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MAGGIO MUSICALE FIORENTINO
MAGGIO MUSICALE FIORENTINO
Soci Fondatori del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Consiglio di amministrazione
Matteo Renzi
Paolo Fresco
Roberto Benedetti
Francesca Colombo
Giovanna Folonari
Antonio Marotti
Cristina Scaletti
Sindaco di Firenze - Presidente
Vice Presidente
Consiglieri
Francesca Colombo
Sovrintendente e Direttore artistico
Zubin Mehta
Direttore principale
Piero Monti
Maestro del Coro
Francesco Ventriglia
Direttore di MaggioDanza
Collegio dei revisori dei conti
Giovanna D’Onofrio
Fabrizio Bini
Sergio Lisi
Laura Arcangeli
Partner
Partner
P
artner
Presidente
Membri effettivi
Membro supplente
MAGGIO MUSICALE FIORENTINO
INDICE
Redazione a cura di Franco Manfriani
con la collaborazione di Giovanni Vitali
Il Mago di Oz
7
Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt
8
Progetto grafico Dorado Communications
Impaginazione Luciano Toni - Studio Zack! Firenze
Oltre l’arcobaleno, in cerca di se stessi
Silvia Poletti
10
MaggioDanza provando Il mago di Oz
16
Biografie
20
Gianni Schicchi
29
Coordinamento editoriale Giunti Editore S.p.A.
Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt
30
© 2012 Teatro del Maggio Musicale Fiorentino - Fondazione
Libretto
35
Prima edizione: dicembre 2012
L’amara beffa di Schicchi
Alberto Paloscia
72
Gianni Schicchi nella rete
Loredana Lipperini
80
Preparando Gianni Schicchi
82
Discografia
84
Biografie
94
Traduzioni di Carl Strehlke (inglese), Rosalia Orsini (francese)
Helga Marcks (tedesco)
Le foto delle prove de Il mago di Oz sono di Gianluca Moggi - New Press Photo, Firenze
Le foto di Preparando Gianni Schicchi sono di Anna Fisher
Ristampa
6 5 4 3 2 1 0
Anno
2015 2014 2013 2012
Stampato presso Giunti Industrie Grafiche S.p.A.
PROGRAMMA
IL MAGO DI OZ
Coreografia
Francesco Ventriglia
Musica
Francis Poulenc
Direttore
Andriy Yurkevych
Pianoforte
Andrea Severi
Spazio scenico e costumi
Gianluca Falaschi
Luci
Luciano Roticiani
Elaborazioni video su un progetto di Francesco Ventriglia
Silvio Brambilla
Direttore dell’allestimento
Italo Grassi
MaggioDanza
Direttore MaggioDanza
Francesco Ventriglia
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Nuova creazione
Nuovo allestimento Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Allestimento in forma semiscenica
NUOVO TEATRO DELL’OPERA
Mercoledì 19 dicembre 2012, ore 20.30
Giovedì 20 dicembre, ore 20.30
Venerdì 21 dicembre, ore 20.30
Sabato 22 dicembre, ore 18.00
Domenica 23 dicembre, ore 15.30
6
7
IL MAGO DI OZ
IL MAGO DI OZ
Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt
Inspired by the L. Frank Baum’s novel The Wizard of Oz, this ballet tells of the dreamlike “trip” that little Dorothy takes to become a woman. The search for those prized
qualities - courage, brains, and heart - that make an individual into a “beautiful
person” and which often one seeks out in others in the hope that they can be simply given as gifts, becomes the knowledge that the search for them is already an end
in itself; only inside one’s self is it possible to find the blank page on which to inscribe one’s name and being. In the deep sleep of a coma, which substitutes the hurricane of Baum’s story, Dorothy transforms the people who are in her hospital room
into the inhabitants of a country called Oz, made up of clouds and memories, that
teach them to look close around them in order to find fulfillment of their dreams.
SOGGE
SYNOP
SIS | S
U
8
Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt
T TO
JET | I
N
HALT
Tiré du roman homonyme de L. Frank Baum, Le Magicien d’Oz, ce ballet raconte
le “voyage” onirique que la petite Dorothy fait pour devenir femme. La recherche
de ces biens précieux qui font d’un individu une “personne comme il faut”, le
courage, le cerveau, le cœur, que trop souvent on cherche chez les autres dans
l’espoir qu’ils puissent nous les offrir, devient la prise de conscience que leur
quête est déjà un point d’arrivée et que seulement en nous - mêmes on peut
trouver la page blanche où écrire son propre nom et son propre être. Dans le
sommeil profond du coma, qui remplace le cyclone du roman de Baum, la
protagoniste transforme les personnes qui se trouvent dans sa chambre d’hôpital
dans les personnages d’un pays, Oz, fait de nuages et de souvenirs, qui lui
apprendront à regarder de plus près pour trouver la réalisations de ses rêves.
Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt
Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt
Ispirato all’omonimo romanzo di L. Frank Baum, Il Mago di Oz, questo balletto
racconta del ‘’viaggio’’ onirico che la piccola Dorothy compie per diventare donna.
La ricerca di quei beni preziosi che fanno di un individuo una “bella persona”, il
coraggio, il cervello, il cuore, che troppo spesso erroneamente si cercano solo
negli altri, con la speranza che possano farcene dono, diventa la consapevolezza
che il viaggio stesso per cercarli è già un arrivo e che solo dentro a se stessi si può
trovare la pagina bianca sulla quale scrivere il proprio nome e il proprio essere. Nel
sonno profondo del coma, che sostituisce l’uragano del romanzo di Baum, la protagonista trasforma le persone che sono nella sua stanza d’ospedale nei personaggi di un paese, Oz, fatto di nuvole e ricordi, che le insegneranno a guardare
più da vicino, per trovare la realizzazione dei suoi sogni.
Francesco Ventriglia
Dieses an dem gleichnamigen Roman Der Zauberer von Oz von L. Frank Baum
inspirierte Ballett erzählt die „Traumreise” der jungen Dorothy, die dabei ist, sich
vom Mädchen zur Frau zu entwickeln. Die Suche nach jenen kostbaren Dingen, die
aus einem Individuum einen „guten und netten Menschen“ machen, also Mut,
Intelligenz und Herzensgüte - alles Eigenschaften, die wir häufig nur in unseren
Mitmenschen suchen - wird in der Hoffnung, dass sie auch uns zur Gabe werden,
bereits zu einem Ziel, denn nur in uns selbst können wir das unbeschriebene Blatt
finden, welches wir mit unserem Namen und Wesen auszufüllen haben. In ein
tiefes Koma versetzt, das hier den bei Baum beschriebenen Hurrikan ersetzt,
verwandelt die Protagonistin die in ihrem Krankenzimmer befindlichen Personen
zu jenen in Oz, wo Wolken und Erinnerungen die Szenerie bilden. Auf diese Art
lernt sie, die Welt von Nahem zu betrachten, um ihre Träume zu verwirklichen.
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IL MAGO DI OZ / OLTRE L'ARCOBALENO, IN CERCA DI SE STESSI
OLTRE
L’ARCO
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IN CER ALENO,
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DI SE A
STESSI
SILVIA
POLET
TI
All’inizio è stato un racconto per ragazzi. Un racconto fantastico e insieme ambiguamente allusivo alla realtà contemporanea attraverso la metafora fantastica
e l’allegoria. Un racconto, in un certo senso, assai simile in intenzione al nostro
Pinocchio - del resto pubblicato poco più di quindici anni prima - e come questo
funzionale alla codificazione dei valori positivi degli uomini nuovi che avrebbero
dovuto fare i nuovi stati del Mondo Moderno: il testo collodiano nell’irregimentata Italia umbertina e Il Meraviglioso Mago di Oz nell’America del primissimo Novecento, ma già alle prese con una spregiudicata politica finanziaria pronta a
distruggere il mondo di quei pionieri devoti all’agricoltura e alla Nuova Frontiera.
Poi, grazie alla fantasmagorica macchina da guerra hollywoodiana, in un altro
anno emblematico nella storia del Novecento, quel 1939 così presago di drammi
imminenti (non solo per gli Stati Uniti), eccolo in mirabile versione musical davvero uno dei più belli della storia cinematografica: il viaggio della piccola Dorothy e del suo cagnolino Toto nel mondo fantastico di Oz si trasforma in un tri10
pudio di colori sgargianti, coreografie geniali (come dimenticare l’incredibile ballo
acrobatico dello sgangherato Spaventapasseri di Ray Bolger?), di canzoni eterne,
sin da Over the rainbow, inno alla speranza di un futuro migliore pronto ad attenderci anche dopo il più tremendo uragano, eternato dalla voce di Judy Garland.
Di fatto però, qualunque sia la forma con la quale il racconto di L. Frank Baum è
arrivato fino ai nostri giorni, non sfugge l’idea che si tratta soprattutto di un
racconto di formazione, nel quale il viaggio intrapreso dalla protagonista, le incertezze della sua rotta, i personaggi esemplari che l’accompagnano, e soprattutto
la morale sottintesa, fanno pensare chiaramente alla metafora di un viaggio esistenziale contraddistinto dalla scoperta dei propri limiti e timori ma anche di innimmaginabili risorse interiori; e allo stesso modo la dimora nella quale Dorothy
fa infine ritorno, chiosando il suo lungo viaggio con la fatidica frase “Non c’è
posto più bello della propria casa!”, freudianamente assimilata all’idea dell’‘identità dell’io’, può essere intesa come il ritorno in se stessi e il conquistato equilibrio tra corpo e anima, raggiunto finalmente attraverso il completamento del
proprio percorso di maturazione e accettazione.
Detto questo, non sembra allora strano che nel mettere in scena una versione
coreografica del racconto di Baum Francesco Ventriglia sia partito da un’idea universale e insieme attuale: la sua Dorothy dà infatti inizio al suo ‘viaggio’, non più
travolta da un grande tifone nella sua fattoria del Kansas, bensì in conseguenza
dello stato di coma che la riduce in un letto di ospedale.
E proprio come quando in un organismo malato, chiuso in un “sonno” che lo preclude alla vita reale, si innesca un meccanismo interiore di recupero delle forze
per risvegliarsi, così attraverso il suo viaggio interiore Dorothy imparerà a far
leva sui propri potenziali e valori per ritornare alla vita più forte e fiduciosa.
Ventriglia fa confluire nel suo nuovo lavoro due temi che da sempre predilige: da
un lato quello della malattia e delle disabilità che costringono la macchina/corpo
a trovare in sé risorse per adattarsi a vivere pienamente pur nella nuova condizione (come già avvenne nel primo suo lavoro importante, Il mare in catene, commissionato nel 2006 dal Festival Internazionale di Danza della Biennale di
Venezia); dall’altro il fascino anche un po’ nostalgico per l’immaginario fantastico delle fiabe dell’infanzia (che del resto sta caratterizzando anche la sua attività fiorentina, fin dai felici lavori per Maggio Bimbi).
Il gioco drammaturgico è dunque quello di individuare e caratterizzare le figure
reali dell’ospedale dove giace Dorothy - infermieri amorevoli, caposala autoritarie, la monaca consolatrice, il primario ambiguo e ambizioso - e poi trasformarle
nei famosi personaggi di Baum (il Leone pauroso, lo Spaventapasseri senza cervello, l’Uomo di latta privo di cuore, ma anche la buona Fata Glenda, la Strega del
nord e molti altri) facendone i compagni di viaggio della bambina, ma anche
simboliche incarnazioni di qualità da conquistare nella vita, fino al Mago di Oz,
imbroglione e ciarlatano e come il primario del quale ha le fattezze, vanaglorioso
e arrogante, ben presto però destinato ad essere svelato dalla grazia innocente
della protagonista.
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IL MAGO DI OZ / OLTRE L'ARCOBALENO, IN CERCA DI SE STESSI
Allo stesso modo gli episodi della storia, immaginati come piccoli e grandi cimenti
che la protagonista deve superare, servono al coreografo sia per sviluppare il racconto in senso morale, sia - e soprattutto - per dare sfogo alla sua creatività attingendo alla più diverse fonti del teatro di danza. Così nei vari quadri di questo
Oz si passa da momenti coreografici di vocabolario squisitamente contemporaneo
ad un vero e proprio grand pas di ascendenze petipiane (per la Città di Porcellana), e gli stessi personaggi hanno ciascuno un linguaggio ben definito e riconoscibile, ora lirico-neoclassico, ora dinamico e contemporaneo, ora grottesco e
pantomimico.
Nell’imbastire la coreografia Ventriglia non nasconde il fatto di voler mettere in
luce le qualità e la versatilità dei danzatori di MaggioDanza - in questi ultimi
mesi in fase di totale rinnovamento - e insieme di ‘sfruttare’ l’opportunità di prolungare la preziosa esperienza formativa offerta ai piccolissimi danzatori che partecipano alle produzioni di Maggio Bimbi offrendo a sei di loro l’occasione di
prendere parte ad una produzione ufficiale della compagnia.
Il senso di responsabilità del direttore si sposa insomma all’ispirazione dell’autore nel realizzare un lavoro grazioso e tenero, poetico e riflessivo, che trova perfetta corrispondenza nei fantasiosi e spettacolari costumi immaginati da Gianluca
Falaschi e nelle scelte musicali fatte per dare sostanza ai passi di Dorothy e gli
altri: ben note pagine della produzione di Francis Poulenc (tra cui la Sinfonietta,
Les Biches, l’Allegretto malinconico per flauto e pianoforte) nelle quali si respira
la medesima grazia gioconda e l’esprit scherzoso ma si percepisce anche il retrogusto malinconico della vicenda di Dorothy.
Anzi, a ben pensarci, l’opinione che Benjamin Britten espresse del suo collega parigino, potrebbe essere perfettamente riferita anche al senso profondo di questa
fiaba morale declinata in balletto: “… la musica di Francis Poulenc potrebbe apparire come quella del tipico compositore francese: spiritosa, audace, sentimentale, maliziosa. In realtà però Francis era molto spesso... impressionabile,
insicuro, soggetto al panico. Dava un grande significato alla sincerità: era troppo
innocente per essere ipocrita”.
Infatti, non è appunto questa, esattamente, anche la natura della nostra Dorothy in cerca di sé stessa oltre l’arcobaleno?
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MAGGIODANZA PROVA IL MAGO DI OZ
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MAGGIODANZA PROVA IL MAGO DI OZ
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MAGGIODANZA PROVA IL MAGO DI OZ
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MAGGIODANZA PROVA IL MAGO DI OZ
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IL MAGO DI OZ / BIOGRAFIE
BIOGR
A F IE
Milano all’Expo 2015. Nel 2008, su invito di Svetlana Zakharova, ripropone al Bol’šoj di Mosca il Passo a due Black, che l’étoile danza accompagnata da Andrei Merkuriev; subito dopo presenta al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo Contraddizioni,
nuova creazione per Ulyana Lopatkina. In quella stessa occasione è anche interprete di un suo lavoro: Stabat Mater su musica di Pergolesi. Nel luglio 2008, con
la sua compagnia, realizza in co-produzione con il Festival Psa lo spettacolo Normale, un’indagine sulla normalità della follia all’interno degli spazi manicomiali
dell’ex ospedale psichiatrico di Pergine. Nel 2009, su invito ufficiale del Teatro Bol’šoj, crea per Svetlana Zakharova e sei primi ballerini della compagnia moscovita
Zakharova super game, sperimentazione multimediale che cementa il sodalizio artistico tra il coreografo e la grande danzatrice russa. È ancora con Eliopoli che debutta con un nuovo titolo, Pietas, sullo Stabat Mater di Pergolesi. Sempre nel
2009 è a New York a riprendere Black per Irina Dvorovenko e Maxim Beloserkovsky dell’American Ballet Theatre. Nel maggio 2010 la sua creazione Immemoria per
40 danzatori, su musiche di Šostakovič, debutta in prima mondiale alla Scala. Nell’ottobre 2010 firma la nuova creazione Sed lux permanet - Transit umbra su musica di Schönberg per il Ballet du Grand Thèâtre de Genève. Ha ricevuto il Premio
Gino Tani come giovane coreografo emergente, il Premio Positano Leonide Massine come promessa della coreografia italiana e nel dicembre 2010 il Premio Bucchi per Immemoria, quale miglior spettacolo dell’anno. Dall’ottobre 2010 è
Direttore di MaggioDanza.
FRANCESCO VENTRIGLIA
Formatosi alla Scuola di Ballo della Scala dove si diploma nel 1997, entra subito
a far parte del Corpo di Ballo del teatro stesso. Nel 1998 debutta come ballerino
solista con In the Middle Somewhat Elevated di Forsythe e l’anno successivo Natalia Makarova lo vuole interprete dell’Idolo d’oro nella sua Bayadère. Oltre al repertorio classico, le sue interpretazioni spaziano da Balanchine ad Ailey, da
Neumeier a Cranko, da Preljocaj a Godani, da Kylián a Béjart. Roland Petit gli affida il ruolo di Toreador nella sua Carmen e di Quasimodo nel suo Notre Dame de
Paris. Con Silvie Guillem è Hilarion in Giselle al Metropolitan e al Covent Garden.
All’attività di interprete affianca quella di coreografo coinvolgendo spesso danzatori della Scala: tra i suoi lavori ricordiamo La solitudine del gigante, Mandorle
e Giallo ‘700 (per la Scuola di ballo scaligera). Nel 2006 crea tre titoli per Roberto
Bolle: La lotta che debutta a Roma alla Curia del Senato Romano nei Fori Imperiali, il Concerto di Capodanno della Fenice di Venezia su Rai Uno ed Il mito della
Fenice al Teatro Smeraldo di Milano. Fonda poi la compagnia Eliopoli con la quale
presenta, per la prima volta alla Biennale di Venezia 2007, Il mare in catene, un
approfondimento sul tema dell’erotismo e la disabilità. La sua carriera di coreografo prosegue a Verona, dove realizza nel 2007, per l’Arena di Verona, Sogno di
una notte di mezza estate e Jago, l’onesta poesia di un inganno con le étoiles
Eleonora Abbagnato e Alessandro Riga e il Corpo di Ballo dell’Arena. Nel 2007 coreografa a Parigi la cerimonia di presentazione per la candidatura della Città di
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ANDRIY YURKEVYCH
Nato in Ucraina, si è diplomato nel 1999 in direzione d’orchestra all’Accademia
Statale di Musica M. Lyssenko di Lviv (Leopoli) sotto la guida di Yuriy Lutsiv. Si
è perfezionato con Jacek Kaspszyk al Teatro Lirico Nazionale Wielki di Varsavia e
successivamente con Alberto Zedda e Gianluigi Gelmetti all’Accademia Chigiana di
Siena. Vincitore del premio speciale al Concorso Nazionale di Direzione d’Orchestra Turchak di Kiev, nel 1996 - ancora studente - inizia a lavorare come direttore
d’orchestra stabile presso il Teatro Lirico Statale d’Opera e Balletto di Lviv. Qui ha
diretto opere del repertorio russo e italiano, operette e balletti classici. Tra i titoli operistici si distinguono Aida, Nabucco, Il trovatore, La traviata, Rigoletto, Don
Carlo, Otello, La bohème, Madama Butterfly, Tosca, Cavalleria rusticana, Pagliacci
e Carmen; tra i balletti Lo schiaccianoci e Il lago dei cigni di , Coppélia di Delibes,
La Bayadère di Minkus, Roméo et Juliette di Prokof’ev; tra le operette La vedova
allegra di Lehár, Die Fledermaus e Der Zigeunerbaron di J. Strauss. Dopo aver preso
parte in qualità di maestro collaboratore a diverse nuove produzioni del Festival
della Valle d’Itria di Martina Franca, nel 2005 ha diretto Romeo e Giulietta di Marchetti (registrato in un CD “Dynamix-2005”) e ha debuttato al Teatro dell’Opera
di Roma con Il lago dei cigni di Čajkovskij, ritornandovi nel 2006 per dirigere La
bella addormentata. È stato impegnato poi all’Opéra di Montecarlo ne Il viaggio
a Reims e successivamente invitato al Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles
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IL MAGO DI OZ / BIOGRAFIE
IL MAGO DI OZ / BIOGRAFIE
per Boris Godunov, al Teatro Municipale di
Santiago del Cile per La fille du régiment,
a Parma e a Palermo per concerti sinfonici
con la Filarmonica Toscanini e con l’Orchestra Sinfonica Siciliana; quindi ha diretto
Carmen e Nabucco in una tournée nel
Regno Unito. Il 22 settembre 2007 ha diretto il concerto di riapertura dopo la ricostruzione del Teatro Nazionale di Odessa,
di cui è dal marzo 2008 Direttore Musicale.
Tra gli impegni più recenti segnaliamo:
Norma con Edita Gruberova e l’orchestra
della Deutsche Oper alla Berliner Philharmonie; La forza del destino al Théâtre Royal de la Monnaie a Bruxelles, Il barbiere
di Siviglia alla Staatsoper di Monaco. A dicembre 2008 ha diretto Lo schiaccianoci
al Teatro dell’Opera di Roma e in seguito La dama di picche a San Gallo. Tra gli
impegni della stagione 2009 citiamo: I puritani alla Greek National Opera di
Atene, Il barbiere di Siviglia a Stoccarda, La fille du régiment a San Francisco con
Juan Diego Flórez. Nel 2010 ha diretto Falstaff all’Opera di Roma e successivamente Norma a Duisburg e a Mannheim, Maria Stuarda al Teatro San Carlo di Napoli, Lucrezia Borgia con Edita Gruberova alla Konzerthaus di Dortmund, a Colonia
e a Dresda, Evgenij Onegin a Düsseldorf. Tra gli impegni recenti ricordiamo inoltre: Norma a Colonia; Il lago dei cigni e Anna Bolena a Firenze; Evgenij Onegin a
Danzica; La dama di picche a Varsavia; Roberto Devereux a Zurigo. In ambito sinfonico è stato protagonista di concerti ad Amburgo, Monaco, Bonn, Varsavia e
Santiago del Cile. Nei prossimi mesi dirigerà: Roberto Devereux a Madrid e Zurigo;
Aida a Riga; L’elisir d’amore e Lucrezia Borgia a Berlino; Evgenij Onegin a Danzica;
Der fliegende Holländer, Rigoletto e Anna Bolena a Budapest; Turandot a Santiago
del Cile.
ranea come Le cinque rose di Jennifer di
Annibale Ruccello e La piramide di Copi.
