CON IL PATROCINIO DI
Sala Verdi del Conservatorio - Via Conservatorio, 12 – Milano
Lunedì 7 marzo 2016 - ore 21.00
SERIE «Festival Omaggio a Milano» 2016
«After Horowitz»
Pianista
FREDDY KEMPF
LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770 - 1827)
Sonata in re maggiore n.15 op.28 “Pastorale”
Allegro; Andante; Scherzo. Allegro vivace; Rondò. Allegro ma non troppo
FREDERIC CHOPIN (1810 - 1849)
Polonaise in do minore op. 40 n. 2
Allegro maestoso
Polonaise in fa diesis minore op. 44
Sonata in si minore n. 3 op. 58
Allegro maestoso; Scherzo. Molto vivace; Largo; Finale. Presto, non tanto
(1854 - 1932) JOHN PHILIP SOUSA/VALDIMIR HOROWITZ (1903 - 1989)
Stars and Stripes forever
FREDDY KEMPF
Nato a Londra nel 1977, ha debuttato a otto anni con la Royal Philharmonic Orchestra, con cui
ha tuttora uno stretto legame e con cui ha suonato e diretto il ciclo completo dei Concerti per
pianoforte di Beethoven, in 11 concerti nei più importanti teatri del Regno Unito. Molti altri
concerti con questa orchestra sono previsti per il futuro, anche al di fuori del Regno Unito. Nel
1992 ha vinto il Concorso della BBC come Giovane Musicista dell'Anno ma fu il suo Terzo
Premio al Concorso Ciaikowski nel 1998 a lanciarlo a livello internazionale. Il fatto che non gli
fosse stato assegnato il Primo Premio infatti suscitò le proteste del pubblico ed ebbe ampio
spazio sulla stampa russa, che lo proclamò “eroe del Concorso”. Da allora la sua carriera è
andata crescendo fino ai suoi recenti successi con la Royal Philharmonic Orchestra come solista
e direttore, con la Filarmonica di San Pietroburgo e l’Orchestra Sinfonica della Corea. La scorsa
stagione Kempf ha più volte suonato e diretto con la Kyusyu Symphony Orchestra in Giappone
e con l’Orchestra Sinfonia della Nuova Zelanda. È poi tornato a suonare con City of
Birmingham Symphony Orchestra, Royal Philharmonic, Filarmonica di Dresda e Royal
Northern Sinfonia. Tra direttori con cui ha suonato ricordiamo: Sir Colin Davis, Sanderling,
Gatti, Bämert, Dutoit, Petrenko, Chailly, Temirkanov, Herbig, Bolton, Sawallisch, Ashkenazy,
Belohlavek, Jaarvi, Krivine, Dausgaard e Jurowski. In recital ha suonato nella Sala Grande del
Conservatorio Ciaikowski di Mosca, al Konzerthaus di Berlino, Conservatorio di Milano,
Cadogan Hall e South Bank di Londra, Suntory Hall di Tokyo etc... Nel 2010 Kempf ha
partecipato alla registrazione del nuovo lavoro di Tolga Kashif "Genesis Symphony" con la
London Symphony Orchestra e ha inciso i Concerti per pianoforte n.2 e n.3 di Prokofiev con la
Bergen Philharmonic Orchestra e Andrew Litton, cd entrato tra i finalisti del "Gramophone
Concerto Award". Questa collaborazione è proseguita con una registrazione di opere per
pianoforte e orchestra di Gershwin nel 2012 e prevede il completamento dell'intero ciclo di
Concerti per pianoforte di Prokofiev. Le sue incisioni per pianoforte solo sono state dedicate
nel 2011 a Rachmaninov, Bach/Busoni, Ravel, Stravinsky e recentemente a Robert Schumann.
Scoperto per l’Italia da Serate Musicali, ne è ospite in ogni stagione a partire dal 1998.
www.freddy-kempf.com
SI RACCOMANDA VIVAMENTE DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI
Si ricorda che è vietato registrare senza l’autorizzazione dell’Artista e dell’organizzazione
LUDWIG VAN BEETHOVEN - Sonata in re maggiore n.15 op.28 “Pastorale”
Sotto il profilo formale, rispetto alle Sonate immediatamente precedenti, la Sonata op. 28 sembra
rappresentare un passo indietro, verso il modello monumentale della Sonata da concerto in quattro
movimenti, che aveva interessato Beethoven soprattutto nelle sue prime Sonate. Così l'op. 28
comprende una forma-sonata, un tempo lento, uno Scherzo, un Rondò. Altrove sono invece le
novità. Non a caso questa Sonata - pubblicata dal Bureau d'arts et d'industrie nell'agosto 1802 - è
nota con il soprannome di Pastorale, apocrifo ma attribuitole già in una edizione del 1805.
