes è scaturita un'occasione per consolidarne la presenza; profetica, perché ha contribuito
sostanzialmente a trasformare le modalità di accoglienza
dei malati a Lourdes. Sarà possibile ripercorrere questo
percorso attraverso una mostra allestita all’esterno del
Salus e per ulteriori approfondimenti, con la possibilità di
avere una descrizione più dettagliata degli eventi attraverso una serie ‘slides’, all’interno del Salus stesso con
l’ausilio dei responsabili del pellegrinaggio.
Il “Nazionale” chiuderà un’altra stagione, non tra le più
semplici degli ultimi anni, per i molti motivi di varia natura
a tutti noti, ma, ci auguriamo, darà lo slancio rinnovato per
proiettarci verso il 2013, anno in cui l’Unitalsi celebra il
110° anniversario della sua fondazione e la Chiesa l’ha dichiarato come l’ “Anno della Fede”.
3
Progetto
Marco Caputo
Formatore società “Bilanciarsi”
Ecco il bilancio sociale
Strumento di comunicazione con il “valore aggiunto” delle iniziative
C
on il progetto “Il bilancio sociale: un metro di misura del prodotto associativo” finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ai sensi
della Legge 383/2000, l’UNITALSI ha voluto dotarsi di uno
strumento di comunicazione e gestione con cui evidenziare il "valore aggiunto" delle numerose iniziative intraprese dall’Associazione nelle sue 19 sezioni e 267
sottosezioni, che sono diffuse su tutto il territorio nazionale
e concorrono a migliorare il quotidiano di tutti i propri soci.
Adottando il Bilancio Sociale l’UNITALSI è consapevole di
avere compiuto un’importante operazione di immagine e
di sostanza per rafforzare la trasparenza che ha sempre
caratterizzato le sue azioni, di aver accresciuto il coinvolgimento di tutti i membri dell’Associazione, che sono diventati così attori e portavoce della cultura di riferimento,
di aver rappresentato e descritto, nel loro complesso, le
attività dell’Associazione non soltanto da un punto di vista
economico-finanziario e di aver costruito una nuova cultura della rendicontazione, impostando un criterio di valutazione partecipata e consapevole, capace di accrescere
la qualità gestionale di tutta l’organizzazione.
Durante la realizzazione del progetto si è svolta un’attività
formativa rivolta alle risorse umane dell’UNITALSI (responsabili, volontari, impiegati, delegati, ecc) secondo due livelli di azione complementari e finalizzati ad una massima
diffusione del tema del reporting sociale.
La formazione di coloro che, concretamente hanno redatto il bilancio sociale attraverso la raccolta dei dati e la
stesura del testo e dei volontari di sottosezione è stata articolata in una serie di seminari formativi organizzati e divisi in moduli, al fine di razionalizzare il percorso di
apprendimento da parte dei partecipanti.
Unitamente al percorso di lezioni teoriche frontali sono stati
realizzati anche lavori di gruppo più pragmatici all’interno
del seminario, che hanno visto i partecipanti, sotto la supervisione dei relatori, impegnati ad elaborare attivamente
alcune parti essenziali del Bilancio Sociale. Il progetto è
durato 12 mesi e si è concluso il 7 luglio scorso con l’organizzazione di una giornata durante la quale è stato pre-
4
sentato il primo Bilancio Sociale dell’UNITALSI. Alla giornata hanno partecipato i volontari che sono intervenuti ai
seminari, i Presidenti di sezioni, gli appartenenti al gruppo
di Bilancio Sociale.
L’UNITALSI ha realizzato il primo Bilancio Sociale accettando le sfide che tale strumento comporta, date le sue
due principali finalità: quella gestionale e quella comunicativa. Il Bilancio Sociale, infatti, è innanzitutto uno strumento
che serve a “rendersi conto”, uno strumento di gestione
organizzativa mediante l’attivazione di un percorso interno
di verifica e programmazione, di confronto, dialogo e coinvolgimento tra tutti i soggetti appartenenti all’organizzazione. In secondo luogo, è uno strumento per “rendere
conto”: è cioè uno strumento di comunicazione perché
permette agli interlocutori di UNITALSI di reperire informazioni utili, chiare ed attendibili rispetto al suo operato.
Realizzare un Bilancio Sociale, in sostanza, non è una
cosa semplice ed UNITALSI è ben consapevole di come
sia difficile, soprattutto nel primo anno, realizzare un documento esaustivo e completo di tutte le informazioni. Per
tale motivo, presentandolo agli Associati il 7 luglio 2012
ha dato il via ad un percorso di miglioramento del documento e del processo che ha portato alla sua realizzazione
facendo tesoro dei punti di forza emersi durante i diversi
mesi di lavoro e tentando di evidenziare i limiti e le opportunità per il futuro. Seguendo i principi di trasparenza e responsabilità nei confronti dei propri interlocutori, UNITALSI
ha così raccolto suggerimenti, opinioni, spunti da parte dei
soci e del gruppo di lavoro che ha realizzato il documento
e li ha assunti come impegni per il miglioramento: essi
possono essere sintetizzati in impegni per migliorare le future edizioni e il processo interno di redazione nonché migliorare la comunicazione verso l’esterno.
Come prima cosa, UNITALSI dovrà dare seguito e consolidare il percorso avviato che ha visto un coinvolgimento
attivo delle sezioni e delle sottosezioni su tutto il territorio
nazionale. Il carattere sperimentale del progetto ministeriale prevedeva necessariamente un numero limitato di
partecipanti e pertanto è opportuno pensare a delle mo-
dalità per estendere il coinvolgimento a tutte le componenti territoriali dell’Associazione sia come formazione sull’argomento che come contributo alla redazione del
documento. In tal senso, gli strumenti informatici potranno
essere di grande aiuto (come il questionario online per la
raccolta dei dati, già in fase di progettazione) ma non va
sottovalutato il grande valore aggiunto dei gruppi di lavoro,
in cui le persone possano confrontarsi, discutere e scambiare opinioni e buone pratiche (come sempre è successo
durante gli incontri territoriali del progetto).
L’UNITALSI, quindi, si è subito premurata di affinare la rac-
rappresentare un modo efficace per raccogliere consenso,
dare conto, essere legittimati ad operare e comunicare il
Bilancio Sociale può aiutare molto.
Il Bilancio Sociale, o suoi estratti, potrà così essere divulgato in fase di raccolta fondi, per presentarsi ai Ministeri,
alle Amministrazioni Locali, alle Parrocchie ecc., oppure
può venire usato per fare formazione ai nuovi volontari o
per dare informazioni agli organi di stampa: le potenzialità
comunicative sono moltissime. I primi destinatari di questa
attività di condivisione e divulgazione, non va mai dimenticato, dovranno essere le sezioni e le sottosezioni in
NELLE FOTO LA PRESENTAzIoNE DEL BILANCIo SoCIALE. DA SINISTRA: M. CAPUTo, D. PRIoRI, S. PAGLIUCA, M. TANINI
colta dei dati e renderla il più attendibile e affidabile possibile soprattutto facendo in modo che tutte le sezioni e
sottosezioni adottino gli stessi criteri e le stesse modalità
di registrazione delle tante e variegate attività che vengono
svolte durante l’anno. L’UNITALSI, oltre a “fare il bene facendolo bene”, ha con il Bilancio Sociale l’opportunità di
“farlo sapere” e, per farlo, bisogna avere la disponibilità di
dati e informazioni. L’opera di comunicazione e formazione
della Presidenza Nazionale nei confronti dei territori sarà,
a tal fine, fondamentale anche per tenere sempre alta l’attenzione verso questo importante strumento, per condividerne gli obiettivi e la metodologia; la presenza di un
gruppo di lavoro o di una commissione per il Bilancio Sociale, che sia sempre aperta a nuove competenze e disponibilità, può sicuramente giovare a tale processo.
Sul fronte interno UNITALSI dovrà cominciare a valutare
l’efficacia delle proprie attività pensando di coinvolgere i
destinatari e i beneficiari sul territorio e a livello nazionale.
Gli indicatori presenti nel Bilancio Sociale, in sostanza, oltre
a rappresentare le attività realizzate dovrebbero sempre
più essere in grado di esprimere gli effetti e le utilità sociali
prodotte nei confronti dei propri interlocutori.
Sul versante della comunicazione esterna, UNITALSI si
pone alcuni importanti impegni. Innanzitutto, sarà necessario non interrompere mai il flusso di comunicazione delle
attività, dei progetti, dei risultati ottenuti sul territorio di riferimento. Come già detto “fare bene e farlo sapere” può
quanto sono i volontari sul territorio ad essere gli “ambasciatori” e i testimoni dell’Associazione: loro sono il primo
riferimento e a loro viene richiesto impegno e responsabilità nella gestione delle relazioni e dei contatti nelle comunità di riferimento. Avere uno strumento come il Bilancio
Sociale può permettere a tutti di essere allineati sui valori
e sulle finalità e conoscere le tante cose che fa UNITALSI.
Il Bilancio Sociale non è, quindi, soltanto uno strumento
informativo, ovvero che comunica quanto ha fatto UNITALSI in un anno di attività; grazie ad esso, gli interlocutori
esterni si sentiranno stimolati a indirizzare all’Associazione
suggerimenti, richieste, spunti. UNITALSI dovrà stare attenta a cogliere tali aspettative (ed anzi a stimolarle ad
esempio con indagini e focus group), cercare di dare loro
una risposta ed avviare così un percorso di miglioramento
continuo non autoreferenziale. Quest’ultimo aspetto citato
è, probabilmente, la sfida più grande che UNITALSI ha accettato nel momento in cui ha deciso di realizzare il Bilancio Sociale: ovvero aprirsi ancora di più all’esterno e
all’interno, raccontarsi ed accettare di essere “guardata
dentro”, dare ascolto alle voci altrui, tradurre i tanti stimoli
emersi con il percorso in comportamenti concreti. L’obiettivo di tutto questo è riuscire a dare sempre di più e sempre meglio risposte alle persone che da una parte
compongono l’Associazione stessa e dall’altra, ogni
giorno, vivono del conforto, dell’ascolto e del sostegno
dell’UNITALSI.
