A Spotorno
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di Rossana Lagasio
Magazzino, via Verdi, 335.6092813
di Antonella e Clara,P.za Aonzo 2,
340.7985943 - 340.7043553
Apertura estiva fino alle 22.30
Spotorno in cerca di fortuna
"...partono i bastimenti per terre
assai lontane"
a cura della Redazione
Il nuovo libro di Giuliano Cerutti raccoglie
le storie dei migranti spotornesi
nel Nuovo Mondo
"Gens Ligustica in orbe"
Associazione Liguri nel Mondo
L'immagine raffigura la copertina del libro
Riportiamo di seguito alcuni stralci dell'opera
Emigranti sul molo in attesa di imbarco, Genova 1915
I pasti erano consumati nei dormitori o sul ponte di prora, all’aria
aperta, nei giorni di bel tempo.
Sul tema dell’emigrazione sono molto efficaci le pagine scritte da
dal vivo da Edmondo De Amicis nel libro SULL’OCEANO pubblicato
nel 1889. Per comprendere come si svolgeva il viaggio degli
emigranti è sufficiente citare due brani significativi: “l’imbarco degli
emigranti era già cominciato da un’ora(..) e continuava a insaccar
miseria: una processione interminabile di gente(..).
La maggior parre, avendo passato una o due notti all’aria aperta,
accucciati come cani per le strade di Genova, erano stanchi e pieni
di sonno(..), moltin erano scalzi e portavano le scarpe appese al
collo. Due ore dopo che era cominciato l’imbarco, il grande piroscafo
(il Galileo), sempre immobile, come un cetaceo enorme che
addentasse la riva, succhiava ancora sangue italiana”.
Dopo alcuni giorni di navigazione De Amicis scende a vedere dove
viaggiava la terza classe.
L’impressione è vivissima: “ Due piani sotto coperta come due
vastissimi mezzanini, rischiarati da una luce di cantina(..) tre ordini
di cuccette(..) quattrocento tra donne e bambini poppanti e spoppati,
trentadue gradi di calore(..) un cenciume di scialli, di vestiti e di
sottane di tutti i colori naturali e acquisiti immaginabili e possibili,
come bandiere dell’esercito infinito della miseria(..)un cicaleccio
fitto di conversazioni, rotte da risa represse, da vagiti, da sospiri
di ragazze, da gemiti di donne oppresse dal caldo, da mormorii di
vecchie, che non potendo chiuder occhio, masticavano paternostri
e avemarie”….
Da questo numero la
Redazione intende inaugurare
una nuova pagina dedicata ad un
personaggio noto del
comprensorio.
Iniziamo con
Giuliano Cerutti
Giuliano Cerruti, nato il 26 novembre 1925 a Spotorno, e
qui residente, cultore di storia locale, ha scritto con Domenico
Astengo “Fogli d’album” sulla storia locale.
Ha pubblicato inoltre: “Spotorno in vela”, “Vacanze a
Spotorno”, “Le chiese di Spotorno” nella collana “Monumenti
e Tesori d’Arte nel Savonese”diretta da Carlo Varaldo, “Lo
sport a Spotorno”, “Sogni di celluloide”, “La carità a Spotorno”,
oltre alle strenne “Voci dalla neve” sulla ritirata di Russia,
“Echi di passi perduti”, vecchie fotografie di Spotorno, e in
ultimo “Partono i bastimenti per terre assai lontane…
Spotornesi in America. Appunti”, alcuni suoi scritti sono
apparsi sul settimanale savonese “ Il Letimbro” e sulla rivista
“Sabazia”: collabora con il giornale spotornese “Il Sole”
Tra le sue innumerevoli opere, citate in precedenza,
possiamo segnalare molti interventi apparsi su giornali locali
e non, oltre che su notiziari parocchiali:
Le Confraternite - 1975;
La pittura antica nelle chiese di Spotorno - 1976;
La processione dell’Annunziata - 1987;
Le società di mutuo soccorso - 1992;
Un saluto a mons.Lavagna - 1992.
