CONCERTO DI NATALE Periodico della Scuola Media “A. Bertola” Rimini anno XV I Febbraio 2010 50 secondi di terremoto hanno causato 500.000 vittime fra morti, feriti e dispersi Haiti chiede il nostro aiuto In questi giorni, dopo la catastrofe del 12 gennaio, il capo missione di “Medicis sans frotieres” narra il dramma che sta vivendo la città di Port au Prince colpita dal terremoto. Racconta che la gente in cerca dei propri cari, magari ancora sotto macerie, collabora, interviene ed aiuta. I più fortunati riescono a scavare con pale e zappe o pezzi di ferro, magari staccati da una casa, aprendo piccoli varchi per far respirare chi, travolto da case e edifici, aspetta soccorso. Invece c’è chi scava per disperazione a mani nude, con tagli fino alle unghie, poi c’è chi grida, chi si dispera, chi intona preghiere per confortarli. Ieri notte, racconta l’operatore, dopo la disastrosa pioggia la gente vagava senza meta, barcollando, reggendosi gli uni agli altri, aggrappandosi ai muri ormai crollati, in un silenzio spettrale, su un tappeto di morti. Ci si muove solo a piedi prestando attenzione a non calpestare teste o braccia o gambe. Ovviamente non c’è luce e solo missionari o dottori sono muniti di pile. Ogni tanto si alza un vortice di sabbia e la terra continua a tremare. Anche adesso. Dopo aver cercato i sopravissuti sotto le macerie, ì si comincia a portare via i feriti, a caricare i morti in barelle, o porte rotte o carriole, si usa ciò che si trova, è tremendo. Il problema per i sopravvissuti è il cibo e il modo di trovare una fonte per bere ma qui non ce ne sono; per fortuna abbiamo ancora risorse di acqua e cibo, ma di quest’ultimo sono rimaste solo le barrette energetiche. Migliaia di mani si allungano per averne una... Ci sono file interminabili di bambini, donne, uomini, anziani che avanzano verso i centri medici. Le fratture, il maggior danno dei superstiti, si dovrebbero operare, ma non ci sono gli attrezzi e tanto meno le sale operatorie. Ferite, infezioni, qui il rischio è la cancrena, e se questa arriverà cominceremo ad amputare… Mai vista una cosa così. “ Oggi sono tornato in città, erano ancora tutti lì. Avvolti dallo stesso silenzio” è questa la catastrofe che vivono i terremotati. Un paese povero che faceva fatica a vivere già prima , ed ora, ha più bisogno che mai. Sono bastati una cinquantina di secondi per causare questo disastro, 500 000 vittime… Carolina Ponasso2° E Adolescenza, l’età in cui si comincia a scoprire il mondo Essere adolescenti significa essere in continuo contrasto con gli adulti, voler trovare un motivo alla propria esistenza e un posto nel mondo, tentare di far valere le proprie idee, oppure nascondersi dietro quelle di altri, non perché sia la strada più giusta, ma semplicemente perché spesso è la più facile, quella che non porta a mettersi contro niente e nessuno, ma anche quella che non aiuta a maturare. È un’età in cui si potrebbero creare bellissimi legami di amicizia, duraturi e basati sulla fiducia, ma capita spesso che diventino superficiali e falsi. Si cerca l’amica vestita bene, quella che sa tutto di tutti, o quella che sembra più grande, perché si vorrebbe essere come lei, bruciare le tappe, provare ciò che è proibito, magari iniziare a fumare… Spesso non ci si accorge che è troppo presto per tutto questo o che è semplicemente sbagliato voler crescere in fretta, perché si perde tutto ciò che c’è di bello a questa età. Si occupa sempre più tempo a pensare alla propria immagine esteriore, a cercare di migliorare quelli che sembrano enormi difetti, solo per essere accettati dagli altri, senza pensare che chi giudica da queste cose non sarà mai un vero amico. L’adolescenza è anche l’età in cui iniziano i contrasti con i genitori: ci sono quelli che lasciano fare ciò che si vuole e che magari invece si vorrebbero sempre al proprio fianco, quelli che ogni volta che gli viene chiesto qualcosa sono subito pronti a concederla e quelli che invece vedono ancora i propri figli come bambini e hanno paura a farli uscire dal nido, faticano a capire alcuni comportamenti e ancora non vogliono ammettere che il proprio bambino sta crescendo. “Io alla tua età...” quante volte gli adolescenti si sono sentiti ripetere questa frase! Ma i tempi sono cambiati, i problemi adolescenziali di oggi sono diversi da quelli del passato, così come sono diverse le vie di comunicazione, gli interessi, i progetti per il futuro… Così nasce nell’adolescente il desiderio di staccarsi dalla famiglia, di vivere l’amicizia come rapporto fondamentale in un gruppo di coetanei. Iniziano ad agitarsi sentimenti che non si erano mai provati, un’attrazione estranea e sconosciuta verso qualcuno dell’altro sesso, che regola l’umore e spesso condiziona le azioni, che fa sentire prima felici e un attimo dopo distrutti, e che porta a fare scelte sbagliate per paura di soffrire o di non essere ricambiati. Ma, nonostante tutto questo, l’adolescenza è un’età bellissima, fondamentale per la crescita e la maturazione, perché un giorno gli adolescenti di oggi saranno adulti e diranno ai loro figli “Io alla tua età…”, ma saranno sempre pronti ad aiutarli ad essere delle persone migliori. Eugenia Galli III B A 14 ANNI Ho incontrato uno dei tanti poveri che popolano le nostre strade La povertà ha tante facce Da un po’ di tempo seduto ai piedi di “ Porta Montanara” c’è una persona che suona il violino. E’ un uomo minuto, con il viso scarno, la barba grigia un po’ cresciuta, le mani ossute, l’abbigliamento dimesso e trasandato . Potrebbe avere una sessantina d’anni. Non guarda mai la gente che passa distratta e frettolosa. Suona. Dal suo strumento escono quasi ininterrottamente note intonate ma stridule, che si disperdono tra il rumore del traffico. E’ l’unico modiche ha per farsi notare. Accanto a lui, logorata dal tempo, c’è la custodia del suo violino aperta, con pochi spiccioli dentro: aspetta delle monete come una bocca affamata. Chi sei? Chi eri? Come hai trascorso la tua vita? Perché sei finito così? Lo immagino ragazzino mentre studia quello strumento, forse al conservatorio, lo immagino in famiglia con i suoi genitori, dei fratelli, poi con un lavoro, una moglie, dei figli…e poi cos’è successo? Quasi con vergogna gli metto una moneta nella custodia del violino. Lui interrompe la musica, mi guarda, sorride e ringrazia. Ha gli occhi chiari e l’espressione serena. Impacciata, contraccambio il sorriso e continuo per la mia strada. Dove dormirà questa notte? SOFIA PESARESI III H Il vento scompiglia i capelli: “ riccioli biondi ribelli”… gli occhi velati di malinconia… cammino immersa nella fantasia. Anni di crisi di identità… di tanta voglia di libertà… di rimproveri e divieti… di diari segreti… Di innamoramenti e “cotte” e di litigi e lotte. Quattordici anni, sei come Marzo il “pazzerello”, sembra tutto ok, e poi serve “l’ombrello”. Danzi come una ballerina nel salotto, e poi in segreto abbracci il tuo orsacchiotto; ti viene il mal di testa… non vai a scuola e ti fai un giorno di festa. Ma conviene non perdere un minuto solo, e cogliere gli attimi di felicità al volo, e far sì che ogni giornata, sia allietata da una risata! EMMA NERI III H Il 13 gennaio, la nostra scuola ha organizzato una grande festa, in onore della dottoressa Marilena Pesaresi da decenni impegnata in Africa a curare e assistere i più bisognosi nell’ospedale di Mutoko nello Zimbabwe da lei fondato e diretto. Molti di noi si sono potuti esibire, o partecipando ad un coro, oppure suonando con le tastiere. Alla serata ha partecipato anche il coro “Bellizzi”con una vera orchestra che si era esibita anche in Abruzzo per i terremotati. Tutti i genitori, parenti, amici, sono stati invitati alla festa che si è tenuta nell’auditorium della Bertola. Hanno fatto parte del coro molte ragazze delle classi 2C, 2B e 2D ed altre. Alcuni di noi hanno suonato con l’ orchestra , avendo fatto il corso di tastiere. Le canzoni scelte sono state bellissime ma, essendo cantate da noi, erano ancora più belle. Al corso di tastiera i nostri compagni si sono impegnati tantissimo per suonare canzoni natalizie e non. Il prof. Bianchi è molto esigente: per questo abbiamo assicurato uno spettacolo molto bello. Ovviamente anche noi alunni abbiamo fatto la nostra parte. A differenza dei cori degli altri anni (resi possibili grazie a corsi pomeridiani gratuiti), quello di quest’anno è stato preparato nelle ore scolastiche di musica, in modo che, anche chi era troppo impegnato di pomeriggio, avrebbe potuto partecipare ed esibirsi con i suoi compagni. Nell’ ingresso vi era un’offerta libera, e tutti i denari raccolti sono stati dati in beneficenza. Il pubblico è stato numerosissimo e caloroso ed ha apprezzato molto lo spettacolo. L’emozione era al massimo! Si sono raccolti più di 1250 euro per l’ospedakle di Mutoko che si aggiungono agli altri raccolti in altre occasioeni REDAZIONE DEL BERTOLINO CLASSI SECONDE Concorso letterario Anche quest’anno la nostra scuola bandisce il Concorso Letterario riservato ai ragazzi del nostro Istituto e agli alunni di quinta elementare del territorio. Il termine ultimo per la presentazione dell’elaborato è il 15 Aprile. Il tema proposto è “ C’ERA UNA VOLTA UNA GOCCIA D’ACQUA”. I partecipanti sono invitati ad esprimere , attraverso le modalità espressive di una storia , di una favola, di un racconto, tutto ciò che l’acqua è e rappresenta sul piano chimico, scientifico, geografico, storico, artistico, letterario, culturale, umano… La premiazione avverrà durante la tradizionale festa di fine anno scolastico, Buon lavoro! RESOCONTO DI COME SONO STATI SPESI I SOLDI RACCOLTI DALLA NOSTRA SCUOLA NELLE DIVERSE INIZIATIVE DI SOLIDARIETA’ ( Festa di fine anno scolastico, mercatini di Natale, Giornale d’Istituto, Maglietta……) Euro 3100 Dott. Pesaresi ( per finanziare l’ospedale di Mutoko) “ 1500 Medici senza frontiere “ 1200 Don Vaccarini ( scuola in Albania) “ 900 per gli alunni della nostra scuola in difficoltà economica ( per gite, libri…) La scuola ringrazia Chiamami Città, la Tipografia Garattoni di Rimini La Banca Popolare Valconca di Rimini La ditta Milo & Co di Viserba di Rimini Consiglio di Quartiere n. 6 febbraio 2010 A SCUOLA CON LO STIPENDIO Il governo dovrebbe trovare i soldi anche per pagare gli studenti !!! Tutti i giorni della settimana, gli studenti di ogni scuola, sono costretti a molte ore impegnative con compiti, ricerche, verifiche e molto studio, alla pari di ogni lavoratore che quotidianamente svolge la proprio attività. Quindi se alla fine del mese lo stato ricompensa ogni lavoratore con una busta paga, perché non paga anche gli studenti? Lo stipendio, naturalmente, che non sarebbe individuale, potrebbe essere usato come fondo di ogni singola classe, al fine di fantastiche gite, programmi per scambi culturali con altre nazioni o per l’acquisto di materiale scolastico/informatico come le nuove lavagne interattive multimediali “touch”. Quest’idea, stranamente, è già in uso, in via sperimentale in alcuni licei parigini e londinesi, legata alla presenza degli studenti alle lezioni e al rendimento scolastico delle classi . Lo stipendio sarebbe quindi una grande innovazione per la scuola italiana, sicuramente uno stimolo per ogni studente per poter rendere sempre al massimo, riducendo le ormai celebri “assenze strategiche”(puffi) per proteggersi da nuove interrogazioni. Massimiliano Barella 2H Scrivete al Bertolino Gentilissima redazione vi scrivo questa lettera nella speranza di un vostro consiglio. Premetto innanzitutto che sono da sempre un accanito lettore del vostro giornalino per ragazzi perché lo trovo molto interessante e, alcune rubriche, anche divertenti; ho anche convinto tutti i miei compagni di classe ad acquistarlo! Il problema che vi espongo riguarda appunto uno di questi miei compagni di classe con il quale ho litigato. La causa della lite è stato il compito di matematica: io avevo già da tempo terminato i problemi e stavo per consegnare quando il mio amico, non ricordandosi la formula dell’ area del triangolo, comincia a chiamarmi sfidando lo sguardo truce della prof. Stavo per dirgliela quando ho sentito urlare : “ Filippo, consegna!” Il mio amico ha poi sbagliato tutto e ha preso “quattro”. Da allora non mi rivolge la parla. Vi chiedo perciò di darmi un consiglio, un suggerimento su come comportarmi perché ho visto, appunto, che una sezione del giornale è dedicata ai nostri problemi. Spero quindi che, grazie a questa lettera , prendiate a cuore il mio problema pur non essendo i diretti interessati e che rispondiate al più presto alle mie domande. Vi ringrazio per l’attenzione. Filippo Vernocchi Caro Filippo, se questo tuo compagno è un “vero amico” dovrebbe capire che non eri nelle condizioni di aiutalo; tutti sanno come sono “crudeli” le prof. di matematica e che ad esse si deve obbedire senza discutere. Comunque ti consigliamo di trovare una scusa per avvicinarlo ( es. dargli un po’ di merenda se non ce l’ha) oppure passagli le risposte della prossima verifica di grammatica: attento , però, perché anche le prof. di lettere non sono tenere ne’ con chi passa ne’ con chi copia! L’ amicizia vale però il rischio! La redazione Attività scolastiche LAVORARE CON LE MANI….. I giorni 24 Novembre e 1 Dicembre la classe 3°H si è recata a Sant’Aquilina per prendere parte al progetto: “Lavorare con le mani “. Con lo scuolabus siamo andati alla sede del progetto e ci siamo divisi in quattro gruppi: il primo gruppo creava calendari e presepi con legno, foglie e sassi. Il secondo gruppo faceva campanelle con i bicchieri di plastica e ghirlande. Il terzo gruppo lavorava il limo, la pasta di sale e decorava le palline di Natale. Il quarto groppo modellava la terra cotta e faceva biglietti di Natale. Siamo stati aiutati da persone con handicap ( Down) meno fortunate di noi e abbiamo creato splendidi capolavori venduti in occasione del mercatino natalizio. Una metà del ricavato andrà a Marilena Pesaresi per il suo ospedale in Africa e l’altra alla nostra scuola per auto - finanziamento. Prima di salutarci definitivamente, Benny, un nostro compagno di classe, ha messo la musica e ha ballato con i ragazzi che ci avevano ospitato, facendoci divertire molto. Queste persone, Ludovico, Valentina, Giulia, Manuel, Irene, Nerina e Giorgia era molto carine nei nostri confronti, simpatici ed educati e ci hanno accolto molto gentilmente nel loro luogo di ritrovo, aiutandoci in questo progetto. Ci siamo divertiti tantissimo e abbiamo capito che ci sono persone meno fortunate ma che possono ugualmente essere come noi e avere una vita felice. Rossi Demi e Mercuriali Erika 3 °H Un laboratorio speciale con una persona speciale : nonna Azzurra Quando il lavoro è anche gioia e soddisfazione Era un solito venerdì, e proprio quel giorno dovevamo affrontare ben tre ore d’italiano. Al suono della campanella entrò la professoressa Lombardi che ci disse: “ Buongiorno ragazzi, oggi verrà a trovarci una signora che ci parlerà per tre ore “del lavoro”. La classe incominciò ad esultare e, mentre la professoressa spiegava, sentimmo bussare. Ero emozionantissimo perché non vedevo l’ora di scoprire l’identità di questa signora , la professoressa gridò:” Avanti” ! Si aprì la porta ed entrò un ‘arzilla signora con degli splendidi gioielli che si presentò dicendo:” Buongiorno ragazzi io mi chiamo Azzurra Faeti e sono una “maestra del lavoro “ ! Rimasi perplesso su questa espressione “maestro del lavoro” ? E cosa voleva dire?. In seguito ci spiegò che può diventare “maestro del lavoro” chi ha ricevuto una stella di merito ed ella ne era in possesso, ce la mostrò: era stupenda, incantevole e brillante!. Questa onorificenza viene riconosciuta solo a chi, durante l’attività lavorativa, è stato diligente ed ha esercitato la sua funzione per molti anni di seguito. È una cosa rara, infatti non viene assegnata a tutti, solo ad alcuni. Finite le sue spiegazioni ci comunicò che ci saremmo visti altre volte . Ogni lezione nonna Azzurra ci sorprendeva con cose diverse e riusciva sempre a farci sorridere con le sue battute. Per lei era una tradizione, l’ultima mezz’ora, raccontarci delle storie come “La giara”. Ci ha illustrato lavori che venivano svolti nel tempo passato che erano, a dir poco, un’ infinità, uno più faticoso dell’altro; dovevano lavorare anche i bambini di sei o sette anni e anche più grandi. Nonna Azzurra faceva la telefonista ed era un lavoro molto impegnativo con tutti quei fili:io non ci avrei capito proprio nulla! Pensate, lei lì c’è rimasta per quarant’ anni. Ci ha raccontato anche alcune sue esperienze comiche, drammatiche e dolci. Grazie a lei penso che il lavoro sia fatica forza di volontà, voglia, convinzione di farcela, sicurezza. Esercitando un mestiere non si smette mai di imparare, soprattutto deve esserci impegno. Io prima pensavo che il lavoro fosse solo un modo per guadagnare soldi. Ma nonna Azzurra mi ha fatto capire che il lavoro sono tutte quelle cose che ho elencato prima perché, anche se faticoso, bisogna sempre andare avanti e non arrendersi Ci ha comunicato tutto ciò con simpatia, direi che è proprio riuscita nel suo intento. Nel mio cuore porterò sempre nonna Azzurra, la sua dolcezza e la sua simpatia e la ringrazio perché con lei ho avuto un rapporto magico. Voglio ricordarla con questa affermazione: “ Il passato non si deve dimenticare” (era il suo motto). Grazie di tutto, non ti dimenticherò mai nonna Azzurra Nathan Catone III G Natale dal sacro al profano La festa del Natale è nata per celebrare la nascita di Gesù ma perché non si da più importanza alla socialità delle feste ma si considera solo l’ aspetto materiale di questa ricorrenza? Il Natale è diventato solo l’occasione per ricevere regali e mangiare a crepapelle. Vorrei sensibilizzarvi su questo aspetto e ricordarvi cosa veramente simboleggia il Natale: il giorno in cui è nato Gesù. Giacomo LA REDAZIONE DEL BERTOLINO RISPONDE A GIACOMO. Siamo perfettamente d’accordo su quello che hai detto , ma non è per tutti così. Ecco cosa si fa nelle nostre case: ANDREA: con gli scout vado a messa a mezzannotte EMANUELE: a Natale faccio, nel mio piccolo, beneficenza. FRANCESCA: rispetto la vigilia di Natale e non mangio carne. CRISTINA: la sera di Natale prego per i bambini meno fortunati di me LORENZO: io e la mia famiglia facciamo sempre il presepio insieme. Pag2 La corsa campestre Oggi, 17 Dicembre, si e’ svolta, nel parco Ausa, l’annuale corsa campestre della scuola media Bertola. La giornata scelta era ideale…per prendersi l’influenza A,B,C,D,…Un vento polare ha soffiato abbattendosi sui poveri malcapitati che correvano in tuta leggerissima e calzoncini corti. Gli atleti sembravano Inuit quando vanno a caccia foche. Il percorso, fangoso e acquitrinoso, più