CONCERTO DI NATALE
Periodico della Scuola Media “A. Bertola” Rimini anno XV I Febbraio 2010
50 secondi di terremoto hanno causato
500.000 vittime fra morti, feriti e dispersi
Haiti chiede il nostro aiuto
In questi giorni, dopo la catastrofe del 12 gennaio, il capo missione di
“Medicis sans frotieres” narra il dramma che sta vivendo la città di Port
au Prince colpita dal terremoto.
Racconta che la gente in cerca dei propri cari, magari ancora sotto
macerie, collabora, interviene ed aiuta. I più fortunati riescono a
scavare con pale e zappe o pezzi di ferro, magari staccati da una casa,
aprendo piccoli varchi per far respirare chi, travolto da case e edifici,
aspetta soccorso. Invece c’è chi scava per disperazione a mani nude,
con tagli fino alle unghie, poi c’è chi grida, chi si dispera, chi intona
preghiere per confortarli.
Ieri notte, racconta l’operatore, dopo la disastrosa pioggia la gente
vagava senza meta, barcollando, reggendosi gli uni agli altri, aggrappandosi ai muri ormai crollati, in un silenzio spettrale, su un tappeto
di morti. Ci si muove solo a piedi prestando attenzione a non calpestare
teste o braccia o gambe. Ovviamente non c’è luce e solo missionari o
dottori sono muniti di pile. Ogni tanto si alza un vortice di sabbia e la
terra continua a tremare.
Anche adesso. Dopo aver
cercato i sopravissuti sotto le
macerie, ì si comincia a portare via i feriti, a caricare i
morti in barelle, o porte rotte
o carriole, si usa ciò che si
trova, è tremendo. Il problema per i sopravvissuti è il
cibo e il modo di trovare una
fonte per bere ma qui non ce
ne sono; per fortuna abbiamo ancora risorse di acqua e
cibo, ma di quest’ultimo
sono rimaste solo le barrette energetiche. Migliaia di mani si
allungano per averne una... Ci sono file interminabili di bambini,
donne, uomini, anziani che avanzano verso i centri medici. Le fratture,
il maggior danno dei superstiti, si dovrebbero operare, ma non ci sono
gli attrezzi e tanto meno le sale operatorie.
Ferite, infezioni, qui il rischio è la cancrena, e se questa arriverà
cominceremo ad amputare…
Mai vista una cosa così. “ Oggi sono tornato in città, erano ancora tutti
lì. Avvolti dallo stesso silenzio” è questa la catastrofe che vivono i
terremotati. Un paese povero che faceva fatica a vivere già prima , ed
ora, ha più bisogno che mai.
Sono bastati una cinquantina di secondi per causare questo disastro,
500 000 vittime…
Carolina Ponasso2° E
Adolescenza, l’età in cui
si comincia a scoprire il mondo
Essere adolescenti significa essere in continuo contrasto con gli
adulti, voler trovare un motivo alla propria esistenza e un posto nel
mondo, tentare di far valere le proprie idee, oppure nascondersi dietro
quelle di altri, non perché sia la strada più giusta, ma semplicemente
perché spesso è la più facile, quella che non porta a mettersi contro
niente e nessuno, ma anche quella che non aiuta a maturare. È un’età
in cui si potrebbero creare bellissimi legami di amicizia, duraturi e
basati sulla fiducia, ma capita spesso che diventino superficiali e falsi.
Si cerca l’amica vestita bene, quella che sa tutto di tutti, o quella che
sembra più grande, perché si vorrebbe essere come lei, bruciare le
tappe, provare ciò che è proibito, magari iniziare a fumare… Spesso
non ci si accorge che è troppo presto per tutto questo o che è
semplicemente sbagliato voler crescere in fretta, perché si perde tutto
ciò che c’è di bello a questa età. Si occupa sempre più tempo a pensare
alla propria immagine esteriore, a cercare di migliorare quelli che
sembrano enormi difetti, solo per essere accettati dagli altri, senza
pensare che chi giudica da queste cose non sarà mai un vero amico.
L’adolescenza è anche l’età in cui iniziano i contrasti con i genitori:
ci sono quelli che lasciano fare ciò che si vuole e che magari invece
si vorrebbero sempre al proprio fianco, quelli che ogni volta che gli
viene chiesto qualcosa sono subito pronti a concederla e quelli che
invece vedono ancora i propri figli come bambini e hanno paura a farli
uscire dal nido, faticano a capire alcuni comportamenti e ancora non
vogliono ammettere che il proprio bambino sta crescendo. “Io alla tua
età...” quante volte gli adolescenti si sono sentiti ripetere questa frase!
Ma i tempi sono cambiati, i problemi adolescenziali di oggi sono
diversi da quelli del passato, così come sono diverse le vie di
comunicazione, gli interessi, i progetti per il futuro… Così nasce
nell’adolescente il desiderio di staccarsi dalla famiglia, di vivere
l’amicizia come rapporto fondamentale in un gruppo di coetanei.
Iniziano ad agitarsi sentimenti che non si erano mai provati, un’attrazione estranea e sconosciuta verso qualcuno dell’altro sesso, che
regola l’umore e spesso condiziona le azioni, che fa sentire prima
felici e un attimo dopo distrutti, e che porta a fare scelte sbagliate per
paura di soffrire o di non essere ricambiati. Ma, nonostante tutto
questo, l’adolescenza è un’età bellissima, fondamentale per la crescita e la maturazione, perché un giorno gli adolescenti di oggi saranno
adulti e diranno ai loro figli “Io alla tua età…”, ma saranno sempre
pronti ad aiutarli ad essere delle persone migliori.
Eugenia Galli III B
A 14 ANNI
Ho incontrato uno dei tanti poveri che
popolano le nostre strade
La povertà ha tante facce
Da un po’ di tempo seduto ai piedi di “ Porta Montanara” c’è una
persona che suona il violino.
E’ un uomo minuto, con il viso scarno, la barba grigia un po’ cresciuta,
le mani ossute, l’abbigliamento dimesso e trasandato . Potrebbe avere
una sessantina d’anni. Non guarda mai la gente che passa distratta e
frettolosa. Suona. Dal suo strumento escono quasi ininterrottamente
note intonate ma stridule, che si disperdono tra il rumore del traffico.
E’ l’unico modiche ha per farsi notare. Accanto a lui, logorata dal
tempo, c’è la custodia del suo violino aperta, con pochi spiccioli
dentro: aspetta delle monete come una bocca affamata. Chi sei? Chi
eri? Come hai trascorso la tua vita? Perché sei finito così? Lo
immagino ragazzino mentre studia quello strumento, forse al conservatorio, lo immagino in famiglia con i suoi genitori, dei fratelli, poi
con un lavoro, una moglie, dei figli…e poi cos’è successo? Quasi con
vergogna gli metto una moneta nella custodia del violino. Lui
interrompe la musica, mi guarda, sorride e ringrazia. Ha gli occhi
chiari e l’espressione serena. Impacciata, contraccambio il sorriso e
continuo per la mia strada. Dove dormirà questa notte?
SOFIA PESARESI III H
Il vento scompiglia i capelli:
“ riccioli biondi ribelli”…
gli occhi velati di malinconia…
cammino immersa nella fantasia.
Anni di crisi di identità…
di tanta voglia di libertà…
di rimproveri e divieti…
di diari segreti…
Di innamoramenti e “cotte”
e di litigi e lotte.
Quattordici anni, sei come Marzo il “pazzerello”,
sembra tutto ok, e poi serve “l’ombrello”.
Danzi come una ballerina nel salotto,
e poi in segreto abbracci il tuo orsacchiotto;
ti viene il mal di testa…
non vai a scuola e ti fai un giorno di festa.
Ma conviene non perdere un minuto solo,
e cogliere gli attimi di felicità al volo,
e far sì che ogni giornata,
sia allietata da una risata!
EMMA NERI III H
Il 13 gennaio, la nostra scuola ha organizzato una grande festa, in
onore della dottoressa Marilena Pesaresi da decenni impegnata in
Africa a curare e assistere i più bisognosi nell’ospedale di Mutoko
nello Zimbabwe da lei fondato e diretto. Molti di noi si sono potuti
esibire, o partecipando ad un coro, oppure suonando con le tastiere.
Alla serata ha partecipato anche il coro “Bellizzi”con una vera
orchestra che si era esibita anche in Abruzzo per i terremotati. Tutti
i genitori, parenti, amici, sono stati invitati alla festa che si è tenuta
nell’auditorium della Bertola. Hanno fatto parte del coro molte
ragazze delle classi 2C, 2B e 2D ed altre. Alcuni di noi hanno suonato
con l’ orchestra , avendo fatto il corso di tastiere. Le canzoni scelte
sono state bellissime ma, essendo cantate da noi, erano ancora più
belle. Al corso di tastiera i nostri compagni si sono impegnati
tantissimo per suonare canzoni natalizie e non. Il prof. Bianchi è
molto esigente: per questo abbiamo assicurato uno spettacolo molto
bello. Ovviamente anche noi alunni abbiamo fatto la nostra parte. A
differenza dei cori degli altri anni (resi possibili grazie a corsi pomeridiani gratuiti),
quello di quest’anno è
stato preparato nelle
ore scolastiche di musica, in modo che, anche chi era troppo impegnato di pomeriggio,
avrebbe potuto partecipare ed esibirsi con i
suoi compagni. Nell’
ingresso vi era un’offerta libera, e tutti i
denari raccolti sono
stati dati in beneficenza. Il pubblico è stato numerosissimo e caloroso
ed ha apprezzato molto lo spettacolo. L’emozione era al massimo! Si
sono raccolti più di 1250 euro per l’ospedakle di Mutoko che si
aggiungono agli altri raccolti in altre occasioeni
REDAZIONE DEL BERTOLINO CLASSI SECONDE
Concorso letterario
Anche quest’anno la nostra scuola bandisce il Concorso Letterario
riservato ai ragazzi del nostro Istituto e agli alunni di quinta elementare del territorio. Il termine ultimo per la presentazione dell’elaborato è il 15 Aprile. Il tema proposto è “ C’ERA UNA VOLTA UNA
GOCCIA D’ACQUA”. I partecipanti sono invitati ad esprimere ,
attraverso le modalità espressive di una storia , di una favola, di un
racconto, tutto ciò che l’acqua è e rappresenta sul piano chimico,
scientifico, geografico, storico, artistico, letterario, culturale, umano… La premiazione avverrà durante la tradizionale festa di fine anno
scolastico, Buon lavoro!
RESOCONTO DI COME SONO STATI SPESI I SOLDI
RACCOLTI DALLA NOSTRA SCUOLA NELLE DIVERSE INIZIATIVE DI SOLIDARIETA’
( Festa di fine anno scolastico, mercatini di Natale, Giornale
d’Istituto, Maglietta……)
Euro 3100 Dott. Pesaresi ( per finanziare l’ospedale di Mutoko)
“ 1500 Medici senza frontiere
“ 1200 Don Vaccarini ( scuola in Albania)
“
900 per gli alunni della nostra scuola in difficoltà
economica ( per gite, libri…)
La scuola ringrazia
Chiamami Città,
la Tipografia Garattoni di Rimini
La Banca Popolare Valconca di Rimini
La ditta Milo & Co di Viserba di Rimini
Consiglio di Quartiere n. 6
febbraio 2010
A SCUOLA CON LO
STIPENDIO
Il governo dovrebbe trovare i soldi anche per
pagare gli studenti !!!
Tutti i giorni della settimana, gli studenti di ogni
scuola, sono costretti a molte ore impegnative con
compiti, ricerche, verifiche e molto studio, alla
pari di ogni lavoratore che quotidianamente svolge la proprio attività. Quindi se alla fine del mese
lo stato ricompensa ogni lavoratore
con una busta paga,
perché non paga anche gli studenti?
Lo stipendio, naturalmente, che non
sarebbe individuale,
potrebbe essere usato
come fondo di ogni singola classe, al fine di fantastiche gite, programmi per scambi culturali
con altre nazioni o per
l’acquisto di materiale scolastico/informatico come
le nuove lavagne interattive multimediali “touch”.
Quest’idea, stranamente, è già in uso, in via sperimentale in alcuni licei parigini e londinesi, legata
alla presenza degli studenti alle lezioni e al
rendimento scolastico delle classi . Lo stipendio
sarebbe quindi una grande innovazione per la
scuola italiana, sicuramente uno stimolo per ogni
studente per poter rendere sempre al massimo,
riducendo le ormai celebri “assenze
strategiche”(puffi) per proteggersi da nuove interrogazioni.
Massimiliano Barella 2H
Scrivete al Bertolino
Gentilissima
redazione
vi scrivo questa lettera nella speranza di un
vostro consiglio. Premetto innanzitutto che sono
da sempre un accanito lettore del vostro giornalino per ragazzi perché lo trovo molto interessante e, alcune rubriche, anche divertenti; ho anche
convinto tutti i miei compagni di classe ad acquistarlo! Il problema che vi espongo riguarda appunto uno di questi miei compagni di classe con
il quale ho litigato. La causa della lite è stato il
compito di matematica: io avevo già da tempo
terminato i problemi e stavo per consegnare
quando il mio amico, non ricordandosi la formula dell’ area del triangolo, comincia a chiamarmi
sfidando lo sguardo truce della prof. Stavo per
dirgliela quando ho sentito urlare : “ Filippo,
consegna!” Il mio amico ha poi sbagliato tutto e
ha preso “quattro”. Da allora non mi rivolge la
parla. Vi chiedo perciò di darmi un consiglio, un
suggerimento su come comportarmi perché ho
visto, appunto, che una sezione del giornale è
dedicata ai nostri problemi. Spero quindi che,
grazie a questa lettera , prendiate a cuore il mio
problema pur non essendo i diretti interessati e
che rispondiate al più presto alle mie domande.
Vi ringrazio per l’attenzione.
Filippo Vernocchi
Caro Filippo,
se questo tuo compagno è un “vero amico”
dovrebbe capire che non eri nelle condizioni di
aiutalo; tutti sanno come sono “crudeli” le prof.
di matematica e che ad esse si deve obbedire
senza discutere. Comunque ti consigliamo di
trovare una scusa per avvicinarlo ( es. dargli un
po’ di merenda se non ce l’ha) oppure passagli le
risposte della prossima verifica di grammatica:
attento , però, perché anche le prof. di lettere non
sono tenere ne’ con chi passa ne’ con chi copia!
L’ amicizia vale però il rischio!
La redazione
Attività scolastiche
LAVORARE CON LE MANI…..
I giorni 24 Novembre e 1 Dicembre la classe 3°H
si è recata a Sant’Aquilina per prendere parte al
progetto: “Lavorare con le mani “. Con lo scuolabus siamo andati alla sede del progetto e ci
siamo divisi in
quattro gruppi: il
primo gruppo
creava calendari
e presepi con legno, foglie e sassi.
Il secondo gruppo faceva campanelle con i bicchieri di plastica
e ghirlande.
Il terzo gruppo
lavorava il limo,
la pasta di sale e
decorava le palline di Natale.
Il quarto groppo
modellava la terra cotta e faceva biglietti di Natale.
Siamo stati aiutati da persone con handicap (
Down) meno fortunate di noi e abbiamo creato
splendidi capolavori venduti in occasione del
mercatino natalizio. Una metà del ricavato andrà
a Marilena Pesaresi per il suo ospedale in Africa e
l’altra alla nostra scuola per auto - finanziamento.
Prima di salutarci definitivamente, Benny, un nostro compagno di
classe, ha messo la
musica e ha ballato
con i ragazzi che ci
avevano ospitato,
facendoci divertire
molto. Queste persone, Ludovico,
Valentina, Giulia,
Manuel, Irene, Nerina e Giorgia era
molto carine nei
nostri confronti,
simpatici ed educati
e ci hanno accolto
molto gentilmente
nel loro luogo di ritrovo, aiutandoci
in questo progetto.
Ci siamo divertiti
tantissimo e abbiamo capito che ci sono persone
meno fortunate ma che possono ugualmente essere
come noi e avere una vita felice.
Rossi Demi e Mercuriali Erika 3 °H
Un laboratorio speciale con una
persona speciale : nonna Azzurra
Quando il lavoro è anche gioia e soddisfazione
Era un solito venerdì, e proprio quel giorno
dovevamo affrontare ben tre ore d’italiano. Al
suono della campanella entrò la professoressa
Lombardi che ci disse: “ Buongiorno ragazzi,
oggi verrà a trovarci una signora che ci parlerà per
tre ore “del lavoro”. La classe incominciò ad
esultare e, mentre la professoressa spiegava, sentimmo bussare. Ero emozionantissimo perché
non vedevo l’ora di scoprire l’identità di questa
signora , la professoressa gridò:” Avanti” ! Si aprì
la porta ed entrò un ‘arzilla signora con degli
splendidi gioielli che si
presentò dicendo:”
Buongiorno ragazzi io
mi chiamo Azzurra Faeti e sono una “maestra
del lavoro “ ! Rimasi
perplesso su questa
espressione “maestro
del lavoro” ? E cosa
voleva dire?.
In seguito ci spiegò che
può diventare “maestro
del lavoro” chi ha ricevuto una stella di merito
ed ella ne era in possesso, ce la mostrò: era stupenda, incantevole e
brillante!.
Questa onorificenza viene riconosciuta solo a
chi, durante l’attività lavorativa, è stato diligente
ed ha esercitato la sua funzione per molti anni di
seguito. È una cosa rara, infatti non viene assegnata a tutti, solo ad alcuni.
Finite le sue spiegazioni ci comunicò che ci
saremmo visti altre volte .
Ogni lezione nonna Azzurra ci sorprendeva con
cose diverse e riusciva sempre a farci sorridere
con le sue battute.
Per lei era una tradizione, l’ultima mezz’ora,
raccontarci delle storie come “La giara”.
Ci ha illustrato lavori che venivano svolti nel
tempo passato che erano, a dir poco, un’ infinità,
uno più faticoso dell’altro; dovevano lavorare anche i bambini di sei o sette anni e anche più grandi.
Nonna Azzurra faceva la telefonista ed era un
lavoro molto impegnativo con tutti quei fili:io non
ci avrei capito proprio nulla! Pensate, lei lì c’è
rimasta per quarant’ anni.
Ci ha raccontato anche alcune sue esperienze
comiche, drammatiche e dolci.
Grazie a lei penso che il
lavoro sia fatica forza di
volontà, voglia, convinzione di farcela, sicurezza.
Esercitando un mestiere
non si smette mai di imparare, soprattutto deve esserci impegno. Io prima
pensavo che il lavoro fosse
solo un modo per guadagnare soldi.
Ma nonna Azzurra mi ha
fatto capire che il lavoro
sono tutte quelle cose che
ho elencato prima perché,
anche se faticoso, bisogna
sempre andare avanti e non
arrendersi
Ci ha comunicato tutto ciò
con simpatia, direi che è
proprio riuscita nel suo intento.
Nel mio cuore porterò sempre nonna Azzurra, la
sua dolcezza e la sua simpatia e la ringrazio perché
con lei ho avuto un rapporto magico. Voglio ricordarla con questa affermazione: “ Il passato non si
deve dimenticare” (era il suo motto).
Grazie di tutto, non ti dimenticherò mai nonna
Azzurra
Nathan Catone III G
Natale dal sacro al
profano
La festa del Natale è nata per celebrare la
nascita di Gesù ma perché non si da più
importanza alla socialità delle feste ma si considera solo l’ aspetto materiale di questa ricorrenza? Il Natale è diventato solo l’occasione
per ricevere regali e mangiare a crepapelle.
Vorrei sensibilizzarvi su questo aspetto e ricordarvi cosa veramente simboleggia il Natale: il
giorno in cui è nato Gesù. Giacomo
LA REDAZIONE DEL BERTOLINO RISPONDE A GIACOMO.
Siamo perfettamente d’accordo su quello che
hai detto , ma non è per tutti così. Ecco cosa si
fa nelle nostre case: ANDREA: con gli scout
vado a messa a mezzannotte EMANUELE:
a Natale faccio, nel mio piccolo, beneficenza.
FRANCESCA: rispetto la vigilia di Natale e
non mangio carne.
CRISTINA: la sera di Natale prego per i bambini meno fortunati di me LORENZO: io e la
mia famiglia facciamo sempre il presepio insieme.
Pag2
La corsa campestre
Oggi, 17 Dicembre, si e’ svolta, nel parco Ausa,
l’annuale corsa campestre della scuola media
Bertola. La giornata scelta era ideale…per prendersi l’influenza A,B,C,D,…Un vento polare
ha soffiato abbattendosi sui poveri malcapitati
che correvano in tuta leggerissima e calzoncini
corti. Gli atleti sembravano Inuit quando vanno
a caccia foche. Il percorso, fangoso e acquitrinoso, più che a piedi si sarebbe potuto effettuare
in gondola. Il momento clou della gara è stata
però quando i ragazzi, ormai ridotti a stalattiti di
ghiaccio, sono giunti al traguardo.
Stavano per riprendere conoscenza quando cristalli di neve ghiacciata si sono imbattuti sulle
loro pallide e delicate faccine,
Ora la domanda che tutti ci poniamo è : ma la
corsa campestre non si può fare a Maggio? Un
appunto va fatto poi ai ragazzi più grandi. Alla
partenza molti si sono ritrovati nel fango a causa
degli spintoni ricevuti e per questo sono partiti
svantaggiati. Ci auguriamo , oltre ad un clima
più mite per la prossima campestre, anche un
comportamento più corretto di questi nostri
compagni.
La Redazione
Corsa campestre
Alcune riflessioni
Ciao, sono Vanessa della 2H, sono stata selezionata per la campestre che si è svolta giovedì 17
dicembre 2009. Allora, facciamo un passo indietro: tutto è cominciato il sabato prima quando
abbiamo fatto le prove (10 minuti corsa) per
scegliere le persone che avrebbero partecipato
alla gara. Io inizialmente, credevo che, dopo
pochi minuti, sarei morta per mancanza di ossigeno. Invece sono passati 3 minuti 5, 7, 9… in
poche parole ho resistito fino alla fine della
corsa. Ritornando alla campestre, quel giorno si
moriva d freddo; era tutta ghiacciata e alle 8 non
sapevamo neanche se la corsa si sarebbe svolta.
Poi è arrivato l’avviso: la corsa c’era! Allora alla
terza ora una massa di ragazzini ha sceso le scale
all’impazzata per raggiungere la palestra dove
hanno dato un cartellino ad ognuno e ci hanno
indirizzati verso il parco. C’era chi era in pantaloncini, chi aveva il passamontagna, chi i guanti
ecc. Io avevo solo una felpa e i pantaloni della
tuta. Cercavo di riscaldarmi, ma era impossibile.
Finalmente è toccato correre a me, ma le classi 2°
e 3° (solo femmine) hanno dovuto gareggiare
insieme. Appena hanno dato il via, le ragazze di
3° sono partite più veloci della luce! Non era
stata una bella idea! Io andavo piano, ero quasi
ultima, semi congelata; appena ho girato l’angolo sono venuta a sapere da altre ragazze, che
un’alunna era svenuta, qualcun’altra aveva vomitato e c’era chi, avendo inciampato, era ricoperta di fango. Ho superato alcune ragazze che si
erano fermate a camminare e quando, più morta
che viva, sono arrivata al traguardo, mi sembrava
di essere al settimo cielo! Riassumendo: quella
non è stata una corsa campestre è stata una strage
di ragazzi campestri!
Vanessa Venza 2H
La Risposta
Il Coordinatore delle attività sportive della
nostra scuola ha gentilmente risposto alle
domande degli alunni relative alla corsa campestre’ e pubblichiamo le sue osservazioni.
Cari ragazzi, forse voi non lo sapete, ma la corsa
campestre è una gara che si disputa nel periodo
invernale anche in caso di maltempo. I calendari
vengono infatti stabiliti dai Comitati provinciali
responsabili, ( la fase provinciale si disputa il 21
Gennaio, quelle regionali a fine Gennaio ) di
conseguenza le qualificazioni d’Istituto devono
avvenire a metà Dicembre. Per quanto riguarda
le categorie, sono 2: Categoria ragazzi a cui sono
iscritti solo gli alunni delle classi prime – Categoria cadetti con alunni di seconda e terza.
Queste categorie sono stabilite dalla Federazione Sportiva . Vorrei inoltre sottolineare come voi
tutti siete stati invitati a portare un abbigliamento
adatto , anche per il “ dopo gara” Speriamo
comunque che il tempo sia più clemente il prossimo anno e.. vinca il migliore! ( possibilmente
della nostra scuola).
La scuola
è tutto un film!!
Come usare il defribillatore
Il registro: Arma letale
La cattedra: La zona morta
Le entrate: L’attimo fuggente
Gli ultimi banchi: Gli intoccabili
L’ interrogazione: Il silenzio degli innocenti
Gli assenti: Prova a prendermi
La media del 10: Mission impossibile
I bocciati: La caduta
La scuola: Non aprire quella porta
I promossi: La leggenda degli uomini straordinari
Vanessa Vanza 2° H
febbraio 2010
Correva l’anno 1885
Il Resto del Carlino
125 anni di notizie
Buon anniversario!
Con questo semplice ma sentito augurio, noi
ragazzi della scuola media “A. Bertola ” di Rimini
vogliamo festeggiare il 125° anno di vita de “ IL
RESTO DEL CARLINO”, un giornale che ci
accompagna nella nostra vita quotidiana per fornirci notizie sempre interessanti e per darci l’opportunità di vincere con il “ Grattaevinci”, cosa
che a noi bambini fa sempre divertire.
Da qualche anno, alcune copie del Carlino arrivano gratuitamente nella nostra scuola e noi bambini
le sfogliamo con le insegnanti, commentiamo le
notizie più interessanti, imparando non solo a
comprendere i fatti del mondo attuale, ma anche
a conoscere e ad apprezzare il giornale come fonte
preziosa d’informazione da cui possono scaturire
spunti di discussione e motivi di riflessione.
Desiderando conoscere qualcosa di più del “Carlino”, abbiamo fatto una piccola ricerca e abbiamo scoperto che tutto cominciò quando tre amici,
Cesare Chiusoli, Giulio Padovani e Alberto Carboni, il 21 marzo 1895, fondarono “Il Resto del
Carlino”. Il giornale fu venduto come resto dei 10
centesimi dati per comprare un sigaro che ne
costava 8. L’editoriale di Giulio Padovani serviva
a soddisfare la curiosità dei lettori con un giornale
piccolo ma utile a chi non aveva tempo di leggere
quelli grandi: un giornale dove tutti potevano
trovare “tutto” subito! La prima tiratura fu di
8.000 copie ma, dopo sei mesi, le stampe aumentarono a 14.000 ed anche i prezzi di produzione
salirono e così aumentò il prezzo del giornale.
L’aumento fu minimo, solo un centesimo, che fu
compensato con l’ingrandimento del formato, così
facendo, i lettori rimasero spiazzati dalle nuove
dimensioni e ai tabaccai non fece più comodo
perché non servì più come resto. Piano, piano si
arrivò a uno stato di crisi. La svolta arrivò con
l’ingresso di Amilcare Zamorani, che dal 1886,
trasformò “Il Resto del Carlino” in un vero quotidiano d’informazione.
A valorizzare il giornale ci furono le firme prestigiose di: Giosuè Carducci, Aurelio Saffi, Giovanni Pascoli, Giuseppe Prezzoli e tanti altri.
Concludiamo, infine, quest’articolo unendo gli
auguri a un sentito grazie.
Simone Franco, Rachele Santarini e la classe II F
La prima gita alla
scuola media A.
Bertola.
Martedì 27 Ottobre le classi 1° E e 1° D sono andate
in gita.
Il programma prevedeva una “castagnata” in una
località sugli Appennini: San Piero in Bagno. Ero
molto emozionato. Capirete, era la prima gita da
quando sono alla scuola media! Siamo partiti alle
8:00 con un pullman affittato per l’uscita.