5
François Vayne Direttore Lourdes Magazine
“L’amore è nell’aria”
In occasione del primo incontro
scientifico organizzato dal dott. A.
De Franciscis a Lourdes l’8 e 9 giugno, una delle personalità invitate a
dibattere riguardo la questione delle
guarigioni, la Professoressa E. Sternberg, in occasione di uno scambio
informativo, ha affermato “da Descartes in poi c’è come uno scisma
fra il cervello ed il corpo, ricerchiamo la medicina globale, riconciliamo la scienza con la saggezza
degli anziani!”
Questa osservazione si ricongiunge,
in una certa maniera, con quella del
Premio Nobel di Medicina 2008, il
professor Luc Montagnier, presente
a questo incontro voluto dal responsabile dell’ufficio delle constatazioni mediche di Lourdes,
anch’egli desideroso di considerare
la creazione come “una sinfonia
dove tutte le note contano”, rammaricandosi ad esempio che i biologi ignorino il fenomeno delle onde
nelle loro analisi sulle malattie e
sulle guarigioni.
Il Prof. Montagnier evoca a tal proposito la sindrome di Semmelweiss,
riferendosi a questo medico ungherese del XIX secolo, rinnegato dai
suoi pari: egli scoprì un legame fra
il fatto di non lavarsi le mani prima
di operare e le febbri puerperali
causanti a volte la morte, ma nessuno gli ha creduto fino a che Pasteur ha scoperto i batteri. Questi
due scienziati, L. Montagnier e E.
Sternberg, in accordo sulla base,
6
hanno tuttavia, in maniera amichevole in conferenza stampa, deposte
le armi, l’uno dichiarando che in definitiva siamo programmati per morire, l’altro assicurando, al contrario,
che lo siamo per guarire.
“In effetti, noi siamo così programmati, per guarire, perché l’organismo si “aggiusta” per permanere, in
un processo di cicatrizzazione che
mobilita l’intero sistema immunitario”, afferma il Prof. Sternberg con
un gran sorriso, considerando che
specialmente le emozioni provocate
dall’ambiente possono influenzare
la guarigione.
D’origine ebraica, con la sua famiglia scappò dal nazismo e trasferitasi in Canada, divenne medico
come suo padre e fece la scelta di
consacrarsi alla ricerca per fare del
bene e favorire il benessere delle
persone. “Una sera di Natale, durante i miei studi, ero di guardia e
cercando urgentemente nella biblioteca dell’ospedale, trovai ciò
che ha permesso di consolare un
paziente affinché potesse vivere
questa festa religiosa a casa. Da
questa esperienza basilare è nei
miei desideri continuare la ricerca,
senza accontentarmi di ciò che mi è
stato insegnato”, racconta con
umiltà e semplicità la professoressa
Sterneberg.
Andando indietro lontano nella sua
vita, si ricorda ugualmente che suo
padre un giorno interruppe il pasto
in giardino, a Montréal dove abita-
vano, dicendo ai propri figli: “Ascoltate il suono della pace”. Un cane
abbaiava, degli uccelli cantavano,
dei giocatori di tennis colpivano le
palline, “mio padre oggi è morto,
scappato alla seconda guerra mondiale, conosceva il prezzo della
pace, egli che era stato nei campi
di lavoro; i suoi propositi mi hanno
orientato ad ascoltare ogni giorno a
guardarmi intorno per meravigliarmi
della bellezza della creazione aiutando gli altri a decidere di essere
felici”. A Lourdes sente “l’amore
nell’aria”, ecco perché ci è ritornata
quest’anno, dopo aver scoperto la
grotta di Massabielle, grazie ad
amici di Lione, nel 2006.
“Respiro a Lourdes un’aria di compassione” - precisa persuasa la
Sterneberg, che alcuni luoghi possono essere benefici, come ‘dei
giardini di guarigione”.
2
Un giorno sulla collina vicino alla
Cattedrale Nazionale di Washington, in primavera, guardando cadere i petali bianchi dei ciliegi nel
vento, Esther ha percepito la vicinanza dell’invisibile: “Ho avuto il
sentimento che mio padre mi accarezzasse la testa come quando mi
curava quando ero piccola”.
Richiamando in maniera molto professionale la neuroscienza e la neurobiologia, la professoressa non
esclude l’intervento divino, al contrario, Dio si manifesta secondo lei
soprattutto come una misteriosa
presenza di speranza vicino a noi.
L’intervento della professoressa
americana Sternberg,
reumatologo e scrittrice,
durante il primo colloquio
scientifico organizzato
nella cittadina di Bernadette
NELLA FOTO LA SCIENzIATA M. STERNBERG AL CoNVEGNo
E IL RESPoNSABILE DEL BUREAU MEDICAL DI LoURDES SANDRo DE FRANCISCIS
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Primo incontro scientifico internazionale
Federico Baiocco Responsabile Nazionale Medici
La “guarigione” e il “miracolo”
A
giugno, a Lourdes, si è svolto il primo Incontro
Scientifico Internazionale, promosso dal Bureau
Des Constatation Medicales de Lourdes.
L’argomento che ci è stato posto, sotto forma di quesito,
è attuale e quasi bruciante: “cosa significa guarire oggi”?
I 30 esponenti della sanità internazionale e del mondo ecclesiale, tra cui il premio Nobel Luc Montagnier ed il Presidente del Consiglio Pontificio per la Pastorale della Sanita
SE Mons. zimowsky, si sono confrontati sul tema, che comunque nel contesto di Lourdes acquisisce un significato
del tutto particolare. Calare questa problematica nella realtà di Lourdes significa inevitabilmente passare dal concetto medico di “guarigione” al concetto ecclesiale di
“miracolo”, ma proprio per mantenere il massimo atteggiamento scientifico, le relazioni svolte dai rappresentanti
ecclesiastici hanno preso spunto dai criteri “medici” di riconoscimento di una guarigione inspiegabile promulgati
da Cardinal Lambertini, futuro Papa Benedetto XIV.
Sono 130 anni che il Bureau Medical di Lourdes si adopera in tal senso, cioè nella ricerca della massima scientificità nel riconoscimento di eventuali guarigioni inspiegate,
proprio per offrire alla valutazione ecclesiale criteri e dati
quanto più possibile oggettivi.
Nel convegno, noi dell’Unitalsi, abbiamo presentato i nostri dati epidemiologici e del significato che questi hanno
acquisito nel migliorare la capacità di accoglienza nei confronti dei pellegrini ammalati, consapevoli che una malattia non è mai uguale a se stessa e che l’evoluzione è
comunque determinata dalla interazione con la persona
portatrice e con l’ambiente circostante. Interazione che
addirittura può esserci nei confronti dell’acqua, anche contenuta nel nostro corpo. Il premio Nobel Luc Montagnier ci
ha proprio parlato di questo, cioè di come l’acqua può essere modificata nelle sue capacità elettromagnetiche da
parte delle stimolazioni del mondo circostante.
Ma l’elemento determinante, comunque, in tutte le relazioni è stata la realtà di Lourdes, cioè la percezione di un
luogo che acquisisce significato non solo per la eventuale
guarigione del corpo, ma nella possibilità di armonizzare la
8
condizione personale e comunitaria dell’individuo, non
coinvolgendo solo il mondo della malattia manifesta, ma
forse proprio nella possibilità di modificare il personale atteggiamento nei confronti del prossimo.
Nella relazione della Professoressa P.Ann Solari di Chicago
ci sono stati presentati dati sulle modifiche dell’atteggiamento, nei confronti dei malati, da parte degli studenti infermieri. Venuti appositamente a Lourdes a fare un
periodo intensivo di servizio dagli USA, agli studenti è stato
presentato un questionario inerente il proprio atteggiamento nei confronti delle persone malate, prima, subito
dopo e a distanza di un certo periodo di tempo. L’ele-
1
NELLA FOTO DA SINISTRA IL DIRETToRE DI LoURDES MAGAzINE
FRANCoIS VAYNE, IL PREMIo NoBEL DEL 2008 PER LA MEDICINA
LUC MoNTAGNIER, IL PRESIDENTE DEL PoNTIFICIo CoNSIGLIo
PER LA PASToRALE DELLA SANITà MoNS. zIGMUNT zIMoWSkI
E L’ARCIVESCoVo DI LIoNE IL CARDINAL PHILIPPE BARBARIN.
mento fondante della ricerca è stata la consapevolezza
che dopo l’esperienza di servizio a Lourdes gli studenti si
definivano diversi, e che principalmente percepivano come
diversa la propria disponibilità nei confronti dell’individuo
malato. La Relatrice ci ha espresso lo stupore nell’ascoltare il cambiamento raccontato dai propri studenti, peraltro, come già detto verificato anche a distanza di tempo.
Forse questo è il senso di questo convegno svolto a Lourdes sul significato attuale della guarigione. L’accettazione
della propria condizione in primo luogo, ma di pari passo
la disponibilità ad accogliere, anche la condizione degli
altri, tanto più come operatori Sanitari. Non tutti possono
guarire, anzi pochissimi a Lourdes hanno potuto e forse
potranno, e peraltro questo non è lo specifico sia della
Grotta che del messaggio che in questa è stato manifestato. Molti comunque, volendo possono percepire a
Lourdes l’opera di riconciliazione che Dio cerca di operare
con le persone e tra le persone. Ci sono probabilmente
pochi luoghi al mondo dove questa realtà è cosi ben percepita ed è proprio questa che ci spinge, e spinge milioni
di persone a transitare in quella Grotta, che negli anni è diventata sempre più scarna, asciutta, poiché il significato
non risiede mai nelle cose , ma nelle persone e nel loro incontro comunitario e con Dio.
