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Anno XVII N° 14/2008 - 10 dicembre
UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA
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Magistrati della Procura di Salerno indagati dalla Procura generale di Catanzaro
Napolitano: «Un caso senza precedenti»
Vi v a p r e o c c u p a z i o n e p e r l ’ i n t e r v e n t o s e q u e s t r o
degli atti del procedimento “Why not”
Giorgio Lambrinopulos
S
ette magistrati della
Procura di Salerno,
fra cui il procuratore
capo Apicella, sono indagati dalla Procura generale
di Catanzaro che ha bloccato con un provvedimento di sequestro, gli atti che
erano stati sequestrati dalla
Procura di Salerno. Il provvedimento di sequestro e’
stato firmato dal procuratore generale di Catanzaro,
Enzo Jannelli, e dai sostituti Garbati, De Lorenzo
e Curcio. ‘’La Procura
generale di Catanzaro ha
sempre operato nella legalita’ e nell’autonomia e non
poteva rimanere ferma davanti ad un’offesa. Si trattava del rispetto dell’ordine
giudiziario’’, ha spiegato
il Pg Jannelli. I magistrati di Salerno sono indagati
nell’ambito di un’inchiesta
avviata dalla Procura generale di Catanzaro relativa al
sequestro della documentazione delle indagini Why
Not e Poseidone eseguito
martedi’ scorso dai magistrati campani a Catanzaro.
Al momento non si sono
apprese le ipotesi di accusa
nei confronti dei magistrati
di Salerno. Oltre al sequestro degli atti delle due inchieste, i pm della Procura
di Salerno hanno eseguito
anche numerose perquisi-
Il vicepresidente del CSM Nicola Mancino
zioni nei confronti di magistrati della Procura generale
e della Procura di Catanzaro. L’inchiesta della Procura
di Salerno e’ scaturita dalle
denunce fatte dall’ex pm di
Catanzaro, Luigi De Magistris, circa l’avocazione
dell’inchiesta Why Not da
parte della Procura genera-
le. Napolitano ha chiesto al
Pg di Salerno gli atti, in merito al caso De Magistris.
Secondo il capo dello Stato
si tratta di una vicenda senza precedenti che ha gravi
implicazioni istituzionali.
Atti e informazioni sulla
vicenda De Magistris sono
stati chiesti dal Segretario
Generale della Presidenza
della Repubblica, Donato
Marra, al Procuratore Generale presso la Corte di
appello di Salerno. La richiesta e’ stata avanzata su
preciso mandato del capo
dello Stato, Giorgio Napolitano dopo la decisione di
sequestrare atti di inchieste
La questione morale irrompe
sul palcoscenico della politica
L
Antonio Bassolino
a questione morale irrompe ancora
una volta sul palcoscenico della politica.
Berlinguer parlò di superiorità morale della sinistra (intendendo per sinistra il solo Pci). Occhetto
edificò la Quercia sulle
macerie della rivoluzione
mediatico-giudiziaria che
aveva spazzato via i partiti di maggioranza della
cosiddetta Prima Repubblica. Di Pietro, una volta “sceso in campo”, ha
proseguito il lavoro continuando a battere sui soliti
tasti: politica e giustizia,
giustizia e politica. Oggi
il tema è di strettissima
attualità. In Campania ma
non solo. Veltroni avrebbe chiesto a Bassolino di
fare un passo indietro prima che sia troppo tardi.
Ma il governatore della
Campania prosegue dritto
per la sua strada. Almeno
per ora. Di Pietro però
continua a picchiare come
un martello. “Bassolino
si dimetta” Non usa giri di
parole il leader dell’Italia
dei valori. “La questione
morale è sempre esistita,
non è mai stata rimossa
ma solo messa sotto il
tappeto. Oggi più che mai
interessa tutti i partiti, e
per questo serve un codice interno. Noi ce lo siaContinua a pag 2
condotte dall’ex pm della
procura di Catanzaro De
Magistris ora in servizio a
Napoli. Questo il comunicato del Quirinale: ‘’Il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica
Donato Marra, su incarico
del Presidente Giorgio Napolitano, ha oggi inviato al
Procuratore Generale presso la Corte di appello di Salerno, dott. Lucio Di Pietro,
la seguente lettera: ‘La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno ha
effettuato ieri perquisizioni
e sequestri nei confronti di
magistrati e uffici della Procura Generale presso la Cor-
te di appello di Catanzaro e
della Procura della Repubblica presso il Tribunale di
quella citta’. Tali atti di indagine, anche per le forme
e modalita’ di esecuzione,
hanno avuto vasta eco sugli
organi di informazione, suscitando inquietanti interrogativi. Inoltre, in una lettera
diretta al Capo dello Stato,
il Procuratore generale di
Catanzaro ha sollevato vive
preoccupazioni per l’intervenuto sequestro degli atti
del procedimento cosiddetto ‘Why Not’ pendente
dinanzi a quell’ufficio, che
ne ha provocato la interruzione. Tenendo conto di
tutto cio’, il Presidente Napolitano mi ha dato incarico
di richiederLe la urgente
trasmissione di ogni notizia
e - ove possibile - di ogni
atto utile a meglio conoscere una vicenda senza precedenti, che - prescindendo da
qualsiasi profilo di merito presenta aspetti di eccezionalita’, con rilevanti, gravi
implicazioni di carattere
istituzionale, primo tra tutti
quello di determinare la paralisi della funzione processuale cui consegue - come
ha piu’ volte ricordato la
Corte costituzionale (tra le
altre, con le sentenze e le
ordinanze n. 10 del 1997,
393 del 1996, 46 del 1995)
- la ‘’compromissione del
bene costituzionale dell’efficienza del processo, che
e’ aspetto del principio di
indefettibilita’ della giurisdizione’’’. “Non vorrei che
su di me ci fosse l’ombra
del sospetto”. Se un’eventualità del genere dovesse
accadere “non esiterei ad
andarmene”. E’ il vice preContinua a pag 2
Il Timone
www.iltimone.org
Su questo numero
il Dossier su
Giovannino Guareschi, libero
e cattolico
36 La storia di un uomo libero
di Mario Palmaro
39 Signor Guareschi, lei che
cattolico è? di Alessandro
Gnocchi
42 Il ritratto di un cristiano serio. Intervista ad Alberto e Carlotta Guareschi di Alessandro
Gnocchi e Mario Palmaro
44 Don Camillo e il comunismo di Paolo Gulisano
46 Con quelle facce un po’
così...
Politica
2
Segue dalla prima
sidente del Csm Nicola Mancino
a dirlo, dopo la pubblicazione di
notizie di stampa su un suo possibile coinvolgimento nell’inchiesta della Procura di Salerno sul
tentativo di delegittimare l’ex pm
di Catanzaro Luigi De Magistris.
“Se una campagna di stampa dovesse incidere sulla mia autonomia, non esiterei a togliere l’incomodo - ha aggiunto Mancino - ho
sempre operato al servizio delle
Istituzioni”. ‘’Sento il bisogno di
confessarvi che vivo uno stato di
amarezza dopo la lettura di notizie
di stampa secondo cui la Procura
di Salerno avrebbe aperto un fascicolo a mio carico’’. Il vice presidente Nicola Mancino ha messo
a nudo il suo stato d’animo con i
consiglieri del Csm. E sempre in
modo diretto si e’ detto pronto a
farsi da parte: ‘’E’ giusto non avere alcuna ombra di sospetto: se ne
sorgesse qualcuno non avrei esitazione a togliere l’incomodo’’;
un concetto ribadito poco dopo:
‘’il giorno in cui una campagna di
stampa dovesse incidere sulla mia
autonomia di Vice Presidente del
Consiglio Superiore della Magistratura, so qual e’ il mio dovere’’.
‘’Sono stato e resto al servizio
delle istituzioni’’ ha assicurato il
vice presidente che ha ricordato il
suo impegno da presidente del Senato e da ministro dell’Interno per
il mantenimento di ‘’corretti rapporti politici nel rispetto delle culture e degli schieramenti diversi’’;
e l’ obiettivo che sta perseguendo
al Csm “di conciliare politica e
magistratura’’. Quindi un richiamo alle parole del Capo dello Stato, che di nuovo “recentemente ha
sottolineato la necessità del dialogo, anche nella diversità”; purché,
io aggiungo, ci sia buona fede’’.
Giorgio Lambrinopulos
Segue dalla prima
mo dati: divieto di candidatura
per chi è indagato, e divieto di
assumere o mantenere incarichi
di governo, nazionale o locale,
per chi è rinviato a giudizio”.
L’ex pm annuncia: “La richiesta
che questo codice sia applicato
dai nostri alleati, come abbiamo fatto in Abruzzo, la faremo
per tutte le prossime elezioni”.
Abruzzo, Toscana e Campania
Del resto la questione morale,
aggiunge Di Pietro, “riguarda
chi è presente nelle istituzioni
e approfitta di questo ruolo. Interessa tutti i partiti, e lo dimostrano i casi Abruzzo, Toscana
e Campania”. In quest’ultima
regione in particolare, “ci sono
stati fatti così gravi che impongono decisioni a prescindere
dagli esiti giudiziari. Da due
anni chiediamo le dimissioni
di Bassolino: c’è una responsabilità politica che deve avere
conseguenze”. Cresce l’imbarazzo nel Pd Le dimissioni di
Bassolino dalla presidenza della Campania risolverebbero non
pochi problemi al Pd. Il partito
di Veltroni le vorrebbe entro
Natale, insieme a un rimpasto
della giunta Iervolino all’ombra
del Vesuvio. La “linea dura” per
evitare che la bufera giudiziaria partenopea possa colpire al
cuore anche il Pd. E a pochi
mesi dalle Europee il pensiero
è d’obbligo. Bassolino accetterà? Al governatore, secondo
N° 14/2008 - ANNO XVII - 10 dicembre
Atene, clima di altissima tensione
A
rrivano le prime indiscrezioni sugli esami
autoptici e sulle ricostruzioni della scientifica: il
ragazzo - riferiscono le agenzie di stampa che citano fonti
giudiziarie e i periti nominati
dalla famiglia della vittima
- sarebbe stato ucciso da un
proiettile «di rimbalzo» sparato dalla pistola di un poliziotto. Lo dimostrerebbe la
deformazione subita dal proiettile stesso, che testimonierebbe un precedente impatto con una superficie molto
dura, come appunto l’asfalto
o un muro. Un risultato, questo, che, se confermato, avvalorerebbe la versione data
dagli agenti che hanno sempre parlato di colpi sparati in
aria o a terra e non ad altezza
uomo e che potrebbe dunque
ridimensionare molto le responsabilità dell’uomo che ha
premuto il grilletto. Tuttavia,
al di là di quanto anticipato
da alcuni media e agenzie di
stampa, secondo i portavoce del ministero dell’Interno
greco non esiste ancora un
risultato ufficiale dell’autopsia. I due agenti coinvolti
nell’inchiesta si sono presentato oggi davanti al giudice
istruttore che sta indagando
sulla vicenda. I due sono accusati uno di omicidio volontario, l’altro di complicità.
Alexis Gregoropoulos riposa
in una tomba del cimitero di
Atene, dopo i funerali che si
sono celebrati martedì in un
clima di altissima tensione.
Ma in Grecia, a quattro giorni da quel sabato maledetto
indiscrezioni, verrebbe garantita la candidatura al parlamento europeo nel 2009. Insomma, non proprio un calcio nel
sedere ma, tutto sommato, un
bel “contentino” per un uomo
che, da quindici anni, domina a Napoli e dintorni, prima
come sindaco e poi come presidente della Regione. “Non si
può più andare avanti così e io
non posso più coprire quello”:
sarebbe questo il succo del
rapporto ricevuto da Veltroni
sulla situazione campana e su
Bassolino, da parte dell’ex ministro Luigi Nicolais, numero
uno del Pd provinciale partenopeo. Ma O’ Governatore si
accontenterà del rifugio dorato del parlamento europeo?
Nicolais: “Non abbiamo chiesto le dimissioni” “Confermo
che c’è stato un colloquio
con il segretario del Pd sulla
situazione di Napoli e della
Campania che presenta molti
punti di difficoltà e di crisi”,
dichiara l’ex ministro. “Proprio davanti a questi problemi
- aggiunge Nicolais - si è deciso di promuovere una riunione
del coordinamento nazionale
del partito alla quale saranno
invitati i principali esponenti
del Pd della Campania”. Di dimissioni per ora non si parla.
Ma Bassolino non dorme sonni tranquilli. E forse pensa già
a Strasburgo.
G. L.
Il Partenone
in cui un colpo sparato da un
agente di polizia ha spezzato
la vita di un 15enne e innescato una spirale di violenze e
contestazioni nelle principali
città del Paese, la situazione è
tutt’altro che sotto controllo.
Nelle strade si continua a respirare un’aria di forte tensione. Nella notte erano stati registrati nuovi scontri tra
dimostranti e forze dell’ordine ad Atene e a Salonicco, in particolare davanti al
Politecnico e alla facoltà di
Giurisprudenza della capitale
che da domenica scorsa sono
occupate dagli studenti. E nel
corso della manifestazione di
questa mattina abbinata allo
sciopero generale - proclamato dai sindacati in tutto il Paese per chiedere l’aumento di
salari e pensioni e maggiori
interventi da parte dello Stato
nel rilancio dell’economia - è
stata segnalata una dura contrapposizione tra la polizia e
un gruppo di 200 manifestanti
estremisti all’esterno del Parlamento. Questi ultimi hanno
lanciato sassi e petardi contro
gli agenti, che hanno risposto
con i gas lacrimogeni. Non
si segnalano però feriti gravi. Una quindicina di giovani radicali ha però lanciato
alcune bombe incendiare davanti al tribunale dove sono
comparsi gli agenti chiamati
a rispondere della morte di
Gregoropoulos . La Grecia un
Paese paralizzato per lo sciopero che non aveva però come
obiettivo la critica per la vicenda Gregoropoulos, che ha
finito inevitabilmente con il
sovrapporvisi, ma la mobilitazione per la difficile situazione economica. Un portavoce del Gsee, la più importante
confederazione sindacale del
settore privato, ha riferito che
«l’adesione allo sciopero è
totale e il Paese è paralizzato». Chiuse scuole e banche,
numerosi i voli cancellati. Insieme alla confederazione del
settore pubblico Adedy, le due
sigle rappresentano la metà
dei cinque milioni di lavoratori greci. Le manifestazioni
potrebbero dare una nuova
spallata al governo, già in
forte difficoltà per la gestione
dell’ordine pubblico dopo la
guerriglia urbana scoppiata in
almeno 10 città. L’opposizione socialista ha chiesto immediate elezioni anticipate e
anche la stampa prevede una
caduta dell’esecutivo di centrodestra che ha un solo voto
di maggioranza in Parlamento.
Fino al passaggio dal Parlamento, la manifestazione
dei sindacati si era svolta in
modo pacifico. Il premier Karamanlis, nel mirino per non
aver saputo evitare che la
contrapposizione degenerasse, aveva provato a chiedere
ai sindacati di soprassedere
sulla mobilitazione e ai partiti di opposizione di fare la
propria parte nell’affrontare
questo difficile momento, ma
i sindacati hanno risposto picche e il leader del partito socialista, Giorgio Papandreou,
ha replicato chiedendo al go-
verno di «fare la sola cosa
utile per il Paese: andarsene».
Il governo ritiene in ogni caso
che «la situazione sta tornando alla normalita». Il virgolettato è del ministro dell’interno, Prokopis Pavlopoulos,
che al termine di un vertice
dell’esecutivo ha spiegato che
non si tratta di un’opinione
solo sua, bensì di valutazione
collegiale del governo. Che
questa sia la percezione del
premier Karamanlis potrebbe
essere confermata anceh dal
fatto che il primo ministro ha
confermato il viaggio di domani a Bruxelles per il vertice Ue. Per Karamanlis «la
società ha già isolato» i violenti che «hanno come obiettivo solo la distruzione». In
un discorso televisivo in cui
ha annunciato un pacchetto
di aiuti per gli esercizi commerciali danneggiati durante
i disordini in tutta la Grecia
ha anche promesso che tutti
i lavoratori che hanno subito
perdite a causa della chiusura degli esercizi commerciali danneggiati riceveranno
comunque lo stipendio di
dicembre e la tredicesima.
Intanto il 10 dicembre, dopo
giorni di violenti scontri, la
piazza ad Atene e’ stata occupata da due manifestazioni, una sindacale e l’altra
comunista, confluite davanti
al parlamento in occasione di
uno sciopero generale contro
la politica economico-sociale
del governo di centro-destra
del premier Costas Karamalis. Le manifestazioni sono
state pacifiche, anche se alcuni elementi estremisti, circa 200, alla fine hanno cercato il confronto con la polizia
lanciando sassi e bottiglie
molotov, ai quali la polizia
ha risposto mantenendo la
calma e reagendo con azioni
di contenimento.
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G. L.
N° 14/2008 - ANNO XVII - 10 dicembre
Pagina Tre
3
La Guerra Civile spagnola nel XX secolo
Ángel David Martín Rubio
1^ Parte
È
stato detto, e a ragione, che la
vera importanza della Guerra
Civile spagnola nella storia
del secolo XX non è tanto geopolitica o strategica quanto ideologica e
culturale. Questi due ultimi concetti
si rivelano particolarmente appropriati se li si dilata fino a considerare
la guerra spagnola del 1936 uno
scontro fra due concezioni del mondo: quella occidentale e cristiana e le
nuove forme di totalitarismo che,
provenienti dalla Unione Sovietica,
cominciavano allora a espandersi.
Nella fase finale della Seconda
Guerra Mondiale il difficile accordo
fra le potenze occidentali e l’Unione
Sovietica si logorò e, nel corso del
riordino delle alleanze durante la
Guerra Fredda, la Spagna fu definitivamente inglobata nel mondo libero,
consolidando così un percorso iniziato nel luglio del 1936. Questa circostanza non poteva non aver ripercussioni sulle manifestazioni del
conflitto internazionale all’interno
del Paese e la profonda spaccatura
che si verificò fra gli spagnoli nei più
diversi campi — religioso, politico,
sociale, dell’identità nazionale —
fece sì che, alle normali perdite umane causate dalle conseguenze dirette
e indirette delle operazioni militari,
si aggiungessero, e in numero assai
elevato, quelle prodotte in entrambe
le retrovie dalle rappresaglie, dagli
omicidi e dalle esecuzioni sommarie
che si prolungarono fino ai primi
anni del dopoguerra. Però una corretta analisi storiografica non può
dimenticare che le morti dovute alla
repressione si situano in un contesto
bellico e che, anche se sommiamo
loro quelle avvenute in conseguenza
delle operazioni militari, non sono le
uniche ad aver avuto impatto sul piano demografico. In tempo di guerra
si muore, ma vi sono anche meno
nascite. D’altro canto, la sovramortalità non riguarda esclusivamente
quelli che muoiono abitualmente —
in quel frangente, anziani e bambini
—, ma uomini giovani, non tanto
persone inattive e infeconde quanto
quelli che si trovano in età ottimale
per il lavoro e per la paternità. In sé,
la componente ideologica inerente a
una guerra di tipo civile provocherà
perdite nei settori più qualificati intellettualmente e più compromessi
socio-politicamente della popolazione. Inoltre, la guerra separa i coniugi,
Aerei sparviero italiani
ritarda i matrimoni e fa abbandonare
i compiti abituali alla popolazione
attiva, situazione che per gli sconfitti
può prolungarsi nel dopoguerra. Infine — e l’elenco non è affatto esaustivo — le vicissitudini del fronte
danno origine a non poche dislocazioni di popolazione, la cui espressione massima è l’esilio permanente.