Sempre per Cirillo, ha firmato i costumi
delle opere Alidoro di Leonardo Leo al Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia e Napoli
milionaria di Nino Rota al Festival di Martina Franca, nonché del Trittico pucciniano
al Comunale di Modena, per la regia di Cristina Pezzoli, con la quale ha collaborato
anche per Madre Coraggio di Brecht, protagonista Isa Danieli. Ha vestito tra gli altri
Franca Valeri ed Anna Maria Guarnieri nelle
Serve di Genet; Paola Gassman ed Ugo Pagliai in Wordstars di Vitaliano Trevisan, entrambi per la regia di Giuseppe Marini; Giorgio Albertazzi, nella riduzione teatrale
di Antonio Latella del Moby Dick di Melville ed Elisabetta Pozzi in Tutto su mia
madre, regista Leo Muscato. Diversi gli allestimenti curati per Walter Le Moli tra
cui Molto rumore per nulla di Shakespeare, Generali a merenda di Boris Vian per
il Teatro Due di Parma e Sogno di una notte di mezz’estate su musiche di Mendelssohn al Regio di Parma, direttore Yurij Temirkanov. Recenti sono la collaborazione con Alessandro Gassman per i costumi di Immanuel Kant di Thomas
Bernard al Napoli Teatro Festival e il debutto come costumista cinematografico
nel film Febbre da fieno di Laura Luchetti. Per Davide Livermore, è stato costumista nel fortunato allestimento di Don Giovanni al Carlo Felice di Genova; per
Peter Pan di Barrie al Teatro Due di Parma, La fille du régiment al Verdi di Trieste
e per L’Italia del destino di Luca Mosca, andata in scena con successo al Maggio
Musicale 2011 ed infine per Ciro in Babilonia al Rossini Opera Festival nell’agosto 2012, accolto dal plauso di critica e pubblico.
GIANLUCA FALASCHI
Costumista, ha lavorato con alcuni dei più apprezzati registi della scena contemporanea, tra cui Arturo Cirillo, Cristina Pezzoli, Antonio Latella, Davide Livermore, Pierpaolo Sepe, Alessandro Gassman, Giuseppe Marini, Walter Le Moli,
Ricci e Forte, frequentando i maggiori palcoscenici italiani. Debutta con Sepe nel
2002 con Per un pezzo di pane di R. W. Fassbinder al Benevento Teatro Festival.
Nel 2002 con L’ereditiera di Annibale Ruccello (Candidato premi Eti per i migliori
costumi, vincitore del premio Persefone per i costumi e del premio Ubu come miglior spettacolo dell’anno), inizia il sodalizio artistico con Arturo Cirillo, che lo
porterà a firmare diversi spettacoli di prosa, tra cui Le intellettuali di Molière,
Otello di Shakespeare per lo Stabile delle Marche ed il recente Avaro di Molière per
lo Stabile di Napoli, oltre che allestimenti per testi di drammaturgia contempo22
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IL MAGO DI OZ / MAGGIODANZA
MAGGIODANZA
Corpo di Ballo del Maggio Musicale Fiorentino, nasce nel 1967 e fin dai primi anni
si impone all’attenzione nazionale e internazionale, trovando un punto di riferimento
in Aurelio M. Milloss. Con l’arrivo di Evgheni Polyakov nel 1978 inizia un’ascesa culminata nella nuova versione dello Schiaccianoci firmato dallo stesso Polyakov, e in
una serie di spettacoli in cui figurano ospiti prestigiosi quali Fonteyn, Plisetskaja,
Makarova, Fracci, Maximova, Terabust, Nureyev, Vassiliev, Baryshnikov, Bortoluzzi,
Godunov. Nel 1988 assume il nome di MaggioDanza. Da quel momento, oltre a diverse creazioni di Polyakov e alle novità di celebri coreografi, la formazione presenta grandi titoli classici e novecenteschi. Dal 1996 al 1998, Direttore della
compagnia è Karole Armitage, della quale MaggioDanza interpreta The Predators’
Ball, riproposto successivamente a New York, Apollo e Dafne con allestimento di
James Ivory, e Pinocchio con costumi di Jean-Paul Gaultier. Dal 1998 al 2003 alla direzione della formazione fiorentina si succedono Davide Bombana, Frédéric Olivieri,
Elisabetta Terabust, Florence Clerc, Giorgio Mancini e Vladimir Derevianko. Il repertorio di MaggioDanza comprende lavori dei più celebri coreografi novecenteschi, fra
i quali Cunningham, Forsythe, Petronio, Cranko, van Manen, van Danzig, Taylor, Bombana, Neumeier, Balanchine, Uotinen, Limón, Parsons, Miller, Duato, Childs e Montero. Nel giugno 2009 la Compagnia vince il premio “Danza&Danza 2008” per La
Bella addormentata di Goyo Montero, quale “migliore produzione italiana dell’anno”.
Dall’ottobre 2010 è Direttore Francesco Ventriglia, che inizia ad arricchire il repertorio della compagnia con importanti autori del panorama internazionale della danza
contemporanea quali Angelin Preljocaj e Andonis Foniadakis, oltre a proporre titoli
di sua creazione quali Sogno di una notte di mezza estate, Stabat Mater, Pinocchio,
The Genesis Tribute e La fabbrica del cioccolato, accolti con grande favore da pubblico
e critica. Ventriglia crede nell’eccellenza dei suoi danzatori e intende presentare, attraverso una scelta di collaborazioni con creatori di altissimo livello, opere rivolte
sia a un pubblico alle prime esperienze con il mondo del balletto che agli appassionati più esigenti.
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IL MAGO DI OZ / MAGGIODANZA
IL MAGO DI OZ / COLLABORATORI
MAGGIODANZA
Francesco Novelli, Giovanni Verona (maestri collaboratori al ballo)
Alberto Alinari (maestro collaboratore di palcoscenico)
Paolo Bellocci (maestro collaboratore alle luci)
Direttore Francesco Ventriglia
Assistenti coreografici e Maîtres de Ballet
Maria Pia Di Mauro, Giampiero Galeotti
Étoile ospite residente
Alessandro Riga
Primi ballerini
Gisela Carmona Gálvez
Letizia Giuliani
Ballerine soliste
Ilaria Chiaretti
Serena Chiaretti
Silvia Cuomo
Kristina Grigorova
Margherita Mana
Judith Vincent
Ballerine aggiunte
Elena Barsotti
Giorgia Calenda
Zaloa Fabbrini
Daniela Filangeri
Federica Maine
Marta Marigliani
Gaia Mazzeranghi
Linda Messina
Susanna Salvi
Gian Maria Sposito, Erich Liotta (assistenti costumisti)
Ballerini solisti
Paolo Arcangeli
Leone Barilli
Duccio Brinati
Cristiano Colangelo
Antonio Guadagno
Fabrizio Pezzoni
Pierangelo Preziosa
Marco Zane (direttore di produzione)
Ferdinando Massarelli (direttore di scena)
Franco Venturi (responsabile del servizio di scenografia e del reparto laboratori
di costruzioni)
Gabriele Vanzini (assistente tecnico dell’allestimento)
Roberto Cosi (capo reparto costruzioni)
Adnan Alzubadi (scenografo realizzatore)
Marco Raspanti, Mauro Mariti (capi reparto macchinisti)
Gianni Paolo Mirenda, Luciano Roticiani (capi reparto elettricisti - assistenti datore
luci)
Gianni Pagliai (capo reparto elettricisti)
Silvio Brambilla (capo reparto fonica)
Francesco Cipriani (capo reparto attrezzeria)
Gianna Poli (capo reparto vestizione)
Ballerini aggiunti
Alessandro Cascioli
Michelangelo Chelucci
Vito Lorusso
Zhani Lukaj
Massimo Margaria
Francesco Marzola
Francesco Porcelluzzi
Riccardo Riccio
Michele Satriano
Leonardo Velletri
Lorenzo Bernardi
Costumi
The one, Roma - Ottaviano, Roma - Antica Manifattura Cappelli, Roma
Sartoria L’Époque, Roma - Amicucci Massimiliano, Roma - Silvia Fantini, Roma
Q&C, Roma - Sartoria del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Attrezzeria
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Segretario organizzativo
Roberto Fabbri
Scene
Laboratori Scenografici del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Parrucche
Roberto Paglialunga, Roma
Dall’alto:
Gisela Carmona Gálvez,
Letizia Giuliani,
Alessandro Riga
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PROGRAMMA
GIACOMO PUCCINI
GIANNI
SCHICCHI
Opera in un atto su libretto di Giovacchino Forzano
Edizione: CASA RICORDI - Universal Music Publishing RICORDI S.r.l.
Direttore
Gaetano D’Espinosa
Regia e costumi
Mario De Carlo
Luci
Luciano Roticiani
Elaborazioni video
Silvio Brambilla
Direttore degli allestimenti
Italo Grassi
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
In collaborazione con Maggio Fiorentino Formazione
Cantanti perfezionati al Corso di Alta Formazione per Cantanti Lirici
Costumi realizzati dalla Fondazione Cerratelli, con la partecipazione
degli allievi del progetto Opera Futura
Nuova produzione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Allestimento in forma semiscenica
Sopratitoli a cura di Prescott Studio, Firenze
NUOVO TEATRO DELL’OPERA
Mercoledì 19 dicembre 2012, ore 22.30
Giovedì 20 dicembre, ore 22.30
Venerdì 21 dicembre, ore 22.30
Sabato 22 dicembre, ore 20.00
Domenica 23 dicembre, ore 17.30
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GIANNI SCHICCHI
SOGGE
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S | SU
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i parenti: la pena per lui e per loro, se scoperti, è severissima: il taglio della mano
destra e l’esilio da Firenze. Resta adesso da accordarsi sulla spartizione. Per i beni
di minor conto, l’intesa è facile, ma sulla parte migliore dell’eredità: la casa di Firenze, la mula e i mulini di Signa, il disaccordo è totale e l’unica soluzione possibile è quella di affidarsi alla saggezza dello Schicchi. Così, a turno, tutti gli eredi
promettono a Gianni un lauto compenso se egli lascerà loro la parte più ambita
dei beni, ricevendone in cambio, ciascuno, ampie assicurazioni. All’arrivo del notaio, Schicchi inizia la sua beffa: nei panni e nel letto di Buoso, dopo aver destinato ai parenti ciò su cui si erano accordati, lascia al “caro amico Gianni Schicchi”,
cioè a se stesso, la casa di città, la mula e i mulini di Signa. Uscito il notaio, la
reazione dei mancati eredi è violenta, ma essi non possono denunciare Gianni per
non essere puniti a loro volta; devono quindi limitarsi a coprirlo di insulti e andarsene, cercando di portar via quanto più possono degli arredi di casa. Lauretta
ha adesso una ricca dote e può sposare il suo Rinuccio: “i quattrini di Buoso” - è
questa la morale di Schicchi - “non potevano finir meglio di così”, perciò “con licenza del gran padre Dante”, che l’ha cacciato all’Inferno per questa beffa, egli può
chiedere agli spettatori, se si sono “divertiti”, “l’attenuante”.
Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt
Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt
In Firenze nel 1299. Nella camera da letto del ricco possidente Buoso Donati, appena spirato, i parenti fingono commozione: in realtà la vecchia Zita, suo nipote
Rinuccio, Gherardo con la moglie Nella ed il figlio Gherardino, il vecchio Simone
con il figlio Marco e sua moglie Ciesca, e Betto, il cugino povero di Buoso, attendono soltanto con trepidazione il ritrovamento del testamento, sperando ognuno
in una cospicua eredità. Ma strane voci li turbano: si dice che Buoso avrebbe lasciato tutto ai frati di un monastero. Quando Rinuccio trova il testamento, fidando
nel lascito dello zio, manda a chiamare Lauretta, di cui è innamorato, e suo padre
Gianni Schicchi, per concordare le nozze, nonostante lo scarso entusiasmo dei parenti perché Schicchi fa parte della “gente nuova”, venuta dalla campagna a Firenze. Ma la lettura delle ultime volontà del defunto conferma le più tetre
previsioni: la parte migliore dell’eredità è destinata ai frati. Fra lo sconforto generale e le imprecazioni contro Buoso, è ancora Rinuccio ad avere l’idea migliore:
affidarsi a Gianni Schicchi, uomo astuto e geniale, gran organizzatore di beffe,
perché escogiti qualche rimedio. Giunge quindi lo Schicchi con la figlia e, dopo
qualche titubanza dovuta all’alterigia dei parenti di Buoso, che negano il consenso alle nozze, ma spinto dall’amore di Lauretta e Rinuccio, architetta un piano
pericoloso ma perfetto: poiché nessuno ancora sa in Firenze della morte di Buoso,
egli si sostituirà al defunto e, nascosto dietro le cortine del letto, detterà al notaio un falso testamento secondo la volontà degli eredi. L’arrivo del medico Spinelloccio, che resta ingannato dalla voce del falso moribondo, conferma in tutti
la bontà della trovata di Schicchi, che, mentre veste i panni del defunto, avverte
Florence 1299. In the bedroom of the rich landowner Buoso Donati, who has just
died, the relations are making a show of grief. In reality his old aunt Zita, his
nephew Rinuccio, Gherardo, his wife Nella and their son Gherardino, old Simone,
his son Mark and his wife Ciesca and Betto, Buoso’s poor cousin, are only waiting,
with trepidation, for the will to be found, each one of them hoping to inherit a
conspicuous sum of money. But they are worried by a strange rumour: that Buoso
has left everything to the friars of a monastery. When Rinuccio finds the will,
confident about the legacy coming to him, he calls Lauretta, with whom he is in
love, and her father, Gianni Schicchi, to arrange for the wedding, in spite of his
relations’ lukewarm enthusiasm, due to Schicchi’s being part of the “new people’
who have moved into Florence from the country. But when the last wishes of the
dead man are read out, their worst and most gloomy fears come true; the best
part of the legacy has been left to the friars. Amid the general upset and
imprecations towards Buoso, it is Rinuccio once more who has the best idea. He
wants to confide in the astute and imaginative Gianni Schicchi, who is a great
organiser of practical jokes, to see if he will come up with some solution. Schicchi
arrives with his daughter, and, after a few doubts on his part due to the
haughtiness of the relations, who refuse to give their consent to the betrothal,
but moved by the love between Lauretta and Rinuccio, he draws up a risky but
perfect plan: since no one in Florence knows yet about the death of Buoso, he
will take the place of the dead man, and, hidden behind the bed curtains, will
dictate to the notary a false will which will reflect the desires of the heirs. When
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GIANNI SCHICCHI
GIANNI SCHICCHI
Spinelloccio, the doctor, arrives, he is completely taken in by the voice of the
dying man, and everyone is therefore totally convinced of the success of the plan
contrived by Schicchi who, meanwhile, dons the dead man’s clothes and explains
everything to the relations. The punishment for him and for them, were they to
be discovered, is severe indeed: their right hands would be cut off and they would
be exiled from Florence. The one remaining thing to do now is to agree about
sharing out the inheritance. For the lesser things it is easy to reach an agreement
but over the bigger things, the house in Florence, the mule and the mills in Signa,
there is total disagreement and the only possible solution is to entrust themselves
to Schicchi’s advice. Thus, in turn, each of the heirs promise Gianni a generous
recompense if he leaves them the best part of the legacy, and each of them
receives in exchange ample assurance. On the arrival of the notary Schicchi starts
playing his practical joke; dressed in Buoso’s clothes and lying in Buoso’s bed he
leaves what was promised to the relations and “to their dear friend Gianni
Schicchi”, that is to say, to himself, he leaves his town house, the she-mule and
the mills in Signa. After the notary has left, the reaction of the duped heirs is
extremely violent but they cannot expose Gianni without being discovered
themselves; they are forced to limit themselves to shouting insults and then
leaving, taking away with them as many of the furnishings as possible. Lauretta
now has a large dowry and can marry her Rinuccio. Buoso’s money - and this is
the moral of the story - “couldn’t have ended up better”, therefore, “with
permission from his great father Dante”, who has thrown him into hell for this,
providing they have “enjoyed themselves”, he can ask for the spectators’
“extenuation”.
farces, pour qu’il trouve une solution. Arrivent Gianni Schicchi et sa fille. Après
avoir hésité à cause de l’attitude hautaine da la famille de Buoso, qui ne consente
pas à ce mariage, mais par amour de Lauretta et Rinuccio, Gianni Schicchi établit
un plan dangereux mais parfait: puisque à Florence personne n’est au courant de
la mort de Buoso, il prendra la place du défunt et, caché derrière les rideaux du
lit, il dictera au notaire un faux testament selon la volonté des héritiers. L’arrivée
du médecin Spinelloccio, qui ne reconnaît pas la voix du faux moribond, confirme
la validité du mauvais tour de Schicchi. Celui-ci, dans son rôle de moribond,
prévient les autres sur les malheurs qui leur arriveront s’ils sont découverts:
l’amputation de la main droite et l’exil. Ils s’accordent sur le partage de l’héritage.
Sur les biens mineurs l’entente est facile, mais sur la part la plus considérable de
l’héritage, à savoir la maison de Florence, la mule et les moulins de Signa, le
désaccord est total; il ne reste, comme seule solution possible, qu’à s’en remettre
à la sagesse de Schicchi. Ainsi, les uns après les autres, tous les héritiers
promettent à Gianni Schicchi une généreuse récompense s’il leur laisse la part la
plus convoitée des biens: Gianni Schicchi les rassure tous. A l’arrivée du notaire,
Schicchi commence à jouer sa farce; dans le lit de Buoso, après avoir légué à sa
famille ce qu’ils avaient établi, il laisse à “son cher ami Gianni Schicchi”, à luimême donc, la maison en ville, la mule et les moulins de Signe. Après la sortie
du notaire, la réaction des héritiers manqués est violente, mais ils ne peuvent pas
dénoncer Gianni par crainte d’être à leur tour punis; ils le couvrent d’injures et
s’en vont emportant le plus de meubles possible. Lauretta a désormais une riche
dot et peut épouser son bien aimé Rinuccio. “L’argent de Buoso - c’est la morale
de Schicchi - ne pouvait pas être mieux employé”, donc, “avec la permission du
grand maître Dante”, qui l’a mis aux enfers à cause de son escroquerie, il peut
demander aux spectateurs de bien vouloir l’excuser, s’ils se sont “amusés”.
Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt
À Florence en 1299. Dans la chambre du riche propriétaire Buoso Donati, qui vient
de mourir, sa famille feint le désespoir: en réalité la vieille Zita, son neveu
Rinuccio, Gherardo et sa femme Nella avec leurs fils Gherardino, le vieux Simone,
son fils Marco et sa femme Ciesca, et Betto, le cousin pauvre de Buoso, attendent
impatiemment la découverte du testament. Chacun espère avoir une part
considérable de l’héritage. Mais d’étranges rumeurs les inquiètent: l’on dit que
Buoso aurait laissé tous ses biens aux moines d’un monastère. Lorsque Rinuccio
trouve le testament, sûr d’avoir l’héritage de son oncle, fait appeler Lauretta,
dont il est amoureux, et son père Gianni Schicchi pour s’accorder sur leur mariage,
malgré le faible enthousiasme des parents de Rinuccio, car Gianni Schicchi fait
partie des “nouveaux” venus à Florence de la campagne. Malheureusement la
lecture des dernières volontés du défunt confirme les prévisions les plus sombres:
la plupart de l’héritage sera léguée aux moines. Dans le découragement général
et les malédictions contre Buoso, c’est toujours Rinuccio qui a l’idée la meilleure:
il faut s’en remettre à Gianni Schicchi, rusé et génial, un grand organisateur de
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Soggetto | Synopsis | Sujet | Inhalt
Florenz im Jahre 1299. Am Sterbebett des reichen Mannes Buoso Donati, der
soeben gestorben ist, heucheln die Verwandten Betroffenheit: Tatsächlich aber
warten die alte Zita, ihr Neffe Rinuccio, Gherardo mit seiner Frau Nella und Sohn
Gherardino, sowie der alte Simone mit seinem Sohn Marco und dessen Frau Ciesca
und Buoso’s armer Vetter Betto nur darauf, daß das Testament endlich ausfindig
gemacht werde, da jeder von ihnen mit einer beträchtlichen Erbschaft rechnet.