Si intitola “… partono i bastimenti per terre assai lontane… “ la
pubblicazione che Giuliano Cerruti, cultore di storia e tradizioni di
Spotorno, dedica ai tanti suoi concittadini che fra Ottocento e
Novecento partirono per la “Merica” in cerca di fortuna.
Storie grandi e piccole di persone che lasciarono la propria terra,
gli affetti, per farsi strada in un mondo sconosciuto, talora ostile.
Molti cognomi citati (Saccarello, Rosa, Beiso, Noè, Rosso, Toso,
Noceto e così via), tanto che si può affermare che ogni famiglia di
Spotorno ebbe dei parenti emigranti (tra i figli di quelli che ebbero
fortuna c’è Pier Paolo Rosso attuale rettore dell’Università di
Santiago Del Cile).
Cerruti trae spunto da lettere gelosamente conservate per anni,
per delineare un fenomeno comune a tante altre località della
Liguria, dove il tramonto dell’era napoleonica, le persistenti difficoltà
economiche e l’avversione verso i Savoia spinsero i più giovani a
cercare altrove migliori occasioni di vita.
Pagine dedicate ai “ tanti Spotornesi che non hanno più voce"
scrive Cerruti "e alle mie cugine Mary e Joan figlie di Angelo Ferrari
che raggiunse la “Merica” nel 1914".
I testi sono accompagnati da immagini di emigranti in attesa di
imbarco suoi moli del porto di Genova, di navi e bastimenti che
lasciarono l’Italia per il nuovo mondo.
Il libro riporta anche le copertine di pubblicazioni come "Il libretto
dell’emigrante" e "la guida dell’emigrante italiano”stampate in quegli
anni e ricorda avvenimenti tragici come l’affondamento del sirio ,
la nave carica di emigranti, partita da Genova nel 1906 e naufragata
al largo delle coste spagnole.
….Le motivazioni di chi si accingeva a partire, rilasciate dall’ufficio
di Polizia, erano di questo tenore: “ per procacciarsi assistenza
colla navigazione”, “ per raggiungere il marito”, “ per raggiungere
il padre”. E’ il caso di Gio batta Saccarello, un ragazzo di 14 anni
che chiede il passaporto per Napoli, “ col consenso della madre,
stante l’assenza del padre” . Ma doveva ancora arrivare la cosiddetta
“ grande emigrazione” che nel periodo compreso tra il 1881 e il
1914 riguarda 14 milioni di italiani che lasciano la Patria per una
terra nuova per fuggire dalla povertà. Un dramma che in gran parte
resta da scrivere. Questo imponente esodo, i cui flussi furono diretti
in successione verso l’Argentina(1876-1890), verso il Brasile ( 1891
-1897) e ancora verso l’America del Nord (1898 – 1914), fu
organizzato sia dalle ns.compagnie di navigazione, sia dalle
compagnie straniere, e fu un vero affare commerciale. Gli emigranti
viaggiavano solitamente in terza classe, che era quella destinata
alla povera plebe, con nugoli di ragazzini a prora, quasi a contatto
con la stiva. Nei dormitori, gli uomini separati dalle donne, non
disponevano né della luce elettrica né dell’acqua corrente. Le
condizioni igieniche erano spaventose a causa di periodiche
epidemie. Le dimensioni delle cuccette erano tali che non si poteva
stare seduti: il regolamento di bordo prevedeva infatti un’altezza
di 65 centimetri. La presenza del medico di bordo fu introdotta solo
nel 1879: “L’impressione di disgustosa ripugnanza che si riceve
scendendo in una stiva dove hanno dormito degli emigranti è tale
che, provata una volta non si dimentica più”, scriveva Domenico
Cantù, medico di bordo genovese. Anche la distribuzione del cibo
era a dir poco umiliante, le porzioni , per sei persone, erano distribuite
con la gamella dal caporancio, il quale all’inizio del viaggio prendeva
in consegna sia la gamella sia le posate, con l’obbligo di riconsegnarle
al termine della traversata.