Il viaggio di andata è stato molto divertente. Ho
parlato, scherzato e giocato con i miei compagni.
Prima di arrivare nel posto prescelto per la castagnata, ci siamo
fermati in un
agriturismo chiamato Ca’ di
Gianni dove abbiamo fatto merenda.
Poco dopo siamo
risaliti sul pullman e ci siamo
diretti in un piccolo boschetto
dove la guida a nostra disposizione ci ha dato la
possibilità di cominciare la nostra raccolta. Abbiamo trovato tantissime castagne e sono riuscito a
riempire un bel sacchetto. Alcune erano ancora
chiuse dentro i ricci. Come fare? La guida ci ha
suggerito di “pestarli e poi estrarne il contenuto”
cercando possibilmente di non pungersi. Non è
stato così semplice!!!!!!! Mi sono divertito tantissimo. Finita la raccolta, ci siamo diretti ancora
all’agriturismo per pranzare. Il cibo era molto
buono. Il menù prevedeva:
- penne al pomodoro,
- carne di maiale con patate al forno,
- una ciambella.
A tavola ho scherzato tantissimo anche con ragazzi
che non avevo mai visto.
Dopo mangiato le prof. che ci accompagnavano ci
hanno lasciato un po’ di tempo libero poi, verso le
due del pomeriggio, siamo andati a visitare la
fattoria. Mi sono piaciute molto le scuderie dove,
come aveva detto la guida, ci sono più di un
centinaio di cavalli che vengono usati per partecipare a gare. Ci ha mostrato anche un puledrino nato
da appena due mesi: correva all’interno di un
recinto assieme alla madre. Dopo questa tappa alla
fattoria, siamo risaliti in pullman e ci siamo diretti
alle case delle api, che a me non sono piaciute tanto.
Forse perché non amo mangiare il miele? Bho!!??
Infine siamo tornati a casa dove mi sono rilassato
un po’ perché ero proprio stanco dopo l’impresa
compiuta.
(A. Serafini I E)
Attività scolastiche
“IMPARARE SICURI”
Come ogni anno, il 25 Novembre si festeggia
nelle scuole la Giornata Nazionale della Sicurezza. Il progetto “IMPARARESICURI” è inserito
nella campagna nazionale di informazione sulla
sicurezza nelle scuole, finalizzata a creare collegamenti per la gestione comune di rischi collegati
ad uno stesso territorio di appartenenza e contribuire alla messa in sicurezza delle scuole. Questa
campagna nasce nel 2002 e la Giornata Nazionale
della Sicurezza mira a sensibilizzare tutti coloro
che vivono e lavorano nella scuola e a favorire lo
sviluppo di comportamenti “sicuri” all’interno e
all’esterno dell’edificio scolastico.
Quest’anno, la
nostra scuola nell’ambito delle attività educative
volte a far crescere nel nostro paese, soprattutto nei
giovani, la cultura della sicurezza,
in occasione della “VII Giornata
Nazionale della
Sicurezza nelle
scuole”, ha organizzato nel proprio Auditorium,
una mattinata con
tutte le classi sulla campagna “IMPARARESICURI”. Ha ospitato i rappresentanti dei Vigili del Fuoco, della
Protezione Civile, della Polizia Municipale, del
118 Rimini Soccorso, dell’Arma dei Carabinieri,
della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza,
del Corpo Forestale dello Stato e della Caritas di
Rimini: i nostri “angeli custodi”…
Dopo una breve presentazione di questi corpi da
parte degli alunni delle nostre classi, i vari rappresentanti ci hanno fornito una breve descrizione
dei loro compiti principali. Tra questi, per i Vigili
del Fuoco, vi sono la salvaguardia di persone,
animali e beni dagli incendi. La Protezione Civile,
nata nel 1966, impiega e valorizza la solidarietà
delle persone in caso di devastazioni dovute a
terremoti o altre calamità. La Polizia Municipale
svolge invece attività di vigilanza, prevenzione e
repressione.
Il 118 Rimini Soccorso è un servizio pubblico e
gratuito di pronto intervento sanitario, attivo 24 ore
su 24, coordinato da una centrale operativa che
gestisce tutte le chiamate per necessità urgenti e di
emergenza sanitaria, inviando personale e mezzi
adeguati alle specifiche situazioni di bisogno. Inoltre troviamo l’Arma dei Carabinieri che è una forza
militare di polizia in servizio
permanente di
pubblica sicurezza. La Guardia di Finanza
invece è uno
speciale corpo
di polizia dello
Stato italiano
che dipende direttamente dal
ministro dell’
Economia e
delle Finanze.
Infine la Caritas Diocesana è
un organismo
pastorale voluto dalla Chiesa finalizzato a promuovere la solidarietà all’interno della comunità cristiana. L’incontro con noi ragazzi ha offerto l’occasione di riflettere sulle tematiche legate alla sicurezza
nei luoghi di lavoro e nelle scuole: questi servizi alla
sicurezza ci proteggono dai pericoli circostanti e ci
aiutano a rispettare la nostra vita, ma anche quella
degli altri. Con questo vogliamo terminare dicendo
che vivere in un mondo sicuro è molto più bello che
in uno“pericolante”!
Federica Caiffa, Eugenia Galli, Francesca Grilli,
Francesca Lazzaroni 3°B
Le Bertola vincono ancora…
Cronaca dell’ennesima vittoria del nostro Giornale d’Istituto
E’ proprio così, anche quest’ anno la nostra scuola
ha vinto il primo premio ad un concorso nazionale
per “ Il miglior giornalino scolastico”. Io fin dalla
prima media partecipo
alla sua redazione e mi
piace molto. Al contrario di altri miei compagni, non ho mai smesso
di collaborarvi e così le
insegnanti che ci guidano mi hanno chiesto
di andare a Mirabilandia a ritirare il premio.
Con me è venuta
un’amica , la Camilla.
Arrivate eravamo emozionantissime, anche
perché tutte le altre
scuole premiate erano
rappresentate da molti
ragazzi e professori,
mentre noi eravamo sole e l’unico accompagnatore era mio padre. Un detto comunque afferma :”
Meglio pochi ma buoni!!”. La mattina ,era il 10
ottobre,, è stata all’inizio a dire il vero abbastanza
noiosa, perché le classi vincitrici non arrivavano
mai ( alla faccia della puntualità) e i relatori si sono
dilungati in discorsi un po’ noiosi, però noi abbiamo vinto il primo premio ed è questo che
conta!!!Durante questa prima fase, il direttore di
Mirabilandia ci ha
permesso di fargli
delle domande, per
cui ho capito che le
due mascotte del
parco giochi erano
il leprotto ed il germano. Lo sapevate
che il Katur va a
110 km/h? Fantastico!! Ed io l’ho fatto
ben due volte!!
Dopo la premiazione abbiamo avuto
infatti accesso a tutti
i giochi, gratuitamente Volete un
consiglio ? Impegnatevi nelle cose che fate perchè potrete poi
vivere delle belle esperienze come la nostra a
Mirabilandia
Armuzzi Giulia 2° C
P.S. Nel frattempo abbiamo vinto un altro Concorso Nazionale in Toscana !
Pag.3
A TUTELA E DIFESA
DEI CITTADINI
Nel mondo ci sono molti tipi di persone, alcune
cattive e maleducate e altre che vegliano giorno e
notte su di noi. No, non sono supereroi, ma sono
uomini che fanno parte di associazioni come i Vigili
del Fuoco, i Carabinieri, la Polizia, Le Guardie di
Finanza, la Protezione Civile, le Guardie Forestali e
la Caritas. Queste associazioni hanno il compito di
rendere la vita migliore a noi cittadini. Noi italiani
abbiamo la fortuna di avere tutte queste istituzioni,
che in alcune parti del mondo non esistono. La prova
dell’ efficienza di queste
associazioni
c’è stata dopo
il sisma che
ha colpito
l’Abruzzo e,
nel cuore, l’
Italia intera.
Io come tutti
gli alunni delle classi terze
ho avuto la
fortuna di conoscere da vicino alcuni loro rappresentanti , nell’
ambito della giornata nazionale “Imparare Sicuri” ,
tenutasi il 25 novembre in tutta Italia.
Questa giornata, che venne istituita dopo il crollo di
una scuola dove morirono bambini e insegnanti , ha
lo scopo di parlare dei rischi nelle scuole italiane e,
personalmente, credo che sia molto utile e giusta.
I rappresentanti di queste istituzioni ci hanno raccontato del loro lavoro, delle loro esperienze e ci
hanno insegnato cosa fare in caso di emergenza;
mentre ascoltavo le loro storie, mi sono detto che
queste persone che si prestano per il bene dell’umanità, hanno diritto al massimo rispetto da parte di
tutti. La giornata si è conclusa con una lunga ovazione. Grazie agli” eroi” dei giorni nostri.
Michael Distante 3C
Caro diario,
oggi è stata una giornata mozzafiato!
Abbiamo eseguito un’interpretazione sul bullismo
davanti a tutti i nostri genitori e sembra proprio che
loro si siano divertiti. Che emozione, però!
Davanti a tutta quella gente non è stato facile
restare calmi e recitare come se niente fosse ma,
non so come, ci siamo rilassati ed ‘ è andato tutto
per il meglio.
Il bello era che le interpretazioni erano state inventate da noi, senza l’aiuto degli insegnanti.
Beh, naturalmente c’era degli errori che dovevano
essere corretti e senza il nostro caro Marcello
( un animatore) avremmo fatto una figuraccia!
Mi è piaciuto tanto la danza che abbiamo ballato
tutti insieme alla fine della recita, perché ci siamo
divertiti a improvvisare le mosse al ritmo della
melodia e, ovviamente, è venuto fuori un miscuglio
di balletti tutti diversi!
Questa recita non è servita solo a farci divertire , ma
ci ha anche insegnato una cosa: il bullismo è una
cattiveria assoluta, ma viene sempre fermata.
L’importante però è non aver paura di denunciare
tutti gli atti di bullismo a cui si assiste o di cui si può
essere vittima. Solo così questa “piaga” può essere
sconfitta e tutti possono vivere tranquillamente
senza timore di subire maltrattamenti che segnano
la vita e a volte portano a compiere anche atti
estremi. Definirei il bullismo una mela marcia
nella società, ma è solo una mela tra tante sane e si
può scartare.
Baietti Federica 2°I
I primi giorni di scuola
Cari amici di quinta elementare, la notte prima del
gran giorno atteso con tanta ansia, non riuscivo a
dormire se era già tutto pronto: dai calzini alla
giacchetta di jeans. Fortunatamente la scuola sarebbe iniziata alle nove e venti e terminata alle
undici e mezza. Dopo essermi vestito e preparato iniziai a far colazione: avevo una gran fame e, quando finii le due brioche, mi sentivo
lo stomaco vuoto, forse era l’agitazione del primo giorno (che avrei
voluto fosse l’ultimo), ma cambiai
subito idea quando entrai a scuola
vidi un mondo di ragazzi con i loro
genitori ed eravamo tutti riuniti
nell’auditorium, eravamo circa
300, ma la cosa che mi colpii di più
fu quella di vedere la preside che ci
chiamava per nome. L’ansia e la
paura erano al massimo, nella mia
testa c’era il vuoto. Arrivò il momento in cui vidi
la mia classe: all’inizio mi sembrava una prigione
da dove si sarebbe usciti solo alla fine, ma poi ho
capito che non c’è nulla di diverso rispetto alle
scuole elementari. Subito entrò la professoressa di
francese che, per rompere il ghiaccio ci fece fare
un gioco di parole, ma io ero distratto da qualcosa:
era la curiosità di sapere cosa si celava dietro quei
volti impauriti dei miei nuovi compagni. L’impatto è stato una cosa strana come una botta contro il
muro, un muro freddo come il ferro e il ghiaccio.
Vidi tre professoresse quella di francese, quella di
inglese e quella lettere. Il pomeriggio tornato a casa
pensai a quello dopo quando sarei stato sommerso
dai compiti e dallo studio, ma mi accorsi, nei giorni
successivi, che davano da studiare poco ed anche i
compiti non erano moltissimi. Le interrogazioni
non sono ossessioni per le prof;
sono solo un modo per sapere
che cosa ai studiato e come hai
studiato e quindi loro lo fanno
per te, per farti studiare con regolarità e prepararti alle verifiche che verranno a seguire.
Quindi se un ‘interrogazione non
va bene si può sempre rimediare
con la successiva
E ora un po’ di consigli per i
ragazzi di quinta elementare;
1. Quando i compiti sono pochi,
avvantaggiati;
2. Non prenderti una merenda
molto grande altrimenti non riuscirai ad andare in
bagno;
3. Non scordare il materiale altrimenti sei nei guai,
quindi prepara lo zaino la sera.
4. A casa tieni in ordine la scrivania altrimenti perdi
i libri
5. A scuola non copiare mai dai tuoi compagni; a te
sembra un aiuto, ma non lo è.
Buon inizio della scuola, amici di quinta elementare, non vi preoccupate non è così difficile come
avrete sentito dire da maestri e genitori. Ciao!!
Jacopo Moreschi e Giacomo Buresta 1C
VILLA SANT’ANGELO
UN PAESE FANTASMA
Il 18 e 20 Settembre di quest’anno, il coro “L.
Benizzi”, nel quale cantano anche diversi insegnanti della nostra scuola, si è recato in Abruzzo
, più precisamente a Villa Sant’ Angelo, un
paesino vicino all’Aquila. Sono partiti insieme
a parenti ed amici, in tutto una quarantina di
persone. Avevano con loro da donare ai terremotati 1800 euro, raccolti grazie alla generosità
di alunni, professori della scuola e dei coristi. In
particolare per i bambini, sono stati consegnati
alcuni scatoloni con quaderni, penne e matite e
vario materiale scolastico. Il 19 sera, sotto una
tenda, è stato allestito uno spettacolo di musiche
e canti per portare allegria e spensieratezza a
tante persone che stanno vivendo un particolare
momento di tristezza e disagio Il gruppo riminese ha mangiato e dormito con i terremotati per
condividere con loro i disagi del giorno e della
notte e si sono resi conto dei danni materiali e
psicologici arrecati dal sisma: Villa Sant’Angelo è veramente un “paese fantasma”. E’ stata
davvero una bella iniziativa!!
La Redazione del Bertolino
febbraio 2010
Dal Mondo
Insieme per salvare
il mondo
Dal 7 al 18 dicembre 2009 si è tenuto a Copenaghen
la quindicesima conferenza ONU per affrontare la
problematica del cambiamento climatico globale.
L’obiettivo dichiarato della riunione era l’ elaborazione di un progetto successivo al protocollo di
Kyoto, il trattato internazionale stipulato nel 1997
volto a limitare le emissioni di gas ad effetto serra,
responsabili dell’ aumento della temperatura del
clima terrestre degli ultimi decenni e delle conseguenze associate ad esso, tra cui lo scioglimento dei
ghiacciai e l’ innalzamento del livello del mare.
I livelli di gas serra sono aumentati molto più
rapidamente negli ultimi anni, per cui si è dovuto
anche discutere su come rendere più accessibili le
tecnologie “pulite” ai Paesi in via di sviluppo e
come evitare gli effetti del disboscamento. La desertificazione sta riducendo alla fame molte popolazioni dell’ Africa, sta avanzando verso l’ Europa
e riguarderà anche parte della Spagna e dell’ Italia.
Il problema più grave è che l’ aumento dell’ anidride
carbonica (Co‚ ) nell’ atmosfera ha superato la
capacità di assorbimento di questo gas da parte degli
oceani, che si stanno sempre più “acidificando”,
compromettendo la vita degli organismi marini.
Inoltre, la popolazione mondiale cresce senza sosta
e il nostro pianeta non avrà risorse sufficienti se non
verranno apportate profonde modifiche nelle tecniche di coltivazione e nello stesso stile di vita. (...).
Anche il Sudafrica, pur essendo uno dei Paesi più
poveri, ha proposto un taglio del 34% delle proprie
emissioni entro il 2020, da portare fino al 42% entro
il 2025. Così gli Stati Uniti, che per la prima volta
hanno riconosciuto ufficialmente che i gas serra
sono una minaccia per la salute umana, hanno
deciso di ridurne le emissioni, senza però precisare
le percentuali. I rappresentanti avevano fatto intuire
che si sarebbe trattato di un accordo che avrebbe
cambiato la vita del pianeta non oggi, ma per le
generazioni future, perché “ è proprio per loro che
occorre agire”. L’ 8 dicembre un giornale britannico ha diffuso la bozza preparata dai danesi, secondo
la quale il controllo della lotta alle emissioni di gas
serra doveva essere diretto dai Paesi industrializzati
e non dall’ ONU. Inoltre, prevedeva emissioni
doppie per i Paesi ricchi rispetto ai poveri e i fondi
per l’ adeguamento alle energie pulite sarebbero
stati gestiti dalla Banca mondiale. Ciò ha portato
alla protesta dei Paesi in via di sviluppo sostenitori
del fatto, invece, che i Paesi ricchi, che hanno
inquinato di più, devono assumersi la maggiore
responsabilità, come da protocollo di Kyoto. 8...)
Tutti sono stati concordi sul fatto che l’ innalzamento delle temperature non dovrà superare i due gradi.
Si è anche parlato dell’ importanza della salvezza
delle foreste mondiali, concentrando il dibattito non
tanto sulle sanzioni per chi distrugge le foreste,
quanto sui premi da assegnare a chi le protegge.(...).
Intanto, Stati Uniti e Cina affermano che si tratta di
un accordo positivo, perché “è meglio di niente.” L’
accordo vale solo per i Paesi che aderiscono liberamente, infatti è senza vincoli; entro febbraio le
nazioni partecipanti vengono “invitate” a varare i
propri piani, dichiarando gli obiettivi di riduzione
dei gas serra nell’ atmosfera. Le uniche cifre che
sono state fatte sono quelle degli aiuti ai Paesi
poveri a rischio calamità: 30 miliardi di dollari l’
anno e l’ impegno, da parte anche degli Stati emergenti, a fermare il surriscaldamento a due gradi, con
la promessa che nel 2016, quando avverrà la revisione degli impegni, “si valuterà” se alzare l’ obiettivo a 1,5 .
IL NATALE IN OLANDA
Il Natale in Olanda si festeggia il 25 e il 26 di
Dicembre .In questo Stato sono due le religioni
principali:cattolica e protestante. Fino agli anni 70,
il Natale si festeggiava nel seguente modo:
prima di tutto si mettevano 4 candele su una ghirlanda, e ogni settimana il figlio maggiore poteva
accendere una candela. Non c’era ancora l’usanza
dell’albero di Natale, ma in ogni casa facevano il
presepe,dove Gesù veniva posto solo il 25 Dicembre, dopo la messa di mezzanotte . Nelle varie case,
a turno, veniva recitato il rosario e letto il Vangelo.
Alla vigilia di Natale, si cenava dopo la messa di
mezzanotte con tutta la famiglia riunita intorno a
un grande tavolo, festeggiando l’arrivo di Gesù.
Oggi, poiché in Olanda si professano più religioni,
ognuno festeggia il Natale seconda le proprie tradizioni. Con l’usanza di “Babbo Natale” le tradizioni sono state un po’ dimenticate e il Natale
olandese viene un po’ confuso con la festa di San
Nicola che si festeggia il 6 Dicembre, molto simile
alla festa dell’ Epifania . Io ho origini olandesi e
garantisco che è meravigliosa festeggiare un Natale in Olanda.
Maria Sciutti 1° F
Io... Io... e la Poesia
In ricordo della
mia nonna
Sara Barroi,2H
L’AQUILA
Potessi un’aquila emulare
taglierei il cielo in mille rotte
anche se dovessi volare di notte
mi sentirei vicino al sole
Manuel Gamberini 2°H
Sara Colonnese,Camilla Crescentini,
Giulia Armuzzi,Caterina Bernardi
e Riccardo Pesaresi 2ˆC
A volte sogno,
un momento diverso,
un immenso universo,
un mondo pieno di bontà,
dove ci sia posto per tutti,
per i belli e per i brutti,
anzi dove tutti siano solo belli,
e si sia anche uguali,
non soltanto tra le persone,
ma anche rispetto agli animali,
dove si possa vivere in tanti,
miliardi e milioni tutti quanti,
un mondo dove ognuno,
in santa pace,
sia libero di fare
quello che gli piace,
lavorare o giocare,
dove tutte le cose
hanno i colori più belli,
e le puoi anche ottenere,
senza doverle comprare,
oppure soltanto sognare,
un mondo dove per finire,
sia vietato solo morire.
Emma Neri 3° H
IL NATALE
La famiglia è un
bracciale di perle
La famiglia è un bracciale di perle
tutte diverse tra loro;
ogni perla ha un valore inestimabile
ed è impossibile sostituirla.
Le perle non si possono togliere
ma si possono solamente aggiungere.
Tutti noi abbiamo o dovremmo avere
il nostro prezioso bracciale.
Il Natale..
è una festa molto speciale.
Le case sono tutte luminose
e le famiglie armoniose .
Tutto è molto colorato
e da una finestra si scorge l’albero addobbato.
Aspettano così i bambini
i loro bei regalini
Dormono tutti felici
sognando i loro doni.
Il Natale è vicino e si parla solo di lui.
L’augurio è per grandi
e piccini : buon Natale a tutti!
Federica Venturini 3H.
Laura Balena III H
Natale in Austria
In Austria il NATALE viene annunciato da squilli
di trombe che suonano dall’alto della cattedrale. La
canzone più amata è “Still nacht” o in italiano
“Astro del cielo”, che viene cantata o suonata nelle
chiese. In Austria le usanze variano di città in città.
Nel Tirolo la tradizione vuole che si allestiscano
presepi con figurine di legno incise da esperti
artigiani. Di solito in questo periodo, le ragazze
preparano il famoso “strudel”, un tipico dolce di
mele e noci, che viene regalato ai più poveri.
Invece i montanari austriaci, quando tornano dalla
messa, danno alle proprie bestie il sale benedetto.
A Vienna i ragazzi e gli adulti camminano nei
parchi dando agli uccelli briciole o pezzi di pane.
L’albero e il presepe sono unici e singolari a
Salisburgo.
Ingrosso Sofia 1^f
Lacrime amare
Sono solo qui illuminato da lacrime invane
in un mondo che non riesce a guardare nel profondo
del cuore,ma è superficiale e questo mi duole.
Dentro sono come un deserto
in cui grido e nessuno mi sente
E io grido dentro di me soffro e verso lacrime
mentre il mio cuore si spezza stando a guardare
gli avvenimenti di oggi muto e la superficialità
solo nelle cose troppo materiali e mi trovo solo.
Illuminate da un lampione idee che spingono contro,
ed ogni notizia che accade
mi da un senso di sofferenza,mentre il resto del mondo
si prende gioco di me
verso lacrime sui vecchi fatti e rimango pensoso sul fatto
di questa terra che non vuole comprendere le mie idee soffocate
da un pensiero comune e materiale da cui non riesco a liberarmi
Nathan Catone III G
I NOSTRI COMMENTI
Un evento alquanto importante questo di Copenaghen, una conferenza che avrebbe dovuto dare “una
risposta forte, esemplare”, invece? Noi, ragazzi di
oggi e uomini del domani, non riusciamo a capire
perché persone tanto autorevoli, da stare alla guida
di uno Stato, non siano in grado di prendere insieme
decisioni vere, utili e soprattutto concrete, senza
essere condizionate dagli interessi economici dei
propri Paesi. Le aspettative del mondo, di no, erano
ben altre; chiedevamo impegni effettivi perché la
situazione, come tutti sanno, è veramente seria.
Potere, ricchezza, benessere hanno portato l’ uomo
ad agire in maniera sconsiderata senza alcun rispetto e tutela dell’ ambiente e della natura, della quale
invece siamo parte e senza la quale non potremo
sopravvivere. Vorremmo essere “voce viva” per far
capir loro che è assolutamente necessario unirsi e
concretizzare ogni possibile soluzione, ogni buona
iniziativa o intenzione che in questi giorni di convegno abbiamo più volte avuto modo di conoscere.
L’uso di energia pulita, l’impegno alla riduzione dei
gas tossici, lo stanziamento di fondi per i Paesi a
rischio sarebbero già un’ ottima reazione, un valido
impulso per far capire alla gente che “insieme” il
mondo si può salvare! Ognuno di noi può contribuire a ciò anche nella vita quotidiana: un minor
consumo di acqua, una maggior attenzione nell’
utilizzo del gas o di energia elettrica sono piccoli
accorgimenti che contribuiscono comunque ad un
miglioramento. Così come sostituire l’ auto con la
bicicletta o una passeggiata, non solo è un modo per
inquinare di meno, ma è alquanto salutare! Concludiamo quindi sperando vivamente che la nostra
“voce fuori dal coro” possa essere udita da tutti,
possa far riflettere e soprattutto capire l’ importanza
della natura … la nostra vita, il nostro futuro!
A volte sogno
Nonna Pasquina sei sempre nel mio cuore
al mattino , alla sera in tutte le ore .
Nella più bella e dolce poesia
ti regalo un bacio in allegria .
La nonna più brava e più divertente
questo si può dire facilmente .
mi manchi un po’ ,tu lo sai ,
ma io non ti scorderò mai .
NATALE NEI BALCANI
Un aspetto che caratterizza le regioni Balcaniche è
la grande quantità di religioni diverse, ognuna con
le proprie tradizioni e i propri riti. Per questo
motivo è difficile individuare un modo unico in cui
si festeggia il natale. Leggendo le diverse tradizioni, sono rimasto colpito da quelle della ex Jugoslavia dove in molte regioni le celebrazioni del Natale
riguardano l culto degli alberi, che testimoniano le
tradizioni contadine ed il legame con il mondo
agricolo. In tutta la penisola, nel periodo che va da
Natale a capodanno, vengono messi sul fuoco a
bruciare tronchi di diversa dimensione che si possono identificare con i re magi o la sacra famiglia.
Come tradizione in Bosnia, quando arriva la sera,
i tronchi nei periodi delle feste, prima di essere
bruciati, vengono accostati al camino accompagnati da preghiere, scambi di auguri e aspersioni di
acqua benedetta. Dopo l’accensione del fuoco in
cui si getta del grano, le persone si siedono a tavola,
ognuna con un cero con cui celebrano la nascita di
Cristo.
Alessandro Brugnoni 1^F
Pag. 4
Pag.9
Natale in Germania
Fin dall’inizio tutti i bambini del mondo di preparano al Natale. In Germania la preparazione avviene nei 24 giorni che precedono il Natale e si
prepara una ghirlanda di rami d’abete con 24
scatolette appese. Ognuna di esse contiene una
piccola sorpresa. I bambini ne aprono una ogni
giorno seguendo l’ordine delle date scritte sopra.
Tutti quanti scrivono una letterina al bambino Gesù
(Christ kind) per chiedergli dei regali. Volete sapere cosa fanno i bambini tedeschi per fargli notare le
lettere? Bhe, le cospargono di zucchero, biscotti,
caramelle, briciole…e infine le mettono sul davanzale delle finestre, aspettando il giorno dopo. In
Germania l’abete è molto importante, è il simbolo
del Natale! La distribuzione dei regali può avvenire in due modi diversi: una è molto simile a quella
italiane in cui i regali arrivano sotto l’albero, l’altra
invece avviene in modo misterioso. Nelle case i
bambini alla vigilia di Natale vanno a letto subito
dopo la cena ,verso le 22:00, aspettando con ansia
di sentire il suono del campanellino di Babbo
Natale. Quando lo sentono arrivare, i bambini si
alzano velocemente dal letto e guardano fuori dalla
finestra per vederlo. Ma ahimè, quasi nessuno è
riuscito a vedere l’uomo misterioso! L’unica traccia che lascia, e che anch’io ho trovato come gli
altri bambini, è il suo cappello perso per la fretta tra
le scale. A Natale si mangia oca ripiena di mele,
salsicce, patate, verdura e birra spumeggiante e del
classico vino rosso. Anche il grano è simbolo molto
importante, infatti lo si sparge davanti alle finestre
perché anche gli uccellini possano prendere parte
alla festa che tutti noi aspettiamo con ansia ogni
anno, sperando anche che cada dal cielo qualche
fiocco di neve!
