La società di massa
Laura Capantini
Cecioni 2014-15
Cosa significa società di massa
• Società caratterizzate da un significativo
ruolo delle masse nello svolgimento della
vita politica e sociale, ma anche da una
loro crescente omologazione, perdita di
autonomia individuale, atomizzazione,
conformismo, facilità di manipolazione ed
eterodirezione. (Enciclopedia Treccani)
• Massa: con questo termine, nonostante le
diverse accezioni, si intende un insieme di
individui che hanno come caratteristica comune
un comportamento uniforme relativamente a
determinati stimoli.
• Moderna sociologia:
Indistinta molteplicità di persone, tendenzialmente
passive e dipendenti rispetto alle istituzioni,
facilmente influenzabili e manipolabili, perché
suggestionabili soprattutto emotivamente
Che cos’è la “massificazione”?
È la perdita della individualità delle persone annullata
nell’insieme. Una moltitudine uniforme di uomini e donne,
omogenea negli stili di vita, nei gusti, nei consumi, nella
cultura. Una folla anonima senza una specifica identità.
La massificazione è frutto della seconda rivoluzione
industriale che con la produzione di massa ha reso possibili
beni di consumo accessibili a tutti:
consumi di massa
mezzi di comunicazione di massa
partiti di massa
cultura di massa
• L'ingresso delle masse quali protagoniste della
scena sociale è stato il fenomeno più rilevante
degli ultimi due secoli.
• A una civiltà rigorosamente aristocratica, basata
sull'esclusione istituzionalizzata delle classi
lavoratrici, è subentrata, per tappe successive e
grazie soprattutto alle conseguenze di lungo
periodo della rivoluzione industriale, una civiltà
caratterizzata dalla fruizione, da parte di
categorie sociali sempre più ampie, di quei beni
- merci, servizi, conoscenze, diritti, ecc. - che
nelle società preindustriali erano patrimonio
esclusivo di esigue minoranze.
Sviluppo industriale e società di massa
•
•
•
•
•
•
•
•
•
1873-95: innovazioni tecnologiche, nuovi settori produttivi (acciaio, chimica,
elettricità). Germania e Stati Uniti, nuove potenze industriali.
1896-1913: sviluppo generalizzato della produzione in tutti i settori. Nuovi arrivi: Italia
e Russia. L’indice di produzione industriale e quello del commercio raddoppiano.
Dal 1873 i prezzi, che prima calavano costantemente, cominciano a crescere.
Crescono anche i salari (mediamente più dei prezzi), il PIL dei paesi industrializzati e
la popolazione in questi paesi.
Per conseguenza: allargamento del mercato. La domanda di beni e servizi si fa di
massa: Produzione in serie econsumi di massa
Nascono i cicli di produzione industriale di beni di consumo e le reti commerciali di
vendita e distribuzione (negozi, grandi magazzini, vendita per corrispondenza,
rateizzazione e finanziamenti, pubblicità).
L’aumento della produzione induce una razionalizzazione produttivae la
meccanizzazione.
1913, Detroit, stabilimenti Ford: nasce la prima catena di montaggio.
Nuovi metodi di produzione di massa: parcellizzazione del lavoro, taylorismo*.
Consumi di massa, prezzi competitivi, alti salari, il fordismo.
* F.W. Taylor, “Principi di organizzazione scientifica del lavoro”, 1911
Cambia l’organizzazione sociale
• Maggiore uniformità nei comportamenti e nei modelli culturali,
maggiore mobilità e stratificazione sociale.
• Classe operaia: distinzione fra manodopera generica e lavoratori
qualificati (aristocrazie operaie).
• Ceto medio: aumenta la sua consistenza con i lavoratori autonomi
(nuove professioni: fotografo, dattilografo…), i dipendenti pubblici e
gli addetti del settore privato che non svolgono attività manuali
(tecnici, commessi, impiegati…).
• Comparsa dei “colletti bianchi” (ad es. in Germania fra il 1883 e il
1925 i colletti bianchi aumentano di 5 volte, mentre quello degli
operai raddoppia).
• Borghesia impiegatizia in contrapposizione al proletariato non per
reddito, ma per usi, costumi e aspirazioni.
