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ROCKLINE
http://www.rockline.it/modules.php?name=Reviews&rop=showcontent&id=1199
E’comprensibile se diventerete oltremodo scettici nel momento in cui leggerete la definizione grind-hop. Non
si tratta però di una trovata goliardica, bensì del nuovo e innovativo lavoro di Miss Violetta Beauregarde. Odi
Profanum Vulgus et Arceo è il titolo dunque di una prova sperimentale che si pone come obbiettivo, quello di
unire la violenza del grind con la dinamicità e gli elementi di rottura dell’
elettronica. Ma prima di parlare della
musica è necessaria una parentesi sulla personalità estrema, se non addirittura esibizionista, di Violetta,
ragazza nata in Svizzera, cresciuta a Bergamo, che comincia a frequentare fin dai primi anni dell’
adolescenza
ambienti punk. Da qui, amica al liceo di Roberta (futura Verdena), comincia a bazzicare tra i gruppi della
zona e sperimenta con parecchie difficoltà cosa significa stare in gruppo. Da qui abbandona il bergamasco,
spostandosi verso Alessandria con il suo ex-ragazzo, dal quale apprende le potenzialità dei sintetizzatori.
Dopo le esperienze punk ed elettro-punk, decide quindi che la sua strada sarà quella di una one man-band,
sfruttando appieno le possibilità dell’
elettronica, nonostante lei stessa odi il genere e non l’
abbia mai
ascoltato.
Infatti la sua vera e totale vocazione è il punk-hardcore e di conseguenza il progetto MVB risente molto
dell’
aggressività del genere. Dopo un primo lavoro di successo, Violetta (conosciuta anche su Suicide Girls
col nome di Aiki) ci delizia con questo album che prende il nome da una frase dei Carmina di Orazio (“
Odio la
massa ignorante e la tengo lontana”
). L’
opera si sviluppa in sedici tracce per un totale di sedici minuti di
aggressività pura. Le tracks toccano una durata massima di un minuto e cinquanta secondi, in linea quindi
con i canoni del grind core, e sono stilisticamente caratterizzate da parti di synths acide, totalmente
selvagge, caotiche e dissonanti. Nonostante le apparenze però queste strutture vanno a creare
paradossalmente il tessuto melodico dell’
album. Canzoni come Flanger When You Die, Adolf Hitler’
s
Emotional Side, Max Cancè and the Cockring Industry, Try To Misunderstand this One, esprimono benissimo
l’
eccentricità di OPVEA e mettono soprattutto Violetta in una posizione privilegiata nella scena indie estrema
italiana. Nonostante però la davvero breve durata, l’
album è tanto potente e martellante che a fatica si regge
la durata complessiva. Bisogna chiedersi però se questo comporti effettivamente un problema, data la figura
di questa ragazza punk modello; in effetti con questo platter raggiunge appieno l’
obbiettivo prefissato e se
non altro Odi Profanum Vulgus Et Arceo costituisce lo specchio ideale della sua immagine (e quindi della sua
personalità?).
LOSING TODAY ONLINE
http://www.losingtoday.com/it/reviews.php?review_id=3253
Giunta al secondo disco (dopo un primo autoprodotto risalente a qualche tempo fa), mademoiselle
Beauregarde ci mette le cose in chiaro fin dal titolo (in latino, alla faccia del vecchio stereotipo del punk
ignorante e semianalfabeta). che dovrebbe significare più o meno "odio la 'massa' e ci sputo su" (o qualcosa
del genere, il vocabolario di latino l'ho messo in soffitta da anni).
Se poi si vuole capire come la gentil donzella la pensi in fatto di musica, basta correre con lo sguardo a Indie
Bad, Gabber Good, titolo del nono dei sedici brani qui contenuti, compressi in diciannove minuti circa.
Chiamatelo come volete: terrorismo elettronico? Caos industriale (dis)organizzato?
Al di là delle definizioni, ciò che resta è l'attacco senza soste sferrato dalla 'Miss', che su un sottofondo di
beat ossessivi, scariche elettriche, sincopi e frastagliamenti dà sfogo alla sua carica.