Boesbeck Charlotte 2°F
“se io fossi
matto…”
Se io fossi matto mi mangerei tutto il piatto;
se io fossi un fumetto, fumerei tutto il giorno;
se io fossi un prof, punirei chi mi sta intorno;
se fossi una modella, avrei il naso rifatto;
La primavera
In primavera,
cala meno la sera
gli uccellini incominciano a fischiettare,
le gemme e i fiori iniziare a sbocciare.
Se io fossi un cagnetto, sarei un barilotto;
se io fossi un sovrano, sarei un bel po’ prepotente;
se io fossi un colore, farei un paio di baffi al
presidente;
se io fossi un demente, giocherei sempre al
lotto.
Se io fossi una scolorina, cancellerei un brutto voto;
se io fossi un delinquente, avrei gia una moto;
se io fossi un viaggiatore, ad ogni cosa farei
una foto.
Se io fossi un alieno, abiterei su Venere,
avrei una tecnologica navicella
e una moglie molto bella, con dieci occhi, un
bel naso, e capelli color cenere
EMANUELE BELLONI CONTI ANDREA
e FILIPPO VERNOCCHI 2 C
È tutto un gran da fare
e per quanto sono felice mi sembra un carnevale.
I bambini corrono per il prato
e per quanto è bello mi sembra fatato.
Catone Sofia 3H
film musica spettacolo
febbraio 2010
The Jonas Brothers
Concert
Brezza d’estate
Una brezza d’estate leggera
ti accarezza il volto,
e con soave canto ti trasporta via,
lontano.
Il sole sembra riscaldarti il cuore
con dolce magia ti trasporta via,
lontano.
Il suono delle onde
ti apre la mente,
e con amorevole delicatezza ti trasporta via ,
lontano .
Gli stormi di uccelli
ti invitano a seguirli,
e finalmente riesci ad andare via, lontano,
del freddo e cupo inverno,
che sembra non finire mai,
per andare in un posto incantato
dove sempre ci sarà la calda estate
Milone Sara 3H
Tutti noi avranno visto sulla copertina di una
rivista, in televisione o su un sito internet almeno
una foto dei “Jonas Brothers”, i tre fratelli americani idoli dei teenagers di tutto il mondo.
Cosa pensereste se vi dicessi che li ho visti dal
vivo? Quest’inverno i Jonas hanno intrapreso un
tour mondiale, il World Tour 2009, fermandosi in
Italia per tre giorni questo Novembre.
Io, insieme a due mie amiche, sono andata a vederli
nel loro concerto a Pesaro il 4 Novembre.
Non so se siete mai andate ad un concerto in uno
stadio grande il doppio di quello di Rimini, ma vi
assicuro che l’emozione è tanta. Prima di tutto, il
fatto di prendere i posti: abbiamo fatto una fila di
un’ora e mezza con la pioggia, lottato per arrivare
La pallavolo
Sono lì che vi osservo,
in silenzio…senza disturbare, senza gesti…
senza respiro.
Guardo dalla mia distanza
i vostri sguardi prima di iniziare la partita…
Li fisso…e tutto inizia a percuotermi l’anima:
la paura che vibra,
l’arroganza che inizia a prendere quota,
la sete che soffoca,
la forza che si ribella,
la determinazione che urla.
Poi chiudo gli occhi
e l’anima per qualche istante si placa,
ho il batticuore.
Poi le vostre grida d’assedio,
l’anima di nuovo sotto una dolce spietata violenza…
Richiudo gli occhi e questa volta il cuore trabocca
dipingendo l’animo con il rosso delle
emozioni…prendo coraggio..
Grido con voi e tutto s’infiamma.
Penso, sperando,che l’anima possa freddarsi
con il vento delle vostre bandiere in festa.
Faccio un respiro profondissimo!
Ecco la vittoria, le vostre anime ormai libere, si
abbracciano, gioiscono,
si librano in aria.
Io in disparte, con l’anima di piombo, ma con i
vostri
sogni che mi bagnano il viso.
Lorenzo Altini 3 I
LA SCUOLA MEDIA
La scuola media è alle porte
e bussa forte forte.
Nuove materie imparerai
e tra tre lingue sceglierai.
C’è tanto da studiare
e con pazienza devi affrontare.
La storia approfondirai
e nell’età del Medioevo viaggerai.
Libri nuovi avrai
e con essi studierai.
In un nuovo mondo entrerai
e nuove amicizie stringerai.
in quarta fila davanti al palco, tra le spinte e le
persone che facevano di tutto per superarci. Dopo
essere riuscite finalmente a prendere il nostro posto, abbiamo aspettato un’ora e mezza in piedi che
arrivassero questi benedetti cantanti. Per fortuna
per mezz’ora siamo state in compagnia della musica di Jacopo Sarno, che aveva il compito di aprire
il concerto e di scaldare il pubblico.
Poi, finalmente, buio: mi ritrovo ad essere una
sardina, ma accolti da un boato, sulle note di
“Paranoid”, la loro ultima hit, entrano i Jonas
Brothers in tutto il loro splendore.
Le canzoni si susseguono una all’altra e da un
momento all’altro la fatica e la stanchezza di tutta
quella giornata vengono ripagate dalla loro musica
e dai loro sorrisi. Sembra incredibile, ma tutta la
stanchezza scompare, esiste solo la musica, una
fuga totale dalla realtà, che ti fa piangere durante “a
little big longer” quando Nick parla della sua
malattia o ti fa scatenare in “sos”.
Credo che queste siano emozioni impossibili da
spiegare: soltanto vivendole le si può condividere.
Linda 3°E
INTERVISTA A
RUPERT GRINT
Immagino di intervistare Ronald Weasley
“Tu e Ronald Weasley,il tuo personaggio in Harry
Potter,vi assomigliate?”
“Ho anche io i capelli rossi,mi piacciono i dolci e
la mia famiglia è numerosa. Anch’io sono il più
piccolo di cinque fratelli. E non bisogna scordare
che siamo entrambi terrorizzati da ragni!”
“Tu e Daniel Radcliffe siete amici?”
“Oh,si andiamo proprio d’accordo. Mi trovo molto
bene anche con
Emma, siamo
diventati tutti
ottimi amici”
“Come hai fatto a ottenere la
parte di Ron?”
“Curiosando
nel sito NEWSROUND
(creato per cercare i personaggi di Harry
Potter) ho visto che un ragazzo aveva
Sara Andoni 1° I
inventato un video di se stesso. Allora con l’aiuto
di mia madre,ho preparato una videocassetta,dove
mi si vede mentre declamo quanto mi sarebbe
piaciuto fare parte del film e per l’occasione indossavo i panni del mio insegnante di recitazione.
Quella è stata la parte più imbarazzante , visto che
l’insegnante è una donna ! Ho spedito una cassetta
e subito sono stato chiamato dal casting director .”
L’AQUILONE
Ci sono aquiloni gialli,
rossi, verdi e blu,
alcuni arrivano a cielo
altri ancora più su.
Ci sono aquiloni per
volare basso, guarda
quello sul masso.
Ci sono aquiloni per
volar alto,
guarda quello color
malto
Gianluca Bonciucci 2H
“La gente si ferma per strada?”
“Sì, è un fatto a cui è piuttosto difficile abituarsi
,ma anche molto piacevole . E mi chiedono di
autografare le cose più strane. Mi è stato chiesto
anche di firmare un libretto degli assegni !”
“Che cosa fai nel tempo libero?”
“Mi piace disegnare,andare in bicicletta e ascoltare musica rap “.
“Qual è il Tuo Attore Preferito ?”
“Jim Carrey “
Vanessa Venza 2°h
Da Lady Gaga ai
Lost: i cantanti più
amati dai ragazzi
I ragazzi d’oggi in fatto di musica hanno gusti abbastanza simili, alcuni ascoltano quello che diciamo “è di
moda” in quel periodo per non sentirsi esclusi o anche
perché piace il modo di presentarsi o di essere degli
stessi cantanti.
Riassumendo tra i più amati e ascoltati troviamo:
Lady Gaga (Stefani Germanotta): ballerina e cantante
dalla personalità trasgressiva e ribelle.
Diventa famosa soprattutto grazie al suo album “the
fame” contenente canzoni di genere elettropop e dance. Amata dai giovani sia per la sua musica “diversa e
personale” sia per il modo di presentarsi fuori dalle
regole. Non possono comunque essere messe in dubbio le sue abilità canore anche perché a 17 anni fu una
dei venti ragazzi al mondo ad aver ottenuto l’ammissione anticipata alla Tisch School of the Arts presso la
New York
University,
dove studia
musica. La
sua chiave
per il successo è secondo
lei stupire
sempre il
pubblico
proponendo
per ogni canzone qualcosa
di nuovo.
Lost: gruppo musicale composto da quattro ragazzi (il cantante
Walter Fontana,
il chitarrista Roberto Vesentin, il bassista
Luca Donazzan e il batterista
Filippo
Spezzapria). Diventano
famosi sia per la
loro musica pop rock che
subito ha successo tra i ragazzi, sia per l’appoggio e gli
aiuti concreti forniti inizialmente da Matteo Franzan
che diventerà poi il loro produttore. Riusciranno poi a
farsi conoscere in tutta Italia grazie al loro primo e
attesissimo album “XD” che arriverà alla ventisettesima posizione della classifica di vendite italiana. Oggi
i teenager impazziscono per la loro musica giovanile
ed orecchiabile ma molto spesso anche per gli stessi
componenti del gruppo.
Alessandra Amoroso: una delle più conosciute cantanti italiane dai ragazzi, diventata famosa grazie alla
vittoria dell’ottava edizione del talent show “Amici”.
Il suo successo però è anche dovuto al suo talento che
le hanno permesso di vendere 300.000 copie dei suoi
dischi e di vincere anche tre dischi di platino. Per lei il
segreto per avere successo è quello di essere sempre se
stessi, non avere paura del pubblico e mostrarsi sempre
pieni di energia cercando di esser unici nel proprio
genere.
Di cantanti amati dai giovani ce ne sono poi tanti altri,
ognuno con il suo stile e il suo modo di cantare: i Dari,
Shkira, Noemi, i Jonas Brother, Madonna (la cantante
che nonostante l’età riesce sempre a mantenersi giovane proponendo uno stile di musica eversiva molto
ascoltata ed amata dai teenager) e ancora tantissimi
altri che con il proprio modo di cantare riescono a
conquistare il cuore di molti adolescenti.
Valentina Fregnani 3°A
IL MONDO DI PATTY
“Il mondo di Patty” è un telefilm argentino che ha
suscitato un grande successo sia tra adolescenti che
bambini. La storia è abbastanza originale narra una
delle avventure di Patrizia Castro, detta Patty , una
ragazza di 13 anni che, insieme a sua madre, si è
trasferita nel suo paesino natale “Bariloche” , situato nel sud dell’ America latina, nella capitale dell’
argentina cioè Buenos Aires, per motivi di salute.
Qui incontra Leandro,
suo padre, dei nuovi
amici e, ovviamente,
dei nemici. Patty inizia la scuola di Buenos Aires dopo aver
saputo che dovrà restare lì per molto tempo. Irrequieta, frequenta la “Pretty land
school of arts” ed è la
capitana del gruppo
delle POPLARI, mentre quella delle DIVINE è Antonella ( ragazzi che cantano,
ballano e recitano). Patty , non essendo molto
carina , non ha molto successo con i ragazzi , a
differenza di Antonella , però ha un animo molto
gentile e questo le permetterà di conquistare Matias, il ragazzo che le piace. Il mio personaggio
preferito è Giusy , la migliore amica di Patty e
anche sorella di Matias . Mi piace perchè è una
ragazza sicura di sè e non si farà mettere i piedi in
testa da Antonella.
“Il mondo di Patty” è il mio programma preferito ,
lo guarderei ogni secondo.
Elena sansone 2^ H
Pag. 5
Il nostro cantante a
X Factor
Chi non ha mai sperato con tutte le proprie forze che
uscisse quel cantante dell’altra squadra?
Chi non ha mai sofferto nell’assistere all’eliminazione
del cantante preferito?
Tutto questo è X-Factor. Siamo due alunne della
classe 3°A e siamo consapevoli che anche X-Factor è
uno fra i tanti programmi che la maggior parte delle
persone definiscono “insensati o finti”. Può essere
vero, ma per gli amanti della musica e delle vere
emozioni non è affatto così. Noi amiamo questo programma ed è un vero piacere seguirlo. Questa è solamente la terza edizione e si dice che per il momento sia
la migliore di questi tre anni. Vogliamo ricapitolare i
talenti scoperti dalla trasmissione? Noemi, Giusi Ferreri, Matteo Beccucci, e quest’anno: Marco Mengoni.
Durante la terza edizione si è verificato
un cambio di giudice, e Claudia Mori,
la sostituta della mitica Simona Ventura, si è ambientata
bene all’interno del
duo Morgan e Mara
Maionchi. Quest’anno abbiamo dei
veri e propri talenti
in gioco, ricordiamo: Giuliano, dalla voce graffiante; Paola, potentissima; Le Yavanna, le fatine; e Marco, il bravissimo bello
e impossibile … Per chi segue l’edizione dalla prima
manche fino all’ultima, si accorgerà che al termine del
programma non potrà più viverne senza, come sotto
l’effetto di una droga. Infatti puntata dopo puntata,
anche noi siamo ormai diventate dipendenti della
trasmissione e non possiamo assolutamente perdere
delle manche! Ecco che abbiamo iniziato a preparare
cassette su cassette per registrare ciò che non riuscivamo a seguire delle varie puntate, immortalando i nostri
cantanti preferiti e la loro musica, per renderli per
sempre nostri. E non solo! E’ scattata la ricerca di foto,
video, canzoni dei nostri idoli su internet o sui vari
giornalini che potevano parlarne, cercando di scovare
la foto migliore del nostro preferito. Ma non è tutto …
Dovete sapere che se una persona crede profondamente in un artista, rimarrà immancabilmente delusa alla
sua eliminazione. Ma se non vi siete mai trovati in
questa situazione, allora non potete capire. Non potete
comprendere l’emozione che si prova mentre il tuo
cantante più caro si sta esibendo, non potete comprendere la gioia che si prova una volta saputo che il tuo
artista favorito è riuscito a passare alla prossima puntata, e ancora una volta non potete capire l’angoscia e
il terrore che si vivono quando la tua star è a rischio di
eliminazione. Sono momenti in cui ci si sente le
persone più fortunate del mondo, o le persone più tristi
e più arrabbiate del mondo. E se si perde un cantante,
allora si giura di non seguire mai più la trasmissione.
Noi siamo finalmente soddisfatte di quest’ultima edizione, anche perché il nostro amatissimo Marco per la
finale era ancora in gara. Dopo mesi e mesi di trasmissione conosciamo i suoi difetti, i suoi pregi e la sua
formidabile voce. Abbiamo assistito alle sue difficoltà, agli ostacoli che ha dovuto superare ed ora siamo
orgogliose di dichiarare che Marco non è mai andato
a rischio di eliminazione in tutte e 13 le puntate. In lui
riponevamo tutte le nostre speranze che sono andate a
buon fine: Marco il 2/12/2009 ha vinto la terza edizione di X-Factor e ora inciderà un disco e parteciperà a
San Remo.
Michael Jackson
“Il re del pop”
Il grande re del pop Micheal Jackson purtroppo ci ha
lasciato! Non si sa esattamente il motivo… c’è chi dice
che sia morto per le troppe medicine, chi per droga e
chi per arresto cardiaco e c’è persino chi crede che non
sia morto ma che, per troppi debiti, sia andato a vivere
su un’ isola! M.J era una persona molto dolce e ha
lasciato nei nostri cuori una speranza in più per credere
nella vita, aiutando i più poveri. Alcune delle sue
canzoni come “Heal the world” e “We are the world”
sono dedicate ai bambini di tutto il mondo e questo
dimostra la sua infinita dolcezza. Altre parlano della
sua vita e sono molto belle da ascoltare anche perché
Michael è una delle poche persone che possono ballare
e cantare nello stesso momento! Sinceramente non lo
conoscevamo molto bene , ma dopo la sua morte
abbiamo capito quanto sia stato importante per il
mondo intero. Il re del pop ha portato via con sè la sua
immagine, ma la sua musica resterà per sempre nei
nostri cuori. Proprio per questo hanno fatto un film su
di lui: “This is it” . Esso racconta ciò che succede
dietro alle quinte, mostra le prove che si sono tenute
per preparare i grandi spettacoli che il ballerinocantante avrebbe portato sul palcoscenico nel mese di
luglio 2009. Si trattava di un tour di 50 spettacoli per
il mondo, partendo da Londra, che, come dichiarò la
star, sarebbe stato l’ultimo della sua carriera. Gli
spezzoni di filmati mostrano un ballerino che, anche se
ultra cinquantenne si muoveva come quando era un
ragazzo. Questo film di Kenny Ortega ha nel cast un
grande Micheal Jackson affiancato dai migliori ballerini e coristi di tutto il mondo.
Luca Sigovich Aurora Rotelli Clarissa Paesani
Andrea Serafini
febbraio 2010
Mi guardo allo
specchio e fantastico
sul mio futuro…
Sono davanti allo specchio e vedo un ragazzino di
13 anni piuttosto alto, abbastanza robusto con
occhi castani, qualche lentiggine e la bocca grande.
In questi ultimi 2 anni sono cambiato molto, davanti allo specchio non c’è più il bambino sempre
sorridente che frequentava la scuola elementare. A
quel bambino piaceva molto giocare con le macchine, con le figurine, lo skeatborg, con le pistole
e a pallone. Ora fa cose diverse preferisce giocare
al computer,
soprattutto con
MSN e SKIPE.
Fino a poco
tempo fa mia
mamma mi accompagnava
dai miei amici,
invece oggi mi
muovo da solo
e per me questa
è una grande
conquista e fa
sentire grande.
Se continuo a
guardarmi allo
specchio penso
che mi piacerebbe essere meno timido e avere più faccia tosta.
A volte capitano delle situazioni dove mi trovo
impacciato e mi piacerebbe avere sempre la risposta giusta e pronta. L’unica cosa che non è cambiata
mai è lo sport che pratico: il tennis, la mia passione
che ho da quando avevo 6 anni e spero che continuerà ancora a lungo. Chissà se davanti a questo
specchio fra 10 anni ci sarà un tennista o uno
studente universitario! ? Spero comunque che ci
sia un ragazzo felice e sereno, pronto ad accettare
ciò che vede.
Matteo Masini 3A
A volte un primo
amore può aiutare a
crescere
Ciao ,sono un ragazzo come voi e adesso vi racconterò un’avventura molto triste per me.
Era un mercoledì come gli altri, mattina scuola e
pomeriggio dovevo andare alla Redazione del giornalino. Arrivato lì incontrai una ragazza molto
bella, con dei capelli gialli come l’oro e pensai
subito che l’avrei dovuta conoscere. Mi sono seduto di fianco a lei e ho incominciato ad attaccare
bottone “Ciao, io mi chiamo Giulio e tu?” “Ciao, io
mi chiamo Martina come va?” “Bene grazie” e
dopo sono rimasto zitto per tutta la durata dell’ora.
Tornato a casa mi sono steso sul letto e non ho fatto
che pensare a lei, ai suoi occhi azzurri come le onde
del mare e ai suoi lunghissimi capelli….. Forse mi
stavo innamorando. Mi tolsi subito questa malsana
idea dalla testa e mi misi a giocare al computer. Il
giorno dopo a scuola la cercai nei corridoi ma
purtroppo
non incrociai il
suo sguardo. Passò
una settimana e finalmente arrivò il fatidico mercoledì e
la rincontrai seduta lì al suo solito posto. Mi avvicinai a lei e la
salutai; poi continuai
a parlarle per tutto il
tempo fino a che non ven- ne l’ora di andare a casa.
La salutai e ci mettemmo d’accordo che ci saremmo visti nei giorni successivi.
Ogni sera pensavo a lei e di quello che facevamo
insieme , degli errori stupidi che io commettevo
davanti a lei (ero proprio stupido!!), delle bellissime giornate passate al parco e via discorrendo…
Pensavo tra me e me che forse mi ero innamorato
di lei e allora decisi che l’avrei dovuta invitare a
prendere un gelato all’uscita di scuola . Il giorno
dopo glielo chiesi e lei mi rispose di si. Alla sera
prima del giorno fatidico pensai a cosa le avrei
detto e mi si affollarono tantissimi pensieri che alla
fine decisi che me lo sarei inventato sul momento
e mi addormentai. All’ indomani lei all’appuntamento non si fece vedere, non rispose neanche ai
messaggi che le mandavo e mancò anche a scuola
per più di una settimana. Un giorno mi arrivò un
messaggio con scritto che si era trasferita in un’altra città e aveva paura che io lo prendessi male. Io
mentre lo stavo leggendo non ci sentivo più dalla
rabbia tanto che lasciai cadere il telefonino dalle
mani e mi misi a piangere per
diversi minuti fino a che non mi ripresi e dentro di
me affrontai questa cosa , decidendo di farmi forza.
Da quel giorno non ricevetti più sue notizie e io la
dimenticai per sempre e continuai per la mia strada.
Giulio Grossi 3° C
Io... Io... e
Pag6
TRA MONDO REALE E MONDO VIRTUALE
Tutto comincia al mattino presto, alle 7.30 circa,
quando esco di casa col mio inseparabile I-Pod
nelle orecchie che durante il tragitto mi rilassa e mi
tiene compagnia. Mi aspettano una mattina di duro
affaticamento mentale , gli appuntamenti impedibili con i Simpsons alla tv e una breve conversazione virtuale su Messenger. In pochi minuti ti aggiorni su classi e scuole diverse, a casa, amori e
disamori. E mentre ci si saluta, una finestra si apre
comunicare e mantenere rapporti con persone lontane, le quali vedi raramente. Ma ogni medaglia ha
due facce. Il rischio è proprio quello di distrarsi dalla
realtà, diventando poi incapaci di distinguere il vero
dal possibile.
Anche sui rapporti virtuali ho qualche dubbio: vivere un’amicizia è diverso dal “ vederla” da uno
schermo. Tante volte sembra di controllare le emozioni di chi ci parla dal suo computer e magari
su un blog, da un altro file arriva la musica e magari
c’è anche spazio per un giochino interattivo. Questa è una mia “ giornata tipo”: è evidente che la
tecnologia occupa un posto importante nei miei
pensieri. Mi considero una “ nativa digitale” essendo nata con il telecomando in mano. Inoltre
oggi giorno la scienza progredisce inventando
nuovi aggeggi “ multiuso”, i quali mi tentano
particolarmente. Oggi quasi tutti gli adolescenti si
trovano a vivere in due mondi paralleli, quello
reale e quello virtuale: nel primo devi affrontare le
delusioni , i conflitti, lo stress quotidiano; nel
secondo puoi fare quello che vuoi , come parlare e
vedere un amico lontano o “ catapultarti” nelle
grandi città. Il mondo della tecnologia serve per
staccare dalla realtà , lasciarsi alle spalle ciò che ci
affligge e che ci pesa. E’ anche un buon modo per
usando simboli e faccine; poi trovarsi a giocare o a
fare i compiti insieme costa più fatica e non si va
tanto d’accordo come su Messenger. Si rischia di
perdere il coraggio di affrontare le persone faccia a
faccia, di perdere la sicurezza di esprimere ciò che
si prova a voce, e non dietro a un monitor.
Gli adolescenti, poi, sono abituati a passare da un
programma all’altro in pochi secondi: questo può
causare schizofrenia , difficoltà d’attenzione.
Con questo discorso, dico che il computer, il telefono, il cellulare sono buoni mezzi di comunicazione
che possono aiutare a mantenere rapporti lontani,
ma che vanno usati con moderazione.
Ce ne sono state di volte in cui mi fermavo davanti
allo specchio e mi disprezzavo, trovavo in me
piccoli difetti, che nella mia mente erano mostruosamente grandi. Ma questa volta no, volevo andare
fino in fondo, osservare chi sono, come mi comporto, i cambiamenti avvenuti, com’ero e come sarò.
Io non ho mai detto di essere una persona perfetta,
qualche difettino l’ho sempre avuto, non sarei
quella che sono se non avessi anche qualche
difetto. Dalla bambina che ero, così dolce timida e
solare… mi guardo allo specchio e non mi riconosco più! Ma perché? Sono la stessa persona che
però è cresciuta, è maturata psicologicamente nient’altro di diverso, sono sempre io. Ma non è più un
gioco, non è più come prima, sento dentro di me
“una bomba” che quando prova dei sentimenti
troppo forti, esplode. Sono meno timida, meno
affettuosa, a volte meno simpatica e sorridente. Ma
poi rifletto e mi accetto così come sono e imparo a
convivere con l’altra metà di me che mi fa essere
Eleonora Ianni 3A
Coltivare talenti è facile?
Coltivare talenti è molto bello, ma allo stesso tempo
è assai impegnativo. Io adoro ballare e disegnare,
purtroppo una di attività l’ho dovuta abbandonare
per dedicarmi alla scuola. Insieme a qualche
mia compagna ora frequento un corso pomeridiano di pallavolo che
mi piace da morire.
Come hobby adoro disegnare, molti dei miei
pomeriggi li passo divertendomi con la mia
cara mammina a fare
gare di disegni. Quando sarò più grande mi
piacerebbe tornare a
fare danza e diventare
una ballerina bravissima!! Fa male dover rinunciare alla cosa a cui tieni di più al mondo, ma
d’altra parte avrò sempre la mia pittura a farmi
compagnia. Recentemente il professore di artistica
ci ha chiesto se volevamo partecipare ad un concorso inerente la “pace”. Alcuni dei miei compagni,
affascinati dall’idea, gli hanno chiesto in che cosa
DAVANTI ALLO
SPECCHIO
consistesse il progetto e lui ha risposto che bastava
disegnare su un foglio tutto quello che ci faceva
pensare al potere o alla forza della pace. Io ho
portato un disegno che,
secondo il mio punto di
vista, era “un’opera d’arte”.
Non tutti i miei amici
hanno partecipato al concorso, perché si ritengono non molto bravi a
disegnare.
Secondo me, bisognava
provarci e ad ogni modo
sono sicura che non vincerò.
Tutta la mia famiglia è
rimasta entusiasta di ciò
che ho fatto e non finiva
di dirmi che il primo
posto lo avrei vinto io!!! Crederci???
La risposta sarà a maggio! Sono già terrorizzata!
Infine se si è disposti a fare sacrifici, allora direi
vale la pena inseguire un talento!! PAROLA DI
SARA!!!!!!!!!
Sara Rossi II C
paurosa, dubbiosa e, nello stesso tempo, mi aiuta a
crescere. Ora sono divisa in due parti: una parte che
vuole rimanere bambina, che non vuole crescere,
che non vuole cambiare, l’altra invece è una parte
oscura, sconosciuta che mi distacca dai miei affetti
familiari e mi spinge a conoscere il mondo. Non ci
posso fare niente, sono divisa in due e non so che
parte seguire. Non riesco più ad ascoltare il mio
cuore e a scegliere la strada giusta per il mio futuro.