9
“Casa Famiglia”
dalla redazione
L’Europa premia l’Unitalsi
Il riconoscimento assegnato ad un progetto a Benevento
L
,
Unitalsi riceve un importante riconoscimento
dal Parlamento Europeo, quale esempio concreto di integrazione e solidarietà verso le
fasce più deboli del tessuto sociale. In particolare, il premio è stato assegnato per il progetto “Casa
famiglia Pellegrino Varricchio”, a Benevento. “Questo
premio - ha dichiarato Salvatore Pagliuca, Presidente
Nazionale Unitalsi - rappresenta un motivo di orgoglio
per la nostra associazione, perché riconosce - anche a
livello istituzionale - la felice intuizione di carità che ha
generato il progetto “Casa Famiglia”, per dare una risposta al “dopo di noi” che riempie di incertezza la vita
di genitori con figli in difficoltà. Il premio europeo ricevuto dalla “Casa Famiglia” di Benevento, pertanto, rappresenta il modo migliore per avvicinarci al 2013, anno
in cui l’Unitalsi celebrerà i suoi primi 110 anni di storia, vivendo con responsabilità e passione la consapevolezza
del proprio ruolo nella società e nella Chiesa.
Il valore del progetto “Casa Famiglia”, in tal senso, è solo
uno degli elementi tangibili dell’impegno discreto svolto
quotidianamente sul territorio. Siamo felici che la sensibilità istituzionale abbia apprezzato il valore di questo im-
10
pegno, in una cornice dal respiro europeo”. Il riconoscimento assegnato all’Unitalsi è frutto della scelta operata
dai parlamentari europei di ogni Stato membro, che segnalano ogni anno i cittadini, le associazioni o i gruppi
meritevoli di tale riconoscimento, che vengono valutati
prima da una giuria nazionale e in ultima istanza dalla
Cancelleria centrale del Premio.
“Ricevere il premio come una tra le associazioni di volontariato che si è distinta per l’attività di solidarietà e di
volontariato svolta nel panorama europeo, è sicuramente una grande soddisfazione - ha rilevato il vice Presidente Nazionale Dante D’Elpidio - che ci sprona a far
conoscere l’UNITALSI anche in un contesto internazionale”. L’Unitalsi - nelle parole del Presidente Pagliuca e
del Presidente della Sottosezione di Benevento, Pasquale zagarese - ha espresso una sincera gratitudine
all’on. Erminia Mazzoni, Presidente della Commissione
Petizioni del Parlamento Europeo, che ha sostenuto la
candidatura del progetto Casa Famiglia. La cerimonia di
consegna del premio avverrà nell’ambito di due eventi,
il primo Nazionale in programma a ottobre a Roma e il
secondo, a novembre, a Bruxelles.
Duplice intesa
dalla redazione
Nella scuola a pieno titolo
Riqualificazione professionale dei futuri insegnanti di religione
R
idefinire il profilo di qualificazione professionale
dei futuri insegnanti di religione cattolica, armonizzandone il percorso formativo richiesto
per l’insegnamento con quanto previsto, oggi, nelle
scuole di ogni ordine e grado in Italia. Definire una nuova
versione delle indicazioni per l’insegnamento della religione cattolica nel secondo ciclo, sulla base dei rinnovati
documenti che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca ha elaborato in un quadro di riforma dell’intero sistema educativo di istruzione e formazione (licei,
istituti tecnici, istituti professionali, percorsi di istruzione e
formazione professionale).
Sono questi, in sintesi, gli obiettivi della duplice intesa che
è stata firmata giovedì 28 giugno a Roma, presso la sede
della Conferenza Episcopale Italiana, dal Card. Angelo
Bagnasco, per la CEI, e dal Ministro Francesco Profumo,
per il MIUR.
L’accordo, raggiunto al termine di un percorso all’insegna
del dialogo e della collaborazione, consolida ulteriormente
l’armonioso inserimento dell’insegnamento della religione
cattolica nei percorsi formativi della scuola italiana.
"Nella consapevolezza che, come ha sottolineato Benedetto XVI, «la dimensione religiosa è intrinseca al fatto culturale, concorre alla formazione globale della persona e
permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita»
NELLE FOTO LA FIRMA DELL’INTESA TRA IL PRESIDENTE
DELLA CEI, IL CARDINAL ANGELo BAGNASCo
E IL MINISTRo DELL’ISTRUzIoNE FRANCESCo PRoFUMo
(discorso agli insegnanti di religione cattolica, 25 aprile
2009), auspico - ha affermato il Card. Bagnasco - di vedere quanto prima i frutti di bene che scaturiranno da
questo rinnovato accordo, conscio dell’impegno delicato
in vista della maturazione integrale delle persone degli
alunni e grato per il lavoro costante e professionale di tutta
la comunità educante della scuola, ivi compreso l’impegno professionale degli insegnanti di religione cattolica".
11
Risoluzione UE
Massimiliano Fiore
Caporedattore di Fraternità
Passaporto ai volontari
L’europarlamentare Scurria: “Permetterà il riconoscimento
delle loro qualifiche professionali e delle competenze acquisite”
Onorevole, come rendere più accessibili le attività di
volontariato in un altro paese dell’Ue?
“Prevediamo di creare un vero e proprio gruppo internazionale di volontari con competenze specifiche che
sia in grado di intervenire a livello transnazionale nelle situazioni emergenziali: alluvioni, incendi, cataclismi naturali, terremoti. Attraverso l’istituzione di un sito web
ufficiale, nel quale saranno rese pubbliche le possibilità
di volontariato in tutti i paesi dell’Unione, offriremo indicazioni su come potervi accedere per offrire aiuto alle diverse forze nazionali impegnate a gestire questo tipo di
emergenze. Inoltre per facilitare lo scambio internazionale tra le associazioni dei diversi paesi, abbiamo immaginato la costituzione di un albo europeo delle
associazioni in grado di promuovere la partecipazione a
bandi e finanziamenti europei”.
12
Può spiegarci cosa intende quando parla di passaporto europeo delle qualifiche?
“E’ uno strumento estremamente innovativo perché al
momento non esistono documenti simili. Si tratta di un
vero e proprio passaporto europeo delle competenze,
valido in tutti i Paesi dell’Unione, che permetterà il riconoscimento a livello transfrontaliero delle qualifiche professionali e delle competenze acquisite con il
volontariato. Il passaporto ricalcherà il modello Europass
utilizzato per la stesura dei curricula al fine di consentire
la registrazione delle competenze in modo trasparente e
comparabile. Questo strumento è stato pensato per garantire al volontariato un maggior riconoscimento pubblico, quale esperienza utile per i giovani
nell'acquisizione di competenze da spendere, ad esempio, nella formazione e nel mondo del lavoro”.
La risoluzione da Lei firmata e approvata di recente
prevede un volontariato di aiuto in caso di disastri e
catastrofi naturali. I volontari come verrebbero selezionati?
“Saranno le singole associazioni ad intervenire per l’invio
dei volontari. A tal proposito prevediamo la creazione di
una rete transfrontaliera di organizzazioni di volontariato
nei vari Stati membri in grado di selezionare, formare e
inviare individui competenti per fornire in caso di necessità, un sostegno adeguato alle organizzazioni locali”.
C’è sempre più voglia di volontariato, in Italia e in
Europa, ma a livello europeo è ancora poco riconosciuto, perché?
“In Europa è poco riconosciuto perché non esiste un
quadro giuridico chiaro per le attività di volontariato in
quanto non rientra tra le competenze della Ue. Anche
molti paesi dell'Europa dell'Est non avevano nessuna
legge specifica a riguardo, eppure grazie all'Anno Europeo del Volontariato hanno introdotto la prima legge nazionale in questo senso e dato vita a legislazioni più
approfondite. E' un fenomeno che si sta strutturando in
tutta l'Unione, ed è opportuno favorire il ruolo del terzo
settore per contribuire a migliorare la coesione sociale”.
I magnifici sei
Entrando nel Santuario mariano più importante del
mondo attraverso la porta S. Joseph, la prima cosa che
balza agli occhi è la scultura in marmo dal nome “Salus
Infirmorum, ora pro nobis”. Siamo a Lourdes, luogo di
apparizioni e di miracoli, di conversione e di solenne religiosità, in cui l’Unitalsi è impegnata da oltre cento anni
nell’accompagnamento e nell’assistenza delle migliaia di
ammalati che durante ogni stagione si recano sul posto.
Dal 2004 l’Associazione opera anche attraverso i giovani
del Servizio Civile Nazionale che giungono in Francia per
vivere una serie di esperienze indimenticabili. Quest’anno
siamo in 6 e la nostra avventura è iniziata l’1 marzo, per
terminare alla fine del prossimo febbraio.
Sin dalla formazione che abbiamo svolto a Pomezia, è
stata portata alla nostra attenzione l’assenza di un servizio dedicato ai non udenti, evidenziando che non esistono diversi livelli di disabilità, ma che tutte le persone
con difficoltà fisico-motorie e/o psicologiche, necessitano
di un sostegno che gli permetta di vivere, quanto più possibile, come gli altri. L’impedimento più grande per le persone con problemi uditivi è l’impossibilità di comunicare
in modo fluente con gli udenti.
