RIO SALTO
Lo so: non era nella valle fonda
Suon che s’udia di palafreni andanti:
Era l’acqua che giù dalle stillanti
Tegole a furia percocotea la gronda.
Pur via e via per l’infinita sponda
Passar vedevo i cavalieri erranti;
Scorgevo le corazze luccicanti,
Scorgevo l’ombra galoppar sull’onda.
Cessato il vento poi,non di galoppi
Il suono udivo,ne vedea tremando
Fughe remote al dubitoso lume;
Ma voi solo vedevo,amici pioppi!
Brusivano soave tentennando
Lungo la sponda del mio dolce fiume.
LAVANDARE
Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
Resta un aratro senza buoi,che pare
Dimenticato,tra il vapor leggero.
E cadenzato dalla gora viene
Lo sciabordare delle lavandare
Con tonfi spessi e lunghe cantilene:
Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
Quando partisti, come son rimasta!
Come l’aratro in mezzo alla maggese.
NEBBIA
Nascondi le cose lontane,
Tu nebbia impalpabile e scialba,
Tu fumo che ancora rampolli,
Su l’alba,
Da’ lampi notturni e da’ crolli
D’aeree frane!
Nascondi le cose lontane,
Nascondimi quello ch’ è morto!
Ch’io veda soltanto la siepe
Dell’orto,
La mura ch’ ha piena le crepe
Di valeriane
Nascondi le cose lontane:
Le cose sono ebbre di pianto!
Ch’io veda i due peschi, i due meli,
Soltanto,
Che danno i soavi lor mieli
Pel nero mio pane.
Nascondi le cose lontane
Che vogliono ch’ami e vada!
Ch’io veda là solo quel bianco
di strada,
Che un giorno ho da fare tra stanco
Don Don di campane…
Nascondi le cose lontane,
Nascondile,involale al volo
Del cuore!Ch’io veda il cipresso
Là,solo,
Qui,solo quest’ orto, cui presso
Sonnecchia il mio cane.
IL LAMPO
E cielo e terra si mostrò qual era:
La terra ansante,livida ,in sussulto;
Il cielo ingombro,tragico,disfatto:
Bianca bianca nel tacito tumulto
Una casa apparì sparì d’un tratto;
Come un occhio,che,largo,esterrefatto,
S’aprì si chiuse,nella notte nera.
SOLDATI
Si sta come
D’autunno
Sugli alberi
Le foglie
FRATELLI
Di che reggimento siete
Fratelli ?
Parola tremante
Nella notte
Foglia appena nata
Nell’ aria spasimante
Involontaria rivolta
Dell’ uomo presente alla sua
Fragilità
Fratelli
Un’intera nottata
Buttato vicino
A un compagno
Massacrato
Con la sua bocca
Digrignata
Volta al plenilunio
Con la congestione
Delle sue mani
Penetrata
Nel mio silenzio
Ho scritto
Lettere piene d’amore
Non sono mai stato
Tanto
Attaccato alla vita
SAN MARTINO DEL CARSO
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato
DESTINO
Volti al travaglio
Come una qualsiasi fibra creata
Perché ci lamentiamo noi?
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