che a piedi si sarebbe potuto effettuare in gondola. Il momento clou della gara è stata però quando i ragazzi, ormai ridotti a stalattiti di ghiaccio, sono giunti al traguardo. Stavano per riprendere conoscenza quando cristalli di neve ghiacciata si sono imbattuti sulle loro pallide e delicate faccine, Ora la domanda che tutti ci poniamo è : ma la corsa campestre non si può fare a Maggio? Un appunto va fatto poi ai ragazzi più grandi. Alla partenza molti si sono ritrovati nel fango a causa degli spintoni ricevuti e per questo sono partiti svantaggiati. Ci auguriamo , oltre ad un clima più mite per la prossima campestre, anche un comportamento più corretto di questi nostri compagni. La Redazione Corsa campestre Alcune riflessioni Ciao, sono Vanessa della 2H, sono stata selezionata per la campestre che si è svolta giovedì 17 dicembre 2009. Allora, facciamo un passo indietro: tutto è cominciato il sabato prima quando abbiamo fatto le prove (10 minuti corsa) per scegliere le persone che avrebbero partecipato alla gara. Io inizialmente, credevo che, dopo pochi minuti, sarei morta per mancanza di ossigeno. Invece sono passati 3 minuti 5, 7, 9… in poche parole ho resistito fino alla fine della corsa. Ritornando alla campestre, quel giorno si moriva d freddo; era tutta ghiacciata e alle 8 non sapevamo neanche se la corsa si sarebbe svolta. Poi è arrivato l’avviso: la corsa c’era! Allora alla terza ora una massa di ragazzini ha sceso le scale all’impazzata per raggiungere la palestra dove hanno dato un cartellino ad ognuno e ci hanno indirizzati verso il parco. C’era chi era in pantaloncini, chi aveva il passamontagna, chi i guanti ecc. Io avevo solo una felpa e i pantaloni della tuta. Cercavo di riscaldarmi, ma era impossibile. Finalmente è toccato correre a me, ma le classi 2° e 3° (solo femmine) hanno dovuto gareggiare insieme. Appena hanno dato il via, le ragazze di 3° sono partite più veloci della luce! Non era stata una bella idea! Io andavo piano, ero quasi ultima, semi congelata; appena ho girato l’angolo sono venuta a sapere da altre ragazze, che un’alunna era svenuta, qualcun’altra aveva vomitato e c’era chi, avendo inciampato, era ricoperta di fango. Ho superato alcune ragazze che si erano fermate a camminare e quando, più morta che viva, sono arrivata al traguardo, mi sembrava di essere al settimo cielo! Riassumendo: quella non è stata una corsa campestre è stata una strage di ragazzi campestri! Vanessa Venza 2H La Risposta Il Coordinatore delle attività sportive della nostra scuola ha gentilmente risposto alle domande degli alunni relative alla corsa campestre’ e pubblichiamo le sue osservazioni. Cari ragazzi, forse voi non lo sapete, ma la corsa campestre è una gara che si disputa nel periodo invernale anche in caso di maltempo. I calendari vengono infatti stabiliti dai Comitati provinciali responsabili, ( la fase provinciale si disputa il 21 Gennaio, quelle regionali a fine Gennaio ) di conseguenza le qualificazioni d’Istituto devono avvenire a metà Dicembre. Per quanto riguarda le categorie, sono 2: Categoria ragazzi a cui sono iscritti solo gli alunni delle classi prime – Categoria cadetti con alunni di seconda e terza. Queste categorie sono stabilite dalla Federazione Sportiva . Vorrei inoltre sottolineare come voi tutti siete stati invitati a portare un abbigliamento adatto , anche per il “ dopo gara” Speriamo comunque che il tempo sia più clemente il prossimo anno e.. vinca il migliore! ( possibilmente della nostra scuola). La scuola è tutto un film!! Come usare il defribillatore Il registro: Arma letale La cattedra: La zona morta Le entrate: L’attimo fuggente Gli ultimi banchi: Gli intoccabili L’ interrogazione: Il silenzio degli innocenti Gli assenti: Prova a prendermi La media del 10: Mission impossibile I bocciati: La caduta La scuola: Non aprire quella porta I promossi: La leggenda degli uomini straordinari Vanessa Vanza 2° H febbraio 2010 Correva l’anno 1885 Il Resto del Carlino 125 anni di notizie Buon anniversario! Con questo semplice ma sentito augurio, noi ragazzi della scuola media “A. Bertola ” di Rimini vogliamo festeggiare il 125° anno di vita de “ IL RESTO DEL CARLINO”, un giornale che ci accompagna nella nostra vita quotidiana per fornirci notizie sempre interessanti e per darci l’opportunità di vincere con il “ Grattaevinci”, cosa che a noi bambini fa sempre divertire. Da qualche anno, alcune copie del Carlino arrivano gratuitamente nella nostra scuola e noi bambini le sfogliamo con le insegnanti, commentiamo le notizie più interessanti, imparando non solo a comprendere i fatti del mondo attuale, ma anche a conoscere e ad apprezzare il giornale come fonte preziosa d’informazione da cui possono scaturire spunti di discussione e motivi di riflessione. Desiderando conoscere qualcosa di più del “Carlino”, abbiamo fatto una piccola ricerca e abbiamo scoperto che tutto cominciò quando tre amici, Cesare Chiusoli, Giulio Padovani e Alberto Carboni, il 21 marzo 1895, fondarono “Il Resto del Carlino”. Il giornale fu venduto come resto dei 10 centesimi dati per comprare un sigaro che ne costava 8. L’editoriale di Giulio Padovani serviva a soddisfare la curiosità dei lettori con un giornale piccolo ma utile a chi non aveva tempo di leggere quelli grandi: un giornale dove tutti potevano trovare “tutto” subito! La prima tiratura fu di 8.000 copie ma, dopo sei mesi, le stampe aumentarono a 14.000 ed anche i prezzi di produzione salirono e così aumentò il prezzo del giornale. L’aumento fu minimo, solo un centesimo, che fu compensato con l’ingrandimento del formato, così facendo, i lettori rimasero spiazzati dalle nuove dimensioni e ai tabaccai non fece più comodo perché non servì più come resto. Piano, piano si arrivò a uno stato di crisi. La svolta arrivò con l’ingresso di Amilcare Zamorani, che dal 1886, trasformò “Il Resto del Carlino” in un vero quotidiano d’informazione. A valorizzare il giornale ci furono le firme prestigiose di: Giosuè Carducci, Aurelio Saffi, Giovanni Pascoli, Giuseppe Prezzoli e tanti altri. Concludiamo, infine, quest’articolo unendo gli auguri a un sentito grazie. Simone Franco, Rachele Santarini e la classe II F La prima gita alla scuola media A. Bertola. Martedì 27 Ottobre le classi 1° E e 1° D sono andate in gita. Il programma prevedeva una “castagnata” in una località sugli Appennini: San Piero in Bagno. Ero molto emozionato. Capirete, era la prima gita da quando sono alla scuola media! Siamo partiti alle 8:00 con un pullman affittato per l’uscita. Il viaggio di andata è stato molto divertente. Ho parlato, scherzato e giocato con i miei compagni. Prima di arrivare nel posto prescelto per la castagnata, ci siamo fermati in un agriturismo chiamato Ca’ di Gianni dove abbiamo fatto merenda. Poco dopo siamo risaliti sul pullman e ci siamo diretti in un piccolo boschetto dove la guida a nostra disposizione ci ha dato la possibilità di cominciare la nostra raccolta. Abbiamo trovato tantissime castagne e sono riuscito a riempire un bel sacchetto. Alcune erano ancora chiuse dentro i ricci. Come fare? La guida ci ha suggerito di “pestarli e poi estrarne il contenuto” cercando possibilmente di non pungersi. Non è stato così semplice!!!!!!! Mi sono divertito tantissimo. Finita la raccolta, ci siamo diretti ancora all’agriturismo per pranzare. Il cibo era molto buono. Il menù prevedeva: - penne al pomodoro, - carne di maiale con patate al forno, - una ciambella. A tavola ho scherzato tantissimo anche con ragazzi che non avevo mai visto. Dopo mangiato le prof. che ci accompagnavano ci hanno lasciato un po’ di tempo libero poi, verso le due del pomeriggio, siamo andati a visitare la fattoria. Mi sono piaciute molto le scuderie dove, come aveva detto la guida, ci sono più di un centinaio di cavalli che vengono usati per partecipare a gare. Ci ha mostrato anche un puledrino nato da appena due mesi: correva all’interno di un recinto assieme alla madre. Dopo questa tappa alla fattoria, siamo risaliti in pullman e ci siamo diretti alle case delle api, che a me non sono piaciute tanto. Forse perché non amo mangiare il miele? Bho!!?? Infine siamo tornati a casa dove mi sono rilassato un po’ perché ero proprio stanco dopo l’impresa compiuta. (A. Serafini I E) Attività scolastiche “IMPARARE SICURI” Come ogni anno, il 25 Novembre si festeggia nelle scuole la Giornata Nazionale della Sicurezza. Il progetto “IMPARARESICURI” è inserito nella campagna nazionale di informazione sulla sicurezza nelle scuole, finalizzata a creare collegamenti per la gestione comune di rischi collegati ad uno stesso territorio di appartenenza e contribuire alla messa in sicurezza delle scuole. Questa campagna nasce nel 2002 e la Giornata Nazionale della Sicurezza mira a sensibilizzare tutti coloro che vivono e lavorano nella scuola e a favorire lo sviluppo di comportamenti “sicuri” all’interno e all’esterno dell’edificio scolastico. Quest’anno, la nostra scuola nell’ambito delle attività educative volte a far crescere nel nostro paese, soprattutto nei giovani, la cultura della sicurezza, in occasione della “VII Giornata Nazionale della Sicurezza nelle scuole”, ha organizzato nel proprio Auditorium, una mattinata con tutte le classi sulla campagna “IMPARARESICURI”. Ha ospitato i rappresentanti dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile, della Polizia Municipale, del 118 Rimini Soccorso, dell’Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato, della Guardia di Finanza, del Corpo Forestale dello Stato e della Caritas di Rimini: i nostri “angeli custodi”… Dopo una breve presentazione di questi corpi da parte degli alunni delle nostre classi, i vari rappresentanti ci hanno fornito una breve descrizione dei loro compiti principali. Tra questi, per i Vigili del Fuoco, vi sono la salvaguardia di persone, animali e beni dagli incendi. La Protezione Civile, nata nel 1966, impiega e valorizza la solidarietà delle persone in caso di devastazioni dovute a terremoti o altre calamità. La Polizia Municipale svolge invece attività di vigilanza, prevenzione e repressione. Il 118 Rimini Soccorso è un servizio pubblico e gratuito di pronto intervento sanitario, attivo 24 ore su 24, coordinato da una centrale operativa che gestisce tutte le chiamate per necessità urgenti e di emergenza sanitaria, inviando personale e mezzi adeguati alle specifiche situazioni di bisogno. Inoltre troviamo l’Arma dei Carabinieri che è una forza militare di polizia in servizio permanente di pubblica sicurezza. La Guardia di Finanza invece è uno speciale corpo di polizia dello Stato italiano che dipende direttamente dal ministro dell’ Economia e delle Finanze. Infine la Caritas Diocesana è un organismo pastorale voluto dalla Chiesa finalizzato a promuovere la solidarietà all’interno della comunità cristiana. L’incontro con noi ragazzi ha offerto l’occasione di riflettere sulle tematiche legate alla sicurezza nei luoghi di lavoro e nelle scuole: questi servizi alla sicurezza ci proteggono dai pericoli circostanti e ci aiutano a rispettare la nostra vita, ma anche quella degli altri. Con questo vogliamo terminare dicendo che vivere in un mondo sicuro è molto più bello che in uno“pericolante”! Federica Caiffa, Eugenia Galli, Francesca Grilli, Francesca Lazzaroni 3°B Le Bertola vincono ancora… Cronaca dell’ennesima vittoria del nostro Giornale d’Istituto E’ proprio così, anche quest’ anno la nostra scuola ha vinto il primo premio ad un concorso nazionale per “ Il miglior giornalino scolastico”. Io fin dalla prima media partecipo alla sua redazione e mi piace molto. Al contrario di altri miei compagni, non ho mai smesso di collaborarvi e così le insegnanti che ci guidano mi hanno chiesto di andare a Mirabilandia a ritirare il premio. Con me è venuta un’amica , la Camilla. Arrivate eravamo emozionantissime, anche perché tutte le altre scuole premiate erano rappresentate da molti ragazzi e professori, mentre noi eravamo sole e l’unico accompagnatore era mio padre. Un detto comunque afferma :” Meglio pochi ma buoni!!”. La mattina ,era il 10 ottobre,, è stata all’inizio a dire il vero abbastanza noiosa, perché le classi vincitrici non arrivavano mai ( alla faccia della puntualità) e i relatori si sono dilungati in discorsi un po’ noiosi, però noi abbiamo vinto il primo premio ed è questo che conta!!!Durante questa prima fase, il direttore di Mirabilandia ci ha permesso di fargli delle domande, per cui ho capito che le due mascotte del parco giochi erano il leprotto ed il germano. Lo sapevate che il Katur va a 110 km/h? Fantastico!! Ed io l’ho fatto ben due volte!! Dopo la premiazione abbiamo avuto infatti accesso a tutti i giochi, gratuitamente Volete un consiglio ? Impegnatevi nelle cose che fate perchè potrete poi vivere delle belle esperienze come la nostra a Mirabilandia Armuzzi Giulia 2° C P.S. Nel frattempo abbiamo vinto un altro Concorso Nazionale in Toscana ! Pag.3 A TUTELA E DIFESA DEI CITTADINI Nel mondo ci sono molti tipi di persone, alcune cattive e maleducate e altre che vegliano giorno e notte su di noi. No, non sono supereroi, ma sono uomini che fanno parte di associazioni come i Vigili del Fuoco, i Carabinieri, la Polizia, Le Guardie di Finanza, la Protezione Civile, le Guardie Forestali e la Caritas. Queste associazioni hanno il compito di rendere la vita migliore a noi cittadini. Noi italiani abbiamo la fortuna di avere tutte queste istituzioni, che in alcune parti del mondo non esistono. La prova dell’ efficienza di queste associazioni c’è stata dopo il sisma che ha colpito l’Abruzzo e, nel cuore, l’ Italia intera. Io come tutti gli alunni delle classi terze ho avuto la fortuna di conoscere da vicino alcuni loro rappresentanti , nell’ ambito della giornata nazionale “Imparare Sicuri” , tenutasi il 25 novembre in tutta Italia. Questa giornata, che venne istituita dopo il crollo di una scuola dove morirono bambini e insegnanti , ha lo scopo di parlare dei rischi nelle scuole italiane e, personalmente, credo che sia molto utile e giusta. I rappresentanti di queste istituzioni ci hanno raccontato del loro lavoro, delle loro esperienze e ci hanno insegnato cosa fare in caso di emergenza; mentre ascoltavo le loro storie, mi sono detto che queste persone che si prestano per il bene dell’umanità, hanno diritto al massimo rispetto da parte di tutti. La giornata si è conclusa con una lunga ovazione. Grazie agli” eroi” dei giorni nostri. Michael Distante 3C Caro diario, oggi è stata una giornata mozzafiato! Abbiamo eseguito un’interpretazione sul bullismo davanti a tutti i nostri genitori e sembra proprio che loro si siano divertiti. Che emozione, però! Davanti a tutta quella gente non è stato facile restare calmi e recitare come se niente fosse ma, non so come, ci siamo rilassati ed ‘ è andato tutto per il meglio. Il bello era che le interpretazioni erano state inventate da noi, senza l’aiuto degli insegnanti. Beh, naturalmente c’era degli errori che dovevano essere corretti e senza il nostro caro Marcello ( un animatore) avremmo fatto una figuraccia! Mi è piaciuto tanto la danza che abbiamo ballato tutti insieme alla fine della recita, perché ci siamo divertiti a improvvisare le mosse al ritmo della melodia e, ovviamente, è venuto fuori un miscuglio di balletti tutti diversi! Questa recita non è servita solo a farci divertire , ma ci ha anche insegnato una cosa: il bullismo è una cattiveria assoluta, ma viene sempre fermata. L’importante però è non aver paura di denunciare tutti gli atti di bullismo a cui si assiste o di cui si può essere vittima. Solo così questa “piaga” può essere sconfitta e tutti possono vivere tranquillamente senza timore di subire maltrattamenti che segnano la vita e a volte portano a compiere anche atti estremi. Definirei il bullismo una mela marcia nella società, ma è solo una mela tra tante sane e si può scartare. Baietti Federica 2°I I primi giorni di scuola Cari amici di quinta elementare, la notte prima del gran giorno atteso con tanta ansia, non riuscivo a dormire se era già tutto pronto: dai calzini alla giacchetta di jeans. Fortunatamente la scuola sarebbe iniziata alle nove e venti e terminata alle undici e mezza. Dopo essermi vestito e preparato iniziai a far colazione: avevo una gran fame e, quando finii le due brioche, mi sentivo lo stomaco vuoto, forse era l’agitazione del primo giorno (che avrei voluto fosse l’ultimo), ma cambiai subito idea quando entrai a scuola vidi un mondo di ragazzi con i loro genitori ed eravamo tutti riuniti nell’auditorium, eravamo circa 300, ma la cosa che mi colpii di più fu quella di vedere la preside che ci chiamava per nome. L’ansia e la paura erano al massimo, nella mia testa c’era il vuoto. Arrivò il momento in cui vidi la mia classe: all’inizio mi sembrava una prigione da dove si sarebbe usciti solo alla fine, ma poi ho capito che non c’è nulla di diverso rispetto alle scuole elementari. Subito entrò la professoressa di francese che, per rompere il ghiaccio ci fece fare un gioco di parole, ma io ero distratto da qualcosa: era la curiosità di sapere cosa si celava dietro quei volti impauriti dei miei nuovi compagni. L’impatto è stato una cosa strana come una botta contro il muro, un muro freddo come il ferro e il ghiaccio. Vidi tre professoresse quella di francese, quella di inglese e quella lettere. Il pomeriggio tornato a casa pensai a quello dopo quando sarei stato sommerso dai compiti e dallo studio, ma mi accorsi, nei giorni successivi, che davano da studiare poco ed anche i compiti non erano moltissimi. Le interrogazioni non sono ossessioni per le prof; sono solo un modo per sapere che cosa ai studiato e come hai studiato e quindi loro lo fanno per te, per farti studiare con regolarità e prepararti alle verifiche che verranno a seguire. Quindi se un ‘interrogazione non va bene si può sempre rimediare con la successiva E ora un po’ di consigli per i ragazzi di quinta elementare; 1. Quando i compiti sono pochi, avvantaggiati; 2. Non prenderti una merenda molto grande altrimenti non riuscirai ad andare in bagno; 3. Non scordare il materiale altrimenti sei nei guai, quindi prepara lo zaino la sera. 4. A casa tieni in ordine la scrivania altrimenti perdi i libri 5. A scuola non copiare mai dai tuoi compagni; a te sembra un aiuto, ma non lo è. Buon inizio della scuola, amici di quinta elementare, non vi preoccupate non è così difficile come avrete sentito dire da maestri e genitori. Ciao!! Jacopo Moreschi e Giacomo Buresta 1C VILLA SANT’ANGELO UN PAESE FANTASMA Il 18 e 20 Settembre di quest’anno, il coro “L. Benizzi”, nel quale cantano anche diversi insegnanti della nostra scuola, si è recato in Abruzzo , più precisamente a Villa Sant’ Angelo, un paesino vicino all’Aquila. Sono partiti insieme a parenti ed amici, in