Comune di Villa Cortese
Assessorato allo Sport
e Pubblica Istruzione
CONVEGNO DI FORMAZIONE
PER GENITORI
“QUALE, QUANDO E QUANTO SPORT
è UTILE PER I NOSTRI FIGLI”
Sala consigliare del Comune di Villa Cortese
Mercoledì 24 novembre 2010 ore 20.30
Atti del Convegno
Dott. Giovanni Alborghetti - Sindaco del Comune di Villa Cortese
Sig.ra Maria Teresa Libani - Assessore allo Sport e Pubblica Istruzione
è con piacere che abbiamo accettato di ospitare nel nostro Comune il convegno “Quale, quando e quanto sport è utile per i nostri figli”. Infatti, una delle priorità della nostra Amministrazione nella crescita dei nostri giovani concittadini, è quella di proporre una attività sportiva che abbia al centro il ragazzo, un’attività sportiva corretta non
solo dal punto di vista dello sviluppo fisico, ma anche di quello intellettuale e morale.
Spesso come genitori ci si trova di fronte a scelte di cui non conosciamo le implicazioni tecniche, soprattutto quando, come fortunatamente accade nel nostro comune, si
ha la fortuna di avere numerose proposte sportive tra cui scegliere. è però importante
fermarsi e affrontare in modo sistematico quale e quanto sport è utile per i nostri
figli. Per questo siamo certi che questa serata aiuterà tutti i partecipanti ad orientarsi
meglio tra le proposte delle associazioni sportive del territorio.
Concludiamo ringraziando la società Polisportiva Villa Cortese e il Comitato Nazionale Sportivo Libertas per questa interessante proposta ed il nostro concittadino Ivano
Brugnetti, medaglia d’oro olimpica Atene 2004 nella specialità “marcia 20 Km”, per
aver accettato con entusiasmo di condividere la sua esperienza di sportivo con genitori e addetti ai lavori.
Sig. Renato Ricasoli
Presidente Polisportiva Villa Cortese dal 1987
La società Polisportiva Villa Cortese è nata nel 1976 dalla
volontà di alcuni genitori di dare l’opportunità a tutti di avvicinarsi allo sport formativo e ricreativo, senza alcun tipo di
selezione e/o agonismo forzato.
Iniziata l’attività con i corsi di ginnastica formativa sportiva
per ragazze e ragazzi con un gruppo di atletica leggera e la
squadra di pallavolo maschile, la società negli anni successivi è cresciuta inserendo
nuovi sport e attività aggregative salvaguardando sempre integri lo spirito ed i principi che hanno ispirato i fondatori.
Attualmente le attività svolte sono: atletica leggera, basket, calcio a 5, danza moderna, ginnastica artistica, yoga, judo, nippon kempo, roller, karate, preparazione atletica, ginnastica di mantenimento per adulti e pensionati.
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“QUALE, QUANDO E QUANTO SPORT è UTILE PER I NOSTRI FIGLI”
Obiettivo del terzo millennio: il benessere per tutti
Tutti, ma proprio tutti, desideriamo raggiungere questo traguardo; a maggior ragione
vogliamo che lo raggiungano i nostri cari, primi tra tutti i nostri figli.
Il dilemma è come fare.
L’attività sportiva non è solo imparare una disciplina e diventarne un esperto ma è
anche, e particolarmente nei più giovani, una componente fondamentale nella formazione fisica, morale e intellettuale.
Purtroppo, non esistono nella nostra società programmi strutturati con queste finalità
e i genitori sono spesso costretti a doversi orientare in mezzo a mille proposte che a
loro volta nascondono rischi che possono provocare conseguenze negative se sottovalutati.
Scopo del convegno non è indicare quale disciplina occorre fare, ma dare le indicazioni generali di quali sono i rischi potenziali e quali invece gli aspetti più importanti di
cui tener conto per fornire ai genitori i maggiori elementi possibili nella valutazione
per la scelta del percorso sportivo e formativo dei nostri figli nell’età giovanile.
La speranza che ci deve muovere è quella che tutti possano attraverso la pratica
sportiva essere sani e forti ma anche con una buona autostima e sicuri di sé, per poter
essere in questo modo più utili a se stessi ed agli altri.