Cultura e valori
• Cultura e valori della borghesia impiegatizia. Nella scala dei
redditi, i ceti medi impiegatizi occupavano una posizione molto
distante da quella dell’alta borghesia e tendenzialmente più vicina a
quella degli strati «privilegiati» della classe operaia. Dal punto di
vista della cultura, della mentalità, dei comportamenti sociali, la
distinzione fra piccola borghesia e proletariato era però molto netta.
I ceti medi rifiutavano ogni identificazione con le masse lavoratrici,
erano per lo più refrattari a inquadrarsi nelle organizzazioni sindacali
e puntavano sul merito individuale per progredire nella scala
sociale. Agli ideali tipici della tradizione operaia (la solidarietà, lo
spirito di classe, l'internazionalismo) contrapponevano i valori storici
della borghesia: l’individualismo e la rispettabilità, la proprietà
privata e il risparmio, il senso della gerarchia e il patriottismo. Anzi,
si atteggiavano a depositari di questi valori, magari in polemica con
l’alta borghesia industriale e bancaria che tendeva a diventare
cosmopolita e ad assumere modelli di comportamento tipici delle
classi aristocratiche.
Piccola borghesia
Proletariato
- contraria ai sindacati a in generale
alle organizzazioni di massa;
-
l’organizzazione e la battaglia
collettiva produce più diritti;
-
individualismo, rispettabilità,
proprietà privata, risparmio, senso
della gerarchia, patriottismo;
-
solidarietà, spirito di classe,
internazionalismo;
-
sempre più importante col
crescere della società di massa;
-
fondamentale col crescere
dell’industrializzazione;
-
Destinataria di beni di consumo, di
diritti politici (elettorato di massa)
che ne fanno oscillare le simpatie,
ora progressiste ora conservatrici.
-
Il proletariato è il motore del
progresso perché lotta per i diritti
collettivi e per la ridistribuzione del
reddito.
L’istruzione di massa
•
•
•
•
•
•
•
•
•
La scuola si trasforma in servizio pubblico, un’opportunità offerta alla collettività.
La scolarizzazione diffusa diventa uno strumento di promozione sociale, una
forma di educazione e controllo del popolo.
La scuola veicolo di nazionalizzazione delle masse: lo stato diffonde, attraverso
l’istituzione, contenuti e messaggi patriottici che rinsaldano il senso di appartenenza
alla nazione.
Dal 1870 in poi: progressiva estensione della scuola elementare obbligatoria in tutti
gli stati dell’Europa industrializzata.
Laicizzazione e statalizzazione dell’istruzione.
Nel 1913 in tutta l’Europa per i bambini sotto i 10 anni era la regola andare a scuola.
Nel 1914 il tasso di analfabetismo in Europa era sceso al 10% nelle aree più
avanzate ed era sotto il 50% in quelle più arretrate.
Diffusione della stampa quotidiana e periodica: il numero delle testate europee
raddoppia fra il 1880 e il 1900. In Francia la tiratura dei quotidiani era di 300/400 mila
copie nel 1876, diventa di 8/9 milioni nel 1914.
I giornali permettono l’accesso a un numero sempre più alto di persone a
informazioni generali, quindi formano la pubblica opinione.
Il ruolo degli eserciti di massa
• Dopo il 1870 in tutta Europa (escluso Regno Unito) si istituisce il
servizio militare obbligatorio per i maschi.
• Trasformazione delle caratteristiche degli eserciti: da lunga ferma
(professionisti) e ferma breve (di leva).
• Esercito di massa come deterrente alla guerra.
• Esercito di massa come destinatario delle armi e dei prodotti
dell’industria pesante (lobbies)
• Difficoltà economiche a sostenere i costi dell’esercito di massa da
parte degli stati.
• Difficoltà politiche a giustificare l’esercito di leva: addestrare proletari
che poi avrebbero potuto ribellarsi…
• Difficoltà a reclutare membri del ceto medio e composizione degli
eserciti sulla base del reclutamento nelle campagne.
• Guerre mondiali come conseguenza della formazione degli eserciti
di massa. Cambia il modo di combattere.
Il suffragio universale
• Società di massa non è sinonimo di società democratica.