tutto una quarantina di persone. Avevano con loro da donare ai terremotati 1800 euro, raccolti grazie alla generosità di alunni, professori della scuola e dei coristi. In particolare per i bambini, sono stati consegnati alcuni scatoloni con quaderni, penne e matite e vario materiale scolastico. Il 19 sera, sotto una tenda, è stato allestito uno spettacolo di musiche e canti per portare allegria e spensieratezza a tante persone che stanno vivendo un particolare momento di tristezza e disagio Il gruppo riminese ha mangiato e dormito con i terremotati per condividere con loro i disagi del giorno e della notte e si sono resi conto dei danni materiali e psicologici arrecati dal sisma: Villa Sant’Angelo è veramente un “paese fantasma”. E’ stata davvero una bella iniziativa!! La Redazione del Bertolino febbraio 2010 Dal Mondo Insieme per salvare il mondo Dal 7 al 18 dicembre 2009 si è tenuto a Copenaghen la quindicesima conferenza ONU per affrontare la problematica del cambiamento climatico globale. L’obiettivo dichiarato della riunione era l’ elaborazione di un progetto successivo al protocollo di Kyoto, il trattato internazionale stipulato nel 1997 volto a limitare le emissioni di gas ad effetto serra, responsabili dell’ aumento della temperatura del clima terrestre degli ultimi decenni e delle conseguenze associate ad esso, tra cui lo scioglimento dei ghiacciai e l’ innalzamento del livello del mare. I livelli di gas serra sono aumentati molto più rapidamente negli ultimi anni, per cui si è dovuto anche discutere su come rendere più accessibili le tecnologie “pulite” ai Paesi in via di sviluppo e come evitare gli effetti del disboscamento. La desertificazione sta riducendo alla fame molte popolazioni dell’ Africa, sta avanzando verso l’ Europa e riguarderà anche parte della Spagna e dell’ Italia. Il problema più grave è che l’ aumento dell’ anidride carbonica (Co‚ ) nell’ atmosfera ha superato la capacità di assorbimento di questo gas da parte degli oceani, che si stanno sempre più “acidificando”, compromettendo la vita degli organismi marini. Inoltre, la popolazione mondiale cresce senza sosta e il nostro pianeta non avrà risorse sufficienti se non verranno apportate profonde modifiche nelle tecniche di coltivazione e nello stesso stile di vita. (...). Anche il Sudafrica, pur essendo uno dei Paesi più poveri, ha proposto un taglio del 34% delle proprie emissioni entro il 2020, da portare fino al 42% entro il 2025. Così gli Stati Uniti, che per la prima volta hanno riconosciuto ufficialmente che i gas serra sono una minaccia per la salute umana, hanno deciso di ridurne le emissioni, senza però precisare le percentuali. I rappresentanti avevano fatto intuire che si sarebbe trattato di un accordo che avrebbe cambiato la vita del pianeta non oggi, ma per le generazioni future, perché “ è proprio per loro che occorre agire”. L’ 8 dicembre un giornale britannico ha diffuso la bozza preparata dai danesi, secondo la quale il controllo della lotta alle emissioni di gas serra doveva essere diretto dai Paesi industrializzati e non dall’ ONU. Inoltre, prevedeva emissioni doppie per i Paesi ricchi rispetto ai poveri e i fondi per l’ adeguamento alle energie pulite sarebbero stati gestiti dalla Banca mondiale. Ciò ha portato alla protesta dei Paesi in via di sviluppo sostenitori del fatto, invece, che i Paesi ricchi, che hanno inquinato di più, devono assumersi la maggiore responsabilità, come da protocollo di Kyoto. 8...) Tutti sono stati concordi sul fatto che l’ innalzamento delle temperature non dovrà superare i due gradi. Si è anche parlato dell’ importanza della salvezza delle foreste mondiali, concentrando il dibattito non tanto sulle sanzioni per chi distrugge le foreste, quanto sui premi da assegnare a chi le protegge.(...). Intanto, Stati Uniti e Cina affermano che si tratta di un accordo positivo, perché “è meglio di niente.” L’ accordo vale solo per i Paesi che aderiscono liberamente, infatti è senza vincoli; entro febbraio le nazioni partecipanti vengono “invitate” a varare i propri piani, dichiarando gli obiettivi di riduzione dei gas serra nell’ atmosfera. Le uniche cifre che sono state fatte sono quelle degli aiuti ai Paesi poveri a rischio calamità: 30 miliardi di dollari l’ anno e l’ impegno, da parte anche degli Stati emergenti, a fermare il surriscaldamento a due gradi, con la promessa che nel 2016, quando avverrà la revisione degli impegni, “si valuterà” se alzare l’ obiettivo a 1,5 . IL NATALE IN OLANDA Il Natale in Olanda si festeggia il 25 e il 26 di Dicembre .In questo Stato sono due le religioni principali:cattolica e protestante. Fino agli anni 70, il Natale si festeggiava nel seguente modo: prima di tutto si mettevano 4 candele su una ghirlanda, e ogni settimana il figlio maggiore poteva accendere una candela. Non c’era ancora l’usanza dell’albero di Natale, ma in ogni casa facevano il presepe,dove Gesù veniva posto solo il 25 Dicembre, dopo la messa di mezzanotte . Nelle varie case, a turno, veniva recitato il rosario e letto il Vangelo. Alla vigilia di Natale, si cenava dopo la messa di mezzanotte con tutta la famiglia riunita intorno a un grande tavolo, festeggiando l’arrivo di Gesù. Oggi, poiché in Olanda si professano più religioni, ognuno festeggia il Natale seconda le proprie tradizioni. Con l’usanza di “Babbo Natale” le tradizioni sono state un po’ dimenticate e il Natale olandese viene un po’ confuso con la festa di San Nicola che si festeggia il 6 Dicembre, molto simile alla festa dell’ Epifania . Io ho origini olandesi e garantisco che è meravigliosa festeggiare un Natale in Olanda. Maria Sciutti 1° F Io... Io... e la Poesia In ricordo della mia nonna Sara Barroi,2H L’AQUILA Potessi un’aquila emulare taglierei il cielo in mille rotte anche se dovessi volare di notte mi sentirei vicino al sole Manuel Gamberini 2°H Sara Colonnese,Camilla Crescentini, Giulia Armuzzi,Caterina Bernardi e Riccardo Pesaresi 2ˆC A volte sogno, un momento diverso, un immenso universo, un mondo pieno di bontà, dove ci sia posto per tutti, per i belli e per i brutti, anzi dove tutti siano solo belli, e si sia anche uguali, non soltanto tra le persone, ma anche rispetto agli animali, dove si possa vivere in tanti, miliardi e milioni tutti quanti, un mondo dove ognuno, in santa pace, sia libero di fare quello che gli piace, lavorare o giocare, dove tutte le cose hanno i colori più belli, e le puoi anche ottenere, senza doverle comprare, oppure soltanto sognare, un mondo dove per finire, sia vietato solo morire. Emma Neri 3° H IL NATALE La famiglia è un bracciale di perle La famiglia è un bracciale di perle tutte diverse tra loro; ogni perla ha un valore inestimabile ed è impossibile sostituirla. Le perle non si possono togliere ma si possono solamente aggiungere. Tutti noi abbiamo o dovremmo avere il nostro prezioso bracciale. Il Natale.. è una festa molto speciale. Le case sono tutte luminose e le famiglie armoniose . Tutto è molto colorato e da una finestra si scorge l’albero addobbato. Aspettano così i bambini i loro bei regalini Dormono tutti felici sognando i loro doni. Il Natale è vicino e si parla solo di lui. L’augurio è per grandi e piccini : buon Natale a tutti! Federica Venturini 3H. Laura Balena III H Natale in Austria In Austria il NATALE viene annunciato da squilli di trombe che suonano dall’alto della cattedrale. La canzone più amata è “Still nacht” o in italiano “Astro del cielo”, che viene cantata o suonata nelle chiese. In Austria le usanze variano di città in città. Nel Tirolo la tradizione vuole che si allestiscano presepi con figurine di legno incise da esperti artigiani. Di solito in questo periodo, le ragazze preparano il famoso “strudel”, un tipico dolce di mele e noci, che viene regalato ai più poveri. Invece i montanari austriaci, quando tornano dalla messa, danno alle proprie bestie il sale benedetto. A Vienna i ragazzi e gli adulti camminano nei parchi dando agli uccelli briciole o pezzi di pane. L’albero e il presepe sono unici e singolari a Salisburgo. Ingrosso Sofia 1^f Lacrime amare Sono solo qui illuminato da lacrime invane in un mondo che non riesce a guardare nel profondo del cuore,ma è superficiale e questo mi duole. Dentro sono come un deserto in cui grido e nessuno mi sente E io grido dentro di me soffro e verso lacrime mentre il mio cuore si spezza stando a guardare gli avvenimenti di oggi muto e la superficialità solo nelle cose troppo materiali e mi trovo solo. Illuminate da un lampione idee che spingono contro, ed ogni notizia che accade mi da un senso di sofferenza,mentre il resto del mondo si prende gioco di me verso lacrime sui vecchi fatti e rimango pensoso sul fatto di questa terra che non vuole comprendere le mie idee soffocate da un pensiero comune e materiale da cui non riesco a liberarmi Nathan Catone III G I NOSTRI COMMENTI Un evento alquanto importante questo di Copenaghen, una conferenza che avrebbe dovuto dare “una risposta forte, esemplare”, invece? Noi, ragazzi di oggi e uomini del domani, non riusciamo a capire perché persone tanto autorevoli, da stare alla guida di uno Stato, non siano in grado di prendere insieme decisioni vere, utili e soprattutto concrete, senza essere condizionate dagli interessi economici dei propri Paesi. Le aspettative del mondo, di no, erano ben altre; chiedevamo impegni effettivi perché la situazione, come tutti sanno, è veramente seria. Potere, ricchezza, benessere hanno portato l’ uomo ad agire in maniera sconsiderata senza alcun rispetto e tutela dell’ ambiente e della natura, della quale invece siamo parte e senza la quale non potremo sopravvivere. Vorremmo essere “voce viva” per far capir loro che è assolutamente necessario unirsi e concretizzare ogni possibile soluzione, ogni buona iniziativa o intenzione che in questi giorni di convegno abbiamo più volte avuto modo di conoscere. L’uso di energia pulita, l’impegno alla riduzione dei gas tossici, lo stanziamento di fondi per i Paesi a rischio sarebbero già un’ ottima reazione, un valido impulso per far capire alla gente che “insieme” il mondo si può salvare! Ognuno di noi può contribuire a ciò anche nella vita quotidiana: un minor consumo di acqua, una maggior attenzione nell’ utilizzo del gas o di energia elettrica sono piccoli accorgimenti che contribuiscono comunque ad un miglioramento. Così come sostituire l’ auto con la bicicletta o una passeggiata, non solo è un modo per inquinare di meno, ma è alquanto salutare! Concludiamo quindi sperando vivamente che la nostra “voce fuori dal coro” possa essere udita da tutti, possa far riflettere e soprattutto capire l’ importanza della natura … la nostra vita, il nostro futuro! A volte sogno Nonna Pasquina sei sempre nel mio cuore al mattino , alla sera in tutte le ore . Nella più bella e dolce poesia ti regalo un bacio in allegria . La nonna più brava e più divertente questo si può dire facilmente . mi manchi un po’ ,tu lo sai , ma io non ti scorderò mai . NATALE NEI BALCANI Un aspetto che caratterizza le regioni Balcaniche è la grande quantità di religioni diverse, ognuna con le proprie tradizioni e i propri riti. Per questo motivo è difficile individuare un modo unico in cui si festeggia il natale. Leggendo le diverse tradizioni, sono rimasto colpito da quelle della ex Jugoslavia dove in molte regioni le celebrazioni del Natale riguardano l culto degli alberi, che testimoniano le tradizioni contadine ed il legame con il mondo agricolo. In tutta la penisola, nel periodo che va da Natale a capodanno, vengono messi sul fuoco a bruciare tronchi di diversa dimensione che si possono identificare con i re magi o la sacra famiglia. Come tradizione in Bosnia, quando arriva la sera, i tronchi nei periodi delle feste, prima di essere bruciati, vengono accostati al camino accompagnati da preghiere, scambi di auguri e aspersioni di acqua benedetta. Dopo l’accensione del fuoco in cui si getta del grano, le persone si siedono a tavola, ognuna con un cero con cui celebrano la nascita di Cristo. Alessandro Brugnoni 1^F Pag. 4 Pag.9 Natale in Germania Fin dall’inizio tutti i bambini del mondo di preparano al Natale. In Germania la preparazione avviene nei 24 giorni che precedono il Natale e si prepara una ghirlanda di rami d’abete con 24 scatolette appese. Ognuna di esse contiene una piccola sorpresa. I bambini ne aprono una ogni giorno seguendo l’ordine delle date scritte sopra. Tutti quanti scrivono una letterina al bambino Gesù (Christ kind) per chiedergli dei regali. Volete sapere cosa fanno i bambini tedeschi per fargli notare le lettere? Bhe, le cospargono di zucchero, biscotti, caramelle, briciole…e infine le mettono sul davanzale delle finestre, aspettando il giorno dopo. In Germania l’abete è molto importante, è il simbolo del Natale! La distribuzione dei regali può avvenire in due modi diversi: una è molto simile a quella italiane in cui i regali arrivano sotto l’albero, l’altra invece avviene in modo misterioso. Nelle case i bambini alla vigilia di Natale vanno a letto subito dopo la cena ,verso le 22:00, aspettando con ansia di sentire il suono del campanellino di Babbo Natale. Quando lo sentono arrivare, i bambini si alzano velocemente dal letto e guardano fuori dalla finestra per vederlo. Ma ahimè, quasi nessuno è riuscito a vedere l’uomo misterioso! L’unica traccia che lascia, e che anch’io ho trovato come gli altri bambini, è il suo cappello perso per la fretta tra le scale. A Natale si mangia oca ripiena di mele, salsicce, patate, verdura e birra spumeggiante e del classico vino rosso. Anche il grano è simbolo molto importante, infatti lo si sparge davanti alle finestre perché anche gli uccellini possano prendere parte alla festa che tutti noi aspettiamo con ansia ogni anno, sperando anche che cada dal cielo qualche fiocco di neve! Boesbeck Charlotte 2°F “se io fossi matto…” Se io fossi matto mi mangerei tutto il piatto; se io fossi un fumetto, fumerei tutto il giorno; se io fossi un prof, punirei chi mi sta intorno; se fossi una modella, avrei il naso rifatto; La primavera In primavera, cala meno la sera gli uccellini incominciano a fischiettare, le gemme e i fiori iniziare a sbocciare. Se io fossi un cagnetto, sarei un barilotto; se io fossi un sovrano, sarei un bel po’ prepotente; se io fossi un colore, farei un paio di baffi al presidente; se io fossi un demente, giocherei sempre al lotto. Se io fossi una scolorina, cancellerei un brutto voto; se io fossi un delinquente, avrei gia una moto; se io fossi un viaggiatore, ad ogni cosa farei una foto. Se io fossi un alieno, abiterei su Venere, avrei una tecnologica navicella e una moglie molto bella, con dieci occhi, un bel naso, e capelli color cenere EMANUELE BELLONI CONTI ANDREA e FILIPPO VERNOCCHI 2 C È tutto un gran da fare e per quanto sono felice mi sembra un carnevale. I bambini corrono per il prato e per quanto è bello mi sembra fatato. Catone Sofia 3H film musica spettacolo febbraio 2010 The Jonas Brothers Concert Brezza d’estate Una brezza d’estate leggera ti accarezza il volto, e con soave canto ti trasporta via, lontano. Il sole sembra riscaldarti il cuore con dolce magia ti trasporta via, lontano. Il suono delle onde ti apre la mente, e con amorevole delicatezza ti trasporta via , lontano . Gli stormi di uccelli ti invitano a seguirli, e finalmente riesci ad andare via, lontano, del freddo e cupo inverno, che sembra non finire mai, per andare in un posto incantato dove sempre ci sarà la calda estate Milone Sara 3H Tutti noi avranno visto sulla copertina di una rivista, in televisione o su un sito internet almeno una foto dei “Jonas Brothers”, i tre fratelli americani idoli dei teenagers di tutto il mondo. Cosa pensereste se vi dicessi che li ho visti dal vivo? Quest’inverno i Jonas hanno intrapreso un tour mondiale, il World Tour 2009, fermandosi in Italia per tre giorni questo Novembre. Io, insieme a due mie amiche, sono andata a vederli nel loro concerto a Pesaro il 4 Novembre. Non so se siete mai andate ad un concerto in uno stadio grande il doppio di quello di Rimini, ma vi assicuro che l’emozione è tanta. Prima di tutto, il fatto di prendere i posti: abbiamo fatto una fila di un’ora e mezza con la pioggia, lottato per arrivare La pallavolo Sono lì che vi osservo, in silenzio…senza disturbare, senza gesti… senza respiro. Guardo dalla mia distanza i vostri sguardi prima di iniziare la partita… Li fisso…e tutto inizia a percuotermi l’anima: la paura che vibra, l’arroganza che inizia a prendere quota, la sete che soffoca, la forza che si ribella, la determinazione che urla. Poi chiudo gli occhi e l’anima per qualche istante si placa, ho il batticuore. Poi le vostre grida d’assedio, l’anima di nuovo sotto una dolce spietata violenza… Richiudo gli occhi e questa volta il cuore trabocca dipingendo l’animo con il rosso delle emozioni…prendo coraggio.. Grido con voi e tutto s’infiamma. Penso, sperando,che l’anima possa freddarsi con il vento delle vostre bandiere in festa. Faccio un respiro profondissimo! Ecco la vittoria, le vostre anime ormai libere, si abbracciano, gioiscono, si librano in aria. Io in disparte, con l’anima di piombo, ma con i vostri sogni che mi bagnano il viso. Lorenzo Altini 3 I LA SCUOLA MEDIA La scuola media è alle porte e bussa forte forte. Nuove materie imparerai e tra tre lingue sceglierai. C’è tanto da studiare e con pazienza devi affrontare. La storia approfondirai e nell’età del Medioevo viaggerai. Libri nuovi avrai e con essi studierai. In un nuovo mondo entrerai e nuove amicizie stringerai. in quarta fila davanti al palco, tra le spinte e le persone che facevano di tutto per superarci. Dopo essere riuscite finalmente a prendere il nostro posto, abbiamo aspettato un’ora e mezza in piedi che arrivassero questi benedetti cantanti. Per fortuna per mezz’ora siamo state in compagnia della musica di Jacopo Sarno, che aveva il compito di aprire il concerto e di scaldare il pubblico. Poi, finalmente, buio: mi ritrovo ad essere una sardina, ma accolti da un boato, sulle note di “Paranoid”, la loro ultima hit, entrano i Jonas Brothers in tutto il loro splendore. Le canzoni si susseguono una all’altra e da un momento all’altro la fatica e la stanchezza di tutta quella giornata vengono ripagate dalla loro musica e dai loro sorrisi. Sembra incredibile, ma tutta la stanchezza scompare, esiste solo la musica, una fuga totale dalla realtà, che ti fa piangere durante “a little big longer” quando Nick parla della sua malattia o ti fa scatenare in “sos”. Credo che queste siano emozioni impossibili da spiegare: soltanto vivendole le si può condividere. Linda 3°E INTERVISTA A RUPERT GRINT Immagino di intervistare Ronald Weasley “Tu e Ronald Weasley,il tuo personaggio in Harry Potter,vi assomigliate?” “Ho anche io i