Questo interesse, pensiamo, debba essere sentito e condiviso dalla maggioranza dei
genitori ed è per questo che il Centro Provinciale Libertas di Milano insieme con il
Comune di Villa Cortese e con la Polisportiva di Villa Cortese ha voluto promuovere
questo convegno, nella speranza che una maggiore consapevolezza dei genitori si
possa tradurre in un sempre più responsabile supporto alla crescita e all’educazione
dei nostri figli.
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Promotore del Convegno:
M° Giuseppe Manzella
Consigliere Nazionale e Responsabile del Settore Arti Marziali e
Discipline Orientali del Centro Nazionale Sportivo Libertas.
Responsabile Nazionale Settore Judo Libertas.
Responsabile Regionale Formazione Libertas Lombardia.
Presentazione e finalità del Convegno
La missione della Libertas, come ente di Promozione Sportiva, affonda le sue radici
dal 1945 nel desiderio dell’allora Capo del Governo Alcide De Gasperi di creare un
ente che attraverso lo sport contribuisse alla ricostruzione morale del paese.
Oggi dobbiamo osservare che il desiderio di Alcide De Gasperi si è infranto contro
l’utilizzo dello sport visto come scorciatoia per il successo o per la popolarità, dove
qualsiasi mezzo viene usato pur di raggiungere l’obiettivo e che quindi di conseguenza chi fallisce è out.
Non è difficile, osservando i giovani, osservando le ultime generazioni e non solo,
che attorno a noi la società non è migliorata; che egoismi e individualismi sembrano
molto spesso prevalere sul buon senso e sul bene comune e che purtroppo, quella
ricostruzione morale sperata sembra ancora lontana.
Questo convegno nasce da una semplice osservazione: se la società non è migliorata
vuol dire che il metodo non ha funzionato. Ma per cambiare da dove partire?
Non è possibile partire da nessun altro luogo se non da dove si genera la vita, e quindi dalla famiglia. è la famiglia che ha nel cuore il desiderio di serenità, di benessere
e di prosperità dei propri figli.
La famiglia però, per il raggiungimento di questi fondamentali obiettivi, non ha in se
tutte le capacità e le risorse necessarie, quindi deve appoggiarsi nelle diverse fasi
della crescita dei propri figli a strutture esterne ad essa, come la scuola, la parrocchia, le associazioni sportive ecc.
Questo è di fatto il passaggio cruciale. È qui che molto spesso si commette l’errore
di delegare senza vigilare sull’applicazione corretta del principio di sussidiarietà, che
è quello di aiutare in modo suppletivo senza distruggere e senza assorbire i compiti
e le capacità dei genitori.
Per molte scelte la famiglia ha già le idee chiare e compie i passi opportuni perché
vengano poi condivise dai figli: alcuni esempi possono essere l’istruzione (quindi la
scuola), la religione, l’alimentazione, l’igiene, i divertimenti, ecc. Ma per lo sport
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le maglie delle certezze si allargano e si passa da un generico “l’importante è che
facciano qualcosa” ad un accomodante “vuole andare con i suoi amici a fare…” , insomma per lo sport si perde un po’ di quella determinazione usata in altre situazioni.
Eppure lo sport è un luogo dove coesistono benefici e rischi e quindi l’attenzione dei
genitori deve continuare ad essere elevata. Lo sport può essere un aiuto per costruire
un uomo migliore, capace di dare il suo contributo alla crescita morale della società
ma, può anche essere il luogo dove si possono generare problemi fisici, di disagio,
di emarginazione, nonché il rischio di trasmettere modelli educativi diversi da quelli
pensati dalla famiglia.
Quindi, lo scopo di questo convegno in termini costruttivi vuole essere quello di dare
ai genitori elementi utili per esercitare una maggiore attenzione alla pratica sportiva
dei propri figli, oltre ad essere uno sprone per spingerli a conoscere e condividere i
metodi e gli obiettivi.
La strada maestra, a nostro avviso, non è quella dell’indirizzo specialistico precoce,
ma quella del progetto formativo globale che curi la formazione complessiva passando attraverso esperienze sportive diverse e integrate tra di loro, in un progetto
studiato per i ragazzi, condiviso con i genitori, sponsorizzato da amministrazioni, autorità scolastiche e religiose; realizzato con l’aiuto di educatori sportivi a loro volta
sostenuti da operatori specializzati, sociologi, pedagogisti, e medici.
