Piccolo Festival Friuli Venezia Giulia - ROMEO E GIULIETTA
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FESTIVAL 2008
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IL TELEFONO di G. Menotti
IL SEGRETO DI SUSANNA di E. Wolf Ferrarari
regia Gianni MARRAS
scene e costumi Davide AMADEI
parrucche Roberto Paglialunga & C. - Roma
Sonia VISENTIN Lucy / Susanna
Gabriele RIBIS Ben / Gil
Adrian GALLETTA Sante / Assistente alla regia
maestro sostituto Matteo ANDRI
Piccola Orchestra Alpe Adria
maestro concertatore e direttore d'orchestra Giuseppe LA MALFA
venerdì 28 agosto · 21h
Auditorium Mons. Pigani
REANA DEL ROJALE
domenica 30 agosto · 21h
Teatro Garzoni
TRICESIMO
OPERA
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Piccola Orchestra Alpe Adria
Clementina ANTONACI flauto Enrico COSSIO oboe Nicola BULFONE Clarinetto Dario BRAIDOTTI fagotto Andrea LIANI corno
Stefano FLAIBANI tromba Gabriele RAMPOGNA percussioni Paolo TROIAN pianoforte Nicola MANSUTTI violino Simone BUTINI violino
Margherita COSSIO viola Mara GRION violoncello Franco FERUGLIO contrabbasso
Presentazione
Il telefono or L’amour à trois è un’opera buffa in un atto unico con libretto e musica di Gian Carlo Menotti (1911-2007). Essa fu
composta su invito della Ballet Society di New York e fu rappresentata per la prima volta nel 1947 nel Teatro Keckscer della
stessa città, con un successo che si protrasse per centinaia di repliche. In essa si ritrovano alcuni caratteri tipici della produzione
di Menotti, come la scrittura musicale eclettica, improntata a moduli operistici ottocenteschi e pucciniani, l’immediata comunicabilità
della linea melodica e la profonda conoscenza dei meccanismi teatrali. L’opera è un’elegante satira di uno dei vizi dei nostri tempi,
la logorrea telefonica: in essa l’autore accenna con garbo al rischio dell’incomunicabilità nella società contemporanea, senza mai
perdere la giocosità e la brillantezza delle premesse. Il telefono è un vero e proprio personaggio che si esprime con cinguettanti
trilli e arpeggi quando può imporsi nel dialogo fra i due, per poi squillare «a colpi ripetuti, come un bambino che invoca soccorso»
quando Ben si avvicina per tagliargli i fili. La grande protagonista è Lucy, che si muove fra arie dal sapore stravinskijano,
colorature e valzer politonali. Il povero Ben deve accontentarsi di momenti frammentari: anche la sua dichiarazione d’amore è
sopraffatta dall’esuberanza vocale dell’amata e, ovviamente, dalla raccomandazione «non ti scordare del mio numero».
Il segreto di Susanna è forse l’opera che incontrò maggiore fortuna fra quelle scritte da Ermanno Wolf-Ferrari (1876-1948),
compositore veneziano di madre italiana e padre tedesco. Fu presentata nel 1909 al Teatro Municipale di Monaco di Baviera, per
essere ripresa due anni dopo da Arturo Toscanini al Costanzi (ora Teatro dell’Opera) di Roma. L’intermezzo, che pare erigere a
suo modello La serva padrona di Pergolesi (anch’essa per soprano, baritono e mimo), si inscrive a pieno titolo nell’opera di
recupero compiuta dal compositore delle forme del teatro settecentesco italiano, soprattutto di matrice goldoniana. Musicista colto
e raffinato, Wolf-Ferrari rimase infatti estraneo alle suggestioni a lui coeve della poetica verista e ai moti delle avanguardie
europee, per esprimere con modi garbati e ricchi di grazia tematiche piuttosto riconducibili a orizzonti mozartiani, rossiniani e tardo
verdiani. Questo non impedì ad alcuni di cogliere ascendenze wagneriane nel trattamento che egli riservò alle linee musicali che,
in particolare in questa opera, vivono in strettissima relazione con il testo e il gesto teatrale.
TRAMA
Il telefono
Ben arriva a casa di Lucy con un regalo. Egli deve partire a breve e ha qualcosa di molto importante da dire alla ragazza. Squilla
però il telefono: è Margaret, con cui Lucy si intrattiene lungamente. Al termine della chiamata, Ben riprova a parlare, ma il telefono
suona ancora: fortunatamente è solo qualcuno che ha sbagliato numero. Ben riprende il discorso, ma si sta facendo tardi e Lucy
premurosa telefona per sapere che ora è. Ben, sempre più teso, viene interrotto da un’altra chiamata. È la volta di George, che
parla a Lucy con tono molto alterato e la accusa di aver spettegolato sul proprio conto. Lucy ne è sconvolta e si allontana
piangendo, lasciando il telefono in balia delle fantasie omicide di Ben, che accarezza l’idea di tagliargli i fili. Lucy torna giusto in
tempo per salvare l’amato oggetto: deve chiamare subito Pamela per raccontarle tutto l’accaduto. È troppo: Ben, ormai sconfitto,
se ne va. Lucy rimane sola nel silenzio della sua casa, quando accorre in suo soccorso un nuovo squillo del telefono: è Ben, da
una cabina, che finalmente riesce a chiederle di sposarlo, consapevole ormai del fatto che il loro non può che essere un «amour à
trois».
Il segreto di Susanna
Il dubbio si insinua nel tranquillo ménage dello sposo novello conte Gil quando gli sembra di riconoscere sua moglie nella «figura
snella» di una passante. Rientrato a casa, viene accolto dalle rassicurazioni della consorte: la contessa Susanna, seduta al
pianoforte, afferma che non sarebbe mai uscita senza la sua autorizzazione. Gil non sa che, sotto la «mantiglia grigia e cappellino
rosa» che ha scorto per strada, c’era proprio la moglie, prontamente rientrata, ma carpisce un nuovo, inconfutabile indizio: l’odore
di fumo. Susanna non fuma e non fuma neanche Sante, il cameriere muto. Roso dalla gelosia, Gil si arrovella intorno alla dolorosa
questione: è mai possibile che la sua Susanna lo tradisca con un fumatore seduttore un mese dopo il matrimonio? Forse è solo
«fantasia dell’odorato»…
Gli sposini si chiariscono: lei si dispiace e arrossisce, lui si pente di aver sospettato e i due si adagiano nei ricordi del loro
innamoramento. Gil prova a suggellare l’avvenuta riappacificazione con un abbraccio, quando riappare prepotente sulla scena lui,
«l’odor fatale, sin nella veste»! Lei ammette: ha un segreto che non intende rivelare, lui si appella alla suocera, icona di retto agire
e garante della massima integrità. Poi di nuovo la riappacificazione e l’uscita di Gil, alla volta del circolo degli amici. Appena sortito
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il consorte, Susanna chiude bene le finestre e apre le porte al suo segreto: Sante le porge un pacchetto e lei ne estrae una
sigaretta. Gil rientra con una scusa, sente l’odore di fumo, cerca un modo per stanare il seduttore, prende per mano la traditrice e
si brucia con la sigaretta celata: ecco rivelato il segreto! Il vizio della sua Susanna è un terzo incomodo non così fedifrago, i due si
chiariscono e suggellano l’amore ritrovato proprio accendendosi una sigaretta. In fondo, «tutto è fumo a questo mondo».
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