capelli rossi,mi piacciono i dolci e la mia famiglia è numerosa. Anch’io sono il più piccolo di cinque fratelli. E non bisogna scordare che siamo entrambi terrorizzati da ragni!” “Tu e Daniel Radcliffe siete amici?” “Oh,si andiamo proprio d’accordo. Mi trovo molto bene anche con Emma, siamo diventati tutti ottimi amici” “Come hai fatto a ottenere la parte di Ron?” “Curiosando nel sito NEWSROUND (creato per cercare i personaggi di Harry Potter) ho visto che un ragazzo aveva Sara Andoni 1° I inventato un video di se stesso. Allora con l’aiuto di mia madre,ho preparato una videocassetta,dove mi si vede mentre declamo quanto mi sarebbe piaciuto fare parte del film e per l’occasione indossavo i panni del mio insegnante di recitazione. Quella è stata la parte più imbarazzante , visto che l’insegnante è una donna ! Ho spedito una cassetta e subito sono stato chiamato dal casting director .” L’AQUILONE Ci sono aquiloni gialli, rossi, verdi e blu, alcuni arrivano a cielo altri ancora più su. Ci sono aquiloni per volare basso, guarda quello sul masso. Ci sono aquiloni per volar alto, guarda quello color malto Gianluca Bonciucci 2H “La gente si ferma per strada?” “Sì, è un fatto a cui è piuttosto difficile abituarsi ,ma anche molto piacevole . E mi chiedono di autografare le cose più strane. Mi è stato chiesto anche di firmare un libretto degli assegni !” “Che cosa fai nel tempo libero?” “Mi piace disegnare,andare in bicicletta e ascoltare musica rap “. “Qual è il Tuo Attore Preferito ?” “Jim Carrey “ Vanessa Venza 2°h Da Lady Gaga ai Lost: i cantanti più amati dai ragazzi I ragazzi d’oggi in fatto di musica hanno gusti abbastanza simili, alcuni ascoltano quello che diciamo “è di moda” in quel periodo per non sentirsi esclusi o anche perché piace il modo di presentarsi o di essere degli stessi cantanti. Riassumendo tra i più amati e ascoltati troviamo: Lady Gaga (Stefani Germanotta): ballerina e cantante dalla personalità trasgressiva e ribelle. Diventa famosa soprattutto grazie al suo album “the fame” contenente canzoni di genere elettropop e dance. Amata dai giovani sia per la sua musica “diversa e personale” sia per il modo di presentarsi fuori dalle regole. Non possono comunque essere messe in dubbio le sue abilità canore anche perché a 17 anni fu una dei venti ragazzi al mondo ad aver ottenuto l’ammissione anticipata alla Tisch School of the Arts presso la New York University, dove studia musica. La sua chiave per il successo è secondo lei stupire sempre il pubblico proponendo per ogni canzone qualcosa di nuovo. Lost: gruppo musicale composto da quattro ragazzi (il cantante Walter Fontana, il chitarrista Roberto Vesentin, il bassista Luca Donazzan e il batterista Filippo Spezzapria). Diventano famosi sia per la loro musica pop rock che subito ha successo tra i ragazzi, sia per l’appoggio e gli aiuti concreti forniti inizialmente da Matteo Franzan che diventerà poi il loro produttore. Riusciranno poi a farsi conoscere in tutta Italia grazie al loro primo e attesissimo album “XD” che arriverà alla ventisettesima posizione della classifica di vendite italiana. Oggi i teenager impazziscono per la loro musica giovanile ed orecchiabile ma molto spesso anche per gli stessi componenti del gruppo. Alessandra Amoroso: una delle più conosciute cantanti italiane dai ragazzi, diventata famosa grazie alla vittoria dell’ottava edizione del talent show “Amici”. Il suo successo però è anche dovuto al suo talento che le hanno permesso di vendere 300.000 copie dei suoi dischi e di vincere anche tre dischi di platino. Per lei il segreto per avere successo è quello di essere sempre se stessi, non avere paura del pubblico e mostrarsi sempre pieni di energia cercando di esser unici nel proprio genere. Di cantanti amati dai giovani ce ne sono poi tanti altri, ognuno con il suo stile e il suo modo di cantare: i Dari, Shkira, Noemi, i Jonas Brother, Madonna (la cantante che nonostante l’età riesce sempre a mantenersi giovane proponendo uno stile di musica eversiva molto ascoltata ed amata dai teenager) e ancora tantissimi altri che con il proprio modo di cantare riescono a conquistare il cuore di molti adolescenti. Valentina Fregnani 3°A IL MONDO DI PATTY “Il mondo di Patty” è un telefilm argentino che ha suscitato un grande successo sia tra adolescenti che bambini. La storia è abbastanza originale narra una delle avventure di Patrizia Castro, detta Patty , una ragazza di 13 anni che, insieme a sua madre, si è trasferita nel suo paesino natale “Bariloche” , situato nel sud dell’ America latina, nella capitale dell’ argentina cioè Buenos Aires, per motivi di salute. Qui incontra Leandro, suo padre, dei nuovi amici e, ovviamente, dei nemici. Patty inizia la scuola di Buenos Aires dopo aver saputo che dovrà restare lì per molto tempo. Irrequieta, frequenta la “Pretty land school of arts” ed è la capitana del gruppo delle POPLARI, mentre quella delle DIVINE è Antonella ( ragazzi che cantano, ballano e recitano). Patty , non essendo molto carina , non ha molto successo con i ragazzi , a differenza di Antonella , però ha un animo molto gentile e questo le permetterà di conquistare Matias, il ragazzo che le piace. Il mio personaggio preferito è Giusy , la migliore amica di Patty e anche sorella di Matias . Mi piace perchè è una ragazza sicura di sè e non si farà mettere i piedi in testa da Antonella. “Il mondo di Patty” è il mio programma preferito , lo guarderei ogni secondo. Elena sansone 2^ H Pag. 5 Il nostro cantante a X Factor Chi non ha mai sperato con tutte le proprie forze che uscisse quel cantante dell’altra squadra? Chi non ha mai sofferto nell’assistere all’eliminazione del cantante preferito? Tutto questo è X-Factor. Siamo due alunne della classe 3°A e siamo consapevoli che anche X-Factor è uno fra i tanti programmi che la maggior parte delle persone definiscono “insensati o finti”. Può essere vero, ma per gli amanti della musica e delle vere emozioni non è affatto così. Noi amiamo questo programma ed è un vero piacere seguirlo. Questa è solamente la terza edizione e si dice che per il momento sia la migliore di questi tre anni. Vogliamo ricapitolare i talenti scoperti dalla trasmissione? Noemi, Giusi Ferreri, Matteo Beccucci, e quest’anno: Marco Mengoni. Durante la terza edizione si è verificato un cambio di giudice, e Claudia Mori, la sostituta della mitica Simona Ventura, si è ambientata bene all’interno del duo Morgan e Mara Maionchi. Quest’anno abbiamo dei veri e propri talenti in gioco, ricordiamo: Giuliano, dalla voce graffiante; Paola, potentissima; Le Yavanna, le fatine; e Marco, il bravissimo bello e impossibile … Per chi segue l’edizione dalla prima manche fino all’ultima, si accorgerà che al termine del programma non potrà più viverne senza, come sotto l’effetto di una droga. Infatti puntata dopo puntata, anche noi siamo ormai diventate dipendenti della trasmissione e non possiamo assolutamente perdere delle manche! Ecco che abbiamo iniziato a preparare cassette su cassette per registrare ciò che non riuscivamo a seguire delle varie puntate, immortalando i nostri cantanti preferiti e la loro musica, per renderli per sempre nostri. E non solo! E’ scattata la ricerca di foto, video, canzoni dei nostri idoli su internet o sui vari giornalini che potevano parlarne, cercando di scovare la foto migliore del nostro preferito. Ma non è tutto … Dovete sapere che se una persona crede profondamente in un artista, rimarrà immancabilmente delusa alla sua eliminazione. Ma se non vi siete mai trovati in questa situazione, allora non potete capire. Non potete comprendere l’emozione che si prova mentre il tuo cantante più caro si sta esibendo, non potete comprendere la gioia che si prova una volta saputo che il tuo artista favorito è riuscito a passare alla prossima puntata, e ancora una volta non potete capire l’angoscia e il terrore che si vivono quando la tua star è a rischio di eliminazione. Sono momenti in cui ci si sente le persone più fortunate del mondo, o le persone più tristi e più arrabbiate del mondo. E se si perde un cantante, allora si giura di non seguire mai più la trasmissione. Noi siamo finalmente soddisfatte di quest’ultima edizione, anche perché il nostro amatissimo Marco per la finale era ancora in gara. Dopo mesi e mesi di trasmissione conosciamo i suoi difetti, i suoi pregi e la sua formidabile voce. Abbiamo assistito alle sue difficoltà, agli ostacoli che ha dovuto superare ed ora siamo orgogliose di dichiarare che Marco non è mai andato a rischio di eliminazione in tutte e 13 le puntate. In lui riponevamo tutte le nostre speranze che sono andate a buon fine: Marco il 2/12/2009 ha vinto la terza edizione di X-Factor e ora inciderà un disco e parteciperà a San Remo. Michael Jackson “Il re del pop” Il grande re del pop Micheal Jackson purtroppo ci ha lasciato! Non si sa esattamente il motivo… c’è chi dice che sia morto per le troppe medicine, chi per droga e chi per arresto cardiaco e c’è persino chi crede che non sia morto ma che, per troppi debiti, sia andato a vivere su un’ isola! M.J era una persona molto dolce e ha lasciato nei nostri cuori una speranza in più per credere nella vita, aiutando i più poveri. Alcune delle sue canzoni come “Heal the world” e “We are the world” sono dedicate ai bambini di tutto il mondo e questo dimostra la sua infinita dolcezza. Altre parlano della sua vita e sono molto belle da ascoltare anche perché Michael è una delle poche persone che possono ballare e cantare nello stesso momento! Sinceramente non lo conoscevamo molto bene , ma dopo la sua morte abbiamo capito quanto sia stato importante per il mondo intero. Il re del pop ha portato via con sè la sua immagine, ma la sua musica resterà per sempre nei nostri cuori. Proprio per questo hanno fatto un film su di lui: “This is it” . Esso racconta ciò che succede dietro alle quinte, mostra le prove che si sono tenute per preparare i grandi spettacoli che il ballerinocantante avrebbe portato sul palcoscenico nel mese di luglio 2009. Si trattava di un tour di 50 spettacoli per il mondo, partendo da Londra, che, come dichiarò la star, sarebbe stato l’ultimo della sua carriera. Gli spezzoni di filmati mostrano un ballerino che, anche se ultra cinquantenne si muoveva come quando era un ragazzo. Questo film di Kenny Ortega ha nel cast un grande Micheal Jackson affiancato dai migliori ballerini e coristi di tutto il mondo. Luca Sigovich Aurora Rotelli Clarissa Paesani Andrea Serafini febbraio 2010 Mi guardo allo specchio e fantastico sul mio futuro… Sono davanti allo specchio e vedo un ragazzino di 13 anni piuttosto alto, abbastanza robusto con occhi castani, qualche lentiggine e la bocca grande. In questi ultimi 2 anni sono cambiato molto, davanti allo specchio non c’è più il bambino sempre sorridente che frequentava la scuola elementare. A quel bambino piaceva molto giocare con le macchine, con le figurine, lo skeatborg, con le pistole e a pallone. Ora fa cose diverse preferisce giocare al computer, soprattutto con MSN e SKIPE. Fino a poco tempo fa mia mamma mi accompagnava dai miei amici, invece oggi mi muovo da solo e per me questa è una grande conquista e fa sentire grande. Se continuo a guardarmi allo specchio penso che mi piacerebbe essere meno timido e avere più faccia tosta. A volte capitano delle situazioni dove mi trovo impacciato e mi piacerebbe avere sempre la risposta giusta e pronta. L’unica cosa che non è cambiata mai è lo sport che pratico: il tennis, la mia passione che ho da quando avevo 6 anni e spero che continuerà ancora a lungo. Chissà se davanti a questo specchio fra 10 anni ci sarà un tennista o uno studente universitario! ? Spero comunque che ci sia un ragazzo felice e sereno, pronto ad accettare ciò che vede. Matteo Masini 3A A volte un primo amore può aiutare a crescere Ciao ,sono un ragazzo come voi e adesso vi racconterò un’avventura molto triste per me. Era un mercoledì come gli altri, mattina scuola e pomeriggio dovevo andare alla Redazione del giornalino. Arrivato lì incontrai una ragazza molto bella, con dei capelli gialli come l’oro e pensai subito che l’avrei dovuta conoscere. Mi sono seduto di fianco a lei e ho incominciato ad attaccare bottone “Ciao, io mi chiamo Giulio e tu?” “Ciao, io mi chiamo Martina come va?” “Bene grazie” e dopo sono rimasto zitto per tutta la durata dell’ora. Tornato a casa mi sono steso sul letto e non ho fatto che pensare a lei, ai suoi occhi azzurri come le onde del mare e ai suoi lunghissimi capelli….. Forse mi stavo innamorando. Mi tolsi subito questa malsana idea dalla testa e mi misi a giocare al computer. Il giorno dopo a scuola la cercai nei corridoi ma purtroppo non incrociai il suo sguardo. Passò una settimana e finalmente arrivò il fatidico mercoledì e la rincontrai seduta lì al suo solito posto. Mi avvicinai a lei e la salutai; poi continuai a parlarle per tutto il tempo fino a che non ven- ne l’ora di andare a casa. La salutai e ci mettemmo d’accordo che ci saremmo visti nei giorni successivi. Ogni sera pensavo a lei e di quello che facevamo insieme , degli errori stupidi che io commettevo davanti a lei (ero proprio stupido!!), delle bellissime giornate passate al parco e via discorrendo… Pensavo tra me e me che forse mi ero innamorato di lei e allora decisi che l’avrei dovuta invitare a prendere un gelato all’uscita di scuola . Il giorno dopo glielo chiesi e lei mi rispose di si. Alla sera prima del giorno fatidico pensai a cosa le avrei detto e mi si affollarono tantissimi pensieri che alla fine decisi che me lo sarei inventato sul momento e mi addormentai. All’ indomani lei all’appuntamento non si fece vedere, non rispose neanche ai messaggi che le mandavo e mancò anche a scuola per più di una settimana. Un giorno mi arrivò un messaggio con scritto che si era trasferita in un’altra città e aveva paura che io lo prendessi male. Io mentre lo stavo leggendo non ci sentivo più dalla rabbia tanto che lasciai cadere il telefonino dalle mani e mi misi a piangere per diversi minuti fino a che non mi ripresi e dentro di me affrontai questa cosa , decidendo di farmi forza. Da quel giorno non ricevetti più sue notizie e io la dimenticai per sempre e continuai per la mia strada. Giulio Grossi 3° C Io... Io... e Pag6 TRA MONDO REALE E MONDO VIRTUALE Tutto comincia al mattino presto, alle 7.30 circa, quando esco di casa col mio inseparabile I-Pod nelle orecchie che durante il tragitto mi rilassa e mi tiene compagnia. Mi aspettano una mattina di duro affaticamento mentale , gli appuntamenti impedibili con i Simpsons alla tv e una breve conversazione virtuale su Messenger. In pochi minuti ti aggiorni su classi e scuole diverse, a casa, amori e disamori. E mentre ci si saluta, una finestra si apre comunicare e mantenere rapporti con persone lontane, le quali vedi raramente. Ma ogni medaglia ha due facce. Il rischio è proprio quello di distrarsi dalla realtà, diventando poi incapaci di distinguere il vero dal possibile. Anche sui rapporti virtuali ho qualche dubbio: vivere un’amicizia è diverso dal “ vederla” da uno schermo. Tante volte sembra di controllare le emozioni di chi ci parla dal suo computer e magari su un blog, da un altro file arriva la musica e magari c’è anche spazio per un giochino interattivo. Questa è una mia “ giornata tipo”: è evidente che la tecnologia occupa un posto importante nei miei pensieri. Mi considero una “ nativa digitale” essendo nata con il telecomando in mano. Inoltre oggi giorno la scienza progredisce inventando nuovi aggeggi “ multiuso”, i quali mi tentano particolarmente. Oggi quasi tutti gli adolescenti si trovano a vivere in due mondi paralleli, quello reale e quello virtuale: nel primo devi affrontare le delusioni , i conflitti, lo stress quotidiano; nel secondo puoi fare quello che vuoi , come parlare e vedere un amico lontano o “ catapultarti” nelle grandi città. Il mondo della tecnologia serve per staccare dalla realtà , lasciarsi alle spalle ciò che ci affligge e che ci pesa. E’ anche un buon modo per usando simboli e faccine; poi trovarsi a giocare o a fare i compiti insieme costa più fatica e non si va tanto d’accordo come su Messenger. Si rischia di perdere il coraggio di affrontare le persone faccia a faccia, di perdere la sicurezza di esprimere ciò che si prova a voce, e non dietro a un monitor. Gli adolescenti, poi, sono abituati a passare da un programma all’altro in pochi secondi: questo può causare schizofrenia , difficoltà d’attenzione. Con questo discorso, dico che il computer, il telefono, il cellulare sono buoni mezzi di comunicazione che possono aiutare a mantenere rapporti lontani, ma che vanno usati con moderazione. Ce ne sono state di volte in cui mi fermavo davanti allo specchio e mi disprezzavo, trovavo in me piccoli difetti, che nella mia mente erano mostruosamente grandi. Ma questa volta no, volevo andare fino in fondo, osservare chi sono, come mi comporto, i cambiamenti avvenuti, com’ero e come sarò. Io non ho mai detto di essere una persona perfetta, qualche difettino l’ho sempre avuto, non sarei quella che sono se non avessi anche qualche difetto. Dalla bambina che ero, così dolce timida e solare… mi guardo allo specchio e non mi riconosco più! Ma perché? Sono la stessa persona che però è cresciuta, è maturata psicologicamente nient’altro di diverso, sono sempre io. Ma non è più un gioco, non è più come prima, sento dentro di me “una bomba” che quando prova dei sentimenti troppo forti, esplode. Sono meno timida, meno affettuosa, a volte meno simpatica e sorridente. Ma poi rifletto e mi accetto così come sono e imparo a convivere con l’altra metà di me che mi fa essere Eleonora Ianni 3A Coltivare talenti è facile? Coltivare talenti è molto bello, ma allo stesso tempo è assai impegnativo. Io adoro ballare e disegnare, purtroppo una di attività l’ho dovuta abbandonare per dedicarmi alla scuola. Insieme a qualche mia compagna ora frequento un corso pomeridiano di pallavolo che mi piace da morire. Come hobby adoro disegnare, molti dei miei pomeriggi li passo divertendomi con la mia cara mammina a fare gare di disegni. Quando sarò più grande mi piacerebbe tornare a fare danza e diventare una ballerina bravissima!! Fa male dover rinunciare alla cosa a cui tieni di più al mondo, ma d’altra parte avrò sempre la mia pittura a farmi compagnia. Recentemente il professore di artistica ci ha chiesto se volevamo partecipare ad un concorso inerente la “pace”. Alcuni dei miei compagni, affascinati dall’idea, gli hanno chiesto in che cosa DAVANTI ALLO SPECCHIO consistesse il progetto e lui ha risposto che bastava disegnare su un foglio tutto quello che ci faceva pensare al potere o alla forza della pace. Io ho portato un disegno che, secondo il mio punto di vista, era “un’opera d’arte”. Non