www.ilsolesullaterradelgolfo.it
SPOTORNO
Speciale Personaggio
Anche in liguria tanta gente
era costretta a vivere in
catapecchie, senza intonaco,
umide e male arredate. Ecco
allora la decisione di partire
per “La Merica”, lasciare tutto
specialmente gli affetti per
cercare fortuna , togliersi da
condizioni di vita miserevoli e
trovare un lavoro.”Trenta
giorni quasi volesse farmi
addormentare di barca a
vapore nella Merica siamo
arrivati”. A Genova, prima di
imbarcarsi, gli emigranti
trovavano, a caro prezzo,
sistemazione nelle locande,
spesso affollate e
antigieniche. La “ guida
dell’emigrante italiano” di
Giuseppe Ceppi, segnalava
che nelle vicinanze del porto,
in via Pre, Via san Lorenzo,
corso Carlalberto, si trovano
diverse locande dove si può
passare la notte per una lira.
La guida raccomanda inoltre
la pulizia della persona. È
condizione indispensabile per
fare un buon viaggio e star
bene a bordo, lavarsi il più
possibile e cambiarsi d’abito
almeno una volta la
settimana.consiglia anche di
portarsi limoni, aranci, per
calmare la sete durante i
giorni soffocanti, durante il
passaggio all’equatore. Da
non dimenticare gli antidoti
contro il mal di mare. La
partenza della nave dal porto
di Genova era straziante. Tre
fischi acuti del vapore e la
nave salpava. Sulla banchina
un brulicare e un vociare della
folla che salutava. Poi, pian
piano, la nave lasciava il porto;
si vedevano ancora i fazzoletti
bianchi sventolare e Genova
diventava sempre più lontana.
Una pagina commovente la
scrisse E.Pasquale nel
momento che si staccò da sua
madre. “ mi gettò le braccia
al collo singhiozzando e mi
strinse a sé. Serrato nel buio
di quell’abbraccio stretto,
chiusi gli occhi e piansi.
Piangevamo entrambi, fermi
sui gradini, ed ella mi baciava
e ribaciava le labbra. Sentivo
le sue lacrime calde irrigarmi
il volto . tornerò presto”. Ma
non fu così. I timori della
mamma presagivano la verità.
Non ritornerai più. Mi strinse
ancora fra le braccia quasi
volesse farmi addormentare
sul suo petto. E tornò a
baciarmi.
Così rimanemmo a lungo
finchè su di noi discese una
gran pace”….Scrive Charles
Dickens in “American
notes”(1842) “tutte le famiglie
che avevamo a bordo
avevano pressappoco la
stessa storia.
Dopo aver risparmiato, preso in
prestito o dopo aver venduto tutto
per pagarsi il biglietto, erano
andati a new York pensando di
trovare le strade coperte d’oro;
invece le avevano trovate
coperte di pietre molto dure…in
a Joe Di Maggio nel baseball, a
Frank Sinatra nel canto, per non
parlare di Fiorello la guardia , il
più amato dei sindaci di New
York o di Enrico fermi, padre
della pila atomica…Abbiamo
detto che molti emigranti
Il periodico ufficiale dell'Associazione liguri nel mondo è "Gens
Ligustica in orbe", fondato nel 1991. Il giornale, che tiene il contatto
con le nuove generazioni e le molte associazioni sorte in terra
straniera che nutrono, nel profondo, lo spirito delle proprie radici
liguri, si presenta in formato tabloid, con alcune pagine a colori,
e illustra, oltre alle attività dell'Associazione e di tutti gli organismi,
anche argomenti culturali legati alla storia e al folklore, alle tradizioni
della Liguria.
Per ricevere la rivista o altre informazioni si può contattare
l'Associazione ai seguenti indirizzi di posta elettronica:
[email protected] - [email protected]. Si può
visitare anche il sito (www.ligurinelmondo.it) dove è possibile
scaricare il giornale in formato elettronico.
