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Madama Butterfly
Tragedia giapponese in due atti
Libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa
dal racconto di John Luther Long e dal dramma di David Belasco
Musica di Giacomo Puccini
Personaggi
Madama Butterfly (Cio-cio-san) soprano
F.B. Pinkerton, tenente della Marina U.S.A. tenore
Sharpless, console degli U.S.A. a Nagasaki baritono
Suzuki, servente di Cio-cio-san mezzosoprano
Goro, nakodo tenore
Il principe Yamadori baritono
Lo zio bonzo basso
Il commissario imperiale basso
Kate Pinkerton mezzosoprano
Lo zio Yakusidé baritono
L’ufficiale del registro baritono
La madre di Cio-cio-san mezzosoprano
La zia soprano
La cugina soprano
Il figlio di Butterfly mimo
Direttore d’orchestra
Regia
ripresa da
Scene
Costumi
Luci
Direttore dell’allestimento
Maestro del coro
Interpreti
Raffaella Angeletti
Massimiliano Pisapia
Domenico Balzani
Giovanna Lanza
Gregory Bonfatti
Paolo Maria Orecchia
Luciano Montanaro
Franco Rizzo
Ivana Cravero
Roberta Garelli*
Marco Sportelli
Marco Tognozzi
Daniela Valdenassi
Maria de Lourdes Martins
Rita La Vecchia*
Laura Lanfranchi
Anna Maria Borri*
Luca Bosso
Daniele Rustioni
Damiano Michieletto
Roberto Pizzuto
Paolo Fantin
Carla Teti
Marco Filibeck
Saverio Santoliquido
Claudio Fenoglio
Orchestra e Coro del Teatro Regio
Allestimento Teatro Regio
Febbraio 2012: Martedì 21 ore 20, Giovedì 23* ore 20, Sabato 25 ore 20, Martedì 28* ore 15
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Madama Butterfly
Argomento
Atto I
Il marine Pinkerton esamina la casa che il sensale Goro gli ha procurato, con giardino e vista sul porto;
qui sta per sposare una giovanissima giapponese, Butterfly, acquistata con contratto valido per novecentonovantanove anni “con facoltà ogni mese di rescindere i patti”; ma Butterfly sa solo che per lei Pinkerton ha
versato ben cento yen. Arriva il console Sharpless e Pinkerton gli confida di nutrire per la sposina una passione irresistibile; Sharpless lo ammonisce a non ingannarla, perché Butterfly (questo è il suo nome da
geisha, ma in realtà si chiama Cio-cio-san e discende da una nobile famiglia caduta in disgrazia) è una
piccola creatura fiduciosa e innamorata. Giungono Butterfly e le sue amiche; Pinkerton ironizza sul
loro atteggiamento cerimonioso e Sharpless chiede alla giovane notizie della sua famiglia, il cui fiore
all’occhiello è un anziano bonzo. Ed ecco arrivare i parenti quasi al completo: viene servito il rinfresco,
Butterfly fa le presentazioni, poi prende in disparte lo sposo e gli rivela di essere decisa ad abbracciare
la sua religione. Proprio quando la cerimonia è terminata e gli ospiti brindano, si precipita in scena lo
zio bonzo, che maledice Cio-cio-san per aver rinnegato i suoi dèi e induce i parenti a fare altrettanto.
I due sposi restano soli: Butterfly si acconcia per la notte, poi indugia a lungo con Pinkerton sul terrazzo.
