DELLA
DOWN E...
IPOCRISIA
T
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
ANNO XXXV
27 FEBBRAIO 2010
E 1,20
utti hanno condannato
l’ignobile gruppo comparso domenica scorsa su
Facebook con un titolo da
brividi: «Giochiamo al
tiro al bersaglio con i bambini
Down», ennesima dimostrazione
di come il social network più diffuso nel mondo si presti con troppa facilità a progetti deliranti. Il
sito è già stato oscurato, ma il
problema resta, e lo sdegno non
basta. Occorre sicuramente una
maggiore regolamentazione del
web, ma serve anche un progetto educativo di più ampio respiro che sappia offrire valori e regole ma soprattutto dare risposte adeguate alla domanda di
senso della vita. Purtroppo, su
questo terreno, l’unanimità dell’indignazione si squaglia come
neve al sole. Anzi, la vicenda del
gruppo, che su Facebook oltraggia i bimbi Down, è una vera e
propria cartina di tornasole che
ci riporta alla consueta schizofrenia con cui questi argomenti
vengono affrontati nella nostra
società libertaria. Mi risulta che
soltanto il quotidiano Avvenire
abbia osato segnalare la sottile
ipocrisia che si nasconde dietro
il facile sdegno per un’azione
mediatica così vigliacca.
«Il signore della notte» e «il vendicatore mascherato» che hanno
fondato il sito (si tratta dei nomi
fasulli di coloro che non hanno il
coraggio di farsi vedere in faccia...
sul «libro delle facce»), a fianco
della foto di un neonato Down
con la parola “scemo”, scrivono:
«Perché dovremmo convivere con
queste ignobili creature, con questi stupidi esseri buoni a nulla?
I bambini Down sono solo un peso per la nostra società. Come liberarci di queste creature in maniera civile? Usando questi esseri come bersagli nei poligoni di
tiro». Ovvio che su tutte le bocche fiorisca, immediata, l’indignazione. Eppure l’affermazione
fatta dai tanto vituperati responsabili del sito, si rischia di trovarla, tale e quale, anche tra i
proclami del progressista di turno, che invita a prevenire con
l’ausilio della scienza la nascita
di questi infelici, evitando che diventino un «peso» per le loro famiglie e per la società, salvandoli da una «qualità di vita» scadente. Già: «come liberarci di queste
creature in maniera civile?». Con
l’aborto, che è la scelta del 90%
delle donne che hanno scoperto
grazie alla diagnosi prenatale di
portare in grembo un bambino
affetto da sindrome di Down. In
questa «maniera civile» le nascite di bambini Down in Italia dal
1960 ad oggi sono passate dal 2%
allo 0,5% sui bimbi nati. Eppure,
eliminare un embrione affetto da
sindrome di Down (che non è una
malattia) equivale a compiere
una discriminazione genetica.
Mi sono chiesto come si sarebbe comportato Gesù. Avrebbe certamente messo nel mezzo i bimbi Down, accarezzandoli con immensa dolcezza, e ripetendo le
parole che ben conosciamo. Senza dubbio, poi, avrebbe tentato di
dialogare con quei “peccatori” di
Facebook, per cercare di affascinarli alla vita, che ancora non conoscono. Ma avrebbe investito la
massa degli indignati con le parole che usava abitualmente con
i farisei: «Razza di vipere... ipocriti... sepolcri imbiancati...».
don AGOSTINO CLERICI
8
DIOCESI
DI
COMO
PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A.
SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.
IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO
COMO
UN POPOLO
DI 43ENNI
Cristo è venuto nel mondo
per liberarci dal peccato
e dal fascino ambiguo
di progettare la nostra vita
a prescindere da Dio...
Il mondo si migliora incominciando
da se stessi, cambiando,
con la grazia di Dio,
ciò che non va nella propria vita.
La Quaresima è... un tempo,
possiamo dire”, di “agonismo”
spirituale da vivere insieme con
Gesù, non con orgoglio e
presunzione,
ma usando le ar
mi della fede,
armi
cioè la preghiera, l’ascolto
della Parola di Dio
e la penitenza.
a popolazione comasca
invecchia. A mantenerci giovani sono gli stranieri. Una interessante
fotografia del nostro territorio fornita dall’ultimo documento di programmazione
dell’Asl di Como.
L
A PAGINA 15
COMO
LA CRISI COLPISCE
IL VOLONTARIATO
Una riduzione di risorse importanti obbligherà il Csv di Como (e tutti i Csv lombardi) ad un
importante ridimensionamento delle attività.
A PAGINA 16
(Benedetto XVI, 21 febbraio 2010)
COMO
DUE CENTRI
PER UNA CITTÀ
A PAGINA 17
COMO
UNA CASA
DI LAMIERA
IN CONGO
Una lettera di fratel
Mauro Cecchinato ci
riconduce allo spirito
missionario guanelliano.
A PAGINA 19
SCUOLE
CATTOLICHE
L’ISTITUTO
MATILDE
DI CANOSSA
A PAGINA 20
COMO
LA FIACCOLATA
LOURDIANA
CON IL GTR
A PAGINA 23
VISITA
PASTORALE
IL VESCOVO NELLA
ZONA PREALPI:
LA PRESENTAZIONE
DI SOLBIATE,
CONCAGNO
E CAGNO
ALLE PAGINE 8 E 9
QUARESIMA
MISSIONARIA
PROSEGUE IL
CAMMINO VERSO
LA PASQUA
A PAGINA 13
SONDRIO
ANCORA VIVA
LA POLEMICA
SUL CEDRO
A PAGINA 33
RIFLESSIONI
A MARGINE
DI UN FATTO
SENZA UN
«PERCHÈ»
A PAGINA 31
SONDRIO
LA MOSTRA
SU GIOTTO
A PAGINA 29
LIBRETTO PER LA BENEDIZIONE DELLE FAMIGLIE
Ha come fulcro la
Sacra Famiglia di
Nazareth il libretto
per la benedizione
delle famiglie
edizione 2010.
È possibile
effettuare le prenotazioni presso
Il Settimanale
(da lunedì a venerdì,
dalle ore 8.30 alle
ore 18.30, telefono
031-263533)
Benedizione
delle famiglie 2010
Costruisci, o Dio,
la nostra
casa!
1
P A G I N A
2
RIFLESSIONI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
MEDITAZIONI DI DON AGOSTINO CLERICI
NOVITÀ IN LIBRERIA
INCONTRARE IL RISORTO
D
iversi possono essere
i modi di accostare il
centro del messaggio
cristiano:la morte-risurrezione di Gesù di
Nazaret. L’Autore non segue il
percorso storico e neppure quello strettamente esegetico. Potremmo definire la sua una prospettiva strettamente pastorale: “Ho pensato di raccogliere in
queste pagine il frutto dei Tridui
pasquali che ho vissuto con la
mia comunità”. Dunque, pagine
di un presbitero che - con la sua
comunità - vive il mistero pasquale. Alla luce di una prospettiva: “Ho voluto riassumere i tre
momenti del Triduo in altrettante “forme”. Che cosa intendo per “forma”? E’ la modalità
con cui ci raggiunge l’amore di
Dio fatto carne in Gesù. L’amore ha sempre bisogno di una forma per essere umanamente
percepito e vissuto”. E l’Autore
precisa: “Gesù ha voluto assumere tre forme nella sua Pasqua. A dire il vero, la forma è
una sola, è quella del pane, che
è la forma perenne che ne perpetua la memoria. Ma essa ha
dovuto inverarsi storicamente
nella forma della croce. E la risurrezione ha reso necessaria la
forma del riconoscimento”. Seguendo questa prospettiva, le
riflessioni propongono un percorso che parte ogni volta da un
incrocio tra due persone, si sedimenta in un luogo, trova il suo
significato in un gesto. Il volume ripropone poi tre omelie e
tre preghiere che hanno scandi-
to la predicazione dell’Autore
nei giorni del Triduo pasquale.
Sono pagine di un presbitero
che riflette a voce alta con la
propria comunità: si avverte
l’afflato pastorale e la tensione
che invita a condividere; pagine
che accostano il mistero pasquale dal di dentro e che sollecitano ad una consapevole partecipazione liturgico-esistenziale.
Pagine da leggere per comprendere, seguendo il percorso delineato, aspetti e sottolineature
dell’evento pasquale che non
sempre sono percepiti. Il volume è testimonianza di una esperienza e invito a riscoprire la
Pasqua come evento che interpella i credenti.
ARCANGELO BAGNI
RIFLESSIONI
SUI
VANGELI
AGOSTINO CLERICI,
Incontrare il Risorto.
Riflessioni per il Triduo
pasquale, Paoline,
pagine 80, euro 8,50
Il Triduo, una «bellezza» da vivere...
Quattro domande
al direttore de
“Il Settimanale della
diocesi di Como”,
parroco di Ponzate
e autore del volume
edito da Paoline
in questi giorni
Don Agostino, il titolo del tuo libro è, in
fondo, l’itinerario del cristiano...
«Proprio così. Il cristianesimo scaturisce solo
dall’incontro con la persona di Gesù Cristo. Ogni
altra mediazione, compresa la Parola, è al servizio di questo incontro. Paradossalmente, uno
potrebbe conoscere alla perfezione l’esegesi di
ogni brano della Bibbia e non essere entrato per
nulla nell’avventura cristiana, perché gli manca l’incontro con Gesù Cristo risorto. Non basta
sapere che la felicità consiste nell’incontro con
Dio, bisogna lasciarsi abbracciare da Lui. E si è
fatto carne proprio per incontrare la mia carne.
Ed è risorto nel suo vero corpo proprio per dare
ad ogni uomo la possibilità reale di incontrarlo
ancora. Sant’Agostino ripete spesso questa verità nei suoi scritti: Dio ha scelto di diventare
uomo perché potesse incontrarlo anche chi non
sa vedere Dio. L’umiltà dell’incarnazione è la
nave per attraversare il mare del mondo».
Il tuo è un libro che nasce sul terreno della
predicazione del Triduo pasquale. Una
raccolta di omelie, dunque?
«Solo in un certo senso. C’è il rischio di pensare
che ciò che è “pastorale” sia poco profondo. Invece, in quel ribaltamento religioso che è il cristianesimo, avviene esattamente il contrario: la
carne - la concretezza di una comunità cristiana
- è il veicolo della salvezza, e una sana teologia
si fa meglio dal pulpito che dalla cattedra. Questo libro sedimenta in un percorso alcune omelie, ma quelle stesse omelie sono in verità il frutto
dell’incontro con il Risorto, ancora vivo dentro
i volti di persone precise. Il Triduo pasquale è
l’emozione cristiana più grande che ci possa
essere. La liturgia cristiana non è ritualità ma
celebrazione della vita. Ecco perché nel libro
parlo della forma dell’Eucaristia come della forma perenne del Cristo risorto».
La «forma» del pane che passa dalla «forma» della croce e ha bisogno della «forma»
del riconoscimento...
«Il gesto dell’Ultima Cena ha bisogno dell’inveramento della Croce per diventare Eucaristia. Ma
poi - come accade ai discepoli ad Emmaus - c’è
bisogno di un riconoscimento, che fa di quel gesto ripetuto in memoria un sacramento. L’itinerario del cristiano deve assumere queste forme,
un po’ come l’amore dell’uomo e della donna
deve prendere la forma del matrimonio per non
perdere il suo vigore e la sua trasparenza».
Che cosa ti proponi con queste pagine?
«Aiutare a riscoprire la bellezza del mistero pasquale. Purtroppo nei giorni del Triduo troppi
cristiani sono distratti, irretiti dalla televisione
o prigionieri della ferialità civile che in quei giorni
non celebra alcuna festa e non ha ormai alcuna
attenzione al ritmo celebrativo cristiano. Troppi pensano che fare Pasqua significhi andare a
Messa la domenica di Pasqua a sentire, sbadigliando, una “buona notizia” al cui dramma sono
rimasti estranei perché la bellezza del solenne
Triduo non li ha toccati. Questo libro vuole essere uno stimolo a vivere questa bellezza».
SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA - C
Parola
FRA
noi
GEN 15,5-12.17-18
SAL 26
FIL 3,17- 4,1
LC 9,28-36
Nella Trasfigurazione
c’è tutto il cammino
fino a Gerusalemme
di ANGELO SCEPPACERCA
SECONDA SETTIMANA
del Salterio
LUCE DA CONTEMPLARE
C
è sempre luce nella
Parola. Oggi è particolarmente forte, al
punto che la Chiesa
d’Oriente sceglie questa come l’immagine perfetta
della liturgia, l’icona splendida
della gloria di Dio.
Il significato è semplice, ma
profondissimo: il Messia-Salvatore è Gesù. Attorno a questo
centro ci sono gli elementi che
lo compongono: gli otto giorni,
i tre discepoli testimoni, il monte, la preghiera, la veste raggiante, Mosè ed Elia. Pietro,
Giacomo e Giovanni sono importanti perché riconobbero in
Gesù la realizzazione di tutte le
attese dell’Antico Testamento.
Il monte è il posto della manifestazione di Dio, come lo fu per
Mosè ed Elia. Gesù, in preghiera, viene investito da una luce
sfolgorante, segno evidente della gloria di Dio su colui che gli è
unito in modo unico. Mosè ed
Elia sono i grandi uomini di Dio.
I discepoli, anche stavolta, sem-
’
brano non essere all’altezza della situazione, non comprendono
il maestro (sarà così fino alla risurrezione e a pentecoste). La
proposta di Pietro, di fare tre
tende, è talmente fuori luogo
che Luca quasi lo scusa dicendo
che “non sapeva quello che diceva”. Noi sappiamo che, nella
sua, c’è tutta la nostra tentazione di fermarci. Colpisce la solitudine di Gesù. Viene subito in
mente quella nell’orto degli ulivi. Essere prediletti non scampa dal sacrificio.
Gesù inizia il cammino verso
Gerusalemme. Chi è con lui lo
deve seguire e non fermarsi alla
contemplazione della gloria. È
la stessa voce del Padre, nella
nube, a dire chi è Gesù e cosa
attende i discepoli. Da questo
momento ciò che conta è ascoltare la Parola di Gesù.
Torniamo a quelle vesti di
Gesù diventate così chiare da
abbagliare. La luce del corpo
passa anche alle vesti che divengono “gloriose” come il corpo di
Gesù. Anche la Chiesa, nella
sua liturgia, vuole essere come
la veste del corpo di Gesù, partecipe della sua gloria.
Quadri celebri raffigurano la
trasfigurazione. Raffaello, Piero Della Francesca, Beato Angelico... Ci sono tutte le componenti e i motivi che attirano il
genio e il talento: c’è bagliore e
tenebra, voce e silenzio, chiarore e angoscia, affanno e sollievo. Nella Trasfigurazione c’è
tutto il cammino fino a Gerusalemme, tutta l’avventura della
vita seguendo Gesù, come suoi
discepoli convinti perché, prima, testimoni di quella luce.
In questo volume l’autore,
grazie alla competenza biblica e al metodo della “lectio
divina”, accompagna il lettore nei labirinti della Parola
di Dio, valorizzando l’abbondanza delle immagini e della
lettura delle situazioni di vita
come emergono dalle parabole. I racconti si snodano così
in modo trasparente, coinvolgendo e affascinando, rendendo facile e luminosa ogni parola di Gesù. CESARE
BISSOLI, Come il lievito
nella pasta. 20 incontri catechistici sulle più belle
parabole con il metodo della Lectio divina per gli
adulti e i ragazzi, Elledici,
pagine 160, euro 9,50.
Giovani e Vangelo, un binomio
che esprime immediatezza,
sincerità, gioia di vivere e futuro. Tonalità tutte che mons.
Domenico Sigalini sa coniugare perfettamente nel trasmettere la novità evangelica ai giovani di oggi. In questo libro
sono raccolti i suoi interventi
comparsi sulla rivista “Dimensioni Nuove”, dove mensilmente incontra i suoi affezionati
lettori ed espone loro una pagina di Vangelo davanti alla quale passa in radiografia le contraddizioni e le attese, a volte
frustrate dal mondo degli adulti, di tutti coloro che vivono la
condizione giovanile. Il suo linguaggio nasce dall’esperienza
quotidiana dell’ascolto e della
partecipazione ai sogni di chi
ha davanti a sé un’esistenza
incerta. DOMENICO SIGALINI, Un Vangelo da urlo.
Riflessioni sui Vangeli della gioia, Elledici, pagine
200, euro 9,50.
Segnaliamo anche, sempre
edito da Elledici, un agile Messale delle domeniche e delle feste per il 2010, con meditazioni e la Compieta quotidiana (pagine 656, euro 6,50).
SOCIETÀ
P A G I N A
3
PRIMOPIANO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
IN CORSO IN QUESTI GIORNI L’ASSEMBLEA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DELL’INDIA
QUEL RITRATTO BLASFEMO E...
L’EDUCAZIONE
DEI GIOVANI
S
i allarga la protesta per
la diffusione di un ritratto blasfemo di Cristo, pubblicato su un testo scolastico edito a
New Delhi e adottato nelle
scuole indiane. Il testo, dell’editrice Skyline Publications, riporta il ritratto di Cristo che ha
in una mano una sigaretta e
nell’altra una bottiglia di birra,
qualificandolo come “idolo”.
Fonti locali di Fides riferiscono che la diffusione del ritratto
blasfemo, pubblicato anche da
alcuni mass-media, ha generato la protesta delle comunità
cristiane in diversi stati dell’India.
Nello stato del Punjab (India
Nordovest) il ritratto blasfemo
è stato esposto per le vie della
città di Jalandhar. I cristiani
locali hanno protestato in modo
pacifico con le autorità civili,
chiedendo la rimozione delle
immagini. Nella città di Batala
(distretto di Gurdaspur) la situazione è degenerata: alcuni
giovani cristiani hanno cercato
di rimuovere i manifesti presenti in un mercato di commercianti a prevalenza indù, ma
altri giovani, estremisti indù,
hanno tentato di fermarli. Ne è
seguita una rissa e la violenza
si è estesa all’intera città, in
quanto esponenti dei movimenti estremisti come “Bajrang
Dal” e “Shiv Sena” sono scesi
in strada armati e hanno incitato gli animi alla violenza contro i cristiani. Due chiese protestanti (appartenenti alla
“Chiesa dell’India del Nord” e
all’ “Esercito della Salvezza”)
sono state attaccate, incendiate e rase al suolo. Anche i Pastori che ne erano responsabili
sono stati aggrediti e percossi,
e le loro case saccheggiate.
Alcuni cristiani accusati di
essere coinvolti nella violenza
sono stati fermati dalla polizia,
Un sussidiario adottato dalle scuole indiane
riporta il ritratto di Cristo che ha in una mano
una sigaretta e nell’altra una bottiglia di birra,
qualificandolo come “idolo”. La reazione ferma
e pacata dell’episcopato indiano
mentre nessun estremista indù
è stato arrestato. Le autorità
locali hanno decretato un coprifuoco ma la situazione resta
molto tesa, notano fonti di
Fides.
Il caso del ritratto blasfemo è
giunto alla ribalta quando nello stato di Meghalaya (India
Nordest) le suore cattoliche della Congregazione di Nostra Signora delle Missioni, che gestiscono la scuola di San Giuseppe nella città di Shillong, hanno notato l’immagine su un testo scolastico per bambini. Le
religiose hanno chiesto ai ragazzi di riconsegnare i testi e
hanno inviato una lettera alle
autorità esprimendo sdegno e
amarezza per la totale mancanza di rispetto verso simboli religiosi cristiani. Il governo dello stato ha ordinato il ritiro del
libro dalla circolazione.
Le Chiese cristiane in India
stanno prendendo provvedimenti: “Abbiamo chiesto a tutte le scuole cattoliche in India
di ritirare il testo e di boicottare tutti i libri della Skyline
Publications. Quell’immagine è
inaccettabile e va contro ogni
principio di rispetto e di dialogo” ha detto all’Agenzia Fides
p. Babu Joseph, portavoce
della Conferenza Episcopale
dell’India. Sulla casa editrice
che ha pubblicato il testo, p.
Babu Joseph nota: “Non si può
dire che sia espressione diretta
di movimenti integralisti indù,
ma certo è vicina ed è sostenuta da certi ambienti piuttosto
estremisti”.
I Vescovi indiani lanciano un
appello per la pace e scriveran-
no una lettera ufficiale di protesta al Ministro Federale per
l’Istruzione, chiedendo di vigilare sulle case editrici e sui
materiali didattici che vengono
messi in circolazione nelle scuole indiane.
I Vescovi indiani rinnovano
un appello per l’armonia
interreligiosa. P. Joseph dice a
Fides: “I Vescovi hanno condannato quest’atto blasfemo e rinnovano l’appello per la pace nel
Punjab e in tutta l’India. Alla
violenza segue altra violenza e
i gruppi estremisti indù cercano solo pretesti per scatenare
una vendetta conto i cristiani.
I Vescovi chiedono al governo
del Punjab di rilasciare i 25 cristiani arrestati in seguito agli
scontri (fra i quali alcuni cattolici) per la pubblicazione dei
manifesti con l’immagine
blasfema. Trasferire l’immagine su poster sparsi nelle città è
stata un’operazione condotta da
gruppi integralisti indù per creare tensione. Il governo dello
stato ha garantito che perseguirà i responsabili”.
Intanto a Guwahati, l’arcivescovo Thomas Menamparampil, salesiano, è raggiante
in questi giorni. La sua diocesi
di Guwahati – in un territorio
periferico (stato di Assam, nell’India del Nordest), travagliato
da difficoltà interne e da conflitti – per la prima volta nella
storia ospita l’Assemblea della
Conferenza Episcopale dell’India (CBCI) che si è aperta il 24
febbraio con una Solenne
Eucarestia, e si concluderà il 3
marzo.
L’episodio della pubblicazione
L’arcivescovo
Thomas
Menamparampil
del ritratto blasfemo di Cristo
e la violenza esplosa in Punjab
hanno turbato la sua serenità,
ma l’Arcivescovo “confida in
una soluzione pacifica”, come
afferma in un colloquio con
l’Agenzia Fides: “I cristiani hanno protestato pacificamente a
livello politico e pensano alla
via giudiziaria. Inoltre bisogna
pregare e dialogare . Queste
sono le nostre modalità di vivere questa situazione”.
Mons. Menamparampil aggiunge: “Occorre sempre estrema sensibilità quando si toccano i simboli religiosi. E’ accaduto con le vignette del profeta
Maometto in Europa, e questo
è un altro caso simile. Credo che
la maggioranza dei fedeli indù
non condivida tale atto. La civiltà indù è molto rispettosa dei
simboli religiosi propri e altrui.
A fianco dei cristiani, molti leader religiosi indù hanno condannato l’immagine blasfema e
a loro si sono uniti i leader
musulmani in India. Non credo che questa vicenda avrà conseguenze più gravi”.
I Vescovi, nell’assembla di
Guwahati, “non si soffermeranno più di tanto su questo
incidente, che sembra già rientrato”, spiega a Fides l’Arcivescovo.
“L’Assemblea – continua –
toccherà indirettamente il
tema, in quanto sarà incentrata sui giovani, che spesso sono
preda degli estremismi e del
materialismo: il tema dell’Assemblea è infatti ‘I giovani nel
contesto dell’India emergente’.
Discuteremo su come aiutarli a
vivere i valori cristiani in questa cultura, in questa società,
nelle sfide che presentano le
nuove tecnologie. Rifletteremo
su come possono essere strumenti di pace e agenti di
evangelizzazione”.
Non a caso, nota il presule, i
recenti scontri in Punjab sono
iniziati per tafferugli fra giovani cristiani e indù: “I giovani
hanno forti motivazioni, entusiasmo, passione, anche per i
contenuti della fede. Spesso
vengono manipolati e strumentalizzati da gruppi integralisti”,
nota. “Ma, nel complesso, siamo
davvero ottimisti per il futuro
dell’India, che è una nazione
molto giovane”.
Il messaggio con cui l’Arcivescovo conclude l’intervista con
l’Agenzia Fides è questo: “Voglio
ribadire ai giovani e a tutti i
cristiani in India il messaggio
che Gesù porta nel Vangelo:
amate i vostri nemici. Anche
quando vi sentite perseguitati,
umiliati, oppressi. Non è facile
farlo, ma è possibile: l’amore
riesce a disarmare il nemico. La
nostra vocazione è costruire
ponti e aprire porte di dialogo e
di speranza per la nostra nazione”.
(Fonte: www.fides.org)
PRESENTATO A BENEDETTO XVI L’ANNUARIO PONTIFICIO 2010
AUMENTANO I CATTOLICI NEL MONDO
A
umentano i cattolici
nel mondo così come
i sacerdoti e i seminaristi, in particolare in
Asia e Africa: è quanto emerge dall’Annuario Pontificio 2010, presentato sabato 20
febbraio a Benedetto XVI dal
Cardinale Segretario di Stato
Tarcisio Bertone e da mons.
Fernando Filoni, sostituto alla
Segreteria di Stato per gli Affari Generali.
La redazione del nuovo Annuario – che sarà prossimamente in vendita nelle librerie
– è stata curata da mons. Vittorio Formenti, incaricato dell’Ufficio Centrale di Statistica
della Chiesa, dal prof. Enrico
Nenna e dai loro collaboratori.
Il lavoro di stampa – informa
un comunicato della Sala Stampa vaticana – è stato invece
curato dal rev. don Pietro
Migliasso S.D.B., da Antonio
Maggiotto e da Giuseppe
Canesso, rispettivamente direttore generale, direttore commerciale e direttore tecnico della Tipografia Vaticana.
Nel 2008 sono stati registrati un miliardo e 166 milioni di
fedeli battezzati, con un incremento di 19 milioni (+1,7%) rispetto all’anno precedente. Anche considerando la crescita
della popolazione mondiale a 6
miliardi e 700 milioni di persone si osserva un lieve aumento
percentuale dell’incidenza dei
cattolici a livello planetario (dal
17,33 al 17,40 per cento).
In aumento anche i Vescovi
passati da 4.946 a 5.002 tra il
2007 e il 2008 (+1,13%). L’incremento è stato significativo in
Africa (+ 1,83%) e nelle
Americhe (+ 1,57%), mentre in
Asia (+1,09%) e in Europa (+
0,70%) i valori si collocano sotto la media complessiva. L’Oceania registra nello stesso periodo un tasso di variazione di –
3%.
Leggero incremento (attorno
all’1% nel periodo 2000-2008)
anche per i sacerdoti, sia
diocesani che religiosi, aumentati da 405.178 nel 2000 a
409.166 nel 2008.
La distribuzione del clero tra
i continenti, nel 2008, è caratterizzata da una forte prevalenza di sacerdoti europei (47,1%),
quelli americani sono il 30%; il
clero asiatico incide per il
13,2%, quello africano per
l’8,7% e quello nell’Oceania per
l’1,2%.
Tra il 2000 e il 2008 non è
variata l’incidenza relativa dei
sacerdoti in Oceania. E’ invece
cresciuto il peso sia del clero
africano, sia di quello asiatico
e dei sacerdoti americani, mentre il clero europeo è vistosamente sceso dal 51,5 al 47,1%.
Tra le figure di operatori religiosi che affiancano l’attività
pastorale dei vescovi e dei sacerdoti, le religiose professe costituiscono il gruppo di maggior
peso numerico. Tali religiose,
che nel Mondo erano 801.185
nell’anno 2000, diminuiscono
progressivamente, tanto che al
2008 se ne contavano 739.067
(con una diminuzione relativa
nel periodo del 7,8%).
Va rilevato che i gruppi più
numerosi di religiose professe
si trovano in Europa (40,9%) e
in America (27,5%) e che le contrazioni di maggior rilievo si
sono manifestate ugualmente
in Europa (- 17,6%) e in America (- 12,9%), oltre che in Oceania (- 14,9%), mentre in Africa
e in Asia si hanno dei notevoli
aumenti (+ 21,2% per l’Africa e
+ 16,4 per l’Asia). Dati questi
che controbilanciano ma senza
annullare la diminuzione riscontrata.
A livello globale, il numero dei
candidati al sacerdozio è aumentato, passando da 115.919
nel 2007 a 117.024 nel 2008.
Complessivamente nel biennio
si è avuto un tasso di aumento
di circa l’1%.
Tale variazione relativa è stata positiva in Africa (3,6%), in
Asia (4,4%) e in Oceania (6,5%),
mentre l’Europa ha fatto registrare un calo del 4,3%. L’America presenta invece una situazione di quasi stazionarietà.
(Fonte: www.zenit.org)
SOCIETÀ
P A G I N A
4
INTERNIESTERI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
DOCUMENTO DEI VESCOVI A 20 ANNI DA “SVILUPPO NELLA SOLIDARIETÀ”
Chiesa e Mezzogiorno: per un Paese solidale
«
I
l Paese non crescerà se
non insieme”. A ribadirlo, a 20 anni dalla pubblicazione del documento “Sviluppo nella
solidarietà. Chiesa italiana e
Mezzogiorno”, sono i vescovi
italiani, nel documento dal titolo: “Per un Paese solidale.
Chiesa italiana e Mezzogiorno”,
diffuso il 24 febbraio (testo integrale su www.agensir.it). “Anche oggi – si legge nell’introduzione – riteniamo indispensabile che l’intera nazione conservi
e accresca ciò che ha costruito
nel tempo”, a partire dalla consapevolezza che “il bene comune è molto più della somma del
bene delle singole parti”. “Affrontare la questione meridionale diventa un modo per dire
una parola incisiva sull’Italia di
oggi e sul cammino delle nostre
Chiese”, spiegano i vescovi, precisando che il punto di partenza del testo è “la constatazione
del perdurare del problema
meridionale”, unita alla “consapevolezza della travagliata fase
economica che anche il nostro
Paese sta attraversando”. Tutti “fattori”, questi, che per la Cei
“si coniugano con una trasformazione politico-istituzionale,
che ha nel federalismo un punto nevralgico, e con un’evoluzione socio-culturale, in cui si combinano il crescente pluralismo
delle opzioni ideali ed
etiche e l’inserimento
di nuove presenze etnico-religiose per effetto
dei fenomeni migratori”. “In una prospettiva di impegno per il
cambiamento, soprattutto i giovani sono
chiamati a parlare e testimoniare la libertà
nel e del Mezzogiorno”,
si legge nella parte finale del testo, in cui si
auspica “un grande
progetto educativo” per
promuovere la “cultura
del bene comune, della
cittadinanza, del diritto, della buona amministrazione e della
sana impresa nel rifiuto dell’illegalità”. “Bisogna osare il coraggio
della speranza!”, è l’invito finale del documento, caratterizzato “nonostante tutto” da “uno
sguardo fiducioso”, che sappia
“ricercare il bene comune senza cedere a paure ed egoismi
che lamentano miopi interessi
di parte e mortificano la nostra
tradizione solidaristica”.
Rilanciare le politiche di
intervento. “Il complesso panorama politico ed economico
nazionale e internazionale”,
aggravato dalla crisi, “ha fatto
COLPO D’OCCHIO
Gatti «cucinati» in tv
Accadeva quando c’era fame “brutta”
i mangiano i gatti? Certamente no, non sta bene. A
parte che la legge lo vieta. La sortita di Beppe
Bigazzi alla “Prova del cuoco” ha suscitato dibattiti.
Più, a dir la verità, se fosse stato giusto o meno sospendere l’incauto gastronomo dalle prossime puntate, che sul fatto di cucinare i felini, operazione per la quale, salvo eccezioni, tutti – animalisti o meno – hanno espresso
esecrazione.
La colpa di Bigazzi è quella di aver toccato l’argomento
innanzitutto nella trasmissione sbagliata e poi di aver accennato, sia pure di sfuggita, a possibili ricette e modalità
di preparazione, facendo così passare un messaggio perverso. Si fosse limitato all’affermazione che i gatti sì, è vero, si
“possono” (nel senso della possibilità, dell’eventualità, non
certo della liceità) “anche” mangiare, tutto sarebbe finito lì.
È avvenuto in passato, sicuramente per necessità: avviene,
non ne dubitiamo, ancora oggi, forse per sfizio, di cucinare
gatti. I gusti delle persone, anche in fatto di cibi, possono
sconfinare nella perversione e andare oltre. Detto questo e
assegnata, come d’obbligo in simili casi, la giusta parte di
colpa alla tv (ogni volta che qualcuno, davanti alle telecamere, apre bocca e le dà fiato diventa un caso nazionale), va
detto che i gatti, storicamente, si “possono” mangiare, e si
sono mangiati, in particolare nei periodi di carestia. Il termine “mangiagatti” è registrato dai vocabolari della lingua
italiana, anche dai monovolume (Devoto-Oli, SabatiniColetti, De Felice-Duro), sia, alla lettera, come “mangiatore
di gatti”, sia come nomignolo tradizionalmente attribuito ai
vicentini. Devoto-Oli riporta il proverbio: “Veneziani gran
signori, padovani gran dottori, vicentini mangiagatti, veronesi tutti matti”. Perché i vicentini siano chiamati
“mangiagatti” non è dato sapere con certezza storica, ma se
è così, qualche aggancio lontano con la realtà dovrà pur esserci. Per andare a tempi più vicini, personalmente ricordiamo racconti di reduci dai fronti di guerra in Grecia, Albania, Iugoslavia, che avevano mangiato gatti e… altro: cavalli, muli… Prima di dare giudizi, in questi casi, si dovrebbe aver patito la fame, quella brutta.
C’è infine, per concludere, il garbato epigramma di Luciano Folgore, che tratta l’argomento con un tocco lieve di ironia: “Se potesse una lepre cucinata / lamentar la sua fine
disgraziata, / quest’oggi, in trattoria, dal piatto mio / salirebbe un leggero miagolio”. Insomma anche ai poeti – Luciano Folgore, pseudonimo di Omero Vecchi, è scomparso
nel 1966 – può capitare di mangiare, loro malgrado, i gatti.
S
PIERO ISOLA
crescere l’egoismo, individuale
e corporativo, un po’ in tutta
l’Italia, con il rischio di tagliare fuori il Mezzogiorno dai canali della ridistribuzione delle
risorse, trasformandolo in un
collettore di voti per disegni
politico-economici estranei al
suo sviluppo”. È il grido d’allarme dei vescovi, secondo cui “il
cambiamento istituzionale provocato dall’elezione diretta dei
sindaci, dei presidenti delle province e delle regioni, non ha
scardinato meccanismi perversi o semplicemente malsani
nell’amministrazione della cosa
pubblica, né ha prodotto quei
benefici che una democrazia più
diretta nella gestione del territorio avrebbe auspicato”. Di qui
la necessità di “ripensare e
rilanciare le politiche di intervento” a favore del Sud, per generare “iniziative autopropulsive di sviluppo”. Il fenomeno delle “ecomafie” e la “questione ecologica”, la “fragilità
del territorio” e la “massiccia
immigrazione” che ne ha fatto
il “primo approdo della speranza per migliaia di immigrati”:
queste le “vecchie e nuove emergenze” del Mezzogiorno, che per
i vescovi può diventare un “laboratorio ecclesiale” in materia
di “accoglienza, soccorso e ospitalità”, ma anche di dialogo
interreligioso con immigrati e
profughi.
Federalismo e ruolo dello
Stato. Un “sano federalismo”,
per la Cei, “rappresenterebbe
una sfida per il Mezzogiorno e
potrebbe risolversi a suo vantaggio, se riuscisse a stimolare
una spinta virtuosa nel bonificare il sistema dei rapporti sociali, soprattutto attraverso
l’azione dei governi regionali e
municipali”. Tuttavia – ammoniscono i vescovi – “la corretta
applicazione del federalismo fiscale non sarà sufficiente a porre rimedio al divario nel livello
dei redditi, nell’occupazione,
nelle dotazioni produttive,
infrastrutturali e civili”. Sul
piano nazionale, per la Cei,
“sarà necessario un sistema integrato di investimenti pubblici e privati, con un’attenzione
verso le infrastrutture, la lotta
alla criminalità e l’integrazione sociale”.
Le mafie, “strutture di
peccato”. Una delle “piaghe
più profonde e durature” del
Sud. Un vero e proprio “cancro”.
Così i vescovi definiscono la mafia, anzi le mafie, che “avvelenano la vita sociale, pervertono la mente e il cuore di tanti
giovani, soffocano l’economia, deformano il volto autentico del Sud”.
“La criminalità organizzata – il monito dei vescovi – non può e non
deve dettare i tempi e i
ritmi dell’economia e
della politica meridionali, diventando il luogo privilegiato di ogni
tipo di intermediazione
e mettendo in crisi il sistema democratico del
Paese, perché il controllo malavitoso del territorio porta di fatto a
una forte limitazione, se
non addirittura all’esautoramento, dell’autorità dello Stato e degli enti pubblici, favorendo l’incremento della corruzione, della
collusione e della concussione,
alterando il mercato del lavoro, manipolando gli appalti, interferendo nelle scelte urbanistiche e nel sistema delle autorizzazioni e concessioni, contaminando così l’intero territorio
nazionale”. Al Sud, “le mafie
sono strutture di peccato”, denunciano i vescovi: “Solo la decisione di convertirsi e di rifiutare una mentalità mafiosa permette di uscirne veramente e,
se necessario, subire violenza e
immolarsi”. Come hanno fatto
“i numerosi testimoni immolatisi a causa della giustizia”, tra
cui don Pino Puglisi, don Giuseppe Diana e il giudice Rosario Livatino. Ma l’economia illegale “non s’identifica totalmente con il fenomeno mafioso”,
avverte
la
Cei,
stigmatizzando “diffuse attività illecite ugualmente deleterie”, come usura, estorsione,
evasione fiscale, lavoro nero.
Povertà, disoccupazione e
emigrazione interna. Sono
queste le principali “emergenze” del Sud. I giovani del Meridione non devono sentirsi condannati a una perenne precarietà”, esclamano i vescovi,
che al Sud auspicano “migliori
politiche del lavoro”. Un esempio virtuoso è rappresentato dal
Progetto Policoro della Cei. No,
invece, al “lavoro sommerso”,
che “non è certo un sano ammortizzatore sociale”. Infine, “il
flusso migratorio dei giovani,
soprattutto fra i 20 e i 35 anni,
verso il Centro Nord e l’estero”,
che dà luogo ad una categoria
di “nuovi emigranti” composta
da figure professionali di livello medio-alto, “cambia i connotati della società meridionale”
e provoca “un generale depauperamento”.
(Fonte: www.agensir.it)
INTERNET
Scherzi da hacker
Cyberguerre e iperbufale
olpiti più di 75.000 tra computer e server di oltre
2.500 aziende, un attacco che ha interessato società
in oltre 196 Paesi: è l’effetto del più grande attacco
hacker mai registrato. Questa la notizia che da tre
tra i principali quotidiani statunitensi (“Wall Street
Journal”, “New York Times” e “Washington Post”) è rimbalzata su tutti i media. Secondo quanto riportato, l’attacco,
iniziato alla fine del 2008, è stato scoperto da una società
della Virginia, la NetWitness.
Il merito della scoperta, che risale al 26 gennaio scorso, è
di Alex Cox, un ingegnere della NetWitness, appunto, società specializzata in servizi di sicurezza informatica per gli
enti governativi Usa (Governo ed Fbi in testa). Nel mirino
degli hacker sarebbero finiti dati e informazioni di ogni genere: e-mail, dati aziendali anche riservati, carte di credito,
credenziali di accesso dei dipendenti delle aziende coinvolte. Un vero e proprio attacco in grande stile, che sarebbe
partito dall’est Europa ed avrebbe colpito grandi società
internazionali del calibro della Merck & Co., della Cardinal
Health o della Paramount. Il gruppo di hacker avrebbe utilizzato una strategia molto strutturata, gestita da un centro di
controllo in Germania; tra i principali Paesi colpiti, oltre gli
Stati Uniti, figurerebbero anche il Messico, l’Arabia Saudita,
l’Egitto e la Turchia. Ma è andata proprio così? In realtà non
si è trattato di una cyber-offensiva senza precedenti. L’ingegnere Cox ha semplicemente individuato una rete di computer infetti a causa del trojan Zeus. Questo è una specie di
prototipo di virus informatico che viene venduto su internet
proprio perché gli hacker possano crearsi i loro virus
“personalizzati”, ma è noto ormai da tempo e le forze dell’ordine sono sulle tracce dei loro autori e utilizzatori già da mesi.
