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Mentre la pipa e il sigaro...
Promossi, ma solo in parte, i fumatori di pipa e sigaro.
Visto che assorbono la nicotina del fumo alcalino tramite
la mucosa orale, non aspirano il fumo oppure lo aspirano
in dose minima. Corrono un rischio di cancro polmonare
minore. Tuttavia, i forti fumatori di pipa o di sigari sono
esposti a un rischio maggiore di ammalarsi di cancro
della bocca, della gola o della laringe.
TRA
(PARENTESI
DIARIO
GIUSEPPE ZOIS
Indignarsi
e impegnarsi
è imperativo
per tutti noi
MEGLIO NON FIDARSI,
TANTO PRIMA O POI
LA “BIONDA” TRADIRÀ
U
na persona che fuma un pacchetto di sigarette al giorno ne consumerà in vita sua 500mila!
Sapendo che una sigaretta rilascia circa
1/100 di grammo di particelle, alla fine saranno più
di cinque chili di sostanze tossiche rilasciate nei
polmoni. Due semplici dati che dovrebbero al più
presto convincerci a fare un nodo definitivo a queste benedette “bionde”. Prima che sia troppo tardi.
Prima che i sintomi cosiddetti “sentinella” ci deb-
I sintomi spesso
compaiono solo ad uno
stadio molto avanzato
bano far correre immediatamente dal nostro medico di fiducia. E sono: tosse, difficoltà a respirare,
espettorazioni sanguinolente, perdita di peso, infezioni respiratorie ripetute, febbre continua, dolore
al torace, dimagrimento, affaticamento devono allertarci. Il medico provvederà a sottoporci al più
presto a una radiografia polmonare e, semmai, ad
altri esami e controlli più approfonditi.
Il cancro al polmone è una brutta bestia: rappren-
I vantaggi di smettere di fumare
20 minuti dopo
Dopo 12 ore
Dopo 12 ore il monossido di carbonio
scende a livelli normali
20 minuti dopo l’ultima sigaretta la
frequenza cardiaca torna normale
Dopo 1-9 mesi
Dopo 2-3 settimane
Da 2 a 3 settimane dopo inizia a
diminuire il rischio di infarto
miocardico e si ristabilisce la
funzionalità polmonare
Da 1 a 9 mesi dopo si riducono
la tosse e l’affanno
Dopo 5-15 anni
Dopo 1 anno
Dopo 1 anno si è dimezzato il rischio di
una cardiopatia coronarica
Dopo 10 anni
Il rischio di morire di cancro polmonare
è solo la metà rispetto a quello di un
fumatore. Il rischio di ammalarsi di
cancro della bocca, della gola,
dell’esofago,
dellaReport
vescica,
Fonte: US Surgeon General’s
2004
del rene e del pancreas si riduce
Da 5 a 15 anni dopo il rischio di ictus
cerebrale è sceso al livello
di un non fumatore
Dopo 15anni
Dopo 15 anni il rischio di una
cardiopatia coronarica è sceso
al livello di un non fumatore
Fonte:US Surgeon General’s Report 2004
senta l’11,5% dei tumori negli adulti (15,8 nei maschi e 7,1 nelle donne). E in Svizzera si contano all’incirca 3200 casi all’anno. Non solo. Il cancro ai
polmoni rappresenta il 17 per cento dei casi di morte per tumore (24,1 nei maschi e 10,3 nelle donne).
A Ginevra è la terza causa di decesso per cancro fra
le donne (dopo quello al seno e al colon) e la prima
fra gli uomini.
Insomma, il tabagismo è il principale fattore di rischio; infatti, il 90 per cento dei casi di tumore al
polmone possono essere attribuiti al fumo di tabacco. I sintomi compaiono purtroppo solo ad uno stadio molto avanzato della malattia. Il trattamento dipende dal tipo di malattia (operazione, radioterapia e chemioterapia) e le probabilità di guarigione
sono basse, perché solo il 13 per cento dei pazienti
sono ancora in vita a cinque anni dalla diagnosi.
Ma fumare è deleterio anche per la salute della bocca, in particolare per la mucosa orale, per le gengive
e per i denti. Molti problemi possono essere evitati
grazie ad un’osservazione regolare e meticolosa dei
denti e della bocca e controlli regolari dal dentista.
Insomma, ce n’è abbastanza per dire basta. Per
sempre.