Villa Canesi
in Via Berninzoni n.42
La copertina del "Libretto per l'emigrante" del 1868
in tutti i casi, dovranno
guadagnarsele a caro prezzo, il
sogno romantico è spesso
ingannevole. Interpellati questi
emigranti rispondevano tutti
invariabilmente che a casa loro
vivevano assai peggio”…molto
spesso le guide erano prodotte
nei paesi che volevano attrarre
manodoperam dall’Europa.
Queste guide erano poi
intepretrate dagli uomini colti del
paese(maestri di scuola, parroci,
farmacisti e sindaci) che si
presumeva fossero i più esperti
per seguire la procedura di
espatrio necessaria per recarsi
in un paese o nell’altro, inserirsi
nella comunità d’origine e così
dare vita al proprio sogno,
spesso sollecitato da fratelli,
parenti, amici che avevano già
lasciato il paese….Ma la storia
non è fatta solo di dolore e
fallimento, in qualche caso c’è
anche fortuna e gloria come
capitò a Rodolfo Valentino, il più
grande amatore dello schermo,
a Primo Carnera nel pugilato,
partirono per sfuggire alla miseria
per sfamarsi con le proprie forze,
per cercare un lavoro qualsiasi
con grandi speranze per il futuro.
Alcuni lo trovarono facendo
anche grandi fortune , molti altri
fecero una vita normale ed
ebbero una famiglia felice, altri
invece incontrarono una vita
miserabile di povertà abituale
d i v e n ta n d o m e n d i c a n t i o
semplicemente scomparendo in
quei grandi paesi. Proprio questi
ultimi smisero di dare notizie ai
propri cari , cadendo nell’oblio
del loro fallimento. Di questi non
rimane nulla.
In un atto di citazione del 1717, ritrovato su un catalogo di libri e
oggetti antichi del marchese genovese Gio Pietro Serra contro i
padri Cappuccini del convento di Spotorno per la “servitù” dell’acqua
che alimentava i due edifici, è scritta la storia del Convento e della
villa Serra.
Sia il convento dei frati come la villa sottostante, costruite
contemporaneamente dal patrizio genovese Genesio Sanguineti
alla fine del ‘500, erano fornite da un canale dell’acqua, fatto di
mattoni ai lati, e coperto di lastre d’ardesia, i cui resti sono ancora
visibili a lato della strada verso mare, dopo il vigneto “Sancio”.
Alla morte del Sanguineti, la villa venne, in possesso del marchese
Gio Pietro Serra.
La villa presenta le caratteristiche della villa alessiana (uno stile
che si intravede a Legino, Voltri e Genova) dove sono rimasti alcuni
esemplari. A pianta quadrata ad angoli sporgenti, possiede una
loggia affacciata sul giardino e uno scalone, che dall’atrio conduce
al salone del piano nobile.
Subentrarono ai Serra i signori Pescetto, dopo di loro i signori
Canesi che attualmente la occupano.
Ora è giunto il tempo per acquisirla. Si tratta, a Spotorno, del solo
unico esemplare di villa del ‘500, prima che venga anch’essa
demolita. Sappiamo inoltre che è stata vincolata dalla
Soprintendenza dei Beni Culturali di Genova.
L’unico acquirente potrebbe essere il Comune di Spotorno, mediante
un mutuo bancario, col contributo della Comunità Europea e l’aiuto
della F.A.I. Per farne cosa?: Studiare il modo per farla diventare
quello che un paese turistico come Spotorno non ha
Finale Ligure ha un bellissimo Chiostro di S. Caterina a Final Borgo
il cui complesso dispone di ampio spazio per mostre e convegni;
Noli, ha l’ex Ospedale S. Antonio, recentemente restaurato in modo
esemplare per mostre e convegni; Vado Ligure, ha Villa Groppallo,
restaurata dove oltre al museo può ospitare mostre e convegni.
Non parliamo di Alassio: basta vedere la Biblioteca Civica.
Come mai come Vado Ligure e Savona, fino a ieri con molte
industrie, che davano lavoro a molti residenti e non, puntano da
alcuni anni sul turismo?
La proposta può essere esaminata: speriamo che qualche persona
sensibile ci sia.
A SPOTORNO
P.za C. Battisti, 2r
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