Atto II
Parte I
Interno della casetta di Butterfly. Sono passati tre anni da quando Pinkerton è partito e Butterfly
continua ad aspettarlo e respinge con fermezza le perplessità della fedele Suzuki. Compare Sharpless,
introdotto in casa da Goro; Butterfly è felice di rivederlo e lo accoglie con una quantità di premure che
troncano continuamente ciò che lui ha da dirle. La conversazione è interrotta dalla visita di un ricco pretendente, Yamadori, uno dei tanti che Goro le ha proposto invano. Partito Yamadori, Sharpless si fa
forza e rivela a Butterfly che Pinkerton sta sì per ritornare, ma con la moglie americana. Butterfly resta
come fulminata; poi va a prendere il suo bimbo, nato pochi mesi dopo la partenza del padre. Commosso,
Sharpless promette di parlarne a Pinkerton ed esce. Butterfly e Suzuki sentono il colpo di cannone
che segnala l’attracco delle navi; Butterfly ordina a Suzuki di cospargere la stanza con tutti i fiori del giardino e si prepara ad aspettare Pinkerton.
Parte II
La notte è trascorsa in vana attesa; Suzuki convince Butterfly a salire in camera per riposare. Bussano
alla porta: sono Sharpless e Pinkerton; un rumore in giardino rivela a Suzuki anche la presenza della
bionda Kate, moglie di Pinkerton, che vorrebbe prendersi cura del bimbo di Cio-cio-san. Pinkerton
confessa all’amico il suo rimorso, la pena che prova alla vista del proprio ritratto sbiadito, alla fragranza
inutile dei fiori recisi per lui. Appena uscito Pinkerton, compare Butterfly, che resta impietrita nello
scorgere Kate e comprende finalmente la verità. Poi congeda tutti, anche Sharpless, che promette di tornare dopo mezz’ora con Pinkerton. Dopo aver abbracciato il figlioletto, Butterfly si uccide.
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 17 febbraio 1904.
È possibile esprimere la propria opinione sullo spettacolo collegandosi al calendario presente sul sito
www.teatroregio.torino.it o alla pagina Facebook® del Teatro Regio.
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Le ali spezzate di Butterfly:
una tragedia contemporanea
Note di regia
«Vogliatemi bene,
un bene piccolino,
un bene da bambino,
quale a me si conviene».
Il libretto ci dice che Cio-cio-san è una donna di quindici anni che è caduta in miseria e vive con la madre «povera molto anch’essa». Viene venduta da un sensale a un americano sconosciuto che per 100 yen
l’ottiene in sposa. Non è un matrimonio, è una compravendita e Cio-cio-san viene ribattezzata da quell’uomo con un nome americano: Butterfly. Dopo poco (un mese?) quell’uomo l’abbandona per continuare i
suoi viaggi e i suoi affari. La storia di Madama Butterfly è dunque basata su una vicenda di quello che
oggi si chiama turismo sessuale.
C’è un bel documentario girato qualche anno fa per la televisione inglese (My Boyfriend, the Sex Tourist
di Monica Garnsey, 2007) in cui si mostra esattamente una “Butterfly” di oggi e che si svolge in Thailandia, dove il sogno di molte ragazze è di riuscire a sposare un uomo occidentale che le assicuri una casa e
un futuro. Cio-cio-san sposa Pinkerton perché è povera e sogna di trovare l’uomo forte e ricco che la
riscatti dalla sua condizione di miseria.
L’ambientazione è sempre un fattore molto importante nella drammaturgia musicale di Puccini: BohèmeParigi, Tosca-Roma, Butterfly-Giappone... Non a caso nell’intestazione di quest’opera è scritto «tragedia
giapponese». Puccini si è documentato per inserire dettagli di ambientazione e sono consapevole che buona
parte del pubblico si aspetta di vedere una visualizzazione scenica di Nagasaki, o comunque del Giappone,
primo Novecento. Io ho rinunciato completamente a questa visione perché la trovo in qualche modo
rassicurante, edulcora e addolcisce la violenza di questa tragedia, che ho voluto mettere in dialogo con
il nostro mondo contemporaneo proprio per raccontare in maniera più evidente e immediata la sua
crudeltà. Da qui parte il lavoro sulla recitazione, sulla scenografia e sulla scelta dei costumi che ho sviluppato con il mio team.