Inoltre, il presunto numero di computer e server infetti (75.000)
non è certamente da record. Esistono, da anni, intere reti di
pc infetti e controllati da virus: lo Storm Worm dovrebbe aver
infettato tra 1 e 50 milioni di pc, Conficker 10 milioni e lo
stesso Zeus dovrebbe aver colpito almeno 3,6 milioni di pc.
Nonostante la bufala mediatica, però, la cyberguerra è ormai un fatto reale; basti pensare al recente scontro Usa-Cina
a causa dell’attacco subito da Google, partito (si è scoperto in
questi giorni) da due università cinesi. La minaccia è così concreta che pochi giorni fa ne ha parlato il direttore della National
intelligence degli Stati Uniti, Dennis Blair, davanti al Senato
americano: secondo Blair, i gruppi terroristici legati al
fondamentalismo islamico hanno già da tempo creato dei team
di hacker con l’obiettivo di colpire il cuore informatico Usa.
C
ANTONIO RITA
SOCIETÀ
P A G I N A
5
FATTIePROBLEMI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
ISCRIZIONI ALLA NUOVA SCUOLA SUPERIORE
Parlare bene di Dio
Prendere le misure
C
on il 26 febbraio scattano le iscrizioni al primo anno della scuola
secondaria di secondo
grado. Quest’anno la
procedura, abituale nel mese di
gennaio, è stata posticipata perché con settembre prossimo entrerà in vigore la riforma della
secondaria superiore, decisa “di
corsa” solo poche settimane fa.
Era necessario posticipare le
iscrizioni per poter offrire ai genitori e agli allievi delle future
prime il quadro della nuova
scuola e tutte le informazioni
necessarie per poter operare
una scelta importante in modo
consapevole. Dunque si parte
questa settimana e la scadenza ultima sarà il 26 marzo (va
ricordato, tra l’altro, che all’atto dell’iscrizione va operata anche la scelta per avvalersi o
meno dell’insegnamento della
religione cattolica).
Informazione: qui sta il nodo
da sciogliere. Certo è importante che si conosca qual è la nuova scuola superiore cui devono
iscriversi i ragazzi di prima. E
per far conoscere la struttura
generale della nuova secondaria di secondo grado il ministero ha già messo in campo notevoli sforzi. Oltre alle informazioni diffuse subito dopo il via
libera ai regolamenti, entro il
25 febbraio il ministero dovrebbe rendere disponibile, sul proprio sito internet (www.pubbli
ca.istruzione.it), una funzione
che permetterà la ricerca delle
scuole superiori secondo i nuovi ordinamenti. Gli studenti
interessati, assieme alle loro
famiglie e ai docenti che si occupano di orientamento, po-
tranno quindi individuare tutte le scuole e la loro collocazione sul territorio.
Un’altra iniziativa è quella di
fornire agli studenti e alle famiglie due strumenti utili per
cominciare a muoversi nella
nuova scuola riformata. Il primo è “un fascicolo dettagliato e
completo – così recita la circolare ministeriale – dei quadri
orari dei diversi indirizzi, delle
articolazioni e delle opzioni previste, dei profili professionali e
di tutte le informazioni utili a
conoscere le caratteristiche della nuova scuola secondaria superiore”. Il secondo strumento,
invece, è una brochure più riassuntiva “che contiene informazioni generali sulla riforma, oltre che una più dettagliata presentazione dei nuovi licei, istituti tecnici e professionali”.
L’impegno è a distribuire sia il
fascicolo sia la brochure nelle
scuole secondarie di I e II gra-
P
do e di renderli disponibili e
scaricabili dal sito del ministero da giovedì 25 febbraio.
Insomma, la macchina si
mette in moto. A famiglie e allievi tocca comunque un compito non facile. Il riordino
Gelmini, che semplifica – nelle
intenzioni ministeriali – l’offerta formativa della secondaria
superiore non è solo nella struttura generale. Oltre lo “scheletro”, infatti, dovrebbe cambiare anche molta sostanza della
scuola attuale e di questo ancora poco si sa. E servirà più
tempo per conoscere e capire
contenuti, obiettivi e quant’altro. La riforma è destinata a
compiersi in itinere, a chiarirsi
nei passi successivi. Insomma,
l’appuntamento, al di là delle
iscrizioni, è per i prossimi mesi,
durante i quali si potrà meglio
“prendere le misure” con i nuovi percorsi scolastici.
ALBERTO CAMPOLEONI
CORSIVO
di AGOSTINO CLERICI
NEFASTA
CULTURA DEL
«FUORIPISTA»
Verrebbe da invocare la
stupidità, ma ne ricaveremmo quasi un’attenuante, e
non è proprio il caso. Coloro
che in questi giorni s’avventurano sulla neve con abbondante imprudenza e incoscienza meritano un giudizio più forte. Le informazioni non mancano. Gli appelli si sprecano su carta
stampata, in radio e in televisione, fino alla nausea. Eppure c’è sempre qualcuno
che disobbedisce, sapendo di
farlo. Più d’uno. Alla maggioranza di loro va bene. Ma
poi a qualcuno va male, e allora ci scappa il morto. E, sia
chiaro, il delitto è di due specie soltanto: omicidio e/o...
suicidio. La slavina uccide
chi l’ha provocata e, allora,
è suicidio: smettiamola di
titolare in quel modo ipocrita, scrivendo che «la montagna ha ucciso ancora», perché la montagna non uccide
mai, in quanto all’origine c’è
sempre, poca o tanta, la responsabilità umana. Ma può
accadere che la slavina sia
provocata da un omicida -
chiamiamolo con il nome
giusto! - che toglie la vita ad
altri con la sua folle imprudenza. Tertium non datur!
Leggo che a Bormio l’ultima tragedia sulla neve è
stata provocata da una coppia di soggetti già noti per
le loro malefatte. Uno ha 28
anni ed è di Inverigo, l’altro
ha 71 anni ed è di Meda.
Nonostante i cartelli segnalassero il pericolo di valanghe e il divieto di sciare, i
due si sono dati al «fuoripista»: la slavina ha sepolto
l’anziano, ora in gravi condizioni all’ospedale di Bergamo, mentre per il giovane
amico si sono aperte le porte del carcere di Sondrio. Le
cronache ci dicono che il
ventottenne fu multato nel
2008 dagli agenti addetti
alla vigilanza proprio perché sciava in zona vietata e
pericolosa. Il settantunenne
- a cui evidentemente i capelli bianchi non hanno regalato saggezza - era stato
multato il giorno precedente perché sorpreso a destreggiarsi nel «fuoripista» e sei
anni fa era stato condannato a 8 mesi per aver provocato una valanga. Perbacco, siamo di fronte ad una ostinazione nel vietato che ha del-
l’incredibile! Sarebbe troppo
comodo invocare la stupidità. Purtroppo, c’è di mezzo
una vera e propria «cultura»
del rischio, della libertà disancorata da ogni verità, di
una «vita spericolata» (come
insegna una famosa canzone di Vasco Rossi), di una individualità che non tiene più
conto dell’altro ma che pensa solo all’esaudimento delle proprie pulsioni. Si rifiutano i paletti di ogni tipo, a
maggior ragione quelli di
una pista di sci!
È poi rivoltante sentire i
tromboni dell’amoralità quotidiana fare, davanti alle telecamere, i sermoni moralistici contro gli imprudenti
del «fuoripista»: perché dovrebbe fermarsi di fronte ad
un cartello colui a cui proprio
tu hai insegnato a non avere
nessuna regola che non sia
quella dettata dal proprio
«ego»? La parola «prudenza»
ha senso solo accanto alla parola «verità», altrimenti è un
puro esercizio di fiato...
Siamo davanti ad una sfida educativa. Bisogna trovare il coraggio di contrapporre a questa strana e nefasta
cultura del «fuoripista» una
più umana e salutare cultura del «segnavia».
er i cristiani è tempo di
quaresima, tempo nel
quale sono chiamati ad
un cammino di conversione. Ritornano, spesso, parole come mortificazione,
sofferenza, digiuno, dolore,
prova. Parole che mettono in
gioco tanto il volto del Dio di
Gesù quanto il volto dell’uomo
concreto. Un ricordo personale, per iniziare. Anni fa, un carissimo amico venne falciato
ai bordi della strada mentre
aiutava un automobilista in
difficoltà. La moglie aveva
partecipato al rito funebre cercando di fare proprie le parole
della liturgia. Ma le sue erano solo parole di lamento:
«Dio, perché? Perché proprio
lui? Che cosa abbiamo fatto di
male? Perché?... Perché?...».
L’enigma del muto dolore sembrava vanificare ogni parola e
rendere improvvisamente tutti incapaci di dire quello che
nel profondo si sentiva.
* * *
Confuso tra la folla che gremiva la chiesa, ascoltavo con
estrema attenzione quanto il
sacerdote andava dicendo. Dio
- ha iniziato- ama tutti gli uomini. Dobbiamo avere radicata in noi questa profonda certezza, altrimenti non possiamo più comprendere nulla.
Ora, anche quello che la moglie, i suoi parenti e amici vivono rientra nel misterioso
disegno dell’amore di Dio. Un
amore che non è esente da prove. Sappiamo - infatti - che Dio
mette alla prova le persone
che Egli ama! E citava un testo dal libro dei Proverbi: «Figlio mio, non disprezzare l’istruzione del Signore e non
aver a noia la sua esortazione, perché il Signore corregge
chi ama, come un padre il figlio prediletto». Dunque, se
capivo bene, la sofferenza di
quei giorni in un qualche modo era un segno di attenzione
particolare dell’amore di Dio!
Allora, l’interrogativo si faceva serio: più uno soffre e più è
amato da Dio? Forse capivo
male; tuttavia era un pensiero che avevo sentito molte volte, in simili circostanze, sulla
bocca di tanti cristiani.
Dio - ed era, questo, il secondo
spunto di riflessione - chiede
agli uomini di partecipare al
suo progetto di redenzione.
Allora, il cristiano che soffre
partecipa al mistero della Croce, porta il suo contributo alla
redenzione del mondo. E citava san Paolo: «Io completo nella mia carne quello che manca alle sofferenze di Cristo per
il suo corpo, che è la Chiesa».
In me sorgevano ancora domande: allora, la sofferenza e
il dolore, in
quanto tali,
“servirebbero” a qualcosa? Verrebbero ad assumere, in
quanto tali,
qualcosa di
positivo?
Come può
essere che
realtà negative -come
la sofferenza e il dolore - abbiano, in prospettiva cristiana, una valenza positiva?
E se uno non accetta di partecipare a questa opera di redenzione, che senso ha la sua sofferenza? E il Dio buono, che ha
creato il mondo per l’uomo, che
vuole la vita dell’uomo? .
La sofferenza - concludeva il
celebrante - è un’offerta gradita a Dio. E per illustrare il
suo pensiero citava Paolo: «Fatevi dunque imitatori di Dio..
e camminate nella carità, nel
modo che anche Cristo vi ha
amato e ha dato se stesso per
noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore».
* * *
Ero entrato in Chiesa con la
speranza di sentire una parola che gettasse un po’ di luce
sulla vicenda che ci coinvolgeva; in realtà uscivo di chiesa
con tanti interrogativi e mi
chiedevo, con una certa rabbia
e inquietudine, se davvero di
Dio e della sofferenza, si potesse dire tutto quello che avevo sentito. Il Dio di Gesù mette alla prova coloro che egli
ama? La sofferenza salva il
mondo? La sofferenza è un’offerta gradita a Dio?
Come conciliare il Dio buono
e misericordioso con il volto
quasi non più umano della
moglie e delle figlie improvvisamente diventate vedova e
orfane? Quale Dio? Non potevo rinunciare al Dio di Gesù
ma - allo stesso tempo - non
riuscivo ad accettare il tentativo di rendere ragionevole
quanto ragionevole non poteva essere, quasi a voler togliere ciò che di scandaloso c’era
in quegli avvenimenti.
Lasciamo le domande aperte.
Il rischio di affrettate risposte
è quello di “parlare male” di
Dio: non più lieto annuncio né
invito alla conversione, ma
proposta di un buon senso
umano. Che non va oltre le domande! Anzi, deforma tanto le
domande quanto le risposte. A
gloria di Dio, si intende!
FUORI
dal
CORO
ARCANGELO BAGNI
BENEDETTO XVI: TELEGRAMMA DI CORDOGLIO
PER LE VITTIME DELL’ALLUVIONE DI MADEIRA
43 morti, 250 dispersi, un centinaio di feriti e moltissimi sfollati:
questo il tragico bilancio - ancora provvisorio - delle piogge torrenziali che hanno colpito l’isola di Madeira. In un comunicato stampa, il vescovo di Funchal, mons. Antonio Carrilho, manifesta la
sua “profonda comunione e solidarietà nei confronti della popolazione e delle vittime”. Il presule riferisce di “uno scenario di distruzione e sofferenza”, nel quale è importante ascoltare con attenzione i messaggi di allerta e i consigli delle entità competenti, e
riconosce “il generoso servizio di missione e di volontariato, incurante dei rischi e dei sacrifici necessari”, svolto dalle Forze dell’ordine, dalla Protezione civile, dai Vigili del Fuoco. Dolore e costernazione per le vittime sono stati espressi da Benedetto XVI in un
telegramma di cordoglio inviato al vescovo della città, mons. Antonio José Carrilho, tramite il cardinale Segretario di Stato Tarcisio
Bertone. “Costernato per le gravi conseguenze delle recenti alluvioni nell’isola di Madeira che hanno provocato decine di morti ed
enormi danni materiali ai suoi abitanti - si legge nel testo - il Sommo Pontefice assicura a tutta la comunità locale la sua vicinanza
raccomandando le vittime alla misericordia di Dio e supplicando
conforto e sostegno per i familiari, i feriti, e per coloro che hanno
perso i loro beni”.
P A G I N A
6
CHIESA
CHIESA LOCALE
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
GLI SCORSI 15 E 16 FEBBRAIO
del
VESCOVO
GIOVEDÌ 25
A Como, al mattino, consiglio episcopale.
DA VENERDÌ 26
A DOMENICA 28
Visita pastorale alla zona
Prealpi: Cagno, Concagno, Solbiate.
LUNEDÌ 1 MARZO
A Como, nel pomeriggio, incontro con i Seminaristi.
MARTEDÌ 2
A Como, in serata, in
Vescovado, Commissione
per il diaconato permanente.
MERCOLEDÌ 3
A Roma, Consiglio nazionale della scuola cattolica.
GIOVEDÌ 4
A Como, in mattinata,
Consiglio episcopale; nel
pomeriggio, a Como, incontro con la comunità
della Propedeutica
DA VENERDÌ 5
A DOMENICA 7
Visita pastorale alla zona
Prealpi: Uggiate Trevano.
APOSTOLATO
DELLA PREGHIERA
Incontri di marzo
• Mercoledì 3 marzo, alle
ore 15.00, incontro di formazione per animatori parrocchiali presso l’Istituto
Canossiano.
• Giovedì 11 marzo, alle
ore 15.30, adorazione eucaristica nella chiesa di santa Cecilia con il Mite.
Intenzione del Vescovo
per il 2010:
Il sacramento della riconciliazione, celebrato con diligenza dai sacerdoti e ricevuto con fedeltà periodica
da tutti, aumenti il desiderio della santità e aiuti i giovani a prendere in maggiore considerazione la chiamata del Signore alla vita
sacerdotale e religiosa”.
Tra i vari doni dell’Anno Sacerdotale, si ricorda l’indulgenza plenaria concessa a
coloro che partecipano alla
Santa Messa del primo giovedì di ogni mese, pregando per i sacerdoti.
MOVIMENTO
EUCARISTICO
La prossima ora di adorazione è in programma
per sabato 6 marzo, alle
ore 16.20, presso la chiesa di Santa Cecilia (chiesa dell’Adorazione). Letture e meditazioni con don
Andrea Meloni, cui seguiranno silenzio e adorazione. Durante l’incontro sarà
distribuito l’avviso per la
Settimana Santa.
A Capiago l’assemblea
dei Vicari Foranei
S
i è svolto a Capiago lo
scorso 15-16 febbraio,
presso la Casa Incontri
Cristiani dei padri Dehoniani, l’Assemblea dei
Vicari Foranei. Tre i temi affrontati.
nella Commissione del Sinodo
poi rimasto incompiuto. L’ottica
che vi presiede è triplice, e non si
limita al solo dato (pure indiscutibile) della diminuizione numerica del clero:
- considerare il territorio non
solo come entità geografica, ma
anche sociale, culturale, storica,
economica (come l’attenzione ai
plessi scolastici o sanitari);
- riferirsi alla persona concreta
– nelle sue dimensioni “trasversali” di affetti, lavoro e riposo, fragilità, appartenenza, cittadinanza – quale interlocutrice dell’azione pastorale;
- muoversi nell’orizzonte del
principio di sussidiarietà, onde
evitare ripetizioni e sovrapposizioni che appesantiscono e ingolfano la struttura ecclesiale.
1. Una prima verifica della Visita Pastorale
I Vicari Foranei della zona Intelvi (don Paolo Barocco) e Valtellina Superiore (don Giuseppe Negri) hanno relazionato sulla Visita Pastorale compiuta dal Vescovo nelle rispettive zone.
2. Il Tema pastorale per l’anno 2010-2011
L’anno pastorale 2010-2011, che
terminerà con la solennità di
Cristo Re del 2011, non avrà un
tema specifico, ma sarà dedicato
alla verifica e al consolidamento
delle scelte pastorali compiute
nel biennio 2008-2010 sull’educare: (1) costituire i Consigli Pastorali Parrocchiali, (2) ripensare l’iniziazione cristiana dei fanciulli, (3) avviare i nuovi percorsi
di preparazione al sacramento del
matrimonio, (4) dare nuovo slancio e nuovo vigore alle scuole di
formazione teologica e pastorale.
Le Zone e la parrocchie sono pertanto invitate a fare una verifica
del cammino svolto. Si tratta di
un segno di serietà nel modo di
lavorare: darsi degli obiettivi e
poi vedere se e come sono stati
raggiunti piuttosto che no. Questo lavoro di verifica dovrà essere svolto, secondo uno schema
predisposto, entro l’inizio dell’estate, così che, sulla base delle
indicazioni raccolte, il prossimo
25 settembre possa aver luogo
un’Assemblea Diocesana, con il
compito di fare il punto e rilanciare il cammino compiuto. A tale
Assemblea parteciperanno i Vicari Foranei, i membri del Consiglio Pastorale Diocesano, i rappresentanti degli Uffici Pastorali, le tre segreterie degli Istituti
Religiosi e Secolari. Le indicazioni emerse dall’Assemblea Diocesana saranno poi consegnate ai
presbiteri nell’Assemblea di
inizio anno a Nuova Olonio (martedì 5 ottobre), e agli operatori
pastorali, nella forma del “Mandato”, nel corso di una celebrazione che avrà luogo venerdì 8
ottobre in tre differenti punti
della diocesi (Como, Sondrio,
Valli Varesine).
Successivamente si metteranno
a fuoco le tematiche dei due anni
pastorali seguenti: 2011-2012
Educazione e Parola di Dio (con
riferimento alla ormai prossima
Esortazione Apostolica PostSinodale); 2012-2013 Educazione ed Eucaristia (con riferimento
al prossimo Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona).
3. L’articolazione territoriale
della diocesi: parrocchie, comunità pastorali, vicariati,
Zone
I Vicari Foranei hanno lungamente discusso sul tema dell’articolazione territoriale della Diocesi a partire da una scheda preparata da don Battista Galli,
don Italo Mazzoni e don Giuliano Zanotta.
Il tema era stato già affrontato
È emerso che la riorganizzazione
territoriale della diocesi rispon○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
AGENDA
de non solo ad una esigenza di
maggiore funzionalità pastorale,
ma anzitutto è in relazione a una
ben precisa immagine di Chiesa.
Si tratta della cosiddetta pastorale integrata: ossia l’esigenza di
mantenere le parrocchie, per
quanto piccole, per non disperderne l’identità, ma mettendole
in rete fra di loro e abituandole a
progettare e lavorare insieme, a
cominciare dalle piccole e sporadiche collaborazioni fino alle forme organiche di collaborazione
nelle Comunità pastorali.
Parrocchie e Comunità pastorali
dovrebbero poi trovare nel Vicariato il naturale luogo di incontro
e di progettazione, sia per ciò che
riguarda la vita pastorale, sia
per ciò che riguarda la fraternità
presbiterale. Alla Zona, infine,
dovrebbero spettare quei compiti prevalentemente formativi che
non possono essere assolti dalla
dimensione troppo esigua del
Vicariato.
Il confronto fra i Vicari Foranei
ha fatto così emergere la necessità di definire “Vicariati più piccoli” e “Zone più ampie”. Non si
tratta però tanto di fare opera di
“ingegneria ecclesiatica” sui confini territoriali, quanto di differenziare compiti e funzioni. E
proprio perché si tratta di una
ridefinizione di identità e di compiti fra Zona e Vicariato appare
opportuno – ai fini di una maggiore chiarezza – un cambiamento anche della terminologia.
Ovviamente la costruzione del
nuovo organigramma territoriale dovrà avvenire secondo un criterio di prudenza e gradualità,
coinvolgendo il più possibile preti e laici, e dando abbondante e
puntuale informazione attraverso i canali di informazione della
diocesi. Anche il Seminario diocesano e la formazione dei nuovi
presbiteri dovranno essere attivamente coinvolti in questo progetto di ridefinizione territoriale
della Diocesi.
Il tema esaminato sarà nuovamente sottoposto il 20 marzo al
vaglio del Consiglio Pastorale
Diocesano.
don ANGELO RIVA
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Il biennio
filosofico:
due anni,
una scelta
L
di monsignor
ANDREA CAELLI
Rettore del Seminario
diocesano
i n i z i o di meditazione offrono al giovane le conoscenze e gli strumenti per far propria la preghiera della Chiesa. Progressivamente venteologi- gono avvicinati alla Liturgia delle Ore e alla
co, dopo meditazione della Parola di Dio. Vi sono teml’anno propedeu- pi in cui il padre spirituale riserva una pretico, prevede un senza costante e un aiuto concreto. Così i giobiennio di discer- vani del biennio alternano momenti di prenimento voca- ghiera personale e di gruppo a quelli condivizionale che si si con l’intera comunità.
L’inserimento attivo nella vita della Chiesa
conclude con la
IL
domanda di am- diocesana avverrà dopo la Domanda di amSEMINARIO missione tra i can- missione agli Ordini, ma la progressiva codidati al ministe- noscenza di alcune parrocchie inizia già in
SI
presbiterale e prima teologia: durante il fine settimana, a
RACCONTA ro
diaconale: il gio- piccoli gruppi, i seminaristi vengono affidati
vane seminarista chiede al Vescovo, ufficial- ad alcuni parroci della diocesi che li accolgomente e pubblicamente, di iniziare il tempo no mostrando loro l’esperienza del ministedella formazione al ministero per fare una scel- ro. Non assumono incarichi di responsabilita consapevole e orientarsi ad assumere il mi- tà, in questo primo anno, bensì si inseriscono
nistero che gli sarà conferito a suo tempo.
nella vita della comunità.
Il percorso del biennio teologico mira perGli alunni di seconda teologia vengono intanto a porre solide basi di maturazione uma- vece destinati al Centro diocesano vocazioni
na e spirituale e ad approfondire la conoscen- per l’animazione vocazionale attuata dal seza di Gesù Cristo e della sua Chiesa per spen- minario. È questa un’occasione per conoscedere la propria vita come Cristo pastore e re i preti, percorrere la diocesi in tutta la sua
servo dei fratelli.
ampiezza geografica, collaborare con i laici,
La diversificata provenienza degli studenti le consacrate e i consacrati, incontrare i gioche si distinguono per storie di vita e motiva- vani e, soprattutto, assumere uno stile di lazioni vocazionali richiede di sviluppare itine- voro comune. L’attività è svolta dall’intera
rari personalizzati, così da aiutare ogni gio- classe sotto la guida del delegato diocesano
vane a comprendere e focalizzare gli elemen- per la pastorale vocazionale. È certo che l’inti oggettivi, personali ed ecclesiali, che sono contro con la situazione ecclesiale porta i giopropri di una chiamata ministeriale.
vani a misurarsi anche con i limiti propri e
Il percorso comune prevede l’introduzione quelli della stessa Chiesa: ciò aiuta a non idealla teologia e la conseguente assunzione di alizzare la vita cristiana e ad offrire il proprio
un metodo di studio e di ricerca. Gli studenti servizio con umiltà e realismo.
A fianco di queste proposte permane natupossono usufruire delle strutture del Centro
Studi “Nicolò Rusca” – aperto anche al pub- ralmente il lavoro quotidiano e nascosto dei
blico esterno al seminario - che offre una ric- colloqui personali con il direttore spirituale e
ca biblioteca per la ricerca e l’approfondimen- l’accompagnamento concreto da parte del retto personale.
tore e degli altri educatori.
La maturazione spirituale comprende sucCondizione fondamentale per la crescita
cessivi passi di approfondimento e un gradua- umana e spirituale, infatti, rimane sempre la
le percorso di iniziazione alla preghiera. fiducia reciproca fra il giovane e il suo eduL’istruzione settimanale e i regolari interventi catore.
per’ del
corso
P A G I N A
CHIESA
QUARESIMA2010
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
MERCOLEDÌ DELLE CENERI
TRE «SÌ» PER UNA
VERA CONVERSIONE
ficazione, digiuno… Tutte cose
negative. Mentre la società dei
“sì” dice che non c’è niente di
male in tante cose: tutto è lecito,
purché non danneggi gli altri. Il
contrasto, la contrapposizione,
non potrebbe essere più netta di
così. Ma ecco cosa succede se, seguendo le indicazioni del Vangelo, noi, invece, andiamo al fondo
del nostro cuore, e agli strati più
basilari delle nostre riflessioni e
convinzioni della nostra mente.
Succede che la religione, quella
cristiana, quella vera, ci appare
innanzitutto una proposta di alcuni “sì”, motivati e mirati. Non
tanto i “sì” del mondo, che si rivolgono soprattutto al desiderio
individuale, a volte eretto a diritto insindacabile. Ma i “sì” motivati e mirati al bene di tutti.
Non a me stesso. Sempre. E appena possibile. In tutte le direzioni. Basta non fare del male
agli altri, almeno in maniera
immediata e diretta… Ma “sì” a
ciò che giova. Più volte, anche
nella Lettera ai Corinti, san Paolo dice: sì, ci sono coloro che affermano che tutto è lecito, ma
non tutto edifica… ci sono molti
che dicono che tutto è lecito, che
male c’è… ma io, dice san Paolo
«non mi lascerò dominare da
niente».
Ecco, allora, i tre grandi “sì” che
noi dovremmo mettere all’inizio
del nostro cammino quaresimale.
Foto William
avvero folto il numero
di fedeli che lo scorso 17
febbraio nella celebrazione penitenziale del
Mercoledì delle Ceneri,
ha partecipato alla Liturgia della Parola, presieduta dal Vescovo
Diego Coletti, in Cattedrale, a
partire dalle ore 12.45. Un orario particolare pensato per venire
incontro alle esigenze di chi, per
motivi di lavoro, di studio o familiari, avrebbe incontrato difficoltà a partecipare alla celebrazione eucaristica. Un’occasione di
preghiera e di riflessione molto
partecipata, con l’approfondimento del Vescovo che riportiamo integralmente qui di seguito. La liturgia ha visto l’ascolto della Parola, l’omelia del presule, la preghiera dei fedeli, la recita del Padre Nostro, la benedizione finale.
Ricordiamo che monsignor
Coletti ha invitato a condividere il gesto del digiuno versando il corrispettivo per proprio pasto a sostegno del “Progetto acqua”, che la nostra
diocesi sta realizzando nella
propria missione in Cameroun, per sostenere la costruzione di pozzi. Nel congedarsi
dall’assemblea, il Vescovo ha ringraziato i fedeli per la presenza
significativa e ha ricordato la
grande generosità della diocesi
dimostrata in occasione delle raccolte a sostegno del fondo diocesano “Famiglia-Lavoro” e delle
popolazioni colpite dal terremoto, in Abruzzo e ad Haiti. Infine,
come impegno di Quaresima, il
Vescovo ha ricordato l’invito della Regola benedettina a leggere
un buon libro (è stato distribuito
anche un volantino con il suggerimento di alcuni testi). Alle ore
18.00 il vescovo ha presieduto il
pontificale
D
TRE SÌ
PER LA QUARESIMA
L’invito di Gesù è perentorio. Bisogna che i nostri gesti esteriori
siano fondati sulle convinzioni
profonde del cuore e della mente, là, dove il Padre vede. Non ci
interessa essere visti dagli uomini… Sappiamo che lo sguardo del
Padre, che è uno sguardo sempre
misericordioso e sovrabbondante di ricompensa, domina la nostra vita ed è l’unico criterio al
quale ispiriamo le nostre scelte.
Il brano che abbiamo ascoltato
dal Vangelo di Matteo fa parte del
“Discorso della Montagna”, che,
nel testo di Matteo, è come la
“carta costituzionale” del Regno
dei Cieli, la legge di fondo, la
nuova legge che non abolisce l’antica dei dieci comandamenti e del
Pentateuco, ma porta tutto al suo
necessario compimento.
Quest’anno iniziamo la Quaresima un po’ da pionieri, per la prima volta, in questa ora così strana del giorno, con questa scelta
di saltare insieme il pasto, per
nutrirci della Parola di Dio…
Vorremmo che questo modo di
iniziare la Quaresima diventasse tradizionale e incontrasse la
presenza di tanti uomini e donne che sono qui, al centro di
Como, per il loro lavoro e che possono dedicare questo momento di
pausa e di intervallo alla contemplazione della bellezza di Dio.
Iniziare la Quaresima vuol dire
fare un viaggio in profondità. Alle
radici del nostro cuore. Nelle risonanze più intime della nostra
mente, per domandarci se, come
ci ha invitato san Paolo, siamo
pronti a «lasciarci riconciliare
con Dio».
Che cosa ci riconcilia con Dio?
Che cosa supera le nostre riottosità? Le nostre disobbedienze? I
nostri contrasti più o meno diretti, più o meno profondi con Dio?
Ho l’impressione che noi si viva
in una specie di scontro fra una
religione dei “no” e la società dei
“sì”. Molte volte capita, anche
attraverso la rete della comunicazione sociale, della stampa,
della televisione, di notare questa sorta di fastidio, di contrasto…
Una società che è volta a dire
sempre dei “sì”, indiscriminati, si
trova di fronte una religione che
si accredita a dire dei “no”: proibizioni, diversità, contrapposizioni…
La religione dei “no”, poi, sembrerebbe trionfare in modo particolare in questo inizio di Quaresima: sacrificio, penitenza, morti-
Il primo è il “sì” alla nostra reale
libertà. Quanti condizionamenti!
Quanti ricatti! Quante suasioni
nascoste! Quante seduzioni! Costringono e tarpano la nostra libertà: quella individuale e quella di un’intera cultura votata al
suicidio per consumismo e per
debolezza di volontà libera. Volta per volta potrà essere anche
quello che tutti dichiarano assolutamente innocuo… Magari la
nicotina… L’alcool… Le nostre
abitudini e le nostre “sacrosante” pretese… tutto ciò che in
qualsiasi modo riduce lo spazio
della nostra libertà. Non siamo
più liberi. Dipendiamo. Allora la
Quaresima diventa un grande
“sì” alla costruzione di spazi ampi
di libertà.
Un secondo “sì” motivato e mirato che ci viene dal Vangelo è il
“sì” alla giustizia. «Beati coloro
che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati».
«Cercate il Regno e la sua Giustizia e tutto il resto vi sarà dato
in più». Una giustizia che ci chiede anche di essere un po’ più sobri, un po’ più austeri, proprio per
poter mettere a disposizione degli altri, di chi ha meno di noi,
quello che è frutto di qualche
nostro doveroso, e salutare, e liberante sacrificio.
Quindi: un “sì” alla nostra libertà vera, un “sì” alla nostra fame
e sete di giustizia e un terzo “sì”,
quello forse più profondo di tutti
e che giustifica tutto, il “sì” all’Amore. All’Amore che non è un
sentimento. Non è una simpatia.
Non è un’emozione. È l’Amore
così come ce l’ha manifestato
Gesù, che è l’orientamento di tutta la vita a quell’ora suprema
nella quale noi siamo capaci di
donare noi stessi, di fare dono di
noi stessi… Questo grande e decisivo “sì”, che dovrebbe costituire l’orizzonte ultimo della nostra
vita, è quello che giustifica, allora, una sana società dei “no”. I
genitori, oggi, non sono più capaci
di dire dei “no” ai loro figli. I giovani, oggi, non sono più capaci di
dire dei “no” a se stessi, quando
ciò che si dovrebbe negare va contro la propria libertà, alla giustizia distributiva e all’educazione
del cuore, al dono di noi stessi.
La Quaresima è un grande momento di educazione a negare
tutto, sempre e solo ciò che è contro ai grandi “sì” ai quali siamo
invitati dal Vangelo.
pagina a cura di
ENRICA LATTANZI
7
IL VESCOVO DIEGO A RADIO VATICANA
Lo scorso 20 febbraio Radio Vaticana ha intervistato il nostro Vescovo in occasione di una trasmissione di approfondimento sull’inizio della Quaresima. La riflessione di monsignor
Coletti è stata sollecitata a partire dal messaggio che il vescovo Diego ha rivolto la scorsa settimana alla diocesi dalle
pagine del nostro Settimanale.
Conversione. Penitenza. Digiuno. Come declinare nell’attualità questi tradizionali atteggiamenti quaresimali?
«Penitenza e digiuno bisognerebbe fare in modo di volgerli
al positivo. Cioè fare in modo che queste rinunce, questi «no»
a cui ci invita il Vangelo, siano sullo sfondo di un grande «sì»:
alla libertà, alla giustizia, alla pienezza di una vita spesa per
amore, perché è soltanto questa funzione liberante che giustifica la mortificazione cristiana. Per quanto riguarda la conversione, è da attendere e da accogliere come un dono, perché
è il Signore che è capace di farci un cuore nuovo e di toglierci
dalla vecchiaia dell’uomo ripiegato su se stesso».
Il Papa, durante la catechesi del mercoledì, ha sottolineato l’importanza dell’andare contro corrente. Lei,
nel suo messaggio, ha parlato della tentazione di sentirsi migliori proprio a causa di questo atteggiamento.
È una tentazione che le sembra di cogliere?
«È una tentazione diffusa in tutti i gruppi che avendo la
vita segnata da valori e ideali, corrono il rischio, come i farisei,
di sentirsi una parte separata dell’umanità e migliore degli
altri. Per cui, dal loro punto di vista, si sentono autorizzati a
condannare e a criticare, anziché sentirsi solidali e pronti a
farsi prossimo. Questo è il rischio di tutte le persone che si
mettono in un cammino alto ed esigente di vita interiore.
Mentre questo stesso cammino dovrebbe farci sentire ancora
più vicini a chi è disperso, a chi è smarrito, a chi soffre, a chi
è in ricerca… Invece dovremmo ricordarci che il dono che
abbiamo ricevuto è fondato sull’amore gratuito di Dio e non
sui nostri meriti, e quindi ci spinge a essere ancora più attenti a chi, intorno a noi, ha bisogno di luce e di sapore nuovi
nella vita. Il Signore ci ha detto che siamo «luce del mondo e
sale della terra»: il sale non dà sapore a se stesso, non è ripiegato su di sè e la luce non illumina le lampadine… Luce e
sale sono a servizio di ciò che deve essere continuamente
insaporito e illuminato».
Come combattere questa tentazione?
«Vivendo nel clima della grazia, vivendo, cioè, in un atteggiamento di accoglienza di un amore gratuito che si manifesta nel suo vertice definitivo nella croce di Cristo e quindi il
cammino verso la Pasqua è significativo di questa terapia, di
questa cura della nostra supponenza e presunzione. Vivere
la grazia significa vivere con la consapevolezza di essere amati
gratuitamente e sapendo che lo scopo della vita non è quello
di compiacersi delle proprie prerogative spirituali, ma di rendere tutto quello che noi riceviamo gratuitamente da Dio un
dono messo a disposizione degli altri».
Dal punto di vista pratico lei mette in evidenza l’importanza di recuperare la meditazione, la preghiera,
l’adorazione… Sono atteggiamenti spesso difficili da
praticare…
«Sì, perché siamo continuamente centrifugati dalle mille
cose da fare… e invece dobbiamo fermare la centrifuga e ritornare al centro, dove troviamo questo incontro con la gratuità dell’amore di Dio, con quella che la dottrina cattolica
chiama la «grazia», che scioglie il nostro cuore di pietra, in
cuore tenero e sensibile di carne, capace di condividere sofferenze e smarrimenti e anche gioie e speranze degli uomini
semplici, della gente che ha bisogno di prossimità e ha bisogno di essere confortata, consolata e sostenuta. Questa è la
missione dei cristiani: non vivere ciascuno ripiegato su penitenze o su ascesi finalizzate alla propria salvezza. Ma impegnato in ascesi e penitenze che liberano il cuore a una qualità più grande di amore e di servizio».
Lei ha avviato la sua prima visita pastorale: come
valuta lo “stato di salute” della sua diocesi?
«Vedo che ci sono, per stare all’immagine medica, vedo che
ci sono vitamine abbondanti e diffuse. Quello che in qualche
caso mi pare di vedere che manchi è la possibilità di fissare
queste vitamine e di farle diventare energie vitali. Voglio dire:
abbiamo in Italia in generale e anche nella mia Diocesi risorse tradizionali di grandissimo valore. Occorre farle diventare
sempre più feconde, capaci cioè di esprimere una qualità di
vita evangelica che viene nutrita anche nell’ascolto della Parola e nell’esperienza della preghiera e della contemplazione
in modo che queste tradizioni si trasformino in un dono aggiornato ed efficace per la cultura dell’uomo contemporaneo».
Riprendendo il testo della “Caritas in Veritate” lei
sottolineava l’importanza di restituire a Dio il ruolo
che merita nella vita dell’uomo: è un augurio per la
Quaresima?
«Certo. Auguro a tutti di riscoprire, fissando lo sguardo sul
volto di Cristo, il volto del Padre. Gesù ha detto a Filippo chi
vede me vede il Padre. Conoscendo Gesù e stando davanti a
Lui, non si può non avvertire questa missione, questa vocazione cristiana, che consiste nel farsi prossimo, nell’impegnare tutto ciò che siamo e possiamo come un servizio alla pienezza della vita del mondo. Se la quaresima è questo, dirci
l’un l’altro buona quaresima, e anticipare l’augurio di buona
Pasqua vuol dire semplicemente diffondere nel mondo questa certezza che, essendo amati da un Padre così misericordioso, non possiamo far altro che diffondere nel mondo la misericordia e l’accoglienza e la condivisione fraterna: quella
che il Papa ci raccomanda nella sua enciclica».
P A G I N A
8
CHIESA
VISIT
AP
ASTORALE
VISITAP
APASTORALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
Dal 26 al
28 febbraio,
il vescovo
Diego
Coletti sarà
nella zona
Prealpi,
dove
visiterà le
parrocchie
di Solbiate
e Concagno,
già da mesi
invitate ad
un comune
cammino
pastorale
LA COMUNITA’
“IL SOLE”
SOLBIATE E CONCAGNO
UNA SOLA
COMUNITÀ
L
a visita pastorale e
l’incontro con i Consigli Pastorali parrocchiali delle parrocchie
limitrofe (Cagno e Albiolo) - con le quali saremo
chiamati a collaborare sempre
più in futuro - sarà l’occasione per dare il via ad un intenso lavoro di collaborazione
per la crescita nella fede delle
Comunità in stretta sintonia
con il parroco. Senza dimenticare la presenza preziosa di
don Peppino Villa, nominato
il 1 giugno 2008 collaboratore
della Parrocchia di Solbiate
con particolare riguardo alla
cura pastorale di Concagno.
Don Villa, originario di
Solbiate, dopo aver terminato l’incarico di parroco a
Lucino, ha scelto di ritornare
al paese nativo ed offrire la sua
collaborazione nella gestione
ordinaria delle parrocchie.