Gli effetti demografici, le perdite
umane della guerra hanno grande
impatto sul futuro di un Paese la cui
vita e i cui abitanti si vedranno colpiti necessariamente dai vuoti generazionali dovuti, soprattutto, all’aumento della mortalità e alla
diminuzione della natalità. Tuttavia,
ciò che veramente va lamentato è
che, a settant’anni dalla fine della
Guerra Civile, la sinistra spagnola si
sia lanciata in una parziale e unilaterale revisione sul tema, deformando
quanto è avvenuto per poi utilizzarlo
nelle campagne elettorali e per introdurre il cosiddetto «recupero della
memoria storica» fra le misure più
urgenti per favorire il processo di
trasformazione socio-culturale della
Spagna intrapreso e incoraggiato dal
governo presieduto da José Luis Rodriguez Zapatero. La cosiddetta
«Ley de la Memoria historica» (2)
inizia già a tradursi nella pratica nella lesione della concreta libertà di
ricerca per gli storici spagnoli e consacra una interpretazione ufficiale
della storia che riduce il conflitto
spagnolo degli anni 1930 a una mobilitazione reazionaria contro quello
che sarebbe stato un moderato progetto riformista, cioè quello della
Seconda Repubblica, e che parla
della violenza solo per minimizzare
e giustificare quanto avvenuto nella
zona del Fronte Popolare, mentre si
presenta con la lente di ingrandimento quanto è avvenuto nella zona
dei nazionali. Il risultato di questo è
l’aggiornamento dei vecchi miti
«frontepopolaristi», formulazioni
che si fondano su una realtà che è
stata deformata e che giudica con diversa misura la violenza nell’una e
nell’altra zona: il governo repubblicano si sarebbe visto scavalcato
dall’attività di gruppi incontrollati,
mentre nella zona nazionale sarebbero state le stesse autorità a dirigere
l’azione repressiva, la quale assunse
così caratteri di genocidio o di sterminio, come dimostrerebbe la corposa disparità delle cifre. Tutto ciò è
al servizio di un progetto ideologico
concreto: la rivendicazione odierna
delle ragioni della fazione «frontepopolarista», il cui crollo ebbe origine prima in campo morale e poi in
quello militare. I vincoli che esistono fra i promotori del ricupero della
memoria storica e il neo-repubblica- popolarista», cioè dominata dal Frennesimo di una sinistra oggi radicale te Popular de España, e che qui si
rendono inutile scendere in maggior commmisero centinaia di eccidi.
dettaglio riguardo all’obiettivo poli- Inoltre, ad Alcalá de Henares, nel giutico ultimo di queste iniziative che gno del 1937 fu detenuto, torturato e
rappresentano la riproposta aggior- assassinato il leader del Partido Obrenata della vecchia concezione mar- ro de Unificación Marxista (Poum),
xista della storia come strumento al Andrés Nin, e — elemento che indiservizio della lotta rivoluzionaria. vidua con molta probabilità chi fu il
Per dare sfondo sentimentale a que- responsabile di ciò — qui si trovava
sta campagna politica, si pianifica e la principale base di operazioni della
si porta a termine l’esumazione di 46a Divisione dell’Esercito Popolare
resti umani, che vengono sempre at- della Repubblica, comandata da Vatribuiti a vittime provocate dal parti- lentín González, un attivista comunito vincitore. In tale contesto si situa- sta chiamato «El Campesino», che
no alcuni libri di intonazione fece carriera nell’esercito durante la
sensazionalistica, di
contenuto unilaterale, carenti di metodo
storiografico e in cui
si avanzano cifre di
vittime, di tombe e di
dispersi senza alcun
criterio. Ciò che è più
penoso in tutto ciò è
che per condurre
questa offensiva si
inalbera come bandiera il legittimo interesse di alcuni di
sapere dove riposano
i resti di propri familiari o i ricordi di coloro che erano bambini nel 1936 e le cui
testimonianze vengono spiattellate senza sottoporle ad alcuna
previa
ed
elementare verifica e
senza invitare costo- Un momento della Guerra Civile spagnola
ro a confrontarle con
quelle di altri sopravvissuti, affinché Guerra Civile approfittando della sicosì questi stessi testimoni divenga- tuazione. Le doti di comando di queno consapevoli di ciò che accadde in sto caporione erano scarse, ma godetutta la Spagna e non si limitino ad va di grande influenza politica; il suo
agitare i loro drammi personali. Così carattere era così duro, secondo disi dimentica che molti familiari degli chiarazioni dei suoi stessi subordinaassassinati dai «frontepopolaristi» ti, che, non appena veniva disobbedineppure sanno dove sono stati sepol- to o era scontento di qualche ufficiale
ti i loro caduti: basta ricordare quanto o soldato, ne ordinava la fucilazione,
è avvenuto per le popolazioni arago- così che questa Divisione fu considenesi di Quinto e di Belchite, occupate rata un reparto di punizione per i maldall’Esercito Popolare nella prima- trattamenti che vi subivano i soldati.
vera del 1937, e per molti abitanti o Spesso gli ufficiali della 46a Divisiodifensori di queste due città, che fu- ne organizzavano, soprattutto ad Alrono immediatamente fucilati e non calá de Henares, incontri che si prosi sa dove sono stati sotterrati. Qual- lungavano talvolta per lo spazio di
cosa di simile sarebbe possibile dire vari giorni, ubriacandosi a tal punto
dei tanti che furono prelevati dalle che in certe occasioni, in tale stato,
celle delle checas (3) e dalle carceri, lanciavano bombe a mano, con il riche abbondavano nelle retrovie rivo- sultato di provocare la morte di qualluzionarie; a parte i casi ben noti di che soldato dell’Unità. Altra prova
Madrid e di Barcellona, in vari luoghi delle tendenze criminali di «El Camdella Mancia si conservano pozzi pie- pesino» è quanto avvenne in una poni dei cadaveri che lasciavano dietro stazione del fronte di Quijorna (Madi sé i difensori della Repubblica e drid): avendogli regalato una pistola,
che finora non sono stati esumati. egli per provarla sparò diversi colpi a
Buona prova di ciò che vado dicendo breve distanza su alcuni prigionieri,
è quanto avvenuto nel marzo del che restarono così uccisi (5). Il silen2008, allorché comparve sui mezzi di zio ufficiale sulla scoperta di questa
comunicazione spagnoli la notizia fossa comune apre una serie di interche il Ministero della Difesa avrebbe rogativi sulle inadempienze da parte
occultato per un mese il rinvenimento del governo socialista della «Ley de
di una fossa nelle installazioni milita- Memoria Historica», poiché l’esecuri dell’Unità di Servizio di Base «Pri- tivo di Zapatero si è compromesso
mo de Rivera» della Brigata di Para- favorendo la raccolta di ogni notizia
cadutisti ad Alcalá de Henares disponibile su terreni in cui si fossero
(Madrid) (4). Le prime opinioni for- localizzati resti di vittime della Guermulate a riguardo si concentrano sul ra Civile. Ma, soprattutto, dimostra
fatto che possa trattarsi di una fossa che le fosse comuni sono solo un precomune, dove i corpi sarebbero stati testo: la ribadita parzialità con cui si
gettati alla rinfusa invece che essere fa carico di una questione così largacollocati ordinatamente sul suo fon- mente dibattuta non necessita di ultedo. Si fa perfino l’ipotesi che si tratti riori dimostrazioni delle sue vere indi una fossa aperta e poi richiusa va- tenzioni. Note: (*) Ángel David
rie volte per accumularvi nuovi cada- Martín Rubio è sacerdote (1969),
veri. La ragione per cui il «governo nonché laureato in Geografia e Storia
della memoria» ha cercato di far spa- all’Università di Estremadura e in
rire la notizia è che Alcalá durante la Storia della Chiesa alla Pontificia
guerra si trovava nella zona «fronte- Università Gregoriana; professore in
vari istituti, è specialista di storia spagnola, in particolare del periodo della
Repubblica, della Guerra Civile e del
dopoguerra; sul tema della repressione
ha pubblicato diversi libri e articoli.
(1) L’articolo è stato anticipato sul sito
Storia & Identità. Annali Italiani online (<www.identitanazionale.it>). (2)
Cfr. Ley 52/2007, de 26 de diciembre,
por la que se reconocen y amplían derechos y se establecen medidas en favor de quienes padecieron persecución
o violencia durante la guerra civil y la
dictadura, in Boletín Oficial del Estado, n. 310, 27-12-2007, doc. 22.296,
pp. 53.410-53.416. Lo stesso Re di
Spagna che ha promulgato questa legge, avrebbe detto nel novembre del
1975 davanti alle Cortes spagnole:
«Una figura eccezionale entra nella
storia. Il nome di Francisco Franco
sarà una pietra miliare del passato spagnolo e un segno cui non si potrà non
riferirsi per capire qual è la chiave della nostra vita politica contemporanea.
Con rispetto e gratitudine voglio ricordare la figura di colui che per tanti anni
ha assunto la grave responsabilità di
reggere il governo dello Stato. Il suo
ricordo costituirà per me una esigenza
comportamentale e di lealtà riguardo
alle funzioni che assumo al servizio
della Patria. È proprio dei popoli grandi e nobili saper ricordare coloro che
dedicarono la loro vita al servizio di un
ideale. La Spagna non potrà mai dimenticare chi, da soldato e da statista,
ha consacrato tutta la sua esistenza al
suo servizio» (Juan Carlos I, cit. in Antonio Fernández García et Alii, Documentos de Historia Contemporánea de
España, Actas, Madrid 1996, p. 640).
(3) Le prigioni segrete dei partiti rivoluzionari, chiamate checas, in analogia
con quelle della Ceka, la polizia segreta sovietica (ndr). (4) Cfr. il quotidiano
ABC, Madrid 6-3-2008. Molti altri riferimenti sono apparsi in tutti i mezzi
di comunicazione audiovisiva. (5)
Questa informazione risulta dalle
indagini condotte nel dopoguerra
dal Ministero della Giustizia e che
si chiamò Causa General, fondo documentale attualmente conservato
nell’Archivo Histórico Nacional
(Madrid). Furono vittime di questa
Divisione, fra parecchi altri, Eduardo Álvaro de Benito y Costa, Juan
Verín Garrido, Jesús Ros Emperador, Agustín Ramírez Callar, Jose
Riaza González, Manuel San Bartolomé Rodríguez e José Antonio
Cascales Sánchez.
Continua …
N° 14/2008 - ANNO XVII - 10 dicembre
Politica
5
Le Forze dell’Ordine fanno solo il loro dovere
Carabinieri in occasione del 193¯ aniversario dell’Arma
C
hi difende le forze
dell’ordine?
Domanda affatto retorica, ma
molto pertinente in questa
fase critica in cui si susseguono manifestazioni violente,
organizzate contro la polizia
ed altre forze di sicurezza. E’
successo a Roma, a Catania,
in diversi comuni della cintura
napoletana dove, fra montagne
d’immondizie e tifoserie facinorose, si consuma il dramma
di generazioni inquiete, con
poche speranze d’inserimento
in un mondo sempre più escludente sul quale si allungano le
ombre di un clamoroso crac
finanziario internazionale che
potrebbe sfociare in una devastante crisi sociale e politica. E’
successo anche a Palermo, l’altro giorno, nel popolare quartiere dell’Albergheria messo a
subbuglio per protestare contro
la morte accidentale di due ra-
gazzi che, di notte, correvano
in senso vietato per sfuggire
all’inseguimento di una volante della polizia chiamata per
impedire un furto. Due vite
spezzate nel fiore degli anni,
un dolore immenso per la famiglia, da tutti condiviso. Tuttavia, prima di censurare, anche
dal pulpito, il comportamento dei poliziotti bisognerebbe quantomeno attendere gli
esiti delle inchieste in corso
e considerare gli obblighi cui
essi devono adempiere in casi
simili. Perché se si salta questo ragionevole passaggio c’è
il rischio di prestare il fianco
a strumentalizzazioni interessate a creare confusione intorno a questa terribile disgrazia,
fino a mettere in discussione
l’affidabilità e il ruolo delle
forze dell’ordine. Nei casi citati non si è trattato dei classici scontri di piazza tra polizia
e manifestanti e nemmeno di
chiassose azioni di disturbo,
come quelle che solitamente
avvengono nei vicoli, per coprire la latitanza o favorire la
fuga di qualche scippatore, ma
di qualcosa di più inquietante che si configura come una
tendenza mirata a scardinare
il rapporto di fiducia fra forze dell’ordine e società che in
uno Stato democratico è una
conquista di civiltà. Scontri
violenti, irrazionali che hanno
provocato arresti e denuncie e
lasciato sul terreno morti e feriti. Com’è successo a Catania
dove è caduto il povero ispettore Filippo Raciti, un padre di
famiglia, la cui morte é rivendicata dai facinorosi e addirittura indicata come modello
da riservare ad altri poliziotti.
In alcuni casi le indagini, in
corso o concluse, evidenziano
inoltre come dietro tali rivolte
Lettera aperta a Villari
La Rai Calabria soffre ancora
G
entile Presidente,
sono dipendente a tempo indeterminato della
RAI presso la sede regionale
della Calabria. Ma è nella veste
di sindacalista che mi rivolgo
a Lei, dopo gli appassionati e
approfonditi confronti con i lavoratori, anche nell’assemblea
convocata da tutti i sindacati
della sede, lo scorso 22 ottobre,
sul progetto di potenziamento
delle sedi regionali che l’azienda sta cercando di attuare. Sostenuto e incoraggiato dalla stragrande maggioranza di colleghi
di lavoro, di iscritti e dirigenti
di altri sindacati, e da gente comune. Non Le scrivo per lamentarmi degli atavici dolori della
mia gente. A questo basta solo
la pronuncia del nome Calabria:
politica e media, infatti, hanno
ormai trasformato questo nobile nome in sinonimo di crimine,
malaffare, malasanità, etc etc,
addossando le responsabilità
alla gente che quotidianamente
ha problemi di sopravvivenza.
In verità, purtroppo, da diverso tempo dalla Calabria, Roma
e Bruxelles sono divenute invisibili e per questo leggendarie. Voglio riferirLe di alcuni
aspetti del progetto di potenziamento delle sedi che in realtà
penalizzano tutte le regioni e
la Calabria, ultima d’Italia, ne
soffre maggiormente. Il nuovo
modello produttivo delle sedi
regionali in itinere prevede due
interventi denominati rispettivamente Night Line e Buongiorno
Regione. Il primo consiste in un
telegiornale di quattro minuti,
in onda dalle 00.11 alle 00.15;
il secondo è, invece, una specie di UNOMATTINA, in onda
dalle 7.30 alle 8.00, da lunedì
a venerdì, da ottobre a giugno.
I contenuti di quest’ultimo sono
informazioni sul traffico, sulle condizioni metereologiche,
la rassegna stampa. È ben poca
cosa rispetto alle reali necessità
di una regione che ha bisogno di
parlare soprattutto al resto del
mondo e non solo alla propria
gente. Ma se alla fine accetto il
“Buongiorno Regione”, comunque sia (Chi ha fame e non ha
mezzi per procurarsi il cibo, non
può fare lo schizzinoso, mangia
ciò che gli viene dato); mi sento invece profondamente offeso
per l’intervento operato sul telegiornale della notte. È difficile
definirlo telegiornale. È in realtà
un rullo registrato; i servizi sono
più vicini a macrotitoli; il giornalista è in studio per salutare
e annunciare il rullo; non tiene
conto in alcun modo delle necessità della gente che il mattino dopo deve recarsi al lavoro e
certamente non è disposta a fare
sacrifici per assistere a un Tg
fatto con i macrotitoli delle notizie del giorno trascorso. Più che
un servizio alla gente sembra
una pagina breve del TG3 nazionale, una pagina editata secondo
le modalità dell’index, è insomma una specie di surrogato del
TGCOM, con l’aggravante che
non è trasmesso a tutti gli italiani, ma è relegato nell’ambito
ci siano capi delle tifoserie più
estreme sovente operanti in
combutta con pregiudicati comuni o camorristi e- come sta
emergendo nel caso di Napoli
- persino con dirigenti politici di maggioranza e d’opposizione. Insomma, intorno a
questo fenomeno, sempre più
complesso ed allarmante, si
potrebbero coagulare forze ed
interessi illeciti, anche fra loro
diversi, che vogliono le mani
libere per continuare a devastare i territori e a condizionare la politica e l’economia.
Specie in città “difficili” come
Palermo e Napoli, ma anche a
Roma e a Verona, non bisogna
sottovalutare questo fenomeno,
ma considerarlo con serietà e
responsabilità, evitando errori
che certo non aiutano ad uscire
dal guado. Perciò è parso sorprendente il provvedimento del
questore di Palermo nei confronti di Pietro Milazzo, stimato dirigente della Cgil. Così
come sembra inopportuna, vista l’atmosfera che si respira
in città, la manifestazione di
sabato prossimo dei centri sociali che i promotori farebbero
bene a rinviare ad altra data.
A meno che Oreste Scalzone
non voglia esibire, a tutti i costi, il suo cappellaccio anche a
Palermo. Il nostro vuol essere
soltanto un invito alla necessaria prudenza, senza per questo
sorvolare sugli errori, i nervosismi in cui sono incappate le
forze dell’ordine o dimenticare
i fatti gravissimi, altrettanto
inquietanti, come quelli verificatisi a Genova, durante il G8,
che sfociarono in una sorta di
“macelleria messicana” come
la definì un alto funzionario di
Ps. Oggi, però, in questi casi, è
la polizia ad essere sotto accu-
regionale. Tutto ciò non ha alcun
senso, e i dati di ascolto pari a
zero, lo confermano. Ma la colpa, come le analisi degli esperti
vorrebbero far credere, non è del
programma precedente che “non
tira”, ma di com’è congegnato
e della sua collocazione oraria.