Superfluo osservare che nessun rapporto ha lo spartito con la omonima Sinfonia del 1808, se non
per il fatto che entrambe le pagine fanno uso di alcuni stilemi impiegati per evocare una musica
pastorale - codificati da una lunga tradizione che affonda le proprie radici in Corelli, Scarlatti,
Händel - in particolare, per la Sonata, quelli riecheggianti il suono delle cornamuse, con un
cosiddetto "pedale armonico" e le suddivisioni ternarie del tempo. È proprio questo aspetto
arcadico, contemplativo, volto a smussare i contrasti, che attribuisce una coerenza forte a questo
mirabile brano. Manca infatti nell'op. 28 quel forte contrasto tematico che altrove si faceva
espressione del conflitto etico dell'autore; il contenuto espressivo è invece di ispirazione lirica e
intimistica. Già l'Allegro iniziale mira allo stemperamento della dialettica, con la lunga sinuosità della
frase iniziale, il soffice effetto timbrico del pedale armonico ribattuto; il discorso non procede
secondo una logica oppositiva e i vari elementi tematici scivolano dolcemente l'uno dentro l'altro,
tanto che lo stesso secondo tema non viene enunciato con chiarezza. L'unico vero contrasto del
movimento si trova nella sezione dello sviluppo, con il serrato scambio dei ruoli di guida e
accompagnamento delle due mani. Nell'Andante - pagina di grande densità meditativa, prediletta,
sembra, dall'autore anche negli anni della maturità - Beethoven ritorna a un tipo di scrittura che già
aveva sperimentato nell'op. 2 n. 2, con il basso staccato che sorregge i fermi accordi della melodia;
si tratta di una scrittura che porta alla definizione di un timbro pianistico del tutto peculiare, poiché
le note staccate del basso mettono in azione tutti gli armonici dello strumento; da qui nascono il
particolare alone che circoscrive la melodia accordale e la concentrazione espressiva di questo
tempo; al risultato altissimo della pagina contribuiscono l'episodio "sereno" e diversivo in
maggiore, con le garbate "cascate" della mano destra, e la ripresa del tema, variata con soffusi
ricami melodici. Segue un brillante ed epigrammatico Scherzo, attraversato da un Trio che allude
agli echi di strumenti campestri. Ed è soprattutto nel finale che si affermano gli stilemi "pastorali",
con un refrain segnato da un bordone (effetto armonico di accompagnamento in cui una nota viene suonata in
modo continuo per creare atmosfere arcaiche o rustiche - ndr.); tutto il movimento si svolge così in una
medesima ambientazione idilliaca, suggellata da una coda vorticosa ed incisiva, nella quale si
distingue chiaramente il bordone. Ma c'è di più; a ben guardare il tema di questo finale è una
trasformazione di quello che aveva aperto l'intera Sonata, che delinea così con assoluta chiarezza la
sua arcata costruttiva e la sua coerenza espressiva.
FREDERIC CHOPIN - Polonaise in do minore op. 40 n. 2
Composte fra il 1838 e il 1839, le due Polacche vennero pubblicate come op. 40, con dedica
all'amico Julian Fontana, nel dicembre del 1840 da Breitkopf & Härtel a Lipsia e da Troupenas a
Parigi e poi, nel novembre del 1841, da Wessel a Londra. Meno celebre ed eseguita, ma non per
questo meno affascinante, la Polacca in do minore op. 40 n. 2 è una pagina assai più ricca di
contrasti e sfumature espressive rispetto alla precedente. Iniziata anch'essa nell'autunno del 1838,
fu elaborata però soprattutto nel 1839, durante lo sciagurato soggiorno del compositore a Maiorca
in compagnia di George Sand. Qui il tipico ritmo di Polacca viene come messo fra parentesi, la
regolarità dei periodi di otto battute si va sfaldando, la struttura si fa meno regolare e più variegata,
le armonie si fanno cangianti, cresce anche l'attenzione riservata al timbro e la cupa e tragica
maestosità dell'episodio di apertura (nel quale Chopin, forse inconsciamente, richiama un tema
ascoltato da ragazzo a Varsavia in occasione dell'incoronazione di Alessandro I di Russia a re di
Polonia, quello della Polacca detta "L'incoronazione" di Karol Kurpinski) viene stemperata da
momenti attraversati da intensa nostalgia e sconsolata mestizia.