• Società di massa comprende in Europa il progressivo allargamento
della partecipazione alla vita politica.
• Diritto di voto: progressiva estensione. Nel 1890 il suffragio
universale maschile c’era il Germania, Francia e Svizzera. Nel 1914
in tutta Europa esclusi Regno Unito e Olanda. In Italia il suffragio
universale maschile dal 1912 (con limitazioni). Alle donne dal 1911
in Norvegia e Finlandia), molto dopo nel resto dell’Europa.
• Diritto di voto: l’allargamento cambia le caratteristiche della
politica.
• Nuovo modello di partito, ricavato da quello socialista. Struttura
permanente: sezioni, federazioni, partiti di massa basati
sull’iscrizione e sulla partecipazione.
I sindacati
• Funzione di organizzazione e socializzazione delle masse.
• Nel 1890 le Trade Unions inglesi – il sindacato più vecchio e
importante – avevano oltre un milione e mezzo di iscritti.
• In Europa i sindacati nascono in parallelo col movimento socialista.
• Tutelano i lavoratori organizzando battaglie per i diritti e il salario,
ma anche promuovendo la mutualità.
• Nascono come sindacati locali, poi si federano a comporre grandi
organismi:
Commissione centrale dei sindacati tedeschi (1890)
Confédération Générale du Travail (CGT) (1895)
Confederazione Generale del Lavoro (CGL) (1906)
ISCRITTI NEL 1914: GB e GERMANIA 3.000.000, FRANCIA 2.000.000, ITA 500.000
L’emancipazione femminile
•
•
•
•
•
•
Inferiorità economica, politica e giuridica delle donne incompatibile con la
società di massa.
Primi movimenti di emancipazione alla fine del 1700 in Francia: nulla di
fatto.
Ancora alla fine del 1800 le donne non hanno diritto di elettorato, né attivo
né passivo. In numerosi paesi sono escluse dall’università e dalle
professioni.
1902 nasce in Inghilterra il Women’s Social and Political Union, sotto la
guida di Emmeline Pankust. Lotta per il diritto al suffragio (le militanti si
chiamano suffragette).
Nel 1912 l’Inghilterra concede il diritto di voto alle donne, seguita da
Norvegia e Finlandia.
Nel 1914 nessun paese europeo conservava le limitazioni alle donne
nell’accesso agli studi universitari e alle professioni.
Il voto alle donne
… la lunga marcia
del suffragio femminile
1917: suffragiste manifestano davanti alla Casa Bianca
Nuova Zelanda
1893
Australia
1901
Finlandia
1906
Norvegia
1913
Danimarca
1915
Islanda
1915
Unione Sovietica
1917
Austria
1918
Canada
1918
Gran Bretagna
1918
Irlanda
1918
Olanda
1919
Germania
1919
Usa
1920
Svezia
1921
Spagna
1931
Giappone
1945
Francia
1946
Italia
1946
Belgio
1948
Grecia
1952
Svizzera
1971
La legislazione sociale e fiscale
• Su pressione delle organizzazioni sindacali, dei partiti socialisti e
delle organizzazioni cattoliche, fra il 1890 e il 1900 i governi europei
introducono forme di legislazione sociale.
• Assicurazione contro gli infortuni, previdenza per la vecchiaia,
sussidi per i disoccupati, controllo delle condizioni di lavoro
(sicurezza e igiene), limitazioni di orario, divieto di lavoro
infantile, diritto al riposo settimanale.
• Estensione dei servizi pubblici (acqua, gas, trasporti, scuola,
biblioteche, musei, ospedali, ospizi, asili, edilizia popolare…).
• Per fare fronte ai maggiori oneri aumenta la pressione fiscale:
imposte dirette (sul reddito o sul patrimonio) in aumento
imposte indirette (riferite ai consumi) in diminuzione per sostenere
il popolo.
Si introduce nella tassazione il criterio della progressività.
I partiti di massa
Essi si differenziavano dalle forme politiche
dell’età precedente per il fatto di avere una
• struttura organizzativa stabile e
capillare,
• una diffusa militanza di base e
• un’ideologia di riferimento che ne
costituiva il principale fattore d’identità.