L’unico obiettivo che quest’assurdo TG è riuscito a cogliere è
la compressione e la mortificazione di diverse professionalità
oltre che, naturalmente, a porre
la prima pietra per essere definitivamente eliminato perché, si
dirà, secondo la ormai consolidata strategia aziendale, “non
incide sul territorio”. Gentile
Presidente, gli animi non sono
tranquilli; il sindacato comincia a manifestare irrequietezza
per questa novità non novità del
palinsesto. Dico che ragionare è
sempre preferibile che scender
in piazza ma, ob torto collo ……
I problemi della RAI sono molteplici e anche molto pesanti,
in questo momento. Ma proprio
perché viviamo una fase delicata sento il dovere di evidenziare che ciò che sembra minimo
e pertanto non degno di essere
preso in considerazione, in realtà
minimo non è. È nei momenti di
grave difficoltà che si fanno passare le politiche che piacciono
solo a chi comanda trascurando
gli oggettivi bisogni della gente.
sa ingiustamente e sostanzialmente isolata all’interno del
contesto sociale in cui opera.
A parte le difese “d’ufficio”,
si nota, infatti, uno strano imbarazzo a prendere posizione.
Non servono solidarietà formali (che pure non guastano),
ma provvedimenti concreti
che comincino a rimuovere le
cause del grave disagio sociale e salvaguardino il ruolo e il
carattere democratico dei vari
corpi di polizia. Insomma, bisogna ridare alle forze dell’ordine motivazioni appropriate
che ne esaltino la missione e ne
migliorino le condizioni di vita
e di lavoro. Così perdurando
le cose, cosa ci si aspetta dagli
agenti? Che si voltino dall’altra parte o si limitino a fare gli
“impiegati della sicurezza” o
da eterna scorta ad una pletora
di governanti e politici? Sarebbe il disastro. Generalmente, le lamentele nei loro confronti sono di segno opposto e
reclamano, semmai, il ripristino dell’autorità (non il vecchio
autoritarismo) della Stato democratico, di diritto. Obiettivi
non certo facili da conseguire.
Soprattutto in Sicilia e in molte
zone ad elevato indice di criminalità dove le forze dell’ordine devono far fronte, oltre ad
una certa ostilità ambientale, a
vistose carenze di mezzi e di
direttive politiche appropriate.
Senza dimenticare, infine, che
trattasi di gente nostra, di siciliani e meridionali che rischiano la vita per poco più di mille
euro al mese. Giovani uomini
e donne del meridione che rappresentano il lato A della nostra tragedia sociale ed umana,
arruolati per contrastare il lato
B ossia quella parte che, per
bisogno o per vocazione, vive
nell’illegalità o in zone contigue.
Agostino Spataro
Alle regioni serve un telegiornale serale degno di questo nome,
fatto secondo le regole dell’informazione e ad orari decenti.
Le reti devono convincersi che
la RAI è servizio pubblico e che
le regioni sono previste nella
costituzione e hanno diritto ad
un servizio radiotelevisivo serio. In conclusione Le chiedo
una udienza dei lavoratori della sede, per approfondire i temi
esposti e per raccontarLe come
con i programmisti registi della
nostra sede e con sacrifici enormi, è stato, e spero sarà ancora
possibile, offrire alla gente di
Calabria un servizio pubblico
oltre quello istituzionalmente
previsto. Resto in attesa di sue
comunicazioni che sarò felice di
riportare a tutti i lavoratori della
sede oltre che ai colleghi degli
altri sindacati. Con i migliori ossequi.
Dott. Roberto De Napoli
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Attualità
6
N° 14/2008 - ANNO XVII - 10 dicembre
Radio Italia, la voce dell’Islam
L
eggendo il servizio di Rodolfo Casadei sul settimanale Tempi del 30 ottobre
scorso sulla radio di Stato iraniana, per un attimo ho avuto un sussulto ricordandomi quando alla
fine di agosto sono stato contattato da una giornalista di questa radio per una intervista sulla scelta
del governo italiano di utilizzare i
militari per l’ordine pubblico. Si
chiama Radio Italia, è stata creata nel 1995, da allora trasmette
da Teheran in italiano, due ore al
giorno con lo scopo di propagandare il Khomenismo in Italia. E’
parte integrante della Voce della
Repubblica islamica iraniana, la
radio di Stato iraniana, dispone
anche di un sito internet (http://
italian.irib.ir), qui c’è una sorpresa: uno dopo l’altro, si possono
leggere o ascoltare come preferite,
le interviste ai beniamini italiani
della radio di Ahmadinejad, a
Maurizio Torrealta di RaiNews24,
Giulietto Chiesa, Franco Cardini,
Maurizio Blondet, padre Alessandro Zanotelli, il sociologo Stefano
Allievi, la scrittrice e giornalista
Angela Lano e tanti altri. A questi
ci si rivolge per un illuminato pa-
LETTERA
AL DIRETTORE
In barba al Tar
e agli ispettori
L
a scuola apprende e trema.
La notizia giunge dal Collegio arcivescovile Bentivoglio di Tradate, nel varesotto,
ed avrà conseguenze sulla scuola
tutta. Protagonisti un manipolo di
insegnanti, i soliti. Quei fannulloni, ignoranti, immeritatamente
benestanti e, magari, pure terroni
ne hanno combinata un’altra delle
loro. Hanno bocciato, per la terza
volta, all’esame di maturità Bossi
junior. Lo hanno respinto nonostante il Tar avesse intimato loro la ripetizione della prova già fallita a luglio. Lo hanno bocciato nonostante
la ministra Gelmini avesse inviato
un ispettore a garanzia del candidato unico. Ora, la scuola aspetta e
trema. Dopo le stolte decretazioni
spacciate per innovazioni, i tagli e
scuci di Tremonti, le basse insinuazioni di Brunetta, adesso si teme la
furia belluina del ministro-padre e
del suo plotone celtico. Eppure la
ministra era stata chiara: «bisogna
favorire l’eccellenza», aveva detto.
E allora? Allora non aveva fatto
i conti con i prof comunisti. Sempre gli stessi. Maledetti! È ora che
il premier provveda. Epuri, epuri
pure. Via le “cattedre rosse”. Nella
scuola si attui, per decreto, il seppellimento delle carriere. Prof mai più.
Basta con questi facinorosi. I tempi
per un editto di Tradate sono maturi. Lo proclami. Poi, come al solito,
gli basterà mettere in moto, in ogni
Tg, il carosello dei suoi replicanti.
Quello che accompagna, quotidianamente, le cene degli italiani. Un
replicante dopo l’altro, ciascuno
uguale all’altro. Tutti lividi di rabbia, accomunati dal ghigno rancoroso, dal livore dialettico, tenuti al
guinzaglio da cravatte monomarca,
a pois o margheritine su fondo blu.
rere sia che si tratti della Palestina
o della guerra in Iraq, dell’islamofobia o della politica italiana. Tra
le interviste da segnalare quella a
Padre Zanotelli, già missionario
comboniano nel Sudan, espulso
nel 1978 dal governo Nimeiri che
stava massacrando i non musulmani, dichiara agli iraniani a proposito dell’intolleranza religiosa e
razziale: «E non sono solo i rom,
sono in particolare i musulmani
ad essere soggetti al razzismo. I
musulmani sempre di più in Italia
e in Europa vengono visti come un
pericolo e come un qualcosa che
non va. È importante sottolineare che come un giorno ci hanno
portati lentamente a pensare che
i comunisti erano i “criminali di
turno” e i “grandi nemici”, oggi
caduto il comunismo, continua
Zanotelli ci si sta preparando a
far vedere l’islam come un nuovo nemico». Mentre i comunisti
di ieri e gli islamisti di oggi sono
bravi ragazzi rovinati dalla cattiva pubblicità, l’opinione pubblica
trascura i veri cattivi, quelli che
compiono il nuovo Olocausto sotto i nostri occhi: «Gli israeliani,
ad esempio, oggi ripetono con-
tro i palestinesi le stesse brutalità che loro stessi avevano subito
nella seconda guerra mondiale
dai nazisti». (Rodolfo Casadei,
Frequenze pericolose. Le quinte colonne del regime iraniano,
30.10.08 Tempi). Zanotelli non
è l’unico italiano che ha la faccia
tosta di proporre l’equazione che
equipara Israele e Terzo Reich.
Angela Lano, scrittrice pubblicata
dalle edizioni Paoline e ospitata
da molte riviste missionarie, fa
altrettanto in un’intervista sulla
Palestina. Dove si indigna perché
«le informazioni sui massacri in
Palestina e sul genocidio palestinese esistono», ma «in giro c’è
molto silenzio» a causa del fatto
che «molti governi (arabi) sono
asserviti o solidali con Stati Uniti e Israele oppure sono ricattati».
Per fortuna che «alcuni Stati levano la loro voce, tipo l’Iran». Si
possono ascoltare i commenti del
negazionista dell’11 settembre
Giulietto Chiesa: «Giulietto Chiesa ha prodotto un film bellissimo
che si chiama Zero che tratta la
verità sull’11 settembre. Il suo è
un lavoro d’informazione realistica e veritiera data ai cittadini».
Il Presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad
Il Giulietto nazionale non poteva
mancare sul sito della radio di Ahmadinejad, e infatti in un’intervista si profonde in geniali considerazioni, come quella secondo cui
l’antisemitismo non esiste. «Io
non sono mai stato antisemita, anche se non so bene cosa significa
la parola antisemita, perché essere
antisemita significa essere contemporaneamente contro gli ebrei
e anche contro gli arabi che sono
tutti semiti, quindi essere antisemita non significa nulla». Non
poteva mancare l’altro famoso
negazionista dell’11 settembre, lo
storico Franco Cardini, che coglie
l’occasione di un’intervista per
giustificare l’uccisione di militari
italiani in Afghanistan da parte
dei terroristi talebani. «Durante la
seconda guerra mondiale – spiega – abbiamo avuto un fenomeno
diffuso di non-militari che sparavano sui militari dell’esercito
tedesco, e per queste persone
abbiamo usato ordinariamente il
termine di partigiano, che è sinonimo di patriota. E queste persone non le consideriamo terroristi.
Allora mi chiedo – alla luce di
tutto questo –, quando un afghano spara contro un soldato della
Nato, dobbiamo considerarlo un
terrorista o un patriota? Questo
non mi è chiaro».
Domenico Bonvegna
Il Meridione d’Italia in mano alla criminalità
Lo afferma Ernesto Galli della Loggia
Q
uando lo storico giornalista e saggista Galli
della Loggia scrive che
il Meridione d’Italia è in mano
alla criminalità o comunque a
chi delinque, non sta esagerando, basta leggere le notizie sul
connubio camorra, politica e
tifosi in quel di Napoli. La settimana scorsa i giornali hanno
segnalato di un vero e proprio
patto criminale tra politica, camorra e ultras del Napoli dietro
la rivolta di Pianura. Arrestati
37 tra cui due politici del capoluogo campano. Forse gli
ultras e fedelissimi delle varie
squadre di calcio, quelli che
ancora conservano un autentico spirito sportivo, farebbero bene a prendere in considerazione l’idea di cambiare
etichetta – scrive Saretto Macrì su La Sicilia del 7 ottobre
– Perché troppo spesso ormai
si scrive ultrà e si legge criminalità, bestiale violenza. A
Napoli in pratica la camorra è
Li alterni, in video, con i devoti del
dio Po agghindati con cravatte, pochette e foulard di tutti i verdi che la
Padania dà. Renda finalmente giustizia al giovane Renzo, pre-destinato ad una fulgida carriera politica
come il di lui fratello, lo riscatti dal
pre-giudizio rosso. In fondo Tradate
non è Parigi ed il Collegio arcivescovile di Bentivoglio non è mica la
Sorbona. Magari lo nomini ministro
dell’istruzione, previa promozione
facile da ottenere in quel di Reggio
Calabria. In fondo la scuola se lo
merita. E poi, si sa, il dicastero di
viale Trastevere, da sempre, è abituata al peggio.
Elisa Di Guida
Tifosi del Napoli
riuscita a inserirsi nella tifoseria locale. Infatti a quanto pare
a provocare i disordini e gli
scontri nel gennaio scorso nel
quartiere napoletano di Pianura contro la discarica sono stati
gli appartenenti ai gruppi “Teste matte” e “Niss”. Il motto
di questa vera e propria holding
criminale è: “Un tifoso avversario si può accoltellare, magari ammazzare, ma non va mai
denunziato alla polizia che è il
primo nemico”. Ogni commento è superfluo, scrive Macrì.
Quindi in pratica dall’inchiesta condotta dal pm di Napoli
Antonio Ardituro emerge che
tra le varie tifoserie ultrà esistono delle regole dell’omertà
ben precise. C’è un episodio
significativo ricostruito dalla
Digos di Napoli, riguardante
un accoltellamento in una rissa
tra tifosi napoletani e veronesi;
due tifosi, intercettati al telefono, nonostante appartengano
a due tifoserie che si odiano a
morte sorvolano sul grave episodio e deprecano il tifoso che
ha denunciato l’aggressione
alla polizia. Il tifoso veronese
aveva rotto il patto omertoso
che esiste tra gli ultras di opposte squadre. Nessuna pietà
o quantomeno comprensione,
viene dimostrata verso la vittima, che anzi, è destinata del
disprezzo di entrambi. E’ da
infami denunciare i tifosi nemici. Secondo gli inquirenti
napoletani esistono degli episodi che dimostrano l’esistenza di un sistema di rigide regole interne al gruppo che gli
appartenenti sono chiamati a
rispettare. Ogni azione deve
essere decisa dai capi, non
essendo ammesse iniziative da
parte dei singoli che non sia-
no state avvallate dai leader.
In pratica chi non rispetta le
gerarchie del branco viene pestato ed emarginato. Tutti gli
ultrà hanno queste caratteristiche? Macrì esclude da questo
circolo vizioso i tifosi (ultrà)
del Catania che dopo la morte del povero Raciti sono stati
ingiustamente demonizzati su
tutta la stampa nazionale. Secondo il giornalista del quotidiano siciliano bisogna distinguere tra le varie tifoserie. “La
situazione non è dappertutto
così disperata come a Napoli. A Catania per fortuna non
sembra esserci questa micidiale commistione. E conclude
con una speranza: che gli ultrà
di tutte le latitudini non si lascino sfruttare dalla criminalità organizzata.
D.B.
N° 14/2008 - ANNO XVII - 10 dicembre
Attualità
7
Ai
pensionati
Al-Qaeda progettava
ci
penso
io
attentati anche in Italia
I terroristi sbarcano su Youtube con oltre duemila video
Anche un attentato nel parcheggio del
supermercato Esselunga di Seregno
A
l Qaeda cambia la sua strategia mediatica e di propaganda e sceglie di sbarcare
su Youtube. La rete terroristica legata a Bin Laden sta infatti progressivamente abbandonando l’utilizzo
dei forum islamici per fare proseliti
- strategia dominante fra il 2003 e
il 2008 - e sta incrementando la sua
presenza sul portale più usato per
la pubblicazione di video. Chiusi
quasi definitivamente i principali
forum jihadisti - come al-Hesbah,
al-Ekhlas, al-Borak e al-Firdaws -,
ora restano in vita solo altri piccoli
siti, costretti molto spesso a cambiare indirizzo per evitare di essere
oscurati. Ecco allora che il modo
più efficace per diffondere la propaganda jihadista sembra quello di
utilizzare Youtube. Approfittando
della tolleranza dei suoi gestori,
che difficilmente cancellano i filmati jihadisti, al-Qaeda ha inondato il portale di suoi prodotti raggiungendo la quota, dalla fine dello
scorso anno a oggi, di oltre duemila video pubblicati. Nella maggior
parte dei casi si tratta di videomessaggi, quasi tutti in lingua araba,
dei principali leader della rete terroristica, ma non mancano neanche
i filmati che mostrano le attività di
addestramento che si svolgono nei
campi militari in Afghanistan o in
altre parti del mondo e i video sugli attentati compiuti dai terroristi
in Iraq contro le truppe americane.
Il leader più presente, con oltre
500 filmati, è il medico egiziano
Ayman al-Zawahiri. Il secondo è
invece il fondatore di al-Qaeda in
Iraq, il giordano Abu Musab alZarqawi. Seguono, in ordine di
presenza, Osama Bin Laden, il libico Abu Yahya al-Libi e i filmati
realizzati da al-Qaeda nel maghreb
islamico, cellula algerina del gruppo. Inizialmente i video venivano
presi dai forum islamici e inseriti
su Youtube. Ora, invece, molti
filmati, come i video dei ‘giovani
mujahidin somali’ o del leader del
partito islamico afghano, Qalbuddin Hekmatyar, vengono inseriti
direttamente dagli utenti scavalcando i siti jihadisti. Ma Youtube
non è solo un ottimo veicolo di
propaganda. Il portale ha permesso
ad al-Qaeda di realizzare un ottimo
archivio per chi si occupa di propaganda terroristica. Basta digitare
in arabo o in inglese il nome di un
gruppo armato o di un leader jihadista per trovare quasi tutti i suoi
video-messaggi o i filmati celebrativi che lo riguardano. Intanto
in Italia : Progettavano anche un
attentato nel parcheggio del supermercato Esselunga di Seregno in
Brianza i due marocchini arrestati
stamane a Milano con l’accusa di
terrorismo internazionale. Si tratta diIlami Rachid, classe 1966,
predicatore presso il centro culturale Pace di Macherio (Milano) e
Abdelkader Ghaffir, classe 1976,
frequentatore dello stesso centro.
Entrambi, stando a quanto emerso
nell’inchiesta coordinata dal sosti-
Ayman al-Zawahiri
tuto procuratore di Milano Nicola
Piacente, non facevano parte di un
gruppo specifico eversivo ma erano
costantemente aggiornati su tutti i
proclami che venivano emessi, in
particolare quelli ‘firmati’ da Osama Bin Laden. Intercettati fino a
qualche giorno fa, i due uomini progettavano attentati contro obiettivi
militari: la caserma dei Carabinieri
di Giussano, l’ufficio immigrazione
della questura di Milano e avevano,
tra gli obiettivi, anche centri civili.
Per prepararsi ad agire i due avevano scaricato da Internet diversi
programmi per la realizzazione di
ordigni. A eseguire le due ordinanze di custodia cautelare in carcere
sono stati, stamane, gli uomini della
sezione antiterrorismo della Digos
di Milano. Nel corso dell’operazione che ha portato alla cattura dei
due presunti terroristi, sono state
effettuate anche diverse perquisizioni, sia personali sia domiciliari.