Dal primo giugno 2008 si è
delineato, infatti, in modo definitivo l’assetto delle parrocchie di S. Alessandro in
Solbiate e SS.Fermo e Lorenzo in località Concagno, nel
Comune di Solbiate, con la decisione del Vescovo di affidare
la guida della parrocchia di
Concagno al parroco di Solbiate, in qualità di amministratore parrocchiale. Una
decisione che senza dubbio richiede un ulteriore sforzo, da
parte dei fedeli laici, senza timori e tentennamenti, sapendo che il Signore Gesù saprà
ricompensare generosamente
coloro che si mettono al servizio della Sua Chiesa. Il cammino che ci attende deve essere segnato dal desiderio di
crescere insieme nella fede e
di approfondire quei legami di
amicizia, di stima reciproca e
di sincera collaborazione che
ci permettano di raggiungere
quell’obiettivo ambizioso, ma
“Appunti
DI
storia”
DUE PARROCCHIE, UNA COMUNITÀ: I DATI
La Comunità di Solbiate (Como) è costituita da due parrocchie, l’una dedicata a S.Alessandro martire, e l’altra, quella della frazione Concagno, dedicata ai Santi Fermo e Lorenzo. Il parroco di Solbiate
dal settembre 2003 è don Cesare Bianchi. Nel 2007 gli è stata affidata anche la guida della Comunità di Concagno. Gli abitanti sono 2.557 abitanti e 992 famiglie: 1765 abitanti a Solbiate e 792 a
Concagno. Nel mese di novembre è stato istituito il nuovo Consiglio Pastorale che comprende rappresentanti di entrambe le parrocchie. Il Comune sorge lungo la direttrice Como-Varese e, in questi
ultimi anni, ha visto un lento ma progressivo aumento della popolazione, destinato a crescere ancora
nei prossimi anni con la costruzione di nuove abitazioni, in via di completamento. E’ prevedibile che
la popolazione possa raggiungere i tre mila abitanti. Nonostante la crescita della popolazione il
fenomeno dell’immigrazione è contenuto. Un dato sicuramente legato alla scarsità di attività industriali e commerciali nell’area: ad oggi si contano 6 industrie e circa 27 attività artigianali.
non irraggiungibile, descritto nella testata del notiziario
parrocchiale: “Un cuor solo”.
La scelta di utilizzare come titolo del periodico questa frase tratta dagli Atti degli Apostoli è un invito a far sì che
le nostre Comunità parrocchiali - sull’esempio delle prime comunità cristiane - pos-
sano essere testimonianza di
comunione. Sappiamo che la
collaborazione tra parrocchie,
auspicata dal nostro Vescovo
come segno di rinnovata testimonianza cristiana e missionarietà, non è da considerarsi un’imposizione, ma una possibilità di crescita per le comunità. Per farlo sarà necessario impegnarsi in diversi ambiti. A partire dalle famiglie
(soprattutto coloro che si sono
trasferite da poco nel nostro
comune o che non sentono
l’appartenenza alla vita della
comunità cristiana), affinché
si sentano maggiormente inserite nel cammino di fede e
partecipi della vita della Comunità. Senza dimenticare il
coinvolgimento dei bambini e
dei ragazzi nelle attività dell’Oratorio e il quanto mai necessario cammino di formazione dei laici usufruendo delle
proposte diocesane e zonali,
per accrescerne la corresponsabilità nelle attività della comunità. Questa è la sfida e
l’impegno che siamo chiamati a vivere per imparare a
camminare insieme nel rispetto, nella valorizzazione
reciproca e nell’unità.
La Comunità Socio Sanitaria
“Il sole” di Solbiate è una
struttura socio-residenziale,
nata nel 2000, per dare soluzioni educative e riabilitative
a persone con disabilità. A gestirla è la Cooperativa Sociale Centro Progetti Educativi
onlus. Nel 2007 “Il sole” è stato accreditato dal sistema socio-sanitario della Regione
Lombardia in qualità di Comunità Socio Sanitaria. Attualmente offre un servizio rivolto a persone adulte (dieci
posti), con disabilità fisica,
psichica o sensoriale, e minori
con gravi disabilità. Il funzionamento della struttura è garantito dalla presenza di personale qualificato e di volontari che assistono gli ospiti.
Grazie alla collaborazione di
una volontaria della Comunità Sole gli ospiti partecipano
a volte alla S. Messa festiva
oppure alle varie iniziative
promosse dalla parrocchia
come ad esempio feste e pellegrinaggi per dar loro la possibilità di sentirsi partecipi, per
quanto possibile, della vita
parrocchiale. Un percorso che
dovrebbe veder crescere anche
l’attenzione da parte della comunità stessa, soprattutto a
livello di volontariato. Ogni
anno il parroco visita la struttura ed incontra gli ospiti in
occasione della visita alle famiglie nel periodo pasquale, in
occasione del S. Natale e in
qualche altra circostanza di
festa nella Comunità, su invito dei responsabili della Comunità stessa.
IL PARROCO
E IL CONSIGLIO PASTORALE
ORATORIO
L’oratorio è da sempre un punto di riferimento educativo e di ritrovo per le famiglie e i ragazzi. La struttura principale si trova a
Solbiate con annessi il campo da calcio, da basket ed un piccolo
parco giochi per i bambini più piccoli. A Concagno non esiste una
struttura d’oratorio, bensì fino a qualche anno fa si adattavano a
sale giochi alcuni locali della casa parrocchiale. Esistono invece
un campetto da calcio, un campo da basket ed un piccolo chiosco
all’aperto. Ogni anno sono in programma tornei di calcio, pallavolo
e giornate di gare di varie specialità. In queste occasioni la presenza dei ragazzi e delle famiglie è numerosa, nelle altre domeniche pomeriggio è decisamente molto scarsa. A contribuire all’organizzazione grazie alla presenza del Gruppo Sportivo dell’oratorio (ASD. Oratorio Solbiate) fondato nel 1981 e affiliato al CSI,
annualmente vengono proposte iniziative di tipo sportivo per alcune fasce d’età. Il gruppo promuove l’attività sportiva dei ragazzi dagli 8 ai 14 anni come momento di formazione umana e cristiana e partecipa alle attività promosse dal CSI collaborando
anche nell’organizzazione di alcune manifestazioni. A questo proposito è necessario un ripensamento delle proposte dell’oratorio,
soprattutto per ricercare le modalità più adatte a suscitare un
interesse verso la vita oratoriana ed una presenza più attiva e
coinvolgente delle famiglie e dei ragazzi. In futuro sarà importante organizzare sempre più attività oratoriane che coinvolgano
nell’ordinario i ragazzi di entrambe le parrocchie.
Le prime segnalazioni della presenza di un cappellano nell’attuale territorio di Solbiate risalgono al
1273. Successivamente alcuni documenti della seconda metà del XVI secolo, fanno riferimento ad un
beneficio legato alla chiesa di Sant’Alessandro che non aveva, però, l’obbligo della cura delle anime e
quindi non poteva essere parrocchiale. Documenti del 1569 mostrano che il titolare del beneficio svolgeva
compiti tipici di un parroco e che era iscritto al consorzio dei parroci della pieve di Uggiate. Di parere
diverso erano gli abitanti di Solbiate per i quali si trattava di un beneficio parrocchiale e, a sostegno di
tale affermazione, dicevano che negli ultimi decenni i prevosti di Uggiate non si erano mai intromessi
nella cura delle anime del paese. La disputa proseguì per qualche anno fino al 1583 quando Pompeo
Somazzi fu nominato parroco di Solbiate, sebbene neppure in quell’occasione risulta un atto di fondazione. Da allora Solbiate verrà sempre considerata come parrocchia. Nella
visita pastorale del 1607 la chiesa fu trovata di capienza insufficiente. Non molto dopo si lavorò alla chiesa (da un atto notarile si potrebbe anzi pensare che sia stata costruito un nuovo edificio). Nel 1776
arrivò a Solbiate la reliquia di san Clemente, al quale fu anche dedicata una nuova cappella costruita in quei tempi nella chiesa parrocchiale. La chiesa fu ampiamente ristrutturata alla metà del XIX secolo e il campanile, allora separato, fu unito alla chiesa. La chiesetta
di San Quirico risale agli inizi del ‘700 e fu costruita dai Solbiatesi
per la devozione verso la Madonna Addolorata. La chiesetta fu restaurata tra il 1951 e il 1952. Nel 1918 aprì a Solbiate la casa dei
Fatebenefratelli.
CONCAGNO
La parrocchia di Concagno è stata fondata nel 1880. In precedenza
faceva, infatti, parte della parrocchia di Cagno ma, già nel 1802, era
diventata una vicaria e nella chiesa dei Santi Lorenzo e Fermo si
cominciarono a celebrare i battesimi. La chiesa fu ingrandita tra il
1872 e il 1874. Nuovi lavori furono fatti tra il 1905 e il 1906 e tra il
1921 e il 1922. Nel 1910-1911 si era ricostruito il campanile.
LE
CONGREGAZIONI
RELIGIOSE
A Solbiate sono presenti tre
Congregazioni religiose: le
Suore della Congregazione di
S. Maria di Leuca, che guidano la scuola dell’infanzia di
Solbiate, le suore della carità di S.Giovanni di Dio e l’Ordine Ospedaliero S. Giovanni di Dio (Fatebenefratelli)
che prestano servizio presso
la Residenza sanitaria assistenziale S. Carlo Borromeo
(Fatebenefratelli). In entrambe le parrocchie non esistono presenze significative
di gruppi o movimenti, se non
qualche simpatizzante del
Movimento del Rinnovamento nello Spirito e dei Focolari. L’Azione cattolica conta 22
aderenti e una rappresentanza frequenta assiduamente
le proposte che ogni anno vengono fatte sia a livello diocesano che zonale.
CHIESA
VISIT
AP
ASTORALE
VISITAP
APASTORALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
P A G I N A
9
IN PILLOLE...
Sabato 27
febbraio
il Vescovo
visiterà la
parrocchia
di Cagno,
a poco più
di un anno
di distanza
dalla
precedente
visita, per
la posa della
prima pietra
dell’oratorio.
L
a Comunità di Cagno
accoglie il Vescovo a
poco più di un anno di
distanza dalla precedente visita, il 6 dicembre 2008, in occasione della
posa della prima pietra del
nuovo oratorio. Ecco come la
comunità si racconta.
INIZIAZIONE CRISTIANA
Il cammino di formazione
inizia con due incontri per i
genitori dopo il battesimo dei
figli. L’iniziazione cristiana dei
bambini e dei ragazzi, invece,
pur mantenendo una struttura tradizionale, con la consueta distinzione in gruppi
per età, ha assunto negli ultimi anni, un modello più
“esperienziale” attraverso una
proposta specifica per il primo
anno, il cambiamento di linguaggio usato per denominare gli anni catechistici e l’introduzione di “giornate insieme” (ritiri) in preparazione ai
sacramenti. La catechesi dei
bambini prende avvio nell’“Anno dell’Incontro” (prima
elementare), prosegue nell’“Anno del Padre” (seconda
classe) e nell’“Anno della Riconciliazione” (terza classe)
per giungere all’“Anno dell’Eucarestia”(quarta classe), in
cui i bambini ricevono la Prima Comunione. Segue l’“Anno dell’Alleanza (quinta classe), dove il gruppo viene affidato ad altri catechisti che li
seguiranno negli anni successivi: l’“Anno di Gesù, unico
Maestro” (prima media) e
IL VESCOVO
A CAGNO
l’“Anno della Confermazione”
(seconda media). Dopo la cresima, la catechesi prosegue
con il “Molo 14”, in cui si adottano metodi adatti a coinvolgere i ragazzi nell’età adolescenziale, particolarmente
delicata. Notevole impegno ed
energie sono profuse per la
formazione dei catechisti, ai
quali è richiesta la partecipazione sia ai Corsi zonali sia a
quelli parrocchiali.
LA DOMENICA
Per permettere a tutti di
potersi esprimere nella preghiera domenicale il canto dei
fedeli è sorretto sia dalla corale degli adulti, sia dal coretto dei bambini. I ministranti
sono 20, preparati da un seminarista, mentre i lettori si
alternano nei loro turni. Questi e altri elementi liturgici
permettono di comprendere
meglio il significato della liturgia rendendo la partecipazione dei fedeli più attiva e motivata. Nella chiesa di San Giorgio vengono celebrate sante
Messe in alcune festività,
come la festa della Madonna
del Ciucheè, la seconda domenica di settembre. Il parroco
e i ministri straordinari della
comunione visitano anziani ed
ammalati portando l’Eucarestia.
GRUPPI PARROCCHIALI
A Cagno non sono presenti
congregazioni religiose, l’Azio-
ne cattolica è andata scomparendo verso la fine degli anni
‘60 e non sono sorti nuovi movimenti, tuttavia, negli ultimi
anni sono nati vari gruppi parrocchiali come i diversi gruppi che animano la liturgia o il
un gruppo culturale, che promuove la riflessione sulle sfide educative a partire dalla
sensibilizzazione delle famiglie. La maggior parte però è
nata attorno alla vita d’oratorio perché, pur essenso la
struttura ancora in costruzione, vi è fermento attorno alle
iniziative per i bambini e i giovani. Tutte le domeniche pomeriggio l’oratorio propone alternativamente un laboratorio di canto, uno di creatività
ed uno musicale mentre in
occasioni particolari, vengono
effettuate spettacoli teatrali,
giochi e proiezioni, oltre all’animazione del Grest e al
Campo estivo. Alla catechesi
dei giovani viene rivolta un’attenzione particolare tramite
incontri settimanali in cui oltre a riflettere sulla propria
fede si invitano i giovani a mettersi al servizio della comunità. Dal maggio scorso è stato
costituito, con il metodo della
rappresentanza dei gruppi, il
Consiglio Pastorale Parrocchiale. Si tratta di un tentativo di camminare insieme verso un’esperienza di Chiesa più
corresponsabile, nell’ interesse della comunità. Grazie alla
collaborazione assidua e disin-
LA STORIA DELLA PARROCCHIA DI CAGNO
5 PUNTI PER IL FUTURO
L
opo una descrizione
di quanto viene vissuto in parrocchia,
si possono agilmente individuare 5 direzioni in cui occorre dirigere l’attività pastorale:
QUEI “SOLDI “A
BONIFACIO VIII
a prima notizia certa
della presenza di un
cappellano della chiesa di Cagno risale al
1295, anno in cui risulta che il prete Ruggero da
San Salvatore versò 16 soldi
come decima imposta da
Bonifacio VIII al clero della
diocesi di Como. La cappellania della chiesa di San Giorgio quindi esisteva già, anzi la
sua istituzione può farsi risalire almeno al secolo XII. Con
tutta probabilità la chiesa di
San Michele era a quei tempi
una cappella che poteva servire come luogo sussidiario di
celebrazione della Messa, specialmente nei mesi invernali,
stante la lontananza della parrocchiale. I ritrovamenti effettuati nel corso di restauri nel
1964, le fondamenta dell’antica absidiola e di parte dell’aula, fanno supporre che la cappella di San Michele fosse in
seguito ampliata nel corso del
Quattrocento e nel 1437 è da-
tata l’istituzione di un
chiericato presso la cappella
stessa. La parrocchia comprendeva le comunità di Cagno, Rocca di Cagno e Concagno. Le prime visite Pastorali documentate risalgono al
1578, al 1581, al 1592 e al
1597. Fu solo negli atti della
visita Pastorale del 1639 che
il vescovo Lazzaro Carafino
riferì di aver trovato la chiesa
di San Michele ingrandita e
dotata di un nuovo campanile
con due campane. Risalgono
a quel periodo i rapporti con
la famiglia Odescalchi, che dai
primi anni del secolo possedeva alcuni beni a Rocca, in particolare con il cardinale Benedetto Odescalchi che sarebbe
diventato papa nel 1676 con il
nome di Innocenzo XI. Nell’anno 1880 la parrocchia di
Concagno si staccò da quella
di Cagno.
Dal libro di MARIO MASCETTI
“Cagno la sua storia la sua gente”
teressata di tre parrocchiani
è curato il servizio di diffusione de “Il Settimanale” e della
stampa cattolica, in particolare di Famiglia Cristiana e di
altre riviste dei “Paolini”; inoltre è gradita ed incoraggiata
la diffusione del “messalino”
per la lettura quotidiana della Parola di Dio.
MISSIONARIETÀ
Il Gruppo Missionario, costituito nel 2007, si incontra periodicamente per riflettere
insieme e organizzare attività per sensibilizzare la comunità sulla Missione “ad gentes”
e sulle situazioni di povertà
nel mondo. Il gruppo anima
l’ottobre e la quaresima missionaria, organizza la “cena
povera”, il Rosario Missionario salendo verso la grotta
mariana del “fontanino”, oltre
ad altre iniziative di raccolta
fondi o di indumenti e medicinali da destinare all’ Operazione Mato Grosso e al Sermig
di Torino. Per la formazione
quasi tutti i membri del Gruppo partecipano al percorso
promosso in zona dall’Ufficio
Missionario Diocesano.
COLLABORAZIONI
PASTORALI
Da qualche anno si sono
intensificate le collaborazioni
pastorali con Albiolo e Solbiate-Concagno, anche se in
modo ancora discontinuo e
variabile. Con Albiolo si sono
IL PROGETTO
PASTORALE
D
Formazione: Ad ogni età,
ma soprattutto per i giovani
e gli adulti, è opportuno chiedere una formazione più incisiva. E’ la sfida più grande, ma
necessaria per poter dare continuità a ciò che crediamo e
amiamo: la fede in Cristo
Gesù.
Corresponsabilità e autonomia dei gruppi: Se
negli anni precedenti si sono
avviati diversi gruppi che, con
molta buona volontà, si sono
impegnati negli ambiti più
importanti, ora occorrerà che
essi possano proseguire il
cammino con una discreta
autonomia, in spirito di comunione. Il C.P.P. dovrà diventare il luogo di una sintesi con-
La parrocchia S.Michele in
Cagno è una comunità di 2036
abitanti su un territorio di 3,52
km2. Il parroco è don Alberto
Clerici, 46 anni, che ha fatto il
suo ingresso nella nostra Comunità il 4 ottobre 2003. La
popolazione è costituita da 806
famiglie con 218 tra bambini
e ragazzi sotto i 14 anni. Gli
anziani sopra i 75 anni sono
156, quasi tutti autosufficienti, alcuni ospitati dai familiari, altri ricoverati in Case
di cura. Negli ultimi decenni il
paese ha avuto un incremento
demografico passando dai
1399 abitanti del 1981 ai 2036
attuali. A livello religioso la popolazione è prevalentemente
cattolica, anche se sono presenti persone di altre confessioni
cristiane (6 evangelici, 3 ortodossi, 2 mormoni), di altre religioni (6 islamici) o appartenenti a nuove sette (7 testimoni di Geova).
La parrocchia mantiene un
forte rapporto con la scuola
dell’infanzia “Pier Andrea
Comolli”, un’associazione di
ispirazione cattolica che annovera come membro di diritto
del Consiglio di Amministrazione il parroco. La scuola iniziò la sua attività nel 1907 con
l’ausilio delle Suore del Cottolengo di Torino, che vi rimasero fino alla metà degli anni ottanta. La frequentano la quasi totalità dei bambini di Cagno, oltre ad altri provenienti
dai paesi limitrofi, per un totale di 83 alunni. E’ una risorsa educativa preziosa per tutta la comunità.
organizzate le serate della
catechesi degli adulti degli
anni 2006-2007 e 2007-2008,
vivendo lo stesso percorso rispettivamente sui sacramenti e su personaggi biblici; sempre in quegli anni si sono vissuti insieme i “Ritiri” per i
bambini di Prima Comunione
e Cresima oltre che gli incontri con i genitori. Con SolbiateConcagno si collabora per alcune attività estive e per incontri formativi per adolescenti e genitori. La parrocchia di Cagno vive anche la collaborazione con l’intera Zona
Pastorale partecipando al
Consiglio Pastorale zonale,
alla Commissione Giovanile,
agli incontri Caritas, della
Commissione famiglia e altri
ancora. Tutto ciò mostra che,
pur con qualche difficoltà, si
va incrementando la presenza alle realtà zonali, che completano le proposte parrocchiali e allargano la visuale
oltre il campanilismo.
LA COMUNITÀ DI CAGNO
divisa da far confluire operati-vamente ai gruppi.
Collaborazione e Comunione: Da quanto emerso fino
ad ora, appare chiaro che la
collaborazione non manca. La
prima missionarietà è il clima
di accoglienza e di benevolenza gli uni verso gli altri che si
respira dentro un gruppo o la
Comunità.
Apertura alla interparrocchialità e alla Zona: Il
futuro delle quattro parrocchie passa dalla loro capacità
di collaborazione. Ma ciò non
sarà possibile se ciascuno non
lascerà da parte la propria comodità, le proprie abitudini, le
proprie simpatie e i propri
campanilismi.
Mentalità oratoriana: La
costruzione del nuovo oratorio, tanto sospirato, è un impegno notevole, ma potrà diventare una realtà vitale e
propositiva solo se la Comunità maturerà una mentalità
evangelica
PROGRAMMA
Venerdì 26 febbraio il Vescovo sarà in visita a Solbiate
e Concagno. Nel corso della
giornata visiterà un’azienda
agricola (a Concagno) e una
fabbrica (a Cagno). In serata
ad Albiolo incontrerà i collaboratori delle quattro parrocchie:
Albiolo, Cagno, Concagno e
Solbiate.
Nel pomeriggio di sabato 27
il Vescovo sarà a Cagno dove
visiterà un’azienda agricola e,
a seguire, incontrerà bambini
e ammalati. Alle 17 è prevista
la S. Messa nella chiesa parrocchiale che si concluderà con
un momento di festa con la comunità.
Domenica 28 il Vescovo celebrerà, alle 10.30, la S. Messa
a Solbiate. Nel pomeriggio
dopo l’incontro con la comunità
Il Sole si sposterà a Concagno,
dove alle 16.30, celebrerà la
messa.
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CHIESA
CHIESALOCALE
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
IL 20 FEBBRAIO PRESSO
SAN FEDELE IN COMO ACCOLTI
OTTO CATECUMENI
Foto William
SCELTI
PER DIVENTARE
CRISTIANI
S
abato scorso, 20 febbraio, tra i muri della sempre bella basilica di San
Fedele in Como otto catecumeni della nostra
diocesi hanno chiesto al nostro
Vescovo di essere ammessi ai
sacramenti che, in Gesù morto
e risorto, rendono cristiani.
Dopo un lungo tempo di preparazione in cui, con l’aiuto delle
loro comunità parrocchiali e dei
loro padrini, si sono esercitati
nell’ascolto della Parola di Dio
e hanno imparato a metterla in
pratica, Marialba, Valentina,
Maria Aurora, Anna, Francesco, Giovanni, Baniamina ed
Elisabetta attraverso il rito dell’elezione sono stati iscritti nel
gruppo degli eletti. Questa suggestiva celebrazione ha ricordato - non solo ai neo-eletti, ma
anche a coloro che già hanno ricevuto il dono della vita in Cristo - due dimensioni fondamentali della vita cristiana.
LA VITA CRISTIANA
È UNA SCELTA
LIBERA DI DIO
La parola elezione, nel sentire comune, evoca un scelta “dal
basso”: il popolo elegge i suoi
rappresentanti politici in un
comune, in una regione, in un
parlamento; i membri di un
partito scelgono, attraverso elezione, il proprio segretario… Al
contrario, nel mondo della fede
cristiana esiste primariamente
una scelta “dall’alto”. Nessun
cristiano può dimenticare che al
principio della sua esistenza e
della sua fede vi è una libera e
universale elezione da parte di
Dio. Questa elezione consiste
nell’amore di Dio Padre che
elegge, sceglie e progetta ogni
uomo a immagine di Gesù Cristo crocifisso risorto da morte.
L’uomo da sempre, “prima della creazione del mondo” (Ef 1,4),
è concepito e amato da Dio come
figlio a motivo del Figlio
Unigenito.
“CRISTIANI
NON SI NASCE
MA SI DIVENTA”
(TERTULLIANO)
Se è vero che la vita cristiana è, innanzi tutto, una chiamata gratuita di Dio, è altrettanto
vero che questo dono implica da
parte nostra una “risposta”.
Nella tradizione della Chiesa
antica il cammino che ogni cristiano doveva percorrere prima
di ricevere il battesimo era considerato un tempo di combattimento, un tempo di lotta, un
tempo di prova. Per questo
Cirillo di Gerusalemme, all’inizio della Quaresima, ricorda
agli illuminandi che “sono stati chiamati alle armi” e che devono “con buona volontà com-
PELLEGRINAGGIO DIOCESANO
CON IL VESCOVO
ALLA SACRA SINDONE
MARTEDÌ 4 MAGGIO
battere la battaglia del Signore per vincere le avverse potestà”. Secondo Tertulliano i
catecumeni sono “soldati di
leva” che devono apprendere
l’arte del combattimento. Da
Commodiano sono invitati ad
essere “buone reclute”.
Il Crisostomo considera gli
illuminandi “nuovi soldati in
Cristo”. Con un’immagine sportiva, poi, il catecumenato è presentato come un tempo di allenamento, di esercizi ginnici. Per
Giovanni Crisostomo la tappa
che precede il battesimo è “palestra e ginnasio”, dove gli
illuminandi si allenano prima
di scendere, con il battesimo,
nell’arena per la gara. Analoga
immagine è espressa da Agostino, che esorta i competenti:
“Ecco dov’è il vostro stadio, ecco
il quadrante per i lottatori, ecco
la pista per i corridori, ecco la
palestra per i pugili”. Soprattutto il periodo quaresimale che
precede il battesimo è qualificato come un tempo di forgiatura e di rinnovamento interiore. Richiamando un’immagine
classica, Cirillo di Gerusalemme afferma che l’illuminando è “come oro grezzo che non
può essere purificato dalle scorie senza il fuoco”. Per questo
chiede che “l’anima venga forgiata, sia lavata a colpi di martello la durezza dell’infedeltà;
cadano dal ferro le squame su-
Nel pomeriggio alle ore 15.00 Santa Messa presieduta
dal Vescovo al Santuario di Maria Ausiliatrice, voluto
da san Giovanni Bosco e Chiesa Madre della Congregazione Salesiana. Al termine possibilità di visitare il Santuario della Consolata, patrona della città di Torino
oppure il Cottolengo oppure prima di lasciare Torino,
salita alla Basilica di Superga.
Al termine, viaggio di rientro, con arrivo nelle località di
provenienza in serata. I prezzi - a seconda dei punti di
partenza e dalla richiesta o meno del pranzo - variano dai
18 ai 51 euro.
Tutte le informazioni e le iscrizioni (entro la metà
di marzo) presso I viaggi di Oscar - via Pretorio 1,
Como - telefono 031-304524.
R.E.
PER LA PROVINCIA DI SONDRIO E L’ALTO LAGO
CORSO DI FORMAZIONE SOCIO-POLITICA
teologico della cittadinanza
politica e sociale;
on il primo incontro di
venerdì 5 marzo inizierà in Valtellina il
primo anno del Percorso di formazione
socio-politica, rivolto a tutti i credenti e agli uomini di
buona volontà interessati a
una formazione della propria
coscienza sociale e politica, o
anche a una semplice conoscenza del punto di vista cristiano, con una speciale attenzione alle giovani generazioni e un invito particolare rivolto ai membri dei Consigli
Pastorali Parrocchiali.
C
26 marzo - don Angelo Riva: Persona e Bene Comune;
9 aprile - don Angelo Riva: Solidarietà e Sussidiarietà;
16 aprile - dott. Giuseppe
Anzani: Giustizia e Carità;
23 aprile - don Angelo
Riva: Laicità e Democrazia;
LUOGHI E TEMPI
Partenza dai luoghi prestabiliti (Como, Valtellina, Alto Lago, Alta Valtellina) con arrivo a Torino in mattinata. Visita
prenotata alla Sacra Sindone esposta nel Duomo. Pranzo presso ristorante, oppure self-service, oppure libero.
perflue e ne rimanga il metallo
purificato” Il Crisostomo non
esita ad entrare nei dettagli. Si
tratta “di sradicare le cattive
abitudini, in particolare quella
di giurare, di essere violento, di
parlare male, di compiere azioni illecite. Si deve frenare la lingua, gli occhi, le passioni, soprattutto la collera, l’ira, il rancore, l’ostilità, l’invidia, i desideri perversi. Ci si astenga dai
presagi, sortilegi, spettacoli. Si
rinunci al male, si disprezzi le
ricchezze e ci si distacchi dalle
cose presenti. Ci si eserciti nelle buoni azioni, nella liberalità
verso i poveri, nella modestia,
nella mitezza”.
• Il Percorso ha uno sviluppo biennale (2009-2011), il cui
Primo Anno è di carattere
fondamentale e illustrerà i
tratti salienti della dottrina
sociale cristiana.
• Il Secondo Anno approfondirà alcune questioni particolari (Biotecnologie e sviluppo - Immigrazione e multiculturalità - Sussidiarietà solidale - Flessibilità, occupazione, riposo festivo. Dinamiche
attuali del mercato del lavoro
- Economia reale, mercato finanziario e intermediazione
bancaria - Stili di vita e salvaguardia ambientale - Pace
e guerra - Etica dei mezzi di
comunicazione sociale - La
politica fra testimonianza e
mediazione).
CALENDARIO
DEL PRIMO
ANNO
Gli incontri si terranno al
venerdì sera, dalle 20.45
alle 22.45, presso l’Oratorio
parrocchiale di Morbegno
con questa scansione:
5 marzo - prof. Giorgio
Campanini: Lettura dell’enciclica Centesimus annus;
12 marzo - don Angelo
Riva: La Dottrina Sociale della Chiesa: storia, identità, metodo;
19 marzo - don Bruno Maggioni: Fondamento biblico-
7 maggio - prof. Stefano
Zamagni - Lectio magistralis:
Cristianesimo e sistema economico nell’attuale congiuntura mondiale.
La lectio magistralis del
prof. Zamagni avrà forma
di incontro pubblico aperto a tutti.
All’atto dell’iscrizione è previsto il versamento di un rimborso spese (10,00 euro) che
copre il costo della dispensa.
Per informazioni ed iscrizioni ci si può rivolgere all’Ufficio Pastorale della Scuola e
dell’Università - Centro Pastorale “Card. Ferrari”, viale
Cesare Battisti, 8 - Como; telefono 031-261458 (lunedì-venerdì, ore 8.30-12.30) o inviare una mail completa dei propri dati alla casella [email protected].
P A G I N A
CHIESA
SANT
A TERESINA
SANTA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
11
LE SPOGLIE DELLA SANTA ATTRAVERSERANNO LA DIOCESI DAL 13 AL 22 MARZO
LA PEREGRINATIO DI SANTA TERESA DI LISIEAUX
NELLA DIOCESI DI COMO
1°TAPPA
Tirano
13 - 14 MARZO
L’arrivo delle reliquie è
previsto per le 18.30/19 del
13 marzo. L’urna sarà accolta nel piazzale della basilica, per poi essere condotta
nel santuario per la Veglia.
Alle 20.30 sarà celebrata
la S.Messa.
A seguire: solenne commemorazione del transito di
santa Teresina.
Dalle ore 22 fino alle 24:
esposizione e adorazione
eucaristica.
Ore 05.00 ripresa dell’adorazione fino alla messa delle 07.30.
Ore 11.00 messa solenne
seguita da preghiera individuale o a gruppi.
Ore 15.00 esposizione
eucaristica e adorazione
Ore 16.30 S.Messa seguita dalla partenza dell’urna
per Sondrio.
9°TAPPA
L’urna contenente le spoglie di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo, più
comunemente conosciuta come Santa Teresina di Liseaux, torna a percorrere le strade
della diocesi di Como. Un ritorno perché negli ultimi anni l’urna di Santa Teresa ha toccato diverse volte la nostra diocesi a partire dal 1997, quando di ritorno da Roma, dopo la
sua elevazione a dottore della Chiesa da parte di Giovanni Paolo II, sostò per una notte,
lungo la via per Liseaux, nella chiesa parrocchiale di Maslianico, l’unico santuario a Lei
dedicato in tutta la diocesi. Questa volta, invece, le spoglie della Santa, patrona delle missioni, che da allora non hanno mai smesso di girare per il mondo, toccheranno diverse
parrocchie in una vera e propria peregrinatio attraverso la diocesi.
L’arrivo è previsto per il 13 marzo a Tirano, dove l’urna, proveniente da Bolzano, attraverso la Svizzera, verrà accolta nel Santuario della Madonna. Nei giorni successivi le
reliquie della Santa verranno accolte a Sondrio (15 marzo), Regoledo (16 marzo), Chiavenna
(17 marzo), Dongo (18 marzo), Maslianico (19 marzo), Grandate (20 marzo), Cermenate
(21 marzo). La peregrinatio si concluderà lunedì 22 marzo in Duomo a Como con il pontificale presieduto da mons. Diego Coletti.
L’urna sarà acolta nella
chiesa parrocchiale di
Asnago di Cermenate, sabato 20 marzo, alle 16.30.
Ore 17.00 Primi Vespri
della Domenica, a cui seguirà un tempo per la preghiera personale.
Ore 20.00 Processione aux
flambeaux dalla parrocchia
di Asnago alla parrocchia di
Cermenate, con la partecipazione del Corpo Musicale “G. Puccini” di Cermenate.
Ore 20.30 Celebrazione
eucaristica (Partecipa la
Corale di Asnago).
Segue la veglia notturna,
fino al mattino, animata da
gruppi e parrocchie.
L’urna sarà accolta in
Collegiata alle ore 17.45 del
14 marzo.
Ore 18.00 S.Messa
Ore 21.00 - 22.00 Veglia
zonale di preghiera
La chiesa resterà aperta
fino alle ore 23.
Lunedì 15 marzo in
Collegiata.
Ore 7.30 e ore 9.00 Messa
in memoria di Sante Teresa.
Ore 17.00 - 18.00 preghiera guidata.
Ore 18.00 S.Messa a conclusione della Peregrinatio.
5°TAPPA
Il “reliquiario di Santa
Teresina sarà accolto alla
“Preveda”, lunedì 15 marzo, alle ore 19.30. Da qui
verrà portata in processione verso la Chiesa.
Ore 20.30: Solenne celebrazione eucaristica presieduta da mons. Diego Coletti.
Alla messa sono attesi i sacerdoti originari della parrocchia.
Segue dopo la S.Messa la
“Veglia notturna e Mattutina”.
Martedì 16 Marzo
Ore 15.00: Celebrazione
Eucaristica di chiusura e
partenza del “Reliquiario”
per Chiavenna.
4°TAPPA
Chiavenna
16-17 MARZO
Il programma dettagliato della Peregrinatio a
Chiavenna verrà comunicato in seguito.
Ore 17.00 S.Messa
Ore 18.30 S.Messa
Ore 20.30 Pontificale con
mons. Diego Coletti
Ore 22.00 Veglia di preghiera.
Ore 3.00 S.Messa e partenza delle reliquie che faranno ritorno a Lisieux.
20-21 MARZO
14-15 MARZO
15-16 MARZO
Le reliquie di Santa Teresa del Bambino Gesù e
del Volto Santo sarannop
accolte nella cattedrale di
Como, lunedì 22 marzo,
alle ore 16.30.
Cermenate
Sondrio
Regoledo
22 MARZO
8°TAPPA
2°TAPPA
3°TAPPA
Como
Dongo
17-18 MARZO
L’urna verrà accolta, mercoledì 17 marzo, allo ore
18.00, al Santuario della
Madonna delle Lacrime.
Ore 20.30: Corteo processionale verso la Chiesa di
Santo Stefano (attraverso
giardino del Convento) dove
inzierà la Veglia di preghiera.
Dalla mezzanotte si alterneranno turni di preghiera
fino al mattino.
Giovedì 18 marzo
Ore 6,30: S. Messa
Ore 8,30: Lodi Mattutine
Ore 9,15: Visita e preghiera dei bambini delle
Scuole dell’Infanzia.
Ore10,30: Solenne celebrazione Eucaristica con i
sacerdoti delle Zone Pastorali presieduta da mons.
Franco Festorazzi, arcivescovo emerito di AnconaOsimo.
Ore 15,00: Visita e preghiera dei bambini e dei
ragazzi del catechismo.
Ore 16,00: Visita e preghiera dei malati con la presenza dell’UNITALSI.
Ore 18,00:Vespri
6°TAPPA
7°TAPPA
Maslianico Grandate
18-19 MARZO
Le spoglie di Santa Teresa arriveranno, giovedì 18
marzo, alle ore 19.30, nella piazza del Comune. Da lì
verrà portata in processione alla parrocchiale intitolata alla Santa di Lisieaux.
Ore 20.30 S. Messa
Ore 21.30 Compieta
Ore 22.00 Veglia zonale
per i missionari martiri.
Venerdì 19 marzo
Ore 24.00 Canto dell’ufficio delle letture e a seguire la notte di veglia con la
partecipazione di gruppi
provenienti da altre parrocchie.
Ore 6.00 S.Messa e lodi.
Ore 7.30 Preghiera con i
ragazzi delle medie.
Ore 8.00 Preghiera con i
bambini delle elementari.
Ore 8.45 Preghiera di terza
Ore 9.00 S. Messa
Ore 12.00 Canto di sesta
Ore 14.00 preghiera ammalati
Ore 15.00 preghiera anziani
Ore 16.00 Canto solenne
del vespro
Ore 16.45 partenza per
Grandate
19-20 MARZO
Venerdì 19 marzo,
lascita Maslianico l’urna
verrà portata a Grandate
dove, alle 17.30, sarà accolta nella chiesa del monastero delle suore Benedettine.
Ore 21.00 Veglia aperta
a tutti
Domenica 21 marzo
Ore 8.00 S.Messa
Ore 10.30 S.Messa solenne (partecipa la corale
“L.Picchi” di Cermenate)
Ore 15.00 S. Vespri e processione con la partecipazione speciale dei fanciulli e ragazzi fino alla cappella della B. Vergine del Carmelo
(1893)
Ore 16.00 : Riti di conclusione e saluto alla Santa.
Sabato 20 marzo
Ore 8.15 Lodi
Ore 9.00 Celebrazione
eucaristica
dalle ore 10.30 alle 12.00
sarà presente un sacerdote per le confessioni
Pre 12.00 Ora di Sesta
Ore 15.30 Ora di Nona
Ore 16.00 Partenza delle reliquie per Cermenate
Santa Teresina di Gesù Bambino nacque ad Alencon
in Francia nel 1873. Entrata nel monastero delle
Carmelitane di Lisieux, appena quindicenne, praticò in
modo particolare l’umiltà, la semplicità evangelica e la
fiducia in Dio, e queste medesime virtù insegnò soprattutto alle novizie con la parola e con l’esempio.
Mori il 30 settembre 1897, offrendo la sua vita per la
salvezza delle anime e il rinnovamento della Chiesa. È
Patrona delle Missioni, Dottore della Chiesa, Maestra
della ‘Piccola Via’ alla santità.
P A G I N A
12
CHIESA
INCONTRI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
IL 21 MARZO A CHIAVENNA
AZIONE CATTOLICA:
CHI AMA, EDUCA
P
ubblichiamo l’articolo
che don Italo Mazzoni
ha scritto per l’ultimo
numero del periodico
dell’Azione cattolica
diocesana “Insieme”, in vista
dell’Assemblea diocesana che rifletterà sul significato dell’educare e sull’amore che deve sostenere l’opera dell’educatore.
Ogni persona è importante.
La filosofia e il diritto ci vengono in aiuto per approfondire
questa considerazione. I fatti, a
volte, un po’ meno. Si fanno ancora tante differenze, legate
alla cultura, alla razza, alla provenienza, all’età, alla ricchezza
e ad altro ancora.
Percepire l’importanza di una
“persona” dipende dall’energia
più forte che continua a muovere l’universo: l’amore. Solo chi
ami ti sta a cuore. Solo se li ami
ti stanno a cuore. Chi ama educa, chi educa ama!
Educare costa in fatica, in
attesa, in coinvolgimento e in
rischio personale: chi ha voglia
di educare lo metta nel conto!