I partiti di massa : i socialisti
•
•
•
•
•
•
•
•
•
1870: i movimenti socialisti sono piccoli, emarginati e speso clandestini. Il marxismo è
la base teorica, filosofica e ideologica comune a tutti i movimenti
1900: i partiti socialisti costruiscono il modello del “partito di massa” e si attrezzano
per partecipare alla competizione democratica per il governo delle nazioni.
1885: nasce il Partito Socialdemocratico tedesco, un modello per organizzazione,
successi e ideologia.
1882, nasce in Francia il Parti Ouvrier, ma si sfalda ben presto in molte correnti. Solo
nel 1905 nascerà un forte partito socialista la SFIO.
1906, nasce in Gran Bretagna il Labour Party ad opera delle organizzazioni sindacali.
1889: nasce la Seconda Internazionale a Parigi prima e a Bruxelles poi. Obbiettivo
comuni dei socialisti europei: giornata lavorativa di otto ore.
Internazionalismo e pacifismo, valori comuni dei socialisti europei.
Conflitto fra rivoluzionari e riformisti e fine della Seconda internazionale.
Gli anarchici e il sindacalismo rivoluzionario.
I partiti di massa : i cattolici
• Battaglia contro l’ individualismo borghese e l’ ideologia
socialista.
• Tentativo di contrastare la secolarizzazione della società di massa,
prodotto della mobilità geografica e sociale: parrocchie, associazioni
di carità, movimenti di azione cattolica.
• Leone XIII (1878-1903) e l’enciclica Rerum Novarum. Base per la
fondazione di partiti cattolici.
• Promozione di società operaie e artigiane ispirate ai principi
cristiani.
• Nascita della dottrina sociale della chiesa, attraverso la condanna
del socialismo.
• Nascita del modernismo, reinterpretazione della dottrina cattolica in
chiave “moderna”
Il Nazionalismo
•
•
•
•
•
•
•
Fino al 1870 il nazionalismo è il principio ispiratore dei movimenti di
liberazione (sovranità popolare, unificazione politica…).
Dopo il 1870 il Nazionalismo combatte il socialismo internazionalista e
pacifista. Si sposta a destra.
Il nazionalismo si sposa con il razzismo (Francia e Germania) e con
l’imperialismo (Gran Bretagna).
Il mito del popolo “volk”concepito come comunità di sangue e legame quasi
mistico con la terra d’origine (pangermanesimo).
Il panslavismo come estensione del mito del volk. I pogrom (in russo:
devastazione, saccheggio).
La reazione all’antisemitismo: il sionismo di Theodor Herzl verso la
costituzione di uno stato ebraico in Palestina.
Il Nazionalismo e la nascita dei partiti nazionalisti in Europa.
Critica alle masse: la Psicologia
delle masse
• GUSTAV LE BON (1841-1931), Etnologo e psicologo (fu
uno dei fondatori della "Psicologia sociale") nato in
Francia a Nogent-Le Retrou, fu il primo psicologo a
studiare il comportamento delle folle, cercando di
identificarne i caratteri peculiari
• Le folle non si lasciano influenzare dai ragionamenti. Le
folle sono colpite soprattutto da ciò che vi é di
meraviglioso nelle cose. Esse pensano per immagini, e
queste immagini si succedono senza alcun legame. L
'immaginazione popolare é sempre stata la base della
potenza degli uomini di Stato, dei trascinatori di folle, che
il più delle volte, non sono intellettuali, ma uomini
d'azione.
