DELLA
ANNO XXXV
30 OTTOBRE 2010
E 1,20
40
DIOCESI
DI
COMO
PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A.
SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.
IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO
SOLENNITÀ DI TUTTI I SANTI
I colori di una salita
Nella foto AC - Il Settimanale: paesaggio autunnale con vista sul gruppo delle Grigne nel tratto finale del cosiddetto «muro di Sormano»
«
B
eato te!». Ci capita
di dirlo o anche solo
di pensarlo quando
ad un altro accade
una situazione che
per noi resta allo stato di semplice desiderio. È un’esclamazione di per sé ancora lontana
dall’invidia, ma che può aprirle la strada. Così come, invece,
può essere l’anticamera di uno
sforzo umano a trasformare anche il proprio desiderio in realtà, ad essere anche noi «beati»
come consideriamo «beato» l’altro. Questo secondo sbocco è
quello inteso da Gesù nel suo
famoso discorso della montagna
in cui si trovano appunto le «beatitudini evangeliche».
Gesù identifica alcune situazioni beate e le propone ai suoi
discepoli come progetto di vita.
Non sono cioè un traguardo,
qualcosa che sta in fondo, ma
rappresentano un cammino. E
qui dobbiamo fermarci un attimo a riflettere, perché questa
pagina ci viene proposta ogni
anno all’inizio del mese di novembre nella solennità di Tutti
i Santi, ed è fin troppo facile
concludere che i santi sono proprio coloro che hanno realizzato le beatitudini.
Vero, ma sarebbe questa una
verità parziale, che rischia anche di essere fuorviante. Ci farebbe incasellare delle figure
straordinarie da mettere nelle
loro nicchie e da venerare, con
il rischio che la casa di questi
santi – il paradiso – assomigli
molto al museo delle cere…
La santità non è un traguardo, ma un cammino. Santo è già
colui che si fida di Gesù e si impegna ad ispirare la sua vita
alle beatitudini e al vangelo. I
santi che noi oggi veneriamo
tali – perché la Chiesa ne ha riconosciuto la santità – hanno
costruito la loro vita quotidiana su questa fiducia e ne possiamo vedere i frutti, ma, mentre camminavano in questa vita, la loro strada, pur contornata dai colori dell’amore donato
e ricevuto, era in salita, ed essi
hanno incontrato tante difficoltà, hanno dovuto superare tanti ostacoli, hanno avuto le loro
luci e le loro ombre, momenti di
entusiasmo e fasi di scoraggiamento.
Insomma, i santi ci assomigliano, sono creature come noi.
Noi siamo come loro, perché la
santità è un progetto proposto
a ciascuno di noi, senza alcun
bisogno di trasformarci in supereroi inattaccabili e invincibili (quelli esistono solo nei fumetti!). E, se abbiamo la pazienza di dedicare un po’ di tempo
alla lettura delle biografie dei
santi avremmo la possibilità di
scoprire che alcuni di essi ci as-
somigliano anche di più, hanno
vissuto vicino a noi, hanno cercato di essere cristiani facendo
il nostro stesso mestiere, vivendo nella medesima vocazione. E
scopriremmo che tanti uomini
e donne esattamente come noi
sono diventati santi attraverso
una conversione, un cambiamento di vita e di mentalità che
è intervenuto ad un certo punto della loro vita, grazie magari all’incontro con un altro santo o alla conoscenza della vita
di qualche santo.
Insomma, se continuiamo a
considerare la santità come una
vetta, rischiamo di restare chiusi nel rifugio e di non avventurarci mai sul sentiero che conduce in cima; se invece cominciamo a pensare la santità come
un cammino, ci sarà più facile
indossare gli scarponi e faticare sul sentiero in una sorta di
scalata lenta e quotidiana. Santi, dunque, non sono quelli che
fanno cose straordinarie, ma
quanti cercano di fare straordinariamente bene le cose di tutti i giorni.
Detto questo, indubbiamente
le beatitudini rappresentano
un progetto di vita che si distanzia, anche di molto, dal
modo di vivere strombazzato
dal nostro mondo. Alcuni atteggiamenti che Gesù beatifica
assomigliano a valori che il
mondo riconosce: ad esempio, la
fame e la sete di giustizia la si
ritrova quasi sempre nei proclami sociali di questo o quel personaggio famoso (salvo poi capire che cosa intenda per giustizia); la pace fa parte del patrimonio ideale dell’umanità
(chi mai affermerebbe di operare contro la pace?), ma poi i criteri dell’assegnazione del Nobel
per la pace - ad esempio - non
coincidono perfettamente con
quelli del Vangelo. Altri atteggiamenti, invece, sono l’esatto
contrario di quanto il mondo
predica come ricetta di felicità:
la purezza del cuore è considerata come un rimasuglio di una
morale vecchia e un po’ bacchettona, la misericordia è vista
come debolezza e come fonte di
insicurezza, la povertà in spirito è guardata con sospetto come
un ostacolo all’inarrestabile
progresso delle scienze.
Quindi, per un autentico cammino di santità, sono davvero
indispensabili una grande fiducia in Gesù ed un grande impegno a vivere pazientemente e
sapientemente la situazione in
cui siamo posti, confidando nella Provvidenza divina. Se ci
pensiamo bene, i santi che la
Chiesa ci propone, pur così diversi tra loro, hanno questo in
comune: si sono fidati di Dio.
don AGOSTINO CLERICI
GIORNA
GIORNATTA DEL
SETTIMANALE
2010
Domenica
14 novembre
sarà la Giornata
de “Il Settimanale
della diocesi
di Como”.
Entro lunedì
8 novembre è
possibile prenotare
le copie del numero
speciale
telefonando allo
031-263533,
dalle ore 9.00
alle ore 18.00.
NEL GIORNALE
N. 42 DEL
13 NOVEMBRE
SARÀ POSSIBILE
VEDERE UNA
AZIONE
ANTICIP
ANTICIPAZIONE
DELLA NUOV
A
NUOVA
GRAFICA CHE
PAR
TIRÀ CON
ARTIRÀ
IL PROSSIMO
ANNO 2011
P A G I N A
2
RIFLESSIONI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
BRUNO MAGGIONI
NOVITÀ IN LIBRERIA
IL PRETE UOMO
DELLA PAROLA
L
e riflessioni che l’Autore
propone sono nuove e
provocanti; nuove, non
perché si addentrano in
ricerche o discussioni
teologiche ma perché attingono
alla freschezza delle pagine
bibliche. E sono provocanti: il
lettore attento noterà come
anche sui problemi dibattuti
oggi (identità, specificità, spiritualità… del prete) la lettura
proposta solleva domande, invita alla riflessione, chiede il coraggio di riflettere attentamente e serenamente prima di agire. Nella prefazione l’Autore
dichiara di voler sottolineare
solo due aspetti: il rapporto del
prete con la Parola e la profonda umanità della sua figura.
Due chiavi di lettura che ci sembrano non limitare la riflessione ma collocarla nella sua giusta prospettiva. E’ difficile parlare di Dio - sottolinea l’Autore
- se non si è uomini veri. E l’uomo vero “non si mostra soltanto in chiesa, nelle assemblee,
nelle conferenze, ma sulla strada, a piedi, camminando con
tutti, salutando, accorgendosi
dei problemi quotidiani della
gente normale”. Ancora: “Occorre incontrare la gente in luoghi comuni, ascoltare e parlare
con loro senza l’impegno diretto di chissà quale testimonianza. Parlare del più e del meno
non è tempo sprecato. Perché
incontrando la gente comune si
imparano tante cose. Per conoscere gli uomini in modo più diretto e il loro modo diretto di
pensare, gli incontri professionali, ripeto, non bastano. In
questi luoghi professionali non
siamo del tutto normali, né chi
ascolta né chi parla. Tutti un po’
diversi: loro e noi”.
Sulla specificità della figura
del prete, l’Autore precisa, fin
dall’inizio, che “ciò che specifica il prete è senza dubbio essenziale, ma non basta. Ciò che lo
specifica deve scaturire da ciò
che è comune, cioè dalla sequela di ogni cristiano. La specificità del prete, se vuole essere vera
ed evangelica, deve nascere dalla radice della sequela, come
tutte le altre forme di vita cristiana. Per capire il pastore non
basta identificare i tratti che gli
sono propri, le funzioni che gli
appartengono, le cose che solo
lui può fare. Nessuno viene completamente identificato dalla
funzione che svolge. La figura
del pastore, come ogni altra figura, viene da una radice comune, ed evidenziare questa radice comune è essenziale”. Ed è
appunto in questa prospettiva e secondo queste premesse - che
l’Autore delinea la figura del
prete quale: uomo affascinato
dalla Parola; uomo di profonda
umanità; uomo capace di ascolto; seminatore instancabile e
attento della Parola; uomo senza confini; il custode della memoria.
Un itinerario suggestivo del
quale evidenziamo solo qualche
provocazione. Innanzitutto, la
nuova evangelizzazione non
può ridursi ad un qualsiasi
ripensamento del vangelo per
inculturarlo nel mondo d’oggi,
ma deve - prima di tutto e sopra
tutto - concretizzarsi in una
riscoperta della novità del vangelo stesso per evitare di proporre il Dio di Gesù in modo ovvio
o come la semplice risposta alle
attese umane. La Parola propone un Dio per nulla ovvio e che
va ben oltre le attese umane.
Una non ovvietà e un superamento che vanno mantenuti
vivi e costantemente proposti.
Poi, la necessità dell’ascolto:
ascolto della Parola di Dio e
ascolto delle persone. “Anche
questa - annota l’Autore - è una
lamentazione generale. E’ difficile trovare un sacerdote - è un
semplice esempio - con cui parlare. Più in generale capita alle
nostre comunità quello che capita a molte famiglie: tanto lavoro, tante cose,tanti impegni,
e non c’è più tempo per parlare
e ascoltare”. Quindi, rapportarsi al tema della nuova evangelizzazione in una precisa prospettiva: “I problemi della nuo-
a cura di AGOSTINO CLERICI
OLTRE LA VITA
BRUNO MAGGIONI,
Il prete uomo della
Parola, Cittadella,
pagine 100, euro 9,50
va evangelizzazione sono due:
come evangelizzare una cultura che sembra indifferente alla
domanda religiosa; e come evangelizzare una domanda religiosa, che tuttavia rimane lontana dal vangelo”.
Con una sottolineatura che ci
sembra essenziale: “siamo convinti che oggi abbiamo anzitutto - nei confronti dei problemi
essenziali e complessi - bisogno
di conoscerli a fondo, individuandone la radice e le motivazioni. Dare per scontato che conosciamo problemi e situazioni e che, perciò, ci occorrono
soltanto decisioni e direttive
pratiche sarebbe l’errore più
grave che possiamo commettere”. Infine, la convinzione, forse mai profondamente interiorizzata, della natura della proposta evangelica: “Il cristianesimo
è una proposta di sua natura
popolare: per uomini quotidiani,uomini seri e pensosi questo
sì, ma non necessariamente
eccezionali”.
Il prete è chiamato ad essere
segno di queste priorità. Segno
perché le visibilizza. Non da
solo, ma assieme a tutti: credenti e non credenti. Con modi e
tempi diversi, ma sempre e comunque a tutti per tutti. Come
le pagine di questo volumetto
che delinea i tratti del prete,
uomo della Parola, uomo tra gli
uomini. Custode di una memoria che è proposta a tutti.
Ecco alcuni testi che ci aiutano a riflettere
sul tema della morte e dell’escatologia cristiana. Dapprima un volume a più mani che
raccoglie alcune voci di dizionari teologici,
scandito da un’attenta riflessione biblicoteologica sull’esperienza della morte, sui
temi dell’immortalità e della vita eterna,
della risurrezione, del paradiso e dell’inferno. Vi è raccolto il contributo di tre importanti autori, scandito secondo la successione logica delle fasi che il pensiero tradizionale - quello dei Novissimi - ha inteso codificare. A un primo momento, dedicato alla riflessione teologica
sulla morte proposta da Antonio Nitrola, segue un approfondimento in chiave biblica dei temi dell’immortalità e della vita
eterna, a cura di Klaus Berger, e della risurrezione, a firma di
Bruno Maggioni. KLAUS BERGER - BRUNO MAGGIONI ANTONIO NITROLA, Oltre la vita. Un mistero di pienezza,
San Paolo, pagine 94, euro 9,00.
Ecco due agili fascicoli curati da Luigi Guglielmoni e da Fausto Negri. Il primo è dedicato alle domande sull’aldilà. Perché il giorno della morte è chiamato dai cristiani “dies
natalis” (giorno della nascita)? Davanti al
dramma e all’assurdità della morte, a cosa
serve la fede? Siamo certi che esiste un
aldilà? Cielo, Paradiso, Inferno dove si trovano? La fine del mondo è prossima?... Questo libretto illustrato si propone di rispondere a queste e altre fra le domande più comuni sull’aldilà: una catechesi semplice, fatta di riflessioni, poesie e testimonianze.
LUIGI GUGLIELMONI - FAUSTO NEGRI, Come sarà dopo?, Elledici, pagine 32, euro 3,90.
Il secondo sussidio, attraverso riflessioni,
poesie, immagini e meditazioni, intende presentare i “Novissimi”, cioè le “realtà ultime”, ed aiutare a riflettere su alcune domande che ciascun credente si pone. A chiusura
del volume viene riportato quanto scritto da
sant’Agostino e che risuona come risposta
alla domanda del titolo: «Riposeremo e vedremo; vedremo e ameremo; ameremo e loderemo, nella fine che non avrà fine». LUIGI
GUGLIELMONI - FAUSTO NEGRI, Cosa
ci attende?, Elledici, pagine 32, euro 3,90.
Il fondamento della fede nell’aldilà sta nella risurrezione di Gesù. Una delle domande
a cui cerca di rispondere il volume di Carsten
Peter Thiede (scomparso improvvisamente
sei anni fa, proprio nell’atto di concludere
l’edizione tedesca del libro ora tradotto in
italiano da Elledici) riguarda proprio la
storicità della risurrezione di Cristo. Il volume tenta di dare una risposta alla domanda: il Gesù della storia e il Cristo della fede
sono un’unica e medesima persona o due persone differenti? L’ampia trattazione, svolta
con stile avvincente e scientificamente documentata, giunge alla conclusione che “il Gesù
della storia e il Cristo della fede sono due
facce inseparabili della stessa moneta. Se
guardiamo al Gesù della storia, sappiamo
che l’altra faccia, il Cristo della fede, è pure presente anche se
non possiamo vederla... Il messaggio di Gesù Cristo è indivisibile.
E’ un messaggio sia di storia che di fede”. CARSTEN PETER
THIEDE, Gesù: mito o realtà?, Elledici, pagine 136, euro 11,00.
ARCANGELO BAGNI
TRENTUNESIMA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
Parola
FRA
noi
SAP 11,22-12,2
SAL 144
2TS 1,11-2,2
LC 19,1-10
Se cambi il cuore,
riacquisti la vista
e riconosci Gesù
di ANGELO SCEPPACERCA
TERZA SETTIMANA
del Salterio
ZACCHEO VUOLE VEDERE GESÙ
G
esù sta andando a
Gerusalemme. Oggi
è a Gerico. Alle sue
porte aveva incontrato un cieco che, affermando la sua fede, recupera la
vista. Due città messe dinanzi
alla scelta se accogliere o respingere, nella visita del Figlio di
Davide, la salvezza. A Gerico
entra in scena Zaccheo, un personaggio strepitoso, ben diverso dal cieco e dagli altri incontrati sulla strada verso Gerusalemme. Zaccheo non è virtuoso,
non gli interessa né la Legge di
Dio né la vita eterna. È il ricco
capo dei pubblicani e, per vedere
questo Gesù, gli basta salire sui
rami di un sicomoro, a debita distanza. Da questo balcone, invece, è lui stesso visto da Gesù che
gli fa fretta di scendere “perché
oggi devo fermarmi a casa tua”.
Dinanzi alla fede del cieco, il
miracolo pare scivolare nella
semplicità di una dichiarazione:
“Abbi di nuovo la vista! La tua
fede ti ha salvato”. Per ridare
sangue al cuore del ricco, è necessario che Gesù si fermi a casa
sua. Zaccheo è toccato: scende
in fretta e pieno di gioia dal suo
albero. Gesù, passando, alza lo
sguardo perché “ha sentito”
Zaccheo. Non nella voce, ma nel
desiderio. E gli si offre ospite a
casa, familiare, intimo, amico.
Zaccheo scende ed è già cambiato. Fa i conti in modo nuovo: dà
invece di ricevere e guadagna
perdendo.
Sale la mormorazione della
folla contro l’incauto gesto del
Signore che ha scelto di entrare in casa di un peccatore. Zaccheo non si mette soggezione e
appiana ogni polemica con una
grande restituzione, non solo
verso i tartassati, ma anche verso i colpiti da una povertà di cui
lui stesso si sente responsabile
perché peccatore.
La dichiarazione di Gesù è il
succo del Vangelo: se cambi il
cuore, riacquisti la vista e rico-
nosci in ogni uomo il
fratello figlio dello
stesso Padre. Questa
è l’antica promessa
depositata nella storia dell’umanità fin da
Abramo, custodita
dai padri ebrei fino ad
oggi quando, a Gerico, sotto un sicomoro,
passa il Messia di Dio
e si ferma e chiede di
entrare in casa di chi
si sente perduto.
Ho conosciuto anch’io “Zaccheo”, un
negoziante di elettrodomestici, già quattro volte in Sri Lanka, a costruire casette per i pescatori spogliati dallo
tsunami. Come Zaccheo, sente
parlare in giro, raccontare, ma
vuole vedere di persona. L’ho
visto dare, più volte e senza enfasi. Fa tante domande solo per
sapere di più di Gesù e del suo
Vangelo. Non gli manca nulla di
Zaccheo, a cominciare dalla statura. A Zaccheo manca qualcosa di M. il travolgente umorismo
napoletano. E manca la caffettiera di M., nuova ad ogni viaggio perché alla fine, puntualmente, resta in altre mani.
CHIESA
PRIMOPIANO
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3
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
G
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
abriele l’ha scritto
nero su bianco: «Ho
perso il lavoro, mi
uccido». Gabriele ha
voluto lasciare un messaggio che ripercorre la sua sofferenza, che è anche un diario,
una denuncia. E racconta indirettamente tante altre storie vissute in silenzio, di gente che
come lui, a 50 e passa anni, si
ritrova senza un lavoro, quasi
in miseria e scivola nella disperazione.
Gabriele R., 55 anni genovese, si è tenuto tutto dentro, una
pressione sempre più forte, insopportabile, ma prima di farla finita ha provato a spiegare.
Due fogli di carta sono tutto
quello che ha lasciato, lui che
ormai si era convinto: «Con la
morte finisce tutto, non c’è niente dopo». E’ venerdì. Gabriele ha
meditato a lungo il suo gesto e
la giornata forse gli dà l’ultima
spinta: grigio, nuvole basse, c’è
un vento che ti entra dentro e
ricaccia la gente nelle case. Decide che è il momento di andarsene. Prende un foglio e racconta la sua storia di ragazzo che
dalla provincia era arrivato in
città. Sperava di essere riuscito
a realizzare i suoi sogni: prima
il titolo di studio da geometra,
poi il matrimonio e un figlio. Ma
arriva la crisi, quella parola che
prima ti sembra lontana come
l’America, poi, però, ti piomba
addosso e d’improvviso ti costringe a fare i conti con la vita.
Così a settembre cambia il
vento, le porte si chiudono in
faccia a Gabriele che si trova
senza lavoro. Fa male all’orgoglio, Gabriele racconta passo per
passo l’angoscia di bussare alle
aziende, ai colleghi, descrive il
dolore di sentirsi dire «no». I
soldi cominciano a mancare
davvero e lui si ritrova a fare i
conti per mangiare. Cerca di tenere duro, di non perdere almeno la dignità. «Era un uomo per
bene, molto chiuso però. Non frequentava quasi nessuno», racconta Attilio, uno dei suoi pochissimi conoscenti. E aggiunge: «Vedevamo che stava male,
ma non avevamo capito che fosse così disperato. E poi sono in
tanti a non riuscire ad arrivare
alla fine del mese», spiega, mentre indica le luci di un bar lì vicino, che fino a pochi mesi fa a
quest’ora era vuoto, mentre
adesso sono in tanti a cercare
un po’ di compagnia.
Capita a Genova, ma non solo,
ma a Gabriele non andava. E
quella parola «pesare» ricorre
spesso nel suo messaggio. Scrive con lucidità, parla della propria morte e del futuro senza di
lui. Il resto è facile da immaginare: Gabriele dà un’ultima occhiata alla sua casa, pensa al
figlio, alla moglie. Poi esce e sale
per i boschi, cerca un posto appartato, tira fuori la corda che
ha comprato e se la stringe al
collo.
ALCUNI SPUNTI PER RIFLETTERE
QUANDO IL LAVORO
UCCIDE...
E
’
un racconto di cronaca che richiama molti altri casi tristi di
morte. Scorrendo le
pagine della cronaca
troppe sono le morti legate alla
crisi economica, che ha provocato effetti, a volte devastanti,
sul proseguo della attività lavorativa. Ci sono casi come
quello presentato. Il lavoro quotidiano era garanzia di un presente sereno che si apriva di
giorno in giorno al futuro. La
perdita di lavoro ha avvolto la
vita di quel lavoratore con un
buio così fitto che ha annebbiato ogni riferimento; egli si è trovato solo, sperimentando la propria impotenza, in lui la speranza ora definitivamente morta e con essa la sua vita. E come
lui quanti altri casi. Oppure
coloro che di fronte al licenziamento, che li ha portati ha perdere la fonte insostituibile del
sostentamento per la sua famiglia, spesso già gravate da
debito, tipo mutuo della casa,
si sono fatti omicidi. In loro si
annidato un risentimento così
forte da indurre ad uccidere colui che essi ritenevano responsabili della perdita del loro lavoro. Oppure gli artigiani e piccoli imprenditori, che a seguito
della crisi economica han dovuto abbassare le saracinesche
La sua mancanza è occasione di sconforto.
Di disagio estremo. Non di rado, però, un suo
appoccio superficiale è causa di gravissime
conseguenze. Anche mortali. In questa pagina
alcuni spunti per riflettere sull’importanza che
lega l’uomo ad una regolare occupazione, ma
anche sulla necessità che questa venga vissuta
nel rispetto dell’uomo stesso
pagina a cura della Pastorale Sociale e del Lavoro
della loro azienda, lasciando i
propri dipendenti, meglio chiamarli collaboratori, senza più
un lavoro. Molti di essi, prima
di morire, hanno compiuto l’ultimo gesto di responsabilità;
hanno venduto tutto quello che
possedevano, casa compresa,
destinando quei guadagni a coprire i debiti contratti con i dipendenti e i fornitori. Questi
casi devono far riflettere. I dati
statistici sulla chiusura di
aziende e sui licenziamenti
sono numeri freddi per chi si
accontenta di una lettura aritmetica, ma per chi va più un
profondità coglie angosce e sofferenze. L’abbandono, il sentirsi solo, il non cogliere più una
speranza è dato comune emergente dai fatti di cronaca ricordati. Questi fatti richiamano
ancora una volta l’importanza
che il lavoro, data la sua molteplice valenza, ha per la persona umana. Una rilettura della Laborem Exercens è più che
utile per contrastare una cultura che esaspera la dimensione oggettiva del lavoro a discapito di quella soggettiva. Ma
non è sufficiente questo. Occorre creare anche luoghi di accompagnamento per chi vive la
sofferenza per la perdita di lavoro, che li sostenga nel vivere
il difficile e grave momento della perdita di lavoro con un accompagnamento concreto, tangibile ma anche di profonda e
solidale vicinanza umana. E
non può essere questo un percorso pastorale di carità e di
speranza che le nostre comunità possono offrire?
MORIRE SUL LAVORO: UNA TRAGEDIA (ANCHE) NOSTRA
Facciamo ora memoria delle persone della nostra diocesi
decedute per motivi di lavoro:
2 Febbraio: Vinicio Casarotto, di anni 52 operaio di una impresa
veneta, precipitato a Gordona (SO) da un ponteggio mentre stava sistemando un’elica di una centralina idroelettrica.
18 marzo: Gianfranco Piazza, di anni 65 di Azzio (VA), travolto da un
albero mentre lavorava nei boschi di Azzio nei pressi di un agriturismo.
29 aprile: Stefano Boggia, di anni 42 di Laglio (CO), mentre effettuava lavori di manutenzione lungo la statale Regina, è stato travolto da
un’auto.
12 maggio: Guido Cossi, di anni 67 di Sondalo (SO), morto folgorato
da una scarica elettrica provocata dalla caduta dell’albero che aveva
appena tagliato con la motosega e che precipitando aveva troncato i
cavi dell’alta tensione.
Questi nominativi sono stati ripresi dalle cronache dei giornali.
Auspichiamo che eventuali decessi ci vengano segnalati dai Parroci in
modo che il nostro Vescovo, unitamente alla Pastorale Sociale e del
Lavoro, possa esprimere la propria vicinanza di conforto ai familiari
delle vittime.
La dottrina
sociale
della Chiesa
Il lavoro è uno di questi aspetti, perenne e fondamentale,
sempre attuale e tale da esigere costantemente una rinnovata attenzione e una decisa testimonianza. Perché sorgono sempre nuovi interrogativi e problemi, nascono sempre nuove speranze, ma anche
timori e minacce connesse con
questa fondamentale dimensione dell’umano esistere, con
la quale la vita dell’uomo è
costruita ogni giorno, dalla
quale essa attinge la propria
specifica dignità, ma nella
quale è contemporaneamente
contenuta la costante misura
dell’umana fatica, della sofferenza e anche del danno e dell’ingiustizia che penetrano
profondamente la vita sociale
… La Chiesa ritiene suo compito di richiamare sempre la
dignità e i diritti degli uomini
del lavoro e non stigmatizzare
le situazioni, in cui essi vengono violate, e di contribuire
ad orientare questi cambiamenti perché si avveri un autentico progresso dell’uomo e
della società …
La Dottrina Sociale della
Chiesa, infatti, trova la sua
sorgente nella Sacra Scrittura, e in particolare, nel Vangelo e negli scritti apostolici
… Le fonti della dignità del
lavoro si devono cercare soprattutto non nella sua dimensione oggettiva, ma nella
sua dimensione soggettiva.
In una tale concezione sparisce quasi il fondamento stesso dell’antica differenziazione
degli uomini in ceti, a seconda del genere di lavoro da essi
eseguito. Ciò non vuoI dire che
il lavoro umano, dal punto di
vista oggettivo, non possa e
non debba essere in alcun
modo valorizzato e qualificato. Ciò vuoI dire solamente che
il primo fondamento del valore del lavoro è l’uomo stesso, il
suo soggetto.
A ciò si collega subito una conclusione molto importante di
natura etica: per quanto sia
una verità che l’uomo è destinato ed è chiamato al lavoro,
però prima di tutto il lavoro è
«per l’uomo », e non l’uomo
«per il lavoro »…
Difatti, lo scopo del lavoro, di
qualunque lavoro eseguito
dall’uomo - fosse pure il lavoro più «di servizio», più monotono, nella scala del comune
modo di valutazione, addirittura il più emarginante - rimane sempre l’uomo stesso.
(enciclica Laborem Exercens)
INTENZIONI
PER LE PARROCCHIE
P
adre, tu hai affidato all’uomo l’opera delle tue
mani perché con il suo
lavoro la porti a compimento per il bene di
tutti i suoi figli: ora noi ti affidiamo, per mezzo del tuo Figlio
Gesù Cristo, coloro che sul lavoro hanno incontrato la morte. (si possono elencare i nomi e
i luoghi). Ti supplichiamo di far
partecipi questi nostri fratelli,
per la tua misericordia, alla pienezza della vita e concedi a chi
soffre a causa della perdita dei
propri cari il conforto della fede
e il sostegno della carità fraterna.
SOCIETÀ
P A G I N A
4
INTERNIESTERI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
SINODO MEDIO ORIENTE LE 44 “PROPOSITIONES”
COLPO D’OCCHIO
Tra zucche e... zucconi
In Italia mancano le zucche? Evidentemente sì, o almeno quelle nostrane non bastano. Chi pensava che in fatto di zucche
eravamo autosufficienti può ricredersi. Dobbiamo importarle
dalla Francia, dall’Argentina e finanche dall’Egitto e dagli Stati Uniti. Nessuno rida, che la faccenda è seria. Per i primi tre
Paesi stiamo parlando della Cucurbita pepo, nome scientifico
della zucca venduta solitamente confezionata in pezzi nei supermercati. Occhio all’etichetta, non accusateci di inguaribile
autarchia, ma diffidate delle zucche francesi, argentine e delle
zucche d’Egitto. Non valgono quelle italiane. Peggio che peggio
le zucche che ci arrivano dagli Stati Uniti. Non bastasse la cattiva qualità, sono, per buona misura, vuote. Ebbene sì, Halloween, la festa delle zucche vuote, ha preso piede anche in Italia.
Accolta nella nostra lingua, come altre parole d’accatto di origine anglo-americana, con tanto di avallo dei vocabolari: Zingarelli
registra Halloween dalla ristampa 1999. Gli americani oltre a
esportare democrazia, non sempre riuscendoci e a volte con
qualche disastro collaterale, sono riusciti a esportare zucche
vuote, con meno disastri ma pur sempre con inconvenienti di
varia natura, a incominciare dall’aver fatto travisare ai bambini e forse a più di un adulto il vero significato della festa di
Ognissanti. Per non dire delle zucche di plastica, più vuote di
quelle autentiche, dei denti finti, delle maschere sanguinolente
e altra paccottiglia orripilante in vendita puntualmente nei
supermercati per celebrare Halloween.
Per la gioia dei bambini e dei grandi, comprendendo nella “gioia dei grandi” soprattutto la contentezza di chi, con la festa delle zucche, finisce per fare buoni affari. Intendiamoci: siamo mille miglia lontano dal dare addosso ai bambini. Anzi, la partecipazione (innocente) dei pargoli e il loro altrettanto innocente
ritornello “Dolcetto o scherzetto” contribuiscono a ricondurre in
una dimensione accettabile di “gioco” una festa altrimenti collegata al macabro e al cattivo gusto di tradizioni (celtiche) non
appartenenti alla nostra cultura. Sia consentito perciò, fatti salvi
i bambini, dare addosso, con una strofa innocente, a quanti adulti, vaccinati e magari insegnanti nelle scuole - si entusiasmano a organizzare e diffondere la festa di Halloween: Non
solo zucche, ma finanche vuote, / per copiare la moda americana! / Nessuno s’offenda e ci perdoni / se queste tradizioni un
poco idiote / noi le traduciamo all’italiana / col nome di “Festa
degli zucconi”.
Ritorniamo alla festa vera, a Ognissanti. Per non far torto a
nessuno, prima abbiamo citato Zingarelli, prendiamo questa
volta da Devoto-Oli una buona definizione: “La festa cattolica
dedicata a tutti i santi, sia a quelli del martirologio sia alle
anime beate: fissata al primo novembre in età carolingia”. Opportuno il riferimento storico, ma ancor più opportuno l’inciso dove si specifica una verità fondamentale: i santi non sono
solo quelli del martirologio (il repertorio ufficiale della Chiesa
nel quale sono registrati tutti i santi “laureati”, per dire quelli
che hanno superato l’esame di santità), ma anche, semplicemente, le anime beate, le anime di coloro che sono vissuti silenziosamente operando il bene e ora godono del Paradiso e della visione
di Dio. Ognissanti, insomma, è la festa non solo dei santi riconosciuti, ma anche dei santi sconosciuti, dei santi nascosti, senza
laurea e senza aureola, che - grazie a Dio, e nonostante tutto vogliamo sperare siano in numero maggiore dei santi laureati.
PIERO ISOLA
La presenza dei cristiani
Q
uarantaquattro
“proposizioni” (in latino “propositiones”)
riassumono le due
settimane di lavori
dell’Assemblea speciale per il
Medio Oriente del Sinodo dei
vescovi, dal titolo “La Chiesa
cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. ‘La
moltitudine di coloro che erano
diventati credenti aveva un
cuor solo e un’anima sola’ (At
4,32)”. L’elenco finale delle proposizioni è stato votato sabato
23 ottobre, nel corso della quattordicesima congregazione generale.
La prima questione messa a
fuoco è quella relativa alla “presenza cristiana in Medio Oriente”, dove “siamo chiamati a vivere come Chiesa di comunione, restando aperti a tutti, senza cadere nel confessionalismo”. Riferendosi alla difficile
situazione in cui versano alcune comunità cristiane mediorientali, i padri sinodali ricordano che “essere cristiano comporta la condivisione della Croce di Cristo”; tuttavia occorre
“attirare l’attenzione del mondo intero sulla situazione drammatica di certe comunità cristiane” che “soffrono ogni tipo
di difficoltà, giungendo talvolta fino al martirio”, chiedendo
“alle istanze nazionali e internazionali uno sforzo speciale
per mettere fine a questa situazione di tensione”. Nelle “propositiones” si parla poi di pace
(“le nostre Chiese s’impegnino
a pregare e operare per la giustizia e la pace” e “si dedichino
alla purificazione della memoria e alla promozione del linguaggio della pace e della speranza”) e dei pellegrinaggi ai
Luoghi Santi (“occasione di una
catechesi approfondita, attraverso un ritorno alle sorgenti”).
Per una pastorale dell’emi-
grazione. Per mantenere una
presenza cristiana in quella che
fu la culla del cristianesimo si
esortano fedeli e comunità ecclesiali “a non cedere alla tentazione di vendere le loro proprietà immobiliari”. “Le nostre
Chiese – proseguono le ‘propositiones’ – devono creare un ufficio o una commissione che si
occupi dello studio del fenomeno migratorio e delle sue motivazioni per trovare i mezzi per
contrastarlo”, impegnandosi a
“consolidare la presenza dei cristiani” attraverso “progetti di
sviluppo”. Chiedendo alle Chiese locali di “adottare una pastorale specifica dell’emigrazione”,
i padri sinodali richiamano il legame “tra gli emigrati e la Chiesa di provenienza” e raccomandano che le Chiese d’accoglienza “conoscano e rispettino la teologia, le tradizioni e i patrimoni orientali”. Sui lavoratori immigrati in Medio Oriente, invece, si sollecitano Chiese, istituzioni e forze politiche “a fare tutto quanto rientra nelle loro competenze perché i diritti fondamentali degli immigrati, riconosciuti dal diritto internazionale,
siano rispettati”.
La comunione “in seno alla
Chiesa cattolica”, “tra vescovi,
clero e fedeli”, “con le Chiese e
le comunità ecclesiali” costituisce uno degli elementi portanti
del Sinodo. All’interno della
Chiesa cattolica si raccomanda,
tra l’altro, di “creare una commissione di cooperazione tra le
gerarchie cattoliche del Medio
Oriente, incaricata di promuovere strategie pastorali comuni”, si
richiamano i nuovi movimenti
ecclesiali a “operare in unione
con il vescovo locale e secondo le
sue direttive pastorali”, si fa cenno alla “situazione dei fedeli cattolici nei Paesi del Golfo” e alla
“pastorale delle vocazioni”, si
parla dell’“importanza della lin-
gua araba” chiedendo d’intensificarne l’uso da parte della istituzioni vaticane.
Nel rapporto tra vescovi, clero e fedeli ha suscitato la curiosità dei media la “propositio”
relativa ai “preti sposati” (presenti nella Chiesa orientale),
laddove si afferma che “il celibato ecclesiastico è stimato e
apprezzato sempre e dovunque
nella Chiesa cattolica, in Oriente come in Occidente”, chiedendo tuttavia “la possibilità di
avere preti sposati fuori dai territori patriarcali” per “assicurare un servizio pastorale in favore dei nostri fedeli” rispettando “le tradizioni orientali”. Sul
piano ecumenico, invece, si
riafferma l’“importante ruolo”
delle Chiese orientali cattoliche, incoraggiate “a instaurare
un dialogo ecumenico a livello
locale”, raccomandando che “siano maggiormente coinvolte
nelle commissioni intenzionali
di dialogo”.
“Ogni battezzato dev’essere
pronto a rendere ragione della
sua fede”, rilevano infine i padri sinodali proponendo “centri
di catechesi” per “una formazione di fede viva degli adulti”, incoraggiando “le scuole e le istituzioni educative cattoliche”,
rilevando “l’importanza capitale dei nuovi mezzi di comunicazione” e ponendo particolare
attenzione alle famiglie e ai giovani. Da ultimo, il dialogo
interreligioso con ebrei e
musulmani. Da un lato “le iniziative di dialogo e di cooperazione con gli ebrei sono da incoraggiarsi”. Dall’altro “nel Medio Oriente i cristiani condividono con i musulmani la stessa vita e lo stesso destino” e
perciò “sono chiamati a continuare il fecondo dialogo di vita”
con “uno sguardo di stima e di
amore, mettendo da parte ogni
pregiudizio negativo”.
RIFIUTI IN CAMPANIA INTERVISTA A PASQUALE GIUSTINIANI
I motivi dell’emergenza e la reazione della gente
A
Pasquale Giustiniani, membro della
Commissione Giustizia e salvaguardia
del creato della Conferenza episcopale campana e
docente di Bioetica alla facoltà
di giurisprudenza della seconda Università di Napoli, abbiamo chiesto un parere su questa
ennesima emergenza dei rifiuti a Napoli.
Come mai siamo sempre
in una situazione di emergenza con i rifiuti in Campania?
“Ironia delle parole: emergenza, che dovrebbe indicare stato
da superare il più presto possibile, anche con mezzi straordinari, come un commissariamento e relativa ‘militarizzazione’ di certi luoghi della
Campania e, in particolare, di
Napoli e del suo hinterland, diviene, invece, uno stato di emergenza infinita. A cui purtroppo
ci si abitua, soprattutto qui al
Sud, dove l’arte di ‘arrangiarsi’
e di adattarsi inermi a quanto
avviene ‘fuori’ è un atteggiamento atavico. Non si riesce né a progettare né a realizzare una se-
rie di provvedimenti ‘mirati’ e
risolutivi, che dovrebbero andare nella direzione del cambiamento di ‘cultura’, invece d’inseguire primariamente la tecnica
(e la politica) di piccoli interventi riparatori, simili a chi, nell’approssimarsi della visita di un
ospite, mette la polvere sotto il
tappeto, ma non spazza mai davvero bene e sistematicamente.
Rifiuti e relativo scarico (e discarica) evidenziano, simbolicamente, un modo di stare al mondo:
una parte di noi, benché prodotta da noi, viene rifiutata e scaricata su imprecisati altri, i quali
non vogliono i nostri scarti, mal
digerendo soprattutto i loro”.
La gente protesta fortemente…
“La gente di Terzigno e dei
paesi ubicati nel Parco nazionale del Vesuvio è legittimamente disperata: le promesse,
a volte anche scritte da parte
dei politici e degli amministratori locali, non sono mantenute
e, all’occorrenza, sono gestite
con ‘l’uomo della Provvidenza’
che arriva a risolvere. Anzi la
parziale realizzazione del piano, con la prima discarica che
diventa simile a un qualunque
sversatoio incontrollato e che
avvelena ambiente e persone,
appare alla gente come una sorta di premonizione del peggioramento successivo inevitabile.
Di qui la protesta, le manifestazioni e l’inserimento dei facinorosi e perfino la guerra tra poveri: povera gente destinata a
breve a essere abbandonata ai
suoi mai risolti problemi (non
appena i riflettori mediatici si
allontaneranno), posta di fronte a povera gente addetta all’ordine pubblico, di fronte ad altra povera gente che guida i
camion della spazzatura e a cui
è stato detto di sversare in un
determinato sito. Poveri quasi
senza regìa, prede dell’ultimo
momento su cui scaricare violenza e rabbia repressa”.
Esiste un problema per la
salute?
“Quello dei rifiuti è uno dei
nuovi affari dell’illegalità diffusa e della delinquenza organizzata. Alludo non tanto allo
sversamento in discarica (un
luogo alternativo prima o poi si
troverà), ma alla gestione provinciale della raccolta e dello
smaltimento che è stata soltanto ‘politica’ e non ha tenuto presenti le differenti estensioni ed
esigenze dei territori provinciali (la provincia di Napoli e di
Caserta sono enormi rispetto a
quella di Benevento, ad esempio). Come ha trovato impreparata la macchina amministrativa e politica ordinaria: i dipendenti degli ex consorzi da assorbire e gestire; le ecoballe non
ecologiche che costano e che
spesso sono ancora lì; i sottosuoli con rifiuti tossici e speciali
da bonificare. Problemi enormi,
insomma, ma anche affari per i
mal intenzionati. Intanto, la
raccolta differenziata non decolla in molte parti, in quanto
non s’incide sulle abitudini inveterate tra la gente e non si
attiva un vero e proprio esercizio virtuoso della raccolta. Intanto, sono state vane le promesse gridate all’opinione pubblica del ‘miracolo’ dell’inceneritore di Acerra, che continua a
non funzionare, mentre mancano gli altri gangli territoriali
che il piano generale prevedeva. Inoltre, fondata-mente o infondatamente, le persone si ritrovano, oltre ai miasmi e al
percolato qui e là, anche le malattie più silenti di tipo dermatologico, respiratorio e
oncologico… I nervi possono
saltare”.