Acida e corrosiva, certo, più che mai nervosa, ma spesso e volentieri dai tratti irridenti, con parentesi
canzonatorie. Tra la scoperta dell' Adolf Hitler's Emotional Side, citazioni fumettistiche (I'm Wolverine and
you're a walrus...), parodie letterarie (The Unbearable Lightness of a Farm Tractor), digressioni
naturalistiche degne di Angela padre e figlio (I can't believe, hedgehogs have a bone inside their cock) e il
'sentito omaggio'di The man who shot at the squirrels - a tribute to Glen Benton (voce dei Deicide), Violetta
come l'eroina di un romanzo d'appendice ci accompagna nel suo mondo 'trasognato e un pò ingenuo'... e noi
beatamente ci facciamo prendere per mano...
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ROCKIT
http://www.rockit.it/pub/r.php?x=00005145
Lei è nata in Svizzera, parla italiano, canta in inglese e ha inciso per un’
etichetta americana un disco a cui ha
dato un titolo in latino. Ce n’
è abbastanza per parlare di multiculturalità? Bene, non è questa la chiave di
lettura del disco. Se dovessi usare una parola userei “
punk”
. Non nel senso di moda che furoreggiava a
Londra nel 1977, naturalmente, piuttosto nel senso di attitudine, qualcosa di universale che trascende i
popoli, le epoche e le culture. Trascende anche le ere storiche, se è vero che il titolo è un citazione di Orazio
che tradotta fa più o meno: “
Odio la massa ignorante e la tengo lontana”(Per la cronaca l’
Orazio in
questione non è il cugino di Paperino…).
Nel XXI secolo il punk si fa con l’
elettronica, prendendo spunto da Atari Teenage Riot, ad esempio, o dal giro
della Tigerbeat6 (Kid 606, Blectum from Blechdom…) Ideologicamente modello di riferimento sono Peaches
e la raunch culture in genere. Del resto Violetta ha poco da imparare in questo senso, vista la sua presenza
sul sito Suicidegirls.com, per tacere di certi video che ha diffuso in internet… Il suo talento musicale non va
però sottovalutato. Violetta condensa campioni sonori fino a farli esplodere ad imitazione di una supernova.
Nel processo, la sua voce infonde quel tanto di isterismo e acidità che servono per conferire alla fredda
materia elettronica un tono espressionista. A quel punto aggiunge un tocco di sana misantropia e il gioco è
fatto.
Manca forse solo un’
hit epocale a rendere questo disco perfetto. L’
ascolto è comunque d’
obbligo, con
l’
avvertenza di non esagerare col volume.
MUSICCLUB
http://www.darkclub.it/musicclub/jsp/rubriche/default_one.jsp?id_rubrica=5&id_numero=11577077451980&
id_testo=11577092909850
È proprio il caso di affermare: tanto rumore per nulla! Dove il rumore è sia mediatico (dichiarazioni sin
troppo entusiastiche da parte di certa stampa) che sonoro (quello prodotto da Miss Violetta Beauregarde, qui
impegnata con il secondo disco, fatto di sedici micro pezzi). L’
opzione scelta è quella del pastiche electro in
odore di Digital Hardcore Recordings, ma con molta meno convinzione rabbiosa, una volontà pop lo-fi mal
celata e quel sentore da riot girl per il puro gusto di fare la “
monella”
, che si sgonfia già dopo un paio di
ascolti. Album finto. Ridateci Hanin Elias! Altra donna solitaria, sebbene collocata in un diverso ambito
sonoro e pur se supportata da un gruppo esteso di musicisti per l’
esecuzione dei brani dai lei ideati e
prodotti, è Shara Worden (ovvero My Brightest Diamond). Leggendo la biografia ci fa piacere apprendere dei
suoi trascorsi (sin dalla più tenera età prescolare), che l’
hanno vista protagonista nelle vesti di musicista e di
donna creativa, sognatrice e persa nei locali “
avant in”di New York. Tutto molto bello, tutto appropriato per
darsi quel tocco naif che sembra andare tanto per la maggiore oggigiorno. Così come i termini di paragone o
ispirazione, messi lì come se (all’
apparenza) dovessero passare inosservati, quando poi in realtà si tratta di
PJ Harvey, Portishead, Kate Bush, Nina Simone e via discorrendo. Tutto estremamente cool. Peccato che al
sottoscritto interessino solo le undici canzoni di ‘
Bring Me The Workhorse’e queste sono, alla resa dei conti,
normalissime ballate malinconiche, un po’rock, un po’folk, un po’wave e un po’notturne, come se ne sono
già sentite a iosa. E non sarà certo l’
interpretazione vocale buona, ma non eccezionale, di Shara Worden a
salvare il lavoro dalla mediocrità e dal dimenticatoio in cui precipiterà nel giro di pochi mesi e dopo qualche
articolo sulle “
trend riviste”
.
