DRonEziNe
La prima rivista italiana sui droni
bimestrale  anno III 
6,50 EURO
N. 8 gennaio/febbraio 2015
magazine
dji inspire 1
quadricottero prosumer
scenari misti
come affrontarli al meglio
navi robot
nei laghi e nei mari italiani
contro la jihad
agrodron
droni militari antiterrorismo
qui non si vola
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sommario
Anno III- numero 8
GENNAIO-FEBBRAIO 2015
Rubriche
04 Editoriale
06 La parola alle imprese: FlyTop
24 Orizzonti: agricoltura
eventi
08 Quanti droni al CES!
Regole
12 Area (un po' meno) critica
16 Attività sperimentale: a che serve e come si fa
22 E se il drone è certificato all'estero?
50
Servizi
28 Assicurazioni, qualcosa si muove
Recensioni
32 DJI Inspire 1, quadricottero prosumer
40 I programmi che ti dicono dove non si vola
64 JJRC H8C, picolo drone ricreativo low cost
tecnica
46 Progettiamo le nostre eliche
66 Risparmiare corrente via software
speciale droni marini
50 Barche robot nei laghi e mari italiani
industria
56 Helicampro in Sudafrica
60 Agrodron, drone agricolo italiano
32
70
militari
70 Droni contro la Jihad
Ricerca
76 Un elicottero robot su Marte
77 Raggelante scoperta dei droni marini
L' editore ha fatto il possibile per contattare tutti
gli aventi diritto alle immagini rintracciabili,
ed è pronto ad accordarsi con eventuali aventi diritto
non rintracciati.
DRonEziNe - 3
editoriale
di stefano orsi
a che serve una legge
che nessuno fa rispettare?
I
IL REGOLAMENTO ENAC AVRÀ
ANCHE EVITATO IL FAR WEST,
MA SENZA CERTEZZA DELLA PENA
SI TORNA AL MEDIOEVO
DRonEziNe - 4
l 2015 è iniziato all'insegna dell'ottimismo, i droni civili godono della massima
popolarità, ne parlano i media, ne parlano
le signore dal parrucchiere, gli studenti intravedono una nuova possibilità lavorativa.
Mentre metà del mondo mondo soffre la
fame, dall'altro lato del pianeta si accendono
le sfavilanti luci del CES, il salone dell'innovazione e tecnologia e forse in molteplici
casi del superfluo.
Dilaga la moda dei selfie, anzi dilaga la
moda dei droni che scattano i selfie, persino
tascabili o da polso. Schiacci un pulsante
sulla app dello smarphone e il drone fotografo ti segue e immortala i momenti della
tua vita, sportiva o sedentaria che sia.
Sotto Natale abbiamo visto i negozi di
giocattoli, di modellismo e le grandi catene
della super distribuzione prese d'assalto, tutti volevano un drone e più di ogni altra cosa
tutti volevano provarlo. Giardini pubblici,
parchi naturali, strade, tutti i posti sono
stati promossi a campi di volo dove provare
i nuovi gadget e in fin dei conti stiamo
parlando di giocattoli che peraltro non sono
nemmeno contemplati (per fortuna) dalla
normativa Enac, ma quali rischi corrono
questi padri di famiglia, quali rischi fanno
correre questi ragazzini di una volta agli
inconsapevoli passanti?
La legge non ammette ignoranza, ma non
esiste oramai trasmissione televisiva che non
mostri riprese aeree fatte dal drone, non
c'è un solo TG o un giornale locale che
quotidianamente non parli dei droni e del
loro utilizzo in ambiti sino a qualche anno
fa impensabili.
Oramai pienamente sdoganata, la parola
“drone” non identifica più i robot volanti controllati dai signori del pianeta che
comodamente seduti al calduccio della loro
sala operativa e di fronte ad enormi mega
schermi, con una tazzina di caffè al fianco,
sganciano missili su bersagli ignari della
minaccia incombente dal cielo e del killer in
divisa a decine di migliaia di chilometri di
distanza. Per tutti "Drone" è una macchina
fotografica che vola. Non servono conoscenze aeronautiche, non servono corsi o
preparazioni, nessuna visita medica è richiesta. Basta caricare le batterie, schiacciare il
pulsante per il decollo e godersi lo spettacolo. Loro, i genitori facoltosi, ma nemmeno
più di tanto, possono forse permettersi il
lusso di non essere a conoscenza che i droni
potrebbero mettere a serio repentaglio i voli
di linea, se giocano nei pressi di aeroporti.
Possono non sapere che mettono in serio
rischio la sicurezza delle persone che sono
a terra con le eliche del piccolo giocattolo
affilate come rasoi.
Invece chi vola per professione, coloro che
mostrano immagini spettacolari, inedite
e mai viste sulle riviste, sui giornali, negli
special televisivi sicuramente conoscono
le regole e sanno che solo una manciata di
questi voli sono stati autorizzati da Enac.
Gli operatori del settore lo sanno, non possono non esserne al corrente, ma come si
comportano? E sopratutto come reagiscono
ai vertici dell'Ente che ha regolamentato un
settore che correva il rischio di divenire un
Far West incontrollato?
L'attività di repressione di questi fenomeni non richiederebbe nemmeno troppe
risorse per attività investigative, non serve
attingere a database o svolgere attività di
controllo incrociate. Basterebbe accendere
la tv, scegliere un canale a caso e domandare
all'emittente chi ha eseguito la tal ripresa
sulla testa della gente andata in onda il tal
giorno alla tal ora.
Piangono ai vertici dell'Enac, ammettendo di non avere poteri e giurisdizione sui
furbetti che infrangono sistematicamente e
con cognizione il regolamento, ma se una
legge non viene fatta rispettare, e soprattutto
se non vi è la certezza della pena, ahimè
viene da pensare: “siamo in Italia, tutto è
permesso”.
Avremo forse evitato il Far West, come
spesso abbiamo sentito dire.
Ma l'impressione è quella di essere sprofondati in un tetro Medio Evo. 
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D
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la parola alle imprese
Droni
D
che portano
i cosa si parla quando si parla di droni? Della tecnologia,
certo. Di mezzi sempre più performanti, leggeri, manovrabili. Si parla dei sensori che sono in grado di trasportare. Si parla delle infinite applicazioni in cui i droni possono
essere impiegati, che vanno dall’ambito professionale a quello
ludico. Ma si parla anche di un mercato in forte crescita che,
staccatosi dall’alveo dell’aeromodellismo, comincia ora a farsi
largo seppur tra mille difficoltà.
Ottobre è stato un mese pregno di eventi: la Roma Drone
Conference dedicata al drone journalism, in cui si è potuto assistere al primo volo autorizzato da Enac in area critica in Italia;
Dronitaly a Milano, che forse può essere considerata la prima
fiera vera e propria dedicata al settore; ed il workshop internazionale “Creare opportunità di lavoro attraverso l’aerospazio”
tenutosi a Napoli, che ha ospitato anche una sessione dedicata
ai droni durante la quale è stato possibile ascoltare le storie e le
esperienze di alcune startup italiane.
Vale la pena soffermarsi su quest’ultimo evento che, sebbene
non abbia ricevuto la stessa visibilità degli altri due, ha tuttavia
mostrato una particolare valenza.
L’interesse suscitato dall’incontro napoletano è legato al fatto
che – per la prima volta forse – il neonato settore dei droni ha
goduto di visibilità a fianco di ambiti più tradizionali (come
ad esempio l'aviazione generale e gli aeromobili di nuova generazione), attirando l’interesse degli addetti relativamente ai
risultati fin qui ottenuti dal punto di vista tecnologico e delle
prospettive di crescita.
DRonEziNe - 6
lavoro
L'autore
Fulvio Bernardini, responsabile
della comuniczione di Flytop.
È possibile creare lavoro nel mondo dei droni? Se sì, quali sono
gli ingredienti per fare impresa in questo ambito, oggi? Come
responsabile della comunicazione di FlyTop, una delle aziende
di punta in Italia, ho provato a fornire un punto di vista basato
sulla nostra esperienza azzardando nel contempo un possibile
indirizzo d’azione.
Inutile dire che, per avventurarsi in questo affascinante mondo,
è necessaria una forte dose di passione ed è indispensabile avere ben chiaro il target iniziale verso cui indirizzare la propria
offerta, tentando il più possibile di affidarsi ad una vision che
contempli gli sviluppi futuri, sia dal punto di vista tecnologico
che applicativo.
Un po’ quello che è successo inizialmente a FlyTop: alcuni
professionisti attivi nel settore topografico con in comune la
passione per il volo cominciarono a produrre in casa dei velivoli. Una passione dispendiosa, che richiedeva molto tempo e
denaro. Quando i primi prototipi cominciarono ad essere richiesti fu necessario introdurre un minimo di pianificazione.
interventi
I profitti ottenuti dalla vendita dei primi mezzi, ancora grezzi e – in Italia come anche in altri paesi – offre grandi opportuniprodotti a tempo perso, furono reinvestiti in tecnologia miglio- tà, ma è ancora relativamente giovane. Ed è proprio la sua frere e forniture più affidabili. Si decise di puntare sulla qualità e schezza a renderlo fragile. Non è dunque possibile affrontare la
e, contemporaneamente, si cominciò a rosicchiare sempre più questione della regolamentazione con uno spirito di chiusura:
un muro contro muro potrebbe essere fatale.
tempo alla prima professione.
Forse fu proprio allora che l’idea di costituire una vera e pro- È necessario invece comprendere e assimilare il pensiero di
Enac, senza per questo rinunciare alla dialettica: l’ente fa il propria azienda produttrice di droni nacque veramente.
Da semplice realtà aeromodellistica, FlyTop entrò nel novero prio lavoro e non è nemico dei droni. Si sta sforzando di regoladei produttori italiani di APR professionali. In poco tempo co- re un settore che fino a poco tempo non aveva legislazione, con
minciarono ad arrivare i primi ordini e con questi il bisogno di l’obiettivo di migliorare la sicurezza di tutti. I risultati migliori,
dotare l’azienda di una struttura più articolata, in modo da sod- per le aziende e per la comunità, si otterranno solo operando di
concerto con le esigenze dell’Enac, prodisfare le richieste di clienti sempre più
ponendo soluzioni e evolvendo i sistemi
esigenti e orientati ad impiegare i mezzi
A ogni fiera si rinnova
di pari passo con la norma.
per applicazioni sempre più specifiche.
l'interesse di un pubblico
Le aziende devono quindi porsi come
Ciò ha favorito nuovi investimenti, nel
intermediari informati tra i clienti e le
personale soprattutto: ingegneri aerosempre più qualificato
istituzioni, valutando la possibilità di
spaziali per le fasi di progettazione e
e di valore
svolgere o meno dei lavori – di vendere
assemblaggio, esperti di aero-modellio meno dei mezzi –, quando le richieste
smo, ancora per la fase di assemblaggio,
o le intenzioni del cliente non rispondama anche per garantire quello specifico
know-how ‘manuale’ maturato dopo anni sui campi di volo, no agli standard imposti ‘dall’alto’.
e tanta comunicazione, quale veicolo per acquisire visibilità e Per quanto riguarda le indicazioni del mercato, invece, per le
giovani aziende del settore dei droni si tratterà di intercettare
promuovere le proprie attività.
In poco più di un anno sono state gettate le basi per sviluppare e possibilmente anticipare i possibili ambiti applicativi, propouna realtà imprenditoriale concreta, capace di attrarre l’inte- nendo soluzioni mirate, tecnologicamente performanti ed in
resse di diverse tipologie di clienti (professionisti, istituzioni e grado di soddisfare i bisogni dei clienti. L’impiego dei droni
università) e – cosa da non sottovalutare in questi tempi severi in ambito professionale trova infatti limiti solo nell’inventiva
e nella visione a lungo termine dei produttori e dei fornitori
– creare lavoro, puntando sui giovani.
Gli ingredienti per raggiungere risultati di questo tipo sono di servizi. La strada è lunga ed in questo momento sembra di
elencati poco sopra, e un processo del genere è assolutamen- essere in salita… e forse non si tratta solo di un’impressione.
te replicabile. Tutto parte da un’idea concreta, dalla possibilità Ma lo scenario è roseo. Perché sotto sotto, quelli del settore,
di investire un po’ di denaro e di tempo ma, soprattutto dalla la sensazione che le cose possono funzionare ce l’hanno ogni
passione per questo fantastico mondo: cosa che, a ben vedere, qualvolta si svolge un evento: l’interesse del pubblico infatti c’è,
fortunatamente accomuna tutti i player italiani. Bisogna cre- ed è sempre più qualificato e di valore.
Sono segnali importanti, questi. Sarebbe miope non volerderci, insomma.
li interpretare come tali, sia dal punto di vista aziendale che
istituzionale. In ballo, poi, oltre agli aspetti commerciali, c’è la
Il ruolo delle istituzioni
Tutti gli elementi sopra elencati, però, devono necessariamente possibilità di mettere in mostra, a livello internazionale, di cosa
integrarsi con la componente istituzionale e con le esigenze di è capace l’eccellenza italiana: ed è proprio nelle difficoltà che
si producono lampi di genio. Niente paura, dunque. E occhi
un mercato molto dinamico.
A livello istituzionale l'interlocutore èEnac. Il settore dei droni aperti: il futuro ci appartiene! 
DRonEziNe - 7
Droni
CES
che
I droni hanno spopolato al CES
di Las Vegas, la più grande fiera
mondiale dell’elettronica di consumo.
Non hanno sbalordito solo il pubblico,
ma anche noi
Di matteo campini
P
er la prima volta i droni debuttano alla kermesse di Las
Vegas, ed è un arrivo in grande stile, quasi una conquista. Non era mai successo che il CES dedicasse un’intera sezione solo a loro, i robot volanti senza pilota, che hanno
incantato il pubblico non solo al chiuso ma anche nel vicino
deserto del Nevada.
È stata l’occasione di vedere dal vivo macchine di cui avevamo solo sentito parlare, prototipi o addirittura semplici idee e
qualche rendering che però hanno ricavato montagne di soldi
dalle piattaforme di crowdfunding e sono diventate realtà a
suon di dollari.
I maggiori consensi li hanno registrati le macchine automatiche per fare selfie volanti, soprattutto quelle che fanno a meno
del radiocomando, dando una preziosa indicazione a tutta
l’industria dei droni ricreativi: la gente non vuole aeroplani,
vuole macchine fotografiche volanti. Il cliente non vuole pilotare, vuole filmare. 
DRonEziNe - 8
Nixie, il drone da polso
Un drone braccialetto sempre pronto per fare dei selfie
dall’alto. Questa è la filosofia di Nixie, il team diventato famoso per essere stato finalista al Make It Wearable di Intel,
concorso per creare imperdibili gadget hitech indossabili. E
rappresenta in pieno la tendenza dei droni del prossimo futuro: non aeromobili ma pure e semplici fotocamere volanti.
L’idea è sicuramente intrigante, un semplice gesto del braccio lancia per aria il drone, così l’altra mano rimane libera;
una cosa molto importante visto che il quad braccialetto è
pensato per fare selfie durante gli sport estremi, tipo tenersi
aggrappati a una roccia o fare downhill in bici, ma nel video
che presentava l’idea si son visti anche sport ben più rilassanti, tipo fare yoga in bilico su corda tesa.
Tutte cose dove una mano libera serve, eccome. Finora
Pixie si era visto solo come idea futuribile e non pareva
molto realistica. Ma il prototipo che ha deliziato il pubblico
del CES riscuotendo applausi degni di una grande star ha
dimostrato che Nixie non era solo un concetto astratto ma
una macchina che potrebbe un giorno essere prodotta per
davvero. 
AIRDOG, SELFIE A 70 ALL’ORA
il drone di AirDog, costruito esplicitamente per i selfie aerei durante gli sport estremi, ha riscosso moltissimi consensi, grazie anche alla sua praticità: si ripiega e si infila in uno zaino, è veloce (45 miglia all’ora, circa 70 km/h, fin troppi… e meno
male che l’hanno limitato via software) e con una autonomia di tutto rispetto, 20 minuti.
È talmente facile da usare che non ha nemmeno un radiocomando, infatti si manovra attraverso un controller che sembra
un grosso orologio da polso, e per il resto fa tutto lui: decollo, atterraggio e videoripresa. Per dimostrare in modo spettacolare le capacità del drone, è stato mostrato un video girato nel deserto appena
fuori Las Vegas dove il drone volava al guinzaglio tenuto al polso (riteniamo che
il filmato sia piaciuto molto ad Enac) inseguendo una dune buggy lanciata sulle
sabbie. Il drone pesa poco meno di due chili (1.850 grammi) con una GoPro e batteria Lipo 3s da 5000 mAh. Come molte delle macchine presentate al CES, non è
ancora in vendita ma può essere preordinata al sito del produttore per poco meno
di 1300 dollari (1100 euro circa).
HUBSAN FA SUL SERIO
Hubsan è azienda cinese nota per droni di buona qualità
ma di fascia piuttosto bassa: belli, ma pur sempre giocattoli. Adesso ha deciso di fare sul serio con Hubsan 4 Pro, un interessnte quadricottero con un ancor più interessante radiocomando che integra
il ritorno video (1000 metri di portata) in dual
band: 2,4 GHz per i comandi, 5,8 GHz per il video che viene presentato sul grande schermo al
centro del trasmettitore.
La caratteristica più appariscente è il paracadute,
verosimilmente opzionale, che interviene automaticamente in caso di urti o problemi, e apprezziamo
molto il fatto che sia ventrale, così in caso di necessità il drone atterrerà sulla schiena proteggendo
la telecamera.
A proposito di telecamera, è un’unità di qualità molto convincente a 1080p che – si
dice – dovrebbe essere compatibile
anche con gli occhiali FatShark, ma
non abbiamo trovato conferme a questa
ipotesi. Come non abbiamo conferme del fatto che dovrebbe integrare la funzione “arcade” per far sì che il drone
si sposti sempre nella direzione in cui si muove lo stick,
indipendentemente dalla posizione del drone rispetto al
pilota. Quel che è certo è che decollo e atterraggio sono automatici e si possono pure definire i waypoints per il volo
automatico. Il gimbal brushless ha tre gradi di libertà
e si controlla con delle pratiche rotelle sulla radio, che
bella non è, ma pare molto pratica.
Insomma, un drone molto convincente che segna l’ingresso di Hubsan
nel segmento prosumer. Interessante anche l’autonomia. Hubsan
dichiara 40 minuti con una LiPo 3S
(probabilmente) da 7000 mAh. Insomma, un temibile concorrente non
solo per il DJI Phantom ma anche per
l’Inspire 1, molto dipenderà dal prezzo che al
momento in cui scriviamo non è stato ancora
fissato. 
DRonEziNe - 9
Intel, una telecamera 3d
per evitare persone e cose
I
nsegnare ai droni a navigare in sicurezza tra persone, case
e automobili è la chiave per il futuro dei robot volanti. Ci
sono molte strade per costruire sensori adatti alla navigazione in ambienti affollati, e al CES abbiamo assistito a una
demo davvero impressionante di AscTec, che ha equipaggiato una flotta di esacotteri FireFly con la telecamera 3D
Intel RealSense: una camera intelligente che non è nata
per i droni, ma per il riconoscimento facciale e per capire le
emozioni di chi sta davanti a un tablet o a un computer, ma
che installata sugli esacotteri ha dimostrato un’incredibile
capacità di dar loro la possibilità di reagire alla vicinanza
delle persone.
Oltre a stare lontani dalla gente, le telecamere Intel hanno
potuto aiutare gli esacotteri a muoversi in un ambiente sconosciuto evitando gli ostacoli. 
Inspire Stick, un inspire 1... senza il quadricottero
DJI va molto fiera della telecamera 4k che equipaggia il nuovo Inspire 1, tanto che ha pensato di farne una versione
da portare in mano, senza quadricottero. In mancanza di un nome migliore per ora l’hanno chiamata semplicemente Inspire Stick. Usa lo stesso gimbal dell’Inspire 1 e ha due modalità di funzionamento: o cerca di tenere a fuoco e al
centro della ripresa il soggetto inseguendolo, oppure può effettuare
panoramiche, e si muoverà fluidamente a destra e sinistra e viceversa mentre si tiene in mano lo stick.
Lo stick ha un supporto dove tenere uno smartphone per controllare
l’inquadratura, e il video verrà inviato al device attraverso la app scaricabile gratuitamente e pensata per l’Inspire 1, mentre la registrazione avviene su una SD Card che equipaggia la telecamera. Il tutto
è compatibile con il quadricottero, quindi la camera può passare in
un attimo dal drone allo stick.
L’idea, dicono in DJI, è venuta nel vedere quanta gente usava l’Inspire 1 come steadycam, tenendolo in mano. Ma non è poi così
comodo brandeggiare un drone da tre chili solo per fare qualche ripresa. Lo stick è molto più ergonomico, ma non si ha ancora nessuna
idea né sul prezzo né se questa telecamera sarà veramente messa in
Exom, il quadricottero professionale
di sensefly (Parrot)
D
opo una breve presentazione alla fiera Intergeo di
Berlino, Sensefly (consociata Parrot) ha scelto il CES
per presentare al grande pubblico il suo quadricottero professionale eXom.
La macchina si propone di abbassare decisamente il carico di lavoro del pilota, con un volo il più automatico
possibile. Ha cinque telecamere per mostrare all’operatore tutti gli angoli di visione senza che si debba muovere
il gimbal: Parrot definisce questa funzione simile alle telecamere di parcheggio delle automobili moderne. E non
basta: la macchina ha sensori di prossimità che avvisano
l’operatore della distanza del drone dagli ostacoli. Sarà la
volta che finalmente non finiremo più sugli alberi? Ma nel
caso apprezziamo i paraeliche in fibra di carbonio, che più
DRonEziNe - 10
che l’elica servono a proteggere eventuali persone investite dal drone. La macchina è equipaggiata dall’interessante
testa ottica TripleView, che permette di riprendere video
HD, fotografie e termografie tutto contemporaneamente. I
prezzi ancora non sono stati rivelati. 
Il più piccolo quadricottero
del mondo adesso ha l’FPV
p
roto-X è il più piccolo quadricottero del mondo, e
non gli mancano certo le imitazioni cinesi, per cui
lo si trova molto simile sotto marchi e nomi diversi.
Per scrollarsi di dosso gli imitatori, il produttore Protoquad ha fatto un piccolo miracolo di ingegneria e ha sfornato Proto-X FPV che ha una piccola ma molto ben fatta
camera a 1280×720 pixel per il volo FPV: il segnale viene
inviato allo schermo montato sul trasmettitore e ha una
portata di oltre 70 metri, molto più di quanto serva al piccolo quadricottero, che è nato per volare al chiuso in una
stanza, anche se se la cava abbastanza dignitosamente pure
all’esterno.
Visto che proprio era impossibile inserire camera e trasmettitore nel ProtoX originale, la versione FPV è un po’
più grande, ma sempre un moscerino; 115 mm x 115 mm e
58 grammi di peso, quindi si gioca con l”Hubsan h107d il
titolo di microquad FPV più piccolo del mondo, mentre il
ProtoX senza telecamera è un microbo da 45 mm x 45 mm
e pesa 11 grammi (!). Il prezzo negli USA è altino, circa
225 dollari, circa 200 euro. I filmati sono anche salvati su
una SD Card (inclusa). 