Improvvisamente, torno alla normalità e ritrovo
Francesca. Sono ancora davanti allo specchio. Mi
guardo e… ho dei capelli diversi, più lunghi, più
lisci, sono più alta e più seria, indosso un camice
bianco e un cartellino con scritto “dottoressa Starnini”: sono un medico. Ma quando osservo il mio
interno noto ancora qualcosa, non sono più divisa
in due parti, ho scelto la parte di me, che mi rende
una brava persona. Il mio cuore è più grande, ha più
spazio per amare, ha più spazio per gli altri. Non
sono ancora perfetta, e credo di non diventarlo mai,
ma in fondo cosa importa? Secondo me, niente. Ma
ritorno ancora al presente, mi guardo allo specchio
e vedo una persona con i capelli ricci, alta 1.60 cm
che è circondata dal dubbio, dalla curiosità, ma
anche dalla felicità e la gioia di vivere, una persona
che sta cambiando in tutti i sensi, ma che avrà
sempre posto per il gioco, il divertimento, e riserverà sempre un piccolo spazio per custodire come
se fosse oro, la bambina che ero, nel profondo del
cuore, sono e che cercherò in ogni modo di essere,
senza dimenticare, però, la persona che sto diventando.
FRANCESCA STARNINI III A
I miei cugini Fabio e Matilde
Mi presento sono Sofia Catone e desidero raccontarvi il bene che voglio ai miei cugini, Fabio che ha
3 anni e Matilde che ne ha 8 . Fabio è un bambino
con pelle chiara, occhi verdi e capelli
biondo scuro. Matilde è una bambina di altezza
media con capelli e occhi scuri. Io tengo molto a
loro e abbiamo un legame molto forte, specialmente con mia cugina perché lei, nei miei piccoli
momenti di difficoltà o di debolezza, mi sostiene
sempre. Vivono vicino Parma e questo non ci
permette di vederci spesso e forse anche per questo
siamo molto legati. Matilde mi assomiglia molto
non solo nell’aspetto fisico ma anche nel carattere;
ogni cosa che faccio, la fa anche lei, per esempio se
mi vesto in un certo modo lei cerca in tutte le
maniere di vestirsi come me oppure, quando la sera
andiamo a dormire e lei è qui a Rimini da me, cerca
in qualche modo di avere il pigiama uguale al mio.
Questo mi rende sicura e orgogliosa di me stessa.
Matilde è una bambina dolce, equilibrata, carina
nell’ aspetto fisico e anche nei suoi modi di fare e
soprattutto ha un cuore d’oro. Mi sono affezionata
molto anche a mio cugino Fabio perché è un
bambino dolce, simpatico, sempre in cerca di compagnia, affettuoso, molto chiacchierone e tenero.
Sembra un bambino timido ma conoscendolo e
prendendoci confidenza… puoi scoprire che è il
contrario di quello che vedi, ovvero un ragazzino
molto vivace. Visto che vorrò fare il Liceo Pedagogico e da adulta voglio lavorare con i bambini, mi
alleno a fare la baby-sitter con Fabio,. Con lui è il
massimo perché si muove in continuazione e poichè gli sono sempre vicina, con me ha un rapporto
molto particolare.
Io ai miei cugini voglio molto bene e spero che sarà
sempre cosi.
Catone Sofia 3°H
IL MIO CUGINETTO MATTIA
Il 09\09\09 è la data della nascita del mio cuginetto
di Modena Mattia. Il papà (il marito della figlia
della sorella di mio padre), un uomo robusto, è
molto simile a Mattia, mentre dalla madre ha preso
solo gli occhi.
Infatti per riconoscere i lineamenti del viso di un
neonato bisogna vedere il nonno del piccolo: Mattia sembrava il suo nonno ringiovanito di 80 anni.
Mattia è un batuffolo rosa piccolissimo, con gambine corte e grassottelle. Un’ altra cosa buffissima
di Mattia è che tiene sempre la lingua fuori dalla
bocca. Da questa descrizione potrebbe sembrare
un mostro, ma in realtà ha una faccetta, che tra-
smette allegria, simpatia e dolcezza.
La prima volta che ci siamo visti, era comodamente
steso a dormire nel suo bel lettuccio adornato con
sonagli ( ama qualunque oggetto che faccia rumore). Dovete sapere che i genitori de Mattia sono un
po’ “fissati” infatti, di fianco al lettino gli hanno
messo pure la TV!!! A me questa cosa non và molto
giù: io a 12 anni non la posso ancora avere e lui a
2 mesi già ce l’ha!!
Comunque resta pur sempre il mio piccolo e simpatico cuginetto.
Andrea Conti 2 C
Kia tvb
Prima di conoscerti ho pensato che l’amicizia
non esistesse, pensavo che due persone fossero
amiche per convenienza ma poi, quando ti ho
incontrato, ho subito cambiato idea perché mi
hai fatto capire che essere amiche vuol dire
aiutarsi sempre e sostenersi a vicenda. Chiara è
la mia migliore amica ormai da cinque anni e,
soprattutto grazie alla sua gentilezza e simpatia,
abbiamo superato tutte le litigate e siamo andate
avanti. Ora ci ritroviamo alle medie insieme!!
Lei è una persona molto disponibile e quando
ho bisogno di qualcosa me la presta senza
esitazione, inoltre è simpatica e ogni volta che
sto con lei e magari sono giù di morale, mi
rallegra con una delle sue battute divertentissime. Chiara è alta, abbastanza magra, ha i capelli
neri e gli occhi azzurro chiaro che quando c’è il
sole diventano verdi. Di sport pratica danza con
me e a scuola è molto brava. Sto sempre con lei
e ci divertiamo molto insieme; se non ci vediamo ci sentiamo su Messenger e stiamo delle ore
a parlare con la webcam. Molto spesso (quasi
sempre) litighiamo ma dopo mezz’ora, facciamo subito pace perché capiamo tutte e due di
aver sbagliato, vero Kia? Ci confidiamo tutti i
segreti sapendo di fidarci l’una dell’altra. Spero
che questa amicizia duri ancora molto, perché
se fosse il contrario ci starei male. Kia ricordati
che tvb!!!!!!
Debora Perazzini 2H
febbraio 2010
Un grande
insegnamento
“La capacità di fare il perdono dona tanta felicità
quanto riceverlo”
Alla base del cristianesimo c’è sempre stata una
regola fondamentale: perdonare il prossimo.
Il Vangelo ci spiega e illustra più volte questo
grande insegnamento, ribadito poi anche da S.
Francesco d’ Assisi nel “Cantico delle creature”
durante gli inizi del tredicesimo secolo e trascurato
ai giorni nostri. Anch’io spesso non sono capace di
perdona, lo ammetto, in diverse occasioni infatti ho
cercato di vendicare il torto subito, ignorando il
mio cuore e, di conseguenza, anche la mia religione. Mi ricordo, ad esempio, di quando mi ero
accorto che un mio amico mi aveva rubato una
carta per me molto importante, ero arrabbiato con
lui, infuriato, offeso e, in fondo, anche un po’
tradito perché mi
fidavo di lui. Quella volta abbiamo rischiato di non fare
più pace, tuttavia
io, di ricambio, non
gli ho fatto alcun
torto, e penso sia
per questo che oggi
ho di nuovo quella
figurina; secondo
me si è accorto del
suo errore ed ha
cercato di rimediarlo. Mi rimprovero
invece di quell’ episodio in cui non ho avuto la forza di perdonare un
compagno per uno scherzo di cattivo gusto che mi
aveva fatto e io, per ripicca, ho fatto altrettanto,
tuttavia mi sono accorto che quella volta non ho
provato alcuna soddisfazione.
Paragonando questi due avvenimenti ho dedotto
che il perdono dona felicità.
Filippo Vernocchi 2° C
UN BRUTTO
CAPODANNO
Il 28\12 sembrava una giornata normale, ma verso
le 15,30 ero in cucina ed ho sentito guaire il mio
cane come non mai.
Sono uscito con la mamma per vedere e lui era steso
sotto al portico come al solito, ma si vedeva che
stava molto male.
Allora abbiamo telefonato al babbo che è tornato a
casa. Nadir non riusciva ad alzarsi, così assieme al
babbo l’abbiamo caricato in macchina e portato
alla “Casa del cane”, dal veterinario.
Dopo averlo visitato i medici hanno deciso di
tenerlo per la notte perché al momento sembrava
paralizzato. La mattina dopo il babbo è tornato a
sentire come stava e gli hanno detto che purtroppo
non stava bene, non era migliorato, ancora non si
alzava e gli hanno consigliato di portarlo a fare
un’ecografia, in una clinica per cani a Bologna.
Lì dopo avergli fatto delle lastre hanno detto che la
situazione era molto grave: o si tentava di fargli un
lungo intervento, ma non assicuravano se sarebbe
sopravvissuto vista l’età, oppure consigliavano,
l’eutanasia. Con immenso dolore, dopo averci
pensato a lungo, noi abbiamo deciso per la seconda
scelta, anche perché è sempre stato un cane molto
buono e non aveva mai dato fastidio a nessuno ed
era inutile e crudele farlo soffrire ancora.
Lo abbiamo riportato a Rimini alla “Casa del cane”
dove prima gli hanno dato un calmante per togliergli il dolore, poi lo hanno addormentato con un
forte sedativo:
era il 31\12\2009.
Lo abbiamo sepolto nel nostro giardino ed io ho
proposto di metterci sopra una rosa: il babbo ha
detto che era una bellissima idea e che lo avremmo
fatto al più presto.
Questo per me è stato un dolore molto forte da
affrontare, perché io sono cresciuto con Nadir.
Quando ero piccolo e la mamma mi sgridava lui era
la mia consolazione, con lui ho trascorso tanti
momenti belli e, anche se può sembrare strano, per
molti anni lui è stato un po’ come un fratello per me,
infatti a lui confidavo i miei segreti e raccontavo le
mie preoccupazioni.
Rimarrà per sempre nel mio cuore.
Andrea Albini 2°H
Io... Io... e
Pag. 7
VACANZE STUDIO IN GRAN BRETAGNA
Ciao! Mi chiamo Sara! Questa volta vi vorrei
parlare delle mie vacanze in Gran Bretagna con la
BABY LOU INTERNATIONAL. All’ inizio non
ci volevo neppure andare, perché non conoscevo
nessuno e mi faceva molta paura allontanarmi da
casa senza i miei genitori. Poi mi sono fatta coraggio e ho deciso di iscrivermi. Il giorno della
partenza mi sono svegliata prestissimo e, dopo
essermi lavata e preparata, ho preso la valigia e
sono andata all’ aeroporto di Bologna, dove ho
ritrovato il gruppo di ragazzini che si era già
riunito. Non conoscevo nessuno tranne una mia
vecchia compagna delle elementari che però aveva
con se la sua amica e
non volevo infastidirle.
Al momento di salutare
i miei genitori, mentre
stavamo entrando nella
parte dell’aeroporto riservata solamente a
quelli che doveva no
prendere l’aereo, ho conosciuto un’altra ragazzina della mia età che
non aveva con se delle
amiche e stava in disparte al centro della
fila. Era piuttosto simpatica e veniva da Misano. Quando siamo
entrate nell’aereo abbiamo conosciuto altre due
ragazzine che si chiamavano tutte e due “Sofia”.
Erano tutte e due riminesi e frequentavano la mia
stessa scuola. Abbiamo fato scalo all’aeroporto di
Parigi … Era bellissimo!!!! Il soffitto era di legno
chiaro ed era così in alto che nel guardarlo venivano le vertigini. Quando siamo passati nella parte
dove le persone potevano comprare oggetti, mangiare, riposarsi, abbiamo visto soltanto negozietti
che vendevano accessori, profumi e abiti rigorosamente firmati. Alla fine siamo arrivati all’ aeroporto di Manchester, abbiamo preso l’autobus e siamo
partiti per andare a White Castle (un collegio che
somigliava molto a un castello che esternamente è
tutto bianco). Se non sapete dov’è provate a cercare
sulla cartina, perché non ricordo il nome della
località a cui è vicino. Comunque, il giorno dopo
l’arrivo avevo subito preso la febbre (e anche alta:
cosa che a me non capita mai) e, mentre le mie
amiche se la spassavano al centro commerciale, io
ero stesa a letto a fissare il soffitto. Gli altri giorni
non è stato così: durante la mattinata ho accompagnato con l’assistente una ragazzina che si era fatta
male alla caviglia. Poi, durante le altre giornate ho
visitato un centro commerciale dove ho comperato
un quintale di cianfrusaglie per tutti i miei parenti.
Questo centro commerciale si trovava nella città
con il nome più lungo del mondo (Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantiliogogogoch
.*. Fidatevi: non è sbagliato. ) e all’entrata c’era un
lampione con dei cartelli bianchi che indicavano la
direzione e la distanza tra quella città e tutte le città
più importanti del mondo. Poi abbiamo visitato la
casa più piccola del mondo (era carinissima), ma
non ci siamo entrati perché era troppo piccola.
Negli ultimi giorni siamo
andati anche a visitare un
parco e anche una miniera
dove abbiamo visto un
film tutto in inglese (di cui
non abbiamo capito un
tubo) e un simpatico signore ci ha fatto vedere
come si lavorava nelle
miniere (anche lui ci aveva spiegato tutto in inglese e non ci avevamo capito in tubo neppure
lì).Abbiamo anche provato la tipica colazione inglese: toast, pancetta, uova …
Poi, dopo una settimana, siamo tornati a casa
facendo scalo all’aeroporto di Amsterdam, dove
cerano dei tappeti mobili che usavamo per andare
più veloci a causa di un piccolo ritardo:erano
fortissimi e, se ci si correva sopra sembrava di
avere i razzi sotto i tacchi (c’erano anche a Manchester). Quando sono tornata a Bologna sono stata
felicissima di riabbracciare i miei genitori e di
rivedere la mia sorellina. Queste vacanze sono
state fantastiche!!!
*Si dice che questo nome abbia anche un significato, anche se sembra che per scriverlo io abbia
appoggiato le mani a caso sulla tastiera. Neppure
il mio computer è riuscito a identificarlo e l’ha
segnato come errore.
SARA CIUFFOLOTTI
2°H.
2012: trovata pubblicitaria o fine del mondo?
Da molti mesi girano voci sulla data della presunta
fine del mondo: il 21 Dicembre 2012, il giorno
maledetto nel quale tutti noi poveri mortali faremo
una brutta fine, sommersi dalle acque o da chi sa
che cosa. C’è un fondamento di verità in tutto
questo, o si tratta di una leggenda metropolitana,
come quella dell’apocalisse nell’anno 2000?
Molte persone credono in
questo avvenimento basandosi su una profezia Maya.
In realtà. questo antico popolo ha solo predetto che
nel 2012 ci sarà un nuovo
inizio… come quello del
nuovo calendario! I Maya
avevano misure del tempo
molte diverse dalle nostre.
Un calendario poteva durare ben 300 anni, come quello dei nostri giorni, oppure
5000, come il più lungo!
Non solo gli Indios indicano questa data, ma altri popoli del passato indicano il 21/12/12 nei loro scritti.
Qualcuno pensa addirittura che su questo giorno ci
sia una maledizione, per il semplice fatto che
questa data rimane uguale anche si legge al contrario. Innalzamento delle acque? Piogge di meteore?
Eruzioni vulcaniche? Di che cosa si tratterà? Sta di
fatto che dalla scoperta di questa data alla diffusio-
Lo Spagnolo,perché?
Quest’estate, con i miei genitori e la famiglia di un
mio compagno di classe, siamo andati in vacanza
nella bellissima Barcellona. Questa città è davvero
speciale : la gente è allegra e disponibile, traffico è
caotico in tutti i momenti della giornata, i monumenti, le piazze e i palazzi da visitare sono meravigliosi. Abbiamo percorso più di 1200 km per arrivare a destinazione e,per spezzare questo lungo viaggio, ci siamo fermati qualche giorno in Costa Azzurra . Perché sono tornato indietro e non vi illustro,
invece, gli aspetti che mi sono piaciuti di più di
Barcellona? La risposta vi apparirà chiara se avrete
pazienza di continuare a leggere il mio articolo. Il
primi giorni di vacanza, come vi dicevo, li abbiamo
trascorsi in Francia e io non conosco neppure una
parola in francese. Ogni volta che mi trovavo da
solo in un bar o nella hall dell’albergo o più semplicemente in spiaggia, mi sentivo un po’ a disagio e
spesso cercavo di spiegarmi a gesti o parlando più
lentamente la mia lingua. Giunto a Barcellona, le
mie difficoltà sono,in parte, scomparse. Si, è vero,
lo scorso anno mi sono impegnato molto a studiare
ne pubblica il passo è stato breve.
La voce si è sparsa in fretta ed è subito scoppiata
una grande confusione, con chi ripete che è tutto
vero, chi controbatte che sono solo sciocchezze e
chi costruisce aerei con destinazione di sola andata
per Marte con il biglietto di tre milioni di dollari.
C’è chi si è lasciato prendere da questa fobia e c’è
chi è convinto che i cambiamenti climatici siano la causa
del disastro imminente. C’è chi
si diverte con questo su internet:
sulla rete circolano migliaia di
siti su come salvarsi e dove rifugiarsi prima dell’innalzamento
delle acque, fino ad arrivare a un
sito specializzato nella vendita
di oggetti qualsiasi (borse, magliette, scatole) con sopra stampata la fatidica data. Nelle metropoli americane sta diventando una vera e propria moda,
come quella di avere un orto
sulla cima dei grattacieli.
Una mania, questa della fine del
mondo,da internet per poi passare ai libri, anche
per ragazzi, alle trasmissioni tv e ai film, tra cui
l’ultimo uscito al cinema, 2012 appunto. Un vero e
proprio boom economico che si basa su questa
fobia. Ma ad essere sinceri, chi non si è mai
domandato “Ma io mi salverò?”.
Linda Terrafino 3°E
la lingua spagnola e, devo dire, che mi è stato utile.
Non perdevo occasione un’occasione per parlare
con i simpaticissimi spagnoli e così, per esempio,
sotto gli occhi stupiti dei miei genitori, la prima sera,
mi sono intrattenuto in una gustosissima conversazione sportiva sul Barcellona con il taxista che ci
riaccompagnati in albergo. Il giorno seguente, ci
trovavamo in centro; io mi sono accorto che il mio
cane Gino aveva sete; sono entrato, senza perdere un
istante ( anche perché c’erano 42 gradi ) in un bar e,
parlando un perfetto spagnolo, mi sono fatto dare un
recipiente con dell’acqua. Tutte le volte che vedevo
i miei genitori un po’ in difficoltà ( la mamma mi
voleva sempre accanto a sé nei negozi) io intervenivo e risolvevo la situazione. Certo, non era proprio
semplice in alcune occasioni capire e parlare, però
nel complesso, mi sono sentito fiero. Forse a questo
punto dovrei ringraziare la mia insegnante di spagnolo che ha reso questa lingua interessante e coinvolgente .Quest’anno, con la mia nuova insegnante
di spagnolo, ho ripreso con più entusiasmo di prima,
lo studio di questa bellissima lingua…... Perché non
vi ho parlato di Barcellona? Perché Barcellona non
si può spiegare bisogna vederla e viverla.
Matteo Mussoni 2 H
A Recanati con
Giacomo Leopardi.
Eccoci giunte…
Che serenità e tranquillità tra le vie del paese! Ma
qual è la casa del poeta? Qui si assomigliano tutte!!
Quella??? Ma è grandissima, è un vero palazzo.
Le maestose e antiche finestre ricordano particolarmente i suoi tempi. Su una targa leggiamo:
“MOSTRA LEOPARDI”
Interessante, entriamo!!! Una scritta è incisa su un
pannello, poco dopo l’entrata:
“Dei 12000 volumi della mia biblioteca non ce n’è
uno che non conosca e di cui (Giacomo) non possa
dar ragione.” Monaldo Leopardi (suo padre)
Un’altra parete è ricoperta di appunti, di pensieri di
Giacomo. Percorriamo la prima sala e ci ritroviamo
davanti alle testimonianze dell’infanzia del giovane, la culla e il suo vestito battesimale mostrano la
ricchezza della sua famiglia rispetto alle persone
dell’epoca. Una parete ci colpisce, guarda!!! La
sua pagella, ma cosa c’entrano Milano, Firenze,
Venezia…? Ah si! L’orario delle carrozze. Ci
sorprende che Leopardi avesse organizzato un’imprevedibile fuga, perché non riteneva Recanati la
città più giusta per la sua vita, ma il potere paterno
glielo aveva impedito, scoprendo il suo piano di
fuga. Si avvicina una ragazza, la nostra guida. Ci
mostra la grande scalinata d’entrata, marmo bianco
e pareti rosa. In quella villa c’erano davvero persone molto ricche, tanto da avere stanze per la servitù
e biblioteche aperte al popolo. Poi un quadro ci
salta agli occhi, una donna elegante si mostra con
la sua fredda espressione: Adelaide in Leopardi,
contessa, nonché madre di Giacomo.
“ La sua più dolce carezza verso i figli era lo
sguardo…” E fu forse anche per questo che Giacomo si dedicò a sfrenato studio. Da una finestra
affacciata sulla piazza ci giunge il ricordo della sua
unica distrazione: Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di famiglia, la quale viene citata in una sua
poesia: “A Silvia”; morì giovanissima, spegnendo
nel poeta l’illusione che la vita fosse
meravigliosa.Leopardi leggeva una media di 8 libri
al giorno, cosa durissima per un giovane di quell’età, tanto che a dieci anni parlava perfettamente
latino. La sua passione per lo studio e la poesia
erano veramente forti e la sua esperienza ci fa
anche capire che se una persona crede in qualcosa,
riesce, se vuole, a esaudirla!!!
Così ha fatto Giacomo Leopardi diventando uno
dei più grandi poeti e letterati.
Dolci Silvia e Cecchi Sara III I
UFOOOO
Ciao ragazzi , quest’estate mi è successa una cosa
molto strana e inquietante. Ero in campeggio in
mezzo alla campagna, stavamo giocando a guardie
e ladri di notte e io durante il gioco mi sono nascosto
in mezzo a delle piante per non farmi vedere… Non
sapendo cosa fare mi misi a guardare le stelle e notai
una specie di disco luminoso, pensai che si trattasse
di una strana stella o di un satellite poi con mio
stupore lo vidi muoversi ed allontanarsi ad una
velocità impressionante, infatti dopo qualche secondo non c’era più. Ero impressionato e spaventato non avevo mai visto cosa del genere. Io non sono
un tipo che crede a tutte le cose che dicono alla TV
su alieni, vampiri, zombie ecc…
Però dopo aver visto questa “cosa” ho cominciato
seriamente a riflettere su probabili forme di vita
extraterrestri nell’universo…
Emanuele Prossimo III A
L’uomo ufo
Mio cugino mi ha detto che a Rimini gira uno
strano individuo che pensa di essere un alieno. Lui
va dalle persone e dice :” Guarda che io ti mangio!”. Tutti lo prendono in giro ma alle cattiverie
della gente risponde :” Non ti conviene, guarda
che ti porto nel buio, poi sputo tutti i bozzoli dalla
bocca, tutti legati con un filo!” Dice di essere nato
in CIBERTOWN e lì ha un nemico che lo vuole
morto che si chiama Omega. Come arma ha una
spada laser, che lui dice essere invisibile.
Racconta che ha provato a mangiare una vecchietta, ma lei l’ha preso a bastonate e si è dovuto
accontentare di un hamburger!!! Strani questi ufo!
Nicolò 3H
Io... Io... e
febbraio 2010
L’INTERVENTO
Può una telefonata condizionare la mia estate??
Certo… se un ospedale ti chiama per dirti che devi fare
un’operazione. Quindi il primo luglio mi sono ritrovata
in un letto di ospedale per effettuare un intervento
perché ho i piedi piatti. L’operazione l’ho fatta a Bologna. Appena arrivata mi hanno fatto un sacco di analisi:
del sangue del battito del cuore e tante altre… mi sono
ritrovata con 10 punture, 2 boccette di sangue e un
foglio lungo lungo dove c’erano registrati i miei battiti
cardiaci. Mi hanno assegnato una camera e fortunatamente ho conosciuto una ragazza molto simpatica. Sono
andata a letto presto, ma non ho dormito molto. Mi sono
svegliata prestissimo il giorno dopo perché ero oltremodo agitata, avevo tante paure anche di cose impossibili
come rimanere sulla sedia a rotelle. Nel primo pomeriggio ho fatto l’operazione, dopo un’ iniezione che più che
calmante chiamerei vomitante (faceva vomitare). Poi
mi hanno portato nella sala operatoria. Tutti i dottori
cercavano di farmi ridere, mi hanno messo una maschera (per dormire) e io sono riuscita a dire :-Ho tanto
son…- che gia dormivo. Quando mi svegliai ero terrorizzata, vedevo tutto appannato, mi girava la testa, le
gambe mi facevano male, mi pesavano non riuscivo a
muoverle. Solo dopo una lunga dormita mi sono accorta
del gesso, che avevo in tutte e due le gambe, dal
ginocchio in giù. Mi hanno tenuta 5 giorni in ospedale.
Sono stata sempre nel letto ferma perchè non potevo
muovermi… non facevo niente. Mio babbo è stato
sempre vicino a me, dall’ospedale mi ha portato a casa
mi ha tenuto in braccio fino al terzo piano dove abito io.
Per tutto il mese di luglio ha fatto la stessa cosa: sali ,
scendi le scale, cercava sempre di farmi stare bene
portandomi dappertutto. Anche mia mamma è stata
sempre a fianco a me, non sono mai rimasta sola, c’era
sempre, lei mi dava la mano e mi diceva:-Non ti preoccupare tutto passerà in fretta- La stessa cosa che mi
diceva quando ero piccola e stavo male. Se non fosse
stato per loro non so come avrei fatto. Anche mia sorella
tentava di farmi stare meglio facendomi ridere. Le
prime due settimane non potevo camminare e andavo in
giro con la sedia a rotelle. Dopo un mese è arrivato il bel
giorno e mi sono tolta il gesso. All’inizio pensavo che
non valesse la pena stare tutto il mese di luglio ingessata,
ma ora che mi vedo le gambe dritte, sono molto felice.
GRAZIE MAMMA, GRAZIE PAPA’.
Angela Marga II H
Un intervento da paura
Salve sono Nicolas e oggi vi vorrei raccontare del
primo intervento chirurgico. Tutto cominciò quando venni a sapere che avrei tagliare il frenulo sotto
la lingua per riuscire a parlare meglio. Cosa???
Siete fuori di testa ? Io non taglio nulla !!!!!
Poi preso dai rimorsi e dai sensi di colpa mi sono
fatto convincere. Mi trovavo in sala d ‘attesa con
mia madre mentre sfogliavo con ansia delle riviste
pensando a quello che sarebbe accaduto.dopo venti
minuti, quando mi chiamarono ed io, con cuore in
gola, entrai nella sala chirurgica. Mi sdraiai su una
specie di lettino con una faccia che era più o meno
identica a quella di Frankenstein . Il dottore, mentre
cercava di rassicurarmi, prese una siringa gigantesca e iniziò a farmi l’ anestesia. Quando il liquido
fece effetto , iniziò l’ operazione ed io ero sempre
più terrorizzato . Vidi passare prima il bisturi poi
delle forbici ed intanto l’ infermiera mi “ teneva all’
amo” con del filo da sutura per tenere sollevata al
massimo la lingua. Durante il taglio un uomo , che
faceva da secondo , mi tamponava con un fazzoletto la ferita. Per fortuna vidi il sangue solamente
sulla garza perchè sinceramente non mi piace molto. Il chirurgo mi faceva i complimenti perche
molte persone svengono alla vista del sangue !
Finalmente l’ operazione si concluse ma parlavo
come se non avessi più la lingua. Il chirurgo ci disse
che, in un certo momento la pressione sarebbe
arrivata a 0 , questo lo capii dal fatto che il sangue
non usciva più dalla ferita. Vedendo il mio volto
bianco come un lenzuolo, decisero di lasciarmi un
quarto d’ ora sul lettino per riprendermi. Una volta
alzato mi resi conto di essere sudato dalla radice dei
capelli alla punta dei piedi e pensai : “Mii che
giornata!!!!”
