Cavalleria Rusticana
è un'opera in un unico atto di
Pietro Mascagni, su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, tratto
dalla novella omonima di Giovanni Verga.
Cavalleria rusticana fu la prima opera composta da Mascagni ed è certamente la
più nota fra le sedici composte dal compositore livornese (oltre a Cavalleria
rusticana, solo Iris e L'amico Fritz sono rimaste nel repertorio stabile dei
principali enti lirici). Il suo successo fu enorme già dalla prima volta in cui venne
rappresentata al Teatro Costanzi di Roma, il 17 maggio 1890, e tale è rimasto fino
a oggi.
La storia che portò alla nascita di Cavalleria Rusticana è abbastanza curiosa: nel
1888 l'editore Sonzogno istituì un concorso aperto a tutti i giovani compositori
italiani che non erano ancora riusciti a far rappresentare una loro opera.
Mascagni, venuto a conoscenza di questo concorso a due mesi dalla chiusura delle
iscrizioni, chiese al suo amico Giovanni Targioni-Tozzetti di scrivere un libretto.
Lui e il suo collega Guido Menasci scelsero come base la novella di Giovanni Verga
"Cavalleria Rusticana". La cosa particolare fu che i due lavorarono all'opera con
Mascagni per corrispondenza.
L'opera fu completata appena in tempo per essere ammessa al concorso.
Ovviamente, come abbiamo visto, l'opera di Mascagni fu selezionata per essere
rappresentata a Roma.
Venne rappresentata la Cavalleria Rusticana nel dicembre 1917 al Teatro Reale di
Madrid, anche lì con grande successo. Luigi Rossi Morelli rappresentò Alfio, il
carrettiere.
Per avere un'idea del successo riscosso dall'opera di Mascagni, basti pensare che
alla sua morte (avvenuta nel 1945), l'opera era già stata rappresentata più di
quattordicimila volte solo in Italia.
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Santuzza, giovane contadina, fidanzata di Turiddu - soprano
Turiddu, giovane contadino - tenore
Lucia, madre di Turiddu - contralto
Alfio, carrettiere, marito di Lucia - baritono
Lola, moglie di Alfio e amante di Turiddu - mezzosoprano
L'Atto si svolge in un paesino della Sicilia, nel giorno di Pasqua. L'Opera comincia
con la voce di compare Turiddu che intona una serenata alla sua bella Lola, pur
sapendo che durante il suo servizio militare, lei ha sposato Alfio. Tra la folla di
paesani in festa compare anche Santuzza, l'attuale fidanzata di Turiddu.
Sentendosi in una posizione quantomai complicata, Santuzza decide di chiedere
consiglio a Lucia, la madre di Turiddu.
Lucia afferma che Turiddu è andato a comprare il vino per la festa; quando
Santuzza le controbatte che compare Turiddu è stato visto aggirarsi in paese,
Lucia - temendo che qualcuno possa ascoltare le loro parole - la zittisce
chiedendole di entrare in casa. Santuzza però rifiuta l'invito.
In casa di Lucia arriva Alfio, venuto a far visita alla madre di Turiddu. Alfio le
domanda del vino per la festa, Lucia ripete nuovamente che se ne stava
occupando Turiddu. Alfio le replica di averlo visto quella mattina stessa, aggirarsi
attorno alla sua casa.
Appena Alfio esce di scena, Santuzza rivela a Lucia della relazione in corso tra
Turiddu e Lola. Lucia, attonita, si rivolge alla Madonna per il peccato commesso
da suo figlio.
Entrano quindi in scena Turiddu, che bisticcia con Santuzza, e Lola che si attacca
anche lei con Santuzza.
Lola esce di scena per recarsi in chiesa; a questo punto la lite tra Turiddu e
Santuzza diventa violenta. Quando Turiddu arriva ad usare violenza fisica su
Santuzza, lei gli augura la malapasqua.
Anche Turiddu alfine si reca in chiesa. Santuzza, profondamente ferita e
amareggiata, svela ad Alfio la relazione in corso tra sua moglie e Turiddu.
Finita la funzione, Turiddu si occupa di offrire vino ai paesani, con il secondo fine
di passare più tempo in compagnia di Lola. Viene offerto del vino anche ad Alfio,
ma questi lo rifiuta.
Turiddu allora fa per abbracciarlo, come gesto distensivo; questo si rivela essere
uno stratagemma per mordergli l'orecchio e sfidarlo quindi a duello.
Ormai completamente ubriaco, Turiddu abbraccia la madre e le raccomanda di
badare a Santuzza.
La scena si chiude con urlo provenire dalla folla di popolani:
"Hanno ammazzato compare Turiddu!".
Analisi
Cavalleria rusticana, uno dei racconti migliori e più celebri di Verga,
rispecchia le condizioni sociali della seconda metà dell'Ottocento nei centri
rurali della Sicilia, dove era esasperato il cosiddetto sentimento dell'onore e
terribile la vendetta per le offese ricevute, che a volte venivano persino lavate
con il sangue. Ormai la società moderna è profondamente mutata e i
personaggi della novella restano soltanto a testimoniare, nella loro tragicità, il
forte attaccamento dei siciliani ai sentimenti e ai valori della tradizione e
della famiglia. Leggendo queste pagine drammatiche, si ha l'illusione che non
sia l'autore a narrare, ma la gente di Vizzini, il paesino dove la vicenda
sicuramente si svolse. Gli avvenimenti, raccontati con tinte forti e
impressionante rapidità, senza alcun commento, sembrano le fasi di un unico
atto tragico, e i personaggi hanno una loro inconfondibile caratterizzazione:
Turiddu è avventuroso, a volte spavaldo, dominato dall'amore disinteressato;
Alfio, invece, è chiuso e risoluto; Lola, vanitosa e superstiziosa; Santa,
innamorata ma anche esasperata. Predomina il dialogo, breve, intenso e
serrato.
Per quanto riguarda la storicità dell'episodio, De Roberto sostiene che Verga lo
avrebbe inventato di sana pianta, ma non mancano coloro che sono propensi a
ritenere che il sanguinoso duello fra Turiddu Macca e comapare Alfio sia
realmente accaduto. Interressante questo proposito è l'articolo apparso su
L'espresso nell'aprile del 1946, nel quale si sosteneva che prorpio in quell'anno,
in una casupola della campagna di Vizzini, si spegneva all'età di 86 anni una
delle protagoniste della vicenda: Santa, l'infelice donna che nella mala Pasqua
del 1877 aveva appena 17 anni. A scoprirla dieci anni prima, nel 1936, era
stato un giornalista catanese, che era riuscito a intervistarla e a raccogliere
un'interessante dichiarazione, in cui la donna sosteneva che la colpa era stata
sua per avere erroneamente sperato che compare Alfio avrebbe punito la
moglie.
Da cavalleria rusticana Verga trasse un dramma in un anno, dallo stesso titolo,
che fu rappresentato per la prima volta a Torino nel 1884 riscuotendo un
clamoroso successo, grazie anche all'interpretazione della diva Eleonora Duse
(nella parte di Santuzza). Più tardi il musicista Pietro Mascagni ne ricavò il
melodramma omonimo, salutato tuttora da calorosi applausi nei teatri di tutto
il mondo.
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Cavalleria Rusticana è un