Un mercato da 130 milioni di dollari
130 milioni di dollari, +50% anno su anno: il mercato dei
piccoli droni civili decolla e si fa sempre più interessante. I numeri sono stati rivelati dalla potente Consumer
Electronics Association. E le previsioni sono che tocchi il
miliardo di dollari per la fine del decennio. Naturalmente si parla solo di piccoli droni consumer, e fuori dal conteggio non ci sono solo i grandi droni militari ma anche
tutti i modelli professionali, agricoli e industriali. 
quadricottero con la modalità “auto-follow” permette
alla macchina volante di seguire le imprese del pilota, o
meglio di colui che tiene lo smartphone o il tablet tra le
mani durante un’avventura sportiva, per esempio lo sci,
Un fantasmino da 650 mila dollari una escursione a piedi o il surf. Le altre modalità di volo,
G
host è stato uno dei droni più ammiratoi del CES.
La curiosità non era tanto dovuta al quadricottero
in sé, che alla fin fine non è poi nulla di particolare, quanto per l’incredibile successo che ha riscosso sulla
piattaforma di crowdfunding Indiegogo: 650.000 dollari a
fronte di una richiesta iniziale di “soli” centomila.
A differenza di altri droni, Ghost non richiede alcun montaggio nè un telecomando separato. Può essere controllato
da un app per smartphone veramente user-friendly, che
invia un avviso quando la batteria è scarica. Il piccolo
quali decollo e atterraggio, sono tutte pre-programmate rendendo il Ghost un mezzo altamente robotizzato. Il
Ghost si inserisce a pieno titolo in quella vasta fascia di
droni “sportivi“, da usare in abbinamento con action cam
per filmare le scene all’aperto in completa autonomia,
che di fatto sono state le
vere star del CES. 
DRonEziNe - 11
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critica
Di Luca Masali
Zona franca e scenari misti rendono
più abbordabili le operazioni
specializzate critiche. Ma la circolare
Enac aumenta le responsabilità di
operatore e pilota
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aVit aut harum et hil eum ut laccus qui rem quassunt.
Ur aut mo doluptur? Alitior sita esendant qui dolorum
harcil id quasseq uasinisquae voluptias et milless inimet ipietur eiunda sime repraestem harumque ex et fugit iuntem utatem quo eum utae. Itat laccatibero iunto corae nonsed
que cuptaspel ma id quas eatis et fuga. Ferum volorem rem
ipsa nonet et volupicae ex eiuscit volorum, quia dia cus.
Sum eseque magnatis acea non rest re nesentibus nis persped
et prorionseque net ad et aut latur aut etur repero beatest
orehent maio berat quis autendanimil magnis di volupta epellupta si suntiasperae conemollut exeris eos maio que netur?
Quo omnihil ium laboraturia nam nonemol uptatemporem
La prima OC
Carlo Facchetti di Geoskylab (a sinistra).
La sua azienda è la prima
organizzazione di consulenza
per la filiera dei Sapr riconosciuta da Enac.
DRonEziNe - 12
eum recaernatem aut lam ex excesti nvenimo tem del is ducillor reptia apernatur?
Ab inistorum alit experec aeperumque el inciam, utati incipit
iatiis ut is aces consenis dolent occatus apiento qui delliquatia
porupta conse parcimus am res etur, sunt libusci enimet perite
lant, invenim perferum consequunt laccatur ra pa nia disque
modis voluptium qui cum dolupis aut quatibus, quatem que
veritib uscias esecto inis mo explabore exerionsente labor abo.
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Normativa
Questo o quello, per me pari son
L’Authorithy non fa differenza tra cavo di ritenzione
o terminatore del volo, basta che ci sia uno dei due.
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Come affrontare gli scenari misti
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LA GUIDA GALATTICA
DEL MULTIROTORISTA
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DronE
Il primo manuale in italiano sui droni, a cura
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Attività
sperimentale
Come si fa
Quanto dura
Quanto costa
DRonEziNe - 16
Normativa
Lavorare con un drone commerciale
non certificato come il DJI Phantom
è possibile, e si può anche fare lavoro
aereo con un drone autocostruito.
Ma bisogna passare per l’attività
sperimentale
L’
attività sperimentale è necessaria per ottenere da Enac
il riconoscimento di un Sapr, ogni volta che si ha a che
fare con un drone che non ha un certificato di tipo, e
quindi non è stato collaudato e certificato e dal costruttore.
Al momento è una procedura che riguarda la quasi totalità dei
droni sul mercato italiano. Per esempio tutti i DJI, dal Phantom all’S1000: nessuno di loro ha un certificato di tipo. Oggi
se si vuole usare un mezzo non certificato per lavoro, per la
DRonEziNe - 17
legge è come se il pilota stesso ne fosse il costruttore,; sarà lui
quindi a dover sottoporre il suo mezzo a Enac per l’approvazione, proprio attraverso la fase sperimentale. Diventare per
Enac “costruttori” di un Phantom non è un escamotage, o una
piccola furberia: è la procedura maestra disegnata dalla nostra
Authority aeronautica.
Ne parliamo con Carlo Facchetti di Geoskylab, prima organizzazione di consulenza riconosciuta da Enac.
attività sperimentale
Visita medica
Tra le cose che servono per
iniziare l’attività sperimentale
c’è la visita medica aeronautica
di II classe.
Come si fa a cominciare questo dialogo tecnico con Enac?
«Si manda a Enac una richiesta di inizio dell’attività sperimentale, usando un modulo, che si può scaricare dal loro sito,
chiamato "Dichiarazione di rispondenza al regolamento – attività sperimentale". A questa documentazione si allegano la
descrizione di configurazione del nostro Sapr e la descrizione
del tipo di programma sperimentale che andremo a svolgere.
E, soprattutto, un’analisi del rischio specifica per l’attività che
andremo a svolgere.»
Quando si comincia questo iter bisogna già essere piloti certificati di Sapr?
«Bisogna avere un'assicurazione idonea in corso di validità (i
soci di DronEzine hanno diritto a sconti per le polizze di Cabi,
partner assicurativo della rivista) e bisogna avere almeno fatto
il corso teorico in una delle oltre 50 scuole di volo attualmente
operative (l’elenco completo sul sito www.dronezine.it, in molti
casi i soci di DronEzine hanno diritto allo sconto).
Oppure bisogna possedere una licenza da pilota di aeromobili
o ultraleggeri in corso di validità. E poi è necessario avere un
certificato medico almeno di II classe.
Solo quando si hanno questi documenti in mano si può cominciare l’attività sperimentale. Il pilota in effetti in questo momento non può essere qualificato al pilotaggio di quel mezzo,
perché l’attività sperimentale riguarda i Sapr che non hanno un
certificato di tipo oppure che sono autocostruiti, quindi nessuno può avergli rilasciato l’abilitazione della parte teorica. Lo
scenario è quello di una macchina che per la legge non ha mai
volato.
Ricapitolando, in questa fase si presenta a Enac un drone autocostruito, oppure un drone commerciale, magari adattato alle
DRonEziNe - 18
Cosa serve per cominciare
SCUOLA: per prima cosa, il pilota deve
avere frequentato una delle scuole di volo
per Sapr certificte Enac: ormai sono più di
50, l’elenco lo si può trovare sul sito Dronezine.it.
In molte scuole i soci di DronEzine hanno
diritto a uno sconto.
ASSICURAZIONE: serve un’assicurazione
aeronautica professionale per Sapr. Anche
in questo caso, i soci di DronEzine hanno
interessanti sconti sulle polizze di Cabi
Broker. La legge richiede solo la polizza
per la Responsabilità Civile con un massimale intorno a 800 mila euro.
VISITA MEDICA: bisogna avere superato
una visita medica aeronautica almeno di II
classe, la stessa che fanno i piloti di aerei
da turismo, hostess e paracadutisti.
Sul sito Enac c’è l’elenco di tutti gli AME,
Aero Medici Esaminatori che possono rilasciare l’attestato.
DOMANDA: per cominciare l’iter, si manda a Enac una richiesta di inizio dell’attività
sperimentale, usando un modulo che si
può scaricare dal sito Enac e si chiama Dichiarazione di rispondenza al regolamento
per l’attività sperimentale.
normativa
nostre esigenze o a quelle di Enac, per esempio dotandolo di
un sistema a doppia terminazione del volo per poter affrontare
gli scenari misti.»
E alla fine del percorso sia il pilota sia il drone hanno fatto
un passo avanti nella loro carriera, giusto?
«Questo è molto importante: la fase sperimentale è un percorso che si affronta passo dopo passo. L’attività sperimentale si
articola in varie fasi: la prima è la fase ground, a terra, dove si
vanno a valutare tutti i sistemi basici di funzionalità del mezzo.
In questa fase il pilota responsabile fa una valutazione sul corretto funzionamento dei vari dispositivi di bordo, esprimendo un giudizio sulla base di una scala di voti di derivazione
aeronautica. Nella seconda fase si sperimenta tutto l’inviluppo
del volo. Ciò significa che il drone dovrà eseguire le manovre
tipiche delle missioni che sarà chiamato a svolgere durante la
futura attività commerciale. Al termine della sperimentale si
sarà verificata l’idoneità del mezzo a fare lavoro aereo, ma anche il pilota si sarà qualificato al pilotaggio di quella macchina.
E, cosa molto importante, in questa fase si saranno redatti i
manuali richiesti da Enac.»
ANDAMENTO MENSILE
DICHIARAZIONI ATTIVITà SPERIMENTALE
TREND IN AUMENTO
Come è lecito immaginare, le dichiarazioni per l’attività
sperimentale crescono costantemente, con due picchi
a luglio e settembre e una fase di stanca ad agosto e ottobre.
72 dihiarazioni per la non critica,
184 per la sperimentale
30
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Quali manuali di preciso?
«Per le operazioni non critiche saranno redatti due manuali:
quello delle operazioni e l'altro di volo. A questi si aggiungono
documenti come il programma di manutenzione, l’ analisi del
Sperimentale
rischio e naturalmente la descrizione del sistema. Sono manuali in divenire, che saranno aggiornati nel tempo man mano
che cambiano le necessità: pensiamo al caso del fotografo che
comincia con un Phantom per fare videoriprese e poi allarga il
Non critica
campo d’azione al monitoraggio ambientale. Cambieranno le
Critica
operazioni e cambierà il payload, e di conseguenza cambieranno i manuali. I manuali dei Sapr vivono e si evolvono in continuazione insieme all’organizzazione. E ogni cambiamento va
COSÌ A FINE 2014
comunicato a Enac.»
L’anno si è chiuso con 184 dichiarazioni per l’attività
sperimentale e 72 dichiarazioni di operatori che già sono
Perché non si può usare come manuale di volo il foglietto di attivi nel non critico e solo 8 operazioni critiche.
istruzioni che i cinesi avranno senz'altro messo nella scatola
del drone?
Quanti phantom “sperimentali”
«Questa è la trappola più pericolosa in cui può incappare un
operatore che non conosce il mondo aeronautico. In una prima fase Enac non fa nessun controllo sulla documentazione
inviata, ma poi i nodi vengono al pettine. I manuali di volo
hanno una struttura propria, che tutti i piloti conoscono: sono
14 phantom
UNO SU QUATTRO È UN DJI
Delle184 dichiarazioni per l’attività sperimentale
protocollate da Enac fino alla fine del 2014,
44 riguardavano mezzi DJI e di questi 14 erano
Phantom (e uno, per la cronaca, era un Inspire 1).
140 altri costruttori
e autocostruiti
DRonEziNe - 19
attività sperimentale
sempre otto, talvolta nove capitoli, sempre uguali in tutto il
mondo. Il primo capitolo per esempio riguarda la descrizione generale dei sistemi. Ogni capitolo è strutturato in un certo
modo e contiene un minimo di informazioni basilari. Inoltre il
manale di volo, come abbiamo visto, è aggiornabile. Se ci facciamo approvare un DJI Phantom, per esempio, poi faremo un
upgrade con una mini attività sperimentale per verificare che
tutto funzioni a dovere e che le performance che ci servivano
siano state raggiunte. Le nuove informazioni verranno integrate nel manuale, che così resterà idoneo al mezzo modificato.»
Qui nascono i manuali
Durante la fase sperimentale vengono
creati il manuale di volo e il manuale della
manutenzione. Attenzione, i manuali
aeronautici sono ben diversi dai fogli di
istruzioni dei droni commerciali.
svolgere le operazioni non critiche: manuale delle operazioni,
manuale di volo, manuale di manutenzione.»
Enac che controllo fa sulle dichiarazioni dell’operatore?
«Nessuno, esegue solo un controllo di tipo formale, in sostanza
Ma nella pratica come si fa?
verifica che la documentazione ci sia. Però ci sono tre situazio«Ci sono due strade: la prima è quella
ni in cui Enac può fare delle ispezioni.
dell’autocertificazione. Il pilota dispone
Il primo è a campione, il secondo è in
Con
l’assistenza
di
un
della documentazione, svolge l’attività
caso di incidenti e il terzo è su segnasperimentale e quando la termina redige
consulente la sperimentale lazione. In questi casi Enac chiama
un report conclusivo. La seconda strada
l’operatore, lo avvisa del monitoraggio
per un piccolo drone
è quella di rivolgersi a un’organizzazione
e in questa fase l’operatore è obbligato
costa 1.200 euro, 650 per
di consulenza che può avere nel suo staff
(perché l’ha dichiarato cominciando la
un pilota autorizzato da Enac per fare
sperimentale) ad accettare il controleventuali Sapr successivi
sostanzialmente due cose: la prima è molo. Enac durante il check formale non
nitorare l’attività sul campo e sorvegliavaluta nemmeno il contenuto delle dire o effettuare il programma presentato
chiarazioni. Per assurdo un pilota poa Enac. La seconda è redigere il documento conclusivo post trebbe avere liquidato la sperimentale in mezz’oretta, scrivendo
attività sperimentale. Non è obbligatorio passare attraverso “l’ho acceso, sollevato per 10 metri e poi l’ho fatto atterrare,
un’organizzazione di consulenza, l’operatore la può svolgere funziona tutto”.
autonomamente.
L’impiegato di Enac si limita a registrare che l’attività sperimenIn ogni caso il report redatto dal pilota o dal consulente andrà tale è stata fatta, ma nel momento del monitoraggio, un tecnico
accluso a tutta la documentazione da presentare a Enac per Enac obietterà che questo programma sperimentale è del tutto
DRonEziNe - 20
normativa
E poi?
Un pilota che ha fatto una scuola di volo
teorica e la sperimentale è qualificato,
e il suo mezzo riconosciuto per il non critico.
insufficiente e non idoneo ad affrontare le attività commerciali
di tipo non critico.»
struttore certificato deve garantire che all’interno del suo processo produttivo venga sempre rispettato il livello di qualità
adeguato richiesto dall’Authority per garantire la sicurezza di
chi sta a terra. Il processo non è molto diverso dalla certificazione di un aeroplano: pensiamo ai costruttori di jet da trasporto, che devono garantire che l’aereo possa decollare in sicurezza a pieno carico anche con un motore spento. Non sarà
l’operatore, quindi poniamo Alitalia, a dover assicurare questo,
ma il costruttore certificato: è abbastanza intuitivo quanto
complessa sia la fase sperimentale per un caso come questo. O
per un drone costruito in serie.»
Finora abbiamo parlato di non critico. E il critico?
Ci sono sanzioni se qualcuno mente nella documentazione «Il critico è un enorme salto in avanti. Cambia tutto lo scenario, e non siamo più in un regime di dichiarazione ma di cerpresentata a Enac?
«Certo, sono sanzioni penali, violazioni ben precise che riguar- tificazione. Per il critico, Enac non valuta solo formalmente i
dano il campo delle autocertificazioni e del falso in atto pubbli- documenti inviati ma li valuta nel merito. E sulla base di ciò
co. Non è Enac che si occupa delle sanzioni, Enac al massimo può rispondere sì, no o chiedere altri documenti a integrazione. Cambia tutto. Un pilota che ha fatto una scuola di volo e la
sospende l’operatore e segnala il fatto all’autorità giudiziaria.»
sperimentale è qualificato e il suo mezzo
riconosciuto per il non critico, ma per il
Quanto tempo serve e quanto costa
critico non basta, bisogna essere autorizDichiarazioni
false
fare per bene l’attività sperimentale?
zati.
«Dipende dalla complessità del mezzo,
nell’attività sperimentale
E Enac concede le autorizzazioni se ha
dalla massa, dal tipo di payload e dalle
sono
punite
dal
codice
modo di pensare che l’operatore possa
operazioni che dovrà svolgere. Diciavolare in sicurezza.
penale, articoli
mo non meno di 6-8 ore, la media è
Un operatore che fa domanda per il cri12-13. Farsi appoggiare da un'orga75 e 76 del D.P.R.
tico dopo essere stato riconosciuto un
nizzazione di consulenza per portare
445/2000
anno prima ha una sua storia alle spalle,
all’approvazione un piccolo drone per
fatta di voli regolari, di mancanza di incifare riprese aeree costa circa 1200 euro,
denti: tutte cose che depongono a suo faper il primo drone che si sottopone
vore.
Il
drone
che
usa,
oltre ad aver fatto l’attività sperimentale,
a processo, e include tutto quel che serve partendo da zero:
dall’invio della richiesta all’approvazione per le operazioni non avrà condotto un anno di operazioni non critiche che vengono
critiche. In questa fase l’operatore non deve fare nulla, fa tutto registrate in un libretto di volo che sarà anche autocertificato e
l’organizzazione di consulenza. Per i droni successivi costa 650 ha valore legale. Una storia che, insieme ai dispositivi di sicueuro, perché ovviamente quando un operatore è già stato rico- rezza, manuali ben fatti, procedure collaudate e la capacità di
nosciuto ha già prodotto molti documenti legati all’analisi del presentare domande chiare, curate e complete rendono molto
più facile essere autorizzati al critico.
rischio e il manuale operativo.»
Anche nel caso in cui ogni volo dovesse essere autorizzato di
Fin qui abbiamo visto il caso in cui si voglia far approvare un dro- volta in volta: per un’organizzazione professionale che conosce
ne commerciale senza certificato di tipo o uno autocostruito. Ma bene i meccanismi e sa esattamente cosa deve fare, la domanda
se sono un costruttore e li voglio fare in serie, dovrò ripetere per il critico si compila in meno di cinque minuti.
E non mi sto riferendo al critico che abbiamo visto finora, fatto
l’iter per tutti gli esemplari?
«Essere un costruttore certificato è un processo complicato, di voli brevissimi con droni al guinzaglio. Mi riferisco a operaoneroso e non alla portata di piccole organizzazioni. Un co- zioni critiche vere, in ambienti molto difficili.»
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Se il drone
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Attività sperimentale/2
FRANCIA
Un drone in volo sul quartiere
La Deéfence di Parigi.
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è certificato all’estero
di francesco paolo ballirano
Si può evitare l’attività sperimentale
se il drone è certificato in un Paese
straniero? Sì, ma deve avere manuali
aeronautici e corso di pilotaggio
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L'o meglio aggirando) i “lacci e lacciuoli” che molto spesso le regole di casa nostra impongono. Faccus, qui ducil
ipici utem arum alique velluptum que coribusam quuntio
rumquo eos sequo que preperecusam delessit, soloris dolupisquame pa serum et officid erspeli taspernam con pro
dolestotatio ellore et, istion re volorit iandipid que nus.
Invelent ut omnis modi dolut volorrorem etur accuscit,
nulluptas molupis estio milla con coratur eiciam quam faccum lab ipiciam velita doluptatia doluptisque nus rest, te
sunt hicit omnis net et fugitiatusa pre numquas secaboria
sinimil ignatus ium aut eaque vel ium volo dit autempos
dolorerae ari re, cus.
Quo expeliq uamendi quatem lita vernam qui deliquisto
dent id et, consed ulparum ipsam adiatibusa aut velestin
consequi doles autem nonsed mos aut rem voloruptate
nectiature con eum quam quid quia eaque peri omnimpor
asinvenit autempo repratissi dolor sunt evel id ullorum ipid
ea nam res vellaut odis modipsus exerore riberum estrum
etur?
Rae odis mi, ea nonsedit este cullestrum, occus, tet rem
quam etum eos de nulpa qui bero doloribus eos dolum corem. Nequam re, evenduci odiciae. Nem qui aut alitatem
faccupt ionsequ ibearum que pore idenihil etur aut etur
DRonEziNe - 22
acearuptati dolupta quidundae inci tore dolorro conecaborit alitatum fuga. Nem nemque conse miliberum inulpa qui
aut omnihicius modi blaut voluptatae prerspe lendelitaqui
invelita nobit pernate pore, sendit peria adis nonsed quas
cum essum qui blautas ut aut eos minvelitis eum net, solore
dolor aribus a conse id untis re non consequis maio quides
expliquam et occae nempore pelliqui occullacest facerissinus ex et atisci reptia consequas nonsedi re voluptamet
volo eum hariae dellam consectas eoste nihit laut fugianim
rereiuriorro intur, voluptatur arum velenis debit vel et odia
sendebit quam fugiatur simet fuga. Itasita volupta sperspi
caboresto eum re consequia cone dolorrum hariamet eaquid estiundus, to eosant.
Id et molupta tinveri amuscita plit lis ernate dolor aliquassim rendisciatum as doluptam resequi antia nes re porem
abo. Ic L'o meglio aggirando) i “lacci e lacciuoli” che molto
spesso le regole di casa nostra impongono. Faccus, qui ducil ipici utem arum alique velluptum que coribusam quuntio rumquo eos sequo que preperecusam delessit, soloris
dolupisquame pa serum et officid erspeli taspernam con
pro dolestotatio ellore et, istion re volorit iandipid que nus.
Invelent ut omnis modi dolut volorrorem etur accuscit,
nulluptas molupis estio milla con coratur eiciam quam faccum lab ipiciam velita doluptatia doluptisque nus rest, te
sunt hicit omnis net et fugitiatusa pre numquas secaboria
sinimil ignatus ium aut eaque vel ium volo dit autempos
dolorerae ari re, cus.
Quo expeliq uamendi quatem lita vernam qui deliquisto
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dent id et, consed ulparum ipsam adiatibusa aut velestin
consequi doles autem nonsed mos aut rem voloruptate
nectiature con eum quam quid quia eaque peri omnimpor
asinvenit autempo repratissi dolor sunt evel id ullorum ipid
ea nam res vellaut odis modipsus exerore riberum estrum
etur?
Rae odis mi, ea nonsedit este cullestrum, occus, tet rem
quam etum eos de nulpa qui bero doloribus eos dolum corem. Nequam re, evenduci odiciae. Nem qui aut alitatem
faccupt ionsequ ibearum que pore idenihil etur aut etur
acearuptati dolupta quidundae inci tore dolorro conecaborit alitatum fuga. Nem nemque conse miliberum inulpa qui
aut omnihicius modi blaut voluptatae prerspe lendelitaqui
invelita nobit pernate pore, sendit peria adis nonsed quas
cum essum qui blautas ut aut eos minvelitis eum net, solore
dolor aribus a conse id untis re non consequis maio quides
expliquam et occae nempore pelliqui occullacest facerissinus ex et atisci reptia consequas nonsedi re voluptamet
volo eum hariae dellam consectas eoste nihit laut fugianim
rereiuriorro intur, voluptatur arum velenis debit vel et odia
sendebit quam fugiatur simet fuga. Itasita volupta sperspi
caboresto eum re consequia cone dolorrum hariamet eaquid estiundus, to eosant.
Id et molupta tinveri amuscita plit lis ernate dolor aliquassim rendisciatum as doluptam resequi antia nes re porem
abo. Ic L'o meglio aggirando) i “lacci e lacciuoli” che molto
spesso le regole di casa nostra impongono. Faccus, qui ducil ipici utem arum alique velluptum que coribusam quuntio rumquo eos sequo que preperecusam delessit, soloris
dolupisquame pa serum et officid erspeli taspernam con
pro dolestotatio ellore et, istion re volorit iandipid que nus.