Aber seltsame Gerüchte beunruhigen sie: Man sagt, Buoso habe sein ganzes
Vermögen den Mönchen eines Klosters vermacht. Als Rinuccio das Testament
endlich findet, läßt er, sich seiner Erbschaft gewiß, Lauretta, in die er verliebt
ist, und deren Vater namens Gianni Schicchi herbeirufen. Denn er möchte den
Tag der Hochzeit vereinbaren, obwohl die Verwandten nicht viel davon halten,
weil Schicchi nämlich der Schicht der “Neuankömmlinge” angehöre, die vom
Lande nach Florenz gekommen seien. Als dann der letzte Wille des Verstorbenen
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GIANNI SCHICCHI
verlesen wird, bestätigen sich die schlimmsten Befürchtungen: Der Großteil der
Erbschaft ist den Mönchen zugedacht. Entsetzen macht sich breit, alle schimpfen
laut auf Buoso, und wieder ist es Rinuccio, der die beste Idee hat: Man sollte
sich Gianni Schicchi anvertrauen, damit dieser eine Lösung für sie finde. Er sei
ein schlauer ja genialer Mann, der in der Lage sei, raffinierte Streiche
auszuklügeln. In diesem Moment tritt Schicchi mit seiner Tochter ein. Nach
anfänglichem Zögern wegen der arroganten Haltung der Familienangehörigen
Buosos, die ihre Zustimmung zur Hochzeit verweigern, heckt Schicchi - von der
Liebe Laurettas und Rinuccios am Ende dazu motiviert - einen gefährlichen, aber
perfekten Plan aus: Da noch niemand in Florenz vom Tode Buosos gehört hat,
wird er selber dessen Platz einnehmen und, versteckt hinter den Bettvorhängen,
dem Notar ein falsches Testament diktieren, das den Wünschen der Erben
entspricht. Das Auftreten des Arztes Spinelloccio, den die Stimme des angeblich
Sterbenden täuscht, bestätigt allen, daß Schicchis Plan tatsächlich funktioniert.
Während dieser die Kleider des Toten anzieht, warnt er die Anwesenden: Falls der
Betrug aufgedeckt würde, sei die Strafe für sie und ihn sehr hoch; es werde
ihnen nämlich die rechte Hand abgeschlagen, und sie müßten aus Florenz weg
ins Exil gehen. Jetzt gilt es, sich über die Aufteilung des Vermögens zu einigen.
Bei den unbedeutenderen Gütern ist dies schnell getan, aber für den
attraktivsten Teil der Erbschaft, das Haus in Florenz, sowie das Maultier und die
Mühlen in Signa ist kein Ubereinkommen herzustellen, und die einzig mögliche
Lösung scheint es, sich der Erfahrung Schicchis anvertrauen zu müssen. So
versprechen die Erben einer nach dem anderen Gianni Schicchi eine Belohnung
für den Fall, daß er ihnen den Hauptteil der Erbschaft verschaffe, was dieser
jedem einzelnen von ihnen auch garantiert. Als der Notar erscheint, beginnt
Schicchi seinen betrügerischen Plan: In den Kleidern und im Bett von Buoso
vermacht er den Familienangehörigen, was besprochen worden war, und “dem
lieben Freund Gianni Schicchi”, daß heißt sich selber, das Stadthaus, das
Maultier und die Mühlen in Signa. Kaum ist der Notar gegangen, explodiert die
Reaktion der getäuschten Erben; sie können Gianni Schicchi aber nicht
verklagen, weil sie sonst selber entdeckt und bestraft würden; sie müssen sich
also darauf beschränken, ihn wüst zu beschimpfen und im Weggehen soviel
Mobiliar wie möglich mitzunehmen. Lauretta verfügt jetzt über eine reiche
Mitgift und kann ihren Rinuccio heiraten: “Das Vermögen von Buoso” - das ist
Schicchis Moral - “hätte nicht besser verwendet werden können”, und daher,
“mit der Erlaubnis des großen Dichters Dante”, der ihn für diese Tat in die Hölle
geschickt hat, bittet Schicchi die Zuschauer, ihm mildernde Umstände zu
gewähren, “wenn sie an dem Spiel Vergnügen gefunden hätten”.
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GIACOMO PUCCINI
GIANNI
SCHICCHI
Opera in un atto su libretto di Giovacchino Forzano
Personaggi:
Gianni Schicchi (50 anni)
Lauretta (21 anni)
Zita detta La Vecchia,
cugina di Buoso (60 anni)
Rinuccio, nipote di Zita (24 anni)
Gherardo, nipote di Buoso (40 anni)
Nella, sua moglie (34 anni)
Gherardino, loro figlio (7 anni)
Betto di Signa, cognato di Buoso,
povero e malvestito (età indefinibile)
Simone, cugino di Buoso (70 anni)
Marco, suo figlio (45 anni)
La Ciesca, moglie di Marco (38 anni)
Maestro Spinelloccio, medico
Ser Amantio di Nicolao, notaro
Pinellino, calzolaio
Guccio, tintore
baritono
soprano
contralto
tenore
tenore
soprano
contralto
basso
basso
baritono
mezzosoprano
basso
baritono
basso
basso
L’azione si svolge nel 1299 in Firenze.
LA CAMERA DA LETTO DI BUOSO DONATI
A sinistra, di faccia al pubblico, la porta d’ingresso; oltre, un pianerottolo e la
scala; quindi, una finestra a vetri fino a terra, per cui si accede al terrazzo con la
ringhiera di legno che gira esternamente la facciata della casa. Nel fondo, a sinistra, un finestrone da cui si scorge la torre di Arnolfo. Sulla parete di destra, una
scaletta di legno conduce ad un ballatoio su cui trovansi uno stipo e una porta.
Sotto la scala, un’altra porticina. A destra, nel fondo, il letto. Sedie, cassapanche,
stipi sparsi qua e là, un tavolo; sopra il tavolo, oggetti d’argento.
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GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
ATTO UNICO
GHERARDO
Io piangerò per giorni e giorni.
(a Gherardino che si è alzato e lo tira per la veste dicendogli qualche cosa)
Sciò!
... Sostenne
falsificare in sé Buoso Donati
testando e dando al testamento norma.
Dante, Inferno, Canto XXX
Ai lati del letto quattro candelabri con quattro ceri accesi. Davanti al letto, un candelabro a tre candele, spento. Luce di sole e luce di candele: sono le nove del mattino.
Le sarge del letto, semichiuse, lasciano intravedere un drappo rosso che ricopre un
corpo.
I parenti di Buoso sono in ginocchio, con le mani si coprono il volto e stanno molto
curvati verso terra. Gherardino è a sinistra vicino alla parete, è seduto in terra, volta
le spalle ai parenti e si diverte a far ruzzolare delle palline di legno.
I parenti sono disposti in semicerchio, a sinistra del letto la prima è Zita, poi Rinuccio, Gherardo e Nella; quindi Betto di Signa, nel centro, resta un po’ isolato perché essendo povero, malvestito e fangoso, è riguardato con disprezzo dagli altri parenti; a
destra, la Ciesca, Marco e Simone che sarà davanti a Zita. Da questo gruppo parte il
sordo brontolio di una preghiera. Il brontolio è interrotto da singhiozzi, evidentemente
fabbricati tirando su il fiato a strozzo. Quando Betto di Signa si azzarda a singhiozzare, gli altri si sollevano un po’, alzano il viso dalle mani e danno a Betto una guardataccia. Durante il brontolio si sentono esclamazioni soffocate di questo genere:
ZITA
Povero Buoso!
SIMONE
Povero cugino!
RINUCCIO
Povero zio!
MARCO e LA CIESCA
Oh! Buoso!
GHERARDO e NELLA
Buoso!
BETTO
O cognato! O cognà...
È interrotto perché Gherardino butta in terra una sedia e i parenti con la scusa di
zittire Gherardino, fanno un formidabile sciii sul viso a Betto.
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NELLA
Giorni? Per mesi!...
(come sopra)
Sciò!
Gherardino va dalla vecchia.
LA CIESCA
Mesi? Per anni ed anni!
ZITA
Ti piangerò tutta la vita mia!...
MARCO e LA CIESCA
Povero Buoso!
ZITA allontanando Gherardino, seccata, si volge a Nella e a Gherardo
Portatecelo voi, Gherardo, via!
Gherardo si alza, prende il figliolo per un braccio e, a strattoni, lo porta via dalla
porticina di sinistra.
ZITA, LA CIESCA, RINUCCIO, MARCO, SIMONE
Oh! Buoso, Buoso,
tutta la vita
piangeremo la tua dipartita!
LA CIESCA
Piangerem tutta la vita!
RINUCCIO
Piangerem!
ZITA
Buoso! Buoso!
Betto, curvandosi a sinistra, mormora qualcosa all’orecchio di Nella.
NELLA
Ma come? Davvero?
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GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
BETTO
Lo dicono a Signa.
Dicevan iersera
dal Cisti fornaio:
“Se Buoso crepa, pei frati è manna!
Diranno: pancia mia, fatti capanna!...’’
E un altro “Sì, sì, sì, nel testamento
ha lasciato ogni cosa ad un convento!...’’
RINUCCIO curvandosi fino a Nella, con voce piangente
Che dicono a Signa?
NELLA
Si dice che...
Gli mormora qualcosa all’orecchio.
SIMONE a metà di questo discorso si è sollevato anche lui ed ha ascoltato
Ma che?!?! Chi lo dice?
RINUCCIO con voce naturale
Giaaaaa?!
BETTO
Lo dicono a Signa.
BETTO
Lo dicono a Signa.
SIMONE
Lo dicono a Signa???
LA CIESCA curvandosi fino a Betto, con voce piangente
Che dicono a Signa?
TUTTI
Lo dicono a Signa!
Un silenzio. Ora i parenti sono, sì, sempre in ginocchio, ma bene eretti sul busto.
BETTO
Si dice che...
Le mormora qualcosa all’orecchio.
LA CIESCA con voce naturale
Nooooo!?
Marco, lo senti
che dicono a Signa?
Si dice che...
Gli mormora qualcosa all’orecchio.
MARCO
Eeeeeh?!
BETTO
Lo dicono a Signa.
ZITA con voce piagnucolosa
Ma insomma possiamo sapere...
che diamine dicono a Signa?
BETTO
Ci son delle voci...
dei mezzi discorsi...
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GHERARDO
O Simone?
LA CIESCA
Simone?
ZITA
Parla, tu se’ il più vecchio...
MARCO
Tu se’ anche stato podestà a Fucecchio...
ZITA
Che ne pensi?
MARCO
Che ne pensi?
SIMONE riflette un istante, poi, gravemente:
Se il testamento è in mano d’un notaio...
chi lo sa? Forse è un guaio!
Se però ce l’avesse
lasciato in questa stanza guaio pei frati, ma per noi: speranza!
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GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
TUTTI tranne Simone
Guaio pei frati, ma per noi: speranza!
Tutti istintivamente si alzano di scatto. Simone e Nella si dirigono allo stipo nel
fondo; Zita, Marco, La Ciesca allo stipo che è sul davanti alla parete di destra. Gherardo torna ora in scena senza il ragazzo e raggiunge Simone e Nella. Rinuccio si
dirige verso lo stipo che è in cima alla scala.
RINUCCIO
Salvàti! Salvàti!
Il testamento di Buoso Donati!
(Tutti accorrono con le mani protese per prendere il testamento. Ma Rinuccio mette
il rotolo di pergamena nella sinistra, protende la destra come per fermare lo slancio dei parenti, e, mentre tutti sono in un’ansia spasmodica:)
Zia, l’ho trovato io!...
Come compenso, dimmi se lo zio,
povero zio! m’avesse
lasciato bene bene,
se tra poco si fosse tutti ricchi...
in un giorno di festa come questo,
mi daresti il consenso di sposare
la Lauretta figliola dello Schicchi?
Mi sembrerà più dolce il mio redaggio...
potrei sposarla per Calendimaggio!
RINUCCIO
(O Lauretta, amore mio,
speriam nel testamento dello zio!)
È una ricerca febbrile. Fruscìo di pergamene buttate all’aria. Betto, scacciato da
tutti, vagando per la stanza adocchia sul tavolo il piatto d’argento col sigillo d’argento e le forbici pure d’argento. Cautamente allunga una mano. Ma dal fondo si
ode un falso allarme di Simone che crede di aver trovato il testamento.
SIMONE
Ah!
(Tutti si voltano. Betto fa il distratto. Simone guarda meglio una pergamena.)
No. Non è!
Si riprende la ricerca. Betto agguanta le forbici e il sigillo; li striscia al panno della
manica dopo averli rapidamente appannati col fiato, li guarda e li mette in tasca.
Ora tenta di trafugare il piatto. Ma un falso allarme di Zita fa voltare tutti.
ZITA
Ah!
(Guarda meglio.)
No. Non c’è!
Si riprende la ricerca. Betto agguanta anche il piatto e lo mette sotto il vestito tenendolo assicurato col braccio.
ZITA, LA CIESCA, NELLA
No! Non c’è!...
GHERARDO
Dove sia?...
MARCO
Dove sia?...
MARCO, SIMONE, BETTO
No! Non c’è!...
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TUTTI tranne Zita
Ma sì!
Ma sì!
C’è tempo per riparlarne!
RINUCCIO
Potrei sposarla per Calendimaggio!
GHERARDO, MARCO
Qua, presto il testamento!
LA CIESCA
Non lo vedi
che si sta con le spine sotto i piedi?
RINUCCIO
Zia!...
ZITA
Se tutto andrà come si spera
sposa chi vuoi, sia pure la versiera!
RINUCCIO
Ah! lo zio mi voleva tanto bene,
m’avrà lasciato colle tasche piene!
(a Gherardino, che è tornato ora in scena)
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GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
Corri da Gianni Schicchi
digli che venga qui colla Lauretta:
c’è Rinuccio di Buoso che l’aspetta.
(Gli dà due monete.)
A te, due popolini:
comprati i confortini!
Gherardino corre via.
lettura. Le bocche si muoveranno come quelle di chi legge senza emettere voce. A
un tratto i visi si cominciano a rannuvolare... arrivano ad una espressione tragica...
finché Zita si lascia cadere seduta sullo sgabello davanti alla scrivania. Simone è il
primo, del gruppo impietrito, che si muove; si volta, vede davanti a sé le tre candele accese, vi soffia su e le spegne; cala le sarge del letto completamente; spegne
poi tutti i candelabri. Gli altri parenti lentamente vanno ciascuno a cercare una
sedia e vi seggono. Sono come impietriti con gli occhi sbarrati, fissi; chi qua, chi là.
Rinuccio dà a Zita il testamento; tutti seguono Zita che va al tavolo. Cerca le forbici
per tagliare i nastri del rotolo, non trova né forbici né piatto. Guarda intorno i parenti,
Betto fa una fisionomia incredibile. Zita strappa il nastro con le mani. Apre. Appare
una seconda pergamena che avvolge ancora il testamento. Zita vi legge sopra:
SIMONE
Dunque era vero! Noi vedremo i frati
ingrassare alla barba dei Donati!
ZITA
“Ai miei cugini
Zita e Simone!’’
SIMONE
Povero Buoso!
ZITA
Povero Buoso!
SIMONE in un impeto di riconoscenza accende anche le tre candele del candelabro
spento.
Tutta la cera
tu devi avere!
Insino in fondo
si deve struggere!
Sì! godi, godi!
Povero Buoso!
TUTTI mormorano
Povero Buoso!
Se m’avesse lasciato questa casa!
E i mulini di Signa!
Poi la mula!
Se m’avesse lasciato...
ZITA
Zitti! è aperto!
Zita col testamento in mano, vicino al tavolo: ha dietro a sé un grappolo umano.
Marco e Betto sono saliti sopra una sedia. Si vedranno bene tutti i visi assorti nella
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LA CIESCA
Tutti quei bei fiorini accumulati
finire nelle tonache dei frati!...
MARCO
Privare tutti noi d’una sostanza,
e i frati far sguazzar nell’abbondanza!
BETTO
Io dovrò misurarmi il bere a Signa,
e i frati beveranno il vin di vigna!...
NELLA
Si faranno slargar spesso la cappa,
noi schianterem di bile, e loro... pappa!
RINUCCIO
La mia felicità sarà rubata
dall’“Opera di Santa Reparata!’’
GHERARDO
Aprite le dispense dei conventi!
Allegri, frati, ed arrotate i denti!
ZITA feroce
Eccovi le primizie di mercato!
Fate schioccar la lingua col palato!...
A voi, poveri frati: tordi grassi!
SIMONE
Quaglie pinate!
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GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
NELLA
Lodole!
SIMONE, BETTO
... Per cambiarlo?...
MARCO
Ortolani!!
ZITA, MARCO
... Per girarlo?...
ZITA
Beccafichi! Ortolani!
LA CIESCA, NELLA, BETTO
... Addolcirlo?...
SIMONE
Quaglie pinate!
Oche ingrassate!
MARCO
O Simone, Simone?
BETTO
E galletti!
TUTTI
Galletti?? Gallettini!!...
ZITA
Tu se’ anche il più vecchio!...
MARCO
Tu se’ anche stato podestà a Fucecchio!...
SIMONE fa un gesto come per dire: impossibile!
RINUCCIO
Gallettini di canto tenerini!
TUTTI con un riso che avvelena si alzano accennandosi l’un l’altro.
E con le facce rosse e ben pasciute,
schizzando dalle gote la salute,
ridetevi di noi: ah! ah! ah! ah!
Eccolo là un Donati, eccolo là!
Ah! ah! ah! ah!, ah! ah! ah! ah!,
Eccolo là un Donati!
Eccolo là!
E la voleva lui l’eredità...
(erompendo a pugni stretti)
Ridete, o frati
ridete alla barba dei Donati!
Cadono ancora a sedere. Pausa. Ora c’è chi piange sul serio.
ZITA
(Chi l’avrebbe mai detto
che quando Buoso andava al cimitero,
si sarebbe pianto per davvero!)
ZITA, LA CIESCA, NELLA
E non c’è nessun mezzo...
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RINUCCIO
C’è una persona sola
che ci può consigliare,
forse salvare...
TUTTI
Chi?
RINUCCIO
Gianni Schicchi!
TUTTI gesto di disillusione
ZITA furibonda
Di Gianni Schicchi
della figliola,
non vo’ sentirne
parlar mai più!
E intendi bene!...
GHERARDINO entra di corsa urlando.
È qui che viene!
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GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
TUTTI
Chi?
Motteggiatore!... Beffeggiatore!
C’è da fare una beffa nuova e rara?
È Gianni Schicchi che la prepara!
Gli occhi furbi gli illuminan di riso
lo strano viso,
ombreggiato da quel suo gran nasone
che pare un torracchione
per così!
Vien dal contado? Ebbene? E che vuol dire?
Basta con queste ubbie grette e piccine!
GHERARDINO
Gianni Schicchi!
ZITA
Chi l’ha chiamato?
RINUCCIO accennando al ragazzo
Io, l’ho mandato
perché speravo...
ZITA interrompendolo
Ah! bada! se sale,
gli fo ruzzolare
le scale!
LA CIESCA, NELLA (poi MARCO, SIMONE)
È proprio il momento
d’aver Gianni Schicchi
tra i piedi!
GHERARDO a Gherardino
Tu devi obbedire
soltanto a tuo padre
là! là!
Sculaccia Gherardino e lo caccia nella stanza a destra in cima alla scala.
SIMONE
Un Donati sposare la figlia d’un villano!
ZITA
D’uno sceso a Firenze dal contado!
Imparentarsi colla gente nova!...
Io non voglio che venga! Non voglio!
RINUCCIO
Avete torto!
È fine!... astuto...
Ogni malizia
di leggi e codici
conosce e sa.
46
Firenze è come un albero fiorito
che in piazza dei Signori ha tronco e fronde,
ma le radici forze nuove apportano
dalle convalli limpide e feconde!
E Firenze germoglia ed alle stelle
salgon palagi saldi e torri snelle!
L’Arno, prima di correre alla foce,
canta baciando piazza Santa Croce,
e il suo canto è sì dolce e sì sonoro
che a lui son scesi i ruscelletti in coro!
Così scendanvi dotti in arti e scienze
a far più ricca e splendida Firenze!
E di Val d’Elsa già dalle castella
ben venga Arnolfo a far la torre bella!
E venga Giotto dal Mugel selvoso,
e il Medici mercante coraggioso!...
Basta con gli odi gretti e coi ripicchi!
Viva la gente nuova e Gianni Schicchi!
(Si bussa alla porta.)
È lui!
Rinuccio apre; entrano Gianni Schicchi e Lauretta.
GIANNI si sofferma sull’uscio: dà un’occhiata ai parenti.
(Quale aspetto sgomento e desolato!...
Buoso Donati, certo, è migliorato!)
RINUCCIO a Lauretta, fra il pianerottolo e la porta
(Lauretta!)
LAURETTA
(Rino!)
47
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
RINUCCIO
Amore mio!
ZITA gli si avventa come una bestia feroce.
Sicuro! Ai frati!
LAURETTA
Perché sì pallido?...
GIANNI
Ah! Diseredati?
RINUCCIO
Ahimè, lo zio...
ZITA
Diseredati! Sì, sì, diseredati!
E perciò ve lo canto:
pigliate la figliola,
levatevi di torno
io non do mio nipote
ad una senza-dote!
LAURETTA
Ebbene, parla...
RINUCCIO
(Amore, amore
quanto dolore!)
LAURETTA
(Quanto dolore!)
Gianni lentamente avanza verso Zita che gli volta le spalle; avanzando vede i candelabri intorno al letto.
GIANNI
Ah!...
Andato??
(fra sé)
(Perché stanno a lacrimare?
recitano meglio d’un giullare!)
(forte, con intonazione falsa)
Ah! comprendo il dolor di tanta perdita...
Ne ho l’anima commossa...
GHERARDO
Eh! la perdita è stata proprio grossa!
GIANNI come chi dica parole stupide di circostanza
Eh!... Son cose... Mah!... Come si fa!
In questo mondo
una cosa si perde...
una si trova...
(seccato che facciano la commedia con lui)
Si perde Buoso ma c’è l’eredità!...
48
RINUCCIO
O zia! io l’amo, l’amo!
LAURETTA
Babbo! Babbo! Lo voglio!
GIANNI
Figliola, un po’ d’orgoglio!