Non penso che l’unico modo di rappresentare Madama Butterfly sia quello di usare ventagli e kimono e
di assumere gesti coreografici per dare allo spettatore europeo un generico sapore dell’antico Giappone...
Ritengo che il fattore centrale sia raccontare tutto il dolore che porta al suicidio finale, le ali spezzate di
una donna sfruttata da una società che lei non è assolutamente in grado di comprendere. La scena, ambientata in epoca presente, rappresenta la periferia di una grande città asiatica dove viene visualizzato
il conflitto tra la povertà e il mito del benessere. I cartelloni pubblicitari sovrastano e schiacciano la
prospettiva e in mezzo a questo degrado urbano c’è una piccola stanza di plexiglass: il sogno di Butterfly, il suo rifugio, la sua casa ma al tempo stesso la sua prigione, la sua condanna di bambola tenuta in
scatola e venduta, una volta a Pinkerton e poi pronta per essere rivenduta a Yamadori nel secondo atto.
Le scritte che si vedono sono fatte in tre lingue diverse: giapponese, cinese e thailandese e sono la traduzione di alcune citazioni del libretto. La nave bianca di Pinkerton è una lussuosa automobile, uno status
symbol di sicurezza, forza, ambizione, e fascino:
Poi la nave bianca
entra nel porto, romba il suo saluto.
Nella mia visione Butterfly è profondamente ingenua, intellettualmente ancora una bambina, illusa,
ignorante, servile fino a risultare imbarazzante: tre anni dopo la compravendita, molto seriamente chiede quando i pettirossi facciano il loro nido in America perché:
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Mio marito m’ha promesso,
di ritornar nella stagion beata
che il pettirosso rifà la nidiata.
Qui l’ha rifatta per ben tre volte, ma
può darsi che di là
usi nidiar men spesso...
Nella sua stanza tiene un pettirosso in gabbia, quasi una clessidra a misurare il tempo e una similitudine della sua stessa condizione. La sua, come dice Sharpless, è una «piena cecità».
Butterfly è nulla più di un giocattolo e Pinkerton, mentre continua a bere whisky e a ridere (le didascalie
si soffermano particolarmente su quest’ultima nota), pensa al giorno in cui si sposerà «con vere nozze, a
una vera sposa... americana». È tutto falso dunque, non c’è nulla di vero, di autentico, di sincero. Per
questo, giustamente, Pinkerton ride.
La scena iniziale del matrimonio non ha nulla di religioso, sembra piuttosto un mercato: tra le voci del
coro rimbalzano i commenti su quell’americano, già proposto da Goro ad altre donne lì presenti («l’offrì pur
anco a me»), mentre anche a Sharpless viene offerto l’acquisto di una ragazza esotica («Se Vostra Grazia
mi comanda, / ce n’ho un assortimento») e Pinkerton non esita a definire una burletta quella sfilata
«tolta in prestito, a mesata». L’unica illusa è Butterfly: «badate! Ella ci crede», avverte a malincuore Sharpless.
La tragedia è già tutta qui. L’indifferenza con cui questa donna viene trattata, il cinismo riguardo alla sua
fragilità, alla sua ingenuità costituiscono un’autentica violenza. È la violenza del mondo maschile, è la violenza di chi, come Pinkerton:
La vita ei non appaga
se non fa suo tesor
i fiori d’ogni plaga...
Pinkerton non ha nessun problema ad ammettere di essere disposto, per soddisfare i suoi desideri sessuali, a usare la violenza fisica contro quella straziante creatura:
di rincorrerla – furor m’assale
se pure infrangerne – dovessi l’ale.
È un mondo svuotato di ogni spiritualità, e sarà Bonzo a gridarlo a tutti. Questo personaggio – che, come
ogni giapponese può confermare, è una visione del tutto occidentale, perché nessun monaco giapponese si metterebbe mai a gridare... – piomba nel mezzo del brindisi e viene cacciato da Pinkerton il quale,
con la sua usuale finezza, afferma «in casa mia / niente baccano e niente bonzeria»!