Cenni Nicolas 2° H
IL PROFESSORE
IN PENSIONE?
Il prof. Faetani è andato in pensione e da questo
anno non insegna più. Cosa farà tutto il tempo?
Forse sarà nella sua casa in campagna a coltivare la
terra, avrà fatto la vendemmia e probabilmente si
preparerà alla raccolta delle olive. Io me lo immagino sul trattore mentre ara i campi e, alla fine della
giornata, seduto in poltrona davanti al camino,
mentre legge un libro. Ricordo il primo giorno di
scuola quando è entrato in classe con la cartellina
sotto braccio e ha cominciato a fare l’appello. Era
serio e io avevo una gran paura, ma poi mi è passata
perché, a volte, ci faceva divertire con i suoi
racconti. Aspettavamo con gioia i giorni in cui
avevamo geografia e ci piaceva ascoltare la lezione
perché, quando studiavamo una regione o un luogo
dove lui era stato, raccontava quello che aveva
visto o quello che gli era capitato. Ad esempio
come quella volta che era andato a Monaco in tre
giorni in bicicletta insieme a due suoi amici e ci
raccontò che per arrivarci dovette affrontare delle
salite molto ripide. Professor Faetani la ringraziamo per averci fatto amare la geografia e trascorrere
dei bei momenti.
GIACOMO GNOLI II H
Pag8
RICORDI D’ESTATE : IL CAMPEGGIO!
Era un giovedì estivo. Io ero in campeggio con la
mia parrocchia a “Poggio di loro Ciuffenna”,e quel
giorno avevamo in programma una lunga camminata nel bosco. Gli animatori quella mattina ci
hanno svegliato insolitamente presto. Noi,più addormentati che svegli,dopo la colazione,eccoci
pronti per la partenza. Nel primo tratto , la strada
era abbastanza larga con qualche sasso e leggermente in salita. Ai lati era pieno di alberi
,fiori,cespugli di more .. Il cielo era limpido con
qualche innocua nuvoletta bianca . Inizialmente il
gruppo era tutto compatto ,ma avanzando, c’era
chi andava più velocemente e chi meno
,quindi il gruppo più
numeroso è andato
avanti ed altri dieci undici ragazzi con un
paio di animatori sono
rimasti più indietro. Io
ero rimasta indietro
con i miei amici ,ma
avendo il passo
lungo,poco dopo mi
sono ritrovata sola tra
il primo ed il secondo
gruppo. Ora eravamo
in una foresta : la stradina si era fatta più
stretta e pendente . Ero
circondata da una distesa d’alberi infinita e c’era
una pace che avrei giurato di essere in fondo a un
oceano se non fosse stato per il vento che sibillava
tra le fronde degli alberi
Qualche volta mi fermavo per riposare ed aspettare
il gruppo indietro per non perdermi ,dato che
quello davanti era sparito e c’erano alcuni bivi .
Dopo circa due ore siamo arrivati tutti in uno
spiazzo erboso con una catasta di legna che sembrava una casetta poco più grande di un armadio ;
lì ci siamo fermati per una breve sosta.
Dopo un’altra mezz’ora di cammino un animatore
ha annunciato che si poteva scegliere se tornare
indietro o continuare fino alla croce in cima al
monte . Tutti sono tornati indietro tranne me altri
sei o sette ragazzi e due animatori .
Dopo un quarto d’ora eravamo esausti : io non
riuscivo più a muovere le gambe. La strada era
piena di sassi e ripidissima,tanto che bisognava
aggrapparsi ai tronchi degli alberi per non scivolare
giù. Abbiamo camminato in quelle condizioni per
altre tre ore di filata facendo solo una breve pausa
per un panino dato che era ora di pranzo . Quando
abbiamo visto la croce abbiamo fatto i salti di gioia
. La strada era più compatta e meno ripida , ma ad
un quarto d’ora dalla meta mi è venuto un terribile
mal di pancia e mi sono dovuta fermare. Mi dispiaceva non arrivare in cima, proprio nel momento in
cui mancava così poco ,ma non riuscivo più a
muovermi dal male e non me la sentivo di proseguire. Ho aspettato gli
altri che erano arrivati in cima , quindi
mi sono riunita al
gruppo. Altro commino di tre - quattro
ore poi,una strada
sterrata più grande
ed in discesa. Eravamo tutti esausti : sotto il sole,le gambe
piene di lividi e tagli
, i piedi dentro le
scarpe da trekking
almeno con tre –
quattro bolle a testa.
Dopo un po’ abbiamo visto un cartello
: “Poggio di Loto” 3 km. Non era poco ma, in
confronto a quello che avevamo percorso fino a
quel momento,era uno scherzo. Dopo un po’ un
altro cartello:”Poggio di loro “600 m scoppiavamo
di gioia . Poi ancora “Poggio di loro” 1,6 km” . Non
è possibile! Altri dieci minuti : “Poggio di loro”
400m. Dopo,ancora un cartello,ma non ci siamo
neanche fermati a leggerlo…Quando ho notato una
stradina familiare ho pensato che era fatta e le
macchine parcheggiate lo hanno confermato : eravamo arrivati! Ho fatto una corsa fino alla casa e mi
sono fiondata in camera. Quella sera a cena,vivi per
miracolo, eravamo tutti in ciabatte : era praticamente impossibile infilarsi le scarpe. Per quella
sera niente giochi Questa giornata “fantozziana”
ha reso il campeggio sicuramente indimenticabile!
Sofia Valentina Pesaresi 3H
PRIME COTTE
Io penso che ognuno di noi abbia un anima gemella.
Sì, un’anima apposta per noi, per completarci. E
penso anche che quella più importante sia la prima
cotta, sì il primo amore.
Quello non si scorda, io lo so bene, sono 5 volte che
ci ricasco di nuovo. Beh, quella persona è l’unica di
cui ti puoi innamorare, innamorare, innamorare ancora, perdutamente come la prima volta. E
sì, ma niente sarà più come prima. Un amore si distrugge quando uno dei due, o tutti e due,
decidono di lasciarsi. E da lì, in
qualsiasi modo vogliate ricostruire tutto, niente sarà più come
prima. E’ difficile da capire e lo
è ancora per me, ma non si sfugge all’amore. No, possiamo
sfuggire agli impegni, alla scuola, alle dimenticanze, alle delusioni, a tutto, tranne all’amore.
E’ un sentimento forte, che si
manifesta quando capiamo che
non possiamo stare senza l’altra
persona. All’inizio neghiamo
tutto, poi, se il cuore batte forte
quando l’altra persona si avvicina, ecco, siamo
innamorati. Se solo lei ci sfiora, se anche ci rivolge
un banale “Ciao!” noi sentiamo qualcosa che esplode dentro al cuore. E’ un dolore interminabile,
implacabile senza quella persona al nostro fianco.
Poi a volte diventa un’ossessione vogliamo così
tanto una persona, che faremmo di tutto per lei.
Amiamo il suo profumo che solo noi, innamorati
persi, sentiamo. Adoriamo i suoi occhi, il suo
corpo, la sua voce, tutto di lei. Poi ci saranno delle
persone che faranno i solito commenti che non
dovrebbero fare, come prenderci in giro perché
secondo loro quella persona non è carina,non va
bene come si chiama, è cosiddetta “sfigata”. Ecco,
mai e dico mai ascoltare questi commenti da persone che non dovrebbero dire niente. Essere innamorati può essere uno svantaggio e un vantaggio. Si
soffre e allo stesso tempo si ama. Soffrire fa male, fa
male da morire, ma amare è la cosa più bella che
l’uomo possa fare nella sua vita
sulla terra. A volte, succede che
quando si arriva al punto massimo della felicità, si sente il bisogno di smettere. Però, non riusciamo a fare a meno di quella
persona ed è per questo che continuiamo a volere quella felicità
che non sentivamo da tempo. Penso davvero, che se una persona è
innamorata, in qualche modo, cresca e impari un altro modo di
voler bene.
Amare. E’ una parola grande.
Abbastanza generica, a volte detta così, per dire, altre intensamente. Altre volte c’è un amore non
corrisposto. E’ qui che si soffre di
più. Tu ami, lei no. Tu ami, lui no.
Penso sia difficile, perché il dolore non si placa finchè quella persona non viene da
noi a dirci quel “Ti amo” che aspettavamo da tanto
tempo. Certe volte non arriva mai e bisogna arrendersi, dimenticare, anche se sarà difficile. Io credo
che per placare un po’ di dolore, bisogna ascoltare
musica, sì musica, tanta musica e non disperarsi
perché prima o poi troveremo tutti una nostra anima
gemella. Ricordate “non dimenticate niente del vostro primo amore” tanto prima o poi quando sarete
grandi, riderete delle pazzie, degli atti di follia per
questa persona e riderete come dej matti. Ne sono
convinta. Baci, la vostra Lucri.
Lucrezia Picchi 3°A
Lettera Aperta:
Caro Direttore,
mi chiamo Caterina Rosa, ho tredici anni e frequento la terza media. . Leggo spesso sul Suo giornale
articoli che parlano di giovani che fumano, bevono e, peggio ancora, si drogano. Io personalmente non
ne conosco, perché sia mio fratello che i suoi amici non hanno questi comportamenti. Però, leggo spesso,
ascolto la televisione e mi interesso di tutto ciò che farà parte del mio futuro e mi sono convinta che non
sia tutta colpa dei ragazzi. Molte volte la famiglia non li segue, la società non li aiuta e non sempre ciò
che vediamo o ascoltiamo può darci un buon insegnamento. Le ho scritto perché vorrei sapere da Lei,
che è molto più esperto di me, che cosa si può fare. Come si possono aiutare questi ragazzi? Può Lei
spiegarmelo? Quando ne parlo in casa con la mamma, lei con la sua aria dolce mi dice:”Non pensare
male dei giovani, Caterina, ce ne sono tanti di bravi e buoni. Quello che tu puoi fare è dare un buon
esempio, comportarti bene e vedrai che molti ti seguiranno”. Cosa ne pensa, Direttore? E’ sufficiente
questo? Io non credo. Penso, invece, che voi adulti dobbiate rimboccarvi le maniche e aiutarci a
diventare “grandi”. La ringrazio per avermi ascoltata, ascoltarci è già un buon inizio.
Rosa Caterina 3C
Riflessione sull’uscita
a Recanati
Studiando la vita e le poesie di Leopardi dai libri
scolastici, mi sembrava di “conoscerlo” molto bene,
invece, andando a Recanati, ho capito che non
avevo compreso del tutto la sua personalità. È
molto interessante vedere le pagine scritte direttamente dal poeta: aveva una grafia ordinata da cui
forse si capisce il suo carattere preciso e perseverante. Non faceva molte cancellature: per esempio
nell’ultima versione della poesia “L’Infinito” ce
n’è solo una..
Entrando nel museo al piano terra si possono
osservare da vicino anche oggetti della sua vita,
come la culla o un vestito di quando era piccolo: è
stato proprio emozionante immergersi per un po’
nella sua vita. Dopo essere stati al museo siamo
saliti al primo piano rimanendo “a bocca aperta”
per lo stupore: infatti c’era un’enorme scalinata in
marmo bianco e alte pareti dipinte … insomma
tutto il contrario di ciò che ci si immaginava da un
tipo così minuto e chiuso!
Studiando poi che il poeta ha letto dodicimila libri,
si può pensare <<… e che sarà mai!>>, invece
quando si vede coi proprio occhi QUANTI PESANTI VOLUMI ha letto, come li ha classificati,
si rimane impressionati! Vedere di persona le stanze in cui molti anni prima aveva studiato ore e ore
è tutta un’altra cosa! Una giuda informatissima e
molto preparata ci ha spiegato stanza per stanza ciò
che vi accadeva dentro, ed è stato emozionante
affacciarsi alla finestra da cui Leopardi guardava
Silvia, a cui dedicò la famosa poesia che tutti
conosciamo a memoria. Io consiglio a tutte le classi
di visitare Recanati, anche perché è veramente una
cittadina graziosa, antica.. Infine, se si capita in un
giorno fortunato, si possono conoscere persino i
discendenti di Leopardi!!!!
Irene Palmieri 3°I
UN GIOCO TANTO
DESIDERATO
I miei genitori sono sempre stati molto attenti a
scegliere i giochi per la Play Station e non mi hanno
mai permesso di comperare giochi di contenuto
violento o non adatti alla mia età. Sinceramente le
occasioni per conoscere alcuni di quei giochi non
mi sono mancate, perché i miei amici li hanno e,
quando vado a giocare a casa loro, i miei genitori
non
ci
sono…Mi sono sempre piaciuti i giochi di sport, in particolare
quelli
di calcio (“FIFA” e
PES” sono i miei preferiti) e quelli di fantasia come “ Final
Fantasy” e “
Kingdom Hearts”, ma quest’anno mi sono
appassionato ad
un gioco per la
Ps3, pensato per ragazzi di diciotto anni,
dal titolo “Assasin’s
Creed”. Sì, lo so, il titolo non lascia molto spazio all’immaginazione ma,
in realtà, si tratta di un gioco ambientato nel tardo Medioevo italiano e nel
Rinascimento; il protagonista è Ezio Auditore,
fiorentino, che, con l’aiuto di nuove armi create,
niente di meno che da Leonardo Da Vinci, affronta
una grande varietà di avventure e di missioni per
vendicarsi contro chi ha ucciso suo padre e quindi
tradito la sua famiglia. Ma come convincere la mia
famiglia che, ripeto, per certe cose è sempre stata
peggio del “Tribunale dell’inquisizione”, a comperarmi questo gioco? Mia mamma, la più difficile
da convincere, mi ha ascoltato con attenzione e,
quando ho preso un buon voto nella verifica di
grammatica, ha acconsentito e mi ha regalato il
gioco in questione. Era molto soddisfatta quando
spiando da dietro la porta di camera mia, ha sentito
citare i nomi di grandi Papi, del Doge di Venezia e
di personaggi storici come Girolamo
Savonarola…Un po’ meno quando ha sentito il
lessico che, ogni tanto, viene utilizzato da qualche
personaggio del gioco, che non è sempre raffinatissimo.
MATTEO MUSSONI II H
febbraio 2010
Caro
diario,
Sto affrontando un
momento difficile
della mia vita, questi tredici anni non
sono affatto facili,
ma sono convinto
che con un po’ di pazienza e qualche buon amico
con cui confidarmi passeranno velocemente.
Quello che sto affrontando però mi spaventa molto
e mi fa sentire uno stano vuoto dentro che non
riesco a riempire, come … una fame che non riesco
a sfamare, come una sete che non riesco a dissetare.
Mi ricordo quando a sei, sette anni pensavo solo a
giocare e a divertirmi, non avrei mai immaginato di
arrivare in un momento della mia vita nel quale il
pensare sarebbe stato più importante del giocare e
nel quale ci sarebbe stato un senso un senso di
vuoto così intenso.
Mi sento sicuro e indeciso, ma per fortuna ho un
grandissimo amico con cui confidarmi e siccome
sta vivendo anche lui il mio stesso problema, sono
sicuro che mi capisce così come io capisco lui.
Infatti secondo me se hai un problema e veramente
vuoi essere compreso, devi parlare con un tuo
coetaneo che possibilmente vive il tuo stesso problema, altrimenti, non verrai mai capito veramente. Non so più chi sono, chi sarò … Dove andrò e
cosa farò. Ma non parlo mai di questo argomento
con gli adulti perché penso che possano solo peggiorare la situazione, come ad esempio dicendo : “Ma non sono solo questi i problemi della vita,
vedrai ! ”- o che non mi capiscano fino in fondo
dicendo: - “Come? E’ morto il cane del tuo amico
? ”- che non centra assolutamente niente, o che mi
spaventino ancora di più,o che sentirei uscire dalla
loro bocca la solita frase: -“Tu studia e vedrai che
andrà tutto bene. Ricordati che devi studiare, studiare e ancora studiare.” – Che noia!!!!
Se ne parlo con gli adulti quindi la cosa può solo
diventare da pesante e difficile a impossibile da
superare e imbarazzante.
llora mi chiudo in camera mia e come un missile
mi lancio dritto dritto nel letto. Accendo la TV e
penso che vorrei morire evitando così questa difficile età. Vorrei dei genitori più comprensivi coi
quali confidarmi , perché forse un solo amico non
basta ma sono io che mi faccio troppi problemi
sulle vita. A Elton (il mio amico) una volta ho detto
tutti i problemi che secondo me ci sono nella vita e
lui mi ha risposto: -“Ma sei andato fuori di testa?
Cosa ti sei fumato a scuola? Non ti fare troppi
problemi sulla vita vivila e basta!!”
A proposito della vita in questo periodo mi chiedo
anche se dopo la morte c’è l’ aldilà o se Dio esiste,
ma non do a questo argomento troppo peso perché
la vita è una e va vissuta al meglio.
Comunque a tredici anni sono troppe le domande
senza risposta. Come sarebbe la mia vita senza tutti
questi enigmi irrisolvibili che mi restano in testa e
mi affliggono?
Forse è meglio parlarne con qualcuno che mi possa
capire veramente. Spengo la televisione,prendo la
bici e ti saluto caro diario vado da Elton !
LEYDI MARRA
Esiste un destino
che non si può
modificare?
Io non credo che esista un destino come quello
narrato dai miti greci sul quale niente e nessuno,
perfino Zeus, poteva interagire e dal quale non si
poteva scappare .
Penso che solo alcuni avvenimenti siano legati al
fato e alla fortuna :la vincita ad un gioco d’ azzardo
, trovarsi al posto giusto nel momento giusto e le
varie casualità della vita.
Per il resto sono fermamente convinto che tutto
dipenda dalla nostra volontà e che tutto o quasi si
possa migliorare.
Ad esempio,se un
compito in classe
va male non dipende dal destino,ma
da alcuni fattori
ben precisi.
I più determinati
in questo caso sono
: la comprensione
dell’argomento ,l’attenzione prestata durante le
lezioni,lo studio ,il talento ,l’interesse e ,naturalmente ,un pizzico di fortuna!
Un altro fattore importante nella nostra vita, oltre
alla volontà, è dato dalla genetica
che è in parte casuale , ma stranamente determinante . Dai nostri geni infatti dipendono la bellezza ,la
longevità , la salute ,il carattere …
Comunque ,al giorno d’ oggi ,anche parte delle
caratteristiche genetiche è
modificabile e ,se le scoperte scientifiche e la
tecnologia procedono di questo passo ,
il destino rimarrà presto un ricordo legato solo alla
mitologia .
Leonardo Lavosi ID
Io... Io... e
Pag 9
TI SENTI SICURO NELLA TUA CITTA’?
Il Comune di Rimini si impegna a tutelare tutti i
cittadini, senza eccezioni,attraverso progetti quali,
per esempio, la campagna “Imparare Sicuri” nata
nel gennaio 2003 per sensibilizzare gli studenti
delle scuole di tutta Italia; dall’incidente nella
scuola di San Giuliano, è scaturito un
sondaggio che ha
preso in considerazione settanta istituti per indagare
sulla sicurezza e
sulla preparazione
dei ragazzi in merito a questo argomento. Nel rispetto
della legge, si controllano le strutture
scolastiche, si portano a conoscenza
degli studenti i vari
rischi e i relativi
comportamenti da
tenere nell’ambiente scolastico in casi di terremoti o incendi. Rispettando determinate regole, si possono prevenire
tanti spiacevoli eventi. Dal 2004 ben mille scuole
hanno accettato questa nuova proposta fino ad
arrivare anche a noi; e almeno per quanto riguarda
il settore scolastico, ci sentiamo tranquilli. Dal
punto di vista della sicurezza urbana però non si
può stare poi così sereni: di notte come di giorno,
si possono incontrare per le strade “soggetti pericolosi” all’angolo della via di una discoteca o sotto i
ponti o sulle panchine del parco vicino casa. In un
caso recente, una giovane diciottenne alla stazione
di Ferrara è stata rapita e minacciata da un
delinquente…Ma se succedesse anche a Rimini?!
Se accadesse proprio a noi? Non possiamo vivere
nell’angoscia… Per non parlare poi della sicurezza
sulle strade: molti si mettono al volante dopo aver
bevuto alcolici diventando così un pericolo non solo per
se stessi, ma anche
per le altre persone.
Speriamo proprio
che i funzionari della Polizia locale, i
quali il 25 novembre sono venuti così
gentilmente presso
la nostra scuola, aumentino e che lo Stato italiano finanzi
progetti per la tutela sulle strade per la
protezione dei boschi e soprattutto
della vita di noi
cittadini…una vita messa costantemente a repentaglio da incidenti e spiacevoli eventi causati, il più
delle volte, dallo stress e dalla fretta… Chiediamo
perciò una maggiore protezione attraverso anche la
lotta alla delinquenza e ai crimini, per riportare
l’ordine e la serenità. Vorremmo essere liberi di
goderci la nostra meravigliosa città… La sicurezza
è un nostro diritto! Quindi, ritornando alla domanda iniziale, no, non ci sentiamo del tutto sicuri nella
nostra città.
Sara Colonnese – Giorgia Sancisi – Filippo
Vernocchi II C
LA GIOIA DEL PERDONO
Come è bello ritrovarsi dopo un litigio!!
Riuscire a perdonare una persona non è facile ,
soprattutto se si viene “feriti dentro” ma , nello
stesso tempo , si soffre ancora di più se ci si chiude
in se stessi mettendo , davanti ad ogni altro sentimento , l’ orgoglio. Invece, se si pensa a quanto sia
importante e meraviglioso andare d’ accordo con
gli altri, non è poi cosi difficile perdonare o essere
perdonati anche perchè in quel momento si prova
davvero una gioia immensa .
Io sono sempre stata un tipo piuttosto sensibile e
quando ero più bambina anche una parola , magari
detta involontariamente da una mia compagna ,
mi feriva e, invece di chiederle spiegazioni , me ne
stavo chiusa in camera aspettando che la mia
amica venisse da me pronunciando quella
parolina magica che mi avrebbe riaperto il cuore
… Il più delle volte non è accaduto ma, crescendo,
mi sono resa conto di quanto sia fantastico perdonare o essere perdonati. L’ anno scorso , per
esempio , sono venuta a sapere che una mia amica
aveva “sparlato” di me e ciò mi aveva ferito
tantissimo … Le sono andata a chiedere spiegazioni , ma lei ha risposto che non era vero niente
, anche se i suoi occhi DICEVANO il contrario
. Per due giorni non ci siamo parlate ed io sono
stata veramente male : non volevo più tornare da
lei , ma nello stesso tempo mi mancava da morire
. Poi un pomeriggio mi si è avvicinata , mi ha preso
per mano e mi ha detto:”Non pensavo quello che
ho detto, te lo giuro … mi perdoni ?” . Non sono
passati neanche due minuti da quelle sue parole
che l‘ho abbracciata fortissimo e, in quel momento, mi sono sentita la ragazzina più felice del
mondo.
Sara Colonnese 2^ C
Influenza A : dove
non arriva la medicina, …si può provare
con lo scongiuro!!
In questi giorni siamo angosciati da un problema
che incombe su tutta Italia, anzi su tutto il mondo:
.l’influenza A h1n1 e anche le nostre famiglie sono
molto allarmate .Questa malattia ci riguarda in
prima persona perché non è difficile influenzarsi
ma ci sono dei piccoli modi per evitarla e per
proteggersi . La scuola ha preso subito seri provvedimenti creando cartelloni con semplici istruzioni
che ogni alunno deve, o almeno dovrebbe, rispettare:
1. lavati spesso le mani
2. copri la bocca e le mani con un fazzoletto quando
starnutisci o tossisci
3. non scambiare oggetti o cibo con i tuoi amici
4. non toccarti bocca, naso e occhi con le mani
sporche
5. non stare vicino a chi ha i sintomi
Riguardo i morti, spero che il numero non aumenti
dato che i medici stanno già intervenendo vaccinando le persone che più sono a rischio. Comunque per ora noi possiamo solo rispettare le regole
indicate dalle istituzioni e comunicate dalla televisione, sperando che la medicina trovi sempre più
farmaci in grado di salvaguardare la nostra salute.
Se così non fosse, vi consigliamo questo scongiuro
ideato dai ragazzi di 2^ D.
Febbre, febbre fuggi via
Porta con te la malattia.
Se l’influenza la vedi per via
Di che sono da mia zia
Se l’incontri al mercato
Di che me ne sono andato
Se la vedi sotto il letto
Di che oggi non l’aspetto!!
EDOARDO GORZA III H
Come sentirsi grandi su due ruote...
Il motorino è l’oggetto del desiderio più ambito
dagli adolescenti italiani, è ormai una costante
nelle abitudini dei ragazzi che vivono in città: 3 su
4 si spostano su due ruote.
Con motorini o macchine ma sempre in compagnia
di amici.
Per molti, arrivare ai fatidici
quattordici anni, significa soprattutto riuscire a coronare il
sogno delle due ruote.
Col motorino si può andare
dove si vuole, ci si sente apprezzati dal resto degli amici,
ci si sente grandi, liberi e senza
dipendere dai genitori per spostarsi.
La cosa più importante è superare l’ esame per il patentino e
ma noi adolescenti per ottenerlo siamo disposti a stare
anche giorni interi a studiare
tutti i quiz possibili, pur di
superare la prova e poterlo guidare subito.
La richiesta di avere un motorino viene spesso
avvertita dai genitori come una spina nel fianco,
qualcosa che getta improvvisamente nel panico,
qualcosa che, se non avessero ricevuto, sarebbe
stato meglio perché avrebbe consentito loro di
dormire sonni più tranquilli; alcuni genitori dicono
di ”No”… altri tentennano e cercano di rimandare
il momento dell’acquisto; altri ancora sostengono
che, siccome il motorino si può utilizzare solo d’
estate, è meglio aspettare di prendere la patente per
poi acquistare la macchina a
18 anni;
Una marca di motorino, o un
modello, può accomunare i
giovani, facendoli sentire parte di un gruppo, appagando il
loro bisogno di appartenenza
. I motorini più voluti dai ragazzi sono: Zip Piaggio, MBK
Booster Yamaha, moto da
cross KTM, Phantom f12 Malaguti e Scarabeo, semplicemente perché la maggior parte di ragazzi adolescenti ha la
passione di modificare questi
motorini anche se è contro la
legge. Si inizia da “cose” banali fino ad arrivare a
un motore il triplo potente di quello di prima.
casi). Vi è una elevata esposizione al rischio, a
causa di comportamenti inadeguati:
3 ragazzi su 10 non attraversano la strada sulle
strisce pedonali,
4 giovani su 10 percorrono un incrocio in motorino
col semaforo rosso,
l’8% dei ragazzi intervistati ammette di non usare
mai il casco.
Sarebbe molto importante che i ragazzi riflettessero di più sulle conseguenze dei loro errori. Può
bastare un momento di disattenzione per distruggere se stessi e gli altri. Quindi prima di salire in sella,
bisogna mettere in moto anche il cervello!!
Ieri sono andato dal dentista. I miei mi hanno detto:
“ E’ un controllo, non aver paura!”. Così sono
andato sereno, perché sapevo che la dentista mi
avrebbe visitato e basta. Ne’ io ne’ mia mamma
però sapevamo che cosa mi sarebbe successo!! Il
dentista mi ha infatti guardato e ha detto: “ Giacomo questo dente è da togliere subito, perché impedisce a quelli vicini di spuntare!”