ZITA
Non me ne importa un corno.
GIANNI erompe
Brava la vecchia! Brava! Per la dote
sacrifichi mia figlia e tuo nipote!
Vecchia taccagna!
Stillina! Sordida!
Spilorcia! Gretta!
LAURETTA tenendo il braccio libero
Rinuccio, non lasciarmi!
Ah! tu me l’hai giurato
sotto la luna a Fiesole
quando tu m’hai baciato!
RINUCCIO tenendo il braccio libero
Lauretta mia, ricordati!
tu m’hai giurato amore!
E quella sera Fiesole
49
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
sembrava tutto un fiore!
(a due)
Addio, speranza bella,
s’è spento ogni tuo raggio;
non ci potrem sposare
per il Calendimaggio!
Proprio il momento! Pensate al testamento!
Gianni, quasi sulla porta, è per portar via Lauretta.
RINUCCIO sfugge alla Zia e corre a Lauretta.
O zia, la voglio!
Amore! Amore!
LAURETTA sfugge a Gianni e corre a Rino.
Babbo, lo voglio!
Amore! Amore!
GIANNI tirando Lauretta verso la porta
Vieni, Lauretta,
rasciuga gli occhi,
sarebbe un parentado
di pitocchi!
Ah! vieni, vieni!
(Riprende la figlia.)
Un po’ d’orgoglio,
un po’ d’orgoglio!
Via, via di qua!
ZITA tirando Rino a destra
Anche m’insulta!
Senza la dote
non do il nipote,
Rinuccio, vieni,
lasciali andare,
sarebbe un volerti
rovinare!
Ma vieni, vieni!...
(Riprende Rinuccio.)
Ed io non voglio,
ed io non voglio!
Via, via di qua!
I parenti restano neutrali e si limitano ad esclamare di tanto in tanto:
I PARENTI
Anche le dispute fra innamorati!
50
RINUCCIO liberandosi
Signor Giovanni,
rimanete un momento!
(a Zita)
Invece di sbraitare
dategli il testamento!
(a Gianni)
Cercate di salvarci!
A voi non può mancare
un’idea portentosa, una trovata
un rimedio, un ripiego, un espediente!...
GIANNI accennando ai parenti
A pro’ di quella gente?
Niente! Niente! Niente!
LAURETTA gli si inginocchia davanti.
Oh! mio babbino caro,
mi piace, è bello, bello;
vo’ andare in Porta Rossa
a comperar l’anello!
Sì, sì, ci voglio andare!
E se l’amassi indarno,
andrei sul Ponte Vecchio,
ma per buttarmi in Arno!
Mi struggo e mi tormento!
Dio, vorrei morir!
Babbo, pietà, pietà!...
Piange. Una pausa.
GIANNI come chi è costretto ad accondiscendere
Datemi il testamento!
Rinuccio glielo dà. Gianni legge e cammina. I parenti lo seguono con gli occhi, poi
inconsciamente finiscono per andargli dietro come i pulcini alla chioccia, tranne Simone che siede sulla cassapanca a destra, e, incredulo, scrolla il capo. Ansia.
GIANNI
Niente da fare!
I parenti lasciano Schicchi e si avviano verso il fondo della scena.
51
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
RINUCCIO, LAURETTA
Addio, speranza bella,
dolce miraggio;
non ci potrem sposare
per il Calendimaggio!
TUTTI
Nessuno!
GIANNI riprende a leggere e a camminare.
Niente da fare!
I parenti si lasciano cadere sulle sedie.
RINUCCIO, LAURETTA
Addio, speranza bella
s’è spento ogni tuo raggio.
GIANNI tonante
Però!...
Tutti i parenti si alzano di scatto e corrono a Gianni.
RINUCCIO, LAURETTA
(Forse ci sposeremo
per il Calendimaggio!)
GIANNI si ferma nel mezzo della scena col viso aggrottato come perseguendo un
suo pensiero, gesticola parcamente guardando davanti a sé. Tutti sono intorno a
lui; ora, anche Simone; più bassi di lui, con i visi voltati verso il suo viso come uccellini che aspettino l’imbeccata. Gianni a poco a poco si rischiara, sorride, guarda
tutta quella gente... alto, dominante, troneggiante.
TUTTI con un fil di voce
Ebbene?
GIANNI infantile
Laurettina!
Va’ sul terrazzino
porta i minuzzolini all’uccellino.
(e perché Rinuccio la vorrebbe seguire, egli lo ferma)
Sola.
(Lauretta va sul terrazzino a sinistra. Gianni la segue con gli occhi: appena la figlia è fuori di scena, egli si volge al gruppo dei parenti sempre intorno a lui.)
Nessuno sa
che Buoso ha reso il fiato?...
52
GIANNI
Bene! Ancora
nessun deve saperlo!
TUTTI
Nessuno lo saprà!
GIANNI assalito da un dubbio
E i servi?
ZITA con intenzione
Dopo l’aggravamento...
in camera... nessuno!
GIANNI a Marco e a Gherardo; tranquillizzato, deciso
Voi due portate il morto e i candelabri.
(accenna al sottoscala)
Là dentro nella stanza dirimpetto!
(a Ciesca e Nella)
Donne! Rifate il letto!
LE DONNE
Ma...
GIANNI
Zitte. Obbedite!
Marco e Gherardo scompaiono fra le sarge del letto e ricompaiono con un fardello
rosso che portano a destra nella stanza sotto la scala. Simone, Betto e Rinuccio portano via i candelabri. Ciesca e Nella ravviano il letto. Si bussa alla porta.
TUTTI si fermano, sorpresi.
GIANNI contrariatissimo, con voce soffocata
Chi può essere? Ah!
ZITA a bassa voce
Maestro Spinelloccio,
il dottore!
53
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI
Guardate che non passi!
Ditegli qualche cosa...
che Buoso è migliorato e che riposa.
Betto va a chiudere le persiane e rende semioscura la stanza. Tutti si affollano intorno alla porta e la schiudono appena.
GIANNI
Ho tanta
voglia di riposare...
potreste ripassare questa sera?
Son quasi addormentato...
MAESTRO SPINELLOCCIO accento bolognese
L’è permesso?
TUTTI
Buon giorno
Maestro Spinelloccio!
Va meglio!
Va meglio!
Va meglio!
MAESTRO SPINELLOCCIO
Ha avuto il benefissio?
TUTTI
Altro che! Altro che!
MAESTRO SPINELLOCCIO
A che potensa
l’è arrivata la sciensa!
Be’, vediamo, vediamo...
Per entrare.
MAESTRO SPINELLOCCIO
Sì, Messer Buoso!
Ma va meglio?
GIANNI
Da morto, son rinato!
A stasera!
MAESTRO SPINELLOCCIO
A stasera!
(ai parenti)
Anche alla voce sento: è migliorato!
Eh! a me non è mai morto un ammalato!
Non ho delle pretese,
il merito l’è tutto
della scuola bolognese!
A questa sera.
TUTTI
A stasera, Maestro!
TUTTI fermandolo
No! riposa!
MAESTRO SPINELLOCCIO
A questa sera!
Uscito il dottore, si riapre la finestra; ancora tutta luce in scena; i parenti si volgono a Gianni.
MAESTRO SPINELLOCCIO insistendo
Ma io...
GIANNI
Era uguale la voce?
GIANNI seminascosto fra le sarge del letto, contraffacendo la voce di Buoso, tremolante
No! no! Maestro Spinelloccio!...
Alla voce del morto i parenti danno un traballone poi si accorgono che è Gianni che
contraffà la voce di Buoso. Ma nel traballone a Betto è scivolato il piatto d’argento
e gli è caduto.
TUTTI
Tale e quale!
GIANNI
Ah! Vittoria! Vittoria!
Ma non capite?...
MAESTRO SPINELLOCCIO
Oh! Messer Buoso!
54
55
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
TUTTI
No!
Schicchi!!!
Schicchi!!!
Schicchi!!!
GIANNI
Ah!... che zucconi!
Si corre dal notaio:
(veloce, affannato)
“Messer notaio presto!
Via da Buoso Donati!
C’è un gran peggioramento!
Vuol dare testamento!
Portate su con voi le pergamene.
Presto, messere, se no è tardi!...’’.
(naturale)
Ed il notaio viene.
(pittoresco)
Entra: la stanza
è semioscura,
dentro il letto intravede
di Buoso la figura!
In testa
la cappellina!
Al viso
la pezzolina!
Fra cappellina e pezzolina un naso
che par quello di Buoso e invece è il mio
perché al posto di Buoso ci son io!
Io, lo Schicchi, con altra voce e forma!
Io falsifico in me Buoso Donati,
testando e dando al testamento norma!
O gente! Questa matta bizzarria
che mi zampilla dalla fantasia
è tale da sfidar l’eternità!
TUTTI come strozzati dalla commozione, non trovando le parole
Schicchi!!!
Schicchi!!!
(Gli baciano le mani.)
Schicchi!!!
Schicchi!!!
Schicchi!!!
(Gli baciano le vesti.)
Schicchi!!!
56
ZITA a Rinuccio
Va’, corri dal notaio!
Rinuccio esce correndo.
I PARENTI si abbracciano, si baciano con grande effusione.
Caro Gherardo!
O Marco!
O Ciesca!
O Nella!
Zita, Zita!
Simone!
GIANNI
(Oh, quale commozione!)
TUTTI
Oh! giorno d’allegrezza!
La burla ai frati è bella!
Ah! felici e contenti!
Com’è bello l’amore fra i parenti!
SIMONE
O Gianni, ora pensiamo
un po’ alla divisione:
i fiorini in contanti...
TUTTI
In parti eguali!
Gianni dice sempre di sì con la testa.
SIMONE
A me i poderi
di Fucecchio.
ZITA
A me quelli di Figline.
BETTO
A me quelli di Prato.
57
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GHERARDO
A noi le terre d’Empoli.
La mula, la casa, i mulini di Signa... toccano a me.
Di Signa i mulini, la mula, la casa... toccano a me.
La mula, i mulini di Signa, la casa... toccano a me.
La casa...
di Signa...
la mula...
i mulini...
(Si odono i rintocchi di una campana che suona a morto. Tutti cessano di gridare
ed esclamano:)
L’hanno saputo!
(ascoltando la campana, con voce soffocata)
Hanno saputo che Buoso è crepato!
Gherardo corre alla porta e scende le scale a precipizio.
MARCO
A me quelle di Quintole.
BETTO
A me quelle di Prato.
SIMONE
E quelle di Fucecchio.
ZITA
Resterebbero ancora:
la mula, questa casa
e i mulini di Signa.
MARCO
Son le cose migliori...
Pausa: i parenti cominciano a guardarsi in cagnesco.
LAURETTA affacciandosi da sinistra
Babbo si può sapere?...
L’uccellino non vuole più minuzzoli...
SIMONE falsamente ingenuo
Ah! capisco! capisco!
Perché sono il più vecchio
e sono stato podestà a Fucecchio
volete darli a me! Io vi ringrazio!
GIANNI nervoso
Ora dàgli da bere!
Lauretta rientra.
ZITA
No, no, no, no! Un momento!
Se tu se’ vecchio, peggio per te!
MARCO e GLI ALTRI
Sentilo, sentilo, il podestà!
Vorrebbe il meglio dell’eredità!
GIANNI da una parte
(Quanto dura
l’amore fra i parenti!)
Ride.
TUTTI
La casa, la mula, i mulini di Signa... toccano a me.
La mula, i mulini di Signa, la casa... toccano a me.
58
GIANNI
Tutto crollato!
GHERARDO risale affannoso, non può parlare. Fa segno di no.
È preso un accidente
al moro battezzato
del signor capitano!
TUTTI allegramente
Requiescat in pace!
SIMONE con autorità
Per la casa, la mula, i mulini
propongo di rimetterci
alla giustizia, all’onestà di Schicchi.
TUTTI
Rimettiamoci a Schicchi.
GIANNI
Come volete!
59
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
Datemi i panni per vestirmi, presto!
Zita e Nella prendono dall’armadio e dalla cassapanca, che è in fondo al letto, la
cappellina, la pezzolina e la camicia.
LA CIESCA
Ed ecco la camicia!
(Se ci lasci la mula,
i mulini di Signa e questa casa
per te mille fiorini!)
ZITA
Ecco la cappellina!
(a bassa voce a Schicchi)
(Se mi lasci la mula
questa casa, i mulini
di Signa
ti do trenta fiorini!)
GIANNI
(Sta bene!)
Zita si allontana fregandosi le mani.
SIMONE avvicinandosi con fare distratto a Schicchi; a bassa voce
(Se lasci a me la casa
la mula ed i mulini,
ti do cento fiorini!)
GIANNI
(Sta bene!)
BETTO furtivo, a Schicchi
(Gianni, se tu mi lasci
questa casa, la mula ed i mulini
di Signa, ti fo gonfio di quattrini!)
Nella parla a parte con Gherardo.
GIANNI
(Sta bene!)
La Ciesca parla a parte con Marco.
NELLA lasciando Gherardo, che ora la sta a osservare, mentre essa parla a Gianni
Ecco la pezzolina!
(Se lasci a noi la mula
i mulini di Signa e questa casa,
a furia di fiorini ti s’intasa!)
GIANNI
(Sta bene!)
Nella va da Gherardo, gli parla all’orecchio e tutti e due si fregano le mani.
60
GIANNI
(Sta bene!)
La Ciesca va da Marco, gli parla all’orecchio: si fregano le mani. Tutti si fregano le
mani.
GIANNI si infila la camicia. Quindi con lo specchio in mano si accomoda la pezzolina
e la cappellina cambiando l’espressione del viso come per trovare l’atteggiamento giusto. Simone è alla finestra per vedere se arriva il notaio. Gherardo sbarazza il tavolo
a cui dovrà sedere il notaio. Marco e Betto tirano le sarge del letto e ravviano la stanza.
ZITA, NELLA, LA CIESCA guardano Gianni comicamente, quindi:
NELLA
Spogliati bambolino,
ché ti mettiamo a letto.
E non aver dispetto,
se cambi il camicino!
Si spiuma il canarino,
la volpe cambia il pelo,
il ragno ragnatelo,
il cane cambia cuccia
il serpe cambia buccia...
LA CIESCA
Fa’ presto bambolino,
ché devi andare a letto.
Se va bene il giuochetto,
ti diamo un confortino!
L’uovo divien pulcino
il fior diventa frutto
e i frati mangian tutto,
ma il frate impoverisce,
la Ciesca s’arricchisce...
... e il buon Gianni
cambia panni,
cambia viso,
muso e naso,
61
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
cambia accento
e testamento
per poterci servir!
(accennando la torre di Arnolfo che appare al di là del terrazzo)
Addio, Firenze, addio, cielo divino,
io ti saluto con questo moncherino,
e vo randagio come un Ghibellino!
ZITA
È bello! Portentoso!
Chi vuoi che non s’inganni?
È Gianni che fa Buoso,
O Buoso che fa Gianni?
Il testamento è odioso?
Un camicion maestoso,
il viso dormiglioso,
il naso poderoso,
l’accento lamentoso...·
GIANNI
Vi servirò a dover!
Contente vi farò!
LE DONNE
Bravo, così!
Proprio così!
O Gianni Schicchi, nostro salvator!
È preciso?
GLI UOMINI
Perfetto!
TUTTI
A letto! A letto!
Spingono Gianni verso il letto, ma egli li ferma con un gesto quasi solenne.
GIANNI
Prima un avvertimento!
O signori, giudizio!
Voi lo sapete il bando?
“Per chi sostituisce
se stesso in luogo d’altri
in testamenti e lasciti,
per lui e per i complici
c’è il taglio della mano e poi l’esilio!’’
Ricordatelo bene! Se fossimo scoperti:
la vedete Firenze?
62
TUTTI soggiogati, impauriti, ripetono
Addio, Firenze, addio, cielo divino,
io ti saluto con questo moncherino,
e vo randagio come un Ghibellino!
Si bussa. Gianni schizza a letto; i parenti rendono la stanza semioscura; mettono
una candela accesa sul tavolo dove il notaio deve scrivere; buttano un mucchio di
roba sul letto; aprono.
RINUCCIO
Ecco il notaro.
MESSER AMANTIO, PINELLINO, GUCCIO mestamente
Messer Buoso, buon giorno!
GIANNI
Oh! siete qui?
Grazie, messere Amantio!
O Pinellino calzolaio, grazie!
Grazie, Guccio tintore, troppo buoni
di venirmi a servir da testimoni!
PINELLINO commosso, fra sé e sé
Povero Buoso!
Io l’ho sempre calzato...
vederlo in quello stato...
vien da piangere!
GIANNI
Il testamento avrei voluto scriverlo
con la scrittura mia,
me lo impedisce la paralisia...
Perciò volli un notaio,
solemne et leale...
Intanto il notaio ha preso dalla sua cassetta le pergamene, i bolli, ecc. e mette tutto
sul tavolo.
MESSER AMANTIO
Oh! messer Buoso, grazie!
63
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
Dunque tu soffri in paralisia?
(Gianni allunga in alto le mani agitandole tremolanti. Gesto di compassione di
tutti, voci: povero Buoso!)
Oh! poveretto! Basta! I testi videro,
testes viderunt!
Possiamo incominciare... Ma... i parenti?...
(I parenti, leggermente turbati, si alzano lentamente.)
... cinque lire.
GIANNI
Che restino presenti!
MESSER AMANTIO
Non ti sembrano un po’ poco?...
MESSER AMANTIO
Dunque incomincio:
In Dei nomini, anno D.N.J.C. ab eius salutifera incarnatione millesimo ducentesimo
nonagesimo nono, die prima septembris, indictione undecima, ego notaro Amantio
di Nicolao, civis Florentiae, per voluntatem Buosi Donati scribo hoc testamentum...
GIANNI
Chi crepa e lascia molto
alle congreghe e ai frati
fa dire a chi rimane:
“eran quattrin rubati!’’
GIANNI con intenzione, scadendo ogni parola
Annullans, revocans
et irritans omne aliud testamentum!
I PARENTI
Che massime!
Che mente!
Che saggezza!
I PARENTI
Che previdenza!
Che previdenza!
MESSER AMANTIO
Un preambolo: dimmi, i funerali,
(il più tardi possibile)
li vuoi ricchi? Fastosi? Dispendiosi?
GIANNI
No, no, pochi quattrini!
Non si spendano più di due fiorini!
I PARENTI
Oh! che modestia!
Oh! che modestia!
Povero zio! Che animo!
Che cuore!...
Gli torna a onore!
GIANNI
Lascio ai frati minori
e all’Opera di Santa Reparata...
64
I PARENTI tranquillizzati
Bravo! Bravo!
Bisogna sempre pensare alla beneficenza!
MESSER AMANTIO
Che lucidezza!
GIANNI
I fiorini in contanti
li lascio in parti uguali fra i parenti.
I PARENTI
Oh! Grazie, zio!
Grazie, cugino!
Grazie, cognato!
GIANNI
Lascio a Simone i beni di Fucecchio!
SIMONE
Grazie!
GIANNI
Alla Zita i poderi di Figline.
65
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
ZITA
Grazie, grazie!
GIANNI
Tienti bono, Simone!
Lo so io quel che vuole Gianni Schicchi!
GIANNI
A Betto i campi a Prato.
BETTO
Grazie, cognato!
GIANNI
A Nella e a Gherardo i beni d’Empoli.
NELLA e GHERARDO
Grazie, grazie!
GIANNI
Lascio la casa di Firenze al mio
caro devoto affezionato amico
Gianni Schicchi!
TUTTI fra i denti
(Or siamo alla mula, alla casa ed ai mulini.)
I PARENTI erompono
Ah! Basta, basta!
Un accidente
a Gianni Schicchi!
A quel furfante!
Ci ribelliamo!
Ci ribelliamo!
Sì, sì, piuttosto...
Ci ribelliamo!
Ci... ri... be... Ah!
Ah! Ah! Ah!...
GIANNI
Lascio la mula
quella che costa trecento fiorini,
ch’è la migliore mula di Toscana...
al mio devoto amico... Gianni Schicchi.
GIANNI
Addio, Firenze
addio, cielo divino
io ti saluto.
A questa vocina si calmano fremendo.
TUTTI I PARENTI scattando
Come?! Come?! Com’è?...
MESSER AMANTIO
Non si disturbi
del testator
la volontà!
GIANNI
Alla Ciesca ed a Marco i beni a Quintole!
LA CIESCA e MARCO
Grazie!...
MESSER AMANTIO
Mulam relinquit eius amico devoto Joanni Schicchi.
66
I PARENTI
Ah! Furfante, furfante, furfante!
TUTTI
Ma...
GIANNI
Messer Amantio, io lascio a chi mi pare!
Ho in mente un testamento e sarà quello!
Se gridano, sto calmo e canterello!...
SIMONE
Cosa vuoi che gl’importi
a Gianni Schicchi
di quella mula?
GUCCIO, PINELLINO
Ah! Che uomo! Che uomo!
67
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
GIANNI continuando a testare
E i mulini di Signa...
GIANNI
Gente taccagna!
(Afferrando il bastone di Buoso, che è a capo del letto, dispensa colpi...)
Vi caccio via
di casa mia!
È casa mia!
Via, via!
I PARENTI
I mulini di Signa?...
GIANNI
I mulini di Signa (addio, Firenze!)
li lascio al caro (addio, cielo divino!)
affezionato amico... Gianni Schicchi!
(E ti saluto con questo moncherino!)
La, la, la, la, la, la, la, la!
Ecco fatto!
(I testi ed il notaio sono un po’ sorpresi.)
Zita, di vostra borsa
date venti fiorini ai testimoni
e cento al buon notaio!