L’ONCOLOGO
“ANCHE DOPO LA DIAGNOSI
DIRE BASTA CONVIENE”
C
he buttare definitivamente la sigaretta conviene lo assicurano, e
continuano a ripeterlo, tutti i
medici. Ma soprattutto gli
oncologi, confrontati quotidianamente con i disastri
causati dal fumo. Addirittura,
gettare la bionda conviene
pure al momento di un’infausta diagnosi. “Esistono studi
che testimoniano come smettere di fumare quando il medico comunica un cancro ai polmoni serva a far guadagnare
speranza di vita al paziente conferma il dottor Michele
“Se negli uomini
l’incidenza della
malattia è
calata, nelle
donne è salita”
Ghielmini, primario all’Istituto
oncologico della Svizzera Italiana (Iosi) di Bellinzona -. Sino a
qualche anno fa si pensava fosse impossibile, nessuno di
avrebbe creduto. Invece no: anche chi smette da malato ha
molte più speranze rispetto a
Ti-Press
chi non smette proprio”.
Insomma, di cancro al polmone e dei danni causati dal fumo
di sigaretta si continua a parlare. E si continuerà ancora per
molto. Infatti, sembra non entrare in testa che la “bionda” fa
male, a volte uccide pure. A
rendersene conto, e a dargli un
nodo definitivo, sono più gli
uomini che le donne. Queste
ultime, infatti, fumano sempre
più. Ecco perché la malattia ha
diminuito l’incidenza nell’uomo, ma l’ha aumentata nella
donna.
Caro Diario,
è giusto spendere un pensiero
per Stephane Hessel, morto a
Parigi a 95 anni. Tutti lo hanno
ricordato come il padre degli
“indignados”, i dimostranti, sorvolando sui capisaldi della sua
grandezza, a partire dalle battaglie per la libertà, la democrazia
e la difesa delle conquiste sociali. Nato a Berlino, in una famiglia
ebrea, Hessel si portava addosso
l’inferno della seconda guerra
mondiale, le deportazioni, le disperate fughe dagli orrori dei
campi di concentramento. A Buchenwald aveva nascosto la sua
identità per sfuggire alla forca.
Divenne un protagonista della liberazione a fianco di De Gaulle e
nella stesura della Dichiarazione
universale dei diritti umani, nel
lontano 1948. La nuova Europa è
nata da uomini straordinari come lui, costruttori di orizzonti
aperti e grandi.
NELLA SUA ECCEZIONALE
stagione di giovinezza - ottobre
2010 - il vecchio resistente pubblicò un pamphlet urticante di
una ventina di pagine: “Indignez-vous”, Indignatevi. E da Occupy Wall Street a Mosca, da Madrid ad Atene è stato un incendio di piazze. Prima di lui, a
scuotere le coscienze negli anni
60 era stato un eroe di pace vittima dell’intolleranza, Martin Luther King. “Io vi scongiuro di essere indignati“, era il suo grido.
Vedeva quanto
la giustizia e
l’uguaglianza
sono parole ridotte a un satellite artificiale
intorno
all’uomo e al
mondo. I deboli, i precari, i giovani disoccupati e senza prospettive sono condannati a vivere diverse, troppe infelicità, contro le quali Hessel non si stancò
di lottare. Il libretto ha avuto una
risonanza globale, corrosivo nel
denunciare chi ha provocato la
crisi e ancora detiene il potere.
Era un contestatore coraggioso,
ma anche un suscitatore di energie, tant’è che un anno dopo l’invito alla ribellione, scrisse il
complemento coerente del primo verbo: “Engagez-vous“, Impegnatevi.
VEDIAMO BENE quant’è fragile
il senso comunitario, come si
espandono l’alienazione dalla vita politica e il populismo. Diventa imperativo restituire senso alla partecipazione, depurando la
politica dalle scorie, mai rinunciandovi o delegandola a chi se
ne serve per il proprio tornaconto. C’è bisogno di persone contagiose, esortava un altro grande
francese, l’Abbé Pierre: “La loro
azione galvanizzerà l’opinione
pubblica, sono loro che spingono ad agire“. Chiediamoci quanta capacità d’indignazione vera è
rimasta, nel presente, anche in
chi dovrebbe incarnarla, avendone il potere. Vediamo bene le
prepotenze mai finite dell’economia e della finanza, gli individui e i popoli trattati come mezzo, quando devono essere il fine.
Si deve ricreare il mondo, urlano
gli indignati. Vogliono dirci che
dobbiamo inventare un altro
modo di vivere. Con l’impegno è
possibile, parola di Hessel.
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MEGLIO NON FIDARSI, TANTO PRIMA O POI LA “BIONDA” TRADIRÀ