Invelent ut omnis modi dolut volorrorem etur accuscit,
nulluptas molupis estio milla con coratur eiciam quam faccum lab ipiciam velita doluptatia doluptisque nus rest, te
sunt hicit omnis net et fugitiatusa pre numquas secaboria
sinimil ignatus ium aut eaque vel ium volo dit autempos
dolorerae ari re, cus.
Quo expeliq uamendi quatem lita vernam qui deliquisto
dent id et, consed ulparum ipsam adiatibusa aut velestin
consequi doles autem nonsed mos aut rem voloruptate
nectiature con eum quam quid quia eaque peri omnimpor
asinvenit autempo repratissi dolor sunt evel id ullorum ipid
ea nam res vellaut odis modipsus exerore riberum estrum
etur?
Rae odis mi, ea nonsedit este cullestrum, occus, tet rem
quam etum eos de nulpa qui bero doloribus eos dolum corem. Nequam re, evenduci odiciae. Nem qui aut alitatem
faccupt ionsequ ibearum que pore idenihil etur aut etur
acearuptati dolupta quidundae inci tore dolorro conecabo-
Per i droni agricoli è ora di uscire
dalla “fase sperimentale globale”
e passare ai fatti. Ma le istituzioni
non devono lasciare soli gli agricoltori
di fronte alla rivoluzione tecnologica
G
ennaio, tempo di bilanci e progetti per il futuro. La
riflessione che credo accumuni parecchi è “non me
l'aspettavo”: chi pensava veramente che il settore
degli aeromobili a pilotaggio remoto suscitasse un tale interesse, immaginando che così tante aziende e investitori a
titolo diverso si avvicinassero a un mercato assolutamente
grezzo e privo di identità economica e commerciale?
Eppure evidentemente eravamo in molti, secondo i dati di
tutte le iniziative che hanno coinvolto il settore, che esprime numeri assolutamente importanti. C'è un interesse
diffuso in molti ambiti di applicazione, e tra questi sicuramente l’agricoltura, che si appresta a essere uno dei settori
più importanti per lo sviluppo di queste nuove tecnologie,
offrendo notevoli spazi di intervento e aprendo nuovi sce-
DRonEziNe - 24
Di STEFANO GAGINO
(PRESIDENTE DI FEDER.AGRI PIEMONTE)
[email protected]
nari occupazionali in un momento difficile e particolarmente delicato per lo sviluppo delle politiche agricole.
Inoltre a livello mondiale sta suscitando interesse il complesso delle nuove tecnologie applicabili all’Agricoltura di
Precisione, con alcune multinazionali che si stanno occupando di progetti legati alla Precision Farming e tra queste
spicca per esempio il colosso IBM, che pare stia studiando
come sviluppare un’applicazione che preveda con un certo anticipo le condizioni delle colture. Questo fermento fa
ben sperare chi ha iniziato a investire in tecnologia “alternativa”, utilizzando per esempio gli APR, che stanno prendendo (anche se finora virtualmente) una grossa fetta di
questo mercato.
Ormai ci siamo, quindi dobbiamo partire, superando finalmente il periodo della cosiddetta sperimentazione globale;
dobbiamo individuare le esigenze del mercato e iniziare a
costruire delle proposte di interventi agronomici che tengano conto delle effettive esigenze colturali e delle caratteristiche biochimiche e fisiche dei terreni. Possiamo aiutare
orizzonti
Futuro prossimo
Rappresentazione pittorica
di uno stormo di droni agricoli
al lavoro su un campo.
no dell’informatizzazione delle aziende
agricole con software appositi, collegati
in rete alle più innovative e conosciute
tecnologie: il GIS (Geographic Information System) e il GPS (Global Positioning System), a cui vanno aggiunti
sensori, controllori e attuatori sul terreno e sui mezzi in movimento (trattori,
trebbiatrici e così via), e naturalmente
sui mezzi aerei ottenendo le telerilevazioni aeree che identificano con precisione la topografia dell’azienda, lo stato
e composizione dei suoi terreni con le relative zone di disomogeneità in termini di sviluppo
vegetativo delle colture, le dotazioni idriche e nutritive del suolo.
l’agricoltore a gestire “su misura” le attività della sua azienda, utilizzando tutto il potenziale di resa dei terreni in
funzione della loro tipologia con l’impiego della corretta
quantità e qualità di risorse nei
tempi appropriati per ogni coltura: ne ricaverebbero beneficio la redditività dell’impresa e
Mappe aeree agricole
la qualità del lavoro, ma anche
Quindi l’agricoltore, attraverso l’elae soprattutto l’intero ecosisteborazione dei dati delle rilevazioni,
ma. San Francesco d’Assisi diceotterrà le cosiddette “mappe di preva: «Cominciate col fare ciò che
scrizione” georeferenziate idriche e
è necessario, poi ciò che è possinutritive dei propri terreni, che gli
bile e all’improvviso vi sorprenpermetteranno di conoscere le giuderete a fare l’impossibile». Un
ste quantità di sementi, d’acqua e di
prezioso suggerimento nell’afconcimi da fornire.
frontare un mondo, quello agriDobbiamo quindi essere in grado di
colo, molto pratico, concreto,
proporre sistemi di rilevamento che
abituato a soppesare novità e intengano conto delle variabili e degli
novazione e non sempre pronto
indici: essi forniscono gli aggiornaa farsi carico di un tale processo
menti necessari per lo stato in proinnovativo.
Misurando assorbimento e rifrazione
cess delle colture, per modificare le
della radiazione solare si stima
mappe tematiche, pianificare gli interreni hi-tech
lo stato di salute di una pianta:
terventi programmati e non, al fine
Quello dei droni è un fenomeno
a sinistra sana, a destra malata
di ottimizzare le operazioni di eroche, come sappiamo, sta correndo molto velocemente, non solo sui mezzi aerei che vedono gazione, di sementi, di acqua, di concimi e di fitofarmaci.
dal punto di vista aereonautico continui progressi e migliora- L’importanza degli indici di vegetazione diventa fondamenti, ma anche per la tecnologia di supporto: gli applicativi, mentale nella proposta di utilizzo degli APR in agricoltura:
i sensori, le ottiche multispettrali, i software dedicati per mi- ecco perché gli operatori specializzati devono partire progliorare rapidamente la “filiera” decisionale per la pianificazio- prio da questo elemento che, se sviluppato con criterio e
ne delle operazioni agricole, e dare un supporto affidabile per innovazione, potrà fare la differenza sul mercato. Occorla crescita qualitativa e quantitativa dei raccolti stagione dopo re concentrarsi sulle effettive necessità agronomiche delle aziende, alle quali interessa migliorare i raccolti risparstagione, anno dopo anno.
Gli agricoltori potranno e dovranno - per fruire di sgravi e miando risorse.
sovvenzioni indicate dai vari PSR e PAC - dotarsi di servizi Esempi interessanti ci sono e vanno seguiti, come la mesforniti da aziende di operatori specializzati che si occupa- sa a punto nel piacentino di un nuovo indice di vegeta
DRonEziNe - 25
Agricoltura
di acqua e nutrienti del girasole, ne determina una minor
produzione. L’APR comunica a un robot al suolo l’esatta
collocazione della pianta infestante, che nel giro di pochi
minuti viene raggiunta ed eliminata. Come possiamo notare la gestione dell’impresa agricola assume così un profilo diverso che richiede ulteriori specifiche competenze
per sfruttare i vantaggi che le nuove tecnologie offrono, ed è
proprio da questa necessità che dobbiamo partire, anche noi
APP-AGRICOLTURA
È di notevole interesse anche l’applicazione che permette di come enti che hanno il compito di sostenere il settore agricolo,
valutare, tramite apposite mappe del vigneto in prossimità promuovendo nuove forme di impresa, di innovazione e di
sviluppo.
della vendemmia, lo stato di vigore delA questo proposito le iniziative non
le piante: vigore basso significa matuFeder.Agri vuole investire mancano e c'è molto interesse ed enrazione pronta e qualità ottima; vigore
in una piattaforma per
tusiasmo che va a mio avviso “discialto, maturazione insufficiente e qualità
media. Di tali dati usufruisce tramite
l’agricoltura di precisione plinato”, strutturando le proposte e
rendendole istituzionalmente fruibiun’app una sfogliatrice, nata localmenbasata sui Sapr
li, in virtù di protocolli di intesa con
te, che lavora in automatico in base alle
gli Enti preposti e naturalmente con
indicazioni delle mappe, rimandando lo
le associazioni di categoria. Questa è
sfogliamento delle zone ad alto vigore a
un'opportunità da cogliere per il settore agricolo, che ha visun passaggio successivo con maturazione corretta.
La produttività della sfogliatrice è di un ettaro ogni tre ore suto, nonostante il ritorno alla terra di molti che hanno perso
rispetto alle settanta necessarie se fatto manualmente. Non occupazione in altri settori, tempi migliori.
è un caso che le più blasonate imprese vinicole della To- Feder.Agri crede in questa scommessa e vuole investire in
scana siano state tra le prime acquirenti di tale mac- questo settore, mettendo a disposizione una piattaforma dechinario; o come un progetto nella Regione dicata all’Agricoltura di Precisione, con particolare attenzione
Marche che ha previsto l’utilizzo di all’impiego degli aeromobili a pilotaggio remoto, fornendo
alcuni sensori che riconoscono servizi e creando opportunità e sinergie professionali, auspiuna pianta infestante che, cando che anche altri attori istituzionali non rimangano sordi
riducendo le disponibilità a un richiamo che diventa sempre più acuto. 
zione il Chlorofyll Vegetation Index (CVI), sensibile alla
concentrazione di clorofilla fogliare, finalizzato alla stima
del fabbisogno azotato delle colture. Tale indice ha il vantaggio, rispetto ai precedenti, di avvalersi di broad band
multi-spettrali in uso sulla maggior parte dei satelliti commerciali.
Due milioni per un sensore
Parrot ha investito due milioni di
dollari per acquistare Micasense,
azienda californiana che costruisce
sensori per l’agricoltura di precisione.
DRonEziNe - 26
Annuario del drone
2015
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Le compagnie cominciano
a prendere coraggio
e a capire che assicurare i droni
può essere un grosso affare
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onXimus eaquo eos expedi rem. Et pernata dicienimus
sam raecuptatur? Qui nusdand electiis earcium qui am
que delictemodis dis vit parum hilitassit porions editem reprem sectaquis molor mossimod quia dendam est, ut
omnit militibus, officitatem que sitate con pre oditatae paritem quatur alictis maio maxim inis praecesti ute non et, et
laccus, si natiis sincten ditatem experum fugia vendunte nos
as doluptatur acepe volorpo restis enis expero is cum, sae
pro quam volupta pro corestinum eliquundunt pel et et essediati voluptae latiandant rem imilit poris rendi tem id uta
num enda similla uditiis nem excepra tiatisci odicab intotassusam aut faccumque ma ium id essum fugias volorruptata
dolorumquia pelent perorum doluptae exerehe ndellacitio.
Ictas ellabo. Ut faceratur? Atio. Hil intion cum ilitem consed
qui blacesequam et am nihitam volorerro to tem intibuscil
enienduntus sinihitae et volutem fugitiis derem. Dus esentias esenti re necullibus, quae ma qui sam et voluptatem quatur? Inum consedias nusda con repe sam eseri iunt ditiunt
aut quunt.
Ecat porum doluptatio doluptatis estrum faccae omni tem
alicti num remquis eum aut vent.
In esequid quos diam estisin coribus invellores es doloreribus dolorum archilit aut aut faccuptae nonsequi dolora eatem alibus et eliciusam lautem in poris as aut as magniscia
doluptatur rest everion sequae voluptatur? Ulloresendae
eligend ersped molorru ptatur? Net omnis eum reriones voloreperio. Maximus, odis moluptur atibusa nducit voluptas
enducia sperio blant as rehenim poreribea nus dent quias
eium quatureptae consed eos ist et, eatemquia et laborporro
DRonEziNe - 28
L’autore
Fabio Sgroi, firma
autorevole del
Giornale delle
assicurazioni,
è direttore di
Tuttointermediari.it
di fabio sgroi
miliquas rehendaeprem aut omnihit, core et is eiciis arum
volecep tatemped que erferum faccum fugitate molores nis
solorero volut fugit fugia volupta ditaquae si idit, sae secepero in cuptatium ex el magnisq uiatem inci ut laceper uptatur,
simpe laceate lit rerisqu iscimo dus untiasp isitat ut elit, aut
dia ditatur? Agnamus voles aut et inctet laborro magnat as
exerias explaut quosapedio. Agnihit ommolorem consecum
nihit maion et voluptaquid ut ipsam, testis vides endis non
rent, quae desseque laborerit laciliquiae plibeaquosto debit,
quati samet et unt periae porem expellor sumquisquam venet ut magnihi libuste cum adio. Nam ilique volum dolorum imi, tet, int adi tem fugit laborepudi voloriorro dignatis
quam, voluptati aut eatenis evelita sserovidus, vel id eum
et apiscim porest, veritiaepro vit facesent, atiuria volupiet
as plabo. Nem. Um, autem que voluptas ex et, officidiat ilia
velendam delique volupid igendi qui untionsed quiaessum
fugitatem quae volest lam quiatiu mendenim nihil eum essectin non ratur si inis ident alibus.
Solorum id mintotatur se voloris quae debitem porepratur
si ute mincit aritis explictaepro quatus aut everumq uaecate
niminvel ipsam acea nullist iaerro tem dipsam, con corro et
quatqui dendaer epercilliti idelestist, ipsunto eictotatur?
Accatissit ut et officidunt asperferem fugia nobis di aut liciis
ati volum faccull acipsum noneseque pa ne volorep ernatet
volum volorem eati aut eum doluptature molupta ecullac
estrumqui conserum faccum derferio
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DRonEziNe - 31
Dji Inspire 1
RIPRESE PROFESSIONALI
IN SCATOLA
a cura del laboratorio
Basta montare le eliche, una ditata sul
tablet e l’Inspire 1 è in volo. All’aperto
ma anche indoor, da subito si possono
fare videoriprese 4K con un signor link
video HD dalla portata superiore a un
chilometro e mezzo
DRonEziNe - 32
RECENSIONE
C
on i suoi Phantom, DJI ha di fatto creato il fenomeno
dei droni alla portata di tutti. Ragionevolmente economici, facili da usare e pronti al volo appena tirati fuori
dalla scatola. L’azienda cinese ha una interessante offerta per
i professionisti, con gli esacotteri S900 e gli ottocotteri S1000.
Mancava l’anello di congiunzione, una macchina prosumer
rivolta al grande mercato dei fotografi in cerca di prestazioni
ma anche di semplicità. Finora in casa DJI questa fascia era
occupata da F450 e F550, ma si tratta di macchine da costruire, equipaggiare e settare, operazione non alla portata di tutti.
Per portare a un nuovo livello l’esperienza dei Phantom ci voleva una macchina più potente del fantasmino ma semplice,
pronta al volo e completa di tutto quello che serve al fotografo
esigente.
Il risultato è Inspire 1, un quadricottero dalla forte personalità, caratterizzato da un design che se non è bello (e non lo è),
è sicuramente d’impatto. Ed è un successo annunciato: Flavio
Dolce, titolare di HobbyHobby, importatore DJI, ci rivela che
a fine dicembre 2014 «in Italia sono stati già pre ordinati circa 200 pezzi, ed erano note solo le caratteristiche sulla carta!
DRonEziNe - 33
Questo ovviamente è stato possibile grazie alla grande fiducia che il pubblico ha nelle sue potenzialità valutate solo dalla
caratteristiche tecniche pubblicate. Queste ultime superano
di gran lunga qualsiasi mezzo tutt’ora presente sul mercato».
Secondo Dolce, a comperare l’Inspire 1 sono essenzialmente
da piccole aziende e professionisti: «L’ inspire1 sarà uno dei
mezzi professionali più venduti del 2015, perché sarà il più
evoluto tecnologicamente oferto a un prezzo veramente concorrenziale (a partire da 2859 euro). Dai pre ordini possiamo vedere che sarà acquistato dalla piccola e media impresa
(dal professionista fotografo fino all’azienda di produzione) in
quanto gli standard di ripresa sono molto alti e compatibili per
uso sia pubblicitario sia cinematografico.»
L’Inspire 1 è inconfondibile per l’inedita soluzione della geometria variabile dei bracci in carbonio dei rotori, che si alzano e si abbassano per diventare un carrello d’atterraggio. Un
Patented
Il meccanismo dei bracci mobili è un brevetto DJI registrato negli
Stati Uniti. Nell’immagine la documentazione dell’uffici brevetti.
DRonEziNe - 34
Indoor
In alto i bracci dei rotori
in posizione di decollo.
A destra il sensore che
sostituisce il Gps quando
si vola indoor: telecamera
stereoscopica e sonar
lavorano insieme per
leggere la posizione del
multicottero rispetto al
suolo. E quando il terreno
è vicino si abbassano
i bracci, portandosi
automaticamente in
posizione di atterraggio per
proteggere la telecamera.
brevetto DJI che rende la macchina inconfondibile a terra e in
volo. Naturalmente, andando in mano ai fotografi, non poteva
mancare una telecamera tecnologicamente avanzatissima, in
grado di ruotare di 360° e sollevarsi e abbassarsi di 125° per
riprendere video fino a 4K (30 frame/secondo) e fotografie a
12,4 Megapixel con il sensore Sony Exmor e ottica a 9 lenti.
Fin troppi megapixel in un momento dove l’eccesso di risoluzione ha un poco perso il suo appeal di marketing. La cosa più
intrigante della camera è il sistema Lightbridge, che da solo
vale circa 1400 dollari e permette di trasmettere il video catturato dalla telecamera di bordo (a 1080p) a oltre un chilometro
e mezzo di distanza e naturalmente a Internet, basta instradarlo in un sistema di streaming video per trasmettere la missione in tempo reale. In volo si possono modificare i parametri
come ISO, esposizione, bilanciamento del bianco per ottimizzare ogni scatto. Per metterlo in volo, le operazioni preliminari
sono di una semplicità estrema: l’unico “assemblaggio” richiesto è quello di avvitare le eliche autobloccanti, identificate da
un codice di colore per evitare di sbagliare e montare un’elica
oraria dove ce ne vorrebbe una antioraria e viceversa. Dopo di
che la macchina è pronta per il primo volo di prova, anch’esso
di una facilità disarmante. Non è nemmeno necessario usare
il radiocomando, basta scaricare la sua app e decolla e atterra
automaticamente alla base, il tutto con una sola ditata.
Anche la gestione del carrello, o meglio dei bracci snodati, è
automatica: un sensore di quota, formato da un sonar e una
coppia di telecamere fisse che generano l’immagine stereoscopica del terreno, si occupa di sollevarli al decollo per non invadere il campo di ripresa della camera principale e abbassarli
prima di toccare terra in modo da proteggere la telecamera
stessa. In una parola, la gestione del volo dell’Inspire 1 è ancora più facile di quella del Phantom Vision +, il che è tutto detto. Come già visto sul Vision +, la telecamera è montata su un
Guarda per terra
Il sistema di
camere e sonar
per valutare
la quota
senza GPS
Inspire 1 in pillole
RTF. Sul serio
Nella confezione c’è tutto quello che serve a
portare in volo l’Inspire 1, compresa la radio (o le
radio, ci sono bundle con due trasmittenti, una
per volare e una per controllare la telecamera).
L’unica operazione necessaria prima di volare è
connettere le eliche autobloccanti (identificate
da un codice di colore).
Camera
La telecamera dell’Inspire 1 riprende
video fino a 4k a 24 o 30 frame al secondo
(rispettivamente, PAL e NTSC). Il sensore è
un CMOS 1/2.3 pollici con lenti tarate per un
campo visivo di 90°, equivalente a una focale
di 20-35 mm; il che significa un grandangolo
non estremo, a tutto vantaggio della minor
distorsione “a botte” dell’immagine.
Gimbal
La camera è montata su un gimbal Zenmuse integrato a 3 assi
brushless servoless, che danno 360° di movimento orizzontale
e 125° verticale. Si può settare la macchina per mantenere fissa
l’inquadratura sul soggetto indipendentemente dai movimenti
del quadricottero o intervenire manualmente su pan e tilt sia
attraverso il radiocomando di volo sia attraverso la seconda
radio dedicata. Gimbal e camera possono essere facilmente
smontati, sia per esigenze di trasporto sia per futuri upgrade.
Live HD View
Il segnale video di ritorno, che ha una portata
di oltre 1,5 km, è a 720p HD e può essere
usato sia per il volo in prima persona sia per
lo streaming diretto su Internet. La trasmittente
ha un’uscita HDMI per connettere un monitor,
uno smartphone, un tablet o occhiali FPV.
Continua a pagina 36 
DRonEziNe - 35
RECENSIONE
gimbal a tre assi ed è facilmente smontabile senza bisogno di
attrezzi. Cosa che può essere utile per volare senza, sostituirla
con altro tipo di payload o montarne un domani una ancora
più avanzata, oppure cambiarla se si rompe, eventualità sempre da prendere in considerazione quando si tratta di oggetti
volanti. Quel che ci piace poco è che il gimbal ha attacchi proprietari, quindi può essere usato solo con camere e payload
approvate da DJI e al momento quella di serie è l’unica camera
compatibile.
Radiocomando (anzi, due)
La radio ha le uscite video USB e HDMI per collegare direttamente l’uscita video ad altri apparati, per esempio un tablet
o uno smartphone Android o IOs per visualizzare in diretta
quel che viene ripreso dalla camera di bordo. L’Inspire viene
venduto con uno o due trasmittenti, interamente customizzabili. La radio in 2,4 Ghz ha pulsanti per il video e per scattare
le foto, una rotella per comandare il gimbal ed è alimentato da
un pacco LiPo da 6000 mAh.
Quando si usano due trasmittenti, una viene dedicata al volo
e l’altra al controllo di gimbal e telecamera. Entrambi i piloti
hanno l’uscita video per verificare esattamente cosa viene ripreso e le foto che vengono scattate.
Le radio sono cucite sulle esigenze dei fotografi, è facile e intuitivo trovare comandi per muovere il gimbal e ritoccare
l’esposizione. Ma pilotare e insieme fare riprese professionali
è un compito al di fuori della portata di un essere umano normale, se lo vogliamo usare per scopi professionali è bene considerare l’acquisto della seconda radio (e trovare un aiutante).
Comunque le possibilità di intervento in volo, grazie anche
all’eccellente ritorno video, è anni luce superiore a quello che
si può ottenere con una GoPro (e anche con le camere DJI di
generazione precedente).
Volo automatico e ritorno a casa
Come sappiamo, il regolamento Enac nelle operazioni non
critiche proibisce il volo automatico al di fuori della visuale del
Segue da pagina 35
Braccia retrattili
La caratteristica che balza all’occhio
anche a un profano è l’ingegnoso
sistema di geometria variabile dei bracci
in carbonio, che fungono da carrello
d’atterraggio e si alzano e abbassano
automaticamente a seconda della distanza del quadricottero
dal suolo.
Design aerodinamico
DJI afferma che l’aspetto aerodinamico dell’Inspire 1 non è
solo un fatto estetico ma riducendo la resistenza aumenterebbe
anche la durata delle batterie. Ci permettiamo di dubitarne.
Volo senza GPS
L’Optical Flow technology di DJI combina i dati ricevuti a sonar
e telecamere stereo per poter usare il multicottero non solo
indoor ma in ogni situazione dove il GPS non è disponibile.