Occorre un amore personalizzato, simpatico, coinvolgente,
puro, capace di andare oltre gli
ostacoli, vivo nella speranza.
Proprio questo amore chiedo
all’Azione cattolica di formare
nei suoi educatori e nei suoi testimoni.
Un amore intelligente, capace di trasformare le proposte in
“metodo educativo”, cioè in strada, in cammino. Un amore dal
quale si possa attingere gioia,
fiducia, confidenza. Proprio
questo amore suggerisco che i
genitori cerchino e mettano in
Azione Cattolica. Un amore che
sa dov’è il Modello, e non lo consideri solo morto per noi, ma
anche risorto per noi. Egli è
l’Uomo che cammina, che ascolta, che incontra, che salva, che
chiama, che manda. Il nome di
questo Uomo abiti nei cuori degli associati di Ac. È un nome
che si scrive con l’accento e che
fa rima con “su” quando si pensa al cielo e con “giù” quando si
pensa alla terra. Chi lo cerca
trova l’amore per educare.
DAL 19 AL 21 FEBBRAIO A TAVERNERIO
Gli esercizi spirituali dell’Azione cattolica
C
hi volete che legga un
articoletto su un corso
di “esercizi spirituali”?
Eppure vale la pena di
scriverlo, e ci sarà chi
lo leggerà!
“Separati, ma non dall’amore di Dio”. È il tema del ritiro
spirituale di Quaresima per persone separate, divorziate e
famiglie divise scaturito dall’incontro diocesano di Mandello
del Lario lo scorso 26 settembre. È un invito di tutta la Chiesa Diocesana a coloro che nella situazione famigliare si ritrovano con il cuore ferito, nella consapevolezza che, per usare
le parole del cardinale Tettamanzi, sono per la Chiesa “sorelle e fratelli amati e desiderati”. A tutti gli sposi che nella
Diocesi si trovano in situazione di separazione, divorzio e
nuove unioni viene offerto uno spazio per fermarsi, in questo tempo forte di Quaresima, a riflettere sul senso della
nostra fede, in condivisione con chi vive situazioni analoghe. A questo proposito non si può non esprimere fiducia nei
parroci, che non mancheranno di dare nelle comunità la necessaria diffusione all’ invito, consapevoli che nell’impegno
pastorale per la famiglia “il signore è vicino a chi ha il cuore
ferito”.
Il prossimo incontro è in programma, come da avviso
qui sopra, domenica 7 marzo, alle ore 9.00: tutte le info
e le iscrizioni, entro il 2 marzo, telefonando al 3316309783; [email protected]; www.fami
gliacomo.it.
Non si parla né di gossip né
di veline, non si parla né di
Sanremo né del goal di Del Piero, ma di qualcosa di più…
scandaloso. È lo scandalo perenne del cristianesimo, lo scandalo della croce, a cui segue
però il mistero della resurrezione.
Dire che il titolo generale del
corso era “Perché sia formato
Cristo in voi” è troppo poco, forse troppo formale. Dire che chi
ha predicato gli esercizi è l’assistente dell’Ac milanese, che si
chiama don Ivano Valagussa,
può essere una curiosità, dato
che l’assistente diocesano di
Como, che lo ha affiancato, don
Ivan Salvadori, ha quasi lo stesso nome. Dire che il corso si è
svolto presso l’Istituto Saveriano di Tavernerio dal 19 al 21
febbraio è una pura indicazione logistica.
Ma quanta ricchezza di contenuto, e quale sapore di spiri-
tualità! Per non parlare del clima di amicizia.
L’amicizia si può vivere anche
ritrovandosi ad una festa o in
un bel viaggetto, ma quando si
ascolta insieme, si prega insieme, si mangia insieme, e in silenzio, è qualcosa di più profondo, che allarga il cuore. Anche
il silenzio, quel silenzio sublime degli Esercizi che “ha una
voce”, rafforza l’amicizia.
Parlare, in questa occasione,
di spiritualità può considerarsi scontato, ma chi non ha mai
fatto esercizi spirituali di più
giorni, non dovrebbe sentirsi
spinto a dire: anch’io ci proverò?
Quanto ai contenuti, ci si è
mossi sull’onda dei tre impegni,
“contemplazione, comunione,
missione”, affidati all’Ac da Giovanni Paolo II.
Si è cominciato con il riflettere sulla contemplazione di Gesù
Crocifisso: lo scandalo della croce, che è la condizione per tendere alla santità, lungo un cammino nel quale respiro ed alimento è la preghiera, che ha il
suo vertice nella celebrazione
eucaristica.
La seconda riflessione, sulla
comunione, ha dapprima messo a fuoco il valore ed il significato del servizio, che, ribaltando la pretesa dell’egoismo e
dell’autosufficienza, è amore
verso tutti gli uomini, visti
come fratelli. Poi la comunione
ci ha fatto spostare lo sguardo
sulla Chiesa, la quale ha senso
in quanto è centrata su Gesù
Cristo, e nella quale ciascuno,
nessuno escluso, è un membro
necessario, che ha il suo posto
e il suo carisma.
La terza riflessione, partendo dal capitolo di Giovanni sul
Risorto, si è conclusa con la necessità di essere annunciatori
di ciò in cui crediamo. E’ la missione, paziente, quotidiana, del
discepolo di Gesù, che non può
fermarsi alla contemplazione
del mistero, ma deve testimoniare il Vangelo con la vita, senza enfasi, in tutta semplicità.
Se poi qualcuno desidera
un’informazione completa sulle meditazioni del corso, non ha
che da rivolgersi alla sede dell’Azione cattolica diocesana, in
viale Cesare Battisti 8, a Como.
ABELE DELL’ORTO
CHIESAMONDO
MISSIONECAMEROUN
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
VOCE DEL VERBO: ANNUNCIARE
P A G I N A
13
2a Tappa
(9-12 gennaio 2010)
I
l secondo passo di
“fraternità” in questo
tempo di Quaresima lo
facciamo per riscoprire
una dimensione fondamentale della missione. Oggi la
parola missione viene utilizzata per indicare molte realtà: gli
impegni di responsabilità di
ciascuno, il lavoro, imprese quasi impossibili, compiti delicati
o difficili. Vale la pena dedicare
qualche minuto del nostro tempo quaresimale per ritrovare il
significato cristiano di questa
parola. Nel termine missione
c’è, con chiarezza e solenne
invito, la dimensione dell’annuncio. “Andate in tutto il
mondo e proclamate il vangelo
ad ogni creatura” (Mc 16,15):
sono le ultime parole di Gesù
ai discepoli nel vangelo di Marco, e nelle ultime parole dette
c’è sempre il sapore di una consegna da non dimenticare; la
bellezza di un tesoro da portare sempre nel cuore come la
cosa più preziosa; l’urgenza di
un mandato da comunicare a
tutti. Non possiamo parlare di
missione senza parlare del Vangelo, senza comunicare che
Gesù è il Vangelo, la Buona notizia che cambia radicalmente
la vita dell’uomo facendoci conoscere il vero Volto di Dio.
L’annuncio di Gesù è sempre
I PROGETTI
Quando si dice missione a cosa
si pensa? Troppo lungo forse
farne un elenco, il nostro spazio finirebbe subito, ma alzi la
mano chi non pensa a chiese e
cappelle sparse nella savana,
a donne, uomini e bambini in
fila su un sentiero tra gli arbusti coi vestiti colorati della
festa, a danze e canti e alla
jeep del missionario che arriva carica di persone che hanno chiesto un passaggio per la
messa della domenica, magari la prima messa dopo un
mese.
Missione è anche questo o forse è soprattutto questo, visto
che missione è proprio annunciare e celebrare questo annuncio. Certo una cosa è annunciare e una cosa è costruire. Quindi missione è anche, a
volte, avere la pazienza di attendere il tempo opportuno
per costruire una chiesa o una
cappella in un villaggio, la
pazienza di attendere che sia
la comunità a chiedere e a
impegnarsi nella costruzione.
Ora ci sono tanti cantieri sparsi su tutto l’enorme territorio
della diocesi di MarouaMokolo. Sono infatti dodici le
cappelle che sorgeranno e questo perché le comunità possano avere un luogo dove trovarsi e celebrare la Santa Messa,
abbiano un centro, un punto
di riferimento. Ma come si lavora? Le cappelle e le chiese
presenti sul territorio vengono costruite con un contributo della diocesi di Como, certo, ma la comunità deve pagare parte dei lavori, deve fornire la mano d’opera, deve collaborare alla costruzione. Perché? Perché siano davvero le
loro cappelle e le loro chiese,
volute, progettate, costruite da
una comunità responsabile e
viva.
B.M.
Veduta dei picchi di Mogodé
stato nella chiesa e lo è ancora,
il cuore della missione. E’ quello che permette ad ogni missionario di partire: da una parte
con la certezza di aver ricevuto
un dono, quello della fede, che
non può tenere per sé; e dall’altra con la serena convinzione
che non è lui stesso che salva i
popoli e le culture, che converte e persuade, ma che Lui, Gesù,
è già presente e operante nella
storia. Nelle parrocchie di
Nguétchéwé, Mokolo-Mboua,
Rhumzu e Mogodè i missionari
“fidei donum” sono impegnati in
prima linea nell’annuncio del
Vangelo. I primi missionari
sono arrivati nel Nord del
Cameroun dopo il 1950. La parrocchia più antica nella diocesi attuale di Maroua-Mokolo è
stata fondata nel 1951. Una
zona quindi dove l’annuncio del
Vangelo ha una storia recente
e dove ci si confronta ancora con
forme di spiritismo non indifferenti. Nel nostro recente viaggio abbiamo toccato con mano
come questa dimensione missionaria sia entusiasmante e,
nello stesso tempo non sempre
facile. E’ bello l’annuncio del
Vangelo perché è il far sapere
con le parole e con la vita che
hai incontrato una Persona che
ti ha riconciliato con te stesso,
con gli altri, perfino con la morte; è sorprendente l’annuncio
del Vangelo perché non sai mai
da principio fin dove ti porta:
Lui è sempre nuovo e sempre
oltre; è avventuroso l’annuncio del Vangelo perché, se preso
sul serio, richiede il dono della
vita senza riserve; è difficile
l’annuncio del Vangelo perché
domanda di cambiare gli schemi umani ed ecclesiali a cui siamo troppo abituati; è paziente l’annuncio del Vangelo perché ha bisogno dei tempi del
“chicco di grano che cade in terra e muore” e non dei tempi velocissimi del nostro mondo; è
vero l’annuncio del Vangelo
perché ha in sé la dinamica dell’amore, cioè la drammatica
possibilità di essere accolto o di
essere rifiutato.
Nel volto e nei gesti, nella
preghiera e nell’opera dei nostri
fidei donum abbiamo visto coniugato così il verbo annunciare. Grazie perché possiamo ripartire da qui per imparare la
missione!
GABRIELLA RONCORONI
PER RIFLETTERE...
Che cosa intendiamo quando
pronunciamo la parola missione e quando pensiamo o prol gettiamo attività pastorali missionarie?
Siamo convinti che l’annuncio
è il cuore della missione?
Si parla molto oggi di primo
annuncio e di nuova evangelizzazione. In quali realtà oggi,
concretamente siamo chiamati ad annunciare con nuovo
entusiasmo il Vangelo?
I NOSTRI MISSIONARI/2 DON FELICE CANTONI
Nasce a Trepalle il 18 agosto 1945. Entra in
seminario in prima media.
Viene ordinato sacerdote il 23 settembre
1972.È vicario parrocchiale a Chiesa
Valmalenco. Nel 1972 parte per la missione
diocesana a Bimengué, nella diocesi di
Sangmelima nel Sud del Cameroun. Quando
la missione diocesana si trasferisce dal Sud
al Nord del Cameroun, nella diocesi di
Marouà-Mokolo, viene nominato parroco di
Sir.Dal 1999 al 2008 è parroco a Tavernola.
Nel gennaio 2009 torna in Cameroun nella
diocesi di Maroua-Mokolo. Oggi è parroco
della “Paroisse N.D. du Rosaire de
Nguétchéwé”.
Descrizione di alcuni particolari: fisico forgiato in montagna, nella Parrocchia che fu la più
alta d’Europa, oggi, con 24 Kilogrammi perDon Felice e le suore di Nguétchéwé
si, si presenta tonico e asciutto. Occhi penetranti, capaci di cogliere l’animo delle persone e di vedere al millimetro la precisione di un lavoro dei
muratori. Tagliare le carni macellate, costruire col cemento armato, organizzare il catecumenato e
le liturgie, smontare un motore, praticamente sa fare tutto, eccetto una cosa: non riesce a tradurre
in lingua mafà il nome del suo paese di origine. Ha una lunga esperienza missionaria, è un ritornante, un riciclato. Ma non ripete nulla: missione è innanzitutto, per lui, capire dove è capitato, con chi
ha a che fare, e insieme costruire. Ha le idee chiare, anche su di te se non le hai chiare anche tu. Ha
un sorriso aperto, un saluto pronto, ma non svende nulla. Ha già lasciato le sue impronte in Africa,
a Bimengué e a Sir. La terza grande missione ha tutto il sapore di una prima evangelizzazione. A
volte dorme nei villaggi, sotto le capanne. E non è facile. La sua casa è ordinata, il suo abbigliamento
pudico, la sua auto ammortizzata, le sue mani forti, il suo passo deciso. Se lo ascolti hai tanto da
imparare, se lo aspetti è puntuale, (cioè non “inculturato” con l’Africa), se lo vai a trovare lo fai felice.
Di nome e di fatto! Grazie, don Felice!
DON ITALO
Per qualche giorno si viaggerà
solo con gli zaini. Siamo liberi,
senza valigie. È una mattinata di chiacchiere tra missionari e
delegazione.
Loro
la chiaman o
riunion e ,
ma in
realtà
parlano
e
sgranocchiano
noccioline e
sesamo
dolce. Mi sembrano d’accordo
su un punto: “La comunicazione non passa”. Ma quando lo
dicono, ridono. Questa cosa mi
manca: io sono il Marguià, il
lucertolo che ridere non sa! Ci
provo, muovo le ganasce, faccio un verso, straluccico gli occhi, sputo come loro, ma… non
riesco a ridere. Mondo animale!
Finalmente si fanno i programmi. Si parte verso il territorio
dei Mafà, in Nguétchéwé. La
strada si inerpica sulla montagna fin verso un altopiano a
circa 1000 metri di altitudine.
Iniziano le capanne di fango e
di paglia, i campi coltivati a
miglio o a cotone, spuntano cipolle e bambini da tutte le parti. È festa in parrocchia: “Benvenuti presso il vostro fratello,
il nostro padre Felice” è scritto
su un grande cartello. Tutti
danzano, come si fa da noi in
Africa. I bambini circondano
gli stranieri.
Sì, sì, bambini, potete toccarli.
Parola di Marguià, che vede un
bianco e un salto fa!
Quando scende la notte, tutto
tace. Qui, per dormire, mi sceglierò un angolino all’interno:
se il missionario ha tagliato gli
alberi per timore dei serpenti,
meglio essere prudenti. Ehi,
ragazzi, accendete le pile, guardate dove mettete i piedi, orecchi in su, e prudenza a muovervi di notte!
La mattina, Messa in lingua
mafa e in francese. Grande
concelebrazione, presieduta da
don Giuliano, le “Géneral
vicaire”! Don Italo saluta: “Il
nome Felice in Italia significa
Heureux. Da noi Felice era felice, qui è bien heureux (felicissimo)”.
Il Villaggio di Sherif Moussari
ci accoglie con uno schieramento di bambini del Coop Monde
(voi in Italia avete l’ACR). Mi
faccio strada tra le donne vestite d’un blu strisciato di rosso e le danze dei ragazzi. Mi
godo le scenette dei combattenti e quelle comiche. Qui
sono cristiani, devo comportarmi bene anch’io, ma quando la
scenetta offre la scelta tra una
bibbia, il denaro e una ragazza, mi trovo in imbarazzo. Posso scegliere tra una mosca, una
manciata di mais e una
marguietta smilza?
E fu sera e fu mattina. Sei classi di trenta bambini: ecco la
scuola cattolica. Un maestro
guadagna 50 euro al mese. Il
saluto è ufficiale, ma Gabriella s’inventa di cantare con un
don una canzone: “Se sei felice
tu lo sai…”. I bambini battono
le mani, imparano e si divertono. Questi stranieri cominciano a diventarmi simpatici.
Anche don Stefano, che mi
guarda di traverso. Forse le
due sorelle, Silvia e Brunetta
gli han parlato bene di me.
Un saluto alle suore, uno al
capo villaggio, uno ai protestanti, uno ai musulmani, uno
al Villaggio di Kuyape, uno infine al missionario
Don Felice, ascolta il Marguià:
se sei… batti le mani.
Ah, ah ah… sono il Marguià
cha fa “ah, ah”, ma ridere non
sa!
D.I.M.
P A G I N A
15
Como
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
ANZIANITÀ E STILI DI VITA IN PROVINCIA DI COMO
Un popolo
di 43enni
a popolazione comasca cresce e invecchia. L’affermazione, elementare
nella sua banalità,
trova ulteriore ed ennesima conferma nel documento di programmazione e coordinamento dei
servizi sanitari e sociosanitari predisposto dall’Asl di Como per il 2010.
Una fotografia dettagliata del nostro territorio,
sia dal punto di vista sociale che sanitario.
La Provincia di Como è
segmentata in 162 comuni. Tra questi, solo sei superano i diecimila abitanti, mentre la grande maggioranza dei comuni (per
l’esattezza 107) sono compresi nella fascia con meno di 3.000 abitanti (dati
2009), come visibile nella
mappa seguente. La popolazione residente, al 31
ottobre 2009, risultata di
587.548 unità, pari ad una densità di 455 abitanti per kmq. L’età media è
di 43 anni. In leggera prevalenza la componente
femminile, che rappresenta il 51% dei residenti.
L
UN POPOLO
DI QUARANTENNI
Come detto le statistiche ci rivelano una costante crescita del numero di abitanti negli ultimi
anni (+ 1,15% nel periodo
2002-2009). Incremento
ascrivibile, per la quasi
totalità, al fenomeno migratorio, per lo più di provenienza estera (nel 2002
il saldo migratorio con l’estero segnava un +
26,67%, balzato a + 60%
nel 2008).
La realtà comasca ri-
La popolazione
comasca
invecchia.
Ma a mantenerci
giovani sono
gli stranieri.
La conferma
dei dati
dal documento di
programmazione
dell’Asl di Como
sintesi a cura
di MARCO GATTI
flette un andamento tipico che caratterizza le moderne società industrializzate con un tendenziale
calo di natalità e un progressivo invecchiamento
della popolazione. Nello
specifico la quota di ultrasessantacinquenni in provincia di Como, sul totale
della popolazione, registra un aumento costante negli ultimi quattro anni, fino ad arrivare nel
2009 (ottobre) ad una percentuale di persone anziane vicina al 20% del totale (19,99).
L’andamento dell’indice
di invecchiamento, che
rappresenta la percentuale di soggetti ultrasessantacinquenni sul totale della popolazione, mostra una crescita più marcata nel periodo 20022005 con una tendenza al
livellamento negli ultimi
quattro anni. Il fenomeno
è determinato dal fatto
che l’aumento del numero assoluto di soggetti anziani viene controbilan-
ciato dall’incremento delle nascite e soprattutto
dalla componente migratoria caratterizzata dalla
presenza di soggetti più
giovani.
Osservando il territorio
si nota come il rapporto
tra ultra 65enni e minori
di 15 anni (da cui si evince
il cosiddetto “indice di
vecchiaia”, indicatore che
stima il grado di invecchiamento della popolazione) sia differente a seconda delle zone della
Provincia. I Distretti di
Como, Medio Alto Lario e
Campione d’Italia risultano caratterizzati da una
popolazione più anziana
della media Asl, mentre
nei Distretti più a sud
(Brianza e Sud Ovest) si
concentrano le fasce più
giovani. L’area con l’età
media più alta è quella
del Medio Alto Lario, con
44,78 anni, la più “giovane” è invece l’area Sud
Ovest (41,65). Proprio nei
distretti più “giovani”
(Brianza e Sud Ovest), gli
indici di natalità (rapporto tra nati vivi e popolazione) e di fecondità (rapporto tra nati vivi e numero delle donne in età
feconda) risultano più alti
della media provinciale.
Entrambi gli indicatori
evidenziano la propensione a procreare proprio in
PERCHÈ SI MUORE
Nell’Asl della Provincia di Como si registrano circa 5.000 decessi/anno, con
una lieve prevalenza relativa al sesso femminile.
Complessivamente le principali cause di morte risultano essere le malattie del
sistema circolatorio, che costituiscono il 37,33% del totale, seguite dai tumori
(33,57%); con percentuali più basse si collocano le malattie dell’apparato respiratorio (8,88%) e dell’apparato digerente (4,07%).
Se si analizzano i dati diversificando per sesso, si osserva che la principale causa di morte per i maschi è costituita dai tumori, responsabili del 39,22% del totale, seguiti dalle malattie del sistema circolatorio (33,29%), dalle malattie dell’apparato respiratorio (8,70%) e dalle malattie dell’apparato digerente
(4,27%).
Le malattie del sistema circolatorio rappresentano la prima causa di morte tra
le donne (41,01%), seguite dai tumori (28,41%) e dalle malattie dell’apparato
respiratorio (9,05%).
Traumatismi ed avvelenamenti sono maggiormente rappresentati nel sesso
maschile: 67,48% contro il 32,52% delle donne.
I disturbi psichici invece sono maggiormente rappresentati nel sesso femminile: 77,27% contro il 22,73% dei maschi.
quanto caratterizzati da
una popolazione mediamente più giovane.
CRESCE
LO STRANIERO
In questa breve carrellata di numeri non può
mancare un approfondimento dedicato alla popolazione straniera.
La popolazione “assistibile” straniera nella Provincia di Como risulta essere cresciuta dal 3,49%
nel 2004 (quando gli stranieri residenti risultavano 19.232) al 6,27% nel
2008 (36.426).
Soffermandosi sulle
provenienze, la maggior
parte giunge dall’Europa
(35%), seguita da Africa
(31%), Asia (23%) e America (10%).
Interessante la lettura
anagrafica di questa fetta di popolazione. I dati ci
confermano che la popolazione straniera presente sul territorio comasco
è una popolazione prevalentemente giovane.
Nel 2008 la quota dei
soggetti stranieri ultrasessantacinquenni sul totale era di appena
l’1,85%, a differenza del-
la quota di ultrasessantacinquenni in Provincia di
Como al netto degli stranieri che rappresenta il
21,09%. La fascia di età
pediatrica (0-14 anni) è
molto ben rappresentata
nella popolazione straniera costituendo il 22,54%,
a differenza della quota
dei giovani a livello provinciale che risulta pari al
13,48%. Rispetto alla concentrazione per distretti,
i valori più alti si riscontrano nel distretto di Como (8,58% la presenza nel
2008), mentre negli altri
si è attorno al 5%.
FUMO, ALIMENTAZIONE, MOVIMENTO
Stili di vita: tante abitudini da cambiare
Sempre dal rapporto dell’Asl si evincono informazioni interessanti sulle abitudini dei comaschi e sulla scelta di stili di vita più o meno salutari.
IL FUMO
Nell’anno 2008 il Servizio Medicina dello sport dell’Asl di Como ha condotto,
nell’ambito del progetto “Terziario in movimento”, un’indagine sulle abitudini
di vita di un campione di lavoratori del terziario: 190 dipendenti della Cassa
Rurale e Artigiana di Cantù rappresentato da 85 femmine e 105 maschi di età
compresa tra i 20 e i 64 anni con un’età media di 40,7 e 582 dipendenti Asl con
una fascia di età compresa tra i 20 e i 65 anni di età (350 femmine e 332 maschi)
con un’età media di 46,6. I risultati hanno messo in evidenza che circa il 13%
dei bancari e il 18% dei dipendenti Asl dichiara di essere fumatore con una
media giornaliera di 10 sigarette. Ogni anno, nella provincia di Como, il fumo è
responsabile del 15% dei decessi causando in media 732 morti (420 per tumori,
158 per affezioni cardiocir-colatorie, 154 per patologie respiratorie).
ALIMENTAZIONE E ATTIVITÀ FISICA
La Lombardia presenta un tasso di obesità pari al 8,5% ed è la regione italiana
con minore percentuale 29,8% di persone in sovrappeso.
Attraverso l’attivazione di specifici sistemi di sorve-glianza nutrizionale si è
riscontrato che, in Provincia di Como, la percentuale cumulata di soggetti sovrappeso ed obesi è del 32,84% (33,26% nelle femmi-ne e 32,44 nei maschi). A
livello distrettuale i dati variano dal 24,52% dei soggetti in sovrappeso ed obesi dall’area del distretto di Como, al 39,37 dell’a-rea distrettuale Sud-Ovest.
Nel complesso i dati rivelano che circa la metà dei bambini frequentanti la
scuola primaria ha un’alimentazione squilibrata. In genere i bambini che non
consumano la colazio-ne hanno una maggiore prevalenza di sovrappeso e obesità rispetto agli altri, lo stesso vale per quanti hanno la tendenza a mangiare
guardando la televisione. Rispetto all’attività fisica dall’analisi dei dati è emerso che il 32% dei bambini non dedica un tempo suffi-ciente all’attività fisica.
Interessante è l’associazione tra attività fisica insufficiente e aumento di peso
dei bambini: nei normopeso l’inattività fisica è presente nel 26.6% dei bambini,
nei soprappeso è del 39,5%, negli obesi il 51.7% non pratica attività fisica in
modo sufficiente. Fin qui i bambini. Soffermandosi sulla popolazione tra i 18 e i
70 anni risulta invece sottopeso lo 0,8% dei maschi e il 6% delle femmine;
normopeso il 63,1% delle femmine e il 45,8% dei maschi; sovrappeso il 42,7%
dei maschi e il 21,8% delle femmine; obeso il 10,7% dei maschi e il 9,1% delle
femmine. La prevalenza di sovrappeso e obesità aumenta all’aumentare dell’età, poiché le persone in età avanzata svolgono meno attività fisica e si alimentano di più. Riguardo alla qualità dell’alimentazione, il 27% ha un’alimentazione quasi equilibrata, contro il 62% con un’alimentazione squilibrata e l’11%
decisamente errata. Calcolando le ore settimanali, che il campione statisticamente significativo di popolazione comasca dedica effettivamente all’attività
fisica, è risultato che il 61% ha un livello di attività insufficiente. Più nello
specifico: i maschi nell’arco della vita, variano in maniera sostanziale il tempo
dedicato all’attività fisica, privilegiandola fino ai 40 e dopo i 50 anni. Le femmine si mantengono su valori pressoché costanti, probabilmente a causa del lavoro domestico.
CRONACA
P A G I N A
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Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
FONDI DIMEZZATI AI CSV LOMBARDI
La crisi colpisce
il volontariato
L
a crisi entra con
prepotenza, colpendo pesantemente anche il
mondo dell’associazionismo e del volontariato comasco. La vittima
più illustre è il Centro
Servizi per il Volontariato
- Associazione del Volontariato Comasco. E con
esso tutti i Csv lombardi.
«La ben nota e diffusa
crisi economica - spiega in
merito Fiorenzo Gagliardi, presidente del
Csv di Como - ha avuto ripercussioni anche sui fondi che annualmente vengono messi a disposizione
da parte delle fondazioni
bancarie (secondo la L.
266/91) per la gestione dei
Csv e per le attività nei
confronti del volontariato.
La prevista riduzione è
però andata oltre ogni
possibile previsione e lo
scenario che si prospetta
richiede una sostanziale
revisione del progetto e
delle funzioni del nostro
Csv provinciale…».
Un taglio netto ai cordoni della borsa che farà
entrare nelle casse del
Csv, per i prossimi tre
anni (2010-2012), circa il
50% in meno delle risorse incamerate rispetto
agli anni 2007-2008 (che
corrispondevano a circa
600mila euro l’anno). E si
pensi che già nel 2009 le
risorse avevano subito
una riduzione del 25% rispetto all’anno precedente. Questo quanto emerso
Una riduzione
di risorse
importanti
che obbligherà
il Centro di Como
ad una riduzione
d’organico
e a rimodulare
la propria
attività.
Ne parliamo
con il presidente
comasco Fiorenzo
Gagliardi
di MARCO GATTI
agli inizi di questa settimana nell’ambito di una
riunione tenutasi a Milano con il Comitato di gestione per i fondi speciali
per il volontariato, alla
quale hanno preso parte
di tutti i Csv lombardi.
Un ammanco di circa
300mila euro l’anno (euro
più euro meno), per quanto riguarda il Csv di Como, che, com’era prevedibile, ha mandato in crisi
il bilancio e ha imposto
una complessa rimodulazione delle attività svolte.
Sono circa 400, ad oggi,
le realtà di volontariato
presenti sul territorio della provincia di Como. Di
queste circa una sessantina sono le socie del Csv.
«La nostra missione - con-
tinua Gagliardi - è da
sempre rivolta alla totalità del mondo del volontariato comasco e si concretizza attraverso l’erogazione di servizi di consulenza, promozione, formazione, informazione,
documentazione. Questo
taglio drastico di risorse
ci impone l’attuazione di
una politica nuova che
però salvaguardi la ricchezza e la professionalità di quanto realizzato
fino ad oggi».
Prima della crisi
quante erano le forze
in organico?
«Le forze di cui disponevamo, con singoli contratti anche di una decina di
ore settimanali, coprivano un totale equivalente
a circa 6 tempi pieni e
mezzo. Un monte ore che,
vista la contrazione di risorse, non saremo più in
grado di sostenere. Da
qui, purtroppo, la necessità di ricorrere alla strada della cassa integrazione, che interesserà circa
la metà del personale».
Qual è la preoccupazione più grande per il
Csv, in questo momento?
«La nostra preoccupazione è duplice. Da un lato
il mantenere lo standard
di prestazioni che ci ha
caratterizzato e qualificato a livello provinciale, ciò
senza disperdere il capitale umano che abbiamo
coltivato e contribuito ad
arricchire nel corso degli
I NUOVI ORARI
anni. Dall’altra lo scrupolo e la responsabilità che
ci sentiamo sulle spalle
sono quelle di dover accompagnare i lavoratori
che ci lasceranno, cercando di inserirli in maniera
degna nell’ambito del Terzo Settore. Strada non facile essendo anche questo
un campo in cui la crisi si
sta facendo sentire con
evidenza».
In che misura cambierà l’attività del Csv
nei prossimi anni?
«Stiamo lavorando per
garantire al massimo la
qualità dei servizi svolti
fino ad oggi, cercando di
darne continuità. Il Csv
in questi anni ha speso,
come detto, molte energie
sul fronte della consulenza, della formazione, della promozione del volontariato, della comunicazione attraverso una com-
Un primo cambiamento, il più visibile, è
già effettivo per il Centro servizi per il Volontariato di Como. Gli orari non sono più gli stessi. Gli uffici di via Col
di Lana sono oggi aperti dal lunedì al giovedì
dalle 14 alle 18, e il mercoledì dalle 9 alle 18. Il
venerdì gli uffici resteranno chiusi.
plessa serie di azioni che
avevano il loro clou nella
costruzione di coordinamenti delle associazioni
di volontariato. Attraverso queste azioni abbiamo
lavorato molto al fine di
rendere questo territorio
più coeso, cercando di dotarlo degli strumenti adatti per affrontare e gestire al meglio le problematiche sociali più complesse. Difficile dire quale sarà l’attività maggiormente penalizzata dalla
forzata riduzione d’organico. A risentirne sarà, di
certo, la parte consulenziale (fiscale, legale, amministrativa, di progettazione), fino ad oggi esercitata con puntualità e
che subirà dei rallenta-
SABATO 27 FEBBRAIO CONVEGNO A VILLA GALLIA
Come contrastare lo stalking
o stalking. Come contrastare insieme
molestie e persecuzioni con
tro le donne”. Con questo
titolo Villa Gallia ospita,
sabato 27 febbraio, dalle
9 alle 13, un convegno di
grande interesse che mette a fuoco una delle piaghe del nostro tempo. A
promuoverlo il Soroptimist International Club
di Como e gli assessorati
alle Pari opportunità di
Comune e Provincia di
Como.
Perché questo convegno? “Il Soroptimist International Club di Como
- si legge nella brochure
informativa dell’evento ha tra i suoi obiettivi
quello della promozione
del potenziale femminile
e della lotta contro la violenza sulle donne, un problema sociale di scottante attualità. Anche gli atti
persecutori reiterati, definiti stalking, sono un fenomeno grave e preoccupante, tanto che da un anno vengono considerati
reato, punibile con la re-
L
“
L’appuntamento
è aperto a tutti
e si svolgerà
dalle ore 9
alle 13
clusione fino a 4 anni. Il
Soroptimist International Club di Como, insieme agli assessorati alle
Pari Opportunità del Comune e della Provincia di
Como intende richiamare
l’attenzione dell’intera comunità comasca su questo odioso atto di violenza, per fare il punto su cosa è cambiato da quando
lo stalking è divenuto reato e, soprattutto, per far
conoscere alle vittime gli
strumenti di aiuto che la
legge e le istituzioni possono loro garantire. La violenza contro le donne
può e deve essere contrastata insieme…”.
Il convegno avrà inizio
alle ore 9 con l’accoglienza e la registrazione dei
partecipanti. La partecipazione è gratuita.
COS’È LO STALKING
Molestie o minacce ripetute nel tempo, tali da suscitare in una
persona un “perdurante e grave stato di ansia o di paura” o da
ingenerare un “fondato timore per l’incolumità propria o di un
“congiunto” oppure costringere a modificare “le proprie scelte e
abitudini di vita”.
Questa è la definizione del reato di “Atti persecutori” comunemente definito “stalking” contenuta nell’art. 612 bis del Codice
Penale introdotto agli inizi del 2009.
La legge 23/4/2009 n. 38 prevede per l’autore del reato una reclusione da sei mesi a quattro anni salvo che i fatti debbano essere inquadrati in un più grave reato, con aggravanti in casi
particolari.
La persona offesa può:
1) esporre i fatti all’autorità di pubblica sicurezza chiedendo
al questore di ammonire l’autore della condotta lesiva. L’ammonimento, dopo le indagini che provino la sussistenza del reato,
sarà orale;
2) presentare querela e quindi dare avvio al giudizio penale.
La legge prevede misure a sostegno delle vittime: le Forze
dell’Ordine, i Presidi sanitari e le Istituzioni pubbliche devono
fornire tutte le informazioni sui centri antiviolenza presenti
sul territorio e provvedono, a richiesta, a mettere in contatto
la vittima con questi centri.
Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri -Dipartimento
per le Pari Opportunità - è istituito il numero verde 1522 sempre attivo per fornire un servizio di prima assistenza giuridica e psicologica.
A Como l’Associazione “Telefono Donna” offre aiuto e sostegno alle donne vittime di violenza, garantendo l’anonimato e
l’assistenza legale e psicologica. La linea telefonica di informazione e ascolto, che
risponde allo 031-304585, è attiva lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 15 alle
18; martedì, giovedì e sabato dalle ore 9 alle 12.
menti. Riduzioni vi saranno anche sul numero
di riviste pubblicate. Con
ogni probabilità andranno rimodulati anche gli
interventi programmati
nelle scuole, pur cercando di non perdere i contatti avviati e di non far
mancare la nostra presenza…».
E il domani? Che futuro si delinea per il
Csv?
«Per quanto mi riguarda io cerco sempre di essere positivo. Dovremo
costruire un modello di
Csv che sarà di certo diverso rispetto agli anni
precedenti. Lo sforzo si
tradurrà nel garantire
ugualmente una elevata
qualità nei servizi svolti.
Dovremo inoltre curare
con maggiore forza l’attivazione, sul territorio, di
alleanze con gli enti locali (Amministrazione provinciale, Comuni, banche
locali...), per attingere ad
ulteriori finanziamenti
che potrebbero darci maggiore respiro. Una ricerca
il cui significato non va
ricondotto ad una semplice richiesta di aiuti economici, ma come l’occasione che ci permetterà di
consolidare la nostra presenza sul territorio».
CRONACA
P A G I N A
Como
17
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
LE LINEE DEL NUOVO DOCUMENTO DI INQUADRAMENTO URBANISTICO CITTADINO
Due centri
per una
città
Le principali
aree strategiche
inserite
nel documento
di inquadramento
urbanistico
della città
Il testo definisce gli obiettivi generali
e gli indirizzi dell’azione
amministrativa, avviando di fatto
l’iter di riforma urbanistica della città.
Tra le novità di interesse il destino
dell’area di Camerlata, che andrà
assumendo un ruolo centrale,
insieme alla Convalle.
Molte le aree strategiche
sulle quali si ridisegnerà il capoluogo
L
a città di Como si
appresta a cambiare volto. La
nascita di un nuovo “centro”, nel
l’area di Camerlata, la definitiva sistemazione di
aree di interesse strategico, il rilancio di realtà
abitative a canone agevolato. C’è questo ed altro
nel nuovo documento di
inquadramento urbanistico del Comune di Como. Documento che definisce gli obiettivi generali e gli indirizzi dell’azione amministrativa, avviando di fatto l’iter di riforma urbanistica della
città, che avrà il suo culmine con l’approvazione
del Piano di Gestione del
Territorio (Pgt) entro il 31
marzo del prossimo anno.
La scorsa settimana la
Giunta Comunale ha dato
il via libera al “documento di inquadramento recante gli obiettivi generali e gli indirizzi dell’azione amministrativa comunale nell’ambito della
programmazione integrata di intervento”.
Di cosa si tratta? I Comuni promuovono la formazione di programmi integrati di intervento allo
scopo di riqualificare il
tessuto urbanistico, edilizio ed ambientale del proprio territorio.
Il documento che, ora,
dovrà passare al vaglio
del Consiglio comunale,
contiene importanti indicazioni rispetto al nuovo
assetto urbanistico che
assumerà il capoluogo in
futuro. Alle aree strategiche già individuate nell’ex
Opp (in funzione del
Campus universitario) ed
ex Ticosa si è deciso di
inserire anche l’area ex
Trevitex di Camerlata (rispetto alla quale il sindaco ha assicurato non vi
saranno nuove volumetrie. Tra un anno circa la
possibile riapertura del
centro commerciale), l’ex
Seminario maggiore (zona via Battisti - via
Sirtori), l’ex tinto stamperia Lombarda (via Napoleona), l’area dell’ospedale S. Anna oltre che porre
l’accento sulla cosiddetta
questione dell’housing
sociale. Questi sono i
“nodi” sui quali si concentrerà, in termini di
risanamento, recupero e
rilancio del territorio,
l’azione urbanistica dei
prossimi anni.
«Oltre alle aree indicate - spiega il sindaco di
Como Stefano Bruni, in
virtù della sua delega all’Urbanistica – abbiamo
individuato anche l’area
ex Albarelli e il tratto della tangenziale che dalla
stazione va alla Ticosa
siti rispetto ai quali il Pgt
dovrà impegnarsi nel definire una pianificazione
puntuale. Dalla scelta
delle aree strategiche si
evince, con sufficiente
chiarezza, la scelta di
questa Amministrazione
di superare il concetto di
unica centralità che, negli anni, l’ha caratterizzata. Attraverso il recupero
e la riqualificazione delle
aree indicate la realtà di
Camerlata andrà assumendo questa nuova
centralità, che non si sostituirà a quella della
Convalle, ma andrà ad
integrarsi con essa. Due
centri nell’ottica di uno
sviluppo più armonico e
coerente del territorio, in
perfetta comunicazione
tra loro. Attraverso que-
sto documento di inquadramento noi annunciamo e anticipiamo i contenuti di quello che sarà il
futuro Pgt».
«Questo documento - la
conferma dell’ing. Roberto Laria, dirigente del settore Urbanistica - non
rappresenta un’operazione fine a se stessa, ma offre un’idea chiara di quelli che dovranno essere i
contenuti del futuro Piano di Gestione del Territorio, che, sia ben chiaro,
non è un Piano regolatore
camuffato, ma una visione diversa e nuova della
città. La visione prospettica che si delinea è quella di allargare la città storica con altre porzioni di
città che con essa interagiscano, ampliando, in un
certo qual modo, il respiro della cinta muraria che
chiude il centro. Dare una
nuova centralità al capoluogo significa, inoltre,
offrire armonia e coerenza ad un’area, quella di
Camerlata, di grande insediamento urbano. Si-
gnifica valorizzare al meglio la basilica cristiana
di S. Carpoforo, S. Brigida, il mercato, la citta-della della salute che sorgerà negli spazi lasciati dall’ospedale S. Anna. Un disegno immaginifico che si
cercherà di tradurre nel
Pgt».