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MUSICAPERDROGATI/BLOG
http://musicaperdrogati.blogspot.com/
Esce a settembre, o almeno così ho capito io. Non ci parliamo molto io e Violetta. Però me lo ha dato. E ora
me lo sto ascoltando. Cortissimo e concitato come d'uso. 19 minuti, cazzo! Dicevo. Me l'ha dato. L'altro
giorno al MiAmi. Dopo aver suonato sul palco principale alle 19. Anzi un pochino prima delle 19,
inspiegabilmente c'è stato uno scarto di anticipo....Mah! Insomma, vagavo vestito a guisa di indie victim
appena arrivato dal deserto, facendo finta di niente giravo attorno al banchetto dove stava seduta, accanto a
colui che forse è uno dei personaggi del suo blog: l'agente. Congetture, come dicevo pocanzi ci si parla quasi
un cazzo io e lei. Dicevo, giravo intorno. Dopo la sua brillante performance (molto dopo in realtà, non mi
decidevo). Mi vede e mi porge il manufatto. Poi mi dice di salutarla col baciamano. E li sbaglio, perchè oso
toccare con le labbra la sua manina. Come tutti voi sapete, non si deve fare. Vabbè. C'ho il disco ed è
potente e sfrontato come il precedente "Evidentemente Non Abito A San Francisco". Ma anche meglio.
Perchè c'è dietro Rico dei Uochi Toki, che l'ha registrato e mixato. E si sente. Tutto è potente e limpido, nella
sua sporcizia formale, nelle sue interferenze, nel suo affastellarsi di beat grassi filtrati, manipolati, svuotati e
riempiti (tipo le sacche di grasso che i due protagonisti rubano da una clinica per liposuzioni per fabbricare
sapone in Fight Club). Lei urla sempre. Tanto. Tanto quanto fa sul palco, ma purtroppo sul cd non la potete
vedere. Ecco, il cd è finito. Un'attimo che lo faccio ripartire e poi sono subito da voi. Ecco è ripartito. Ho
messo il repeat così non mi devo più alzare e interrompere il flusso di minchiate che il dischetto mi stimola.
Insomma, questo secondo dischetto esce per la rinomata Temporary Residence. Label che ha ospitato tra gli
altri gente come Fridge, Bellini, Cex, Mono, Explosion In The Sky, Tarentel, Envy (gli amici giapponesi dei
Mogwai) e molte altre stupende e inascoltabili bellezze del creato. A novembre la ragazza si farà un tour di
qualche settimana in America: notizia carpita a tradimento (perchè non lo stava dicendo a me, ma a un
esponente di Knifeville, anche se io ero li ad ascoltare...). Insomma, 19 minuti dicevo. Un turbine. Perfetto.
Titoli lunghi e apparentemente senza senso (quello che ho è un promo e non c'è il libretto coi testi,
mannaggia!). Copertina e grafica stra-cool dell'amico Altro Baronciani (con lui si parla di più: grazie Ale, e
grazie per il libro, poi ne ho comprata una copia per una mia amica...). Titolo in latino. Il bello è che se lo
mettete per intero su Google compare tra i primi link un sito che sembra russo (o polacco, mah!),
corrispondente a una pagina su cui si ascolta un brano dal medesimo titolo. Io non riesco ad ascoltarlo,
quindi non vi so dire cosa sia. A seguire un link dove viene svelato il mistero del significato:"odio la massa
ignorante e la tengo lontana" (espresso da Orazio in Carmina, III, 1: figa, anche le citazioni latine illustri
adesso. Sei troppo figa Violè...). E tutto fila, se seguite minimamente le gesta del rinomato blog della mi
urlatrice preferita. Ed è la rai con un articolo di approfondimento sul Rinascimento, in cui si disserta di
plebeo e volgare. Dateci un'occhio potreste imparare qualcosa. Già di parole ne ho spese fin troppe. E il bello
è che non ho ancora detto molto del disco in se. Sapete cosa vi dico: compratevelo quando lo trovate in giro
(su qualche sito si scova già), perchè io non mi sogno certo di metterlo in condivisione. E poi, cazzo, il solo
fatto che se ne parli su questo favoloso blog dovrebbe essere per voi tutti estimatori sintomatico della
qualità "drogata" di questo pezzo di plastica! Anche se scrivendo ste cose son sicuro di aver compromesso
ancora di più il mio rapporto con la ragazza che da nome a questo post...o forse no...mah, non so ancora se
scansionare la copertina e farvela vedere...in fondo, lei mica mi ha detto di non pubblicare nulla prima di una
data precisa, no? Non mi ha dato ordini di blindare il disco e non farlo vedere, sentire, parlarne con nessuno.