APP
Le app per IOs e Android consentono
di gestire il decollo e atterraggio
automatico, i controlli manuali della
telecamera, ricevere la telemetria e il
segnale video di ritorno e tracciare la
rotta a waypoint per il volo automatico.
Live Map e Radar
Queste funzioni permettono di conoscere esattamente in ogni
momento la posizione del quadricottero sulla mappa. Quando
serve si può zoomare, e anche mostrare la rotta percorsa.
Decollo e atterraggio automatico
Basta un tap sul tablet per decollare e atterrare automaticamente,
gestendo anche il carrello in modo totalmente automatico. Un
colpetto e si decolla, un altro colpetto e si atterra.
Batteria intelligente
La telemetria invia informazioni sulla carica di
ognuna delle 6 celle dell’Inspire 1. Un sistema
automatico calcola il tempo richiesto per tornare
alla base e volendo torna automaticamente
quando l’autonomia comincia a scarseggiare. Il
sistema tiene in memoria il numero totale di cicli
di carica e scarica e il voltaggio di ogni cella e
fornisce indicazioni sullo stato di salute del pacco.
L’autonomia non è per niente male: secondo DJI sono possibili
voli di 16-18 minuti con una singola carica.
Sviluppatori
Gli sviluppatori possono avere il kit di sviluppo SDK 1.0 con
cui creare delle applicazioni personalizzate per inspire1 su IOSD
(iphone) ed Android.
pilota, ma non dovrebbero esserci problemi legali se l’operatore tiene la radio in mano pronto a intervenire mentre non
perde mai d’occhio il drone in volo guidato dal computer: il
condizionale è d’obbligo, non essendoci una giurisprudenza
in tal senso, ma il regolamento definisce VLOS (visual line
of sights) come “condizioni in cui il pilota remoto rimane in
contatto visivo con il mezzo aereo, senza aiuto di dispositivi
ottici o elettronici, per gestire il volo”: gestire il volo a nostro
DRonEziNe - 36
dji inspire 1
All’aperto, ma anche a chiuso.
Phantom II
Vision Plus
Inspire 1
Spreading
Wings S900
Spreading
Wings S1000
FRAME
Quadricottero
Quadricottero
trasformer
Esacottero
Ottocottero
FLY
CONTROL
NAZA M V2
TBA
Wookong M
Oppure A2
Wookong M
Oppure A2
GIMBAL
Zenmuse
H3-3D
Zenmuse
X3
Zenmuse
Z15
Zenmuse
Z15
CAMERA
DJI Vision+
1080p@30fps
DJI X3 FC350
4K@30fps
Supporta
camere pro
Supporta
camere pro
FPV
LIVE 480p
video stream
1080p
LightBridge
Non incluso
Non incluso
BATTERIA
DJI 3S 5200
Smart Lipo
DJI 6S 4500
Smart Lipo
Non inclusa
richiede 6S
Non inclusa
richiede 6S
MODELLO
parere non significa necessariamente pilotare a mano in ogni
momento, ma semplicemente essere sempre in contatto visivo
col mezzo e prendere in mano i comandi quando necessario
per “rispettare le regole dell’aria applicabili al volume di spazio
aereo interessato”. Ciò detto, impostare una missione automatica è quanto di più semplice si possa immaginare, si traccia la
rotta col dito sullo schermo di un iPad o un tablet Android,
sul quale si ricevono anche le informazioni della telemetria
e il segnale video. Attenzione solo al fatto che per funzionare
il tablet dev’essere connesso via USB alla radio e per navigare
per waypoint è necessaria una connessione a Internet.
Il ritorno a casa è dinamico, e dipende dalla posizione del pilota: se ci spostiamo, atterrerà vicino a noi e non nella postazione in cui è stato lanciato. L’unico uso intelligente che ci viene
in mente di questa funzione è se decollo e atterraggio avvengono su una barca. Altra interessante funzione è la misurazione intelligente della carica della batteria, che fa tornare a
casa l’Inspire 1 se comincia a essere troppo scarica e il software
decide che è ora di tornare.
In ogni caso, le app su iOS e Android ci dicono in tempo reale
quanta carica resta in ciascuna delle sei celle del pacco di bordo. Informazione utile anche per stabilire se il pacco è in salute
o se qualche cella ha deciso di morire.
Volo indoor
Quello che ci ha colpito di più è la grande facilità con cui Inspire 1 vola al chiuso, il che non è per nulla scontato in una
macchina di queste dimensioni.
E ci sono molte situazioni in cui ha senso volare indoor: pensiamo per esempio alle riprese di eventi, alla fotografia industriale, pubblicitaria o di moda, alle riprese televisive in studio
(senza trascurare il dettaglio che il regolamento Enac non si
applica ai voli indoor). Il segreto sono dei sensori specifici per
il volo al chiuso, che fanno a meno del segnale Gps che come è
noto al chiuso non arriva. Il sistema si chiama Vision Positioning System, ed evita anche gli spiacevolissimi “fly away” che
affliggevano i primi modelli del Phantom.
Il cuore della soluzione è la tecnologia Optical Flow, che
combina i segnali ricevuti da telecamere stereoscopiche fisse
e sonar che consentono all’Inspire 1 di calcolare la propria
posizione nello spazio e fermarsi in hoovering quando i comandi vengono rilasciati, anche senza l’aiuto del segnale Gps.
PAGELLA
3 mila euro sono troppi per un quadricottero? Dipende, la praticità
di una macchina che vola (in modo sorprendentemente stabile e
facile) appena fuori dalla scatola, con una signora telecamera e un
ritorno video allo stato dell’arte, vale parecchio. Il gimbal di per sé è
di grande qualità, ma gli diamo solo tre stelle perché è proprietario
e non consente di cambiare il payload se non con attacchi approvati
DJI. La sicurezza merita 4 stelle perché, nonostante l’architettura non
ridondante, i tanti ausili elettronici al pilotaggio rendono la macchina
molto amichevole e facile in ogni situazione.
Rapporto qualità/prezzo 
Praticità d’uso 
Innovazione 
Gimbal 
Camera 
Ritorno video 
Sicurezza
Inspire 1 con l’autorizzazione Enac
L’inspire1 a fine gennaio verrà venduto da HobbyHobby in una
versione modificata con terminatore del volo e un pacchetto di
consulenza all’autorizzazione Enac. Il pacchetto comprenderà:
Inspire1 con terminatore di volo autorizzato Enac (circa 3400 euro)
Corso teorico Sapr € 690,00 (facoltativo per chi lo ha già effettuato 33 ore + 2 ore di simulatore)
Corso pratico Sapr € 600,00 (specifico per questo modello - 16 ore)
Pratica di consulenza all’autorizzazione per operazioni specializzate
non critiche € 1.200,00
Il pacchetto mira alla formazione del pilota sia dal punto di vista
teorico che pratico (ovviamente autorizzato Enac) e soprattutto gestire
la pratica per l’accreditamento della sua organizzazione presso Enac
per operazioni specializzate non critiche.
Questo è un passo fondamentale per avere successivamente
autorizzazioni per le operazioni specializzate
miste o critiche.
DRonEziNe - 37
dji inspire 1
Carte in regola per l'Inspire (e non solo)
Cresce il business dei droni, ma mettersi in regola con Enac
non è semplice. Per favorire gli imprenditori che vogliono
avviare un’attività in questo settore, il rappresentante di DJI
per l'Italia HobbyHobby, in collaborazione con la scuola di
volo Biofly di Roma, ha messo a punto un interessante pacchetto chiavi in mano che comprende l'acquisto dell’Apr, i
corsi di pilotaggio teorico e pratico e anche la consulenza
per ottenere l’autorizzazione da parte dell’Enac per le operazioni specializzate in aree non critiche.
Il pacchetto prevede l’utilizzo di APR prodotti dal colosso
cinese DJI, di cui HobbyHobby è rappresentante dal 2008 e
non solo dell'Inspire 1: in particolare, la proposta è basata
sui droni delle classi HH-Phantom 2 Term e S.1000 entrambi modificati in Italia e dotati anche di terminatore del
volo. Biofly, com'è logico aspettarsi, si occupa dei corsi di
pilotaggio: si parte da quello teorico, riguardante la conoscenza delle regole del volo e del mezzo radiocomandato,
per passare poi a quello pratico, con le lezioni di volo reale.
Inoltre, il pacchetto comprende anche un’attività di consulenza per ottenere dall’Enac l’autorizzazione a svolgere
operazioni specializzate non critiche, dunque in aree non
abitate o libere da impianti e strutture.
I costi sono abbastanza contenuti: con meno di 5 mila euro
è possibile acquisire un pacchetto completo per il drone
HH-Phantom 2 Term e iniziare a lavorare.
«Il nostro obiettivo è offrire una soluzione semplice, economica e regolamentare a tutti coloro che intendono inserirsi nel business dei servizi con i droni», ha spiegato Flavio
Dolce, titolare di HobbyHobby. «Abbiamo deciso di utilizzare droni della DJI, da noi opportunamente modificati per
rispondere alle norme del Regolamento Enac, perché al
momento sono i modelli più performanti nel mondo, con
un ottimo rapporto qualità/prezzo. I nostri modelli ed i relativi accessori e servizi sono stati già autorizzati dall’Enac
e verranno venduti per "similarità" in modo che l’acquirente, grazie anche alla nostra documentazione e consulenza,
DRonEziNe - 38
possa accreditare in tempi brevi la propria attività. Con
il nostro pacchetto, ognuno sarà così in grado di farsi riconoscere come operatore da Enac e iniziare a lavorare
in sicurezza e nel pieno rispetto delle norme in vigore»,
conclude Dolce. 
qualche problema di gioventù
Mettere a punto un drone non è semplice, e anche DJI è incappata in
qualche scivolone. Ha fatto rapidamente il giro del mondo un filmato
che mostra un Inspire australiano partire per i fatti suoi a seguito di un
decollo automatico, con disastroso incontro ravvicinato con la porta
del garage del malcapitato cliente (un pilota molto esperto).
Altri acquirenti hanno lamentato la perdita in volo di un'elica.
Il costruttore cinese è corso subito ai ripari, e poche ore dopo la
pubblicazione del video ha messo a disposizione degli acquirenti una
patch obbligatoria del firmeware che previene i (rari) casi di fly away
segnalati dagli utenti. Mentre per quanto riguarda il problema delle
eliche (dopo aver sottovalutato un po' troppo a lungo le segnalazioni
e cercato di colpevolizzare gli utenti a suo avviso distratti) DJI ha
immesso sul mercato un accessorio, che si chiama propeller lock
(blocca eliche) e ha pubblicato un video di presentazione sul come
montarlo, incastrandolo cioè sulla cassa del motore sottostante.
Nessuno è perfetto, errare è umano, ed è lodevole che DJI sia
comunque corsa ai ripari in tempi assai rapidi, ma a giudicare dai
commenti che si leggono sui forum a molti utenti resta il sospetto
che abbia forzato un po' troppo con i tempi e messo sul mercato un
prodotto ancora immaturo.
Per una volta, il fatto che il drone arrivi sul mercato italiano con qualche
mese di ritardo rispetto al altri Paesi è un vantaggio, lasciamo che
siano gli australiani a fare i beta test... 
Le aziende informano
Contatti per richiesta preventivi Dott. Marco De Francesco – Ufficio Tecnico CABI Broker Mail: [email protected] ‐ Tel. 0495919112 PROGRAMMA ASSICURATIVO PER OPERATORI DI SISTEMI AEREOMOBILI A PILOTAGGIO REMOTO (S.A.P.R.) CABI Broker di Assicurazioni srl, attraverso un percorso di studio, approfondimento e collaborazioni con gli operatori di SAPR, nato all’inizio del 2013, è riuscita a concordare con il mercato assicurativo una serie di collaborazioni volte a fornire alle aziende e professionisti che operano nel settore un programma assicurativo completo al fine di tutelarli nell’esercizio delle proprie attività. POLIZZA DI RESPONSIBILITA’ CIVILE PER DANNI A TERZI DA AEREOMOBILE A PILOTAGGIO REMOTO APR Copertura assicurativa obbligatoria e conforme dell’art.20 del Regolamento ENAC. Attività assicurabili: Operazioni Specializzate in aree critiche; Operazioni specializzate in aree non critiche; Attività sperimentale; Massimale assicurabile: minimo € 1.000.000,00 – possibilità di ottenere anche massimali più elevanti a seconda della tipologia di attività esercitata e degli APR utilizzati; Premo lordo annuo minimo: € 400,00 / € 600,00 a seconda dell’attività esercitata e degli APR in uso (premio riferito a singolo APR); Franchigia applicata per danni a cose o persone: nessuna/500,00 a seconda della tipologia di attività esercitata e degli APR utilizzati; POLIZZA CORPI/DANNI DIRETTI ALL’AEREMOBILE A PILOTAGGIO REMOTO (APR) E PAYLOAD; Polizza Facoltativa; Oggetto della garanzia ‐ i danni materiali e diretti che l’apparecchio SAPR assicurato (indicato in polizza) subisca per tutti gli accidenti della navigazione aerea in genere, fra i quali quelli derivanti da: vicende atmosferiche, incendio, urto, esplosione, collisione, investimento, caduta o naufragio; Valore assicurato: Valore Commerciale dell’APR o Payload (non assicurabili valori inferiori a € 5.000,00 tra APR e Payload) Franchigia: 10 % del valore assicurato; Premio lordo annuo: determinato dal valore dell’APR + Payload assicurato, indicativamente per un APR + Payload del valore di € 5.000,00 il premio lordo annuo indicativo sarà di € 500,00; POLIZZA DI RESPONSIBILITA’ CIVILE PER DANNI A TERZI DURANTE LE OPERAZIONI A TERRA; Polizza Facoltativa; Precisiamo che il regolamento ENAC in materia non prevede l’obbligo di una copertura assicurativa per i danni cagionati a terzi dai titolari o dipendenti (RCT) durante le operazioni a terra (non cagionati dall’APR) e per danni subito dagli operatori (RCO). Massimale assicurabile: € 1.000.000,00 (RCT per danni a cose e persone) € 1.000.000,00 RCO per prestatore di lavoro – possibile ottenere anche massimali più elevanti; Premo lordo annuo minimo: € 500,00 (fino a 3 addetti) Franchigia applicata per danni a cose o persone: nessuna per danni a persone; POLIZZA DI TUTELA LEGALE PER OPERATORI DI SAPR Polizza Facoltativa; Oggetto della garanzia – tiene indenne l’azienda o il professionista dalle spese legali necessarie per: l’intervento di un legale incaricato alla gestione del caso assicurativo; per l’intervento di un perito/consulente tecnico d’ufficio e/o di parte; di giustizia; ecc. nel caso di procedimento penale per delitto colposo o per contravvenzione; doloso purché venga prosciolto o assolto con decisione passata in giudicato; opposizione sanzioni amministrative; Massimale di polizza: € 31.000,00; Premio lordo annuo minimo € 320,00 POLIZZA DI ASSICURAZIONE PER LA RESPOSANBILITA’ CIVILE DEL PRODUTTORE DI SAPR Polizza Facoltativa; Oggetto della garanzia – tenere indenne l’azienda o il professionista per danni involontariamente cagionati a terzi da difetto dei prodotti (APR) descritti in polizza dopo la loro messa in circolazione e per i quali rivesta la qualifica di produttore, per morte, lesioni personali e distruzione, danneggiamento o deterioramento materiale; Massimale di polizza: € 2.500.000,00 / 5.000.000,00; Premio lordo annuo minimo € 1.500,00 determinato dal fatturato aziendale e dalla tipologia di APR prodotti; Per tutte le polizze ‐ Gli Assicuratori sono primarie compagnie a livello azionale e internazionale; si sceglierà congiuntamente al cliente la migliore soluzione offerta dal mercato assicurativo; Sede Legale e Operativa
35127 Padova • Via Vigonovese 115
SCONTI: Grazie all’interessamento e collaborazione di DroneZine gli Associati potranno godere di sconti dedicati per singola polizza indicativamente tra il 5 e il 10% a seconda della Tel. 049.870.06.38 • Fax 049.870.3829
Sede Amministrativa e Operativa
copertura assicurativa e attività esercitata; oltre alla consulenza assicurativa gratuità; 24121 Bergamo • Via T. Tasso, 79
Struttura dedicata e gratuita per la gestione sinistri; Agevolazioni economiche su altre Tel. 035.22.64.17 • Fax 035.23.55.80
polizze aziendali (parco veicoli, attrezzature, immobili, ecc.) Capitale Sociale € 10.400,00
R.I. di PD 27097 • CCIAA PD 203155
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Qui si può volare, qui no. Le carte
aeronautiche sono complesse da
interpretare, ma ci sono due strumenti
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possono aiutare sia chi vola per lavoro
sia gli hobbysti
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quos voluptas dolo enihici aerunt etur?
Sunto ererferibus dolenduciet volupta tibusdae mi, corum int
fuga. Apel eat.
Fugitatem velit aborum fuga. Parum rem. Ratur, aut vent.
At ipsus, cus sunt re con cuptae asit aut fugiae re licium essi
doluptatur sin consentio. Ehene nem dolorecabo. Qui ad
most, ipsum explit volest experspis aut ducia dit ulparum
quodiscia sint.
Fugiati untust harum aut libus et mos et omnis sunt atem iditiscia dolupta sincius cipsunto imetur autatet de sundis et doluptas derspic idelectem estem aliquis seque ipsandus qui que
reribus, imusaepero eos maiore, sande lacient otatur, sinciis
nis debis quunt.
Ferspel eniatus nias doluptatur, sit endus, sim fugitas nihilitis
exped qui vererem eum, sum fugiaec tibusci liberor eperumet
alit eum in explaut autatat ecest, torum latumqui qui nam, aut
escid quatet omniam comnis excerum volum rem nitiuris acilit es consed unt quatus dundemquis doloritis ex eos pe plabori taspelit, quist, quos volut aboreiciis quidition porianti odis
inum et doluptur, id qui dollicto omnis int rentur?
DRonEziNe - 40
stefano orsi
Bus volupta niminciatam nihilis magniet volorior andit, sequi
con et ilitas ipiende liquis molore ma sum cor sum res auda
volor rae sam veliatisit, cusanihitius eum culluptat et ea quatem sam rest pre dolorpores mi, sum eum faccuptae sament
erunde landebi sitissum adipiet eum volent.
Ibuscipsum et quiscim usdandi blabori onsequaspic te re venimilique arumquatur? Qui doles sandunditas commolumet
expedi ipisquam fugia simus ersperum, cuptibusam a velique
non nos assequis int eaque corro qui deliquatur, idus rero core
dolorum quoditis molupta dolorpos que remqui idel magnima simus di cusam simustiscium reptatur magnis assequi
soloressit et landa as arume laut quam lam fuga. Ihil intia voluptati alis por aruptus pererib usameni bero tem nis simagni
magnate net et quo omnitaspid moloreiciate qui con experatusam, occus aute nobitia quae dolupta abo. Aquibuscimus
doluptisque volorec tecuptius, officim nobitatem et hil ma qui
blabore, suntincti debitatio cus es sapici quam ipit aspiet qui
alitas eum ut od molorepra voluptatae. Et repudis rectota sinctatia duciur, quiaest iumquibus corestem volorero offictus ea
quae alicim apedisi mporias andite pro ium nonectur?
Molum quibernam facea ped ullantia aped maximo escitiunt.
Ommolest, nos es alit idunt, quia non eaqui atquis eiunti-
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del earum autem andae est, qui si alias escid ma corum et essit,
quas et audi vero ipsum quat ea quas dolupta volenih iciende
llupta venia si odi officiust odipsam endi aliquam, que autempor sum delit asperchil modigenda in pos experferior reriaturem assed qui dolorer sperae nonsed mil et at.
At quati tet ommod quidi di unt fugit, omnimus et occaect
aturias incimus ex eum estrum labor sequibus, coreicaeraes
volorrum asi qui debis voloreri rero inventi usciis aut a voluptiis doloremos id ut undebis nonsecu Nostia nis vellaccus
ipsandit volorep tatur, officta simodic tiasitiam, occus veris
dellautaspid eiusapicil il eiusam quaepra tibusda si aborrore
volorpore, quis ni doluptature repraep erspis magnam ut veni
solorep tatusa doluptaturem quae voloria tempeditassi dolut
faccupta verro cus delis esedit, odicili gnimodit et apitati qui
consectur?
Ate renet litat ut quiatur? Qui ime sequat.
Quat rerspero officaborit essit alis volores volut laborepudia
sim que eum volum rem laccumquunt.
Et faccus restiis mintis placeperis expliquam versperiam, eostiis alicill aboremqui dolor as iur? Qui conse minci blam sit,
quiam re mi, te liquodi omnimol uptibus eos dolupta simpor
sapiendebit lici officipsunto consequ iaepremquam, torestrum, illuptas dendio con pro eat.
Lectum nemquam di nonsectet lante aut maiorporum facepratur sa escitio. Ut quia prat es et ex ea dipid quunt.
Imporestia sequiduciis et, intorestem dolupta tiumquam aut
vellam ex et quist aut moluptae ad que delignimos doles aut
fuga. Nequo maximol upturib usandella cusae odignam inctem fugias quodita meniass equidit aut pe ipienis doluptam,
quate as sit pore cus.
Tentis et ulluptas debite nonse nos nem nis erfero blanis sequis autae volor ad maximus ciisqui volor am que ello velecti
ani officipsam suntur, erovit eiunt es in pe pe officat emporis
ea voluptatium quodi quat estem. Reratur aut libusdae natqui
ut derae velendit minctam hitatqui ad et fugias dollatquis cusaperitam es dolores ea perum qui temquam ellam abores re-
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hictus, ipsam inis nonsequ ibusam, utemquiae et fugitaes apel
ipiet autessint iusapic idionse omnis intiasitium quibusa ndeliquam, volore consecuptam dolorrum voluptur sim et estium
aut quiatus magnate ium dolorum quatis ex eius volorepel is
vent quuntur, qui nonsequi aspid et audam ventior molo offici
apicium rectur?
Nimus dunt. Anduciusam quaest archiciantis volupta tinullo
ribusdam que ipsaperatur?
Occatem. Arunto doluptate volectur, offic testruptas eos dolorerchit, nim quiae. Xerferovid et atur sum esequae natur
aut lab inctur sam qui derum aditatusa volorendi aut voluptat voloreiunt perit faceaquiaes alition cuptiorem et, consequ
aecullitas dolorep eliquasped et officiatur molupta tiusani
magnihit voluptam eicianiscia volorianis aut expedit dolorep
rorporit, nemodit, il ipitatu samus, te voluptae sum aut as estemod ioresti ut voluptate is maionsequi ium alit aperorum dolor reperum ea derum dolut fugit dolecaborrum faccus di dit
eosanistiori corepel luptatibera dusam ersperum volor rehenisquas volorporem nam quam, sit ditam et ma doloreiur?
Quis dellorem que eum ius int alicia quid que pro vendebis
dolumque ipsa dolum re nihilluptur? De conem etus imusa
velis ratet facearc hicaerum voluptatis dolupta seque pratent
iatquate pedi cus arion remodi ad moluptat experere, eum aut
quo odit estis volorem aut accatectet omnitio nsequod maio.
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no fly zone
Carta o bit?
Una tipica mappa aeronautica: per leggerla
occorrono competenze non alla portata di tutti.
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DRonEziNe - 42
Glossario
ATZ - zona di traffico di aeroporto (Aerodrome Traffic
Zone), uno spazio aereo di dimensioni definite intorno
ad un aeroporto per la protezione del traffico in decollo,
atterraggio e volo nel circuito di traffico aeroportuale.