FREDERIC CHOPIN - Polonaise in fa diesis minore op. 44
La Polacca in fa diesis minore è un'opera sperimentale che nasce nel 1841, anno in cui Chopin
andava ricercando per le sue composizioni nuove soluzioni formali che raggiungeranno la loro
espressione più alta nella Fantasia in fa minore op. 49. Per un musicista dotato di un così «eccelso
senso della forma» (davvero Nietzsche ha compreso quello che a tanti paludati esegeti è sempre
sfuggito) un simile fermento non poteva passare inosservato: per questo nella lettera in cui
informava l'amico Fontana di voler proporre all'editore viennese Mechetti questa Polacca, quasi
faticando a riconoscerla come tale, la definisce «una sorta di Polacca che è piuttosto una Fantasia»;
già il giorno dopo, però, nello scrivere a Mechetti, aveva invertito i termini della questione: «è una
specie di Fantasia in forma di Polacca che chiamerò Polacca», e come Polacca op. 44 infatti fu
pubblicata nel novembre di quello stesso anno da Mechetti a Vienna e da Schlesinger a Parigi e nel
gennaio del 1842 da Wessel a Londra, con dedica alla principessa di Beauveau. Le novità più
evidenti che lasciavano perplesso Chopin fra quelle da lui introdotte nella Polacca in fa diesis
minore erano l'aggiunta al modello base (Introduzione-Polacca-Trio-Polacca-Coda) di una nuova
parte collocata prima del Trio e l'utilizzo di una Mazurka come Trio (cosa che in realtà era già stata
tentata una volta da Kurpinski). Annunciata da otto teatrali battute di introduzione, la Polacca
(Moderato) si presenta drammatica e fieramente maestosa; dopo una settantina di battute, inizia
una nuova sezione dal carattere ostinatamente ritmico, all'interno della quale ricompare per un
attimo un tema della Polacca, seguita dall'ampio Trio (Doppio movimento), un delicato Tempo di
mazurka dal tono malinconico. Alcune geniali battute di transizione portano alla ripresa della
Polacca, in una forma più essenziale rispetto alla prima volta, e poi a una breve coda dove la
Polacca va sommessamente spegnendosi fino al pianissimo, che viene interrotto bruscamente
dall'improvviso fortissimo dell'accordo conclusivo.
FREDERIC CHOPIN - Sonata in si minore n. 3 op.58
Non è difficile determinare l’anno di nascita della Sonata op. 58. «Non ho più scritto nulla, dalla
vostra partenza» scrive Chopin al cognato e alla sorella, nell’agosto '45. Ma una settimana prima del
Natale ‘44 la Sonata era già stata offerta sia a Schlesinger che a Breitkopf. Dunque il periodo si
riduce tra inizio settembre e il 28 novembre. Dedicata all’allieva contessa de Perthuis, moglie
dell’aiutante di campo di Luigi Filippo, la Sonata ebbe grandi riconoscimenti. Schumann la lodò e
Kalkbrenner il terribile gli chiese addirittura di insegnarla a suo figlio. Ma non basta. Le parrucche
sapienti del Conservatorio di Parigi ne proposero il I Movimento come pezzo imposto per la loro
sezione femminile. Ma ciò nel 1848. Poi la stessa Sonata fu bersaglio di altre parrucche e
parrucconi e ne seppe qualcosa il nostro Alfredo Casella che nel 1896 aveva 12 anni e voleva
iscriversi al Conservatorio di Parigi. Allo scopo aveva dunque preparata questa immensa e
meravigliosa ultima Sonata di Chopin, ma il saggio suo maestro Diémer (Louis), d’imperio gliela
fece sostituire, per qualcosa di «meno arido» (tra Mendelssohn, Bach e Sgambati). Per non dir degli
strali del teorico e terribilissimo V. D'Indy. Ma l’op. 58 ha tutt’altra classicità di forme comparata
alla precedente op. 35 (la «Funebre»). Si direbbe che Chopin avesse avuto fretta di concludere l’op.