tutti i miei amici hanno partecipato al concorso, perché si ritengono non molto bravi a disegnare. Secondo me, bisognava provarci e ad ogni modo sono sicura che non vincerò. Tutta la mia famiglia è rimasta entusiasta di ciò che ho fatto e non finiva di dirmi che il primo posto lo avrei vinto io!!! Crederci??? La risposta sarà a maggio! Sono già terrorizzata! Infine se si è disposti a fare sacrifici, allora direi vale la pena inseguire un talento!! PAROLA DI SARA!!!!!!!!! Sara Rossi II C paurosa, dubbiosa e, nello stesso tempo, mi aiuta a crescere. Ora sono divisa in due parti: una parte che vuole rimanere bambina, che non vuole crescere, che non vuole cambiare, l’altra invece è una parte oscura, sconosciuta che mi distacca dai miei affetti familiari e mi spinge a conoscere il mondo. Non ci posso fare niente, sono divisa in due e non so che parte seguire. Non riesco più ad ascoltare il mio cuore e a scegliere la strada giusta per il mio futuro. Improvvisamente, torno alla normalità e ritrovo Francesca. Sono ancora davanti allo specchio. Mi guardo e… ho dei capelli diversi, più lunghi, più lisci, sono più alta e più seria, indosso un camice bianco e un cartellino con scritto “dottoressa Starnini”: sono un medico. Ma quando osservo il mio interno noto ancora qualcosa, non sono più divisa in due parti, ho scelto la parte di me, che mi rende una brava persona. Il mio cuore è più grande, ha più spazio per amare, ha più spazio per gli altri. Non sono ancora perfetta, e credo di non diventarlo mai, ma in fondo cosa importa? Secondo me, niente. Ma ritorno ancora al presente, mi guardo allo specchio e vedo una persona con i capelli ricci, alta 1.60 cm che è circondata dal dubbio, dalla curiosità, ma anche dalla felicità e la gioia di vivere, una persona che sta cambiando in tutti i sensi, ma che avrà sempre posto per il gioco, il divertimento, e riserverà sempre un piccolo spazio per custodire come se fosse oro, la bambina che ero, nel profondo del cuore, sono e che cercherò in ogni modo di essere, senza dimenticare, però, la persona che sto diventando. FRANCESCA STARNINI III A I miei cugini Fabio e Matilde Mi presento sono Sofia Catone e desidero raccontarvi il bene che voglio ai miei cugini, Fabio che ha 3 anni e Matilde che ne ha 8 . Fabio è un bambino con pelle chiara, occhi verdi e capelli biondo scuro. Matilde è una bambina di altezza media con capelli e occhi scuri. Io tengo molto a loro e abbiamo un legame molto forte, specialmente con mia cugina perché lei, nei miei piccoli momenti di difficoltà o di debolezza, mi sostiene sempre. Vivono vicino Parma e questo non ci permette di vederci spesso e forse anche per questo siamo molto legati. Matilde mi assomiglia molto non solo nell’aspetto fisico ma anche nel carattere; ogni cosa che faccio, la fa anche lei, per esempio se mi vesto in un certo modo lei cerca in tutte le maniere di vestirsi come me oppure, quando la sera andiamo a dormire e lei è qui a Rimini da me, cerca in qualche modo di avere il pigiama uguale al mio. Questo mi rende sicura e orgogliosa di me stessa. Matilde è una bambina dolce, equilibrata, carina nell’ aspetto fisico e anche nei suoi modi di fare e soprattutto ha un cuore d’oro. Mi sono affezionata molto anche a mio cugino Fabio perché è un bambino dolce, simpatico, sempre in cerca di compagnia, affettuoso, molto chiacchierone e tenero. Sembra un bambino timido ma conoscendolo e prendendoci confidenza… puoi scoprire che è il contrario di quello che vedi, ovvero un ragazzino molto vivace. Visto che vorrò fare il Liceo Pedagogico e da adulta voglio lavorare con i bambini, mi alleno a fare la baby-sitter con Fabio,. Con lui è il massimo perché si muove in continuazione e poichè gli sono sempre vicina, con me ha un rapporto molto particolare. Io ai miei cugini voglio molto bene e spero che sarà sempre cosi. Catone Sofia 3°H IL MIO CUGINETTO MATTIA Il 09\09\09 è la data della nascita del mio cuginetto di Modena Mattia. Il papà (il marito della figlia della sorella di mio padre), un uomo robusto, è molto simile a Mattia, mentre dalla madre ha preso solo gli occhi. Infatti per riconoscere i lineamenti del viso di un neonato bisogna vedere il nonno del piccolo: Mattia sembrava il suo nonno ringiovanito di 80 anni. Mattia è un batuffolo rosa piccolissimo, con gambine corte e grassottelle. Un’ altra cosa buffissima di Mattia è che tiene sempre la lingua fuori dalla bocca. Da questa descrizione potrebbe sembrare un mostro, ma in realtà ha una faccetta, che tra- smette allegria, simpatia e dolcezza. La prima volta che ci siamo visti, era comodamente steso a dormire nel suo bel lettuccio adornato con sonagli ( ama qualunque oggetto che faccia rumore). Dovete sapere che i genitori de Mattia sono un po’ “fissati” infatti, di fianco al lettino gli hanno messo pure la TV!!! A me questa cosa non và molto giù: io a 12 anni non la posso ancora avere e lui a 2 mesi già ce l’ha!! Comunque resta pur sempre il mio piccolo e simpatico cuginetto. Andrea Conti 2 C Kia tvb Prima di conoscerti ho pensato che l’amicizia non esistesse, pensavo che due persone fossero amiche per convenienza ma poi, quando ti ho incontrato, ho subito cambiato idea perché mi hai fatto capire che essere amiche vuol dire aiutarsi sempre e sostenersi a vicenda. Chiara è la mia migliore amica ormai da cinque anni e, soprattutto grazie alla sua gentilezza e simpatia, abbiamo superato tutte le litigate e siamo andate avanti. Ora ci ritroviamo alle medie insieme!! Lei è una persona molto disponibile e quando ho bisogno di qualcosa me la presta senza esitazione, inoltre è simpatica e ogni volta che sto con lei e magari sono giù di morale, mi rallegra con una delle sue battute divertentissime. Chiara è alta, abbastanza magra, ha i capelli neri e gli occhi azzurro chiaro che quando c’è il sole diventano verdi. Di sport pratica danza con me e a scuola è molto brava. Sto sempre con lei e ci divertiamo molto insieme; se non ci vediamo ci sentiamo su Messenger e stiamo delle ore a parlare con la webcam. Molto spesso (quasi sempre) litighiamo ma dopo mezz’ora, facciamo subito pace perché capiamo tutte e due di aver sbagliato, vero Kia? Ci confidiamo tutti i segreti sapendo di fidarci l’una dell’altra. Spero che questa amicizia duri ancora molto, perché se fosse il contrario ci starei male. Kia ricordati che tvb!!!!!! Debora Perazzini 2H febbraio 2010 Un grande insegnamento “La capacità di fare il perdono dona tanta felicità quanto riceverlo” Alla base del cristianesimo c’è sempre stata una regola fondamentale: perdonare il prossimo. Il Vangelo ci spiega e illustra più volte questo grande insegnamento, ribadito poi anche da S. Francesco d’ Assisi nel “Cantico delle creature” durante gli inizi del tredicesimo secolo e trascurato ai giorni nostri. Anch’io spesso non sono capace di perdona, lo ammetto, in diverse occasioni infatti ho cercato di vendicare il torto subito, ignorando il mio cuore e, di conseguenza, anche la mia religione. Mi ricordo, ad esempio, di quando mi ero accorto che un mio amico mi aveva rubato una carta per me molto importante, ero arrabbiato con lui, infuriato, offeso e, in fondo, anche un po’ tradito perché mi fidavo di lui. Quella volta abbiamo rischiato di non fare più pace, tuttavia io, di ricambio, non gli ho fatto alcun torto, e penso sia per questo che oggi ho di nuovo quella figurina; secondo me si è accorto del suo errore ed ha cercato di rimediarlo. Mi rimprovero invece di quell’ episodio in cui non ho avuto la forza di perdonare un compagno per uno scherzo di cattivo gusto che mi aveva fatto e io, per ripicca, ho fatto altrettanto, tuttavia mi sono accorto che quella volta non ho provato alcuna soddisfazione. Paragonando questi due avvenimenti ho dedotto che il perdono dona felicità. Filippo Vernocchi 2° C UN BRUTTO CAPODANNO Il 28\12 sembrava una giornata normale, ma verso le 15,30 ero in cucina ed ho sentito guaire il mio cane come non mai. Sono uscito con la mamma per vedere e lui era steso sotto al portico come al solito, ma si vedeva che stava molto male. Allora abbiamo telefonato al babbo che è tornato a casa. Nadir non riusciva ad alzarsi, così assieme al babbo l’abbiamo caricato in macchina e portato alla “Casa del cane”, dal veterinario. Dopo averlo visitato i medici hanno deciso di tenerlo per la notte perché al momento sembrava paralizzato. La mattina dopo il babbo è tornato a sentire come stava e gli hanno detto che purtroppo non stava bene, non era migliorato, ancora non si alzava e gli hanno consigliato di portarlo a fare un’ecografia, in una clinica per cani a Bologna. Lì dopo avergli fatto delle lastre hanno detto che la situazione era molto grave: o si tentava di fargli un lungo intervento, ma non assicuravano se sarebbe sopravvissuto vista l’età, oppure consigliavano, l’eutanasia. Con immenso dolore, dopo averci pensato a lungo, noi abbiamo deciso per la seconda scelta, anche perché è sempre stato un cane molto buono e non aveva mai dato fastidio a nessuno ed era inutile e crudele farlo soffrire ancora. Lo abbiamo riportato a Rimini alla “Casa del cane” dove prima gli hanno dato un calmante per togliergli il dolore, poi lo hanno addormentato con un forte sedativo: era il 31\12\2009. Lo abbiamo sepolto nel nostro giardino ed io ho proposto di metterci sopra una rosa: il babbo ha detto che era una bellissima idea e che lo avremmo fatto al più presto. Questo per me è stato un dolore molto forte da affrontare, perché io sono cresciuto con Nadir. Quando ero piccolo e la mamma mi sgridava lui era la mia consolazione, con lui ho trascorso tanti momenti belli e, anche se può sembrare strano, per molti anni lui è stato un po’ come un fratello per me, infatti a lui confidavo i miei segreti e raccontavo le mie preoccupazioni. Rimarrà per sempre nel mio cuore. Andrea Albini 2°H Io... Io... e Pag. 7 VACANZE STUDIO IN GRAN BRETAGNA Ciao! Mi chiamo Sara! Questa volta vi vorrei parlare delle mie vacanze in Gran Bretagna con la BABY LOU INTERNATIONAL. All’ inizio non ci volevo neppure andare, perché non conoscevo nessuno e mi faceva molta paura allontanarmi da casa senza i miei genitori. Poi mi sono fatta coraggio e ho deciso di iscrivermi. Il giorno della partenza mi sono svegliata prestissimo e, dopo essermi lavata e preparata, ho preso la valigia e sono andata all’ aeroporto di Bologna, dove ho ritrovato il gruppo di ragazzini che si era già riunito. Non conoscevo nessuno tranne una mia vecchia compagna delle elementari che però aveva con se la sua amica e non volevo infastidirle. Al momento di salutare i miei genitori, mentre stavamo entrando nella parte dell’aeroporto riservata solamente a quelli che doveva no prendere l’aereo, ho conosciuto un’altra ragazzina della mia età che non aveva con se delle amiche e stava in disparte al centro della fila. Era piuttosto simpatica e veniva da Misano. Quando siamo entrate nell’aereo abbiamo conosciuto altre due ragazzine che si chiamavano tutte e due “Sofia”. Erano tutte e due riminesi e frequentavano la mia stessa scuola. Abbiamo fato scalo all’aeroporto di Parigi … Era bellissimo!!!! Il soffitto era di legno chiaro ed era così in alto che nel guardarlo venivano le vertigini. Quando siamo passati nella parte dove le persone potevano comprare oggetti, mangiare, riposarsi, abbiamo visto soltanto negozietti che vendevano accessori, profumi e abiti rigorosamente firmati. Alla fine siamo arrivati all’ aeroporto di Manchester, abbiamo preso l’autobus e siamo partiti per andare a White Castle (un collegio che somigliava molto a un castello che esternamente è tutto bianco). Se non sapete dov’è provate a cercare sulla cartina, perché non ricordo il nome della località a cui è vicino. Comunque, il giorno dopo l’arrivo avevo subito preso la febbre (e anche alta: cosa che a me non capita mai) e, mentre le mie amiche se la spassavano al centro commerciale, io ero stesa a letto a fissare il soffitto. Gli altri giorni non è stato così: durante la mattinata ho accompagnato con l’assistente una ragazzina che si era fatta male alla caviglia. Poi, durante le altre giornate ho visitato un centro commerciale dove ho comperato un quintale di cianfrusaglie per tutti i miei parenti. Questo centro commerciale si trovava nella città con il nome più lungo del mondo (Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantiliogogogoch .*. Fidatevi: non è sbagliato. ) e all’entrata c’era un lampione con dei cartelli bianchi che indicavano la direzione e la distanza tra quella città e tutte le città più importanti del mondo. Poi abbiamo visitato la casa più piccola del mondo (era carinissima), ma non ci siamo entrati perché era troppo piccola. Negli ultimi giorni siamo andati anche a visitare un parco e anche una miniera dove abbiamo visto un film tutto in inglese (di cui non abbiamo capito un tubo) e un simpatico signore ci ha fatto vedere come si lavorava nelle miniere (anche lui ci aveva spiegato tutto in inglese e non ci avevamo capito in tubo neppure lì).Abbiamo anche provato la tipica colazione inglese: toast, pancetta, uova … Poi, dopo una settimana, siamo tornati a casa facendo scalo all’aeroporto di Amsterdam, dove cerano dei tappeti mobili che usavamo per andare più veloci a causa di un piccolo ritardo:erano fortissimi e, se ci si correva sopra sembrava di avere i razzi sotto i tacchi (c’erano anche a Manchester). Quando sono tornata a Bologna sono stata felicissima di riabbracciare i miei genitori e di rivedere la mia sorellina. Queste vacanze sono state fantastiche!!! *Si dice che questo nome abbia anche un significato, anche se sembra che per scriverlo io abbia appoggiato le mani a caso sulla tastiera. Neppure il mio computer è riuscito a identificarlo e l’ha segnato come errore. SARA CIUFFOLOTTI 2°H. 2012: trovata pubblicitaria o fine del mondo? Da molti mesi girano voci sulla data della presunta fine del mondo: il 21 Dicembre 2012, il giorno maledetto nel quale tutti noi poveri mortali faremo una brutta fine, sommersi dalle acque o da chi sa che cosa. C’è un fondamento di verità in tutto questo, o si tratta di una leggenda metropolitana, come quella dell’apocalisse nell’anno 2000? Molte persone credono in questo avvenimento basandosi su una profezia Maya. In realtà. questo antico popolo ha solo predetto che nel 2012 ci sarà un nuovo inizio… come quello del nuovo calendario! I Maya avevano misure del tempo molte diverse dalle nostre. Un calendario poteva durare ben 300 anni, come quello dei nostri giorni, oppure 5000, come il più lungo! Non solo gli Indios indicano questa data, ma altri popoli del passato indicano il 21/12/12 nei loro scritti. Qualcuno pensa addirittura che su questo giorno ci sia una maledizione, per il semplice fatto che questa data rimane uguale anche si legge al contrario. Innalzamento delle acque? Piogge di meteore? Eruzioni vulcaniche? Di che cosa si tratterà? Sta di fatto che dalla scoperta di questa data alla diffusio- Lo Spagnolo,perché? Quest’estate, con i miei genitori e la famiglia di un mio compagno di classe, siamo andati in vacanza nella bellissima Barcellona. Questa città è davvero speciale : la gente è allegra e disponibile, traffico è caotico in tutti i momenti della giornata, i monumenti, le piazze e i palazzi da visitare sono meravigliosi. Abbiamo percorso più di 1200 km per arrivare a destinazione e,per spezzare questo lungo viaggio, ci siamo fermati qualche giorno in Costa Azzurra . Perché sono tornato indietro e non vi illustro, invece, gli aspetti che mi sono piaciuti di più di Barcellona? La risposta vi apparirà chiara se avrete pazienza di continuare a leggere il mio articolo. Il primi giorni di vacanza, come vi dicevo, li abbiamo trascorsi in Francia e io non conosco neppure una parola in francese. Ogni volta che mi trovavo da solo in un bar o nella hall dell’albergo o più semplicemente in spiaggia, mi sentivo un po’ a disagio e spesso cercavo di spiegarmi a gesti o parlando più lentamente la mia lingua. Giunto a Barcellona, le mie difficoltà sono,in parte, scomparse. Si, è vero, lo scorso anno mi sono impegnato molto a studiare ne pubblica il passo è stato breve. La voce si è sparsa in fretta ed è subito scoppiata una grande confusione, con chi ripete che è tutto vero, chi controbatte che sono solo sciocchezze e chi costruisce aerei con destinazione di sola andata per Marte con il biglietto di tre milioni di dollari. C’è chi si è lasciato prendere da questa fobia e c’è chi è convinto che i cambiamenti climatici siano la causa del disastro imminente. C’è chi si diverte con questo su internet: sulla rete circolano migliaia di siti su come salvarsi e dove rifugiarsi prima dell’innalzamento delle acque, fino ad arrivare a un sito specializzato nella vendita di oggetti qualsiasi (borse, magliette, scatole) con sopra stampata la fatidica data. Nelle metropoli americane sta diventando una vera e propria moda, come quella di avere un orto sulla cima dei grattacieli. Una mania, questa della fine del mondo,da internet per poi passare ai libri, anche per ragazzi, alle trasmissioni tv e ai film, tra cui l’ultimo uscito al cinema, 2012 appunto. Un vero e proprio boom economico che si basa su questa fobia. Ma ad essere sinceri, chi non si è mai domandato “Ma io mi salverò?”