Le perquisizioni hanno riguardato
altre persone risultate, a vario titolo, in contatto con i destinatari dei
provvedimenti restrittivi. Rachid,
uno dei due arrestati, indottrinava
il figlio di appena due anni sollecitandolo a riconoscere l’immagine
di Osama Bin Laden e a chiamarlo
‘zio Osama’. Il proselitismo era tale
che un altro figlio, ancora più piccolo, era stato chiamato, appunto,
Osama. ‘’Siamo riusciti ad intervenire prima che colpissero. Certo,
è una situazione nuova e preoccupante: per la prima volta parliamo
di persone che avevano progettato
attentati in Italia. Stiamo verificando se si tratti una rete estesa o di un
caso isolato’’ ha detto il ministro
dell’Interno, Roberto Maroni. In
Italia, ha assicurato il responsabile
del Viminale, ‘’l’attenzione è altissima, la capacità investigativa è
altissima e siamo in grado di monitorare accuratamente la situazione e
quindi di scongiurare rischi di questo genere’’. ‘’Abbiamo una mappa
aggiornata dei centri culturali, moschee e luoghi dove si fa proselitismo e si raccolgono anche fondi per
il terrorismo. Sono concentrati - ha
aggiunto - soprattutto nelle regioni
del Nord’’. Maroni è del parere che
‘’quello che avvenuto oggi debba
indurre governo e parlamento a
prendere provvedimenti per mettere
in sicurezza i cittadini, per garantire
tutto ciò che serve per combattere il
terrorismo internazionale’’. ‘’In riferimento al problema relativo “alle
moschee, ai centri islamici e alle
attivita’ svolte in questi centri che
svolgono anche attivita’ di proselitismo, di predicazione estremista,
reclutamento di potenziali terroristi, raccolta di fondi per finanziare strutture terroristiche in Italia e
all’estero, si puo’ immaginare che
il ministro dell’Interno, nei casi di
urgenza e quando emergono finalita’ di terrorismo, possa ordinare la
sospensione delle attivita’ di organizzazioni, di associazioni, fossero
anche delle onlus, di movimenti o
gruppi che svolgano o favoriscano
attivita’ cosi’ finalizzate, perlomeno fino alla sentenza definitiva del
giudice competente, come avviene
oggi con la legge Mancino”. Lo ha
sottolineatito il ministro dell’Interno
Roberto Maroni, in un’informativa
alla Camera sull’arresto ieri di due
marocchini accusati di terrorismo.
La norma, ha spiegato il titolare, del
Viminale, potrebbe essere inserita
nel ddl sicurezza in discussione al
Senato Una moratoria sulla costruzione di nuove moschee. La chiede
la Lega all’indomani dell’arresto
dei due marocchini - uno dei quali
predicatore - accusati di associazione a delinquere finalizzata al terrorismo internazionale. “Chiediamo
una moratoria a tempo indeterminato sulla costruzione di nuove
moschee e presunti centri culturali
finché il Parlamento non approverà
una legge che regolamenti l’edificazione di luoghi di culto che non
abbiano sottoscritto intese con lo
Stato’’, afferma il presidente dei
deputati della Lega Nord, Roberto
Cota. ‘’Presenteremo una mozione
parlamentare in tal senso. Esiste già
- sottolinea Cota - una nostra proposta di legge per la regolamentazione
della costruzione di questi luoghi
di culto di cui abbiamo chiesto la
calendarizzazione in aula’’. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha
annunciato che proporrà di estendere la legge Mancino anche “ai luoghi, dove si svolge reclutamento”.
La proposta prevede cioè di dare al
Viminale il potere di sciogliere associazioni, accusate di propaganda
terrorista.”Si tratta di una modifica
alla legge Mancino -ha spiegato il
ministro- dare al governo il potere di
sciogliere non solo un’associazione
accusata di propaganda razzista, che
è grave, ma anche di propaganda
terrorista, che mi sembra altrettanto
grave. Questa è una delle proposte
che farò”. Critica l’opposizione. Per
la capogruppo del Pd, Sesa Amici, e
il vicepresidente della commissione
Affari costituzionali della Camera,
Roberto Zaccaria ‘’la proposta della Lega di una moratoria sulla costruzione delle moschee è rozza e
sommaria e manifesta l’ossessione
dell’Islam del partito di Umberto
Bossi”. ‘’Parlare di una moratoria
-sottolineano- contro la costruzione
delle moschee vuol dire avvalorare
quell’inaccettabile assioma per cui
essere islamici equivale ad essere
terroristi”.
Giorgio Lambrinopulos
Lo dichiara Mario Rosso, ristoratore in Torino
D
o la carne a un euro ai
pensionati in bolletta. È
ciò che fa Mario Rosso,
un ristoratore di Torino. Ogni
giorno, insieme al cuoco del suo
ristorante prepara le vaschette
con le porzioni di carne che ogni
sera distribuisce ai pensionati
che bussano alla sua porta. Era
sabato scorso, quando fermo al
semaforo rosso nei pressi della
parrocchia di sant’ Aniello, in
Cosenza, ho visto un anziano
signore dall’aspetto curato, con
abiti dignitosi, rovistare nel cestino della spazzatura. Aveva
una busta di plastica bianca in
mano e dentro metteva qualcosa:
la distanza non mi consentiva di
distinguere cosa fosse. Avevo
più volte visto la scena in televisione e ne ero rimasto turbato, ma nella realtà le sensazioni,
assicuro, sono molto più impressionanti. “Segno dei tempi”, mi
sono detto, “Sono le mostruosità
generate dal cosiddetto pensiero unico liberista, dalla cultura
dell’avere, da quei manager senza scrupoli che hanno sbandierato e declamato l’efficacia della
finanza creativa”. Questa riflessione facevo mentre quell’anziano, terminata la ricerca, si apprestava ad attraversare la strada.
Passò dinanzi alla mia macchina
e lo vidi in volto. Era rasato, ben
pettinato; le scarpe lucide ed il
pantalone stirato. Era magro.
Qualche secondo dopo il semaforo divenne verde e ripartii per
andare al lavoro. “Hanno calpestato finanche la dignità delle
persone, pur di “avere”, ed ora
nemmeno pagano”, continuavo a
pensare, “Domani potrei esserci
io al posto di quell’anziano. Ma
a monte di tutto non c’è la politica, né le teorie economiche. C’è
l’uomo e il suo egoismo, le sue
paure”. Giunto in ufficio aprii
automaticamente il computer.
Un gesto quotidiano che faccio
ogni mattina automaticamente,
ormai, per controllare la posta.
Era il giorno elle sorprese. Fra
le tante comunicazioni lessi la
posta di una mia collega che
spesso dirama messaggi incoraggianti. Paola Ghio, si chiama
così la mia collega di Torino, mi
aveva spedito la storia di Mauro Rosso. Dopo averla letta, con
ancora nella mente le immagini
dell’anziano che rovistava nella
spazzatura, d’istinto, senza pensarci più di un secondo, ho pensato di raccontarla a mia volta, a
quanta più gente possibile. Mario
Sasso è un sessantaduenne a cui
la vita ha regalato più di qualche
soddisfazione. Ha due ristoranti,
uno a Torino e uno a Pino, un avviatissimo commercio di prodotti per l’edilizia e tanta voglia di
fare. “Un giorno, mentre ero dalle parti di piazza santa Giulia”,
racconta Mario, “ho visto un mio
vecchio conoscente che rovistava
nell’immondizia. Era uno che un
tempo stava bene, ma non aveva
un lavoro fisso. L’ho aspettato
un po’ lontano e gli ho parlato.
Mi ha raccontato che sua moglie
era malatissima, che aveva una
pensione da 200 euro, che la vita
con lui era stata grama. E se n’è
andato dicendomi una frase che,
per me, è stata come una coltellata al cuore: “Caro Sasso, sapessi
da quanto tempo io non so neanche più che gusto abbia la carne”.
Ecco, quel giorno ho capito che
avrei dovuto fare qualcosa per
la gente più sfortunata di me”. E
così, a fine marzo, Mario è partito
con la sua iniziativa. Ogni sera,
dalle 17 alle 18,30, al suo ristorante di Torino, “Il Grappolo”, di
via Cigliano, zona corso Belgio,
consegna ai pensionati che bussano alla sua porta una vaschetta
di carne. Bollito o rolata che sia.
Doppia porzione. Si paga soltanto 2 euro per 300 o 400 grammi
di muscolo, cucinato dal cuoco
del locale: cibo che potrebbe
tranquillamente finire sui tavoli, servito ai clienti di quel posto, raffinato ed elegante, a non
meno di 10 /12 euro a porzione.
È dura mangiare tutti i giorni,
per un mese intero, spremendo
i soldi da una pensione che non
arriva a 400 euro al mese. “Io,
per quel che posso”. dice Mauro Rosso, “Do una mano a chi
non ce la fa. É poco? Io ci provo. Eppure, certe sere sono io a
vergognarmi quando consegno la
vaschetta doppia porzione di carne a 2 euro. Mi vergogno perché,
alla fine, do troppo poco a quelle persone, gente che ha dignità
da vendere, che entra qui dentro
e mi spiega perché non ce la fa
neanche a mettere da parte i soldi
per magiare”. Sasso spiega che,
come massimo “prepariamo 40
porzioni: venti vaschette in tutto.
A volte vanno via tutte. Altre non
ne consegniamo più di e sei, sette oppure dieci. Ma chi vien qui
è gente che ha davvero bisogno.
Sono persone anziane che si fermano a parlare e, a fatica, narrano
i loro piccoli e grandi drammi”.
L’iniziativa, che Mario avrebbe
voluto interamente gratuita (“ma
non ci è stato possibile realizzare per ragioni di carattere fiscale”) al ristorante costa dai 20 ai
30 euro al giorno. “Non vado in
miseria per questo”, insiste Sasso che adesso lancia anche una
provocazione, un appello ai tanti
ristoratori della città:”Saremmo
o no in mille a fare questo mestiere in città? Benissimo. Se tutti quanti, ogni sera, preparassimo
non dico dieci, ma tre o cinque
porzioni da consegnare a prezzo
simbolico a chi ne ha bisogno, in
questa città staremmo tutti un po’
meglio. Specialmente gli anziani
e quelli che fanno i salti mortali
per non morire di fame”. È questa
la storia di Mario Rosso. Una storia che mi ha fatto riflettere. Mario non ha aspettato che i grandi
della Terra trovassero la soluzione alla crisi economica mondiale,
né che il governo aumenti le pensioni. Mario ha detto, ha visto, ha
sentito e ha fatto, senza pensarci
due volte. Un grande esempio di
amore per il prossimo, un esempio che in Calabria è arrivato da
lontano e che sarebbe buona idea
imitarlo. Grazie Mario.
Roberto De Napoli
INSERTO
8
Corriere Letterario
N° 14/2008 - ANNO XVII - 10 dicembre
A cura di Antonio D’Ettoris
San Paolo e i romani timorati di Dio
Piero Mainardi
N
ell’ambito
dell’anno
paolino, spicca tra i numerosi studi dedicati
all’Apostolo dei Gentili, l’Introduzione alla Lettera ai Romani
di Walter Schmithals, teologo di
confessione evangelica e rettore
della Kirchliche Hochschule di
Berlino, volume edito da Lindau
(p.192, E. 19,00). Paolo è la figura che maggiormente comprese il carattere di radicale novità
che scaturiva dalla morte e resurrezione di Gesù Cristo rispetto al contesto religioso ebraico
entro cui lo avevano vissuto i
primi cristiani, nonché gli stessi apostoli. E in ragione di ciò
Paolo stesso si riservò la missione particolare di predicare il
Vangelo ai gentili, ai pagani. Se
la portata dell’opera di apostolato paolina è ancora oggi sotto
gli occhi di tutti, la riflessione
teologica sulle sue epistole ha
una storia abbastanza singolare:
infatti nell’era patristica trovò
profonda attenzione da parte di
Origene e di Giovanni Crisostomo in Oriente, e da parte dello
pseudo-Ambrogio (Ambrosiaster) e soprattutto di Agostino,
nel medioevo vi fu certamente
un attenzione della scolastica
con in testa san Tommaso, ma le
epistole di san Paolo non furono
l’asse portante della riflessione
teologica medievale. Furono gli
umanisti (lo testimonia la crescita del numero delle edizioni critiche curate tra la fine del ‘400
e l’inizio del ‘500) a riportare
l’attenzione sulle Epistole, forse attratti dalla antropologia teologica paolina, evidentemente
sentita nelle sue problematiche
sull’uomo vicina alla loro sensibilità. Ed è paradossalmente
proprio in questo ritrovato interesse per le epistole paoline che
si viene a creare quel terreno di
cultura che esploderà con Lutero
e il protestantesimo. Proprio la
Lettera ai Romani (che Lutero
commentava ai propri studenti
universitari tra il 1515 e il 1516,
approfondita anche dal suo più
stretto collaboratore Filippo
Melantone) sembra costituire il
detonatore per questo sciagurato
evento che ha distrutto l’unità del
cristianesimo occidentale. Lutero vi vedeva in essa un compendio della dottrina evangelica relativamente ai temi del peccato,
della grazia, della salvezza: «il
giusto vivrà per la fede» (Rom.
1,17) è la pericope paolina che
folgora il riformatore tedesco
con tutte le conseguenza che ne
scaturiranno. In questo senso
crescono ancor più i motivi di
interesse per la chiave di comprensione che viene fornita da
uno studioso protestante come
lo Schmithals il quale ha un approccio molto originale rispetto
alla Lettera ai Romani. Sebbene la sua autenticità non sia
mai stata messa seriamente in
discussione, si tratta di una epistola dottrinariamente e teologicamente molto complessa, nella
quale restano ancora aperti vari
problemi relativi alla sua struttura e alla propria unità interna,
al proprio carattere stilisticoletterario e soprattutto riguardo
Sumaya Adbel Qader
Porto il velo adoro i Queen
Sonzogno
pp. 179 €. 14,00
ai reali destinatari e alle reali
finalità della missiva. Attraverso
un’esegesi molto attenta sotto
l’aspetto logico-letterario Schmithals ritiene di poter individuare all’interno della Lettera
ai Romani in realtà due lettere
distinte: Romani A 1,11, Romani
B 12, 15. Scritto di carattere dottrinale la prima, epistola di carattere più lettererario e dai toni
esortativi la seconda, composte
in anni diversi e assemblate successivamente da un anonimo
compilatore. Un’ipotesi sulla
quale non molti esegeti paolini
concordano, ma che tuttavia ha
il pregio di riuscire a sciogliere alcune questioni di coerenza
stilistica e di sistemazione logico-dottrinale. Non ci sono dubbi che il tema dell’epistola sia
l’universalità della giustificazione per fede ma a chi realmente
si rivolge Paolo e perché scrive?
Negli anni in cui scrive Romani A, probabilmente da Efeso,
secondo Schmithals, agli inizi
del terzo viaggio missionario
(52-55), si era formata anche a
Roma una comunità di cristiani
che ruotava ancora attorno alla
Sinagoga. Se si fosse trattato
di giudeo-cristiani allora Paolo
non avrebbe avuto i titoli per
predicare ad una comunità che
avrebbe dovuto fare riferimento
a Pietro. Inoltre Paolo premette
di volersi rivolgere ai pagani,
ma nella Lettera ai
Romani, la
trattazion e
Sulinda, 30 anni, nata a Perugia, sposata e
con 2 figlie, vive a Milano dove studia lingue all’università per diventare interprete.
Come tutte le donne della sua generazione
affronta la vita con non poche difficoltà.
Con una piccola differenza: è musulmana
e porta il velo, e tanto basta perché la si consideri diversa.
L’arte di raccontare storie è nata quasi in contemChristian Salmon
poranea con la comparsa dell’uomo sulla terra e
Storytelling
ha costituito un importante strumento di condiviLa fabbrica delle storie
sione dei valori sociali. Ma, a partire dagli anni
Fazi
Novanta del Novecento, negli USA come in Eupp.
214
€. 18,00
ropa, questa capacità narrativa è stata trasformata
dai meccanismi dell’industria dei media e dal capitalismo globalizzato nel concetto di storytelling: una potentissima arma di persuasione nelle mani dei guru del marketing.
Macerie fumanti, cadaveri sanguinolenti, pianti e
grida di dolore: Troia in fiamme come emblema della caduta di un regno, come luogo archetipico della
distruzione e del saccheggio. A partire dal materiale
mitico della tradizione arcaica, la drammaturgia di
Euripide presenta al pubblico lo spettacolo dei crimini di guerra e la deriva di una popolazione devastata.
L’orrore è focalizzato nella prospettiva delle vittime, dei
corpi umiliati e spogliati delle loro identità, delle soggettività ridotte a voci sofferenti quanto inermi.
Euripide
Troiane
Feltrinelli
pp.192 €. 8,00
Peter Heller racconta la sua avventura a bordo del
Farley Mowat, salpato da Melborne nell’ottobre
2005 con lo scopo di bloccare le baleniere giapponesi nei mari tempestosi al largo delle coste
dell’Antartide.
Peter Heller
I guerrieri delle
balene
Corbaccio
pp. 350 €. 19,60
di Paolo non affronta direttamente l’annuncio del Vangelo, la cui ricezione viene data
per scontato in chi si rivolge.
Dunque se non possono essere pagani da evangelizzare né
giudeocristiani, non resta altra
ipotesi, secondo Schmithals,
che Paolo si rivolgesse al gruppo dei “Timorati di Dio”, ossia
quei pagani che già avevano
riconosciuto la verità della legge mosaica e dei rituali ebraici
e che gravitavano attorno alla
Sinagoga alla quale pagavano
dei tributi. In questo contesto
è probabile che il cristianesimo
abbia fatto rapidamente proseliti, ed è a loro che Paolo intende
rivolgersi invitandoli a creare
comunità separate dalla Sinagoga, dando loro argomentazioni
razionali e teologiche (con una
potenza argomentativa ed una
logica di eccezionale efficacia)
atte a vincere sia le loro perplessità (perché abbandonare la
Sinagoga quando già da pagani
avevano riconosciuto la verità
della Legge mosaica e l’elezione
di Israele da parte di Dio?) e la
violenta reazione che avrebbero
trovato proprio da parte della
Sinagoga, reazione che Paolo
aveva già sperimentato personalmente. Paolo vuole mostrare
non solo che la giustificazione,
la salvezza non sta nella Legge
mosaica ma nella fede in Gesù
Cristo, ma soprattutto che
l’economia divina della salvezza è, Antico
Testamento alla mano,
universale, e che l’infedeltà di Israele non
fa altro che risaltare la
Edward E. Said
Joseph Conrad e la finzione autobiografica
Il Saggiatore
pp. 230 €. 19,00
grandezza della misericordia di
Dio. Ora erano i pagani a cadere nelle braccia della misericordia divina ma non per effetto
dell’osservanza della Legge né
delle prescrizioni rituali, anzi,
erano fatti liberi dalla Legge,
proprio perché «il termine della
legge è infatti Cristo per la giustificazione di chiunque creda»
(Rm. 10,4). Da Romani B (secondo Schmithals scritto probabilmente da Corinto al termine
del terzo viaggio missionario)
desumiamo che l’intento paolino di organizzare una comunità
cristiana separata dalla Sinagoga che riconosca la sua autorità apostolica è riuscito ma che
all’interno della comunità si è
creata una spaccatura tra i “forti” e i “deboli” cioè tra coloro
che intendono non adempiere più ai precetti tradizionali
ebraici e chi ancora intende
osservarli: da qui le ragioni del
“secondo” intervento di Paolo che tratteggia una sorta di
“codice comportamentale” per
questa nuova comunità cristiana invitando i due gruppi ad accettarsi reciprocamente tenendo
come unico imperativo l’amore
poiché tutti noi «siamo un solo
corpo in Cristo» (Rm. 12,4). Aldilà di un paio di perplessità che
lo Schmithals ci lascia a proposito di una possibile concezione
paolina un po’ troppo disinvolta
sul peccato originale e su una
cristologia paolina adozionista
difficilmente sostenibile rimandiamo comunque volentieri alla
lettura di questo studio che riesce pienamente ad esprimere
la genialità e la forza di Paolo,
tale da accrescere il senso di
gratitudine per i doni che ancora ricadono su di noi per effetto della grande opera compiuta
dall’Apostolo delle genti.