Sharpless è a disagio di fronte a questa situazione. Da un lato è l’unico a mostrare un po’ di compassione per Butterfly, ma dall’altro è un codardo, un carattere quasi vigliacco; fin troppo diplomatiche sono
le sue parole nei confronti di Pinkerton, che evidentemente non vuole disturbare, non vuole scontentare. Possiamo immaginare che Pinkerton sia un suo compagno d’affari, nel mondo militare-economico,
un uomo ricco che compra quello che desidera e non vuole essere seccato.
La vera sposa di Pinkerton arriva solo alla fine: Kate Pinkerton. In tutte le produzioni di Butterfly che
ho visto, questa signora mi è stata presentata come una donna dolce e remissiva, schiva, garbata, di poche parole e di nobili sentimenti. Ebbene, io penso sia assolutamente il contrario. Kate Pinkerton arriva
e si porta via un figlio non suo, strappandolo alla madre, in nome di che cosa? Kate Pinkerton è una
donna avida e crudele. Degna sposa del marito che abbiamo già conosciuto. Mi verrebbe da dire che sia
pure sterile e che quel figlio ora verrà portato in America a fare l’università, così la signora Kate potrà
raccontare alle amiche di averlo salvato dalla povertà e dalla miseria di quel piccolo paese asiatico, in cui
sarebbe morto di fame.
Damiano Michieletto
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Teatro Regio
Walter Vergnano, Sovrintendente
Gianandrea Noseda, Direttore musicale
Orchestra
Coro
Violini primi Serguei Galaktionov*, Marina Bertolo,
Monica Tasinato, Claudia Zanzotto, Soyeon Kim,
Elio Lercara, Carmen Lupoli, Enrico Luxardo,
Miriam Maltagliati, Alessio Murgia, Laura Quaglia,
Daniele Soncin, Giuseppe Tripodi, Roberto Zoppi
Soprani Nicoletta Baù, Anna Beretta, Chiara Bongiovanni,
Anna Maria Borri, Cristina Cogno, Cristiana Cordero,
Eugenia Degregori, Alessandra Di Paolo, Manuela Giacomini,
Rita La Vecchia, Laura Lanfranchi, Maria de Lourdes Martins,
Pierina Trivero, Giovanna Zerilli
Violini secondi Marco Polidori*, Tomoka Osakabe,
Bartolomeo Angelillo, Silvana Balocco, Paola Bettella,
Maurizio Dore, Anna Rita Ercolini, Silvio Gasparella,
Roberto Lirelli, Anselma Martellono, Paolo Mulazzi,
Ivana Nicoletta
Mezzosoprani / Contralti Angelica Buzzolan, Shiow-hwa Chang,
Ivana Cravero, Corallina Demaria, Maria Di Mauro,
Roberta Garelli, Rossana Gariboldi, Elena Induni,
Raffaella Riello, Myriam Rossignol, Marina Sandberg,
Teresa Uda, Daniela Valdenassi, Tiziana Valvo
Viole Klaus Manfrini*, Alessandro Cipolletta,
Gustavo Fioravanti, Rita Bracci, Maria Elena Eusebietti,
Alma Mandolesi, Franco Mori, Roberto Musso,
Claudio Vignetta, Giuseppe Zoppi
Tenori Pierangelo Aimé, Janos Buhalla, Marino Capettini,
Gian Luigi Cara, Antonio Coretti, Diego Cossu,
Luis Odilon Dos Santos, Alejandro Escobar, Giancarlo Fabbri,
Sabino Gaita, Mauro Ginestrone, Roberto Guenno,
Vito Martino, Matteo Mugavero, Gualberto Silvestri,
Sandro Tonino, Franco Traverso, Valerio Varetto
Violoncelli Umberto Clerici*, Davide Eusebietti,
Giulio Arpinati, Alfredo Giarbella, Armando Matacena,
Luisa Miroglio, Marco Mosca, Paola Perardi