MESSER AMANTIO
Messer Buoso! Grazie!...
Fa per avviarsi verso il letto.
GIANNI arrestandolo con un gesto della mano tremolante
Niente saluti.
Andate, andate.
MESSER AMANTIO, PINELLINO, GUCCIO commossi, avviandosi verso la porta
Ah! che uomo!... Che uomo! Che peccato!
Che perdita!... Che perdita!...
(ai parenti)
Coraggio!
Escono.
Appena usciti il notaio e i testi, i parenti restano un istante in ascolto finché i tre
si sono allontananti, quindi tutti, tranne Rinuccio che è corso a raggiungere Lauretta, sul terrazzino:
I PARENTI a voce soffocata dapprima, poi urlando feroci contro Gianni
Ladro! Ladro! Furfante!
Traditore! Birbante!
Iniquo! Ladro! Ladro!
Si slanciano contro Gianni che, ritto sul letto, si difende come può; gli strappano
la camicia in brandelli.
68
TUTTI
Saccheggia! Saccheggia!
Bottino! Bottino!
La roba d’argento!...
Le pezze di tela!...
Saccheggia! Saccheggia!
Bottino! Bottino!
Ah! Ah! Ah!...
I parenti corrono qua e là rincorsi da Gianni. Rubano. Gherardo e Nella salgono a
destra e ne tornano carichi con Gherardino carico. Gianni tenta di difendere la roba.
Tutti mano a mano che son carichi, si affollano alla porta, scendono le scale. Gianni
li rincorre. La scena resta vuota
RINUCCIO dal fondo apre di dentro le persiane del finestrone; appare Firenze inondata dal sole, i due innamorati restano sul terrazzo.
Lauretta mia,
staremo sempre qui!
Guarda... Firenze è d’oro!
Fiesole è bella!
LAURETTA
Là mi giurasti amore!
RINUCCIO
Ti chiesi un bacio...
LAURETTA
Il primo bacio...
RINUCCIO
Tremante e bianca
volgesti il viso...
(a due)
Firenze da lontano
ci parve il Paradiso!...
69
GIANNI SCHICCHI / LIBRETTO
Si abbracciano e restano nel fondo abbracciati.
GIANNI torna risalendo le scale, carico di roba che butta al suolo
La masnada fuggì!
(Di colpo s’arresta, vede i due, si pente di aver fatto rumore, ma i due non si turbano. Gianni sorride, è commosso, viene alla ribalta e accennando gli innamorati...
con la beretta in mano)
(licenziando senza cantare)
Ditemi voi, signori,
se i quattrini di Buoso
potevan finir meglio di così!
Per questa bizzarria
m’han cacciato all’inferno... e così sia;
ma, con licenza del gran padre Dante,
se stasera vi siete divertiti,
concedetemi voi...
(Fa il gesto di applaudire.)
l’attenuante!
Si inchina graziosamente.
GIANNI SCHICCHI
di Giacomo Puccini
Prima rappresentazione:
New York, Metropolitan Theatre, 14 dicembre 1918
Prima rappresentazione a Firenze:
Teatro della Pergola, maggio 1919
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti,
clarinetto basso, 2 fagotti, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, basso tuba,
timpani, arpa, celesta, percussioni e archi. Strumenti sul palco: campana
Ultima rappresentazione nelle Stagioni del Teatro:
Opere Concerti Balletti 2003-2004
ETI - Teatro della Pergola, 10, 11 gennaio 2003
direttore Nir Kabaretti
Regia Mario Monicelli
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GIANNI SCHICCHI / L’AMARA BEFFA DI SCHCCHI
L’AMA
R
A
DI SCH BEFFA
ICCHI
ALBER
TO PAL
O
SCIA
Con l’esperienza di Gianni Schicchi (New York, Metropolitan, 14 dicembre 1918) la
drammaturgia musicale di Giacomo Puccini approda a un filone tipico del teatro
musicale dei primi decenni del Novecento, quello che esplora i confini fra tragico
e comico, tra la verità del sentimento e il mascheramento della realtà: in poche
parole, nel terzo pannello del Trittico del compositore lucchese si impongono le tematiche dello straniamento e del paradosso, in piena sintonia con la poetica dell’espressionismo che proprio negli anni Venti inizia a dare i suoi frutti più geniali
e inquietanti anche nel teatro musicale (basti pensare al biennio 1924-25, che
vedrà le prime assolute, a Praga e a Berlino, di Erwartung di Schönberg e di Wozzeck di Berg), a cui si aggiungono quelle della burla cinica e irriverente e una vis
comica intrisa di crudeltà e di grottesco. Aspetti, questi ultimi, che possono conferire probabilmente una nuova luce allo Schicchi, troppo spesso frainteso sotto
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l’egida di una comicità goliardica e degli eccessi farseschi tipici di certo teatro vernacolare e strapaesano.
Si è spesso sottolineato, a proposito di Gianni Schicchi, il fatto che la drammaturgia
musicale di Puccini approdi quasi in extremis a un soggetto dominato essenzialmente dalla categoria del comico, a dispetto di tutta la sua produzione teatrale
precedente che aveva mirato soprattutto a una profonda compenetrazione fra elemento drammatico (o patetico-elegiaco) e umori comico-parodistici. C’è tutta una
galleria di personaggi ‘di carattere’ e di gustose macchiette a confermarlo: dalla
grottesca e sinistra maschera settecentesca di Geronte di Ravoir in Manon Lescaut
alle caricature di Benoît e di Alcindoro nella Bohème, opera tutta giuocata sull’equilibrio fra la levità della commedia e la temperatura del più acceso lirismo particolarmente tangibile nella convivenza della coppia ‘buffa’ composta da Marcello e Musetta con quella larmoyante di Rodolfo e Mimì - dalla bigotta sentenziosità del Sagrestano di Tosca fino alle inflessioni da operetta e da commedia
musicale che contraddistinguono personaggi pittoreschi come il sensale di matrimoni Goro e il principe Yamadori in Madama Butterfly e il barman Nick nella Fanciulla del West, senza tacere della vaporosa e cinica atmosfera da ‘mezzo carattere’
in cui sono immersi i personaggi dell’amara e disincantata commedia della Rondine.
Nello Schicchi, in sintesi, si concretizzerebbe l’approccio ufficiale del compositore
lucchese con il genere prettamente italico dell’opera buffa, che dalla progenitura
napoletana di Pergolesi, Paisiello e Cimarosa, attraverso il comico assoluto di Rossini e quello sentimentale di Donizetti, era approdata alla miracolosa esperienza
della “commedia lirica” di Falstaff. La componente comica e grottesca fino ad allora latente nel teatro musicale di Puccini assumerebbe proprio nello Schicchi un
assoluto rilievo protagonistico, prima di confinarsi nelle marionettistiche movenze
dei tre ministri Ping, Pang e Pong nella postuma Turandot.
La scelta di musicare tre atti unici costituisce una delle conquiste più originali
della crisi creativa dell’ultimo Puccini. Con l’esperienza della Fanciulla del West, il
musicista aveva superato definitivamente il modello del dramma psicologico perseguito, sull’onda del teatro naturalista, con Madama Butterfly, e aveva raggiunto
un nuovo importante traguardo della sua drammaturgia musicale, mirando soprattutto alla preponderanza della cornice ambientale sulla psicologia dei personaggi
e alla compiutezza dell’affresco: i personaggi principali dell’intreccio, come Minnie, Dick Johnson e Jack Rance, pur vivendo una propria storia personale e pur non
desistendo dal commuovere il pubblico - soprattutto la protagonista - con la loro
passionale visceralità e con la loro concretezza sentimentale, risultano come assorbiti dall’ambiente che li circonda e dalla vicenda collettiva, incarnata dal destino dei poveri minatori e banditi che affollano il campo californiano. È proprio
lo “spazio concesso alla pittura d’ambiente, ai tanti piccoli tipi umani che circondano i protagonisti”, ai quali Puccini attribuisce “un peso drammatico, una
funzione corale protagonistica” (Cesare Orselli) a conferire alla partitura pucciniana i suoi tratti di inconfondibile modernità e una struttura drammaturgica agi73
GIANNI SCHICCHI / L’AMARA BEFFA DI SCHCCHI
lissima e avvincente, strettamente legata all’azione scenica e quindi vicina agli
esiti di un thriller cinematografico: dalla Fanciulla del West in poi le affinità del
teatro pucciniano con l’evoluzione del linguaggio filmico si fanno sempre più
consistenti.
Dopo gli esiti della Fanciulla Puccini non poteva nuovamente accostarsi alla drammaturgia imperniata sui personaggi delineati a tutto tondo di Tosca e al realismo
psicologico di Madama Butterfly. Di qui la travagliata ricerca che, dopo i progetti
non realizzati e ispirati da autori appartenenti all’area decadentistica e simbolista come Maeterlinck, D’Annunzio, Louÿs, Wilde, da un drammaturgo naturalista
come Hauptmann e da una scrittrice minore come Ouida, conduce a quelle che Michele Girardi ha definito le “drammaturgie sperimentali” del Trittico; una nuova formula che consente al compositore non solo di accostarsi a una forma sintetica e
concentrata come quella dell’atto unico, affermatasi in Italia nell’ultimo decennio
dell’Ottocento con gli operisti della Giovane Scuola Italiana e in particolare con
Pietro Mascagni (Cavalleria rusticana, 1890, Silvano, 1895, e Zanetto, 1896) e assorbita in breve tempo dai maggiori esponenti del teatro musicale europeo (da
Massenet a Richard Strauss, da Korngold a Zemlinsky, da Busoni a Bartók, da Ravel
fino agli approcci ancor più radicali di compositori quali Schönberg e Hindemith),
ma soprattutto di riproporre, su scala più ridotta, un’inclinazione tipica del teatro
musicale pucciniano fin dall’esperienza giovanile di Manon Lescaut: quella di concepire ogni atto di una singola opera come un pannello a sé stante, caratterizzato
da un suo proprio mondo espressivo e poetico.
“Ecco perché, in tale senso - ha notato Roger Parker -, il Trittico era la formula
ideale; nello spazio di una sera, Puccini poteva sperimentare il massimo della diversità d’ambiente e, in tal modo, rinnovare costantemente la sua fantasia teatrale
e, allo stesso tempo, egli aveva l’assoluta certezza che nessun personaggio era
obbligato a conoscere uno sviluppo significativo nel corso dell’azione teatrale. E
- fatto probabilmente più importante - egli traeva il massimo beneficio da questa
diversità di genere, muovendosi dall’alto melodramma del Tabarro alla parabola
sentimentale di Suor Angelica fino a giungere alla commedia di Gianni Schicchi. E
mano a mano che cresceva il livello d’ogni possibile diversificazione musicale, diminuiva - grazie a questa varietà di genere - la probabilità di ripetersi all’interno
delle vicende di ciascun personaggio”.
Il Trittico, dunque, può essere analizzato come il più schietto tentativo da parte
di Puccini di distaccarsi dai propri personaggi e dalle vicende rappresentate e
come l’inizio di una tardiva fase ‘neoclassica’ del suo complesso itinerario stilistico: una tendenza sperimentata solo in parte e sulla quale il silenzio imposto
sull’incompiuta Turandot si abbatte come un sipario agghiacciante. Tale tendenza
coincide con la volontà di superare la normale scansione del tempo melodrammatico con una frammentazione drammaturgica che, nel caso di un altro autorevole esponente della Giovane Scuola Italiana quale Pietro Mascagni si rivela nella
prospettiva antinaturalistica e dilatata di un teatro di poesia di matrice fiabesca
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e simbolista come quello esplorato in titoli come Isabeau su libretto di Illica
(1911), la dannunziana Parisina (1913) e il dittico firmato in collaborazione con
Giovacchino Forzano (Lodoletta, 1917; Il piccolo Marat, 1921) e, in quello del
Lucchese, si esprime proprio nei tre diversi microcosmi di Tabarro, Angelica e
Schicchi. Anche in questa occasione, dopo il respiro cinematografico della Fanciulla, Puccini pare concepire le sue creazioni con un palpito e una preveggenza
che strizza l’occhio senza troppe reticenze al linguaggio filmico: non può forse il
Trittico essere additato come la prima autentica espressione del filone cosiddetto
del “film a episodi”?
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GIANNI SCHICCHI / L’AMARA BEFFA DI SCHCCHI
Di questo momento sperimentale della creatività di Puccini il terzo e conclusivo
atto ‘comico’ rappresenta una delle fasi più geniali. Lo Schicchi si impone come coronamento di quella fase ascensionale dal tragico al comico che Puccini aveva già
assaporato nei suoi precedenti progetti di realizzare tre atti unici dalla Commedia
dantesca o dalla narrativa di Gor’kij; la sua inclinazione verso il comico si era inoltre già espressa nelle attenzioni riservate, ancora nell’ambito dei progetti accarezzati e non realizzati, a soggetti tratti da Alphonse Daudet e da Tristan Bernard.
L’intreccio propostogli da Forzano dopo la parentesi sentimentale e visionaria di
Suor Angelica, ovvero quello della burla del ciarlatano e arrampicatore sociale
Gianni Schicchi ai danni degli avidi familiari del defunto Buoso Donati, ispirato
tanto al notissimo passo dell’Inferno dantesco quanto alla fonte erudita del Commento alla Divina Commedia d’Anonimo Fiorentino del secolo XIV edita nel 1866 a
Bologna dal filologo Pietro Fanfani, offriva all’autore la duplice occasione di sperimentarsi per la prima volta come operista ‘giocoso’ e di inserirsi in un filone ben
preciso: quello della commedia lirica di impianto antinaturalistico che, dal modello del Falstaff verdiano, aveva fatto scaturire, nell’ambito dell’opera italiana fra
Otto e Novecento, i lavori di Franchetti (Il signor di Pourceaugnac, 1897), Mascagni (Le maschere su libretto di Illica, 1901), Wolf-Ferrari (Le donne curiose, 1903;
I quatro rusteghi, 1906; Il segreto di Susanna, 1909), approdando successivamente
alle esperienze del teatro delle maschere intriso di visionario surrealismo delle Tre
commedie goldoniane di Malipiero (1926) e alla commedia di Madonna Imperia di
Alfano (1927) e delle Preziose ridicole di Felice Lattuada (1929) e all’atmosfera favolistica del Re di Giordano (ancora ’29); mentre fuori dai confini italiani tale corrente, sospesa tra incanto fiabesco e rivisitazione neoclassica della gloriosa
tradizione della commedia dell’arte, sarebbe stata esplorata da Richard Strauss con
Ariadne auf Naxos (1912-16), da Busoni con il dittico composto da Arlecchino e
Turandot (1917) e da Prokof’ev con L’amore delle tre melarance (1921).
Altro motivo d’interesse per Puccini era costituito dal fatto che Schicchi, oltre ad
esaltare le sue ragioni native di toscano verace, poteva offrirgli l’opportunità di
rispondere ad un’altra moda operistica dei primi decenni del Novecento: quella
dei soggetti ispirati al Medio Evo e al Rinascimento fiorentino e toscano, che,
inaugurato dai Medici di Leoncavallo (1893) e da Zanetto di Mascagni (1896), era
destinata a proseguire il suo itinerario con Gloria di Cilea (1907), Mona Lisa di
Max von Schillings (1915), Eine florentinische Tragödie di Zemlinsky (1917; si tratta
del soggetto di Oscar Wilde accarezzato anche da Puccini) e La cena delle beffe di
Giordano (1924). Di questo filone medievalistico-toscano lo Schicchi pucciniano
può essere considerato l’incarnazione parodistica: l’operina, come scrive Fiamma
Nicolodi, “dribbla gli ostacoli contenuti nell’attrezzeria dugentesca di Forzano sposando l’opera buffa italiana dal ‘700 a Falstaff”.
Puccini si cala nell’irrefrenabile vivacità della vicenda imbastita da Forzano sfruttando tutte le risorse di un tessuto musicale mobilissimo, che calza l’azione scenica come un guanto. “I principali personaggi - ha scritto Roman Vlad - stanno
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GIANNI SCHICCHI / L’AMARA BEFFA DI SCHCCHI
praticamente sempre in scena. Per cui nel suo complesso l’opera può essere considerata come un unico brano d’insieme. Alla continuità dell’azione narrativa corrisponde la continuità della trama musicale che si dipana senza soluzioni di sorta.
Non ci sono esplicite partizioni formali, ma si possono ben distinguere alcuni pezzi
ariosi.[...] Questi pezzi cantabili vengono inframezzati da una serie di motivi altrettanto brevi quanto pregnanti. Si tratta di vere e proprie cellule tematiche che
vengono reiterate, elaborate e combinate nei più svariati modi per ingenerare
nuove figure musicali”. La scrittura musicale di Gianni Schicchi conferma quindi la
straordinaria coerenza e levigatezza formale alla quale è pervenuto nella sua tarda
produzione l’uso del Leitmotiv da parte di Puccini: come osserva René Leibowitz
nella sua Histoire de l’opéra “le cellule tematiche di cui si serve Puccini (e il cui
senso essenziale risiede nelle loro connessioni dal punto di vista degli intervalli e
dei ritmi) sono capaci di assumere caratteri musicali diversi in modo che la loro
funzione è anzitutto di ordine strutturale. Qui tocchiamo dunque qualche cosa che
annuncia l’utilizzazione tematica di una serie di intervalli (ed è forse proprio in
questo che risiede la ragione dell’interesse di Schönberg per la musica di Puccini)”.
Di qui le affinità di scrittura che legano Schicchi allo scarno oggettivismo di grandi
autori contemporanei del Lucchese, come Ravel, Stravinskij e Weill.
Da questa secca e spigolosa asciuttezza di nuclei tematici, di concatenazioni armoniche e dall’implacabile rigore dell’ossatura ritmica su cui si regge la profonda
unità della partitura (il Girardi vi ha riconosciuto una struttura tripartita, legata
all’uso dell’ostinato ritmico e scandita in tre sezioni, strettamente concatenata al
dipanarsi dell’azione: Largo, Andantino, Andante mosso) deriva il tono acido e
quasi stralunato del ‘comico’ pucciniano nello Schicchi. In quest’opera, più che all’humour inconfondibilmente toscano e carnascialesco della burla di Schicchi, è necessario guardare all’amara e spettrale ironia di un musicista ormai distaccato dal
proprio teatro e tutto teso a osservare e far rivivere in una sorta di teatro di burattini i personaggi illusionistici di un mondo - quello del melodramma di ottocentesca memoria - ormai seppellito: di qui quella “contemplazione della morte”
che Cesare Garboli ha individuato in un suo splendido saggio come atteggiamento
poetico proprio del Puccini del Trittico e che pare la premessa indispensabile a
quell’autentica trenodia funebre dell’opera lirica che sarà costituita dall’inquietante favola esotica di Turandot.
Nello stesso Schicchi, d’altra parte, nonostante l’assunto comico del soggetto, l’autore conferma quel compiacimento per il macabro e il mortifero proprio di tutto il
suo teatro: la presenza quasi costante della salma di Buoso in scena, l’allusione di
Schicchi alla pena del taglio della mano, l’ipocrisia e la perfidia dei parenti riecheggiano le torture fisiche e psicologiche di Tosca, il fascino ipnotico esercitato
dalle ferite e dal sangue nel secondo atto di Fanciulla del West, così come anticipano il sadismo collettivo del popolo di Pechino in Turandot.
Ecco quindi che la beffa di Schicchi e la cupidigia del coro dei parenti, accomunati in un unico giuoco crudele, paiono sommergere e quasi annientare l’irrefre78
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GIANNI SCHICCHI / L’AMARA BEFFA DI SCHCCHI
nabile cantabilità pucciniana dei due ‘amorosi’ Lauretta e Rinuccio. Le loro sortite
solistiche, lucidamente isolate dal contesto come vere e proprie citazioni e ‘messe
in bacheca’ dal cinico compositore, risultano, nonostante il consenso liberatorio
con cui vengono salutate dal pubblico ad ogni rappresentazione, come delle stanche rievocazioni delle piccole e domestiche passioni dei personaggi del teatro pucciniano più ortodosso - quello compreso fra Bohème e Butterfly, anche se
definitivamente svuotate di quella componente erotica che aveva caratterizzato i
più importanti protagonisti dei titoli precedenti (dalla coppia Manon Lescaut-Des
Grieux a Minnie-Johnson della Fanciulla del West). Di qui l’ombra spettrale che
nella scena finale sembra pesare perfino sulla luce primaverile irradiata dal paesaggio fiorentino nella camera mortuaria di Buoso Donati, ormai divenuta dominio di Gianni Schicchi e del suo nuovo nucleo familiare: il caldo lirismo del duettino
d’amore dei due futuri sposini suona spaesato e straniato, proprio come avverrà all’ostinata e incompresa passione amorosa della piccola schiava Liù nella “Pechino
del tempo delle favole” dell’opera incompiuta.
GIANNI SCHICCHI NELLA RETE
Loredana Lipperini
Rivedete Rolando Panerai a Firenze, nel 1983,
mentre cantava “Era eguale la voce?”: http://
www.youtube.com/watch?v=JzH-uDAX1po. Poi,
per prepararvi al Gianni Schicchi pucciniano,
tornate a Dante, canto XXX dell’Inferno (non
senza aver letto il libretto di Giovacchino
Forzano: http://www.impresario.ch/libretto/lib
pucgia_i.htm). Anzi. Ascoltatelo letto da Vittorio
Gassman: http://www.youtube.com/watch?v=
mn4BHM4JgtY... Se poi vi viene voglia di
rileggere l’indimenticata versione dell’Inferno
dantesco che Guido Martina e Angelo Bioletto
realizzarono per Disney tra il 1949 e il 1959,
sappiate che esiste in versione pdf: http://it.
paperpedia.wikia.com/wiki/L%27Inferno
_di_Topolino/pdf. Eresia dopo eresia: dall’Inferno
sono nati due videogames, Devil May Cry:
http://www.youtube.com/watch?v=ZbmV6863m
t8&feature= related e Dante’s Inferno http://
www.youtube.com/watch?v=QNZsfLbSbtA.