Il contagio emotivo
• Le folle sono attraversate dal fenomeno del
contagio emotivo
• È effetto della suggestionabilità
• L’emozione si trasmette come nell’orda primitiva
e trascina il singolo a comportamenti che mai
assumerebbe se si trovasse da solo
• Non solo, il singolo è disposto a sacrificare i suoi
interessi personali a favore di quelli collettivi
• Le emozioni prevalgono sui processi di ordine
cognitivo
Rischio per la democrazia
• Le masse quindi rappresentano un rischio
per la democrazia, perché impongono la
tirannia e l’onnipotenza di una
maggioranza guidata solo da emozioni e
istinti
• Si impone un annullamento della creatività
individuale e della soggettività (Stuart Mill)
Nietzsche e la massa
• la massa come trionfo della quantità sulla
qualità e insieme di individui mediocri
• Contro il conformismo, l’annullamento
dell’individualità nella massa
• Contro i valori della massa
• L’oltre-uomo si distacca necessariamente
dalla massa per abbracciare il proprio
individuale destino
• L’uomo di Kafka: uno scarafaggio
• L’uomo di Musil: senza qualità
Massa e totalitarismo
• Dopo la prima guerra mondiale cambiarono gli strumenti
della politica. Insieme ai partiti di massa si affermano
modi nuovi di fare politica, anche in seguito alle
esperienze compiute durante la prima guerra mondiale.
– Un primo effetto dell’esperienza bellica fu il trasferimento
dell’uso della violenza organizzata dalla sfera militare a
quella della lotta sociale e politica.
– Un secondo effetto fu l’uso della propaganda come strumento di
mobilitazione delle masse a fini politici.
– Un terzo effetto fu l’emergere di capi politici che istituivano un
rapporto diretto con le masse, simile al rapporto esistente in
guerra tra ufficiali e truppe.
I nuovi fini della politica
• Terminava l’epoca in cui i fini della politica e del
governo erano quelli definiti, in linea teorica,
dalla cultura e dalla tradizione liberale:
convivenza civile, difesa, potenza nazionale,
ordine pubblico, giustizia e amministrazione,
promozione dell’istruzione popolare.
• Le nuove attese si erano tradotte, nel
dopoguerra, in una diffusa aspirazione ad un
nuovo ordine.
• Ora la politica dilatava i propri confini e questa
dilatazione raggiunse il suo culmine nelle
ideologie totalitarie.
• Nelle ideologie totalitarie la politica si proponeva
fini ultimi e supremi, che riguardavano non solo
l’ordine sociale o l’organizzazione degli Stati,
bensì l’uomo nella sua interezza e tutto il
sistema di valori che ne dovevano orientare la
vita, anche privata. Esse proclamavano come
fine della politica la creazione di un uomo
nuovo.
• La politica si assumeva pertanto aspetti sacrali,
si alimentava di riti e di miti collettivi,
penetrava nella sfera delle coscienze, richiedeva
una dedizione totale e incondizionata, era
autorizzata a servirsi di qualunque mezzo.
• In questo senso le ideologie totalitarie sono
state definite religioni secolari, in quanto
proponevano ai loro seguaci una salvezza
terrena, cioè la realizzazione di un ordine
perfetto in nome di valori supremi, ai quali tutti
gli altri dovevano venire subordinati.
• Le ideologie totalitarie erano diverse tra
loro in quanto ai contenuti e ai valori
proclamati, ma erano simili in questo
assegnare alla politica un significato di
assolutezza e di totalità. Per questo
motivo tutte si presentano come ideologie
aggressive e intolleranti.
L’uomo massa – Ortega y Gasset
Il mondo che fin dalla nascita circonda l’uomo nuovo, non lo costringe a limitarsi in nessun senso, non gl’intima nessun
veto né alcuna remora ma, al contrario, eccita i suoi appetiti, che, per principio, possono crescere illimitatamente. Allora
accade – e ciò è molto importante – che questo mondo del secolo XIX e degl’inizi del XX non soltanto possiede le
perfezioni e le ampiezze che di fatto ha, ma inoltre ispira ai suoi cittadini l’assoluta sicurezza che domani esso sarà
ancora piú ricco, piú perfetto e piú vasto, come se godesse d’uno spontaneo e inesauribile accrescimento. (…) l’uomo
comune, nell’incontrarsi con questo mondo della tecnica e socialmente tanto perfezionato, crede che lo ha prodotto la
Natura stessa, e non pensa mai agli sforzi geniali di individui eccezionali che presuppone la sua creazione. E ancora
meno s’indurrà ad ammettere che tutte queste facilità continuano a sostenersi su certe difficili virtú degli uomini, il cui
minimo difetto volatilizzerebbe la magnifica costruzione.