. Linda Terrafino 3°E la lingua spagnola e, devo dire, che mi è stato utile. Non perdevo occasione un’occasione per parlare con i simpaticissimi spagnoli e così, per esempio, sotto gli occhi stupiti dei miei genitori, la prima sera, mi sono intrattenuto in una gustosissima conversazione sportiva sul Barcellona con il taxista che ci riaccompagnati in albergo. Il giorno seguente, ci trovavamo in centro; io mi sono accorto che il mio cane Gino aveva sete; sono entrato, senza perdere un istante ( anche perché c’erano 42 gradi ) in un bar e, parlando un perfetto spagnolo, mi sono fatto dare un recipiente con dell’acqua. Tutte le volte che vedevo i miei genitori un po’ in difficoltà ( la mamma mi voleva sempre accanto a sé nei negozi) io intervenivo e risolvevo la situazione. Certo, non era proprio semplice in alcune occasioni capire e parlare, però nel complesso, mi sono sentito fiero. Forse a questo punto dovrei ringraziare la mia insegnante di spagnolo che ha reso questa lingua interessante e coinvolgente .Quest’anno, con la mia nuova insegnante di spagnolo, ho ripreso con più entusiasmo di prima, lo studio di questa bellissima lingua…... Perché non vi ho parlato di Barcellona? Perché Barcellona non si può spiegare bisogna vederla e viverla. Matteo Mussoni 2 H A Recanati con Giacomo Leopardi. Eccoci giunte… Che serenità e tranquillità tra le vie del paese! Ma qual è la casa del poeta? Qui si assomigliano tutte!! Quella??? Ma è grandissima, è un vero palazzo. Le maestose e antiche finestre ricordano particolarmente i suoi tempi. Su una targa leggiamo: “MOSTRA LEOPARDI” Interessante, entriamo!!! Una scritta è incisa su un pannello, poco dopo l’entrata: “Dei 12000 volumi della mia biblioteca non ce n’è uno che non conosca e di cui (Giacomo) non possa dar ragione.” Monaldo Leopardi (suo padre) Un’altra parete è ricoperta di appunti, di pensieri di Giacomo. Percorriamo la prima sala e ci ritroviamo davanti alle testimonianze dell’infanzia del giovane, la culla e il suo vestito battesimale mostrano la ricchezza della sua famiglia rispetto alle persone dell’epoca. Una parete ci colpisce, guarda!!! La sua pagella, ma cosa c’entrano Milano, Firenze, Venezia…? Ah si! L’orario delle carrozze. Ci sorprende che Leopardi avesse organizzato un’imprevedibile fuga, perché non riteneva Recanati la città più giusta per la sua vita, ma il potere paterno glielo aveva impedito, scoprendo il suo piano di fuga. Si avvicina una ragazza, la nostra guida. Ci mostra la grande scalinata d’entrata, marmo bianco e pareti rosa. In quella villa c’erano davvero persone molto ricche, tanto da avere stanze per la servitù e biblioteche aperte al popolo. Poi un quadro ci salta agli occhi, una donna elegante si mostra con la sua fredda espressione: Adelaide in Leopardi, contessa, nonché madre di Giacomo. “ La sua più dolce carezza verso i figli era lo sguardo…” E fu forse anche per questo che Giacomo si dedicò a sfrenato studio. Da una finestra affacciata sulla piazza ci giunge il ricordo della sua unica distrazione: Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di famiglia, la quale viene citata in una sua poesia: “A Silvia”; morì giovanissima, spegnendo nel poeta l’illusione che la vita fosse meravigliosa.Leopardi leggeva una media di 8 libri al giorno, cosa durissima per un giovane di quell’età, tanto che a dieci anni parlava perfettamente latino. La sua passione per lo studio e la poesia erano veramente forti e la sua esperienza ci fa anche capire che se una persona crede in qualcosa, riesce, se vuole, a esaudirla!!! Così ha fatto Giacomo Leopardi diventando uno dei più grandi poeti e letterati. Dolci Silvia e Cecchi Sara III I UFOOOO Ciao ragazzi , quest’estate mi è successa una cosa molto strana e inquietante. Ero in campeggio in mezzo alla campagna, stavamo giocando a guardie e ladri di notte e io durante il gioco mi sono nascosto in mezzo a delle piante per non farmi vedere… Non sapendo cosa fare mi misi a guardare le stelle e notai una specie di disco luminoso, pensai che si trattasse di una strana stella o di un satellite poi con mio stupore lo vidi muoversi ed allontanarsi ad una velocità impressionante, infatti dopo qualche secondo non c’era più. Ero impressionato e spaventato non avevo mai visto cosa del genere. Io non sono un tipo che crede a tutte le cose che dicono alla TV su alieni, vampiri, zombie ecc… Però dopo aver visto questa “cosa” ho cominciato seriamente a riflettere su probabili forme di vita extraterrestri nell’universo… Emanuele Prossimo III A L’uomo ufo Mio cugino mi ha detto che a Rimini gira uno strano individuo che pensa di essere un alieno. Lui va dalle persone e dice :” Guarda che io ti mangio!”. Tutti lo prendono in giro ma alle cattiverie della gente risponde :” Non ti conviene, guarda che ti porto nel buio, poi sputo tutti i bozzoli dalla bocca, tutti legati con un filo!” Dice di essere nato in CIBERTOWN e lì ha un nemico che lo vuole morto che si chiama Omega. Come arma ha una spada laser, che lui dice essere invisibile. Racconta che ha provato a mangiare una vecchietta, ma lei l’ha preso a bastonate e si è dovuto accontentare di un hamburger!!! Strani questi ufo! Nicolò 3H Io... Io... e febbraio 2010 L’INTERVENTO Può una telefonata condizionare la mia estate?? Certo… se un ospedale ti chiama per dirti che devi fare un’operazione. Quindi il primo luglio mi sono ritrovata in un letto di ospedale per effettuare un intervento perché ho i piedi piatti. L’operazione l’ho fatta a Bologna. Appena arrivata mi hanno fatto un sacco di analisi: del sangue del battito del cuore e tante altre… mi sono ritrovata con 10 punture, 2 boccette di sangue e un foglio lungo lungo dove c’erano registrati i miei battiti cardiaci. Mi hanno assegnato una camera e fortunatamente ho conosciuto una ragazza molto simpatica. Sono andata a letto presto, ma non ho dormito molto. Mi sono svegliata prestissimo il giorno dopo perché ero oltremodo agitata, avevo tante paure anche di cose impossibili come rimanere sulla sedia a rotelle. Nel primo pomeriggio ho fatto l’operazione, dopo un’ iniezione che più che calmante chiamerei vomitante (faceva vomitare). Poi mi hanno portato nella sala operatoria. Tutti i dottori cercavano di farmi ridere, mi hanno messo una maschera (per dormire) e io sono riuscita a dire :-Ho tanto son…- che gia dormivo. Quando mi svegliai ero terrorizzata, vedevo tutto appannato, mi girava la testa, le gambe mi facevano male, mi pesavano non riuscivo a muoverle. Solo dopo una lunga dormita mi sono accorta del gesso, che avevo in tutte e due le gambe, dal ginocchio in giù. Mi hanno tenuta 5 giorni in ospedale. Sono stata sempre nel letto ferma perchè non potevo muovermi… non facevo niente. Mio babbo è stato sempre vicino a me, dall’ospedale mi ha portato a casa mi ha tenuto in braccio fino al terzo piano dove abito io. Per tutto il mese di luglio ha fatto la stessa cosa: sali , scendi le scale, cercava sempre di farmi stare bene portandomi dappertutto. Anche mia mamma è stata sempre a fianco a me, non sono mai rimasta sola, c’era sempre, lei mi dava la mano e mi diceva:-Non ti preoccupare tutto passerà in fretta- La stessa cosa che mi diceva quando ero piccola e stavo male. Se non fosse stato per loro non so come avrei fatto. Anche mia sorella tentava di farmi stare meglio facendomi ridere. Le prime due settimane non potevo camminare e andavo in giro con la sedia a rotelle. Dopo un mese è arrivato il bel giorno e mi sono tolta il gesso. All’inizio pensavo che non valesse la pena stare tutto il mese di luglio ingessata, ma ora che mi vedo le gambe dritte, sono molto felice. GRAZIE MAMMA, GRAZIE PAPA’. Angela Marga II H Un intervento da paura Salve sono Nicolas e oggi vi vorrei raccontare del primo intervento chirurgico. Tutto cominciò quando venni a sapere che avrei tagliare il frenulo sotto la lingua per riuscire a parlare meglio. Cosa??? Siete fuori di testa ? Io non taglio nulla !!!!! Poi preso dai rimorsi e dai sensi di colpa mi sono fatto convincere. Mi trovavo in sala d ‘attesa con mia madre mentre sfogliavo con ansia delle riviste pensando a quello che sarebbe accaduto.dopo venti minuti, quando mi chiamarono ed io, con cuore in gola, entrai nella sala chirurgica. Mi sdraiai su una specie di lettino con una faccia che era più o meno identica a quella di Frankenstein . Il dottore, mentre cercava di rassicurarmi, prese una siringa gigantesca e iniziò a farmi l’ anestesia. Quando il liquido fece effetto , iniziò l’ operazione ed io ero sempre più terrorizzato . Vidi passare prima il bisturi poi delle forbici ed intanto l’ infermiera mi “ teneva all’ amo” con del filo da sutura per tenere sollevata al massimo la lingua. Durante il taglio un uomo , che faceva da secondo , mi tamponava con un fazzoletto la ferita. Per fortuna vidi il sangue solamente sulla garza perchè sinceramente non mi piace molto. Il chirurgo mi faceva i complimenti perche molte persone svengono alla vista del sangue ! Finalmente l’ operazione si concluse ma parlavo come se non avessi più la lingua. Il chirurgo ci disse che, in un certo momento la pressione sarebbe arrivata a 0 , questo lo capii dal fatto che il sangue non usciva più dalla ferita. Vedendo il mio volto bianco come un lenzuolo, decisero di lasciarmi un quarto d’ ora sul lettino per riprendermi. Una volta alzato mi resi conto di essere sudato dalla radice dei capelli alla punta dei piedi e pensai : “Mii che giornata!!!!” Cenni Nicolas 2° H IL PROFESSORE IN PENSIONE? Il prof. Faetani è andato in pensione e da questo anno non insegna più. Cosa farà tutto il tempo? Forse sarà nella sua casa in campagna a coltivare la terra, avrà fatto la vendemmia e probabilmente si preparerà alla raccolta delle olive. Io me lo immagino sul trattore mentre ara i campi e, alla fine della giornata, seduto in poltrona davanti al camino, mentre legge un libro. Ricordo il primo giorno di scuola quando è entrato in classe con la cartellina sotto braccio e ha cominciato a fare l’appello. Era serio e io avevo una gran paura, ma poi mi è passata perché, a volte, ci faceva divertire con i suoi racconti. Aspettavamo con gioia i giorni in cui avevamo geografia e ci piaceva ascoltare la lezione perché, quando studiavamo una regione o un luogo dove lui era stato, raccontava quello che aveva visto o quello che gli era capitato. Ad esempio come quella volta che era andato a Monaco in tre giorni in bicicletta insieme a due suoi amici e ci raccontò che per arrivarci dovette affrontare delle salite molto ripide. Professor Faetani la ringraziamo per averci fatto amare la geografia e trascorrere dei bei momenti. GIACOMO GNOLI II H Pag8 RICORDI D’ESTATE : IL CAMPEGGIO! Era un giovedì estivo. Io ero in campeggio con la mia parrocchia a “Poggio di loro Ciuffenna”,e quel giorno avevamo in programma una lunga camminata nel bosco. Gli animatori quella mattina ci hanno svegliato insolitamente presto. Noi,più addormentati che svegli,dopo la colazione,eccoci pronti per la partenza. Nel primo tratto , la strada era abbastanza larga con qualche sasso e leggermente in salita. Ai lati era pieno di alberi ,fiori,cespugli di more .. Il cielo era limpido con qualche innocua nuvoletta bianca . Inizialmente il gruppo era tutto compatto ,ma avanzando, c’era chi andava più velocemente e chi meno ,quindi il gruppo più numeroso è andato avanti ed altri dieci undici ragazzi con un paio di animatori sono rimasti più indietro. Io ero rimasta indietro con i miei amici ,ma avendo il passo lungo,poco dopo mi sono ritrovata sola tra il primo ed il secondo gruppo. Ora eravamo in una foresta : la stradina si era fatta più stretta e pendente . Ero circondata da una distesa d’alberi infinita e c’era una pace che avrei giurato di essere in fondo a un oceano se non fosse stato per il vento che sibillava tra le fronde degli alberi Qualche volta mi fermavo per riposare ed aspettare il gruppo indietro per non perdermi ,dato che quello davanti era sparito e c’erano alcuni bivi . Dopo circa due ore siamo arrivati tutti in uno spiazzo erboso con una catasta di legna che sembrava una casetta poco più grande di un armadio ; lì ci siamo fermati per una breve sosta. Dopo un’altra mezz’ora di cammino un animatore ha annunciato che si poteva scegliere se tornare indietro o continuare fino alla croce in cima al monte . Tutti sono tornati indietro tranne me altri sei o sette ragazzi e due animatori . Dopo un quarto d’ora eravamo esausti : io non riuscivo più a muovere le gambe. La strada era piena di sassi e ripidissima,tanto che bisognava aggrapparsi ai tronchi degli alberi per non scivolare giù. Abbiamo camminato in quelle condizioni per altre tre ore di filata facendo solo una breve pausa per un panino dato che era ora di pranzo . Quando abbiamo visto la croce abbiamo fatto i salti di gioia . La strada era più compatta e meno ripida , ma ad un quarto d’ora dalla meta mi è venuto un terribile mal di pancia e mi sono dovuta fermare. Mi dispiaceva non arrivare in cima, proprio nel momento in cui mancava così poco ,ma non riuscivo più a muovermi dal male e non me la sentivo di proseguire. Ho aspettato gli altri che erano arrivati in cima , quindi mi sono riunita al gruppo. Altro commino di tre - quattro ore poi,una strada sterrata più grande ed in discesa. Eravamo tutti esausti : sotto il sole,le gambe piene di lividi e tagli , i piedi dentro le scarpe da trekking almeno con tre – quattro bolle a testa. Dopo un po’ abbiamo visto un cartello : “Poggio di Loto” 3 km. Non era poco ma, in confronto a quello che avevamo percorso fino a quel momento,era uno scherzo. Dopo un po’ un altro cartello:”Poggio di loro “600 m scoppiavamo di gioia . Poi ancora “Poggio di loro” 1,6 km” . Non è possibile! Altri dieci minuti : “Poggio di loro” 400m. Dopo,ancora un cartello,ma non ci siamo neanche fermati a leggerlo…Quando ho notato una stradina familiare ho pensato che era fatta e le macchine parcheggiate lo hanno confermato : eravamo arrivati! Ho fatto una corsa fino alla casa e mi sono fiondata in camera. Quella sera a cena,vivi per miracolo, eravamo tutti in ciabatte : era praticamente impossibile infilarsi le scarpe. Per quella sera niente giochi Questa giornata “fantozziana” ha reso il campeggio sicuramente indimenticabile! Sofia Valentina Pesaresi 3H PRIME COTTE Io penso che ognuno di noi abbia un anima gemella. Sì, un’anima apposta per noi, per completarci. E penso anche che quella più importante sia la prima cotta, sì il primo amore. Quello non si scorda, io lo so bene, sono 5 volte che ci ricasco di nuovo. Beh, quella persona è l’unica di cui ti puoi innamorare, innamorare, innamorare ancora, perdutamente come la prima volta. E sì, ma niente sarà più come prima. Un amore si distrugge quando uno dei due, o tutti e due, decidono di lasciarsi. E da lì, in qualsiasi modo vogliate ricostruire tutto, niente sarà più come prima. E’ difficile da capire e lo è ancora per me, ma non si sfugge all’amore. No, possiamo sfuggire agli impegni, alla scuola, alle dimenticanze, alle delusioni, a tutto, tranne all’amore. E’ un sentimento forte, che si manifesta quando capiamo che non possiamo stare senza l’altra persona. All’inizio neghiamo tutto, poi, se il cuore batte forte quando l’altra persona si avvicina, ecco, siamo innamorati. Se solo lei ci sfiora, se anche ci rivolge un banale “Ciao!” noi sentiamo qualcosa che esplode dentro al cuore. E’ un dolore interminabile, implacabile senza quella persona al nostro fianco. Poi a volte diventa un’ossessione vogliamo così tanto una persona, che faremmo di tutto per lei. Amiamo il suo profumo che solo noi, innamorati persi, sentiamo. Adoriamo i suoi occhi, il suo corpo, la sua voce, tutto di lei. Poi ci saranno delle persone che faranno i solito commenti che non dovrebbero fare, come prenderci in giro perché secondo loro quella persona non è carina,non va bene come si chiama, è cosiddetta “sfigata”. Ecco, mai e dico mai ascoltare questi commenti da persone che non dovrebbero dire niente. Essere innamorati può essere uno svantaggio e un vantaggio. Si soffre e allo stesso tempo si ama. Soffrire fa male, fa male da morire, ma amare è la cosa più bella che l’uomo possa fare nella sua vita sulla terra. A volte, succede che quando si arriva al punto massimo della felicità, si sente il bisogno di smettere. Però, non riusciamo a fare a meno di quella persona ed è per questo che continuiamo a volere quella felicità che non sentivamo da tempo. Penso davvero, che se una persona è innamorata, in qualche modo, cresca e impari un altro modo di voler bene. Amare. E’ una parola grande. Abbastanza generica, a volte detta così, per dire, altre intensamente. Altre volte c’è un amore non corrisposto. E’ qui che si soffre di più. Tu ami, lei no. Tu ami, lui no. Penso sia difficile, perché il dolore non si placa finchè quella persona non viene da noi a dirci quel “Ti amo” che aspettavamo da tanto tempo. Certe volte non arriva mai e bisogna arrendersi, dimenticare, anche se sarà difficile. Io credo che per placare un po’ di dolore, bisogna ascoltare musica, sì musica, tanta musica e non disperarsi perché prima o poi troveremo tutti una nostra anima gemella. Ricordate “non dimenticate niente del vostro primo amore” tanto prima o poi quando sarete grandi, riderete delle pazzie, degli atti di follia per questa persona e riderete come dej matti. Ne sono convinta. Baci, la vostra Lucri. Lucrezia Picchi 3°A Lettera Aperta: Caro Direttore, mi chiamo Caterina Rosa, ho tredici anni e frequento la terza media. . Leggo spesso sul Suo giornale articoli che parlano di giovani che fumano, bevono e, peggio ancora, si drogano. Io personalmente non ne conosco, perché sia mio fratello che i suoi amici non hanno questi comportamenti. Però, leggo spesso, ascolto la televisione e mi interesso di tutto ciò che farà parte del mio futuro e mi sono convinta che non sia tutta colpa dei ragazzi. Molte volte la famiglia non li segue, la società non li aiuta e non sempre ciò che vediamo o ascoltiamo può darci un buon insegnamento. Le ho scritto perché vorrei sapere da Lei, che è molto più esperto di me, che cosa si può fare. Come si possono aiutare questi ragazzi? Può Lei spiegarmelo? Quando ne parlo in casa con la mamma, lei con la sua aria dolce mi dice:”Non pensare male dei giovani, Caterina, ce ne sono tanti di bravi e buoni. Quello che tu puoi fare è dare un buon esempio, comportarti bene e vedrai che molti ti seguiranno”. Cosa ne pensa, Direttore? E’ sufficiente questo? Io non credo. Penso, invece, che voi adulti dobbiate rimboccarvi le maniche e aiutarci a diventare “grandi”. La ringrazio per avermi ascoltata, ascoltarci è già un buon inizio. Rosa Caterina 3C Riflessione sull’uscita a Recanati Studiando la vita e le poesie di Leopardi dai libri scolastici, mi sembrava di “conoscerlo” molto bene, invece, andando a Recanati, ho capito che non avevo compreso del tutto la sua personalità. È molto interessante vedere le pagine scritte direttamente dal poeta: aveva una grafia ordinata da cui forse si capisce il suo carattere preciso e perseverante. Non faceva molte cancellature: per esempio nell’ultima versione della poesia “L’Infinito” ce n’è solo una.. Entrando nel museo al piano terra si possono osservare da vicino anche oggetti della sua vita, come la culla o un vestito di quando era piccolo: è stato proprio emozionante immergersi per un po’ nella sua vita. Dopo essere stati al museo siamo saliti al primo piano rimanendo “a bocca aperta” per lo stupore: infatti c’era un’enorme scalinata in marmo bianco e alte pareti dipinte … insomma tutto il contrario di ciò che ci si immaginava da un tipo così minuto e chiuso! Studiando poi che il poeta ha letto dodicimila libri, si può pensare <<… e che sarà mai!