Un impegno non solo
urbanistico, ma anche sociale. Da qui la scelta di
aprire spazi anche su questo fronte: «La scelta di
inserire il tema dell’ housing sociale tra i comparti
SOGGIORNI ESTIVI CON IL CIF
Anche quest’anno il C.I.F. (Centro Italiano Femminile) di Como organizza un soggiorno estivo al mare per bambini dai 6 ai 13
anni a Lignano Sabbiadoro – Udine, dal 17 al 30 luglio.
Obiettivo del C.I.F. è quello di proporre una vacanza in cui le cure per il benessere fisico si accompagnano a momenti educativi di
vita comunitaria.
La Casa Vacanza di Lignano Sabbiadoro circondata da un grande parco e dotata di spiaggia privata, mette a disposizione dei
bambini un’ottima assistenza dal punto di vista sanitario ed educativo, in una splendida località sul mare.
Direzione e assistenti sono di sicura serietà; animatori conducono il soggiorno con molteplici attività ludiche e creative che
interessano i ragazzi.
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi direttamente al Centro Italiano Femminile in via Rodari 1 a Como; tel. e fax 031304190. (Orari d’ufficio: il lunedì dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e dalle ore 15.00 alle 17.30, il mercoledì e venerdì dalle ore 10.00
alle ore 12.30).
di interesse strategico e di
edilizia residenziale pubblica - spiega Stefano
Bruni - ha lo scopo di rispondere ad un bisogno
abitativo fortemente
espresso dalle famiglie
meno abbienti. L’intenzione, è ovvio, non è quella
di creare dei ghetti, quanto di favorire la realizzazione o ristrutturazione
di spazi abitativi a canone agevolato, che si integrino con realtà abitative
a prezzi di mercato e spazi commerciali. Potranno
pertanto essere presentati piani integrati di intervento coerenti con questa
strategia. Verranno dunque esaminate proposte
di Piani integrati d’intervento che contengano rilevante presenza di edilizia residenziale pubblica,
purché siano garantite
tre condizioni: multifunzionalità dell’intervento
che deve pertanto prevedere pluralità di destinazioni e funzioni; integrazione nel tessuto urbano
consolidato; elevata qualità architettonica e tecnica».
CRONACA
P A G I N A
Como
18
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
LA SPERIMENTAZIONE DI UN NUOVO SOFTWARE
Tempi d’attesa
novità
al S. Anna
D
iminuiscono i
tempi di attesa
per la prenotazione e il pagamento di esami
e visite all’Ospedale S.
Anna. Una buona prassi
resa possibile da un nuovo sistema di selezione
che avrà benefici in particolare per le categorie
“fragili”. Nei primi tre
mesi di utilizzo, anziani,
portatori di handicap,
donne in maternità o
mamme con bambini piccoli hanno visto quasi azzerati i tempi di attesa
mentre per gli altri utenti la diminuzione dei tempi si è attestata mediamente in 6 minuti in meno a persona.
L’unica novità visibile,
entrando nella sala pre-
Quasi azzerati
per gli utenti
“fragili”, mentre
per gli altri la
riduzione è stata
di circa 6 minuti
a persona
di MICHELE LUPPI
notazioni del presidio di
via Napoleona, è la colonnina che emette i biglietti, il cosiddetto “numerino”, ma la vera innovazione sta nel programma installato nei computer degli sportelli. Un sistema
che permette di dare la
precedenza immediata
alle categorie più fragili e
che organizza il servizio
in modo da rendere più
rapido l’accesso, riducendo i tempi morti. Il sistema realizzato dalla società Artex Srl e costato poco
meno di 20mila euro, è
stato presentato la scorsa settimana dal direttore dell’Azienda Ospedaliera, Andrea Mentasti.
Presente anche il professore del Politecnico di Milano, Mariano Corso, responsabile di un centro di
ricerca dell’ateneo milanese che si occupa di innovazioni in campo sanitario e da tempo collabo-
ratore della direzione dell’ospedale comasco. “In
questi anni - ha spiegato
Mentasti - abbiamo notato quanto sia il tempo che
i nostri pazienti perdono
per le prenotazioni. Abbiamo allora cercato di capire come fosse possibile
ridurre le attese. Da qui
la scelta da un lato di installare questo nuovo sistema e dall’altro di assumere altre due operatrici
così da potenziare il servizio agli sportelli. A distanza di tre mesi abbiamo riscontrato una diminuzione dei tempi di at-
tesa del 25%”. Secondo i
dati raccolti, a tre mesi
dall’installazione degli
apparecchi, il tempo medio di attesa per ogni paziente è di 16 minuti. Un
dato, calcolato sui circa 67
mila pazienti serviti in
questi tre mesi, che chiaramente tiene conto dei
momenti di massima affluenza in cui le attese diventano più lunghe, arrivando anche oltre i trenta minuti (nel 2% dei casi), ma anche dei momenti con minor afflusso in
cui l’accesso agli sportelli
è quasi immediato. Per le
categorie “fragili” i tempi
di attesa sono, invece, ridotti a 4 minuti. Risultati che hanno spinto ad installare il sistema anche
negli ambulatori dell’Asl
di via Pessina. “Queste
apparecchiature - ha concluso il direttore generale, Andrea Mentasti - verranno successivamente
spostate nel nuovo ospedale che diventerà, insieme al presidio di via Napoleona, dove rimarrà
parte degli ambulatori,
uno dei due poli principali sul territorio per visite
ed esami”.
I CONTROLLI EFFETTUATI
Edilizia privata: stop alle trasgressioni
E
dilizia privata,
stop ad abusi e
trasgressioni. Sta
riscuotendo risultati positivi la
campagna di controllo avviata dall’attuale Amministrazione comunale per
evitare abusi e trasgressioni. «La nostra attenzione è alta - dichiara Maurizio Faverio, assessore
comunale all’edilizia privata -. Il messaggio che
desideriamo lanciare alla
cittadinanza è forte: nessuno pensi di fare i propri comodi a cuor leggero. Vi sono regole chiare e
occorre rispettarle».
«La scelta dell’Amministrazione - gli fa eco l’ing.
Laria - è stata quella di
potenziare l’organico dell’Ufficio Infrazioni Edilizie, oggi forte della presenza di tre vigili che si
preoccupano di effettuare
i sopralluoghi nei cantieri».
A riprova del crescente
impegno ispettivo dell’Amministrazione i dati
forniti dallo stesso assessore Faverio.
I sopralluoghi effettuati dalla Polizia Locale per
avvio di attività sono passati da 45 nel 2008 a 73
nel 2009 (+ 62,22%), i procedimenti sanzionatori
avviati sono passati da 36
del 2008 a 53 del 2009 (+
47,20%). Più che raddop-
piate le ordinanze emesse (sanzioni, pene pecuniarie, demolizione, sospensione dei lavori etc.),
passate dal 23 del 2008 a
48 del 2009 (+ 108,69%).
«Compito del settore è
verificare che, in tema di
edilizia privata, tutto sia
conforme alle regole e attivare i necessari provvedimenti sanzionatori».
Su dieci azioni ispettive
effettuate, per sette sono
scattati provvedimenti
sanzionatori. Questo dato
la dice lunga sulla regolarità con la quale si muove in città il settore dell’edilizia privata, anche se
va considerato il fatto che
le azioni dell’Ufficio Infra-
zioni Edilizie non sono effettuate a campione, ma
su precisa segnalazione
(da parte di privati, consiglieri comunali o altro).
Per la consueta serata di aggiornamento mensile, la Società Ortofloricola Comense propone per lunedì 1°
marzo, alle ore 21.00, l’incontro “Insetti esotici e tutela ambientale”, a cura del prof. Mario Colombo, entomologo
e assessore alla cultura della Provincia di Como, autore di una recente pubblicazione su questo tema molto
attuale. Le specie introdotte, dette anche “esotiche” o “aliene”, sono nel mondo e parzialmente in Italia tra i
fattori maggiormente implicati nell’estinzione di molte specie. Si definiscono specie native quelle che si trovano naturalmente in una determinata regione geografica; sono considerate specie introdotte, non indigene, alloctone, esotiche o aliene quelle intenzionalmente o accidentalmente trasportate dall’uomo al di fuori del loro
areale biogeografico. Una specie introdotta diventa invasiva quando, superato con successo il periodo di acclimatazione, mostra capacità di espansione nel nuovo ambiente e provoca danni ecologici ed economici. Una
delle principali cause di perdita della biodiversità è proprio rappresentata dall’introduzione, al seguito dell’uomo, di un crescente numero di specie al di fuori del loro areale originario. Non tutte le specie introdotte sono dannose: al contrario molte di esse sono di grande utilità, come ad esempio numerose piante che costituiscono oggi la base alimentare di gran parte della popolazione mondiale. I principali fattori alla base alle introduzioni, per quanto intenzionali o accidentali, sono riconducibili al turismo e al commercio internazionale,
legati a una serie di attività produttive quali ad esempio l’agricoltura e l’allevamento a scopo alimentare e
industriale, ma anche al collezionismo e al mercato degli animali da compagnia. Le implicazioni ecologiche
delle invasioni sono di primaria importanza e coinvolgono l’intera biosfera, dagli habitat acquatici alle terre
emerse. Il tema delle specie “aliene” è stato affrontato solo di recente in Italia, che sta attivando gruppi di
ricerca.
L’incontro si terrà presso la sede dell’Associazione in via Ferabosco 11 a Sagnino. L’ingresso è libero. Per
informazioni: Società Ortofloricola Comense, tel. 031.572177 oppure 031.531705; e-mail: [email protected];
sito internet: www.ortofloricola.it.
In buona sostanza si “colpisce” quasi sempre a colpo sicuro, anche se la politica dell’Ufficio per il futuro vorrebbe essere quel-
la di rendere più sistematici i controlli a campione,
così da scoraggiare il diffondersi di eventuali abusi.
Rispetto alle infrazioni
commesse «non si tratta
di abusi eclatanti - spiega l’ing. Laria -, ma di
operazioni che spesso trascurano il contesto in cui
sono inserite e non contribuiscono certo alla bellezza della città. Va detto, a
qualifica dell’operato dell’Ufficio, che, ad oggi, in
tutti i ricorsi al Tar in cui
siamo stati coinvolti per
questioni di edilizia privata questa Amministrazione è sempre risultata
vincente».
INSETTI ESOTICI E TUTELA
AMBIENTALE IL 1° MARZO CON
L’ORTOFLORICOLA COMENSE
CRONACA
P A G I N A
19
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
L’OPERA DON GUANELLA E LO STILE MISSIONARIO
Una casa
di lamiera
in Congo
Una lettera di fratel Mauro Cecchinato
da Kinshasa, dove oggi presta il suo
servizio ai più poveri, ci conduce
ad una realtà di miseria
e fatica. La richiesta di aiuto
per sostenere un progetto a favore
dei più giovani, vittime
di umiliazioni e violenze
di SILVIA FASANA
U
na richiesta dal
Congo, per aiutare i ragazzi in
difficoltà assistiti dai missionari
dell’Opera don Guanella.
fratel Mauro Cecchinato,
della Congregazione dei
Servi della Carità, è un
volto molto conosciuto in
città e in Provincia per
essere stato per anni direttore delle attività della Casa “Divina Provvidenza” di Como. Seguendo un suo grande sogno,
alla fine del 2008 ha chiesto di essere inviato nelle
missioni africane, per portare, come invitava don
Guanella «Pane e Signore» anche ai più poveri di
quel continente. Oggi
fratel Mauro è a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, alle
prese con una realtà spesso drammatica che coinvolge soprattutto i bambini. Scrive fratel Mauro:
“Tutti conosciamo la realtà degli “enfants sorciers”,
“i bambini stregoni”. Hanno dai due ai dodici anni,
sono i piccoli dannati del
Congo: accusati dai familiari di esercitare poteri
occulti, sono costretti a subire umiliazioni e violenze. La loro colpa? Trovarsi vicini alle disgrazie di
tutti i giorni: questo basta
per essere buttati sulla
strada e vivere ogni giorno nel terrore di rischiare
di essere picchiati o bruciati vivi. Un incubo che
affligge oltre trenta-mila
minori nella sola capitale
Kinshasa”. Per offrire una
concreta speranza a questi ragazzi e portare un
po’ di sollievo in un mare
di bisogno, l’Opera don
Guanella è presente nella Repubblica Democratica del Congo fin dall’ottobre del 1994, con diverse
I CENTRI GUANELLIANI IN CONGO
Comunità formativa
· Comunità “Sante famille de Nazareth”, una casa di formazione (Seminario
teologico e postulandato) per preparare “guanelliani congolesi” nel vivere e
testimoniare il carisma di don Luigi Guanella nella loro terra.
strutture (vedi riquadro).
Continua fratel Mauro:
“Stiamo portando avanti
un progetto dal titolo ‘Decido il mio futuro’, per offrire ai ragazzi del nostro
centro di Esengo la possibilità di raggiungere una
certa autonomia. Il primo
passo è quello di mettere
in condizione questi ragazzi di imparare un mestiere, grazie ai corsi di
formazione professionale
del nostro Centro di Limete e di altre scuole vicine.
Il secondo passo è di offrire loro una casa: una casa
di lamiera e legno, una
semplice casa di 3 metri
per 5, dove poter iniziare
una vita in autonomia”.
Per far questo occorre acquistare i materiali, legno
e lamiere, chiodi e viti,
porte e piccole finestre, il
cemento per fare il pavimento e del materiale per
isolare la lamiera ed evitare così che la casa diventi un “forno”. Buona
parte delle costruzioni
che si trovano nei quartieri sono fatte di questi materiali o di materiali di recupero, cartone, pezzi di
plastica. Si è pensato inoltre a un piccolo arredo: un
letto, un materasso, un
tavolino, un armadio che
servirà per i vestiti, la dispensa per gli alimenti,
un braciere per fare da
mangiare, un catino per
lavarsi e per lavare gli
abiti, due piatti, bicchieri, forchette…, l’indispensabile per poter iniziare.
“Una casa in lamiera spiega fratel Mauro - per
noi è già una grande realizzazione. È il segno che
la vita dei nostri ragazzi
può continuare a sperare.
Vuole essere un invito a
sostenere “le decisioni” importanti che alcuni ragazzi di strada stanno prendendo. È il modo per dare
vita e significato ai loro
sogni, è il modo per farli
diventare ciò che desiderano”.
Ogni realizzazione prevede il costo totale di 900
euro (650 euro per la costruzione e 250 euro per
il mobilio). Se qualcuno
volesse contribuire alla
realizzazione di questo
progetto, può prendere
contatti con il Centro Missionario Guanelliano di
Como (don Adriano Folonaro, Silvio Verga), tel.
031.296811; e-mail: folo
[email protected];
[email protected].
L’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti di Como (U.I.C.I.)
invita a partecipare ad una esperienza
di aperitivo con buffet freddo
immersi nella completa oscurità,
alla riscoperta dei 4 sensi “dimenticati”.
L’appuntamento è per
venerdì 19 marzo alle ore 19.00
presso l’Istituto Opera Don Guanella di Como
via Tommaso Grossi n. 18, ampio parcheggio interno.
I posti disponibili sono 60, la prenotazione è obbligatoria.
Per prenotazioni chiamare: U.I.C.I. Como,
via Raschi n. 6 tel. 031 57.05.65, oppure
Istituto Opera Don Guanella Como, tel. 347-8783308.
Comunità educative residenziali, forniscono ai ragazzi stabile ospitalità, vitto, percorsi educativi, l’attenzione alla dimensione spirituale, cure mediche, con la finalità di aiutarli a crescere e attraverso un percorso d’inchiesta reinserirli nel proprio nucleo familiare o parentale (se possibile) o nella
società attraverso un progetto d’autonomia.
· Foyer “Maman Africa - Elikia” (Casa della Speranza), accoglie 20 bambini
di strada (6-12 anni) con bisogni di prima necessità.
· Foyer “Ndako ya Esengo” (Casa della gioia), accoglie 25 adolescenti di strada (13-18 anni) con bisogni primari e difficoltà di integrazione.
· Foyer “Ndako ya Boboto” (Casa della pace), accoglie 15 ragazze (6-18 anni)
di strada con bisogni primari e difficoltà di integrazione.
Centro di accoglienza diurno
· Foyer “Le Point d’eau” (Punto d’acqua), accoglie circa 180 ragazzi di strada
durante la giornata, offrendo loro il tempo per essere ascoltati, un pasto,
vestiti, cure mediche, la cura dell’igiene personale, la possibilità di lavare i
propri vestiti, di seguire un corso di alfabetizzazione. Durante la notte il centro accoglie circa 100 bambini/ragazzi/e offrendo sicurezza e protezione.
Servizi sanitari
· L’Equipe Mobile è un servizio notturno che ha come obiettivo la prevenzione e la cura sanitaria. Un’équipe di educatori e sanitari raggiunge i ragazzi
di strada direttamente nei quartieri dove vivono, offrendo loro ascolto e primo soccorso specialmente a quelli feriti e violentati e alle ragazze madri e ai
loro “bebè”.
· Dispensario: svolge attività medico-infermieristica ai ragazzi di strada e alle persone povere del quartiere.
Comunità agricola residenziale e scuola
· “Citè Guanella” (Città Guanella), situata sul Plateau de Bateké, nei pressi
del villaggio di Talangai Mpongwene (a 120 km circa dalla capitale Kinshasa),
accoglie una ventina di giovani per l’apprendistato in campo agricolo e zootecnico, anche per favorire l’autofinanziamento delle attività degli altri centri. Nel gruppo attualmente sono presenti 6 ragazzi disabili psichici.
· Scuola primaria: per favorire un normale percorso scolastico è presente
una scuola primaria per 220 bambini. La scuola nel pomeriggio svolge corsi
di alfabetizzazione per gli adulti.
Aperitivo
con buffet freddo
al don Guanella
per l’Unione
Italiana Ciechi
e Ipovedenti
di Como
P A G I N A
20
CRONACA
ComoScuola
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
LE SCUOLE CATTOLICHE DELLA DIOCESI/5
L’Istituto
Matilde
di Canossa
Un’attività educativa
presente sul territorio
cittadino
da oltre 150 anni
LA FONDATRICE
SANTA MADDALENA DI CANOSSA
L
Istituto scolastico “Matilde di Canossa” è un
plesso scolastico ubicato nel centro storico
della città di Como.
L’opera educativa è attiva a
Como dall’autunno del 1851,
per iniziativa del Vescovo Carlo Romanò. Nei decenni successivi l’opera si sviluppa accogliendo alunne del territorio
lariano e dell’intera provincia
di Como, privilegiando le istituzioni scolastiche di carattere
socio-psico-pedagogico.
Sin dalla sua fondazione,
l’Istituto, legalmente riconosciuto nel 1937 con il nome di
“Matilde di Canossa”, precorre
i tempi e anticipa le esigenze
della società, fornendo un servizio scolastico completo e all’avanguardia. Vari sono, infatti, i progetti sperimentali avviati nel corso degli anni e, alla formazione prevalentemente pedagogica, si è affiancata quella
scientifica, che ha consentito
una maggiore apertura anche
ad un target maschile. L’Istituto Matilde di Canossa è Ente
di Formazione attivato e gestito dall’Ente Famiglia Canossiana della Congregazione Religiosa delle Figlie della Carità
Canossiane. L’Istituto inoltre si
avvale di una struttura di indirizzo e di coordinamento,
l’ENAC (Ente Nazionale Canossiano), emanazione della
Congregazione delle Suore
Canossiane, non ha scopo di lucro ed ha come finalità istituzionali la promozione morale,
cristiana e sociale delle persone mediante proposte di orientamento, di istruzione, di formazione e aggiornamento professionale. L’ENAC è riconosciuto dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale ed
accreditato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca.
’
LA “MISSION”
ED IL MIGLIORAMENTO
CONTINUO
La nostra è una scuola cattolica: si caratterizza per l’ispirazione cristiana,
intesa come sviluppo delle potenzialità,
promozione dei valori umani, vita di relazione ed apertura al sociale.
La “Mission” dell’Istituto trova la sua
ragion d’essere nel dono carismatico di
Maddalena di Canossa, la quale invita
ad andare oltre i bisogni primari, per
educare e formare la persona nel cammino di crescita fin dai primi anni di
vita. “Dall’educazione dipende ordinariamente la condotta di tutta la vita”: la
frase di S. Maddalena di Canossa rappresenta lo scopo per cui ella decise di
fondare a Verona nel 1808 l’Istituto delle Figlie della Carità Canossiane.
Maddalena di Canossa dedicò la propria
vita all’educazione delle fanciulle, in
particolare di quelle provenienti dalle
fasce più umili; negli anni seguenti la
Fondatrice estese l’opera anche in molte altre città italiane, fra cui Como, dove
le Madri sono presenti dal 1851 occupandosi dell’educazione e dell’istruzione dei bambini e dei giovani.
Scopo della scuola è prioritariamente
l’educazione, accanto alla formazione
della persona, dalla quale dipende la sua
riuscita, il suo equilibrio, il contributo
Maddalena nasce a Verona il 1 marzo 1774, dalla nobile famiglia dei Canossa.
Sensibile ai bisogni dei poveri della città e guidata da una profonda ricerca
religiosa, trova con fatica, tramite molte esperienze e tentativi, il suo carisma
nella Chiesa: sceglierà di viver con radicalità evangelica per Dio solo non secondo la forma monastica, ma nella dedizione e servizio dei poveri. Lascia
definitivamente il palazzo Canossa ed inizia la sua opera con alcune compagne, raccogliendo ed educando le bambine del quartiere degradato di S. Zeno,
l’8 maggio 1808. Successivamente, l’Istituto delle Figlie della Carità si estende a Venezia, Milano, Bergamo, Trento, mentre Maddalena moltiplica i contatti con le autorità religiose e civili per sostenere proprie ed altrui iniziative
caritative. Il 23 maggio 1831, con l’aiuto di un sacerdote veneziano e di due
laici bergamaschi, dà inizio alla congregazione dei Figli della Carità. Coinvolge nel suo ampio piano apostolico innumerevoli laici, rendendoli
corresponsabili nel promuovere la carità. Muore a Verona il 10 aprile 1835.
Viene proclamata beata da Pio XI l’8 dicembre 1941 e canonizzata da Giovanni Paolo II il 2 Ottobre 1988.
Mossa da un’intensa esperienza dell’amore di Dio che lei contempla in Gesù
sulla croce, si sente spinta a condividere la stessa passione di Gesù per i piccoli ed i poveri, perché possano accedere ai beni della cultura, della fede e non si
sentano abbandonati nella malattia, nella fragilità.
Per questo dà vita ad opere ed iniziative di educazione, evangelizzazione,
assistenza spirituale ai malati abbandonati, suscitando la collaborazione dei
laici di ogni classe sociale. Il suo desiderio è che tutti conoscano ed amino
Gesù. Per questo è disposta ad andare fino ai confini della terra.
La Famiglia Canossiana comprende, oltre alle Figlie della Carità, anche i
Figli della Carità, le Missionarie Secolari di S. Maddalena di Canossa ed i
Laici canossiani.
L’opera canossiana nel Mondo è presente in Europa, Asia, Africa, America e
Oceania. La Casa Generalizia delle Figlie della Carità Canossiane ha sede a
Roma, in Via della Stazione di Ottavia 70 a Roma.
che essa può dare alla famiglia ed alla
società. Attraverso l’educazione, la
progettualità e la cultura, la scuola
canossiana cerca di aiutare gli alunni a
trovare risposte alle grandi domande di
senso della vita, lungo percorsi diversi,
poiché differenti sono le sensibilità e le
esigenze degli alunni stessi e le tappe
di crescita culturale e personale.
L’Istituto persegue il miglioramento continuo allo scopo di incrementare il cammino formativo degli alunni, che si esprime attraverso la:
formazione, intesa come sviluppo delle capacità cognitive, relazionali e sociali
della persona
progettazione, intesa come capacità di
pianificare e realizzare strategie che interpretino il cambiamento e l’innovazione.
In concreto, gli obiettivi perseguiti dall’Istituto sono:
Istruire: favorire l’assimilazione e la
rielaborazione del sapere, educando ad
una coscienza critica e responsabile
Formare: promuovere la crescita della
persona, valorizzandone la dignità e le
doti personali; generare percorsi formativi orientati al significato dell’essere
“persona”
Abilitare: attivare capacità di sviluppo personale; offrire strumenti culturali per l’orientamento nella società civile
e strumenti professionali per l’inserimento nel mondo del lavoro
Di fondamentale importanza, se non
addirittura nodale, è la relazione che si
intreccia con tutti i protagonisti del servizio, attraverso la trasparenza comunicativa. Ecco perché il nostro Istituto,
fedele alla sua mission educativa, pone
al centro dei suoi servizi la persona nella sua pluridimensionalità relazionale.
Inoltre, l’Istituto pone particolare attenzione ai rapporti con le famiglie.
L’OFFERTA FORMATIVA
Le tipologie scolastiche presenti attualmente nel plesso sono:
Scuola dell’Infanzia,
Scuola Primaria,
Scuola Secondaria di Primo Grado,
Scuola Secondaria di Secondo Grado, articolata in
Liceo Scientifico
Liceo delle Scienze Umane (oggi Liceo Socio Psico Pedagogico)
attualmente per un totale di 825 allievi.
Per l’anno scolastico 2010/2011 è prevista l’attivazione di un corso triennale di Istruzione e formazione professionale per “Operatore dei Servizi di Impresa”
La frequenza ai corsi potrà essere sostenuta dal finanziamento della Regione Lombardia (Sistema
Dote). Le iscrizioni sono aperte fino al 26 marzo.
Tutte le tipologie scolastiche presenti nell’Istituto hanno ottenuto la parità nell’anno 2000. Il
plesso “M. di Canossa” è in possesso della Certificazione di Qualità ISO 9001:2000 dal 2001; ed
è imminente l’adeguamento alla Norma ISO 9001:2008. L’Istituto è associato ad AICQ Centro
Nord.
Dall’anno 2003 l’Istituto è accreditato da AICA come Test Center per il conseguimento delle
Certificazioni Informatiche Europee (ECDL e E - Citizen), accessibile anche a candidati esterni.
Dall’anno 2008 l’Istituto è sede d’esame “Trinity” per il conseguimento della certificazione
linguistica.
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I e
Istituto “Matilde di Canossa”
Scuola Paritaria
Via Balestra, 10 22100 Como
Tel. 031 26 53 65
Fax. 031 26 32 45
E-mail [email protected]
www.canossianecomo.it
CRONACA
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Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
IL PROGETTO DELL’ASSOCIAZIONE COMASCA PER LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Haiti: Como
fa scuola
di emergenza
H
aiti: nei giorni
scorsi è scesa in
campo anche
l’Associazione
Comasca per la
Cooperazione internazionale per sostenere la località martoriata dal terremoto. Attraverso un’azione coordinata tra diversi attori impegnati nel
campo della Cooperazione l’Associazione si prefigge di promuovere concrete iniziative di sostegno a favore della popolazione colpita dal sisma.
Iniziative che contribuiscano ad un fattivo processo di rinascita e di ricostruzione del territorio.
Concretamente l’obiettivo sarà quello di realizzare un percorso di aiuto,
in special modo nel settore dei servizi sanitari d’emergenza, per contribuire alla riorganizzazione
dei servizi locali.
L’Associazione Comasca per la Cooperazione
Internazionale porterà
Si cercherà
di promuovere
iniziative mirate
di formazione,
supporto logistico
e supporto
di idee
e di metodo
per la
realizzazione
di sistemi
di emergenza
ordinari e
straordinari
avanti questo obiettivo
sulla scorta della positiva esperienza maturata
dall’Azienda Ospedaliera
Sant’Anna attraverso il
servizio 118, che ha già
collaborato con il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo in Sri
Lanka per la riabilitazione dei servizi sanitari di
emergenza dopo lo tsuna-
mi.
“L’iniziativa di Haiti spiega Mario Landriscina, responsabile del Servizio 118 di Como - si colloca in una già sperimentata azione che l’Associazione ha svolto e svolge,
d’intesa con le Nazioni
Unite, in Paesi del Sud
del mondo. Il 118, come
Azienda Ospedaliera S.
Anna, ha già avuto modo
di portare il suo contributo a questo tipo di progetti. Due le fasi che, solitamente, accompagnano
queste operazioni: la prima è di carattere preparatorio, sul fronte diplomatico. La seconda, invece, è condotta direttamente sul campo, accanto agli
operatori, per offrire la
nostra esperienza. Il fine
ultimo di questo percorso
vuole essere quello di
mettere i colleghi, che gestiscono, in queste aree, il
sistema di emergenza territoriale e ospedaliero,
nelle condizioni di trarne
Foto AFP/SIR
elementi e stimoli per poter allestire e strutturare al meglio la loro realtà
locale. Realtà che non potrà certo configurarsi come la nostra, non foss’altro per la differente disponibilità di risorse. Questa
modalità solitamente contribuisce, però, nell’alimentare un proficuo meccanismo formativo e di
scambio di idee in grado
di innescare processi positivi. Ciò è almeno quanto abbiamo riscontrato
sulla base delle esperienze condotte nei paesi
caraibici in cui siamo stati colpiti da calamità”.
Operativamente come
ci si muoverà? “L’iniziativa sta prendendo corpo ed
è in fase di definizione continua Landriscina -.
Lunedì scorso, 22 febbraio, con la solenne celebrazione eucaristica delle ore 18.00, nella basilica
cittadina posta “sub umbra Petri” (di S. Giorgio), si è onorata liturgicamente la festa che annualmente con il simbolo della cattedra richiama la missione di maestro e di pastore conferita da Cristo a
Pietro, da lui costituito, nella sua persona e in quella dei successori, principio e fondamento visibile
dell’unità della Chiesa.
La comunità parrocchiale ha posto in calendario per sabato 27 febbraio alle ore 21.00 un’elevazione spirituale, che si terrà sempre nella basilica romana di Borgo Vico. L’esecuzione musicale sarà
affidata al Gruppo Vocale e Strumentale LudiCanto. Sarà offerto un “viaggio musicale” tra gli
anni del tardo rinascimento della “seconda prattica”, e le nuove tendenze musicali europee, con
ingresso libero.
Il nome del gruppo, costituitosi a Varese all’inizio del 2007, unisce la parola ludus alla parola canto per sottolineare l’intento di giocare con la musica, passando attraverso i generi più disparati, dal
sacro al profano, dal Rinascimento alla musica moderna e contemporanea.
Dal 2008 si è ufficialmente costituito come Associazione Culturale di promozione sociale, e aderisce all’USCI (Unione Società Corali Italiane), sezione di Varese. Il Gruppo Vocale LudiCanto è composto da 14 elementi ed ha all’attivo oltre 30 concerti: recentemente si è esibito presso il Conservatorio di Musica “Giuseppe Verdi” di Como, in collaborazione con gli strumentisti e il coro dello stesso
Istituto in occasione del concerto-esame finale del biennio di Musica Corale e direzione di coro del
maestro Marco Croci, che dirige il Gruppo Vocale LudiCanto dalla sua fondazione.
AL DON GUANELLA “I COLORI DELLA CARITÀ”
Il Museo “Don Luigi Guanella” e il Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile (CGPG) promuovono la seconda edizione del Concorso “I colori della
carità”, rivolto agli alunni delle Scuole Primarie.
Lo scopo di questa iniziativa è quello di stimolare
nei più giovani una riflessione sul tema della carità, uno dei cardini fondamentali della spiritualità
del Beato Luigi Guanella. Inoltre questa è un’occasione per valorizzare e far conoscere ai bambini
e alle loro famiglie un patrimonio culturale e sociale del territorio comasco quale è l’opera don
Guanella a Como.
I bambini potranno partecipare al concorso presentando un disegno per alunno sul tema “I colori
della carità”, realizzati su cartoncino da disegno
formato A4, con tecnica libera.
I disegni dovranno pervenire via posta o consegnati a mano al Centro Guanelliano di Pastorale
Giovanile (via Guanella 13, 22100 Como; tel.
031.296783), entro e non oltre venerdì 30 aprile
2010. Ogni disegno dovrà essere accompagnato sul
retro dal nome dell’autore e dalla classe frequentata, da un breve pensiero sulla carità (facoltativo per i bambini di prima e di seconda) e dall’apposita scheda di iscrizione, firmata da un genitore. Il materiale inviato non sarà restituito.
Le opere presentate saranno esposte presso il
Salone del CGPG nei giorni 14, 15 e 16 maggio
2010. La premiazione avverrà sabato 15 maggio
alle ore 15.30 presso il Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile, nel corso di un’animazione per
bambini; saranno premiati il primo classificato
per ciascuna classe con materiale scolastico e una
pubblicazione sul Beato Luigi Guanella.
È possibile scaricare il regolamento completo
del concorso e la scheda di iscrizione dal sito www.
giovaniguanelliani.it.
Per informazioni ci si può rivolgere al Centro
Guanelliano di Pastorale Giovanile, Via Guanella
13, 22100 Como; tel. 031.296783; e-mail: como.gio
[email protected]; sito internet: www.giovani
guanelliani.it.
Le Nazioni Unite si occuperanno dell’azione di
preparazione del terreno
diplomatico. Si preoccuperanno di individuare gli
interlocutori tecnici,
quindi tramite l’Associazione noi prenderemo
contatto con i colleghi e
con i referenti amministrativi e politici locali per
andare a condividere e realizzare un percorso che,
sostanzialmente, si occuperà di formazione, supporto logistico e supporto
di idee e di metodo per la
realizzazione di sistemi di
emergenza ordinari e
straordinari”.
Tra i soggetti istituzionali che hanno già assicurato la loro adesione al
progetto spiccano la Cisl,
la Provincia di Como,
l’Ance Como, la Bcc Alzate Brianza, Confartigianato Como, Confcooperative Como.
Si ricorda inoltre che,
sempre in riferimento all’emergenza Haiti, è di
qualche settimana fa l’intesa sottoscritta tra Cgil,
Cisl, Uil e Confindustria
per sostenere congiuntamente un impegno di solidarietà verso le popolazioni colpite dal terremoto. A tale scopo si è deciso
di costituire un “Fondo di
intervento a favore delle
popolazioni della repubblica di Haiti” nel quale
confluiranno risorse volontarie offerte dai lavoratori, corrispondenti ad
un’ora di lavoro, e un contributo, equivalente, da
parte delle imprese.
27 FEBBRAIO
Elevazione
spirituale
nella
basilica di
S. Giorgio
CON IUBILANTES
ALLA RISCOPERTA
DELLA VECCHIA CHIESA
DI S. ORSOLA
L’associazione culturale Iubilantes organizza per sabato 27 febbraio una visita guidata alle due chiese di S. Orsola a Como:
l’attuale parrocchiale e la chiesa “dismessa”, recentemente riscoperta e valorizzata.
La visita guidata sarà curata dallo storico
dell’arte Alberto Rovi. Il ritrovo è fissato alle
ore 16.00 nel cortile dell’attuale chiesa di
S. Orsola (all’inizio di viale Lecco, subito
dopo il passaggio a livello FNM).
Il contributo individuale di partecipazione è di 5 euro, che saranno devoluti per la
chiesa. Non è necessaria la prenotazione.
Per informazioni: Iubilantes Onlus, via
Vittorio Emanuele II 45, Como; tel. 031.
279684; e-mail: [email protected];
sito internet: www.iubilantes.eu.
CRONACA
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
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GRUPPO TURISTICO REBBIESE
In 600 alla
fiaccolata
lourdiana
del GTR
L
o scorso 18 febbraio erano 600 le persone che hanno
partecipato alla
fiaccolata lourdiana promossa dal comasco
Gruppo Turistico Rebbiese e che ha coinvolto le
parrocchie di Sant’Antonio, Camerlata, Breccia e
Rebbio. «È stata davvero
una bella testimonianza
di fede», racconta chi vi ha
preso parte. Lungo le
strade migliaia le candele che hanno illuminato il
cammino, che si è concluso presso la Grotta di
Lourdes della chiesa di
Rebbio, dove il vicario
episcopale per la cultura
monsignor Angelo Riva
ha guidato una meditazione sul segno della croce di santa Bernadette.
Una tradizione che si sta
consolidando, questa della fiaccolata lourdiana, e
che nel 2010 vede anche
la felice coincidenza con il
quarantesimo anno di attività del rebbiese Gtr. «Il
mio pensiero corre a quarant’anni fa quando si è
L’iniziativa,
promossa
dal Gruppo
Turistico Rebbiese,
che festeggia
quest’anno
il 40° di attività,
ha coinvolto
le parrocchie
di Sant’Antonio,
Camerlata,
Breccia e Rebbio
Foto Pozzi
di ENRICA LATTANZI
dato inizio a questa avventura - ricorda il presidente del Gruppo turistico Mario Bianchi -. Quanti volti, quanto impegno,
quanta generosità e soprattutto quanta amicizia rivivo in questo momento! Siamo partiti in
pochi e tutto era più facile, grazie all’entusiasmo e
al senso dell’amicizia che
condividevamo e che continuiamo a condividere».
Attualmente il Gtr conta
oltre settecentocinquanta
soci: «sempre meno sono
i Paesi ancora da visitare» riprende Bianchi -. Il
cammino ebbe inizio nell’agosto del 1970, quando
un gruppo di rebbiesi decide di organizzare insieme una vacanza a Parigi.
L’esperienza riscuote un
tale successo che induce i
partecipanti a programmare per l’anno successivo una seconda iniziativa
in Spagna, ampliando
l’invito ad altri amici.
Nasce così il Gtr. Dal primo pellegrinaggio in Terra Santa nel 1975 nasce
anche un forte interesse
per quei luoghi, per quella Terra delle “nostre origini”. Le iniziative si
concretizzano con innumerevoli gesti di carità a
favore di opere benefiche
verso istituti o enti preposti ad alleviare le sofferenze di bambini e ragazzi con forti handicap o
in difficoltà. Per citarne
due: l’Istituto Effetà di
Betlemme per bambini
audiolesi e l’Istituto delle
Suore di Madre Teresa
per ragazzi gravemente
colpiti da handicap. Ma
diverse opere nel corso di
questi anni vengono portate avanti sempre con
immutato entusiasmo da
parte dei soci. Domenica
28 febbraio, a Rebbio, è
previsto un momento di
festa. Alle ore 10.30, presso il cimitero, saranno ricordati i soci defunti. Alle
ore 11.00 seguirà l’inaugurazione del portico ristrutturato della segreteria e la benedizione del
nuovo pullmino. Alle ore
11.15, presso la parrocchiale di Rebbio, ci sarà
la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Tunisi
monsignor Maroun Laham, già rettore del seminario patriarcale di Beit
Jala-Gerusalemme. «In
tanti si stanno adoperando per la buona riuscita
delle numerose iniziative
promosse per questo anniversario - conclude Mario Bianchi –: ci saranno
rappresentazioni teatrali,
tornei di calcio, gare
ciclistiche, una mostra fotografica e una mostra
filatelica con annullo postale. Particolarmente attesa, infine, la visita del
patriarca di Gerusalemme Fouad Twal, che,
in occasione del sinodo
delle Chiese d’Oriente, in
ottobre sarà in visita a
Como».
CAVALLASCA E S. FERMO, IN CAMMINO VERSO LA PASQUA
È molto denso il calendario di catechesi per gli adulti promosso dalle parrocchie di Cavallasca e S. Fermo della Battaglia.in vista della prossima Pasqua.
Di seguito le date e le tematiche affrontate.