CTA - area di controllo (In inglese Control Area) , è
uno spazio aereo che si estende verso l'alto a partire da
una specifica quota al di sopra del suolo o dell'acqua,
all'interno del quale viene erogato il servizio di controllo del traffico aereo.
CTR - zona di controllo (In inglese Control Zone) spazio aereo controllato posto in corrispondenza di uno o
più aerodromi, che si estende verso l'alto a partire dalla
superficie del suolo fino a un limite superiore specificato. Si può dire quindi che la Zona di controllo funga
da "raccordo" tra l'aeroporto e il sistema aeroviario di
crociera.
ICAO - organizzazione internazionale dell'aviazione civile (International Civil Aviation Organization)
è un'agenzia autonoma delle Nazioni Unite incaricata
di sviluppare i principi e le tecniche della navigazione
aerea internazionale, delle rotte e degli aeroporti e promuovere la progettazione e lo sviluppo del trasporto
aereo internazionale rendendolo più sicuro e ordinato.
NOTAM - "NOtice To AirMen". Viene utilizzato dai piloti di aeromobili o elicotteri per essere aggiornati sulle
ultime informazioni disponibili di un determinato aeroporto, sulla efficienza dei radio aiuti alla navigazione
e su tutto quanto possa riguardare un volo.
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NFZ - NO FLY ZONE - una zona d'interdizione al volo
(in inglese No-Fly Zone) è un territorio entro il quale vige
il divieto di sorvolo. Tali zone vengono di solito dichiarate in un contesto di controllo militare degli spazi aerei per
delimitare una zona demilitarizzata del cielo.
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no fly zone
AlterPlanner
Grafica
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Ricerca per coordinate
Esportazione mappa
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Esri
SPAZIO AEREO - lo spazio aereo (airspace), è un termine generico utilizzato in aeronautica per indicare una
zona definita nelle tre dimensioni, all'interno della quale
gli aeromobili devono sottostare a particolari condizioni e attenersi a norme o procedure disposte localmente
dall'autorità aeronautica di giurisdizione, oppure stabilite
dall'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile
(ICAO).
AEROVIA – AWY - (airrway), è una particolare CTA o
porzione di essa, a forma di corridoio definita con lo scopo di incanalare i voli soggetti al servizio di controllo del
traffico aereo.
ZONA VIETATA - P - (prohibited area), è uno spazio
aereo di definite dimensioni all'interno dello spazio aereo nazionale di uno Stato, nel quale i voli sono proibiti.
Sono usualmente posizionate a tutela di carceri, di monumenti di particolare delicatezza, di aree naturali protette,
e di impianti chimici.
GIS - acronimo inglese di Geographic Information System. Struttura progettata per ricevere, immagazzinare,
elaborare, analizzare, gestire e rappresentare dati di tipo
geografico.
tecerit, sit plam, coriber iberovide as consequistia vel invenimi, si solorum laut aliquaeseces eatetur? Ximolor epratem reprorepre volende rsperferciis et que nihitisit iuribus.
Lia aliquam endusciandis moluptatium dolupti ationse quiscid qui vellabo. Voluptatem fugitiost, everaeptat harion
estrum quates et vellat.
Totati consequ oditiunt faciis eictur, iliae net audipsae dolupta
voluptius de pore lautet officimusam ipsam, optatqui dic tem
doluptias dolorrum rem inverro et idia venis et vendunt eos
ex et laborem rehent.
Illatem rem. Ficianduntur audit, suntor aliquiate pori doloriatis de none vent, si omnimet maioritio conet istia est fuga.
Ribeati istiatios volorib usandam nam num aut quo mi, ipsum
voluptatur?
Cab incto venisquia nes nullabo. Ota ipis aut audanienis porehen duciis doluptatur a simolor sunt.
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tecnica
Occhio all'aeroporto
Negli USA le mancate collisioni tra aerei
e droni che volano troppo vicino agli
aeroporti stanno diventando un serio
problema
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Tibus ipsanda audam raecati uscipicae nus eumquas perferferum alibus am suntinus dolore doluptatur, omnistrum lantis
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Tem quid quia parchiti dolorionet, aliqui quia cum am, aliquiatiis con re incimus.
Equae ped ea voluptas est que volende mporpor emperunto
idusam re, odignam ullit aut qui blab ipsam, voluptis ma nestias pore omnimol uptates tiumquae neturiate delia serionsequo beatur?
Apid es eicit aut exerum voluptusande velluptatur, illaci odi
idelit vendam sinctiaest, id erum essi reicieni totate parchitam
quiatium ad modignites estium, consequ aspedipit res perum
de de ditatia volute modicae ctatem eture sitemolupis pra alitinc iendignimus cum deles di aut exero cullab ipsam fuga.
Nam, to et ipsam accatus.
Occulla explict uresequodit, quid et rerovitibus eostibus andio
beribus, sequi reperemod et erehendicae. Itam es que nobis
et, sitaque nonsed ut volorate velitatet, quam aspero molore
et odis essit, qui sin cus aut et offic to in rem quae odia sit,
temporp orporia que pe eos re, sa peritam, ullatur, cumquissi
voluptatquos doloria nonsequas re qui cupiendante asit hillab
incte de doluptatia que ommolor ehendit rae et volorum faciis
nes raeptam etur aut laces ese velland itatqua meniento eium
eatiumquia volupti osantem rest ari beatat.
Piscipsunt hilistota vollit peliquia que vento illecuptas et quatia dolloris dellabo. Ut in eic totatur aut omnim ut facero conse
laborerore nis ut quaspis voloruptiis molore, quam dolore culpa dolorpos audiost enihillam, con peria net quiberum earum
labo. Nam que quisquisque solorem sintiunt faccum num dolesectatus ipit et pelecturibus des solorro te raecte praectus, ut
pa corumquam dolo escillam quae nonsenis erfero vendustiist
evelesti officit rectibus, quibusanto moluptam, ulles nonet ea
volut volenemquis pel impor asima aut earum eaquia nim dis
DRonEziNe - 44
et quo essi te consequamus sum fugia con ex evelitas etur magni dolorias sequatur ma custrum explique velictam quibus
repudi blanimpera sequatu reheni qui dolum invelesti omni
to elissit, occum ea eature laborem porerfero eris aut aliquo
quia pa dollorem inctur sendunt omnisci pisqui ullenec epudam que occatis si aut aliqui natinis imoluptae. In rehendam
im volo temperr oviduciist, erios conserunt et magni as quam
nobitiu rerferunt quiasin imendust ut untur? Borrovidiae optatem poreptiusam reratur aut voluptas sectatus dent optatec
tibus, tes ipit aut officipipsam, corrumqui ipidit, odi rest, sequid min repe quunt et et pedipsum ium ea volorit, quis reicil
eturepr erumque mo et omnihil idebitatem qui quat porecup
tatquis et laut ipsam nis maiorpo ritatur, qui aliquuntusa que
pellicipiet a dolum exerit quamendant verferias es conestrum
rem qui aliquatur? Samust, sequod earum re vel eaque molorum quid qui si dusda cuptas re excernam, cum volorate sime
et endebissecab iusciduciis maximus, sedi velique aut laceped
itasit vellenis voluptum fuga. Rum faccusdae pe nate amusapi
ciminustotat milicienis vellatur sim ius, occati rem quo te eat
lanim hiliquia iur?
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Epudipsam volorro tesci dio. Aque dusciam as veri occaborem quis mi, solorem eum rem qui dem la doluptae volora sit
estotationet opta ditiumq uasitate autaerum sim imus nonseque dit ea consequam ut ate velia ad qui repudi dolor sin et ut
faccusa nditatem aut etus experfero tet magnis ellacie nihilitas
eos et archil inis consequ untotas persper iossinc turiae molupis es si doluptate cullaud itaepedit voluptatur? Qui to blanihillic tem fugitia es susant andem andis estione ceaqui dus
volo iliquatibus ipsanditiur? Imagnimin et in consed magnatu
sapiendi invente venis quatur, se eiur, et eturias imaximaion
ere nis re resciamet moluptiae nation nullorro dolores volum
sint quos elis molora dent aditibu scitaepudae volupta sse
DRonEziNe - 45
Progettiamo
le
nostre eliche
Oggi le macchine Cnc e la stampa 3D
ci danno la possibilità di creare da soli
le eliche per i nostri multirotori.
Così possiamo farle su misura per la
nostra applicazione
A
gli albori del modellismo era normale fare in casa le
eliche per gli aeromodelli a elastico, scolpendole nel
legno. Un processo non facilissimo ma alla portata di
artigiani con un minimo di manualità, visto che le eliche per
l’elastico avevano poche pretese, anche un profilo approssimativo andava bene allo scopo. L’avvento del motore, prima a
scoppio e poi elettrico, che richiedeva eliche dalle prestazioni
superiori e sottoposte a sollecitazioni ben maggiori ci ha fatto
dimenticare questa antica arte. Ma oggi, grazie alle frese Cnc e
alle stampanti 3D, farsi in casa le eliche è tornato ad avere un
di Giancarlo Comes
senso. Specialmente nei multirotori, le cui eliche sono la parte più importante del Power System. Grazie ad esse infatti il
mezzo non solo genera la spinta propulsiva per muoversi nello
spazio, ma anche quella necessaria allo stazionamento in aria
(condizione di Hovering), ovvero la portanza.
La scelta degli elementi traenti è fondamentale per la performance di volo, e di questo abbiamo già parlato su DronEzine
qualche numero fa. Ora facciamo un passo avanti e vediamo
come si fa a progettare un’elica in base a delle specifiche precise
e prevederne le prestazioni con una buona approssimazione.
NOZIONI PRELIMINARI
Le eliche per aeromodellismo possono a tutti gli effetti essere considerate come ali rotanti. Operano con bassi valori del
numero di Reynolds e, in virtù delle velocità sul profilo relativamente basse rispetto alla velocità del suono, possono essere
studiate a livello aerodinamico considerando il fluido elaborato (l’aria) come incomprimibile, mantenendo un errore nei
calcoli contenuto.
Il numero di Reynolds caratterizza il regime di moto della corrente aerodinamica che lambisce il profilo, distinguendo tra
moto laminare, di transizione e turbolento, e la sua importanza
sta nel fatto che tale regime influenza molto la performance
aerodinamica del profilo.
Per il nostro caso questo numero “magico” lo stimiamo con la
relazione
dove ρ è la densità dell’aria e µ la sua viscosità cinematica a
20°C, C invece è la lunghezza della corda del profilo ed u la
velocità periferica:
Il fattore r può assumere valore 0.25, 0.5, 0.75 o 1 a seconda
DRonEziNe - 46
tecnica
assiale (v), come si vede nella figura qui a sinistra.
Lungo la pala la componente assiale deve essere costante per
far si che essa lavori in maniera equilibrata, e questo è il motivo
dello svergolamento.
della sezione dell’elica che valuteremo in fase di progetto, mentre D è il diametro elica ed n il regime di rotazione.
Nella figura in alto si apprezza la terminologia di base inglese,
necessaria alla progettazione e successiva analisi di un profilo
alare. Normalmente un’elica ha due misure caratteristiche, diametro D e passo P, misurate in sezione al 75% del diametro
(r = 0.75), che danno un’indicazione utile al loro dimensionamento. In prima approssimazione si può stimare la spinta
S generata da un’elica ad un certo regime grazie alla relazione:
Per esempio, con un’elica 15x5 a 4800 rpm si ottengono 1450
grammi di spinta, che non è lontano dal valore di 1300 grammi
riportati sul sito della Tiger-Motor. Il motivo per cui le misure
si fanno al 75% del diametro sta nel fatto che a quella sezione
si ha il valore medio del passo P, che non è costante lungo la
pala: q questo perché la velocità
periferica cresce al crescere del
raggio, e per far si che tutte le
sezioni lavorino in condizioni
simili le pale delle eliche sono
“svergolate” come si vede nella figura. Va tenuto presente un
aspetto molto importante della dinamica di un’elica, che è quello della potenza che essa richiede, infatti essa si può stimare
come:
PROGETTAZIONE
Progettare non vuol dire conoscere qualche
formula algebrica che miracolosamente risolve il problema, ma vuol dire saper studiare
un metodo che porti al risultato desiderato
in maniera semplice ed efficace, seguendo un percorso fatto di
scelte e di compromessi senza tralasciare alcun dettaglio. Di seguito illustrerò le linee guida di quello che io uso nella pratica,
per fornire al lettore un quadro degli aspetti chiave e degli strumenti di calcolo che possono essere usati. A titolo dimostrativo
per i calcoli mi riferirò ad un’elica 15x5 che deve fornire 1300
grammi forza di spinta.
Il primo passo consiste nel raccogliere i dati di partenza. Si
conosce il diametro D delle eliche, poiché esso è determinato
dalla lunghezza e dal numero dei bracci del multirotore, considerando che tra un’elica e la successiva ci deve essere una “luce”
di almeno 2 pollici per far si che non si abbiano interferenze
aerodinamiche dannose.
Si conosce la spinta S che dovrà fornire l’elica, che è data dal
peso al decollo diviso il numero di rotori, ed è l’obbiettivo del
progetto. Infine si fissa un passo P in relazione alla performance che vogliamo raggiungere.
Tenete presente che passi tra 3.7” e 4.7” danno luogo a maggiori efficienze ma a bassi valori di spinta per numero di giri,
invece un passo da 5” a 5.5” garantisce più spinta a regimi minori ma manche peggiore efficienza. Un passo superiore a 5.5”
non è consigliabile per i multirotori, è più adatto a un’elica da
velocità. Quindi, una volta fissati D, P ed S, si procede a stimare il regime operativo previsto:
potenza={rpm3}*(D4)*P*k
dove k è un fattore di conversione ( per esprimere la potenza in Watt k = 5.3x10-15 ). Si osserva che la potenza assorbita
dall’elica aumenta direttamente per un incremento di passo,
che quindi è poco influente se paragonato al diametro, infatti
passare da un’elica 10x5 ad una 11x5 richiederà il 46% in più
di potenza al motore. Inoltre è facile vedere dalla formula che
cambiando elica cambierà non solo la potenza assorbita ma
anche il regime di rotazione, quindi in fase di progetto è importantissimo prevedere un target di entrambe le grandezze.
In ultimo va tenuto presente che ad ogni sezione del profilo
la corrente d’aria lo lambisce con una velocità relativa che è
somma vettoriale di una componente tangenziale (u) e di una
ottenuto il regime n procedo al terzo passo: la scelta del profilo.
Per i multirotori è bene optare per profili a ventre concavo e
non piatto, infatti questo genere di profili garantisce, grazie ad
una certa deflessione del profilo, una ottima performance aerodinamica in termini di portanza. Tutti i profili possibili e immaginabili per ogni tipo di applicazione, dalle turbine eoliche
agli aeromodelli tuttala, dai profili supersonici a quelli per aviazione generale, sviluppati da aziende come la NASA e la Boeing si trovano su www.airfoildatabase.
com. In questo sito c’è una gigantesca
lista di profili scaricabili gratuitamente
DRonEziNe - 47
progettiamo l’elica
in formato .dat, che è il formato col quale lavora il programma
di analisi che useremo. Cercate tra i profili “mh”, io per esempio
ho scelto l’ mh113. Il programma che ci serve per gestire i profili è un programmino open source gratuito di analisi aerodinamica per aeromodelli che si chiama XFLR5. Grazie a questo
utile strumento potremo valutare con ottima approssimazione
la reale performance della nostra elica.
Una volta avviato il programma e caricato il profilo mh113.dat,
cliccando su “File – Direct Foil Design” e poi aprendo il file, la
finestra si presenta così:
a questo punto Il profilo scelto deve essere opportunamente
scalato diminuendo il “Thickness”, cioè lo spessore, e tenendo
in considerazione che quanto più il profilo è fine tanto più migliorano le sue caratteristiche aerodinamiche, ma non bisogna
eccedere poiché altrimenti si compromettono le caratteristiche
meccaniche dell’elica, che dovrà essere abbastanza robusta da
far fronte alla sollecitazione di flessione imposta dal carico aerodinamico e a quella di trazione determinata dalla forza centrifuga dipendente dalla rotazione. Può
essere utile comprare diversi modelli di
eliche e sezionarli al 75% del diametro per
avere un’idea di come scegliere e scalare il
profilo, nella figura a sinistra un esempio
di elica sezionata. A questo punto, si procede calcolando i dati che ci serviranno
per impostare l’analisi fluidodinamica.
Per prima cosa bisogna stabilire la geometria della pianta alare, ovvero stabilire una legge che
al variare del raggio associa una
certa lunghezza della corda C. In
questa maniera potremo stabilire
la geometria dell’elica che realizzeremo e calcolare il numero di
Reynolds alle varie sezioni, conoscendo quanto vale C per ogni
sezione. Un esempio di come disegnare la pianta dell’elica è nella
figura qui a sinistra, dove in bas-
DRonEziNe - 48
so si vede la funzione che restituisce C al variare di r, mentre
la linea tratteggiata descrive lo svergolamento, che più avanti
calcoleremo anche per la nostra elica. Dalla figura si osserva
come la pala parta da r = 0.13, quindi il mozzo occupa il 13%
del diametro, mentre il profilo alare effettivo copre il restante
87%. Questo aspetto è determinato dal fatto che ci serve spazio
sul mozzo per praticare i fori di fissaggio dell’elica, quindi su un
diametro massimo D non avrò mai il 100% coperto da profilo
alare. E questo determina in parte la discrepanza tra calcoli teorici di spinta e spinta effettiva.
Una volta stabilita la geometria si passa a calcolare per quattro
valori di r, r = 0.25; 0.5; 0.75 e 1 i seguenti dati, usando le formule prima viste: velocità periferica u e numero di Reynolds
Re; inoltre si calcolano anche angolo di attacco del profilo β e
numero di Mach Ma usando le relazioni:
A questo punto si ottiene lo svergolamento del profilo, ovvero
la variazione di angolo di attacco β, poiché nella formula per il
calcolo dell’angolo la velocità v è sempre costante per ogni sezione, in quanto dipende dal passo P e dal regime n, mentre la
velocità u cresce via via che ci si allontana dal mozzo (r = 0.25)
e si arriva all’apice (r = 1).
Quindi ora passiamo all’impostazione dell’analisi in XFLR5
cliccando su “X-Foil direct analysis” e poi su “batch analisys”.
Appare la finestra di dialogo nella quale andiamo a svolgere
una analisi “Type 1” inserendo i valori calcolati prima. Per
numero Re e angolo β ( nel programma chiamato Alpha) va
inserito un campo di variazione, ad esempio per la nostra elica
15x5 alla sezione r = 0.75 otteniamo un Re = 108000, quindi
imposto un campo che va da 106000 a 110000 con variazione
di 2000. Cliccando su “Analyze” il software procede al calcolo
iterativo dei parametri aerodinamici, producendo un output
del genere per la sezione, ad esempio al 75% del raggio:
tecnica
Nella finestra compaiono cinque grafici che illustrano nel
dettaglio la performance aerodinamica del profilo al 75%. Di
questi ce ne sono due importantissimi: il grafico Cl – Alpha
e quello Cl / Cd – Alpha. Il primo fornisce le curve, una per
ogni valore di Re, del coefficiente di portanza Cl in relazione
all’angolo di attacco Alpha; da questo possiamo osservare se
il profilo lavora in condizioni di stallo incipiente o avanzato.
Nel nostro caso, al valore di β = 8°, calcolato per la sezione a
r = 0.75, corrisponde un Cl di circa 1.6 che si trova nella zona
piatta della curva per Re = 108000, questo vuol dire che per
quell’angolo abbiamo portanza massima e stallo incidente, infatti per angoli maggiori di 10° Cl comincia a diminuire, il che
indica condizione di stallo avanzata, infatti notate come nel
grafico Cl / Cd – Alpha a 10° l’efficienza è molto bassa e diminuisce drasticamente per angoli maggiori.
Tuttavia si nota, sempre dallo stesso grafico, come l’angolo di 8°
sia molto vicino alla zona di efficienza massima, il che ci dice
che questa sezione dell’elica a questo regime lavora in condizioni ottimali. Premendo il tasto cerchiato in giallo si accede
alla finestra illustrata sopra, che permette di vedere il profilo
inclinato e due cose molto importanti: la prima è il grafico di
distribuzione del coefficiente Cp, mentre la seconda è in basso
a destra, ovvero una lista riassuntiva dei dati precisi di performance aerodinamica per l’angolo Alpha e il numero Re che
scegliamo dai due menù a tendina in alto.
Nella figura ho selezionato Alpha = 8° e Re = 108000.
Osservate che la pressione ha un gradiente negativo sulla parte
superiore del profilo, indicato da un Cp minore di zero, come
è lecito aspettarsi, e come invece sulla parte inferiore abbia un
gradiente positivo. In pratica si vede come tra parte concava e
convessa del profilo ci sia una differenza di pressione che determina una spinta di portanza, o Lift, e una di resistenza, Drag,
individuate dai coefficienti Cl e Cd che valgono 1.606 e 0.025
nel nostro caso.
Calcolo dei risultati
Ripetendo la procedura per tutte le altre tre sezioni, costruite
una tabella nella quale riportate i dati di: u; β; Cl; Cd; Re, Ma;
C per ogni valore di r. A questo punto calcolate i valori medi di
Cl, Cd e u semplicemente facendo la media aritmetica:
e poi si determinano la spinta effettiva generata:
e la potenza assorbita dall’elica:
dove Apala è l’area della superficie di una pala dell’elica, calcolata come [0.25(D/2)*Cmedia], e prestando attenzione al fatto
che in quest’ultima formula la velocità u non è la media, ma
quella al 75% del diametro!.
CONCLUSIONI
Con questo metodo ho provato a progettare un’elica da 15”x5”
con profilo mh113, ottenendo 1381 grammi forza di spinta effettivi a 4542 rpm e 156.8 Watt di assorbimento, con una efficienza di 8.82 g/W. Cercando sul sito della T-Motor i dati della
prova al banco per un’elica 15x5 ho trovato 1300 grammi, forza
di spinta a 4800 rpm e 150 Watt di potenza assorbita, con efficienza di 8.67 g/W, cosa che dimostra la validità del metodo
illustrato che, per quanto possa sembrare semplice nelle formule, è più che appropriato nelle nostre applicazioni, in cui la
validità di certe ipotesi semplifica molto la fluidodinamica del
caso. Certo è ammesso un errore di circa il 7% nei risultati, ma
è più che accettabile.
Tutti i risultati sono riferiti alla condizione di hovering, infatti le prestazioni aerodinamiche dell’elica cambiano quando il
multirotore è in movimento.
Online si trovano articoli tecnici su analisi di eliche da aeromodellismo in galleria del vento, uno è “Propeller Performance
Data at Low Reynolds Number” di John B. Brandt e Michael
S. Salig. Per la realizzazione si può tranquillamente pensare
alla stampa 3D se si tratta di eliche fino a 13” di diametro che
sono destinate a spinte non eccessive ( minori di 1.2 Kg ) e a
patto di scegliere un buon polimero per la loro realizzazione,
che assicuri il giusto compromesso tra resistenza a flessione e
tenacità. Per eliche destinate a generare alte spinte si può usare il legno e ricavarle dal pieno tramite una fresa Cnc: ci sono
molte aziende che svolgono queste lavorazioni e molti programmi CAD open source o con licenza prova per realizzare la
modellazione da inviare al laboratorio di lavorazione. Il pregio
del legno è che è molto rigido, ma anche pesante, il che vuol
dire maggiore inerzia, la quale si traduce in maggiore tempo di
risposta dei motori.
L’ultima moda è il carbonio, ma per produrre un’elica del genere le cose si fanno decisamente più complesse e costose, non
sempre alla portata di piccole aziende o aeromodellisti con limitate risorse economiche. 