Può essere tutto questo utopia? Probabile, ma noi sappiamo che camminare verso
l’utopia, di per sé irraggiungibile, non può che portarci a conquistare tappe concrete
che vanno comunque in quel senso.
Mettiamoci perciò in cammino, ad esempio rispondendo, con questo convegno, ad
una domanda (quali sono i rischi) che spesso non si pone perché ce ne viene nascosta la gravità, perché la società ci propone prevalentemente e pesantemente solo la
parte vincente, trascurando di parlarci di tutto ciò che per produrre il vincente occorre
sacrificare.
Il nostro impegno è quello di ribadire che, finché la ricostruzione morale perseguita
anche attraverso lo sport, come preconizzato da De Gasperi, non si intravvede, noi
dobbiamo continuare ad essere propositivi e a stimolarci, affinché si affermi il principio inconfutabile che l’unica scelta possibile, per chi promuove la pratica sportiva,
è quella di contribuire a formare giovani più sani nel corpo e nelle idee, perché solo
così si può essere di maggiore aiuto a sé stessi e agli altri, concorrendo quindi a
formare una società migliore, realizzando con questo anche enormi risparmi per la
collettività.
Per finire un ringraziamento ed un merito vanno certamente alla Regione Lombardia
e al CONI provinciale di Milano che insieme al Comune di Villa Cortese hanno patrocinato questo convegno.
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Il CONI per il continuo lavoro di formazione che svolge a 360°, la Regione Lombardia
per l’ottima iniziativa finalizzata all’istituzione, attraverso corsi di formazione sviluppati su 2 anni, della figura di Educatore Sociale in Arti Marziali, con riconoscimento
finale e certificazione di qualità.
Prossimamente, penso si accinga a farlo anche in altre discipline, questa è sicuramente una novità importante che andrà sostenuta. Il passo successivo auspichiamo
possa essere quello di favorire l’inserimento di queste figure in progetti per la formazione dei giovani nella fascia di età più delicata (da 5 a 13 anni) sviluppati insieme
alle amministrazioni comunali, ai dirigenti scolastici e al CONI.
Lungo questa strada possiamo assicurare che il nostro ente, la Libertas con le sue
associazioni, ci sarà e saprà dare il suo contributo.
Il rischio fisico - Relatore:
Dr. Alfredo Falchi
Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di
Pavia.
Specializzato in Ortopedia e Traumatologia presso l’Università degli
Studi di Milano.
Attualmente lavora all’Istituto Ortopedico ‘’Galeazzi’ di Milano,
Decima unità operativa: Centro di Traumatologia dello Sport.
Linee propedeutiche da seguire nella scelta sportiva
Chi opera nell’ambito sportivo sa che una delle preoccupazioni più sentite dai genitori
è quella di trovare lo sport più adatto per i propri figli. Normalmente si cerca uno sport
“completo” e la domanda che più spesso viene fatta è quale sia lo sport “più completo” in assoluto. Come è ovvio, la risposta che si dà in questi casi è che non esiste
uno sport veramente completo in assoluto, in quanto ogni attività fisica, quando viene
indirizzata verso una specializzazione, promuove nel praticante certe caratteristiche
a discapito di altre.
La cultura popolare vede nel nuoto la disciplina che maggiormente soddisfa l’esigenza di sport “omnicomprensivo”, ma, ad un esame più attento, risulta evidente che
neppure il nuoto può fregiarsi di questo titolo, perché, ad esempio, non interviene su
importanti qualità quali l’abilità di coordinare il corpo rispetto allo spazio circostante,
la propiocettività, la capacità di saltare, correre o lanciare oggetti e la capacità di
socializzare e di lavorare insieme agli altri per un obiettivo comune.
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Riguardo alla medicina generale, i problemi più frequenti sono sempre gli stessi dei
bambini che non svolgono, purtroppo, attività fisica adeguata: patologie delle prime
vie aeree, dell’apparato respiratorio, allergie in costante aumento, disturbi dell’apparato digerente, intolleranze alimentari, anche queste in continuo aumento. E gli
interventi devono essere eseguiti pensando di avere a che fare con bambini, e non
con adulti.