35. Tanto che il Finale ne risultò telegrafico: quel «borbottio tra 2 voci» all’unisono. Altra fatica,
altro il lavoro prestato per fornire la sua III Sonata di un vero Finale. Di fronte alla precedente
Sonata «funebre» (fondata su 2 soli veri Tempi), alla III non manca alcuno dei 4 Tempi. Ma qui lo
stesso Liszt obietta che l’op. 58 è più costruita che ispirata (e certo pensava alla «Funebre», che
proprio nel suo instabile equilibrio, nel suo intuirsi autobiografia dell’incompiuto, nei finali
messaggi al vento e al silenzio, si rivela più carica di fato). Delle tre Sonate (1828, 1839, 1844), a
parte la prima opera giovanile, l’op. 4 e in parte scolastica, le altre due, op. 35 e op. 58, appaiono
come due monumenti graniticamente contrapposti. Scritta poco avanti la rottura con la Sand, la
Sonata op. 58, in si minore, non pare in questo senso affatto biografia, anzi una reazione
imprevista al destino e alla malattia imminente e progressiva. Sembra un progetto affermativo, ne
tradisce un «cupio dissolvi», in alcuno dei suoi Tempi e neppure nel Finale, che non rifiuta
nemmeno il virtuosismo ad hoc: joie de jouer, joie de vivre. Il primo tempo, (Allegro maestoso, in
4/4), crogiolo, o miniera di Temi, sovrasta tutti gli altri. L’incipit è orchestrale, la riesposizione del
Tema di inizio è omessa; così l’interesse è spostato sul secondo tema, trasposto in si maggiore. Lo
Scherzo (Molto vivace, in 3/4) è in mi bemolle, non ha il carattere demoniaco dello Scherzo
dell’op.35. Meravigliosamente fluido, anzi liquido, ha il Trio in si; modello di scrittura à la Chopin,
potrebbe fare da pezzo imposto, per un concorso di virtuosismo poetico. Il Finale (quasi Rondò), dà
alibi a molti d’esser considerato alla stregua di una pagina «politica», a glorificazione della Patria.
Andrebbe dunque ad allinearsi alle grandi Polacche «politiche» e in ispecie alla Coda della Polacca
op. 61. Uno degli elementi «di prova» sarebbero le otto fatali battute di apertura, marziali, a mo’
d’Introduzione. «Presto, non tanto» è indicazione forse sibillina, se si considera la velocità un fatto
anti-matematico, come la Poesia, o la Verità, in ogni caso più vicina all’illusionismo che alle cifre.
Qui poi è in gioco la sacra Maestà della Polonia. Il II Tema ne è uno dei fondamenti e il secondo,
con la vertigine dei suoi arabeschi, ha molte e grandi libertà, ma non quella di «smentire l’Eroe».
JOHN PHILIP SOUSA/VALDIMIR HOROWITZ - Stars and Stripes forever
Mentre nell'Europa romantica l'introduzione di una melodia popolare significava solitamente citare
una musica di autore e origine ignoto, negli Stati Uniti significa attribuire a essa un periodo, un
autore ben precisi. L'intero patrimonio popolare e tradizionale americano diventa nutrimento
essenziale della musica statunitense: tradizione, folk, pop, jazz sono gli ingredienti comuni a
qualsiasi forma di sperimentazione dalla fine dell'ottocento a oggi. Dalla “rivoluzione” popolare di
John Philip Sousa, che ha insegnato l'arte di un'orchestra libera da quel sinfonismo tutto europeo
fondato sugli archi, passando per qualsiasi altro musicista del ‘900, non c'è mai stata una divisione
(anche culturale) tra la banda e l'orchestra che anzi, talvolta, perfino “giocano” insieme. John
Philip Sousa è nato a Washington D.C. nel 1854 ed è morto in Pennsylvania nel 1932. Già
violinista nell’Orchestra di J. Offenbach in tournèe negli USA (1876/77), dal 1880 al 1892 diresse
la Banda della Marina americana; compì poi tours in tutto il mondo con una formazione propria.
Fu detto “The March King”; scrisse oltre 136 Marce, numerose Operette, musica sinfonica e
centinaia di pezzi per banda. Stars and Stripes forever (Stelle e strisce), l’inno degli Stati Uniti, è
sicuramente la Marcia più famosa al mondo. Originariamente il testo, che tutti gli Americani
conoscono, è stato scritto da Sousa, benché alcune frasi siano poi state aggiunte successivamente.
Il suono delle percussioni e degli ottoni ogni anno fa balzare in piedi e applaudire milioni di
persone.