In questa monografia, ormai un classico in tutto il mondo, Edward Said affronta l’opera e la
vita di Joseph Conrad. L’oggetto letterario più
specifico dello studio sono le opere brevi di
Conrad, quelle in cui lui sosteneva di trovarsi
più a suo agio, e che meglio raccontano della sua incapacità di sentirsi ordinato e fluido
come un lungo romanzo, ma piuttosto frammentario e molteplice.
Il concetto di “gioventù” indica oggi una
Massimo Livi Bacci
fascia di età sempre più estesa, che si spinAvanti
giovani alla riscossa
ge ormai ben oltre la soglia dei trent’anni.
Il Mulino
Ciononostante nel nostro paese la quota dei
pp. 200 €. 10,00
giovani sul tolale della popolazione è in costante diminuzione. Cosa si nasconde dietro
questi dati apparentemente contraddittori? Una
condizione di vita altrettanto paradossale.
Di giorno la testa immersa nei libri, di notte
disposta a vendere il proprio corpo. Laura D.,
studentessa francese di nemmeno vent’anni,
matricola alla Facoltà di Lingue e Letterature
Straniere, svolge i lavori più disparati per mantenersi agli studi. Ma la retta è troppo alta: lei
non ha diritto a sussidi statali, e i soldi non le
bastano mai. Una sera, navigando in internet, si lascia
allettare da un annuncio di guadagni facili in cambio di
sesso occasionale.
Laura D.
Pagami
Sonzogno
pp. 205 €. 14,50
L’autore ci guida nell’esplorazione di un mondo
che già i contemporanei avevano giudicato con
un misto di meraviglia e riprovazione, in particolare per uno stile di vita non esattamente conforme ai canoni “classici” di stampo greco-romano,
basti pensare all’emancipazione della donna.
Jean-Marie Irollo
Gli etruschi
Dedalo
pp. 177 €. 20,00
N° 14/2008 - ANNO XVII - 10 dicembre
LIBRI DA LEGGERE
Franco Frabboni
Fare bene scuola
Carocci
pp. 124 €. 13,50
Il testo accompagna la sofferta navigazione del Veliero-scuola. Questa nobile
imbarcazione ha il diritto di
sognare una scuola normale,
possibile se prende la rotta
che porta sulle spiagge dorate di un’isola che ancora non
c’è: la scuola delle Riforme.
LIBRI
LEGGERE
è
Una casa senza biblioteca è
come una fortezza senza armeria
(da un antico detto monastico)
a cura di Maria Grazia D’Ettoris
F
inalmente. Dopo lustri di
federalismo, di questione
settentrionale, di secessionismi, d’indipendentismi, di
libertà padana, ecco un aureo
libretto, controcorrente, impolitico, che sfida l’impopolarità,
rigoroso nel suo richiamo alle
tradizioni storiche che sono oggi
obnubilate, reiette, irrise. Poche
pagine, ma succose e dense, soprattutto nel ripetuto distinguere
il federalismo per aggregazione
(quello che portò alla costituzione della Svizzera o degli Stati
Uniti o della Germania) dal federalismo per dis-aggregazione
(del Belgio odierno o dell’Italia
dagli anni Novanta ad oggi). Si
tratta de La questione nazionale,
ultima opera di Domenico Fisichella, che nel sottotitolo reca
l’esplicita affermazione “Per una
critica del federalismo” (Editoriale Pantheon, pp. 104, € 7).
L’autore presenta alcuni capitoli di riflessione sulla questione
meridionale, sulla questione settentrionale e sulla pretermessa
questione nazionale, illustrando
la natura dei vari federalismi, inseriti nella politica della Lega e
caoticamente usati nei giochi degli altri partiti. Successivamente
ripropone alcuni suoi interventi
al Senato, contro progetti costituzionali – così del centro-
destra come del centro-sinistra
– di devoluzione, federalismo
e insomma disgregazione. Va
infatti dato atto a Fisichella di
essere stato uno dei pochissimi,
coerenti oppositori delle riforme
federaliste, in maniera pasticciata sostenute da svariati governi
nell’ultimo decennio. Si respira,
in queste pagine, un’aria pura. La
stessa aria che, alla Costituente,
circolava quando Ciccio Nitti si
pronunciava contro le Regioni,
volute soprattutto dalla Dc – per
influenza di Sturzo: peccato che
Sturzo non fosse stato, invece,
ascoltato quando rampognava la
classe politica perché statalista,
dirigista, illiberale – e da alcuni
settori di sinistra, compresi i repubblicani, dimentichi di Mazzini e infervorati per un Cattaneo
il cui influsso, sul Risorgimento
e sull’intero pensiero politico
ottocentesco e primo novecentesco, era stato pari a zero (a voler
essere generosi). Lo stesso Pci
non pareva entusiasta del regionalismo, come attestano chiare
riserve di Togliatti in sede di dibattito parlamentare. Il federalismo, negli anni Cinquanta e Sessanta, si chiamava regionalismo.
Contro le Regioni si espressero,
con coerenza e limpidità, liberali
(Fisichella demolisce l’ascrizione di Einaudi all’italico federalismo), monarchici e missini, con
epici ostruzionismi. Del resto,
che cosa avessero allora prodotto le Regioni a statuto speciale
C
era palpabile. Oggi, dopo quasi quattro decenni di Regioni a
statuto ordinario, possiamo con
serenità affermare che qualsiasi previsione catastrofica sullo
sviluppo del regionalismo (compiuta alla Costituente, prima,
nelle legislature fino al 1970,
poi) è stata crudamente smentita
dai fatti. Nel senso, però, che i
fatti sono stati molto, molto più
gravi delle più cupe previsioni.
Abbiamo distrutto lo Stato nazionale, senza alcunché costruire. Abbiamo moltiplicato spese
e uffici, burocrazia e vincoli,
casta politica ed egoismi localistici. Abbiamo perfino potenziato l’accentramento, creando
spocchiosi dirigismi regionali in
luogo di quelli statali. In compenso siamo riusciti a polverizzare quel poco che di unitario, in
senso nazionale, alcune generazioni avevano creato, per ridurci
in una situazione incivile in cui
si vorrebbe cassare l’italiano in
nome dei morenti dialetti e, al
più, di una lingua franca sovrannazionale. Fisichella ricorda,
con correttezza di storico, che
l’Unità fu voluta e realizzata da
una minoranza, con l’uso della
forza e della diplomazia, perché in altra maniera non avrebbe
potuto realizzarsi. Fu, anzi, un
miracolo congiungere aspirazioni nazionali ed esigenze dinastiche, vincendo clero e classi
rurali, ostilità di mezza Europa
e indifferenza delle masse e,
onservali nella tua
Alberto Simoni, John Samples
La corsa più lunga
Obama vs McCain:
due visioni, una nazione
Lindau
pp. 194 €. 17,00
La corsa alla Casa Bianca resta uno degli
esercizi più alti, complessi (e spettacolari) della moderna democrazia. Questo
volume ha due anime: da un lato Samples spiega le regole e i meccanismi delle
elezioni (dalla creazione del candidato al
suo posizionamento nello schieramento di
partito, dalle primarie alle votazioni finali), dall’altro Simoni racconta l’America
che in questi mesi è andata alle urne.
Chiara Platania
Labirinti di gusto
Dedalo
pp. 192 €. 15,00
Attraverso l’alimentazione si può comprendere la struttura sociale e simbolica
di una società e il rapporto degli individui
con il proprio corpo: il complicato intreccio tra negazione della corporeità, mortificazione dei piaceri e dei desideri ed esaltazione della fisicità, tra controllo di Sé e
controllo sociale.
Gennaro Barbuto
Il pensiero politico
del Rinascimento
Carocci
pp. 192 €. 18,80
B
Il pensiero politico del Rinascimento, nei suoi
diversi e anche divergenti itinerari, rappresenta una innovativa e radicale analisi dell’agire
pubblico. Gli antichi, non accettati quali autorità indiscusse ma valutati criticamente, e
le sconvolgenti e inedite istanze poste dalle
guerre d’Italia, costituirono le premesse del
dibattito politico nei primi decenni del Cinquecento. I poli di questa discussione furono
il realismo e l’utopia.
Ferdinando Fasce
I presidenti Usa
Carocci
pp. 259 € 22,50 Nell’età della globalizzazione e dei media
“24 ore su 24” la Casa Bianca, lo Studio
Ovale, la first lady e le elezioni presidenziali statunitensi sono diventati parte integrante del nostro immaginario collettivo.
Ma qual è la loro storia? Come è cambiata
l’istituzione presidenziale negli oltre due
secoli che separano l’età di George Washington da quella del dopo il settembre?
Mario Falcone
L’alba nera
Fazi
pp. 457 €. 18,00
CULTURA
Il federalismo? Un altro regionalismo
Marco Bertoncini
9
INSERTO
All’alba del 28 dicembre 1908 una violentissima scossa di terremoto rade al
suolo la città di Messina, provocando
ottantamila morti e cancellando dalle carte geografiche
una delle più belle e prospere città del Regno d’Italia.
“L’alba nera” è il romanzo che racconta i mesi immediatamente precedenti la catastrofe, a partire dal giorno
di Ferragosto, in cui l’intera città si ferma per la festa
della Vara. Mentre centinaia di messinesi trascinano per
le strade la statua dell’Assunta, l’omicidio di una giovane cameriera macchia la sacralità della festa, come un
funesto presagio che segna il primo passo della progressiva discesa agli inferi di una città solo apparentemente
placida e sonnolenta. Il compito di indagare su questo e
altri inspiegabili delitti che si susseguono in rapida sequenza spetta al tenente dei carabinieri Marco Valerio
Sestili, la cui ricerca della verità s’intreccia alle vicende
di numerosi personaggi, legati l’uno all’altro come in un
frenetico carosello.
diciamolo pure, sovente anche
contro repubblicani irriducibili o utopisti e contro velleitari
sognatori di eserciti di popolo.
Soltanto il genio politico e diplomatico di Cavour poté avviare a risolvere la questione
nazionale, compiuta poi dai successori della Destra storica, una
classe politica insuperata in questo secolo e mezzo. Una domanda viene oggi spontanea. Perché
mai contro il federalismo sono
rimasti pochi uomini? Il caso di
Fisichella – il quale ha serbato
l’atteggiamento contrario indipendentemente dalla propria mutata collocazione politica e dalle
maggioranze via via dissolutrici
dell’Unità – non ha molti simili:
al più, ricordiamo Egidio Sterpa.
Tutti paiono divenuti federalisti.
Ci chiediamo dove siano finiti
coloro che, negli anni Sessanta,
si opponevano con durezza al
iblioteca
A cura di Camillo Brezzi
Si combatte contro i tedeschi
La Divisione “Acqui”
a Cefalonia e Corfù
Polistampa
pp. 120 €. 12,00
Il volume ricorda una delle pagine più
tragiche della seconda guerra mondiale: il sacrificio della Divisione Acqui a
Cefalonia e Corfù dopo l’8 settembre
1943, divenuto - anche per le dimensioni
dell’eccidio - il simbolo della Resistenza
delle truppe italiane alla efferatezza della
Germania nazista.
Ermanno Olmi
Gli anni Edison. Documentari e cortometraggi (19541958). DVD. Con libro
Feltrinelli
€. 16,90
Chiunque conosca il singolare e poetico cinema che questo “ragazzo” lombardo intarsia da quasi più di cinquant’anni, non si è
affatto stupito. E non solo perché quasi tutti
i suoi film sono prima di tutto “narrazione
del reale”, trasfigurazione poetica della realtà. Ma anche perché, nella sua lunga carriera, Ermanno Olmi non ha mai smesso di
dirigere, scrivere, inventare documentari.
regionalismo. O i loro eredi. Ci
chiediamo come mai in Fi, crogiolo di gruppi e correnti, non
si odano voci antifederaliste. Ci
chiediamo come mai un partito,
che nella denominazione contiene l’aggettivo “nazionale”,
sia passato da una posizione
di rassegnato cedimento (sì al
federalismo, ma temperato dal
presidenzialismo) ad una condizione di totale cancellazione
dell’antica ostilità al regionalismo e di rinnegamento della
propria migliore tradizione politica. Altro che fascismi, mali
assoluti, leggi razziali: nella
questione nazionale è annegata
An, travolgendo il meglio di sé.
Il federalismo, istituzionale o
semplicemente fiscale, in Italia
sappiamo già come si realizzerà. L’abbiamo sperimentato,
sulla nostra pelle e nei nostri
portafogli, con le Regioni.
A cura di Sofia Ventura
Da Stato unitario a Stato
federale
Il Mulino
pp. 232 €. 21,00
A partire dalla seconda metà del secolo scorso, in alcuni paesi europei, come
Gran Bretagna, Spagna, Belgio e Italia,
la dimensione territoriale ha acquistato
(o riacquistato) un rilievo politico tale da
diventare un potente fattore di cambiamento istituzionale, innesco di processi che oggi vanno sotto l’etichetta della
“devoluzione”. Questo volume illustra i
fattori concomitanti che hanno prodotto
tali processi.
Riccardo Brizzi, Michele
Marchi
Charles de Gaulle
Il Mulino
pp. 252 € 18,50
Questo volume ricostruisce la biografia
politica di de Gaulle concentrandosi su
quattro fasi della sua esperienza storica e
politica. La prima lo vede affermarsi come
il protagonista indiscusso della Resistenza
francese e della transizione post-bellica. La
seconda è la fase del cosiddetto “gollismo
d’opposizione” (1947-1958). La terza fase
comprende lo snodo cruciale degli anni
1958-65. La parte conclusiva è dedicata
agli ultimi anni della presidenza.
Letteratura Mediterranea
INSERTO
10
N° 14/2008 - ANNO XVII - 10 dicembre
Quando ci si può guardar soffrire e raccontare quello che si è visto, significa che si è nati per la letteratura.
Il diario perduto di Jane Austen
Giovanna Crisà
I
l personaggio di Jane Austen ha, da sempre, suscitato curiosità soprattutto nei
fan accaniti di questa scrittrice,
maestra di tutte le grandi autrici
d’oggi. Su Jane, sono stati scritti diversi saggi, e persino il cinema si è cimentato su fantastiche
storie riguardanti la scrittrice.
Chi era Jane? Senza dubbio, una
donna dotata di un grande talento, che seppe descrivere attentamente la società del suo tempo.
Syrie James, scrittrice califor-
P
niana dalla fervida fantasia, ha
immaginato che fosse stato ritrovato il diario di Jane Austen,
nel quale vi è raccontata gran
parte della sua vita, e dove Jane
svela il suo segreto più grande: “Quelli che leggono i miei
romanzi, potrebbero chiedersi
come può una donna, pretendere di scrivere sull’amore. La
verità è che ho conosciuto un
uomo che mi ha fatto provare
realmente le profonde emozioni
descritte nei miei libri”.Quindi Jane ha amato, ha subìto la
perdita di un amore, e tutto ciò
spiegherebbe la solitudine della
scrittrice. L’uomo in questione
sarebbe Lord Ashford, conosciuto durante una breve vacanza a Lyme. Devo riconoscere,
che leggendo questo romanzo,
sembra di udire la voce di Jane,
che narra la sua vita, il rapporto con la madre, l’amore che la
unisce alla sorella Cassandra e
ai fratelli, il talento che le viene
riconosciuto dai genitori. Ma
soprattutto sembra di ritrovarsi
in uno dei suoi romanzi, ricchi
di personaggi. E viene da chiedersi se nella realtà Jane, amasse qualcuno che le ispirò gran
parte dei personaggi maschili
il suo sposo. Ma quando l’uomo
esce dalla sua vita, ecco che lei
si trova disorientata. “Quando il
pensatore se ne è andato, gli ho
augurato di morire. Ho costruito
una bara e me la sono nascosta nel
cuore”. L’amante segreto, colui
che la portava verso l’amplesso
più osceno, che leggeva nei suoi
pensieri e nella sua anima, dandole sicurezza, e coccolandola, a un
certo punto svanisce, come in un
sogno. Il pensatore l’amava, ma lei
sfuggiva al suo amore. Così, dopo
un’amalgama di storie di sesso e
soprattutto di ricordi d’infanzia,
Salwa scrive: “Ero sicura, che il
Pensatore, mi sarebbe comparso
con un nodo in gola per chiedermi
il mio miele. Ma la prova del miele
è il miele stesso. “Un libro scanda-
loso? Adesso ha rivelato al mondo
la sua storia. Ma forse tutte hanno
un pensatore che le aspetta , nascosto in qualche angolo. E’ uno scandalo, o un segreto? “Lo scandalo
stava nel segreto. Ma il segreto non
è più un segreto”.
La prova del miele
er me, l’arabo è la lingua
del sesso. Frase d’esordio
del romanzo intitolato
“La prova del miele”, scritto dalla
poetessa siriana Salwa al_Neimi.
Ancora una volta, è una donna
a raccontare l’erotismo, e, quelli definiti i sublimi piaceri del
corpo, poiché seguendo la scia
del sesso raggiungerà il profumo
del paradiso: “Corpo, rammenta e non soltanto , come amato
fosti, i letti ove giacesti”. L’erotismo vissuto dalle donne arabe
e musulmane, raccontato con
esplicita e scorrevole eleganza .