>>, invece quando si vede coi proprio occhi QUANTI PESANTI VOLUMI ha letto, come li ha classificati, si rimane impressionati! Vedere di persona le stanze in cui molti anni prima aveva studiato ore e ore è tutta un’altra cosa! Una giuda informatissima e molto preparata ci ha spiegato stanza per stanza ciò che vi accadeva dentro, ed è stato emozionante affacciarsi alla finestra da cui Leopardi guardava Silvia, a cui dedicò la famosa poesia che tutti conosciamo a memoria. Io consiglio a tutte le classi di visitare Recanati, anche perché è veramente una cittadina graziosa, antica.. Infine, se si capita in un giorno fortunato, si possono conoscere persino i discendenti di Leopardi!!!! Irene Palmieri 3°I UN GIOCO TANTO DESIDERATO I miei genitori sono sempre stati molto attenti a scegliere i giochi per la Play Station e non mi hanno mai permesso di comperare giochi di contenuto violento o non adatti alla mia età. Sinceramente le occasioni per conoscere alcuni di quei giochi non mi sono mancate, perché i miei amici li hanno e, quando vado a giocare a casa loro, i miei genitori non ci sono…Mi sono sempre piaciuti i giochi di sport, in particolare quelli di calcio (“FIFA” e PES” sono i miei preferiti) e quelli di fantasia come “ Final Fantasy” e “ Kingdom Hearts”, ma quest’anno mi sono appassionato ad un gioco per la Ps3, pensato per ragazzi di diciotto anni, dal titolo “Assasin’s Creed”. Sì, lo so, il titolo non lascia molto spazio all’immaginazione ma, in realtà, si tratta di un gioco ambientato nel tardo Medioevo italiano e nel Rinascimento; il protagonista è Ezio Auditore, fiorentino, che, con l’aiuto di nuove armi create, niente di meno che da Leonardo Da Vinci, affronta una grande varietà di avventure e di missioni per vendicarsi contro chi ha ucciso suo padre e quindi tradito la sua famiglia. Ma come convincere la mia famiglia che, ripeto, per certe cose è sempre stata peggio del “Tribunale dell’inquisizione”, a comperarmi questo gioco? Mia mamma, la più difficile da convincere, mi ha ascoltato con attenzione e, quando ho preso un buon voto nella verifica di grammatica, ha acconsentito e mi ha regalato il gioco in questione. Era molto soddisfatta quando spiando da dietro la porta di camera mia, ha sentito citare i nomi di grandi Papi, del Doge di Venezia e di personaggi storici come Girolamo Savonarola…Un po’ meno quando ha sentito il lessico che, ogni tanto, viene utilizzato da qualche personaggio del gioco, che non è sempre raffinatissimo. MATTEO MUSSONI II H febbraio 2010 Caro diario, Sto affrontando un momento difficile della mia vita, questi tredici anni non sono affatto facili, ma sono convinto che con un po’ di pazienza e qualche buon amico con cui confidarmi passeranno velocemente. Quello che sto affrontando però mi spaventa molto e mi fa sentire uno stano vuoto dentro che non riesco a riempire, come … una fame che non riesco a sfamare, come una sete che non riesco a dissetare. Mi ricordo quando a sei, sette anni pensavo solo a giocare e a divertirmi, non avrei mai immaginato di arrivare in un momento della mia vita nel quale il pensare sarebbe stato più importante del giocare e nel quale ci sarebbe stato un senso un senso di vuoto così intenso. Mi sento sicuro e indeciso, ma per fortuna ho un grandissimo amico con cui confidarmi e siccome sta vivendo anche lui il mio stesso problema, sono sicuro che mi capisce così come io capisco lui. Infatti secondo me se hai un problema e veramente vuoi essere compreso, devi parlare con un tuo coetaneo che possibilmente vive il tuo stesso problema, altrimenti, non verrai mai capito veramente. Non so più chi sono, chi sarò … Dove andrò e cosa farò. Ma non parlo mai di questo argomento con gli adulti perché penso che possano solo peggiorare la situazione, come ad esempio dicendo : “Ma non sono solo questi i problemi della vita, vedrai ! ”- o che non mi capiscano fino in fondo dicendo: - “Come? E’ morto il cane del tuo amico ? ”- che non centra assolutamente niente, o che mi spaventino ancora di più,o che sentirei uscire dalla loro bocca la solita frase: -“Tu studia e vedrai che andrà tutto bene. Ricordati che devi studiare, studiare e ancora studiare.” – Che noia!!!! Se ne parlo con gli adulti quindi la cosa può solo diventare da pesante e difficile a impossibile da superare e imbarazzante. llora mi chiudo in camera mia e come un missile mi lancio dritto dritto nel letto. Accendo la TV e penso che vorrei morire evitando così questa difficile età. Vorrei dei genitori più comprensivi coi quali confidarmi , perché forse un solo amico non basta ma sono io che mi faccio troppi problemi sulle vita. A Elton (il mio amico) una volta ho detto tutti i problemi che secondo me ci sono nella vita e lui mi ha risposto: -“Ma sei andato fuori di testa? Cosa ti sei fumato a scuola? Non ti fare troppi problemi sulla vita vivila e basta!!” A proposito della vita in questo periodo mi chiedo anche se dopo la morte c’è l’ aldilà o se Dio esiste, ma non do a questo argomento troppo peso perché la vita è una e va vissuta al meglio. Comunque a tredici anni sono troppe le domande senza risposta. Come sarebbe la mia vita senza tutti questi enigmi irrisolvibili che mi restano in testa e mi affliggono? Forse è meglio parlarne con qualcuno che mi possa capire veramente. Spengo la televisione,prendo la bici e ti saluto caro diario vado da Elton ! LEYDI MARRA Esiste un destino che non si può modificare? Io non credo che esista un destino come quello narrato dai miti greci sul quale niente e nessuno, perfino Zeus, poteva interagire e dal quale non si poteva scappare . Penso che solo alcuni avvenimenti siano legati al fato e alla fortuna :la vincita ad un gioco d’ azzardo , trovarsi al posto giusto nel momento giusto e le varie casualità della vita. Per il resto sono fermamente convinto che tutto dipenda dalla nostra volontà e che tutto o quasi si possa migliorare. Ad esempio,se un compito in classe va male non dipende dal destino,ma da alcuni fattori ben precisi. I più determinati in questo caso sono : la comprensione dell’argomento ,l’attenzione prestata durante le lezioni,lo studio ,il talento ,l’interesse e ,naturalmente ,un pizzico di fortuna! Un altro fattore importante nella nostra vita, oltre alla volontà, è dato dalla genetica che è in parte casuale , ma stranamente determinante . Dai nostri geni infatti dipendono la bellezza ,la longevità , la salute ,il carattere … Comunque ,al giorno d’ oggi ,anche parte delle caratteristiche genetiche è modificabile e ,se le scoperte scientifiche e la tecnologia procedono di questo passo , il destino rimarrà presto un ricordo legato solo alla mitologia . Leonardo Lavosi ID Io... Io... e Pag 9 TI SENTI SICURO NELLA TUA CITTA’? Il Comune di Rimini si impegna a tutelare tutti i cittadini, senza eccezioni,attraverso progetti quali, per esempio, la campagna “Imparare Sicuri” nata nel gennaio 2003 per sensibilizzare gli studenti delle scuole di tutta Italia; dall’incidente nella scuola di San Giuliano, è scaturito un sondaggio che ha preso in considerazione settanta istituti per indagare sulla sicurezza e sulla preparazione dei ragazzi in merito a questo argomento. Nel rispetto della legge, si controllano le strutture scolastiche, si portano a conoscenza degli studenti i vari rischi e i relativi comportamenti da tenere nell’ambiente scolastico in casi di terremoti o incendi. Rispettando determinate regole, si possono prevenire tanti spiacevoli eventi. Dal 2004 ben mille scuole hanno accettato questa nuova proposta fino ad arrivare anche a noi; e almeno per quanto riguarda il settore scolastico, ci sentiamo tranquilli. Dal punto di vista della sicurezza urbana però non si può stare poi così sereni: di notte come di giorno, si possono incontrare per le strade “soggetti pericolosi” all’angolo della via di una discoteca o sotto i ponti o sulle panchine del parco vicino casa. In un caso recente, una giovane diciottenne alla stazione di Ferrara è stata rapita e minacciata da un delinquente…Ma se succedesse anche a Rimini?! Se accadesse proprio a noi? Non possiamo vivere nell’angoscia… Per non parlare poi della sicurezza sulle strade: molti si mettono al volante dopo aver bevuto alcolici diventando così un pericolo non solo per se stessi, ma anche per le altre persone. Speriamo proprio che i funzionari della Polizia locale, i quali il 25 novembre sono venuti così gentilmente presso la nostra scuola, aumentino e che lo Stato italiano finanzi progetti per la tutela sulle strade per la protezione dei boschi e soprattutto della vita di noi cittadini…una vita messa costantemente a repentaglio da incidenti e spiacevoli eventi causati, il più delle volte, dallo stress e dalla fretta… Chiediamo perciò una maggiore protezione attraverso anche la lotta alla delinquenza e ai crimini, per riportare l’ordine e la serenità. Vorremmo essere liberi di goderci la nostra meravigliosa città… La sicurezza è un nostro diritto! Quindi, ritornando alla domanda iniziale, no, non ci sentiamo del tutto sicuri nella nostra città. Sara Colonnese – Giorgia Sancisi – Filippo Vernocchi II C LA GIOIA DEL PERDONO Come è bello ritrovarsi dopo un litigio!! Riuscire a perdonare una persona non è facile , soprattutto se si viene “feriti dentro” ma , nello stesso tempo , si soffre ancora di più se ci si chiude in se stessi mettendo , davanti ad ogni altro sentimento , l’ orgoglio. Invece, se si pensa a quanto sia importante e meraviglioso andare d’ accordo con gli altri, non è poi cosi difficile perdonare o essere perdonati anche perchè in quel momento si prova davvero una gioia immensa . Io sono sempre stata un tipo piuttosto sensibile e quando ero più bambina anche una parola , magari detta involontariamente da una mia compagna , mi feriva e, invece di chiederle spiegazioni , me ne stavo chiusa in camera aspettando che la mia amica venisse da me pronunciando quella parolina magica che mi avrebbe riaperto il cuore … Il più delle volte non è accaduto ma, crescendo, mi sono resa conto di quanto sia fantastico perdonare o essere perdonati. L’ anno scorso , per esempio , sono venuta a sapere che una mia amica aveva “sparlato” di me e ciò mi aveva ferito tantissimo … Le sono andata a chiedere spiegazioni , ma lei ha risposto che non era vero niente , anche se i suoi occhi DICEVANO il contrario . Per due giorni non ci siamo parlate ed io sono stata veramente male : non volevo più tornare da lei , ma nello stesso tempo mi mancava da morire . Poi un pomeriggio mi si è avvicinata , mi ha preso per mano e mi ha detto:”Non pensavo quello che ho detto, te lo giuro … mi perdoni ?” . Non sono passati neanche due minuti da quelle sue parole che l‘ho abbracciata fortissimo e, in quel momento, mi sono sentita la ragazzina più felice del mondo. Sara Colonnese 2^ C Influenza A : dove non arriva la medicina, …si può provare con lo scongiuro!! In questi giorni siamo angosciati da un problema che incombe su tutta Italia, anzi su tutto il mondo: .l’influenza A h1n1 e anche le nostre famiglie sono molto allarmate .Questa malattia ci riguarda in prima persona perché non è difficile influenzarsi ma ci sono dei piccoli modi per evitarla e per proteggersi . La scuola ha preso subito seri provvedimenti creando cartelloni con semplici istruzioni che ogni alunno deve, o almeno dovrebbe, rispettare: 1. lavati spesso le mani 2. copri la bocca e le mani con un fazzoletto quando starnutisci o tossisci 3. non scambiare oggetti o cibo con i tuoi amici 4. non toccarti bocca, naso e occhi con le mani sporche 5. non stare vicino a chi ha i sintomi Riguardo i morti, spero che il numero non aumenti dato che i medici stanno già intervenendo vaccinando le persone che più sono a rischio. Comunque per ora noi possiamo solo rispettare le regole indicate dalle istituzioni e comunicate dalla televisione, sperando che la medicina trovi sempre più farmaci in grado di salvaguardare la nostra salute. Se così non fosse, vi consigliamo questo scongiuro ideato dai ragazzi di 2^ D. Febbre, febbre fuggi via Porta con te la malattia. Se l’influenza la vedi per via Di che sono da mia zia Se l’incontri al mercato Di che me ne sono andato Se la vedi sotto il letto Di che oggi non l’aspetto!! EDOARDO GORZA III H Come sentirsi grandi su due ruote... Il motorino è l’oggetto del desiderio più ambito dagli adolescenti italiani, è ormai una costante nelle abitudini dei ragazzi che vivono in città: 3 su 4 si spostano su due ruote. Con motorini o macchine ma sempre in compagnia di amici. Per molti, arrivare ai fatidici quattordici anni, significa soprattutto riuscire a coronare il sogno delle due ruote. Col motorino si può andare dove si vuole, ci si sente apprezzati dal resto degli amici, ci si sente grandi, liberi e senza dipendere dai genitori per spostarsi. La cosa più importante è superare l’ esame per il patentino e ma noi adolescenti per ottenerlo siamo disposti a stare anche giorni interi a studiare tutti i quiz possibili, pur di superare la prova e poterlo guidare subito. La richiesta di avere un motorino viene spesso avvertita dai genitori come una spina nel fianco, qualcosa che getta improvvisamente nel panico, qualcosa che, se non avessero ricevuto, sarebbe stato meglio perché avrebbe consentito loro di dormire sonni più tranquilli; alcuni genitori dicono di ”No”… altri tentennano e cercano di rimandare il momento dell’acquisto; altri ancora sostengono che, siccome il motorino si può utilizzare solo d’ estate, è meglio aspettare di prendere la patente per poi acquistare la macchina a 18 anni; Una marca di motorino, o un modello, può accomunare i giovani, facendoli sentire parte di un gruppo, appagando il loro bisogno di appartenenza . I motorini più voluti dai ragazzi sono: Zip Piaggio, MBK Booster Yamaha, moto da cross KTM, Phantom f12 Malaguti e Scarabeo, semplicemente perché la maggior parte di ragazzi adolescenti ha la passione di modificare questi motorini anche se è contro la legge. Si inizia da “cose” banali fino ad arrivare a un motore il triplo potente di quello di prima. casi). Vi è una elevata esposizione al rischio, a causa di comportamenti inadeguati: 3 ragazzi su 10 non attraversano la strada sulle strisce pedonali, 4 giovani su 10 percorrono un incrocio in motorino col semaforo rosso, l’8% dei ragazzi intervistati ammette di non usare mai il casco. Sarebbe molto importante che i ragazzi riflettessero di più sulle conseguenze dei loro errori. Può bastare un momento di disattenzione per distruggere se stessi e gli altri. Quindi prima di salire in sella, bisogna mettere in moto anche il cervello!! Ieri sono andato dal dentista. I miei mi hanno detto: “ E’ un controllo, non aver paura!”. Così sono andato sereno, perché sapevo che la dentista mi avrebbe visitato e basta. Ne’ io ne’ mia mamma però sapevamo che cosa mi sarebbe successo!! Il dentista mi ha infatti guardato e ha detto: “ Giacomo questo dente è da togliere subito, perché impedisce a quelli vicini di spuntare!” Mi sono sentito svenire, mi tremavano le gambe, le mie mani erano diventate fredde e la voce si era fermata in gola. Per un’ora il dentista mi ha spiegato i motivi per cui dovevo toglierlo, ma non mi importava niente. Ad un certo punto si è stancato e anche la mia mamma che, disperata, ha chiamato mio babbo. Il babbo dopo poco tempo è arrivato ma, nonostante le sue rassicurazioni, non ne volevo sapere di toglierlo. Avevo troppa paura del male che avrei sentito. Alla fine mio babbo mi ha dato fiducia e mi ha accompagnato sulla poltrona del dentista. Era una comodissima poltrona, però, appena il dentista si è avvicinato, chiesi aiuto al mio babbo che mi ha preso la mano e mi ha tranquillizzato. Allora il dentista ha messo i guanti e mi ha spalmato una crema anestetizzante sulla gengiva, poi ha preso la siringa e mi ha iniettato delle gocce, sempre in quel punto. Nell’attesa che l’ anestesia facesse effetto, io guardavo le pinze che il dentista aveva già preparato e che mi terrorizzavano. Poco dopo il dentista mi ha detto:” Giacomo adesso proviamo a muoverlo un pochino” Ed io risposto: “ Però piano!” Poi, tutto titubant, ho aperto la bocca e lui ha afferrato il dente e piano piano lo ha tolto. Quasi non me ne sono accorto e così per fortuna tutto è finito. CHRIS III A Giacomo Gnioli 2°H Cavalli Mauro III A IN ATTESA DEL MOTORE Dall’età di 14 anni in su la maggioranza dei ragazzi desidera possedere un motore. Purtroppo spesso vengono sottovalutati tutti gli aspetti che mettono in pericolo la loro vita e un quarto dei giovani italiani non comprende o non interpreta nella maniera corretta il codice stradale. Secondo un sondaggio un terzo dei giovani italiani (13-19 anni), nel corso del 2003, è stato coinvolto in almeno un incidente stradale. In particolare, quasi il 20% dei ragazzi che si spostano nel traffico con ciclomotori e scooter è rimasto vittima di un incidente, e 7 volte su 10 gli infortuni in motorino hanno avuto come conseguenza il ferimento della persona (in particolare, hanno provocato lesioni gravi e invalidanti nel 6,7% dei Che paura … dal dentista !! febbraio 2010 UN CAVALIERE PIOVUTO DAL CIELO C’era una volta, perché ora non c’è più, un famosissimo acrobata conosciuto in tutto il suo paese come il più intelligente equilibrista di tutti i tempi: Rodolfo. Era molto alto , aveva i capelli corti castano chiaro, il naso regolare , la bocca ben modellata da cui uscivano ogni volta frasi molto sensate e corrette. A lui piaceva vestirsi in stile medioevale e ogni giorno cambiava abito per assomigliare sempre di più agli abitanti del paese vicino: Intelligentonia. In quell’epoca esistevano tre città, l’una distante dall’altra 250 km.: - Intelligentonia, dove vivevano i più intelligenti del mondo; - Normalandia, dove abitava la gente normale ( tra cui Rodolfo); Tontolonia, dove si trovavano i più tonti di tutta la terra. Rodolfo si sentiva superiore rispetto ai suoi amici normali e, visto che era un acrobata fantastico, decise di “spararsi” con un cannone fino a Intelligentonia. Purtroppo, per un errore di direzione del cannone, Rodolfo venne si ritrovò nel paese di Tontolonia. Durante il volo Rodolfo era così felice di andare in un paese dove tutti erano intelligenti come lui ma, appena atterrato, si accorse subito che c’era qualcosa che non andava. I muri delle case erano tutti obliqui, le finestre non erano per niente squadrate e gli abitanti non sembravano affatto intelligenti. Questi ultimi , impauriti nel vedere un cavaliere cadere dal cielo, andarono a chiamare il Re che arrivò, tutto affannato. Era un tipo molto basso e cicciottello ed indossava un vestito tutto rosso. Indossava una corona che era più grande della sua testa. - Benvenuto nobile cavaliere nella città di Tontolonia - disse il Re. - Tontolonia!! – pensò Rodolfo – Ecco perché mi sembrava tutto un po’ strano, non sono ad Intelligentonia. Il Re lo condusse subito al suo castello e gli offrì una ricca cena con tantissime prelibatezze. A Rodolfo sembrava un po’ strana tuta quella bella accoglienza, infatti al termine della cena il Re spiegò che “lui” era l’uomo indicato in una vecchia profezia: “UN GIORNO UN UOMO, VENUTO DAL CIELO, AVREBBE SALVATO LA FIGLIA DEL RE TENUTA PRIGIONIERA DA UN MAGO, SUO FRATELLO GEMELLO. Esso era diventato malvagio e voleva, tenendo in ostaggio isabetta, impossessarsi del regno - Rodolfo questa