Sono combattuto tra la voglia di fare il figo e lo sborone e pubblicare sto post (così da essere il primo in
assoluto a parlare del dischetto in questione)- cosa che se state leggendo questo ammasso di bitume vuol
dire che è accaduta - e il non farlo e chiedere a lei il permesso - cosa molto improbabile-. Sono messo
proprio male. Nevvero? Intanto lo pubblico così questo post, con un'immagine di lei con vacca
finta...Teniamoci in contatto...Boh, alla fine ho scansionato anche la copertina: godetevela, è bellissima!
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SENTIREASCOLTARE
http://www.sentireascoltare.com/CriticaMusicale/Recensioni/2006/recensioni/MissViolettaBeauregarde.html
Eccola, dunque. Miss Violetta Beauregarde. L’
ex Suicide Girl sboccata, dirompente, esaltata. Una punk band
in una ragazzina alta così, per usare l’
azzeccata definizione di Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti.
Quella di cui tutti amano (s)parlare, perché donna, perché se non figa certamente bona, perché ama
scopare e non lo nasconde. D’
altronde, non si capisce per quale motivo dovrebbe farlo. È impagabile il
piacere di prendere in giro quelli che la sanno lunga e che ammiccano furboni a un certo video spuntato
chissà come su internet e diventato pura mitologia per tutti gli erotomani dell’
indie rock (“
Ehi, dammi retta,
quella là è brava solo a fare la porca a letto”
, come se fosse una cosa negativa).
Ma viva le donne che amano il sesso, cazzo. E viva Violetta, che con questo disco –Odi Profanum Vulgus Et
Arceo –manda a quel paese i paesanotti pettegoli di casa nostra, se ne va in America –dice niente il nome
Temporary Residence Limited? –e produce sedici brani per diciannove minuti di musica. E che musica: puro
punk sintetico, buttato all’
interno di un instabile commodore 64, frullato-processato-digitalizzato con sadica
cattiveria e infine ridisegnato nella sua confezione –ma non nella sua anima –secondo i dettami della
techno di dieci anni fa. Questa è Violetta: una che urla, urla e ancora urla (The Man Who Shot At The
Squirrels), che manipola tastiere e computer come se fossero martelli pneumatici (How To Use A Good Idea
Till It Turns Into A Bad Idea), che sferra violentissime sequenze di cassa rotterdam manco fossero ripetuti
calci nello stomaco (I'm Wolverine And You're A Walrus And I'm Kicking Your Ass).
Diciannove minuti, quindi. Pochi, diremmo in circostanze normali. Ma non è questo il caso. Perché arrivati
alla sedicesima traccia, ci ritroviamo già con la maglietta –rigorosamente a righe, tanto per confermare la
nomea di prevedibilità che accompagna l’
indie rocker –decorata da colate di sudore e adrenalina sotto le
ascelle. Se invece il display dello stereo avesse segnato i canonici quaranta minuti, ci sarebbe stato bisogno
della barella. O di una pasticca. Di viagra, naturalmente.
KRONIC
http://www.kronic.it/artGet.aspx?aID=2&sID=13894
Chi conosce questa artista nostrana sa già bene o male prima di ascoltare un suo nuovo lavoro quale può
essere l’
atmosfera surreale che potrà respirare. Nota anche come la prima Suicide Girl italiana, Miss Violetta
propone un electro-punk grind-hop dalle tinte grottesche, una sorta di incontro virtuale tra i Locust e Kid
606, una Tying Tiffany in versione cattiva. Il nuovo disco della nostra Miss suona come un pugno nello
stomaco e quello che colpisce è la sua predilezione per la sperimentazione che sembra legata ad un
futurismo che nella musica di oggi può prendere forma solo nell’
elettronica.
Fa piacere che sia un’
artista italiana la portabandiera di questo surreale sperimentalismo dove il punkhardcore incontra la techno per urlare coloriti deliri come “
Albanian on radar (la quiete remix)”o “
Indie bad,
gabber good”
. Sedici tele cubiste compongono questa galleria d’
arte dal titolo latino “
Odi profanum vulgus et
arco”
, disco che prosegue in un certo senso quel discorso lasciato in sospeso dal primo suo lavoro
“
Evidentemente non abito a San Francisco”
. Miss Violetta Beauregarde continua a stupire con la sua
passione per il caos e la sua insana interpretazione dell’
hardcore. Album iper-consigliato!