Qual è il ruolo dei cattolici di fronte a queste situazioni?
“Gli animatori e coloro che
svolgono un servizio ministeriale in mezzo alla gente non
possono che operare sui tempi
medio-lunghi e non certamente nelle continue emergenze. Si
tratta di educare a una cultura
del cambiamento degli stili di
vita e, insieme, di valorizzare
l’imprenditorialità creativa e,
sul piano tecnico, cercare e realizzare le soluzioni più avanzate e meno dannose per la
biosfera. Si tratta, inoltre, di
preparare quadri amministrativi e politici secondo le idealità
cristiane della salvaguardia del
creato e della giustizia. La situazione sta degenerando e ci
può scappare, Dio non voglia, il
morto, come già ci scappano i
feriti dell’una e dell’altra barricata. Non dobbiamo celebrare funerali anche sulle vittime
dei rifiuti nell’inerzia generale”.
SOCIETÀ
FATTIePROBLEMI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
P A G I N A
5
MA CHI È IL PUBBLICO?
A proposito di morbosità
I
I
Uomini
per questo tempo
nutile un codice deontologico, tanto vince la morbosità. È il ritornello che
ogni volta sentiamo in occasione di dirette televisive controverse quando sul buon
gusto e sul pudore hanno la
meglio il desiderio di spiare dal
buco della serratura, la ricerca
dell’effetto drammatico, la necessità di fare il colpo giornalistico per arrivare prima dei concorrenti. La morbosità è di solito giustificata dall’idea che ci
sia un pubblico a chiedere di entrare nei sentimenti degli altri,
spiando e indagando nel loro
intimo. La giustificazione teorica è il diritto di cronaca. Dobbiamo rassegnarci al dilagare
della spazzatura? L’etica è del
tutto impotente?
Qualcosa si può dire in proposito, cioè che le giustificazioni addotte sono false. In realtà
si parla oggi della comunicazione, in senso generale, nei termini di una “industria della comunicazione”, un mercato che
smuove interessi nell’ordine dei
100 miliardi di euro all’anno.
Dunque possiamo immaginare
che nulla di quel che accade in
televisione sia dovuto al caso.
Insistere nell’indagare sui sentimenti ha l’effetto di innalzare gli indici di ascolto di un programma che diventa interessante per gli inserzionisti della
pubblicità e dunque sono disposti a pagare di più. Ricordiamo
quello che hanno dichiarato più
volte i conduttori di programmi televisivi accusati di venire
strapagati. Hanno detto spesso che gli introiti pubblicitari di
una sola puntata servono a pagare il loro compenso annuale.
Dunque se di industria si tratta diventa un po’ inutile invocare codici deontologici.
Secondo punto: vince la
morbosità perché il pubblico la
vuole, la chiede, la desidera?
Quello del pubblico è il ritornello messo in campo dagli operatori della comunicazione quando devono giustificare le loro
malefatte. Hanno un’idea precisa di chi sia il “pubblico”?
Hanno chiesto al “pubblico” se
davvero vogliono vedere rappresentati quegli aspetti e non altri? Certamente no. In una industria della comunicazione di
questo genere e con tali e tanti
interessi in campo, siamo sicuri che i signori e le signore intervistate sui loro drammi,
pronti e pronte a spargere lacrime e dolori a piene mani, non
vengano pagati per questo? Non
abbiamo contrattato un loro
tornaconto dall’avere un’immagine televisiva?
A queste domande i conduttori dovrebbero fornire delle risposte e queste domande dovrebbero venire rivolte dai cri-
tici televisivi e girate ai dirigenti delle aziende editoriali di ogni
genere. Sappiamo infatti che
nel lavoro concreto delle redazioni entrano in gioco moltissimi e variegati interessi economici e commerciali. Pensiamo
soltanto ad un aspetto negletto
del nostro patrimonio culturale: la lettura dei libri. Ebbene
una recensione su un giornale
di ampia diffusione porta molte e molte copie vendute. Da qui
gli interessi delle case editrici
e le pressioni a fronte della scarsità di spazio tipico dei media
in relazione alla grande quantità di opere pubblicate.
Ecco perché ogni riflessione
sull’etica della comunicazione
dovrebbe sempre chiedersi quali siano gli interessi economici
in campo. In Italia - ma la tendenza è mondiale - non esistono più gli editori puri bensì
aziende che hanno molteplici
settori di attività e tra questi
anche nella comunicazione. Che
deve dunque aiutare le vendite.
FABRIZIO MASTROFINI
CORSIVO
di AGOSTINO CLERICI
LE MIE...
«LACUNE
EVOLUTIVE»
Mi sono messo nei miei
panni ed ho ringraziato il
Signore di non avere un terzo difetto originario, una di
quelle «lacune evolutive» per usare un linguaggio darwiniano - che oggi come oggi
appaiono come vere e proprie falle nel progresso inarrestabile dell’umanità. Prima di confessare i primi due
«difetti», nomino quello a cui
sono provvidenzialmente
scampato: non sono un politico. Quindi mi si deve perdonare se ogni tanto penso
in proprio e allungo su questa carta la mia opinione,
rischiando subito che il mio
libero pensiero - giusto o
sbagliato che possa essere venga incasellato nelle categorie fissiste del vecchio
ideologismo, peggiorato sembrava impossibile - dal
bipolarismo della seconda
Repubblica (o siamo già alla
terza, forse ho perso il conto). Ma non sono un politico, e quindi non mi si deve
dare la colpa di tutto quanto succede sotto il sole o durante una comune giornata
ventosa d’autunno. Lo so che
- secondo il famoso adagio quando piove il governo è
ladro, ma non quando tira il
vento, perché - lo ha detto
anche Gesù - il vento soffia
dove vuole, libero almeno
lui! Non sono un politico, ma
- ahimé - ho già altre due
«lacune» a cui pensare, e non
sono meno gravi e gravose.
Sono un prete, e di questi
tempi il sospetto aleggia
sull’intera categoria, per colpa di qualche mela marcia
(zero virgola zero zero... ma
capisco che le statistiche in
questo caso non valgano).
Pensate che volevano affibbiarci una santa suora australiana come protettrice
della gioventù dagli abusi
sessuali dei preti. Leggendo
qualche giornale sembrava
addirittura che l’avessero
canonizzata proprio perché
aveva osato denunciare un
prete molestatore al suo vescovo. Non è vero, ma siccome l’ha detto qualche giornalista bene (mal)informato,
qualcosa di vero, dietro o
sotto, deve esserci. E proprio
qui c’è la falla peggiore nella trama già sfilacciata della mia umanità, quella di
cui in queste settimane mi
vergogno non poco. Non so
nemmeno come scriverlo,
ma intanto è risaputo: sono
giornalista. Lo ammetto:
faccio fatica a sfogliare i
quotidiani, scivolo via su
quei titoli altisonanti che
trinciano giudizi senza alcuna misura (l’altro giorno qui
vicino è caduto un tetto e il
giorno dopo in prima pagina ho letto «Aiuto, Como ci
cade in testa», ed io mi sono
sentito parificato ad un terremotato di Haiti e adesso
ho quasi paura a camminare sul marciapiedi!). Tengo
il telecomando pronto durante i telegiornali per cambiare subito canale quando
arriva Avetrana, ma poi, gira e rigira, non riesco a trovare nessuno che abbia una
dose di giornalistico coraggio per non parlarne più.
Sì, lo devo confessare chiaramente. Provo indignazione e rabbia quando mi parlano di un mio confratello
che ha molestato un bambino. Ma provo anche vergogna quando vedo colleghi
che maneggiano l’informazione come una clava. Una
persona mi diceva: «Reverendo, non ci sono più mezze misure, ma abbiamo tante mezze calzette!». Chissà
che cosa voleva dirmi.
l terzo millennio interpella
radicalmente il cristianesimo: dalle origini ad oggi
esso ha vissuto stagioni diverse, ha incontrato problemi nuovi, si è misurato con
culture diverse, ha compreso
che il contenuto che è chiamato a proporre non gli appartiene: ne è custode e annunciatore. Una rilettura dei secoli
che ci hanno preceduto ci porterebbe a capire come non
sempre la proposta del Vangelo è stata fatta dentro il tempo in cui si viveva, avendo presente - allo stesso tempo l’orizzonte della piccola storia
(quella in cui la persona si colloca) e della grande storia
(quella che ci ha preceduto e
nella quale ci collochiamo). Il
Vangelo è donato ai cristiani:
un dono da conservare e da
proporre allo stesso tempo a
tutti. Il nuovo millennio chiede ai cristiani innanzitutto di
conoscere il Vangelo da uomini e da donne del proprio tempo, di questo tempo. E’ uomo e
donna del proprio tempo chi è
se stesso in dialogo –attento e
leale- con le altre persone e
con le domande che le abitano. Non è del proprio tempo chi
sfugge le domande che la vita
pone e da esse non si lascia
interpellare, oppure si adatta
alle situazioni per stare tranquillo. Questo è conformismo:
fuga dal reale per rifugiarsi
nell’immaginario. E’ necessario un inserimento nel proprio
contesto sia per assumerne le
caratteristiche, sia per prenderne le distanze in nome della propria libertà che nasce
dalla coscienza.
Si può trasformare la storia
soltanto standoci dentro e a
partire da dentro di essa; essere inseriti nella storia è per
questo la condizione dell’essere liberi di fronte ad essa.
L’impegnarsi per trasformare
la storia è condizione della
nostra libertà. Se si perde la
padronanza di questi contatti
con il mondo concreto, si vive
in un mondo irreale: una vita,
appunto fuori dal mondo che
non può incidere né in bene né
in male, se non per omissione! In questa prospettiva gioca un ruolo fondamentale la
libertà di ciascuno: quella libertà che fa sì che si sia dentro una concreta situazione,
ma mai prigionieri di essa. E
veniamo al secondo aspetto:
per essere uomini del proprio
tempo occorre avere il senso
della grande e della piccola
storia. Si è sempre nella storia, ma il nuovo millennio ci
invita ad assumere la consa-
pevolezza di
ciò che ci
precede, di
conoscere le
nostre radici vicine e
lontane, le
radici della
società e
della sua situazione attuale. Occorre vivere
la propria
storia avendo il senso
della grande storia
per non restare disorientati nella propria
quotidianità. Il senso e la saggezza della grande storia permettono di non dimenticare
quanto di buono e di bello è stato fatto e di non ripetere gli
errori del passato.
Diventa allora possibile acquisire libertà dalla prepotenza
dell’effimero, da ciò che è caduco o ha relativa importanza.
Oggi l’effimero è molto prepotente, ma di fronte ad esso la
memoria della propria storia dà
pace e saggezza, consente di
sdrammatizzare le situazioni. Il
senso della grande storia permette di fare progetti di grande
respiro, dà il senso globale e
quello delle proporzioni, così da
avere sott’occhio i particolari
sapendoli inserire in un più vasto quadro, senza disperdersi in
mille strade a vicolo cieco.
Avere il senso della piccola storia significa avere la consapevolezza della libertà umana e
della sua storicità: la piccola storia, quella della personale libertà umana, si colloca nella grande storia. In essa la libertà di
ogni uomo è condizionata: occorre avere la consapevolezza dei
suoi molti condizionamenti e, in
positivo, delle sue possibilità
concrete; ma è pure una libertà
chiamata a rapportarsi alla libertà degli altri: proposta e risposta entro un gioco di rapporti personali, libertà interpellata e interpellante. Infine, la libertà umana è libertà educabile;
una libertà non stimolata da
altre libertà soffoca non si costruisce né edifica la storia in
cui è chiamata ad esprimersi.
Che significa, allora, proporre il
Vangelo dentro il proprio tempo, sorretti da una profonda libertà che permette di vivere la
piccola e grande storia nella
consapevolezza che il passato
non si ripete? E che la proposta
evangelica richiede l’intreccio
significative relazioni umane?
FUORI
dal
CORO
ARCANGELO BAGNI
TSUNAMI IN INDONESIA: CARITAS ITALIANA SI
ATTIVA PER AIUTI, LA PRIMA NAVE MERCOLEDÌ
Dopo che la terra ha tremato, un nuovo tsunami si è abbattuto al
largo delle coste di Padang, sull’isola di Sumatra in Indonesia, seminando morte e distruzione. Caritas italiana si è subito attivata a sostegno della Caritas locale, esprimendo “vicinanza e solidarietà per l’ennesima emergenza che ha colpito il Paese asiatico”. Il
terremoto di lunedì sera, ha causato, secondo alcune testimonianze locali raccolte da un operatore di Caritas italiana presente sul
posto, “un’onda di 3-7 metri che ha provocato notevoli danni: al
momento una quarantina di vittime e circa un centinaio di dispersi”. Le comunicazioni rimangono difficili con le isole Mentawai,
più vicine all’epicentro del sisma rispetto alla città di Padang e da
alcune località colpite non è stato ancora possibile avere notizie dirette; le alte onde hanno reso per ora impossibile l’arrivo di soccorsi
via mare, ma Caritas Padang ha già predisposto un primo carico di
aiuti che è stato inviato mercoledì con la prima nave disponibile.
Dopo lo tsunami del 2004, si sono verificate molte altre emergenze
in Indonesia: terremoti nel 2005 e nel 2007, alluvioni nel 2008, fino
al terremoto che sempre a Padang nel 2009 ha provocato circa 200
morti. Caritas italiana ha sostenuto la Caritas indonesiana, chiamata “Karina”, ed ha avviato progetti per un totale di circa 5,5 milioni di euro. Dal 2005 è presente sul posto con due operatori.
P A G I N A
6
SOCIETÀ
ECONOMIA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
UNA VOCE FUORI DAL CORO SULLA VICENDA PARTENOPEA
NAPOLI E RIFIUTI:
SE AD ESSERE GETTATA È LA
RICCHEZZA NAZIONALE
I
nizio l’articolo riflettendo
sui costi dell’emergenza rifiuti in Campania; sulle responsabilità degli amministratori locali e dei politici che operano nelle Istituzioni e negli Organi dello Stato.
I costi e gli sprechi, registrati
in questi anni, sul capitolo
“monnezza campana” sono
molteplici e, quando verranno quantificati, risulteranno
enormi. In breve, in modo più
o meno cosciente, si è dato e
si sta dando un contributo alla
dissipazione della ricchezza
nazionale, nonché al dissesto
delle finanze pubbliche campane. Il costo del malaffare,
dell’ignavia della classe politica campana e degli abitanti
di questa bellissima regione,
ricca di storia e di opere d’arte, verrà pagato dal contribuente italiano, il quale ha
pieno diritto di protestare. E’
mia sommessa opinione quindi non è detto sia una verità - che, sin dalla fine del secondo conflitto mondiale, alcune forze politiche di sinistra
e di estrema destra, abbiano
lavorato per indebolire la democrazia e lo sviluppo economico del Paese. Non è quindi
da escludere che il disastro
campano sia stato favorito e
indirizzato da disegni politici
oscuri, da innominabili interessi industriali e malavitosi.
Non è da trascurare l’ipotesi,
che anche l’operazione “mani
pulite”, dimostratasi presso-
Non è corretto ricondurre a colpe governative ciò
che invece è imputabile alla amministrazione
locale. E la protesta violenta serve, in verità,
unicamente la volontà di colpire le Istituzioni
pagina a cura di GIANNI MUNARINI
ché inincidente, nella lotta al
malaffare, ma efficiente nell’operare il crollo del sistema
partitico tradizionale, al di là
degli intendimenti e della indiscussa buona fede dei magistrati, sia stata strumentalizzata da chi perseguiva la lotta
contro le Istituzioni democratiche e lo sviluppo del Paese.
La guerriglia che ha sconvolto Terzigno e altre località
campane, non ha provocato
solo la distruzione di compattatori della nettezza urbana,
di mezzi pubblici e delle forze
dell’ordine, il danneggiamento di negozi e di arredi pubblici, ma soprattutto è stata un
attacco alla democrazia e alla
convivenza civile. I costi concernenti i danni richiamati
vanno a sommarsi a quelli registrati nelle precedenti emergenze, ovvero ai costi derivati dal trasporto su rotaia della
“monnezza campana” in Germania e per via mare in Sardegna.
Non intendo infierire, ma
non è possibile dimenticare
che molte foto scattate dai
turisti a Napoli immortalano
e divulgano i cumuli di rifiuti
giacenti agli angoli delle vie e
delle piazze. Ciò reca danno al-
l’immagine dell’Italia e per
conseguenza al suo turismo,
quindi si tratta di un duro colpo inferto all’attività di alberghi e ristoranti, in un momento di grave crisi economica e
quindi produrrà un aumento
di disoccupazione soprattutto
giovanile. Non amo il conformismo e la doppiezza dei cialtroni, quindi posso andare contro corrente, ovvero essere voce fuori dal coro. Egregi cittadini di Napoli, della Campania
e oppositori di tutte le colorazioni e razze, smettetela di addossare, in via principale, la
colpa della sconcezza e del fallimento dell’operazione “strade pulite a Napoli e dintorni”
allo Stato, al Governo e a Berlusconi, in quanto la responsabilità principale è imputabile agli amministratori locali e allo scarso senso civico dei
cittadini e solo, in via subordinata, allo Stato. I ritardi
nella predisposizione di discariche idonee, la mancata costruzione di inceneritori, i
differimenti nella costruzione
di impianti di compostaggio e
infine i livelli medi della raccolta differenziata che, nella
provincia di Napoli, nel 2007
si attestava su un irrisorio 8%,
vanno imputati agli amministratori locali, all’indifferenza
dei cittadini, ai “No a tutto” e
non certo al Governo.
La richiamata vicenda partenopea porta a fotografare fatti che dicono che il nostro Paese è in piena decadenza. Il primo di questi fatti è la strumentalizzazione degli eventi a scopi elettorali, ovvero l’opposizione pensa che in primavera gli
italiani verranno chiamati alle
urne, quindi ritiene urgente
indire una campagna tesa a
colpire a morte Berlusconi, al
fine di evitare che l’elettorato
lo riconfermi vincitore. Colpisce la smemoratezza dell’opposizione, la quale pare aver dimenticato che al Governo di
Napoli e della Campania v’è
stato per molti anni il Centrosinistra, il quale non solo ha
dimostrato incompetenza e incapacità di governo, ma ha dato
prova di grande ingegnosità
nello sperpero di denaro pubblico. Il secondo fatto è la mancanza di virtù civica dei cittadini, i quali, dopo aver sottovalutato il problema grave e complesso, della raccolta e dello
smaltimento dell’immondizia,
si sono buttati in azioni violente prive di ogni costrutto positivo. Fatto quest’ultimo che dimostra, fra l’altro, come la
scarsa partecipazione intelligente e responsabile, alla vita
sociale abbia precluso la possibilità di selezionare amministratori capaci, competenti e di
alta professionalità. Non nego
che anche le forze del Centrodestra, quando all’opposizione,
e nei brevi momenti di responsabilità di governo, abbiano
dato il dovuto rilievo al problema e tanto meno abbiano avanzato proposte adeguate e possibili, alla sua soluzione.
I testi del magistero che
vanno dall’Enciclica “Il fermo
proposito” di Pio X alla Costituzione Conciliare, “Gaudium
et spes”, pongono in evidenza
che il funzionamento eccellente della società civile, in funzione al bene comune, richiede anche la presenza coordinatrice dei pubblici poteri, il
supporto di leggi adeguate, la
partecipazione ordinata e responsabile dei cittadini alla
vita sociale. In questa ottica
emerge la responsabilità del
governo centrale, in quanto
non ha provveduto all’opera di
coordinamento e di controllo,
nonché alle azioni sanzionatorie richieste dalla gravità
degli accadimenti. Bertolaso,
ha ricevuto il mandato di gestire la nuova emergenza che,
nella fattispecie, significa porre una pezza su un paio di calzoni consunti, cosicché fra sei
mesi, un anno o poco più, ci
ritroveremo di fronte a una
nuova emergenza, che andrà
a gravare sulla spesa pubblica, rendendo così difficile agli
amministratori comunali l’attuazione di politiche sociali a
favore dei propri cittadini.
INTANTO RIPRENDE UNA LOGICA PERVERSA NEI RAPPORTI SINDACALI
CISL E UIL, BARLUMI DI REALISMO; CGIL, IDEOLOGISMO
P
onzio Pilato è sempre
di attualità, ovvero
resta un valido strumento di camuffamento delle responsabilità degli attori della scena
pubblica e di quella privata.
Per risolvere realmente l’annoso problema dei rifiuti di
Napoli è indispensabile che
l’autorità legittima locale riprenda a svolgere le proprie
funzioni istituzionali. In concreto deve programmare, con
attenzione ai tempi medio/lunghi, la risoluzione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti urbani, in tutte le sue fasi
operative.
Debbo a questo punto sottolineare che, a mio sommesso
giudizio, è un non senso abdicare a favore della violenza
della piazza, quindi ritengo un
errore grave la mancata sottoscrizione, da parte dei sindaci,
del documento presentato da
Bertolaso. E’ scandaloso sostenere “è la piazza che deve decidere”. I cittadini, a loro volta,
debbono accettare la richiesta
di sospendere le manifestazio-
ni violente che rimembrano le
antiche jacqueries, inconcludenti e portatrici di rovine e
desolazioni ulteriori. In parole
povere i campani debbono capire che non è tollerabile una
situazione che pone a rischio
la salute dei cittadini, intralcia lo svolgimento dell’attività scolastica, deturpa l’immagine dell’Italia, danneggia il
turismo e favorisce lo sperpero di danaro pubblico. I rifiuti
vanno quindi rimossi. Se non
venisse fatto, i campani potrebbero sentirsi dire: “chi è causa
del suo mal pianga se stesso”.
Temo che i rifiuti maleodoranti che ricoprono Napoli e
altre zone della Campania e il
malcontento, in parte giustificato, della popolazione, siano di fatto incanalati nel fiume melmoso che tenta di sommergere e danneggiare le Istituzioni democratiche e lo sviluppo economico del Paese.
Non credo sia un caso che, nei
primi nove mesi del 2010, siano stati contestati con violenza ottusa, ben 273 impianti:
manifestazioni “No Tav” in
Piemonte; scontri ad Acerra
durante i cortei indetti contro
la costruzione di un termovalorizzatore; proteste in Sicilia
del movimento “No-Ponte a
Messina”; guerriglia a Brindisi per impedire la costruzione
di un rigassificatore e a Civitavecchia una centrale termoelettrica. Gli italiani sono diventati contrari a qualsiasi
tipo di opera pubblica, o di
modifica sul proprio territorio
e, incredibile ma vero, nel
contempo rivendicano welfare, occupazione, casa, diritti,
scuola e Università gratuite e
di eccellenza. L’assurdo è che
ignorano colpevolmente che
tutte queste cose hanno un costo e quindi, per poterne beneficiare bisogna prima produrre ricchezza e per farlo è
inevitabile l’opera di modernizzazione.
Vorrei anche dire che la società civile e politica, non può
raggiungere i suoi obiettivi, il
suo fine, il bene comune, senza regole e senza disciplina interna, che è ordinamento delle parti al tutto, subordinazio-
ne del particolare all’interezza
della comunità, finalizzazione
di tutte le attività al bene comune: essa è condizione di
unità e garanzia di legalità,
giustizia e ordine, nella vita
sociale. Esistono verità scomode ma non per questo debbono essere taciute.
Prima di chiudere l’articolo
ritengo opportuno esaminare,
anche se di sfuggita, il quadro
economico e quello della finanza pubblica. Su quest’ultimo
sostengo, in contraddittorio
con la maggioranza del governo Berlusconi, che i conti pubblici sono in sofferenza: le entrate tributarie, da gennaio ad
agosto, sono diminuite del
2,4-2,6%, il debito pubblico ad
agosto ha toccato quota 1.843
miliardi di euro. Insomma l’ottimismo sbandierato dal ministro dell’economia non trova
riscontro nella realtà dei fatti. Non posso infine ignorare
il peggioramento registrato
nei rapporti sindacali e nelle
relazioni industriali, perché
sono avvenimenti che intralciano la ripresa economica,
danneggiano i lavoratori e indeboliscono il ruolo dell’Italia,
nonché il suo peso a livello di
Ue, di G7 e G20. In questo
contesto colgo il pericoloso
tassello della logica perversa,
che ha riportato la Fiom ad
essere cinghia di trasmissione dei partiti di estrema sinistra, coalizzati attorno a Nichi
Vendola. Gli attacchi di sapore squadristico a sedi Cisl, Uil
e a Bonanni hanno riconfermato che in Italia il passato
non passa mai, esce dalla porta e rientra dalla finestra,
mentre il futuro rimane sempre una chimera. Il sogno dell’unità sindacale pare svanito,
ma ciò era prevedibile, perché
la “filosofia” contrattuale e i
barlumi di realismo che caratterizzano Cisl e Uil, sono e resteranno, incompatibili con
l’ideologismo, di sapore ottocentesco, della Cgil. Il quadro
non è per nulla tranquillizzante. Spero tuttavia che i cattolici sappiano ributtarsi nella lotta politica e sindacale, in forma autonoma, originale e con
uomini di alto livello morale.
P A G I N A
7
SOCIETÀ
EUROP
A
EUROPA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
LE RISORSE PER CRESCERE
BILANCIO 2011 E
SOSTEGNI ALLA FAMIGLIA
V
ia libera al bilancio
2011, sì alle proposte
di modifica della legislazione comune per
i congedi di maternità, istituzione del servizio diplomatico Ue, reddito minimo europeo. La sessione plenaria dell’Assemblea dei 27, svoltasi a
Strasburgo dal 18 al 21 ottobre,
non ha riservato particolari sorprese, nonostante fossero in
agenda provvedimenti rilevanti. Il lavoro svolto precedentemente nelle commissioni parlamentari aveva dipanato quasi
tutti i nodi da sciogliere.
Il Parlamento ha anzitutto
approvato in prima battuta il
bilancio per il prossimo anno,
rispettando il quadro finanziario pluriennale e fissando a 130
miliardi di euro i pagamenti e
a 143 miliardi gli stanziamenti
d’impegno, ricalcando di fatto le
cifre chieste dalla Commissione. Ora si apre una fase di trattative con il Consiglio (dove
sono rappresentati i governi dei
27 Stati aderenti) e, in caso di
compromesso, il bilancio sarà
definitivamente approvato a
metà novembre. Gli eurodeputati hanno insistito affinché i
documenti contabili confermassero stanziamenti adeguati per
sviluppo regionale, ricerca, innovazione, educazione, infrastrutture e reti energetiche. Le
relatrici, la popolare polacca
Sidonia Jedrzejewska, e la
verde tedesca Helga Trupel,
hanno sostenuto “la necessità di
finanziamenti sufficienti” per
avviare il nuovo Servizio europeo d’azione esterna, nonché
investimenti per “aumentare la
competitività dell’Unione e favorire il superamento della cri-
si”. La crisi economica e le difficili situazioni dei bilanci nazionali non hanno consentito
aumenti dei fondi comunitari.
Il budget 2011 ha assunto d’altro canto un’importanza particolare in quanto per la prima
volta il Parlamento si collocava sullo stesso piano rispetto al
Consiglio quale autorità di bilancio.
L’aula ha poi dato il benestare al testo legislativo sul congedo di maternità, portandolo
dalle 14 settimane attuali a 20
settimane, tutte remunerate al
100% dello stipendio. I deputati hanno inoltre approvato l’introduzione del congedo di paternità (che dovrà essere di almeno due settimane). Al momento
del voto finale, però, l’emiciclo
si è diviso: i voti a favore sono
stati 390, 192 i contrari e 59 le
astensioni. Il progetto, ha spiegato la relatrice Edite Estrela,
vuole “stabilire le regole minime a livello europeo”, mentre gli
Stati membri (che devono ora
affrontare l’argomento in sede
di Consiglio, dove sono previste
forti resistenze) “resterebbero
liberi di introdurre o mantenere i regimi di congedo più favorevoli alle lavoratrici” di quelli
previsti dalla direttiva comunitaria. Estrela aveva spiegato
nel corso del dibattito: “La maternità non può essere vista
come un fardello sui sistemi
nazionali di sicurezza sociale,
ma rappresenta un investimento per il futuro”. Nel testo sono
previste indicazioni volte a proibire il licenziamento delle donne in caso di gravidanza; le donne devono poter tornare al loro
impiego precedente “o a un posto equivalente, con la stessa
retribuzione, categoria professionale e responsabilità di prima del congedo”.
“Dobbiamo difendere la maternità”, che è “il primo passo
per superare la crisi demografica dell’Europa”: Jerzy Buzek, presidente del Parlamento Ue, si è ricollegato al provvedimento parlamentare sui congedi intervenendo in aula con
un discorso di metà mandato.
Otto i punti affrontati da Buzek
nel suo intervento: crisi economica, solidarietà europea, politica energetica e ambientale,
politica estera, diritti umani,
diritti delle donne, applicazione del Trattato di Lisbona e bilancio. Sul tema dei diritti
umani il presidente dell’Eurocamera ha affermato: “So che
davanti a me ci sono 735 difensori dei diritti umani, e alle mie
spalle ce ne sono altri 500 milioni”. Sulle riforme istituzionali ha osservato: “Con il Trattato di Lisbona i poteri legislativi del Parlamento sono raddoppiati”, accrescendo “il nostro
impegno e la nostra responsabilità”.
Chiese europee
Irlanda - Germania
GARANTIRE
IL DIRITTO
ALL’EDUCAZIONE
CATTOLICA
Secondo mons. Donald
McKeown, vescovo ausiliare di
Down and Connor e presidente della Commissione per
l’educazione cattolica dell’Irlanda del Nord, “l’attuale dibattito sulla diversità dell’offerta formativa” nel Paese “richiede il riconoscimento del
fondamentale diritto dei genitori di scegliere per i propri
figli un’educazione basata sulla fede”. “Questo principio
chiave, che riconosce i diritti
dei genitori, è garantito dalla
Convenzione europea per i diritti dell’uomo - prosegue il
vescovo -. Esso è inoltre garanzia di una società stabile e
pluralista, come quella esistente in Irlanda e Gran
Bretagna, che trova espressione nell’offerta di scuole basate sulla fede e sostenute dallo
Stato”. Mons. McKeown, rammenta che i genitori che scelgono tali scuole per i loro figli
“pagano le tasse per questo” e
che “da diverse generazioni
anche la Chiesa cattolica ha
contribuito in modo sostanziale con finanziamenti e risorse
alla scuola cattolica, e in definitiva ciò ha fatto risparmiare il denaro versato dai contribuenti”. “La lunga esperienza in tutta l’isola, al Nord e al
Sud - conclude il presidente
della Commissione per l’educazione cattolica - dimostra
che le scuole cattoliche sono
impegnate nell’accoglienza di
alunni di ogni background e
nella costruzione di una società coesiva ponendosi al servizio del bene comune”. La Commissione per l’educazione cattolica dell’Irlanda del Nord
(Nicce) rappresenta gli ammi-
nistratori di
tutte le
scuole
cattoliche primarie e
secondarie
del Paese.
ANNO
SABBATICO PER
STUDIARE TEOLOGIA
Un anno sabbatico: questa l’offerta dell’Università di Erfurt,
presentata nei giorni scorsi,
che mette a disposizione di
tutti gli interessati di trascorrere un periodo presso la facoltà di teologia cattolica. Chi
intende aderire potrà dedicarsi alla ricerca e all’aggiornamento nelle materie teologiche e filosofiche e avere contemporaneamente un accompagnamento spirituale: è infatti possibile partecipare alla
vita nei conventi. Oppure ricevere un supporto spirituale
personalizzato, fornito ad
esempio da professori della
facoltà, dalle suore del convento delle Orsoline di Erfurt o
dal clero della diocesi. I partecipanti all’iniziativa possono anche iscriversi come uditori ai corsi dell’università: in
tal modo sarà possibile partecipare a tutte le lezioni regolari della facoltà di teologia
cattolica, nonché di altre facoltà. Per consentire alle persone che fanno l’esperienza dell’anno sabbatico di orientarsi
facilmente all’interno dell’università, la facoltà ha organizzato visite guidate al campus,
alla biblioteca università e di
ricerca che ha sede ad Erfurt
e Gotha.
MIGRANTI ED EUROPA: IL TEMA DELLA SETTIMANA SOCIALE DI FRANCIA
A PARIGI PER... UN FUTURO DA COSTRUIRE INSIEME
S
ociologi, storici, parlamentari, uomini di
Chiesa e operatori sociali. Saranno loro i protagonisti della 85ª Settimana Sociale di Francia che si
svolgerà al “Parc Floral” di Parigi dal 26 al 28 novembre e avrà
quest’anno per tema: “Migranti,
un futuro da costruire insieme”.
La Settimana sociale francese
ha la caratteristica di avere un
timbro ecumenico. Il primo giorno, infatti, a introdurre i partecipanti al tema saranno i rappresentanti delle Chiese cristiane presenti in Francia: il card.
André Vingt-Trois, arcivescovo
di Parigi e presidente della Conferenza episcopale francese,
Jean-Charles Tenreire, presidente della Chiesa Riformata
per l’Ile de France e mons.
Gabriel de Comane, arcivescovo
delle Chiese ortodosse russe in
Europa Occidentale. Alla Settimana, visto l’argomento, prenderanno la parola anche gli stessi immigrati con momenti di
scambio e di incontro con loro.
Si parlerà di integrazione “tra
realtà e modelli” e anche del rapporto tra Nord e Sud del mondo.
Parteciperanno alle sessioni di
lavoro anche 150 giovani delegati dai 18 ai 30 anni, provenienti da tutta Europa. A loro saran-
no riservati incontri particolari
e un momento di preghiera animato dai fratelli di Taizé. Pubblichiamo un’intervista a Jerome Vignon, presidente delle
Settimane Sociali di Francia,
rilanciata in questi giorni sul
sito della Conferenza episcopale
francese.
lità, dell’accoglienza, dell’integrazione in relazione alla questione dell’identità si è allargato, è divenuto causa di tensione.
Motivo in più per non eludere
questo dibattito, che fa parte
della dottrina sociale della Chiesa.
Perché è stato scelto per la
85ª Settimana Sociale di
Francia il tema “Migranti,
un futuro da costruire insieme”?
“E’ stata una richiesta dei partecipanti alle sessioni precedenti. Nel 2008 abbiamo proposto
una serie di argomenti, tra cui
uno sul ruolo dei migranti nella
nostra società, insieme ad altri
relativi al lavoro e alla crisi economica. L’anno scorso, è stato
chiesto che le Settimane sociali
avviassero una riflessione sull’immigrazione. E’ stata quindi
una decisione del popolo a orientare il nostro lavoro, molto prima che le questioni legate alla
legge sull’immigrazione o relative alle espulsioni dei Rom siano state sotto i riflettori di tutta
Europa. Avevamo già discusso di
questo argomento nel 1997. Nello spazio di quattordici anni, il
divario all’interno della società
intorno al problema dell’ospita-
In quale modo le Chiese e
la Chiesa cattolica in Francia contribuiscono al dibattito?
“La Settimana Sociale nasce
e si sviluppa sotto il segno
dell’ecumenismo. Il tema delle
migrazioni è una questione che
colpisce la famiglia, è un tema
cristiano. Un tema su cui le politiche ammettono una certa incapacità di tenere un discorso
costruttivo e lungimirante per il
pubblico. In Europa, con l’ondata di xenofobia, la tendenza alla
paura e al ripiegamento su se
stessi influenza i partiti della
maggioranza. La Chiesa deve
farsi ascoltare e dare coraggio
alla politica! Noi constatiamo di
aver bisogno degli immigrati.
Sappiamo che sono importanti
per la nostra società. Ma queste
argomentazioni non riescono a
toccare i cuori. E’ - la presenza
degli immigrati nella nostra società - una questione dalla dimensione simbolica profonda.
Rimanda ciascuno al suo modo
di rappresentarsi il futuro, il suo
posto nella società, ecc. Pone la
questione dell’alterità e a come
ci si costruisce la fiducia in se
stessi per comunicare con gli altri. Il contributo della Chiesa
cattolica, il coraggio dei vescovi
e del papa sono insostituibili.
Sono contributi non solo felici
ma anche necessari”.
Quali sono le sfide di un
tale dibattito?
“Questo tema si scontra direttamente con i sentimenti di preoccupazione, paura, senso di ingiustizia per alcuni dei nostri
concittadini. Si confronta anche
con le divisioni all’interno dello
stesso popolo cristiano. Molti
cattolici praticanti, per esempio,
non sono d’accordo con l’atteggiamento del magistero. Le divisioni si sono manifestate chiaramente sulla questione dei
Rom. Una parte dei cattolici si è
sentita intrappolata in un discorso che ha considerato
moralizzante. Ci si chiede allora: come vivere i principi fondamentali dell’accoglienza e del
rispetto, quando ci si sente minacciati, destabilizzati nella propria identità? Cerchiamo di sentire diversi punti di vista, per
portare tutti a percorrere un
viaggio. A ciascuno viene chiesto di superare la sua opinione
personale per iniziare un processo di discernimento. Si tratta
cioè di situarsi in rapporto con
questioni e sfide di più ampia
portata. Cerchiamo di dare un
senso alle cose. Ci sono eccessi
che noi condanniamo, non solo
come cristiani ma anche come
cittadini della Repubblica francese. Non vogliamo però discutere sui massimi sistemi, ma discernere considerando i dettagli.
Useremo gli argomenti della ragione, e in questo ci faremo aiutare da esperti e responsabili
politici, ma faremo appello anche agli argomenti convincenti
del cuore e della fede, ascoltando anche le voci degli stessi migranti. Questa edizione delle
Settimane sociali del 2010 sarà
sicuramente segnata da eventi
politici di attualità. Ci confronteremo in questi giorni e continuamente con l’evoluzione di un
dibattito che è di per se già vivace, sulla legge dell’immigrazione e sui diritti degli stranieri
in Francia. Vogliamo che ogni
partecipante possa vivere tre
giorni come un momento di formazione e anche come esperienza spirituale, con momenti di
preghiera, celebrazioni e incontri di fraternità”.
CHIESA
P A G I N A
8
CHIESA LOCALE
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
AGENDA
del
VESCOVO
GIOVEDÌ 28
A Como, al mattino, Consiglio Episcopale; a Como,
in serata, in Vescovado,
Commissione per il Diaconato Permanente.
Al mattino, a Como, in Vescovado, incontro con i sacerdoti ordinati nel 1971.
A Cagno, nel pomeriggio,
inaugurazione dell’oratorio
- alle ore 17.00 Santa Messa.
A Verceia, alle ore 10.00,
Santa Messa e conferimento del sacramento della Confermazione; a Mese, alle
ore 16.00, consacrazione
del nuovo altare della chiesa parrocchiale.
A Como, in Cattedrale, alle
ore 10.30, pontificale nella
solennità di Tutti i Santi.
A Como-Monte Olimpino, alle ore 15.00, Santa
Messa presso il cimitero in
suffragio di tutti i defunti.
A Como, mattino e pomeriggio, Consiglio Episcopale; a Como in Duomo, alle
ore 18.30, Santa Messa di
suffragio per i vescovi e i canonici della Cattedrale defunti.
A Como, al mattino, in Vescovado, Consiglio Episcopale; a Milano, in Duomo,
alle ore 18.30, celebrazione
per i 400 anni di canonizzazione di san Carlo.
APPROVAZIONE
DEL SANTUARIO
DIOCESANO
DELLA
«SANTISSIMA
TRINITÀ
MISERICORDIA»
IN MACCIO DI
VILLA GUARDIA
a un decennio, con
un’intensità notevolmente accresciuta nel
corso degli ultimi
anni, il sig. Gioacchino
Genovese, della parrocchia Santa Maria Assunta in Maccio di
Villa Guardia (Co), ha vissuto
– specialmente in occasione di
alcune novene serali guidate
dai sacerdoti della parrocchia –
particolari esperienze di preghiera associate a un’intensa
supplica alla Santissima Trinità Misericordia, per ottenere la
conversione dei cuori dei fedeli
e perché la Chiesa e i sacerdoti
siano consapevoli dell’essere
strumento dell’immenso dono
dell’amore misericordioso della
Trinità.
UFFICIO
PER LA LITURGIA
MINISTRI
STRAORDINARI
DELLA
COMUNIONE:
INCONTRI
FORMATIVI
PER I CANDIDATI
DELLA
PROVINCIA
DI SONDRIO
D
I contenuti di questa singolare esperienza spirituale sono
stati fedelmente trascritti su
alcuni quaderni al vaglio di una
Commissione diocesana di studio appositamente costituita.
Tale Commissione, che ha provveduto ad informare la Congregazione per la Dottrina della
Fede, non ha riscontrato, in
quest’esperienza e negli scritti, elementi contrari alla dottrina cattolica e alla morale, né ha
ravvisato fenomeni di autosuggestione.
In conseguenza di questa preghiera, molti fedeli, provenienti anche da altre parrocchie, si
sono avvicinati alla vita e alla
pratica della fede con evidenti
frutti di conversione.