Piuttosto, il lavoro da svolgere dal punto di vista medico, in accordo stretto e logico
con l’istruttore, il dirigente, il genitore, è di tipo preventivo: prevenire significa insegnare corrette abitudini igieniche, alimentari che rappresentano la base per costruire lo sportivo di domani. è bene ricordare al bambino prima e all’adulto poi che lo
sport richiede un approccio non solo mentale ma anche fisico, e sane abitudini di vita
sono fondamentali per un corretto sviluppo sportivo e organico. è dovere del medico
segnalare ai soggetti sopra accennati delle semplici ma efficaci regole di igiene personale, che in parte ricalcano quelle abituali (lavarsi con continuità, curare l’aspetto
della propria persona), sommate a quelle di chi pratica sport (abbigliamento adeguato e cambiato, comportamento adeguato in palestra, ecc); sembrano banalità, cose
scontate, ma l’esperienza afferma il contrario: vi è poca cultura sportiva anche perché
vi è poca igiene sportiva. Strettamente collegato all’aspetto igienico vi è l’aspetto
alimentare: le giuste regole dietetiche (numero dei pasti, suddivisione dei costituenti
calorici e acalorici), valide nella vita di tutti i giorni, assumono ulteriore importanza
nel caso di soggetti in età evolutiva, con un fabbisogno calorico aumentato dal punto
di vista proteico, e ancora più importante per chi svolge attività motoria, con conseguente aumento del metabolismo di attività. Chi pratica sport deve sviluppare corrette abitudini alimentari, sia esso adulto o bambino: il consumo di frutta e verdura ,
croce e delizia di tanti genitori, è essenziale per un organismo che si sta sviluppando;
dare precise indicazioni di cosa bisogna mangiare e bere prima, durante e dopo una
partita od una lezione è uno dei compiti del medico dello sport che si occupi di soggetti in età evolutiva.
è importante anche, sempre dal punto di vista preventivo, e come medici dello sport,
fornire informazioni utili alla pratica sportiva in età evolutiva, sia ai genitori, che agli
istruttori, ed al settore tecnico in genere. è fondamentale sapere quali possano essere le indicazioni e le controindicazioni dello sport in questione per quanto riguarda
metodologia, carichi e frequenza degli impegni sportivi, così come suggerire lavori
specifici di prevenzione e potenziamento (propriocettività, lavoro sul sistema nervoso
e coordinativo piuttosto che potenziamento organico, lavoro sui prerequisiti motori,
ecc): sono tutti aspetti che concorrono alla prevenzione; utili per i genitori che vogliano avviare i propri figli alla pratica sportiva; necessaria conoscenza per gli istruttori
che devono avere basi biologiche ben precise per poter lavorare con una metodologia
adeguata.
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Riguardo al lavoro presso le società sportive, tutta la programmazione medica, in
accordo con quella tecnica e metodologica, deve essere illustrata all’inizio dell’anno
sportivo, con riunioni a cui partecipino i vari componenti societari: medico, massofisioterapista, staff tecnico, dirigenziale, genitori, bambini. Questo dovrebbe rappresentare il logico e necessario lavoro di equipe volto sempre a migliorare sia il lavoro
in palestra, sia a ridurre il più possibile l’incidenza di infortuni e malattie attraverso
una prevenzione sempre tempestiva.
Il rischio formativo - Relatore:
Dott. Paolo Pichi
Laureato in Scienze dell’Educazione.
Allenatore di base U.E.F.A.
Istruttore giovani calciatori F.I.G.C.
Docente CONI Provinciale di Milano.
Sviluppatore e docente di numerosi progetti legati alla motricità di
base e all’educazione motoria sviluppati in diverse scuole primarie
e dell’infanzia.
Le figure di riferimento dello sport giovanile attuale non sono tra loro ben amalgamate per dare luogo allo sviluppo dell’attività motoria. Troppo spesso si confondono le
varie figure dell’educatore, dell’istruttore e dell’allenatore. Il primo educa, il secondo
istruisce e quindi insegna, mentre il terzo allena, ossia ricerca la miglior prestazione
da un atleta.