E in un mondo, dove l’adulterio
è considerato reato, la protagonista si concede senza limiti al
“pensatore”, l’uomo che le apre
le porte verso il piacere, tradendo
che popolano i suoi lavori. E
se fosse stata rifiutata perché
di poca bellezza? Syrie James,
ci trascina in un’epoca, fedele
alla storicità degli eventi. E’ un
romanzo gradevole, scritto con
estremo garbo: del resto si sarebbe espressa così, la grande
Austen .
James Syrie
Il diario perduto di Jane
Austen
Piemme
pp. 347 €. 17,50
G.C.
U
n ragazzo di sedici
anni, una vita in balia della legge dei piú
forti. A cavallo della sua vespa
Luigi ritira soldi in ogni parte
di Napoli, come un postino,
come un esattore. Vomero,
Ferrovia, Tribunali, fino a Posillipo, «un posto dove c’era
troppo silenzio e anche se era
bello, perché bello lo era veramente, non faceva stare bene».
Luigi parla poco ma tiene gli
occhi spalancati. Ha il cuore in subbuglio, nessuno lo
accompagna nel suo vagabondare alla ricerca di quello che è l’unico oggetto del
suo desiderio, Ninetta. Una
ragazzina di quindici anni,
fidanzata di Gaetano, il nuovo capozona appena uscito
dal carcere di Poggioreale,
il nuovo camorrista senza
pietà, dal destino ineluttabilmente segnato dalla violenza.
Attorno a Luigi è un mondo
sfasciato, nero, ma colmo di
malinconia e di rimpianti. Chi
sono i suoi amici? Vittorio, il
suo vecchio capozona a cui
consegnava le mesate e che
ha strangolato un cucciolo di
boxer solo perché lo guardava fisso. Pasqualino, il fratello
piccolo e malaticcio, che nel
sonno recita i nomi delle antiche divinità studiate a scuola:
Ermes, il messaggero degli
dèi, Giove che scaglia fulmini dall’Olimpo, Nettuno che
governa le forze del mare e il
canto delle sirene..
G. C.
Simonetta Poggiali
Ermes, una storia
napoletana
Neri Pozza
pp. 160 €. 15,00
Karen Russell
Il Collegio di Santa
Lucia
Elliot
pp. 302 €. 17,50
Amanda Foreman
Georgiana
Bur
pp. 579 €. 12,00
Lady Georgiana Spencer
sposò a diciassette anni il
ricco e potente duca del
Devonshire, che le aprì le
porte della migliore società inglese ed europea, della quale divene ben presto
la regina. Ma il successo
mondano nascondeva una
vita privata tutt’altro che
idilliaca, segnata da un
torbido e movimentato
‘menage a trois’ tra il duca,
Georgiana e la migliore
amica di lei, Lady Foster...
Luca Romano
L’angelo egoista
Neri Pozza
pp. 192 €. 15,00
Giugno 1930, Parigi. Nei giardini
dell’hotel particulier della contessa
Anna Letizia Pecci Blunt, si svolge il
ballo più elegante della stagione. In quella serata un
po’ magica, tra principi, artisti e dame dell’alta società, un ragazzo di diciassette anni, arrivato da Londra
per studiare all’Ecole des Beaux-Arts, incontra Lee
Miller. Sottile, slanciata, gli splendidi capelli biondi
tagliati alla garçonne, Lee ha solo due anni più di lui,
ma possiede già un fascino e una bellezza inafferrabili. Ed è soprattutto una donna emancipata e libera
che suscita irrefrenabili passioni nei molti uomini che
entrano nella sua vita. È arrivata dagli Stati Uniti un
anno prima, dopo essere diventata la modella preferita
di Condé Nast, il fondatore di Vogue. Quella sera è
accompagnata da Man Ray, di cui è diventata la musa,
l’amante e l’instancabile collaboratrice nella creazione
di straordinarie immagini surrealiste. Ma questo non
le impedisce di trascorrere con il giovane sconosciuto
la prima di molte notti d’amore. Inizia così un tormentato rapporto che, tra rotture e riappacificazioni,
terminerà solo con la morte di Lee, quasi cinquant’anni dopo. In questo lungo arco di tempo cambieranno
molte cose, ma in lui rimarrà la consapevolezza di
essere l’unico uomo a conoscerla e accettarla completamente.
Bernard Cornwell
I re del Nord
Longanesi
pp. 365 €. 17,60
Salwa Al-Neimi La prova del miele Feltrinelli pp. 102 €.10,00
Ermes, una storia napoletana
Èdouard Bourdet
Schiere di giovinette
allevate dai lupi vengono accolte al collegio
di Santa Lucia per imparare le buone maniere ed essere reinserite
nella società. Sospesi
nel mondo senza tempo della fanciullezza, i
dieci racconti di Karen
Russell “forse ricordano Jonathan Safran
Foer o magari Gabriel
García Márquez, ma in
realtà non possono essere avvicinati a niente
se non a loro stessi”
(Publishers Weekly)
Corre l’anno 878 e re Alfredo ha appena liberato il Wessex dagli invaso-
ri vichinghi. Alla sua vittoria ha contribuito Uhtred,
che ora, disgustato dalia grettezza del sovrano e dal
suo atteggiamento estremamente bigotto, decide di
lasciare il paese e di dirigersi a nord per vendicare
il padre adottivo, barbaramente ucciso, e liberarne la
figlia, prigioniera dell’assassino del padre, Kjartan,
un danese rinnegato che vive nell’imprendibile for-
tezza di Dunholm e che da sempre è nemico giurato
di Uhtred. Arrivato a nord, il giovane trova la regione
in rivolta, immersa nel caos e nel terrore. Lui può
contare solo su Hild, una monaca sassone che ha rinunciato alla vocazione, e sulla propria spada. Finché
il caso non gli fa incontrare un manipolo di uomini
comandati da un giovane schiavo autoproclamatosi
re di Northumbria... In un mondo dai confini mute-
voli dove regnano il caos e bizzose divinità, in una
terra contesa tra i signori della guerra in cui il più
prezioso alleato può trasformarsi in un nemico più
gelido dell’aspro vento del nord, la follia può rivelarsi l’unica arma vincente …
Religione R
N° 14/2008 - ANNO XVII - 10 dicembre
Un lavoro soprannaturale
Omar Ebrahime
S
i è svolta a Roma presso il prestigioso auditorium dell’Augustinianum la
presentazione del libro autobiografico del direttore dell’Ufficio informazioni
dell’Opus Dei in Italia, Pippo Corigliano
(Un lavoro soprannaturale. La mia vita
nell’Opus Dei, Mondadori, pp. 144, euro
17, 50, Milano 2008). Presenti sul palco,
oltre all’autore, il direttore del quotidiano Il
Tempo, Roberto Arditti, che ha introdotto e
coordinato la presentazione del libro e due
ospiti d’eccezione: il cardinale spagnolo Julian Herranz e il direttore del TG1 Gianni
Riotta. La serata, che si è svolta come una
chiacchierata familiare nel clima di allegria
e vivace attenzione tipico dell’Opus Dei, è
stata un’occasione per ripercorrere la nascita e lo sviluppo in Italia dell’ “impresa soprannaturale” fondata ottant’anni or sono da
San Josemarìa Escrivà (1902-1975). A causa della rapida diffusione e del travolgente
successo che ha avuto in ogni paese e ceto
sociale l’Opera è stata ed è tuttora guardata
Pippo Corigliano firma alcune copie del
suo libro
con sospetto da molti: non si contano ormai
più gli articoli di giornale e i libri scritti per
dimostrare che la prelatura fondata in Spagna sia in realtà una losca società segreta
custode di chissà quali oscuri segreti sulle
sorti del mondo. A queste accuse Pippo Corigliano, che da quarant’anni è il portavoce
dell’Opus Dei in Italia, ha risposto con la
trasparenza che lo contraddistingue da sempre: “E’ evidente che la cultura dominante
tollera tutto ma guarda con freddezza chi
ha fede in Dio. E’ altrettanto evidente che
Sotto la direzione di Patrick
Sbalchiero
Dizionario dei miracoli
Edb
pp. 944 €. 49,00
Come si spiega l’onnipresenza dei fenomeni straordinari nella tradizione
cristiana? Quale aiuto può venire dalle
scienze umane e della natura per una migliore comprensione di questi fenomeni?
Un’opera imponente, composta di 830
voci, risultato del lavoro di 230 collaboratori - storici, teologi, filosofi, medici (in
particolare psichiatri), sociologi, credenti
e non credenti -, si propone di rispondere a tali quesiti fondamentali relativi allo
“straordinario” cristiano.
L’attesa di un incontro
Novena di Natale sulle Antifone O
Edb
pp. 56 €. 2,50
Le antifone maggiori dell’Avvento, in
uso la settimana precedente al Natale,
sono dette anche antifone O, in quanto
iniziano tutte con il vocativo “O” davanti
a un titolo messianico di Gesù. La novena
dell’autrice ad esse si ispira, enunciando
dapprima il testo dell’antifona, cui accosta un testo biblico tematicamente affine,
seguito da una breve riflessione; la meditazione prosegue poi con una preghiera litanica e un’orazione conclusiva a sfondo
biblico.
l’Opus Dei parla di fede, una fede operativa,
proprio quella che – è il caso di dirlo, ha una
cattiva stampa”. Il cattolico viene insomma
accettato e guardato con benevolenza, anche
e soprattutto dai mass-media, purchè se ne
stia nelle sacrestie e, possibilmente, ci resti.
Il problema nasce invece quando il cattolico
pensa che nella vita ci sia una verità e che
questa verità vada annunciata perché lì c’è
il rischio che il mondo cambi realmente. E
allora le lobby del potere, quelle vere, fanno
scattare gli inesorabili meccanismi di difesa.
Tuttavia Corigliano resta ottimista, perché
da inguaribile napoletano innamorato della vita è abituato a osservare e giudicare il
mondo con amore e una buona dose d’ironia. E poi perché, ammette divertito, “anche
i giornalisti italiani hanno un’umanità”. Il
libro però è soprattutto un viaggio nella spiritualità dell’Opus Dei e nel suo messaggio
rivoluzionario che anticipò il Concilio Vaticano II: l’universale chiamata alla santità di
tutti i laici, senza eccezioni, a partire dal loro
ambiente di lavoro. Su questo particolare
aspetto si è soffermato nel suo intervento il
cardinale Julian Herranz che ha osservato fra
l’altro come nel libro, pur in modo autobiografico, siano tratteggiati i tre stadi dell’amore umano che caratterizzano la maturazione
di una persona. All’inizio c’è un adolescente
che sogna un’auto sportiva con la borsa da
tennis all’ultima moda e una ragazza bionda al suo fianco. Quindi c’è la ricerca di un
fidanzamento in cui si cerca un autentico
scambio di interiorità. Infine, la scoperta che
si può rinunciare a un amore per l’Amore,
con la A maiuscola: l’amore di Dio a cui
dedicare una vita. E’ il percorso fatto, come
tanti altri, dall’autore del libro, che da giovane è rimasto affascinato da un incontro che
gli ha cambiato radicalmente la vita e non
poteva quindi tenere per sé. Sorprendendo
l’uditorio il direttore del TG1 Gianni Riotta
ha invece offerto una lettura del mondo della
stampa e dell’informazione in genere (specchio della società contemporanea) partendo
da due versetti del Vangelo di San Giovanni:
“la verità vi farà liberi” e “la luce splende
nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno
accolta”. Secondo il giornalista si tratta di
due passi emblematici per capire quel che
succede oggi intorno a noi. Il primo è appa-
I
L
iflettiamo con i
Raffaele Iannuzi
Il suicidio della modernità
Cantagalli
pp. 200 €. 14,00
pp. 136 €. 10,00
Questa lectio divina intende aiutare a capire non solo che la Chiesa vive della Parola,
ma anche che il Vangelo si intreccia con la
storia degli esseri umani ed è in grado di
affrontare le sfide di ogni epoca, nonché di
illuminare la vita dei cristiani che si mettono in ascolto sincero e umile di essa. Le
“sane parole” del Vangelo si trasmettono da
cuore a cuore. Pietro Bovati
“Così parla il Signore”
Edb
pp. 264 €. 25,00
La Bibbia attesta che Dio parla: parla per
suscitare la ricerca, per insegnare all’uomo le sue parole, perché l’uomo nasca alla
vita di figlio. Nello specifico, i profeti sono
la testimonianza che la creatura è capace
non solo di domandare, ma di ricevere il
Mistero che si rende conoscibile in parole umane. Ed è in Israele che la profezia si
afferma, si trasmette, si fa letteratura, per il
bene di tutti.
La modernita’ si sta suicidando. Non tanto perche’ le
radici cristiane non fanno piu’ parte della sua memoria,
quanto perche’ la laicita’ non e’ piu’ parte costitutiva del
suo orizzonte o, almeno, rischi di non esserlo piu’. Proprio la laicita’, in questa vicenda, è la grande straniera,
l’assente, l’elemento rimosso.
“Certo, gli interrogativi problematici delle persone
Godfried Dannells
del medioevo: “Chissà se ho vissuto bene” o “Andrò
Lo stress della felicità
in paradiso?” sono spariti, ma noi siamo prigionieri
Edb
del peso di un’imposizione. Essere felici, prima era
pp. 64 €. 6,00
una possibilità, ora è un dovere! E purtroppo non c’è
più posto per chi non ci riesce, per chi deve fare i conti con delusioni e disgrazie” (dall’Introduzione).
Dorian Malovic
Senza diplomazia
San paolo
pp. 152 €. 13,00
Il cardinale Joseph Zen, arcivescovo dell’ex colonia inglese, in questo libro-intervista racconta la sua
storia Il racconto di Zen colpisce per la ricca aneddotica personale e l’affresco generale che sa offrire
sulla situazione in Cina e ad Hong Kong. Con la
ruvida franchezza che molti gli riconoscono e che
rifugge da ogni prudenza diplomatica, Zen dipinge la
situazione attuale dei 12 milioni di cattolici cinesi.
Per spezzare la meccanica ripetitività del quotiGianfranco Ravasi
diano e vincere l’inerzia di un riposo inteso come
Le
parole e i giorni
mera fuga ed evasione dalla fatica del vivere, la
Mondadori
cultura umana ha accumulato nei secoli parole
pp.
416 €. 19,00
preziose, essenziali, cariche di poesia e saggezza, in grado di creare o allargare spazi di intima
riflessione. E da questo tesoro di inestimabile valore che
Gianfranco Ravasi attinge ancora una volta, proponendo
una scelta di citazioni letterarie, poetiche e filosofiche da
cui trae lo spunto per brevi e appassionati commenti.
rentemente sottoscritto da tutti, soprattutto
nel mondo dell’informazione. Tutti dicono
di cercare la verità, di essere interessati alla
verità, di raccontare solo la verità. Nella realtà si scopre però che questo non avviene
e non avviene appunto perché gli uomini
“preferiscono le tenebre”. Così, anche nella cronaca quotidiana il bene finisce per
essere oscurato dal male (vero o presunto
che sia). Prevale quindi un atteggiamento
di diffidenza e sospetto perché si esclude a
priori, pregiudizialmente, che il bene possa esistere e sia semplicemente vero. E’
questo, secondo Riotta, il caso dell’Opus
Dei. Alla luce di queste considerazioni gli
intervenuti hanno osservato che la missio-
ibri dello
Edoardo Scognamiglio
Annunzia la Parola
Paoline
Libri
11
S
pirito
Carlo Dallari
Padre nostro... insieme a
Maria
Edb
pp. 104 €. 8,60
“In virtù della sua fedeltà, non solo ha glorificato in modo unico il nome di Dio, introdotto il suo Regno nel mondo e collaborato al compimento della sua volontà, ma
ha pure esteso su di noi la sua “mediazione
materna”. Per questo può stare accanto a
noi e intercedere per noi mentre chiediamo
il pane di ogni giorno e il perdono del Padre; mentre invochiamo la protezione dalla
tentazione” (dall’Introduzione).
Agotino Clerici
L’essenziale è visibile
Paoline
pp. 94 €. 10,00
Con la semplicità che gli è propria, l’Autore, partendo dalla celebre frase detta dalla
volpe al principe ne Il piccolo principe di
Antoine de Saint-Exupéry (“Non si vede
bene che con il cuore: l’essenziale è invisibile agli occhi”), afferma, ribaltando
in qualche modo la frase, che nel Natale
Dio, l’Essenziale, incarnandosi nel neonato
Gesù, si è fatto visibile anche agli occhi.
ne dell’Opera, come di chiunque ricerca la
verità, è ancora lunga, sicuramente faticosa,
eppure confortante: lo dimostra il numero
di membri, simpatizzanti e affezionati alla
prelatura che sono in continuo aumento,
anche in Italia. Il libro-testimonianza di
Corigliano si conclude suggestivamente
con numerosi aneddoti sulla vita di San
Escrivà, conosciuto da giovane, mostrando al pubblico dei lettori che “per tutti,
prima o poi, c’è un appuntamento con
Dio, all’incrocio delle circostanze quotidiane”. Da quell’appuntamento talvolta può dipendere davvero il senso di una
vita: l’importante, l’autore ne è convinto,
è non mancare l’incontro.
Aimone Gelardi
“Lo avete fatto a me”
Edb
pp. 88 €. 6,50
I testi dei vangeli e gli scritti degli apostoli in più occasioni invitano i primi
cristiani a non limitarsi all’ascolto della
predicazione del Signore, ma li sollecitano a fare, a mettere in pratica. Le opere di
misericordia spirituale e corporale sono
dunque la realizzazione concreta della
fedeltà al comandamento dell’amore.
Esse, tuttavia, richiamano anche la “materia” sulla quale - ha detto Gesù - verterà
il giudizio finale.
Cei
La predicazione cristiana
oggi
Edb
pp. 104 €. 7,00
Il tema della predicazione cristiana è oggi
un problema pastorale di grande rilievo.
L’importanza della questione è data dagli stravolgimenti culturali in atto, che
incidono profondamente sulla mentalità
della gente e richiedono grande efficacia
comunicativa, ma anche della necessità
di una maggiore consapevolezza della
Chiesa circa il dovere di annunciare il
Vangelo e di rendere sempre più ragione
della propria speranza.
12
Cultura
Marinetti
contro Hitler
I 100 anni di
Plínio Corrêa de Oliveira
Anno XIII
n. 53
Roma settembre-ottobre 2008
Edizioni Settimo Sigillo
Direzione, Redazione
e Amministrazione:
Via Santamaura, 15
00192 ROMA
Tel. 06/39722155
Fax. 06/39722166
Sito internet:
http://www.libreriaeuropa.it/
E-mail:
[email protected]
I
l nuovo numero di questa rivista, fondata a Roma nel 1996
dall’editore Enzo Cipriano
e da altri giornalisti e storici di
destra, si apre con un articolo di
Mario Bozzi Sentieri, intitolato
Marinetti contro Hitler (pp. 2-5).