Per questi motivi il Vescovo
diocesano, S. Ecc. Mons. Diego
Coletti, dopo la comunicazione
Per i nuovi candidati al
ministero straordinario della Comunione eucaristica
della provincia di Sondrio
vengono stabiliti tre incontri necessari prima di ricevere il mandato, previsto
nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’
universo, domenica 21 novembre p.v. a cura dei parroci. Queste le date e i temi
degli incontri.
• Sabato 30 ottobre
data nello scorso mese di gennaio al termine della visita pastorale nella parrocchia di
Maccio (vedi nota 1); considerando che il bene dei fedeli esige una guida materna, premurosa e sicura da parte della
Chiesa; visti i canoni 1230 ss.
del Codice di Diritto Canonico
(vedi nota 2); approverà che la
chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta in Maccio, a partire dalla prima domenica d’Avvento 2010, sia anche riconosciuta come Santuario diocesano dedicato alla «Santissima Trinità Misericordia».
(1) Estratto della comunicazione letta dal vescovo il 10 gennaio 2010 al termine della visita pastorale e consegnata alla
comunità parrocchiale di Maccio in forma scritta: «Mi viene
riferito di particolari esperienze di preghiera che si svolgono
nella chiesa parrocchiale. In
questi casi credo che si debba
evitare da un lato l’ingenuità di
chi pretende di sapere già e di
poter esprimere giudizi e valutazioni definitive, e dall’altro lo
scetticismo che impedisce di
mettersi in ascolto di quanto
potrebbe essere ricevuto come
dono di Dio. Restiamo umili,
attenti e prudenti, evitando
chiacchiere inutili, in un atteggiamento di rispetto e di discrezione, e rimaniamo in attesa di
capire e di giungere ad una valutazione serena e obiettiva,
come la Chiesa sa di dover fare,
e fa, in casi di questo genere.
Accompagniamo questa attesa
con molta preghiera e con la
docilità e la serenità che dovrebbero essere tipiche di una comunità di figli di Dio».
(2) Can. 1230 - Col nome di
santuario si intendono la chiesa o altro luogo sacro ove i fedeli, per un peculiare motivo di
pietà, si recano numerosi in pellegrinaggio con l’approvazione
dell’Ordinario del luogo.
Il Signore Gesù, “servo” del
Padre e degli uomini. La
Chiesa di Cristo come comunità di servizio. La figura del
ministro straordinario della
Santa Comunione.
• Domenica 7 novembre
La visita e la cura pastorale
degli infermi: i contenuti e
le direttive del Rituale Romano. Come proporre i sacramenti della Penitenza e
dell’ Unzione degli Infermi.
• Sabato 13 novembre
La comunione Eucaristica
nelle case degli infermi la Domenica e nelle feste; negli
altri giorni. Temi del Lezionario Eucaristico.
Gli incontri, con la collaborazione di don Samuele Fogliada, parroco di Sazzo, si
svolgono nei giorni fissati,
dalle ore 14.30 alle ore
17.00, presso l’Istituto Pio
XII, in via Carducci 12, a
Sondrio.
CONSIGLIO PRESBITERALE
Il 19 ottobre la prima riunione
del nuovo Consiglio
I
l 19 ottobre, presso il Seminario Vescovile, si è riunito
per la prima volta il nuovo
Consiglio Presbiterale, che,
sotto la presidenza di monsignor Vescovo, ha affrontato i
temi posti all’ordine del giorno.
In particolare, esauriti alcuni
adempimenti elettorali interni
– con la lettura del decreto di
nomina ai sensi dei cann. 495
ss. CJC e del Regolamento
Diocesano (n. 534/99) –, si è preso in esame la programmazione del quinquennio di lavoro del
Consiglio e una riflessione sullo stato di vita del clero. Dopo
la preghiera dell’Ora Media la
seduta si è aperta col saluto del
Vescovo, il quale, dopo aver
espresso la sua personale gratitudine ai nuovi membri del
nuovo Consiglio, ha ricordato
l’ottima qualità del lavoro svolto dai membri uscenti, che è risultato essere un prezioso ausilio per la conduzione della
Diocesi. Il Vescovo ha poi chiarificato che ciascun membro del
Consiglio agisce in scienza e
coscienza personale ed ecclesiale, senza vincolo di mandato rispetto a quanti lo hanno eletto
o designato. Compito specifico
del Consiglio – ha precisato il
Vescovo – è anzitutto quello di
occuparsi della vita e dei problemi del clero, sotto i differenti aspetti teologico, spirituale,
pastorale, esistenziale. Alcuni
presbiteri hanno esplicitato il
desiderio di aggregare al Consiglio un altro presbitero in rappresentanza dei vicari parrocchiali, in deroga al regolamento. Il Consiglio si è espresso a
maggioranza sulla opportunità
di tale aggiunta.
Monsignor Battista Galli ha
poi introdotto la riflessione sullo stato di vita attuale del clero
diocesano. Nella sua relazione
don Battista ha trattato tre
aspetti in particolare: l’impatto del prete con la parrocchia
all’uscita dal Seminario, impatto che normalmente il sacerdote affronta in una condizione di
solitudine pastorale; il peso dei
compiti di natura non propriamente sacerdotali, ma amministrativi e giuridici, che affaticano non poco l’operato concreto dei nostri preti; la qualità dei
rapporti fraterni fra i preti nel
vicariato, con il Vescovo e la
Curia.
Alla relazione ha fatto seguito un ampio e articolato dibattito. Nella varietà degli interventi di tutti i consiglieri si è
tentato di dare fisionomia al
disagio che attraversa oggi la
vita concreta dei nostri preti.
Un’attenzione particolare è stata riservata alle difficoltà poste
dal rinnovamento in atto della
pastorale diocesana e parrocchiale. Un rinnovamento da
tempo invocato e sempre più
richiesto dalle nuove condizioni di vita del nostro mondo, tuttavia non semplice da avviare
e consolidare. Il rinnovamento
dell’iniziazione cristiana, della
preparazione al matrimonio e
del ritmo pastorale scandito
Mercoledì 3 novembre, in Cattedrale, alle ore 18.30, Santa
Messa in suffragio di tutti i vescovi defunti - con un ricordo particolare per monsignor Felice Bonomini, monsignor
Teresio Ferraroni e monsignor Alessandro Maggiolini - e per
tutti i canonici del Duomo defunti. Per i sacerdoti che desiderano concelebrare, ritrovo alle ore 18.15 presso la chiesa di san Giacomo (portare camice e stola viola).
Gli appuntamenti per il mese di novembre sono:
• mercoledì 10 novembre, alle ore 16.00, in Cattedrale:
Santa Messa celebrata dal Vescovo per gli anziani della città;
• giovedì 11 novembre, alle ore 15.30, presso la chieas
di santa Cecilia: adorazione eucaristica con il gruppo Mite.
Gli incontri formativi per gli animatori e simpatizzanti dell’associazione inizieranno mercoledì 1 dicembre, alle ore
15.00, presso l’Istituto Canossiano di Como.
dall’anno liturgico rischiano di
appesantire, anziché semplificare e potenziare, la vita pastorale ordinaria. Si rende pertanto raccomandabile un’attuazione graduale e insieme efficace
di tale rinnovamento. Soprattutto però, nei diversi interventi, si è posto l’accento sulla necessità di ritrovare in pienezza
la radice di fede propria della
vita sacerdotale: il rapporto fondante e costitutivo con Cristo,
vissuto nel servizio concreto
alla famiglia ecclesiale con l’appoggio insostituibile, e teologicamente rilevante, della
fraternità presbiterale.
mons. ANGELO RIVA
CHIESA
CHIESALOCALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
P A G I N A
9
TERZA ETÀ: L’ATTIVITÀ È INIZIATA CON LA VISITA AL SANTUARIO FRANCESCANO
L’AC PELLEGRINA A PESCHIERA
A
ll’avvio di ogni anno
pastorale è diventata
consuetudine dell’Azione cattolica diocesana ravvivare le speranze, le attese, le energie dei soci
di terza età con un devoto pellegrinaggio in un santuario caro
alla tradizione cristiana del nostro Paese, quella tradizione che
ha fecondato nei secoli la nostra
storia, che ha stimolato innumerevoli artisti, che ha suscitato letteratura e leggenda, in un intreccio denso di suggestioni religiose, culturali, civili. La storia cristiana d’Italia, sia quella quotidiana, sia quella dei grandi eventi, s’intreccia a tal punto con la
storia civile che non possiamo coglierne il senso profondo senza
vederne l’intimo legame. L’abbiamo constatato anche a Peschiera, lo scorso 14 ottobre, in visita
devota al Santuario della Madonna del Frassino, santuario francescano dedicato alla Vergine
Maria, sul luogo dove una pia tradizione ricorda che la Madonna
apparve a un umile contadino nel
1510, in un’epoca devastata dalla carestia, dalle pestilenze e dalle guerre di conquista fra Francia e Spagna. La statuetta della
S
pecializzata in neuropsichiatria, con titoli di
studio e lunga esperienza “sul campo” degli svantaggi di soggetti in età evolutiva, dal 1946,
quando era agli inizi la Nostra
Famiglia, di don Giovanni
Monza. Il parroco di San Giovanni alla Castagna, di Lecco,
aveva cominciato ad occuparsi
di giovani soggetti afflitti da
vari handicap, specialmente
bambini. Ben presto l’opera
crebbe al punto da richiedere
l’impegno a vita di un istituto
secolare: la Piccole Apostole
della Carità. Non solo in provincia di Como e Lecco e nell’Italia intera, (in cui sono presenti
35 centri) ma anche in Equador,
Brasile, Sudan, e un promettente avvio in Cina, resa possibile
anche da una “apostola” cinese.
Don Monza si era reso conto che
la riabilitazione era una “cenerentola” della medicina ufficiale, e rimaneva affidata al pragmatismo di volonterosi operatori. Occorreva un “salto di qualità” nella scienza. Così sorse
l’Irccs (Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) dedicato a
Eugenio Medea, che ne fu animatore scientifico. L’Istituto ha
una sua personalità giuridica e
finanziaria, ampiamente riconosciuto nella comunità scientifica, anche internazionale.
L’età evolutiva è il periodo della vita nel quale è possibile intervenire efficacemente, per ridurre, se non eliminare, gli
svantaggi fisici e mentali. Più
avanti negli anni la cura diventa più difficile. Si è arrivati ad
ottenere clamorosi successi nella cura di nati prematuri anche
di soli 350 grammi. La sopravvivenza, pressoché vicina a
zero, ora è dell’80% seguita,
però, da postumi variamente
invalidanti. A Bosisio Parini si
curano diverse psicopatologie:
dislessia, autismo, disturbi del
comportamento. Per i più gravi, paradossalmente, ci sono
meno problemi, mentre per i
meno gravi sono in agguato depressione, chiusura ed aggressività, che li relegano ai margini in una società fortemente
competitiva. Sempre a Bosisio
Vergine, rinvenuta dal contadino nella cavità di un frassino, è
ora conservata sull’altare del
transetto destro, oggetto di popolare devozione e invocazione. Per
l’ampio piazzale che isola il Santuario dal contesto urbano, il luogo invita alla pace contemplativa e alla preghiera, quella di ringraziamento e di lode, come tra-
UCID COMO
LE SFIDE
DELLA
NOSTRA
FAMIGLIA
è operativa una apparecchiatura d’avanguardia, anche per
bambini in “stato vegetativo” ed
opera una scuola professionale
per disabili. In particolare, a
Como è presente da molti anni,
in via Zezio, una “Casa-famiglia”. Centro di “lavoro guidato”, officina per suscitare e coltivare le attitudini e le risorse
personali dei soggetti disabili,
con l’aiuto di genitori e molti
volontari. Ai disabili vengono
corrisposte remunerazioni non
solo simboliche per il lavoro effettuato, per far capire loro il
senso del denaro guadagnato e
la dignità ed autostima che ne
seguono, con effetti positivi sulla crescita psicologica e fisica.
Ora l’opera Nostra Famiglia
lancia una nuova ardita iniziativa: L’Ospedale Amico, struttura di eccellenza a misura di
bambino, nel polo di Bosisio.
DOMANDE
E RIFLESSIONI
Alla relazione sono seguite
numerose domande. Tra queste
mi sembrano rimarcabili alcune, che hanno riguardato lo
“spirito” degli operatori, a con-
bocca dal soavissimo Cantico delle Creature di san Francesco. L’interno della chiesa è impreziosito
da affreschi del XVI secolo di
buona Scuola veneta. Celebrare
insieme il Sacrificio Eucaristico
è per noi sempre una gioia, perché soprattutto lì ci sentiamo i
tralci di un’unica vite, dove ancora fruttificano i rami di coloro
tatto con gli aspetti più deprimenti delle infermità umane.
La risposta è stata di una semplicità disarmante. Non solo
non si rimane schiacciati dalla
esperienza delle infermità cui
si pone soccorso, ma si rimane
gratificati da quanto si riesce a
fare con successo. Alla base,
però, ci sono la Fiducia, la Carità e la fondata e provata Speranza di essere utili al prossimo.
Altra domanda ha permesso
di distinguere le disabilità “dalla nascita” da quelle post-traumatiche, che richiedono trattamenti diversi. Quindi si è saputo che la percentuale di bambini con problemi di varia gravità e diverso tipo sono tra il 5 ed
il 6%. Praticamente tutti vengono trattati. Tuttavia persiste
il problema dei maggiori di anni
14. Per questi è stata posta la
domanda circa la efficacia, nelle scuole comuni, degli “insegnanti di sostegno” così come
sono oggi presenti. La risposta
mi è parsa molto circospetta,
per le situazioni così diverse
riscontrabili nei fatti. Tuttavia
ho potuto cogliere una opinione, che condivido pienamente,
di un pregiudizio di “egualitarismo ideologico” che impedisce
una maggiore flessibilità nella
scelta delle strutture scolastiche in cui inserire gli studenti
svantaggiati. Non sempre è utile l’inserimento in classi in cui
gli svantaggi sono troppo pronunciati e possono generare
scoraggiamento, frustrazioni,
senso di inferiorità dannosi per
lo sviluppo delle potenziali abilità.
ATTILIO SANGIANI
SALESIANI COOPERATORI COMO
Il prossimo incontro dei Salesiani Cooperatori e amici a Tavernola
al Salesianum sarà sabato 13 novembre alle ore 15.30. Vi sarà
un momento formativo e comunicazioni delle attività dell’Associazione e Santa Messa. Sarà distribuito l’avviso per l’incontro
provinciale (a cui siamo invitati) del 28 novembre a Milano in via
Copernico ( dalle ore 9.30 alle ore 16.00). Il suddetto è il “Giorno
del Cooperatore”. Inoltre un incontro di formazione ancora a Milano sarà il pomeriggio del 23 ottobre alle 15.00 sempre in via
Copernico. La prossima conferenza annuale al Salesianum sarà
il 12 dicembre (verrà distribuito avviso).
che ci hanno lasciati su questa
terra, ma nel memoriale della Pasqua di Cristo sono assolutamente presenti. Presenti con noi infatti erano Lisetta Caramel e
Lidia Gerosa, l’una per la sua infaticabile opera catechistica e di
stimolo nelle attività ecclesiali,
l’altra per l’amore che portava a
tutti i bisognosi, tanto da legare
in eredità la sua casa alla Caritas
di Morbegno, che ora l’ha adibita
a luogo di accoglienza per i poveri. Se pensiamo a questi esempi,
che hanno impreziosito la nostra
storia recente, accanto alla lode
sale a Dio l’invocazione struggente:” suscita ancora dei Santi fra
noi! Manda ancora operai nella
tua vigna!”. È un’invocazione che
ci impegna perché ci riguarda da
vicino, nell’ora storica che chiama i laici a collaborare con i Pastori mediante la formazione culturale, l’amore per Cristo e la sua
Chiesa, per l’uomo e la sua storia – quella piccola e quella grande -. A Maria poi, avvocata no-
stra, colei che intercede incessantemente per noi, abbiamo chiesto di sostenerci con il suo amore materno; abbiamo chiesto il
suo coraggio indomito di restare
ai piedi della Croce senza chiedere altro che la fedeltà e l’amore del suo Figlio. Abbiamo chiesto la forza di portare la croce
nostra e quella del nostro tempo
con la fiducia di chi sa che la salvezza c’è sempre se sappiamo attendere e sperare, come Maria.
Il pellegrinaggio è anche opportuno per fare il punto sul cammino annuale, che sta per iniziare, per ricordare l’ampiezza delle offerte formative dell’Ac e della diocesi e per prepararci al rinnovo delle cariche associative. I
soci di Azione cattolica si sono ridotti numericamente nel tempo,
ma devono continuare a essere “il
sale della terra e la luce del mondo”. Con questo augurio iniziamo
il nuovo anno pastorale.
GIULIA GALFETTI
“C’È DI PIÙ!”
IL 30 OTTOBRE RAGAZZI E GIOVANISSIMI
DI AZIONE CATTOLICA A ROMA CON IL PAPA
Sapete cosa succederà il 30 ottobre a Roma? I ragazzi e i giovanissimi di Azione cattolica si daranno appuntamento nella Capitale
per un grande convegno nazionale. Piazza San Pietro accoglierà
tutti i partecipanti sin dal mattino, per condividere la giornata
all’insegna di canti, balli, preghiere e testimonianze. Un clima
gioioso nell’attesa d’incontrare un invitato speciale che desidera
fare festa e mettersi in dialogo con loro: il Santo Padre Benedetto
XVI! Nel pomeriggio, protagonista l’Acr che farà festa a Villa Borghese, mentre i giovanissimi saranno in piazza del Popolo: ognuno con la passione per lo stare insieme, per valorizzare ciascuno il
proprio arco d’età. Dai grandi numeri, la partecipazione della nostra Diocesi, dove oltre 350 ragazzi hanno risposto sì all’appello: ragazzi, giovani, educatori e genitori che verranno ospitati dall’Azione cattolica di Tivoli. Lo slogan “C’è di più!” sulle labbra, i
nostri ragazzi vivranno tre giornate senza tregua, ma piene di
gioia, incontri e condivisione con i loro coetanei di tutta Italia.
EMANUELE MEAGO
Responsabile Acr diocesano
P A G I N A
10
CHIESA
VISIT
APASTORALE
VISITA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
TREMEZZINA LE PAROLE DEL VESCOVO AI SINDACI
Da mons.
Coletti
l’invito ad
Amministratori
e Parroci
a collaborare
in maniera
collegiale
per rendere
migliore
la qualità
della vita
nella zona
“PARROCCHIE E COMUNI:
INSIEME PER IL BENE DI TUTTI”
I CRISTIANI NELLA
SOCIETÀ CIVILE
Il dovere di riattivare in
noi una chiara identità
cristiana.
Ciò vale per la cultura, la scuola, il lavoro, lo sport, la famiglia,
e, appunto, anche per le Amministrazioni Comunali e per gli
Enti pubblici. Precisando alcuni punti.
S
i è svolto nella mattina di sabato 23 ottobre, a Griante, il terzo incontro zonale
previsto dal calendario
della visita pastorale nella
Zona Tremezzina. Dopo le associazioni e i parroci, il Vescovo Diego Coletti ha incontrato gli Amministratori Pubblici dei dodici comuni del territorio. Tutti hanno accolto positivamente l’invito: erano
presenti i sindaci di Bene
Lario, Colonno, Grandola ed
Uniti, Griante, Lenno, Menaggio, Mezzegra, Plesio, Sala Comacina e S. Siro, e i
vicesindaci di Ossuccio e
Tremezzo, nonché alcuni assessori e consiglieri sia di
maggioranza che di minoranza. Il primo invito del Vescovo è stato quello di collaborare in maniera collegiale, tra
Amministrazioni e tra Amministrazione e Parrocchia, nell’obiettivo di rendere qualitativamente migliore la vita di
tutti. «Alcuni affermano che
c’è chi si occupa di questioni
spirituali e chi si occupa di
questioni materiali. Assolutamente no! Materia e Spirito
non sono divisi: l’uomo li comprende entrambi, è il mistero
del Verbo che si è fatto carne». Così il Vescovo, e prose-
gue: «Il compito è quello di
mettersi al servizio perché
l’altro, il prossimo, abbia una
vita piena. E questo compito
bisogna svolgerlo con impegno e serenamente. Il Vangelo dice: tu fai la tua parte, tu
semina il seme buono nel terreno ben preparato, questa è
la tua responsabilità; quando
hai fatto questo, libera il cuore da un’eccessiva preoccupazione! Non dobbiamo seguire
le spinte che vengono da preoccupazioni e paure, ma vivere con fiducia e speranza. Per
riuscirci è indispensabile muoversi in un ambiente fraterno.
RISCOPRIRE
LA FRATERNITÀ
Ricordate i principi della Rivoluzione Francese: libertà,
uguaglianza e fraternità. Liberismo e egualitarismo da
soli hanno generato milioni di
morti, perché non erano accompagnati da una visione fraterna dell’altro. La fraternità
è un compito, un dovere, senza di essa, prima o poi, tutte
le relazioni diventano conflitti. E per coltivare la fratellanza c’è bisogno di nuova cura
della “prossimità”, di iniziative che facciano paese, che facciano comunità».
E riflettendo sugli eventi
catastrofici degli ultimi mesi,
di terremoti e alluvioni, e sulla brutalità dei più recenti fatti di cronaca, ha citato la frase del Padre Nostro: “liberaci
dal male”, ma aggiungendo
una considerazione più pungente sulle responsabilità di
ciascuno in questo male. Ha
ricordato il grido di Caino:
“Sono forse io il custode di mio
fratello?”, e ha aggiunto: «Certo! Se no cosa stai al mondo a
fare? Dio ci ha dato una testa
e un cuore e grandi capacità e
possibilità: usiamole! Usiamole per “liberarci dal male”! Il
male spesso ce lo facciamo da noi,
non usando la testa, l’attenzione
e l’amore nel fare. Bisogna decidersi a spendere del tempo per
riflettere e cercare soluzioni insieme. Ci sono molte più possibilità di far del bene al vostro livello di quello che stanno mostrando i politici nazionali. Prendiamo coscienza di questo e maturiamo una qualità di confronto
politico fatto di riflessione e di
pensiero».
ELISA DENTI
ORATORI, BENE COMUNE E FAMIGLIA: DIVERSE LE TEMATICHE AL CENTRO DEL DIBATTITO
LA PAROLA AGLI AMMINISTRATORI
A Griante
si è parlato anche
di questioni “pratiche”
come il futuro
dell’Acquafredda,
della cappella
Sommariva e
della via “Regina”
P
roposte ma anche
preoccupazioni degli
Amministratori sono
emersi durante l’incontro con il Vescovo.
Il Sindaco di Lenno, Mario
Pozzi, ha posto l’accento sul
disagio giovanile, legato spesso ad alcool e droga, e ha
auspicato una maggior presenza degli Oratori e una possibile collaborazione tra questi ultimi e l’Amministrazione. «Il tema dell’educare - ha
dichiarato il Vescovo - è uno
dei temi su cui la diocesi sta
insistendo in modo particolare. L’Oratorio va senz’altro
rilanciato. Dovrebbero frequentarlo genitori e figli insieme e diventare come una famiglia allargata nella quale si
intrecciano relazioni ed affetti e si vivono i valori di fraternità e condivisione».
Il Vicesindaco di Tremezzo,
Mauro Guerra, ha sottolineato la difficoltà di portare
avanti certi valori nella situazione attuale: «Oggi è complicato fare la propria parte - ha
dichiarato - perché c’è molta
confusione. Al di là della crisi
e dei problemi economici, ci
sono forti perplessità riguardo
la capacità degli organismi
pubblici di servire il Paese. Il
momento è dominato da sen-
timenti negativi quali paura,
sfiducia, diffidenza, ripiegamento su se stessi e le proprie cose. In tale situazione è
difficile gestire e parlare di
“pubblico”, portare avanti discorsi comuni e collettivi.
L’impegno richiesto è moltissimo. Bisogna ricostruire
l’idea di “bene comune” e “destino comune”, e da qui ricostruire l’idea della politica,
mettendoci dentro anche l’entusiasmo per la vita e, come
ha detto Lei, mettendoci del
nostro per “liberarci dal male”, senza angoscia e con fiducia».
Alcuni consiglieri di minoranza di Menaggio hanno
espresso invece preoccupazione sull’urgente necessità di
recuperare lo spirito giusto di
confronto e collaborazione tra
maggioranza e minoranza, occupate spesso solo a intralciarsi a vicenda, cadendo in una
visione distorta della politica;
mentre il Sindaco di Mezzegra, Claudia Lingeri, ha
posto l’accento sull’”entità famiglia”, oggi in forte crisi. A
questo riguardo il Vescovo ha
commentato: «La famiglia è
l’elemento fondante e, al momento, è l’anello debole. Il fatto è che i problemi che gravano sulla famiglia sono moltissimi, a partire dalle pressioni
a livello economico, sociale,
educativo, mediatico, e via dicendo. L’antidoto al degrado
dell’umanità è sempre il Vangelo, ma i problemi sono complessi e richiedono soluzioni
complesse».
PROBLEMI PRATICI
Tra le questioni “pratiche”
sollevate dalle amministrazio-
ni si segnalano la preoccupazione per la sorte dell’abazia
dell’Acquafredda (Lenno) e
della Cappella Sommariva
(Villa Carlotta, Tremezzo).
Il Vescovo si è detto particolarmente attento alla destinazione futura della prima e disponibile ad una collaborazione con Comune ed Ente Villa
Carlotta per la seconda. L’ultimo pensiero è stato per la
Statale “Regina”: «Risolvere il
problema di questa strada
troppo trafficata non è solo un
obiettivo viabilistico ma riguarda il bene comune. Basti
pensare ai drammatici incidenti, allo stress di chi la percorre quotidianamente per
lavoro, ai disagi familiari che
crea. In questo senso la diocesi appoggia e incoraggia
ogni tentativo di rendere la situazione più tollerabile e serena». La raccomandazione
finale a chiusura dell’incontro, particolarmente intenso
e prolungatosi molto oltre
l’orario previsto, è stata: «Cercate altre occasioni di riflettere tutti insieme, di riunirvi, di
condividere, nel rispetto delle idee diverse e nella forza
degli obiettivi comuni. Certi
problemi si risolvono solo insieme».
E. D.
Anzitutto dicendo che essere
cattolici è meraviglioso, ma
com’è difficile! Difficile mantenersi saldi nella coerenza, fedeli ai propri ideali di vita, camminare con i disonesti senza
lasciarsi corrompere, evitare le
manovre intriganti e mafiose,
insegnare ai giovani, rendersi
conto che troppi se ne lavano le
mani, e accorgersi che anche dentro il “tempio” c’è via vai di mercanti. Il mondo è prostrato, svestito, svuotato. Un deserto.
Anche il cattolicesimo è diventato solo sussurro. Mentre invece, nel deserto, dovrebbe
essere una “voce che grida”, come
quella di Giovanni il Battista.
Troppe volte si riduce a calcolo
organizzativo, comodità di vita,
scenografia. Ma oggi c’è da capire che militare nell’alveo cattolico significa portare una croce,
con nel petto la voglia di urlare.
E’ tempo di verità. E’ tempo di
dire ai maghi e agli illusionisti
di smetterla con le bugie, e di
dire a tutti che è ora di scuotersi
dai cupi torpori del video, dalle
frasi dei falsi profeti, dal diabolico tepore del consumismo. Bisogna invece passare ad una vita
di azione, e lottare per l’uomo,
per la sua libertà dalla schiavitù del male, del peccato.
E’ tempo di azione, di serietà,
di chiarezza. Il cattolico deve
riprendere a credere, a lottare, a
far vivere i suoi ideali, che non
sono un gioco politico, un baratto, un’esibizione scenica, ma l’essenza dell’insegnamento cristiano, e quindi della salvezza dell’uomo e della società. Lievito
buono nella farina inerte.
Il mondo cattolico può fare
molto. Può dare completezza
alle aspirazioni della gente e non
deve stancarsi mai di richiamare il cristiano alle responsabilità, all’onestà, alla giustizia, alla
coerenza, alla solidarietà, alla
famiglia come fondamento della società. Non si può sempre
giocare a guardie e ladri.
E’ tempo di riunire le forze,
di dialogare, di fare politica
sul serio. Riunire le forze : cioè
assemblare, fare “comunione” in
verticale con Dio, e in orizzontale con i fratelli di fede. Dialogare: cioè accogliere le diversità,
per correggersi, per migliorare.
Sarà così ricchezza per tutti.
Fare politica: Paolo VI diceva
che è il modo migliore per esercitare la carità.
Gesù insegnava: “Voi siete il sale
della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si
potrà rendere salato? A
null’altro serve che ad essere
gettato via e calpestato dagli
uomini”. Che è come dire : Se non
si va in “missione” si diventa
inutili, e quindi buttàti via.
mons. AMBROGIO DISCACCIATI
CHIESA
VISIT
APASTORALE
VISITA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
Sono stati
due giorni
intensi ma
ricchi di
incontri e
appuntamenti
quelli
trascorsi
dal Vescovo
a Lenno per
l’incontro con
la comunità
parrocchiale.
Il 23 ottobre
mons. Coletti
ha visitato
anche la
parrocchia di
Mezzegra
V
CONTINUANDO IL CAMMINO
Vescovo che li ha ricambiati
con parole affettuose ed ampi
sorrisi.
Il Vescovo e i suoi accompagnatori hanno poi raggiunto la vicina chiesa di Sant’Andrea, detta anche “dei morti”
perché durante la peste di
manzoniana memoria fu utilizzata quasi come lazzaretto.
Il Vescovo Diego ha apprezzato la semplicità della piccola
chiesa romanica che conserva tra le sue mura l’eco di una
forte religiosità e sa ancora
attirare i fedeli davanti alla
bella statua della Madonna del
Rosario.
Dopo un breve raccoglimento mons. Coletti ha percorso
a piedi le strade tra Casanova
e il centro del paese ed ha voluto visitare lo storico Oleificio
Vanini, dove si è intrattenuto
con interesse seguendo il pro-
cesso artigianale di produzione dell’olio.
Ha quindi raggiunto il
Camposanto per una preghiera di suffragio.
Non è mancata una visita alla
vicina sede della scuola professionale ENFAPI.
Nel pomeriggio, dopo la pausa per il pranzo presso la casa
delle Suore Adoratrici, nella
bella chiesa arcipretale S. Stefano, si è svolto l’incontro con
i bimbi e i ragazzi che frequentano il catechismo, con le catechiste e una rappresentanza di genitori.
Il Vescovo è stato accolto da
un vivace sventolio di bandierine realizzate dagli stessi
ragazzi e dalle catechiste. I
ragazzi hanno rivolto domande personali al Vescovo, che
non si è sottratto anche alle
più impertinenti, per approfondirne la conoscenza e forse anche per stabilire con Lui
una simpatica confidenza.
Il pomeriggio è proseguito
con una visita al Battistero romanico e alla preziosa piccola
cripta.
Una breve ma toccante visita a “Villa Salus”, casa di
cura e ricovero femminile fondata dalla dottoressa Adele
Bonomi, di cui è in corso la
causa di beatificazione.
Il direttivo, le pazienti e il
personale hanno gradito il saluto del Vescovo che ha infuso speranza ed ha avvolto con
la sua cordialità questo luogo
di sofferenza e di qualificata
assistenza.
La prima lunga giornata di
Visita Pastorale si è conclusa
con la Celebrazione Eucaristica alla Residenza Amica,
pensionato per sacerdoti e laici. L’abbraccio di Lenno al
Vescovo, iniziato con i più piccini si è concluso idealmente
con i più anziani, quasi a testimoniare una continuità
nella fede.
LA COMUNITA’ PARROCCHIALE
UNA
DOMENICA
DI FESTA
LA VISITA A
SALA E COLONNO
La Visita Pastorale proseguirà la prossima settimana, il 5 e 7 novembre,
a Sala Comacina e Colonno. Ecco un breve programma della due giorni:
L
a seconda e conclusiva giornata di Visita Pastorale alla comunità lennese, sotto un cielo plumbeo
che non ha minimamente offuscato la gioia e la partecipazione, è iniziata a Masnate,
la frazione alta del paese. La
chiesa della Santissima Trinità, particolarmente curata
negli addobbi floreali, ha accolto il Vescovo nel corso della Celebrazione Eucaristica
officiata da don Mario Malacrida.
Gli antichi banchi in legno
stipati di fedeli hanno reso
ancora più intimo e familiare l’incontro domenicale con
Gesù. L’affresco della Trinità che decora l’abside evoca
con forza la presenza del Padre, del Figlio e dello Spirito
unendo in fratellanza tutti i
convenuti.
Di seguito, sul sagrato, il
Vescovo Coletti ha salutato i
presenti e conversato amabilmente rinsaldando il vincolo
tra i fedeli e il proprio Pastore.
Il secondo momento di Visita è avvenuto alle ore 10.30
presso la chiesa arcipretale
di Santo Stefano. Sul portale
della chiesa il Vescovo ha ricevuto il saluto ufficiale del
Sindaco di Lenno Mario Pozzi, che ha espresso, a nome
della comunità civile, la gratitudine per sua affettuosa vi-
11
LENNO L’INCONTRO CON LA COMUNITA’
L’ARRIVO
enerdì 22 ottobre ha
avuto inizio la tanto
attesa Visita Pastorale. Grande fermento già all’alba per gli
operai del Comune impegnati
nella pulizia e abbellimento
delle strade. Il Vescovo Diego
è giunto a Lenno accompagnato da mons. Giuliano Zanotta
e da mons. Flavio Feroldi e,
al suo arrivo, si è incontrato
con don Mario Malacrida,
arciprete di Lenno, che nelle
ultime settimane ha saputo
coinvolgere i parrocchiani,
preparandoli all’accoglienza
gioiosa e rivitalizzante con il
proprio Vescovo.
La prima “tappa” ha avuto
come meta la Scuola Materna
e l’Asilo Nido, alla presenza
del Sindaco Mario Pozzi, dei
membri del direttivo e del personale. I piccoli, all’inizio
comprensibilmente intimiditi,
si sono via via rilassati e hanno accolto con allegri canti il
P A G I N A
Venerdì 5
Ore 9.30 Visita alla RSA
Villa Stefania a Sala
Comacina
Ore.15.00 Incontro con
il parroco don Signorelli
Ore 16.00 Visita ad ammalati e anziani
Ore 18.00 S. Messa a
Sala Comacina
Ore 20.30 Incontro con
la comunità apostolica
cinanza.
Dopo il rito di benedizione
e aspersione penitenziale il
Vescovo in corteo con
chierichetti e priori, ha fatto
ingresso nella chiesa gremita. La bella parrocchiale era
un trionfo di luci, che evidenziavano gli artistici affreschi, di fiori, a sottolineare la
felicità dell’incontro con Cristo, nel suo Pastore Vescovo
Diego. Il canto del gloria ha
riportato i fedeli nel vivo mistero dell’Eucaristia.
L’omelia ha richiamato i fedeli a sincerità di cuore, confidenza nell’amore di Gesù,
umiltà e considerazione per i
fratelli. La celebrazione con
tanti chierichetti, i priori con
i mantelli rossi, i canti esegui-
ti dalla corale diretta dal maestro Mario Zanotta e soprattutto la presenza e la
parola di mons. Coletti resteranno a lungo nel cuore e
nella memoria dei parrocchiani.
Anche
don
Mario
Malacrida al termine della S.
Messa ha ringraziato a nome
di tutti i fedeli lennesi il Vescovo per la grande forza
coinvolgente della fede e dell’esempio.
Al termine, sulla piazza
antistante il Battistero, il Vescovo si è intrattenuto con i
presenti ed ha avuto per tutti
un sorriso e una parola di
speranza.
Nel pomeriggio alle 15.30
nel salone parrocchiale
mons. Coletti ha incontrato
la Comunità Apostolica, cioè
tutti coloro che a vario titolo
partecipano più attivamente
alla vita parrocchiale.
Priori, consorelle, consiglio parrocchiale, religiose,
catechisti, coristi, i volontari che espletano quotidianamente anche i servizi più
umili ma indispensabili per
mantenere vitale la nostra
parrocchia. L’incontro ha
emozionato e rincuorato;
l’invito del Vescovo a conoscere più intimamente Gesù,
a rinnovare energie e impegno, superando stanchezze e
delusioni ha convinto i presenti che è proprio bello e
giusto lavorare nella vigna
del Signore.
Sabato 6
Ore 10.00 a Menaggio,
incontro con i rappresentanti della Vita Consacrata
Domenica 7
Ore 9.00 Incontro con
don Federico Perego di
Colonno
Ore 10.00 S. Messa a
Colonno e visita al cimitero
Ore 15.00 Incontro con
i cresimandi
Ore 15.30 Celebrazione
eucaristica con amministrazione sacramento della confermazione
Ore 17.00 Incontro con
la comunità apostolica
Ore 18.30 a Lenno: incontro con i fidanzati del
percorso zonale di preparazione al matrimonio
P A G I N A
12
CHIESA
VISIT
AP
ASTORALE
VISITAP
APASTORALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
VALLE D’INTELVI DOMENICA 24 OTTOBRE IL MINI SINODO
Raccolte le
disposizioni
del Vescovo
è arrivato
il momento
per la Valle
d’Intelvi
di elaborare
alcune scelte
concrete per
impostare
il cammino
pastorale dei
prossimi anni
in un’ottica
di sempre
maggior
integrazione
omenica 24 ottobre
la Casa di spiritualità “Nostra Signora
di Fatima” in Pellio
Intelvi si è animata
accogliendo sacerdoti, Comunità Apostoliche ed anche persone di buona volontà che sotto la guida di mons. Italo
Mazzoni, vicario episcopale
territoriale, si sono sentite
chiamate a condividere il Mini
Sinodo. Mons. Mazzoni ci ha
ricordato che “Mini” non ha
il significato riduttivo di “piccolezza”, ma si riferisce al
cammino che si radica in una
zona precisa, “piccola parte”
dell’ampia realtà che è la diocesi e si allarga a tutte le altre. Sinodalità è fare comune; sinodo è scegliere una
strada da fare, è il modo di
fare Chiesa. Le cose veramente ecclesiali sono quelle fatte
insieme.
Ci siamo preparati, abbiamo
D
CONSIGLIO
PASTORALE VICARIALE
Impegno nel progetto di costituire il CPV tra un anno,
in attesa dei Consigli Pastorali Interparrocchiali delle
cinque Comunità Pastorali
del Vicariato; individuazione
dei laici che collaboreranno
col Vicario Foraneo per approfondire ruolo, compiti,
composizione, struttura e
metodo del CPV; il CPV avrà
anche compito di formazione dei componenti. L’assemblea ha approvato.
E’ TEMPO DI SCEGLIERE
condiviso riflessioni e preghiera intensa nei giorni precedenti ed ora ci siamo: è il momento di arrivare ad alcune
decisioni condivise e concrete, inizio di un cammino per
uno stile nuovo fra noi, stile
sinodale come indicato dal Vicario Foraneo don Paolo.
Il momento di preghiera comune ci vede invocare lo Spirito Santo col canto “Veni
Creator” e meditare sulla Prima Lettera di S. Paolo ai
Corinzi (13,1-8.11.13) aiutati
dalla riflessione di don Italo:
“Tutto ciò che siamo e facciamo, senza la carità, non ci giova, è inconcludente, non porta a nulla. La carità pastorale
non si esprime ugualmente
per tutti: per i preti consiste
nell’amare una per una tutte
le persone loro affidate, cercarle e portarle a Cristo attraverso i Sacramenti diventando comunione con loro; per i
laici parliamo di carità apostolica, missione verso il mondo,
carità familiare per chi è chiamato al matrimonio; i consacrati sono chiamati ad una
carità - comunione e ad una
carità - dono nel segno dell’obbedienza.
Per vivere tutte queste forme di carità abbiamo bisogno
della comunità: non possiamo
donarci a tutti, ma a tutti il
Signore ha affidato la povertà
del mondo. Vi chiedo di lavorare e dialogare nella carità,
nella fiducia. Guardatevi dalla sfiducia: come una gomma
essa può cancellare ogni piano pastorale, ogni impegno di
lavoro …!”
Il momento di preghiera si
conclude con la benedizione e
il canto “Santa Maria del cammino”.
Mons. Mazzoni riprendendo
la parola scandisce le tappe
che dal ’99 (con il Vescovo
Maggiolini) ad oggi hanno
tracciato il percorso che ci ha
portati a questo Mini Sinodo.
E’ stato poi dato spazio ai lavori di gruppo seguiti da uno
o più sacerdoti sui seguenti
temi: Consiglio Pastorale
Vicariale – Oratori e cammini di catechesi – Celebrazioni
– Pastorale della salute e
Caritas – Valorizzazione del
patrimonio artistico a servizio
della evangelizzazione. Ogni
gruppo ha seguito linee guida
comuni: Comprendere ciò che
il Vescovo vuole dirci; Concretizzare la proposta;
Individuare i responsabili;
Formazione dei responsabili.
Dopo un intenso confronto,
in ogni ambito si sono individuate considerazioni/proposte
condivise divenute argomento di confronto nell’assemblea
finale che le ha in gran parte
approvate.