Per questo, dopo aver svolto una full-immersion sulla Lsi
(Lingua dei Segni Italiana) con Padre Savino, un sacerdote che si occupa delle persone con questo tipo di disabilità da oltre vent’anni, abbiamo continuato a studiare
durante questi primi mesi di servizio.
oggi, sebbene non conosciamo a perfezione la Lsi, vorremmo comunicare con i non udenti, al fine di apprendere una Lingua che ci permetterà di abbattere una
barriera antica e resistente. La Salus Infirmorum - salute
degli infermi - va salvaguardata a tuttotondo e noi proveremo a farlo. Chiediamo a voi non udenti di aiutarci in
questo senso. Dunque, se vi trovate a passare per Lourdes, sappiate che noi ci siamo.
Per contattarci rivolgersi alla reception del Salus Infirmorum. Il receptionist di turno provvederà a mettersi in contatto con noi per decidere il luogo e la
data dell’incontro.
13
Percorsi di fede
don Danilo Priori vice Assistente Ecclesiastico Nazionale
In principio era a piedi:
il pellegrinaggio
tra evoluzione e tradizione
L
,
immagine dell’uomo come pellegrino è assai
salda nella nostra mente: sarà forse perché le
sue prime gesta – certamente non lodevoli - lo
costringono a levar le gambe fuori dall’Eden
verso quei faticosi giorni impastati di spine e cardi (Gen
3,14-24). Ma le stesse pagine bibliche raccontano il ricongiungimento ultimo, l’arrivo presso la Gerusalemme
celeste dove saranno beati coloro che lavano le loro vesti:
avranno parte all’albero della vita e potranno entrare per
le porte nella città (Ap 22,14).
In principio dunque era a piedi; e proprio i piedi sono - diciamo così - il primo mezzo di locomozione, piedi per fuggire lontano dall’albero della vita presso cui si era
consumato il primordiale tradimento, piedi per raggiungere quei luoghi di preghiera da cui invocare e richiamare
lo sguardo benevolo di Dio, piedi per seguire con caparbietà il Figlio dell’uomo lungo viottoli spesso tortuosi, piedi
per incontrare, raggiungere e fare discepole tutte le genti.
Ma tutto questo andare sarebbe vano se non ci fossero
14
stati quei piedi, quelli prima lavati e profumati dal gesto
umile di una donna, quelli talmente indomiti che neanche
la biechezza umana poteva serrare e trattenere sul legno
della croce, quelli gloriosi sotto cui sarà posto e annientato ogni nemico e ricapitolata ogni cosa. Saggiamo dunque la palese evidenza che il credente è pellegrino in virtù
della sua fede in Cristo Gesù: è la fede a infondere la speranza nei suoi passi, muovendoli verso una meta che abiterà - completamente e definitivamente – solo al termine
della sua tappa terrena.
Non importa, quindi, se nel cammino umano l’uomo talvolta lascia un poco riposare i suoi piedi o ardisce a mete
intermedie sempre più lontane, risparmiando tempo e
giorni del suo andare; ciò che rende tale un pellegrinaggio non è - soltanto o semplicemente - il modo attraverso
cui si appresta al luogo, quanto piuttosto l’approccio mediante il quale intende coprire la distanza che lo separa
dall’incontro. ogni santuario, ogni luogo di culto, ogni
meta di pellegrinaggio diventa metafora del viaggio verso
la Sposa adorna, la Gerusalemme celeste che invita e attende gli invitati al banchetto; poco importa allora se sono
i piedi a seguire il tracciato, o le carrozze - spesso lente e
malconce - di un treno bianco, o le rotte - dirette e decise
- di un volo, o le scie - schiumose e dense - che solcano
onde e maree.
Certo ogni scelta ha le sue storie e le sue esigenze, ogni
spostamento porta con se la capacità - più o meno ampia
- di preparare all’incontro, di educare e amplificare la sana
aspettativa di chi si volge verso un luogo nella speranza
di poter plasmare e orientare una vita.
Tutto sommato ogni pellegrinaggio è anche un piccolo investimento di tempo e denaro: uno scorcio di tempo ritagliato dalla quotidianità per potersi riscoprire homo viator
alla sequela del Cristo; una risorsa da distogliere dal consueto e collocare nell’orizzonte dello straordinario, come
quell’investimento – l’unico per la verità suggerito e raccomandato da Gesù - che non conosce il tarlo della ruggine e della tignola (Mt 6,20). Si, perché sacrificio, rinuncia
e affidamento sembrano viaggiare di pari passo col pellegrino, come rette apparentemente parallele che invece
ben volentieri si “sfrontano” e confrontano, lasciando alle
loro spalle frantumi di dubbi ormai superati.
E in questo grande viaggio un posto - certo e preminente
- hanno senza dubbio coloro che contribuiscono con i
loro patimenti al progetto di redenzione e sospingono la
Chiesa peregrinante sulla terra all’intima unione con quella
celeste (LG 49-51); a loro - come ad ogni pellegrino vanno assicurati i presupposti perché la malattia, prima
spirituale e poi fisica, non diventi un ostacolo a vivere in
pienezza quelle esperienze che rinsaldano la fede.
In principio dunque era a piedi: come Maria che asseconda la proposta divina e subito diventa pellegrina; a Lei
ci affidiamo in questa peregrinazione della fede, nella
quale la Beata Vergine avanzò, serbando fedelmente la
sua unione con Cristo (Giovanni Paolo II; Redemptoris
Mater, 5)
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Giochi senza barriere
Massimiliano Fiore
Caporedattore di Fraternità
Una sfida di civiltà
De Magistris: “Una iniziativa contro l’indifferenza verso i disabili”
‘G
iochi senza barriere’ per sconfiggere l'indifferenza nei confronti delle disabilità. E’ l'obiettivo
della campagna di sensibilizzazione sulla necessità di abbattere ogni forma di barriera culturale e architettonica avviata dalla onlus, “Tutti a scuola”,
associazione guidata dal Presidente Antonio Nocchetti,
che spiega qual è l’obiettivo dell’iniziativa, giunta alla sua
ottava edizione, “Giochi senza barriere è una sfida di civiltà che lanciamo alle istituzioni, ai partner e a tutti i rappresentanti della società civile, con l'auspicio che venga
raccolta e contribuisca a migliorare la vita dei nostri figli".
“Giochi senza Barriere è un’occasione di gioia per persone disabili e i loro familiari, ma anche per chiedere che
il Governo assicuri loro diritti e assistenza” - ha poi concluso il Presidente di Tutti a Scuola.
La manifestazione, è stata preceduta dalla consueta conferenza stampa, presieduta dal Sindaco di Napoli Luigi De
Magistris, che ha sottolineato l’importanza sociale dell’appuntamento: “Giochi senza Barriere è un’iniziativa che
abbiamo voluto sostenere per eliminare sempre più le
barriere architettoniche, dell'indifferenza e dell’inciviltà ha detto il Sindaco De Magistris - bisogna lavorare per togliere le troppe barriere culturali e sulle scelte politiche di
costruzione del passato”.
Nella Villa Comunale di Napoli, a sostenere “Tutti a
Scuola”, per l’ottavo anno consecutivo anche l’Unitalsi
Campana, che ha offerto e distribuito circa 3.500 pasti, allestendo diversi e accoglienti punti d’informazione, dove
grandi e piccoli hanno potuto conoscere le attività associative e informarsi sui tradizionali pellegrinaggi dell’Associazione. Anche quest’anno gli organizzatori si sono
impegnati a ricreare numerose attività teatrali, ludiche
e d’intrattenimento, con spettacoli di artisti di strada,
laboratori di ceramica e pittura, sport e giochi gonfiabili. E non sono mancati gli oramai tradizionali e tanto
attesi stand: Polizia di Stato, Guardia di finanza, Polizia Municipale, Vigili del Fuoco, Accademia Aeronautica e U.S. Navy Fire Department, con uomini, mezzi e
animali per attività dimostrative.
16
1
“Tutti a scuola” nasce nel 2006
da un'idea di giovani mamme
di ragazzini disabili spesso
vittime di discriminazione
ed emarginazione. L'associazione,
al momento conta seicento
genitori iscritti. Gli associati
hanno realizzato numerosi
progetti come attività ricreative,
centro di ascolto, supporto legale,
attività di musicoterapia
e pet therapy.
2
FOTO 1 LA FUNzIoNE EUCARISTICA
CELEBRATA NELLA VILLA
CoMUNALE A NAPoLI
FOTO 2 E 3 L’oTTAVA EDIzIoNE
DI GIoCHI SENzA BARRIERE
oRGANIzzATA DALLA oNLUS
‘TUTTI A SCUoLA’
3
L’ottava edizione dei giochi ha registrato circa 5mila visitatori, 450 volontari e 60 associazioni intervenute
oltra all’adesione della Chiesa cattolica napoletana, con ben sei parrocchie presenti all’iniziativa che hanno
concelebrato la funzione liturgica organizzata nel pomeriggio nella Villa
Comunale. Un segnale forte e importante che il Presidente di “Tutti a
Scuola” raccoglie, oramai non più
solo in questo impegno sociale, nato
per migliorare la qualità della vita
delle persone disabili ed emarginate
e cercando di costruire una comunità solidale. Sul palco, con Mario
Porfito, storico ed insostituibile presentatore, dove si sono alternati personaggi noti, Bruno Savino e il
Collettivo popolare musica dal vivo
con gli interventi di Enzo Avitabile,
Valentina Stella, Tony Tammaro, Lucariello, Claudia Megrè, Starfunky,
Luca Sepe e tanti altri artisti insieme
con alcuni giovani disabili che hanno
cantato “What a wonderful world” e
“A città ‘e Pulicinella”, regalando
emozioni attraverso voci bellissime e
interpretazioni intense.