Giovedì 25 febbraio, ore 21.00, in Oratorio a S. Fermo “Il serpente mi ha
ingannata e io ne ho mangiato» incontro biblico, con uor Petronila Perez Munoz;
Villa Imbonati-Cavallasca
via Imbonati 1 22020 Cavallasca - CO
tel. 031 210455
www.comune.cavallasca.co.it
Giovedì 04 marzo, ore 21.00, in Oratorio a S. Fermo “Chi parla di peccato?”,
riflessione della teologia morale, con mons. Angelo Riva;
da lunedi al venerdì 15.30/18.30
sabato 10.00/12.30 - 15.30/18.30
domenica 10.30/12.30 - 16.00/18.00
ingresso libero
Giovedì 11 marzo, ore 21.00, in oratorio a S. Fermo “Io ti assolvo” riflessione
sulla liturgia del sacramento, con don Simone Piani;
esposizione di tavole originali del disegnatore
Renato Frascoli
inaugurazione sabato 27 febbraio ore 17.00
Mercoledì 17 marzo, ore 21.00, in oratorio a S. Fermo “Nulla di mio si stacca
da Te» l’esperienza di S. Agostino”, con don Agostino Clerici;
Mercoledì 24 marzo, ore 20.30, a Prestino partecipazione alla Veglia per i
missionari martiri;
Martedì 30 marzo, ore 21.00, in chiesa a Cavallasca celebrazione penitenziale
Comune di Cavallasca
Assessorato alla cultura
Biblioteca comunale
È una mostra del tutto particolare quella che troverà spazio in Villa Imbonati, a
Cavallasca, dal 27 febbraio al 14 marzo prossimi. Sarà esposta un’ampia fetta della
nutrita produzione artistica del vignettista comasco Renato Frascoli. Una mostra per
grandi e piccini, tutta da ammirare, ad ingresso libero.
FESTA DEI COMPLEANNI IN CASA DI RIPOSO
IL SANTUARIO DI GUANZATE E LA FESTA
DELLA MADONNA DI LOURDES
Sabato 27 febbraio, nella Casa di via Del Laghetto 9, a Lomazzo, come tutti i sabati di
fine mese, si festeggeranno gli ospiti che hanno compiuto gli anni nel mese di febbraio.
La festa, organizzata dal servizio di animazione della casa con la collaborazione dei
volontari, avrà inizio alle ore 15.30.
Il pomeriggio sarà allietato dalla musica e dalla simpatia della signora Albi Carla di
Lomazzo.
Vi potranno partecipare parenti, amici, volontari e chiunque altro vorrà intervenire.
Gli ospiti festeggiati saranno:
Basaglia Lia (65 anni), Verga Piera (76 anni), Ruga Anna (77 anni), Orrù Margherita
(80 anni), Russo Carmela (83 anni), Nequizio Antonietta e Bonfanti Teresa (85 anni),
Borella Luigia (89 anni), Rigoldi Isabella (89 anni), Scarioni Gina (89 anni), Capitani
Lucia (92 anni), Anzani Angela (94 anni), Grimoldi Francesco (94 anni), Reghenzani
Luigia (94 anni), Cecamore Ermelinda (101 anni).
Antonio De Marchi Gherini, pluripremiato poeta, artista
e performer dell’Altolago, finalista al premio “Eugenio
Montale”, ha appena varcato le soglie di internet con il suo
nuovo lavoro letterario. Sul sito www.ebook-larecherche.it
ha pubblicato infatti la sua recente raccolta di versi - in
tutto 40 componimenti - dal titolo “L’Altro (L’evanescenza
dell’Angelo”. Il testo si può leggere, consultare e scaricare
dal sito in formato Acrobat Pdf.
Antonio De Marchi Gherini, nato a Gravedona nel 1954,
vive a Gera Lario ed è autore di numerose pibblicazioni
poetiche “cartacee”, tra cui “Le gaie stanze”, “Le stagioni
del silenzio” e “I colori della notte”.
CRONACA
P A G I N A
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Prealpi
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
OLGIATE COMASCO. UN’ALTRA ASSOCIAZIONE CHE MIRA A SALVAGUARDARE LE RADICI DEI SUOI SOCI
I “Predazzani nel mondo”
Operare
a favore di tutti
i “conterranei”
residenti in altre
regioni italiane.
Questo lo scopo
del sodalizio che
ha sede nel più
grosso comune
della Zona prealpi
di PAOLO BORGHI
O
perare in favore di tutti i
predazzani residenti in altre regioni italiane e di coloro che intendono trasferirsi all’estero
o rimpatriare, conservare
le radici storiche e culturali della terra d’origine,
aiutare concretamente
chi si trova in particolari
situazioni di difficoltà,
sono le finalità principali
dell’associazione “Predazzani nel mondo”, che conta complessivamente
4.700 soci e 22 Sezioni
dislocate in ogni parte del
mondo dove risiedono i
predazzani emigranti, i
primi dei quali risalgono
al 1437 quando la Valle di
Fiemme era molto povera e non c’era possibilità
di sopravvivenza per tutti. L’associazione ha la
propria sede operativa ad
Olgiate Comasco, dove
nel 1986 è stata fondata
una Sezione, intitolata al
geografo Giuseppe Morandini, che raggruppa
oltre 200 famiglie originarie di Predazzo ma residenti in Lombardia. Predazzo è un Comune di
4.439 abitanti della provincia di Trento, situato a
1.018 metri d’altezza. E’
il centro più popoloso ed
esteso della Valle di
Fiemme, grazie anche ad
una conformazione geografica particolarmente
favorevole, ed è un importante snodo viario tra le
valli di Fiemme e Fassa e
la zona di Primiero. A
Predazzo oltre al Museo
Geologico delle Dolomiti,
ha sede la Scuola Alpina
della Guardia di Finanza,
dove vengono addestrati
i militari delle Fiamme
Gialle specializzati nel
soccorso alpino e dove ha
sede anche il Gruppo
Sciatori Fiamme Gialle.
All’interno del complesso
della caserma, la cui costruzione fu iniziata nel
1916 dagli austriaci, è
possibile visitare anche il
Museo Storico della Scuola Alpina che si va arricchendo di documenti storici e donazioni da parte
di civili ed ex Fiamme
Gialle: in esso sono custoditi moltissimi cimeli
bellici ma anche sportivi
a testimoniare la militanza di numerosi campioni
(tra gli altri Gustavo Thoeni, campione del mondo
e successivamente maestro di Alberto Tomba, ma
anche Cristian Zorzi,
campione olimpico e Kristian Ghedina) nel Grup-
po Sciatori Fiamme Gialle.
LA SCUOLA ALPINA
DELLA GUARDIA
DI FINANZA
“La Scuola Alpina della Guardia di Finanza precisa Michele Boninsegna, presidente dei
“Predazzani nel mondo” è la più antica scuola militare alpina del mondo e
fu istituita alla fine del
1920 come distaccamento dipendente dalla Legione di Trento, al fine di addestrare le giovani reclute alle fatiche della montagna e provvedere così
ad una lacuna sentita dal
Corpo che eseguiva all’epoca una gran parte del
suo servizio sull’arco alpino. Proprio da questa
Scuola sono partiti molti
predazzani che nel corso
degli anni come Guardie
di Finanza hanno lavorato in provincia di Como
nelle località di confine
come Olgiate Comasco,
sede della Compagnia,
ma anche Bizzarone,
Faloppio, Rodero, Drezzo,
Gironico, Parè, Gaggiolo,
Cavallasca, Valmorea,
Ronago, Uggiate Trevano.
I nostri compaesani sono
molto numerosi anche in
Brianza, nel Lecchese e in
Alta Valtellina dove nelle
zone di Bormio e Livigno
lavorano soprattutto come maestri di sci e alpinismo. Ma tantissimi
predazzani sono emigrati anche all’estero dove si
sono sempre distinti per
ingegno e operosità come
scalpellini, intagliatori,
scultori e costruttori di
strumenti musicali, i tipici lavori Trentini, ma anche come sacerdoti, insegnanti, chimici, commediografi, notai, avvocati e
commercialisti”.
I TRENTINI
NEL MONDO
L’associazione, che dal
1992 fa parte integrante
della “Trentini nel mondo”, che conta oltre 8.000
iscritti, è presente in molte regioni italiane ma soprattutto in Alto Adige,
Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte,
Lazio, Toscana e Trentino,
dove la Sezione è dedicata alla mamma dell’On.
Alcide Degasperi, Maria
Morandini, nativa proprio di Predazzo. E’ inoltre attiva in tantissime
nazioni pur contando numerosi soci particolarmente in Germania, Svizzera, Polonia, Francia,
Belgio, Romania, Canada,
Australia, Stati Uniti,
Austria, con la Sezione
intitolata a don Lorenzo
Felicetti, e in Argentina
dove la Sezione è invece
dedicata al capitano - pilota Carlo Sala di Valbrona, Medaglia d’Oro al
Valore dell’Aeronautica. I
“Predazzani nel mondo”,
che presso la loro sede dispongono di 750 volumi
sulla storia dell’emigrazione e sono abbonati a
tutti i Settimanali diocesani del Triveneto, ogni
anno organizzano una
decina d’incontri, pranzi
sociali e raduni, durante
i quali sono sempre impegnati nella raccolta di fondi da destinare ai missionari che operano in varie
parti del mondo e, attraverso una considerevole
attività di volontariato in
collaborazione anche con
altre associazioni, per tutti quanti si trovano nel bisogno. Lo scopo dell’associazione è anche quello di
tenere uniti e in contatto
con il Comune di Predazzo e la “Magnifica Comunità di Fiemme” i numerosi predazzani residenti nei vari paesi del mondo affinché possa essere
erogata assistenza alle famiglie bisognose e con
disabili, ora che in Val di
Fiemme, grazie al consistente sviluppo turistico
reso possibile dalle bellissime montagne che la circondano e alla ricchezza
prodotta dal legname non
solo della valle stessa ma
dalla famosa foresta di
Paneveggio, è diventata
una delle valli più ricche
del Trentino. Tra le manifestazioni più significative, alle quali è sempre
presente il “Gonfalone
della Predazzani”, regalato all’associazione dall’Amministrazione Comunale, è da segnalare quella tenutasi ad Appiano
Gentile dove, per la prima
volta in assoluto in Italia,
sono stati ricordati i “soccorritori” rintracciati (diversi erano proprio di
Predazzo) che hanno operato in calamità pubbliche, in Italia e all’estero.
LA SAGRA
DI SAN GIACOMO
“Lo scorso 25 luglio –
aggiunge Boninsegna –
abbiamo partecipato alla
tradizionale Sagra di San
Giacomo, Patrono della
locale chiesa. Una festa
ancora molto sentita in
paese sia per la tradizione religiosa che per quella folcloristica. In questa
giornata d’accordo con il
Comune si festeggia un
cognome storico locale, ed
è veramente bello ed emozionante vedere intere famiglie, magari lontane da
anni, che si ritrovano per
festeggiare con i parenti
nella terra d’origine. L’iniziativa, organizzata proprio dalla nostra associazione, è nata nel 2000,
quando furono festeggiati i “Morandini”, poi fu la
volta dei “Gabrielli”, i
“Giacomelli”, seguiti dai
“Felicetti”, dai “Bosin”,
dai “Brigadoi” e dai “Dellantonio”, i “Guadagnino”
e i “Boninsegna”. Nel
2009 la festa, che è ormai
entrata a pieno titolo in
quel patrimonio d’usanze
che caratterizzano gli
aspetti peculiari di una
comunità, è stata riservata ai “Dezulian” un cognome che a Predazzo contraddistingue ben quarantasette famiglie. Tutti i partecipanti, preceduti dalle note della banda
civica “Ettore Bernardi”
Nella foto un gruppo di
soci dell’associazione
“Predazzani nel mondo”
durante il tradizionale
raduno a Predazzo
che di primo mattino aveva dato la sveglia al paese, hanno sfilato, insieme
alle autorità, fino a raggiungere la chiesa arcipretale dove è stata celebrata la Santa Messa, seguita, a mezzogiorno, dal
pranzo sociale nel tendone comunale vicino alla
piscina. Prima della celebrazione religiosa, c’è stato ovviamente, in piazza,
il momento dell’immancabile foto ricordo. Tra le
bandiere presenti vi era
anche quella degli Stati
Uniti, visto che la Sezione dei Predrazzani nel
mondo di questo paese è
intitolata a Francesco
Dezulian”.
DOVE TROVARLI
I “Predazzani
nel mondo” hanno
la loro sede ad
Olgiate Comasco
in via Milano 30,
dove chiunque può
rivolgersi per conoscere tutte le
attività dell’associazione.
CRONACA
P A G I N A
25
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
I
“
nostri figli sono
belli così” è stato il filo conduttore di un progetto promosso
dal Consorzio dei Comuni dell’Olgiatese insieme
alle parrocchie e dalle
amministrazioni comunali della zona. L’obiettivo è
stato quello di riflettere
su alcuni aspetti dell’educazione dei giovani. Tema
molto spesso al centro dei
discorsi in ogni parrocchia e sempre in prima
fila sui mass-media, soprattutto correlato ad episodi, anche molto gravi, in
cui è lampante la sua carenza. Nel corso di tre incontri, che hanno animato le settimane a cavallo
tra gennaio e la metà di
febbraio, insieme a giornalisti, amministratori e
psicologi, sono state spese tante parole che, è l’auspicio di tutti, ci si augura possano concretizzarsi,
anche nel breve periodo,
in politiche di maggiore
sostegno alle famiglie che
necessitano di aiuto nel
loro compito educativo e
non rimanere dei semplici ed accattivanti slogan.
In ogni caso il riassunto
di questa esperienza può
essere sintetizzato nella
consapevolezza che non
esiste educazione senza
regole e le difficoltà, nonché i piccoli fallimenti,
sono esperienze importanti sia per i genitori, sia
per i figli, nonché viatico
per diventare “bravi cristiani e onesti cittadini”.
Particolarmente significativa, nel cammino proposto del progetto, che ha
visto in prima fila la parrocchia di Santo Stefano
OLGIATESE
I nostri
figli sono
belli così
Il senso
di un percorso
promosso
dal Consorzio
dei Comuni
dell’Olgiatese,
alcune parrocchie
e amministrazioni
locali, avente
per oggetto
l’educazione
giovanile
di Appiano Gentile,, la
tavola rotonda di giovedì
4 febbraio alla quale sono
intervenuti, insieme agli
amministratori politici
dei comuni limitrofi ad
Appiano Gentile ovvero i
sindaci Clerici (Appiano
Gentile), Rimoldi (Veniano), Stradella (vice sindaco di Oltrona), Cusini
(Bulgarograsso) Napoli
(Fino Mornasco), anche
persone impegnate nel
mondo della scuola come
gli insegnanti don Giuseppe Conti ed il professore Franco Alogna, do-
cente alle scuole medie
appianesi. Dal dibattito è
emerso che le problematiche educative sono in
crescita, situazione testimoniata dall’aumento
delle difficoltà da parte
delle famiglie. Sincerità,
dialogo, attenzione sono
quindi gli “ingredienti”
essenziali affinché si possa instaurare un percorso educativo efficace tra
genitori e figli, perché genitori, di condizione, lo si
diventa improvvisamente
con la nascita di un figlio
ma esserlo concretamente è frutto di un lungo
cammino che, concretamente, non ha mai fine.
L’educazione è un importante compito, quindi, che
deve essere svolto dalla
famiglia e che non può
essere demandato “in
toto” ad altri soggetti
(scuola, amministrazioni
pubbliche), le quali possono collaborare ed assistere in questo processo.
Purtroppo, invece, sono
sempre più frequenti i
casi in cui le famiglie di
fronte ad un impossibili-
tà di fatto, oppure per
semplice pigrizia mentale, preferiscono demandare all’esterno, soprattutto
alla scuola tale compito.
Gli insegnanti dei propri
figli, invece, possono essere di importante aiuto ma
nella consapevolezza che
esclusivamente i genitori
conservano il ruolo “di attori principali” la cui presenza, verso i figli, deve
essere sì costante e affettuosa, ma allo stesso tempo anche ferma e decisa.
Purtroppo attualmente
anche nel nostro territorio è emerso che le famiglie incontrano tante difficoltà anche perché, rispetto al passato, ci sono
“soggetti” che propongono
altri modelli educativi di
difficile condivisione (si
pensi alla televisione ed
alla maggior parte dei
suoi programmi, proposti
inoltre nelle fasce orarie
di maggior ascolto). Essere genitori, quindi, necessità una costante formazione su tutto ciò che accade intorno a noi al fine
di essere in grado di capire il linguaggio e le necessità dei figli, nonché di
monitorare come vengono
affrontate, e considerate
dai ragazzi, certe tematiche. In ogni caso, ieri
come oggi ed in futuro
ancor di più, essere genitori/educatori è una sfida
importante che non può
essere rimandata ed alla
quale non si può abdicare perché ne va del futuro della nostra società. I
bambini di oggi, con i loro
pregi e difetti, infatti saranno gli adulti ed i genitori di domani.
CONTRO IL BULLISMO
Essere felici a scuola
U
ltima occasione per “Essere felici a scuola”.
Il corso che chiude il percorso formativo rivolto agli insegnanti, si svolgerà dal 2 al 5 marzo a Druogno (VB).
L’iniziativa partita i primi mesi del 2008 volge ora al
termine registrando un successo di partecipazione con
un’ adesione di circa 160 insegnanti e più di 60 scuole.
Il progetto totalmente finanziato coinvolge docenti delle elementari, medie inferiori e superiori delle province di Milano, Lodi,
Pavia, Como e Bergamo.
Partito nel 2008, il ‘pacchetto, sviluppato da Fondazione
Sodalitas con ISMO e Comunità Nuova, si è rivolto inizialmente
alle scuole medie inferiori di Milano per poi allargare la proposta
a tutte le scuole pubbliche elementari, medie e superiori delle
province di Milano, Lodi, Pavia, Como e Bergamo.
I Laboratori hanno la finalità di portare i docenti ad ottimizzare
la loro capacità educativa attraverso una qualità relazionale e
comunicativa che li renda sempre più riferimenti affidabili per
gli studenti e per le famiglie, contro tutte le devianze giovanili, in
particolare il più mediaticamente noto fenomeno del bullismo.
Ricordiamo che la partecipazione per i docenti è gratuita, perché il progetto è completamente finanziato.
I Laboratori sono guidati da formatori professionisti, durano
ognuno 4 giorni e si svolgono al di fuori delle scuole di appartenenza al fine di potersi confrontare con esperienze diverse.
A seguire un percorso di affiancamento di 6 mesi, durante il
quale gli insegnanti saranno supportati nello sviluppo del progetto che la singola scuola riterrà più appropriato alla specifica
realtà. Un periodo formativo per poter diventare veri e propri
“agenti di relazione”. Il prossimo e ultimo Laboratorio si terrà
dunque dal 2 al 5 marzo 2010 a Druogno (VB). Anche le spese di
vitto e alloggio sono sostenute dai finanziatori, a carico delle scuole
/ partecipanti solo le spese di viaggio ed eventuali extra in albergo. E’ fondamentale che gli interessati si iscrivano al più presto
per predisporre i gruppi di lavoro e permettere agli istituti di
programmare la partecipazione dei loro docenti. E’ possibile scaricare la scheda di iscrizione ed il progetto completo dal sito: http:/
/www.ismo.org. Per informazioni e iscrizioni ai laboratori contattare ISMO: Elena Meneguzzo [email protected] tel. 02
72000497-fax 02 89010721– p.zza Sant’Ambrogio 16 – 20123
Milano.
IL 1° MARZO A CANTÙ
CONTRO IL RAZZISMO
Una giornata insieme
per l’uguaglianza ed i
diritti di cittadinanza
per tutti. L’appuntamento è per il prossimo
1° marzo, a Cantù, con
un presidio in largo XX
Settembre, dalle 17.30
alle 20.
A promuovere l’iniziativa di sensibilizzazione contro ogni forma di razzismo è il
“Comitato Primo marzo 2010” costituitosi il
4 febbraio scorso, durante un’assemblea pubblica svoltasi presso la Camera del lavoro di
Como. Al comitato aderiscono diverse realtà del
territorio comasco, a diverso titolo impegnate
sul fronte migratorio: dalla Cgil alla Cisl, dal
Coordinamento Comasco per la Pace a Emergency Como e altre ancora.
Lo slogan dell’iniziativa sarà: “Una giornata
insieme a noi. Il primo marzo passalo in giallo”.
La manifestazione prevede volantinaggi nei
principali comuni della provincia a partire da
giovedì 25 febbraio, davanti alle più importanti
fabbriche del territorio ed alcune parrocchie; la
distribuzione di fiocchi gialli da appuntarsi per
esprimere una scelta pubblica antirazzista;
l’esposizione di stoffe o drappi gialli dai balconi
e dalle finestre delle abitazioni o dei luoghi di
lavoro; il presidio a Cantù in largo XX Settembre il 1° marzo, appunto.
A costituire il Comitato immigrati e italiani,
donne e uomini accomunati dal rifiuto del razzismo, dell’intolleranza e della chiusura. Il Comitato è sorto sulla scorta degli episodi manifestatisi negli ultimi tempi, da Rosarno a via Padova (a Milano), segnali della diffusa presenza
di un clima ostile e pregiudiziale nei confronti
del popolo di migranti che abita il nostro paese.
Pregiudizi… Proprio dietro facili luoghi comuni e pregiudizi pare infatti annidarsi, oggi, il
malumore che alimenta atteggiamenti di intolleranza verso l’immigrato.
L.CL.
CAMNAGO FALOPPIO SALUTA
DON GIUSEPPE CORTI
La comunità
di Camnago
Faloppio
la scorsa
settimana,
si è radunata,
con commozione
e riconoscimento,
attorno al suo
parroco, don
Giuseppe Corti,
per salutarlo
in vista del nuovo
incarico, che
lo porterà
alla guida
della parrocchia
di Cassina
Rizzardi.
Su questo
numero, a pag.
35, il saluto
rivoltogli
dai fedeli.
Foto R.R.
P A G I N A
22
CRONACA
Lago&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
UNA RISORSA PREZIOSA PER IL TERRITORIO
Acqua di montagna
fonte
di vita
A
prite le finestre
al nuovo sole è
primavera, è
primavera…
lasciate entrare un poco d’aria pura…
Così recitavano i versi di
una vecchia canzone degli anni Sessanta. Quando si poteva ancora cantare a squarciagola, magari in coro con la vicina
di casa, prima della moda
dei tamburi… dei “Watussi”, come chiamava
mia madre gli urlatori
che invece di cantare
sembrava dichiarassero
guerra al mondo intero,
tanto sembravano arrabbiati…
Perché il richiamo a
questo adagio? Qualche
giorno di sole, sul finire
della scorsa settimana,
ha riacceso in noi proprio
il desiderio di primavera… Però, con l’affacciarsi dell’ormai prossimo
mese di marzo, l’aria sarà
anche pura e limpida, il
sole nuovo, ma il freddo si
fa ancora sentire, specialmente quest’anno che la
neve ricopre uno zoccolo
ghiacciato spesso qualche
centimetro e l’aria che
arriva giù dai monti non
appare proprio primaverile, anzi! Questo ci consiglia di chiudere in fretta le finestre, non prima
di aver percepito, però, il
mormorio di tanti rivoli
che timidamente, special-
6 MARZO
CONCERTO
AL GALLIO PER
IL 90° DELLA
SEZIONE ALPINI
Sabato 6 marzo alle
ore 21, presso l’Auditorium del Collegio
Gallio in via Barelli,
la sezione alpini di
Como, nel quadro delle celebrazioni del
proprio 90° anniversario di fondazione,
organizzerà un concerto di musiche classiche, folcloristiche e
del repertorio alpino.
Parteciperà la filarmonica “La prime lus”
di Bertiolo (UD), un’
associazione culturale musicale composta
da 45 elementi non
professionisti che si
prefigge di far conoscere il folclore friulano. La scelta da parte della Sezione alpini è stata fatta per ricordare i tanti alpini
comaschi che, in pace
e in guerra, hanno
prestato servizio nel
Friuli.
L’ingresso è gratuito.
La neve ha
di nuovo coperto
le Valli, il tempo
è ancora incerto,
ma qualche rivolo
inizia già
a far sentire
la sua voce.
È il preannuncio
che la primavera
non è più così
lontana?
Arriva la sera alla bolla
dell'alpe di Colonno
in veste invernale.
Foto di Gianni Franchi
di RINA CARMINATI FRANCHI
mente sul mezzogiorno,
scorrono già adagio uscendo dai cumoli di neve
che ancora costeggiano le
strade. È il sangue della
terra, l’acqua benedetta
che i nostri nonni rispettavano e curavano con
una venerazione quasi
maniacale. Un campo, un
prato, un bosco e naturalmente un paese che poteva disporre di acqua spontanea che sgorgava direttamente dalla terra poteva già definirsi ricco di
ogni bene.
Dalle piccole sorgenti
alta quota agli sbocchi più
consistenti sui mille metri l’acqua sgorga alimentando in primo luogo le
bolle, così preziose per
l’abbeveraggio del bestiame al pascolo d’estate, ma
anche per conservare la
temperatura ottimale del
latte nelle conghe dei
casottini, per rifornire di
acqua corrente i lavatoi, i
pozzi e, più tardi, gli acquedotti.
Tutta l’acqua va, quindi, a finire ancora nel torrente Telo, che in questa
stagione comincia a far
sentire il suo sordo brontolio nel fondo valle, perché è quasi prigioniero,
per nostra fortuna, delle
scoscese rocce in cui, nei
secoli, si è scavato la culla. La sua acqua parte
dalla Valle alta e attraversa qualche piccolo
pianoro tra Castiglione e
Dizzasco e la valle dei
mulini, dove un tempo
assolveva per così dire,
l’ultimo incarico utile, facendo girare con la forza
delle sue acque le ruote
dei mulini, il maglio e persino una piccola centrale
elettrica che dava luce a
tre paesi della Valle. Quasi indispettito per queste
VISITA
ALLA SINDONE
CON L’OPERA
DON GUANELLA
La Provincia “Sacro Cuore” dei
Servi della Carità - Opera Don
Guanella organizza per sabato 17
aprile un pellegrinaggio a Torino,
con l’assistenza tecnica della Gea
Way Tour Operator di Agrate
Brianza.
La partenza è fissata dalla
Casa “Divina Provvidenza” di
Como (Via T. Grossi 18, ampio
parcheggio interno) alle ore 6.30.
Il programma di massima prevede al mattino la visita alla Sacra
Sindone, mentre al pomeriggio ci
si porterà a Valdocco, con visita
al Santuario di Maria Ausiliatrice
(dove si trova la tomba di don
Bosco) e all’attiguo Museo con i
locali originali in cui ha abitato il
Santo, per ricordare il soggiorno
torinese e l’esperienza salesiana
di don Luigi Guanella.
La quota di partecipazione per
persona è di 55 euro con pranzo
presso un ristorante della zona;
37 euro con pranzo al sacco.
Per informazioni e iscrizioni
(entro il 20 marzo o al raggiungimento del numero stabilito):
don Adriano Folonaro: 031296894; Aldo 334-5281669.
restrizioni, qui il Telo diventa adulto ricevendo
tanta acqua dal versante
di Schignano e si sfoga
creando ripide cascate
correndo verso i lago, che
pare attenderlo per farlo
riposare tra le sue acque
molto più calme.
Esiste una vecchia leggenda, forse la più oscura e dimenticata, ma molto poetica, giunta a noi
troppo fragile per essere
ricostruita, ma così delicata e controversa da farci pensare valga la pena
di rammendarla con la
fantasia.
C’erano una volta tre
sorelle di Cerano, questo
è l’unico dato riconosciuto da tutti quelli che la
raccontavano, che decisero che il loro paese non
era più consono ai loro
gusti di vita. E non solo
lui, l’intera Valle. Decisero così di cambiare e di
costruire una casetta tra
le rocce del monte Generoso. Pensavano di isolarsi e vivere in pace, lontano da chi le infastidiva,
anche, per il sol fatto di
camminare dove camminavano loro. Forse per
superbia o per boria, presero così i loro oggetti più
indispensabili e si indirizzarono verso la vetta
del Generoso. Ma prima
di arrivare alla meta ebbero sete e si accorsero
che avevano dimenticato
il bene più prezioso: l’acqua. Forse avevano sottovalutato il fatto che a
quell’altezza l’acqua non
ci fosse. Così si trovarono
a dover decidere se ritornare sui loro passi o se
morire di sete. Tanto erano caparbie che scelsero
la seconda soluzione. Così
a poco a poco diventarono anche loro rocce aride
e, secondo la leggenda, si
trasformarono nelle tre
cime vicine che si incontrano subito prima della
vetta del Generoso. Qualcuno però racconta ancora, che il Signore, sospettando che avessero intenzione, con il loro operato,
di avvicinarsi di più al cielo, donò anche a loro il
magnifico panorama che
si può ammirare dalla
vetta, e fece sgorgare ai
loro piedi una piccola sorgente, ancora viva e la più
alta in quota di tutta la
Valle. Questo per dissetare chi arriva sudato dopo
la lunga salita .
Da una poesia ecologica dialettale scritta per i
bambini in “Regordatt”
riportiamo questi pochi
versi “Quand l’acqua la
fai trè tom, i là po beev
ogni galantom, si,ma al pè
pocigal minga deent,
parchè quel sota da tì,al
là da beev cuntent”.
NUOVA SEDE CISL A MOZZATE
CERNOBBIIO
VISITE GUIDATE
AL PARCO
DI VILLA D’ESTE
Lo scorso sabato 20 febbraio è stata inaugurata a Mozzate, in
piazza Cornaggia 5, la nuova sede della Cisl. Un punto di raccordo
in più con la cittadinanza, un luogo di servizio e di ascolto che
consolida la fitta rete territoriale che il sindacato sta tessendo
sull’intera provincia.
Oltre alla Segreteria provinciale della Cisl, ed alla Sgretaria
comasca e lombarda dei pensionati erano presenti il parroco, il
sindaco e il comandante della locale Stazione Carabinieri e
numerosi delegati sindacali di zona
L’Assessorato al Turismo della Città di
Cernobbio, in collaborazione con Villa
d’Este e con l’Associazione Culturale “Mondo Turistico”, organizza per domenica 7
marzo visite guidate
gratuite al Parco di
Villa d’Este (con pass
nominativo), con inizio alle ore 14.30 e alle
ore 15.30.
Per informazioni e
prenotazioni (obbligatorie): Ufficio URP del
Comune di Cernobbio,
tel. 031.343.253, dal
lunedì al venerdì ore
9.00 - 13.00. La chiusura delle prenotazioni sarà lunedì 1 marzo alle ore 13.00; il numero di posti disponibili 360.
CRONACA
P A G I N A
28
ValliVaresine
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
CARAVATE IN CAMMINO VERSO LA PASQUA CON I PASSIONISTI
Il significato della
Quaresima in Valle
E
passione di Cristo. Si
chiuse in meditazione in
una cella a Castellazzo
Bormida presso la chiesa di San Carlo e Anna,
indossando un lungo saio
nero recante una croce
bianca col nome di Cristo. In effetti egli asserì
di aver avuto per misericordia divina una visione, nella quale gli veniva indicata la via da percorrere e ciò che avrebbe dovuto fondare. Così
in quella gelida cella
scrisse la Regola della
futura Congregazione.
Fu Papa Benedetto XIII
a ordinarlo sacerdote e
Papa Benedetto XIV ad
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
sistono luoghi dove la passione di
Cristo ci viene ricordata tutto l’anno. Luoghi consacrati alla redenzione. Vi
sono anche uomini che
hanno scelto il carisma
della sofferenza di Cristo
come impegno di vita
,mediante l’insegnamento, la predicazione,
la meditazione e l’attivismo missionario. A Caravate sorge, come risaputo. il convento dei padri
Passionisti, o, con più
esattezza, della Congregazione della Passione
di Gesù Cristo. Lassù
tutto ci ricorda il percorso della Croce: dalla Via
Crucis nel bel parco,
sino alla pittura della
cappella interna della
piccola comunità, dedicata a Cristo sofferente.
Il quadro presbiterale ci
dice tutto e ci parla di
San Paolo della Croce, il
santo fondatore della
congregazione dei Passionisti che raffigurato
in questa pittura ci indica Gesù crocifisso e ci
introduce alla prossima
Pasqua. Ma chi era Paolo della Croce? Ovadese
di nascita, siamo alla fine del 1600, Paolo Francesco, figlio di Luca Danei e di Anna Maria Massari, fu avviato dai genitori ad una fede genuina e solidissima che fece
già da fanciullo nascere
il lui un sentimento di
tenero affetto verso Gesù, assistendo giornalmente la Santa Messa,
alimentata da una preghiera assidua e meditativa. Terminati gli anni
di studi e sentendosi portato ad una scelta di vita
religiosa, rinunciò al
matrimonio. A 24 anni
crebbe ancor più in lui il
desiderio di fondare una
sua Congregazione missionaria consacrata alla
approvare nel 1747 la
regola dell’ Istituto. Nacque in seguito nel 1771
con la collaborazione di
madre Crocifissa Costantini il ramo femminile, le Claustrali Passioniste. Paolo della Croce
si spense a Roma nel
1775. A questo santo
vanno riconosciute numerose virtù professate
con umiltà per tutta la
vita e la sua devozione
assidua verso Cristo sofferente che identificava
con l’amore verso gli ultimi, quelli più provati
dalle tribolazioni. Papa
Pio IX, riconoscendo la
grandezza di questo umi-
le frate, lo beatificherà
nel 1853 e santificherà
nel 1867. Ora i padri Passionisti sono distribuiti
in molti luoghi missionari sparsi nel mondo. Da
noi in Valcuvia prestano
con le loro predicazioni
e la loro disponibilità un
servizio prezioso alle
parrocchie limitrofe. Da
tempo il loro monastero
di Caravate si è trasformato in una accogliente
casa di ospitalità per
gruppi che vogliono ritemprare lo spirito meditando tra il silenzio
della natura.
SERGIO TODESCHINI
IN BREVE UNA VETRINA PER ESSERE INFORMATI
Notizie dal territorio...
LOGO IN ARRIVO
Tra novembre 2009 e gennaio 2010 la nuova Comunità Montana delle Valli
del Verbano ha bandito un
concorso per la scelta del
nuovo logo dell’ente. A sorpresa sono giunte nella
CORSO DI TEOLOGIA PER LAICI
In vista dell’Anno scolastico 2010-2011 verrà
proposto a Luino (organizzato dalla diocesi di
Milano) un corso di teologia per laici dal titolo
“La Bibbia anima della teologia” e proporrà una
serie di incontri settimanali che si svolgeranno la sera del martedì, indicativamente dall’ottobre 2010 al marzo 2011. Scopo degli incontri è la presentazione organica dei fondamentali contenuti della teologia cattolica, senza finalità di carattere immediatamente didattico o pastorale. Al termine del corso ai partecipanti verrà consegnato un attestato di frequenza che documenta la partecipazione ad
almeno due terzi delle lezioni svolte. L’iniziativa è sostenuta anche dall’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC) della provincia di
Varese, sezione di Besozzo. Per eventuali informazione: Laura Gavazzeni Contini. Telefono e fax 0332/970.761, oppure e-mail: lauraga
[email protected].
A CITTIGLIO
INCONTRO PER I CRESIMANDI
Si terrà domenica 7 marzo prossimo con inizio alle ore 14.30 all’oratorio di Cittiglio
l’incontro zonale dei Cresimandi, organizzato
dalla commissione Giovanile e Vocazionale di
zona.
sede dell’ente montano
quasi 200 propose che lunedì 8 febbraio scorso sono
state visionate da una apposita commissione composta dal professor Claudio Bonvecchio, presidente
del Corso di Laurea in
Scienze della Comunicazione all’Università dell’Insubria di Varese, e due
professionisti del design
della comunicazione che
vivono e lavorano sul territorio: Dario Bevilacqua e
Sabrina Van Hoften. “Durante questo primo incontro - spiegano in comunità
montana - sono state prese in esame tutte le proposte ammesse alla selezione, valutandone innanzitutto l’impatto visivo, l’armonia e semplicità delle
linee, l’applicabilità in contesti diversi e il percorso
concettuale”. L’analisi, la
discussione e la progressiva selezione dei progetti in
esame ha portato alla scelta di tre elaborati che saranno proposti al giudizio
dell’Assemblea comunitaria nel prossimo mese di
marzo. “L’indicazione emersa della commissione
tecnica - puntualizzano
ancora in comunità montana - è stata quella di dare
un tocco di innovazione e
vigore all’immagine comunicativa dell’Ente montano, privilegiando quelle le
soluzioni più ragionate ed
astratte, che andavano oltre la consueta simbologia
legata al lago e alla montagna”. Soddisfatto anche
il Presidente della Comunità Montana Marco Magrini per la partecipazione
al concorso e per l’interessamento che questo ha suscitato in ogni parte d’Italia. La proposta vincitrice,
oltre all’assegnazione di un
premio di 1.500 euro, diventerà il simbolo identificativo del nuovo Ente montano nato nel 2009 dalla
fusione delle Comunità
Montane della Valcuvia e
delle Valli del Luinese.
“CORNI E PECC”
Torna anche quest’anno la
manifestazione “Corni e
pecc” che la Comunità
Montana della Valcuvia
aveva ideato e promosso a
partire dal 2004 per dare
pubblicità ai prodotti agricoli dell’alto varesotto, ma
anche per far conoscere i
bei centri storici dei paesi
della valle. Sino ad oggi la
manifestazione si è svolta
a Cassano, a Brinzio e ad
Azzio, per due anni in ognuno dei tre paesi; quest’anno la scelta è caduta sul paese di Cittiglio. In queste
settimane le associazioni
del paese si stanno riunendo periodicamente per definire i dettagli dell’orga-
IL MIELE DEL VARESOTTO
PER LE POPOLAZIONI COLPITE
DAL TERREMOTO AD HAITI
Oltre 100 mila bustine mono dosi di miele varesino
verranno distribuite dalla Croce rossa italiana nelle
terre haitiane colpite dal terremoto. Sono stati consegnati a inizio settimana alla Croce rossa italiana
i 10 quintali di miele varesino donati da Provincia di
Varese e Consorzio per il miele. «Una bella iniziativa che ancora una volta conferma la grande generosità del nostro territorio», ha commentato il Presidente della Provincia di Varese Dario Galli, il quale ha
poi aggiunto che «nella prossime settimane, quando
ripartirà la fase di ricostruzione, valuteremo la possibilità di assumere qualche altra iniziativa solidale a distanza per dare un aiuto più grande a questa
terra colpita dalla tragedia del terremoto». Alla consegna ufficiale del miele era presenta anche Emilia
Scarcella, vicepresidente Cri Milano: «Sono rimasta
colpita dalla grande generosità dimostrata da tutti
coloro che hanno aderito a questa iniziativa. Le
bustine verranno portare ad Haiti, dove ancora oggi
è difficilissimo raggiungere la capitale. Noi stiamo
raccogliendo tutto il materiale a Legnano dove abbiamo il nostro centro nazionale della Protezione civile della Croce rossa. A gennaio abbiamo già inviato un cargo con strutture da campo e un macchinario
per rendere l’acqua potabile». Soddisfatto Nando
Fiori, presidente del Consorzio miele della provincia
di Varese: «è un’iniziativa fatta col cuore. Ci piacerebbe ora avviare un progetto di apicoltura in un
paese in via di sviluppo che abbia le qualità idonee
per accogliere questo tipo di attività».
nizzazione ed essere pronti per l’appuntamento che
nel 2010 è programmato
per il 28, 29 e 30 maggio
prossimi.
CONCORSO
DI POESIA
“L’Isola dei Poeti del Lago
Maggiore” – via Don Redaelli n. 14, 21014 Laveno
Mombello (Va) – con il patrocinio del Comune di
Rancio Valcuvia, bandisce
il 1° concorso di poesia rivolto ai ragazzi delle scuole elementari della provincia di Varese, il 1° concorso
nazionale di poesia “Premio Comune di Rancio
Valcuvia” in lingua italiana e il “premio l’Isola dei
poeti del Lago Maggiore” in
versione dialet-tale (riservato però quest’ultimo solo
ai residenti in Lombardia,
Piemonte e Canton Ticino).