Grande confusione esiste poi nelle società sportive nel riconoscere la loro operatività
e, quindi, la definizione della loro “mission” all’interno dello sport giovanile. È facile
riscontrare delle sovrapposizioni marcate tra gli ambiti sociale (formazione socio- culturale e civile dell’individuo), sportivo (formare degli atleti di vario livello e perseguire
risultati sportivi important) e formativo (diffondere l’attività sportiva e trasmetterne
la sua conoscenza pratica). Tutto questa confusione nasce dall’aver perso di vista chi
è il centro del discorso: il bambino.
Perdendo la centralità del discorso formativo si deviano gli intenti e quindi il fattore
successo diventa primario rispetto alla formazione. Questa non può essere indirizzata
alla prestazione immediata, ma deve essere adeguata al valore che il bambino gli
attribuisce. Deve essere un’espressione giocosa e divertente, attraverso la quale la
società sportiva e gli educatori riescano ad impostare una programmazione a lungo
termine, che viaggi di pari passo alla crescita fisica ed intellettuale del bambino.
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La formazione del bambino dovrebbe nascere, in società sportiva, intorno a 5/6 anni,
sotto forma di attività ludica in cui i bambini dovrebbero provare a fare con la possibilità di sbagliare. Già, sbagliare, perché questa parola per molti è sinonimo di
non riuscire e non di provare a confrontarsi con livelli di abilità superiori alle proprie
capacità. L’attività ludica non dovrebbe essere solo di uno sport, ma dovrebbe essere
impostata, soprattutto con i più piccoli, ad una attività multilaterale e generalizzata,
che permette di costruire la padronanza del proprio corpo ed il saperlo usare controllando le sue varie parti. L’esempio di questo è la non conoscenza di molti bambini di
oggi che non percepiscono la parte posteriore del proprio corpo e quindi non sanno
eseguire una semplice capovolta, oppure hanno paura di cadere perché non hanno
mai provato le sensazioni dello strisciare, del rotolare, ecc., oppure ancora più grave
è la non conoscenza di un contatto fisico con i loro coetanei.
Dall’attività dei più piccoli si passa al secondo ciclo delle scuole elementari (810anni). Questa fascia d’età dovrebbe permettere il primo orientamento sportivo e
cioè indirizzare il bambino a capire se è più interessato allo sport individuale o di
squadra. L’attività dovrebbe essere sempre come delle vasche comunicanti, dove il
passaggio da una vasca all’altra è sempre possibile. Quindi un’attività sportiva che
si basa ancora su una multilateralità estensiva, ma anche sul concetto della polisportività, dove il confronto individuale e/o di squadra venga effettuato con o senza
il contatto fisico e dove il confronto con l’altro possa avvenire attraverso il semplice
utilizzo del corpo o con l’utilizzo di attrezzi sportivi. L’espressione dell’attività sportiva
dovrebbe essere basata sul concetto del bel gesto sportivo e sulla velocità d’esecuzione senza perdere di vista la precisione; invece quante volte si vedono sedute
d’allenamento basate sul concetto della ripetizione continuata del gesto. Dovrebbe essere possibile, soprattutto in questa fascia d’età, l’introduzione dell’utilizzo di
entrambi gli arti inferiori e superiori, della parte destra e sinistra; dovrebbe essere
possibile, se nella fascia precedente si è impostato le basi, dare la padronanza del
proprio corpo nella fase di volo, introducendo anche le evoluzioni di pre-acrobatica.
Infine nella terza fascia d’età (11-13anni) si dovrebbe arrivare alla definizione dello
sport pratico, dove ancora si dovrebbe mantenere una multilateralità intensiva sullo
sport al fine della sua completa conoscenza.
Solo nell’ultima fascia d’età (14-18anni) si dovrebbe arrivare a specializzare e ad
individuare il ruolo specifico all’interno della sport. È anche l’età in cui al ragazzo si
deve chiedere di più al fine di arrivare a sviluppare tutte le sua potenzialità fisiche,
tecniche e tattiche.
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Il rischio Educativo - Relatore:
Dr. Ettore Rizzi
Sociologo.