Mi sono sentito svenire, mi tremavano le gambe, le
mie mani erano diventate fredde e la voce si era
fermata in gola. Per un’ora il dentista mi ha spiegato i motivi per cui dovevo toglierlo, ma non mi
importava niente. Ad un certo punto si è stancato e
anche la mia mamma che, disperata, ha chiamato
mio babbo. Il babbo dopo poco tempo è arrivato
ma, nonostante le sue rassicurazioni, non ne volevo
sapere di toglierlo. Avevo troppa paura del male
che avrei sentito. Alla fine mio babbo mi ha dato
fiducia e mi ha accompagnato sulla poltrona del
dentista. Era una comodissima poltrona, però, appena il dentista si è avvicinato, chiesi aiuto al mio
babbo che mi ha preso la mano e mi ha tranquillizzato. Allora il dentista ha messo i guanti e mi ha
spalmato una crema anestetizzante sulla gengiva,
poi ha preso la siringa e mi ha iniettato delle gocce,
sempre in quel punto.
Nell’attesa che l’ anestesia facesse effetto, io guardavo le pinze che il dentista aveva già preparato e
che mi terrorizzavano. Poco dopo il dentista mi ha
detto:” Giacomo adesso proviamo a muoverlo un
pochino” Ed io risposto: “ Però piano!” Poi, tutto
titubant, ho aperto la bocca e lui ha afferrato il dente
e piano piano lo ha tolto. Quasi non me ne sono
accorto e così per fortuna tutto è finito.
CHRIS III A
Giacomo Gnioli 2°H
Cavalli Mauro III A
IN ATTESA DEL MOTORE
Dall’età di 14 anni in su la maggioranza dei ragazzi
desidera possedere un motore. Purtroppo spesso
vengono sottovalutati tutti gli aspetti che mettono in
pericolo la loro vita e un quarto dei giovani italiani
non comprende o non interpreta nella maniera corretta il codice stradale. Secondo un sondaggio un
terzo dei giovani italiani (13-19 anni), nel corso del
2003, è stato coinvolto in almeno un incidente
stradale. In particolare, quasi il 20% dei ragazzi che
si spostano nel traffico con ciclomotori e scooter è
rimasto vittima di un incidente, e 7 volte su 10 gli
infortuni in motorino hanno avuto come conseguenza il ferimento della persona (in particolare, hanno
provocato lesioni gravi e invalidanti nel 6,7% dei
Che paura …
dal dentista !!
febbraio 2010
UN CAVALIERE
PIOVUTO DAL CIELO
C’era una volta, perché ora non c’è più, un famosissimo acrobata conosciuto in tutto il suo paese come
il più intelligente equilibrista di tutti i tempi: Rodolfo.
Era molto alto , aveva i capelli corti castano chiaro,
il naso regolare , la bocca ben modellata da cui
uscivano ogni volta frasi molto sensate e corrette.
A lui piaceva vestirsi in stile medioevale e ogni
giorno cambiava abito per assomigliare sempre di
più agli abitanti del paese vicino: Intelligentonia.
In quell’epoca esistevano tre città, l’una distante
dall’altra 250 km.: - Intelligentonia, dove vivevano
i più intelligenti del mondo; - Normalandia, dove
abitava la gente normale ( tra cui Rodolfo); Tontolonia, dove si trovavano i più tonti di tutta la
terra.
Rodolfo si sentiva superiore rispetto ai suoi amici
normali e, visto che era un acrobata fantastico,
decise di “spararsi” con un cannone fino a Intelligentonia. Purtroppo, per un errore di direzione del
cannone, Rodolfo venne si ritrovò nel paese di
Tontolonia.
Durante il volo Rodolfo era così felice di andare in
un paese dove tutti erano intelligenti come lui ma,
appena atterrato, si accorse subito che c’era qualcosa che non andava. I muri delle case erano tutti
obliqui, le finestre non erano per niente squadrate
e gli abitanti non sembravano affatto intelligenti.
Questi ultimi , impauriti nel vedere un cavaliere
cadere dal cielo, andarono a chiamare il Re che
arrivò, tutto affannato. Era un tipo molto basso e
cicciottello ed indossava un vestito tutto rosso.
Indossava una corona che era più grande della sua
testa.
- Benvenuto nobile cavaliere nella città di Tontolonia - disse il Re.
- Tontolonia!! – pensò Rodolfo – Ecco perché mi
sembrava tutto un po’ strano, non sono ad Intelligentonia. Il Re lo condusse subito al suo castello e
gli offrì una ricca cena con tantissime prelibatezze.
A Rodolfo sembrava un po’ strana tuta quella bella
accoglienza, infatti al termine della cena il Re
spiegò che “lui” era l’uomo indicato in una vecchia
profezia: “UN GIORNO UN UOMO, VENUTO
DAL CIELO, AVREBBE SALVATO LA FIGLIA
DEL RE TENUTA PRIGIONIERA DA UN
MAGO, SUO FRATELLO GEMELLO. Esso era
diventato malvagio e voleva, tenendo in ostaggio
isabetta, impossessarsi del regno
- Rodolfo questa notte dovrai riposare molto perché
domani, al sorgere del sole, dovrai andare alla torre
di mio fratello e liberare la mia figlia Isabetta. In
cambio avrai la possibilità di sposarla – disse il Re.
- Ah, dimenticavo, la profezia inoltre dice che
dovrai portare con te questo cubo, anche se noi non
sappiamo a cosa possa servire. Venne poi accompagnato nella sua stanza per riposarsi , ma Rodolfo,
un po’ frastornato, non aveva voglia di dormire e
decise di visitare quella strana città. Di nascosto
uscì dalla terrazza per esplorare il paese e osservare
il comportamento dei suoi abitanti . Per girare per
la città tutta la notte, Rodolfo non riuscì a dormire
neanche un po’. Arrivata la mattina, stanco e traballante per la notte passata in bianco, fu chiamato dal
Re che gli consegnò il cubo e gli indicò la strada che
lo avrebbe condotto alla torre. Appena fuori del
paese il cavaliere, curioso, cercò di capire che cosa
poteva essere quello stano oggetto o cosa potesse
contenere. A prima vista gli sembrava molto semplice: c’era uno sportellino che nascondeva un
pulsante rosso. Schiacciò il pulsante e non accadde
nulla, così Rodolfo pensò che gli abitanti di Tontolonia gli avessero dato una scatola che non serviva
a nulla, neanche per ripararsi dal sole cocente!
All’improvviso apparve un cappello molto ampio
simile a sombrero.
Il ragazzo allora capì che quei tonti gli avevano
regalato un cubo magico che poteva procurare ogni
cosa che pensava.
Furbo, pensò ad un cavallo per arrivare prima e
senza fatica alla torre, e subito apparve un bianco
destriero.
- Con questo cubo, liberare la principessa sarà un
gioco da ragazzi – pensò Rodolfo.
Una volta arrivato alla torre, il mago malvagio
apparve a Rodolfo: era il perfetto sosia del re, solo
che era vestito di nero e subito dopo scomparve.
Il mago gli mandò contro dei guerrieri armati con
spada e armatura. Rodolfo schiacciando il pulsante
del cubo pensò:
- Vorrei che le armature si arrugginissero. Immediatamente i guerrieri si immobilizzarono nel
loro abito di ferro e lui potè proseguire la sua
impresa. Il mago gli mandò allora incontro una
serie di cani inferociti ed affamati.
Rodolfo, sempre con l’aiuto del cubo, pensò di far
apparire una grossa bistecca per ogni cane ed essi
si fermarono a mangiarle. A questo punto pensò
che bisognasse punire il mago e, arrivatogli di
fronte , con l’aiuto del cubo lo imprigionò in una
cella che aveva pareti infinite dalle quali, camminando in ogni direzione, non ne sarebbe mai uscito.
Finalmente riuscito nell’impresa, arrivò nella stanza della principessa ma , quando scostò la tenda dal
letto dove dormiva e la vide, rimase impressionato
dal suo volto e dal suo aspetto, che era tutto meno
che bello.
Allora Rodolfo prese il cubo e schiacciò il bottone,
fece apparire un cannone nel quale si infilò immediatamente e “si sparo”, questa volta con successo,
nella città di Intelligentonia.
Jacopo Moreschi 1° C
Poesie... racconti... recensioni
Cosa nasconde quella porta?
Sally è una ragazzina di dodici anni, vive a Revon
Street con i suoi genitori in una piccola casetta, ha
due fratelli più piccoli, uno di nove e l’altro di sette;
il più grande si chiama Jack mentre quello piccolo
John e le fanno sempre i dispetti. Un giorno Sally
decide di uscire e di andare a fare un giro così si
dirige verso la casa abbandonata che si trova in
fondo alla via. Varca il cancello, sempre aperto,
molto emozionata si dirige verso la casa ed entra.
Davanti a lei non c’è un semplice corridoio lungo
ma …. tre porte, la prima
rossa, la seconda blu e la
terza bianca. Apre quella
rossa e ……addosso a lei
cadono migliaia e migliaia
di cioccolatini. Spaventata
la richiude poi decide di
provare anche quella blu
ma …… quando la apre
cadono migliaia e migliaia
di pupazzi. Sallly è sorpresa ma anche un po’ divertita, non avrebbe mai pensato che all’ interno di una
brutta e vecchia casa si
potessero trovare tante belle cose.
Contenta decise di aprire
anche l’ ultima porta quella bianca e questa volta non le cadde niente addosso, entrò e ……… iniziò a precipitare in un tunnel
bianco che parve interminabile. Quando atterrò si
trovo in un mondo misterioso che non conosceva e
davanti a lei c’ era un cartello con scritto “qui
vivino fate orchi e streghe”. Decise di esplorare
questo mondo misterioso, il primo regno che esplorò
fu quello delle fate; subito fece amicizia con la
regina che le affidò una missione un po’ difficile:
ritrovare il “segno della pace”, se non l’avesse
portata a termine non avrebbe più potuto tornare a
casa! La regina le consegno una pergamena dove
c’era scritto il viaggio che avrebbe dovuto intraprendere, e se ne andò. Sally molto presa, ma un
po’ spaventata partì per questa avventura. Dopo
aver attraversato molte colline si ritrovò nel REGNO DEGLI ORCHI…
Sentì qualcuno arrivare, così s’intrufolò in una
casa dove abitavano creature sporche e puzzolenti.
Si nascose sotto un mobiletto e,a quel punto, pensò
che sarebbe stato meglio rimanere a casa al calduc-
cio davanti al caminetto, ma ormai era lì e doveva
compiere la missione, non si poteva tirare in dietro.
Vide subito un baule chiuso da un lucchetto…”la
chiave chi l’ aveva?”.Sally comincio a cercarla, la
trovò ma…era attaccata alla cintura dell’ orco cos,ì
quando si addormentò, zita zitta riuscì a prenderla
e ad aprire l’enorme baule…Finalmente trovò
quello che cercava, una parte del simbolo, quella
con la metà bianca e il cerchio al centro nero…Era
felicissima, non durò a lungo perché il baule si
richiuse di scatto e l’orco si
svegliò. La vide e le corse
incontro per schiacciarla sotto quei suoi enormi piedoni,
ma finalmente la ragazza fu
fuori e si nascose dietro un
cespuglio. Arrabbiatissimo
non la vide, sbattè la porta
dietro di sè, sembrò un
tuono!!!!:”Finalmente salva!” sospirò Sally, si mise a
correre fino oltre la collina.
D’un tratto si trovò davanti
un enorme bosco: era il
REGNO DELLE STREGHE. Si rimise in cammino, era buio, freddo e c’erano tanti pipistrelli con gli
occhi rossi. Vide una casa
con la luce accesa così, di nascosto, entrò, ma una
strega veloce come un fulmine la trasformò in una
scrofa, la rinchiuse in una gabbia e se né andò. Sally
vide il Libro delle magie aperto e riuscì a trovare
l’incantesimo per uscire dalla gabbia, lo pronunciò
e si liberò. Con difficoltà preparò l’antidoto per
ritornare una ragazza e, appena lo bevve, vide
sopra le lancette dell’orologio una collana con
metà del ciondolo, la parte tutta bianca con il
pallino al centro nero. Ora li aveva entrambi!!
Subito irruppe nella stanza però la strega, ma non
ebbe neanche il tempo di farle un altro incantesimo
che Sally era già scappata come una freccia. Si
diresse dalla Regina delle Fate, le consegnò il
simbolo e finalmente tornò a casa attraverso una
porta di ghiaccio che era la porta bianca dalla quale
era partita. Da quel giorno ebbe la possibilità di
tornare, ogni qual volta voleva, in quel fantastico
mondo!!!
2^ H Giannini Sofia
IL REGALO
Mattina del 25 dicembre ore 8.30
Caro diario,
sono stanchissimo perché questa notte non ho preso
sonno! Non si è ancora svegliato nessuno e mi è già
venuta voglia di andare a vedere quanti regali ci
sono, ma sembra quasi che io abbia le gambe di
piombo e non ho nessuna voglia di alzarmi dal letto.
Quando ho fatto la lettera ai miei genitori ho scritto
loro di prendermi uno di quei bellissimi video giochi
che sono appena usciti. Vabbeh...mi farò forza e
andrò a vedere perché la curiosità mi sta uccidendo.
Aspettami qui che vado a vedere cosa c’è sotto
l’albero e poi te lo racconto.
Eccomi!!!
Credo di aver visto qualcosa di
sottile e rettangolare con su
scritto il mio nome che sembra
la custodia del nuovo videogioco! Non vedo l’ora che tutti
si sveglino per poter scartare
quel misterioso pacchetto e togliermi questo enorme
dubbio…uff! Stanno dormendo tutti come sassi e il nonno
nell’altra camera sta ancora russando, , meglio, barrendo…uff!
Probabilmente avrò ricevuto i
soliti noiosi regali: vestiti, diari, libri, giocattoli da poppanti
o da femminucce. Io quelle lì
non le capisco proprio, con tutte le loro Barbie da pettinare e
da portare a letto per tenerle
accanto quando si dorme e non fare brutti sogni
(forse sarà una cosa con il mio video gioco quando
andrò a dormire), poi quel tipo di bambola è duro e
freddo e non è comodo tenerlo accanto al cuscino
come fa mia cugina Lallina (la gallina) o la sua
amica Analena (la iena) che mi obbligavano a fare
il maritino di Marina (la faina) e a portare a passeggio i bambolotti. Una volta mi hanno beccato i miei
compagni di classe mentre andavo in giro con la
Sbrodolina in un irritante passeggino rosa con disegnati sopra tanti stupidi cuoricini, fiorellini e orsacchiotti viola, seguito
dal club di amiche di mia cugina che si portavano
dietro elastici e spallette colorate e borsette cosparse
di inutili brillantini. Da quel giorno me lo rinfacciarono per tutta la vita e ancora mi chiamano Cicciobello o Ciccio (nonostante non sia grasso) anche se
non ricordano più il suo significato (fortunatamente). Ma adesso torniamo al presente…quando finalmente avrò scartato il mio bellissimo regalo lo farò
vedere ai miei amici e li lascerò giocare con quel
gioiellino a patto che non mi chiamino più
Cicciobello o roba del genere! Caro diario, incrocia
le dita e spera che dietro a quella carta colorata ci
sia quello che voglio o altrimenti rimarrò un bel
bambolotto grassoccio e cicciotello per sempre!!!!!!!!!!! Basta! Non ce la faccio più ad aspettare!!!! Adesso vado a vedere cosa c’è in quel
pacchetto. Poi ti racconto tutto questa sera dopo
cena e ti disegno anche in una pagina la copertina
della scatola del mio bellissimo videogioco per la
playstation. Il tuo Jeremy
Mentre Jeremy stava staccando il primo pezzetto di
nastro adesivo dalla confezione misteriosa sentì
una flebile voce che sussurrava dietro di lui: “Troppo impaziente per aspettare,
eh?” Jeremy si voltò di scatto
con un’espressione colpevole
e vide sua madre in piedi accanto allo stipite della porta
del salotto in camicia da notte
che gli sorrideva tranquilla.
Dopo una breve pausa la mamma disse ancora: “Non era
meglio se aspettavi anche il
papà e il tuo fratellino per
scartare i regali?” Jeremy le
parlò senza neanche guardarla in faccia: “Mi dispiace
mamma, ma sono sveglio da
un po’ e non riuscivo a resistere, quindi ho deciso di venire
in salotto ed aprire il regalo
che stavo aspettando da tempo”. La mamma gli pose nuovamente un’altra domanda: “Era proprio quello il
regalo che aspettavi da tanto tempo?”. Jeremi
affermò deciso annuendo con la testa e la madre gli
rispose solamente con una strana espressione.
Jeremy aprì il regalo con gli occhi chiusi e sperò
che fosse quello che aveva desiderato poi riaprì le
palpebre ed esclamò convinto che fosse ciò che
voleva: “S Il mio videog…libro?!” Jeremy aveva
un espressione tanto delusa che fece rattristare
anche la mamma che cerco di spiegare la situazione: “Scusa amore, ma il gioco che volevi costava
troppo e non…”
Ma improvvisamente, nel modo più inaspettato
possibile, Jeremy saltò addosso alla mamma e la
ringraziò mille volte; dopotutto era sempre un
regalo che i suoi genitori gli avevano fatto col cuore
e a lui bastava così, perché il Natale non è fatto di
reali, ma il Natale è stare insieme e volersi bene.
Ecco ciò che scrisse la sera del 25 Dicembre:
Caro diario, ho scoperto qual era il regalo misterioso e non era proprio quello che volevo io, ma non
mi importa perché finalmente ho capito cosa vuol
dire Natale.
Il tuo Jeremy
Pag. 10
LEGGENDE DI NATALE
GLI ANIMALI
Si dice che allo scoccare della mezzanotte tra il24
e il 25 dicembre, gli animali (in special modo quelli
nelle fattorie) acquistino il meraviglioso ed inusuale dono della parola.
Ma non tentare di ascoltarli! La leggenda dice che
potrete attirare su di voi la sfortuna, la cecità o
addirittura la morte se tenterete di spiarli!
RUDOLPH, LA RENNA DCON IL NASO ROSSO
Una leggenda moderna nata negli USA è quella
della nona renna, la storia fu inventata negli uffici
della Montgomery
Ward ( una grande
catena di magazzini
americani)
nel1939 quando la
direzione decise di
donare ai propri
clienti una nuova
favola per Natale
che facesse capire
che essere diversi
poteva essere un
pregio. Nacque così
Rudolph, la renna
“dal grosso naso rosso”, una specie di brutto anatroccolo salvato dall’emarginazione da Babbo
Natale.
IL PRESEPE
Dobbiamo il “nostro” presepe attuale a San Francesco d’Assisi, che nel 1224 decise di creare la
prima Natività come era veramente descritta nella
Bibbia. Il presepe che San Francesco creò nel paese
di Greccio, era
fatto di figure intagliate, paglia e
animali veri. Il
messaggio era diretto, e poteva essere capito e recepito da tutti, ricchi e poveri. La
popolarità del
presepe di San
Francesco crebbe
fino ad espandersi in tutto il mondo. In Francia si
chiama Crèche, in Germania Krippe, in Spagna e
America Latina si chiama Nacimiento, nella Repubblica Ceca si dice Jeslicky, in Brasile si dice
Pesebre, e in Costa Rica si dice Portal.
IL BASTONCINO DI ZUCCHERO
Il bastoncino di zucchero è stato a lungo il simbolo
del Natale, con il suo gusto di menta. Perché i
bastoncini di zucchero sono bianchi a strisce rosse?
La tradizione vuole che fossero inventati da un
dolciaio che aveva intenzione di creare un dolce
che ricordasse Gesù alle persone. Ecco cosa rappresenta il bastoncino di zucchero: E’ fatto di
caramello solido perché
Gesù è la solida roccia
su cui sono costruite le
nostre vite. Al caramello diede la forma di una
“J” per Jesus, mentre
per altri è la forma di
un bastone da pastore,
perché Gesù è il nostro
pastore.
I colori sono stati scelti
anche per rappresentare l’importanza di Gesù: il
bianco per la purezza e l’assenza di peccato in
Gesù, e la larga striscia rossa rappresenta il sangue
di Cristo versato per i peccati del mondo. Le strisce
rosse sottili rappresentano le strisce lasciate dalle
frustate del soldato romano. Il sapore del bastoncino è di menta piperita che è simile all’issopo, pianta
aromatica della famiglia della menta usato nel
Vecchio Testamento per purificare e sacrificare.
Gesù è il puro agnello di Dio venuto a sacrificarsi
per i peccati del mondo.
LA LEGGENDA DEL PETTIROSSO
Un piccolo uccellino
marrone divideva la
stalla a Betlemme con
la Sacra Famiglia. La
notte, mentre la famiglia dormiva, notò che
il fuoco si stava spegnendo. Così volò giù
verso le braci e tenne il
fuoco vivo con il movimento delle ali per
tutta la notte, per tenere al caldo Gesù Bambino. Al
mattino, era stato premiato con un bel petto rosso
brillante come simbolo del suo amore per il neonato re.
LA LEGGENDA DELLE PALLINE DI VETRO
A Betlemme c’era un artista di
strada molto povero che non aveva nemmeno un dono per il Bambino Gesù così egli andò da Gesù
e fece ciò che sapeva fare meglio,
il giocoliere, e lo fece ridere. Questo è il perché ogni anno sull’albero di Natale appendiamo le Palle
colorate – per ricordarci delle risate di Gesù Bambino.
DEMI DOSSI III H
febbraio 2010
UN LIBRO PER RIFLETTERE:
Basta guardare il cielo
Io ho trovato il libro di Rodman Philbrik “ Basta
guardare il cielo” molto interessante perché fa riflettere su cosa siano le vere difficoltà della vita e sull’aiuto
che può dare l’amicizia nelle situazioni più svantaggiate. Maxwell Kane e Freak Kevin sono due adolescenti con gravissime patologie psicofisiche. Il primo
ha gravi problemi di apprendimento, ed è grande e
grosso ( alto 190 cm. C.ca e cresce di un pollice al
giorno); il secondo, invece, ha una malattia a causa
della quale crescono cervello
e il cuore, ma non il resto del
corpo. Diventano non solo
amici, ma un’unica persona
capace di affrontare qualsiasi
difficoltà compensando l’uno
i deficit dell’altro. Il punto del
libro che mi ha lasciato col
fiato sospeso è quello in cui si
dice proprio che ormai i due
protagonisti vivono in simbiosi. Il minuscolo e geniale Kevin riesce a salvare la vita al suo ciclopico amico
quando il padre di Max, soprannominato non a caso il
Killer Kane, cerca di ucciderlo strozzandolo come
aveva fatto con la moglie. E’ qui che Kevin con un
fucile ad acqua da 6 galloni con dentro sapone aceto e
curry in polvere, spacciandolo per acido solforico
(H2SO4), lo spara dritto negli occhi di Killer Kane, lo
atterra spaventatissimo e lo costringe così a consegnarsi alla polizia. E’ molto bello anche il punto in cui
Toni Blade, uno dei più temuti teppisti della città, dopo
la morte di Freak, chiede scusa a Max per tutte le
angherie che gli aveva fatto passare. Questo vuol dire
che anche la persona più spietata si può pentire di ciò
che ha fatto davanti a chi soffre davvero.
LEONARDO LAVOSI I D
I discorso di Barack
Obama agli studenti
Abbiamo letto il discorso che recentemente il presidente Barack Obama ha rivolto agli studenti e, secondo me,è molto interessante: infatti, anche se veramente
lungo, non si perde nemmeno un attimo la concentrazione. Questo penso dipenda anche dal fatto che
Obama non è una di quelle persone che spiegano solo
attraverso morali e prediche noiose, ma insegna raccontando fatti reali della sua vita. Egli spiega che
ognuno di noi sa far bene qualcosa, ha qualcosa da
offrire, ed è nostra responsabilità scoprirlo attraverso
l’istruzione, per poi donare agli altri il nostro “talento”. Questo mi ha colpito molto, perché significa che
andare a scuola serve non solo a noi, ma anche agli altri
e che ogni studente ha un talento e deve sfruttarlo. .
Con la frase “non c’è scusa per chi non ci prova”,
Obama secondo me vuol dire anche questo, cioè che
tocca a noi cambiare le cose e non dobbiamo tirarci
indietro davanti alle difficoltà ne’ mollare non solo
nello studio, ma anche nella vita di tutti i giorni. Se uno
sportivo come Michael Jordan o una scrittrice come
J.K.Rowling hanno lavorato sodo per raggiungere il
proprio sogno, così ognuno di noi non deve arrendersi
alla prima difficoltà .
Irene Palmieri 3°I
Tale e quale alla
famiglia Simpson
Sembrerà assurdo,ma io conosco una famiglia identica
a quella del famoso cartone dei Simpson; questa famiglia americana l’ho conosciuta quando sono venuti qui
a Rimini in vacanza, sapevano tutti parlare italiano
perché la madre era italiana. Vi spiego come li ho
conosciuti: ero al mare una domenica di luglio e ho
incontrato due fratelli (fratello e sorella), con cui ho
fatto subito amicizia.
Dopo aver giocato,
abbiamo parlato di noi
e ho scoperto che il
ragazzo, di nome
Mark, di 12 anni, era
un ragazzo molto vivace a cui piace fare
scherzi e che a scuola
andava malissimo,
mentre la sorella Annie , era tutto il contrario, andava bene a
scuola ed era la figlia perfetta. Quei due ragazzini
ricordavano qualcuno ma non riuscivo a capire chi, ma
non pensai più a questo perché conosco molti fratelli del
tutto diversi. I due mi invitarono al loro ombrellone, e
fu proprio li che, vedendo i loro genitori capii cosa mi
ricordavano i due: i fratelli Simpson!! Erano identici
anche i loro genitori, il padre per la statura e la testa
calva , la madre per i capelli tirati all’insù. Per fortuna
non erano blu o sarei svenuta. Per non parlare poi del
loro cane, magrissimo proprio come quello dei Simpson. Manca qualcuno? Ah si! La sorellina piccola che
aveva il ciuccio rosso come quello della piccola Maggie! Lo so che detto così sembra assurdo e nemmeno io
che li ho visti all’inizio potevo crederci, ma è tutto vero,
peccato non avere una foto di loro ma non mi sembrava
molto educato chiederglielo, no? Di una cosa però sono
certa, che non scorderò mai la settimana passata con la
famiglia più strana che io abbia mai conosciuto.
Elena Samone 2^ H
Poesie... racconti... recensioni
TI INSEGNERO’
A VOLARE
“T insegnerò a volare” di Luciano Nardelli è un
libro pubblicato dalla casa editrice Mursia nel
2007.
Luciano Nardelli (1944-2006), giornalista triestino, ha inventato storie fin da quando era ragazzo.
Appassionato di fantascienza , ha pubblicato molte
saghe e novelle e dal 1990 si è specializzato in libri
per ragazzi .
Questo libro racconta la storia di un ragazzo proveniente da una
grande città,
che
viene
mandato in vacanza dallo zio
che abita in
nuova Caledonia. Virgil
(questo era il
nome del ragazzo) dovrà
abituarsi a vivere senza tecnologie moderne,
in
un’area incontaminata.
In questo intento lo aiuterà una ragazza
di
nome
Estrella , di cui
si innamorerà , che gli insegnerà, appunto , a
volare, ma non fisicamente, bensì con la fantasia.
A complicare le cose ci sono inquietanti esplosioni
che minacciano la barriera corallina e gli abitanti
delle isole stesse, che vivono di pesca . Una nave
sospetta , un gruppo di affaristi senza scrupoli e una
ragazza nei guai sono la ricetta per un libro avventuroso ma allo stesso tempo poetico grazie alle
numerose descrizioni di quei luoghi splendidi.
“Improvvisamente, furono centrati al cono di luce
di un potente riflettore, mentre una voce dava l’
allarme . Alla voce umana si aggiunse , presto,
quella ben più minacciosa dei fucili” .
“ Estrella spalancò le braccia, quasi volesse circondare l’ arcipelago , e protestò. Ma qui hai un mondo
intero da scoprire, e dal vivo , non attraverso uno
schermo. Qui puoi volare con la fantasia , Virgil!!”
“Io non so volare”bofonchiò lui , contrariato, ma
cercando di scherzare.