Le iscrizioni ai concorsi dovranno pervenire alla sede
dell’Isola dei Poeti del Lago
Maggiore entro il prossimo
5 marzo 2010. Per quanto
riguarda il concorso per le
scuole elementari esso
sarà suddiviso in due categorie: la prima riservata
alle classi I e II (lavoro di
gruppo firmato dall’inse-
gnante), la seconda per le
classi III, IV e V riservata
al singolo autore. Ognuno
potrà partecipare con al
massimo due composizioni con poesie a “Tema libero”. Gli altri due concorsi –
anch’essi con poesie a tema
libero - sono suddivisi in
tre sezioni: Sezione A –
Poesia in lingua; Sezione B
– Poesia dialettale; Sezione C – Haiku. ciascun partecipante potrà concorrere
per le sezioni A e B con un
numero massimo di due
composizioni per sezione,
che non superino i 40 versi,
per la sezione C da 3 a 6
haiku nel rispetto della
metrica giapponese (3 versi di 5-7-5 sillabe). La cerimonia di premiazione dei
tre concorsi, avrà luogo
presso la sala civica del
comune di Rancio Valcuvia
il giorno 5 giugno prossimo.
Per informazioni: isola.
poeti@virgi lio.it , oppure su www.isoladeipo
etidellagomaggiore.it ,
ove è anche possibile scaricare il bando del concorso e avere informazioni sulla storia e l’attività dell’Isola dei Poeti del Lago
Maggiore.
A.C.
Sondrio
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
P A G I N A
29
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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
SONDRIO SCADENZA DEL BANDO LUNEDÌ 1 MARZO
Fondi per gli
interventi sociali
E
nti Pubblici, associazioni e organizzazioni legalmente riconosciute,
grandi e piccole,
parrocchie della provincia di Sondrio hanno ancora qualche giorno di
tempo per presentare le
richieste di contributo
nell’ambito del bando
congiunto promosso dalle fondazioni Pro Valtellina e Tirelli che scadrà lunedì 1° marzo. I
due organismi filantropici hanno unito le forze
per ottimizzare le risorse e razionalizzare gli
interventi in campo sociale allo scopo di essere ancora più efficaci nella loro azione di sostegno alle persone bisognose. In una fase economica difficile anche
nella nostra provincia
stanno infatti emergendo nuove necessità che
meritano attenzione,
problemi sociali che affliggono i soggetti più
deboli della società. Il
bando, che mette a disposizione 120mila euro, 100mila della Fondazione Tirelli e 20mila
della Pro Valtellina, servirà a sostenere aiuti
agli anziani che necessitano di assistenza domiciliare, a bambini e ragazzi affetti da malattie
che richiedono cure costose, a finanziare l’educazione e l’istruzione dei
figli di genitori in difficoltà economiche e sociali e per la realizzazione e l’ammodernamento
di strutture per l’accoglienza di persone in stato di bisogno. In particolare, sarà possibile intervenire in situazioni difficili, di cui sono informati i Comuni, le parrocchie o le associazioni,
per il tramite di questi
ultimi e grazie al sostegno economico delle due
fondazioni. Le domande
saranno valutate da una
commissione formata da
rappresentanti delle due
fondazioni che si atterranno ai criteri definiti
riguardanti il livello di
aderenza del progetto
alle finalità del bando, la
capacità del proponente
di realizzarlo sulla base
della copertura finanziaria e di esperienze precedenti, il favorevole
rapporto tra costo ed ef-
ficacia. Ciascun progetto sarà finanziato fino a
un massimo del 70% del
costo complessivo e dovrà essere realizzato
entro la fine del 2010.
Testo del bando e modulistica possono essere
scaricati dai siti internet
delle due fondazioni:
www.provaltellina.org;
www.fondazionetirelli.org.
PROVINCIA PRESENTATO ANCHE IL PIANO PER L’INSERIMENTO DEI DISABILI
Orientare alle scelte per il futuro
assessore provinciale alla Formazione, al Lavoro e ai Servizi Sociali Alberto Boletta ha presentato l’iniziativa “La Provincia Orienta” in corso
L
’
al Polo Fieristico di Morbegno il 25 e 26 febbraio: un’attività rivolta ai
giovani studenti di Valtellina e Valchiavenna
ormai consolidata da
tempo. Al tavolo dei
relatori anche i principa-
li partner dell’evento Azienda Speciale Professionale della Provincia di
Sondrio, Rete delle Scuole, Fondazione Credito
Valtellinese e Valposchiavo - dedicato a tutti gli
alunni degli ultimi due
anni delle scuole secondarie di secondo grado
della provincia di Sondrio. In tutto circa 1.800
giovani stanno visitando
gli stand degli atenei e
degli istituti di formazione superiore (25), degli
enti accreditati per la formazione (4), degli enti
istituzionali e di categoria (9), dei servizi per
l’orientamento (3), degli
ordini e collegi professionali (8), delle forze arma-
te (6) e delle agenzie per
il lavoro (2). Giovedì mattina, promosso dalla
Fondazione Creval, si è
svolto il convegno “Orientare al Futuro”. Boletta
ha inoltre ricordato
un’altra iniziativa condotta con esito positivo,
ovvero il “Piano per l’Inserimento Socio Lavorativo delle persone con
disabilità”. La Provincia
di Sondrio, così come dispone la norma e forte
dei trasferimenti previsti dal fondo regionale
relativo alla legge n.68
del 1999, presenta un sistema virtuoso con una
bassissima percentuale
di posti di lavoro attualmente scoperti. Su un
totale di 698 posti riservati presso le aziende
private 65 sono ancora
disponibili, mentre nel
pubblico su 450 posti solo
7 sono ancora scoperti.
Il tasso di occupazione,
dunque, risulta essere
molto elevato. Dati questi da considerare sulla
IL VANGELO
SECONDO GIOTTO A SONDRIO
Oltre sette secoli fa, fra il 1303 e il 1305, Giotto,
su commissione del banchiere padovano Enrico
Scrovegni, affresca la Cappella intitolata a Santa Maria della Carità. Questa piccola chiesa romanico-gotica, concepita per accogliere lui stesso
e i suoi discendenti dopo la morte, è considerata un capolavoro della pittura del Trecento italiano ed europeo e una delle massime espressioni dell’arte occidentale. Gli affreschi, dopo un
accurato restauro, sono ritornati all’antico splendore rivelando la bellezza e la genialità della
pittura giottesca, che influenzò generazioni di
artisti e mutò i canoni stilistici dell’arte italiana ed europea. Il ciclo pittorico della Cappella
sviluppa tre temi principali, ciascuno in dodici
episodi, disposti sulle pareti della navata: la vita
di Gioacchino ed Anna, la vita di Maria; la vita,
morte e resurrezione di Gesù. Infine lo zoccolo
con le personificazioni delle sette virtù e dei sette
opposti vizi capitali che conducono rispettivamente al Paradiso e all’Inferno del grande Giudizio universale dipinto sulla controfacciata. La
mostra è una fedelissima riproduzione fotografica, in scala 1:4, delle pareti della Cappella degli Scrovegni dopo i restauri del 2002, a seguito
dei quali, per ragioni conservative, è stato ridotto a pochi minuti il tempo consentito per
ammirare uno dei capolavori di Giotto. La mostra, quindi, offre l’opportunità di guardare gli
affreschi col tempo necessario per cogliere la
poesia iconica delle corrispondenze verticali e
frontali, del simbolismo dei colori, dei numeri,
delle prospettive architettoniche. Giotto, infatti, assieme a Dante è all’apice di una cultura in
cui ogni particolare partecipa di un ordine che
tutto abbraccia. La mostra è una produzione di
Itaca Eventi, realizzata con il contributo di Regione Veneto e Consorzio Giotto. L’iniziativa
avviene in collaborazione con l’Azienda Turismo
Padova Terme Euganee e il patrocinio di Provincia di Padova, Comune di Padova e Camera
di Commercio di Padova. L’iniziativa, che è promossa dal Liceo Scientifico Pio XII e dal Centro
Culturale Don Minzoni, è sostenuta dalla Zona
Pastorale Media Valtellina, dalla parrocchia dei
santi Gervasio e Protasio di Sondrio, da Aziona
Cattolica, Agesci e Comunione e Liberazione, e
ha ricevuto il patrocinio e il contributo dell’Amministrazione Provinciale, della Fondazione
Gruppo Credito Valtellinese e dell’Amministrazione Comunale di Sondrio. La presentazione della mostra alla città avrà luogo giovedì 25 febbraio alle ore 20.45 presso
l’Auditorium Torelli. Interverrà il prof.
Roberto Filippetti, curatore della mostra
e autore del volume per ragazzi Il Vangelo secondo Giotto. La vita di Gesù raccontata ai ragazzi attraverso gli affreschi della Cappella degli Scrovegni, giunto alla terza ristampa. Orari di apertura: mattino dalle ore 10.00 alle
ore 12.30; pomeriggio dalle ore 15.30 alle
ore 19.00; domenica aperto. Prenotazione
visite guidate per scuole e gruppi: telefono 0342-20043; e-mail: segreteria@piododi
ci.it.
percentuale complessiva
di persone disabili presenti in valle: su 182.084
abitanti lo 0,67%. Il Piano di Inserimento triennale, per il quale la Provincia di Sondrio disporrà nel 2010 di quasi
500mila euro, presenta
diversi obiettivi che saranno sviluppati attraverso azioni quali l’assistenza tecnica e il sistema doti nonché azioni di
sistema e di politiche at-
tive nel sistema doti.
«L’intendimento principale dell’istituzione Provincia è e resta - spiega
Boletta - quello di investire nella formazione
delle persone disabili collaborando con enti e
aziende affinché i soggetti interessati possano
trovare un lavoro adeguato non in quanto
svantaggiati, ma in
quanto portatori di competenze specifiche».
CONCERTO IN BIBLIOTECA
Chopin e il Romanticismo. Prima del concerto: conversazioni musicali in
Biblioteca. Sarà Chopin il protagonista del secondo incontro musicale promosso dall’associazione Amici della Biblioteca di Sondrio venerdì 26
febbraio alle ore 21.00 presso la Civica Pio Rajna. L’iniziativa è organizzata in collaborazione con il Cid-Circolo Musicale di Sondrio e la Biblioteca
del capoluogo. Giacomo Andreola e Giovanni Battista Mazza entreranno
nel vivo della personalità e della musica di Chopin in preparazione del concerto “Omaggio a Chopin” organizzato dal Cid lunedì 1 marzo alle ore 21.00
all’Auditorium Torelli di Sondrio. L’associazione intende portare in biblioteca le espressioni più interessanti della cultura locale dando la possibilità
di utilizzare il vasto patrimonio librario e la sezione musicale della civica
Pio Rajna. Serate come queste sono occasioni per scoprire come la musica
possa essere non solo ascolto, ma anche conversazionee approfondimento.
P A G I N A
30
CRONACA
Valchiavenna
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
CHIAVENNA UN INCONTRO PROMOSSO DAL CLUB ALPINO ITALIANO
In Valle i ghiacciai in «ritirata»
G
scono in un trend generale che riguarda tutto
il pianeta - ha spiegato
la relatrice -. Non c’è
niente di straordinario,
visto che ci sono fenomeni che si ripetono, cicli che si ripresentano
nel corso degli anni. In
questa fase si assiste a
un calo significativo».
Da parte del pubblico,
decisamente numeroso
e interessato, sono arrivate delle domande sul
ruolo dell’uomo - produttore di inquinamento e
quindi di un significativo aumento della temperatura - in queste dinamiche. «Non siamo
noi ad avere innescato
questi cambiamenti, ma
l’inquinamento e l’assenza di rispetto per
l’ambiente accelerano i
mutamenti - ha aggiunto la geologa valchiavennasca che, dal 2009, guida l’amministrazione comunale di Campodolcino -. Sì innesca una
lunga serie di meccanismi che possono rende-
re molto più difficile la
vita quotidiana». In diverse realtà si registra
un’attenzione sempre
più elevata nei confronti di queste tematiche
connesse al clima. «È indispensabile dedicare un
interesse costante nei
confronti del territorio,
che non può più essere
considerato come una
risorsa infinita. Abbiamo dato per scontato
per troppo tempo che
l’ambiente sarà sempre
a nostra disposizione e
CHIAVENNA INCONTRO CON GLI STUDENTI
che i nostri gesti quotidiani non potranno incidere sul futuro. Dobbiamo correggere questa
impostazione sbagliata e
credo che le amministrazioni pubbliche abbiano
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
hiacciai in ritirata in tutto il
pianeta, e la
Valchiavenna
non fa eccezione. È il quadro emerso
venerdì all’ex convento
dei Cappuccini durante
la serata promossa dal
Club alpino italiano di
Chiavenna e dedicata
alla storia dei ghiacciai
della Val San Giacomo,
terzo appuntamento della rassegna “Alpinismo,
esplorazione e ambiente”. Dopo avere spiegato le dinamiche che regolano l’esistenza dei
ghiacciai, la geologa di
Campodolcino Daniela
Panetti ha illustrato la
situazione della Valle
Spluga. È bastato osservare le immagini tratte
dall’archivio del Servizio
glaciologico lombardo
per capire che ci si trova in una fase di vera e
propria ritirata dei ghiacciai. Dalle foto di cime
conosciute e spesso scalate dai valchiavennaschi - ad esempio il pizzo Stella nei due versanti, oppure Ferrè, Quadro, Tambò, Suretta e
Cima di Lago - è risultata evidente la riduzione
della superficie coperta
da ghiaccio e neve al termine dell’estate. «Queste variazioni si inseri-
il compito di guidare le
comunità in questo percorso, partendo proprio
dai piccoli gesti quotidiani e dalle scelte legate ai
comportamenti della
propria famiglia».
CHIAVENNA ASSEMBLEA DEL C4
Prevenire l’uso e l’abuso di alcool Un libro su arte
«
e artigianato
l 30% delle patologie manifestate dai pazienti in
ambulatorio sono correlate all’alcool». È sicuramente
allarmante il dato emerso ieri mattina all’Istituto “Leonardo Da Vinci”
di Chiavenna in occasione dell’incontro del progetto “Alcool ed effetti
collaterali”. Una lezione
speciale, volta a far conoscere, a chiarire, a
spiegare concretamente
gli effetti dell’uso e dell’abuso di alcool. Al centro dell’attenzione degli
alunni di Liceo scientifi-
I
co, Ragioneria e Geometri ci sono le proprietà
farmacologiche della
molecola “alcool”, i fenomeni della dipendenza e
della tolleranza, le patologie correlate all’abuso
di alcool, gli incidenti
stradali e le loro conseguenze. Un dato su tutti dimostra l’utilità di
queste campagne: in Italia il 30% degli incidenti
mortali è dovuto alla
guida in stato di ebbrezza. «I problemi legati all’abuso di alcool sono estremamente diffusi in
tutte le fasce d’età - ha
spiegato Domenico Chi-
rico, referente per la
Valchiavenna del gruppo
Associazione club alcolisti in trattamento di
Sondrio -. Quasi un ammalato su tre manifesta
una correlazione con il
consumo di alcool. È necessario fare conoscere
ai ragazzi i rischi legati
al consumo e all’abuso
di bevande alcooliche.
Gli studenti sono estremamente interessati e
soddisfatti di queste iniziative». Ma le cronache
insegnano che non sono
soltanto i giovani le persone che devono cambiare il proprio atteggia-
AL LEONARDO DA VINCI DI CHIAVENNA NUOVO
INDIRIZZO DI STUDIO: IL LICEO DELLE SCIENZE UMANE
A Chiavenna c’è un nuovo indirizzo di studio: è il liceo delle scienze umane. A poche
ore dal decreto dell’Ufficio scolastico regionale, il dirigente scolastico dell’Istituto
Leonardo Da Vinci, Giuseppe Guanella, ha comunicato la gradita e significativa
novità. «Avremo un indirizzo liceale a carattere umanistico: questo cambiamento
va a sanare un’anomalia determinata dall’assenza di questa scuola in comuni
della provincia diversi da Sondrio e Bormio - ha spiegato -. Questa diversità di
trattamento non ci sembrava opportuna, l’abbiamo segnalata ai responsabili degli enti locali e grazie alla condivisione di questo percorso siamo riusciti a ottenere
questo nuovo indirizzo». Guanella, affiancato dal sindaco di Chiavenna Maurizio
De Pedrini, dall’assessore a Cultura e istruzione Raffaella Palmi e dal presidente
della Comunità montana, Severino De Stefani, ha illustrato le peculiarità di questo indirizzo. Una novità decisamente rilevante per l’ambito scolastico, ma più in
generale, anche per la preparazione di cittadini chiamati a conoscere e a interpretare una società sempre più complessa e in costante cambiamento. Rispetto al
liceo scientifico si nota la presenza di lezioni di scienze umane (antropologia, pedagogia, psicologia e sociologia), di diritto ed economia, materie cruciali per prepararsi nel migliore dei modi a molte facoltà universitarie. Al tempo stesso c’è una
riduzione dell’attenzione per le materie scientifiche, affiancata dall’assenza del
disegno tecnico, vero e proprio calvario per molti liceali dello scientifico. «Gli alunni
potranno acquisire le conoscenze dei principali campi d’indagine delle scienza umane
mediante gli apporti specifici e interdisciplinari della cultura pedagogica,
sociologica, psicologica e socio-antropologica - ha aggiunto Guanella -. Elementi
fondamentali per la cultura e centrale nella formazione di numerose figure professionali sempre più richieste».
mento, rispettando le regole fondamentali di una
vita salutare e le normative. In più occasioni, ad
esempio, si è rivelata necessaria una riflessione
sulle fonti di approvvigionamento - sia diurne,
sia nelle ore serali - di
alcolici da parte dei giovani, in particolare dei
minorenni. «La prevenzione è fondamentale a
360 gradi, nella scuola e
nella famiglia - precisa
Chirico -. Noi puntiamo
sul coinvolgimento dei
ragazzi, ma anche sui familiari. Non è sufficiente rivolgersi al ragazzo
che si ubriaca. L’attività
dei gruppi d’auto aiuto è
incentrata sulla presenza della persona che
deve affrontare questa
dipendenza, ma anche
dei familiari che lo possono accompagnare nel
percorso finalizzato alla
soluzione del problema.
Per quanto riguarda le
leggi, le normative attuali sono adeguate alla
situazione. Però è fondamentale l’informazione
dei cittadini, su tutti i
fronti. Basta applicare le
regole». Chirico ha ricordato che per potere contare sulla consulenza dei
gruppi di auto aiuto, presenti in Valchiavenna
con i club Acat di Chiavenna e Gordona e operativi secondo il metodo
Hudolin, è sufficiente
contattare i recapiti segnalati sul sito dell’associazione.
S. BAR:
è anche un libro sull’industria e l’artigianato
in Valchiavenna nel futuro del C4. Domenica,
14 febbraio l’assemblea del Circolo culturale e
collezionistico di Chiavenna, giunto al sedicesimo anno di attività, ha permesso al presidente
Mario Pighetti di annunciare tutte le novità del 2010. La
principale è costituita dalla pubblicazione di un libro incentrato sulle collezioni legate alla storia delle fabbriche
della Valle del Mera. In più occasioni i soci hanno esposto
pezzi unici sulle aziende della zona. Ora grazie a una
preziosa sinergia con Confindustria Sondrio ci si prepara
a una raccolta definitiva del materiale e alla pubblicazione di un volume. «L’industria della valle è uno dei numerosi campi che hanno raccolto l’attenzione dei nostri
soci - ha spiegato Pighetti, affiancato dallo storico Guido
Scaramellini -. Adesso è giunto il momento di unire in
una pubblicazione il materiale custodito dai nostri iscritti». Centoventi soci che, grazie all’attività di decenni, hanno
unito pezzi dal valore particolarmente elevato, a cominciare dal piano culturale. L’aspetto economico, infatti,
passa in secondo piano rispetto alla rilevanza dei singoli
pezzi e delle collezioni. «Solidarietà, collaborazione e amicizia fra i soci sono valori centrali per la nostra attività conclude Pighetti -. Cercheremo di portarli avanti anche
nel futuro». Per quanto riguarda le iniziative concrete,
sono previste manifestazioni in collaborazione con l’associazione dei valtellinesi a Roma, oltre alla partecipazione alla prossima edizione della Sagra dei crotti con
l’esposizione di alcune specifiche collezioni. Non mancheranno le tappe del C4 in piazza e le manifestazioni dedicate alla scuola, proprio come è avvenuto negli ultimi
mesi. Durante gli incontri periodici il circolo svolge un’azione didattica e informativa, rivolta a chi si affaccia per la
prima volta al mondo variegato e creativo del collezionismo. Diversi ragazzi che si sono avvicinati all’associazione hanno sviluppato i temi più disparati in modo autonomo, aprendosi però agli altri nel confronto e nel reciproco
arricchimento umano e culturale. Per commemorare degnamente la strada percorsa in questi anni il C4 ha allestito per il periodo natalizio, al convento dei Cappuccini
a Chiavenna, la mostra “1994-2009 quindici anni di collezionismo e non solo a Chiavenna”, dove sono stati esposti numerosi esempi di collezioni e lavori manuali frutto
della passione dei tesserati. Nelle scorse settimane alla
scuola media Garibaldi è stata allestita una mostra dedicata al Giorno della memoria e basata sulle lettere e le
cartoline spedite dai prigionieri di guerra.
C
’
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
IL 27 FEBBRAIO INCONTRO A MORBEGNO
Insieme, per un
progetto educativo
C
ome farli andare bene a scuola. Si tratta di
un seminario
che l’associazione Gruppo della Gioia, in collaborazione
con la cooperativa sociale Insieme, propone
a insegnanti, dirigenti,
genitori, educatori del
territorio della Bassa
Valtellina sabato 27 febbraio a Morbegno dalle ore 14.00 alle ore
17.00. presso l’aula
magna della scuola
media Vanoni, in viale Ambrosetti 34.
L’iniziativa vuole essere un momento di riflessione comune tra persone impegnate in diversi
ruoli educativi su temi
fortemente attuali che
coinvolgono il mondo
della scuola e delle agenzie educative del territorio. Si parlerà in fatti di
temi quali: il benessere
a scuola, la motivazione, il supporto all’apprendimento, del sostegno alle difficoltà, l’uso
critico delle nuove tecnologie, l’educazione
emotiva, la rete tra le
agenzie educative per il
supporto extrascolastico.
Il seminario prevederà
sia un intervento della
dr.ssa Cristina Silvestri
sul tema del “benessere
a scuola”, sia una presentazione dei protagonisti del progetto Cosa
mettiamo in cartella?
(educatori, animatori,
insegnanti, dirigenti,
volontari etc.) delle attività svolte frutto del lavoro di diversi anni delle nostre organizzazioni
sulle tematiche della dispersione scolastica.
TERRITORIO PER AMMODERNARE E CERCARE ALTERNATIVE
Viabilità: cantieri e nuovi progetti
artiranno il prossimo 1° marzo i
lavori di sistemazione, ammodernamento e messa
in sicurezza delle gallerie
comprese sul tratto di statale 38 da Grosio a Bormio,
cioè dal chilometro 72 al
chilometro 100 della medesima arteria stradale. Il
cantiere avrà una durata
complessiva di 200 giorni
e sarà articolati in quattro
fasi. La prima di queste
fasi durerà 56 giorni e interesserà le gallerie di
Bolladore e Mondadizza.
La seconda fase riguarderà invece le gallerie di Le
Prese e Berzedo: si tratta
di 3,9 km di strada che rimarranno chiusi per 49
giorni nel corso dei quali il
traffico verrà deviato sempre sulla provinciale 27 per
3,5 chilometri. I lavori della terza fase interesseranno invece, per la durata
complessiva di 46 giorni, le
gallerie di Tola e Cepina.
Infine, la quarta e ultima
fase coinvolgerà gli 8,9 chi-
P
lometri della galleria di S.
Antonio e i lavori avranno
una durata complessiva di
49 giorni, durante i quali,
tra l’altro verrà istituito in
Val Pola un senso unico alternato di 300 metri.
Altri i temi attuali per la
viabilità. Traforo del
Mortirolo. Periodicamente,
in provincia di Sondrio, la
possibilità di realizzare
questa infrastruttura di
collegamento fra la Valtellina e la Valcamonica si
affaccia sui tavoli istituzionali. Dopo le serie difficoltà di comunicazione, che
persistono ancora oggi, per
l’interruzione lungo la
superstrada Lecco-Colico,
le autorità decidono di tornare a incontrarsi per studiare strade alternative
che rendano possibili i collegamenti da e per la provincia di Sondrio. Il prossimo cinque marzo, a Tirano, in un incontro a porte
chiuse, si confronteranno i
vertici istituzionali ed economici delle province di
Sondrio e di Brescia, insieme ai rappresentanti di
Trenitalia, della Regione
Lombardia ma anche dell’elvetica valposchiavo, per
valutare la fattibilità di
questo collegamento in
galleria. Un’opera da valutare con attenzione. Immediata anche la riproposta
di un altro progetto disegnato da tempo: il traforo
della Mesolcina, per collegare la bassa Valchiavenna
e l’alto lago di Como con la
svizzera val san giacomo,
nel bellinzonese. Alcuni
sottolineano la maggiore
utilità di questo secondo
tunnel, soprattutto per i
P A G I N A
31
RIFLESSIONI SU UN FATTO
DOLOROSO DIFFICILE DA CAPIRE
La morte del giovanissimo Mattia Cabassi,
quattordicenne originario di Berbenno ma residente a Morbegno, ha lasciato attonita l’intera provincia di Sondrio. Nel buio della notte
tra giovedì e venerdì scorso, il ragazzo è stato
falciato dalla locomotiva 633 – impegnata a ripulire la linea dall’eventuale presenza del ghiaccio sui fili dell’alta tensione – mentre camminava sui binari della ferrovia, nei pressi della
stazione di Talamona. Mattia non era solo. Con
lui, alle 4 e 40 del mattino, c’era Mouhamed
Mansor, iracheno di 22 anni, colpito due anni
fa da un decreto di espulsione dal territorio
nazionale, che è rimasto praticamente illeso
nell’incidente.
Non ci è dato sapere cosa facesse Mattia, assieme ad un ragazzo di otto anni più grande di
lui, a quell’ora sulle rotaie. Le indagini degli
inquirenti sembrano aver escluso la sola ipotesi del suicidio, allontanata con forza anche dalla madre del ragazzo, Assuntina Spandri. Sui
siti web locali, dove venerdì è apparsa la notizia della morte di Mattia, in molti si sono fatti
la stessa domanda: «perché quel ragazzo era lì
e non a casa, controllato dai genitori?».
E se qualcuno si è spinto più in là, andando a
sentenziare sull’accaduto, attribuendo colpe e
giudicando la famiglia del ragazzo, è invece forse opportuno fermarsi al triste quadro della
vicenda. Mattia viveva a Morbegno, solo con la
madre che ha certamente fatto di tutto per non
fargli mancare nulla in un periodo complesso
come quello dell’adolescenza e per farlo crescere con dei valori positivi. Eppure questo non è
bastato ad impedire a Mattia di scappare dal
suo mondo, fatto di un padre che di lui non ne
voleva sapere e da cui la madre aveva scelto di
separarsi qualche anno fa.
Mattia giovedì sera ha scelto di lasciare il
calore e la sicurezza della sua stanza e ha incontrato Mouhamed, con lui forse ha bevuto,
forse ha assunto delle sostanze stupefacenti.
«Che la causa dell’incidente sia da ricercarsi
nello stato di ottundimento della vittima sembra quasi certo – ha affermato lunedì, quando
è stata eseguita l’autopsia sul corpo del ragazzo, il procuratore capo di Sondrio, Fabio Napoleone –. Resta da capire che cosa abbia provocato questa situazione».
Un perché, una motivazione che porteranno
gli inquirenti, che per ora hanno potuto accertare solo la fredda dinamica dell’accaduto, a
capire se dietro la morte di Mattia ci siano delle responsabilità da parte di adulti o spacciatori che, senza farsi troppi scrupoli, lo abbiano
messo nelle condizioni che lo hanno portato alla
morte. Oltre a questo però non si può andare,
non si possono imputare colpe ad un ragazzo
la cui personalità matura non era ancora formata. Un ragazzo amato e ricordato su
Facebook da decine e decine di messaggi lasciati
dagli amici e compagni che lo conoscevano, ma
anche da chi lo aveva incontrato solamente
poche volte.
Martedì pomeriggio, in una collegiata di
Morbegno gremita, don Diego Fognini, suo insegnante di religione, ha celebrato i funerali di
Mattia, la cui esistenza è ora affidata alla misericordia di un Padre vero, che ama i suoi figli.
Un Dio che ha già guardato al cuore di quel
ragazzo, vittima di un tempo in cui i valori dell’unità famigliare e delle sicurezze domestiche
hanno ceduto il passo alla ricerca di emozioni
istantanee ed evanescenti.
ALBERTO GIANOLI
lavoratori frontalieri e per
le maggiori opportunità di
collegamenti internazionali. Ma su questo fronte la
confederazione elvetica,
impegnata sulle dorsali
alpine, ha comunicato la
sua indisponibilità.
ARIANNA FONTANA HA CONTRIBUITO
AD ALIMENTARE IL MEDAGLIERE ITALIANO A VANCOUVER
Sigillo valtellinese sui giochi olimpici invernali a Vancouver. La scorsa settimana a conquistare la quarta
medaglia italiana è stata, nella specialità del pattinaggio di velocità, lo short track individuale, la giovanissima Arianna Fontana, 19 anni, nativa di Polaggia, frazione di Berbenno, paese a una decina di chilometri da
Sondrio. Il bronzo dell’atleta valtellinese è una conferma per l’azzurra, che era già arrivata terza ai giochi
invernali di Torino, l’atleta più giovane di tutte le olimpiadi invernali, era poco più che quindicenne, ma in quel
caso si trattava della prova in staffetta. Questa volta, ha commentato la giovane, la soddisfazione è ancora più
grande perché la medaglia è tutta mia. Con questa prova l’Italia guadagna il suo primo podio in questa
specialità, lo short track sui 500 metri che mai aveva visto così in alto un atleta azzurro. Sulla pista del Pacific
Coliseum, la Fontana si è inserita fra le due specialiste di casa, combattendo fino all’ultimo con la canadese
St-Gelais per il secondo posto, imprendibile, da subito la cinese Wang che ha vinto l’oro. Arianna dimostra di
avere le idee ben chiare. A caldo, dopo aver riscosso i complimenti di tutti, colleghi ed esponenti del Coni
innanzitutto, ha detto di veder coronato un sogno e di volersi preparare al meglio per l’appuntamento olimpico
di Sochi nel 2014. Con grande concretezza non esclude, fra quattro anni, di farsi da parte, perché lo short track
è bello non è tutto: nel suo futuro la famiglia e tanti bambini. In autunno, a Dresda, la Fontana aveva già vinto
l’argento: ora in Valtellina si preparano ad accogliere la campionessa del ghiaccio.
P A G I N A
32
CRONACA
SondrioCultura
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
PUBBLICAZIONI IL LIBRO DEDICATO A PIETRO FELICIANO RAINOLDI DI CHIURO
Carte e appunti di un valtellinese
I
l libro Il tempo volge al bello, sottotitolato Un carteggio
valtellinese tra Otto
e Novecento: la lunga vita di Pietro Feliciano Rainoldi di Chiuro,
opera prima di Paola
Rainoldi, ha il pregio
non comune di essere
indiscutibilmente originale nel contenuto e nella forma. Non è né un
diario, né un romanzo,
ma “un piccolo contributo di rispetto al lavoro di
chi ci ha preceduto” con
le caratteristiche di un
florilegio letterario come bene ha suggerito
Gianluigi Garbellini intervenendo nel giorno
della presentazione al
pubblico -, dove i diversi
elementi - documenti
originali (lettere, poesie,
scritti notarili, immagini, cartoline, ecc.) talora inediti, parti romanzate di raccordo, schede
di approfondimento non
solo di argomento storico - appaiono ben amalgamati tra loro e graficamente distinti col ricorso a differenti caratteri di stampa e colori.
Il libro è nato quasi per
caso, sotto la spinta di
una “tranquilla curiosità”, quando nella necessità di lasciar libera la
casa paterna ormai venduta, l’autrice si è trovata tra le mani “un pacco
di vecchi documenti…
un mucchio di carte ingiallite dal tempo e dall’umidità”. Superata la
prima tentazione di buttare tutto al macero, a
poco a poco, grazie a un
lavoro di pazienza certosina, le varie tessere
hanno cominciato a ricomporsi, dando vita
non solo alla biografia di
Pietro Feliciano Rainoldi, ma alla saga della famiglia Rainoldi, vivacemente partecipe degli
avvenimenti sia della
storia “minore” locale,
sia di quelli che hanno
fatto la storia “maggiore” e che si studiano a
scuola. Nello snodarsi
del racconto tutto ciò
avviene in modo affatto
naturale, seguendo lo
svolgersi della vita del
protagonista. Ne emerge la forte personalità di
Pietro, certamente non
comune, che - come scrive l’altra sua pronipote
Giulia, sorella di Paola,
nella pagina di Presentazione - “ha lasciato
una traccia di sé, quasi
un suggerimento di lavoro per farlo uscire dalla
nebbia del passato e delineare il suo profilo sullo sfondo delle età trascorse”. I diciotto capitoli, i numerosi “sottocapitoli” e - come si è accennato - tanto altro offrono una lettura gradevole, neppure troppo impegnativa, perché la si può
abbandonare in qualsiasi momento per riprenderla anche a distanza di
tempo. I primi due costituiscono una sorta di
prologo, dove il passato
più remoto della famiglia
Rainoldi, dalle origini
alla prima metà dell’Ottocento, viene ripercorso
attraverso i secoli del
dominio grigione, l’epoca napoleonica e l’ammi-
nistrazione austriaca
fino al formarsi della famiglia di Giulia Menatti,
figlia del medico Giacomo, e Giovanni Rainoldi,
i genitori di Pietro Feliciano. Questi, nato nel
1844 e rimasto quasi subito orfano del padre,
crebbe in anni difficili sia
per le calamità naturali, sia per le pesanti tassazioni imposte dal governo austriaco. In queste pagine il Risorgimento nazionale viene rievocato e rivissuto attraverso le vicende familiari e
del paese di Chiuro con
schede di approfondimento riguardanti sia
gli eventi nazionali e internazionali, sia il grande desiderio di libertà
che attraversava tutti i
ceti della popolazione
valtellinese. Quindi, anche da questo punto di
vista il volume potrebbe
essere un’utile lettura
nelle scuole per far conoscere lo spirito e gli
ideali che animarono i
nostri antenati del tem-
LA SETTIMANA DI UNITRE A SONDRIO E TIRANO
Per la prima settimana di marzo Unitre di Sondrio ha programmato i
seguenti incontri: lunedì 1, Claudio Marcassoli, psichiatra e criminologo
forense, con immagini in power-point parlerà de La criminalità tollerata;
mercoledì 3, Graziano Tognini, architetto e libero professionista, terrà
la relazione Breve viaggio nel territorio del design: fra bellezza e utilità,
anch’egli con proiezioni in power-point; giovedì 4, presso il Cinema
Excelsior sarà proiettato a prezzo ridotto per i soci (4 euro) il film in
programma per la sera di giovedì; venerdì 5, Remo Cacitti, ordinario di
Storia del Cristianesimo presso l’Università degli Studi di Milano, terrà
una lezione aperta al pubblico sul tema Il rapporto tra il Gesù della storia
e il Cristo della fede; lunedì 8, Luca Pola, docente di storia e filosofia
presso il liceo scientifico C. Donegani di Sondrio, avvalendosi di proiezioni
in power-point, tratterà di Imperialismo e decolonizzazione: Europa e terzo
mondo. Tutti gli incontri si tengono presso la sede di Unitre in via C.
Battisti 29 a partire dalle ore 15.30.
Ecco ora gli incontri di Unitre di Tirano, che si tengono presso la sala del
Credito Valtellinese in piazza Marinoni: martedì 2, l’artista Michele
Falciani presenterà l’ultimazione dei lavori per il monumento dell’apparizione; giovedì 5, Martino Parisi curerà il tecno-caffè, illustrando la
Predisposizione di una fototeca per collezionare un patrimonio fotografico;
martedì 9, Paola Giudes Cattaneo per il Letterario-caffè proporrà pagine scelte da L’eleganza del riccio di Muriel Barbery. Tutti gli incontri iniziano alle ore 15.00.
po, tanto più che quel
periodo storico è molto
marginalizzato nell’insegnamento attuale. Il vissuto personale del giovane Pietro s’intreccia con
quello dei protagonisti
della storia di quegli anni, da Maurizio Quadrio, nato a Chiavenna
da famiglia originaria di
Chiuro, mazzi-niano
convinto e repubblicano
intransigente, ad Antonio Maffei, arciprete di
Sondrio ed eminente figura di sacerdote, letterato e patriota, imparentato con la famiglia
Rainoldi, a Luigi Torelli, che nel 1848 issò il
tricolore sulla guglia più
alta del duomo di Milano. Egli era prefetto a
Pisa e per qualche anno
ospitò in casa sua Pietro,
quando venne a frequentare la facoltà di
medicina presso la Regia
Università, essendovi
un rapporto di lontana
parentela e di profonda
stima e amicizia tra le
due famiglie. Pietro si
laureò nel 1867, si perfezionò a Firenze, allora capitale d’Italia, ed
ebbe il suo primo incarico di medico condotto a
Serravalle Pistoiese.
Vi rimase due anni, sufficienti però a farsi apprezzare per la preparazione professionale, la
disponibilità e la calda
umanità. Nel 1870 lasciò
Serravalle per trasferirsi in Valtellina, dove
aveva ottenuto l’incarico per la condotta di Talamona, Forcola e val
Tartano, mantenendo
tuttavia a lungo rapporti epistolari e di stima
con gli amici e i conoscenti che si era fatto in
quella parte della Toscana. Rimase quattro anni
nella nuova sede, durante i quali sposò Ernestina Basci, proveniente da una delle famiglie
più in vista di Chiuro, e
strinse fraterna amicizia
col pittore talamonese
Giovanni Gavazzeni,
divenuto suo vicino di
casa: di lui condivideva
la fede e il sentire politico, cosa di non poco conto in quel frangente in
cui il non expedit teneva i cattolici lontani dalla politica.
Un segno di questa familiarità è la fotografia del
bozzetto dell’Assunzione
di Maria, dipinta dal Gavazzeni nel 1874 per la
Collegiata di Sondrio:
ancora oggi apre l’album
dei ricordi di Pietro che
la ricevette in regalo
dall’amico. Nel 1874, a
pochi mesi dalla morte
della mamma, Pietro
rientrò nel paese natale, da cui non si allontanò mai più, svolgendovi
l’attività di ufficiale sanitario e curando l’azienda agricola e il patrimonio familiare. Da qui
in poi, seguendone la vita e le scelte, ci si rende
conto che la sua non fu
un’esistenza comune:
la sua preparazione professionale, l’intelligenza
vivace, l’ampiezza degli
interessi, l’equilibrio e la
pacatezza nel giudizio gli
procurarono la stima e
il rispetto di amici e avversari e, se non fosse
stato per la scelta di non
voler lasciare sola la
moglie e i tre figli, certamente avrebbe potuto
svolgere un ruolo ancor
più di primo piano nella
politica locale e addirittura riuscire eletto deputato. Tutto questo lo si
evince dai rapporti
epistolari, e non solo,
che intrattenne con le
principali personalità
della vita politica provinciale. Del resto, egli fu
sindaco di Chiuro per
tre trienni di seguito dal
1878 al 1886 e per un
altro quinquennio dal
1895 al 1899, continuando ad essere consigliere,
forse con qualche interruzione, fino al 1913. Né
si deve dimenticare che
dal 1881 al 1886 fu membro del Consiglio provinciale, svolgendovi “un’attività indubbiamente ricca, legata alle peculiarità del territorio valtellinese e alla realtà economico-sociale del periodo”. Nel libro ampio spazio è dedicato all’inaugurazione dei tronchi ferroviari Colico-Sondrio
(1885), Sondrio-Tirano
(1902) e all’elettrificazione della linea LeccoSondrio, la prima in Italia a corrente trifase.
Questi eventi, che segnarono una svolta decisiva anche per il futuro del nostro territorio,
sono raccontati attraverso la documentazione
d’archivio, le pagine di
cronaca e i dialoghi dei
protagonisti uno dei quali fu sicuramente Pietro.