2
17
Intervista al Cardinal Scola
Massimiliano Fiore
Caporedattore di Fraternità
L’Arcivescovo a Lourdes
In pellegrinaggio alla Grotta per la prima volta dall’ingresso a Milano
Eminenza, è trascorso circa un mese dall'incontro
mondiale della famiglia ed è ancora vivo il ricordo di
quelle giornate che hanno testimoniato tanta voglia
di famiglia. Perché?
Voglio partire da un’affermazione di Benedetto XVI, dopo
questa straordinaria esperienza: «Non c’è futuro dell’umanità senza la famiglia; in particolare i giovani, per
apprendere i valori che danno senso all’esistenza, hanno
bisogno di nascere e crescere in quella comunità di vita
e di amore che Dio stesso ha voluto per l’uomo e per la
donna» (Udienza generale del 6 giugno 2012). L’incon-
tro di Milano ha documentato con imponente evidenza
che l’uomo di oggi lo sa bene. Starei per dire che lo sa
più che mai oggi, nel contesto della cosiddetta “società
liquida”, continuamente sottoposta a trasformazioni
tanto rapide quanto radicali. I numeri e l’intensità della
partecipazione all’evento di Milano hanno impressionato
tutti. Quello che abbiamo visto, ascoltato e vissuto è andato al di là di ogni nostra aspettativa.
«Da Milano - ha detto ancora il Papa - è stato lanciato a
tutto il mondo un messaggio di speranza, sostanziato
da esperienze vissute: è possibile e gioioso, anche se
impegnativo, vivere l’amore fedele, “per sempre”, aperto
alla vita» (ibidem).
Adesso tocca a noi valorizzare al massimo tale messaggio, giocando fino in fondo e creativamente la nostra
responsabilità. Uno strumento molto utile in questo
senso è il Libretto pubblicato dal Centro Ambrosiano che
raccoglie tutti gli interventi del Santo Padre in occasione
della Visita pastorale a Milano e dell’ Incontro mondiale
delle famiglie. Lì ho suggerito anche qualche indicazione
di lavoro.
L'UNITALSI, a Milano, ha permesso che anche le famiglie più fragili e in difficoltà partecipassero al
grande evento.
Anzitutto un grazie di tutto cuore. Aiutare chi è nella prova
fisica a non essere prigionieri delle limitazioni che la malattia impone, ma a viverle come occasione di offerta, restando sempre aperti alla speranza, fa parte del prezioso
carisma dell’UNITALSI. ogni prova infatti, soprattutto
quella fisica, è sempre per ogni uomo una occasione di
verità. Lì la nostra naturale condizione di indigenza, normalmente seppellita sotto una coltre di distrazione e di
oblio, si fa dolorosamente evidente. Imperioso si impone
il nostro desiderio di salvezza. Penso che le famiglia più
fragili e provate che voi avete così amorevolmente accompagnato a vivere le diverse occasioni dell’Incontro di
Milano siano state le più pronte ad accoglierne il messaggio. Prime testimoni della speranza lì annunciata.1
18
NELLE FOTO L’ARCIVESCoVo DI MILANo IL CARDINAL ANGELo SCoLA DURANTE LA FUNzIoNE EUCARISTICA CELEBRATA IN DUoMo
A settembre sarà in pellegrinaggio a Lourdes, e per
la prima volta da Arcivescovo di Milano. Qual è sarà
il suo primo pensiero una vota arrivato alla Grotta?
Certamente di gratitudine, quella di un figlio che ha ricevuto dalla Madre un regalo immeritato ed inimmaginabile. Una gratitudine commossa, ben consapevole della
responsabilità di saperlo custodire, ma anche di farlo
fruttare. Ho fortemente voluto questo Pellegrinaggio
come gesto di ringraziamento per il primo anno del mio
ministero come pastore di Milano, così segnato dalla
grazia della visita di Papa Benedetto e dal VII Incontro
mondiale delle famiglie.
Alla Grotta rinnoveremo il nostro affidamento a Maria,
mettendo sotto la Sua materna protezione la nostra
grande Chiesa milanese e mendicando da Lei la grazia
di essere sempre più annunciatori e testimoni, umili ma
indomabili, dell’amore di Suo Figlio per tutti i nostri fratelli uomini.
19
Angela Maria Cosentino Professoressa e Bioeticista
Famiglia e disabilità
L’incontro mondiale
a Milano arricchito
da coraggiose
testimonianze
Al VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che si è svolto a Milano nel giugno 2012, era presente anche “la
disabilità”, tra gli altri, con un contributo del Forum delle Associazioni Familiari arricchito da coraggiose
testimonianze dal vivo. La storia della
disabilità, dopo le grandi conquiste
1
del secolo scorso nella considerazione sociale, culturale e legislativa
delle persone disabili1, con la crisi del
welfare, oggi rischia di fermarsi o indietreggiare. Si intravedono, infatti,
preoccupanti tendenze culturali verso
gravi forme escludenti di eugenetica
prenatale, postnatale e di cripto eutanasia sociale.
Tali forme trovano giustificazioni in
una scienza che, quando è alleata
con i poteri forti, non è più strumento
di inclusione, promozione e di autentica liberazione. Diventa, perciò,
sempre più prezioso il ricorso ad una
rete di aiuto ispirata ai principi di sussidiarietà e di solidarietà. A Milano, il
tema declinato come “Famiglia, lavoro e mondo della disabilità” è stato
condotto, alla presenza di circa 600
persone, da monsignor Franco Giulio Brambilla (vescovo di Novara),
Santino Stillitano (portiere della Nazionale di ice sledge hockey), Valentina Bonafede (operatrice dell’ovci,
organismo di volontariato per la cooperazione internazionale) e Abu John
Wani, proveniente dal Sud Sudan.
La legge 104/92 ha cercato di armonizzare il lavoro e la famiglia in riferimento ad alcuni oneri per le famiglie con persone disabili,
ma purtroppo la legge spesso è utilizzata in modo truffaldino. Il fenomeno dei “falsi invalidi” ha generato nell’opinione pubblica diffidenza verso le persone con disabilità e le ingenti risorse sottratte dai “truffatori” hanno aumentato le difficoltà ad affrontare i bisogni delle famiglie con veri disabili.
20
Sempre più preziosa
una rete di aiuti
ispirata ai principi
di solidarietà
L’incontro è stato moderato da Luciano Moia, giornalista di Avvenire,
sensibile alle tematiche familiari.
Per Mons. Brambilla «la nascita di un
figlio disabile muta totalmente la prospettiva di vita della famiglia e della
coppia, ma la riprogettazione della
propria esistenza è un piccolo laboratorio di vita cristiana ed ecclesiale e
persino di vita civile e sociale».
Il successivo intervento di Santino
Stillitano, affetto da agenesia della
gamba destra, ha emozionato il pubblico quando ha evidenziato come si
possano raggiungere vertici sportivi.
Stillitano, infatti, è Portiere della Nazionale di ice sledge hockey, campione alle Paralimpiadi di Vancouver
2007 e si sta allenando per i Mondiali
2012. «Mi sento una persona completamente realizzata - ha dichiarato
- perché sono riuscito a trovare nello
sport e nella famiglia (ha tre figli, ndr)
lo spazio in cui esprimere la ricchezza
del dono della vita».
Infine, anche la testimonianza di Abu
John Wani, padre di sei figli e insegnante alla scuola elementare di
Juba, ha rivelato il coraggio dell’uomo e l’importanza della solidarietà. Wani, per la prima volta, con
grandi difficoltà, è uscito dal suo
Paese per raccontare come nel Sud
Sudan - Paese massacrato da 30
anni di guerra - le disabilità siano il
frutto delle mine antiuomo inesplose
e della povertà. «Nel mio paese - ha
dichiarato - la disabilità viene vissuta
come una vergogna. Il disabile,
emarginato, viene lasciato sopravvivere». La presenza a Juba dal 1983
dell’ovci - Nostra Famiglia con un
centro di riabilitazione per bambini disabili, ha alleviato queste sofferenze.
A conclusione dell’incontro è stata
proiettata la videointervista con Jean
Vanier, fondatore delle comunità
“L’Arca” e “Fede e Luce” da cui è
emerso che «le persone con disabilità
svelano la vulnerabilità del nostro essere. Solo se accettiamo la nostra
vulnerabilità possiamo accettare
anche la vulnerabilità dell’altro».
Comunque, ha aggiunto Valentina
Bonafede dell'ovci, «la disabilità non
impedisce la possibilità di pienezza di
vita e di scelte ardite». Soprattutto
quando è sostenuta dalla famiglia e
dall’amore coniugale.
Alcuni film ispirati a storie vere lo
hanno documentato. Per esempio, A
beautiful mind, film del 2001 diretto
da Ron Howard, con Russel Crowe,
racconta la storia del matematico
John Forbes Nash che, nonostante i
gravi disturbi mentali (era schizofrenico) ha vinto il premio Nobel per
l’economia nel 1994. Il film, che ha
vinto quattro oscar, è un toccante
elogio dell’amore coniugale.
Nella dichiarazione durante la consegna del Nobel, il professor Nash afferma che solo l’amore della moglie
gli ha permesso, nonostante tutto, di
poter esprimere il meglio di sé perché
lo ha fatto sentire accolto e amato.
Ecco perché la famiglia (bene prezioso per il singolo e per la società)
dove la risorsa uomo nasce, cresce
e viene educata, dovrebbe essere
maggiormente tutelata e promossa
(insieme all’altro valore non negoziabile, la vita) a livello culturale, civile, legislativo e pastorale.