Ringrazia per il clima di
sintonia che si è respirato nell’incontro e sottolinea come
anche in Valle Intelvi si creda
nella Provvidenza data la non
facile “impresa” di passare
dalle indicazioni di orientamento alla concretezza di lavoro.
Il cammino che ha portato al Mini Sinodo è iniziato più di un anno fa con
la preparazione alla Visita
Pastorale del Vescovo. La
Valle D’Intelvi è stata, infatti, la prima zona della
diocesi a ricevere, nell’arco di due mesi, la visita di
mons. Coletti. All’intensa
visita che ha toccato non
solo le parrocchie ma tutte le realtà socio-assistenziali della Valle, lo scorso
giugno, circa quattrocento
fedeli delle parrocchie sono
arrivati a Como per la restituzione della Visita, nella basilica di Sant’Abbondio. Dagli atti di restituzioni ha preso il via la preparazione del mini sinodo
che si è tenuto la scorsa domenica.
pagina a cura dell’USVI
I LAVORI DELL’ASSEMBLEA
CINQUE PROPOSTE PER UNA VALLE
persone della Valle (non solo
gli stranieri). Spesso Caritas
e
Centro
ascolto
si
sovrappongono: si sottolinea
l’importanza di scindere i
ruoli: Caritas con compito
formativo e Centri di ascolto per l’intervento sulle
emergenze; si sottolinea
l’importanza di contattare
gli altri “gruppi missionari”
presenti sul territorio (a
Schignano, Casasco, Blessagno e Pigra) per considerare possibili collaborazioni.
PATRIMONIO ARTISTICO
E EVANGELIZZAZIONE
ORATORI
Diverse le esperienze sul territorio; esigenza di formare
una mentalità d’oratorio e
trovare nel tempo una struttura per ogni Comunità Pastorale; esigenza di modalità oratoriali diverse da proporre ai bambini fino ai 13
anni ed esperienze per adolescenti e giovani (argomento da approfondire).
CAMMINI
DI CATECHESI
Proposta di attuazione
dell’iniziazione cristiana per
i fanciulli con un cammino
catecumenale tra due anni
a partire dal primo anno di
frequenza; in questi due anni
formazione dei catechisti e
progetto per una Commissione Catechistica in cui confluiranno persone con specifiche competenze; catechesi
degli adulti con incontri
mensili già fissati per Bassa
e Media Valle (ogni secondo
giovedì
del
mese),
argomento:l’Esodo. L’assemblea approva la catechesi dei
fanciulli, la catechesi degli
adulti e la formazione dei catechisti; oratori e commis-
LE TAPPE
sione catechistica necessitano
di ulteriori approfondimenti
CELEBRAZIONI
Valutazione sull’ipotesi di riduzione del numero delle Messe, con criteri di attenzione
per le comunità più piccole;
necessità di spiegare bene
alle comunità il perché di queste riduzioni intese soprattutto a favorire la qualità delle
celebrazioni (Messe più curate, più comunitarie); si sottolinea l’importanza dei ministeri laicali come appoggio ai sacerdoti. L’assemblea su invito di Mons. Mazzoni ritiene
Sacerdoti, religiosi
e membri delle
comunità apostoliche
si sono riuniti
in cinque gruppi
per discutere della
situazione della Valle
e lanciare, partendo
dalle indicazioni del
Vescovo, proposte
operative per
il cammino pastorale
necessario un ulteriore approfondimento su questi argomenti da riprendere nelle comunità.
PASTORALE DELLA
SALUTE E CARITA’
Importanza di formare ministri laici con riferimento alla
spiritualità delle persone nelle case di cura, per gli anziani
e gli ammalati. Caritas-Centro ascolto: si segnala che il
peso della crisi economica ha
portato a ridurre la disponibilità all’ascolto per aumentare
quella dell’aiuto verso il bisogno economico anche delle
Si segnalano le seguenti proposte: un pellegrinaggio
vicariale primaverile ogni
anno in paesi diversi –preparazione di banche dati sulle opere d’arte presenti in
ogni parrocchia – open day
come percorso religioso –
riscoperta dell’arte e della
fede nelle cappelle devozionali – corso di iconografia –
coinvolgimento delle scuole in
percorsi di riscoperta artistica
delle chiese – catechismo nelle
novene per portare ai bambini
il messaggio delle immagini
– scoperta del significato
base dei dipinti per dare ai
fanciulli i primi rudimenti
del cammino di fede; non è
stato reperito il nome di un
referente né un’ipotesi di
commissione tecnica zonale
(è partita una Commissione
tecnica dioce-sana).
Si approvano il pellegrinaggio e l’apprendimento della
lettura dell’opera d’arte
come espressione della fede
(la Bibbia del popolo oggi è
importante). Mons. Mazzoni
consiglia anche la lettura del
Direttorio della religiosità
popolare.
P A G I N A
CHIESA
CARIT
AS
CARITAS
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
EDITORIALE
UNA VERA
CONDIVISIONE
E’ POSSIBILE
l 2010 è l’Anno Europeo della lotta alla povertà e all’esclusione
sociale. Caritas Europa e Caritas Italiana hanno dato vita a una campagna
dal nome “Zero Poverty”
(www.zeropoverty.org) per
dare voce alle persone costrette a vivere in condizioni
di povertà ed esclusione sociale e motivare ogni cittadino europeo a impegnarsi direttamente su questi temi.
Informare, sensibilizzare,
mobilitare: in questo modo la
campagna “Zero Poverty” invita a sollecitare e animare
le nostre comunità.
La riflessione che vi proponiamo, accompagnerà sia il
tempo di Avvento sia quello
di Quaresima, inserendosi
nel cammino comune di
Caritas e Ufficio Missionario. Un impegno ad affrontare la tematica della povertà
e dell’esclusione sociale, che
è presente in modo significativo anche nelle nostre realtà. Territorio, il nostro, che
presenta al suo interno, contemporaneamente, queste
due caratteristiche: quella
della povertà ed emarginazione e quella della ricchezza sia materiale sia relazionale.
Il titolo del cammino proposto “Ricchi e poveri: riduciamo le distanze!” ci introduce in questa dinamica che
quotidianamente viviamo
nelle nostre comunità e che
spesso affrontiamo come se
fosse altro dalla nostra esperienza di vita, una questione
da risolvere o con una elargizione in denaro oppure da
accantonare quasi con fastidio, perché ci ricorda che la
fatica del vivere non è una
questione da “terzo mondo”,
ma è presente in modo significativo anche in mezzo a noi.
Per affrontare in modo corretto questo tema, che ci porterà in queste settimane di
Avvento a riflettere su alcune azioni specifiche rispetto
al consumo, all’informazione, al giusto utilizzo delle risorse, all’integrazione
e all’accoglienza, penso che
la prima azione da compiere
sia quella di capire cosa significhi partire da una condizione di condivisione della povertà.
Una condivisione vera è
possibile solo se cerchiamo di
recuperare in profondità il
senso della povertà evangelica: tutti partiamo da una
condizione di bisogno, che
possiamo superare solo se
insieme accogliamo la salvezza che ci è donata, non a
ciascuno individualmente,
ma a tutti nella misura in cui
sappiamo realizzare la comunione alla quale siamo
chiamati.L’approccio alla
povertà con questo metodo
della condivisione ci pone in
un particolare atteggiamento di servizio, facendoci capire che i gesti e le cose che doniamo hanno un valore intrinseco ben più importante
di quello economico, perché
mette in gioco tutta la nostra
esperienza di vita a favore di
chi ha bisogno.
I
ROBERTO BERNASCONI
direttore Caritas diocesana
13
CARITAS E UFFICIO MISSIONARIO
AVVENTO
DI FRATERNITA’
La Caritas diocesana propone con il Centro
Missionario Diocesano la “Campagna AvventoNatale di fraternità 2010”.
Il progetto assume un valore particolare in
occasione dell’Anno Europeo della lotta alla
povertà e all’esclusione sociale
pagina a cura della CARITAS DIOCESANA
L
a Caritas diocesana si
mobilita per sensibilizzare le Parrocchie e tutta la comunità in prossimità del tempo di Avvento e si fa promotrice della
“Campagna di Avvento-Natale
di fraternità 2010”. Il tema di
quest’anno è “Ricchi e poveri: riduciamo le distanze!” e la proposta è condivisa con il Centro
Missionario Diocesano, con il
quale la Caritas sta portando
avanti i progetti in via di realizzazione in Burkina Faso e in
Sudan. La Caritas diocesana ha
così realizzato alcune iniziative e sussidi rivolti ai catechisti, agli educatori, ai giovani e
agli adulti (vedi la scheda nella pagina).
Evidenziamo in particolare il
Sussidio per i giovani, adulti e famiglie che affronta i temi
dell’accoglienza e dell’integrazione; l’informazione alternativa; il consumo critico e responsabile; infine, il risparmio
energetico e la sostenibilità
ambientale.
I PROGETTI
Inoltre, nel sussidio vengono
presentati i progetti che la
Caritas diocesana sostiene grazie ai fondi raccolti durante la
“Campagna di Avvento”. Si
tratta del Centro Speranza di
Wakara (sostegno economico
alle attività della struttura che
raccoglie persone disabili) e la
realizzazione del Centro sociale e culturale nel villaggio di
Gossina, entrambi in Burkina
Faso. In Sudan, invece, si vuole
sostenere Radio “Voice of Hope”,
una radio comunitaria aderente al Sudan Catholic Radio
Network che fa parte di un progetto nato nel 2006 per promuovere la pace in quel Paese.
Di seguito pubblichiamo uno
stralcio della Guida per il
Catechista/Educatore, rela-
tivo alla prima settimana di
Avvento che ha per tema l’accoglienza e l’integrazione. E’
uno spunto di riflessione utile
per iniziare con “speranza gioiosa” il cammino di Avvento
2010.
GUIDA
Dal libro del profeta Isaia
“Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte
del Signore, al tempio del Dio
di Giacobbe, perché ci insegni
le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da
Sion uscirà la legge e da
Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le
genti e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne
faranno aratri, delle loro lance
faranno falci; una nazione non
alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno
più l’arte della guerra. Casa di
Giacobbe, venite, camminiamo
nella luce del Signore”.
Riflessione
Il profeta Isaia ci introduce nel
tempo di Avvento con una speranza quasi gioiosa. “Il mondo
è avvolto nell’oscurità della
guerra e della morte, i popoli
alzano la spada, la terra è striata dal sangue. Ma ecco che da
un colle si irradia una luce misteriosa e divina. Tutti i popoli
lasciano cadere dalle mani le
spade, anzi le trasformano in
falci per le messi, e si incamminano da ogni angolo della terra
verso il colle luminoso di Sion.
È quasi un pellegrinaggio simile a quello degli Ebrei quando
marciavano verso Gerusalemme al canto dei Salmi delle
ascensioni (Sal 120-134). La
Parola di Dio annunzia e provoca un programma di pace, di
disarmo, di collaborazione internazionale, di giustizia e di
pace”. (Ravasi)
Non solo vicini,
ma fratelli
Viviamo in una società complessa nella quale il vivere insieme, il comunicare, l’accogliere l’altro sono sempre più fragili e difficili. Ai possibili contrasti con vicini o parenti, si
aggiungono, sempre più estese,
l’indifferenza, la diffidenza, una
comunicazione convenzionale e
sterile... Sovente ci si mette in
contatto con persone solo per
necessità od opportunismo: per
avere informazioni, aiuti, favori. Si cerca l’altro quando e perché serve. Così succede che si
valorizzino immigrati, perché
utili per certi lavori, per poi considerarli intrusi ed invadenti.
In teoria si ritiene che tutte
le persone siano uguali…
Preoccupati delle proprie
cose, manca il tempo per incontrare le persone, il piacere di
parlare, la pazienza di ascoltare.
Perché cambiare?
E’ necessario allora un impegno
di cambiamento per uscire dai
tentacoli della nostra cultura
che privilegia l’estetico, l’emozionale, il soggettivo, per passare a una dimensione sociale
fatta di apertura all’altro, relazioni profonde ed appaganti che
potranno portarci verso un nuo-
vo umanesimo.
Attività per
introdurre il tema
Il catechista/educatore, dopo
una breve introduzione in cui
spiega ai bambini qual è il tema
prescelto, legge insieme a loro
la storia di un migrante, giunto nel nostro Paese per seguire
il sogno di una vita migliore
(Allegato 1). Terminata la lettura, i bambini vengono invitati a evincere dalla storia appena ascoltata quelli che secondo
loro sono stati gli elementi di
“accoglienza” e quelli di “mancata accoglienza”, motivando
brevemente le proprie scelte...
Segno comunitario
Poiché è importante che il percorso di riflessione che i bambini intraprendono durante
l’Avvento venga condiviso con la
Comunità Parrocchiale, si propone – la prima domenica di
Avvento – di disporre i bambini/ragazzi del catechismo alle
diverse entrate della chiesa,
muniti di un simbolico cartellino di riconoscimento (es. “Comitato di Accoglienza”), affinché accolgano con un sorriso e
una stretta di mano tutti coloro che si apprestano a partecipare
alla
celebrazione
eucaristica.
I materiali per le parrocchie
COME
SOSTENERCI
1 Sussidio per giovani, adulti e famiglie: affronta i temi del Consumo critico e responsabile,
dell’Informazione Alternativa, della Sostenibilità Ambientale e dell’Accoglienza a partire dalla Dottrina Sociale della Chiesa; contiene molte indicazioni pratiche per modificare positivamente il proprio stile di vita.
2 Guida per il Catechista/Educatore: accompagna e sostiene il percorso di Avvento-Natale proposto dal Catechista/Educatore con riflessioni teoriche e attività pratiche sui temi dell’Accoglienza
e del Consumo Responsabile.
3 Sussidio/Poster per i bambini: è un poster che ogni bambino/ragazzo può appendere in casa; su
un lato è raffigurato il planisfero e sull’altro vengono indicate le “buone prassi” sui temi dell’Accoglienza e del Consumo responsabile.
4 Scheda progetti: è dedicata alla presentazione dei progetti che la Caritas diocesana finanzierà
- tramite la raccolta fondi di Avvento - in Sudan e Burkina Faso.
5 Salvadanaio: piccolo per il singolo bambino/ragazzo, formato più grande se utilizzato presso
esercizi commerciali, luoghi pubblici, comunità…).
Le donazioni per i progetti in
Burkina Faso e in Sudan (indicare sempre nella causale
la destinazione) si possono
effettuare su:
- C.C.P. (Conto Corrente Postale) 20064226 intestato a
Caritas Diocesana di
Como, piazza Grimoldi 5,
22100 Como
- C/C (Conto Corrente Bancario)
del
Credito
Valtellinese intestato a
Caritas Diocesa-na di
Como, piazza Grimoldi 5,
22100 Como, IBAN IT95 F
05216 10900 0000 0000 5000
- direttamente presso la Sede
della Caritas Diocesana, che
è disponibile anche per ulteriori informazioni, tel.
031.304330, fax 031.304040,
[email protected].
Le prenotazioni del materiale vanno effettuate entro la fine di ottobre presso la Caritas
diocesana: tel. 031.304330, fax 031.304040, o e-mail [email protected].
La distribuzione del materiale alle Parrocchie che ne faranno richiesta avverrà intorno alla metà
di novembre. Dal 25 di ottobre i sussidi sono inoltre a disposizione sul sito Internet della Caritas
diocesana www.como.caritas.it .
Per ulteriori informazioni o per l’organizzazione e la realizzazione di incontri di approfondimento
(nelle Parrocchie o nelle Zone) sulle tematiche affrontate nella “Campagna di Avvento-Natale di
fraternità 2010” contattare la Caritas diocesana ([email protected]; tel. 031.304330).
P A G I N A
14
Molto forti sono
i pregiudizi
nei confronti
di chi si batte per
la sua salvaguardia.
Eppure si tratta
di un impegno
al quale tutti
noi dobbiamo sentirci
chiamati con forza
pagina a cura
del’Ufficio Diocesano Pastorale Sociale
e del Lavoro - Salvaguardia
del Creato e Stili di vita
’
C
è ancora un pregiudizio assai diffuso rispetto a coloro che si
impegnano per la salvaguardia del creato,
pregiudizio che fatica ad essere annullato: essi sono ritenuti
dei patiti. Eppure se noi stiamo attenti ad analizzare le preoccupazioni che circolano nell’opinione pubblica quella della necessità di salvaguardare il
creato non è poi così secondaria. Se questo è il sentire comune assai diffuso nella società
civile, anche la comunità cristiana non è esente da questo
pregiudizio. Eppure i recenti documenti della Chiesa, basti
pensare all’ampiezza della sintesi che il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa riserva a tale argomento, un intero
capitolo, il decimo e la frequenza con cui Papa Benedetto XVI
ritorna sulla delicata e nodale
questione della salvaguardia
del creato, tra tutti basti pensare all’enciclica ‘Caritas in
veritate’ nella quale dedica a
questa questione ben quattro
numeri, da 48 al 51 (a nessun
altro argomento specifico è stato dato tanto spazio nell’enciclica), dovrebbe aver prodotto una
maggior sensibilizzazione dei
credenti verso i temi dell’ambiente e far nascere una responsabilità collettiva.
Nonostante questi pregiudizi, se noi indaghiamo con attenzione su quanto si fa nelle nostre parrocchie e anche nelle
diocesi italiane ci accorgeremmo che parecchie sono le iniziative che si fanno a favore della
CHIESA
Salvaguardia
Creato
SalvaguardiaCreato
del
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
RIMBOCCARSI LE MANICHE
TUTELARE IL CREATO,
NON MODA
MA RESPONSABILITÀ
È BUONO
salvaguardia del creato. In un
incontro primaverile sugli stili
di vita organizzato in una zona
pastorale della nostra diocesi si
è avuto il pienone in sala e in
quella sala si è venuti alla conoscenza di iniziative interessanti. Purtroppo queste sensibilità e attività rimangono chiuse in se stesse e non contagiano, se non raramente, chi non
abbia una sensibilità propria
verso questa importante questione.
E che la questione della salvaguardia del creato debba essere affrontata con decisione,
deve essere sentita e fatta propria anche da coloro che sono
al di là della ristretta cerchia
degli addetti ai lavori è un richiamo costante e pressante
dell’attuale Pontefice; infatti
egli non cessa di dire che la nostra generazione dovrà render
I 50 ANNI DEL GRUPPO NATURALISTICO
DELLA BRIANZA
“... e Dio vide che era
cosa buona”
In occasione del cinquantesimo anno della propria
fondazione, il Gruppo Naturalistico della Brianza,
storica associazione ambientalista di Canzo, domenica 3 ottobre scorso, presso la chiesa di S. Francesco d’Assisi a Canzo, ha proposto «E Dio vide che era
cosa buona», un momento di riflessione sul tema
della bellezza del Creato e sulla necessità della sua
salvaguardia. In un’atmosfera di meditazione e di
preghiera sono stati letti brani tratti da libri biblici,
in particolare dalla Genesi e dai Salmi, in cui si invitava alla lode e al ringraziamento a Dio, Creatore
e Padre. Infatti, la consapevolezza di aver ricevuto
il creato in dono, segno dell’amore di Dio, può far
nascere il desiderio di impegnarsi per la sua cura e
salvaguardia. Non sono mancati riferimenti al Messaggio dei Vescovi della CEI per la 5ª Giornata per
la salvaguardia del Creato, celebrata lo scorso 1°
settembre 2010, dal titolo “Custodire il creato, per
coltivare la pace”, per sottolineare il profondo legame che intercorre fra la convivenza umana e la custodia della terra. L’incontro, che si è svolto alla vigilia della festa liturgica di San Francesco (tradizionalmente considerato patrono di chi ama la natura), si è concluso con il canto del “Laudato sii”, la
recita della “Preghiera Semplice” e la benedizione
di don Ezio, rettore della chiesa di S. Francesco.
conto alle generazioni future su
come noi abbiamo custodito e
coltivato il creato.
Il richiamo del Papa, lo possiamo dire senza tema di smentita, pone in primo piano il livello dell’impegno morale, che
mette in gioco i valori della solidarietà e della responsabilità,
e, a livello consequenziale e imprescindibile quello della cultura, una cultura che superi la
barriera dell’individualismo
per diventare cultura collettiva.
A questo punto si aprono due
considerazioni, una di carattere strategico e l’altra di natura
operativa: esse si richiamano a
vicenda..
La considerazione strategica
richiama l’educazione. E’ necessario che la sensibilità verso la
salvaguardia del creato, o meglio la custodia del creato, non
sia lasciata ad una sensibilità
spontanea, ma sia frutto di un
percorso educativo partendo da
quanto la Sacra Scrittura dice
circa il creato e il rapporto tra
il creato e l’uomo. E’ un percorso che deve trovare già il suo
giusto spazio nella catechesi ordinaria sia dei fanciulli e ragazzi sia in quella degli adulti.
La considerazione di natura
operativa è quella di mettere in
rete, meglio sarebbe dire condividere, mettere in circolazione in modo più vasto e divulgativo possibile, le iniziative e le
esperienze che sono attualmente in atto, tipo gli stili di vita
adottati, il bilancio di giustizia,
i gruppi di acquisto solidale, le
attività dirette in modo specifico a salvaguardare e valorizzare il territorio e le sue risorse.
Molte diocesi si sono poste su
questa linea. Hanno dato vita
alla rete interdiocesana degli
stili di vita. Dopo soli tre anni
sono più di una trentina le diocesi che aderiscono e parecchie
altre stanno mostrando il loro
interesse alla rete.
Da questo giornale qualche
mese fu lanciata la proposta:
dar avvio ad una rete
interparrocchiale per la salvaguardia del creato. Viene rinnovato ancora questo invito. Scopo è quello di far meglio conoscere le iniziative in atto per
essere condivise e quindi dar
vita ad una cultura diffusa circa la salvaguardia del creato
che possa incidere sulle scelte
personali e collettive.
GIUSEPPE CORTI
DALLA CARITAS IN VERITATE
L’uomo e l’ambiente
Vengono di seguito offerti alcuni passi tratti dall’enciclica
‘Caritas in veritate’ di Benedetto XVI sulla necessità di salvaguardare il creato. I passi sono rintracciabili nei nn. 48 51.
“Il tema dello sviluppo è oggi fortemente collegato anche ai
doveri che nascono dal rapporto dell’uomo con l’ambiente
naturale. Questo è stato donato da Dio a tutti, e il suo uso
rappresenta per noi una responsabilità verso i poveri, le generazioni future e l’umanità intera. …
La natura è espressione di un disegno di amore e di verità.
Essa ci precede e ci è donata da Dio come ambiente di vita. Ci
parla del Creatore (cfr. Rm 1,20) e del suo amore per l’umanità. E’ destinata ad essere “ricapitolata” in Cristo alla fine dei
tempi (cfr. Ef 1,9-10; Col 1,19-20). Anch’essa quindi, è una
vocazione.” (n. 48)
“All’uomo è lecito esercitare un governo responsabile sulla
natura per custodirla, metterla a profitto e coltivarla anche
in forme nuove e con tecnologie avanzate in modo che essa
possa degnamente accogliere e nutrire la popolazione che la
abita. C’è spazio per tutti su questa nostra terra. …
Ciò implica l’impegno di decidere insieme … con l’obiettivo
di rafforzare quell’alleanza tra essere umano e ambiente che
deve essere specchio dell’amore di Dio, dal quale proveniamo
e verso il quale siamo in cammino”. (n. 50)
“E’ necessario un effettivo cambiamento di mentalità che
ci induca ad adottare nuovi stili di vita, nei quali la ricerca
del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri
uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti. …
La Chiesa ha una responsabilità per il creato e deve far
valere questa responsabilità anche in pubblico. E facendo così
deve difendere non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni
della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l’uomo contro la distruzione di se stesso” (n. 51).
STILI DI VITA
MONITO CONTRO
LO SPRECO
Una società che consuma,
troppo, lo fa anche senza
troppo curarsi di quanto
spreca.
Il tema è talmente attuale
che lo stesso Parlamento Europeo ha inteso metterlo in
agenda. Giovedì 28 ottobre
si sono aperte, infatti, a Bruxelles, le prime Giornate europee contro lo spreco. Ad
inaugurare i lavori una conferenza sul tema: “Trasformare lo spreco alimentare in
risorsa”. Proprio in questa
sede, contestualmente alla
conferenza, è stata sottoscritta da parlamentari, accademici e rappresentanti di organizzazioni della società civile la Dichiarazione congiunta sullo spreco alimentare che si prefigge di arrivare, entro il 2025 ad una riduzione di almeno il 50%
della quantità di sprechi a
livello globale.
Sempre nell’ambito delle
Giornate Bologna ospiterà,
sabato 30 ottobre, la presentazione, in anteprima assoluta, del “Libro nero dello
spreco alimentare in Italia”,
primo rapporto dettagliato
degli sprechi lungo la catena agro-alimentare, dal
campo alla tavola. Si chiuderà, ancora sabato 30, con
un pranzo contro lo spreco
per 500 persone, in piazza
Maggiore, a Bologna, cucinato con i prodotti invenduti
nella filiera agro-alimentare raccolti dalle organizzazioni che recuperano il cibo
a favore degli indigenti
Ma davvero sprechiamo
tanto?
Basti sapere che dal 1974
ad oggi lo spreco alimentare
nel mondo è aumentato del
50%. Il 40% del cibo prodotto negli Stati Uniti viene gettato. Per non parlare di quello che accade in Europa. In
Gran Bretagna si gettano
ogni anno 6,7 milioni di tonnellate di cibo ancora perfettamente consumabile. In
Svezia in media ogni famiglia getta via il 25% del cibo
acquistato.
In Italia, ogni anno, prima
che il cibo giunga nei nostri
piatti, se ne perde una quantità che potrebbe soddisfare
fabbisogni alimentari, per
l’intero anno, di tre quarti
della popolazione italiana.
Qualcosa come 44 milioni di
abitanti... Buttiamo via circa 37 miliardi di euro, pari
al 3% del nostro PIL.
E noi? Siamo impotenti di
fronte a questo scempio? Certo che no! Come sempre basterebbe qualche accorgimento in più. Sin dal supermercato. Acquistando prodotti che intendiamo consumare a breve, senza perderci in beni con scadenze lontane, che non di rado finiscono in angoli nascosti di qualche credenza, per saltar fuori quando ormai è troppo
tardi... Non si dimentichi,
inoltre, che molti alimenti
possono essere consumati
oltre la data di scadenza.
Basta un po’ di attenzione.
In merito c’è chi ha suggerito di introdurre il sistema
della doppia etichettatura,
come già avviene in altri
paesi europei indicando, sulla confezione, il giorno di
scadenza commerciale e
quello per la sicurezza del
consumatore.
MARCO GATTI
P A G I N A
Como
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
15
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
“DENTRO” IL NOSTRO TERRITORIO
437 litri sprecati
ogni giorno
in città
4
37,41 litri consumati al giorno
di acqua potabile per abitante.
Oltre cento litri
in più rispetto al fabbisogno calcolato in base agli
standard fissati della Regione Lombardia che farebbero variare tale soglia tra i 260 e 340 litri al
giorno per abitante. E’
questo uno dei dati più
curiosi che sono stati illustrati nel corso dell’ultima seduta della Commissione comunale II, ovvero “Assetto del Territorio-Ambiente”, dedicata
all’analisi della documentazione relativa al P.G.T.,
il Piano di Governo del
Territorio, il nuovo strumento urbanistico destinato a sostituire i Piani
Regolatori Generali. Dopo
due sedute introduttive,
ai consiglieri comunali è
stato presentato il Piano
Geologico, ovvero l’analisi di tutte le componenti
di natura geologica,
idraulica e sismica relativa al territorio cittadino. Interessanti sono alcune informazioni relative agli aspetti idrici, a
partire appunto dai già
citati 437 litri di acqua
consumati quotidianamente da ogni abitante
È questo uno dei dati più curiosi
illustrati la scorsa settimana
nel corso dell’ultima seduta
della Commissione comunale II legata
all’iter di approvazione del Piano
di gestione del Territorio
di LUIGI CLERICI
che attualmente non è
possibile imputare direttamente ai cittadini come
consumo effettivo o in
parte dovuto alle perdite
delle reti. Altri aspetti sicuramente curiosi sono
l’aumento importante del
livello di tutte le falde dell’area cittadina dovute
principalmente a due
motivi. Il fatto che l’acqua
che alimenta l’acquedotto cittadino e l’acquedotto industriale è “pescata”
direttamente dal lago, e
quindi le falde non vengono più utilizzate per queste necessità così come
per ciò che riguarda l’attività delle industrie del
settore tessile che, per le
diverse laborazioni, avevano bisogno di un ingente quantità d’acqua. Ormai in Como questo tipo
di realtà industriali non
esistono più e ciò ha permesso alle falde di salire
sempre di più nonostante i trend trentennali relative alle precipitazioni
piovose sul territorio forniscano risultati negativi
rispetto al passato (l’esempio concreto più lampante di questa situazione è dovuto ai ripetuti allagamenti del tunnel ferroviario “Monte Olimpino
2” recentemente sottoposto ad un lungo intervento di restauro e impermeabilizzazione). Sempre
collegata allo stato delle
falde è l’analisi relativa ai
pozzi presenti in città, ormai in disuso ma in alcuni casi ancora potenzialmente attivi. Secondo
l’analisi effettuata delle
loro acque sono ancora
riscontrabili, oltre a tracce di fenobarbital, un
barbiturico utilizzato
come farmaco soprattutto negli anni ‘30 e ‘40 per
curare, ad esempio l’in-
sonnia e l’epilessia, e che
cadde in disuso negli anni
‘60, nonché elementi
ferrosi. Spostando la nostra attenzione sul lago
sono state analizzate le
più significative esondazioni del Lario, a partire
da quella vasta e rovinosa del 1678 a quella del
1888, del 1976 e del 2002.
Riguardo al lago si deve
sottolineare che ancora
oggi la zona delle sponde
è interessata dal fenomeno della subsidenza, ovvero il lento e progressivo
abbassamento di un terreno posto a contatto con
una massa d’acqua, nella
misura di 2/3 millimetri
l’anno. Un fenomeno cirscritto solo a questa parte della convalle in quan-
to lo studio ha evidenziato
come all’interno le misurazioni del terreno rientrino in una situazione di
normalità. Infine l’analisi idrica del territorio è
stata completata dal censimento dei ben 42 corsi
d’acqua minori del territorio, il 40% dei quali è
stato intubato. Per quanto riguarda alcuni aspetti interessanti dal punto
di vista geologico particolarmente significativo è
stato il punto fatto sulle
cave. Attualmente queste
sono ubicate solo in territori limitrofi al territorio
comunale mentre un tempo ne esistevano di attive
come quelle di arenaria
sull’attuale Spina Verde o
la vecchia miniera di
Camerlata. L’analisi geologica del terreno ha anche portato alla luce gli
effetti degli ingenti scavi,
nonché dei riporti di materiale, effettuati per consentire il transito della
linea ferroviaria nel XIX
secolo. Infine due annotazioni sulla sismicità di
Como.
Il territorio della nostra
città è stato inserito nella IV fascia di classificazione, ovvero a rischio
molto basso ma questo
non pregiudica che, nell’eseguire delle costruzioni, debbano comunque
essere seguite particolari
procedure. Di PGT la
Commissione Consiliare
II tornerà ad occuparsi
lunedì 2 novembre.
L’ACCORDO SOTTOSCRITTO LA SCORSA SETTIMANA
Agenzia delle Entrate
e Comune
contro l’evasione fiscale
genzia delle
Entrate e Comune di Como
alleati per contrastare l’eva
sione fiscale. È stata sottoscritta lo scorso giovedì
21 ottobre, presso la sala
giunta di Palazzo Cernezzi, la convenzione che avvia, di fatto, la collaborazione tra i due enti sul
campo dell’accertamento
tributario e del contrasto
all’evasione fiscale.
In base all’intesa raggiunta palazzo Cernezzi
invierà all’agenzia delle
entrate, attraverso personale appositamente formato, segnalazioni quali-
A
ficate relative a notizie,
dati o situazioni in grado
di nascondere pratiche ad
elevato potenziale evasivo. All’agenzia quindi il
compito di effettuare i
necessari accertamenti.
Al Comune spetterà il
33% delle somme effettivamente riscosse sulla
base delle segnalazioni
inviate.
«La lotta all’evasione
fiscale - ha dichiarato il
sindaco di Como Stefano
Bruni - rappresenta un
principio di giustizia e
questo accordo stipulato
con l’Agenzia delle Entrate risponde all’interesse
degli stessi comaschi. Un
terzo del gettito accertato e riscosso resterà, infatti, nelle casse comunali. Sotto certi aspetti, inoltre, questo accordo, i cui
effetti saranno ben monitorati, rappresenta una
prima applicazione del
federalismo fiscale. Non
faremo né i poliziotti né i
delatori, ma andiamo a
mettere a fattor comune
tutta una serie di informazioni e documenti per
permetteranno di intercettare eventuali trasgressori. Tutto ciò su filo
della continuità rispetto
ad altre intese, come quella già in essere con la
Guardia di finanza, rife-
rita al controllo economico reddituale legato ai
servizi scuola, mensa,
nidi».
«La Convenzione - ha
sottolineato il direttore
provinciale dell’Agenzia
delle entrate Michele
Garubba - consentirà un’
azione più incisiva sul
fronte del contrasto all’evasione fiscale. Le
segnalazioni riguarderanno gli ambiti del commercio e delle professioni,
dell’urbanistica e territorio, delle proprietà edilizie e patrimonio immobiliare, delle residenze fiscali all’estero e dei beni
indicativi di capacità contributiva. Tutti ambiti di
attività per i quali il Co-
mune può disporre di informazioni particolarmente dettagliate».
Si stringono così ulteriormente le maglie contro gli evasori comaschi.
Nel 2009 la lotta all’evasione portò nelle casse
dell’Agenzia delle Entrate di Como circa 43 milioni di euro. Sono circa una
sessantina i Comuni che,
in Lombardia, hanno già
sottoscritto questa convenzione con l’Agenzia
delle Entrate, tra questi
tutti i capoluoghi di provincia, ad esclusione di
Mantova, che dovrebbe
provvedervi nei prossimi
mesi. Tra quelli comaschi
vi sono anche Erba e
Cantù.
A Bergamo i 68 controlli effettuati su segnalazione del Comune hanno
portato ad un accertamento di oltre 2 milioni di
euro (comprensivi di imposte, sanzioni e interessi); a Varese a seguito dei
controlli è stata accertata un’evasione di 4 milioni di euro (comprensivi di
imposte, sanzioni e interessi).
In Lombardia, dall’aprile dello scorso anno,
circa 700 sono state le
“segnalazioni qualificate”
ricevute dall’Agenzia delle Entrate della Lombardia, per una maggiore
imposta e sanzioni accertate di oltre 5 milioni di
euro.
CRONACA
P A G I N A
16
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
L’ASSOCIAZIONE “ANTONIO E LUIGI PALMA”
Una mano amica
per alleviare
il dolore
U
na tradizione
che si rinnova,
così come la sua
finalità. La sala
bianca del Casino del Teatro Sociale di
Como ha ospitato, giovedì 28 ottobre, alle 20.30,
un concerto a favore dell’associazione “Antonio e
Luigi Palma per la cura
del dolore”.
La musica che incontra
il dolore. Un abbraccio
delicato e silente. Una
mano tesa. Una carezza…
Nata 18 anni fa, allo
scopo di mantenere viva
la memoria di due professionisti, Antonio e Luigi
Palma, la cui vita fu caratterizzata da un deciso
impegno sociale, l’associazione si è ritagliata, nel
tempo, un ruolo importante dentro il mondo
comasco della malattia
terminale. Il suo scopo è
infatti quello di offrire
assistenza e cura gratuita, presso il loro domicilio, alle persone affette da
tumore maligno in fase
avanzata. Assistenza assicurata grazie ad un’equipe qualificata e ad una
rete di volontari appositamente preparata.
Un impegno delicato,
gravoso, vitale. Un’esperienza di sostegno ed accompagnamento ad affrontare con serenità l’ultima fase della vita.
A guidare il sodalizio è
il prof. Angelo Palma che,
come in passato, ci aiuta
a tratteggiare un pur breve bilancio dell’attività
dell’associazione.
«L’associazione “Antonio e Luigi Palma” - ci
spiega il presidente - si
Un sodalizio,
attivo da 18 anni
sul territorio
comasco, che
nel tempo ha visto
crescere il proprio
servizio a malati
allo stadio
terminale
e alle loro
famiglie.
Un impegno
prezioso
di grande
delicatezza
e professionalità
di MARCO GATTI
prefigge lo scopo di assistere, a domicilio, malati
nella fase terminale della loro vita, offrendo loro
e alle loro famiglie il necessario supporto medico
e psicologico».
Quanto è cresciuta
l’attività dell’associazione in questi anni?
«Il nostro impegno è
aumentato in maniera rilevante in virtù dell’ampliamento dell’area di
operatività. All’inizio i
nostri passi si sono concentrati sulla città di
Como. Poi, via via, nel
tempo, il servizio ha abbracciato anche altre realtà territoriali. Oggi
svolgiamo attività di servizio domiciliare all’interno dei seguenti comuni
del Distretto Socio Sanitario di Como: Brunate,
Como, Tavernerio, Montorfano, Albese, S. Fermo,
Cavallasca, Cernobbio,
Moltrasio. Un raggio
d’azione ben più ampio
che, se da un lato conferma la preoccupante incidenza delle malattie tumorali sul nostro territorio, dall’altro è riprova
della bontà e della qualità dell’impegno che portiamo avanti, come l’Asl
stessa ci ha spesso riconosciuto. E come ci conferma la vicinanza che le famiglie stesse ci esprimono anche quando il loro
congiunto se n’è andato».
Può darci qualche
numero rispetto al servizio che svolgete?
«Nel 2008 abbiamo assistito un’ottantina di pazienti. Le “uscite” per servizi di assistenza sono
complessivamente state
circa 2500. Nel 2009 i pazienti seguiti sono saliti a
88, per un totale di circa
2650 uscite. Per avere
un’idea dell’incremento
della nostra attività basti
pensare che nel 2004 i
malati seguiti erano soltanto 28».
E rispetto all’equipe
medica?
«Ci avvaliamo di 3 medici, 3 infermiere e 2 Asa.
Abbiamo la fortuna di
avvalerci di uno staff di
grande competenza e professionalità in grado di
accompagnare il malato
in questa fase delicata
della sua vita, limitandone il più possibile il dolore e aiutandolo a rielaborarne il senso. Non dimentichiamoci che abbiamo a che fare con malati
allo stadio terminale, le
cui aspettative di vita,
pur, ovviamente, su tempistiche differenti, non
sono certo di lunga dura-
ta. La nostra assistenza
non può, pertanto, limitarsi al semplice supporto medico-infermieristico,
ma deve, necessariamente, assicurare anche un
adeguato affiancamento
di carattere psicologico.
Quattro sono, pertanto, le
diverse specialità che si
configurano nella nostra
equipe: medico, infermiere specialistico, Asa e medico psicologo, il cui ruolo
di mediazione e di appoggio nei confronti del malato della famiglia risulta essenziale. Una “squadra” unita e affiatata che
lavora mettendo al centro
del suo impegno l’uomo, le
sue fatiche, i suoi dolori,
le sue tragicità».
E il volontariato?
«Il gruppo di volontari
di cui ci avvaliamo, sono
circa una ventina, rappresenta il fiore all’occhiello
della nostra associazione.
Persone di grande sensibilità e delicatezza, attente e preparate grazie ad
un paziente lavoro di formazione continua (annuale) che ci consente di
mantenere vive le professionalità, ma anche di
aprire le porte a nuove
“leve”, in virtù del crescente bisogno. Un gruppo motivato, preparato e
in crescita è condizione
essenziale per rispondere
al meglio alle necessità
che la società manifesta
in questo settore».
Com’è il vostro rapporto con le strutture
ospedaliere e gli hospice del territorio?
«Di grande collaborazione e rispetto, anche se
le attività si concretizzano, com’è ovvio, in maniera differente. L’hospice
si configura, infatti, come
un luogo di assistenza dal
taglio più prettamente
ospedaliero. La nostra attività è invece circoscritta all’ambito del sostegno
e dell’accompagnamento
domiciliare. Un servizio
dunque caratterizzato da
un’umanità e da un approccio differenti. Come,
del resto, è naturale che
sia».
Ma da che cosa è dettata la scelta dell’hos-
pice piuttosto che dell’assistenza domiciliare?
«Credo sia più corretto
rivolgere una domanda
del genere a personale
medico, di certo più qualificato di me nel dare una
risposta di questo genere.
Riflettendo sul “senso” mi
sento, però, di poter dire
che la scelta è spesso legata a ragioni “contingenti”. Quando ci si trova immersi nella tragicità di
avere in famiglia un malato terminale i familiari, in genere, ne prediligono la vicinanza, la prossimità, propendendo affinché questi viva i suoi ultimi giorni tra le mura domestiche. A volte, però, ciò
non è possibile, per le ragioni e le motivazioni più
diverse. Da qui la scelta
dell’hospice, strutture in
grado di offrire un’assistenza ad hoc per questo
tipo di situazioni».