Abbassate il volume, però.
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PREPARANDO GIANNI SCHICCHI
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GIANNI SCHICCHI / DISCOGRAFIA
DISCO
GRAFI
GIUSE
PPE RO
SS
I
A
GIACOMO PUCCINI
Gianni Schicchi
Le incisioni più significative in LP, CD, VHS, LD e DVD sono elencate facendo seguire
alla data della registrazione i nomi del direttore e degli interpreti dei personaggi principali, nell’ordine Gianni Schicchi, Lauretta, Zita, Rinuccio, Gherardo, Nella, Gherardino, Betto di Signa, Simone, Marco, La Ciesca.
1949 Giuseppe Antonicelli - Italo Tajo - Licia Albanese - Cloe Elmo
Giuseppe Di Stefano - Alessio de Paolis - Paula Lenchner - Reginald Tonry jr.
George Cehanovsky - Virgilio Lazzari - Gerhard Pechner - Thelma Votipka
Orchestra del Metropolitan di New York - Cetra Opera Live LP / GOP CD
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1949 Richard Kraus - Hans Reinmar - Helmi Rau - Res Fischer
Albert Weikenmeier - Karl Schiebener - Elsa Veith - Ekkerhard Schirp
Willy Schönenweiss - Wilhelm Schirp - Walter Schönfeld - Ingeborg Lasser
Radio-Sinfonie-Orchester Köln - Allegro / Royale LP (in tedesco)
1949 Alfredo Simonetto - Giuseppe Taddei - Greta Rapisardi - Agnese Dubini
Giuseppe Savio - Gino Del Signore - Renza Ferrari - non indicato
Pier Luigi Latinucci - Fernando Corena - Alberto Albertini - Liana Avogadro
Orchestra Sinfonica di Torino della Rai - Cetra LP / Preiser, Naxos, Warner Fonit CD*
1956 Francesco Molinari Pradelli - Renato Capecchi - Bruna Rizzoli
Vittoria Palombini - Agostino Lazzari - Piero De Palma - Ornella Rovero
Nino Tarallo - Plinio Clabassi - Giuseppe Modesti - Arturo La Porta - Maria Minetto
Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli - Philips CD
1958 Dimitri Mitropoulos - Fernando Corena - Laurel Hurley - Belem Amparan
Charles Anthony - Alessio De Paolis - Madelaine Chambers - Andrew Strasfogel
George Cehanovsky - Nicola Moscona - Clifford Harvuot - Thelma Votipka
Orchestra del Metropolitan Opera - Past Masters CD
1958 Gabriele Santini - Tito Gobbi - Victoria De Los Angeles - Anna Maria Canali
Carlo Del Monte - Adelio Zagonara - Lydia Marimpietri - Claudio Cornoldi
Saturno Meletti - Paolo Montarsolo - Fernando Valentini - Giuliana Raymondi
Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma - EMI CD*
1962 Lamberto Gardelli - Fernando Corena - Renata Tebaldi - Lucia Danieli
Agostino Lazzari - Renato Ercolani - Dora Carral - Antonino Di Ninno
Giovanni Foiani - Paolo Washington - Silvio Maionica - Mitì Truccato Pace
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino - Decca CD*
1963 Massimo Pradella - Tito Gobbi - Cecilia Fusco - Jolanda Gardino
Renzo Casellato - Mario Carlin - Liliana Rossi - Carlo Ambrosoni - Angelo Nosotti
Paolo Montarsolo - Mario Basiola - Luisella Ciaffi Ricagno
Orchestra Sinfonica di Milano della Rai - Opera D’Oro CD
1967 Franco Patanè - Norman Treigle - Beverly Sills - Beverly Evans
Salvador Novoa - Nico Castel - Linda Heimall - Robert Puleo - David Smith
Malcolm Smith - William Ledbetter - Lou Ann Wyckoff
Orchestra della City Opera di New York - HRE CD
1969 Oliviero De Fabritiis - Giuseppe Taddei - Adriana Martino - Mafalda Masini
Luciano Saldari - Augusto Pedroni - Giovanna di Rocco - Jolanda Michieli
Saturno Meletti - Angelo Nosotti - Gianni Socci - Anna di Stasio
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice di Venezia - Mondo Musica CD*
1972 Herbert Kegel - Konrad Rupf - Anna Tomova-Sintow - Renate Härtel
Valentin Teodorian - Hubert Lehmann - Helga Leuchtmann - Gernot Richter
Hellmuth Kaphahn - Hermann Christian Polster - Wolfgang Hellmich
Annelies Burmeister - Orchestra Sinfonica della Radio di Lipsia
Eterna LP / Berlin Classics CD (in tedesco)
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GIANNI SCHICCHI / DISCOGRAFIA
GIANNI SCHICCHI / DISCOGRAFIA
1973 Wolfgang Sawallisch - Dietrich Fischer-Dieskau - Elke Schary - Martha Mödl
Claes H. Ahnsjö - David Thaw - Antonie Fahberg - Pius Hörwick - Gerhard Auer
Kieth Engen - Raimund Grumbach - Gudrun Wewezow
Orchestra dell’Opera di Stato della Baviera - Orfeo CD (in tedesco)
1976 Sixten Ehrling - Frank Guarrera - Renata Scotto - Lili Chookasian
Raymond Gibbs - Charles Anthony - Betsy Norden - Lawrence Klein
Russell Christopher - Raymond Michalski - Gene Boucher - Marcia Baldwin
Orchestra del Teatro Metropolitan di New York - Lyric Distribution CD*
1976 Lorin Maazel - Tito Gobbi - Ileana Cotrubas - Anna Di Stasio
Plácido Domingo - Florindo Andreolli - Scilly Fortunato - Alvaro Domingo
Alfredo Mariotti - Giancarlo Luccardi - Carlo Del Bosco - Stefania Malagù
London Symphony Orchestra - CBS / Sony CD *
1979 Hans Vonk - Renato Capecchi - Angela Bello - Débria Brown - Douglas Ahlstedt
Nico Boer - Mary Willems - Marc Noom - Lieuwe Visser - Pieter Van den Berg
Mainard Kraak - Inge Frölich - Orchestra Filarmonica di Rotterdam
Bella Voce CD*
1979 Gerd Albrecht - Walter Berry - Sona Ghazarian - Margarita Lilowa
Yordy Ramiro - Heinz Zednik - Cheryl Kanfoush - non indicato - Hans Krämer
Rudolf Mazzola - Alfred Sramek - Marjana Lipovšek
Orchestra dell’Opera di Stato di Vienna - Orfeo CD*
1981 James Levine - Gabriel Bacquier - Renata Scotto - Jocelyne Taillon
Philip Creech - Charles Anthony - Betsy Norden - Dana Watkins
Russell Christopher - Italo Tajo - James Courtney - Ariel Bybee
Orchestra del Metropolitan di New York - Bensar CD*
1982 János Ferencsik - György Melis - Magda Kalmar - Zsuzsa Barlay - Dénes Guláys
Péter Korcsmaros - Zsuzsa Misura - Janos Német - Sandor Széki - Jozsef Gregor
Miklos Mersei - Klari Jasz - Orchestra dell’Opera di Stato Ungherese
Hungaroton CD
1983 Gianandrea Gavazzeni - Juan Pons - Cecilia Gasdia - Eleonora Jankovic
Juri Marusin - Ferrero Poggi - Anna Baldasserini - Alessandra Cesareo
Franco Boscolo - Mario Luperi - Giorgio Tadeo - Nella Verri
Orchestra del Teatro alla Scala di Milano
Castle Vision / Pioneer Artists VHS / Warner DVD*
1987 Giuseppe Patanè - Rolando Panerai - Helen Donath - Vera Baniewicz
Peter Seiffert - Tullio Pane - Valerie Errante - Claudio Kunz - Gerhard Auer
Franco Federici - Robert Riener - Mechthild Georg
Orchestra Sinfonica della Radio di Monaco di Baviera - Eurodisc, RCA CD*
1991 Bruno Bartoletti - Leo Nucci - Mirella Freni - Eva Podles - Roberto Alagna
Riccardo Cassinelli - Barbara Frittoli - Barbara Guerrini - Giorgio Giorgetti
Enrico Fissore - Orazio Mori - Nicoletta Curiel
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino - Decca CD*
1993 Alexander Rahbari - Eduard Tumagian - Miriam Gauci - Mabel Perlestein
Yordy Ramiro - Franco Careccia - Diane Vedroodt - Oliver van De Voorde
Frans van Eetveldt - Marcel Rosca - Mark Meersman - Rachel Fabry
Orchestra della Radiotelevisione Belga - Discover International CD*
1995 Gerd Albrecht - Dale Duesing - Gabriele Rossmanith - Helga Dernesch
Vincente Ombuena Vals - Jürgen Sacher - Dagmar Hesse - Jonas Graaf
Carl Schultz - Johann Tilli - Klaus Häger - Renate Spingler
Philharmonisches Staatsorchester Hamburg - Encore DVD
1997 Antonio Pappano - José Van Dam - Angela Gheorghiu - Felicity Palmer
Roberto Alagna - Paolo Barbacini - Patrizia Ciofi - James Savage-Hanford
Carlos Chausson - Luigi Roni - Roberto Scaltriti - Elena Zilio
London Symphony Orchestra - EMI CD*
2000 Riccardo Chailly - Bruno De Simone - Elisabetta Scano - Daniela Barcellona
Aquiles Machado - Bülent Bezdüz - Cristina Barbieri - Miguel Solà - Orlin Anastassov
Massimiliano Gagliardo - Marina Comparato
Orchestra del Concertgebouw di Amsterdam - RCO Live DVD*
2002 Alexander Rahbari - Alberto Rinaldi - Tatian Lisnic - Mabel Perelstein
Stefano Secco - Gerardo Lopez - Sara Galli - non indicato - José A. García
Quijada Felipe Bou - Celestino Varala - Claudia Marchi
Orchestra Sinfonica di Malaga - Naxos CD
2004 Vladimir Jurowski - Alessandro Corbelli - Sally Matthews - Felicity Palmer
Massimo Giordano - Adrian Thompson - Olga Schalaewa - non indicato
Maxim Mikhailov - Luigi Roni - Riccardo Novaro - Marie McLaughlin
London Philharmonic Orchestra - Opus Arte DVD
2007 Julian Reynolds - Alberto Mastromarino - Amarilli Nizza - Annamaria Chiuri
Andrea Giovannini - Alessandro Cosentino - Tiziana Tramonti
Grigorij Filippo Calcagno - Maurizio Lo Piccolo - Alessandro Spina - Mirko Quarello
Katarina Nikolic - Orchestra della Fondazione Arturo Toscanini
Coro Lirico Amadeus - TDK DVD*
2008 Riccardo Chailly - Leo Nucci - Nino Machaidze - Cinzia De Mola
Vittorio Grigolo - Luca Casalin - Francesca Sassu - Gabriele Bonini - Elia Fabbian
Mario Luperi - Vincenzo Taormina - Tiziana Tramonti - Orchestra del Teatro alla Scala
Hardy Classics DVD*
Le incisioni contrassegnate da un asterisco fanno parte di integrali del Trittico. Di
queste quelle Cetra (1949), EMI (1958) e Bella Voce (1979) impegnano direttori diversi: la prima Giuseppe Baroni (Il tabarro), Fernando Previtali (Suor Angelica) e Alfredo Simonetto (Gianni Schicchi), la seconda Vincenzo Bellezza (Il tabarro), Tullio
Serafin (Suor Angelica) e Gabriele Santini (Gianni Schicchi), la terza Gerd Albrecht e
Hans Vonk (Gianni Schicchi).
La discografia del Gianni Schicchi si apre con la registrazione di uno spettacolo andato in scena il 12 marzo 1949 al Metropolitan di New York che fu pubblicata dalla
Fonit Cetra in microsolco all’interno della collana “Opera Live” ed è stata riversata
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GIANNI SCHICCHI / DISCOGRAFIA
GIANNI SCHICCHI / DISCOGRAFIA
in compact dalla GOP. La qualità scadentissima della ripresa sonora penalizza fortemente l’orchestra rendendo ingiudicabile la direzione di Antonicelli, mentre a tratti
permette di cogliere i meriti di alcuni cantanti, lo Schicchi vivacissimo e spiritoso
di Tajo, la corretta Lauretta della Albanese e soprattutto il Rinuccio spontaneo e
giovanile di Di Stefano. Una curiosità: la “morale” parlata da Schicchi prima che cali
il sipario è detta in inglese. L’edizione realizzata lo stesso anno alla Rai di Torino
sotto la direzione esperta ma impersonale di Simonetto fa apprezzare lo Schicchi misurato, elegante e ricco di comunicativa del giovane Giuseppe Taddei all’interno di
una compagnia portata ad esprimersi sopra le righe secondo un gusto plateale inesorabilmente datato. La Philips del 1956, diretta con piglio arido e risentito da Francesco Molinari Pradelli, ha in Renato Capecchi un protagonista più recitato che
cantato all’interno di una compagnia che privilegia i lazzi macchiettistici sulla caratterizzazione dei personaggi. Apprezzabili restano però il Rinuccio di Lazzari e la
Lauretta della Rizzoli.
Tutta incentrata sulla direzione animatissima e fortemente teatrale di Dimitri Mitropoulos l’esecuzione al Met dell’8 febbraio 1958 è pesantemente limitata dal cattivo gusto del protagonista e dalla pessima dizione italiana di quasi tutti gli altri
interpreti. Nei dischi EMI dello stesso anno grandeggia lo Schicchi coloritissimo e
un po’ gigione di Tito Gobbi, che con un’incredibile varietà di inflessioni e di accenti
rivela dietro l’apparente bonomia popolana tutta la sottigliezza irridente e la natura
sulfurea del personaggio dantesco. Alla riuscita dell’esecuzione, la migliore di questo primo Trittico registrato in studio, concorrono anche la direzione equilibrata e spiritosa di Santini, l’efficace vivacità dei personaggi di contorno e la seducente
freschezza della Lauretta di Victoria De Los Angeles, mentre il tenore Del Monte enfatizza a dismisura lo stornello di Rinuccio. L’incisione Decca dell’intero Trittico realizzata nel 1962 con i complessi del Maggio essendo affidata ad un unico direttore
fece sperare in una visione unitaria delle tre opere, anche se alla prova dei fatti la
presenza di Gardelli non si tradusse in un taglio interpretativo particolarmente personale e centrato. Il direttore veneziano preferì accomunare i tre atti in un generico
abbandono sentimentale tendente a smussare i contrasti e preoccupato soprattutto
di accontentare le esigenze dei cantanti. Presupposti che portarono ad un risultato
particolarmente discutibile in Gianni Schicchi anche per la scelta infelice dei protagonisti, un Corena costantemente portato a strafare, un Lazzari meno convincente
rispetto a due anni prima e una Tebaldi vocalmente sontuosa ma decisamente spaesata nei panni dimessi di Lauretta. A parte le presenze carismatiche di Gobbi e Taddei le edizioni dirette da Pradella alla Rai e De Fabritiis alla Fenice rivestono interesse
marginale e così la registrazione americana con la Sills come Lauretta e l’incisione
Eterna cantata in tedesco. Qualche spunto di curiosità può essere suscitato invece
Giuseppe Antonicelli 1949
Alfredo Simonetto 1949
Francesco Molinari-Pradelli 1956
Massimo Pradella 1963
Herbert Kegel 1972
Wolfgang Sawallisch 1973
88
Dimitri Mitropoulos 1958
Gabriele Santini 1958
Sixten Ehrling 1976
Lorin Maazel 1976
Lamberto Gardelli 1962
Hans Vonk 1979
89
GIANNI SCHICCHI / DISCOGRAFIA
GIANNI SCHICCHI / DISCOGRAFIA
dalla registrazione live fissata a Monaco il 7 dicembre 1973, anche questa peraltro
in tedesco. Wolfgang Sawallisch imprime all’esecuzione un sicuro senso teatrale in
stretta sintonia con lo straripante protagonismo di Dietrich Fischer-Dieskau che naturalmente fa sfoggio di un’inesauribile fantasia di fraseggio e inflessioni vocali nel
caratterizzare il personaggio mostrando però una certa tendenza ad eccedere in una
sorta di angoloso Sprechgesang lontano dal più autentico stile di conversazione pucciniano.
Il live americano del 1976 diretto da Sixten Ehrling ha come unico motivo di interesse la Lauretta della Scotto mentre notevole è il Trittico inciso in studio da Lorin
Maazel che per la prima volta sposta l’interesse sull’orchestra, vera protagonista nonostante l’apporto di famosi cantanti. Maazel valorizza il carattere novecentesco
delle tre partiture nelle continue sorprese della strumentazione sottraendo Puccini
all’epigonismo della grande stagione melodrammatica italiana e stabilendo rapporti
con i protagonisti europei dei primi anni del secolo da Debussy a Bartók, da Ravel
a Stravinskij. Un Tabarro aspro e brumoso, una Suor Angelica diafana ed estetizzante,
uno Schicchi traslucido e crudele, di asciuttezza quasi neoclassica: Maazel trova una
straordinaria unità nella natura complementare dei forti contrasti d’atmosfera. Non
sempre però alla coerenza della realizzazione orchestrale corrispondono scelte vocali
adeguate. Così nello Schicchi Tito Gobbi ormai sessantatreenne pur confermando la
sua classe di fraseggiatore appare notevolmente affaticato e sbiadito, la Cotrubas è
una Lauretta petulante e Domingo con il suo timbro brunito da Otello non fa certo
pensare al nipote dei Donati. Molto credibile e vivace è invece la caratterizzazione
di tutti i personaggi di contorno, fatto questo determinante per la riuscita dell’opera.
Nel Gianni Schicchi diretto da Hans Vonk a Scheveningen in Olanda nel 1979, che curiosamente l’etichetta Bella Voce ha abbinato al Tabarro e Suor Angelica dirette lo
stesso anno da Albrecht a Vienna, ritorna con qualche inevitabile segno di usura
vocale lo straripante Schicchi di Capecchi mentre il resto non fa storia. Nel 2009
Orfeo ha quindi diffuso l’intero Trittico viennese di Albrecht aggiungendo alla discografia di Gianni Schicchi un’edizione comunque modesta, compromessa dalla generale cattiva pronuncia italiana e da un Walter Berry vocalmente stanco e piuttosto
grossolano. Nell’intero Trittico diretto nel 1981 da James Levine al Met, con Renata
Scotto impegnata in tutte tre le opere, si apprezza il taglio vivacissimo del direttore
americano anche se lo Schicchi non è esente da pesantezze caricaturali e il protagonista Gabriel Bacquier mostra un mezzo vocale assai logoro. Su un livello dignitoso si colloca l’incisione ungherese del 1984, diretta con schietta vivacità narrativa
e notevole cura dei dettagli da János Ferencsik. Qualche perplessità suscita semmai
la compagnia, nonostante lo sforzo generale di assicurare una corretta dizione. Melis
è uno Schicchi autorevole ma smaccatamente farsesco e Guláys un Rinuccio dalla vo-
Gerd Albrecht 1979
James Levine 1981
János Ferencsik 1982
Gianandrea Gavazzeni 1983
Alexander Rahbari 1993
Antonio Pappano 1997
Alexander Rahbari 2002
Riccardo Chailly 2000
90
Giuseppe Patanè 1987
Vladimir Jurowski 2004
Julian Reynolds 2007
Bruno Bartoletti 1991
Riccardo Chailly 2008
91
92
GIANNI SCHICCHI / DISCOGRAFIA
GIANNI SCHICCHI / DISCOGRAFIA
calità faticosa, mentre la Kalmar tratteggia un’ottima Lauretta.
Il Trittico scaligero diretto da Gianandrea Gavazzeni è disponibile solo in video.
Un’edizione contrassegnata da risultati di diversa qualità nelle tre opere che dopo
un efficacissimo Tabarro e un’alterna Suor Angelica tocca il punto più basso proprio
nello Schicchi, nonostante le cure dedicate all’orchestra da Gavazzeni. Juan Pons è
un protagonista corretto ma privo di spirito, il russo Marusin incarna per vocalità e
dizione un improbabile Rinuccio e la Gasdia non brilla come Lauretta, ma soprattutto
suscita perplessità lo spettacolo di Sylvano Bussotti, con un andamento generale
privo di garbo e scioltezza concluso dalla curiosa trovata di far comparire Schicchi
camuffato da diavolo in una ridda di demoni alati.