DRonEziNe - 49
Micro navi Robot
nei
laghi e mari italiani
Dalle cime di Lavaredo al lago Trasimeno alla Conca
D’Oro di Palermo una flotta di barche automatiche
veglia sulla salute delle nostre acque
diDRonEziNe
Luca Masali
- 50
speciale droni marini
I
bacini idroelettrici italiani si stanno pian piano interrando: il limo portato dai fiumi riempie i laghi artificiali di
fango rendendo inefficaci le dighe e impedendo loro di
produrre energia elettrica. Ma quanto velocemente procede questo fenomeno? Si può
ancora correre ai ripari? In diverse dighe italiane naviga un
imbarcazione robot prodotta dalla torinese aerRobotix,
CatOne, un vero e proprio drone acquatico che al posto
delle classiche eliche marine immerse utilizza eliche aeree
in modo da poter operare senza problemi anche in acque
difficili, invase dalle alghe e dai detriti. Una vera flotta di
natanti robot di piccole dimensioni (tra 1.6 e 1.9 metri)
progettati per l’acquisizione dati, il monitoraggio ambientale e il pattugliamento, in totale o parziale autonomia. «Una grande diga che abbiamo esplorato è quella di Santa Caterina di Auronzo, nel Cadore, sotto le tre cime di
Lavaredo» ci dice Pierluigi Duranti di aerRobotix. CatOne percorre automaticamente il bacino, guidato dal Gps,
in missioni che durano svariate ore. Il senso dei droni acquatici è proprio questo, spiegano in AerRobotix: «Sono
DRonEziNe - 51
speciale droni marini
nati per portare a termine attività ricorrenti anche molto
ripetitive, di lunga durata, in zone di­fficilmente accessibili
o pericolose e in ambienti critici. Per esempio cave, bacini
di discarica, zone a rischio frana, invasi soggetti a scariche
di pietrame o contaminate». Durante la navigazione, un sonar legge la profondità delle acque consentendo di creare la
mappa tridimensionale del fondale.
E come può il drone marino aiutare le dighe?
«Se l’interramento, anzi, l’interrimento, come lo chiamano
i geologi non è eccessivo si può intervenire dragando» risponde Duranti. «Se invece è troppo avanzato occorrono
interventi ben più complessi, come lo svuotamento parziale dell’invaso per poter togliere il limo in eccesso.»
Ci colpisce il piccolo drone parcheggiato sulla piattaforma di prua, che rende il CatOne simile a una portaerei in
miniatura. A che servirà mai quel multicottero?
«Visto che le missioni durano diverse ore, abbiamo pensato
di accoppiare al natante un multicottero. In questo modo
decollando e atterrando sul ponte può esplorare il terreno
attorno all’invaso, in modo da creare la mappa tridimensionale anche della parte emersa, e avere così una completa
analisi 3D di tutto il bacino, sopra e sotto la superficie. In
futuro vorremmo fare in modo che il drone possa ricaricare le batterie direttamente dalla piazzola di atterraggio a
bordo dell’imbarcazione».
E come la mettiamo col rispetto dell'ambiente?
«La mancanza di eliche e timoni immersi, il ridottissimo
pescaggio, la bassa rumorosità e la totale assenza di scarichi inquinanti rendono i CatOne amici dell’ambiente, permettendone l’operatività anche in ambienti ecologicamente
protetti. Ne è riprova, per esempio, il fatto che tutta la fase
di sviluppo è stata condotta all’interno del Parco naturale
di interesse provinciale del lago di Candia, notoriamente
interdetto ai natanti a motore».
Galileo e i laghi umbri
Ben più imponente del CatOne è Galileo, imbarcazione robot della ternana Siralab Robotics, che per conto dell’ARPA locale pattuglia le acque dei laghi umbri. Oltre a rilevare
la batimetria, e quindi costruire le mappe tridimensionali
dei fondali, Galileo ha due telecamere, una sommersa e
l’altra di superficie, per tener d’occhio lo stato della vegetazione costiera (in particolare la “cannuccia” del Trasimeno, Phragmites australis, una pianta infestante che
è uno dei più importanti indicatori biologici dello
stato di salute del lago) e la popolazione di alghe.
Il drone umbro durante la navigazione (totalmente automatica) misura parametri importanti per
verificare la qualità e la balneabilità delle acque,
Cannuccia
Una distesa di cannuccia del Trasimeno,
una pianta infestante che dà preziose
indicazioni sullo stato di salute delle
acque del lago.
DRonEziNe - 52
come la percentuale di ossigeno disciolto, la conducibilità
elettrica e l’acidità. I campioni sono raccolti con una sonda
multiparametrica, mentre un autocampionatore che opera a varie profondità, dotato di un sistema di refrigerazione, permette la conservazione dei campioni per le analisi
successive. «Con Galileo, in sintesi, sarà possibile definire
mappature tridimensionale della qualità delle acque, ricostruire fondali con reportistica tridimensionale e arricchire
il quadro della conoscenza ambientale dei sistemi lacustri
utile ad una loro gestione ottimale» dice il direttore tecnico
di ARPA Umbria Giancarlo Marchetti.
Il semisommergibile di Palermo
Nel 2012 a Palermo è stato varato il battello telecontrollato
semisommergibile sviluppato dal laboratorio sistemi e tecnologie marine dell’ateneo siciliano. A lavorarci, un gruppo di
studenti e ricercatori guidato dall’ingegner Francesco Maria
Rimondi. Il risultato è un drone adatto non solo alle acque
dolci interne, ma anche al ben più ostile ambiente marino.
Inizialmente spinto da un motore a benzina da 30 cavalli, successivamente il battello robot è stato dotato di un più ecologico motore elettrico ed equipaggiato con un sistema automatico di controllo dell’assetto e assistenza alle virate.
Essendo una realizzazione universitaria, non stupisce che
l’imbarcazione sia soprattutto una piattaforma di ricerca per
sperimentare soluzioni sempre più avanzate: allo studio c’è un
generatore elettrico basato su fuel cell e anche un propulsore
ibrido a idrogeno. Il link ha una portata di 22 km circa, e il
battello può immergersi fino a circa 5 metri di profondità.
Il drone è stato brevettato, e tra gli impieghi previsti c’è lo studio dei pesci del mare Tirreno. «Il drone può seguire le rotte
dei banchi di pesce nel loro habitat naturale, senza disturbarli o alterarne il comportamento» si legge in un intervento di
Rimondi, «e le specie monitorate, opportunamente “taggate”
acusticamente, possono essere seguite anche oltre i confini
delle acque territoriali. Inoltre, considerato il pescaggio di soli
17 centimetri, il drone può spingersi anche in zone che sarebbero poco accessibili alle barche da ricerca. E può anche
decidere autonomamente percorsi alternativi in caso di condizioni meteorologiche avverse».
Il drone romano che va oltre l’aliscafo
Navigare a oltre 200 km/h, controllato da terra, in condizioni
proibitive per qualsiasi altro natante: questo in sintesi lo spirito del drone-aliscafo in corso di sviluppo al SeaLab Project
dell’Università La Sapienza di Roma (foto in alto). Un vero
concentrato di tecnologia,
a partire dai motori,
come spiega il responsabile
del progetto Antonio Carcaterra in una recente intervista al Corriere della Sera: «Avrà un propulsore
a due stadi, idrogetto nella prima
fase poi, una volta raggiunta l’alta
velocità, si passa a un sistema di
micro-turboreattori simili a quelli
che si trovano sugli aerei. Ma in versione miniaturizzata».
Si tratta di turbine per aeromodellismo che
prima caricano le batterie che alimentano
gli idrogetti, poi diventano essi stessi i propulsori che
spingono la macchina, di 4 metri di lunghezza, alla velocità
impressionante di 200 km/h. Durante la navigazione i sensori
DRonEziNe - 53
Speciale droni marini
Squalo robot
Ghostswimmer, un inquietante
drone sottomarino sviluppato
dall’Università di Boston.
leggono il moto ondoso e reagiscono per dare stabilità all’aliscafo jet. Una
volta costruito, diventerà una piattaforma sperimentale per sviluppare tecnologie marine.
Il sistema di controllo
Proprio come per i suoi fratelli volanti, anche nei droni che
nuotano il sistema di controllo rappresenta l’elemento più pregiato del sistema, quello che da loro autonomia e flessibilità
operativa. Nel caso del CatOne, il sistema è composto da una
stazione di controllo di terra, attraverso la quale l’operatore
definisce il percorso e pianifica la rotta su un display interattivo con modalità semplici ed intuitive.
Una volta attivato, il natante procede in autonomia seguendo
il programma previsto. Un data link, connesso alla stazione
di bordo, permette all’operatore di tenere sotto controllo l’avanzamento della missione e, se necessario, di intervenire con
variazioni in tempo reale. Il natante ha comunque un sistema
computerizzato di navigazione di bordo, che segue con un
certo grado di autonomia la missione, utilizzando come riferimento i dati acquisiti da sensori inerziali e Gps. In questo
modo, una sola stazione di controllo (e un singolo operatore)
possono gestire più natanti.
A che serve un drone marino?
L’applicazione più classica è la batimetria Singlebeam, in
cui il drone robot guidato dal Gps rileva una serie di punti
singoli del fondale utilizzando un ecoscandaglio. Quando è necessario, la barca robot può portare a bordo le ben
più sofisticate apparecchiature per il Multibeam, in cui si
passa dall’acquisizione per singoli punti a un’acquisizione
continua che usa contemporaneamente un gran numero
di beam, per
coprire una fascia laterale di fondale
pari a due o
quattro volte la profondità indagata.
«Il
mercato cresce anche per le acque interne»
dicono in
aerRobotix.
«I droni
come il CatOne hanno tale una semplicità
logistica e operativa, rispetto all’impiego delle imbarcazioni normalmente adibite a rilievi oceanografici, che in molti
ci hanno suggerito di sviluppare il multibeam anche per le
nostre imbarcazioni, cosa che attualmente in fase di studio». Un altro campo interessante è la ricerca delle perdite
dei canali irrigui: il Politecnico di Torino sta mettendo a
punto un sistema per la tomografia elettrica che trova le
falle nei canali, un tema di crescente interesse man mano
che diventa evidente quanto preziosa sia la risorsa acqua.
Qui i robot marini sono una soluzione interessante visto
che il controllo della rete idrica richiede operazioni su vasta
scala ripetute di frequente. Le barche robot, come abbiamo
visto, possono essere dotate di sensori chimico-fisici per
studiare la qualità delle acque e il livello di inquinamento.
Per quanto riguarda il CatOne, Duranti ci rivela che «è
aperto un dialogo con gli Enti preposti alla salvaguardia
dell’ambiente per la messa a punto di tecniche di raccolta
di dati chimico/fisici dello stato dell’acqua». 
Il primato spetta a pisa
Il primo drone marino italiano è stato varato il 9 maggio 2012. Si
tratta di Piship, una barca autonoma di un metro di lunghezza
sviluppata nell’incubatore di Navacchio da Pitom, azienda fondata
da un gruppo di ex ricercatori dell’ateneo pisano. Mossa da un’elica
azimuthale, poteva muoversi in tutte le direzioni guidata dal Gps
oppure telecontrollata.
In cerca della bomba
A Cervia droni marini
sono stati usati per cercare
frammenti di un ordigno
della II guerra mondiale.
DRonEziNe - 54
.
L’ora che volge il disio
Il CatOne ritorna alla base
dopo una lunga giornata di lavoro
nell’invaso di Santa Caterina d’Ampezzo
DRonEziNe - 55
Helicampro in Sudafrica
I progettisti
Stefano Caburosso
e Vittorio Mariani
di Helicampro
Un elicottero robot a scoppio
progettato e costruito nel nostro Paese
sorveglia la rete elettrica del Sudafrica.
Storia di un successo tutto italiano
L
i abbiamo già incontrati nel numero 4 di Dronezine quando ci hanno fatto vedere i loro droni destinati all'uso agricolo. Stefano Caburosso, ingegnere, e Vittorio Mariani,
laureato in fisica, hanno fondato Helicampro che progetta e realizza velivoli ad ala rotante in configurazione tradizionale, con
rotore singolo e motorizzazione a scoppio: «veri elicotteri in
scala ridotta» come loro stessi amano definirli. Questa particolare specializzazione li ha recentemente portati in Sudafrica
a lavorare su un progetto di UAV destinato all'ispezione delle
linee elettriche.
a cura della redazione
la luce visibile, dell'infrarosso (per la localizzazione di surriscaldamenti anomali) e dell'ultravioletto (per l’individuazione
e –primi al mondo a riuscirci– la quantificazione di un fenomeno di ionizzazione chiamato "effetto corona" che avviene in
prossimità delle imperfezioni degli isolatori e comporta una
notevole dispersione di energia). Questa tecnologia è ormai
utilizzata con successo nelle ispezioni da terra e, con cadenza
periodica limitata dall'alto costo, imbarcata su elicotteri pilotati. L'ente nazionale sudafricano di produzione e distribuzione
dell'energia elettrica, la Eskom, ha commissionato allo CSIR la
realizzazione di un velivolo autonomo in grado di trasportare
la strumentazione e così abbattere i costi di esercizio, permettendo di intensificare il piano di ispezioni e conseguentemente
ridurre le perdite economiche e i disservizi».
Chi è il vostro cliente e di cosa si occupa?
«Il nostro interlocutore diretto è lo CSIR (Council
for Scientific and Industrial Research), un enorme
centro ricerche nazionale sudafricano, che ha sviluppato una avanzatissima telecamera multispettrale per l'analisi dei difetti degli isolatori delle linee
dell'alta tensione.
Questa telecamera è in grado di sovrapporre con
precisione le informazioni raccolte nelle bande del-
Effetto Corona
La telecamera sudafricana quantifica il cosiddetto
“effetto corona”, un fenomeno di ionizzazione che si
presenta in caso di difetti degli isolatori e comporta
importanti perdite di energia elettrica.
DRonEziNe - 56
Industria
Come è successo che siate stati
contattati proprio voi
dall’altro emisfero?
«È molto importante non sottostimare le competenze e l’impegno
necessari per portare al successo
un progetto così ambizioso.
Si deve abbandonare l’approccio
tipico del mondo dell’aeromodellismo e abbracciare quello del campo aeronautico vero e proprio. In
questo caso particolare il discorso
è duplice. In primo luogo per le
complesse missioni che il cliente
intende realizzare è necessaria una
piattaforma di pilotaggio autonomo di livello professionale, in grado non solo di gestire il volo con
prestazioni di massimo livello, ma
anche di occuparsi dei sistemi di
bordo, equipaggiamento di lavoro compreso. Al mondo i prodotti con queste caratteristiche sono quasi tutti o riservati al
mondo militare, o progettati per l’aviazione civile con prezzi
e pesi proibitivi nel contesto degli aeromobili a pilotaggio remoto».
Ma non c'era qualcosa di già disponibile sul mercato?
«Non esistono soluzioni “pronte al volo”: sono necessarie approfondite competenze di tipo fisico, matematico, elettronico
e meccanico per integrare il sistema sul particolare velivolo da
rendere autonomo. È stata la nostra familiarità con i prodotti
Micropilot (leader del mercato e pioniera nei sistemi per ala
rotante) a portarci all’attenzione dello CSIR. In particolare i
nostri video caricati in rete, il primo ormai un po’ di anni fa,
ancora oggi sono fra i pochi che mostrano concretamente un
sistema di questo livello perfettamente funzionante. Il secondo
punto è il velivolo stesso: ben diversi sono i criteri di realizzazione di un mezzo che volerà pochi minuti a weekend e per
il quale il cedimento è un’opzione ammissibile e di un mezzo
che dovrà lavorare in sicurezza 20 ore ogni settimana. Inoltre
molte caratteristiche, trascurabili in altri ambiti, sono cruciali
per ottenere buone performance di volo autonomo: per questo
diciamo che l’elicottero deve essere progettato “intorno” all’autopilota ed al lavoro che dovrà svolgere, altro aspetto su cui abbiamo perfezionato la nostra preparazione negli anni».
Un occhio sui tralicci
La telecamera portata in volo dall’elicottero helicampro sovrappone
con precisione le immagini ottenute nel visibile, nell’infrarosso
e nell’ultravioletto. È stata progettata e costruita in Sudafrica da
CSIR.
Ci descrivere il drone che avete realizzato?
«Dovevano essere rispettate alcune specifiche, in particolare:
autonomia di almeno 1 h, capacità di carico di almeno 8 kg,
affidabilità con poca manutenzione, volo autonomo programmabile (comprensivo di decollo, volo traslato, hovering e atterraggio) in prossimità di linee dell’alta tensione, il tutto a 1700
metri di altitudine. Infine il costo doveva rimanere paragonabile a quello di una bella automobile. Per rispettare contemporaneamente tutte le esigenze tecniche il drone ha un rotore
principale di circa 2 metri e mezzo ed è motorizzato a scoppio
con un 110 cc sovralimentato a 4 tempi, progettato e prodotto dall’italiana Merlino Supertec specificamente per l’uso su
UAV».
I droni a scoppio sono rari, perché non un motore elettrico?
«Altre strade erano state già sondate e scartate dallo CSIR
prima ancora del nostro coinvolgimento: i motori a turbina
hanno consumi e manutenzione esagerati, i velivoli ad ala fissa
comunque motorizzati non possono avvicinarsi né soprattutto
sostare presso i piloni, gli aerostati sono troppo lenti e soggetti
Autopilota canadese
L’elicottero Helicampro è costruito intorno al pilota
automatico per elicotteri unmanned di Micropilot.
DRonEziNe - 57
helicampro in sudafrica
al vento. Ma soprattutto i multirotori elettrici, così versatili ed
adottati con successo in molti altri campi, si dimostrano gravemente limitati proprio quando è necessario avere un’autonomia significativa in presenza di un payload importante: o uno
o l’altro! E la situazione è destinata a permanere pressoché invariata finché non ci sarà un salto tecnologico nel mondo delle
batterie ricaricabili, che rappresentano il punto debole della
motorizzazione elettrica».
teri pilotati comportano è un grande vantaggio. Ma è difficile
immaginare un paese che non beneficerebbe dell’introduzione
degli aeromobili a pilotaggio remoto o meglio ancora autonomo. Anzi, forse proprio in zone geograficamente meno spaziose e/o più complesse, con frequente alternanza di aree più o
meno accessibili (pensiamo per esempio alla onnipresenza di
formazioni orografiche in Italia), si avrebbe il massimo vantaggio ad eliminare la necessità di recarsi personalmente presso i
luoghi da ispezionare.
L'elettricità costa meno della benzina, però
Il merito del Sudafrica è di avere il coraggio, da paese emer«Ammesso e non concesso di riuscire a soddisfare i requisiti in gente, di investire in nuove tecnologie anche in questo periodo
termini di prestazioni, il costo di un parco batterie ai minimi
termini, che considerati i ritmi di lavoro preventivati sarebbe
destinato ad essere sostituito su base almeno annuale, sarebbe
proibitivo e comunque irragionevole in presenza di un’alternativa che garantisce un’ora di volo con meno di due litri di comune benzina verde (e nulla vieta di imbarcarne di più!). Per
non parlare della praticità del rifornimento rispetto alle continue sostituzioni e ricariche delle batterie. È per questi motivi
che le autovetture elettriche stanno incontrando tante difficoltà
a superare la fase di prototipazione per ritagliarsi uno spazio
nel mondo del mercato, figuriamoci quanto più lunga sarà la
strada per rendere l’elettricità una realtà fra i mezzi volanti».
Il Sudafrica ha qualche particolarità che rende più interessante l’adozione di droni autonomi nel controllo dei tralicci? È il tipo di territorio che rende questa tecnologia promettente più che altrove?
«Il Sudafrica è un Paese certamente molto grande (ha una superficie quadrupla rispetto all’Italia) e l’estensione della rete
elettrica va di pari passo. In questo senso certamente la possibilità di coprire grandi distante senza i grandi costi che gli elicot-
DRonEziNe - 58
La rete elettrica del Sudafrica
Eskom genera il 95% dell’elettricità usata dal Sudafrica e quasi
la metà di quella consumata nell’intera Africa. In alto, operai
dell’azienda sudafricana al lavoro.
helicampro in sudafrica
di recessione economica mondiale. È un atteggiamento lungimirante che in Italia sta diventando sempre più raro, ed è un
peccato soprattutto in presenza di una tecnologia i cui tempi di
ricaduta positiva sarebbero, se non immediati, estremamente
brevi rispetto a molti altri settori di innovazione industriale.»
La regolamentazione sudafricana attualmente cosa dice?
Chi avrà la responsabilità delle operazioni del drone?
«Il regolamento è ancora in fase di redazione e sarà sottoposto
a pubblica consultazione nei primi mesi di quest’anno. Probabilmente poi entrerà in vigore a un anno di distanza. Inoltre,
sempre probabilmente, sarà modellato sui regolamenti già
emessi in altre parti del mondo (fra cui quello italiano) ma ripulito degli aspetti più ostili alla rapida espansione di questo
nuovo mercato. Anche in attesa di maggiore chiarezza non è
ancora stato stabilito se a regime la flotta di droni sarà operata
dalla stessa Eskom, oppure da una società creata apposta con
personale formato ad hoc, oppure ancora da una società esterna preesistente sudafricana o meno».
In questo momento a che stadio è il progetto? Quali sono le
potenzialità future?
«Lo scopo della collaborazione per la quale siamo stati ingaggiati terminava con la produzione di un prototipo dimostratore delle prestazioni del sistema, che coincide con la conclusione
di quella che CSIR e Eskom avevano definito “seconda fase”,
inaugurata dopo un primo periodo dedicato all’analisi di fattibilità.
Ora l’azienda elettrica sta definendo i termini della terza e ultima fase, ovvero il passaggio dal periodo di ricerca e sviluppo a
quello di entrata in servizio vera e propria. È probabile che l’avvio avvenga progressivamente con piccoli numeri, dando tempo agli attori di definire (regolamento alla mano) le modalità
e le responsabilità al crescere dell’attività. Per quanto riguarda
DRonEziNe - 59
l’Italia, fa sorridere pensare di dover importare un know-how
che innanzitutto abbiamo esportato in un altro continente! Ricorda molto il tentativo di riportare in Italia i cervelli che sarebbe stato meglio innanzitutto non mettere in fuga! Il valore
aggiunto che abbiamo incontrato in Sudafrica riguarda la tecnologia della telecamera, che rappresenta il tassello fondamentale per il passaggio ad un sistema ready-to-work pronto ad
essere offerto sul mercato, in Italia come nel resto del mondo.
E dopo il Sudafrica, l'Italia?
«Vorremmo poter importare anche il modus operandi, ovvero
il coraggio di investire in una tecnologia all’avanguardia senza
aspettare che altri si prendano il rischio per primi (godendo
per primi dei risultati!). Sappiamo da fonti dirette che l’ENEL è
seriamente interessata all’utilizzo dei velivoli senza pilota per le
ispezioni, anzi di più, sanno che nel futuro saranno una realtà
imprescindibile. Tuttavia attualmente vorrebbero interfacciarsi
con una realtà che sia già in grado di fornire il servizio completo a 360°. Ma per realizzare una struttura di questa portata
da zero servono grandi investimenti, e in un mercato nascente
come quello dei droni civili è difficile immaginare qualcuno in
grado di prendersi un tale rischio. Un approccio più realistico e
se vogliamo anche cauto –la cautela correttamente intesa è un
modo di fare le cose, non di non farle– è proprio quello sudafricano, con investimenti mirati a traguardi intermedi.