Con Luigi Credaro, deputato radicale e poi ministro della Pubblica Istruzione (autore della
riforma scolastica che
trasferiva la gestione
della scuola elementare
dai Comuni allo Stato),
positivista e massone,
egli, credente e cattolico, mantenne un rapporto di amicizia e stima,
condividendone l’operato per l’alfabetizzazione
della popolazione, convinti com’erano entrambi che il progresso passa
attraverso l’istruzione.
E probabilmente fu proprio l’amico e ministro
ad adoperarsi, perché gli
venisse concessa la nomina a Cavaliere dell’Ordine della Corona
d’Italia in riconoscimento del suo impegno nel
sociale, onorificenza che
mai il Rainoldi avrebbe
ricercato sia perché repubblicano nell’animo,
sia perché “riteneva come sindaco di aver reso
solo un servizio dovuto
per il bene comune”. La
sua sensibilità e la sua
attenzione a tutto ciò
che gli accadeva attorno
lo resero, pur ormai anziano, protagonista partecipe di tanti altri eventi che segnarono gli anni
di inizio ‘900. Lo vediamo dalle poesie che
scrisse, seguendo con
viva partecipazione le vicende gloriose e sanguinose del primo conflitto
mondiale, dal suo impegno come medico di fronte alla terribile epidemia di spagnola scoppiata nella primavera del
1918, “forma influenzale
a quei tempi mortale,
che provocò un numero
di decessi, superiore a
quelli causati dalla
Grande Guerra”. Parallela, e mai in secondo
piano, scorre la sua vita
familiare, rallegrata ora
dalla presenza dei numerosi nipoti che gli ha donato il figlio Giovanni.
Quando, uno di questi,
Pierino, nel 1921 contrasse la tubercolosi, lo
stesso male di cui era
morta la sua mamma
Lucia qualche anno prima, il dolore del nonno
fu inconsolabile, anche
perché si faceva la colpa, lui medico, di non
averlo saputo salvare. Si
fece forza e mantenne
immutato l’affetto per gli
altri nipoti. Sarebbero
ancora numerosi gli episodi che meriterebbero
di essere citati, ma qui,
dopo di aver ricordato la
medaglia d’oro donata
dai colleghi a Pietro nel
suo novantesimo compleanno quale decano
dei medici valtellinesi,
credo sia il momento di
soffermare brevemente
l’attenzione su un altro
aspetto che lo ha reso
grande e che, or qua, or
là s’incontra nelle pagine del libro: in Pietro,
dopo “un lungo percorso
di ricerca umana e religiosa, … la riflessione politico-culturale era stata
illuminata dalla fede cristiana, scelta e vissuta
sempre più consapevolmente”. Fatto che appare eccezionale, se si pensa che il protagonista è
vissuto in un ambiente
ateo. Ciò che lo ha reso
diverso e gli ha permesso di compiere il cammino alla fede è stato l’aver dato retta al desiderio inespresso del suo
cuore di una presenza
concreta e reale: gli avvenimenti, poi, hanno
“ridestato in lui l’anima
di un uomo per cui la
vita è seguire le tracce di
un misterioso imperativo”. Per questo, i lievi
cirri che si rincorrono
nel cielo possono ispirargli il pensiero che “Il
tempo non passa invano!” e quell’altro da cui
il libro prende il titolo e
che egli, ormai anziano
e prossimo alla morte,
annuncia al nipote: “Il
tempo volge al bello!” E
il cuore dell’uomo riprende vigore e risponde:
Grazie a Dio!”. Poco importa, se le parole non
sono propriamente le
sue, ma gli sono state
prestate dalla pronipote,
perché tutto nella vita di
Pietro è stato teso a riconoscere questa Presenza, come risuona nelle parole della sua poesia Il Paradiso.
pagina a cura di
PIERANGELO MELGARA
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
SONDRIO LA VICENDA È ANCORA IN FASE DI CONFRONTO
Contenzioso
aperto per il cedro
I
l cedro di piazza
Campello a Sondrio
è sano. Non sarebbe
questa una notizia di
particolare interesse
se la pianta, simbolo del
Natale sondriese da oltre 40 anni, non fosse da
mesi al centro di un dibattito tra l’Amministrazione comunale e
numerosi cittadini. Lo
scorso giovedì 11 febbraio, Paola Pizzini, portavoce dei firmatari della
petizione contro il taglio
dell’albero – che era stato giudicato malato dalle perizie effettuate dalla Società Stelline, incaricata di redigere il progetto di riqualificazione
della piazza –, ha ripercorso le vicende che a
partire dallo scorso settembre hanno condotto
alla decisione di commissionare a tecnici specializzati una perizia approfondita, fortemente
voluta e completamente
autofinanziata dai firmatari di una petizione per
la salvaguardia del cedro.
«Il progetto della piazza Campello – ha affermato Paola Pizzini –, che
non intendo definire di
riqualificazione, essendo
convinta che la qualità
non sia un concetto
monopolizzabile da qual-
cuno che possa decidere
che cosa ne ha e che cosa
non ne ha, era supportato da una semplice relazione di una naturalista, non una vera e propria perizia che, come
tale, può essere svolta
solo da dottori forestali
o agronomi, a tal proposito iscritti a un albo spe-
LA SHOPPING CARD
DI CONFINDUSTRIA
Nei giorni scorsi, Confindustria Sondrio ha attivato un interessante strumento anti crisi, lanciando la Shopping Card, carta sconti dedicata
ai dipendenti delle proprie aziende associate. Si
tratta di una tessera – in corso di distribuzione
in questi giorni ai 9500 dipendenti delle oltre
200 imprese associate a Confindustria Sondrio
– che dà diritto ad una serie di sconti e vantaggi
per acquisti effettuati presso esercizi convenzionati dislocati su tutto il territorio provinciale. «È un progetto al quale diamo grande importanza – afferma Paolo Mainetti, presidente
di Confindustria Sondrio –, una prima assoluta
per il sistema associativo della provincia di
Sondrio. In questo periodo di forti difficoltà economiche abbiamo voluto dare un segnale della
nostra vicinanza non solo alle imprese associate, ma anche ai loro lavoratori. Con Shopping
Card intendiamo offrire un aiuto concreto ai
nostri dipendenti, una dimostrazione della nostra volontà di fare rete e fronteggiare la crisi».
Il progetto di Shopping Card nasce della base
associativa: «sono stati i miei colleghi imprenditori che ci hanno sollecitato ad assumere questa iniziativa – spiega Mainetti –. È un esempio
significativo della forte coesione sociale che caratterizza la provincia di Sondrio: sono convinto che i lavoratori e le loro rappresentanze sapranno apprezzare questo nostro progetto».
Sono circa 30, fino ad ora, i negozi e le aziende
di prodotti e servizi convenzionati e attivi nella
campo alimentare, della ristorazione, articoli
per la casa, abbigliamento, fai da te, prodotti
per la cura del corpo. «Abbiamo strutturato
Shopping Card – conclude Mainetti – come un
sistema aperto, un network al quale tutti possono contribuire. Già oggi alcune delle convenzioni in portafoglio ci sono arrivate per il tramite dell’Unione Commercianti, con cui abbiamo
condiviso le linee guida di questo nostro progetto. Ci auguriamo che in futuro il sistema
Shopping Card possa crescere in misura significativa sia come prodotti e servizi offerti sia come
copertura del territorio provinciale».
A. GIA.
cifico e con competenze
ad hoc. Inoltre tale relazione suscitava in vari
punti forti perplessità:
come unico fattore di rischio per la sicurezza,
ovvero pericolosità del
cedro, erano individuate
le apparecchiature elettriche che vi sono apposte. Come mai, allora,
dal gennaio 2008 (data
della perizia, ndr) a oggi,
non sono state quanto
meno rimosse quelle apparecchiature? Altra argomentazione era una
statistica condotta dalla
naturalista Maria Grazia Cicardi nell’arco di
sette anni su un campione di soli tredici alberi,
di cui nove abbattuti! E
ancora, si difendeva una
sorta di purismo in nome
del quale appariva superfluo mantenere un albero che, qualificato come
cedro deodara, non era
considerato autoctono.
Ma allora, le querce rosse trapiantate a novembre lungo il lato sud della Collegiata e originarie
del Nord America rispondono forse a quei
requisiti?».
La perizia, effettuata
dalla società Demetra di
Besana Biranza e firmata dai dottori agronomi
Luigi Bonanomi e Daniele Guarino, afferma
che il cedro non è affatto malato. «Presenta invece una chioma equilibrata – si legge nella perizia –, un buon vigore
vegetativo testimoniato
dall’abbondanza di nuovi germogli, un posizionamento ottimale fra gli
edifici circostanti che lo
riparano dai venti. La
particolarità della sua
forma “a candelabro” è
dovuta al fatto che l’asse principale presenta
un parziale strozzamento causato dall’inglobamento di un filo elettrico, risalente con tutta
probabilità ai tempi in
cui veniva addobbato per
le festività natalizie, che
ha indotto il cedro a sviluppare una cima di sostituzione. Tale branca
laterale ha assunto ormai la dominanza apicale e uno sviluppo predominante; alla base di
essa vi è inoltre abbondante legno di reazione
che dimostra la capacità
del cedro di adattarsi a
quell’inserzione anomala, servendo a puntellarla. Sebbene non naturale perché indotta da
traumi di natura antropica, la struttura dello
scheletro dell’albero non
appare così indebolita da
rendere incompatibile la
sua conservazione».
«Una gradita conferma per chi come noi crede che gli alberi non siano oggetti d’arredo urbano – ha aggiunto la Pizzini –, da potersi mettere e togliere qua e là
senza grossi problemi. E
che, naturalmente, una
volta piantati vadano
anche curati». In questo
senso è importante sottolineare un’altro punto
della perizia che suggerisce di programmare
interventi di potatura
del cedro, da ritenersi comunque ordinari al fine
di prevenire rotture per
qualsiasi conifera che
presenti caratteristiche
morfologiche come quelle dell’albero di piazza
Campello, e un diradamento selettivo della
chioma unito a un lieve
contenimento dei palchi
più esposti.
Nel frattempo l’Amministrazione comunale
non ha preso posizione,
né ha comunicato come
voglia procedere negli
interventi di riqualificazione della piazza alla
luce della perizia sul cedro. Così, nella giornata
di lunedì, i gruppi consiliari di minoranza, Sondrio anch’io, Sondrio Liberale, Popolari Retici
e Faggi Sindaco, hanno
inviato al sindaco, Alcide
P A G I N A
33
Molteni, un’interpellanza con richiesta di risposta scritta che, secondo
il regolamento comunale, dovrebbe giungere
entro cinque giorni. Nel
testo, facendo riferimento al fatto che la questione non è stata mai portata all’attenzione della
III commissione comunale, che il gruppo di cittadini firmatari della
petizione ha il diritto di
esigere una risposta sull’argomento e che i consiglieri comunali hanno
il diritto di conoscere
tutte le informazioni che
essi ritengono necessarie per l’esercizio della
loro attività istituzionale, si chiede al sindaco
«se a fronte dell’ esito
della perizia fitosanitaria
eseguita dalla cooperativa Demetra Onlus ritenga ancora valide le considerazioni contenute
nella relazione naturalistica della dottoressa
Cicardi sulla necessità
di tagliare il cedro. Inoltre se la posizione sua e
dell’Amministrazione
circa la necessità di tagliare la pianta è rimasta immutata, e nel caso,
su quali considerazioni si
fonda; se è stato richiesto ai progettisti di
Stelline di verificare la
fattibilità di un’ ipotesi di
riqualificazione della
piazza che preveda il
mantenimento della
pianta, o, in caso negativo, se non ritenga utile promuovere un approfondimento in tal senso;
quali sono i termini temporali previsti per un
eventuale rivisitazione
del progetto definitivo
complessivo, per la sua
approvazione da parte
della Giunta e per il
completamento dei lavori di riqualificazione della piazza».
Dopo il successo da
parte dei cittadini che
sono riusciti a fermare
il taglio del cedro, non
resta ora che attendere
di conoscere la posizione di sindaco e Amministrazione in merito alla
delicata questione che è
divenuta uno dei temi
più dibattuti in città.
ALBERTO GIANOLI
CON IREALP SI TRATTA DI UN PROGRAMMA TRANSFRONTALIERO
Un progetto per l’uso dell’acqua
on line www.e
coidro.net il portale internet interamente dedicato
alla divulgazione
del progetto Interreg Italia – Svizzera “Uso dell’acqua e salvaguardia ambientale e della biodiversità nei bacini di Adda, Mera,
Poschiavino e Inn”. Il
progetto – il cui partner
capofila è la Provincia
di Sondrio – punta a
migliorare la salvaguardia e la qualità degli ambienti acquatici, sostenendo la biodiversità e
promuovendo nuovi interventi per aumentare
la compatibilità ambientale del sistema idroelettrico presente nelle aree
analizzate. Il progetto ha
una durata di tre anni
(aprile 2009 – marzo
È
2012) e si articola in 11
azioni suddivise in interventi mirati sul territorio e azioni di supporto
volte a realizzare un lavoro organico di sostegno e di miglioramento
del quadro ambientale
ed
ecologico
degli
habitat fluviali presi in
esame. I soggetti coinvolti nel progetto sono
gli Enti Locali interessati alle tematiche delle
azioni: Provincia di
Sondrio, Ster di Sondrio,
Regione Valposchiavo,
Parco delle Orobie
Valtellinesi; i partner
tecnico scientifici e i soggetti operanti sul territorio con ruoli specifici
nell’ambito
delle
tematiche trattate: Università degli Studi
dell’Insubria, Blu Progetti, Politec, Irealp e
Unione Pesca Sportiva
di Sondrio ed infine le
principali aziende idroelettriche che gestiscono
gli impianti coinvolti
nelle attività: A2A, Edison, Edipower, Enel Produzione. Il nuovo sito
sarà implementato mensilmente con le novità e
gli aggiornamenti segnalati dai partner di progetto. Nella fase conclusiva
della cooperazione transfrontaliera, www.ecoi
dro.net verrà utilizzato
per veicolare i risultati
finali del progetto diffusi anche attraverso la
pubblicazione di opuscoli, quaderni, documenti
multimediali e articoli
scientifici. Lo sviluppo e
la gestione del sito sono
curate da Irealp, l’Istituto di Ricerca per l’Ecologia e l’Economia Applicate alle Aree Alpine.
P A G I N A
34
MASSMEDIA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
QUEL SILENZIO DELLA TV SULLE GUERRE DEL MONDO
DOV’È FINITA LA GUERRA?
e non fosse per qualche
sporadico lancio di
agenzia, prontamente
ripreso dai quotidiani
on line ma destinato a
occupare poco spazio sui giornali
e nei notiziari televisivi, sembrerebbe che la guerra non sia più
da tempo una triste realtà, in riferimento ai molti conflitti attualmente in corso. I mezzi di comunicazione ne parlano poco e
per lo più lo fanno soltanto quando un attentato o un’operazione
militare uccidono un certo numero di persone contemporaneamente. È la quantità di morti e
feriti, insomma, a suscitare l’attenzione me-diatica, come se le
vittime della violenza militare
fossero soltanto quelle che muoiono nello stesso istante e non
anche le tantissime altre uccise
una ad una. In questi termini
sembra una considerazione quasi cinica, ma il cinismo effettivo è
quello di chi opera la selezione
delle notizie privilegiando contenuti nostrani o di sicuro impatto
spettacolare a scapito di argomenti scomodi o minor richiamo.
S
La guerra appartiene sicuramente al novero di questi ultimi.
Non è un motivo per trattarne
poco e male, né appare corretto il
modo sensazionalistico di rilanciare le notizie soltanto quando a
morire sono i civili, in particolare le donne e i bambini. Certo, le
vittime innocenti sono quelle che
più di tutte destano pietà e indignazione, ma ogni persona che
subisca le conseguenze dirette o
indirette della guerra è degna di
attenzione. Ripensando al recente periodo in cui le cronache di
guerra riempivano quotidianamente giornali, telegiornali e siti
internet, sembra sia passato
molto più tempo di quello effettivamente trascorso. A connotare
la sproporzione quantitativa è il
modo in cui i media si occupano
di questo argomento. Che, come
accade in generale per i temi di
attualità, è anch’esso fortemente
soggetto alle tendenze (mediatiche) del momento. Ancora più
evidente è questa lacuna informativa nelle testate giornalistiche italiane, sempre poco propense a dedicare spazio a ciò che
accade oltre i confini nazionali e
assai più disposte a seguire da
vicino le beghe nostrane, con una
marcata predilezione per lo scontro politico. Ma come dimenticare i milioni di persone quotidianamente sotto la minaccia delle
armi nel mondo? Basterebbe ricordare qualche numero. Dagli
anni ’90 a oggi sono ben 57 le
guerre combattute sul suolo di
45 Paesi. Se si allarga il quadro
ai cinquant’anni precedenti, si
registrano 33 guerre fra Stati,
che hanno provocato circa 3,3 milioni di morti in combattimento,
e addirittura 127 guerre civili,
che hanno ucciso 16,2 milioni di
persone. Sono cifre enormi che,
per quanto diluite nell’arco di decenni, da sole dovrebbero indurre i media a tenere costantemente aperta la loro finestra informativa sul fenomeno. E allora,
giusto per non restare troppo sul
generico, citiamo a titolo indicativo un sommario elenco di Paesi in cui sono quotidianamente in
corso conflitti, pur con differenti
modalità di svolgimento: Afghanistan, Algeria, Cecenia, Colombia, El Salvador, Filippine, Georgia, India, Indonesia, Iraq, Israele-Palestina, Liberia, Myanmar,
Nepal, Pakistan, Perù, Repubblica democratica del Congo, Sri
Lanka, Sudan, Turchia. L’ordine
alfabetico non inganni, non vuole essere una lista burocratica e
fredda. Sia, invece, un monito
alla coscienza di tutti noi e dei
mezzi di comunicazione affinché
non dimentichiamo la situazione
delle persone che nel mondo sono
in quotidiano pericolo di vita sotto la minaccia delle armi.
MARCO DERIU
MULTIMEDIA SAN PAOLO
Due novità in dvd
Multimedia San Paolo nel suo ricco catalogo DVD propone per la fine
di febbraio due novità.
La prima è il film su Dietrich Bonhoeffer, il teologo protestante
martirizzato nella Germania nazista per essersi rifiutato nel 1939 di
prestare giuramento a Hitler. Per questo gli venne proibito di insegnare, di parlare in pubblico e di pubblicare i suoi scritti. Hans von Dohnanyi,
suo amico e cognato, lo incoraggiò ad
entrare nell’Abwehr, il servizio segreto tedesco. In realtà la Resistenza
clandestina si serviva di questa copertura per aiutare gli ebrei a fuggire e
per tentare di rovesciare il regime
nazista. Il 5 aprile 1943 Bonhoeffer fu
arrestato e condotto nel carcere di
Tiegel. Per due anni fu sottoposto ad
interrogatori, mentre sosteneva ed incoraggiava i compagni di prigionia.
Gli diedero forza la preghiera e l’amore di Maria, sua giovanissima fidanzata. Nel 1945 venne condotto nel campo di prigionia di Flossenbürg e impiccato. “Nella sua cella trovarono la Bibbia e Goethe: il Libro Sacro per eccellenza e il massimo degli autori profani. Due simboli. L’uno, della passione
per il cielo. L’altro, della passione per la terra.”
Bonhoeffer – Agent of Grace è diretto dal regista Eric Till e interpretato da Ulrich Tukur, Johanna Klante, John Neville, Robert Joy.
La seconda novità è la riproposta del film di Augusto Genina (1949)
che racconta la vicenda di Maria
Goretti, la ragazza di Nettuno martire della purezza. Alessandro
Serenelli, che nutriva una morbosa
passione per Maria, ancora quasi
una bambina, finchè, esasperato
dalla intransigenza con cui la ragazzina difende la propria virtù,
Alessandro la uccide. Augusto
Genina dipinge un attendibile quadro della condizione di vita dei personaggi e trova anche la giusta misura per il dramma che vi si svolge.
“Neorealismo in chiave cattolica. Il
film conta soprattutto per il
bianconero del grande G.R. Aldo, la
coerenza pittorica delle inquadrature, l’atmosfera delle paludi
pontine, il clima affocato che precede lo stupro.” Il film Cielo sulla palude ottenne il premio per il miglior
film italiano e la migliore regia al Festival di Venezia del 1949.
Puccini
Manono Lescaut
M
anon Lescaut è un
dramma lirico in
quattro atti, composto da Giacomo
Puccini (1858- 1924), su libretto di
autore anonimo alla stesura del
quale hanno collaborato Giuseppe Giocosa, Luigi Illica, Ruggero
Leoncavallo, Dome-nico Oliva,
Marco Praga, Giacomo Puccini e
Giulio Ricordi. E’ tratto dal romanzo Histoire du Chevalier Des
Grieux et de Manon Lescaut di
François-Antoine Prévost. La
prima rappresentazione ebbe
luogo al Teatro Regio di Torino il
1° febbraio 1893, dove l’opera ottenne un successo clamoroso.
Otto giorni dopo la prima torinese il Teatro alla Scala di Milano
presentò al pubblico Falstaff,
l’ultima opera di Verdi. Ci fu chi,
nella quasi concomitanza dei
due eventi, vide una sorta di passaggio di testimone fra i due
grandi autori dell’opera lirica
italiana. Manon Lescaut fu composta fra l’estate del 1889 e l’ottobre del 1892. Ad allungare i
tempi fu soprattutto la laboriosa
gestazione del libretto. Terza
opera composta da Puccini (dopo
le Villi e Edgar), Manon Lescaut
additò all’autore la futura strada da percorrere. E’ sostanzialmente la sua prima partitura
operistica completamente matura e personale. Predomina la
vena romantica supportata da
perspicaci idee melodiche (Donna non vidi mai di Des Grieux,
In quelle trine morbide di Manon
impregnate di sensualità). Parti-
QUEL CHE RESTA DI SANREMO
colarmente interessante la scrittura armonica, pregnante l’orchestra
che
prendeva
parte
encomiabilmente al dramma.
Lo stesso soggetto aveva già ispirato la Manon Lescaut di Auber
(Parigi, Opéra-Comique, 23 febbraio 1856) e di Massenet (Parigi,
Opéra-Comique, 19 gennaio 1884). A tale proposito lo stesso Puccini ebbe a dire: “Massenet sentiva il soggetto da francese, con la
cipria e i minuetti, io lo sento da
italiano, con passione disperata”.
Puccini ritoccò la partitura in varie occasioni. L’intervento più significativo fu la sostituzione del
finalino del primo atto, avvenuta
poco dopo la prima rappresentazione. Il finale originale era basato sul tema cantabile del primo
duetto fra Manon e Des Grieux e
non conteneva l’attuale dialogo fra
Geronte di Ravoir e Lescaut. Le
successive modifiche riguardavano soprattutto il quarto atto, che fu
accorciato. In una delle edizioni
pubblicate da Ricordi per canto e
pianoforte fu addirittura eliminata l’aria Sola, perduta, abbandonata, ma Puccini giustamente la
reintegrò. Alcune modifiche della
partitura orchestrale furono suggerite da Arturo Toscanini, per la
storica ripresa del trentennale
alla Scala di Milano. Puccini era
consapevole che il teatro musicale europeo, dopo le innovazioni introdotte da Wagner, non era più il
medesimo e fu il primo italiano a
renderne testimonianza con la
musica. Wagner aveva creato il
Leitmotive, ossia temi fondamentali applicati ai singoli personag-
gi o legati
idealmente
alla trama,
mentre gli
italiani erano soliti richiamare
melodie e
motivi in A L L ' O P E R A
diversi contesti. Puccini riuscì a
conciliare
questi due GRAMMA
mondi contrapposti.
Nel primo
atto il musicista utilizzò, con
grande abilità, strutture di tipo
sinfonico alle esigenze dell’azione. La protagonista di questa
opera è la prima di quelle gentili e angosciose eroine puc-ciniane
destinate a così grande popolarità. Puccini individua qui i
basilari caratteri psicologici e
stilistici del suo teatro, che troveranno poi piena attuazione nella
Bohème.
GUIDA
PEN
TA
Atto I: Tra voi, belle, brune e bionde (Des Grieux); Donna non vidi
mai (Des Grieux).
Atto II: In quelle trine morbide
(Manon); L’ora o Tirsi (Manon);
Tu, amore? Tu?…O tentatrice!
(Manon e Des Grieux); Ah!
Manon, mi tradisce (Des Grieux).
Atto III : Ah, non vi avvicinate!…
(Des Grieux).
Atto IV: Sola… perduta… abbandonata (Manon).
a cura di
ALBERTO CIMA
L’ultimo atto del Festival di Sanremo 2010 è stata la plateale protesta dell’orchestra per il verdetto che ha proclamato vincitore Valerio
Scanu. Il voto della giuria tecnica si era orientato in tutt’altra direzione (pare verso Malika Ayane), ma è stato il televoto a premiare il
giovane approdato sul palco del festival dopo il successo ad “Amici”.
Si è ripetuto così il copione del vincitore dello scorso anno, Marco
Carta, anch’egli uscito dal talent show di Maria De Filippi. È la conferma che in fatto di musica in televisione vince non chi canta meglio ma chi meglio sa conquistarsi la scena e, soprattutto, chi meglio
è sostenuto da case discografiche, produttori e madrine di successo.
Di questa edizione del Festival, non certo memorabile, resta in sede
di bilancio finale qualche immagine legata ai personaggi saliti sul
palco. Prima fra tutti, naturalmente, Antonella Clerici: con il suo stile
casareccio e informale ha saputo alienarsi le simpatie del pubblico
e le è andata bene, proprio perché ha scelto di interpretare il ruolo
di padrona di casa senza eccessive formalità, tenendosi lontana dal
tradizionale protocollo festivaliero. È sembrata più a suo agio in un
contesto che è comunque considerato una sorta di test della verità
per i presentatori. Lasciando agli esperti i commenti e i giudizi sulle canzoni, qualche eccesso ha lasciato il segno. Poco spontanea è stata la presenza di Antonio Cassano, che oramai recita sempre la parte del ribelle. La direzione del suo sguardo durante il colloquio con
la Clerici testimoniava che domande e risposte erano state ampiamente preparate e, nonostante qualche battuta abbia strappato sorrisi e applausi, preferiamo vederlo correre dietro a un pallone in
maglia e calzoncini piuttosto che trovarcelo di fronte sul palco del
teatro Ariston. Avremmo volentieri lasciato altrove anche l’esibizione
di Dita Von Teese, che ha proposto uno strip tease secondo tutti i
crismi del genere, lasciando poco all’immaginazione del pubblico.
Non vale come attenuante la definizione di “burlesque” data al suo
mini-show, né il fatto che sia salita sul palco in tarda serata, quando i bambini erano auspicabilmente già a nanna: nel tipico contesto
nazionalpopolare sanremese una simile trovata è fuori luogo. Tanto nel suo caso quanto in quello di Cassano, non ci piace l’idea che i
soldi del nostro canone siano andati a finire nelle loro tasche. Tutt’altro stile quello della regina Rania di Giordania. Elegante e disinvolta, ha esibito un sorriso e una classe effettivamente regali. Molto è stato concesso allo spettacolo, inteso come esibizione più da vedere che da ascoltare. Il look di molti cantanti e del direttore d’orchestra Marco Sabiu, i cangianti vestiti della Clerici, le scenografie scintillanti, sono immagini che hanno saputo sollecitare l’attenzione anche degli spettatori più distratti. Quanto alle canzoni, presunte protagoniste, nessuna sembra destinata a sbancare le classifiche. Sarà
comunque il tempo a dire chi avrà davvero vinto Sanremo 2010, hit
parade alla mano.
HOMO VIDENS
P A G I N A
35
LETTEREeCONTRIBUTI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 27 FEBBRAIO 2010
PAROLE, PAROLE, PAROLE (56)
Schizofrenia
Dal greco classico schizo (separo, divido in due parti) e fren
(insieme di mente e cuore, cioè mentalità). Quindi: mentalità
scissa in due parti. In psichiatria: come se le due parti del cervello costituiscano due soggetti distinti.
Ma anche in campo culturale è molto diffusa una specie di schizofrenia: quando si ragiona di argomenti come politica, amministrazione, economia, affari o ricerca scientifica si pretende di
tenerli separati dall’etica, come se l’etica debba rimanere confinata nell’ambito strettamente intimo della coscienza privata. O addirittura se ne nega la esistenza, come di una superstizione “metafisica” (Odifreddi, Veronesi,…). Salvo poi stracciarsi le vesti quando si evidenziano le devastanti conseguenze
nella società. Il caso più clamoroso, ormai consegnato alla storia, è stata la espulsione dell’etica dalla prassi politica fra Stati e nelle lotta politica per il “potere”interno, secondo gli insegnamenti di Nicolò Machiavelli. Tanto celebrato quanto esiziale
per le vicende dell’Europa dal secolo XVI in poi. Ancora forse
non si è capito a sufficienza che gli immani disastri del secolo
scorso (rivoluzioni, guerre, genocidi) ne sono le estreme logiche conseguenze e non eventi casuali. Anche i fatti italiani di
questi anni mi sembrano ultime propaggini della stessa schizofrenia.
Ma ancora più doloroso mi pare sia il costatare come il tentativo del laicismo mondiale di rinchiudere nel “privato” i valori e
le convinzioni del Vangelo, se proprio non si riesce a cancellarli
del tutto dalla coscienza dell’umanità, abbia trovato alleati
anche in campo cristiano (compreso quello cattolico) quando si
è predicata la necessità di “purificare” la vita pubblica dei cristiani dai riferimenti alla ispirazione evangelica. Semmai
sottacerla ma non testimoniarla. Una specie di “schizofrenia”
di cattolici. Non così il “servo di Dio” Giorgio La Pira. A differenza di altri esponenti suoi co-attori nella politica italiana,
non ha “rinchiuso nella coscienza” la sua alta spiritualità cristiana, ma l’ha proclamata ai quattro venti, anche al Cremlino, rimanendo sempre fedele al Vangelo ed ai successori di Pietro e degli apostoli. Morto il 5 novembre 1977, in un vespro di
sabato senza tramonto, a molti, come a me, è sembrato “santo
subito”. Che ora protegga l’Italia tutta, a cominciare dalla sua
Chiesa e dai cattolici impegnati nella vita pubblica.
ATTILIO SANGIANI
IL SALUTO DELLA COMUNITÀ DI CAMNAGO FALOPPIO
IL GRAZIE A DON GIUSEPPE CORTI
C
aro don Giuseppe, vogliamo ringraziarla per
aver camminato con noi
per 17 anni, facendoci
crescere nella fede, nella
speranza e nell’amore. Soprattutto in quest’ultimo periodo, ci
ha guidati a far esperienza della
Lettera di San Paolo ai Corinzi:
“che ognuno di noi, secondo la
propria parte, le proprie doti e
possibilità, è membra del Corpo
di Cristo Gesù”.
Di quel Gesù Crocifisso, l’Amore donato, da cui non dobbiamo
mai distogliere lo sguardo se vogliamo che circoli tra noi la carità, cioè l’amore come Dono; da cui
non possiamo mai distogliere lo
sguardo se vogliamo chiamarci
cristiani; perché il cristianesimo, ce l’ha ripetuto continuamente, non è una dottrina da studiare, ma è un’esperienza da vivere insieme a Gesù, tra marito e moglie, tra genitori e figli, sul
lavoro, a scuola, nel gruppo, negli
impegni sociali, nel divertimento, nella sofferenza.
Nel tratto di strada che abbiamo fatto insieme ci ha sempre
esortati a nutrirci della Parola
e dell’Eucaristia.
Ci ha spezzato il pane della
Parola guidandoci a scoprire la
novità, l’attualità, la carica di
speranza di tante pagine della
Sacra Scrittura.
Ci ha spezzato il pane Eucaristico portandoci a gustare e a
IN MEMORIA DI MARIA MATERNINI
vivere la Santa Messa, soprattutto quella domenicale, come
momento di gioia e di comunione
tra di noi e tra noi e la Chiesa
universale.
Ha saputo, inoltre, cogliere e
incoraggiare in ciascuno “la manifestazione particolare dello
Spirito Santo per il bene comune”; ci ha resi consapevoli delle nostre capacità e possibilità
e ci ha spinti a metterle a disposizione nei vari ambiti della
Parrocchia, per il bene di tutti.
E quanti di noi sono stati da
lei accompagnati, incoraggiati,
consolati nella malattia, nel dolore, nelle diverse forme di povertà?
Non è facile salutarci.
Ma come lei ci ha sempre esortati a fare, vogliamo accogliere la
presenza viva di Dio che ci accompagna e che dà la forza, a noi,
di continuare il nostro cammino
di fede e a lei di iniziare una
nuova esperienza pastorale con
serenità e coraggio: certi che il
bene che noi abbiamo ricevuto
saprà donarlo anche alla nuova
comunità.
La affidiamo a Maria, affinché
la sostenga e l’accompagni.
Ci ha insegnato a pregare e ha
pregato con noi: saremo sempre
uniti nella preghiera.
Grazie, grazie, don Giuseppe,
grazie!
La sua Comunità di CAMNAGO
Questi testi di saluto a
preti che lasciano la
comunità ove hanno
operato - che ogni tanto giungono in redazione con la preghiera
di essere pubblicati integralmente come testimonianza di
stima e affetto - sono documenti
significativi che, nel loro piccolo,
tracciano una teologia del
sacerdozio ministeriale. Pubblico volentieri il saluto che la
comunità di Camnago Faloppio
ha rivolto a don Peppo domenica 21 febbraio. Testo preceduto
da una citazione del Vangelo di
Giovanni: «Questo è il mio
comandamento: che vi amiate
gli uni gli altri, come io vi ho
amati. Nessuno ha un amore
più grande di questo: dare la
vita per i propri amici». (Gv 15,
12-13). Comprendo benissimo
che non sia facile salutarsi se il
cristianesimo «non è una
dottrina da studiare, ma è
un’esperienza da vivere insieme
a Gesù, tra marito e moglie, tra
genitori e figli, sul lavoro, a
scuola, nel gruppo, negli
impegni sociali, nel divertimento, nella sofferenza». Ma è bello
scoprire che un prete, quando
lascia il suo posto per prenderne
un altro, trasmette alla comunità cristiana in cui ha operato
per anni «serenità e coraggio»
per una nuova esperienza
pastorale. E genera preghiera
come strumento di comunione.
TESTAMENTO BIOLOGICO
SORELLA DI CARITÀ, AMICA DI CONSIGLIO IL “LIMITE” DELLA COSCIENZA
«
l Signore è il mio pastore, non manco di nulla…
mi rinfranca… mi guida” (Sal 22). Potrebbero
essere queste le rassicuranti parole di Maria Maternini
che, spentasi il 14 febbraio scorso, in vita ripeteva spesso; adesso le consegna, quale dono di gioiosa, fede a chi vuol fare preziosa
memoria. Perché Maria è stata
una vera maestra di fede. Ventenne, giovane sorridente, ricca
di speranze, si è trovata, senza
preavvisi, a dover guidare la sua
numerosa famiglia, a causa della repentina morte della mamma. Se l’è trovata nel cuore questa sua inaspettata vocazione; e
in responsabilità ha risposto declinandone nella logica dell’amore sincero tutti i passaggi, anche
i più difficili, fino alla sua completa realizzazione. Ma Maria
I
non si è fermata casalinga: universitaria impegnata nella Fuci
comasca, poi laureata in Lingue
Straniere, docente di inglese al
Liceo Scientifico, sempre attenta
alla cultura del suo tempo, all’Azione cattolica della sua parrocchia di Sant’Agata, soprattutto sensibile alla sofferenza umana, alla povertà popolare, alla
missionarietà nel mondo…
Maria, in semplicità, ma in
profondità, si è fatta, in ogni occasione, madre di bontà, sorella
di carità, amica di consiglio, maturando però nelle più diversificate esperienze di vita, una costante unità in Dio, un inquieto
desiderio di Lui. E’ con questo
spirito che ha lavorato attivamente anche nella Caritas
diocesana; ma prima di tutto si è
misurata nella caritas quotidiana, nella sua famiglia, nell’inse-
gnamento, nelle associazioni, regalando a tutti indimenticabile
amicizia, smisurata comprensione, competenza qualificata. Bye,
bye, Maria! Di te ci resta un ricordo molto bello, significativo: hai
insegnato bene l’inglese, ma
ancor meglio hai insegnato la
spiritualità del quotidiano, la
bellezza della vita anche nelle
prove, la forza della fede, la sapienza dell’amore. Non possiamo
dimenticarti; ti possiamo sentire
spiritualmente con noi nella preghiera, nella comunione di
immutato affetto, nella nostra
attesa dell’eternità. Dove ancora
insieme canteremo le Lodi all’Altissimo, in una gioia senza fine.
CIA MARAZZI
Sin dalla notte dei tempi chi ha avuto l’accesso nelle stanze del potere, ha più o meno “approfittato” delle circostanze. Sociologi e psicologi hanno spiegato e giustificato l’”appetito” per dio mammona, attribuendo l’origine del “male” a cause esteriori. Medesima teoria
sociologica venne applicata alle masse per spiegare la genesi della
violenza, della disonestà e dell’ingiustizia. Il primo teorizzatore di
tale colossale panzana fu Rousseau con la famosa teoria del buon
selvaggio. L’illustre padre dell’illuminismo, sosteneva che l’uomo nasce
buono e che diventa “cattivo” in forza dei condizionamenti sociali.
Giustificazioni troppo comode! La dottrina cattolica, che notoriamente
si regge sulla ragione e non sulle ideologie, con le parole dell’evangelista Marco afferma che “ Non c’è nulla fuori dell’uomo che entrando
in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a
renderlo impuro. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini,
escono i propositi di male”. Molte delle moderne ideologie hanno questo presupposto: poiché l’ingiustizia viene da fuori, affinché regni la
giustizia e l’onestà, è sufficiente rimuovere le cause esteriori che ne
impediscono l’attuazione. In realtà questo modo di pensare è ingenuo e
miope. L’ingiustizia frutto del male, ha origine nel cuore umano dove si
trovano i germi di una misteriosa connivenza con il male. Sempre la
dottrina cattolica, spiega l’“inclinazione” degli esseri umani a ripiegarsi su se stessi, ad affermarsi sopra e contro gli altri, con il concetto di
peccato originale. Peccato d’origine che si può sconfiggere con il viatico
dei sacramenti messi a disposizione dalla chiesa stessa. Ecco perché è
difficile, se non impossibile, rimanere dei buoni cittadini e degli onesti
amministratori, se non si entra in comunione con Dio.
GIANNI TOFFALI - Verona
luce una osservazione che riguarda l’attenta valutazione,
caso per caso, delle condizioni del
paziente quando giace in coma
cosiddetto irreversibile, specialmente se le funzioni celebrali
possiedono ancora segnali di ripresa o meno. Inoltre, si dà il caso
- già verificatosi - che da questo
coma prolungato per molti anni
tutto ad un tratto ci si risvegli.
Che fare? Bisogna proseguire
la sofferenza o decidere di porre
fine a quel calvario? Penso che
davanti ad una decisione così
travolgente - soprattutto per dei
genitori o per il coniuge stesso
del paziente - si debba tenere in
larga considerazione una sana e
giusta scelta di coscienza.
GIANNI NOLI, Fino Mornasco
DELLA DIOCESI DI COMO
il settimanale
INGIUSTIZIA E PECCATO ORIGINALE
IL MALE VIENE... DAL DI DENTRO!
C
aro direttore, durante il
corso di questo trentennio il mondo scientifico
sta operando in numerose conquiste atte a salvare e a migliorare la qualità della
vita. Ma, sebbene questo progresso veicoli una visione ottimistica e piena di speranza, pone
senza dubbio dei significativi
paletti alla stessa longevità a
favore della specie umana, che
ahimè, mai come in questi ultimi
tempi viene messa in continua
discussione. Mi riferisco ovviamente alla legge sul testamento
biologico che verrà discussa e approvata per via definitiva sia pur
con qualche lieve modifica dal
nostro Parlamento.
Tuttavia, ci terrei a mettere in
Direttore responsabile: AGOSTINO CLERICI
Editrice de Il Settimanale della Diocesi Coop.r
.l.
Coop.r.l.
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