L’associazione “Antonio
e Luigi Palma”, una risorsa preziosa, da custodire
con cura sul nostro territorio.
ASSISTENZA A DOMICILIO E RSA: QUALI RISPOSTE AGLI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI? IL CONVEGNO DELLA SPI CGIL
Buon successo di presenze ha registrato, la scorsa settimana, il convegno
promosso dallo Spi Cgil di Como su «Assistenza a domicilio e Rsa: quali
risposte agli anziani non autosufficienti?», all’auditorium Don Guanella.
Molti i numeri e gli spunti emersi nell’ambito dell’incontro, che offrono
una fotografia interessante rispetto ad un fenomeno di grande attualità.
Nei prossimi dieci anni, secondo quanto ha dichiarato la Spi Cgil, gli over
65 aumenteranno di 26.600 unità e altri 16mila saranno, in più rispetto ad
oggi, gli anziani che avranno un’età superiore a 80 anni.
«Se dovessimo trasporre le attuali percentuali di non autosufficienti e di
ricoverati nell’arco di 10 anni – dichiara Amleto Luraghi, segretario Spi Cgil
Como - ci vorrebbero almeno 1500 posti letto in più nelle RSA. Senza contare un bisogno forte e diffuso di assistenza domiciliare che già oggi vede più
di 4.000 pazienti assistiti in assistenza domiciliare e un lavoro privato di
cura di circa 10.000 badanti. Le istituzioni ai vari livelli devono affrontare
per tempo ed in maniera comune e integrata questi problemi.
Per questo è stato importante, come è avvenuto oggi, confrontarsi coi vari
soggetti che operano in questo campo, e che le istituzioni devono saper ascoltare.
Tutto l’intervento sanitario e sociale deve trovare un nuovo equilibrio: crescono i costi di gestione delle strutture, manca un adeguamento della quota
sanitaria, le famiglie hanno sempre più difficoltà a sostenere le rette delle
RSA, che negli ultimi anni sono aumentate in media del 30%, mentre le
pensioni sono rimaste al palo, con un aumento lordo in cinque anni del 9%.
È importante avere ospedali moderni ma non basta, bisogna rafforzare la
prevenzione, occorre che quando un anziano viene dimesso abbia una continuità assistenziale. È necessario che nel territorio vi sia una vera “presa in
carico” delle persone non autosufficienti. Il grado di non autosufficienza degli anziani ricoverati e i bisogni di personalizzazione richiedono un adeguato finanziamento pubblico e richiedono di affrontare in modo equo e sostenibile i temi della responsabilità e della compartecipazione dei ricoverati e
delle loro famiglie. Ma soprattutto va potenziata una risposta integrata nel
territorio e una più estesa e qualificata assistenza domiciliare. Tante sono
in sostanza le questioni aperte, che anche oggi abbiamo affrontato nel corso
del convegno; come Spi riteniamo che il sistema delle Rsa sia fondamentale
e vada difeso, potenziato, orientato. Inoltre va tutelata la qualità del lavoro
di chi presta servizio in queste strutture: le esternalizzazioni sono una via
sbagliata. Occorre recuperare una stretta integrazione tra politiche sanitarie e politiche sociali, sviluppare e qualificare ulteriormente l’assistenza
domiciliare e le soluzioni semiresidenziali, con la collaborazione di Comuni,
enti locali e mondo del volontariato. Il sindacato dei pensionati della Cgil –
ha concluso Luraghi – continuerà questo percorso di confronto con tutti gli
interlocutori coinvolti, a tutela dei diritti delle persone anziane»
CRONACA
P A G I N A
Como
17
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
IL PRIMO CENTRO INTERCULTURALE COMASCO
Arco Iris,
una finestra
aperta
sull’integrazione
U
na finestra aperta sull’integrazione, uno
spazio organizzato per il dialogo e il confronto interculturale; un centro di riflessione teorico-pratica sull’educazione interculturale; un centro di documentazione e di supporto
ai cittadini e ai servizi.
Questo ed altro sarà il
centro interculturale Arcoiris ufficialmente presentato la scorsa settimana presso la sede Acli di
via Brambilla 35.
I centri interculturali
sono una realtà molto dif-
L’iniziativa è promossa e sostenuta
(anche economicamente) dalle Acli
e dalla cooperativa sociale Questa
Generazione. Due realtà molto vicine
che hanno deciso far convergere
in un unico polo ‘specialistico’
le attività che da molti anni entrambe
le realtà sviluppano
fusa sia in Italia che all’estero: in particolare in
Lombardia ne esiste uno
in quasi tutte le province: Como va così a colmare un gap.
L’iniziativa è promossa
e sostenuta (anche econo-
micamente) dalle ACLI e
dalla cooperativa sociale
Questa Generazione: due
realtà molto vicine che
hanno scelto in questo
modo di far convergere in
un unico polo ‘specialistico’ le attività che da mol-
ti anni entrambe le realtà sviluppano.
Di cosa si tratta? A spiegarlo è Luisa Seveso, presidente delle Acli comasche: «Si tratta di una iniziativa sostenuta dalle
Acli e dalla cooperativa
Questa Generazione che
vedono in questo spazio
un’opportunità per portare a sintesi e qualificare
un’offerta di attività e servizi già attualmente molto ricca e che è cresciuta
nel tempo. Basti pensare,
ad esempio, che lo stesso
nome del centro è quello
che le Acli avevano dato
ad un’associazione che
negli anni 80 offriva corsi di alfabetizzazione ai
cittadini immigrati, e poi
ad una cooperativa che
nel decennio successivo
ha gestito in città, in via
Tatti, la prima struttura
di accoglienza rivolta a
cittadini stranieri. Il Patronato Acli, in seguito,
ha dato continuità a tali
azioni con sportelli informativi, azioni di tutela
amministrativa, servizi
di disbrigo pratiche anche
per i cittadini immigrati.
Le attività della cooperativa Questa Generazione
sull’argomento, più recenti cronologicamente, non
sono meno rilevanti: dalla mediazione linguistica
e culturale nelle scuole e
nei quartieri alla gestio-
CHE COSA FA
La sede di Arco Iris sarà a Como, in Via Brambilla 35. Si svolgeranno le
seguenti attività.
PARTNER ED AMICI DEL PROGETTO
Attività culturali:
- Corsi di cultura e lingua italiana per cittadini stranieri, ma anche corsi di
cultura e lingua straniera (arabo, turco, cinese etc.) rivolti a coloro che sono
interessati ad approfondire la conoscenza culturale e linguistica di altri Paesi
- Incontri, manifestazioni, mostre, iniziative multiculturali, scambi culturali finalizzati all’informazione e sensibilizzazione sui temi della migrazione e
dell’integrazione, anche valorizzando le realtà di gruppi e associazioni sia
italiane che straniere presenti sul territorio
- Biblioteca specialistica: servizio di informazione, documentazione sulle
tematiche migratorie ed intercultura a disposizione di cittadini, professionisti e enti del territorio.
Il Centro Interculturale Arco Iris nasce anche con
il sostegno di enti ed associazioni della città.
E’ patrocinato da:
- Amministrazione provinciale di Como - Assessorato Servizi Sociali, Sanità e Pari Opportunità
- Comune di Como - Assessorato alla Famiglia e
alle Politiche Educative, e Assessorato alla Cultura
E’ inoltre sostenuto da:
- Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca - Ufficio Scolastico Regionale per la
Lombardia, Ufficio XII - Como
- Politecnico di Milano - Polo di Como
- Università dell’Insubria - CreaRes, Centro di
ricerche su etica negli affari e responsabilità sociale
- Confcooperative, Unione di Como
Servizi alle Agenzie Socio Educative del territorio e alla persona
- Consulenze specialistiche e di psicologia trans culturale rivolti ai nuclei
famigliari e agli adolescenti ricongiunti e di seconda generazione.
- Sportello di orientamento, assistenza e consulenza sulle questioni burocratiche per operatori e tecnici dei servizi.
- Corsi per insegnanti, operatori sociali e sanitari, educatori ed animatori
sull’accoglienza, l’intercultura e l’insegnamento dell’italiano L2.
- Consulenza per gli operatori dei servizi (scuole, servizi sociali, strutture e
servizi sanitari) con interventi di facilitazione linguistico-culturale e/o di
psicologia trans culturale per supportare la gestione dei casi presi in carico.
Servizi alle imprese
- Sportello di orientamento, assistenza e consulenza sulle questioni burocratiche (documenti di soggiorno, ricongiungimenti familiari, decreti flussi,
assunzioni, consulenza giuridica).
- Traduzione di materiali, comunicazioni, volantini.
- Corsi di cultura e lingua straniera organizzati per le imprese che necessitano di formare il proprio personale per attività lavorative all’estero, con
particolare riferimento alla lingua e cultura araba, cinese, indiana e comunque in funzione delle specifiche esigenze dell’impresa.
DOV’È
Centro interculturale Arcoiris
Via Brambilla 35 - 22100 Como
telefono 031-3312730
fax 031 3312750
(dalle 11.00 alle 16.00 dal lunedì al venerdì)
e-mail: [email protected]
ne di punti e strumenti
informativi (sportelli, guide ai servizi,…), dalla
consulenza ai servizi sociali e sanitari per la gestione di situazioni di particolare complessità alla
collaborazione con le imprese per l’accompagnamento al lavoro di cittadini immigrati. La cooperativa collabora inoltre,
fin dall’avvio, alle attività del’Osservatorio Immigrazione dell’Amministrazione Provinciale».
Oltre alla ricca attività
ordinaria, Acli e cooperativa sociale Questa Generazione hanno svolto nel
tempo diversi progetti innovativi. Tra questi segnaliamo alcune iniziative svolte in collaborazione nell’ultimo anno:
- giornate interculturali
rivolte alle comunità straniere per conoscere i musei civici;
- corsi di alta formazione
rivolta agli avvocati sui
temi dell’immigrazione;
- sportello ‘focal point’ per
la lotta alla discriminazione per i cittadini stranieri e la promozione delle pari opportunità».
«Il Centro Interculturale
Arco Iris - prosegue Luisa - nasce anche con il sostegno di molti enti ed associazioni della città, e intende porsi come polo di
secondo livello sui temi
dell’integrazione interculturale. Non andrà,
quindi, a sostituire le attività che ciascun servizio
già gestisce, ma al contrario provvederà ad integrarle, da un lato intercettando e facendo convergere domande e richieste, dall’altro affiancando
alle risposte attuali anche
servizi di maggiore specializzazione: dalle azioni
culturali ai servizi alle
imprese, dalla formazione
agli operatori dei servizi
alla consulenza amministrativa».
CON “MONDO TURISTICO” VISITA GUIDATA ALL’ABBAZIA DI PIONA
E ALLA CHIESA DI S. TOMMASO DI CANTERBURY A CORENNO PLINIO
L’Associazione Culturale “Mondo Turistico” organizza per sabato 30 ottobre una visita guidata all’Abbazia di Piona e alla chiesa di S. Tommaso di
Canterbury a Corenno Plinio.
L’incontro con la guida è fissato alle ore 14.30 al parcheggio antistante il
sagrato dell’Abbazia di Piona. L’Abbazia di Piona è un luogo affascinante,
posto in un’ampia baia della parte nord orientale del lago; ha una storia
interessante e complessa che ha lasciato segni di devozione e arte nella chiesa e nel chiostro. Ci si porterà poi a pochi chilometri di distanza, lungo la
sponda orientale del lago, a Corenno Plinio, un borgo caratteristico per le
sue scelotte ripidissime, che mostra nella parte alta i resti di un antico castello, mentre a lago la suggestiva chiesa di S. Tommaso di Canterbury, dalle sobrie forme barocche, con all’interno resti di affreschi medievali e
rinascimentali e sulla piazzetta le arche trecentesche degli Andreani,
La quota di partecipazione è di 7 euro per i soci di Mondo Turistico, 8 euro
per i non soci.
Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie): Mondo Turistico, tel. 3394163108; e-mail: [email protected]; sito internet: www.
mondoturistico.it.
CRONACA
P A G I N A
18
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
TESTIMONIANZE DI UNA LONTANA STAGIONE DI GHIACCI
Massi erratici
e avelli:
un triangolo
“di pietra”
I
l tanto celebrato paesaggio comasco è stato deteminato in larga parte dall’azione
dei grandi ghiacciai
che a più riprese durante
il Quaternario (negli ultimi due milioni e mezzo di
anni circa), in corrispondenza dei periodi climatici più freddi, scendevano
dalle montagne alpine
fino ai margini della Pianura Padana.
Durante queste avanzate, i ghiacciai esercitavano un’intensa azione di
erosione e di escavazione
sulle rocce sottostanti e
trasportavano verso sud
le enormi quantità di detriti rocciosi prodotti.
Quando il clima ritornava ad essere più mite, il
ghiaccio si scioglieva, abbandonando tali materiali rocciosi di dimensioni e
natura molto varia a formare i cosiddetti depositi
morenici, oggi sparsi in
molte zone del nostro territorio.
I ghiacciai hanno depositato sul nostro territorio, in particolare, nella
zona del Triangolo Lariano, anche blocchi isolati di
notevoli dimensioni, i cosiddetti “trovanti” o “massi erratici”, costituiti prevalentemente nelle nostre zone da ghiandone
(una granodiorite proveniente dalla Valmasino
così chiamata per la presenza di grossi cristalli di
colore bianco-rosato), da
gneiss (rocce a tessitura
orientata formate da
quarzo, miche e feldspati
chiari) e da serpentiniti
(di colore verde scuro, provenienti dalla Valchiavenna e dalla Valmalenco, così chiamate perché il
loro aspetto ricorda quello della pelle dei serpenti).
Fu il naturalista lecchese Antonio Stoppani nel
secolo XIX a intuire per
Ricca
è la presenza,
sul nostro
territorio,
di materiali
rocciosi
di dimensioni
e natura molto
varia.
Ecco di che
cosa si tratta
di SILVIA FASANA
primo l’origine dei massi
erratici, che espose nel suo
scritto “Valsassina e il territorio di Lecco”: «...sul
dorso dei colli, sui fianchi
dei monti, sui margini dei
laghi,… dappertutto... vedrete o solitari, o in gruppi fantastici, o allineati in
modo mostruoso... pezzi
enormi di graniti, di porfidi, di serpentini, di rocce
alpine di ogni genere evidentemente divelti dai
monti lontani portati giù,
a centinai di miglia di distanza e posti a giacere
così rudi e informi, ove possono meglio stupirci...».
L’illustre geologo Giuseppe Nangeroni, uno dei primi a studiarli sistematicamente, in un suo lavoro del
1949 spiegò il loro nome
comune osservando: «il…
popolano brianzolo, … ha
dato a tutti questi massi
l’appellativo generico di
“truant”, trovanti, quasi
fossero trovatelli, figli abbandonati dai genitori
dopo che li hanno portati
ben lontani dal luogo natio».
Le dimensioni dei trovanti, la loro “diversità”
rispetto alle rocce su cui
poggiano, hanno incuriosito e attratto l’uomo fin
dall’antichità. La loro origine spesso è stata spiegata con un intervento soprannaturale, magico. In-
numerevoli sono infatti
le leggende fiorite intorno ai trovanti che vedono protagonisti Dio, i
Santi, la Madonna o il
diavolo, streghe, lupi
mannari o altro ancora.
Su alcuni massi erratici
si trovano incisioni a forma di coppelle, cerchi,
canalet-ti. La presenza di
questi segni, detti nel
loro complesso “incisioni
rupestri non figurative”,
sono frequenti sulle Alpi;
nella nostra zona sono
particolarmente concentrate in alcune località,
come la “Spina Verde” di
Como, il Pian delle Noci
in Valle Intelvi e i rilievi
dell’alto Lario occidentale. Particolarmente interessanti sono anche i
massi a-velli, misteriose tombe a forma di vasca scavate nei massi erratici e orientate generalmente in direzione
est-ovest.
Queste
sepolture, molto probabilmente destinate a personaggi di alto rango, costituiscono una singolarità della zona che va da
Como al Canton Ticino,
dalla Brianza alla
Valtellina. Di problematica datazione, i massi
avelli vengono attribuiti
dagli ultimi studi all’arco temporale tra la fine
del V secolo e il termine
del VI secolo d.C., tra la
caduta dell’Impero Romano d’Occidente (476) e
l’occupazione da parte
dei Longobardi del territorio lariano, dopo la resa
dei Bizantini attestati
nelle fortificazioni dell’Isola Comacina (588).
Nella zona di Torno si ha
una grande concentrazione di questi particolari massi: l’Avello del
Maas, l’avello di Rasina,
l’avello de i Piazz, l’avello
di Negrenza e l’avello
delle Cascine di Negrenza. Ma i massi erratici,
PER UNA TUTELA DEI MASSI ERRATICI
Già alla fine del 1800 si registrarono diverse iniziative per sensibilizzare la
comunità scientifica e il mondo politico sulla protezione dei massi erratici. Nel
1884 il canonico Vincenzo Barelli, appassionato studioso dei massi avelli ne acquistò alcuni a nome della Provincia di Como, affinché venissero difesi quali
“monumenti di importanza storica”. Nei primi decenni del secolo successivo, su
sollecitazione dei partecipanti al Congresso Geologico nazionale di Lecco del 1911,
una speciale commissione del Club Alpino Italiano intraprese un primo studio e
un’azione per la salvaguardia dei trovanti più caratteristici. Insieme ad altri
contributi da più parti, si arrivò negli anni ’20 all’iscrizione di un gran numero di
trovanti, tra cui la Pietra Pendula di Torno, tra i monumenti di sommo pregio,
tutelati dal Ministero della Pubblica Istruzione.
Con la legge per la protezione delle bellezze naturali (Legge 29 giugno 1939, n.
1497), si fece un grosso passo avanti, proteggendo esplicitamente «a causa del
loro notevole interesse pubblico» «le cose immobili che hanno cospicui caratteri di
bellezza naturale e di singolarità geologica». Nel 1949 un gruppo di geologi della
Commissione Scientifica del CAI, tra cui Giuseppe Nangeroni, presentò un rilevamento sistematico di circa 200 trovanti della regione dei laghi, chiedendo la
salvaguardia di quelli più interessanti, tra cui il Sasso del Lupo e la Pietra Nairola
(Blevio), il masso di ghiandone di Piazzaga (Torno), la Pietra Luna e la Pietra
Lentina (Bellagio), il Sass Negher ed il Sasso di Preguda (Valmadrera).
Oggi, le Pietre Lentina, Luna, Pendula e Nairola, il Sass Negher ed il Sasso di
Preguda sono riconosciuti come “Monumenti Naturali” dalla Regione Lombardia
(Legge Regionale n. 86 del 30 novembre 1983, “Piano generale delle aree regionali protette”), con l’intento di tutelarli e valorizzarli.
fonte di ottimo materiale
edilizio a portata di mano,
sono stati spesso distrutti ed usati come materia-
NOTE IN VILLA
L’associazione culturale “Scacciapensieri” promuove per sabato 6 novembre “Note
in villa”, una visita guidata della prestigiosa Villa Bossi a Bodio Lomnago (VA),
oggi sede di produzione del clavicembalo e museo di strumenti originali a pizzico, a
fiato, a corda e di utensili dell’attività liutaria. Dopo un percorso attraverso gli
ambienti storici della villa, si giungerà infine all’antica cantina, dove la visita si
concluderà con una dimostrazione musicale eseguita al clavicembalo e all’organo.
L’Associazione Musicale di Villa Bossi vuole essere al tempo stesso un riferimento
per proposte in cui arte, bellezze architettoniche e territorio possano incontrarsi
per diventare “impresa”, offrendo un vasto programma di iniziative culturali di
portata internazionale. Seguirà un ricco buffet con specialità di prodotti naturali
presso un agriturismo con visita guidata dell’azienda agricola e dimostrazione della produzione. Per maggiori informazioni e iscrizioni: Associazione Culturale
Scacciapensieri, tel. 345.3302077; e-mail: [email protected]; sito internet:
http://scacciapensieri-isa.blogspot.com/.
li da costruzione o per ricavarne elementi ornamentali di case e chiese,
manufatti vari quali ma-
cine e ancora pilastrelli
per segnalazioni viarie,
cippi stradali, fontane.
(continua)
CRONACA
P A G I N A
19
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
UN’INIZIATIVA DI “STRINGHE COLORATE”, ASF E PROVINCIA DI COMO
La curiera
luogo di vita
e di... lettura
“
L
a corriera racconta storie”. Si
presenta con
questo nome
l’originale iniziativa promossa dall’associazione comasca Stringhe colorate, dall’azienda
di traspoto Asf Autolinee
e con il supporto della
provincia di Como. Una
sorta di rassegna itinerante che, per un mese,
“animerà” le corriere in
viaggio lungo la tratta
extraurbana C10 (Como Menaggio). Alcuni clown,
qualche scrittore, qualche
libro, e tanta allegria.
Questi gli ingredienti di
un progetto che nasce con
l’ambizione di riempire di
contenuti uno spazio
spesso “morto”. A illustrarci il senso del progetto è lo stesso Alberto Terzi, sociologo e presidente
dell’associazione culturale Stringhe Colorate. «Abbiamo proposto ad Asf
Autolinee di diventare
una sorta di “bus cultura”,
invitando i loro clienti a
leggere racconti brevi che
saranno distribuiti sui
mezzi. Puntiamo, in questo modo, nel favorire la
promozione della cultura,
soprattutto nei giovani,
ma non solo. A titolo sperimentale, dunque, manderemo dei nostri clown
che potranno intrattenersi con i viaggiatori e leggere con loro dei testi.
Non mancherà anche
qualche “nostro” autore.
Uno spunto per promuovere questa iniziativa è
nato infatti dal successo
del libro Note in movimento di Lisa Tassoni,
Dalla scorsa
settimana,
e per un mese,
alcuni clown
“animertanno”
la tratta
extraurbana
da Como
a Menaggio,
incentivando
alla lettura
scritto dalla giovane autrice sotto forma di diario
quotidiano proprio sulla
tratta Como-Menaggio
durante il tragitto che la
separava da scuola. La
rassegna si prefigge, pertanto, anche l’ambizioso
scopo di promuovere i giovani talenti lariani verso
un pubblico altrettanto
giovane, rappresentato
dagli studenti delle scuole secondarie di primo e
secondo grado. Da qui
l’idea di diffondere sugli
autobus anche L’Anonimuomo ideato da Giada
Negri e gli estratti dei
Racconti del Buonumore,
raccolta di brevi storie e
aneddoti raccontati da
anziani e rielaborati da
giovani scrittori. Ai viaggiatori regaleremo un piccolo oggetto in cui saranno inseriti due racconti
alla volta».
Il progetto si concluderà con un concorso tra i
viaggiatori ai quali verranno sottoposte alcune
domande sui racconti ricevuti in omaggio e che
saranno selezionati sulla
base delle risposte forni-
te. Grazie alla collaborazione degli autisti di Asf
Autolinee sarà possibile
lasciare il proprio nome
per partecipare all’estrazione di 5 lettori mp3 di
ultimissima generazione
e di altrettanti abbonamenti mensili extraurbani.
La prima corsa “animata” è partita da Menaggio
venerdì scorso alle 06.20
e si ripeterà anche nelle
settimane successive in
giorni variabili.
«La “prima” è andata
meglio del previsto - ci
spiega Alberto Terzi - e si
è mostrata particolarmente interessante su
due versanti. Il primo ha
riguardato gli autisti, che
si sono manifestati da subito disponibili nell’offrirsi come promotori giornalieri dell’iniziativa. La seconda ha riguardato i giovani viaggiatori che, a
parte la prima corsa in
cui erano ancora all’oscuro del progetto e piuttosto
assonnati, hanno ben
interagito con i nostri
clown. Il percorso di
sensibilizzazione ora continuerà con nuove promozioni, anche attraverso un
sito internet di taglio
sportivo molto seguito sul
nostro territorio. Proprio
sulla scorta del buon riscontro avuto nella prima
giornata abbiamo deciso
di rafforzare la presenza
dei nostri clown sulle corse di questa settimana,
così da raggiungere il
maggior numero di utenti».
«Si tratta di un’iniziativa a nostro avviso mol-
La presentazione dell’iniziativa la scorsa settimana
to interessante - ha spiegato l’ing. Annarita Polacchini, amministratore
delegato di ASF Autolinee
- che offre lo spunto per
permettere alle nostre
corriere di assumere uno
spirito nuovo rispetto al
semplice mezzo di trasporto. I nostri autobus
possono diventare luoghi
di convivialità, conoscenza, cultura, così da permettere di vivere più a
fondo, e in maniera diversa, questi momenti di spostamento. Un ringraziamento particolare non
può non andare ai nostri
autisti che si sono, da subito, mostrati entusiasti e
disponibili a farsi coinvolti nell’iniziativa, seppur
in minima parte e compatibilmente con lo svolgimento delle proprie man-
sioni».
Plauso al progetto anche dall’assessore alla
Cultura della provincia di
Como Mario Colombo.
«Da sempre - ha dichiarato - la Provincia di Como
favorisce la diffusione di
idee creative e stimolanti, soprattutto se rivolte al
pubblico giovane. Confidiamo nella perfetta riuscita del progetto che
auspichiamo si riveli veicolo di principi di educazione civica mirati ad accrescere la corresponsabilità nell’uso corretto del
mezzo pubblico inteso
come bene comune e come
occasione di cultura e di
aggregazione sociale».
Terminato il mese di
sperimentazione, sulla
base di risultati raccolti si
valuterà se dare continui-
tà, ed eventualmente
estendere l’iniziativa.
M. Ga.
DIPARTIMENTO DI SALUTE MENTALE
Oltre il giardino. Linguaggi
della mente e forme di creatività
al Broletto
“Oltre il giardino. Linguaggi della mente e forme di creatività”. Il Dipartimento di Salute
mentale dell’Azienda Ospedaliera Sant’Anna di Como si è reso promotore di un’iniziativa “colorata”
che lascia spazio alla creatività e alla libera espressione.
Due gli eventi promossi, strettamente legati l’uno all’altro. Il palazzo del Broletto ospita, dal 25
ottobre all’8 novembre una particolare mostra d’arte. In aggiunta a ciò previsto un convegno che si
terrà l’8 novembre presso la Biblioteca Comunale di Como, come momento conclusivo e di sintesi della
mostra stessa.
«Questa iniziativa – spiega il dott. Claudio Cetti, direttore del Dipartimento di Salute Mentale di
Como - è il risultato dell’intenso e appassionato impegno di una molteplicità di soggetti e nasce dalla
convinzione che il processo creativo messo in atto nel “fare arte” produce benessere, salute e migliora la
qualità della vita. Guardando le fotografie di queste vere e proprie opere d’arte, ci si emoziona perché,
attraverso la comunicazione non verbale, ci si avvicina ad una sfera emotiva, affettiva e relazionale che
non sempre trova vie di espressione. E’ particolarmente rilevante che questa ricchezza di significati
provenga da luoghi storicamente connotati dalla sofferenza e dall’emarginazione: ciò conferisce all’
evento un valore aggiunto , in quanto si fa promotore di inclusione sociale. Il convegno permetterà,
attraverso la partecipazione di esperti, il confronto anche teorico tra professionalità e approcci diversi,
da quello psichiatrico o psicoterapeutico, a quello dell’arte terapia, a quello dell’arte tout court».
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CRONACA
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
GRANDE FESTA LA SCORSA SETTIMANA
Monte Olimpino
i 45 anni
dell’asilo
“Bakhita”
Alcuni momenti
della festa che ha
celebrato i 45 anni
dell’asilo
o scorso fine settimana è stata occasione di grande festa per l’asilo di
Monte Olimpino,
che ha celebrato i 45 anni
di vita. Un incontro “missionario” venerdì sera,
uno spettacolo “semiserio” sabato e una giornata di giochi domenica
hanno salutato questo
invidiabile traguardo.
Allo scopo di far memoria di questo anniversario
da Monte Olimpino ci è
arrivato un contributo
che, volentieri, pubblichiamo.
“45 anni, un anniversario per festeggiare, per ricordare e ringraziare,
un tempo significativo
che è passato lasciando
tracce di Bene. Qui a
Monte Olimpino era il 24
settembre 1965 quando i
primi bambini hanno ini-
L
Un traguardo
salutato
con entisiasmo
dall’intera
comunità
ziato a frequentare il nuovo asilo delle Canossiane,
dedicato poi a Santa Giuseppina Bakita. Si sa che
un edificio, per quanto
bello e funzionale possa
essere, rimane un involucro di pietre e cemento,
freddo e vuoto, se non c’è
vita. Se non ha un cuore.
Ma il nostro asilo, un cuore che batte, ce l’ha. Il cuore dell’asilo sono i bambini, tanti bambini, che di
qui sono passati e passeranno, con i loro volti, le
loro storie, i loro sogni, i
loro affetti più cari. Sono
venuti accompagnati per
mano e sono stati affidati
ad altre mani che hanno
aiutato e aiutano a diventare grandi. Hanno imparato, hanno condiviso, si
sono fidati, si sono accorti che ognuno è unico, ma
nessuno è solo, che ogni
giorno si vive la bellezza
e la fatica dell’incontro e
del confronto con gli altri,
e che gli altri possono essere gli amici per la vita.
Hanno acquisito e messo
a punto autonomie personali e hanno avuto la percezione di ciò che si è chiamati ad essere, scoprendo la dignità e la bellezza
di una immagine di cui c’è
traccia in ognuno di noi.
Ma il cuore dell’asilo è
fatto anche dalle maestre
e da tutte le persone che
lì, ogni giorno, aiutano e
insegnano a crescere, che
educano e sostengono la
piccola pianta affinché
possa divenire un grande
albero con radici profonde che con il passare del
tempo e degli anni rimanga in piedi, anche sotto le
tempeste che si potranno
abbattere su di essa.
E il cuore dell’asilo batte con il ritmo del grande
cuore delle Madri, che accolgono, fanno crescere e
aprono al bene. Queste
Madri, volute da Maddalena di Canossa per portare l’amore di Gesù a
tutti, sanno che c’è bisogno di tempo, di pazienza, di spazio, di cure per
far crescere e far fiorire,
perchè “educare è cosa del
cuore” e questo vale per
un Oratorio come per un
asilo. E queste Madri, con
umiltà e serenità sono
anche vicine e presenti
nella vita di Parrocchia,
con l’attenzione verso gli
ammalati, gli anziani, le
famiglie, la realtà dell’oratorio, il catechismo
dei ragazzi. Le incontri, le
guardi, ti parlano, le vedi
pregare e ti vengono in
mente le parole di Gesù
“Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del
mondo”. Già, una vita che
ha il sapore della luce,
perchè ha lo stile della
gratuità, dell’accoglienza,
del servizio, della serenità. E così è stata anche
quando, per un breve momento, è sembrato che se
ne potesse fare a meno e
da 150 anni porta questo
sapore e questa luce fino
ai confini del mondo.
Far festa per questi 45
anni aiuta a fermarsi e
ripensare al nome e al
volto di tutte le Madri che
sono passate di qui e alle
cose belle vissute insieme.
Ti viene in mente che ci
hanno accompagnato nei
vari momenti significativi della vita, e continuano ad accompagnare, e ti
ricordi che ci hanno aiutato ieri e ancora oggi a
crescere e a diventare persone adulte.
E davanti a tanto e alla
stima e all’affetto che cogli nei loro occhi non puoi
che essere contento e lasciare libero il cuore per
dire insieme grazie!
Noi che eravamo
all’asilo... e siamo
diventati grandi”.
APPUNTAMENTO IL 6 NOVEMBRE
La locanda di Emmaus a Breccia
ocanda
di
Emmaus”, un
titolo scelto
quasi per caso, aiutati sosolo dal periodo (autunno
2009) in cui si cominciava a prospettare questa
incredibile esperienza.
Un gruppo affiatato,
quello degli adolescenti
della parrocchia di Bernate, ma senza nessuna
esperienza di teatro, recitazione o canto, se non
quella di una scenetta di
fine Grest affrontata con
molto entusiasmo..
Alcuni adulti che ci
hanno creduto fino in fondo e che hanno dato una
mano a portare a termine questa avventura…. e
sicuramente l’aiuto di
qualcuno particolare, che
ha aiutato a continuare
anche superando i momenti di difficoltà…
L
“
Uno spettacolo,
promosso
da un gruppo
di adolescenti
della parrocchia
di Bernate per
raccogliere fondi
a beneficio di una
missione nel cuore
del Kenya
Ecco i termini di questa
operazione, che si è rivelata una bellissima esperienza, che si potrebbe
descrivere con un fiume di
parole, che comunque
però a fatica descriverebbero l’altalenarsi di emozioni e di sentimenti di
amicizia e complicità che
hanno coinvolto i protagonisti.
A fine maggio, in occa-
sione della festa per il saluto al parroco don Costante che lasciava la comunità, si è giunti alla
prima rappresentazione
nel salone dell’oratorio, ed
è stato molto bello vedere
gli sforzi coronati dalla
commozione di molti tra
quelli che erano venuti ad
assistere alla rappresentazione.
Alcuni tra loro hanno
pensato di invitare i protagonisti a replicare in un
vero e proprio teatro, il
Teatro Cristallo dell’oratorio di Breccia, e ora ci
si sta preparando con ansia a questo evento, “che
ci sembra più grande di
noi - spiegano alcuni “artisti” - ma con la speranza nel cuore di poter aiutare in modo ancora più
incisivo i bambini di nonno Luigi, un ex-muratore
di Carate Brianza che da
oltre vent’anni ha deciso
di dedicare la sua esistenza a chi nulla ha da offrire se non il suo sorriso, e
si è trasferito in Kenya,
dove ha fondato la missione di Ndugu Zangu. Il
nome è un po’ ostico, ma
il suo significato è profondo e coinvolgente: significa “fratellanza”. Ospita
circa 200 tra bambini e
ragazzi, in buona parte
orfani e cardiopatici. Un
piccolo gioiello di speranza nel cuore della savana,
dove alcuni di noi si sono
recati di persona questa
estate, portando a casa
ricordi ed esperienze indimenticabili. Vi aspettiamo…. ve ne parleremo!”
L’appuntamento è per
sabato 6 novembre, alle
ore 21, presso il Cine Teatro Cristallo di Breccia.
Biglietto d’ingresso 7
euro, ridotto 5 euro.
CRONACA
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Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
AL “SOCIALE” DOMENICA 30 OTTOBRE
“Scrivi: amore”
teatro musicale
sul beato
Luigi Monza
I
l 30 ottobre alle ore
20.45, presso il Teatro
Sociale di Como, andrà in scena lo spettacolo "Scrivi: AMORE", teatro musicale sul
beato Luigi Monza, già
rappresentato lo scorso
maggio presso il Teatro
Comunale Pier Paolo
Pasolini di Casarsa della
Delizia con notevole successo.
Il progetto teatrale è il
frutto di un approfondimento che i giovani della
Diocesi di Concordia
Pordenone stanno svolgendo sulla figura di questo prete lombardo, fondatore dell'Istituto Secolare delle Piccole Apostole
della Carità e dell'Associazione La Nostra Famiglia, per portarne in scena il messaggio ed il
carisma. A coadiuvare il
gruppo teatrale vi è il coro
e l'orchestra dei giovani
della Diocesi, il tutto
supervisionato e guidato
da affermati professionisti di Jobel Teatro.
Fondamentale il ruolo
di Jobel (Arteam), che da
anni dirige scuole teatro
stabili, seminari, stage e
laboratori in tutta Italia
per promuovere il linguaggio teatrale come
strumento di crescita e
Protagonisti della
rappresentazione
i giovani
della diocesi
di Concordia
Pordenone
e Jobel Teatro
di Roma
confronto.
Lo spettacolo è una piccola Odissea, un piccolo
viaggio dantesco dei nostri giorni, dove un giovane uomo, un musicista,
cerca qualcosa. Nel suo
peregrinare Marco, il protagonista, si trova di fronte ad un'umanità ferita,
ad una condizione di malessere in cui vive l'uomo
di oggi. Ma ogni ferita ha
la sua cura, che Marco apprenderà passo dopo passo, grazie ad un uomo misterioso che gli fornirà
strumenti per guardare
la realtà da una nuova
prospettiva, portando anche lo spettatore ad intravedere ciò che normalmente si fa fatica a scorgere.
Lo spettacolo utilizza
oltre alla recitazione anche i linguaggi della musica, della danza e del
canto. Le musiche originali composte da Roberto
Brisotto raccontano in
maniera straordinaria le
suggestioni dei quadri
dello spettacolo, dando
alle azioni sceniche quella sospensione di armonia
necessaria per raggiungere il cuore dello spettatore. Il Coro e l'Orchestra
dal vivo, sotto la guida di
Denis Feletto, sottolineano i passaggi salienti del
viaggio di Marco nella
sua città e amplificano il
pensiero di don Luigi
Monza, un pensiero che
vuole essere oggi vivo e
concreto nella quotidia-
nità.
La collaborazione costante ed affiatata, sul
palco e dietro le quinte, di
"giovani artisti" uniti a
professionisti dei vari settori rappresenta la sfida
e, in un certo senso, il segreto di un'esperienza di
formazione umana, artistica e spirituale unica
nel suo genere.
BEATO LUIGI
MONZA: COME
DEFINIRLO?
In molti ci hanno provato: uomo semplice, profeta della carità, parroco
secondo il cuore di Dio.
Ma la cornice da cui emerge questo sacerdote vissuto nella prima metà del
secolo scorso (1898-1954),
ha contorni sfumati. Non
per mancanza di precisione o perché i fatti della
sua vita sono stati scarsamente incisivi, ma perché il fondamento del suo
messaggio - la carità pratica dei primi cristiani si distende nel tempo e
nelle più diverse latitudini (Italia, Africa, Brasile,
Ecuador, Cina).
La sua vita non ebbe
nulla di straordinario ma
non è forse l'ordinarietà
dei luoghi e degli episodi
il terreno fecondo per
puntare in alto, verso la
straordinarietà di cammini che aprono alla santità?
Un uomo dal gesto cordiale e preveniente, dal
parlare misurato e discreto, dal pianto nascosto e
dal sorriso mai equivoco,
dallo sguardo incoraggiante e fiducioso, dal
passo sicuro verso una
carità squisita dovunque
ci fosse un bene da compiere.
Giovane prete entusiasta, attento e generoso
soprattutto con coloro che
non contano agli occhi
degli uomini ma sono i
privilegiati del Regno,
anticipa profeticamente i
tempi e propone una forma di vita consacrata secolare: nel mondo, con i
mezzi del mondo, senza
cadere nella mondanità.
Tutto, sempre, con un solo
scopo: creare legami di
fraternità interrotti da un
imperante egoismo o appannati dalle tentazioni
più subdole della società.
A noi, che lo osserviamo
con il desiderio di lasciarci contagiare, consegnerebbe tre semplici parole;
le stesse che regalò sul
letto di morte a chi, con
giusto timore, pensava
alle prospettive future:
"Vedrai, vedrai, ma vedrai!". E ora i suoi occhi
guardano ciò che noi non
abbiamo ancora finito di
vedere. (Gianna Piazza)
Per informazioni e /o
approfondimenti della
spiritualità del Beato
Luigi Monza: gianna
[email protected], tel
031-625111.
Chi è interessato a conoscere meglio lo spettacolo teatrale, può visitare
il sito: www.luigimonzateatro.it
L'ingresso al Teatro è
gratuito. Lo spettacolo
dura 1 ora e 1/4.
CAVALLASCA: SALUTE SENZA ETÀ.
NUOVIO INCONTRI
FINESTRA SUL CAMPIONATO: IL COMO PAREGGIA
E RIMANE SUL FONDO CLASSIFICA
Sotto un cielo autunnale e con i riflettori accesi dal primo minuto il Como non riesce a sfatare il tabù
del ‘Sinigaglia’, e nonostante una prova volenterosa rimane sul fondo classifica. Gli azzurri restano,
quindi, in ultima posizione anche se ora in coabitazione con il Ravenna.Nonostante le tre punte schierate dalla coppia Garavaglia-Brevi, ovvero Rossini, Cozzolino e Villar, in campo dal primo minuto, i
lariani non sono riusciti ad impensierire più del dovuto la compagine altoatesina che, in effetti, ha
creato un numero maggiore di occasioni da rete. La classifica lariana resta sempre drammatica e
questo è ben testimoniato da quanto affermato dal direttore generale Degennaro a fine partita. Il
dirigente ha ammesso che se non si vincono partite come queste la situazione è destinata a farsi
sempre più difficile. Da parte loro i tifosi hanno sempre sostenuto i ragazzi, nonostante qualche legittimo coro di contestazione di tanto in tanto, ma l’attesa vittoria anche questa volta non è giunta e
questo Como sembra essere sul punto di fare concorrenza a quello del campionato 1999/2000. Allora
bisognò aspettare metà dicembre (Como-Carrarese 2-0) per assaporare la prima vittoria casalinga. La
partita vede partire bene la formazione lariana che ha due occasioni con Cozzolino e Filipe, mentre gli
ospiti crescono nella ripresa e Furlan al 60' manca una clamorosa palla gol. Finale elettrizzante con El
Kaddouri che manda sull’esterno della rete (80') e sul rovesciamento di fronte è provvidenziale il portiere ospite Zomer ad opporsi efficacemente su Rossini e Maah sulla conseguente ribattuta. “Mi è
piaciuta la determinazione con cui la squadra è scesa in campo, anche se come spesso accade tra le
mura amiche è mancata la finalizzazione - ha sottolineato negli spogliatoi il mister azzurro, Carlo
Garavaglia - Ma se non si vincono partite di questo tipo, la situazione si fa sempre più dura».