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KDCOBAIN
http://www.kdcobain.it/pagine/recensioni/missviolettabeauregarde.htm
Miss Violetta,aka Heidi666 (sul blog),aka Aiki (su Suicide Girl), è una ragazza con una personalità estrema,
che dice in faccia ciò che pensa e fa quel che vuole, senza limiti, in libera sperimentazione, come suonano i
suoi pezzi. Non nutre molta simpatia per le indie-rock band e le fa schifo l'elettronica (anche se alcuni
potrebbero accusarla di usare la stessa nei suoi album). Lei spiega semplicemente: "Faccio elettronica
perchè uso strumenti elettronici, ma l'attitudine è quella punk: se campiono qualcosa lo campiono da gruppi
harcore punk".
Una ventina di minuti la durata complessiva delle sedici tracce ,durante le quali corde vocali in fiamme
vomitano urla rabbiose e deliranti. Atmosfere cupe e grottesche miscelate a sprazzi di sadica cattiveria
infantile che spiegano la citazione di Orazio "Odio la massa ignorante e la tengo lontana". Il caos che
pugnala lo stomaco impreziosito da quei bassi sparati a mille che fan tremare le casse. Insomma, non
rientrerebbe facilmente fra le colonne sonore del "buon risveglio".
Il Commodore 64 dà all'album quelle sonorità tipiche dei videogiochi anni '80 in preda a qualche insidioso
virus informatico. Genere stilistico a cui si rifà anche la grafica del sito ufficiale. La carica acida,corrosiva e
ironica di Violetta si esprime totalmente nei titoli delle tracce, come "indie bad, gabber good","Non posso
credere che i porcospini abbiano un osso nel loro cazzo", o "La sporcizia fra le dita dei miei piedi". Un disco
violento, immediato, potente e martellante, che quasi a fatica regge l'ascolto continuato. Sconsigliato sia ai
bradicardici che ai tachicardici.
KALPORZ
http://www.kalporz.com/recensioni/odiprofanumvulgusetarceo-missviolettabeauregarde.htm
Un’
intera punk band in una tipa di un metro e mezzo. L’
hanno definita così, Miss Violetta Beauregarde, e non
sono andati molto lontano dal vero: dietro alle urla scomposte e all’
elettronica a basso costo, c’
è una ragazza
che ha l’
aria di divertirsi un mondo, facendo musica volutamente fastidiosa (ma mai inascoltabile) o
sputando veleno attraverso il frequentatissimo blog Heidi666. Intanto, nonostante il personaggio sia
diventato tremendamente cool, Violetta fa sul serio: smette i panni da Suicide Girl e si accasa alla Temporary
Residence, un’
etichetta di solito abituata a gentilezze di pop stranito o a grantici post-rockers emozionali, e
getta in faccia a tutti sedici bozzetti strillati a tutta gola.
Pare quasi di vederla, Violetta, mentre stringe il microfono e si agita sulle assi del palco facendo saltare le
basi: “
Odi profanum vulgus et arceo”(citazione di Orazio quanto mai appropriata, “
odio la massa ignorante e
me ne tengo lontana”
) è una devastante scheggia di diciannove minuti, capace di mettere assieme la furia
punk delle Bikini Kill con l’
hardcore digitale degli Atari Teenage Riot, ma senza l’
ansia politicizzata di
entrambe queste band. Qui tutto sembra fatto solo per sfogarsi divertendosi, dalle esagerazioni di “
Flanger
when you die”ai bassi gommosi di “
Try to misunderstand this one”
, dai delay di “
The dirt between my feet’
s
fingers”ai geniali titoli (dopo la “
Sesso illustrato per Silvestrin”del primo album, ora la nostra se ne esce con
un pazzesco Non posso credere che i porcospini abbiano un osso nel loro cazzo).
Se è vero che il punk e l’
estetica DIY hanno trovato casa nell’
elettronica, questo disco allora né è un simbolo
efficace: forse vale meno di quanto l’
hype ti fa credere, ma è comunque irrinunciabile. E comunque, poco
importa: tra un momento Violetta ricomincerà a vomitare parole di fuoco, su voi e anche su questa
recensione. Con un sorriso beffardo a incorniciare il tutto.
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