Nel “pezzo” si da’ conto della difesa del Futurismo, fatta dal suo
fondatore Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), dalle critiche
rivolte nel 1937 ad esso come a
tutte le altre “arti d’avanguardia”,
dall’allora Cancelliere del Reich
e Führer della Germania nazionalsocialista Adolf Hitler (18891945). A questo primo saggio
segue la ricostruzione, tracciata
da Roberto Roggero, di una vicenda ancora poco nota della Seconda guerra mondiale ma che
meriterebbe di essere annoverata
fra i crimini del XX secolo. Si
tratta della tristissima sorte dei
prigionieri dello sconfitto esercito giapponese che, per oltre dieci
anni dalla fine del conflitto, furono tenuti in stato di vera e propria
schiavitù nei famigerati “campi di
lavoro” dell’Unione sovietica staliniana (cfr. Gli internati giapponesi nei Gulag sovietici, pp. 6-12).
Di seguito Pino de Rosa si occupa
di un episodio locale riguardante
alcuni esponenti della Repubblica
Sociale Italiana che, nell’aprile
1945, davanti all’avanzata degli
angloamericani, azzardarono una
disperata difesa, tentando di trasformare la città di Ferrara in un
estremo “ridotto”, simile a quello
ipotizzato da Alessandro Pavolini
per la Valtellina (cfr. I “Cama-
toni” di Ferrara,
pp. 13-17). Giuseppe Brienza traccia
invece un profilo
bio-bibliografico
dell’economista e
studioso sociale Ferdinando Enrico Loffredo (1908-2007),
fra i più interessanti
teorici della politica familiare fascista
e, nel dopoguerra,
attento critico delle
dello Stato sociale
assistenzialistico e
previdenziale (cfr.
Ferdinando
Loffredo, pp. 21-23).
Possono essere letti
insieme poi gli articoli di Tito Arnaudi
(La fine dello Sciré,
pp. 18-20) e Massimo Filippini (Cefalonia: l’isola delle reticenze e delle bugie, pp. 24-29),
dedicati a due fra i tanti tragici
episodi militari, frutto della nostra ancora “celebrata” sconfitta
(vedi, fra l’altro, la c.d. “festa
della Liberazione”, del 25 aprile)
nell’ultimo conflitto mondiale.
Completa il numero della rivista
la seconda parte di un accurato
studio di Carmelo Ferlito dedicato alla Carta del Carnaro,
documento “costituzionale” redatto nel 1920 dal sindacalista,
deputato, e giornalista politico
Alceste de Ambris (1874-1934)
(cfr. Principi economici della
Carta del Carnaro, seconda
parte, pp. 30-38; la prima parte, StoriaVerità. Bimestrale di
ricerca storica, anno XIII, n. 51,
Roma maggio-agosto 2008, pp.
34-41).
Andrea Graziosi
L’Urss dal trionfo al degrado
Il Mulino
pp. 741 €. 32,00
Basandosi sulla documentazione
venuta alla luce dopo il 1991, sulla
vasta memorialistica post-sovietica, sui censimenti, le opere letterarie e le testimonianze del dissenso, Graziosi ricostruisce una storia
non meno sorprendente di quella
dell’Urss di Lenin e Stalin, narrata
nel volume precedente, ma anche
molto diversa. Agli ultimi cupi
anni di Stalin, segnati da carestie
e repressioni, seguì un periodo di
profonde e inattese riforme culminate nel 1956 nella denuncia di
Chruscev al XX congresso. L’Urss
conobbe allora i suoi anni migliori,
che coincisero però con l’affermazione di un regime forse più “totalitario”, seppure meno violento,
di quello staliniano. L’apparente
stabilità copriva però un degrado
testimoniato dall’alcolismo, dal ritardo tecnologico e dall’emarginazione di parte della popolazione.
N° 14/2008 - ANNO XVII - 10 dicembre
Una vita per la Chiesa e per la civiltà cristiana
1
00 anni fa nasceva Plinio Corrêa de Oliveira, il 13 dicembre
1908 a S. Paolo in Brasile. Per
questa occasione Alleanza Cattolica, la TFP e la Fondazione Lepanto
hanno organizzato un convegno sabato prossimo a Milano. Ma chi è
Plinio Correa de Oliveira, leggendo
la sua ricca biografia che fa Giovanni Cantoni sull’ultimo numero de
Il Timone, ci si rende conto della
ricchezza della sua azione religiosa,
sociale e politica che lui ha intrapreso lungo la sua vita terrena. E’ stato
un leader cattolico per il Brasile, ma
non solo, per tutto il mondo che lo
ha conosciuto. Compiuti gli studi
secondari presso i padri gesuiti, si
forma nella facoltà di Giurisprudenza della metropoli. Iniziata la carriera professionale e pubblica, si qualifica come il maggior leader della
gioventù cattolica di San Paolo. A
ventiquattro anni viene eletto, nella
lista della Lega Elettorale Cattolica, all’Assemblea Costituente, nella quale è il deputato più giovane
e più votato di tutto il paese. Poco
dopo viene chiamato alla cattedra
di Storia della Civiltà nel collegio
universitario annesso alla Facoltà
di Giurisprudenza; quindi, diventa
titolare di Storia Moderna e Contemporanea in facoltà poi integrate
nella Pontificia Università Cattolica di San Paolo. È uno dei fondatori dell’Azione Cattolica paulista,
quindi primo presidente della sua
giunta arcidiocesana. Fin da giovane viene attratto dallo studio della
storia e in particolare dalla crisi di
carattere sociologico e storico della civiltà occidentale. E’ autore di
studi di carattere sociologico e storico, sempre sollecitati da situazioni
della vita della Chiesa e del mondo
cattolico, nonché da frangenti del
mondo religioso e sociopolitico iberoamericano o internazionale. Cattolico convinto e militante, la sua
parola e la sua penna sono sempre
state al servizio della Chiesa e della
civiltà cristiana. Nel 1960 fonda la
Sociedade Brasileira de Defesa da
Tradição, Família e Propriedade,
la TFP brasiliana, da allora dedicandosi completamente alla funzione di
presidente di questa associazione,
per il cui Statuto s’ispira a quello
dei Comitati Civici costituiti in Ita-
lia da Luigi Gedda (1902-2000) nel
1948. Legato di tale attività sono
oltre ventimila registrazioni di conferenze, di riunioni di formazione e
d’interventi in commissioni di studio. Associazioni simili alla TFP
brasiliana, ispirate al suo pensiero
ma giuridicamente indipendenti,
sono nate nel corso degli anni non
solo nelle Americhe, ma in tutti i continenti. Corrêa de Oliveira
giornalista lascia oltre duemilacinquecento articoli e manifesti. I suoi
scritti, sia volumi che articoli, sono
stati spesso tradotti nelle più diverse lingue, compreso il giapponese
e il vietnamita, e hanno talora raggiunto tirature da best seller. Muore il 3 ottobre 1995 nella sua città
natale, confortato dai sacramenti
della Chiesa Cattolica, dopo aver
ricevuto la benedizione pontificia, e
in odore di santità. Sulla sua tomba dispone sia scritta un’unica epigrafe: «Plinio Corrêa de Oliveira,
vir totus catholicus et apostolicus,
plene romanus», «Plinio Corrêa de
Oliveira, uomo totalmente cattolico e apostolico, pienamente romano». Il professor Plinio tra i suoi
numerosi scritti ci ha lasciato un testo che è un manifesto per l’azione
sociale, politica e religiosa, per ogni
credente che vuole essere anche militante, Rivoluzione e Controrivoluzione. Qui troviamo il pensiero di
Corrêa de Oliveira che ruota attorno
a un giudizio storico: è esistita una
civiltà cristiana occidentale, animata dalla Chiesa Cattolica, frutto dell’inculturazione della fede in
Occidente. Di tale civiltà cristiana
è in via di realizzazione il processo
di distruzione, la Rivoluzione, una
dinamica storica in quattro fasi: la
prima religiosa, la Riforma protestante, preceduta e accompagnata
da una rivoluzione culturale, rappresentata dall’Umanesimo e dal
Rinascimento; la seconda politica,
la Rivoluzione Francese; la terza
sociale, la Rivoluzione comunista;
e, infine, la quarta, la Rivoluzione
Culturale iniziata con il Sessantotto
francese. Si tratta di un processo di
una profondità, di una portata e di
così lunga durata che non può svilupparsi senza abbracciare tutte le
attività dell’uomo, come per esempio la cultura, l’arte, le leggi, i co-
stumi e le istituzioni. «Rivoluzione
e Contro-Rivoluzione - afferma il
canonista claretiano argentino Anastasio Gutiérrez Poza (1911-1998)
in un apprezzamento espresso nel
1993 - è un’opera magistrale, i cui
insegnamenti dovrebbero essere
diffusi fino a farli penetrare nella
coscienza di tutti quanti si sentano autenticamente cattolici e, direi
di più, di tutti gli uomini di buona
volontà». Nella prima parte del libro il professor Plinio descrive la
Rivoluzione, che ha distrutto quella
Civiltà Cristiana, nata dalla fede;
nella seconda parte ne descrive a
grandi linee, l’azione per contrastarla, la Contro-Rivoluzione, il
cui ideale consiste - come scrive
l’autore - «[...] nel restaurare e nel
promuovere la cultura e la civiltà
cattolica». Nell’opera del pensatore brasiliano emerge con tanta
chiarezza la «meditazione di due
bandiere» «l’una di Cristo, sommo
capitano e Signore nostro, l’altra
di Lucifero, mortale nemico della
nostra umana natura» -, proposta
da sant’Ignazio di Loyola (14911556) nella seconda settimana dei
suoi Esercizi Spirituali, nonché
degli scritti di san Luigi Maria Grignion di Montfort (1673-1716) e di
monsignor Henri Delassus (18361921). De Oliveira è una figura
eminente della scuola di pensiero e
d’azione della Contro-Rivoluzione
cattolica nel secolo XX. Nella sua
descrizione il pensatore brasiliano
distingue e soprattutto sottolinea
l’importanza dei fattori «passionali», delle tendenze e di costume nel
processo rivoluzionario e la loro
influenza sugli aspetti strettamente
ideologici di esso, convinto si tratti
di elementi che, se trascurati, comportano una visione incompleta
della Rivoluzione e la conseguente adozione di metodi controrivoluzionari inadeguati. Inoltre, in
conformità con un tratto rilevante di questa scuola, costanti sono
in lui l’attenzione e il riferimento
autoritativo al Magistero pontificio, che si è venuto sviluppando
in modo particolare a partire dalla
metà del secolo XVIII, sollecitato
dalla socializzazione di errori e di
tendenze disordinate, quindi dagli
avvenimenti e dalle istituzioni che
ne sono derivati.
Domenico Bonvegna
Plínio Corrềa de Oliveira
Bibliografia G. Cantoni, Plinio
Corrêa de Oliveira (19081995),
in IDIS. Istituto per la Dottrina e
l’Informazione Sociale, Voci per
un «Dizionario del Pensiero Forte», Cristianità, 1997. G. Cantoni, Per una civiltà cristiana nel
terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, Sugarco, 2008.
Roberto de Mattei, Il crociato
del secolo XX. Plinio Corrêa de
Oliveira, con una prefazione di
S. Em. Alfons Maria card. Stikler
S.D.B. (1910-2007), Piemme,
1996. Massimo Introvigne, Una
battaglia nella notte. Plinio Corrêa de Oliveira e la crisi del secolo
XX nella Chiesa, Sugarco, 2008. 14
Un errore equiparare
pane e pasta
è
un errore equiparare
il pane con la pasta,
perchè il prezzo del
pane è sceso, quello della pasta continua a salire. Così il presidente della
Federazione
italiana
panificatori (Fippa), Luca
Vecchiato ha commentato
le dichiarazioni rilasciate
ieri dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.
Secondo Vecchiato: “Sui
25mila forni italiani incidono costi senza precedenti
di energia, lavoro e mate-
ria prima. Nonostante ciò,
al contrario della pasta, gli
aumenti del pane sono rientrati: il valore inflattivo
del pane su base annua si è
infatti ridotto di un terzo da
agosto a novembre (+12,2%
contro +4,2%). Chiediamo
perciò al governo – ha con cluso il presidente dei panificatori - di riservare alla
nostra attività artigianale
la stessa attenzione che noi
abbiamo avuto per i nostri
clienti facendo dei sacrifici
notevoli”.
Ici, si può versare entro
il 16 dicembre
Corrado Sforza Fogliani
Presidente Confedilizia
T
ra il 1° e il 16 dicembre – salvo
differenti disposizioni comunali – deve essere versata la
seconda rata dell’imposta comunale
sugli immobili a saldo dell’imposta
dovuta per l’intero anno, applicando aliquote e detrazioni del 2008 ed
eseguendo il conguaglio con quanto
versato a titolo di acconto lo scorso
giugno (quando si è pagato il 50%
dell’imposta dovuta calcolata sulla
base di aliquote e detrazioni del 2007).
Sul sito Internet della Confedilizia
(www.confedilizia.it) è possibile
trovare – oltre ad una guida pratica al pagamento dell’imposta – un
programma per il calcolo on-line del
tributo e i link ai siti dove possono
essere verificate le aliquote e le detrazioni stabilite dai Comuni e reperite le
delibere e gli eventuali regolamenti.
In caso di mancato versamento entro
il 16 dicembre, è possibile – se si paga
entro 30 giorni dalla scadenza prevista
– applicare la sanzione ridotta pari al
3,75% dell’imposta dovuta (la sanzione ordinaria è del 30%), più gli interessi. Se si paga en-tro un anno, si applica
invece la sanzione del 6%. Trascorso
un anno, il “ravvedimento” non è più
possibile e la sanzione è pari al 30%.
Come noto, da quest’anno è stata
sancita l’esenzione delle unità immobiliari adibite ad abitazione principale del soggetto passivo (nonché di
quelle ad essa assimilate), ma restano soggette all’Ici – anche se adibite
ad abitazione principale del soggetto passivo – le unità immobiliari di
categoria catastale A/1 (“Abitazioni
di tipo signori-le”), A/8 (“Abitazioni in ville”) e A/9 (“Castelli, palazzi
di eminenti pregi artistici o storici”). Una discriminazione contro la
quale la Confedilizia si è battuta, e
continue-rà a battersi, perché questa
scelta (già seguita anche dal Governo Prodi) non può esse-re condivisa:
un’imposta, infatti, o è iniqua, o non
è iniqua. Ma se è iniqua (come lo è
l’Ici, che colpisce il valore
e non il reddito), è iniqua
per tutti.
Jonathan Walford
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col tacco fino alle creazioni più stravaganti, le scarpe si sono affermate non solo
in quanto necessari strumenti per camminare, ma soprattutto come indispensabile
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analizzate, illustrate e messe in relazione
con i cambiamenti politici e soprattutto
sociali che hanno attraversato gli ultimi
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ciò che occorre sapere sul vino spumante
italiano, gli spumanti francesi e lo Champagne. Ma non solo: per offrire una panoramica a tutto tondo sull’universo degli
sparkling wines, lo sguardo si allarga ad
abbracciare tutte le altre zone spumantistiche del mondo, dall’Ungheria al Cile,
dagli Stati Uniti alla Nuova Zelanda.
Economia
N° 14/2008 - ANNO XVII - 10 dicembre
A cura di Gianfranco D’Ettoris
SPESE ORDINARIE
ED AUTORIZZAZIONE ASSEMBLEARE
Si domanda se, per provvedere
alle spese di gestione ordinaria, l’amministratore necessiti
dell’autorizzazione
dell’assemblea.
La risposta al quesito è negativa. Secondo la Cassazione, infatti, l’erogazione delle spese di
gestione ordinaria non richiede la
preventiva approvazione dell’assemblea dei condòmini, in quanto “trattasi di esborsi (contributi,
utenze, premi assicurativi, spese
per il riscaldamento, ecc.) dovuti
a scadenze fisse e ai quali l’amministratore provvede in base ai
suoi poteri e non come esecutore
delle delibere dell’assemblea”.
L’approvazione di dette spese è,
invece, richiesta “in sede di consuntivo, giacché solo con questo
si accertano le spese e si approva
lo stato di ripartizione definitivo
che legittima l’amministratore ad
agire contro i condòmini morosi
per il recupero delle quote poste
a loro carico” (sent. n. 5068 del
18.8.’86).
REVOCA DELL’AMMINISTRATORE
Si domanda quando sia possibile ricorrere all’autorità giudiziaria per ottenere la revoca
dell’amministratore.
Il terzo comma dell’art. 1129
configura tre ipotesi nelle quali l’amministratore può essere
revocato da parte dell’autorità
giudiziaria su ricorso anche di
un solo condomino.
La prima concerne il caso in
cui l’amministratore non abbia informato tempestivamente
l’assemblea di una citazione o di
un provvedimento riguardante
U
tilità
Alessandro Calderoni
Il mestiere più antico
del mondo
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A poco più di vent’anni, tra un esame e l’altro all’Accademia di Bele Arti, Virginia ha
seguito la sua passione per il denaro in un
tunnel di sesso e incontri sbagliati. Gabriele
è un gigolo gentile, che di mattina frequenta i corsi di Lingue. Laura vendeva il suo
corpo; ora, con una laurea in tasca, vende
immagini del suo corpo online.
Mauro Campus
L’Italia, gli Stati Uniti e il
Piano Mashall
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“I paesi che accettarono il piano Marshall
si composero in un blocco ispirato a un
comune obiettivo, consentendo all’amministrazione americana di vantare il più
grande successo della sua azione internazionale nel dopoguerra. Il piano è rimasto
nel pensiero politico come sinonimo di ‘intervento risolutivo e benefico per i momenti di crisi drammatica’. In senso diverso, è
stato accusato di essere l’espressione più
aggressiva del capitalismo americano.
Affitti e condominio
Confedilizia risponde
La rubrica fornisce risposta solo a quesiti di interesse generale. Non saranno, pertanto, presi in considerazione quesiti
né a carattere personale né relativi a questioni già pendenti
innanzi all’Autorità Giudi­zia­ria.
I quesiti vanno inoltrati alla Confedilizia tramite le oltre 200
Associazioni territoriali aderenti alla stessa e presso le quali è
possibile attingere anche ogni ulteriore informazione. Per gli
indirizzi delle Associazioni consultare i siti www.con­fe­dilizia.it
www.con­f e­d i­l i­z ia.­e u oppure telefonare al numero
06.67.93.489.
il condominio che esorbiti dalla sue competenze. La seconda
ipotesi ricorre allorché l’amministratore, per due anni, non abbia reso il conto della sua gestione. La terza, infine, si verifica
nel caso in cui vi siano “fondati
sospetti di gravi irregolarità”.