Due notizie, intanto, sul fronte societario. Il Como ha superato l’esame Covisoc. La scorsa settimana
gli ispettori di controllo di conti e documenti della Lega Calcio hanno fatto visita alla società rappresentata, per l’occasione, dal vice-presidente Rivetti. Il Como ha superato senza intoppi queste verifiche
con l’assicurazione che proprio in questi giorni si sta procedendo alla ripianazione dei debiti di bilancio
ed al pagamento degli stipendi arretrati. Sul fronte della cessione della proprietà azzurra ad alcuni
imprenditori bresciani, intanto, trattativa rimane aperta anche se nulla è ancora definitivo. Sul Lario
si cerca ancora di capire se ci sono le condizioni economiche affinché il gruppo di imprenditori bresciani che si è fatto avanti nelle ultime settimane possa entrare, o meno, in seno ai vertici di viale Sinigaglia.
L’interessamento dei bresciani sembra essersi notevolente raffreddato rispetto all’entusiasmo iniziale.
“Se son rose fioriranno...” ha aggiunto in proposito Di Bari che ha assicurato di non voler chiudere
questa trattativa a tutti i costi anche se sembra chiaro che, personalmente, sembra un po’ stanco del
Como.
L.CL.
Nuovi appuntamenti nell’ambito del secondo ciclo
del percorso “Una salute senza età”, promosso dall’assessorato ai Servizi Sociali, in villa Imbonati,
a Cavallasca.
Tutti gli incontri avranno luogo a titolo gratuito.
venerdì 29 ottobre, ore 15
Le protesi in ortopedia
Dott. Francesco Floris, specialista in ortopedia
e medicina dello sport.
venerdì 5 novembre, ore 15
La piramide alimentare lombarda. A tavola per
star bene, sul filo della tradizione.
Dott. Alfredo Vanotti, responsabile Servizio Nutrizione Clinica e Dietetica Asl provincia di Como
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Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
IL PROSSIMO 7 NOVEMBRE
Solzago saluta
don Umberto
Gosparini
I
l prossimo 7 novembre, con la celebrazione di una S. Messa
alle ore 11.30, la comunità di Solzago saluterà don Umberto Gosparini, nuovo fidei donum, incaricato dal vescovo per l’apertura della
nuova missione diocesana, nella diocesi di Carrabayllo, in Perù, alla periferia di Lima.
In preparazione a questo appuntamento la comunità ha voluto rinnovargli il suo “grazie” con
il testo che segue:
“Questa volta non è il
“ciclico” cambio di parroco, ma la comunità di
Solzago sa di donare il
suo Pastore a una comunità più grande: la Diocesi. Una diocesi aperta all’
Amore Universale. Sarà
poco, ma ci sentiamo
“dentro” a questo DONO.
Sette anni, il tempo di don
Il sacerdote è
stato incaricato
dal vescovo per
l’apertura della
nuova missione
diocesana,
nella diocesi
di Carrabayllo,
Perù, alla
periferia di Lima
Umberto con noi, abbastanza perché Solzago si
senta partecipe con gioia
di questo momento, dove
vede che l’Uomo, il Pastore di questo gregge, non
ha solo “detto”, ma ha
concretizzato con il “fare”,
l’Amore per i fratelli più
bisognosi che in questo
periodo trascorso con noi
ci ha predicato con tanta
insistenza.
“E mentre i Giudei chie-
dono i miracoli e i Greci
cercano la sapienza, noi
predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani…” 1 Cor. 1, 22-23
Non so quante volte lo
abbiamo sentito annunciare dalla sua viva voce
nelle prediche appassionate, come anche in molti incontri di catechesi e
non solo. Quella catechesi
familiare a cui tanto tiene e che coinvolge un gran
numero di persone per
una Chiesa missionaria,
aperta e portatrice di un
“lieto messaggio destinato ai poveri”. Ed è proprio
il Cristo di cui don Umberto si è innamorato che
riaffiora in ogni suo gesto
e parola; un Cristo degli
ultimi a cui lui ha dedicato gran parte del suo
ministero sacerdotale. E
ancora una volta è “pronto” a gettare le reti in una
nuova avventura, questa
volta a Lima, in una realtà tutt’altro che facile, là
dove la presenza del “povero” non dà adito a dubbi interpretativi od esegetici; le sue mani ancora
una volta entreranno in
contatto con la nuda terra. Sappiamo che a lui la
terra piace, la coltiva, la
ama, la ascolta; non è un
uomo dai discorsi altisonanti, ma l’amore per il
suo Signore trasforma
anche la parola più semplice in un invito a mettersi in cammino alla sua
sequela. Lo vediamo sereno, già proiettato verso un
nuovo orizzonte, ma capace di trasmettere quella
Gioia che non viene dal
mondo, ma dalla certezza
che sia LUI a guidarci.
Questi sette anni trascorsi a Solzago sono stati fecondi di relazioni, ci hanno permesso di respirare
un’aria di mondialità, di
apertura verso realtà diverse dal quotidiano sentire. Questa nuova missione arricchisce la vita
della nostra Chiesa locale e della Chiesa tutta e
in un abbraccio universale non possiamo che ringraziarlo di tutto il cuore
e sperare che le nostre comunità ecclesiali possano
sostenere e alimentare
questo fecondo seme di
Amore. Ecco perché c’è
gioia nel donare il “nostro” don Umberto.
Ci sentiamo gregge
buono nel aver fatto “sudare” il suo Pastore, ma
non gli abbiamo tolto,
anzi lo abbiamo aiutato a
rafforzare quel seme di
Missionarietà che gli è
proprio”.
LA LUCE NELLA NOTTE IL
31 OTTOBRE IN S. GIACOMO
ANCHE A COMO
CONTRO L’ICTUS CEREBRALE
La chiesa di S. Giacomo, in piazza Grimoldi, a
Como, ospita la nuova edizione di “La luce nella
notte”, importante occasione di evangelizzazione
di strada proprio in occasione della tanto
blasonata notte di Halloween.
L’iniziativa di preghiera e riflessione è organizzata dall’associazione Nuovi Orizzonti con la
collaborazione della Pastorale Giovanile, della
Caritas Diocesana e l’Associazione Papa Giovanni XXIII. L’appuntamento è in chiesa alle 21.30.
Il 29 ottobre si celebra anche a Como la Giornata
Mondiale contro l’Ictus Cerebrale. Per l’occasione,
l’Associazione A.L.I.Ce onlus di COMO organizza
presso la sede del Distretto di Como dell’ASL di
Como - via Croce Rossa, 1/3, dalle 9 alle 12, uno stand
informativo di sensibilizzazione riguardo la prevenzione e il riconoscimento precoce dei sintomi, e su
cosa fare in caso di “emergenza ictus”.
La Giornata Mondiale contro l’Ictus Cerebrale è
giunta in Italia alla sua terza edizione. Ogni giorno
nel nostro Paese l’ictus colpisce circa 660 persone.
I DATI DI CONFINDUSTRIA E OSSERVATORIO DEL MERCATO DEL LAVORO
La crisi rallenta ma non arresta la sua morsa
L
o spettro della
crisi mantiene
ferma la sua ombra sul comasco,
anche se qualche
pur timido segnale di ripresa non manca all’orizzonte.
A delineare questo quadro l’intreccio dei dati forniti, rispettivamente, dalla Confindustria di Como
- che ha recentemente diffuso i numeri relativi alla
congiuntura economica
sul 3° trimestre - e dalla
Provincia, il cui Osservatorio del mercato del lavoro ha comunicato i dati
provinciali relativi al mese di settembre.
La fotografia di Confindustria, basata su un’indagine svolta attorno alla
metà di settembre su un
campione di aziende rappresentative di tutti i più
importanti comparti produttivi ci svela alcuni im-
portanti segni più. Lievi
segnali di miglioramento
per i settori tessile - abbigliamento, tinto stamperie, chimico - gomma materie plastiche, metalmeccanico, grafico cartotecnico. Segnali invece
più freddi per i settori del
legno, alimentare, terziario, materiali da costruzione.
Complessivamente nei
primi 9 mesi del 2010
sono state fruite complessivamente 9.393.363
ore di cassa integrazione,
il 23% in meno di quanto
osservato nel medesimo
periodo del 2009. Riduzioni importanti per i settori tessile e metalmeccanico (per entrambi 16% di ore di cassa utilizzate).
I valori rilevati fino al
termine del mese di settembre indicano che, ad
eccezione del legno (+3%)
e dei vari (+9%), settori
con-traddistinti da un lieve incremento nel ricorso
alla cassa integrazione, si
osserva una riduzione
nell’utilizzo dello strumento rispetto al 2009,
dato confermato anche
dai settori chimico (-71%),
e grafico/cartotecnico (34%).
Soffermandosi, brevemente, sui dati provinciali elaborati dall’Osservatorio per il settore Politiche attive del lavoro della Provincia si registra un
progressivo e costante
aumento, dal 2004 al
2009 del flusso di persone in cerca di lavoro (erano state 10.338 nel 2004,
hanno toccato quota
18.537 nel 2009). 13.306
il dato invece relativo al
periodo gennaio - settembre 2010.
Percentuali in crescita
anche per le richiesta
avanzate dalla popolazione straniera, comunitaria
(8320 registrati nel 2004,
14.819 nel 2009, 10.650
nel periodo gennaio - settembre 2010) ed extracomunitaria (1977 nel 2004,
3354 nel 2009, 2535 nel
periodo gennaio - settembre 2010).
In riferimento agli avviati al lavoro si registra
un lieve incremento dal
2009 al 2010, passati da
34.735 (il periodo in questione è sempre gennaio settembre 2010) a 36.882.
Confrontando i dati a
livello lombardo e soffermandosi sul numero di
persone in cerca di occupazione e sul tasso di disoccupazione si riscontra
come nel 2008 si registrassero circa 11 mila
persone nel comasco in
ceca di lavoro, con un tasso di disoccupazione attorno al 4,2% (rispetto ad
una media regionale del
3,7%). Nel 2009 nel
comasco erano 15 mila le
persone in cerca di lavoro, e il tasso di disoccupazione era salito a 5,7%,
più vicino ad una media
regionale balzata al 5,4%.
CRONACA
P A G I N A
23
Prealpi&Bassa
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
È STATO INAUGURATO LA SCORSA SETTIMANA
Casa Anziani:
ecco il nuovo
reparto
“
I
l nome ‘Casa’ è
la sintesi del significato da attribuire a questa struttura:
non ospedale, non clinica,
non ospizio o ricovero, ma
luogo familiare, affettivo
e rassicurante”.
Una frase, uno slogan,
una scelta di vita. Nelle
poche righe che precedono, e che hanno accompagnato il biglietto d’invio
all’inaugurazione del
nuovo reparto, sabato
scorso, è ben riassunto il
senso dell’impegno della
Casa Anziani di Uggiate
Trevano.
Una presenza numerosa ha accompagnato, sabato scorso, 23 ottobre, il
taglio del nastro del nuovissimo reparto, la benedizione del parroco delle
comunità di Uggiate Trevano e Ronago don Mario
Ziviani, ed il taglio del nastro opera del prefetto di
Como Michele Tortora.
Una storia iniziata nel
lontano 1987. All’epoca
alcuni Comuni dell’area
prealpina decisero di costituirsi in consorzio per
la costruzione e la gestione di una casa di riposo
per persone anziane.
La Casa venne ufficialmente aperta in data 1°
marzo 1994. In quella
data venne infatti costituito il “Consorzio Casa di
Riposo per persone anziane” composto da da 12
Comuni che si assunsero
l’impegno di dare vita alla
struttura e di gestirla.
Successivamente, per
adeguarsi alle nuove
normative, a far data dal
1° gennaio 2004, il Consorzio venna trasformato
in Azienda Speciale Consortile.
Le costanti richieste di
ricovero che seguirono indussero l’assemblea consortile a optare, molto
presto, per la realizzazio-
La struttura
raggiunge così
una capacità
di 94 posti
complessivi.
Circa un centinaio
gli anziani in lista
d’attesa
ne di un secondo lotto che
venne inaugurato i 6 dicembre 1998.
La capacità della Casa
prima del terzo lotto era
di 80 posti.
Il terzo lotto dei lavori,
che ha portato alla realizzazione di un nuovo reparto di degenza comprendente dieci camere
doppie e quattro camere
singole, tutte dotate di
servizi, i soggiorni di piano, il corridoio di servizio
e disimpegno, i servizi
generali ed i locali ausiliari, ha portato la capacità ricettiva della struttura a 94 posti (ne sono
stati autorizzati 24, ma i
nuovi ospiti accolti saranno 14 in virtù di alcuni
spostamenti all’interno
della struttura).
Un grande balzo in
avanti, non sufficiente, in
ogni caso, ad esaurire una
lista d’attesa di circa 100
persone. Un centinaio, circa, anche i dipendenti in
servizio presso la struttura.
Notevole soddisfazione
per il traguardo raggiunto è stata espressa dal
presidente del Consiglio
di Amministrazione della
Casa, Luigi Capiaghi, e
dal presidente dell’Assemblea dei sindaci, Fortunato Turcato. I Comuni “parte in causa” nella
vita della Casa Anziani di
Uggiate sono: Albiolo,
Binago, Bizzarone, Cagno, Cavallasca, Drezzo,
Gironico, Parè, Rodero,
Ronago, Uggiate Trevano
e Valmorea.
«Attraverso l’inaugurazione di questo nuovo reparto - ha dichiarato, tra
l’altro Capiaghi - diamo
continuità ad un impegno
preso con il territorio e la
sua popolazione. Impegno
che si realizza attraverso
il perseguimento di alcuni obiettivi prioritari: assicurare il benessere
psico-fisico degli ospiti, il
rispetto della vita, la centralità della persona, la
valorizzazione della persona anziana. Un servizio
reso quotidianamente con
dedizione e impegno dal
personale incaricato e
grazie ad una preziosa
rete di volontariato».
«Siamo partiti nel 1994
- ha spiegato Fortunato
Turcato, il presidente dell’assemblea del 12 sindaci - con una sessantina di
ospiti, e siamo arrivati ai
quasi cento di oggi, segno
che l’impegno di tutti i
Comuni interessati e dell’Amministrazione della
struttura non sono mai
venuti a mancare, e continuano ad essere presenti per migliorare ed implementare la qualità del
servizio che offriamo ai
cittadini. I numeri ci danno la direzione di quanto
la struttura nel tempo sia
andata radicandosi sul
territorio, fino a diventarne privilegiato punto di
riferimento. Lo conferma
il proficuo rapporto di collaborazione instauratosi
con associazioni e parrocchie del territorio. Spesso
le strutture pubbliche
sono additate come esempio di inefficienza e di
mala gestione. La nostra
Casa Anziani dimostra
invece come con serietà,
onestà e competenza si
possano raggiungere risultati davvero sorprendenti. Senza ombra di
dubbio posso dire essere
la nostra Casa una delle
Il prefetto Michele Tortora al taglio del nastro
del nuovo reparto. Sopra l’ingresso della Casa Anziani
strutture oggi in grado di
offrire il maggior numero
di servizi e con i più elevati standard qualitativi
di tutto il territorio provinciale. E di questo gran
parte del merito va al personale che qui presta la
sua opera, al quale non
manchiamo, ogni giorno,
di chiedere il massimo, e
che, quotidianamente, risponde con i fatti».
Si ricorda che la struttura, oltre a configurarsi
come residenza sanitaria
assistenziale (dalla capacità di 94 posti), dispone
anche di un centro diurno anziani, di un centro
notturno integrato e svol-
ge un servizio di erogazione pasti a domicilio.
«La nostra Casa - ha
confermato Fortunato attualmente ospita anche
30 persone in day hospital, e svolge un servizio
di erogazione di pasti a
domicilio per una trentina di persone. Servizio
parimenti importante,
quest’ultimo, che dà la
misura di quanto il servizio che svolgiamo rappresenti un valore prezioso
per il nostro territorio».
«Dei 24 posti che abbiamo appena inaugurato ha concluso Turcato, con
un appello alle autorità
presenti - ben 14 non sono
A LOMAZZO I CENTO ANNI DI NONNA CAROLINA
La Casa Albergo di Lomazzo ha festeggiato, nei giorni scorsi, la signora Balzarotti
Carolina nata a Lazzate il 27 ottobre 1910.
La signora Balzarotti, figlia di una famiglia numerosa (3 fratelli e 5 sorelle), ha
iniziato a lavorare in giovane età, prima alla Tessitura Snia Viscosa di Cesano M. ed
in seguito alla Tessitura Martinetta di Rovellasca dove è stata tra i primi 10 dipendenti assunti da Luigi Cattaneo.
Sposata nel 1936 a Lazzate, ha avuto un figlio nato nel 1938. Vedova di guerra nel
1944 ha dedicato la Sua vita al ricamo, al lavoro nei campi e alla cura della propria
famiglia accudendo per molti anni i propri genitori malati.
Una volta in pensione, all’età di 53 anni, la signora Balzarotti ha iniziato a seguire il
figlio Sacerdote, oggi Parroco di Fenegrò (CO).
Fino a due anni fa frequentava attivamente la vita della Parrocchia e si occupava
della contabilità.
La signora è ospite della Casa Albergo da giugno 2009 è una persona cordiale, molto
vivace e con la quale è piacevole conversare.
La festa di compleanno si è caratterizzata nella Santa Messa concelebrata da don
Vittorio Bianchi (parroco di Cermenate) e don Virginio Vergani (parroco di Fenegrò),
lo scambio degli auguri con la presidenza e direzione della Casa, con le autorità del
comune di residenza: il sindaco, il parroco, il presidente del gruppo anziani ed eventuali altri rappresentanti del comune di Fenegrò. Per chiudere con il taglio della
torta e brindisi comunitario.
accreditati. Per questi la
retta sarà, necessariamente più alta, pur per
un periodo limitato, fino
a quando la Regione non
ci concederà il necessario
accreditamento. L’auspicio è che quanto prima la
Regione arrivi a questo
passo, doveroso, pur in un
periodo di fatica per la
stessa pubblica amministrazione. Secondo la legge l’accreditamento può
essere chiesto a distanza
di sei mesi dall’inizio dell’attività. Tra sei mesi
esatti compiremo questo
passo, nella speranza di
ottenere una risposta
tempestiva e positiva».
P A G I N A
24
CRONACA
Bassa&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
UN PERCORSO DI APPROFONDIMENTO
A Cermenate
parola
di... libertà
D
ignità umana,
libertà, liberazione, salvezza,
relazioni umane
di pace: sono
tutti temi importanti e legati profondamente alla
nostra condizione di uomini e quindi al nostro
vivere. Poiché tutti noi
adulti abbiamo un’insopprimibile desiderio di libertà e di realizzazione
della nostra vita, ecco la
necessità di confrontarci
con chi ci dà una indicazione chiara e precisa: la
Parola di Dio.
Quest’anno la Diocesi
invita gli adulti a conoscere e a riflettere anche sui
suddetti valori a partire
dall’esperienza dell’esodo
degli Ebrei dall’Egitto.
Nelle due parrocchie di
Asnago e in Cermenate si
è quindi pensato alla “libertà” come filo rosso che
unisca tutti gli incontri di
approfondimento della
nostra fede cristiana.
«Cerchiamo di offrire
“piatti” succulenti - spiegano gli organizzatori - e
diversificati, cioè abbiamo tenuto conto delle varie sfaccettature della
fede vissuta proponendo
relatori e sottolineature
diverse. Cosicché, chi riuscisse a partecipare a tutti gli incontri, si portereb-
QUALE FUTURO
PER I POPOLI
INDIGENI
DELL’AMAZZONIA
BRASILIANA?
“Quale futuro per i popoli indigeni dell’Amazzonia brasiliana?”
E’ questo il tema dell’incontro, organizzato dall’associazione missionaria “Vita del Mondo”, che
si tiene venerdì 29 ottobre, alle 21, nella sala
consigliare del Comune di
Villa Guardia. Un’ occasione per illustrare la realtà degli indios della
“Raposa Serra do Sol”,
una terra indigena nel
nord del Brasile al confine con Guiana e Venezuela, dove il Comune di
Villa Guardia, dal 2006,
sostiene alcuni progetti di
sviluppo. All’incontro
sarà presente fratel Carlo Zacquini, missionario
della Consolata, responsabile della Pastorale
indigenista della diocesi
di Roraima e referente dei
progetti sostenuti dal Comune comasco. Con lui ci
saranno anche alcuni indio macuxì.
Un cammino,
proposto
dalle parrocchie
per approfondire
il senso della
nostra fede
cristiana
be a casa un bel bagaglio
senza avere nausea per
aver “mangiato” sempre
la stessa “pappa”. Il “ristorante” di turno sarà
l’oratorio di Cermenate
che aprirà le sue sale alle
21. I “cuochi” sono tutti
provetti, stimati e noti
insegnanti del nostro seminario diocesano: è garantito che ci sarà da leccarsi le… orecchie e da
colmare il cuore!»
Il “primo” sarà una portata di tipo biblico-liturgico. Ce la cucinerà don
Marco Cairoli, biblista,
presentandoci il vangelo
di Matteo, che caratterizzerà le festività del prossimo anno liturgico. Ci
aiuterà a capire come Dio
in Gesù Cristo non ci lascia soli, così come ha sentito il grido degli Israeliti
ed è sceso a liberarli dall’Egitto. Il “secondo” sarà
un piatto afrodisiaco: don
Angelo Riva, insegnante
di teologia morale, aiuterà soprattutto gli adulti
più giovani a gustare il
frutto non proibito della
sessualità umana, così
come liberatoria ed esaltante la intese Dio nella
creazione. Il “terzo” sarà
una macedonia succulenta preparataci da don
Michele Gianola, insegnante di teologia spirituale, il quale metterà
nella teglia i vari frutti
derivanti dalla educazione cristiana dei giovani
con una spruzzata di succo vocazionale. Infine il
“caffè” verrà offerto da
don Saverio Xeres, insegnante di storia della
Chiesa, con una sapida
relazione su una figura a
noi cermenatesi molto
cara: don Gian Battista
Scalabrini, coevo dell’altrettanto famoso don Luigi Guanella.
Bibbia, liturgia, morale,
educazione, spiritualità
sono dunque le tipologie
dei primi quattro incontri. Ma le “portate” non si
esauriscono qui: presso il
convento dei frati, infatti, prima padre Andrea
Bizzozero e poi padre Stefano Dallarda aiuteranno
a conoscere ed attualizzare il libro dell’Esodo nei
giovedì di Avvento e di
Quaresima.
«Speriamo - concludono
- che a tanti fedeli cristiani venga voglia di appro-
fittare di queste serate
per nutrire con cibo sostanzioso il proprio cuore,
la propria mente, la pro-
pria fede. E, poiché l’appetito vien mangiando,
non si manchi dal primo
incontro in poi».
L’ELENCO DETTAGLIATO DEGLI INCONTRI
Approfondimenti, presso l’oratorio di Cermenate alle 21:00:
· giovedì 4 novembre: “Il Dio-con-noi non ci lascia soli: Il Vangelo di Matteo”.
don M.Cairoli.
· martedì 16 novembre: “L’amore che libera e ci fa uomini attraverso la
sessualità”, don A.Riva.
· giovedì 2 dicembre: “Liberi nel dire sì: L’accompagnamento dei ragazzi e
dei giovani fino a scelte di vita mature”. don M.Gianola.
· mercoledì 12 gennaio 2011: “Verso la terra promessa? Scalabrini e i migranti”, don Saverio Xeres.
Catechesi degli adulti, presso il convento dei frati di Cermenate alle 21:00:
· giovedì 9 e 16 dicembre: “La venuta di Cristo, liberatore e salvatore: l’esodo degli Israeliti e l’esodo di noi cristiani”, padre Andrea.
· giovedì 23 dicembre: “Rimetti a noi i nostri debiti”. Celebrazione
penitenziale con confessioni.
· i giovedì dal 10/3 al 14/4: “Antica e nuova Pasqua: Il libro dell’Esodo”,
padre Stefano.
· mercoledì 20 aprile: “Liberaci dal male”, celebrazione penitenziale con
confessioni.
A LURATE CACCIVIO IL 7 NOVEMBRE
Insieme contro
la sindrome
di Ondine
Raccogliere fondi da investire nella ricerca e nella cura
di una grave e rara malattia come la Sindrome da
Ipoventilazione Centrale Congenita, meglio conosciuta
come sindrome di Ondine, è l’obiettivo dello spettacolo che
si terrà domenica 7 novembre alle ore 15 al Cinema - Teatro Pax in via Pascoli 10 a Lurate Caccivio. Lo spettacolo benefico è organizzato dagli “Amici del 1971” di Villa
Guardia, i coscritti della mamma di Matteo, il bambino
di Fino Mornasco vittima di questa malattia di cui si
contano in Italia soltanto 45 casi. I soggetti colpiti da
questa sindrome devono trascorrere le proprie giornate in compagnia del respiratore
artificiale perché quando si addormentano smettono di respirare. Il loro corpo se ne “dimentica” e in pochi istanti
rischiano di passare dal sonno alla morte. La respirazione autonoma, infatti, è regolata da un gene e tutte le alterazioni che
riguardano questo gene provocano un difetto più o meno grave nel controllo della respirazione nel sonno. Le cause della
malattia non sono note, ma dipende verosimilmente da un’alterazione genetica e si manifesta con un difetto, a livello del
sistema nervoso centrale, nella regolazione del respiro. Ciò comporta che chi n’è affetto non ha il controllo del respiro automatico e quindi ha bisogno di un supporto meccanico alla respirazione. Tali supporti sono ventilatori applicati tramite una maschera facciale, una tracheotomia o stimolatori del diaframma. Questa condizione di disabilità dura tutta la vita, e quindi il paziente
avrà sempre bisogno delle tecnologie (le macchine) e di qualcuno che vegli su di lui durante il sonno. Nonostante i passi avanti
compiuti nella ricerca il giorno d’oggi ancora non esiste una terapia in grado di guarire da questa malattia che può essere
estremamente variabile potendo coinvolgere non solo l’apparato respiratorio ma anche il sistema gastroenterico, cardiaco e
nervoso. Lo spettacolo teatrale avrà come protagonista la “Giovane Compagnia di Tavernola” che svolge la sua attività amatoriale
presso l’Oratorio della Parrocchia di Cristo Re a Como - Tavernola. La commedia che presenterà domenica 7 novembre a Lurate
Caccivio, dal titolo “Fiaba di Pinocchio” è stata elaborata da don Fabio Molteni, Laura Belluzzi e Annamaria Lanza. Al termine
dello spettacolo che si propone di far trascorrere un pomeriggio in allegria e solidarietà soprattutto ai genitori e ai loro bambini,
a tutti i presenti sarà offerta una merenda. L’ingresso è libero con libera offerta che gli “Amici del 1971” di Villa Guardia
devolveranno interamente all’Associazione italiana per la Sindrome da Ipoventilazione Centrale Congenita (Sindrome di Ondine) perché l’unica speranza per questi pazienti è nella ricerca e nella possibilità di trovare una cura.
PAOLO BORGHI
CRONACA
P A G I N A
25
Lago&Valli
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
ARTE E STORIA IN VALLE INTELVI
SS. Nazaro e Celso,
gioiello di Scaria
S
cendendo lungo
la provinciale che
da Lanzo porta
alla bassa Valle
Intelvi non può
sfuggire, all’occhio attento di un appassionato curioso di originalità, che, a
mezza costa sulla sinistra
alle falde del monte Caslè, quasi soffocato dai boschi, si erge un complesso monumentale che, anche a prima vista e così
da lontano, si può indovinare valga due ore di tempo per una visita approfondita.
Stiamo parlando della
chiesa di S.Nazaro e Celso di Scaria, uno dei monumenti più complessi,
interessanti e artistici di
tutta la Valle Intelvi.
Una visita alla piccola
chiesa tra i boschi può rivelarsi, come dice Piero
Angela, un itinerario da
apprendersi camminando.
Vi si può arrivare anche
in auto, ma la stradina
che porta a S.Nazaro e
Celso offre un panorama
stupendo su tutta l’alta
Valle. Vale dunque la
pena percorrerla a piedi,
Si tratta di uno
dei monumenti
più complessi,
interessanti e
artistici di tutta
l’area intelvese.
Scopriamo perchè
approfittando
di una visita
proprio in
occasione
della ricorrenza
dei defunti
di RINA CARMINATI FRANCHI
anche perché, seguendo la
vista della bellissima e
massiccia torre campanaria, si vive, a poco a poco,
il gusto di scoprire tutto
l’insieme, mano a mano
che si avvicina.
Prima di tutto dobbiamo costatare quanto quella minuscola chiesina
sappia racchiudere in sé
tante testimonianze e ricordi. Ben quattro secoli
sono rappresentati nella
costruzione delle sue
mura e, nonostante condivida la sua notorietà
con il ben più famoso santuario di S.Maria, collocato in centro Scaria, la
chiesa dei Carloni, meta
di tante visite guidate,
questo piccolo luogo di
culto è ancora oggi la parrocchiale di Scaria .
La descrive così, già nel
lontano, 1593 mons. Feliciano Ninguarda durante la sua visita pastorale
“La parrocchia del suddetto luogo sotto il titolo
di S.Nazaro e Celso distante dalla terra mezzo
miglio e fabbricata a una
nave, tutta dipinta con
pitture molto belle, ha
un’altare nella cappella
maggiore… appresso vi è
un campanile in torre con
due campane… Ha un cimitero che circonda la
chiesa…”
L’esterno della chiesa
sul lato sud si appoggia
al corpo di una massiccia
costruzione con bifore, che
gli storici ritengono fosse
in origine una torre di segnalazione, circondata da
un portichetto che poggia
su colonne lisce di granito, molto probabilmente
costruito per proteggere
gli affreschi che ancora
vi possiamo ammirare.
Anche se sarebbe troppo lungo descrivere tutti
i dipinti, meritano una
citazione particolare
quelli della cappella absidale, risalenti al XV secolo. L’abside ha una forma
quadrangolare e si presenta al visitatore tutta
affrescata, dalla volta a
crociera allo zoccolo, svelandosi in tutto il suo
splendore. La data d’inizio di questo ciclo si reputa sia stata incisa sul retro della porticina della
sacrestia. Vi si legge 29
maj 1516 da Pietro, un
pittore bravissimo che, ha
fatto studiare molti storici, ma che nessuno è riuscito togliere dall’ombra
dei tempi, vista la sua
modesta notorietà.
Il ciclo di cui parliamo
è veramente un trionfo di
armonia compositiva, di
colori e di luci festose (Elsa Ascarelli D’amore Arte lombarda ).
Ma anche il piccolo cimitero che circonda il
complesso monumentale
merita una piccola visita.
Da antichi documenti
apprendiamo che circondava di fatto tutto la chiesa. Che fosse un antico
luogo fortificato farebbero ritenere i grossi conci
di pietra a base della
muratura. Più in là nel
tempo, lo denuncia la presenza delle tre porte rivolte verso Pellio, Lanzo e
Scaria. Fu probabilmente
utilizzato per la sepoltura
dei defunti provenienti da
questi paesi dell’alta valle .
In un angolo, sotto il
portichetto tutto affrescato troviamo un piccolo
manufatto vicino al qua-
le vale la pena soffermarsi. Due piccole croci in ferro battuto ci ricordano
che in questo piccolo cimitero furono sepolti, per
loro desideri, due grandi
figli di Scaria, che portarono in tutta Europa la
loro arte: Carlo Innocenzo
e Diego Carloni.
Essi avrebbero, per i
loro meriti, potuto aspirare a una ben più importante sepoltura, ma scelsero di essere tumulati
qui, tra la loro gente, molto più importante, per
loro, che i principi e i vescovi che tanto li avevano osannati in vita .
AFFERMAZIONE DELLA GIOVANE PIANISTA RUSSA
Julianna Avdeeva vince il “Chopin” di Varsavia
L
a giovane pianista
russa Julianna Avdeeva ha vinto la
medaglia d’oro
alla sedicesima edizione del prestigioso
Concorso Pianistico Internazionale “F. Chopin” di
Varsavia.
Julianna Avdeeva, attualmente allieva effettiva presso la rinomata
International Piano
Academy di Dongo, che
abbiamo avuto il piacere
di conoscere ed apprezzare sul nostro territorio,
essendo stata invitata lo
scorso anno a Sondrio ad
aprire la stagione concertistica del C. I. D “Circolo
Musicale” e a Lugano, per
il festival “Celebrating
Chopin - Le forme e gli amici”, ha conquistato il
pubblico e la giuria con la
sua interpretazione del
repertorio chopiniano.
L’artista è
attualmente
allieva effettiva
presso la rinomata
International
Piano Academy
di Dongo
di ELENA OREGGIONI
E’ la seconda donna,
dopo la celebre Martha
Argerich nel 1965, a vincere questo importantissimo riconoscimento.
Il concorso Chopin di
Varsavia, che si tiene dal
1927 ogni cinque anni, è
uno dei più vecchi e rinomati del mondo. Possono
parteciparvi pianisti in
età compresa tra i 17 e i
28 anni.
Al concorso di quest’anno, iniziato il 30 settembre, si sono qualificati, dopo attente selezioni,
81 giovani pianisti di 23
paesi. Nota per la sua difficoltà, la competizione
richiede perfezione nell’esecuzione dell’intera
opera di Chopin: notturni e mazurke, polacche,
sonate e due concerti.
Quest’anno la pressione
per i candidati era particolarmente forte, dato che
si celebrava il bicentenario della nascita di
Chopin. Tra i vincitori del
passato figurano pianisti
rinomati quali Maurizio
Pollini (1960), Martha
Argerich (1965), Garrick
Ohlsson (1970), Krystian
Zimerman (1975), Dang
Thai Son (1980), Stanis-
lav Bunin (1985), Alexei
Sultanov e Philippe Giusiano (1995), Yundi Li
(2000) e Rafal Blechacz
(2005).
La vincitrice del concorso riceve una medaglia
d’oro, una corona d’alloro
in oro, un premio di
30.000 Euro e due concerti con i New York Philarmonic a Varsavia e a New
York e due concerti con la
NHK Symphony Orchestra diretta da Charles
Dutoit a Tokyo. Avdeeva
ha inoltre vinto il premio
Krystian Zimerman per
la migliore interpretazione delle sonate di Chopin,
dotato di 12.000 Euro.
Il 20 ottobre 2010, verso le 23.45, la giuria del
concorso ha pronunciato
il suo verdetto in occasione di una conferenza
stampa. Ingolf Wunder
(Austria) e Lukas Ge-
niusas (Russia/Lituania)
hanno ottenuto entrambi
il secondo premio. Il russo Daniil Trifonov è giunto terzo. Il quarto e il
quinto premio sono stati
attribuiti, rispettivamente, al bulgaro Evgeni
Bozhanov e al francese
François Dumont, altro
allievo della International Piano Academy di
Dongo, che si è potuto conoscere e apprezzare il 28
marzo 2010 sempre nell’ambito del festival luganese “Celebrating
Chopin”.
Il sesto posto non è stato attribuito.
Per ulteriori informazioni e per ascoltare le
performance dei vincitori
è possibile visitare i siti
http://konkurs.chopin.pl,
www.comopianoacademy.
com e www.pianoassocia
tion.ch.
A MENAGGIO LA DISABILITÀ RIFIORISCE NELL’ARTE
Si chiuderà domenica 31 ottobre la mostra allestita presso il salone IAT di
Menaggio, in piazza Garibaldi (orari di visita 9-18) che raccoglie un’esposizione
di opere artistiche e di prodotti artigianali realizzate da persone con disabilità,
ospitate nella Residenza socio sanitaria per Disabili Anffas Residence di
Grandola ed Uniti. La mostra ha come titolo è: “A Menaggio la disabilità rifiorisce
nell’arte”. Si tratta della replica dell’esposizione tenutasi la scorsa primavera a
Villa Carlotta di Griante-Tremezzo il cui Ente è patrocinatore dell’iniziativa,
che vede la diretta collaborazione del Comunedi Menaggio. Tema conduttore
della mostra: I fiori.
Il tema floreale è da sempre caro ad ANFFAS tant’è che il simbolo della stessa è una Rosa Blu. Tale fiore è anche il nome che verrà dato alla casa della
solidarietà “La Rosa Blu”, struttura in costruzione, sempre a Grandola ed Uniti
e che sarà attrezzata con servizi ambulatoriali, diurni e residenziali, sociali e
rivolti a persone con disabilità e disagio sociale. Accanto alle realizzazioni artistiche ed artigianali è anche possibile ammirare i crisantemi coltivati nelle
serre ergo terapiche di Grandola ed Uniti.
L’iniziativa è organizzate a favore della Casa della Solidarietà “La Rosa Blu”
in costruzione a Grandola ed Uniti (Como). Essa ospiterà servizi diurni e residenziali rivolti a persone con disabilità, più in generale, persone in stato di
difficoltà all’interno di mini alloggi, residenza sanitario-assistenziale, micronido, comunità alloggio e servizio di formazione all’autonomia con la presenza
di palestra e piscina. Si sottolinea che “La Rosa Blu” avrà un’importante ricaduta occupazionale, creando ex-novo almeno una sessantina di posti di lavoro
nel settore socio sanitario, amministrativo e dei servizi alberghieri, oltre ad
offrire un’occasione di sostegno per l’intero comparto commerciale ed artigianale locale.
P A G I N A
26
CRONACA
ValliVaresine
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
VEGLIA MISSIONARIA A BEDERO VALCUVIA LA CELEBRAZIONE CON DON SAVIO, IN PARTENZA PER IL PERÙ
Con il pensiero a Carabayllo...
S
mato dal Vescovo a “ricominciare” una nuova
vita e una nuova esperienza in terra di missione, in una zona densamente abitata alle porte
della città di Lima. Nel
suo intervento, la sera
della veglia missionaria,
don Savio ha raccontato
ai presenti – sulla sua
esperienza - il significato dell’essere missionario e il ruolo del missionario tra la gente della
propria missione; una
testimonianza che ha
sottolineato l’attenzione
che il sacerdote missionario ha nel condividere il cammino di vita
della propria gente. E
con la stessa essenzialità e semplicità di don
Savio anche tante altre
persone si impegnano in
Valcuvia e Valmarchirolo
a favore delle missioni,
proponendo nelle varie
parrocchie iniziative
concrete di animazione
missionaria, di solidarietà e di promozione umana. Una tra queste, ormai nota a tutti e conosciuta è la Mostra Mercato Missionaria che la
parrocchia di Gemonio
assieme al locale Gruppo Missionario propongono, ormai da più di
trent’anni, per raccogliere fondi a favore di varie attività missionarie
in tutto il mondo. Sede
della mostra è – come
consueto - la palestra
della “Casa della Gioventù” ubicata in piazza Vittoria, nel centro del paese, proprio davanti alla
chiesa parrocchiale e di
fianco all’oratorio. Nel-
VALCUVIA INAUGURATA LA STRUTTURA VOLUTA DA COMUNITÀ MONTANA
Il nuovo asilo nido ora è realtà
l 13 giugno 2008, con
una cerimonia ufficiale, veniva inaugurato a Cuveglio il
cantiere per la costruzione del nuovo asilo nido della Comunità
Montana della Valcuvia
(CMV). L’opera, voluta
dall’allora direttivo comunitario, nasceva per
far fronte e rispondere
alle numerose richieste
di posti per accogliere in
un luogo idoneo bambini con meno di tre anni
I
di età di famiglie residente in zona. Un accordo sottoscritto nei mesi
precedenti col comune di
Cuveglio permetteva di
avere a disposizione il
terreno adatto, mentre
la collaborazione tra Regione Lombardia, ditta
Mascioni di Cuvio e Comunità Montana Valcuvia permetteva di finanziare l’opera, che nasceva come esempio concreto di sussidiarietà e di
collaborazione pubblico-
privato. Giovedì scorso,
21 ottobre, gli assessori
regionali Giulio Boscagli
e Raffaele Cattaneo erano a Cuveglio e, assieme
alle autorità della zona
potevano inaugurare il
nuovo asilo nido della
Comunità Montana delle Valli del Verbano (nel
frattempo subentrata
alla CMV). Il prevosto
di Canonica, don
Gianluigi Bollini ha
benedetto la nuova
struttura, mentre al-
A CITTIGLIO INCONTRO SUL GIOCO D’AZZARDO
Organizzata dall’assessorato ai servizi sociali del comune di Cittiglio e dall’Asl
Varese si svolgerà con inizio alle ore 20.45 di venerdì 29 ottobre, nella
sala consiliare del comune di Cittiglio (via Provinciale, 46) l’incontro conferenza: A che gioco giochiamo? Quando il gioco d’azzardo diventa un
problema. Relatore sarà il professor Vincenzo Marino, direttore del Dipartimento dipendenze dell’Asl della provincia di Varese.