Come dicevamo prima, proprio in Italia, ricca com’è di zone
di difficile raggiungibilità, avremmo uno scenario particolarmente interessante e anche adatto all’introduzione graduale
dei droni da ispezione: le stesse aree meno accessibili, le più
attraenti per il monitoraggio da remoto, sono anche quelle mediamente meno popolate e quindi intrinsecamente più sicure
per consentire un periodo di rodaggio della tecnologia. Chissà
che l’eco dei successi ottenuti altrove smuova un po’ le acque
anche qui da noi!» 
Anche il motore è italiano
Il motore dell’elicottero robot di Helicampro è
prodotto dall’italiana Merlino Supertec, progettato
specificatamente per i Sapr.
AgroDron
Drone agricolo
nato da un esperimento
Dalla collaborazione tra Italdron
e Adron Technology nasce un quadricottero
pensato per operare nei campi italiani,
per le necessità dei nostri agricoltori,
tarato sulla nostra legge
DRonEziNe - 60
Matteo Campini
I
droni agricoli sono destinati a diventare sempre più comuni
nei campi di tutto il mondo. Persino negli USA la FAA (l’Authorithy americana dell’aviazione civile) che di fatto proibisce
quasi del tutto l’uso professionale dei droni, ha cominciato - sia
pure col contagocce - a dare qualche autorizzazione ad aziende
specializzate: per la cronaca il primo operatore agricolo autorizzato negli USA è Advanced Aviation Solutions di Spokane,
nello stato di Washington, che volerà sui campi con un drone
DRonEziNe - 61
francese eBee, un tuttala di polistirolo, per sorvegliare lo
stato di salute dei raccolti. Anche in Italia i droni agricoli riscuotono interesse e attenzione tanto che un’azienda
italiana, ItalDron di Ravenna, ha messo in produzione un
drone contadino dalle caratteristiche notevoli.
«Abbiamo avuto diverse esperienze in ambito agricolo, già
nel 2013, supportati da agronomi e partner», ci racconta
Tommaso Solfrini, ceo di Italdron. «Abbiamo avuto oc-
agrodron
casione di fare alcuni test con sensori multispettrali su vigne,
per produrre una Mappa del vigore NDVI da confrontare con
dati già raccolti a terra. Obbiettivo era capire quanto queste
informazioni fossero attendibili a confronto con sistemi tradizionali. I risultati di fatto sono stati molto promettenti e positivi.»
Non sarà bastata una mappa di vigore a farvi decidere di
investire in un multicottero agricolo...
«La svolta è arrivata quanto siamo stati contattati da A-Dron,
una società di Udine che era alla ricerca di un Sapr in grado di trasportare un serbatoio da loro sviluppato e brevettato
che potesse effettuare tramite Gps un rilascio automatico di
capsule contenenti uova di insetti antagonisti, capaci di contrastare la piralide del mais, un bruco parassita molto pericoloso, non solo per i danni che fa al raccolto ma per i danni
alla salute umana e degli animali che si nutrono di mangimi
a base di mais. Il prodotto sparso in modo omogeneo offriva
aun efficace contrasto biologico dei parassiti.»
Una cosa che non si fa solo con i droni, immagino.
«In precedenza erano stati usati trattori a trampolo, che però
presentavano il limite di avere costi di esercizio piuttosto alti
in rapporto alla produttività, e non ultimo un elevato inquinamento. L’alternativa dal cielo si è rivelata molto vantaggiosa
perché veloce, economica, efficiente e priva di emissioni inquinanti. A detta del team di A-Dron, il Sapr fornito per i test
svolti nel mantovano durante l’estate 2014 si è rivelato all’altezza della situazione, operando per 10 ore al giorno, 7 giorni su
7 in condizioni di temperature e polvere poco favorevoli. Le
prestazioni alla fine si sono rivelate superiori alle aspettative.
Da lì l’idea di collaborare per sviluppare insieme un progetto
di drone agricolo.»
Dal punto di vista Enac, le operazioni in agricoltura sono
critiche o non critiche?
«Riteniamo che uno dei grossi vantaggi, che favorirà lo sviluppo dell’agricoltura con Sapr, è che queste sono all’80% operazioni non critiche».
Sì, ma per seguire i filari non è necessario il volo automatico? E come la mettiamo con Enac?
L’uso del volo autonomo agevola molto il lavoro, rendendo tutto più veloce ed efficiente. Si possono programmare i
percorsi anche il giorno prima, usando un pc o un tablet per
selezionare graficamente la zona delle operazioni. Il software
calcola automaticamente le strisciate da eseguire per coprire
tutto il campo. Tali operazioni prevedono però che il pilota
durante il volo sia sempre in grado di intervenire con il radiocomando sul percorso, così da poter arrestare in caso di
emergenza il mezzo (position hold) ed effettuare un rientro
DRonEziNe - 62
Lotta bio con i droni
La piralide è una farfallina molto pericolosa: il suo
bruco attacca le pannocchie del mais, aprendo
la strada alle spore di funghi dannosissimi per la
salute sia delle persone sia delle mucche alimentate con mangimi a base di mais e soia. Lo scorso
anno nel mantovano venti aziende agricole hanno
sperimentato i droni per fare la lotta biologica alla
pestifera farfallina.
L’idea è quella di usare un insetto nemico naturale della piralide, trichogramma brassicae (foto in
alto), che si nutre di uova di piralide. Ma come far
arrivare l’insetto mangia uova sulle pannocchie?
Ecco quindi l’idea geniale di un gruppo di ragazzi
friulani capitanati da Michele Picili e Omar Camerin (foto in basso): usare un drone per disperdere
nei campi delle capsule di cellulosa piene di uova
di trichogramma, volando un metro sopra le pannocchie. La pioggia scioglie l’involucro, in due-tre
settimane le uova si schiudono, esce l’insetto che
comincia subito a banchettare con le uova della
piralide salvando così il raccolto.
La sperimentazione è stata resa possibile anche
dall’interesse dell’Associazione Mantovana Allevatori, Comal e Koppert, una delle più importanti
aziende mondiali per la lotta biologica con sede
a Rotterdam e un finanziamento della Regione
Lombardia.
agricoltura
automatico (return to home - Autolanding).
Il Sapr Agrodron viene venduto già corredato di manuale di volo e documentazione riconosciuta da Enac».
Mappa di vigore
I risultati dell'analisi di un campo coltivato:
in verde le piante in salute, in giallo quelle
che soffrono e in rosso quelle in
condizioni più critiche.
A proposito di Enac, come potete affiancare
chi farà l'attività sperimentale con il vostro
drone?
«In realtà il regolamento e le note esplicative
permettono di saltare le attività sperimentali, limitandole al collaudo di ogni mezzo da
parte del costruttore se queste sono già state effettuate su modelli uguali o migliorativi.
Agrodron ha già superato con esito positivo
una lunga attività sperimentale con tutti i
payload previsti dal kit agricolo».
Come vedete il mercato dei droni agricoli?
«Riteniamo che il 2015 sarà un anno chiave per la crescita dei
Sapr nell’agricoltura. Le tecnologie hanno raggiunto uno stato
più che accettabile e, complice il regolamento Enac che favorisce l’impiego in aree non critiche, ci lasciano pensare che ci
sarà una crescente domanda, mentre fino a oggi l'industria ha
una bassissima offerta».
Com'è fatto e cosa fa
«Il drone è stato progettato in modo da garantire affidabilità
e robustezza anche sotto stress, potendo installare intuitivamente e rapidamente numerosi payload sulla stessa struttura
di volo. Dovendo operare in condizioni difficili, ha una carenatura che protegge l'elettronica da polvere ed umidità. Per
poter fare missioni ripetute e lunghe, ha una discreta autonomia (18 minuti di volo con un pacco di batterie) e alla struttura sovradimensionata aggiunge un'elettronica ridondante.»
Drone spargitore
«In questo profilo di missione Il drone è guidato da software
e hardware di controllo per volo automatico, sorvola il campo
a un' un’altezza di 20 metri circa compiendo dei corridoi con
distanza di 10 metri l’uno dall’altro. L'operatore con il radiocomando è sempre pronto a prendere il controllo del volo, nel
rispetto del regolamento Enac.
Durante il percorso lo spargitore scarica automaticamente i
prodotti necessari alla coltivazione con assoluta precisione
(tricogramma, disinfestanti in polvere o altro). Rispetto ad altri metodi, il vantaggio è che non c'è necessità di calpestare il
DRonEziNe - 63
campo: si possono fare i trattamenti anche in condizione meteo sfavorevoli o in aree impervie e collinari, oltre alla velocità
di lavorazione e massima precisione di distribuzione grazie
all'uso del Gps. »
Analisi della coltivazione e del territorio
«Termocamera e sensori multispettrali, accoppiati con programmi specifici, danno all'agricoltore una gran mole di dati
qualitativi e quantitativi sulle coltivazioni che consentono di
ottimizzare il sistema di controllo del campo.
Una delle ultime applicazioni dell’infrarosso termico, che sta
trovando sempre più campo tra gli agricoltori professionisti, è
la valutazione della corretta irrigazione di vasti campi agricoli
e valutare l'efficacia degli impianti di irrigazione evitando alle
colture lo stress dovuto alla cattiva irrigazione del terreno.»
Mappe di vigore
«Le mappe di vigore, molto usate in viticoltura permettono
di differenziare in varie classi le aree che compongono il vigneto, evidenziando stati di salute o di stress del fogliame.
Un’eventuale disequilibrio della chioma può essere provocato per esempio da patogeni, carenza idrica, da disomogeneità
del terreno e da altri fattori contestuali. Questa disomogeneità
può essere prontamente individuata dall’analisi di vigoria basata sulle acquisizioni della termocamera e spettrocamera, diventando così uno strumento di analisi costante che guida gli
agronomi nel processo di ottimizzazione della coltura, dalla
scelta dei trattamenti alla raccolta differenziata. 
enrico caminati
Abbiamo provato il quadricottero
JJRC H8C, piccolo drone ricreativo
a basso costo utile per imparare a
volare, oltre che a divertirsi
N
el sempre più competitivo mondo dei droni multirotori si affaccia sul mercato con una certa grinta il
nuovo JJRC H8C, un quadricottero di fascia bassa
classe 250 con motori a spazzole.
Disponibile in due sole colorazioni, bianco e nero, ha led
molto luminosi per migliorare la visibilità e non perdere
l'assetto ed è dotato della oramai immancabile micro camera da (da due Megapixel) e microSD per registrare il segnale della telecamera di bordo. Nella confezione troviamo le
protezioni per le eliche per aiutare i principianti a muovere
i primi passi senza farsi male (e per non farne agli altri) ma
sono particolarmente utili anche ha chi ha già un poco di
esperienza quando si vola indoor.
La confezione è sobria e ordinata, con una grafica leggermente datata, ma ben ingegnerizzata per contenere nelminimo ingombro tutto quello che serve per far volare il
nostro nuovo amico:
4 protezioni per le eliche,
un radiocomando a 2,4 Ghz
una batteria Lipo da 7,4 volt 500mAh
un caricatore a 220V
due set di eliche di cui uno di ricambio.
DRonEziNe - 64
Sono escluse le 4 batterie stilo tipo AA per il radiocomando.
Bastano dieci minuti per fissare con un cacciavite i pattini
di atterraggio e le eventuali protezione per le eliche. Dopo
aver caricato la batteria Lipo da 7,4 volt e inserito 4 stilo nel
radiocomando, il modello è pronto per il volo.
In volo
Una volta appoggiatolo a terra e dato lentamente gas, il
modello si è alzato in modo stabile. L'abbiamo portato alla
quota di circa un metro per evitare le turbolenze indotte dal
flusso dei quatto motori.
Dopo aver saggiato qualche piccolo movimento di roll a destra e a sinistra e beccheggio avanti e indietro per verificare
la risposta ai comandi, si sono rese necessarie alcune correzioni con i trim del radiocomando. La risposta dei comandi
Separati alla nascita
A sinistra il JJR8HC, a destra il noto Syma X5C
trovare le differenze è un gioco per enigmisti.
recensione
è dolce per tutti e tre gli assi e il quadricottero è rimasto
stabile in hoovering ad una altezza di circa 3 metri.
Impressioni di volo
L’accelerazione e il relativo cambio di quota sono brillanti,
ma mai eccessive.
L’elettronica di controllo aiuta molto a tenere il modello
stabile, ma per il passaggio al volato bisogna allenare un
po’ i pollici e fare un minimo di esperienza. Il tutto considerando che la radio in dotazione non è certo sofisticata
come quelle di categoria elevata e anche la portata non supera i 30-40 metri (test riferito alla radio di serie).
Acro
Il tasto destro superiore della radio attiva la modalità “acro”.
Il led rosso posto al centro della radio lampeggia indicando
la funzione attiva e basta dare un colpetto deciso al roll, per
fare una capriola laterale sul posto, detta “flip”.
Premendo nuovamente il pulsante destro si esclude la modalità acro e si torna in modalità stabile. Attenzione a non
attivarla per sbaglio, è necessario fare molta pratica per
volare in questa modalità.
Telecamera
Con una pressione verso l’alto del tasto funzioni che si
trova vicino allo stick di destra, si attiva la telecamera in
modalità foto; se lo si preme verso il basso si attiva la registrazione, una seconda pressione la disattiva.
Con la batteria in dotazione sono stati eseguiti circa 6/7
minuti di volo, se sono previste sessioni di maggiore durata è consigliabile acquistare almeno due o tre batterie di
scorta.
Considerazioni finali
Analizzando il modello, non sono state notate particolari imperfezioni nella plastica, nei punti di fissaggio sia dei
gusci del frame, dei motori e della
telecamera.
Le
eliche
arrivano
già fissate e
basta allentare
una piccola
vite per poterle sostituire, i pattini di atterraggio attutiscono gli urti
negli atterraggi più duri.
Su Bangood sono disponibili tutti i ricambi.
Considerando il basso costo e l’uso puramente ludico, si
tratta di prodotto ben fatto e da consigliare a chi si avvicina al mondo dei multirotori senza affrontare spese elevate. Inoltre nel periodo invernale sarà possibile utilizzarlo
anche al chiuso in attesa che arrivi la primavera e ci venga
voglia di andare campo volo o un prato.
Va tenuto bene a mente che durante l’hovering in ambienti
di dimensioni ridotte come una stanza od una sala, il modello è disturbato delle turbolenze prodotte dal flusso delle
eliche quindi il controllo può risultare difficoltoso, attenti
ai vasi della mamma…o della moglie.
PAGELLA
Costa davvero poco, poco più di 50 dollari USA su Banggood, e i
led luminosissimi lo rendono ben visibile anche a distanza, a tutto
vantaggio della sicurezza. Ma troppo lontano non può andare, la
radio ha una portata piuttosto scarsa, anche se ottimisticamente la
documentazione parla di 300 metri, 80 sono più realistici. Piuttosto
rumoroso, a causa degi ingranaggi in plastica, e abbastanza fragile a
causa della plastica leggera ma sottilissima di cui è fatto. L'autonomia
è dignitosa, si superano facilmente i 5 minuti e anche 8 o 10 non
sono impossibili, molto dipende da come si vola, ma il caricabatterie
in dotazione è lentissimo: ci vuole un'ora e mezza per caricare la
piccola lipo da 500 mah.
Rapporto qualità/prezzo 
Praticità d’uso 
Innovazione 
Camera 
Sicurezza
DRonEziNe - 65
Due ragazzi e un sogno
Risparmiare corrente...
via software
di Alessandro Pette
DRonEziNe - 66
Il laboratorio di archimede
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Federico Boarelli, studente di ingegneria informatica al terzo
anno, e il suo amico Alessandro Pupi, studente di informatica e
reti, si sono imbarcati in un'impresa alquanto complicata: creare
una scheda per droni che abbia al primo posto l’efficienza energetica.
«Il mio primo progetto è stato un impianto elettronico per la
gestione delle luci in casa» racconta Federico. «Fu un successo,
visto che non diedi fuoco a nulla. Poi è arrivato il periodo dei videogiochi, anni in cui decisi di programmarne uno. Fino a oggi,
quando, montato uno dei miei primi droni, feci un esperimento
ardito, ma riuscito: utilizzare due telefoni per effettuare un colle-
DRonEziNe - 67
gamento FPV e registrare le riprese. Fu facile scoprire che
non si poteva registrare lo streaming dal telefono per una
limitazione del software, quindi studiai un metodo più diretto, ossia registrare lo schermo del telefono che trasmetteva a terra le immagini.
Fu per certi versi emozionante vedere le proprie idee prendere forma durante il volo. Così io e il mio amico decidemmo di concentrarci sui droni, cercando di capire cosa potevamo migliorare.» Alessandro continua: «Quello che mi
affascina di più, ma credo anche a Federico, è il percorso
di programmazione delle schede logiche per il controllo
il laboratorio di archimede
del volo. Considera che anche io da piccolo vedevo mio papà
all’opera con cacciaviti e saldatore, e l'ho imitato sin dalla tenera età».
Su quale progetto state lavorando?
Federico: «Il nostro progetto prende spunto da una versione
base della macchina volante per approfondire l’aspetto della
programmazione della scheda di controllo. La differenza la fa
l’ottimizzazione del firmware, visto che in commercio ci sono
droni di ogni tipo e dimensione, e ognuno ha il suo firmware proprietario. Ci siamo resi conto come ognuno di questi ha
delle caratteristiche diverse, in termini di durata del volo e di
stabilità. Per noi appassionati di elettronica è molto stimolante
riuscire a sviluppare un algoritmo teorico per poi applicarlo sul
drone e verificare come i nostri calcoli influiscano sul volo.»
Che differenza c’è fra il vostro drone e quello di altri progettisti?
Federico: «Stabilita la migliore programmazione della scheda
logica per un volo stabile e sicuro, ci stiamo concentrando sul
risparmio energetico del drone in tutte le sue funzioni. Per
ora la nostra ricerca si concentra su una gestione semplice del
drone, con la programmazione di giroscopi accelerometri, per
poi approfondire in futuro ed estendere la programmazione
per il sistema Gps e gimbal.»
Alessandro: «L’ottimizzazione dei consumi, oltre a essere un
argomento attuale, è anche molto complesso per una macchina che deve essere gestita da numerosi elementi collegati
fra di loro. Crediamo che una volta riusciti a sviluppare un
firmware stabile e sufficientemente flessibile da gestire tutte le
elettroniche, potremmo vendere il software e adattarlo per le
specifiche attività di volo, come ad esempio le riprese aeree o
di trasporto.»
Chi vi ha aiutato per lo sviluppo del software?
Federico: «Certamente l’impegno maggiore va alla compilazione del software di volo. Lavorare sul software è l’unica via
per ottimizzare le singole componenti. Per questione di tem-
po e risorse economiche siamo partiti da un software di base
e siamo dovuti scendere ad un compromesso: analizzare un
software già compilato e cercare di migliorarlo. Quindi grazie
al Multi Wii compreso nel kit che abbiamo comprato con la
scheda Arduino One, e al reversal engineering fatto da Alessandro, abbiamo potuto studiare il linguaggio di alto livello
con cui è stato programmato».
Alessandro: «Si parla ovviamente del C++, e questo ci ha permesso di riprogrammare l’utilizzo della componente elettrica della centralina IMU, perché la componente di gestione
dell’energia non era sufficientemente ottimizzata per i nostri
obiettivi.»
Federico: Il risparmio energetico è un problema molto sentito
oggi, e domani diventerà un dovere necessario.»
A che punto siete?
Alessandro: «Ora siamo nella fase iniziale e stiamo affrontando una serie di problemi che magari sono stati già risolti. Ma
risolverli di persona ci da una conoscenza più approfondita
delle problematiche di gestione del software, per poi arrivare
più facilmente a dei livelli più avanzati.
Probabilmente la nostra giovane età ci permette di uscire un
po’ fuori dagli schemi e abbandonare la sperimentazione basata sui tecnicismi teorici più spinti, per dare una grossa sterzata
verso la prova fisica che ci permette di verificare i nostri studi.
In pratica crediamo che non ci siano limiti alle applicazioni.
Federico: La tecnologia è in corsa verso l’ottimizzazione, alle
volte esasperata, e su più fronti, sulla velocità di calcolo, sulla
capacità di interazione con l’uomo in primis. Alle volte corre
talmente tanto che non può essere recepita dalla gente, perché
le persone non sono ancora pronte a capirne il reale utilizzo.
Quindi la nostra attività di ricerca, seppur a piccoli passi, permette a noi di crescere e alla gente di assimilare questa tecnologia per un uso comune. Ovvio che poi c’è la ricerca effettuata
con un budget praticamente illimitato, che ovviamente porta
a dei risultati più veloci, ma non è detto che questi risultati
siano poi quelli veramente necessari o appunto richiesti dalle
nostre esigenze.»
Alessandro: «La ricerca fatta con i tempi giusti, eseguita dalla conoscenza trasparente dei mezzi per effettuarla, sicuramente darà un risultato più incisivo e
più utile per tutti. Ovvio che se la ricerca viene effettuata con dei mezzi di cui non si ha la padronanza,
è probabile che i risultati siano mediocri perché non
maturati dallo studio e dalla risoluzione di problemi
semplici. »
Le idee, i due amici, le hanno molto chiare. E non
ci resta che sottolineare con orgoglio come i progetti
di Federico e Alessandro rappresentino un desiderio di capire e approfondire che è la parte migliore
dell’hobby e del movimento dei droni. Alessandro e
Federico sono convinti che per risparmiare corrente
DRonEziNe - 68
risparmiare batteria via software
non basti ottimizzare 'erodinamica e scegliere il compreomesso migliore tra eliche, esc, batterie e motori, molto si può fare
ance dal lato software: «Il corretto comportamento del velivolo può incidere moltissimo sulle performance» dicono i ragazzi. «Fatte queste considerazioni, la nostra scelta è ricaduta
sulla scheda di controllo Arduino Uno, flessibile e scalabile e
del codice open source MultiWii»dicono. «Per raggiungere il
nostro obbiettivo, stiamo considerando tre aspetti principal»i:
Valori massimi e minimi di accelerazione per gli ESC
MultiWii ha un file chiamato config.h per configurare le funzioni basilari del controllore. Leggendo attentamente il codice,
si possono trovare valori che all'apparenza possono sembrare
superficiali ma non lo sono affatto. Per esempio, modificare
opportunamente i valori max e min degli ESC in modo da
avere una velocità massima minore ed una velocità minima
maggiore può portare un risparmio dovuto al minor variare
di tensione erogata dalla batteria per gli ESC. Ad una prova
al banco, un ESC da 15A con motore da 922kv ha avuto una
durata maggiore di circa il 7% rispetto alla prova con il valore
default.
Spegnimento di sensori non utili ai fini del volo
L'algoritmo somiglia al funzionamento dell'orologio: il controllore verifica in maniera sequenziale (come se fosse una
lancetta) che i sensori ritenuti non utili ai fini del volo siano
stato disattivati. Il costo dell'algoritmo dipende dal numero di
sensori interfacciati al controllore, dunque è pari ad O(n). L'idea sarebbe quella di evolvere questo algoritmo e di renderlo
intelligente, ovvero fare in modo che in caso di necessità i sensori si attivino mandando un'interruzione al controllore (ad
esempio: calo di velocità che potrebbe significare atterraggio
o guasto, allora attivo l'altimetro per leggere la quota). La versione intelligente dell'algoritmo è ancora puramente teorica.