Contrabbassi Davide Botto*, Atos Canestrelli,
Fulvio Caccialupi, Giulio Guarini, Michele Lipani,
Stefano Schiavolin
Ottavino Roberto Baiocco
Flauti Federico Giarbella*, Rossella Cappotto
Oboi Gianni Viero*, Stefano Simondi
Corno inglese Alessandro Cammilli
Clarinetti Luigi Picatto*, Luciano Meola
Clarinetto basso Edmondo Tedesco
Fagotti Federico Aluffi*, Orazio Lodin
Corni Natalino Ricciardo*, Evandro Merisio,
Eros Tondella, Pierluigi Filagna
Trombe Ivano Buat*, Marco Rigoletti, Enrico Negro
Tromboni Gianluca Scipioni*, Enrico Avico, Marco Tempesta
Basso tuba Rudy Colusso
Timpani Ranieri Paluselli*
Percussioni Lavinio Carminati, Massimiliano Francese,
Simone Rubino, Fiorenzo Sordini, Andrea Vigliocco
Arpa Roberta Inglese*
* prime parti
Il professore Serguei Galaktionov suona un violino Giorgio Serafino Venezia 1748 della Fondazione Pro Canale di Milano.
Direttori di scena Riccardo Fracchia, Carlo Negro • Maestri collaboratori di sala Carlo Caputo, Luisella Germano • Maestro
rammentatore Andrea Mauri • Maestro alle luci Paolo Chimienti • Maestri collaboratori di palcoscenico Carlo Caputo, Luisella
Germano • Maestro collaboratore ai sopratitoli Giulio Laguzzi • Assistente del maestro del coro Andrea Campora • Archivio
musicale Enrico Maria Ferrando • Sopratitoli a cura di Sergio Bestente • Luci di scena e fonica Andrea Anfossi • Servizi tecnici
di palcoscenico Antonio Martellotto • Servizi di vestizione Laura Viglione • Coordinatore di progetto Enzo Busco
Scene Arianese, Pero (Milano) • Attrezzeria Teatro Regio • Costumi G.P. 11, Roma, Teatro Regio e Facis, Torino • Calzature
C.T.C. di Pedrazzoli, Milano e Epoca, Milano • Stampa grandi manifesti Peroni, Gallarate (Varese) • Parrucche e trucco Mario
Audello, Torino
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Mercoledì 18 Aprile 2012 ore 20
Venerdì 20 Aprile 2012 ore 20
Teatro Regio
Pinocchio
Opera in due atti
Libretto di Paolo Madron
liberamente tratto da
Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi
Musica di Pierangelo Valtinoni
Giulio Laguzzi direttore
Regia di Luca Valentino
Claudio Fenoglio maestro del coro
Scene e animazione pupazzi di Claudio Cinelli
Costumi di Laura Viglione
Luci di Andrea Anfossi
Movimenti coreografici di Anna Maria Bruzzese
Orchestra del Teatro Regio
Coro di voci bianche del Teatro Regio
e del Conservatorio “G. Verdi”
Con Angela Nisi, Maurizio Leoni, Marta Calcaterra
Allestimento Teatro Regio
Biglietteria: posti a € 15 - Under 16 € 10
Biglietteria del Teatro Regio - Tel. 011.8815.241/242: da martedì a venerdì ore 10.30-18; sabato ore 10.30-16
Vendita telefonica con carta di credito - Tel. 011.8815.270 (da lunedì a venerdì ore 9-12)
Informazioni - Tel. 011.8815.557 e www.teatroregio.torino.it
Eventuali disponibilità di biglietti anche per le recite di giovedì 19 e venerdì 20 aprile ore 10.30 dedicate alle scuole
Informazioni: Ufficio Attività Scuola - Tel. 011.8815.209
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Scheda di sala - Teatro Regio di Torino