Tutto ciò ci porta a segnare nel diagramma psicologico dell’uomo-massa attuale due primi tratti: la libera espansione
dei suoi desideri vitali, pertanto, della sua persona, e l’assoluta ingratitudine verso quanto ha reso possibile la facilità
della sua esistenza. L’uno e l’altro tratto costituiscono la nota psicologica del bimbo viziato. (…) Vezzeggiare, viziare
equivale a non frenare i desideri a dare l’impressione a un essere che tutto gli è permesso e che a nulla egli è
obbligato. La creatura sottomessa a questo regime non ha l’esperienza dei suoi propri confini. A forza di evitarle ogni
pressione dell’ambiente, ogni scontro con altri esseri arriva a credere effettivamente che soltanto essa esiste, e si
abitua a non tenere in conto gli altri soprattutto a non considerare nessuno come superiore a se stessa. Questa
sensazione della superiorità altrui gliela poteva dare soltanto chi piú forte di lei l’avesse obbligata a rinunziare a un
desiderio, a ridursi, a contenersi. Cosí avrebbe appreso questa disciplina essenziale: “Qui arrivo io e qui comincia altri
che può piú di me. Nel mondo, evidentemente, siamo almeno in due: io e un altro superiore a me”. All’uomo medio di
altre epoche il suo stesso “mondo” insegnava quotidianamente questa elementare saggezza, perché era un mondo
cosí duramente organizzato, che le catastrofi erano frequenti e non c’era in esso nulla di sicuro, né abbondante, né
stabile. E invece le nuove masse s’incontrano con un paesaggio pieno di possibilità e inoltre sicuro, e tutto ciò pronto, a
loro disposizione, senza dipendere da un previo sforzo, come appunto troviamo il sole in alto senza che ce lo siamo
caricato sulle spalle. Nessun essere è riconoscente ad altri dell’aria che respira, perché l’aria non è stata fabbricata da
nessuno: appartiene all’insieme di ciò che è qui, di ciò che chiamiamo “naturale”, perché non manca mai. Queste
masse “viziate” sono poco intelligenti per non finire col credere che questa organizzazione materiale e sociale, posta a
loro disposizione come l’aria, sia della stessa origine, dato che non sbaglia mai apparentemente, ed è quasi perfetta
quanto quella naturale.
L’uomo massa
La mia tesi è dunque questa: la perfezione stessa con cui il secolo XIX
ha dato un’organizzazione a certi ordini della vita, è la prima causa per
cui le masse che ne beneficiano non siano disposte a considerarla
come un’organizzazione, ma come “natura”. In tal modo si spiega e si
definisce l’assurdo stato d’animo che queste masse rivelano: non sono
preoccupate se non del loro benessere, e, nello stesso tempo, non si
sentono solidali con le cause di questo benessere. Siccome non
vedono nei vantaggi della civiltà una scoperta e una costruzione
prodigiosa, che soltanto si possono mantenere a costo di grandi sforzi
e cautele, credono che la propria funzione si riduca a esigerli
perentoriamente, come se fossero diritti nativi. Nelle sommosse che la
carestia provoca, le masse popolari cercano di procurarsi il pane, e il
mezzo a cui ricorrono suole essere quello di distruggere i panifici.
Questo può servire come simbolo del comportamento che, in piú vaste
e sottili proporzioni, usano le masse attuali di fronte alla civiltà che le
nutre.
J. Ortega y Gasset, La ribellione delle masse [1930]; trad. it. a cura di
S. Battaglia, Il Mulino, Bologna, 1962, pagg. 46-51
• In particolare, sfugge all'uomo-massa la
percezione che una civiltà è un'accumulazione
di esperimenti, di istituzioni, di conoscenze, di
valori, insomma una tradizione culturale
preziosa quanto fragile. L'assenza di coscienza
storica fa dell'uomo-massa una sorta di "barbaro
verticale", generato spontaneamente dalla
rivoluzione industriale, dalla tecnologia
scientificamente orientata e dalla democrazia.
• Tipico movimento di uomini-massa diretto da capi estemporanei e
privi di coscienza storica, il fascismo, nella misura in cui intende
instaurare il dominio totale dello Stato sulla società civile, è l'antiEuropa.