“Non sai volare Virgil?! Allora se lo permetti, ti
insegnerò io “
“Stavolta Virgil non esitò più. Le circondò le spalle
con le braccia e la bacò teneramente sulla fronte
Questo libro mi è piaciuto molto non solo perché
racconta una storia avventurosa , pieni di colpi di
scena e di misteri, ma anche perchè fa ragionare
sul senso della vita, analizzando sentimenti e sensazioni . Sembra quasi che l’ autore ti prenda per
mano e ti conduca a volare insieme a lui sopra
questi paesaggi meravigliosi e incontaminati. lo
consiglio a tutti coloro che vogliono imparare a
viaggiare con le proprie ali, vivendo un’ avventura
appassionante che è anche poesia e pace.
Jacopo Pesaresi 1 D
L’ultima canzone
L’ultima canzone è un libro drammatico molto
speciale e veramente commovente, scritto da Nicholas Sparks, uno scrittore conosciuto in tutto il
mondo come uno dei più sensibili conoscitore dei
sentimenti umani e già autore di numerosi bestsellers da cui sono stati tratti diversi film.
La storia sembra un classico da adolescente: Veronica Miller, soprannominata Ronnie, diciassette
anni, viene mandata da sua madre a passare l’estate
dal padre con cui non parla più da tre anni. Per
Ronnie, abituata al caos di New York, passare tre
mesi in un piccolo paese sull’oceano sembra l’inizio di un incubo, almeno fino a che non conosce
Will..
La trama può sembrare banale, ma intorno al legame tra Ronnie e Will c’è la paura di crescere, i
difficili rapporti tra genitori e figli e la passione per
la musica. Ronnie così impara che tutto non è come
sembra, dal silenzio di Will, dai ricatti di Marcus,
un ragazzo che non fa altro che tormentarla, ma
soprattutto dalla bugia di suo padre, che la porterà
a chiedersi come si può essere così egocentrici da
non accorgersi della sua malattia.
La musica ha una parte importante nella vicenda,
che si concentra in uno dei capitoli più emozionanti, dove Ronnie suona al padre, ormai molto malato,
la sua, appunto, ultima canzone.
Il libro è davvero toccante, il finale davvero a
sorpresa: a mio parere uno dei libri più belli che io
abbia mai letto, che mi ha fatto riflettere ed emozionare su come la vita possa cambiare tanto facilmente nel giro di pochi giorni, su come sia difficile
crescere con i genitori separati, su come deve
essere trovarsi all’improvviso sola al mondo…Da
questa storia sarà tratto un bellissimo film, che
arriverà in Italia in aprile, con protagonista Miley
Cyrus, idolo delle teen-agers di tutto il mondo.
Linda Terrafino 3°E
UN UOMO DUE PASSIONI
Pag. 11
Un buon libro da leggere
“L’uomo che
piantava gli alberi”
Perché la personalità di un uomo riveli qualità
veramente eccezionali, bisogna avere la fortuna di
poter osservare la sua azione nel corso di lunghi
anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l’
idea che la dirige è di una
generosità
senza pari , se
con assoluta
certezza non
ha mai ricevuto alcuna ricompensa e
per di più ha
lasciato sul
mondo tracce
visibili, ci troviamo allora,
senza rischio
d’errore, di
fronte a una
personalità
indimenticabile. Così inizia il romanzo di Jean
Giono intitolato “l’uomo che piantava gli alberi”e
scritto con un morale nascosta che fa riflettere le
persone su come l nostro pianeta stia cambiando e
in che modo si può agire. La casa editrice è Salani
Editore.
Elzeard Bouffier è un signore gentile e generoso,
calmo e tranquillo che è andato a rifugiarsi su una
collina vicina a monti e passa la sua vita a riposare,a
portare il suo gregge al pascolo e a svolgere un
compito che il suo cuore gli ha assegnato. Questo
compito è quello di far continuare la vita sul pianeta
piantando alberi di ogni genere, prendendosi cura
di loro e proteggerli da ogni inconveniente.
Un giorno un uomo (interpretato dall’autore) arriva dopo di cammino alla casa di Elzerd e viene
ospitato per diverse settimane . L’uomo racconta
che stava scappando e che la polizia lo stava
cercando per mandarlo insieme agli altri soldati.
L’uomo rimane molto con il signore e imparò a
vivere come lui rispettando la natura e i suoi frutti.
L a polizia quando arriva a casa di Elzèard non
trova l’uomo perché si era nascosto nel bosco e
dopo diverse ricerche vedendo tutte quelle piante,
forse anche secolari, curate dal signore, si dimenticano del loro ricercato e se ne vanno.
L’uomo dopo altri giorni riparte perché la sua vita
deve andare avanti e promette che andrà a fargli
visita.
Con il passare degli anni Elzèard diventò vecchio
e morì, ma rimase una traccia visibile della sua
pazienza e generosità: un bosco rigoglioso che
nessuno ancora aveva mai scoperto.
Questo libro è consigliato a tutti quelli che hanno
piacere di vivere un’esperienza unica nel tempo dei
nostri bisnonni dove la vita era molto diversa da
adesso, dove la gente lottava per la sopravvivenza
cercando di sfuggire alla guerra. A che sceglie
questo libro auguro buona lettura .
Sara Barroi 2° H
IL CALCIO E LA SCRITTURA
C’è uno scrittore con il quale sono “cresciuto” e
continuo a “crescere”: è LUIGI GARLANDO.
L’ho “incontrato” quattro anni fa, in libreria,
quando ho comperato il primo libro della lunga
serie “Gol”, ora giunta alla quindicesima uscita.
Luigi Garlando ama il calcio, è la sua prima
grande passione (proprio
come me!), ma, diventato
più grande, ha scoperto il
“divertimento della scrittura” (così lo definisce lui nella sua breve biografia).
Oggi è un famoso giornalista sportivo, scrive sulla
“Gazzetta dello Sport”, il
primo giornale per tutti gli
sportivi italiani.
Questo giornale si pubblica
a Milano, città dove Luigi
Garlando è nato e cresciuto.
Ha fatto anche l’insegnante
di italiano per qualche anno,
prima di diventare giornalista: sarebbe proprio mitico
avere un insegnante così!
Nella biografia, egli sottolinea un aspetto buffo della
sua professione: mentre a
scuola, come tutti gli insegnanti di questo mondo, ahimè!, dava voti ai suoi studenti, ora li dà
ai calciatori e aggiunge: “La differenza è che
quando un ragazzino si prendeva un 4 in un
tema, non mi telefonava per protestare, mentre
quando do un 4 sul giornale a un centroavanti,
spesso mi squilla il cellulare …”.
Questa estate ho letto un altro libro straordinario
scritto sempre da lui: “La vita è una bomba!”.
Racconta la storia un po’ triste di un bambino di
otto anni, Milan, che, nella guerra di Sarajevo,
perde una gamba calpestando una mina; poi si
trasferisce a Milano. Questo bambino si accorge
che alcune parole del calcio, una delle cose più
belle del Mondo, (si pensi a
“Una bomba dal limite …”
“L’attaccante avanza ed esplode il destro …”) e alcune parole
della guerra, sono incredibilmente simili!.
Con questo libro Luigi
Garlando, nel 2002, ha vinto il
Premio “Il battello a vapore” ed
è stato finalista al Premio
“Bancarellino”.
Ora sto quasi terminando la lettura di “Mio papà scrive la guerra” che ho preso in prestito dalla
biblioteca della nostra scuola.
Inutile dire che anche questo
libro è molto emozionante e
coinvolgente.
Luigi Garlando, ancora oggi,
continua a giocare a calcio: organizza tornei e sfide di calcetto
con i suoi compagni di lavoro e,
come sostiene uno dei protagonisti della serie “Gol”, l’allenatore Gaston, anche
lui non perde mai, perché si diverte sempre!
Se proprio devo trovare un difetto a questo grande
personaggio potrei rivelarvi un aspetto un po’
imbarazzante per me: è un interista sfegatato! Ma
… nessuno è perfetto … parola del suo ultramega super fan milanista Matteo.
Matteo Mussoni Classe 2° H
BELLA DA MORIRE
DI LESLEA NEWMAN
Mangiare e vomitare è l’attività preferita da
Judith Beth Liebowitz una ragazzina di tredici
anni che soffre a sua insaputa di bulimia e che
sogna di essere la ragazza più magra della
classe. Judi racconta le sue avventure, i suoi
sentimenti, le sue amicizie soltanto al suo diario
che alla fine viene regalato alla mamma.
La protagonista continua con questo suo
comportamento finché non viene a contatto con la realtà di
Nancy Pratt, la ragazza più magra dell’ottava classe (secondo
il sistema scolastico
americano) che a forza di vomitare perde
i sensi e viene ricoverata in ospedale.
Questo fatto colpisce
profondamente Judith che alla fine decide di smettere di vomitare e per questo si fa
aiutare da miss Fiorino, un’esperta di problemi
alimentari che aveva in precedenza tenuto in
classe un corso sull’anoressia e sulla bulimia.
Ho letto questo libro molto velocemente, perché l’argomento trattato mi è sembrato piuttosto interessante quindi… BUONA LETTURA.
VITTORI IRENE III A
febbraio 2010
COSE STRANE
NEL MONDO
L’altra settimana, nell’ora di antologia, abbiamo
discusso sulla possibilità che esistano altre forme
di vita nell’universo oltre a noi. Secondo me è
impossibile che in uno spazio così grande ci siamo
solo noi esseri umani; qualche anno fa la chiesa era
contraria alla scienza, tanto che perseguitò Cartesio che aveva affermato che” le cose non provate
non contavano niente e che a tutto ci doveva essere
una spiegazione scientifica…”
Oggi molto più propenso alle scoperte e alla tecnologia, il Vaticano si sta unendo alla scienza e la
invita a cercare nello spazio altre forme di vita.
Però, a volte , sorgono dei dubbi sull’esistenza
degli alieni al punto che è spontaneo chiedersi :
“Perchè non si sono messi in contatto con noi?”.
Sicuramente o non gli interessa o non hanno sufficienti capacità tecnologiche per raggiungerci. O
racconti... recensioni...letture
Dialogo tra una rosa di città e
una margherita di campagna
Una rosa e una margherita sono insieme a tanti altri
fiori e attendono di essere acquistati da qualche
cliente in una giornata di pioggia.
La rosa si vanta guardandosi allo specchio:-Ehi!
Bella rosa,ma quanto sei affascinante sei la creatura
più bella che io
abbia mai visto!.La margherita si
lamenta:-Che
bella giornata...La rosa di città
mormora:-Sì,se
è una bella giornata io sono bella come un maiale.-La margherita di campagna
prende in giro:Prima di tutto è un modo di dire e secondo, tu sei
veramente bella come un maiale!-La rosa di città
rinfaccia:-Senti chi parla!- La margherita di campagna rimprovera:-voi rose di città sapete solo curare
l’aspetto fisico,dovete imparare a fare anche altre
cose .- La rosa di città chiede con aria sarcastica:Ma sì … Perché voi margherite della povera campagna sapete fare tante cose vero?-La margherita di
campagna rispose:-Voi rose di città non siete
autonome;deve venire la mammina a mettervi l’acqua nel vaso, mentre noi margherite di campagna ci
arrangiamo e resistiamo oppure cerchiamo l’acqua
da qualche parte del vaso se è rimasta. La rosa di
città farnetica:-L’importante è che io sono più bella
di te ed ho più possibilità di essere comprata da
questa signora che è appena entrata.-La margherita
di campagna controbatte:- Invece sono io ad avere
più possibilità di essere comprata perché sono
molto meno costosa. La signora sta scegliendo il
fiore e sceglie … Una campanula?
La rosa di città sgrida:-Ecco,è tutta colpa tua,ha
visto la tua brutta faccia ed è scappata via con una
campanula!- La margherita di campagna dice:-Stai
zitta! E comunque tra i due litiganti il terzo gode
no?- La rosa di città grida:- Stai zitta, a me non lo
dici!E finiscila con questi modi di dire!- La margherita di campagna
riferisce:-Io, cara
rosa di città, so tanti
modi di dire perché
quando ho tempo libero leggo i libri e
non spreco il mio
tempo guardando la
televisione, perciò
ho un lessico più ricco del tuo. Proprio in
quel momento arrivò una signora che comprò sia la
rosa di città sia la margherita di campagna che
furono costrette a vivere per sempre insieme nello
stesso vaso e a litigare ogni giorno.
Terza D
LE ALI DI ZEICH
sono già qui? Ne abbiamo dei segni?
Per quanto riguarda i cerchi nel grano, è stato
dimostrato che si possono fare anche tracciando un
percorso con dei fili; una cosa che mi lascia più
perplessa sono le linee di Nazca, tracciate in Perù
sulla Pampa.
Il popolo vissuto lì tra il 3° e il 10° secolo , si
afferma che fosse troppo arretrato per disegnarli e
che ci voleva una direttiva dall’alto per formare
delle linee così precise e lunghe chilometri. Questo mi rafforza la convinzione sulla presenza di
extraterrestri.
L’area 51 è un territorio in Nevada ( USA ) super
segreto dove lavorano agenti della NASA. Si è
verificato che in un anno vi si sono sperperati 300
miliardi di dollari, sia per mantenere tutti i segreti,
sia per congegni super tecnologici.
Nel 2003, l’ex presidente degli Stati Uniti d’America Bush, ha voluto mantenere ancora di più
segreta l’area 51, prendendo ulteriori misure di
sicurezza. Questo atto di Bush non ha fatto altro
che incuriosire molte persone già assai sospettose.
Io gli alieni non li immagino con le antenne la pelle
verde e 200 occhi.
Probabilmente non sono esseri uguali a noi, ma
magari, tra un po’ di anni, perché no, li potremmo
incontrare veramente e stringere legami affettivi di
collaborazione con loro! Potremmo lavorare insieme per una “galassia migliore”.
“Le Cronache del
Mondo Emerso”
Questo è un racconto d’avventura- fantastico dove
ci sono draghi e altri mostri; è ambientato in un’
epoca passata all’incirca nell’età del Medioevo.
Questa storia parla di un Tiranno che vuole dominare il Mondo
Emerso. Esso ha
già conquistato
cinque delle otto
terre che lo compongono e una
di queste era la
terra natale del
nostro personaggio principale: Nihal. Essa
vede suo padre
morire per proteggerla e quindi decide di diventare una
guerriera per annientare definitivamente il Tiranno e riportare la
pace nel Mondo. Con molta forza d’animo e volontà si imbatterà in tantissimi nemici e numerevoli
insidie; conoscerà nuovi amici , scoprirà tantissimi
segreti sul suo passato e alla fine si scontrerà con il
peggiore nemico mai conosciuto finora. Il lettore
sarà sempre coinvolto nella lettura e non avrà mai
un attimo di calma; vorrà sempre scoprire quello
che succederà nella pagina dopo e quella dopo
ancora! Proverà i sentimenti che provano i vari
personaggi, gli sembrerà di viverli veramente come
se fosse lui il protagonista. Questo libro farà provare a tutti impressionanti emozioni. Lo consiglio
vivamente perché fa capire cosa vuol dire combattere per i propri ideali.
Giulio Grossi 3°C
C’era una volta una giovane puledra bianca che
fece due figli. Fin da piccoli li curò, diede loro da
mangiare facendoli crescere sani e soprattutto
amandoli. Quando furono grandi, la differenza tra
di loro era come un oceano: uno era possente,
muscoloso e viveva circondato da tante puledrine,
mentre l’altro era albino, molto magro e aveva
giusto una cosa positiva: era
molto dotato per la corsa.
Purtroppo era nato con uno
zoccolo a metà e quindi non
riusciva bene nelle sue esibizioni solitarie nel campo
recintato. Una notte qualcosa lo svegliò strappandogli
un crine dalla testa e vide un’
immagine sfuocata che, piano piano, cominciò a prendere forma: era la sua povera
madre malata, che fin da piccolo lo aveva amato come la sua stessa vita. Prima
dell’ultimo saluto, gli diede un amuleto portafortuna e gli disse che se prima di iniziare a galoppare
avesse battuto lo zoccolo deformato, si sarebbe
trasformato in una furia. Argos, il cavallo più forte
del maneggio ascoltò però tutto e si mise a pensare
che se avesse rubato l’ amuleto avrebbe vinto
qualsiasi corsa al mondo. Nel frattempo Zeich, tra
le lacrime, addolorato per la perdita della cara
mamma, tentò di correre, battè per tre volte
l’amuleto ma si accorse che lo zoccolo era ancora
deformato. Provò allora a correre ma non successe
niente. Lui voleva sul serio che non fosse tutta una
bugia, voleva bene a sua madre e quindi era sicuro
che avrebbe funzionato!!! Riprovò e, dopo un po’
ci mise il cuore e tutta la buona voglia che aveva
nell’anima per riuscire a vincere contro la sua
deformazione. Ad un tratto si accorse che, in un
battibaleno, faceva tanti metri e chilometri ! Non
credeva fosse vero! Il padrone del maneggio sentì
le sue grida di felicità e corse fuori. L’emozione che
provò fu come lo schianto di un aereo, si commosse, vide il cavallo bianco al chiarore della luna
argentata che correva facendo volare i suoi crini nel
vuoto, nell’immensità. All’ inizio credette che
fosse Argos, però lui era nero e quindi quello
doveva essere Zeich! Era
incredulo e così lo lasciò
correre e quando si fermò, lo curò, lo lavò, gli
diede un pasto decente e
lo segnò per i campionati
di ippica. Quando Argos
sentì ciò, non stava in sé,
diventò una belva, un
demonio che si sarebbe
scatenato sul mondo intero se le cose non fossero cambiate in tutto e per
tutto, rendendolo protagonista. Si liberò da tutte le
corde e si mise al galoppo verso chi sapeva solo lui:
Zeich, il suo povero fratello. Nell’impeto diede una
zoccolata al padrone che lo fece cadere nella tinozza dell’ acqua gelida . Zeich gli si avvicinò per
aiutarlo, ma Argos gli si scaraventò sopra. Zeich,
costretto a ripararsi, alzò lo zoccolo e Argos battè
la testa su quest’ultimo; la sua vita si spense lì tra
una trave e la tinozza dell’acqua. Zeich non sapeva
più chi fosse e per cosa viveva così battè l’amuleto
e partì. Corse, corse finchè arrivò da sua madre che
però era già morta, così volò fino dove il cielo si
confonde con il mare e, dopo aver scavalcato un
orizzonte se ne celava un altro. Corse solo per
Vanessa, sua madre. Da cavallo infermo , divenne
un eroe, e visse per sempre nei cuori di tutti, felice
e contento.
BURESTA GIACOMO 1° C
Pag 12
In un fiore
si nasconde la vita
C’era una volta una bella bambina che si chiamava
Margherita. Era bionda e la mamma tutte
le mattine le raccoglieva i lunghi, lisci capelli in
due trecce fissate da fermagli a forma di margherita. Il visetto rotondo era punteggiato da lentiggini
ed illuminato da due occhi particolarmente
espressivi. Nelle vicinanze di casa sua c’era un
grande pascolo, detto Pian di Petalo che specialmente in primavera si copriva di margherite.
Margherita era una bambina vivacissima, amava
correre all’impazzata nel Pian di Petalo senza
badare se stava calpestando tutte le margherite.
Madre natura, molto gelosa della sua creazione, la
stava osservando da un po’ di tempo , dato che la
bambina continuava a non curarsi dei fiori,decise
di punirla trasformandola in una margherita
parlante,perché potesse raccontare la sua storia e
servisse d’insegnamento per il rispetto di tutto
quello che Lei aveva creato.
Di fianco alla casa della fanciulla viveva Elia,
bambino scontroso e solitario, allergico ai fiori,in
particolare alle margherite. Un giorno Elia che
passava intere ore davanti alla finestra a
fantasticare,decise di uscire e si diresse verso Pian
di Petalo. Immediatamente fu colpito da una margherita particolare, diritta sullo stelo, con grandi
petali bianchi punteggiati di rosso, che si distingueva dalle altre. Mentre l’ammirava cominciò a tossire, starnutire, e gli si gonfiarono gli occhi; allora
con rabbia strappò la margherita con tutte le radici
e la butto in un mucchio di fieno posto ad essiccare
e infuriato , borbottò ad alta voce:”Adesso chiamo
Cribbio, il drago superbo e maestoso, così ti mangerà e la mia allergia passerà” . Dopo poco sopraggiunse Cribbio,un drago tutto rosso con sfumature
più scure sulle ali e sulla coda, ieramente coperto
da squame ruvide, coriacee interrotte da una cresta
che correva lungo tutta la schiena; aveva una testa
gigantesca che mostrava una dentatura acuminata,
due terribili occhi gialli ed il naso da cui uscivano
dense nuvole grigie. Margherita, impaurita dalle
grandi fauci del drago lo implorò :” Perché mi vuoi
mangiare, tu che sei carnivoro non sono appetitosa
per te, ti potrei lasciare l’amaro in bocca.” Cribbio
replicò : “ Ho il colesterolo alto, soffro di bruciori
di stomaco e ho l’alito cattivo, mi e’ stata consigliata una dieta vegetariana.” In un battibaleno ingoiò
tutta la balla di fieno ed anche la margherita.
Passava di lì Fata Solaria che, avendo visto la
scena, decise di aiutare Margherita. Estrasse Silvermoon , la sua magnifica spada magica, con cui
tagliò la pancia del drago per salvare il fiore, tutto
impaurito e sfiorito.
La margherita ringraziò tanto calorosamente la fata
che incuriosita le domandò:”Ma tu chi sei?” “Io ero
una bambina..” rispose il piccolo fiore e raccontò la
sua storia. Solaria, commossa dalle sue parole
,decise di restituirle le sembianze umane: “Magicarei, magicarei, fa che ritorni come vuole lei”.
In men che non si dica il fiore si trasformò in una
bellissima bambina dalla pelle vellutata e i lunghi
capelli biondi. La fata, inoltre,che conosceva il
buon cuore del drago, pronunciando una strana
formula, con la sua spada magica sfiorò la ferita che
immediatamente si rimarginò, ogni traccia di sangue sparì e il drago riprese vita. .
Dopo l’accaduto Margherita, che era ancora molto
spaventata, si recò a casa di Elia e gli disse: “Non
ti ricordi di me?” “No, rispose il ragazzino.” “Sono
la margherita che tu hai strappato e gettato nel
fieno”. Elia non poteva credere alle parole della
bambina e, superato lo stupore e l’incredulità del
primo momento , strinse con lei una grande amicizia. E vissero amici per sempre.
PRIMA I
L’inverno
Un giorno,né troppo lontano né troppo vicino,in
un paese di nome Arcaida,popolato da
bambole,arrivò l’inverno.
L’inverno arrivò tutto felice pensando che questi
abitanti l’avrebbero accolto per bene ma non fu
così perché tutti volevano restare sulle spiagge e
quindi lo trattarono molto male. L’inverno moto
offeso dalle loro parole
scappò via e li lasciò alle
loro amate spiagge.
Passò un mese,due e poi
tre e gli abitanti si stancarono di tutto quel caldo.
Passò un altro mese e ormai erano a fine
dicembre,ma ancora dell’inverno non ce n’era neanche l’ombra. I cittadini
sconsolati e ormai sciolti
come un budino, non sapevano cosa fare! All’improvviso una bambola di
nome Maria Chiara si ricordò dell’offesa che avevano arrecato all’inverno ormai quattro mesi prima…e tutti caddero
nello sconforto! Allora un’altra bambola di nome
Viola disse:”Dobbiamo andare a cercare l’inverno e supplicarlo di tornare”.
I cittadini acconsentirono e partirono subito 5
bambole dal paese( 4 femmine e un maschio).
Cammina e cammina la bambola maschio(Andrea)
iniziava a non poterne più e quindi ritornò al
villaggio. Cammina e cammina ancora due bam-
bole femmine si stancano e tornarono indietro.
Rimasero solo Viola e Maria che ancora non erano
stanche. All’improvviso iniziarono a sentire un
dolce venticello fresco e quindi andarono nella sua
direzione. Corsero finché non arrivarono al paese
di “Meridian”che era tutto ricoperto di neve popolato da principi,principesse e draghi. Appena videro tutta quella neve
ci si buttarono sopra
a
giocarono,finché
non videro il povero vecchio inverno
seduto sugli scalini
di una bottega che
piangeva,piangeva
e piangeva e ogni
sua lacrima diventava una ,montagnetta di neve. Corsero da lui a braccia
aperte egridaron:”I
nverno,inverno abbiamo bisogno di te,non ne possiamo più di tutto
quel caldo,aiutaci per favore!” Il grande e buono
inverno accettò e tornò al .loro paese dove si levò
in aria e scoppiò facendo cadere su Arcadia
neve,neve,e neve. Tutti gli abitanti felici lo applaudirono e da quel momento l’inverno non sembrò
più triste e cupo come una volta,ma divento molto
più felice e colorato!
Maresi Silvia 2H
Il più forte ha
sempre ragione
C’erano una volta un leone , una volpe ed un asino
che camminavano insieme parlando di chi tra loro
fosse più adatto a governare su tutti gli animali .
Diceva la volpe : “Di sicuro sono io la più adatta di
tutti voi ,miei cari compagni , a governare sul regno
animale perché sono furba ,agile , veloce nella
corsa e ,cosa da non sottovalutare ,il mio pelo
argentato è veramente stupendo! ” Subito ribatté il
leone “E allora cosa dire di me?
Forzuto,feroce,potente ,abile nella caccia e nella
difesa!Per non parlare poi della mia folta criniera”.
Solo l’asino non si pronunciava a proposito perché
sapeva che nessuno al cospetto del leone poteva
osare vantarsi.
La conversazione degenerò in litigio tra il leone e
la volpe che ingaggiarono una vera e propria
“lotta al trono” e, dopo le parole, si passò alle vie
di fatto. La volpe osò addirittura giocarsi la libertà
in cambio della corona, se avesse vinto in una lotta
all’ultimo sangue. Il duello iniziò, ma la furbastra
non riuscì neppure a sferrare il primo colpo che il
leone le fu addosso, la azzoppò, la graffiò ripetutamente finchè lei non implorò pietà. La favola
insegna che”il più forte ha sempre ragione”.
Discutiamone!
Leonardo Lavosi I D
febbraio 2010
Racconti... Recensioni
CORALINE
Molti racconti pieni di sorprese iniziano con un
trasferimento del protagonista di questi. Dopo
tutto è presumibile, visto che di novità in un
trasferimento ce ne sono anche troppe: nuovo
ambiente, non sai orientarti nella moltitudine di
vie, nuova scuola da affrontare, persone estranee
e misteriose, le quali ti scrutano con occhietti
piccoli e feroci.
Ma soprattutto una nuova casa da arredare e da
scoprire in tutti i suoi antri. Ecco il perno attorno
al quale si intreccia la storia di Coraline, classico
esempio del bambino normale: fin troppo curiosa,
incapace di stare in silenzio o ferma per un solo
minuto, che tortura i genitori con domande asfissianti e monotone. Ma non voglio certo dire che sia
una fra tante; no, lei è l’ “ Ulisse “ del 21° secolo,
furba e coraggiosa , ma soprattutto in cerca di
avventure e misteri.
Giornata di pioggia: il
giardino è inagibile, i genitori non fanno altro che
stare incollati al computer e Coraline è immancabilmente annoiata. “
Non mi resta altro che
ispezionare la casa”
Tutto normale: bagno,
camere da letto, cucina..
tranne per una piccola
porta. La curiosità di Coraline è irrefrenabile e,
dopo aver visto che la
porta non portava da nessuna parte, si scoraggia e
arriva la notte; uno strano topolino fa svegliare
Coraline che l’attira di
nuovo alla porticina la
quale stavolta conduce
lungo un tunnel scuro.
Coraline non resiste e si
ritrova davanti a un’altra
porta. Il buio la circonda
e non le rimane altro che
superare la soglia della porta. Non ci può credere.