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Orcadi: una chiesa in cima la mondo
Filippo Anastasi Direttore responsabile di Fraternità
“Italian chapel”
E
sattamente settanta anni fa, nel 1942, cinquecentocinquanta prigionieri italiani, sconfitti dagli
inglesi in Nord Africa, dal bollore delle sabbie sahariane furono sbarcati al gelo del campo 60 di Lambholm, a cinque miglia da kirkwall, il capoluogo delle
isole orcadi. È un arcipelago all’estremo nord della Scozia, spazzato costantemente da venti artici che spesso
raggiungono i cento chilometri all’ora. Le orcadi erano
una difesa naturale strategica della Gran Bretagna contro gli attacchi della marina tedesca e soprattutto degli
U Boat, i temibili sottomarini dei nazisti. Il porto di kirkwall, un grande villaggio dalle case variopinte, era stato
violato da un sommergibile con gravi danni a navi da
guerra e baleniere. Gli inglesi avevano allora pensato ad
un’enorme diga sottomarina lunga un paio di chilometri.
La chiamarono “barriera Churchill” e alla sua costruzione
furono adibiti appunto i prigionieri italiani. Un’ impresa titanica: ancorare al fondale un gigantesco mosaico
sghembo di enormi spuntoni di pietra tagliata. Decine e
decine di migliaia di tonnellate di graniti prima tagliati,
poi accorpati tra di loro a formare una diga subacquea,
che ottenne lo scopo di scoraggiare prima e poi di impedire del tutto le incursioni tedesche.
Per superare la durezza del lavoro forzato, dimenticare
la rigidità della cima e la malinconia delle tredici squallide
baracche del campo 60, i prigionieri italiani guidati dal
un sottufficiale del genio, artigiano di Moena, Domenico
Chiocchetti, chiesero e ottennero di costruire una chiesetta. Dal loro impegno e dall’entusiastico sostegno di
un cappellano illuminato, padre Gioacchino Giacobazzi,
sorse in pochi mesi un edificio che è un piccolo capolavoro di armonia e ancora oggi meta di visita per quei
pochi viaggiatori che approdano nelle inospitali, lontanissime, ma magiche terre.
Tutto qui è magia naturale che deriva da millenni di misteri nascosti. Da cinquemila anni svettano nel cielo delle
orcadi le pietre di Stenness, seconde solo al famosissimo sito di Stonehenge e poco distante il cerchio di
Brodgar, un anello di pietre disposte secondo criteri sconosciuti su una collina che domina due mari. Un fascino
tutto da assaporare, così come la straordinaria bellezza
del sito neolitico di Skara Brae, emerso intatto dopo
un’alluvione a testimonianza dell’ingegno dei nostri progenitori di cinquemila anni fa. In questo microcosmo di
mistero i nostri soldati vinti e deportati costruirono la loro
chiesa. Si chiama “Italian chapel” ed entrarvi è la scoperta del genio e della vitalità di un pugno di italiani, che
avevano perduto guerra e libertà, ma non avevano
smesso di vere fede e disegnarsi un futuro. All’ interno,
dietro l' altare, tra due finestre di vetro istoriato con San
Francesco e Santa Caterina, un dipinto di Chiocchetti di
una Madonna con Bambino. Dal relitto di una nave incagliata il ferro per una statua di San Giorgio e il legno
per il tabernacolo. La volta fu affrescata, l’altare e il fonte
battesimale furono modellati con cemento e stucchi e
un altro artigiano prigioniero batte' in ferro cancellata e
candelabri. Un piccolo miracolo italiano, ancora tutto da
godere al sessantesimo parallelo, un passo dall’Artico.
NELLE FOTO L’ESTERNo E L’INTERNo DELL’ITALIAN CHAPEL E IL DIPINTo DI CHIoCCHETTI DIETRo ALL’ALTARE
22
Ostia/Stabilimento Ondanomala
dalla redazione
Al mare senza barriere
Spiaggia attrezzata: quest’anno intensificato il servizio
A
l via la seconda edizione dell'iniziativa ‘Spiaggia senza barriere’ promossa dall’Unitalsi sottosezione di Roma, dal Comune di Roma
Capitale e dallo stabilimento balneare ondanomala. Grazie a 60 volontari anche chi ha difficoltà motorie potrà trascorrere un giorno in spiaggia. Per il secondo anno
consecutivo, infatti, lo stabilimento balneare sul litorale romano mette a disposizione i propri spazi per le persone
con disabilità o che vivono situazioni di disagio, grazie all’iniziativa «I disabili incontrano il mare». Tre giorni a settimana - tutti i martedì, giovedì e venerdì - anche chi ha
difficoltà motorie o di altro tipo potrà passare una giornata in spiaggia in completo relax, grazie all’aiuto di 60
volontari Unitalsi. Previsto anche l’accompagnamento da
casa alla spiaggia e viceversa, con quattro pulmini attrezzati, e il pranzo offerto. Gli interessati possono prenotarsi
chiamando il numero verde Unitalsi 800.062.026. Sarà,
insomma, una «una spiaggia per tutti, non solo per i disabili», come sottolinea il sindaco Gianni Alemanno.
«Dobbiamo abbattere le barriere architettoniche - osserva
- perché solo così la nostra città assume una dimensione
comunitaria. Per fare questo ci vogliono i pionieri come i
volontari dell’Unitalsi. Una realtà che opera a 360 gradi
nel sociale e che realmente ci permette di realizzare il principio di sussidiarietà. Le opere sociali non le fanno solo le
istituzioni, ma tutti, soprattutto le comunità spontanee
come le associazioni».
Presidente Pinna, in cosa consiste il progetto “I disabili incontrano il mare”?
Quest’anno replichiamo, per la seconda volta, quello che,
ci tengo a sottolineare, non è spiaggia dedicata ai disabili
ma è un lido aperto a tutti. La cosa importante, al di là
della barriere architettoniche, è l’integrazione. Come lo
scorso anno, chi vorrà potrà fare richiesta al numero verde
e chiedere ai volontari Unitalsi di essere accompagnati al
mare allo stabilimento. L’Unitalsi impegnerà 30 volontari e
3 mezzi attrezzati che consentiranno, per due giorni a settimana per tutto il mese di luglio, a circa 20 diversamente
abili di accedere alla spiaggia attrezzata e senza barriere
architettoniche per trascorrere una giornata al mare.
NELLE FOTO IL SINDACo DI RoMA GIANNI ALEMANNo PRESSo
LA SPIAGGIA oNDANoMALA A oSTIA, PER LA PRESENTAzIoNE
DEL PRoGETTo ‘SPIAGGIA SENzA BARRIERE’
Quanto incideranno sull’assistenza ai disabili i tagli
del Governo alle risorse degli enti locali?
Incideranno moltissimo, infatti siamo preoccupati per i
tagli che richiedono un grande sforzo da parte del Comune di Roma per continuare a garantire i servizi offerti.
Quali sono gli obiettivi di Unitalsi per il futuro?
L’Unitalsi nasce per offrire il trasporto dei malati nei santuari italiani e internazionali. L’anno prossimo la nostra organizzazione compirà 110 anni. Andando avanti, ci siamo
resi conto che dobbiamo stare vicino ai nostri amici a 360
gradi. Cerchiamo di esserci anche con case accoglienza,
servizi gratuiti per le famiglie che devono ricoverare i figli
presso poli pediatrici specializzati.
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In Lombardia
Vanni Seletti
Consigliere sezione Lombarda
Supermercati di solidarietà
Nasce una nuova catena di aiuti a favore dell’Unitalsi
S
otto l’insegna Bennet sono una settantina gli ipermercati che si propongono come anelli di una
nuova catena di solidarietà a beneficio dell’Unitalsi
e in particolare della “Casa della gioia” di cui la sezione
Lombarda dispone a Borghetto Santo Spirito (Savona).
Come sappiamo vi si avvicendano ogni anno circa 1.200
tra malati e disabili, per un periodo di sollievo proprio e dei
familiari.
La “Casa della Gioia” ha costituito un meraviglioso investimento che non esaurirà mai il suo capitale umano, ma
che ha costante bisogno di finanziamenti adeguati. Nella
Direzione degli ipermercati Bennet, l’Unitalsi Lombarda ha
trovato conferma di una sensibilità che già si era manifestata l’anno scorso con generose forniture alimentari per i
pellegrinaggi a Lourdes e che per il 2012 offre ai propri
clienti un coinvolgente canale per fare del bene praticamente gratis: la “Casa della Gioia” di Borghetto figura in24
fatti tra le novità della raccolta punti Bennet Club: basterà
donare 500 punti perché si trasformino in 5 euro di finanziamento.
Il mare è fatto di gocce e l’opportunità degli ipermercati
Bennet è un cespite che consentirà anche di far conoscere ulteriormente la nostra “Casa della Gioia” allungando
una catena di solidarietà fatta di donazioni così semplici,
così necessarie. L’invito è quello di informare parenti,
amici, conoscenti perché di fatto, comparendo sul catalogo Bennet, l’Unitalsi ha già raggiunto un obiettivo: mostrarsi attraverso una delle attività che la impegnano ad un
pubblico cui prima poteva non pervenire e, quindi, disporre
di nuovi spazi di visibilità.
Un invito a percorrere insieme le strade della solidarietà
“per poter aiutare sempre più persone a ritrovare la dignità
della propria esistenza” che la Direzione di Bennet,1cui
siamo grati, ha già accolto.