• Ciò che per secoli ha caratterizzato l'esperimento di vita collettiva
compiuto nel "laboratorio europeo" è stato il pluralismo, vale a dire
la coesistenza, competitiva e perfino conflittuale, di una molteplicità
di forze sociali e culturali; il che ha impedito la reductio ad unum
della società europea.
• Per contro il fascismo, non diversamente dal bolscevismo, è
dominato dal progetto di rendere onnipotente lo Stato, di modo che
nulla al di fuori di esso possa nascere e crescere. Il che, a giudizio
di Ortega, rivela il senso profondo della "ribellione delle masse": il
rifiuto dell'intera tradizione liberale in nome di un nazionalismo
tribale e aggressivo che, qualora non venisse arginato da un
vigoroso movimento europeista, farà precipitare i popoli d'Occidente
in una insensata e autodistruttiva guerra fratricida.
• Reich, Fromm, Lederer, Neumann e
Arendt nel ventennio successivo alla
pubblicazione della Ribellione delle masse
di Ortega giungono tutte alla stessa
conclusione e cioè che i successi dei
movimenti totalitari vanno spiegati tenendo
costantemente presente il nuovo tipo
antropologico apparso sulla scena
europea fra le due guerre.
• Uomo-massa: un essere privo di relazioni sociali
normali, di vincoli comunitari, di valori interiorizzati e,
proprio per questo, irresistibilmente attratto dai
movimenti totalitari, i soli capaci di soddisfare in qualche
modo il suo bisogno di appartenenza.
• In aggiunta, gli effetti atomizzanti e alienanti della
massificazione spontanea, generata dal collasso delle
tradizionali strutture comunitarie, vengono intensificati
dalla massificazione programmata dagli stessi movimenti
totalitari, determinati ad annientare tutte le associazioni
intermedie onde poter manipolare a piacimento il
materiale umano su cui si esercita la loro smisurata
volontà di dominio
• uno degli aspetti più inquietanti dei movimenti totalitari è che in essi
il leader svolge il ruolo di "funzionario delle masse".
• Egli può suggestionare e mobilitare le masse proprio in quanto ne
incarna i desideri più profondi.
• Sicché il travolgente successo dei movimenti totalitari non è stato
affatto un mero fenomeno congiunturale, bensì la manifestazione
più spettacolare di un processo storico iniziato nell'Ottocento, il
secolo in cui la rivoluzione industriale, trasformando le classi
lavoratrici in plebe, ha preparato il terreno di coltura degli uominimassa e dei loro leaders naturali: i costruttori della società totalitaria,
vero e proprio laboratorio in cui si compiono esperimenti tesi a
realizzare la mutazione biologica dell'umanità in nome del
nichilistico principio 'tutto è possibile'.
Hanna Arendt: la banalità del male
• Processo ad Eichmann:
– "le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché
normale, ne demoniaco ne mostruoso“
• La percezione dell'autrice di Eichmann sembra essere
quella di un uomo comune, caratterizzato dalla sua
superficialità e mediocrità che la lasciarono stupita nel
considerare il male commesso da lui, che consiste,
nell'organizzare la deportazione di milioni di ebrei nei
campi di concentramento.
• Ciò che la Arendt scorgeva in Eichmann non era
neppure stupidità ma qualcosa di completamente
negativo: l'incapacità di pensare. Eichmann ha sempre
agito all'interno dei ristretti limiti permessi dalle leggi e
dagli ordini
• Egli non era l'unica persona che appariva normale
mentre gli altri burocrati apparivano come mostri, ma vi
era una massa compatta di uomini perfettamente
"normali" i cui atti erano mostruosi.
• Dietro questa "terribile normalità" della massa
burocratica, che era capace di commettere le più grandi
atrocità che il mondo avesse mai visto, la Arendt
rintraccia la questione della "banalità del male". Questa
"normalità" fa sì che alcuni atteggiamenti comunemente
ripudiati dalla società - in questo caso i programmi della
Germania nazista - trova luogo di manifestazione nel
cittadino comune, che non riflette sul contenuto delle
regole ma le applica incondizionatamente
• La capacità di pensare, di stare da soli con
se stessi, d pensare con la propria testa:
unico antidoto alla banalità del male
• Vedere anche:
– Le rigini del totalitarismo
Scuola di Francoforte
•
•
•
Questo è il totalitarismo: una smisurata volontà di dominio e di
manipolazione della realtà attraverso gli strumenti della scienza, della
tecnologia, della fabbrica, dell'industria culturale e dell'apparato statale.