PROSSIMI CONCERTI
Lunedì 14 marzo 2016– ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio)
(Valido per A+F; F; COMBINATA 1; F1)
Pianista LOUIS LORTIE
Programma da definire
Biglietti: Intero € 20,00 - Ridotto € 15,00
Martedì 15 marzo 2016 – ore 21.00 (Teatro Dal Verme)
(Valido per A+F; F; COMBINATA 2; ORFEO 2; F2)
Cl DIMITRI ASHKENAZY - Vla ADA MEINICH - Pf. VLADIMIR ASHKENAZY R. SCHUMANN Tre Romanze op. 94 per clarinetto e pianoforte - R. CLARKE Preludio, Allegro e Pastorale per clarinetto e
viola N. W. GADE Fantasistykker per clarinetto e pianoforte - D. SHOSTAKOVICH Sonata op. 147
Biglietti: Intero € 30,00 - Ridotto € 25,00
PER INFO E PRENOTAZIONI: SERATE MUSICALI
tel. 02 29409724 | e.mail: [email protected] |sito: www.seratemusicali.it
ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI»
2014/2015201 2022001122013/2014ICALI»
Presidente Onorario
Roberto Fedi
Ugo Friedmann
***
Camilla Guarneri
Soci Fondatori
Miriam Lanzani
Carla Biancardi
Mario Lodigiani
Franco Cesa Bianchi
Paolo Lodigiani
Giuseppe Ferreri
Amelia Mazzeo
Emilia Lodigiani
Maria Candida Morosini
Enrico Lodigiani
Rainera e Mario Morpurgo
Luisa Longhi
Ede Palmieri
Stefania Montani
Tinetta Piontelli
Gianfelice Rocca
Adriana Ragazzi Ferrari
Luca Valtolina
Giovanna e Antonio Riva
Amici Benemeriti
Elisabetta Riva
Alvise Braga Illa
Luisa Robba
Pepi Cima
Alessandro Silva
Fondazione Rocca
Maria Giacinta Talluto
Thierry le Tourneur d’Ison Roberto Tremi
Società del Giardino
Maria Luisa Vaccari
Amici
Marco Valtolina
Giovanni Astrua Testori Beatrice Wehrlin
Maria Enrica Bonatti
Soci
Luigi Bordoni
Antonio Belloni
Luigi Crosti
Beatrice Bergamasco
Hans Fazzari
Eugenio Bergamasco
Umberto e Giovanna
Bertelè
Elisabetta Biancardi
Mimma Bianchi
Valeria Bonfante
Isabella Bossi Fedrigotti
Maria Brambilla Marmont
Giuliana Carabelli
Giancarlo Cason
Piera Cattaneo
Maya Eisner
Federico ed Elisabetta
Falck
Carlo e Anna Ferrari
Luisa Ferrario
Anna Ferrelli
Maria Teresa Fontana
Matilde Garelli
Felicia Giagnotti
Giuseppe Gislon
Maria Clotilde Gislon
Fernanda Giulini
Marcello e Michela
Gustapane
Ferruccio Hurle
Vincenzo Jorio
Giuliana e Vittorio Leoni
Giuseppe Lipari
Maria Giovanna Lodigiani
Eva Malchiodi
Lucia ed Enrico Morbelli
Luisa Consuelo Motolese
Josef Oskar
Denise Petriccione
Rosemarie Pfaffli
Raffaella Quadri
Anna Maria Ravagnan
Giustiniana Schweinberger
Paola e Angelo Sganzerla
Franca Soavi
Andrea Susmel
Giuseppe Tedone
Adelia Torti
Graziella Villa
«SERATE MUSICALI» AMICI STORICI
Fedele Confalonieri
Mediaset
Giuseppe Barbiano di
Belgiojoso
Ugo Carnevali
Roberto De Silva
Roberto Formigoni
Gaetano Galeone
Società del Giardino
Gianni Letta
Mario Lodigiani
Roberto Mazzotta
Francesco Micheli
Arnoldo Mosca
Mondadori
Silvio Garattini
Robert Parienti
Paolo Pillitteri
Fulvio Pravadelli
Quirino Principe
Gianfelice Rocca
Fondazione Rocca
Carlo Sangalli
Fondazione Cariplo
Luigi Venegoni
Giuseppe Ferreri
Banca Popolare di Milano
Camera di Commercio di
Milano
Publitalia
*****
Diana Bracco
Martha Argerich
Marina Berlusconi
Cecilia Falck
Vera e Fernanda Giulini
Emilia Lodigiani
Maria Grazia Mazzocchi
Conservatorio G. Verdi Milano
Francesca Colombo
Stefania Montani
Cristina Muti
Simonetta Puccini
Rosanna Sangalli
Elisso Virsaladze
Juana Zayas
Flavia De Zigno
Bianca Hoepli
*****
Carlo Maria Badini
Alberto Falck
Oscar Luigi Scalfaro
Giovanni Spadolini
Leonardo Mondadori
Giuseppe Lodigiani
Giancarlo Dal Verme
Tino Buazzelli
Peter Ustinov
Franco Ferrara
Franco Mannino
Carlo Zecchi
Shura Cherkassky
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