AGGIORMANENTO DEI CANONI
DI LOCAZIONE
In un contratto di locazione di
un locale commerciale le parti hanno pattuito di escludere
l’aggiornamento Istat per i
primi tre anni e successivamente di applicare la misura
del 100% a partire dal quarto
anno. Si domanda se, così formulata, tale pattuizione consenta legittimamente al locatore di richiedere, alla scadenza
stabilita, l’indice integrale
dell’Istat e non quello ridotto
al 75%.
La risposta è negativa. L’aggiornamento dei canoni delle
locazioni commerciali, infatti, è
regolato dall’art. 32 della legge
392/’78, che consente il recupero solo del 75% delle variazioni
dell’indice Istat. Quindi, ogni
diverso sistema che pretendesse
di usare l’indice integrale e non
ridotto, anche se compensato
con la rinuncia all’aggiornamento nei primi anni, non sarebbe
legittimo ed efficace ed esporrebbe il locatore a dover restituire quanto ricevuto oltre il limite
di legge.
ILLEGITTIMA L’INCORPORAZIONE
DEL PIANEROTTOLO
Un condomino ha incorporato nel suo appartamento una
porzione di pianerottolo. Si
chiede se ciò sia legittimo.
La risposta è negativa. Secondo la Cassazione, infatti, i
pianerottoli, quali componenti
essenziali delle scale comuni,
sono per presunzione di legge –
salvo diverso titolo – comuni tra
tutti i condòmini. Essi non possono essere, quindi, “incorporati
nell’appartamento di proprietà
esclusiva del singolo condomino, in quanto tale incorporazione
costituisce un’alterazione della
destinazione della cosa comune
ed un’utilizzazione esclusiva
di essa, lesiva del concorrente
diritto degli altri condòmini”
(sent. n. 4299 del 16.12.’74).
A cura della CONFEDILIZIA di Crotone - Via Lucifero 40 - Tel. 0962/905192
Sito Internet: www.godel.it/confediliziakr
A cura di P. Fantozzi e A.
Montanari
Politica e mondo globale
Carocci
pp. 289 €. 26,00
Il libro, suddiviso in tre parti - le forme della
globalizzazione, l’Europa della globalizzazione, le grandi questioni della globalizzazione -,
affronta i molteplici aspetti della nuova società
globale e le trasformazioni che interessano le
diverse dimensioni della politica. Il manuale
vuole essere un tentativo di lettura sociologica
dei grandi temi politici delle società contemporanee e dei processi avviati dalla globalizzazione.
Antonio Galdo
Non sprecare
Einaudi
pp. 170 €. 16,00
Dopo le storie e i personaggi legati al mondo della fabbrica Antonio Galdo racconta le
storie di coloro che hanno rifiutato la china
che conduce al consumo inconsapevole di
tutto ciò che compone la nostra vita, coloro
che hanno scelto di non sprecare se stessi.
Due celebri cuochi predicano una cucina
fatta anche di avanzi. Una ragazza anoressica si fa fotografare nuda per una campagna del Ministero della Salute.
Alberto D’Ottavi, Tommaso
Sorchiotti
Creare un blog 2.0
Tecniche nuove
pp. X-180 €. 13,90
Pochi altri strumenti hanno avuto un impatto altrettanto forte e una diffusione altrettanto pervasiva. Il motivo, tutto sommato, è semplice: la crescita prodigiosa
delle capacità offerte dalla tecnologia ha
incontrato nuove sensibilità e richieste
sociali. Le persone desiderose di partecipare ed esprimersi sono sempre più
numerose, e il blog ha soddisfatto questa
esigenza.
Domenico Campisi, Roberta
Costa
Economia dei sistemi
industriali
Carocci
pp. 236 €. 36,50
L’oligopolio è la forma di mercato più
pervasiva nell’economia contemporanea:
essendo aperta a qualsiasi esito in termini
di quantità e prezzi, necessita di attenzioni e cure collettive. In questo volume si
fa riferimento all’interazione strategica
tra imprese (che si manifesta quando le
azioni di ciascuna impresa condizionano
quelle delle altre) e alla strumentazione
analitica sottostante, la Teoria dei Giochi.
N° 14/2008 - ANNO XVII - 10 dicembre
da
Roma
Attualità
luci e ombre della
15
Capitale
Cultura, società, costume, arte, teatro, musica, danza, attualità e vita moderna
P
resso i Musei Vaticani, il
Prof. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, e
il Prof. Mario Sarcinelli, presidente
della Banca Dexia Crediop S.p.A.,
sono intervenuti alla presentazione
del volume: Attorno al Cavallini.
Frammenti del Gotico a Roma nei
Musei Vaticani, curato da Tommaso Strinati, edito da Skira. A commentare il volume erano Serena
Romano, professore ordinario di
storia dell’arte medievale presso
l’università di Losanna, Maurizio
De Luca, direttore del laboratorio
restauro pitture dei Musei Vaticani,
e il curatore Tommaso Strinati, docente incaricato presso l’Università
di Roma “la Sapienza” e presso il
Centro Sperimentale di Cinematografia. Il progetto del volume Attorno al Cavallini, frammenti del
Gotico a Roma nei Musei Vaticani,
promosso da Dexia Crediop S.p.A.,
determina il naturale proseguimento
di un progetto scientifico dedicato
alla pittura medievale a Roma iniziato nel 2004 con la realizzazione
del volume Aracoeli. Gli affreschi
ritrovati. L’opera è dedicata a due
straordinari nuclei di dipinti murali datati tra la fine del Duecento e
gli inizi del Trecento, conservati nei
Depositi della Pinacoteca dei Musei
Vaticani. Il primo nucleo di affreschi, raffigurante Storie della Vita
di S. Caterina d’Alessandria e Sto-
Un libro sulle opere del “Cavallini”
San Benedetto risuscita un
monaco. Lello da Orvieto
rie di S. Benedetto da Norcia, venne
ritrovato alla metà dell’Ottocento
nella basilica di S. Agnese fuori le
mura a Roma. I dipinti, dopo il rinvenimento, vennero staccati dalle
pareti originarie e furono sistemati
su supporti in tela, per essere poi
trasferiti nei Musei Vaticani dove
ancora oggi si trovano. Il secondo
nucleo di dipinti mostra invece uno
straordinario fregio con animali
fantastici, motivi vegetali e geome-
trici databile agli anni ottanta del
Duecento; ritrovati attorno al 1960
in alcuni saloni del Palazzo Apostolico Vaticano e staccati parzialmente dal muro medievale, furono
successivamente identificati come
i fregi decorativi di alcuni ambienti
del primitivo Palazzo Apostolico
Vaticano, fatto costruire da Papa
Niccolò III (1277-1280). Entrambi
i nuclei di affreschi, noti soprattutto
al ristretto pubblico degli studiosi e
specialisti dell’arte medievale italiana, non sono attualmente visibili al pubblico e non sono stati mai
pubblicati per intero; questo volume, attraverso una campagna fotografica mirata e grazie agli originali
contributi degli autori, mette oggi a
disposizione degli studiosi e degli
appassionati un repertorio ragionato di tutti i dipinti murali tardoduecenteschi conservati nei Musei
Vaticani. Gli affreschi testimoniano
la ricchezza e la complessità della
pittura romana a cavallo tra il XIII e
il XIV secolo, quando la rivoluzione naturalistica nell’interpretazione
della figura umana e della figura
nello spazio trovò come protagonisti assoluti Pietro Cavallini (1272?1321?) e il giovane Giotto (1267?1337), oltre ai grandi Jacopo Torriti
Il duca di York a Frascati
(attivo nel XIII secolo) e Filippo
Rusuti (attivo nel XIII-XIV secolo).
Gli autori delle Storie di S. Caterina
sono anonimi ma straordinari nel
disegno spigoloso ed espressivo dei
personaggi, pienamente calati nel
gusto del gotico d’oltralpe e vicini
allo stile del Cavallini, di cui sono
contemporanei. Le Storie di S. Benedetto sono invece attribuite alla
mano di Lello da Orvieto (attivo
nel XIII-XIV secolo), maestro dalla
pennellata morbida e pastosa vicino
ai modi del Cavallini e di Giotto. I
fregi, di poco precedenti ai due cicli di S. Caterina e di S. Benedetto, sono invece la testimonianza di
una raffinata bottega specializzata
nella realizzazione di motivi seriali,
costruiti sulla interpretazione fantasiosa e goticheggiante di elementi
vegetali e animali, mescolati con
grande sapienza coloristica e materica. “Lo studio della pittura romana delle origini ha attraversato con
vivace spregiudicatezza gli ultimi
tre decenni della nostra disciplina,
incrociando il cantiere di Assisi e
puntando con dichiarata determinazione al ridimensionamento del
primato fiorentino. Un primato che
– come ognuno sa – dura impavido
e apparentemente inattaccabile da
secoli, fin dai tempi di Giorgio Vasari. La partita è ancora aperta e gli
esiti tutt’altro che scontati” ha spiegato il prof. Antonio Paolucci. “Se
valutiamo in prospettiva storica, e
con sguardo al quadro nazionale, la
vicenda delle arti figurative a Roma
negli anni che tutti conosciamo
come gli anni di Cimabue e Giotto,
possiamo dire che si è trattato di una
storia interrotta o meglio dire, spezzata. Bisognerà attendere i tempi di
Donatello, di Brunelleschi, di Masaccio perché la storia riprenda il
suo corso. La premessa è necessaria,
perché ci aiuta a intendere l’utilità e
l’importanza del volume che le mie
righe introducono e dell’occasione
espositiva che lo giustifica e lo accompagna”. “Nelle temperie della
finanza globale questo volume rappresenta, oltre che una testimonianza della preziosa collaborazione tra
Dexia Crediop e i Musei Vaticani,
un segno di fiducia in un avvenire
più sereno…” ha affermato il prof.
Mario Sarcinelli. “E’ nostra viva
speranza che si possa continuare a
testimoniare il nostro amore e il nostro impegno per l’Arte.”
Gianfranco Nitti
Elettrosmog su Torre Acea
La città gli rende omaggio con la mostra “La Biblioteca del Cardinale”
P
ersonalità di spicco nell’Europa del XVIII secolo e vescovo
della Diocesi Tuscolana per
42 anni, Enrico Benedetto Clemente
Stuart, Duca di York influenzò profondamente la vita della città di Frascati
nel corso del ‘700. La città gli rende
omaggio con la mostra “La Biblioteca
del Cardinale. Enrico Benedetto Clemente Stuart, Duca di York a Frascati,
1761 – 1803“, ospitata dalle Scuderie
Aldobrandini per l’arte e in altri luoghi della Città dal 14 dicembre 2008
al 18 gennaio 2009. Un’iniziativa
posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, promossa e
prodotta dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Frascati
su iniziativa del Sindaco Francesco
Paolo Posa e dell’Assessore alle Politiche Culturali Stefano Di Tommaso, con il patrocinio dell’Assessorato
alla Cultura, Spettacolo e Sport della
Regione Lazio e dell’Assessorato alle
Politiche Culturali della Provincia di
Roma. L’esposizione, a cura di Giovanna Cappelli, raccoglie dipinti, tra
cui lo straordinario olio con l’incontro di Pio VII e il Duca di York a Villa
Arrigoni-Muti, medaglie, documenti
originali, un busto in marmo, il bozzetto originale del monumento funebre
degli Stuart opera di Antonio Canova,
che si trova nella Basilica di San Pietro
in Vaticano, e alcuni dei preziosi volumi che il Duca stesso raccolse nella
sua famosa biblioteca, tra cui il codice
miniato “Libro d’ore” di Caterina dei
Medici, provenienti dalla Biblioteca
Vaticana. L’originalità della mostra
risiede nel fatto che oltre alle Scuderie
Aldobrandini, i visitatori potranno ripercorrere le tappe principali della vita
e delle attività del Cardinale a Frascati
e visitare su prenotazione il Seminario
Tuscolano, la Chiesa del Gesù e la Cattedrale di San Pietro, per ammirare le
preziose opere d’arte donate dal Cardinale alla Comunità frascatana, tra
cui la straordinaria biblioteca recentemente restaurata. «Questa originale
e importante mostra dalle partnership
prestigiose è un’ulteriore qualificato
momento della politica culturale portata avanti in questi anni dall’Amministrazione Comunale - dichiara l’Assessore Stefano Di Tommaso -. Attenta
al recupero, alla conoscenza e alla valorizzazione di un patrimonio artistico
straordinario. Dopo aver reso omaggio
al genio degli architetti-archeologi Luigi Canina e Gian Pietro Campana, a
quest’ultimo sono dedicate ben nove
sale al Louvre, questa mostra sul Cardinale di York - conclude l’Assessore
- vuole mettere in risalto un’eccezionale figura di pastore delle anime, di
benefattore e di mecenate». Il Duca
di York, ultimo pretendente giacobita
(della linea cattolica degli Stuart) al
trono d’Inghilterra, Scozia e Irlanda,
fu ordinato cardinale nel 1747. Il 3
dicembre 1776, quindici anni dopo la
sua nomina a vescovo di Frascati, questo pastore munifico e zelante, padre
premuroso dei poveri, ma anche mecenate dell’arte, della musica, della cultura donò la preziosa biblioteca (circa
5.000 volumi che nel corso degli anni
divennero oltre 10.000) al Seminario
Vescovile di Frascati, la quale all’epoca rappresentava una delle maggiori
biblioteche private e ancora oggi testimonia gli interessi enciclopedici tipici del Settecento. Raccoglieva infatti
volumi di letteratura, erudizione scolastica, agiografia, opere devozionali,
senza dimenticare il settore classico,
antiquario e scientifico con rare edizioni del Cinquecento e del Seicento.
In sintonia con quelle finalità proprie
delle istituzioni culturali quattrocentesche, la biblioteca non era riservata
esclusivamente al suo posses¬sore ma
era disponibile a chiunque ne faceva
richiesta, includendo anche il permesso del prestito librario. Tutto era pertanto finalizzato alla crescita culturale
non solo del clero del Seminario ma
anche della popolazione di Frascati
e della diocesi. Nel corso degli anni
il Duca volle annettere alla Biblioteca anche una tipografia, dotata di
una ricca e preziosa serie di caratteri mobili, dove, nel corso degli anni,
furono stampate raffinate edizioni.
Per salvarla dalla devastazione della
guerra, che colpì duramente la Città
di Frascati, nel 1944 l’intera raccolta
fu trasferita nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Grazie all’impegno del
Comune di Frascati, nel 2002 si è potuta effettuare una prima trascrizione
degli inventari di questa biblioteca.
Nel 2007 Marco Buonocore, Scriptor Latinus e Direttore della Sezione
Archivi della Biblioteca Vaticana, con
la monografia La biblioteca del Cardinale Henry Stuart Duca di York dal
Codice Vaticano latino 15169 edita
dalla Biblioteca Apostolica Vaticana,
ha potuto identificare tutti i volumi
contenuti nella preziosa collezione del
cardinale donata nel 1776. La mostra
ospitata nelle Scuderie Aldobrandini
di Frascati e l’approfondito catalogo
sono un punto fondamentale di questo
percorso, testimonianza di un importante recupero dall’oblio di materiali
di altissimo contenuto scientifico e
culturale, che per la prima volta vengono mostrati al pubblico.
Elettrosmog
I
cittadini devono sempre
essere informati in modo
appropriato e corretto
quando si tratta di queste situazioni delicate che riguardano la salute delle persone.
Così si esprime il segretario
romano dell’Italia dei Valori
Roberto Soldà, di cui è noto
il sostegno incondizionato in
difesa degli interessi e della
salute dei residenti capitolini.
La vicenda in questione riguarda il perdurare di un clima di
incertezza in riferimento alla
rimozione di 15 antenne di
telefonia mobile collocate sulla vetta della Torre Acea, nel
Parco della Vittoria di Ostia
Lido. Le antenne sono ancora
là benché da tempo si era giunti ad un accordo che prevedeva la dismissione definitiva di
tali impianti che provocherebbero gravi danni all’incolumità delle persone. Da qui la
lunga lotta e le proteste degli
abitanti del XIII municipio
contro l’elettrosmog. “Io sto
con loro” dichiara con tono
perentorio Soldà. “E’ risaputo
- aggiunge - che il problema si
protrae ormai da diverso tempo. Spetta agli organi competenti, tra i quali l’ufficio
dell’Arpa Lazio, garantire la
massima tranquillità per tutti
e la certezza dei dati forniti relativi all’inquinamento
elettromagnetico. Quel che
conta di più è la salute dei risedenti della zona”. Quanto
all’atteggiamento sconsiderato e incurante dell’amministrazione Alemanno che non
sembra propensa ad intervenire, Soldà è categorico:
“Fanno bene i cittadini ad
incalzare. Inoltre, in questo
tipo di battaglie è necessario
e obbligatorio l’intervento
delle opposizioni che devono vigilare e farsi portavoce
delle proteste popolari”
Nicoletta Hristodorescu
L’apprendimento intelligente
Teoria dei luoghi della mente, metodologia per favorire lo sviluppo delle capacità intellettive
L’apprendimento intelligente è una metodologia di gestione ottimale delle risorse intellettive che tutti possono acquisire per
migliorare l’efficienza del proprio sistema cognitivo. In effetti, l’energia della mente è potenzialmente illimitata, ma non tutti
sanno usarla in modo appropriato per il loro profitto e per il profitto degli altri.
La “Teoria dei luoghi” (Tdl) formula alcune ipotesi sulla natura e la struttura della mente umana, partendo dal presupposto
che il cervello non è un contenitore in cui vengono immagazzinate, alla rinfusa, le informazioni in entrata, ma una struttura di
strutture citoarchitettoniche geneticamente predisposte ad essere organizzate. Il modello neuro mimetico descritto dalla “Teo-
ria dei Luoghi” è il risultato di studi che riguardano non soltanto le Neuroscienze, ma anche la Cibernetica, la Psicologia, la
Linguistica e le problematiche connesse all’insegnamento. Nessuna sperimentazione diretta sull’essere umano può accertare
con mezzi non invasivi le modalità in cui i processi intellettivi di alto livello (creativo, scientifico, religioso) siano soddisfatti
dal comportamento funzionale dei singoli neuroni, all’interno delle strutture alle quali essi appartengono.
La Hristodorescu descrive in maniera approfondita questi processi nel preciso intento di porre le basi di una metodologia che
possa favorire il processo di apprendimento e dotare l’insegnamento scolastico di presupposti scientifici più efficaci e consapevoli del funzionamento cerebrale. L’autrice completa il suo studio con una sua personale teoria da lei applicata ai suoi
alunni che consente un graduale e sostanziale miglioramento del quoziente intellettivo.
I-88900 Crotone, via Lucifero 40
tel. 0962/90.51.92 fax 0962/1920413
ISBN 978-88-89341-12-4
pp. 466, € 22,00
Opera di prossima pubblicazione
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Napolitano: «Un caso senza precedenti