Gianni Schicchi segna il risultato migliore nel Trittico inciso a Monaco da Giuseppe
Patané. Valida la scelta dei cantanti con lo Schicchi brioso e ricco di comunicativa
di Panerai e la deliziosa coppia degli innamorati tratteggiata con delicatezza dalla
Donath e da Seiffert. Alla direzione di Patané manca il tocco di surreale sfrenatezza
e di raffinatissimo virtuosismo che aveva reso interessante la lettura di Maazel. La
naturalezza del passo narrativo e la saporita connotazione teatrale di ogni momento
la rendono comunque un esempio degli aspetti migliori della tradizione. Anche le incisioni del ‘91 e del ‘93 sono state realizzate all’interno di edizioni complete del Trittico, la prima al Teatro Verdi di Firenze con i complessi del Maggio e la seconda a
Bruxelles con i complessi della Radiotelevisione Belga. Due produzioni destinate ad
occupare una collocazione assai diversa nella discografia pucciniana, quella fiorentina ai vertici fra le poche edizioni davvero equilibrate e perfette del Trittico, quella
belga fra i risultati dignitosi ma inevitabilmente marginali. Nel caso dell’incisione Discover diretta da Rahbari, al di là della scarsa confidenza di quasi tutti gli interpreti
con lo stile pucciniano, si dovranno apprezzare soprattutto le qualità di un accurato
lavoro di insieme nel quale spicca la Lauretta di Miriam Gauci. Splendido invece in
tutto e per tutto è il risultato dell’incisione Decca, dove Bruno Bartoletti mette a
frutto la lunga confidenza con le tre partiture e con l’intero teatro di Puccini. Nessuna affettazione e nessuna caduta di gusto nel suo taglio interpretativo privo di
compiacimenti virtuosistici ma sorretto da un istinto teatrale infallibile che si traduce in flessibilità ed equilibrio di tempi sempre al servizio della situazione teatrale
e della parola scenica. Leo Nucci è rispetto a Gobbi e a Panerai uno Schicchi dai tratti
più giovanili che sprigiona simpatia cantando con gusto sorvegliato ed eccellente
dizione. A Nucci si deve anche la spiritosa caratterizzazione del medico bolognese
(il nome Colin Cue riportato in copertina è uno pseudonimo). Roberto Alagna tratteggia un Rinuccio di esemplare spontaneità e Mirella Freni canta stupendamente “Oh
mio babbino caro” senza inutili sfoggi di protagonismo. Ma l’eccellenza del risultato,
insieme elegante e divertentissimo, poggia soprattutto sulla qualità dei cantanti
che impersonano le parti di contorno, in realtà importanti quanto i protagonisti in
questa partitura. Tutti degni di lode con punte rimarchevoli soprattutto nei ruoli
femminili grazie alle voci della Podles, della Frittoli e della Curiel.
Il video filmato ad Amburgo nel 1995 ha ben scarse attrattive nella parte musicale
al di là della solida direzione di Albrecht ed è pesantemente condizionato dalla let-
tura moderna del regista Harry Kupfer, con la stanza di Buoso Donati ricreata in una
vera clinica fra apparecchi per rianimazione, flebo e video di controllo. L’edizione
contenuta nel Trittico realizzato da Antonio Pappano per la EMI nel luglio del 1997
si colloca invece di diritto fra le migliori per il taglio moderno di una direzione lucida e accuratissima con il contributo smagliante della London Symphony, per il sottile Gianni Schicchi di José van Dam, il sempre ottimo Rinuccio di Alagna e la
delicata Lauretta della Gheorghiu. Notevole è anche l’esecuzione in forma di concerto
tenuta ad Amsterdam con la direzione asciutta e analitica di Riccardo Chailly, un elegante e divertentissimo Bruno De Simone come Schicchi e una pregevole compagnia
di canto dominata dalle prove della Scano, di Machado e della Barcellona.
Il remake di Alexander Rahbari per Naxos, registrato a Malaga nel 2002, non migliora sostanzialmente il risultato dell’edizione precedente, mentre le tre edizioni
più recenti sono state diffuse in video e si riferiscono a rappresentazioni andate in
scena a Glyndebourne nel 2004, a Modena nel 2007 e a Milano nel 2008. Lo spettacolo inglese era abbinato al Cavaliere avaro di Rachmaninov, gli altri facevano parte
di esecuzioni complete del Trittico. Nel primo caso la regista Annabel Arden, con
scene di Vicki Mortimer e costumi di Nicky Gillibrand, ricrea l’opera nel primo Novecento e muove gli interpreti con la spiritata precisione di una coreografia molto contando sulle straordinarie capacità attoriali del protagonista Alessandro Corbelli che
è senz’altro uno degli Schicchi più ricchi di sfumature ed esilaranti di tutta la videografia. La compagnia è peraltro molto equilibrata e Vladimir Jurowski la guida con
grande bravura. Decisamente meno brillante sotto l’aspetto musicale ma interessante sul piano visivo, lo spettacolo filmato a Modena con regia di Cristina Pezzoli
e scene di Giacomo Andrico ricrea ugualmente l’opera nel primo Novecento ma in una
dimensione più marcatamente grottesca grazie ai fantasiosi costumi di Gianluca Falaschi un po’ alla Tim Burton. Alberto Mastromarino è un protagonista privo della necessaria arguzia e cattiveria, Amarilli Nizza, che interpretava anche Giorgetta e Suor
Angelica, canta una buona Lauretta e i parenti sono resi da una compagnia abbastanza omogenea sotto la direzione prudente di Julian Reynolds. Dei tre video il
meno interessante è tutto sommato quello realizzato alla Scala con regia di Luca Ronconi, scene di Margherita Palli e costumi di Silvia Aymonino, uno spettacolo alla
prima accolto anche da dissensi. Nello Schicchi c’è solo il grande letto sghembo di
Buoso Donati immerso in un soffocante rosso dannunziano e da un’apertura in alto
si scorge un ingenuo montaggio di proiezioni fiorentino-dantesche. Tutti vestono
abiti di foggia moderna ad eccezione del protagonista che invece si presenta con un
costume duecentesco ma al di là di questa bizzarria le idee scarseggiano e si nota
scarso lavoro sulla recitazione. Riccardo Chailly conferma la sua sensibilità di interprete pucciniano con una lettura minuziosa e ricca di colori anche se a tratti un po’
lenta e compiaciuta, mentre scarse soddisfazioni vengono dalla compagnia di canto
con il simpatico Schicchi di Nucci ormai costretto ad un perenne declamato, la graziosa e bamboleggiante Lauretta della Machaidze e il Rinuccio fin troppo estroverso
e stentoreo di Grigolo.
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GIANNI SCHICCHI / BIOGRAFIE
BIOGR
A F IE
GIACOMO PUCCINI
1858 Nasce a Lucca il 22 dicembre da una dinastia di stimati musicisti lucchesi.
1874-78 Muore il padre Michele, direttore della cappella municipale e organista
presso il Duomo e Giacomo viene avviato agli studi musicali, dapprima sotto la guida
dello zio Fortunato Magi, poi sotto quella di Carlo Angeloni. A causa delle gravi difficoltà economiche ottiene aiuti finanziari dalla zio Nicolao Cerù e, grazie all’intercessione della madre Albina Magi, persino un sussidio della regina Margherita. Si
indirizza, sulle orme dei suoi antenati, verso la formazione tipica del “maestro di cappella’’; nel ‘78 l’esordio in pubblico: Puccini compone e dirige un Mottetto e un Credo
per la Chiesa di San Paolino. Ma già si rivela la sua grande passione per il teatro: a
diciott’anni si reca a Pisa per assistere a una recita di Aida.
1880-84 Diplomatosi nell’80, nello stesso anno si trasferisce a Milano. Superata l’ammissione al Conservatorio, è allievo di A. Bazzini e di A. Ponchielli. Compone numerosi lavori cameristici e liriche per voce e pianoforte. Nell’83 viene eseguito, come
saggio finale di composizione, Capriccio sinfonico. Tenta inutilmente di partecipare al
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Concorso Sonzogno con un’opera in un atto, ma Le Villi, su libretto di F. Fontana, vedranno la luce solo nell’84 al Teatro Dal Verme grazie all’impegno di G. Ricordi e di
alcuni sostenitori del musicista (fra i quali Boito), ottenendo un vivo successo. Nello
stesso anno Puccini perde la madre e consolida la sua relazione con la lucchese Elvira Bonturi, che abbandona per lui il marito raggiungendo il musicista a Milano con
la figlia Fosca.
1889 La sua seconda opera, Edgar (ancora su libretto di Fontana), va in scena alla
Scala con tiepido successo.
1893-94 Definitiva consacrazione con Manon Lescaut al Teatro Regio di Torino (1°
febbraio ‘93). A Torre del Lago, nei pressi di Viareggio, dove ha fissato da qualche anno
la sua dimora, inizia a lavorare alla Bohème (L. Illica e G. Giacosa, da H. Murger).
1896 Prima rappresentazione di La Bohème al Regio di Torino (1° febbraio), direttore Arturo Toscanini.
1900 Nuova affermazione al Teatro Costanzi con Tosca (Illica e Giacosa, da Victorien
Sardou).
1903-9 Ormai affermatosi come uno dei più prestigiosi musicisti del panorama internazionale, trascorre anni assai travagliati sotto il profilo della vita privata e familiare: nel 1903 ha un grave incidente automobilistico, l’anno successivo sposa Elvira
Bonturi. Termina la sua nuova opera di sogetto esotico, Madama Butterfly (Illica e Giacosa, da David Belasco), che va in scena alla Scala il 17 febbraio con esito disastroso,
per poi essere riabilitata in una nuova versione nel giugno dello stesso anno a Brescia. Nel 1909 la crisi del rapporto con la moglie si acuisce con il suicidio di Doria Manfredi, una giovanissima domestica di casa Puccini, a torto sospettata da Elvira di
essere l’amante del compositore. Numerose le tournées all’estero.
1910 Trionfo al Metropolitan di New York di La fanciulla del West (G. Civinini e C. Zangarini, da Belasco), che va in scena il 10 dicembre sotto la direzione di Toscanini.
1912-17 Nel ‘12, con la scomparsa dell’editore Giulio Ricordi, perde uno dei suoi più
fervidi sostenitori. Negli anni della guerra amplia i propri interessi teatrali; nel ‘13 accetta la commissione di un’operetta da parte del Karl Theater di Vienna. Nasce il progetto della Rondine (Giuseppe Adami) che, dopo varie vicissitudini, va in scena
all’Opéra di Monte-Carlo il 27 marzo del ‘17, direttore Gino Marinuzzi; lavora anche al
progetto del “Trittico’’.
1918 Debutto dei tre atti unici del “Trittico’’ - Il tabarro (G. Adami, da D. Gold), Suor
Angelica (Gioacchino Forzano) e Gianni Schicchi (Forzano) - al Metropolitan di New
York (14 dicembre).
1919-23 Inizia a lavorare con i librettisti Renato Simoni e Adami al progetto di Turandot, dalla fiaba di Carlo Gozzi. Stabilisce definitivamente la sua residenza a Viareggio. Nel ‘23 si manifestano i primi sintomi di una gravissima malattia.
1924 Viene nominato senatore. Continua a lavorare a Turandot, ma non riesce a completare il duetto finale. Il 4 novembre si ricovera a Bruxelles: le sue condizioni di salute si aggravano rapidamente. Muore il 29 novembre.
1926 Turandot viene rappresentata postuma alla Scala il 25 aprile, con il duetto finale completato da Franco Alfano. Dirige Toscanini.
95
GIANNI SCHICCHI / BIOGRAFIE
GIANNI SCHICCHI / BIOGRAFIE
MARIO DE CARLO
GAETANO D’ESPINOSA
Nato nel 1978 a Palermo, è considerato uno dei direttori d’orchestra più promettenti
della nuova generazione. Dopo aver studiato violino con Mihal Spinei e composizione
con Turi Belfiore, si è perfezionato con Salvatore Accardo all’Accademia Walter Stauffer di Cremona. Dal 2001 al 2008 è stato Konzertmeister della Staatskapelle di Dresda, con cui ha anche eseguito, in veste di solista, il suo Concerto per violino ed
orchestra d’archi sotto la direzione di Christian Arming. A questo periodo risalgono
anche il suo debutto come direttore d’orchestra alla Konzerthaus di Berlino e l’incontro determinante con Fabio Luisi, che lo invita come suo assistente a Vienna e
più tardi al Pacific Music Festival di Sapporo. Nel maggio 2010 debutta con grande
successo alla SemperOper di Dresda con La traviata e dirige inoltre la Philharmonia
di Praga, la Filarmonica di Poznan, le Orchestre da camera di Dresda e Berlino, la
Brandenburgisches Staatsorchester, la Thüringen-Philharmonie e la Kremerata Baltica. È questo l’inizio di una folgorante carriera che lo porta, in meno di due anni,
ad essere invitato a dirigere in importanti istituzioni musicali, quali: l’Opéra de Lyon,
la Graz Oper, l’Orchestra di Santa Cecilia, l’Orchestra Verdi di Milano, le Orchestre del
San Carlo di Napoli, del Massimo di Palermo e della Fenice di Venezia, la Kammerorchest Berlin, la NHK Symphony Orchestra Tokyo, la Gunma Symphony Orchestra, la
Osaka Japan Century Orchestra, la Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra, il Maggio Musicale Fiorentino, l’Opéra de Limoges e l’Orchestre Philharmonique de Strasbourg. Nella stagione 2011-12 debutta con due nuove produzioni all’Opera di Graz,
Otello e Maria Stuarda, e dirige concerti a Praga, Trieste, Venezia, Genova, Poznan e
Varsavia e una nuova produzione del Trittico pucciniano a Lione. Nel 2013 dirigerà
Macbeth e Don Carlo al Teatro alla Scala di Milano.
96
Parallelamente a un percorso di studi classici (Liceo Classico, poi Università di Lettere La Sapienza a Roma, seguendo i corsi
di Italianistica, di Arte e spettacolo e quelli
di Storia della Musica tenuti da Fedele
D’Amico), allo studio della musica e del
pianoforte e alle prime esperienze sperimentali in teatro durante gli anni del liceo
e dell’università, decide di impadronirsi del
mestiere del teatro collaborando con le più
rinomate “fucine” milanesi di spettacoli
operistici: i Laboratori Scenografici Sormani e la Sartoria Teatrale Brancato. Giovanissimo partecipa, quale assistente, a
produzioni operistiche in alcuni dei più
importanti teatri italiani: dalla Fenice di
Venezia al Filarmonico di Verona, dall’Arena
di Verona all’Opera Giocosa di Savona
(L’ebreo di Apolloni, prima rappresentazione nel Novecento) e al Massimo di Palermo.
Nel 1991, al Teatro Scientifico del Bibiena di Mantova, firma le scene del Barbiere
di Siviglia di Paisiello prodotto dall’Accademia Lirica di Katia Ricciarelli, spettacolo
trasmesso da RaiUno e quindi è a Torre del Lago per le scenografie de Le Villi e de
Il tabarro al 37° Festival Pucciniano. Nel 1992 cura l’intera messa in scena dei Pagliacci al Teatro Cilea di Reggio Calabria e nel 2001, nella Chiesa di San Marco a Milano, quella di Ogni cosa ha il suo tempo, spettacolo concerto per soli e coro, con
musiche da Gesualdo da Venosa a Schönberg. Durante gli anni resta comunque fedele alla pittura da cavalletto, prediligendo la fenomenologia del ritratto, esponendo
nel 2002 allo spazio Tikkun di Milano. Dalla stagione 2003-2004 intensifica l’attività teatrale, allestendo Tosca, Pagliacci, La traviata, Madama Butterfly, Turandot,
La bohème e Manon Lescaut al Teatro d’Annunzio di Latina e l’opera contemporanea L’orchestra Doremì di Gaetano Giani Luporini all’Auditorium di Milano per l’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi. Nel 2005-06 firma regia, scenografia e costumi
di Aida al Cilea di Reggio Calabria e propone una nuova Tosca e Carmen all’Anfiteatro Romano di Terni. Nel 2007 è chiamato all’Opera Nazionale di Timisoara per nuovi
allestimenti di Bohème e Butterfly, portati in tournée in Olanda e in Germania con
grande successo; cui seguono Il barbiere di Siviglia di Rossini e Die Fledermaus
(2008), Nabucco e Die lustige Witwe (2009), La traviata, Gianni Schicchi (2010) e
Adriana Lecouvreur in prima rappresentazione in Romania (2011). Prosegue con successo anche il sodalizio con il Teatro Cilea per Turandot (2008), Il pipistrello in edizione italiana, Werther, Lucia di Lammermmoor (2009), La vedova allegra, Bohème
(2010) e Rigoletto (2012). All’attività di palcoscenico affianca quella di membro di
giuria in concorsi di canto internazionali e di docente di regia e arte scenica.
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GIANNI SCHICCHI / ORCHESTRA
GIANNI SCHICCHI / ORCHESTRA
ORCHESTRA DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO
Violini primi
Yehezkel Yerushalmi
(violino di spalla)
Domenico Pierini
(violino di spalla)
Ladislao Horváth
(concertino con
obbligo di spalla)
Gianrico Righele (II)
Luigi Cozzolino
Fabio Montini
Anna Noferini
Laura Mariannelli
Emilio Di Stefano
Nicola Grassi
Mircea Finata
Lorenzo Fuoco
Angel Andrea Tavani
Boriana Nakeva
Simone Ferrari
Annalisa Garzia
Leonardo Matucci
Dicembre 2011: l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino inaugura il Nuovo Teatro
dell’Opera di Firenze, fra i più all’avanguardia in Europa. Fondata nel 1928 da Vittorio Gui come Stabile Orchestrale Fiorentina, è impegnata fin dagli esordi in un’intensa
attività concertistica e nelle stagioni liriche del Teatro Comunale di Firenze ed è, oggi,
una delle più apprezzate dai più celebri direttori e dai pubblici di tutto il mondo. Nel
1933 contribuisce alla nascita del più antico e prestigioso festival musicale europeo
dopo quello di Salisburgo, il Maggio Musicale Fiorentino, di cui prende il nome. A Gui
subentrano come direttori stabili Mario Rossi (nel 1937) e, nel dopoguerra, Bruno
Bartoletti. Capitoli fondamentali nella storia dell’Orchestra sono la direzione stabile
di Riccardo Muti (1969-’81) e quella di Zubin Mehta, Direttore principale dall’85, che
firma da allora in ogni stagione importanti produzioni sinfoniche e operistiche e le
più significative tournées e che celebra, nel 2012, il 50° anniversario del suo debutto
a Firenze. Negli anni ‘80-90, l’Orchestra stabilisce un rapporto privilegiato con
Myung-Whun Chung e con Semyon Bychkov, Direttori ospiti principali rispettivamente
dall’87 e dal ‘92. Apprezzatissima nel mondo musicale internazionale, nel corso della
sua storia è stata guidata da alcuni fra i massimi direttori quali: De Sabata, Guarnieri, Marinuzzi, Gavazzeni, Serafin, Furtwängler, Walter, Klemperer, Dobrowen, Perlea, Erich Kleiber, Rodzinski, Mitropoulos, Karajan, Bernstein, Schippers, Claudio Abbado, Maazel, Giulini, Prêtre, Sawallisch, Carlos Kleiber, Solti, Chailly, Sinopoli e
Ozawa. Illustri compositori come Richard Strauss, Pietro Mascagni, Ildebrando Pizzetti, Paul Hindemith, Igor Stravinskij, Goffredo Petrassi, Luigi Dallapiccola, Krzysztof
Penderecki e Luciano Berio hanno diretto loro lavori, spesso in prima esecuzione. L’Orchestra realizza fin dagli anni Cinquanta numerose incisioni discografiche, radiofoniche e televisive, insignite di prestigiosi riconoscimenti fra i quali il Grammy
Award. Dopo i successi riportati dalla terza tournée in Giappone con Zubin Mehta sul
podio, che del Maggio Musicale Fiorentino è anche Direttore onorario a vita, compie
un’applaudita tournée a Varsavia, al Musikverein di Vienna, a Francoforte e a BadenBaden. Riceve, nell’80° anniversario della fondazione e per i suoi altissimi meriti artistici, il Fiorino d’Oro della Città di Firenze. Nel 2011 il Maggio Musicale Fiorentino
è nominato dal Presidente della Repubblica Ambasciatore della cultura italiana nel
mondo e svolge un ruolo importante nelle celebrazioni del 150° Anniverasario dell’Unità d’Italia. Sempre nel 2011 l’Orchestra compie prestigiose tournées in più di dodici paesi (Francia, Lussemburgo, Spagna, Germania, Giappone, Taiwan, China, India, Ungheria, Russia, Austria e Svizzera), mentre nel 2012, sia il 75° Maggio
Musicale che un tour in Sud America (in Cile, Uruguay, Argentina e Brasile), sono dedicati alla memoria di Amerigo Vespucci.