Grazie a essi, la modernità ha potuto materializzare il suo ideale: la società
scientificamente amministrata, dove gli uomini stessi sono ridotti a cose fra
le cose.
Attraverso una intensa opera di indottrinamento, gli imperativi funzionali
dell'organizzazione scientifico-tecnologica della produzione e della
riproduzione della vita materiale, la società industriale fa sì che gli uomini
sentano il dovere di agire secondo i criteri della razionalità strumentale; e
ciò li trasforma in esseri spersonalizzati, atomizzati, reificati. Sicché, in
definitiva, la massificazione degli uomini, che è la nota dominante della
civiltà moderna, va imputata alla scienza, alla tecnologia e all'industrialismo.
Tutte cose che possono essere riassunte in una parola: illuminismo.
Marcuse
• Totalitario non è solo il dominio esercitato con il terrore e i campi di
sterminio; totalitario è anche il dominio di una organizzazione
tecnico-economica che opera mediante un'astuta manipolazione dei
bisogni da parte degli interessi costituiti, che preclude per tale via
l'emergere di un'opposizione efficace contro l'insieme del sistema.
• Il risultato di tale manipolazione universale, condotta con
l'imponente strumentazione dell'industria culturale, è la formazione
di un '"uomo eterodiretto“ - l'"uomo a una dimensione", il quale,
fruendo di una "confortevole e ragionevole non libertà", si è
docilmente fatto integrare dal sistema.
• Ciò significa, a giudizio di Marcuse, che la concezione positivistica
della ragione ha trionfato su tutta la linea: ha creato un universo
totalitario non più terroristico bensì consensuale, animato dalla
"illusione della sovranità popolare" e dominato da un mastodontico
apparato tecnologico che è riuscito a trasformare il mondo intero in
materia di amministrazione totale, assorbente in sé anche gli
amministratori.
I consumi culturali nella società di massa
incremento
dei consumi culturali
Industria culturale
e del tempo libero
Scuola
Mediazione e intervento
delle ideologie politiche
e dello Stato
• consenso politico
• formazione dell’identità nazionale
[processo di nazionalizzazione delle masse]
… si riduce l’analfabetismo
Intervento dello stato nella scuola
• istruzione elementare e obbligatoria
• istruzione superiore tecnico professionale
•
•
•
•
integrazione e nazionalizzazione delle masse
lingua e coscienza storica comuni
forza lavoro flessibile
educazione civile ai fini della stabilità sociale
… cresce il numero dei lettori dei giornali
Anno di fondazione
dei primi quotidiani italiani
Il QUOTIDIANO,
da foglio per intellettuali
o gazzetta di informazione
economica, diviene…
… organo di informazione
accessibile a tutti
e veicolo di diffusione
della cultura popolare
Esempio:
“Times” 10.000 copie nel 1820
60.000 copie nel 1855
Osservatore Romano
1851
La Nazione
1859
Corriere della Sera
1876
Il Mattino
1891
La Stampa
1895
La Gazzetta dello Sport
1896
inserti:
• manuali di istruzione
• almanacchi
• romanzi d’appendice
… si allarga il pubblico di lettori:
i primi best-seller
La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Pinocchio
Carlo Collodi
Cuore
Pubblicato a puntate nel 1851
su un giornale di Washington;
Edmondo De Amicis
Nel 1852 vende 300.000 copie
anch’essi pubblicati
a puntate
Ben Hur
di Lew Wallace
nel 1880, inserito in un
catalogo di vendite per
corrispondenza, vende un
milione di copie
Quattro invenzioni di fine Ottocento
rivoluzionano
la vita privata e pubblica del Novecento
Il fonografo
Edison 1877
Il cinematografo
F.lli Lumière 1895
La lampadina
Edison 1879
Il telefono
Meucci-Bell 1876
Scarica

Diapositiva 1 - Tante storie per la testa