Coraline è certa di essere nel suo salotto,però
come se fosse in uno specchio: tutto è rivoltato.
Sente un rumore. Con il cuore palpitante, Coraline
segue una scia di profumi squisiti: pollo arrosto,
patate fritte e pop-corn. Ecco la cucina con la
madre della protagonista impegnata nei fornelli;
un dubbio nella mente della bambina: “ Mia mamma cucina???”
Il mondo si ferma. “ Ben arrivata tesoro.” Non era
sua mamma. Sì, è vero, le assomigliava in tutto ma
non aveva gli occhi. Al loro posto due lucenti
bottoni . Impossibile. “ E tu chi sei?” Il tono di
Coraline lasciava trapelare un filo di paura.
-Sono l’altra tua madre,sciocca- il tono dell’altra
madre da dolce e suadente che era prima adesso si
era indurito; lo sguardo della bambina chiedeva
spiegazioni-oltre la porta che hai attraversato ci
siamo noi, i tuoi VERI genitori. Dicendo così le
mise sotto al naso una torta di mele dal gusto
delizioso e fragrante, che fece perdere alla bambina quasi i sensi.
“ Qui tu puoi fare tutto ciò che vuoi: andare in
giardino anche quando piove , sporcarti senza
timore di una sgridata, mangiare tutto quello che
vuoi quando vuoi. Qui tutto è possibile, piccolina.”
Il sogno di tutti eh? Non avere limiti né regole, fare
tutto ciò che ci passa per la testa.
Ma non è tutto oro quel che luccica e Coraline lo
imparerà sulla sua pelle… Decisamente pieno di
riflessioni questo libro. Qualcuno potrebbe pensare che sia una lettura da bambini; invece, oltre che
mette molta inquietudine e ansia, bisogna capirlo al
meglio per assaporarne il vero effetto. È una situazione a tutti conosciuta la noia di alcuni giorni, che
portano alla depressione morale, causa di pensieri
disordinati e confusi, ad esempio “ devo trovare
una novità, qualcosa di interessante.” Bhè, per
Coraline arriva, ma si può considerare una buona
notizia? All’inizio è tutto rose e fiori: finalmente
può comprare quei guanti verdi che le piacevano
tanto, può esplorare quando vuole e dove vuole, le
aspettano ogni giorno pasti
squisiti ma ecco che arriva
la svolta.
“Se vuoi rimanere qui per
sempre, tesoro, ti dobbiamo solo cucire questi bottoni al posto degli occhi.
Non fa male, tranquilla”
Quel suo mondo di false
fantasie si spezza e l’altra
madre si mostra per quello
che è: una persona non
amata che ricorre a mezzi
drastici per tenere Coraline
con sé. Questa figura fa
quasi tenerezza: tutti coloro che l’avevano incontrata erano scappati urlando e
lei forse volevo soltanto
affetto e attenzione. Ma ormai non era più recuperabile: il suo cuore era rivestito da un’acida lastra di
piombo. Allora inizia la
parte d’azione: recuperare
la sua vecchia vita, tornare nella realtà e cercare
sempre di superare sé stessi. Forse tutto questo per
far capire a Coraline che i desideri non sono da
sprecare con inezie da bambini ma bisogna pensare
in grande e al futuro; il tempo dei giochi infantili è
giunto al termine e bisogna adattarsi alla vita
quotidiana, affrontare i problemi di tutti i giorni
con entusiasmo e non rifugiarsi in mondi dove tutto
sembra facile e perfetto. Mi sento molto toccata da
questa questione, anche se non supero i confini di
un’altra dimensione anch’io in questi anni vedo i
cambiamenti miei e di chi mi sta attorno e capisco
che vanno modificati alcuni rapporti (con le persone, i familiari, gli amici). Si vorrebbe magari un’altra libertà, un’altra considerazione da parte degli
altri e forse anche da noi stessi; ma non si cresce in
un minuto, non si cambia senza qualche sofferenza, non basta nemmeno essere curiosi per capire
come si deve fare. Insomma, come succede a
scuola tutto va imparato con pazienza, accettando
i blocchi e le sconfitte (e io, qui, faccio davvero
fatica e devo proprio convincermi che non dovrei).
Infatti, se ci si pensa bene, il bello della vita è
superarne gli ostacoli.
ELEONORA IANNI III A
1)La teoria Maya prevede che ogni 5125 anni
un’era mistica abbia termine e proprio l’era dell’oro, che è quella che
noi viviamo, sarà l’ultima vissuta dall’uomo.
In ogni era, varie civiltà sono salite al potere
ma
l’hanno
perduto(nell’ultima era
ricordiamo i Greci, gli
Egiziani, i Romani e
ora noi) a causa di guerre o cambiamenti climatici, come sembra
essere successo al termine della prima era,
l’era
dell’acqua,quando una civiltà molto avanzata( si
crede possa trattarsi
degli abitanti di Atlantide) è stata abbattuta
da forti piogge che
l’hanno sommersa. Quindi si pensa che la causa
della fine del mondo sarà una catastrofe naturale.
2) Secondo la “Teoria dei papi” invece, l’ultimo
papa, ovvero il centoundicesimo, quando morirà
darà inizio a un susseguirsi di catastrofi divine.
Guarda caso, il papa 111 della storia è papa Bene-
CHICHITA
La porcellina d’india.
A Marzo ho adottato un porcellino d’India che era
stato abbandonato e ritrovato nel giardino di una
famiglia. Questa famiglia non poteva tenerlo perché aveva già molti animali tra cui diversi gatti,
così mi sono offerta di accudirlo. L’ho chiamata
Chichita, un motivo preciso per il quale le ho dato
questo nome
non c’è, ma mi
piaceva. E’
tutta bianca e
molto affettuosa: si fa addirittura accarezzare sul
collo come un
gatto. Mangia
moltissimo,
soprattutto
frutta e verdura, ma non sdegna anche croccantini
e semi. Siccome i porcellini d’India (o cavie) hanno
bisogno di spazio, ho dovuto procurarle una gabbia
grande a due piani e con una casetta. I primi giorni
avevo notato una cosa molto strana: il dispenser
dell’acqua era ancora pieno e così anche dopo una
settimana. Cominciai a preoccuparmi, ma quando
ho fatto una ricerca su Internet per informarmi, ho
saputo che a loro bastano i liquidi che assumono
con il cibo. Quando non piove porto Chichita di
fuori in giardino dentro un recinto dove può co rrere
quanto vuole.
Io le voglio molto bene e lei mi ricambia con piccoli
versi e morsini.
Sara Barroi 2 H
Il mio cagnolino Milo
Io ho un cane che mi hanno regalato ,si chiama
Milo ed ha un anno e mezzo. E’ nato il 5 di gennaio.
Ha il pelo marroncino con una macchia piccola sul
dorso e la coda anch’essa per metà marroncina.
Milo è molto agile perché è ancora giovane , è un
po’ grasso perché
mangia
molto.E’ molto
buono, specialmente con i bambini però, quando vede un altro
cane maschio,
abbaia ed io lo
sgrido, non deve
farlo. Milo ha il brutto vizio di dormire sul divano
ma io non voglio perchè lascia molti peli. Quando
ero piccola avevo paura dei cani, temevo mi
mordessero o corressero dietro. A me piacciono
solo i cani piccoli come Milo che, mi hanno assicurato, non crescerà.
Vandi Giulia 3° H
8 AMICI DA SALVARE
detto XVI che, a seguito del noto discorso tenuto in
Germania nel 2006, è stato minacciato di morte da
una cellula di AlQuaeda. Si pensa che ciò avverrà
nel 2012 e che ciò comporterà la distruzione della
città dei sette colli e la conseguente fine del mondo
come previsto dalla profezia .
3) La terza ed ultima probabile causa della fine del
mondo, potrebbe essere l’avvicinamento del pianeta Nibiru alla nostra stella. Infatti questo pianeta,
dall’orbita ellittica, impiega 5000 anni( più o meno
gli stessi delle ere dei Maya) a compiere un giro
attorno alla sua stella, presumibilmente il sole. Proprio Nibiru sarebbe, secondo i sostenitori di questa
teoria, la causa dei cambiamenti della temperatura che il nostro pianeta sta
subendo( ciò declasserebbe il problema serra notevolmente) e provocherà
una tempesta solare di dimensioni terrificanti. Una
bolla di plasma scoppierà
accanto alla terra invertendo la polarità dell’elettricità, mandando in tilt il
nostro mondo elettronico.
Ciò non ucciderà nessuno
nell’immediato, ma porterà allo scongelamento delle merci, al blocco delle
apparecchiature ospedaliere e al buio assoluto…e
proprio come dicevano i Maya a proposito di
Atlante: “Il cielo si oscurerà per tre giorni e tre notti
intere, e si aprì l’alba di una nuova era”.
“La storia di uno straordinario salvataggio di un
gruppo di cani da slitta in mezzo al ghiaccio”.
Questa è una storia vera accaduta nel 1957.
Un gruppo di scienziati e la loro guida durante
un’escursione in Antartide nel Polo Sud, vengono
sorpresi da una forte tormenta di neve. Grazie
all’intelligenza degli otto cani che trainavano la
slitta, i ricercatori riescono ad arrivare al rifugio:
sono quasi congelati ma vivi.
Dovevano tornare subito in città perché ormai le
condizioni del tempo erano bruttissime. Sull’elicottero però c’è posto solo per gli uomini, non per
i cani: sarebbero tornati a riprenderli il giorno
dopo! Purtroppo il tempo peggiora di ora in ora, di
giorno in giorno; non ci sono mai le condizioni
favorevoli per poter andare a salvare i cani e i mesi
stanno passando … Intanto i piccoli amici riescono
a sopravvivere al brutto inverno da soli cacciando
qualche preda e aiutandosi a vicenda come in una
famiglia. La guida insieme agli scienziati, che
erano stati salvati dagli Husky, fanno di tutto per
poter tornare in Antartide a recuperare gli “amici”!
solo all’inizio della primavera riescono a raggiungere il polo sud con la speranza di trovare gli otto
cani ancora vivi …! Appena arrivati al rifugio,
vedono il corpo senza vita di uno di loro e subito la
guida si rattrista: pensa di non essere arrivato in
tempo! Anche gli altri scienziati sono pessimisti
però si chiedono dove sono finiti gli altri sette cani.
All’improvviso alcuni degli Husky corrono in contro ai loro “padroni” e tutti fanno festa. Il più
giovane dei cani, prima di salire sul “gatto delle
nevi” che lo avrebbero portato in salvo, indica alla
sua guida il corpo di un altro Husky che, purtroppo,
non ce l’ha …, ma riesce ad individuare anche un
cane ferito gravemente che gli scienziati riescono
a salvare. Ritornano così tutti a casa. I ricercatori
sono riusciti nella loro difficilissima impresa. Molto
bravi ed intelligenti anche i cani che sono sopravvissuti al difficile inverno. Questa è una bellissima
storia d’amore tra animali e uomini.
Taddei Matteo 3° A
ELISA SERRAU III H
Tra scienza e fantascienza
Chi non ha mai sentito parlare della profezia Maya
relativa alla fine del mondo prevista il 21-122012?
Sicuramente tutti sanno che varie teorie spacciano
per certe la nostra fine…
Ma riassumiamo i punti(o per meglio dire gli
elementi) che ci portano a dire che il 21\12\2012 il
mondo terminerà:
Amici Animali
Pag 13
L’acquario di Genova
Qualche settimana fa sono andato a visitarlo con la
mia famiglia e posso dire che merita. Io sono
affascinato dal mondo marino e vedere questi
grandi acquari dove sono riprodotti i fondali marini
del Mediterraneo, dell’Adriatico e degli Oceani fa
rimanere a bocca aperta. C’erano pesci diversi,
alcuni molto strani, e anche molte specie protette,
perché in via d’estinzione. Alcuni pesci facevano
paura solo a vederli, come i diversi tipi di squali, ma
c’erano anche i simpatici delfini e i pinguini che
venivano vicino al vetro per farsi vedere. Una
vasca che mi è piaciuta molto è stata quella “tattile”, dove è possibile accarezzare delicatamente le
razze .Il loro dorso è ruvido e si muovono nell’acqua come se volassero. Si avvicinano alle mani
della gente tenendo il loro muso appuntito fuori
dall’acqua ; ti fa un po’ paura all’inizio, ma poi
passa perché sono buone se si è delicati e non si
toccano vicino
agli occhi . Inoltre ho visto due
Lamantini, che
sono mammiferi
che appartengono all’ordine dei
Sirenidi . Sono
protetti proprio
perché sono in
via d’estinzione.
Nonostante la loro dimensione, sono animali pacifici, erbivori e si muovono molto lentamente, a
guardarli danno l’impressione che si muovano a
rallentatore. Oltre all’ acquario ho visto la foresta
dei Colibrì, uccelli che vivono nelle zone tropicali.
Anche loro sono in via d’estinzione ed hanno la
caratteristica di muovere le mani così velocemente
che possono anche stare fermi in un punto bevendo
da alcuni contenitori appesi. Un’altra attrazione
che consiglio di visitare è il museo del mare , un
edificio di alcuni piani dove viene raccontata la
storia del porto di Genova e delle varie imbarcazioni. Dentro una grande stanza è stata costruita Galea
come quella di un tempo dove i marinai erano
tenuti come schiavi e vivevano sulla barca incatenati ai remi. Un’altra cosa fantastica è la caravella
di Cristoforo Colombo con una gigantesca statua
del dio Nettuno sulla prua che fa quasi impressione.
E’ stata una gita stupenda che non dimenticherò
mai.
GIACOMO GNOLI 2° H
Una buona notizia
SONO TORNATI
I GRIFONI
I grifoni sono tornati nel parco dei Nebrodi in
Sicilia: erano stati sterminati nel ’60 della “strictina “,un potente veleno sparso nel parco degli
allevatori per uccidere le volpi .Nel 2000 erano
stati introdotti 10 esemplari provenienti dalla Spagna e oggi si contano 50 grifoni ,il numero minimo
perché questo specie
possa riprodursi ed essere considerata vitale.
Questi affascinanti avvoltoi, con apertura alare di ben tre metri ,sono
capaci di percorrere
centinaia di Km e sono
chiamati “spazzini”
perché si nutrono di
carogne. Garantiscono così la pulizia del territorio
,eliminando le carcasse (corpi )
Merli Fabio I C
IL MIO CANE SISSI
Solo 6 anni fa nacque la mia cagnolina Sissi,era
solo un batuffolo peloso di colore marroncinobianco e voleva sempre dormire dentro casa o
peggio sul divano. Quando io invito amici a casa,
lei abbaia a perdifiato per mettergli paura nonostante sia una cagnolina di piccola taglia. Sissi ha
un po’ di difetti ma, nonostante tutto, resta il
batuffolo peloso di sempre. Ogni settimana le
faccio il bagno e lei si lamenta emettendo un verso
di tipo” mmm…” poi, scuotendosi, mi fa la doccia.
Emanuele De Luca 2C
Una visita al canile
Un giorno sono andata al canile per prendere quello
che poi sarebbe stato il mio gatto. All’inizio feci un
giro per tutta la struttura e vidi tantissimi cani anche
di razza ma, sfortunatamente, troppo anziani perché qualcuno li adottasse. Il problema non era solo
l’età, ma anche come erano ridotti, non per la
pulizia ma per le ferite; ad un cane mancava addirittura il pelo sulla testa perché delle persone gli
avevano dato fuoco. Dopo aver girato intorno alle
gabbie dei cani andai a visitare quelle dei gatti.
Erano tutti bellissimi e teneri , ma alla fine riuscii
a scegliere quello che sarebbe stato mio. Nonostante la felicità per il gatto che avevo preso, ero triste
per gli altri cento cani e gatti che erano rimasti là e
la domanda che mi ponevo era “Che fine faranno”?
LAURA BALENA III H
SPOR
T § SPOR
T
SPORT
SPORT
febbraio 2010
Il saggio di Natale di danza
Mercoledì 23 dicembre,alle 14.00, ero già a teatro
per fare le prove di danza, perché quella sera ci
sarebbe stato il saggio di Natale. Io, nella scuola
di mia mamma, pratico tutte
le attività:danza classica,
moderna, hip-hop,danza
contemporanea,canto e teatro e quindi quel pomeriggio avrei dovuto faticare
molto. Il saggio iniziava alle
21.00 e quindi alle 20.30
eravamo già tutti pronti :vestiti ,truccati ed emozionatissimi. Io e una mia amica
dovevamo ballare dopo tre
coreografie di altri corsi. Finito il primo balletto che
dovevamo fare mi preparai
per il “passo a due” con un
bambino si nome Pietro e
qui successe un vero disastro! Quando tutti i riflettori
puntarono su di me e la
music
a
party,incominciammo a
ballare,ma subito sentii che
il regista aveva sbagliato melodia e così con una
piccola corsetta,uscii dal palco. Rientrata in scena
mi misi in posa sotto i riflettori ancora spenti.
Quando ripartii la musica rincominciai a ballare
fino a che il laccetto del mio costume non si slacciò
e,così terrorizzata,scappai per la seconda volta
dietro le quinte. Ammetto che lacrime le ho fatte,
pensavo di aver farro per due volte una brutta
figura. La terza volta mi sentivo carica e così mi
impegnai e finito il balletto, tutti mi applaudirono. Di danza classica
ho fatto l’ultimo balletto
insieme alle mie compagne e, finito questo,c’era
la pausa per cambiarsi
completamente i costumi di scena. Dopo l’intervallo incominciò la
parte dedicata alla recitazione e al canto: recitai alcune battute tratte
dall’opera “Parrucca di
Mozart” e cantai delle
canzoni. Subito dopo
ballai alcuni pezzi di
moderno,contemporaneo
e hip-hop. Finiti questi
ci preparammo tutti per
l’inchino finale e così
terminò il nostro spettacolo. Alla fine mi senti
molto orgogliosa di me e di tutti i miei amici . nei
giorni successivi mi arrabbiai perche tutti mi venivano a ricordare quando il laccetto del mio vestito
si era slacciato,mandandomi su tutte le furie.
Martina Pini 1° C
IL WUSHU
Il Wushu è un’ arte marziale cinese. Veniva praticata sin dall’ antichità e con il tempo si è sviluppata
sempre di più anche a causa delle guerre, per
diventare sempre più abili nei combattimenti.
Infatti la parola “wushu” significa “arte delle
guerra”e raggruppa tutte le arti marziali cinesi.
Questo sport si è sviluppato soprattutto nei monasteri dove si usavano per la difesa personale e si
tramandava di padre in figlio o da maestro ad
allievo. Il Wushu non è solo combattimenti, ma è
un insieme di spiritualità e forza. In Italia non è uno
sport molto conosciuto ed è
chiamato Kung Fu, che significa “lavoro duro”.
Dentro il Wushu ci sono diversi stili: mano nuda, forme
con le armi, forme degli animali… Io pratico questo sport
da quando avevo tre anni anzi,
ho sempre vissuto in questa
atmosfera, perché mia mamma è la mia insegnante. Pratico diversi stili:2 forme con la
spada,1 forma con il bastone,
lancia,3 forme a mano nuda,2
combattimenti, e tante altre
forme…. Ho fatto diversi campionati regionali,
nazionali, e una volta ho anche vinto la medaglia
d’oro e argento nel torneo mondiale. Qualche mese
fa mi sono rotta il polso proprio mentre stavo
facendo Wushu, oggi ,dopo circa due mesi e mezzo
senza fare nessuna attività motoria, sono rientrata
finalmente in palestr: ! Mi sono passati davanti agli
occhi tutti i ricordi dei momenti che ho passato in
quella palestra, come se mi fossi assentata per una
vita… Anche se non ne avevo motivo, mi sentivo
esclusa: il maestro sembrava che io fossi invisibile.
Ho fatto riscaldamento e gli altri mi guardavano in
modo strano, io mi sentivo come un pesce fuori d’
acqua….ero molto più debole e meno sciolta dell’
ultima volta che mi ero allenata, però ero comunque la più brava del gruppo (come sempre). Prima
ero l’unica a fare la spada, mentre ora ogni persona
aveva la propria arma, e mia mamma e l’altro
maestro li correggevano, insegnando…mentre io
ero abituata a essere sempre al centro dell’ attenzione, la mascot del gruppo,…ma le cose in palestra erano certamente cambiate. Mentre mi allenavo, non sentivo l’adrenalina scorrermi nelle vene
come una volta, ero stanca, non ero più abituata ad
allenarmi e questo mi scocciava. Sto scrivendo come
se fosse passato tantissimo
tempo, mentre sono solo
passati due mesi. (...) A me
piace questo sport perché
per ottenere grandi risultati, bisogna faticare, fare sacrifici, ma quando si ottiene ciò che si desidera si
prova un grande orgoglio.
Soprattutto quando devo
fare delle gare importanti
dove ci sono tanti atleti che
vengono a battersi con e
contro di me, anche se vinco l’argento, non mi
accontento. Prima della gara, assumo una concentrazione che non ci si può neanche immaginare: mi
preparo provando e riprovando le forme con cui mi
devo esibire fino allo sfinimento, esco dalla porta
sul retro dello stadio dove c’è un campo, lì riesco a
concentrarmi al massimo: chiudo gli occhi e mi
ripeto che li devo stendere tutti, anche se alcuni
pensano che non è lo spirito giusto, ma è l’unico
modo per arrivare sul tappeto sicura, senza dubbi,
determinata e pronta a vincere.
Valentina Ugolini 1° C
Il pattinaggio
Ciao a tutti mi chiamo Silvia Maresi e vi volevo raccontare
della mia passioni: il pattinaggio! Ho iniziato a pattinare a 8
anni e mezzo, molto tardi per diventare pattinatrice agonistica,
ma per fortuna mi hanno “passata” lo stesso dopo poco tempo
nel “preagonismo”. Dopo essere stata per qualche mese nel
“preagonismo C” mi hanno passata nell’ “agonismo B” dove
sono adesso. Il mio è uno sport serio… visto che lo pratico al
livello agonistico e per molte ore: 10 alla settimana. Quando
faccio il “doppio flip” mi sembra di volare e quando faccio
l’arrivo è bellissimo… la stessa cosa vale per quando faccio le
trottole. Al pattinaggio ci sono le mie migliori amiche… quelle
che mi hanno visto raggiungere i miei risultati e mi hanno
consolato quando piangevo e non sono mai in competizione
con me… ma soprattutto quelle che ogni giorno mi fanno
capire chi sono e mi fanno ringraziare il cielo per averle
incontrate! Grazie pattinaggio per questa meravigliosa avventura che mi stai facendo vivere…sei la mia vita.
Maresi Silvia 2H
NON SEMPRE LO
SPORT E’ CORRETTO
Ultimamente i tifosi di squadre avversarie cantano dei
cori razzisti contro il giocatore italiano , di colore,
dell’Inter. Queste persone (?) mirano al punto dolente, cioè il colore della carnagione di questo giovane
fuoriclasse italiano che è riuscito ad incidere su partite
importanti come ad esempio in Champions league
contro la Dinamo Kiev. In questa occasione l’Inter
perdeva per 1-0 e, con l’entrata di Balotetelli nel
secondo tempo, si è ravvivato l’attacco interista fino
allora spento, con la conseguente vittoria della squadra milanese.. Prima della partita Inter- Juventus il
compagno di squadra di Mario, nonché capitano,
Javier Zanetti ha dichiarato apertamente che avrebbe
chiesto personalmente all’arbitro di sospendere la
partita se i tifosi juventini avessero preso in giro
Balotelli con cori razzisti I tifosi dell’Inter, da parte
loro, nel pre-partita hanno esposto uno striscione che
difendeva il loro beniamino e che diceva: “ Meglio
neri che bianco-neri”.
Questo è stato un grande atto di affetto nei confronti di
Balotelli. Noi speriamo che i tifosi di squadre avversarie non usino più pretesti per questi cori che criminalizzano le persone solo per il colore della loro pelle,
sporcando quello che dovrebbe essere uno sport popolare dove grandi e bambini si incontrano e divertono
serenamente.
Alberto Tamburini 3° A
Pag.14
LUCI ED OMBRE SULLA MIA PASSIONE
LA GINNASTICA ARTISTICA.
La ginnastica artistica è uno sport che mi ha appassionata fin da quando avevo 7 anni.
Ho cominciato dal nulla ed
ora sono nella squadra agonistica. Mi piace, ma faccio
molta fatica, perché ci sono
tre ore e mezza di allenamento tutti i giorni! Provare, riprovare, cadere, rialzarsi … quando non riesco
a fare le cose, mi verrebbe
da prendere e andare via.
Ci sono poi i miei istruttori,
che mi aiutano nelle difficoltà nuove, ma mi sgridano quando mi blocco e ho
paura di provare qualcosa
che avevo già imparato da
tempo. Mi viene rabbia,
perché per me è una difficoltà immensa e loro dicono che “è facile”. Quando
però acquisto coraggio e
imparo a cadere in piedi, mi
sento bene, con la voglia di
andare avanti ed aggiungere ai miei esercizi “elementi nuovi”. Poi ci sono le mie
compagne di squadra. E’
bello ogni giorno vederle e
fare allenamento con loro,
chiacchierare e a volte criticare gli istruttori, ma
quando arriviamo in gara la tensione sale al massi-
IL CAMP NOU
Lo stadio di Barcellona: lo stadio più grande
d’Europa. Lo stadio di Barcellona, chiamato Camp
Nou è il più grande d’Europa e dopo il Maracanà
a Rio de Janeiro è il più grande del mondo. Dentro
lo stadio ci sono gli spogliatoi, dove ci sono
armadietti numerati con scritto il numero del giocatore, una cappella dove i giocatori pregano
prima di entrare in campo, una gigantesca sala
dove si trovano i telecronisti, la sala stampa e per
i grandi tifosi il gigantesco negozio.
Il Camp Nou oltre a essere un grandissimo e
bellissimo stadio è anche un museo di 3500 metri
quadrati e ospita più di 1.500.000 visitatori l’anno;
mo. Tutto comincia la settimana prima, quando gli
istruttori cominciano ad agitarsi e a pretendere
sempre di più. Gli ultimi giorni poi sono incandescenti: la trave si
incendia, le parallele si
aggrovigliano, il volteggio rincorre, il corpo libero diventa un
“mattone”.
Il tempo è d’oro, ma di
tempo per l’allenamento non ce n’è più.
Arriva il giorno della
gara: tensione, paura di
sbagliare; sono in gioco mesi e mesi di sudore e fatiche. E’ sufficiente un piccolo errore per farci scivolare in
fondo alla classifica.
Ogni tanto mi verrebbe voglia di mollare
tutto, ma lasciare le mie
amiche è impossibile e
poi ... con tutta la fatica
che ho fatto non ne vale
la pena!!!
Alla fin fine ogni gara
è una soddisfazione,
ogni medaglia il ricordo di una gara, ogni ricordo un momento felice,
vissuto intensamente
Lisa Petroncini I°C
e al suo interno si può ammirare per esempio il
pallone più vecchio da quando la squadra del
Barcellona ha incominciato a giocare. La cosa
più bella di questo stadio è una parete a vetrata
con tutti i trofei che la squadra ha vinto. Sulla
parete delle gradinate c’è scritto “me que un
club” che vuol dire “più di un club” perché per
gli spagnoli lo stadio è come una grande famiglia. Nella cappella si trova la prima pietra dello
stadio, benedetta da papa Giovanni Paolo II
(papa Wojtila). Nessuno stadio in Europa ha la
possibilità di ospitare così tanti tifosi: quasi
110.000. Nella sua storia il CAMP NOU è stato
lo scenario di grandi eventi: i mondiali del 1982,
le Olimpiadi del 1992 e la Champions League.
Massimiliano Barrella II H.
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Giornale bertolino febbraio 2010 Ultimo.pmd