La versione primitiva invece è già stata provata al banco (usati
Gps, altimetro, barometro, magnetometro, led lcd e sensore
di carico della batteria) e il suo utilizzo è risultato conveniente
(con guadagno minimo, intorno al 2%):
se si usa l'algoritmo dell'orologio per verificare che i sensori siano spenti, si ha
un lieve guadagno sul consumo. Infatti la
condizione con i sensori accesi (Gps e barometro nel nostro caso) e non utilizzati
incide di più rispetto all'esecuzione continua dell'algoritmo. Tuttavia per verificare
la vera efficienza del sistema dovrà essere
provato con un alto numero di sensori) e soprattutto in versione intelligente. Questo è il codice che gli studenti hanno
immaginato per l'algoritmo:
int i = 0; //sensore di partenza
int max = n; //sensore di arrivo
int[] sensori; //vettore di sensori
while(1){ //condizione sempre attiva: l'algoritmo deve funzionare continuamente
if(sensori[i]== acceso) //verifico se un sensore è acceso
then sensori[i] == spento //se è acceso, lo spengo
++i //incremento il contatore
if(i == n) //se il contatore è = al max, allora rinizio da capo
azzerando il contatore
i = 0;
}
Evitare operazioni iterative troppo dispendiose
Come accennato in precedenza, secondo i ragazzi la pulizia
del codice può incidere sul consumo energetico. «Per questo,
in maniera molto tranquilla, stiamo leggendo tutte le righe del
codice sorgente di MultiWii» ci dicono. «È un'operazione un
po' lunga, ma necessaria, poiché il codice non è stato scritto
da noi e quindi potrebbe presentare alcune ridondanze che
potrebbero essere necessarie. Oltre ad una cosa utile per i nostri obiettivi, questa è una cosa utile per la comunità: infatti
il bello delle opere open source non è solo il poter utilizzare
qualcosa che è stato condiviso, ma poterlo migliorare e condividerlo nuovamente, ascoltando i pareri della communty e,
soprattutto, di pareri più esperti».
Finora sono state apportate modifiche sulla lettura del segnale
dalla ricevente, in particolare nel file chiamato RX.cpp: «qui
infatti vi era del codice particolarmente complesso in merito
all'acquisizione del segnale da ricevente a controllore. Una riscrittura che ha aggiunto solo chiarezza al codice», ci dicono,
«perchè non è stato modificato lo scheletro e non sono state
aggiunte funzioni». 
O la batteria, o la telecamera
I pacchi LiPo sono il componente più pesante
di un multirotore. Risparmiare energia
significa anche poter aumentare il payload.
DRonEziNe - 69
Droni
contro
la
jihad
di Marco Bandioli
(capitano di vascello)
L'attacco al cuore di Parigi
rilancia con forza il dibattito
sull'uso dei droni per la sicurezza
e il controllo del territorio, sia in
Europa sia nelle missioni nelle
zone calde del pianeta
DRonEziNe - 70
F
in dal lontano passato gli accampamenti e le fortificazioni
sono stati fattori determinanti per ottenere il controllo del
territorio. Oggi non parliamo più dei castelli e le fortezze
dell’antichità, che rappresentavano il criterio fondamentale di
difesa delle popolazioni dalle aggressioni nemiche, ma dei forti e
degli accampamenti allestiti in territori lontani dalla patria e destinati al sostegno delle forze operative, proprio come in passato
l’accampamento della legione romana supportava le operazioni
delle legioni.
Gli insediamenti militari moderni sono impiantati o edifici, temporanei o permanenti, che esercitano il controllo di un territorio,
ne garantiscono la sorveglianza, la sicurezza e il movimento di
forze amiche, prevenendo l’avvicinamento, la ricognizione e/o
DRonEziNe - 71
l’infiltrazione di forze ostili, ormai diventati sostanziali per
sostenere operazioni militari di carattere preventivo, tese
a individuare, sorvegliare, contenere, contrastare o anche
neutralizzare forze ostili o nemiche.
Nel tempo le esigenze militari sul territorio sono per certi versi rimaste le stesse e per altri sono mutate. In breve
si può osservare che le guarnigioni, i contingenti, o anche solo i distaccamenti sono sì come prima chiamati a
garantire un “presidio territoriale” ma, alla luce di nuove
necessità operative, hanno visto un continuo e progressivo
ampliamento dei propri compiti, contestualmente alla necessità di estendere il proprio raggio d’azione su un territorio da controllare sempre più vasto.
militari
Inoltre le moderne “fortificazioni campali”, le “basi avanzate”,
gli “avamposti” e i “caposaldi”, pur sempre associati al generico
concetto di controllo del territorio, trovano una innovativa e
importante applicazione tattico-operativa nella più estensiva
“Guerra al terrorismo”.
TERRORISMO E CONTROGUERRIGLIA
Da un punto di vista della dottrina, il controllo del territorio
trova piena applicazione nelle operazioni di “Controguerriglia: non ci addentreremo nella distinzione politica e morale
tra guerrigliero e terrorista, ma consideriamo che i terroristi
usano anche tecniche e tattiche proprie della guerriglia. E proprio per tale motivo che, nei lontani teatri operativi, la guerra
al terrorismo si traduce anche in varie attività di controguerriglia che a tutti gli effetti possono essere considerate come attività di “Controterrorismo”. Ne consegue che il controllo del
territorio è diventato a pieno titolo un elemento fondamentale
da perseguire nell’ambito della più generale lotta al terrorismo.
Come è naturale aspettarsi, c’è territorio e territorio: un conto è
dovere controllare una superficie di pochi chilometri quadrati
di deserto e un altro conto è controllare centinaia di chilometri quadrati impervi, orograficamente molto variegati e magari
con una foltissima vegetazione. Non potendo realisticamente
avere il controllo totale di un territorio, esiste un algoritmo
atto a stabilire, in linea di massima, la consistenza di una forza
militare che debba assumere il controllo di un territorio considerato ostile. A seconda della tipologia del terreno (montagne,
deserto, jungla eccetera), della missione assegnata e dell’attività operativa da svolgere, che può essere statica (presidio, sorveglianza) o dinamica (pattugliamento, ricognizione, ricerca
e soppressione e così via), nonché della presenza e consistenza delle forze nemiche, viene stabilita la struttura numerica e
funzionale della forza militare da inviare sul terreno. Conte-
DRonEziNe - 72
stualmente occorre rapportare il tutto in termini di autonomia
tattica (ore, giorni, mesi) e di sostenibilità operativa nel tempo
(permanente, periodica, saltuaria) e con quale assiduità.
INSEDIAMENTI E CONTROLLO DEL TERRITORIO
In generale, non esiste una definizione precisa che identifichi
tutte le diverse tipologie dei moderni insediamenti militari.
Tuttavia, soprattutto per quanto riguarda le basi situate in terre lontane dalla madrepatria, si può verosimilmente stabilire
una definizione attraverso due elementi sostanziali: le necessità per le quali vengono impiantate e il principio di impiego per
il quale si è deciso di costituirle. Quanto detto, in particolare,
per il controllo del territorio.
Si può partire dal fatto che una generica base militare, edificata
in sede più o meno permanente in territori d’oltremare, ben
protetta e dalla quale si possa dare sostegno alle truppe, è chiamata “Base Operativa Centrale” o “Base Operativa Principale”
(MOB – Main Operating Base). Tale Base, che ha una eminente struttura presidiaria, deve essere in grado di controllare
le varie basi di rischieramento avanzato, che hanno sempre
più assunto la caratteristica di centri di Comando e Controllo;
da qui sono gestite le attività operative ad ampio raggio e in
particolare quella base di rischieramento avanzato, peraltro di
significative dimensioni, chiamata “Base Operativa Avanzata”
(FOB – Forward Operating Base).
MEZZI MOBILI SENZA PILOTI
Il particolare periodo storico in cui le fanterie avanzavano
lentamente verso lo scontro frontale, serrate in formazioni
geometriche compatte e costituite da soldati rigidamente inquadrati nei ranghi, esponendo così gli uomini all’impietoso
fuoco delle artiglierie nemiche, con enorme costo in termini
di vite umane, è fortunatamente terminato. Il progresso e le
antiterrorismo
Cielo, terra e mare
A destra un nano uav usato per scoprire
i cecchini in ambiente di guerriglia
urbana; sotto un UGV utile per la
ricerca di mine e bombe e in basso a
destra un USV marino.
tecnologie hanno contribuito in modo significativo a conseguire, in tale ottica, risultati prima impensabili, sia attraverso la realizzazione di nuovi materiali protettivi sia attraverso
l’impiego a distanza di mezzi, armi e/o sensori, evitando così
di esporre direttamente gli uomini a una eventuale azione di
fuoco nemica.
Impiego
Per quanto riguarda in particolare l’impiego di mezzi, che
siano essi subacquei, di superficie, terrestri o aerei, negli
ultimi decenni si è sviluppato e incrementato significativamente l’impiego di quei particolari “assetti” che consentono
lo svolgimento di missioni rischiose senza necessariamente usare l’uomo. Nello specifico, si parla di operazioni di
sorveglianza, pattugliamento, ricognizione, investigazione
di ordigni esplosivi, operazioni di intelligence, protezione
delle forze e difesa delle installazioni.
Tali mezzi, privi di una presenza umana a bordo che li possa guidare o pilotare, sono stati definiti come unmanned
(senza uomo), o uninhabited. In termini generali, hanno
sostanzialmente due tipologie di controllo distanza: con
controllo umano, quindi radiocomandati/teleguidati/filoguidati, con una visione diretta dalla telecamera montata
sul mezzo (remotely operated/controlled) o senza controllo umano, vale a dire in modo autonomo (autonomous),
cioè con una mobilità o programmata o con un movimento
generato attraverso i dati provenienti unicamente dai propri sensori di bordo.
PANORAMICA SUI VEICOLI A CONTROLLO REMOTO
Volendo dare una generica panoramica di tali mezzi, chiamati per tradizione veicoli (vehicles), si possono suddividere nei
seguenti principali gruppi d’impiego, a seconda di dove vanno
a operare:
Subacquei:
AUV/UUV: Autonomous Underwater Vehicle/Unmanned
Underwater Vehicle (autonomo, non filoguidato);
ROV: Remotely Operated (Underwater) Vehicle (filoguidato).
Marini:
USV: Unmanned Surface Vehicle (Vessel) (teleguidato);
SUV: Surface Unmanned Vehicle (Vessel)
ASU: Autonomous Surface Vehicle (Vessel) (autonomo).
terrestri:
UGV: Unmanned Ground Vehicle
aerei:
UAV: Unmanned Aerial Vehicle
Come è logico aspettarsi, se i vari mezzi vengono considerati
con la propria Stazione di Controllo allora non si parla più di
veicoli bensì di “sistema”, considerando il tutto come un vero e
proprio Sistema d’Arma.
Tutti i citati sistemi hanno avuto negli ultimi anni un inaspettato e rapido sviluppo soprattutto se si parla di quelli aerei, che
sono stati estensivamente impiegati per scopi eminentemente
bellici, sia per operazioni di sorveglianza e pattugliamento sia
per le incursioni (a corto, medio e lungo raggio, a seconda dei
modelli usati, in termini di autonomia e di sensori e/o armamento in dotazione).
DRonEziNe - 73
militari
MUOS a Niscemi
Il sistema di controllo dei droni militari
USA si articola in quattro satelliti
artificiali e quattro basi a terra, una
delle quali a Niscemi, in Sicilia
UAV GRANDI E PICCOLI
Nell’ambito di quelli definiti “Uav tattici”, in ragione dell’ampia
gamma di droni ora in produzione, la “a” di Uav può essere intesa, a seconda del modello, non solo come “aerial” ma anche
come “aircraft”, ovvero come un vero e proprio velivolo.
Si può, infatti, passare da un velivolo del peso di circa 40.000
libbre (circa 18 tonnellate), come per esempio un Hale Uav
(High altitude long endurance unmanned aircraft vehicle) sino
ad arrivare a un Mav (Micro aerial vehicle) se non addirittura
a un Nav (Nano aerial vehicle), un piccolissimo mini-drone,
del peso di 7/8 grammi, che ha le fattezze di un insetto e che
vola sbattendo le ali sintetiche (chiamati anche ornitotteri).
In ogni caso, per impiegare operativamente un Uav, è opportuno prendere in considerazione un certo numero di parametri, molti dei quali interdipendenti tra loro:
Tipo di guida e di Stazione di controllo;
Tipo di propulsione (termica o elettrica);
Numero di operatori necessari;
Peso, dimensioni e trasportabilità;
Tipo di decollo e di atterraggio;
Raggio operativo;
Quota di volo;
Autonomia e autonomia in zona di operazioni;
Capacità di carico;
Armamento e sensori.
In Sicilia il cervello dei droni USA
I droni di significative dimensioni, specificatamente progettati per impieghi di combattimento, vengono classificati come
Ucav (Unmanned combat aircraft vehicle).
DRonEziNe - 74
È sufficiente avere a disposizione i cataloghi delle grandi
aziende americane per rendersi conto dell’enorme produzione
di differenti modelli per poter assolvere i più svariati compiti,
dalla generica sorveglianza alla possibilità di colpire obiettivi
con missili o bombe, dall’intercettazione telefonica all’inibizione di trasmissioni, dalla ricognizione di zone pericolose all’osservazione di eventi calamitosi, dal telerilevamento al monitoraggio ambientale. Peraltro, il Dipartimento della Difesa Usa,
nell’ottica di impiegare estensivamente i droni ovunque ritenuto necessario, sta realizzando un sistema di comunicazioni satellitari (chiamato Muos: Mobile user objective system)
composto da 4 satelliti geostazionari e da 4 stazioni a terra,
di cui una vicino a Niscemi, in Sicilia. Tale sistema dovrebbe
consentire il controllo di droni in ogni parte del mondo rimanendo comodamente seduti in qualche centrale operativa in
territorio statunitense.
L’INNOVAZIONE OPERATIVA
Negli ultimi anni si è concretizzato un nuovo “modus operandi” nell’ambito delle attività di controguerriglia e, più in generale, di lotta contro quelle organizzazioni terroristiche che
impiegano tattiche e tecniche di guerriglia. Ci si trova di fronte
a un evento tattico-operativo rivoluzionario, di grande valenza
strategica, a cui non è stato dato, forse volutamente, il giusto
risalto.
Analizzando i cosiddetti “conflitti minori”, che si sono avuti
dalla fine della Seconda Guerra Mondiale sino alla Seconda
Guerra del Golfo, si può affermare che “la Guerriglia ha quasi
sempre vinto contro l’Esercito” (sia che l’esercito impiegasse
forze regolari che forze speciali) in ragione del fatto che la dot-
trina della guerriglia, concettualmente clandestina, asimmetrica e non convenzionale, è risultata quasi sempre pagante.
Molteplici sono le ragioni che hanno determinato tale superiorità tattica e operativa, non ultima il fatto che un generico
guerrigliero/terrorista, una volta buttata via o nascosta l’arma,
si trasforma rapidamente in un operoso contadino, se in una
zona rurale, in un innocuo pescatore, se in una zona costiera,
o in un indaffarato cittadino, se in una zona urbana.
Un’inversione di tendenza si è immediatamente profilata nel
momento in cui, grazie all’impiego continuativo di droni di
sorveglianza, si è avuta la possibilità di intervenire rapidamente su una formazione operativa di guerriglieri/terroristi prima
che la formazione stessa attui il famoso “dissolvimento tattico
della formazione”, tecnica di guerriglia che non consente più
l’individuazione della formazione e dei suoi componenti.
DRONI TATTICI
La dimensione dei droni è ovviamente legata al tipo carico/
sensore/armamento trasportato, al tipo d’impiego e all’autonomia. A seconda della missione da assolvere, la dimensione può
sensibilmente variare e tale fattore incide sulla quota operativa,
in termini di consumo e di individuabilità. Dovendo inoltre
prevedere una permanenza continuativa in volo in una specifica zona per un determinato periodo, la centrale operativa di
controllo deve potersi avvalere della disponibilità di un certo
numero di droni, in modo da garantire un avvicendamento di
droni in zona, assicurandone così il sicuro rientro alla base al
termine della propria autonomia.
Tale innovativa possibilità d’intervento è stata data dalla sinergia operativa tra le basi avanzate, dalle quali partono le pattuglie per l’inseguimento dei gruppi ostili, e le informazioni
fornite in tempo reale dai droni in volo di sorveglianza. Un
connubio altamente vincente su tutti i fronti, sia in operazioni
di azione immediata, con breve preavviso e a breve termine,
sia in quelleprecedute da una lunga sorveglianza e con intervento pianificato (come l’eliminazione di Osama Bin Laden).
Dal punto di vista tattico, l’impiego del drone consente:
1. La sorveglianza occulta e continuativa di un obiettivo senza
dover impiegare uomini in zone particolarmente pericolose/
ostili;
2. La scarsa possibilità che detta attività di sorveglianza possa
essere percepita dal nemico;
3. L'elevata capacità di individuazione e di certezza dell’identificazione delle forze nemiche;
4. L’immediatezza dell’informazione che consente di ridurre
al minimo i tempi di reazione tra l’allertamento della centrale
operativa che gestisce i droni e le unità operative sul campo;
5. La rapida attivazione delle unità operative predisposte all’azione, già in allertamento nelle basi operative avanzate, da cui
si devono muovere, o già presenti in zona di operazioni.
Le implicazioni “Military” (militari) e “Constabulary” (di polizia) sono enormi poiché esiste effettivamente la possibilità di
scoprire e sorvegliare attività terroristiche, criminali, mafiose
o delinquenziali senza dover necessariamente impiegare uomini, per lunghi periodi di tempo, in un territorio potenzialmente ostile o in zone molto pericolose.
Vi sono comunque gli immancabili aspetti legali e politici
relativi alla gestione di un tale sistema. Quali vincoli politici
saranno imposti? Quali cavilli legali potranno limitare le possibilità operative? Potrebbe essere lesa la privacy di qualcuno?
Sarebbe legale controllare un drone in spazi aerei lontani dalla
madrepatria e, soprattutto, su territori non chiaramente belligeranti? Alla luce di tutti i possibili vincoli, risulterà pertanto
necessario stabilire i termini e i criteri di impiego dei droni per
valutare quali risultati operativi si potranno verosimilmente
conseguire.
Osservando l’orientamento delle nazioni tecnologicamente trainanti, si può sicuramente ritenere che il drone andrà a
guadagnarsi una posizione di estremo interesse nell’ambito del
mercato, sia militare sia civile, costituendo una innovazione
che andrà a modificare le future dottrine operative. 
DRonEziNe - 75
Su Marte
ricerca/spazio
in elicottero
di Luca Masali
Riuscirà il drone da un chilo della
NASA a sopravvivere alle tempeste
di sabbia e ai venti a 400 km/h
che spazzano il pianeta rosso?
P
er preparare il terreno alla futura colonizzazione umana
del pianeta rosso, la NASA sta studiando un elicottero
robot da esplorazione che possa affiancare i più semplici e tradizionali robot terrestri.
Gli scienziati della NASA hanno testato un prototipo di elicottero coassiale in una camera dove è stato creata la bassissima
pressione atmosferica del pianeta.
Secondo i piani dell’agenzia spaziale, l’elicottero scorterà il
rover terrestre per verificare che la rotta sia libera e soprattutto cercare formazioni interessanti dove indirizzare gli esperimenti che sarebbero in ogni caso condotti dal rover, che è
equipaggiato di sensori, trivelle e diversi strumenti scientifici
troppo pesanti per l’elicottero, che pesa un chilo sulla terra
(tre etti e mezzo abbondanti su Marte) e ha pale molto generose, lunghe un metro e dieci. Quello che impressiona è il
generosissimo passo della pale (non specificato dalla NASA)
necessario a spostare una necessaria quantità di molecole di
aria marziana per dare la necessaria portanza al piccolo
elicottero.
Che caldo su Marte!
Si potrebbe pensare che il pianeta
rosso sia gelido, ma all'equatore
si superano i 30 gradi all'ombra.
DRonEziNe - 76
Volare (QUASI) SENZ'ARIA
I problemi da risolvere nel volo marziano sono immensi, a cominciare dall’aria estremamente rarefatta (l’atmosfera marziana, composta prevalentemente di anidride carbonica, è solo
l’1% di quella terrestre) mentre contrariamente a quel che si
potrebbe pensare la temperatura non è un problema. È vero
che ai poli d’inverno può scendere a -140 gradi, ma l’estate
ai tropici è sorprendentemente calda, raggiungendo anche i
35°, anche se con una escursione termica spaventosa: anche in
piena estate marziana di notte si toccano i -70°. Naturalmente
basterà evitare di volare di notte se la temperatura fosse un
problema per l’elettronica. Una mano notevole viene invece
dalla forza di gravità, che è solo un terzo di quella terrestre,
quindi il peso dell’elicottero su Marte è solo un terzo di quello
che è sulla terra. Un altro rischio sono e le tempeste di sabbia,
che possono estendersi su una piccola zona così come sull’intero pianeta. Ma per fortuna sono stagionali e solitamente
si verificano quando Marte si trova prossimo al Sole,
quindi si può prevedere con una certa sicurezza
quando è il momento giusto per tentare
il volo. Anche i venti spesso
sono piuttosto violenti, e purtroppo quelli veramente proibitivi (oltre 400 km/h) soffiano
proprio d’estate, quando il calore
del sole fa sublimare le calotte polari d’anidride carbonica gelata causando sbalzi di pressioni enormi. 
Scoperta
ricerca/oceani
raggelante
dei droni marini
I droni marini della Nasa dimostrano
che i fiumi stanno velocemente
disgregando i ghiacciai della
Groenlandia: il rischio è che si alzi
il livello dei mari
L’
ottanta per cento della Groenlandia è coperto dal
ghiaccio. Ghiacciai talmente spessi che se dovessero
sciogliersi alzerebbero in modo significativo il livello
degli oceani. Viste le difficoltà di operare via terra in ambiente artico, c’è ancora molto da scoprire sui meccanismi attraverso i quali l’acqua di fusione raggiunge l’oceano tramite il
complesso sistema di drenaggio dei fiumi e torrenti che si
forma in cima alla calotta di ghiaccio in estate.
I ricercatori della NASA hanno usato un elicottero per mappare la rete di fiumi e torrenti su circa 5.600 chilometri quadrati della Groenlandia.
Gli elicotteri sono stati preziosissimi per scoprire dove fossero fiumi laghi e torrenti, ma poi bisognava andare comunque
sul terreno per studiarli da vicino. E qui entrano in gioco i
droni: i ricercatori hanno progettato due tipi di droni marini
per raccogliere i dati sulle acque di superficie. Una era una
barca robot che misurava la profondità dell’acqua e la quantità di luce riflessa, consentendo ai ricercatori di creare una
scala con cui calibrare la profondità dell’acqua di superficie
di L.M.
vista dalle da immagini satellitari. Questa barca è stata utilizzata su laghi e fiumi a scorrimento lento. Per i pericolosissimi fiumi impetuosi, è stata sviluppata una sonda robot che
ha misurato la velocità di deflusso, la profondità e la temperatura delle rapide artiche (foto in basso). Lo scopo finale era
quello di stabilire che percentuale dell’acqua di fusione resta
all’interno della calotta di ghiaccio e quanto viene drenato
verso l’oceano. La scoperta è stata (letteralmente) raggelante:
praticamente tutta l’acqua scorre direttamente al mare attraverso una complicatissima ragnatela di foibe.
I droni sono stati sviluppati da Alberto Behar (nella foto in
alto), geniale progettista che ha disegnato anche dispositivi
chiave per la sonde marziane Curiosity e Odyssey Orbiter,
recentemente scomparso in un incidente aereo. 
Nel cuore del ghiacciaio
Una sonda si inabissa in un
profondo fiume groenlandese
DRonEziNe - 77
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Anno III - numero 8
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