I CENTRI BENNET
Bergamo Albano S. Alessandro
Romano di Lombardia
Brescia
Brescia Gavardo Verolanuova
Busto
Vanzaghello
Como
Cantù
Cassina Rizzardi
Tavernola
Montano Lucino
Olgiate Comasco
Anzano del Parco
Erba
Cremona Castelvetro Piacentino
Lecco
Casatenovo Lecco Pescate
Legnano Legnano
Lodi
S. Martino in Strada
Pieve Fissiraga
Magenta Cornaredo
Sedriano
Monza
Brugherio
Pavia
Mortara
Parona
S. Martino Siccomario
Monza
Brianza
Seveso
Lentate sul Seveso
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Un clown speciale
dalla redazione
La promessa d’amore
Disabile, volontario e clown. È la storia di Luigi Guerra
Prega per la nipotina
in coma e s’impegna
a diventare clown
per far sorridere
i bambini
in pellegrinaggio
a Lourdes
NELLA FOTO GIGI INSIEME A IGNAzIo
Luigi Guerra, per gli amici ‘Gigi’, è il più piccolo degli undici fratelli, di cui tre disabili. Dal 77’ nell’Unitalsi in pellegrinaggio a Lourdes e a Loreto, dove scopre un
mondo in cui ritrovarsi, maturare e realizzare il suo più
grande desiderio della vita, far sorridere i bambini. Molto
giovane lascia a Napoli la famiglia e gli amici per trasferirsi a Roma, dove cresce e conquista la propria indipendenza.
Inizia a Torre del Greco la storia di Luigi Guerra più conosciuto dagli amici e dagli unitalsiani come ‘Gigi’. Dalla
nascita costretto a vivere in carrozzina, per una grave
malattia congenita, all’età di sette anni partecipa da solo
al suo primo pellegrinaggio a Lourdes. Dopo aver perso
il papà e due fratelli disabili, vedendo le difficoltà e la
mancanza di forze della mamma decide di aiutarla trasferendosi a Roma in una comunità per disabili.
Gigi inizia una nuova esperienza di vita, forse quella più
importante.
La lontananza e la solitudine non sembrano spaventarlo,
negli anni diventa responsabile del volontariato e centralinista nella comunità, dove vive.
Nella sua stanza tantissime le foto della sua infanzia, la
mamma, i fratelli, gli amici e l’Unitalsi che riempiono la
sua vita. Sulla parete anche due foto a cui Gigi è molto
26
affezionato, quella con l’abbraccio fraterno con el pibe
de oro, Diego Armando Maradona, e quella all’Udienza
Generale con Papa Giovanni Paolo II. Mentre ci racconta
la sua esperienza, si susseguono i messaggi che costantemente aggiornano il suo profilo facebook.
A Roma, Gigi continua a crescere maturando come
uomo, si realizza e conquista la propria indipendenza “a
Napoli c’erano tante comunità in cui potevo vivere, ma
la vicinanza con mia madre non mi permetteva di intraprendere la mia strada”, confida Gigi.
Guardare una persona con disabilità spesso fa dimenticare i desideri naturali di una persona comune, quelle di
crescere ed essere indipendente, nonostante la disabilità. Gigi lavora e s’impegna nel volontariato e affronta
con coraggio le sofferenze che gli riserva la vita, come la
grave malattia della nipote entrata in coma, che lo fa cadere nello sconforto. “Ho sempre desiderato essere
papà, e non potendolo diventare considero i miei nipotini e in particolare Carlotta come fosse mia figlia - racconta Gigi pregando davanti alla Grotta, mi sono rivolto
alla Madonna chiedendoLe di far uscire Carlotta dal
coma e promettendonLe che al prossimo pellegrinaggio
a Lourdes sarei andato vestito da clown”.
Gigi ritorna da Lourdes e dopo qualche giorno la sorella
lo chiama per avvisarlo che finalmente Carlotta è uscita
1
dal coma e sta bene. Così inizia un nuovo impegno per
Gigi, contro i più scettici e i più contrari. Al pellegrinaggio bimbi a Lourdes, organizzato dalla sezione Campana, quest’anno sul treno partito da Napoli, sale un
nuovo clown molto speciale dal nome ‘Balduino’.
Com’è andata la prima da clown?
Molto bene, E’ stata un’emozione continua, nella stazione di Napoli tutti quei bambini che mi cercavano e
sorridevano. Credo che l’immagine che mi porto dentro
di me sia racchiusa in un bambino disabile di dodici anni
di nome Ignazio.
Perché?
In stazione ho visto un bambino in carrozzina un po’ in
disparte e mi sono avvicinato a lui con discrezione chiedendogli soltanto come si chiamasse.
Appena mi ha visto ha iniziato a urlare contro di me.
Allora senza insistere mi sono allontanato.
Una volta salito sul treno il mio posto assegnato era proprio vicino al bambino al quale mi ero avvicinato in stazione. Arrivati a Roma, il bambino mi guarda e mi dice,
Gigi mi faresti provare la tua parrucca.
Da quel momento e persino durante tutta la notte ha voluto che gli tenessi la mano. E’ nato un amore per Ignazio inimmaginabile.
E il tuo debutto da clown a Lourdes?
All’inizio ero un po’ timoroso, avevo paura di fare brutta
figura, invece i bambini sono stati fantastici con me e
sono rimasti contentissimi e pensa che alcuni di loro, la
sera non andava a dormire se non indossavo la mia mitica parrucca.
I bambini quando ti guardavano cosa ti dicevano?
I bambini venivano vicino a me dicendomi che si divertivano solo con me. Devo dire che la testimonianza più
bella di apprezzamento per quello che avevo fatto è
stata una volta ritornato a casa, arrivato alla stazione di
Napoli, mentre ero sulla pedana mobile per scendere dal
treno, è partito un applauso di ringraziamento interminabile da parte dei bambini e dei loro genitori che mi
porterò per sempre dentro di me.
Gigi pensando ai tanti bambini che ti seguono, cosa
vorresti dirgli?
Vorrei dirgli che la vita è un dono e non va trattata male,
perché è una cosa meravigliosa. Luigi Guerra affronta
l’ennesimo dolore, il più duro, a giugno viene a mancare
la mamma. Torna Napoli, ma con l’intenzione di ritornare
a Roma per continuare nella famiglia di sempre, quella
dell’Unitalsi, il suo nuovo impegno, i bambini; ultima passione e speranza di un uomo e di un clown speciale.
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Triangolare di calcio
dalla redazione
In campo per l’Emilia
Anche Antognoni e Nela allo stadio di Piano d’Accio a Teramo
U
na festa dello sport in nome della solidarietà. In
questo modo può essere definito “In campo
per l’Emilia”, il triangolare di calcio giocato nell’impianto di Piano d’Accio tra le rappresentative dell’UNITALSI, che ha organizzato l’evento, la formazione
Star con le vecchie glorie nazionali e una selezione di ex
giocatori del Teramo calcio.
Il calcio d’inizio è stato dato da don Gianni Toni, assistente
regionale e dalla presentatrice tv Lorena Bianchetti, quest’ultima subito dopo al fianco di Bruno Pizzul in veste di
commentatrice. Prima, si è classificata la formazione delle
Star, guidata da Giancarlo Antognoni, campione del
mondo nel 1982 e con altri ex giocatori di fama come Sebino Nela e Rocco Pagano; seconda quella delle vecchie
glorie del Teramo e terza la selezione UNITALSI, capitanata da Paolo Carnevali, Presidente della sottosezione di
Carpi che per un pomeriggio ha lasciato un delle zone più
colpite dal sisma per essere in campo per guidare la rappresentativa dell’UNITALSI allenata da Antonio Genovese
giunto dalla dalla sottosezione di Milano.
L’iniziativa sportiva è stata patrocinata dalla Federazione
Italiana Gioco Calcio e dalla Lega Nazionale Dilettanti rappresentata a Teramo dal vice Presidente vicario, Alberto
Mambelli. Tra le autorità che non hanno voluto mancare
all’incontro sportivo, l’Assessore allo Sport Guido Campana insieme all’Assessore alle Politiche Sociali Giorgio
D’Ignazio del Comune di Teramo. Sugli spalti, arrivati da
Roma con la “Carovana dei bambini della gioia” , circa
600 bambini che hanno fatto tappa a Teramo per assistere alle partite di calcio accompagnati dai responsabili
dell’UNITALSI: il Presidente della sottosezione di Roma
Alessandro Pinna, il suo vice Emanuele Trancalini e il Presidente della sezione Romana Laziale Preziosa Terrinoni.
“Ci tenevamo che la gara benefica si tenesse in Abruzzo”,
afferma Dante D’Elpidio, vice Presidente Nazionale UNITALSI, “una terra che è stata capace di ricominciare nonostante le difficoltà e sono convinto che tanti abruzzesi
come me contribuiranno a siglare un gol decisivo per le
migliaia di sfollati dell’Emilia”.
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1
Il totale dell’incasso realizzato verrà devoluto ai terremotati ospiti nei campi di Finale Emilia e Carpi dove già da
tempo gli operatori dell’UNITALSI svolgono servizio di volontariato.
FOTO 1 BRUNo PIzzUL, LoRENA BIANCHETTI
E DANTE D’ELPIDIo VICE PRESIDENTE NAzIoNALE UNITALSI
SUL CAMPo DELLo STADIo PIANo D’ACCIo A TERAMo
FOTO 2 IL CAMPIoNE DEL MoNDo GIANCARLo ANToGNoNI
FOTO 3 E 4 I TIFoSI DELL’UNITALSI SUGLI SPALTI
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2
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Cosimo Cilli
Barletta
presidente della sottosezione di Barletta
“Affidati alla vita”
Convegno a favore dei nuclei familiari in situazioni disagiate
S
abato 30 giugno l'incantevole cornice del Castello di Barletta ha ospitato il convegno "Affidati
alla vita" promosso dall'Unitalsi sottosezione di
Barletta e dalla Fondazione Lamacchia, con il patrocinio
della Regione Puglia e del Comune di Barletta. L'incontro è volto a mostrare la singolare esperienza dell'Unitalsi di Barletta e della fondazione Lamacchia onlus che
insieme gestiscono una comunità residenziale per disabili privi di supporto familiare, attività di recupero scolastico e sostegno per bambini disagiati e, in particolar
modo, la Casa della Speranza "Suor Maria Lamacchia"
per donne gestanti e mamme con figli a carico. Le strutture, organizzate sottoforma di case famiglia, hanno lo
scopo della solidarietà sociale e della tutela delle persone in difficoltà. Durante il convegno viene evidenziata
soprattutto la Casa della Speranza, ricordata come una
straordinaria esperienza, un luogo dove accogliere le
madri in difficoltà e insegnare, con grande responsabilità, il senso della vita partendo da situazioni di oggettiva
difficoltà, di forte disagio sociale e di tragiche esperienze
di violenza alle spalle. Il percorso seguito è, in primis,
quello dell'accoglienza, dell'elaborazione del dramma
subito, seguito dall'istruzione alla sopravvivenza attraverso l'individuazione di un cammino aderente al recupero dell'autonomia delle giovani donne vittime di
violenza in modo che possano ricostruire il corso della
propria vita. Questa è la vera sfida dell'Unitalsi che si impegna a costruire questo passaggio sperando nel supporto di una Regione che possa mettere in campo gli
strumenti adatti al sostegno di queste donne per fare in
modo che possano godere dei propri diritti a essere genitrici vivendo nella propria autonomia e lontano da chi
ha usato violenza su di loro.