Sabato 6 e domenica 7 novembre (con prosecuzione sabato 13 novembre) si svolgerà il corso di specializzazione di primo livello per squadre Aib
(anti incendio boschivo) facenti capo sia alla Comunità Montana Valli del
Verbano sia alla Comunità Montana del Piambello. Allo stesso modo nei
giorni 29, 30 e 31 ottobre si svolgerà anche il corso di Specializzazione Aib
di secondo livello riservato a due squadre di nove elementi scelti tra i
volontari con già l’abilitazione di primo livello e con alle spalle almeno 3
anni di esperienza operativa in attività antincendio boschivo.
l’architetto Simone
Micheli, all’ingegnere
Renato Marchesi e al
PI Roberto Fusetti il
compito di illustrare ai
presenti le caratteristiche tecniche della struttura, la funzionalità degli spazi ottenuti e le
particolarità tecnologiche installate. Il nuovo
asilo, infatti, oltre ad
essere architettonicamente interessante è
anche un edificio che utilizza le più avanzate tecnologie in fatto di risparmio energetico e
di fonti di energia rinnovabili. L’ambiente è
climatizzato con un impianto geotermico a pompa di calore che manterrà una temperatura calda in inverno e fresca in
estate, eliminando umidità ed impurità in eccesso nell’aria; i pannelli fotovoltaici installati
sul tetto provvederanno
al fabbisogno elettrico
della struttura e la produzione in eccesso sarà
immessa in rete. L’edificio estremamente razionale all’esterno, ma
ben inserito nel contesto
ambientale che lo circonda, presenta, al contrario, al suo interno un
caleidoscopio di forme e
di colori voluti apposta
per rendere il più possibile accogliente e piacevole ai piccoli ospiti
l’ambiente a loro destinato. Il nuovo nido potrà accogliere 60 bambini, tre volte la capacità
di quello attuale, con un
significativo incremento
e miglioramento del servizio offerto da Comunità Montana alle famiglie
residenti nei comuni
convenzionati.
A.C.
l’ampio locale sono esposti per la vendita oggetti dell’artigianato africano, orientale e sud americano, tappeti orientali
e tanti prodotti locali.
Durante tutto il periodo
della mostra verranno
raccolti anche i fondi destinati quale “Contributo allo studio per un
bambino africano”. Questa è un’iniziativa propria della zona pastorale Valli Varesine che la
ripropone con successo
ormai da tanti anni. Con
un versamento di 60
euro è possibile pagare
un intero anno di scuola
ad un bambino africano,
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pezzare Pane per
tutti i Popoli è
stato lo slogan
guida della veglia missionaria
che nelle Valli Varesine
si è svolta la sera di sabato scorso, 23 ottobre,
nella chiesa parrocchiale di sant’Ilario a Bedero
Valcuvia. Numerosi i fedeli presenti, giovani e
adulti, per sottolineare
nella preghiera l’impegno missionario della
chiesa locale, ma anche
per ascoltare e salutare
don Savio Castelli che il
prossimo mese partirà missionario fidei donum
- assieme a don Umberto
Gosparini alla volta della nuova missione che la
diocesi di Como aprirà
in Perù, nella diocesi di
Carabayllo. Don Savio
che per 17 anni è stato
parroco di Caravate dopo una lunga esperienza missionaria maturata in precedenza in Argentina (in diocesi di
Santiago del Estero,
sempre assieme a don
Umberto), oggi è chia-
ma sono accettate anche offerte a piacere:
“tante piccole offerte insieme – scrivono gli organizzatori – serviranno
per lo studio di molti
bambini”. La mostra –
che si è inaugurata
sabato 23 ottobre - rimarrà aperta sino al
7 novembre prossimo
con i seguenti orari:
giorni feriali dalle ore
15.00 alle ore 19.00; venerdì e sabato: dalle ore
15.00 alle ore 22.00; domenica e festivi dalle ore
9.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.00 alle ore
22.00.
ANTONIO CELLINA
SOLENNITÀ DI SAN FEDELE
Arbizzo in festa
G
iovedì 28 ottobre ricorre la festa liturgica
di san Fedele, evangelizzatore della Chiesa di Como e martire ai tempi delle persecuzioni di Diocleziano e Massimiano Erculeo, morto nel III sec. d.C., patrono principale della parrocchia di Arbizzo. A lui risulta dedicata la chiesa di Arbizzo ab immemorabili e tale dedicazione è rimasta anche dopo l’erezione della parrocchia di Arbizzo (1627), la ricostruzione della chiesa
parrocchiale(1699) e la sua consacrazione(1945). La
comunità di Arbizzo ricorderà il suo patrono con una
festa, che avrà luogo nei giorni 29,30 e 31 ottobre e
che è improntata ad una intensificazione dei rapporti di solidarietà sia tra i parrocchiani che tra i fedeli della altre comunità parrocchiali vicine, che sono
invitate a partecipare alle attività. Il programma è
il seguente.
ore 21.00: tombolata e musica per tutti
ore 16.30: Santa Messa vespertina
ore 19.00: cena comunitaria
ore 21.00: serata in musica
ore 10.00: Santa Messa in onore del santo
ore 12.00: pranzo comunitario
ore 15.00: solenne tradizionale processione per le
vie del paese con la statua del Santo (accompagna il
“Corpo Musicale” di Marchirolo)
ore16.30: castagnata e musica del Corpo musicale
di Marchirolo sul piazzale antistante la chiesa.
Sondrio
CRONACA DI
E
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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
SONDRIO L’IMPEGNO DELLA COMUNITÀ MONTANA A SALVAGUARDIA DEL PATRIMONIO LOCALE
Itinerari di fede, fra storia e arte
Si è affermato
uno stile di
intervento
che prevede lo
studio, l’analisi
e la catalogazione
dei beni culturali
del territorio
così da stilare
percorsi
e interventi
ragionati
di CIRILLO RUFFONI
N
egli ultimi anni
la Comunità
Montana di Sondrio ha svolto
una proficua attività per la conoscenza e
la salvaguardia dei beni
culturali del proprio territorio. All’inizio gli interventi avvenivano in modo
abbastanza occasionale,
man mano che si presentava una necessità, come
il recupero di un mulino
o il restauro di un edificio storico. Ora i beni culturali vengono studiati in
modo tale da creare un
percorso, che può quindi
avere anche una particolare valenza turistica. Una delle iniziative più recenti è stata la catalogazione degli antichi affreschi presenti sulle abitazioni, terminata con una
pubblicazione dal titolo
Segni sacri sulle case. In
seguito, molti di questi affreschi (alcuni erano in
condizioni disperate) sono
stati salvati e restaurati.
Allo scopo di presentare i
lavori di recupero compiuti in vari paesi, come Berbenno, Ponte e in particolare Chiuro, proprio in
questo Comune, venerdì
22 ottobre, è stato promosso un apposito convegno, che ha visto la partecipazione di numerosi
addetti ai lavori, un po’
meno della popolazione
locale. Il densissimo pomeriggio culturale è sta-
to aperto dalla proiezione
di una serie di immagini,
con l’accompagnamento
di brani musicali eseguiti con la chitarra classica
da Laura Mondiello. Si
sono quindi svolti gli interventi del sindaco di
Chiuro Tiziano Maffezzini e, naturalmente, dei
rappresentanti della Comunità Montana di Sondrio: l’assessore Dario
Ruttico e il responsabile
del Servizio Cultura
Gianpaolo Palmieri,
che hanno illustrato i progetti realizzati dal loro
ente in ambito culturale.
Il presidente della Biblioteca di Chiuro, Giorgio
Baruta, ha invece proposto agli ascoltatori un
suggestivo itinerario nel
borgo vecchio, nel quale
un tempo si distinguevano due recinti fondamentali: quello laico-amministrativo, che aveva al centro il palazzo Quadrio e
quello sacro, con la Porta
Maggiore, la chiesa di
RIMOZIONE CARTELLONISTICA
TROPPI INCIDENTI SULLE STRADE
Rete Ferroviaria Italiana sta procedendo alla rimozione di alcuni impianti pubblicitari, lungo
la linea Colico - Tirano, individuati come abusivi oltre che pericolosi per la circolazione. In questa prima fase saranno dismessi i cartelloni installati sulla proprietà della Rete Ferroviaria Italiana, successivamente si procederà alle azioni normative previste quali la verbalizzazione dell’infrazione e la diffida. Alle operazioni in corso sovraintendono anche
gli agenti della Polizia Stradale e della Polizia Ferroviaria impegnati tra l’altro nella regolazione del
traffico. Si aggiunge così un altro capitolo al lungo e
complesso lavoro intrapreso nei mesi scorsi
dalla Provincia in collaborazione con Prefettura, con
Polizia di Stato, Anas ed Rfi.
Lo scorso fine settimana è stato caratterizzato, sulle strade della provincia di Sondrio, da un numero
importante di incidenti stradali. I controlli da parte
delle forze dell’ordine si intensificano e si fanno sempre più puntuali, come testimoniano i report che
danno il bilancio del numero di vetture fermate, il
tipo di infrazioni rilevate (soprattutto eccesso di velocità e guida in stato di ebbrezza) e la quantità sia
di patenti ritirate sia di punti decurtati. Particolarmente grave la situazione registrata sulla Statale
38 all’altezza dell’abitato di Tresenda, dove sabato
23, Riccardo Panella, di 69 anni, è stato travolto mentre attraversava sulle strisce: per lui l’impatto è stato fatale. Il giorno dopo, nello stesso punto, uno scontro frontale. Servono prudenza e strade più sicure.
San Giacomo e la cappella dei Discilpini, con il suo
Portichetto, che è stato
oggetto dei più recenti restauri. Di particolare interesse l’intervento di Cecilia Ghibaudi, responsabile per la Soprintendenza dei territori di Ponte e Chiuro. «Le opere dipinte sulle facciate delle
nostre abitazioni – ha
esordito la relatrice – non
sono strepitose dal punto
di vista artistico, ma sono
state molto vicine alle popolazioni della Valtellina.
Sono frutto della fatica e
dei sacrifici di gente umile; davanti ad esse i nostri antenati si sono inginocchiati ed hanno pregato, per questo meritano
attenzione ed un grande
rispetto da parte nostra.
Noi concentriamo spesso
l’attenzione sul restauro
– ha proseguito Cecilia
Ghibaudi -, ma dobbiamo
sempre ricordare che ci
sono due operazioni molto più importanti, che
sono la prevenzione e la
manutenzione». Prevenire significa avere cura di
conservare le opere in luoghi idonei, con ottimali
condizioni di luce, al riparo dall’umidità, protette
dall’ossidazione o dai tarli, evitando di riporre paramenti e stendardi in involucri di plastica. Per
spiegare l’attività di manutenzione, invece, la relatrice è ricorsa ad un esempio. Come noi sottoponiamo la nostra macchina a periodiche revisioni
per evitare che improvvisamente si rompa e ci lasci per strada, così deve
avvenire anche per le opere d’arte. Un regolare controllo delle opere, per pulirle dalla polvere o dall’ossidazione, per individuare eventuali piccoli
danni e ripararli, favorisce la buona conservazione ed evita di dover poi ricorrere ad un restauro,
che costituisce sempre
un’operazione un po’ traumatica. «Il miglior restauro è sempre quello che
non si deve fare». Molto
spesso, però, è necessario
intervenire con urgenza
per salvare le opere gravemente danneggiate.
Questo, purtroppo, avviene con frequenza in Valtellina, dove, soprattutto
i dipinti, non sono stati
conservati in modo idoneo
e presentano pieghe, bruciature, strappi, ossidazioni, ridipinture successive, fatte a volte da pittori poco esperti e con l’uso di sostanze pittoriche
sconosciute. Allora il restauratore deve affrontare numerosi problemi, che
può risolvere soltanto
dopo l’elaborazione di un
progetto mirato di intervento. A questo punto la
relazione di Cecilia Ghibaudi è diventata più tecnica, in quanto ha toccato alcune questioni, come
le modalità per effettuare l’analisi stratigrafica
delle opere allo scopo di in-
dividuare i successivi interventi; il modo per ripristinare lo stato originario,
oppure per sistemare un
dipinto quando presenta
grosse lacune e via dicendo. Il criterio fondamentale che viene seguito è
quello del massimo rispetto per il lavoro che il
pittore ha compiuto nella
creazione della sua opera.
Sono risultate tecniche
anche le relazioni di Massimo Tisato e di Massimo Romeri, che hanno
illustrato rispettivamente i numerosi lavori di restauro compiuti a Berbenno, a Ponte e a Chiuro
e le modalità di analisi
che ci permettono di individuare gli autori di molti affreschi, come i pittori
Cipriano Valorsa, Fermo
Stella, Giovannino da
Sondalo, Luigi Valleni di
Albosaggia e così via. Giovanna Virgilio ha invece presentato, con la proiezione di belle immagini,
il lavoro da lei compiuto
per la catalogazione dei
dipinti sulle facciate delle case, in particolare delle Madonne in maestà,
cioè sedute sul trono. Don
Giovanni Da Prada le
chiamava «le derelitte»,
perché portano i segni evidenti di oltre mezzo millennio, ma proprio per
questo le immagini hanno un particolare valore
storico e artistico. L’ultimo restauro (senza dubbio di maggior valore) è
stato quello compiuto nella cappella dei Disciplini,
a Chiuro. A questo punto
c’era naturalmente la curiosità di conoscere qualcosa di più sulla storia e
sull’attività di questa confraternita, chiamata anche dei Battuti o Flagellanti. Il compito è stato affidato a monsignor Felice Rainoldi, il quale,
con lo zelo che lo contraddistingue, si è presentato
con una dottissima e documentatissima relazione, che naturalmente ha
potuto illustrare solo in
parte per gli evidenti limiti di tempo. Le sue parole hanno comunque delineato un quadro molto
nitido delle antiche confraternite medioevali,
fondate nel Quattrocento
probabilmente in seguito
alla predicazione di San
Bernardino da Siena. Gli
iscritti alla Schola, come
si chiamava allora, si impegnavano a vivere nel
pieno spirito del Vangelo,
con la preghiera quotidiana, la pratica delle opere
di misericordia corporali
e spirituali e la partecipazione alle cerimonie e alle
processioni, durante le
quali eseguivano anche
particolari riti penitenziali come la flagellazione. Oggi di queste confraternite ci rimangono solo
gli edifici e le opere d’arte realizzate. Un tempo,
invece, esse hanno svolto
un ruolo importante nella vita religiosa di tutti i
nostri paesi.
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CRONACA
28
Valchiavenna
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
ANGELA PELLICCIARI OSPITE A CHIAVENNA È INTERVENUTA SUL RISORGIMENTO
Guardare con onestà alla storia
A
lla vigilia delle
celebrazioni
per il 150° anniversario dell’unità d’Italia,
il circolo culturale La
Torre di Chiavenna ha
organizzato una conferenza dal titolo “Risorgimento da riscrivere”.
L’incontro, aperto al pubblico, sì è tenuto venerdì 22 ottobre nella Sala
del Credito Valtellinese
a Chiavenna, con l’intento di ripercorrere i
passaggi storici che hanno portato alla formazione del nostro Stato nazionale, superando la visione storica tradizionale per soffermarsi in particolare sui conflitti tra
Stato e Chiesa, tra l’idea
di patria e quella di religione.
Alla conferenza, tenuta dalla saggista Angela Pellicciari hanno
partecipato in qualità di
relatori anche i professori Giancarlo Loforti
e Guido Scaramellini,
presidente del Centro
studi storici valchiavennaschi. Angela Pellicciari è nata nel 1948 a Fabriano ma vive da tempo a Roma, laureata in
storia e filosofia, insegnante prima e giornalista poi, è autrice di
numerose pubblicazioni
e saggi che hanno contribuito in maniera si-
La storica e saggista ha articolato
la sua conferenza sul tema
“Risorgimento da riscrivere”;
la Pellicciari ha illustrato
i passaggi che hanno portato
alla costituzione dell’Italia analizzando
i rapporti Stato-Chiesa
di DAVIDE TARABINI
gnificativa alla revisione
storiografica del Risorgimento. Tra i suoi ultimi
studi citiamo “Risorgimento ed Europa”, “I
panni sporchi dei Mille”,
“Risorgimento anti-cattolico” e “Risorgimento
da riscrivere”. Attualmente scrive per diverse testate, quotidiani
nazionali e tiene una trasmissione radiofonica
sulla storia della Chiesa
per Radio Maria.
“Mi sento una voce nel
deserto, ma è necessario
acquisire consapevolezza di un Risorgimento diverso da quello che è stato divulgato e raccontato nei libri di scuola”
questo il filo conduttore
della serata, durante la
quale la Pellicciari ha
spiegato che la monarchia dei Savoia si è proposta come una monarchia liberale e costituzionale, ma in realtà, in
nome dell’unità d’Italia,
ha condotto una vera e
TERRITORIO VISITA DEL ROTARY DI COLICO
Alla scoperta di Piuro
anno scoperto e
apprezzato la
storia di Piuro
e hanno offerto
un
prezioso
contributo alla Caritas di
Chiavenna. Domenica
17 ottobre, ottanta persone hanno preso parte
a “Piuro... Una giornata
nella storia”. L’iniziativa
è stata promossa dal
club di Colico di Inner
wheel, l’associazione
femminile legata al
Rotary. La manifestazione è stata incentrata
sulla visita di alcuni luoghi del territorio comunale - in particolare palazzo Vertemate Franchi
e il Belfort - e sulla cuci-
H
na tipica locale. Franca
Trincherà, presidente
del Club che riunisce
tesserate di diverse province, ha saputo conquistare gli applausi di soci
provenienti da Valtellina
e Valchiavenna, ma anche dalla Brianza, da
Lecco e Como. «Nel rispetto delle finalità della nostra associazione,
abbiamo unito un’iniziativa a carattere culturale a un progetto di solidarietà - spiega -. I nostri ospiti hanno apprezzato la storia di Piuro,
attraverso le visite al
Belfort e a palazzo Vertemate, e i sapori dell’enogastronomia locale».
Il compitoci illustrare
l’importanza del lavoro
svolto dalla Caritas è
toccato ai rappresentanti del Centro d’ascolto di
Chiavenna. Anche se in
valle la situazione è
meno grave di quella che
si osserva in altre zone,
non vanno sottovalutate
le numerose richieste
d’aiuto raccolte dalle
venti parrocchie della
Valchiavenna. Negli ultimi due anni c’è stato un
sensibile aumento delle
situazioni a rischio, sia
per la popolazione originaria della valle, sia per
gli stranieri. Il Centro
ha distribuito viveri, indumenti e mobili, senza
propria guerra di religione contro la Chiesa
cattolica. I liberali piemontesi, pur dichiarandosi cattolici, hanno abolito tutti gli ordini religiosi della Chiesa di Stato, cominciando dai Gesuiti e dalle Dame del Sacro Cuore, si sono appropriati dei loro averi, sopprimendo le opere pie e
vietando persino al Papa
di pubblicare le encicliche. “Un esempio? A Fabriano, dove sono nata,
c’erano 19 conventi e
sono stati tutti espropriati. Uno di questi era
stato trasformato in caserma e oggi è diventato il Museo della Carta
e della Filigrana, ma gli
affreschi e le ricchezze
che c’erano un tempo
sono andati tutti distrutti”.
Un Risorgimento violentemente anticristiano quello descritto da
Angela Pellicciari: “Chi
ha voluto questo? Il Risorgimento italiano ha
avuto l’appoggio della
massoneria, della Francia e dell’Inghilterra, che
miravano ad arginare
Roma e lo Stato pontificio”. Ma alla domanda
sul perché, ancora oggi,
queste pagine di storia
siano così poco conosciute, la saggista preferisce
non rispondere:”Sono
una storica e vi porto la
mia esperienza da storica. Ognuno può trarre le
conclusioni che meglio
crede”.
Non sono poi mancati
i riferimenti all’attuali-
tà nel pensiero della
Pellicciari: “Noto un certo parallelismo tra il Risorgimento e l’odierno
processo di integrazione
dell’Unione europea.
Oggi come allora l’Europa sembra dimenticare
le proprie radici cristiane, negare l’esposizione
dei crocefissi significa
imporre a tutti la volontà di pochi. È un atteggiamento inaccettabile,
espressione di una mentalità agnostica che non
ci appartiene”. E ha inoltre osservato: “Il modello antireligioso che si
era imposto nell’Ottocento, contro il potere
temporale prima e spirituale poi della Chiesa,
cerca oggi di insinuarsi
sulle concezioni di vita e
di morte relative all’eutanasia”.
Al termine della conferenza è seguito un vivace dibattito , dove il
pubblico, intervenuto
numeroso e con molti
giovani, ha mostrato di
apprezzare la lezione tenuta dalla Pellicciari.
A PROPOSITO DEL LIMO SCURO SVASATO
DALLA DIGA DI MADESIMO
Nei giorni scorsi, nei fiumi e nei torrenti dell’alta Valchiavenna alcuni
sedimenti neri sono stati svasati dalla diga di Madesimo. Arpa Lombardia dipartimento di Sondrio, nella persona del dottor Maurizio Tagni,
responsabile dell’Unità operativa monitoraggi e sistemi ambientali, ha
precisato che: «Quella in corso a Madesimo in questi giorni è una
fluitazione autorizzata dallo Ster Lombardia dell’invaso di proprietà di Edipower. Come Arpa stiamo monitorando costantemente ogni fase
di questo intervento. Tutti i campioni prelevati verranno analizzati e verificati. Alcuni prelievi di limo erano stati già effettuati nei giorni precedenti alla fluitazione e dagli esami compiuti dal nostro ufficio non era
emersa la presenza di alcuna sostanza inquinante. I campioni prelevati ieri non hanno fatto emergere una concentrazione anomala di
materiali in sospensione. Il colore molto scuro del limo - ha precisato il
responsabile - deriva probabilmente dagli agi delle resinose che sono cadute nel lago negli ultimi anni. Queste sostanze si sono trasformate in
compost assumendo una connotazione cromatica molto scura”.
dimenticare i contributi
economici necessari per
affrontare situazioni d’emergenza.
«Siamo stati tutti molto
felici di potere sostene-
re la Caritas, un’organizzazione che opera per
le persone in difficoltà e
a Chiavenna è legata anche alla straordinaria testimonianza di suor Ma-
ria Laura - ha concluso
Franca Trinchera -. È
stata preziosa anche la
collaborazione di diverse aziende del territorio».
TUTTO ESAURITO PER LA RASSEGNA
Vocincoro: un successo
utto esaurito per
Vocincoro, la rassegna annuale di
canto corale organizzata dal Coro Nivalis di Chiavenna
in memoria del suo fondatore e primo maestro
Flavio Bossi. Sul palco il
Coro Alpette è i Cantori
delle Cime di Lugano,
oltre ovviamente al coro
ospitante.
Alpette nell’armonizzazione del primo maestro
del Coro, Giovanni Uvire, e “Kapios ghiortasi”,
testo poetico del premio
Nobel greco Odisseas
Elitis, armonizzata da
Flaminio Gervasi e
“Carnavalito Quebradeño”, popolare, armonizzata da Pasquale Amico,
eseguite dai Cantori delle Cime di Lugano.
Apprezzate in particolare “La Ballata del soldato”, eseguita dal Coro
Sul palco sono saliti anche il sindaco Maurizio
De Pedrini e l’assessore
T
alla cultura del comune
di Chiavenna Raffaella
Palmi per consegnare le
riproduzioni della scultura “Il coro” che rappresenta anche il logo della
manifestazione.
Il Coro Alpette di Torino la domenica ha visitato Chiavenna, improvvisando alcuni brani in
piazza Pestalozzi e in
piazza Bertacchi, applauditi dalle numerose
persone presenti.
S.B.
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CRONACA
30
SondrioEconomia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
CONFINDUSTRIA SONDRIO CELEBRATI A CHIAVENNA I 100 ANNI DELL’ASSOCIAZIONE
Quattro strategie di rilancio
P
culturale della regione.
«Il mondo produttivo
lombardo si trova a fronteggiare gli effetti di questa crisi, aggravata da
quelli che io ho definito
i quattro concorrenti sleali. Mi riferisco ai trasferimenti dello Stato a
quattro regioni del sud;
alle regioni a statuto
Speciale; ai Paesi neocomunitari; alla Cina».
Per Gibelli, la strada
percorribile è dunque
soltanto quella dell’innovazione e delle infrastrutture: «Un indirizzo
chiaro per dare nuovo
slancio alla regione considerata il motore dell’economia nazionale». Il
presidente della Commissione Cultura di Con-
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
er i suoi 100 anni di fondazione, Confindustria Sondrio ha
organizzato un
importante evento celebrativo che si è svolto lunedì 25 ottobre a Chiavenna. Alle ore 17.00 si
è tenuto il convegno pubblico presso il Teatro
della Società Operaia
con la presentazione del
volume Industria storica di Valchiavenna
- Raccontare il passato per guardare al futuro. Nel suo intervento, il presidente degli Industriali Sondrio, Paolo
Mainetti, ha rimarcato
la coerenza della sezione valtellinese e valchiavennasca con la posizione espressa dal presidente Marcegaglia nell’affermare l’indipendenza di Confindustria. Il
presidente Mainetti ha
indicato le quattro priorità per sostenere l’economia industriale in provincia di Sondrio: «Il primo capitolo riguarda le
infrastrutture, con il
primo tratto della Statale 38 che contiamo di vedere concluso entro il
2011, e il rapido finanziamento delle tangenziali
di Morbegno e Tirano.
Modernizzare significa
anche puntare sui trafori del Mortirolo e della
Mesolcina. Innovazione: il territorio valtellinese e valchiavennasco
è fertile nelle sue imprese e nei suoi lavoratori,
anche per questo abbiamo deciso di sostenere
Politec dal 2010. Semplificazione, con riferimento al comparto normativo. Education: la
formazione delle nuove
generazioni». In ultima
analisi Mainetti ha fatto
appello all’unione tra le
categorie produttive e i
lavoratori per il rilancio
dell’economia. Ospite
dell’incontro, Andrea
Gibelli, vicepresidente
della Regione Lombardia, che nel suo intervento ha fatto riferimento a quel valore che lui
stesso ha definito “lombardismo” ossia all’atteggiamento rivolto a tutelare e sviluppare il patrimonio economico e
findustria, Alessandro
Laterza, ha chiuso le
relazioni sottolineando
l’importanza delle differenze che caratterizzano
il nostro Paese, «non
una debolezza, ma un
punto di forza. La provincia di Sondrio è una terra di confine, che ha affrontato nella sua storia
enormi cambiamenti.
La partita del futuro,
questa terra se la giocherà tutta puntando su
tre grosse peculiarità: le
acque; il sistema bancario locale; l’ambiente e
il turismo». Elementi
che, se ben sfruttati, secondo Laterza, consentiranno alla Valtellina di
tenere testa anche alla
supremazia cinese.
INCONTRO PREPARATORIO ALLA CONFERENZA DI VENEZIA
Energia idroelettrica e territorio
M
artedì 26
ottobre, a
Sondrio,
presso la
sala del Consiglio provinciale, si è
svolto un incontro internazionale sul tema La
produzione di energia
idroelettrica nelle
Alpi: aspetti ecologici,
economici e sociali.
L’incontro di Sondrio si
inserisce nell’ambito delle attività preparatorie
alla terza Conferenza Internazionale sull’Acqua
nelle Alpi che avrà luogo a Venezia il 25 e il 26
novembre prossimi. La
rilevanza del tema acqua
è nota ed è importante
evidenziare come da
anni si lavori per salvaguardare tale patrimonio
naturale. La questione
dell’acqua è indissolubilmente legata a quella
delle montagne, e la
Convenzione delle Alpi
costituisce da tempo
un’importante assise in
cui ricercare sempre più
efficaci politiche e misure per andare oltre i confini nazionali a salvaguardia del patrimonio
acqua-montagne. In tale
quadro, i governi dei
Paesi che condividono
l’arco alpino hanno isti-
tuito una piattaforma
specifica denominata
“Gestione dell’Acqua nello Spazio Alpino” e la X
Conferenza dei Ministri
delle Alpi, tenutasi ad
Evian nel 2009, ha affidato all’Italia l’organizzazione della III Conferenza Internazionale
sull’Acqua nelle Alpi.
Scopo principale è quello di mettere a confronto differenti livelli amministrativi, tecnici e accademici, nonché i portatori d’interesse e la po-
FESTA DEL RINGRAZIAMENTO AD APRICA IL 7 NOVEMBRE
Organizzata da Coldiretti Sondrio, si svolgerà domenica 7 novembre,
ad Aprica, per la prima volta nella località orobica, la Giornata Provinciale del Ringraziamento. Saranno presenti a questa importante festa
le autorità provinciali sondriesi, ma anche una delegazione bresciana, invitata per vicinanza non solo geografica. Il programma di massima prevede a partire dalle ore 9.30 l’accoglienza dei partecipanti; alle ore 10.30, la
Santa Messa solenne nel santuario di Maria Ausiliatrice, con l’offerta dei
doni della terra, celebrata dal parroco di Aprica don Augusto Azzalini e
dall’assistente ecclesiastico provinciale di Coldiretti don Gianni Dolci; alle
ore 11.30 il saluto della autorità presso l’area tennis e la benedizione delle
macchine agricole e degli animali; alle ore 13.00, il momento conviviale.
La Camera di Commercio di Sondrio, in collaborazione con Regione Lombardia, offre alle imprese della provincia di Sondrio la possibilità di accedere a contributi a fondo perso fino ad un massimo di euro 13.500 per azienda a fronte dell’acquisto di servizi di consulenza organizzativa e
dell’assunzione di laureandi/laureati. Il testo del bando è pubblicato
sul sito www.so.camcom.it. La prima scadenza per la presentazione delle
domande di ammissione a contributo per l’acquisto di servizi di consulenza
organizzativa è fissata per martedì 2 novembre. Successivamente le domande potranno essere presentate a partire dal 1° dicembre 2010 fino al 15
gennaio 2011.
polazione, sulle tematiche della gestione dell’acqua, anche attraverso la
divulgazione dei risultati della suddetta piattaforma. Nell’incontro preparatorio di Sondrio l’attenzione degli esperti è
stata focalizzata nella ricerca di modalità ed approcci che permettano di
usare l’energia idroelettrica senza compromettere sensibilmente l’ecologia e l’idromorfologia
dei fiumi, e con una particolare attenzione alla
salvaguardia di quei corsi d’acqua o di quei tratti fluviali che preservino
ancora il proprio stato
naturale. È da tempo, infatti, che gli approcci e
le soluzioni tecniche si
stanno impegnando nella ricerca di un buon equilibrio tra la necessità di diffondere maggiormente la produzione energetica da fonti rinnovabili (quale quella idroelettrica) e le esigenze
ecologiche dei fiumi. Il
principio di “lasciare più
spazio ai fiumi” è ormai
acquisito e viene applicato ovunque. Nel corso
dei lavori sondriesi sono
state mostrate soluzioni
fattibili, alcune già in
atto, altre in fase di realizzazione, che possono
ridurre gli impatti sull’ecologia fluviale oltre a
fungere da ispirazione
per adattare gli impianti costruiti nel passato.
Anche la necessità ecologica di lasciare un deflusso residuo sufficiente e di assicurare vie di
migrazione per i pesci
concepite su misura per
le diverse situazioni locali è gradualmente divenuta pratica comune e
costituisce uno standard
ai fini della concessione
di nuovi permessi di
sfruttamento delle acque o per la conferma ed
il rinnovo di permessi
esistenti. È stato inoltre
introdotto il tema del
bilanciamento di benefici e costi, ambientali ed
economici, legati alla
produzione idroelettrica
e all’impatto degli impianti sulle risorse idriche in montagna. Ciò ha
permesso di illustrare
alcune ricadute e opportunità per il territorio
alpino, in una prospettiva di sviluppo economico e sociale sostenibile,
di creazione di valore
aggiunto e di coinvolgimento e contemperamento degli interessi
che insistono nelle zone
alpine. In tale contesto
si inserisce la presentazione, in anteprima rispetto alla Conferenza
finale di Venezia, della
bozza di linee guida comuni redatte dalla Piattaforma Acqua per un
Dal prossimo primo
dicembre la provincia
di Sondrio – grazie a
un accordo promosso
da Palazzo Muzio –
potrebbe avere il “Treno della Neve”, sulla
scorta di quanto accade in altre realtà turistiche dell’arco alpino
con l’arrivo della stagione sciistica. Le abbondanti nevicate di
questi giorni, che fanno davvero ben sperare per un settore tanto importante per la
bilancia economica di
Valtellina e Valchiavenna, dicono che la
presenza di amanti
dello sci sulle piste del
sondriese potrebbero
essere numerosi (di
solito il bacino di utenza oltrepassa il
milione di persone). E
considerate le croniche carenze infrastrutturali del territorio – compresa la viabilità di accesso, che
nei prossimi mesi
sarà ancora più difficoltosa visti i lavori
nelle gallerie sulla
Superstrada ColicoLecco – la possibilità
di usufruire del treno
potrebbe essere un’ottima soluzione, in
quanto a risparmio di
tempi, code e inquinamento. I termini dell’intesa, stretta con
Trenitalia-Le Nord,
sono ancora in fase di
definizione. Rispetto
a oggi, il tragitto Milano-Lecco-ColicoSondrio-Tirano richiederà dieci minuti in
meno: le tariffe, però,
saranno ritoccate verso l’alto. I treni saranno nuovi, open space
(ovvero con ampie vetrate panoramiche),
allestiti con rastrelliere per bloccare sci e
snowboard. Le corse
saranno il venerdì pomeriggio da Milano
(partenza alle ore
18.00 con arrivo a
Sondrio alle ore 19.45,
Tresenda ore 20.00,
Tirano ore 20.20), poi
il sabato mattina
(alle ore 7.00 con arrivo a Sondrio alle ore
8.45, Tresenda ore
9.00, Tirano ore 9.20),
mentre la domenica
sera ci sarà un convoglio di ritorno con partenza alle ore 18.00 da
Tirano e arrivo a Milano alle ore 20.20.
Dalle stazioni partiranno servizi navetta
con pullman che assicureranno continuità
del servizio, raggiungendo le località sciistiche. Si sta valutando l’opportunità di
una fermata anche a
Morbegno per garantire il collegamento con
la Valgerola. Altro argomento oggetto di
confronto con Trenitalia, il miglioramento del servizio per i
pendolari.
uso sostenibile del “piccolo idroelettrico” nella
regione alpina. Proprio
di questo documento si
è parlato nel corso della
tavola rotonda pomeridiana, che si è conclusa
con la sintesi dei punti
fondamentali che verranno discussi nella Conferenza di Venezia.
P A G I N A
CRONACA
31
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
TESTIMONIANZE UNA FAMIGLIA RACCONTA LA SUA ESPERIENZA, FATTA DI AFFETTO E COMPRENSIONE
Il dono prezioso dell’affido
’
L
esperienza dell’affido famigliare vuol dire essere un «trampolino di crescita o sostegno» che va oltre il confine dell’essere
genitore. È una sorta di
vocazione, spiega Enzo
Capitani, presidente
dell’associazione Una famiglia per l’affido. «Noi
– spiega riferendosi alla
propria realtà famigliare
– abbiamo un ragazzo un
affido e una ragazza per
un progetto di accoglienza». Alle volte si giunge
alla separazione dai genitori biologici a seguito
di problematiche gravi;
in questi casi il minore
viene tolto dal proprio
contesto famigliare e inserito in un altro. Più sereno e maggiormente in
grado di essere un corretto stimolo per la crescita. Malattia, alcolismo, incapacità di crescere in figlio stanno alla
base di una sentenza del
tribunale che decide con
autorità per il bene del
minore. «Una famiglia
per l’affido è come
un’antenna sul territorio: quando e quando c’è
bisogno ci si chiede se fra
noi c’è disponibilità».
Spesso, però, come nel
caso di Capitani, si giunge ad un affido consensuale: «in questo caso il
genitore sa tutto ed è
d’accordo. In ogni caso,
c’è sempre un assistente sociale che segue il
periodo dell’affido». Risulta anche utile un con-
fronto con altre famiglie
che vivono un esperienza simile. Nell’ambito
degli incontri promossa
da Una famiglia per l’affido offre momenti di incontro e scambio di esperienze tra le famiglie
affidatarie. «L’esperienza di accogliere un minore in famiglia è inizia-
ta quando ancora non
c’era la Cooperativa Ippogrifo - ricorda -. È uno
strumento importante
perché permette incontro, informazione e formazione per le famiglie
che sono interessate a
provare quest’esperienza; a volte alcune si
smontano dopo aver sentito la testimonianza».
Ciò fa capire quanto siano importanti gli incontri che sono programmati annualmente dalla
Cooperativa: «ben quattro tra ottobre e dicembre oltre a quello del 20
novembre; giornata dedicata ai Diritti dell’Infanzia nella quale Ippogrifo illustrerà l’affido
famigliare».
Ragionando in generale sull’esperienza che
propone la sua associazione, Capitani rivela
che «Il problema più
grosso per iniziare un affido è passare dalla teoria ai fatti. Non è semplice “aprire la porta” e
far entrare un altro nella tua realtà famigliare;
diventa quindi essenziale lavorare in rete con
tutti i soggetti coinvolti:
assistenti, associazioni e
SONDRIO IL BANDO DELLA FONDAZIONE ANNA E MICHELE MELAZZINI
così via. In questo senso, l’unione alla Provincia, che ha assunto l’onere togliendolo alle Asl,
ha offerto quel necessario coordinamento che
prima mancava. Ippogrifo mette in contatto
bambino e famiglia e per
la stessa famiglia la Cooperativa rimane un
punto d’appoggio».
L’affido è di per sé temporaneo, da rinnovare ogni due anni, tempo in
cui viene valutato se l’inserimento del minore è
ben riuscito. «L’affido più
riuscito e quando si riesce a far tornare il bambino a casa sua ma più
irrobustito nelle sue
convinzioni; in grado di
affrontare con nuovi
strumenti la sua realtà
di vita. Quando inizia un
affido, per prima cosa si
cerca di sopperire a ciò
che nelle famiglia di provenienza è mancato;
spesso sono attenzioni,
coccole, lasciar parlare e
ascoltare ciò che è mancato ma non si può generalizzare, molto dipende da caso a caso e
dall’età del soggetto. Un
grosso traguardo è riuscire a far dire al ragaz-
zo: io esisto, io ci sono».
Questo perché spesso
sono affidati a seguito di
realtà tristi e disagevoli
anche psicologicamente.
«Rimane sempre molto
importante lo stare attenti a non fare differenze tra i propri figli e i figli affidatari; io li considero tutti uguali e desidero un rapporto di reciprocità. Ci si rende conto che l’affido è riuscito
quando oltre a essere
riusciti a trasmettere una presenza amica si
giunge anche a impostare delle regole di comportamento, che spesso
mancano». Nella maggior parte dei casi sono
persone che si sono abituate a autogestirsi, «dare uno stile “famigliare”
è il punto più duro». Seppur impegnativa, l’esperienza dà anche molte
gratificazioni se, come
spiega: «ci sono famiglie
che hanno anche sei
bambini in affido». Sia
l’affido che l’accoglienza,
lo ricordiamo, sono possibili anche nell’ambito
di famiglie “mononucleari”.
a cura di
ROBERT WALTER NAZZARI
Premio per le tesi sulla famiglia
RIPRENDE L’INIZIATIVA
COMPITI A TEMPO PIENO:
GRUPPO DELLA GIOIA E INSIEME
CERCANO VOLONTARI
a Fondazione Anna e Michele Melazzini di Sondrio
ha pubblicato il
nuovo bando di
concorso per l’assegnazione di un premio agli
autori di tesi di laurea
che contribuiscano ad
approfondire la conoscenza e la comprensione della famiglia intesa
quale comunità attenta
alla relazione educativa
e considerata nei suoi aspetti culturali, sociali,
teologici, filosofici, medici e psicologici. All’assegnazione del premio che ammonta a 1.500
euro - possono concorrere coloro che si sono
laureati presso un’Università italiana o un Ateneo Pontificio nell’anno solare 2010. Le domande di partecipazione
dovranno pervenire alla
Fondazione entro il 31
gennaio 2011. Il premio
sarà assegnato entro il
30 aprile 2011 sulla base
delle valutazioni espresse da un’apposita commissione nominata dalla Fondazione. Il vincitore potrà presentare il
proprio lavoro nell’ambito di un convegno pubblico sul tema della tesi
premiata. Il bando e le
norme di partecipazione
al concorso, che sono disponibili anche sul sito
www.fondazionemelaz
zini.it.