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Violini secondi
Marco Zurlo (I)
Alessandro Alinari (I)
Alberto Boccacci (II)
Luigi Papagni (II)
Giacomo Rafanelli
Rita Ruffolo
Orietta Bacci
Rossella Pieri
Mihai Chendimenu
Eva Erna Szabó
Sergio Rizzelli
Laura Bologna
Cosetta Michelagnoli
Luisa Bellitto
Tommaso Vannucci
Viole
Igor Polesitzky (I)
Jörg Winkler (I)
Lia Previtali (II)
Herber Dezi (II)
Andrea Pani
Stefano Rizzelli
Flavio Flaminio
Antonio Pavani
Naomi Yanagawa
Cristiana Buralli
Donatella Ballo
Michela Bernacchi
Flauti
Guy Eshed (I)
Gregorio Tuninetti (I)
Alessia Sordini
Violoncelli
Marco Severi (I)
Patrizio Serino (I)
Michele Tazzari (II)
Elida Pali (II)
Fabiana Arrighini
Beatrice Guarducci
Anna Pegoretti
Renato Insinna
Viktor Jasman
Giacomo Grava
Corno inglese
Massimiliano Salmi
Contrabbassi
Riccardo Donati (I)
Renato Pegoraro (II)
Fabrizio Petrucci (II)
Stefano Cerri
Romeo Pegoraro
Mario Rotunda
Nicola Domeniconi
Enrico Magrini
Arpe
Susanna Bertuccioli (I)
Patrizia Bini (II)
Ottavino
Nicola Mazzanti
Oboi
Alberto Negroni (I)
Marco Salvatori (I)
Matteo Trentin
Alessandro Potenza
Clarinetti
Riccardo Crocilla (I)
Giovanni Riccucci (I)
Leonardo Cremonini
Clarinetto piccolo
Paolo Pistolesi
Clarinetto basso
Giovanni Piquè
Fagotti
Dante Vicari (I)
Stefano Vicentini (I)
Gianluca Saccomani
Francesco Furlanich
Controfagotto
Stefano Laccu
Corni
Luca Benucci (I)
Gianfranco Dini (I)
Alberto Serpente (II)
Mario Bruno
Alberto Simonelli
Stefano Mangini
Trombe
Andrea Dell’Ira (I)
Claudio Quintavalla (I)
Marco Crusca
Emanuele Antoniucci
Gianluigi Petrarulo
Tromboni
Eitan Bezalel (I)
Fabiano Fiorenzani (I)
Andrea G. D’Amico
Massimo Castagnino
Trombone basso
Gabriele Malloggi
Basso tuba
Mario Barsotti
Timpani
Fausto Cesare
Bombardieri (I)
Gregory Lecoeur (I)
Percussioni
Lorenzo D’Attoma
Biagio Carlomagno
Vicente José Espí
Celesta
Giovanni Verona
Segretario
organizzativo
Orchestra
Milko Pineschi
Tecnici addetti
ai complessi artistici
Antonio Carrara
Luca Mannucci
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GIANNI SCHICCHI / MAGGIO FIORENTINO FORMAZIONE
GIANNI SCHICCHI / MAGGIO FIORENTINO FORMAZIONE
Esempi di Opera Studio realizzati da Maggio Formazione in collaborazione con il
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino sono:
Il campanello di Donizetti nel dicembre 2009, Il barbiere di Siviglia di Rossini nel
luglio 2010, La serva padrona di Pergolesi nel febbraio 2011 e Il cappello di paglia di Firenze di Rota nel luglio 2011.
MAGGIO FIORENTINO FORMAZIONE
Presidente e direttore
Coordinatore artistico
Coordinatore dei corsi
Giovan Battista Varoli
Paolo Bellocci
Federico Bardazzi
Segreteria organizzativa
Organizzazione
Cinzia Scali
Marta Bassetti
Maggio Formazione è l’Accademia di alta formazione del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, nata con l’obiettivo di perfezionare la preparazione di giovani
talenti e professionisti al termine del percorso di studi tradizionali e di costituire un centro di eccellenza nella formazione di tutti i mestieri dello spettacolo
e in particolare del teatro lirico.
Offre l’opportunità unica di fare esperienza concreta sul palcoscenico di uno dei
più prestigiosi teatri lirici del mondo e si avvale anche delle risorse artistiche, tecniche, logistiche e sceniche del Teatro del Maggio.
Presidente e direttore di Maggio Formazione è Giovan Battista Varoli.
Soci di Maggio Formazione sono, oltre alla stessa Fondazione del Teatro del Maggio, la Camera di Commercio di Firenze e Co.Se.Fi. di Confindustria Firenze.
Maggio Formazione rivolge la sua proposta formativa a tutte le professionalità artistiche e tecniche del teatro lirico.
I percorsi formativi di Maggio Formazione si realizzano soprattutto attraverso
progetti finanziati dal Fondo Sociale Europeo dalla Regione Toscana e dalla Provincia di Firenze.
Maggio Formazione mira a fornire competenze altamente specialistiche e innovative
mantenendo al contempo uno stretto legame con la tradizione del teatro musicale.
I suoi progetti si distinguono per una forte integrazione tra il momento formativo
e la pratica artistica e per una forte interazione tra i vari profili professionali.
Strumento di questo modus operandi è l’“Opera Studio”, nell’ambito della quale,
così come in una bottega d’arte, i giovani allievi e i loro maestri collaborano e
lavorano alla realizzazione dell’opera, in un ideale percorso didattico-formativo
che prevede una fase iniziale di aula e una significativa esperienza di palcoscenico sotto la guida di artisti e professionisti di grande esperienza e del personale
tecnico e artistico del Teatro; un’esperienza che offre agli allievi l’opportunità di
misurarsi con le complesse dinamiche dell’allestimento di un’opera lirica e di verificare nell’immediato i risultati raggiunti.
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OPERA FUTURA
I corsi per scenografi realizzatori, scenografi virtuali e costumisti, si inseriscono
nell’ambito del progetto OPERA FUTURA, finanziato dalla Regione Toscana attraverso i Fondi Sociali Europei.
Maggio Formazione realizza questo progetto come capofila di un’Associazione
temporanea di scopo con il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Il Festival Puccini di Torre del Lago, il Teatro Verdi di Pisa ed il Teatro Goldoni di Livorno.
Il progetto si articola in diversi percorsi formativi che abbracciano tutte le professioni tradizionali e innovative per la messa in scena dell’opera lirica e la sua
produzione audio video: cantanti lirici, registi audio-video per il teatro lirico, cameramen per il teatro, lighting designer e direttori alla fotografia, costumisti
realizzatori, scenografi realizzatori, scenografi virtuali, macchinisti informatici,
tecnici per la registrazione del suono.
L’elemento di maggiore originalità di questo progetto è costituito dall’obiettivo di
formare un bacino di nuove professionalità altamente specializzate nella realizzazione di messe in scena di opere liriche e di audiovisivi di opera lirica, dal quale
attingere professionisti per realizzare prodotti di grande qualità e attuare nuove
tecnologie e modalità di produzione lirica sia dal vivo sia attraverso strumenti in
continua evoluzione: cinema digitali, canali digitali, dvd, web, mobile, tablet.
Maggio Formazione con questo progetto intende formare sia per le figure coinvolte nella rappresentazione teatrale che per quelle responsabili del prodotto
audio video, competenze che permettano una forte sinergia tra i due momenti
produttivi, per arrivare in modo coerente ed efficace ad una produzione completa
che, senza soluzioni di continuità, va dalla rappresentazione dal vivo alla produzione audiovisiva.
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GIANNI SCHICCHI / MAGGIO FIORENTINO FORMAZIONE
GIANNI SCHICCHI / COLLABORATORI
Corso “Realizzare i costumi per il teatro lirico” del Progetto OPERA FUTURA
Andrea Severi (maestro collaboratore di sala)
Luigi Baccianti (maestro suggeritore)
Alberto Alinari (maestro collaboratore di palcoscenico)
Paolo Bellocci (maestro collaboratore alle luci)
Docenti
Mario De Carlo, Floridia Benedettini, Diego Fiorini
Allievi
Marta Biagini, Annamaria Cechi, Desirée Costanzo, Anna Theresa Fischer
Danuta Anna Flis-Ciunel, Chiara Licheri, Maria Teresa Renna, Paola Stefanelli
Valentina Zavoli
Tutor
Francesca Attanasio
Marco Zane (direttore di produzione)
Ferdinando Massarelli (direttore di scena)
Franco Barlozzetti (aiuto regista)
Franco Venturi (responsabile del servizio di scenografia e del reparto laboratori
di costruzioni)
Gabriele Vanzini (assistente tecnico dell’allestimento)
Roberto Cosi (capo reparto costruzioni)
Adnan Alzubadi (scenografo realizzatore)
Marco Raspanti, Mauro Mariti (capi reparto macchinisti)
Gianni Paolo Mirenda, Luciano Roticiani (capi reparto elettricisti - assistenti datore
luci)
Gianni Pagliai (capo reparto elettricisti)
Silvio Brambilla (capo reparto fonica)
Francesco Cipriani (capo reparto attrezzeria)
Gianna Poli (capo reparto vestizione)
Costumi
Fondazione Cerratelli, Pisa
Attrezzeria
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Scene
Laboratori Scenografici del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Calzature
Sacchi, Firenze
Parrucche
Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
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SOSTIENI IL TEATRO
SOSTIENI IL TEATRO
Il Teatro ringrazia / The Theatre is grateful to
International Council
Soci Benemeriti
Monika e Thomas Bär
Bona Frescobaldi
Jürgen Grossmann e Dagmar Sikorski-Grossmann
Steven Heinz
Nancy Mehta
Francesco Micheli
Paolo Asso
Silvia Asso Bufalini
Ida Barberis
Mirella Barucci Barone
Mario Bigazzi
Carla Borchi
Serafino Brunelli
Philippa Calnan
Silvia Camici Grossi
Carlo Cangioli
Anna Cardini Marino
Larisa Chevtchouk Colzi
Carla Ciulli
Maria Teresa Colonna
Renza Curti
Antonio Della Valle
Marco e Allegra Fichi
Ambrogio Folonari
Laura Fossi
Giovanni Franciolini
Diletta Frescobaldi
Sepp Harald Fuchs
Antonino Fucile
Emanuela Fumagalli
Shlomo e Rita Gimel
Irene Grandi
Donald Leone
Madeleine Leone
Bernard and Phillis Leventhal
Massimo l’Hermite de Nordis
Alessandra Manzo Casini
Giacinta Masi
Carlo Mastellone
Piero Mocali
Fabrizio Moretti
Livia Pansolli Montel
Alberto Pecci
Rosanna Pestelli
Mario Primicerio
Soci Mecenati
Comitato MaggiodiVino
The Club Firenze
Pitti Immagine s.r.l.
Soci Donatori
Sandra Belluomini Sabatini
John Treacy Beyer
Alberto Bianchi
Elisabetta Fabri
Vieri Fiori
Giovanna Folonari Cornaro
Antonella Giachetti
Giovanni Gentile
Lionardo Ginori Lisci
Lorenzo Pinzauti
Cristina Pucci
Mario e Evelyn Razzanelli
Sarah Lawrence College
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Maria Vittoria Rimbotti
Silvano e Gianna Rotoli
Enrico Santarelli
Vittorio Sassorossi
Alfonso Scarpa
Aldo Speirani
Guido Tadini Boninsegni
Lidia Taverna Calamari
Ala Torrigiani Malaspina
Clotilde Trentinaglia Corsini
Paolo Zuffanelli
Soci
Paolo Fioretti
Valerio Martelli
Soci Junior
Enrico Bartolommei
Michele Fezzi
Clarissa Fraschetti
Helmut Graf
Aggiornato al 10 novembre 2012
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COME SOSTENERE | HOW TO SUPPORT
COME SOSTENERE | HOW TO SUPPORT
PERCHÉ SOSTENERE | WHY SUPPORT US
- an invitation for two to the dress rehearsals
- a special telephone line for bookings
- a 20% discount for each production on two tickets reserved in advance
- a special telephone line for reserving food and drink during intermissions
- home delivery of tickets and subscriptions
- complimentary programmes for each performance
- specials for touring with the Theatre
- assistance for booking tickets at other theatres around the world
- invitations to special events organized by the Theatre
- an invitation to an exclusive after-theatre dinner
- name listed in the programmes and on the website
- special ticket offers for Palazzo Strozzi exhibitions
- a reduction of € 300 on the annual fee for introducing new members
Il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il teatro dell’opera di Firenze, è considerato in
tutto il mondo un punto di riferimento per il contributo che ha dato alla storia della Musica
e di Firenze. Dal 1933 produce cultura attraverso il Festival e le sue Stagioni, i direttori
d’orchestra, i grandi solisti, e le storiche messinscena dei più importanti registi
internazionali. Per questo, dal 1999, soci privati di varie nazionalità sostengono il Maggio
con uno straordinario spirito di filantropia e di grande generosità. Donare al Teatro è
motivo di orgoglio per tutti e per ogni tipo di possibilità.
The Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, the opera house of Florence, is considered a
worldwide point of reference for its contribution to the history of music and Florence. Since
1933 Maggio has created cultural excellence through its conductors, soloists and stunning
operatic productions produced by the most eminent directors. For this reason, since 1999,
individuals from around the world have supported us with an extraordinary spirit of
philanthropy and generosity. Private donations to the Theatre at any level are a source of
pride for us as well as for the donors.
DONATORI
Club
Associazioni non profit
Privati
€ 5.000
€ 3.000
€ 3.000
- incontro annuale con il Sovrintendente
- presentazione dedicata della Stagione a cura del Direttore Artistico
- “Prima della prima”: backstage tour riservato per ogni produzione lirica
- incontro con gli artisti ospiti in Teatro
- invito per due persone alle prove generali
- canale preferenziale per prenotazione di biglietti
- prelazione per l’acquisto di 2 biglietti con riduzione del 20% per ogni produzione
- linea diretta per prenotazioni di consumazioni al bar del Teatro
- recapito a domicilio di biglietti e abbonamenti
- omaggio programma di sala per ogni spettacolo
- partecipazione alle tournée del Teatro con formule speciali
- assistenza per prenotazione presso biglietterie internazionali
- invito agli eventi speciali del Teatro
- invito a un dinner esclusivo dopo spettacolo
- pubblicazione del nome sui programmi di sala e sul web
- agevolazione per acquisto di biglietti alle mostre di Palazzo Strozzi
- possibilità di accredito nuovi soci con detrazione di € 300 dalla quota
BENEMERITI
€ 1.000
- “Prima della prima” backstage tour riservato per tre produzioni liriche
- canale preferenziale per prenotazione di biglietti
- invito alle prove generali per una persona
- prelazione per l’acquisto di due biglietti con riduzione del 20% per ogni produzione
- partecipazione alle tournée del Teatro con formule speciali
- linea diretta per prenotazione di consumazioni al bar del Teatro
- invito agli eventi speciali del Teatro
- pubblicazione del nome sui programma di sala e sul web
- riduzione del 10% per acquisto di biglietti alle mostre di Palazzo Strozzi
- riduzione del 10% per acquisti presso il negozio di Dischi Fenice di Firenze
- possibilità di accredito nuovi soci con detrazione di € 100 dalla quota
- exclusive backstage tours for three opera productions
- a special telephone line for bookings
- an invitation for one to dress rehearsals
- a 20% discount for each production on two tickets reserved in advance
- specials for touring with the Theatre
- a special telephone line for reserving food and drink during intermissions
- invitations to special events organized by the Theatre
- name listed in the programmes and on the website
- a 10% discount on Palazzo Strozzi exhibition tickets
- a 10% discount at the Fenice record store in Florence
- a reduction of € 100 on the annual fee for introducing new members
- an annual meeting with the General Director
- an introduction to the Season’s offerings by the Artistic Director
- an exclusive backstage tour for each new opera production before the staging
- meetings with the guest artists
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COME SOSTENERE | HOW TO SUPPORT
COME SOSTENERE | HOW TO SUPPORT
SOCI
LIBERE DONAZIONI
€ 500
- invito per una persona a tre prove generali
- canale preferenziale per prenotazione di biglietti
- invito agli eventi speciali del Teatro
- pubblicazione del nome sui programma di sala e sul web
- riduzione del 10% per acquisto di biglietti a Palazzo Strozzi
- riduzione del 10% per acquisti presso il negozio di Dischi Fenice di Firenze
- possibilità di accredito di nuovi soci con detrazione di € 50 dalla quota
- invitation for one person to three dress rehearsals
- a special telephone line for bookings
- invitations to special events organized by the Theatre
- name listed in the programmes and on the website
- a 10% discount on Palazzo Strozzi exhibition tickets
- a 10% discount at the Fenice record store in Florence
- a reduction of € 50 on the annual fee for introducing new members
SOCI JUNIOR (fino a 35 anni)
€ 200
La quota può essere versata in due tranches semestrali
The fee can be split into two payments
- fruizione dei vantaggi garantiti dalla Maggiocard con possibilità di acquisto biglietti in
platea a € 15 e in galleria a € 10
- possibilità esclusiva di partecipare a eventi “a tema” con formule speciali dedicate al
pubblico giovane
- invito al cocktail in occasione del concerto annuale riservato ai giovani
- invito agli eventi speciali del Teatro
- pubblicazione del nome sui programma di sala e sul web
- riduzione del 10% per acquisto di Biglietti a Palazzo Strozzi
- riduzione del 10% per acquisti presso il negozio di Dischi Fenice di Firenze
- canale preferenziale per prenotazione di biglietti
- aggiornamento tramite newsletter delle novità e delle promozioni speciali riservate
- presentazione dedicata in anteprima della programmazione del Teatro
- possibilità di accredito nuovi soci con detrazione di € 20 dalla quota
Il Maggio accoglie coloro che desiderano donare un contributo libero, sia sotto forma di
risorse economiche, sia come beni o servizi destinati al Teatro. Le libere donazioni saranno
infatti finalizzate al raggiungimento di obiettivi specifici come, ad esempio, l’acquisto di
oggetti, di strumenti o quant’altro sia utile e funzionale alle necessità di produzione.
Segui su www.maggiomaggiofiorentino.com come sostenere i vari progetti.
The Maggio welcomes those who wish to make donations, either in a monetary form or as
goods and services. These donations will be used for specific purposes like the acquisition
of material, instruments or whatever might be needed for one of the Theatre’s productions.
Go toto www.maggiomaggiofiorentino.com to see the results of your support.
Modalità di pagamento | Methods of payment
1. Bonifico bancario al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, presso:
Wire transfer to:
EU IBAN BANCA CR FIRENZE: IT58 A061 6002 8080 0001 9000 C00
BIC: CRFIIT3F
EU IBAN BANCA DEL CHIANTI FIORENTINO E MONTERIGGIONI:
IT52 E086 7302 8030 3300 0130 042 - BIC: ICRAIT3FIP0
2. Richiesta di addebito su carta di credito via email o fax
Request a charge on your credit card by email or fax
3. Contanti (secondo limiti di legge) o carta di credito presso Biglietteria
Cash (within the limit proscribed by law) or credit card at the Box Office
Corso Italia 16, Firenze - tel: +39 055 2779350 - fax: +39 055 287222
[email protected]
Dal martedì al venerdì 10 - 16.30 - sabato 10 - 13
Tuesday - Friday, 10 AM to 4.30 PM - Saturday, 10 AM to 1 PM
- reduced prices for Maggiocard holders: € 15 orchestra seats and € 10 in the first balcony
- exclusive opportunities to attend themed events with special formulas for young audiences
- an invitation to an exclusive annual Junior Members post-performance cocktail
- invitations to special events organized by the Theatre
- name listed in the programmes and on the website
- a 10% discount on Palazzo Strozzi exhibition tickets
- a 10% discount at the Fenice record store in Florence
- a special telephone line for bookings
- newsletter up-dates with special offers
- a private presentation of the upcoming Season for Junior Members
- a reduction of € 20 on the annual fee for introducing new members
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COME SOSTENERE | HOW TO SUPPORT
Detrazioni fiscali | US tax payers - Fiscal deduction
CLASSICA
DIRETTORE SARAI TU
I privati che effettuano la donazione possono godere dell’agevolazione fiscale di cui all’art.
15 1/i del D.P.R. 22/12/1986 n° 917 e specificatamente di una detrazione d’imposta del
19% dell’onere sostenuto fino al 2% del reddito complessivo dichiarato.
If you pay US tax and need a deduction, please contact us before making your check
payable to The American Fund for Charity (The American Fund is a 501(c) (3) and a
public charity in Washington DC). Gifts to The American Fund are tax deductible to the
extent allowed by the law.
Un pensiero rivolto al futuro | A thought for the future
Se desidera pensare al futuro del Teatro del Maggio e alle generazioni che verranno,
consideri l’opportunità di lasciare un legato testamentario alla Fondazione del Teatro.
Molti ritengono che quanto si possiede, un giorno, andrà alle persone più care, ma non
succede sempre così. Infatti, secondo la legge, i nostri beni possono essere assegnati
anche a lontani parenti. Per ovviare a ciò, è necessario provvedere a regolare la
successione con un testamento. Un lascito testamentario può consistere in qualunque
bene del patrimonio (anche immobili) e può concretarsi nella disposizione di un proprio
diritto o nell’assunzione di un’obbligazione. Ad esempio: una proprietà, un diritto su un
bene, un diritto di credito. Ci sottoponga le sue considerazioni prendendo un
appuntamento telefonando al +39 055 2779 245 oppure mandando una mail a
[email protected]
If you have the future of the Teatro del Maggio and of the coming generations in mind,
consider writing a bequest in your will for the Fondazione del Teatro. Many of us think
that what we own will one day go to those closest to us. But it does not always
happen. In fact, the law allows our property to go to even distant relatives. In order to
prevent this from happening, it is necessary to draw up a will. A bequest can be made
of any part of one’s patrimony (including real estate), and can reflect one’s wishes
about one’s own property and can consist in making a donation to the Theatre of
ownership in full or in part. Promissory notes are also acceptable. If this may be of
interest, details can be discussed by making an appointment at +39 055 2779 245 or
[email protected]
Con il 5 per mille è tutta un’altra musica!
Con la dichiarazione dei redditi può destinare il 5 per mille delle sue imposte al Teatro
del Maggio Musicale Fiorentino. Non costa nulla, non ci sono spese aggiuntive ma è un
modo per utilizzare una quota delle imposte. Non sostituisce l’otto per mille ed è
possibile aderire ad entrambe le forme di utilizzo. Nell’apposito spazio sui modelli per la
dichiarazione dei redditi, deve firmare e indicare il codice fiscale del Teatro del Maggio
Musicale Fiorentino: 00427750484.
In questo modo contribuirà a sostenere la musica e la cultura.
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ABBONATI A CLASSICA
IL CANALE DEDICATO ALLA GRANDE MUSICA
AVRAI 24 ORE AL GIORNO DI:
‡ concerti sinfonici
‡ opere liriche
‡ danza classica e moderna
‡ musica da camera
‡ documentari
‡ musica contemporanea
‡ ¿OP PXVLFDO
‡ jazz
LA GRANDE MUSICA SUL PICCOLO SCHERMO
www.classica.tv
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