Interviene durante il convegno Elena Gentile, Assessore
Regionale delle politiche sociali, che, sensibile al tema e
sempre disponibile, ha fatto in modo di non creare mai
nessun muro tra le istituzioni e il bisogno seguendo personalmente sia la casa famiglia che la Casa della Speranza. La sua attitudine alla causa è dunque concreta
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NELLA FOTO CoSIMo CILLI ILLUSTRA IL PRoGETTo
ALLE AUToRITà LoCALI E AL PRESIDENTE NAzIoNALE
DELL’UNITALSI SALVAToRE PAGLIUCA
ma soprattutto sentita e, al pubblico presente, si rivolge
in tali termini: "In un momento molto difficile per le istituzioni, di esigenza di risanare i conti pubblici, le ferite sono
dolorosissime visti i continui tagli alle politiche per la fondazione di servizi; ma raccogliere il senso della riconoscenza di questo lavoro ci aiuta a fare ancora di più e
ancora meglio soprattutto in questo momento". Le attività sono sostenute anche da figure professionali che si
impegnano in prima persona a dare supporti adeguati in
risposta alle varie esigenze.
A tal proposito interviene il dott. Michele Debitonto, Presidente del centro di promozione familiare ‘insieme con
la coppia’ a Barletta, attraverso una relazione che offre
riflessioni sulla famiglia in questa speciale circostanza
che vede l'inaugurazione di una realtà senza precedenti
nel nostro territorio cittadino: la Casa della Speranza.
Con la sua forza e la costanza di tutti i volontari, l'Unitalsi
raggiunge risultati impensabili e l'auspicio è quello di
continuare ad affrontare queste grandi emergenze sociali, ponendosi il tema della gestione futura del bisogno
di cura e di solidarietà in un momento di difficoltà anche
per le istituzioni.
Orvieto
dalla redazione
Un palazzetto per Alessio
La struttura intitolata al giovane volontario scomparso a soli 18 anni
A
lessio Papini era davvero una “persona per
bene”, in tutto ciò che faceva, con grande e fresca passione. Studente, volontario UNITALSI,
appassionato sportivo, presenza fissa e gioiosa in ogni
iniziativa della Diocesi, Alessio stava costruendo, insieme
alla sua famiglia, un percorso ben preciso, un modello di
vita sereno, una esistenza dedicata a chi ha più bisogno.
Poi, a soli 18 anni, l’incontro con il destino, e un tragico
incidente stradale avvenuto nel maggio del 2008 ha
spento per sempre il sorriso di Alessio e ogni sua giovane
speranza. C’è voluto un po’ ma alla fine quello che tutti
ormai da tempo chiamano “PalaPapini” è così che si chiamerà per sempre. Sabato 23 giugno, alla presenza di Tiziana e Claudio Papini, genitori di Alessio, del sindaco
Antonio Concina, del vicesindaco e assessore allo Sport
Roberta Tardani, di Filippo Beco, assessore allo Sport
della Provincia di Terni, il Palazzetto dello Sport di Ciconia
(orvieto - Terni) è stato a lui intitolato.
Grazie alla tenacia e all’impegno del consigliere provinciale Andrea Sacripanti, di Nicola Magrini che da quattro
anni organizza un Memorial di Calcio a cinque dedicato a
Alessio, e di Lorenzo Anselmi della Coar, squadra in cui
Alessio ha militato, la struttura di Ciconia è ora ufficialmente intitolata e benedetta da Don Danilo Innocenzi che
di Alessio ha ricordato la grande umanità. Al termine della
premiazione del Memorial, Claudio Papini e il Sindaco
Concina hanno scoperto la targa apposta dalla Provincia
di Terni all’ingresso della struttura.
Un momento di grande commozione succeduto alle parole di Claudio che ha voluto ricordare il figlio e la sua
grande passione per lo sport e a quelle del Sindaco che
ha detto “il ricordo delle persone per bene non muore
mai, anzi si amplifica”. E così, oltre all’albero che in sua
memoria è stato piantato all’ingresso della Chiesa di Ciconia, il ricordo di Alessio e di tutto quello che la sua giovane esistenza ha lasciato nei cuori di chi lo ha
conosciuto, ora è fissato per sempre anche sui muri di
quella che, sportivamente parlando, era la sua “casa”.
Il Sindaco di orvieto Antonio Concina e in particolare il
NELLA FOTO IL PRESIDENTE DELLA SEzIoNE UMBRA
DELL’UNITALSI CLAUDIo PAPINI MENTRE SCoPRE LA TARGA
DEL PALAzzETTo DELLo SPoRT INTIToLATA AL FIGLIo
vice Sindaco e Assessore ai Servizi Sociali Roberta Tardani ha ricordato il giovane Alessio Papini che scomparve tragicamente in un incidente stradale il 22 maggio
2008. “Non nascondo una certa emozione - ha detto perché Alessio Papini era molto conosciuto ad orvieto
per l’impegno nel mondo dello sport e del volontariato
come barelliere dell’UNITALSI al fianco dei malati diretti
a Lourdes. Giocava ricoprendo il ruolo di portiere nella
formazione Juniores della squadra di calcio a cinque
CoAR orvieto (spesso era convocato anche in prima
squadra). Nel suo ricordo di atleta prematuramente
scomparso e di esempio per quanto ha saputo fare nel
campo sociale, ogni anno, al Palazzetto dello Sport di
Ciconia si svolge il Memorial di calcio a cinque. Di qui
l’iniziativa di intitolare la struttura del Palazzetto dello
Sport ad Alessio Papini - impianto che i cittadini peraltro
già definiscono Pala Papini - proposta già approvata all’unanimità dalla Prima Commissione Consiliare Permanente del Consiglio Provinciale di Terni. Un atto che
coglie la vitalità, la gioia di vivere e la sensibilità di questo ragazzo e di tanti giovani che frequentano i luoghi
dello sport come luoghi di gioia e di festa.
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dalla redazione
Il servo di Dio
L’opera di Antonio Di Tullio, volontario e membro del Consiglio della
sezione Molisana dell’Unitalsi, rende omaggio alla figura carismatica
del frate molisano Immacolato Brienza, cui sarà intitolata la Casa famiglia per disabili istituita dall’Unitalsi molisana e realizzata grazie al
sostegno economico della Regione Molise.
L’autore ha il grande merito di porre in piena luce i tratti essenziali della
personalità di fra Immacolato, di tracciarne il percorso esistenziale,
delineando con chiarezza ed efficacia i momenti salienti della sua
esperienza umana.
La sua vita si potrebbe sintetizzare con questa frase: “parlò poco, soffrì molto, sorrise sempre”. Egli, infatti, seppe trasformare la propria
sofferenza fisica in amore sconfinato verso Dio e verso il prossimo.
E’ evidente, pertanto, che il suo nome riassume al meglio la vocazione sociale e spirituale di una struttura nata per offrire asilo ai disabili che non hanno una famiglia.
“Il libro ci aiuta così, nel suo stile narrativo facile ed immediato, dolce
e chiaro, a cogliere la valenza di sanità, impressa nella carne ferita di
Aldo Brienza. E’ bello leggere questo libro.
Lo si fa volentieri! Mille particolari, tante noticine di colore, inaspettate
carezze di gioia condivisa, lacrime nascoste che vengono asciugate:
“Come reggere il cuore nostro nel giorno della prova, nei dì del dolore?”. Domanda centrale per tutti. Perché arduo è il soffrire, come
Giobbe ci ha insegnato.
Per questo sono preziosissime le lettere che il nostro pone dentro il
tessuto del libro, come viva voce di fra Immacolato. Come se ci parlasse oggi, qui! E quella meravigliosa preghiera finale, che fra Immacolato conservava nel suo breviario, trovata da don Alessandro
Porfirio, cui va tutta la nostra gratitudine: “calda e bella la sua offerta
per essere vittima a gloria della Trinità, sorretto dalla mano purissima
di Maria”.
SE Mons. Giancarlo Maria Bregantini,
Arcivescovo di Campobasso-Bojano
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Questa pubblicazione, pensata per celebrare
l’apertura della Casa accoglienza molisana,
non viene certamente ritenuta esaustiva della
poliedrica, complessa, e articolata figura di fra
Immacolato, ma ha il più semplice e umile
obiettivo di far conoscere ancora di più il nostro Carmelitano (sconosciuto purtroppo
anche a tanti campobassani). L’augurio e la
speranza che un giorno, cosi come già considerato santo da chi lo ha conosciuto, possa
salire agli onori degli altari ed essere venerato
da tutto il popolo di Dio.
Giuseppe Colucci,
Presidente UNITALSI, sezione Molisana
PELLEGRINAGGI 2012
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