Le Onlus Cooperativa Sociale Insieme
e l’associazione Gruppo della Gioia ricercano volontari per l’attività di doposcuola. Anche quest’anno riparte Compiti a tempo
pieno, uno spazio settimanale pomeridiano di
sostegno allo svolgimento dei compiti per gli
alunni con difficoltà nel rendimento scolastico
e che frequentano la scuola media. Questa proposta è inserita nel più ampio progetto “Sali in
cattedra” di prevenzione della dispersione scolastica, finanziato dalla legge Regionale 23/99 e
gestito da Cooperativa Sociale Insieme e Gruppo della Gioia, in collaborazione con diverse
scuole, istituti comprensivi e comuni del mandamento di Morbegno. Vista l’esperienza molto
positiva dell’anno scorso, stiamo cercando dei
volontari che affianchino gli educatori nel far
fare i compiti ai ragazzi, riuscendo così a far lavorare i ragazzi o a coppie o comunque a piccoli
gruppi, per rendere più proficuo e personalizzato
possibile il sostegno dato. Eccovi alcune informazioni sulle attività: a Morbegno il doposcuola
è ripartito il 26 ottobre e si svolge il martedì e
il giovedì presso la sede dell’oratorio di
Morbegno dalle ore 14.15 alle ore 16.15; a
Talamona il doposcuola rivolto ai ragazzi delle
scuole medie viene svolto in Ludoteca il martedì pomeriggio; a Cosio Valtellino l’attività
si realizzerà, partire dall’8 novembre, sempre
in presenza di due educatori, il lunedì e il giovedì dalle ore 14.00 alle ore 16.00 presso la
sala House di Regoledo. Per chi fosse interessato a collaborare ci si può rivolgere ai seguenti recapiti: Cooperativa Sociale Insieme
0342/614587 (chiedendo di Marzia Scinetti o
Francesca Canazza); Marzia Scinetti (coordinatrice Progetto) 338/6277382.
nel 2005 con l’intento di
raccogliere e sviluppare
la lezione di pensiero e
di vita di Anna e Michele Melazzini. La Fondazione ha lo scopo di promuovere, sostenere e
svolgere direttamente
attività nei settori della
formazione, della promozione della cultura e
dell’arte, della solidarietà nell’ambito del territorio lombardo ed in particolare nella Diocesi di
Como, accogliendo il
COSA È LA
FONDAZIONE
MELAZZINI
La Fondazione Anna e
Michele Melazzini è stata costituita in Sondrio
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
L
mandato del Concilio
Vaticano II a “sostenere
con la dottrina e con
l’azione i giovani e gli
stessi sposi, particolarmente le nuove famiglie,
ed a formarli alla vita familiare, sociale, apostolica” (Gaudium et Spes,
n. 52), la Fondazione intende prendere a cuore
i problemi e valorizzare
le risorse delle famiglie,
con creativa sollecitudine per la famiglia fondata sul matrimonio. Per
il raggiungimento degli
scopi statutari la Fondazione collabora in particolare con l’Azione Cattolica ed intende ricercare – sulla base della
condivisione di ideali e
di obiettivi concreti –
ogni possibile collaborazione progettuale, operativa e finanziaria con
soggetti pubblici e privati, istituzioni civili, culturali ed ecclesiali, espressioni del non profit
e del volontariato.
UNA VETRINA DA SFOGLIARE
Notizie dal territorio
LA CARTA
DI MORBEGNO
CONTRO LE MAFIE
«La mafia in Valtellina
non c’è… Ma non è detto
che la Valtellina abbia a
disposizione strumenti in
grado di prevenire ed evitarla». L’affermazione è di
Alessandro Delise, consulente antimafia e responsabile del settore alla Filca
Cisl nazionale, intervenuto a spiegare il senso della
“Carta di Morbegno”, su
cui il sindacato ha promosso una due-giorni di
confronto. Il sindacato di
via Bonfadini ha annunciato il proprio ingresso nel
progetto avviato dalla
Filca e dal Siulp come risposta a casi di corruzione
malaffare. Nelle ultime
settimane è emersa con
evidenza un’emergenza legalità anche in provincia di
Sondrio, motivo per cui il
“Progetto San Francesco” –
voluto dalla Cisl contro le
mafie – è approdato anche
in Valtellina e Valchiavenna. Il sindacato coinvolge
in questa iniziativa le forze dell’ordine aderenti al
Siulp, i bancari della Fiba
e i rappresentanti degli
Enti locali per far nascere
un organismo di controllo,
coordinamento e verifica
delle situazioni a rischio:
appalti e subappalti e servizi sono il terreno più fertile per il riciclaggio del
denaro sporco; mentre il
nero e la scarsa attenzione
alla sicurezza riguardano
soprattutto l’edilizia. La
volontà della Cisl è quella
di mandare messaggi forti
affinchè la provincia di
Sondrio non diventi terreno fertile per situazioni legate alla malavita.
FONDAZIONE DI
PROVINCE ALPINE
Martedì 26 ottobre, a
Belluno, il presidente della provincia Verbano Cusio
Ossola Massimo Nobili e
il collega veneto Gianpaolo
Bottacin si sono incontrati
per siglare la nascita della
Federazione delle Province
Alpine, il cui protocollo verrà firmato entro fine anno
anche con la provincia di
Sondrio. L’accordo mira a
facilitare lo scambio di
esperienze, il confronto sui
problemi specifici delle
province con territori a prevalenza montani così da
favorire un’azione comune
nell’individuare le possibili soluzioni e progetti di
crescita e sviluppo.
INCONTRI SULLA SITUAZIONE PALESTINESE
A CHIAVENNA E NEL COLICHESE
Mercoledì 3 novembre, presso la sede della Società Operaia di Chiavenna,
a partire dalle ore 15.00, ci sarà un incontro dedicato alla Palestina dal
titolo Piazza Pulita. Memoria di un popolo oppresso, con don Nandino
Capovilla e Betta Tusset (Pax Christi). Organizza l’Associazione Scuola
Aperta di Chiavenna. Gli stessi relatori interverranno, a partire dalle ore
20.45, presso l’Oratorio di Villatico, sul tema Kairos Palestina, un momento di verità - Una parola di fede, speranza e amore dal cuore delle
sofferenze dei palestinesi.
P A G I N A
CRONACA
32
SondrioSocietà
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
SONDRIO INCONTRO DI APPROFONDIMENTO CON IL PROGETTO IL FILO DI ARIANNA
La figura del Garante in carcere
I
l progetto Il filo di Arianna, promosso dalle associazioni Quarto
di Luna, AFAAT, Il Richiamo del Jobèl con
la cooperativa Ippogrifo e
il sostegno della Casa Circondariale di Sondrio e di
UEPE-Ufficio Esecuzione
Penale Esterna di Como,
martedì della scorsa settimana ha organizzato a
Sondrio presso la sala delle Acque del BIM un momento di confronto su Il
ruolo e l’importanza della figura del Garante
dei diritti delle persone
limitate nella libertà. Il
coordinatore Francesco
Racchetti ha ricordato ai
rappresentanti del mondo
politico-istituzionale, della società civile, del volontariato e dell’economia che
il reinserimento degli exdetenuti riguarda tutti, e
che «Questo è l’inizio di un
nuovo percorso verso l’obiettivo finale di superare la
separatezza di chi vive
dentro il carcere (detenuti,
polizia penitenziaria, operatori) o vi gravita attorno
(familiari dei detenuti), per
cominciare a vivere questa
realtà come una componente importante e preziosa della comunità, perché
chi fa un percorso di riflessione nella sofferenza per i
suoi errori, si può reinserire
e ha molto da dare, come
mostrano le esperienze in
atto di lavori in casa e i contatti tra detenuti e studenti». Sottolineature riprese
in diverso modo dal Presidente della Provincia Massimo Sertori e dal Presidente del Tribunale di
Sondrio Gianfranco D’Aietti, il quale ha sostenuto
che, «Se da una parte nell’attuale crisi è difficile
parlare di edilizia, dall’altra è importante supplire
per quanto possibile con
l’attenzione alla popolazione carceraria e ai singoli
detenuti: questa è probabilmente la goccia che aiuta a sopravvivere».
Antonina D’Onofrio, Direttrice della Casa circondariale di Sondrio, ne ha illustrato la situazione. I detenuti sono circa cinquanta rinchiusi in un’unica sezione, dove si trovano i detenuti comuni, i protetti
(sex-offenders), quelli con
problematiche di incolumità personale e gli assegnati dall’Autorità giudiziaria, dal Provveditorato regionale della Lombardia e
dal Ministero. Circa il 40%
è extra comunitario, mentre la maggioranza degli
italiani risiede in provincia, è sempre più giovane e
proviene dai vari strati sociali. La D’Onofrio si è detta certa che la figura del
Garante dei diritti delle
persone limitate nella libertà (d’ora in poi, Garante) sarà di supporto agli operatori penitenziari e una
garanzia per i diritti dei
detenuti, anche extracomunitari, poiché è in grado
di valutarne le istanze e di
rappresentarle all’esterno;
potrà essere di aiuto per la
formazione professionale
in vista dell’inserimento
dei detenuti al lavoro e dell’integrazione sociale soprattutto degli immigrati;
per i detenuti con famiglie
in difficoltà economiche e
con scarsi strumenti culturali, che non riescono ad affrontare la carcerazione del
Il reinserimento sociale degli ex
detenuti è una questione che investe
la società su più livelli di responsabilità;
la nascita di un’istituzione come quella
del Garante permette la realizzazione di
percorsi e di una rete di collaborazioni
che assicurano giustizia e recupero
di PIERANGELO MELGARA
congiunto, né a sostenerlo.
Con la collaborazione dell’Amministrazione penitenziaria, il Garante potrà
agevolare i contatti tra detenuto e famiglia specie in
vista della scarcerazione e,
nel rispetto delle prescrizioni del Tribunale dei Minori e degli Enti competenti, potrà favorire il rapporto tra genitori e figli e tutelare il ruolo genitoriale soprattutto coi minori. «La
presenza del Garante - ha
proseguito D’Onofrio - sarà
importante anche per una
maggiore collaborazione
con gli enti sul territorio.
Per esempio, potrà dare un
sostegno ai detenuti tossicodipendenti - circa il 40%
- molti dei quali anche alcol-dipendenti: li prenderebbe in carico durante la
carcerazione e soprattutto
nel percorso di riabilitazione nelle comunità e col sostegno alle famiglie. Infatti, questi ragazzi sono recidivi, sia perché ritornano
a fare uso di sostanze stupefacenti, sia perché privi
di validi punti di riferimento. Inoltre, in un istituto piccolo come Sondrio
manca del “servizio nuovi
giunti”, per accogliere chi
entra per la prima volta;
abbiamo anche pochi
esperti per le cure e, attualmente, un solo educatore
che un giorno la settimana
segue detenuti tossicodipendenti, alcol-dipendenti,
sex-offenders, a volte anche omosessuali, o borderline con problemi di natura psicologica e psichiatrica e sdoppiamento della
personalità. Per lo psichiatra ci rivolgiamo all’Azienda ospedaliera, mentre il
servizio sanitario è garantito solo su 12 ore. È difficile garantire le attività
trattamentali come prescrive l’ordinamento e, per
di più, siamo al di sotto dei
livelli minimi del personale di polizia penitenziaria,
così che le aree di trattamento e di sicurezza ne soffrono. Per questo, mi auguro che il Garante supporti
le esigenze del detenuto e
dell’Amministrazione e
contribuisca a contenere i
disagi».
A completare il quadro,
Francesco Racchetti ha
osservato che, accanto alle
problematiche esposte, che
limitano le possibilità di
proposte, iniziative e percorsi formativi, il carcere
piccolo però consente relazioni personali tra agenti
di custodia e detenuti, realtà che tutti sottolineano
in modo positivo. Inoltre,
forse con il Garante potrà
esserci una migliore collaborazione fra istituzioni,
strutture e società civile
per dare maggiori stimoli
e opportunità.
Su questo è intervenuto
Luigi Pagano, Provveditore regionale dell’Amministrazione penitenziaria
con alle spalle un curriculum di trentuno anni di
servizio nelle carceri italiane e una delle persone che
più ha contribuito a renderne noti i problemi a livello sociale, sempre mettendo in luce che il rapporto con il territorio, e ancor
più con Enti Locali e Regione, è essenziale per le
iniziative educative di
reinserimento sociale e per
evitare, per quanto possibile, eventi critici. È sua
convinzione che non dovrebbero esistere né istituti piccoli come quello di
Sondrio, né moloch come
San Vittore, Opera, Regina Coeli, ecc. «L’ideale sarebbero quattrocento detenuti per istituto - ha detto
-, però c’è la crisi e l’aumento dei detenuti sembra un
trend che non muterà in
tempi brevi. Non ci saranno nuove carceri e difficilmente sarà aumentato il
personale di polizia penitenziaria, mentre è positivo l’aumento dei ruoli educativi. Sulla base di tali
presupposti, tenendo il sovraffollamento come “normalità”, si può agire nel rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti e del
personale, col ridurre anzitutto le tensioni non fermandosi ai diritti previsti
dall’ordinamento, ma cercando di andare oltre. I risultati ci danno ragione e,
lavorando sui diritti e razionalizzando le risorse,
potremo aprire gli istituti
al territorio, ai volontari,
alla Regione».
Anche per il Direttore della Casa Circondariale di
Monza, Massimo Parisi,
caduta la diffidenza verso
il Garante, oggi la sua figura può essere inserita in
una progettualità che pone
la persona al centro. Egli
può aiutare l’Amministrazione penitenziaria, diventando la “sentinella” della
trasparenza che il carcere
deve avere; può fare da eco
nella società delle iniziative che si svolgono nell’istituto e iniziare un nuovo rapporto con il territorio. «Credo che in questa lo-
gica di collaborazione - ha
concluso -, di sottolineatura delle difficoltà e dei
problemi, e anche di quello
che non è perfettamente
legale, il Garante può essere di stimolo a lavorare
per uscire dall’attuale criticità».
Concetti ripresi anche da
Patrizia Ciardiello, responsabile del Servizio Comunicazione e Rapporti
con gli Organi di informazione P.R.A.P. Lombardia,
che ha voluto sottolineare
la scelta felice attuata a
Sondrio con la modifica
dell’articolo 48 dello Statuto comunale che eleva il
Garante al rango di organo
statutario dell’Ente, rinforzandone l’azione futura.
Da ultimo, Giorgio Bertazzini, attuale Garante
della Provincia di Milano,
ha riproposto i problemi
più grossi che oggi riguardano le carceri, dalla mancata custodia attenuata
per le madri con bambini
fino a tre anni, ai tossicodipendenti (più della metà
dovrebbe stare in strutture esterne), al sovraffollamento che però non deve
diventare un alibi (in proposito, ecco il comunicato
Ansa del 18 ottobre scorso
del maggior sindacato degli agenti di polizia penitenziaria, il SAPPE, dove
si denuncia che “Sono ormai passati quasi dieci
mesi - era il 13 gennaio 2010
- da quando il Governo decretò ufficialmente lo stato
di emergenza nazionale
conseguente all’eccessivo affollamento degli istituti penitenziari presenti sul territorio nazionale, ma la situazione non è affatto cambiata. Anzi, è peggiorata.
Dai 64.791 detenuti che
c’erano nelle 206 carceri del
Paese il 31 dicembre 2009
siamo arrivati a contare
68.536 presenze il 13 ottobre scorso, rispetto alla capienza regolamentare di
poco superiore a 43mila
posti letto...”), alla capacità
di assunzione di responsabilità perché, se si riduce
la recidiva del 50-60%, può
anche starci l’incidente di
percorso. «Nell’art. 48 dello Statuto di Sondrio - ha
osservato - il Garante appare come figura super
partes e il percorso iniziato ha tutte le condizioni per
operare bene: al punto 3,
infatti, in riferimento alle
persone limitate nella libertà, si parla di “diritto al
lavoro, formazione, crescita
culturale, tutela della salute, cura della persona, anche mediante la pratica di
attività formative, culturali e sportive”». Bertazzini ha
poi evidenziato i problemi
delle carceri: la crisi ha
causato l’aumento degli indigenti (su questo si possono attivare non solo gli
Enti, ma anche il volontariato); la riduzione dei tempi di lavoro, perché i detenuti sono raddoppiati; l’assistenza sanitaria, perché
il passaggio al servizio sanitario nazionale deve ancora andare a regime; la sicurezza, cui il Garante può
contribuire creando un clima positivo di rapporti
umani. «I Garanti possono
entrare nelle carceri senza
preavviso - ha continuato , per verificare lo stato delle celle, ma anche le condizioni in cui lavorano gli
operatori. È curioso che nei
luoghi dove si vuole far rispettare la legalità non si
sia rispettosi delle normative. Per esempio, solo poco
più di un quarto delle celle
nelle carceri italiane sono
a norma col regolamento
del 2000, dalla luce allo
spazio interno, all’arredo
anche igienico. «Al riguardo il Garante può attivare
gli enti locali e il mondo del
volontariato laico e cristiano, ricordando sempre che
agenti e detenuti, anche se
hanno commesso i reati
più orribili e ripugnanti,
sono tutti dotati di diritti
ontologicamente inviolabili».
A SONDRIO UNA MOSTRA SULLE CIVILTÀ PRECOLOMBIANE
Il Comune di Sondrio, avvalendosi dell’apporto e della collaborazione di una studiosa di civiltà
precolombiane e del Consolato Generale della Repubblica Dominicana, intende proporre alle scuole
una mostra, dall’alto valore didattico, di presentazione di manufatti, preziosi e reperti risalenti alle
popolazioni che abitavano la Hispanola, odierna Santo Domingo, all’epoca dell’arrivo di Cristoforo
Colombo. Quando approdò nell’isola Colombo restò ammaliato dalla bellezza e dalla generosità degli
indigeni che, unica esperienza a noi nota, coabitarono pacificamente con i nuovi venuti europei. L’esposizione propone un percorso che illustra usi e costumi degli Arawak-Tainos, intrecciati con gli eventi
dell’ epoca, attraverso dodici pannelli con reperti inediti, proiezioni nonché fotografie di epoca contemporanea. Il percorso didattico verrà curato personalmente dalla professoressa Serena Poncy
Casalini, storica e restauratrice, già Conservatore della Casa di Colombo di Santo Domingo, ideatrice
della esposizione di pezzi provenienti da collezione privata. La mostra si terrà presso Palazzo
Martinengo, fino al 30 ottobre, con orario continuato dalle ore 10.30 alle ore 18.00. L’esperta
sarà presente giornalmente e accompagnerà le classi lungo il percorso, facendo da qualificata guida.
IN ARRIVO IL DVD CON LE RUPI DEL VINO
È ormai imminente l’uscita del film-documentario Rupi del Vino di Ermanno Olmi: l’omonima pubblicazione, edita da Cineteca Bologna e Slow Food, è stata presentata al grande pubblico in occasione
del Salone del Gusto di Torino. Il cofanetto conterrà il dvd del docu-film, con due interviste a Olmi; un
libro con scritti di Goffredo Fofi (sui rapporti tra Olmi e Soldati), Antonio Cherchi (su vino, Valtellina
e agricoltura saggia), Marco Vitale (sulle architetture della montagna) e la riproposta dei Ragionamenti d’Agricoltura di Pietro Ligari (1752) relativi al calendario stagionale per la coltivazione della
vigna. L’iniziativa, autorizzata e seguita da Fondazione ProVinea, è un momento di evidenziazione
del valore culturale, storico e ambientale dei vigneti terrazzati e della natura della Valtellina. Attraverso il susseguirsi delle immagini e la lettura dei testi scritti viene rilevata la forte identità che
caratterizza il paesaggio e l’intero territorio della provincia di Sondrio.
P A G I N A
CRONACA
33
Sondrio&provincia
RICONOSCIMENTO PER IL MEDICO E RICERCATORE FARMACEUTICO GIORGIO MOSCONI
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
PRO
VALTELLINA
FINANZIAMENTI
Un’eccelleza valtellinese
per l’Italia nel mondo S
G
iorgio Mosconi è nato
a Grosio ed è
cresciuto a
Sondalo. A
settembre ha ricevuto
la nomina a Protagonista Italiano nel
Mondo da parte del Ministero degli Affari Esteri per il suo impegno nella ricerca e sviluppo di
nuovi farmaci anti-infettivi. Lo scienziato partecipa, come relatore, alla Conferenza Protagonisti Italiani nel
mondo, promossa dal
Ministero degli Affari Esteri, il 28-29 ottobre
presso la Villa Manin
di Passariano (Udine), per testimoniare la
sua esperienza professionale internazionale nel
campo della ricerca biomedica. All’incontro intervengono sul successo
italiano all’estero ottanta tra studiosi, imprenditori, professionisti, che
si confrontano su come
migliorare il “Sistema
Italia”. Si parlerà dell’identità culturale che è
alla base dell’eccellenza
italiana e verranno proposte iniziative per sostenere l’immagine del
nostro paese al di fuori
dei confini nazionali.
«È stato l’aver vissuto
a Sondalo, sede storica
del più grande sanatorio
antitubercolare in Europa, a ispirare le mie scelte professionali e di vita», spiega Giorgio Mo-
sconi che, dopo la laurea in Medicina e Chirurgia e la specializzazione in chirurgia otorinolaringoiatrica e maxillo facciale, ha deciso, nel
1989, di dedicarsi alla
ricerca farmaceutica.
Lasciata l’Italia, ha diretto centri di ricerca
internazionali in Svizzera, Belgio e negli
Stati Uniti, dove tuttora vive e lavora, che
hanno portato allo
sviluppo e alla commercializzazione nuovi antibiotici e antivirali per il trattamento di infezioni gravi,
resistenti alle terapie
convenzionali. «Sono
stati 22 anni di grandi
sacrifici ma anche di
grandi soddisfazioni professionali che mi hanno
permesso di raccogliere
un enorme bagaglio di
competenze scientifiche
e manageriali» dice Mosconi. Grazie al lavoro di
team, Mosconi e i suoi
collaboratori hanno messo a disposizione della
classe medica mondiale nuovi farmaci salvavita e sono stati fra i
primi a capire e sviluppare nuove combinazioni di farmaci antivirali per la terapia
dell’HIV. La naturale
evoluzione del suo impegno nella ricerca lo ha
portato a mettere a frutto questo patrimonio nel
campo delle cosiddette malattie neglet-
te. Patologie, quali la
tubercolosi, tuttora
una delle prime cause di
morte nel mondo, che
non attirano l’interesse
delle grandi multinazionali del farmaco in quanto scomparse nel mondo
occidentale e che per
questo rimangono ancora ben lontane dall’essere sconfitte. L’interesse
per questa patologia nasce, in Mosconi, dall’essere sempre stato a
contatto con la problematica della tubercolosi. «Di fatto dagli
anni Sessanta la ricerca
farmaceutica sulla malattia si è fermata in
quanto la tubercolosi
non è più stata conside-
rata un’emergenza medica nei nostri paesi ed
è risultata perciò economicamente poco interessante». E questo, insieme ad altri motivi, ha
portato ad avere armi
spuntate contro quest’infezione, che si è aggravata per l’insorgenza
della resistenza ai farmaci correnti, compresa
la rifampicina. Il problema sta assumendo contorni inquietanti, non
solo per le popolazioni
povere del mondo flagellate dall’infezione- sono oltre 2 milioni le persone che ogni anno muoiono nel mondo per la
tbc- ma anche per i paesi sviluppati dove queste
malattie stanno emergendo nuovamente in
seguito ai forti flussi migratori. Mosconi, dopo
anni di esperienza all’estero, ha un sogno nel
cassetto. «Vorrei mettere a disposizione la
mia professionalità e
creare proprio a Sondalo un centro internazionale dedicato
alla ricerca antitubercolare come non ne esistono al mondo». Un
progetto ambizioso, a
cui Mosconi tiene molto: rendere Sondalo e
la Valtellina, legati
storicamente alla tubercolosi, centri di
eccellenza per la lotta alla malattia dando,
in questo modo, una
grande visibilità alla valle. «Ho ricevuto proposte in questo senso anche da altri paesi, ma
l’attaccamento alla mia
terra mi impone di lanciare questa sfida proprio da qui» afferma
l’esperto. Si tratta di un
progetto ambizioso ma
non impossibile, che richiede un’impostazione
manageriale chiara,
come nelle imprese
biofarmaceutiche private, e che prevede diverse fasi di sviluppo con
momenti di verifica interni ed esterni, organizzando congressi internazionali con l’obiettivo di
attirare l’interesse della comunità scientifica mondiale.
TAPPE IN PROVINCIA DI SONDRIO ANCHE NELL’EDIZIONE 2011
Record di presenze valtellinesi al «Giro»
S
e non è record
poco ci manca,
davvero un filotto notevole di
presenze per la
Valtellina al Giro d’Ita-
lia in questi ultimi anni.
Nell’ultimo decennio infatti sono tante le tappe
che hanno interessato il
territorio della Provincia di Sondrio e molto
A SONDALO UNA MOSTRA DEDICATA
AL VILLAGGIO MORELLI
“Il villaggio Morelli identità paesaggistica e valore monumentale - un itinerario visivo” è il
titolo dell’allestimento in programma a Sondalo da venerdì 29 ottobre a domenica 7 novembre 2010. La mostra fotografica, curata dalla
dott.ssa Caterina Resta e dalla dott.ssa Luisa
Bonesio (presidente dell’associazione culturale
“Terraceleste”), è stata realizzata in occasione
del convegno internazionale sull’architettura del
“Morelli” che si è svolto lo scorso 15 e 16 ottobre a Sondalo e viene ora riproposta nella cornice della sala Consiglio del municipio per tutti
gli interessati. Oltre alle immagini storiche relative alla costruzione del grande complesso
sanatoriale si potranno ammirare anche fotografie con particolari architettonici e immagini
del parco del “Morelli”. Verranno inoltre proiettati i documentari storici dell’Istituto Luce di
Cinecittà. L’iniziativa è stata voluta dall’associazione “Terraceleste” e dal Comune di Sondalo con il patrocinio della Provincia di Sondrio,
Comunità Montana Alta Valtellina, Pro Loco di
Sondalo e Fai. Giovedì 28 ottobre alle ore 20.45
è prevista la serata di inaugurazione con la presenza dell’ing. Carlo Zubiani e del professor Stefano Rossattini autore del libro” Un villaggio
straordinario”.
spesso proprio sulle strade valtellinesi si è deciso il Giro, come lo scorso anno con l’attacco di
Ivan Basso su Mortirolo
e Gavia e la conseguente conquista della maglia rosa, poi tenuta fino
al traguardo finale di
Verona.
Anche il 2011, l’anno del
150 esimo anniversario
dello Stato Italiano, il
Giro d’Italia non mancherà di onorare con la
sua presenza la Valtellina, la conferma è arrivata la scorsa settimana in
occasione del galà di presentazione del Giro d’Italia che si è tenuto presso il Teatro Carignano
di Torino, la prima capitale d’Italia, maestro di
cerimonie Angelo Zomegnan, direttore del Giro
e grande amico della
Valtellina. In rappresentanza del comitato organizzatore valtellinese
l’assessore allo sport e
turismo della Provincia
di Sondrio Alberto Pasina e il presidente della
Comunità Montana di
Sondrio Tiziano Maffezzini.
IL PROGRAMMA
VALTELLINESE
Questa volta, visto il
calendario e le tappe
non si tratterà dell’atto
finale e decisivo della
competizione, il passaggio in Valtellina è previsto sempre nell’ultima
settimana, ma non coinciderà su espressa decisione degli organizzatori con le classiche tappe
alpine e le grandi salite
perché si ritiene utile
non inflazionarle.
Questo il programma
valtellinese, mercoledì
25 maggio la lunga tappa Feltre - Sondrio di
240 km che passa da Tonale e Aprica, ma si
chiude in piano, darà la
possibilità di fughe da
lontano dopo i tapponi
dolomitici o si chiuderà
con la classica volata in
gruppo se le gambe saranno pesanti. Giovedì
26 maggio si riparte da
Morbegno, come nel
2009, per raggiungere
tra orobici saliscendi
San Pellegrino Terme,
prima delle ultime montagne in Piemonte e la
consegna della maglia
rosa dopo la cronometro
a Milano il 29 maggio
2011.
CORDATA
PUBBLICO PRIVATO
Soddisfazione tra i promotori della candidatura valtellinese per le tappe del Giro, una cordata
pubblico - privato che ha
come capofila la Provincia di Sondrio e coinvolge Camera di Commercio, BIM, i comuni sede
di tappa Sondrio e
Morbegno, le Comunità
Montane interessate dagli arrivi e partenze di
tappa, inoltre Regione
Lombardia sempre attenta al territorio provinciale, e un pool di
partner privati che intendono approfittare della visibilità dell’evento
come veicolo per promuoversi in Italia e all’estero. Il Consorzio
Turistico Provinciale di
Sondrio soggetto coordinatore dei comitati organizzatori locali si conferma strumento ideale
per gestire iniziative di
alto respiro e notevole
impatto promozionale e
mediatico che anche per
il 2011 prevede la promozione del territorio in
abbinamento al “circus”
del Giro d’Italia.
ono complessivamente 25 i progetti di utilità sociale rivolti alle
fasce più deboli
della comunità locale,
anziani, malati, famiglie
in stato di bisogno, premiati da Pro Valtellina
nell’ambito del Secondo
Bando 2010 che metteva a disposizione 280mila euro. Il Consiglio di
Amministrazione presieduto da Marco Dell’Acqua ha valutato le
richieste pervenute deliberando nella sua più
recente seduta la ripartizione dei contributi.
Fra i beneficiari figurano Enti Pubblici, scuole,
associazioni impegnate
nel sociale, cooperative
sociali e parrocchie, tra
cui oltre un terzo di nuovi assegnatari che per la
prima volta hanno partecipato ai bandi di Pro
Valtellina. «Questo è un
segnale importante –
sottolinea il presidente
Dell’Acqua –, il risultato di un impegno che
come consiglio di amministrazione ci siamo assunti dal nostro insediamento, alla fine del
2008. Valorizzare l’attività della fondazione comunitaria e promuovere i bandi attraverso una
più attenta opera di comunicazione e di divulgazione per raggiungere
tutti i possibili destinatari, soprattutto quelli
che, per motivi diversi,
non avevano mai presentato richieste di contributo, era un obiettivo
importante. Crediamo di
essere sulla buona strada. Al contempo mi fa
piacere rilevare la qualità dei progetti finanziati che concretizzano la
meritoria attività svolta
da Enti Pubblici e associazioni in campo sociale. In particolare, è da apprezzare lo sforzo compiuto dai richiedenti per
seguire le linee del bando, requisito indispensabile per ottenere i contributi». Le 25 domande
finanziate riguardano
progetti che vanno dalla
riqualificazione di strutture per le attività di ricreazione, integrazione
e socializzazione di disabili e persone in condizioni di disagio al sostegno
delle famiglie in difficoltà e all’intervento a favore di giovani a rischio di
psicosi fino all’acquisto
di attrezzature per migliorare i servizi resi ai
disabili. Altri contributi
sono stati assegnati a case di riposo per adeguare la dotazione dei mezzi e a scuole per promuovere iniziative a sostegno della crescita e dell’integrazione degli alunni. I 280mila euro messi
a disposizione dal bando
consentiranno ai beneficiari di realizzare le iniziative presentate, finanziate fino a un massimo
del 50% del loro costo
complessivo. L’importo
dei contributi assegnati
varia da un minimo di
2mila a un massimo di
25mila euro, a seconda
dell’entità del progetto.
P A G I N A
34
MASSMEDIA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 30 OTTOBRE 2010
MINORI E INTERNET UNA RICERCA SU 25 PAESI EUROPEI
TRA RISCHI E OPPORTUNITA’
P
iù del 12% dei ragazzi
europei si dichiara turbato o infastidito dalla
rete e nella maggioranza dei casi i genitori sono rimasti all’oscuro dei rischi corsi dai loro figli. Lo afferma una
nuova ricerca promossa dalla
London School of Economics di
Londra che ha coinvolto 23 mila
ragazzi tra i 9 e i 16 anni in 25
Peasi europei. Capofila del progetto, chiamato “Eu Kids Online”
per l’Italia è l’Osscom, Osservatorio sulla Comunicazione dell’Università Cattolica di Milano.
Senza trascurare i pericoli i ricercatori sottolineano, però,
come “la maggioranza dei bambini non si sia imbattuta in esperienze destabilizzanti nel corso
della navigazione e che anzi si
sia trovata perfettamente a proprio agio in situazioni che gli
adulti considerano rischiose”. A
suscitare disagio nei giovani
internauti sono contenuti come
la pornografia, il bullismo, messaggi a sfondo sessuale. I principali risultati della ricerca, finanziata dalla Commissione Europea, sono disponibili nel report
“Risks and safety on the internet”, scaricabile dal sito
www.eukidsonline.net.
Genitori e figli a confronto
“Si tratta della prima ricerca di
questo tipo – racconta al Sir, Giovanna Masceroni, coordinatrice
dei ricercatori della Cattolica –
frutto di un lavoro iniziato nel
2006. La particolarità di questo
studio non sta tanto nel tema, su
cui sono state fatte molte ricerche in questi anni, ma nella dimensione dell’indagine e nella
scelta di coinvolgere sia i minori
che i loro genitori”. Proprio da
questo confronto emerge il dato,
forse, più allarmante: la maggioranza dei genitori di bambini che
hanno sperimentato situazioni
pericolose in rete è del tutto inconsapevole di quanto accaduto
ai propri figli. L’Italia è, inoltre, il
Paese con la percentuale più alta
di accessi privati a internet da
parte dei minori: il 59% vi accede dalla propria camera o da
computer a cui hanno accesso
Cimarosa
Il matrimonio segreto
I
l matrimonio segreto è un
melodramma giocoso in due
atti di Domenico Cimarosa
(1749-1801) su libretto di
Giovanni Bertati il quale, a
sua volta, si era basato sulla
commedia The clandestine
Marriage (1766) di George
Colman e David Garrick e sul
romanzo Sophie, ou le mariage
secret (1768) di M.me Riccoboni.
Fu messo in scena per la prima
volta il 7 febbraio 1792 al Burgtheater di Vienna. Il successo fu
strepitoso. All’imperatore Leopoldo II il lavoro piacque molto
tanto che decise di farlo “ricominciare da capo” subito dopo
l’esecuzione. Fatto mai accaduto
sino a quel momento.
Questo non fu solo un trionfo
momentaneo e locale; l’opera
suscitò infatti moltissimi applausi ovunque, rimanendo sino
ai nostri giorni nei palinsesti dei
maggiori teatri lirici del mondo.
Dopo Le Nozze di Figaro di
Mozart è considerata l’opera
buffa per eccellenza.
Composta in una forma elegante e misurata, l’opera reca abbastanza evidenti influssi mozartiani e anticipazioni rossiniane,
in un continuo fluire melodico.
La componente stilistica, equidistante dall’intensa passione di
un Piccinni come dalla grottesca
comicità in Paisiello, modella
una materia consolidata e affinata in vent’anni di teatro, senza cedimenti improvvisi o debolezze. E’ una sorta di microcosmo
im-perniato su cadenze di malinconici abbandoni nei ruoli dei
due sposi segreti, di esplosioni di
vitalità, come nella baruffa finale del primo atto, di costanti accenni a contesti e comportamenti di un repertorio ormai dominato. L’invenzione melodica è costante e l’orchestra viene plasmata da una raffinata stru-
mentazione.
L’invenzione cimarosiana non conosce debolezze o cedimenti, tutto
è vivo e vitale. L’opera A L L ' O P E R A
divenne il
simbolo dell’opera buffa italiana e,
nello stesso GRAMMA
tempo, del
Settecento,
quale epoca
dell’innocenza e della spontaneità creativa. Forse nessuno, più di
Stendhal, apprezzò la grazia, la
misura, l’eleganza della vicenda
amorosa di Carolina e Paolino.
Formalmente Il matrimonio segreto resta vincolato a tutte le
regole del vecchio dramma giocoso: l’aria in forma bipartita (andante-allegro), il duetto, il terzetto, il quartetto e il concertato.
Il musicista campano non era figlio d’arte: il padre era muratore
e la madre una lavandaia. Iniziò
a frequentare il Conservatorio
della Madonna di Loreto a Napoli nel 1761. In seguito studiò con
Niccolò Piccinni (1728-1800).
Esordì come operista nel 1772.
Essendosi compromesso nel
1799 con la Repubblica partenopea, dovette scontare quattro
mesi di carcere. Quando venne
liberato se ne andò a Napoli e
visse gli ultimi anni della sua
vita a Venezia.
GUIDA
PEN
TA
Atto I: Udite, non udite
(Geronimo); E’ vero che in casa
(Fidalma); Perdonare, signor
mio (Carolina).
Atto II: Pria che spunti in ciel
l’aurora (Paolino).
a cura di
ALBERTO CIMA
esclusivo contro una media europea del 48%. “Dobbiamo
sensibilizzare i genitori sui rischi
che i loro figli corrono in rete –
spiega Giovanna Mascheroni ma non dobbiamo dimenticare
che la sicurezza on-line non si
raggiunge con l’installazione di
nuove tecnologie ma con il dialogo famigliare. I genitori devono
imparare a navigare con i propri
figli e a parlare di quello che si fa
in rete. Internet rappresenta,
infatti, una grande opportunità
per i ragazzi e non bisogna demonizzarla, ma semplicemente
cercare di limitare i rischi che si
possono incontrare”.
L’Italia e l’Europa La ricerca
ha coinvolto mille tra bambini e
ragazzi italiani di diversa età e
provenienza geografica. Le loro
risposte hanno confermato una
tendenza che vede l’Italia agli
ultimi posti per quanto riguarda
l’accesso ad internet. Una classifica guidata dai Paesi nordici.
“La ricerca – spiega Sonia
Musica
a Lugano
Domenica
31 ottobre
Il penultimo appuntamento con la rassegna “Celebrating Chopin” organizzata
con la collaborazione della
International Piano Academy – Lake Como di Dongo
propone un momento musicale interamente dedicato
alla Ballata per pianoforte.
Nell’accogliente Auditorio
“Stelio Molo” di Lugano, domenica 31 ottobre alle
ore 17, si esibirà la giovane
e già affermata pianista
croata Martina Filjak con
un repertorio alquanto romantico dedicato alle Ballate di F. Chopin e J. Brahms.
Nata a Zagabria (Croazia),
Martina Filjak ha debuttato all’età di 12 anni con i Solisti di Zagabria, sviluppando in seguito costantemente
il suo straordinario talento
pianistico. Cresciuta in una
famiglia di pianisti, la Filjak
ha proseguito la sua educazione musicale all’accademia musicale di Zagabria e
in seguito a Vienna, Karlsruhe e Rotterdam.
Per ulteriori informazioni e
approfondimenti:
www.pianoassociation.ch
AIART COMO
Livingstone, fra le autrici del
rapporto - mostra come i ragazzi comincino a usare internet
sempre prima e sempre più spesso. La rete è ormai parte integrante della vita dei giovani in
tutti i paesi europei, e i ragazzi
svolgono molte attività online,
spesso vantaggiose come l’uso di
internet per i compiti, per guardare video e comunicare con gli
amici nei servizi di messaggistica istantanea”. Tuttavia,
continua l’esperta, “i bambini più
piccoli hanno maggiori difficoltà
a superare le esperienze negative online, quindi le politiche di
promozione della sicurezza
online e di alfabetizzazione digitale dovrebbero essere rivolte ai
più piccoli”. Il dato non è trascurabile se si considera che i ragazzi cominciano a usare la rete
sempre prima: l’età media di accesso è di 7 anni in Svezia e di 10
in Italia. Secondo la ricerca “La
Repubblica Ceca, l’Estonia, la
Lituania e la Svezia sono i paesi
che registrano un più alto tasso
di incidenza dei rischi online; in
Italia, Portogallo e Turchia la
percentuale di bambini che si
sono imbattuti in pericoli è invece tra le più basse in Europa”.
Non solo rischi ma opportunità Lo studio mostra come
un maggiore uso delle rete da
parte dei ragazzi significhi anche
un aumento delle opportunità e
non soltanto dei rischi che, non
necessariamente, si traducono in
esperienze dannose. “Un dato
positivo arriva però dalla capacità dei ragazzi di difendersi”, continua Giovanna Mascheroni. Secondo i dati, infatti, il 39% degli
utenti si è trovato di fronte a minacce (dai contenuti violenti, al
bullismo, alla pornografia, fino a
Il secondo incontro del
progetto “Teleforum”, promosso dall’AIART (con Age,
Agesc, Cif, Uciim), si svolgerà Venerdì 29 ottobre
alle ore 20.45 presso il
Centro Card. Ferrari di
viale C. Battisti a Como.
L’argomento della relazione,
“Indicatori per valutare la
qualità dei programmi televisivi”, è di particolare interesse ai fini di una più consapevole comprensione del
valore, o disvalore, di ciò che
la televisione ci offre. Relatore sarà il prof. Massimo
Scaglioni, docente di “Storia dei media” presso l’Università Cattolica di Milano,
e animatore, come esperto,
della trasmissione “Il grande Talk”, messa in onda dalla Televisione cattolica “TV
2000”: si tratta di una trasmissione che si occupa di
commentare aspetti significativi della produzione televisiva recente. L’invito è rivolto in particolare a genitori, docenti, catechisti ed
educatori.
29 ottobre a Como
casi di tentato adescamento) ma
solo il 12% ne è rimasto turbato.
“Questo significa che non necessariamente l’esposizione a possibili rischi si traduca in disagi
per i minori. Nonostante questo
- conclude la ricercatrice – per
migliorare le difese è necessario
lavorare a partire dalla scuola e
dalle famiglie, puntando non
tanto sulle conoscenze tecniche
ma sull’approccio culturale”.
MICHELE LUPPI
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