Docente in Scienze Sociali.
Docente CONI Provinciale di Milano.
Membro di giunta del CONI di Milano.
Coordinatore Tecnico Provinciale Promoz. Giovanile CONI di Milano.
Docente C.O.N.I. – Scuola dello Sport Regione Lombardia per l’area
Psicologica.
Progetti ed identificazioni psicosociali dell’allenamento:
Esempio:
SPORT DI SQUADRA - Calcio - basket - pallavolo - rugby
SPORT INDIVIDUALI - Atletica - ciclismo - ginnastica - arti marziali
Progetti ed identificazioni psicosociali sulla persona:
Esempio:
SEGUIRE IN MODO PREFERENZIALE QUELLI PIù BRAVI
MISURA E VALORE DEGLI ATLETI MIGLIORI
RICERCA PRIVATA DEL TALENTO
RICERCA ISTITUZIONALE DEL TALENTO.
1^ OSSERVAZIONE
Alla base dell’allenamento giovanile c’è la consapevolezza che esiste un reclutamento nel mondo giovanile che può essere casuale, tipico della società senza programmazione lineare su tutti gli aspetti sociali.
I progetti privati spesso superano in quantità i progetti istituzionali ma inevitabilmente risentono di una mancanza di progettualità globale sul territorio, mentre i progetti
istituzionali (Scuole - Coni - Enti di Promozione Sportiva) sono direttamente coinvolti
sull’insieme nelle problematiche del territorio.
Le figure di riferimento, dividendo anche qui le figure private dalle istituzionali, ci
danno l’esatta dimensione del problema sportivo in tutte le sue forme (educativoagonistico-esasperazione dell’agonismo-crescita culturale-crescita fisica ecc.).
2^ OSSERVAZIONE
La figura dell’educatore sportivo ha una sua evoluzione o si ferma nella prima fase
evolutiva dell’atleta giovane?
La figura diventa poi istruttore, maestro o allenatore in riferimento alla scelta mirata
dello sport o della specialità scelta dall’atleta giovane?
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In definitiva la figura dell’educatore si concilia con la scelta dei talenti o delle migliori
caratteristiche?
3^ OSSERVAZIONE
Bisogna stabilire in rapporto allo sport scelto, che cosa significa sport di squadra
o sport individuale, ma bisogna soprattutto stabilire come vanno valutati gli atleti,
se vanno considerati come patrimonio tecnico o vanno considerati come frutto di
una evoluzione dell’individuo che fa attività sportiva che rappresenta sicuramente un
investimento sociale.
4^ OSSERVAZIONE.
Nell’ambito della Società in senso globale e territoriale lo studio del sistema dà
l’esatta dimensione dell’importanza del sistema sport.
La Società sportiva in senso generale nasce e cresce ormai su diversi modelli già
descritti che raccolgono quasi totalmente la società umana in tutte le sue manifestazioni.
Questo interagire completamente con il territorio, le istituzioni, le risorse umane,
ambientali creano un nuovo modello unico di fare sport.
Questo modello inevitabilmente coinvolge il giovane atleta e lo fa crescere con una
responsabilità sociale diversa perché le sue figure di riferimento fanno parte di un
sistema sociale ben definito.
5^ OSSERVAZIONE
I progetti sulla persona inevitabilmente si scontreranno con questa nuova esigenza.
La richiesta di molte Federazioni di ricerca del talento è arida e spinge a quantificare
una serie di risultati e dare un valore ad un atleta solo se è il più forte o una promessa
tecnica.
Chi è delegato alla formazione sportiva non può creare aspettative di natura numerico-tecnica se alle spalle non c’è una conoscenza di spendere risorse con progetti
a medio e lungo termine per evitare che in futuro sul cosiddetto territorio si siano
create figure estranee ai comportamenti sociali. Pensare oggi di creare con lo sport
figure povere di riferimenti è un assurdo all’intelligenza umana.
CONCLUSIONE:
Oggi, investire sul ragazzo-a, ha un futuro? Qual è il rischio? Qual è l’aspettativa e
soprattutto la considerazione forte che comunque lo sport non è un valore ma è uno
strumento per valorizzare la centralità dell’uomo.
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Brochure del convegno