notte dovrai riposare molto perché domani, al sorgere del sole, dovrai andare alla torre di mio fratello e liberare la mia figlia Isabetta. In cambio avrai la possibilità di sposarla – disse il Re. - Ah, dimenticavo, la profezia inoltre dice che dovrai portare con te questo cubo, anche se noi non sappiamo a cosa possa servire. Venne poi accompagnato nella sua stanza per riposarsi , ma Rodolfo, un po’ frastornato, non aveva voglia di dormire e decise di visitare quella strana città. Di nascosto uscì dalla terrazza per esplorare il paese e osservare il comportamento dei suoi abitanti . Per girare per la città tutta la notte, Rodolfo non riuscì a dormire neanche un po’. Arrivata la mattina, stanco e traballante per la notte passata in bianco, fu chiamato dal Re che gli consegnò il cubo e gli indicò la strada che lo avrebbe condotto alla torre. Appena fuori del paese il cavaliere, curioso, cercò di capire che cosa poteva essere quello stano oggetto o cosa potesse contenere. A prima vista gli sembrava molto semplice: c’era uno sportellino che nascondeva un pulsante rosso. Schiacciò il pulsante e non accadde nulla, così Rodolfo pensò che gli abitanti di Tontolonia gli avessero dato una scatola che non serviva a nulla, neanche per ripararsi dal sole cocente! All’improvviso apparve un cappello molto ampio simile a sombrero. Il ragazzo allora capì che quei tonti gli avevano regalato un cubo magico che poteva procurare ogni cosa che pensava. Furbo, pensò ad un cavallo per arrivare prima e senza fatica alla torre, e subito apparve un bianco destriero. - Con questo cubo, liberare la principessa sarà un gioco da ragazzi – pensò Rodolfo. Una volta arrivato alla torre, il mago malvagio apparve a Rodolfo: era il perfetto sosia del re, solo che era vestito di nero e subito dopo scomparve. Il mago gli mandò contro dei guerrieri armati con spada e armatura. Rodolfo schiacciando il pulsante del cubo pensò: - Vorrei che le armature si arrugginissero. Immediatamente i guerrieri si immobilizzarono nel loro abito di ferro e lui potè proseguire la sua impresa. Il mago gli mandò allora incontro una serie di cani inferociti ed affamati. Rodolfo, sempre con l’aiuto del cubo, pensò di far apparire una grossa bistecca per ogni cane ed essi si fermarono a mangiarle. A questo punto pensò che bisognasse punire il mago e, arrivatogli di fronte , con l’aiuto del cubo lo imprigionò in una cella che aveva pareti infinite dalle quali, camminando in ogni direzione, non ne sarebbe mai uscito. Finalmente riuscito nell’impresa, arrivò nella stanza della principessa ma , quando scostò la tenda dal letto dove dormiva e la vide, rimase impressionato dal suo volto e dal suo aspetto, che era tutto meno che bello. Allora Rodolfo prese il cubo e schiacciò il bottone, fece apparire un cannone nel quale si infilò immediatamente e “si sparo”, questa volta con successo, nella città di Intelligentonia. Jacopo Moreschi 1° C Poesie... racconti... recensioni Cosa nasconde quella porta? Sally è una ragazzina di dodici anni, vive a Revon Street con i suoi genitori in una piccola casetta, ha due fratelli più piccoli, uno di nove e l’altro di sette; il più grande si chiama Jack mentre quello piccolo John e le fanno sempre i dispetti. Un giorno Sally decide di uscire e di andare a fare un giro così si dirige verso la casa abbandonata che si trova in fondo alla via. Varca il cancello, sempre aperto, molto emozionata si dirige verso la casa ed entra. Davanti a lei non c’è un semplice corridoio lungo ma …. tre porte, la prima rossa, la seconda blu e la terza bianca. Apre quella rossa e ……addosso a lei cadono migliaia e migliaia di cioccolatini. Spaventata la richiude poi decide di provare anche quella blu ma …… quando la apre cadono migliaia e migliaia di pupazzi. Sallly è sorpresa ma anche un po’ divertita, non avrebbe mai pensato che all’ interno di una brutta e vecchia casa si potessero trovare tante belle cose. Contenta decise di aprire anche l’ ultima porta quella bianca e questa volta non le cadde niente addosso, entrò e ……… iniziò a precipitare in un tunnel bianco che parve interminabile. Quando atterrò si trovo in un mondo misterioso che non conosceva e davanti a lei c’ era un cartello con scritto “qui vivino fate orchi e streghe”. Decise di esplorare questo mondo misterioso, il primo regno che esplorò fu quello delle fate; subito fece amicizia con la regina che le affidò una missione un po’ difficile: ritrovare il “segno della pace”, se non l’avesse portata a termine non avrebbe più potuto tornare a casa! La regina le consegno una pergamena dove c’era scritto il viaggio che avrebbe dovuto intraprendere, e se ne andò. Sally molto presa, ma un po’ spaventata partì per questa avventura. Dopo aver attraversato molte colline si ritrovò nel REGNO DEGLI ORCHI… Sentì qualcuno arrivare, così s’intrufolò in una casa dove abitavano creature sporche e puzzolenti. Si nascose sotto un mobiletto e,a quel punto, pensò che sarebbe stato meglio rimanere a casa al calduc- cio davanti al caminetto, ma ormai era lì e doveva compiere la missione, non si poteva tirare in dietro. Vide subito un baule chiuso da un lucchetto…”la chiave chi l’ aveva?”.Sally comincio a cercarla, la trovò ma…era attaccata alla cintura dell’ orco cos,ì quando si addormentò, zita zitta riuscì a prenderla e ad aprire l’enorme baule…Finalmente trovò quello che cercava, una parte del simbolo, quella con la metà bianca e il cerchio al centro nero…Era felicissima, non durò a lungo perché il baule si richiuse di scatto e l’orco si svegliò. La vide e le corse incontro per schiacciarla sotto quei suoi enormi piedoni, ma finalmente la ragazza fu fuori e si nascose dietro un cespuglio. Arrabbiatissimo non la vide, sbattè la porta dietro di sè, sembrò un tuono!!!!:”Finalmente salva!” sospirò Sally, si mise a correre fino oltre la collina. D’un tratto si trovò davanti un enorme bosco: era il REGNO DELLE STREGHE. Si rimise in cammino, era buio, freddo e c’erano tanti pipistrelli con gli occhi rossi. Vide una casa con la luce accesa così, di nascosto, entrò, ma una strega veloce come un fulmine la trasformò in una scrofa, la rinchiuse in una gabbia e se né andò. Sally vide il Libro delle magie aperto e riuscì a trovare l’incantesimo per uscire dalla gabbia, lo pronunciò e si liberò. Con difficoltà preparò l’antidoto per ritornare una ragazza e, appena lo bevve, vide sopra le lancette dell’orologio una collana con metà del ciondolo, la parte tutta bianca con il pallino al centro nero. Ora li aveva entrambi!! Subito irruppe nella stanza però la strega, ma non ebbe neanche il tempo di farle un altro incantesimo che Sally era già scappata come una freccia. Si diresse dalla Regina delle Fate, le consegnò il simbolo e finalmente tornò a casa attraverso una porta di ghiaccio che era la porta bianca dalla quale era partita. Da quel giorno ebbe la possibilità di tornare, ogni qual volta voleva, in quel fantastico mondo!!! 2^ H Giannini Sofia IL REGALO Mattina del 25 dicembre ore 8.30 Caro diario, sono stanchissimo perché questa notte non ho preso sonno! Non si è ancora svegliato nessuno e mi è già venuta voglia di andare a vedere quanti regali ci sono, ma sembra quasi che io abbia le gambe di piombo e non ho nessuna voglia di alzarmi dal letto. Quando ho fatto la lettera ai miei genitori ho scritto loro di prendermi uno di quei bellissimi video giochi che sono appena usciti. Vabbeh...mi farò forza e andrò a vedere perché la curiosità mi sta uccidendo. Aspettami qui che vado a vedere cosa c’è sotto l’albero e poi te lo racconto. Eccomi!!! Credo di aver visto qualcosa di sottile e rettangolare con su scritto il mio nome che sembra la custodia del nuovo videogioco! Non vedo l’ora che tutti si sveglino per poter scartare quel misterioso pacchetto e togliermi questo enorme dubbio…uff! Stanno dormendo tutti come sassi e il nonno nell’altra camera sta ancora russando, , meglio, barrendo…uff! Probabilmente avrò ricevuto i soliti noiosi regali: vestiti, diari, libri, giocattoli da poppanti o da femminucce. Io quelle lì non le capisco proprio, con tutte le loro Barbie da pettinare e da portare a letto per tenerle accanto quando si dorme e non fare brutti sogni (forse sarà una cosa con il mio video gioco quando andrò a dormire), poi quel tipo di bambola è duro e freddo e non è comodo tenerlo accanto al cuscino come fa mia cugina Lallina (la gallina) o la sua amica Analena (la iena) che mi obbligavano a fare il maritino di Marina (la faina) e a portare a passeggio i bambolotti. Una volta mi hanno beccato i miei compagni di classe mentre andavo in giro con la Sbrodolina in un irritante passeggino rosa con disegnati sopra tanti stupidi cuoricini, fiorellini e orsacchiotti viola, seguito dal club di amiche di mia cugina che si portavano dietro elastici e spallette colorate e borsette cosparse di inutili brillantini. Da quel giorno me lo rinfacciarono per tutta la vita e ancora mi chiamano Cicciobello o Ciccio (nonostante non sia grasso) anche se non ricordano più il suo significato (fortunatamente). Ma adesso torniamo al presente…quando finalmente avrò scartato il mio bellissimo regalo lo farò vedere ai miei amici e li lascerò giocare con quel gioiellino a patto che non mi chiamino più Cicciobello o roba del genere! Caro diario, incrocia le dita e spera che dietro a quella carta colorata ci sia quello che voglio o altrimenti rimarrò un bel bambolotto grassoccio e cicciotello per sempre!!!!!!!!!!! Basta! Non ce la faccio più ad aspettare!!!! Adesso vado a vedere cosa c’è in quel pacchetto. Poi ti racconto tutto questa sera dopo cena e ti disegno anche in una pagina la copertina della scatola del mio bellissimo videogioco per la playstation. Il tuo Jeremy Mentre Jeremy stava staccando il primo pezzetto di nastro adesivo dalla confezione misteriosa sentì una flebile voce che sussurrava dietro di lui: “Troppo impaziente per aspettare, eh?” Jeremy si voltò di scatto con un’espressione colpevole e vide sua madre in piedi accanto allo stipite della porta del salotto in camicia da notte che gli sorrideva tranquilla. Dopo una breve pausa la mamma disse ancora: “Non era meglio se aspettavi anche il papà e il tuo fratellino per scartare i regali?” Jeremy le parlò senza neanche guardarla in faccia: “Mi dispiace mamma, ma sono sveglio da un po’ e non riuscivo a resistere, quindi ho deciso di venire in salotto ed aprire il regalo che stavo aspettando da tempo”. La mamma gli pose nuovamente un’altra domanda: “Era proprio quello il regalo che aspettavi da tanto tempo?”. Jeremi affermò deciso annuendo con la testa e la madre gli rispose solamente con una strana espressione. Jeremy aprì il regalo con gli occhi chiusi e sperò che fosse quello che aveva desiderato poi riaprì le palpebre ed esclamò convinto che fosse ciò che voleva: “S Il mio videog…libro?!” Jeremy aveva un espressione tanto delusa che fece rattristare anche la mamma che cerco di spiegare la situazione: “Scusa amore, ma il gioco che volevi costava troppo e non…” Ma improvvisamente, nel modo più inaspettato possibile, Jeremy saltò addosso alla mamma e la ringraziò mille volte; dopotutto era sempre un regalo che i suoi genitori gli avevano fatto col cuore e a lui bastava così, perché il Natale non è fatto di reali, ma il Natale è stare insieme e volersi bene. Ecco ciò che scrisse la sera del 25 Dicembre: Caro diario, ho scoperto qual era il regalo misterioso e non era proprio quello che volevo io, ma non mi importa perché finalmente ho capito cosa vuol dire Natale. Il tuo Jeremy Pag. 10 LEGGENDE DI NATALE GLI ANIMALI Si dice che allo scoccare della mezzanotte tra il24 e il 25 dicembre, gli animali (in special modo quelli nelle fattorie) acquistino il meraviglioso ed inusuale dono della parola. Ma non tentare di ascoltarli! La leggenda dice che potrete attirare su di voi la sfortuna, la cecità o addirittura la morte se tenterete di spiarli! RUDOLPH, LA RENNA DCON IL NASO ROSSO Una leggenda moderna nata negli USA è quella della nona renna, la storia fu inventata negli uffici della Montgomery Ward ( una grande catena di magazzini americani) nel1939 quando la direzione decise di donare ai propri clienti una nuova favola per Natale che facesse capire che essere diversi poteva essere un pregio. Nacque così Rudolph, la renna “dal grosso naso rosso”, una specie di brutto anatroccolo salvato dall’emarginazione da Babbo Natale. IL PRESEPE Dobbiamo il “nostro” presepe attuale a San Francesco d’Assisi, che nel 1224 decise di creare la prima Natività come era veramente descritta nella Bibbia. Il presepe che San Francesco creò nel paese di Greccio, era fatto di figure intagliate, paglia e animali veri. Il messaggio era diretto, e poteva essere capito e recepito da tutti, ricchi e poveri. La popolarità del presepe di San Francesco crebbe fino ad espandersi in tutto il mondo. In Francia si chiama Crèche, in Germania Krippe, in Spagna e America Latina si chiama Nacimiento, nella Repubblica Ceca si dice Jeslicky, in Brasile si dice Pesebre, e in Costa Rica si dice Portal. IL BASTONCINO DI ZUCCHERO Il bastoncino di zucchero è stato a lungo il simbolo del Natale, con il suo gusto di menta. Perché i bastoncini di zucchero sono bianchi a strisce rosse? La tradizione vuole che fossero inventati da un dolciaio che aveva intenzione di creare un dolce che ricordasse Gesù alle persone. Ecco cosa rappresenta il bastoncino di zucchero: E’ fatto di caramello solido perché Gesù è la solida roccia su cui sono costruite le nostre vite. Al caramello diede la forma di una “J” per Jesus, mentre per altri è la forma di un bastone da pastore, perché Gesù è il nostro pastore. I colori sono stati scelti anche per rappresentare l’importanza di Gesù: il bianco per la purezza e l’assenza di peccato in Gesù, e la larga striscia rossa rappresenta il sangue di Cristo versato per i peccati del mondo. Le strisce rosse sottili rappresentano le strisce lasciate dalle frustate del soldato romano. Il sapore del bastoncino è di menta piperita che è simile all’issopo, pianta aromatica della famiglia della menta usato nel Vecchio Testamento per purificare e sacrificare. Gesù è il puro agnello di Dio venuto a sacrificarsi per i peccati del mondo. LA LEGGENDA DEL PETTIROSSO Un piccolo uccellino marrone divideva la stalla a Betlemme con la Sacra Famiglia. La notte, mentre la famiglia dormiva, notò che il fuoco si stava spegnendo. Così volò giù verso le braci e tenne il fuoco vivo con il movimento delle ali per tutta la notte, per tenere al caldo Gesù Bambino. Al mattino, era stato premiato con un bel petto rosso brillante come simbolo del suo amore per il neonato re. LA LEGGENDA DELLE PALLINE DI VETRO A Betlemme c’era un artista di strada molto povero che non aveva nemmeno un dono per il Bambino Gesù così egli andò da Gesù e fece ciò che sapeva fare meglio, il giocoliere, e lo fece ridere. Questo è il perché ogni anno sull’albero di Natale appendiamo le Palle colorate – per ricordarci delle risate di Gesù Bambino. DEMI DOSSI III H febbraio 2010 UN LIBRO PER RIFLETTERE: Basta guardare il cielo Io ho trovato il libro di Rodman Philbrik “ Basta guardare il cielo” molto interessante perché fa riflettere su cosa siano le vere difficoltà della vita e sull’aiuto che può dare l’amicizia nelle situazioni più svantaggiate. Maxwell Kane e Freak Kevin sono due adolescenti con gravissime patologie psicofisiche. Il primo ha gravi problemi di apprendimento, ed è grande e grosso ( alto 190 cm. C.ca e cresce di un pollice al giorno); il secondo, invece, ha una malattia a causa della quale crescono cervello e il cuore, ma non il resto del corpo. Diventano non solo amici, ma un’unica persona capace di affrontare qualsiasi difficoltà compensando l’uno i deficit dell’altro. Il punto del libro che mi ha lasciato col fiato sospeso è quello in cui si dice proprio che ormai i due protagonisti vivono in simbiosi. Il minuscolo e geniale Kevin riesce a salvare la vita al suo ciclopico amico quando il padre di Max, soprannominato non a caso il Killer Kane, cerca di ucciderlo strozzandolo come aveva fatto con la moglie. E’ qui che Kevin con un fucile ad acqua da 6 galloni con dentro sapone aceto e curry in polvere, spacciandolo per acido solforico (H2SO4), lo spara dritto negli occhi di Killer Kane, lo atterra spaventatissimo e lo costringe così a consegnarsi alla polizia. E’ molto bello anche il punto in cui Toni Blade, uno dei più temuti teppisti della città, dopo la morte di Freak, chiede scusa a Max per tutte le angherie che gli aveva fatto passare. Questo vuol dire che anche la persona più spietata si può pentire di ciò che ha fatto davanti a chi soffre davvero. LEONARDO LAVOSI I D I discorso di Barack Obama agli studenti Abbiamo letto il discorso che recentemente il presidente Barack Obama ha rivolto agli studenti e, secondo me,è molto interessante: infatti, anche se veramente lungo, non si perde nemmeno un attimo la concentrazione. Questo penso dipenda anche dal fatto che Obama non è una di quelle persone che spiegano solo attraverso morali e prediche noiose, ma insegna raccontando fatti reali della sua vita. Egli spiega che ognuno di noi sa far bene qualcosa, ha qualcosa da offrire, ed è nostra responsabilità scoprirlo attraverso l’istruzione, per poi donare agli altri il nostro “talento”. Questo mi ha colpito molto, perché significa che andare a scuola serve non solo a noi, ma anche agli altri e che ogni studente ha un talento e deve sfruttarlo. . Con la frase “non c’è scusa per chi non ci prova”, Obama secondo me vuol dire anche questo, cioè che tocca a noi cambiare le cose e non dobbiamo tirarci indietro davanti alle difficoltà ne’ mollare non solo nello studio, ma anche nella vita di tutti i giorni. Se uno sportivo come Michael Jordan o una scrittrice come J.K.Rowling hanno lavorato sodo per raggiungere il proprio sogno, così ognuno di noi non deve arrendersi alla prima difficoltà . Irene Palmieri 3°I Tale e quale alla famiglia Simpson Sembrerà assurdo,ma io conosco una famiglia identica a quella del famoso cartone dei Simpson; questa famiglia americana l’ho conosciuta quando sono venuti qui a Rimini in vacanza, sapevano tutti parlare italiano perché la madre era italiana. Vi spiego come li ho conosciuti: ero al mare una domenica di luglio e ho incontrato due fratelli (fratello e sorella), con cui ho fatto subito amicizia. Dopo aver giocato, abbiamo parlato di noi e ho scoperto che il ragazzo, di nome Mark, di 12 anni, era un ragazzo molto vivace a cui piace fare scherzi e che a scuola andava malissimo, mentre la sorella Annie , era tutto il contrario, andava bene a scuola ed era la figlia perfetta. Quei due ragazzini ricordavano qualcuno ma non riuscivo a capire chi, ma non pensai più a questo perché conosco molti fratelli del tutto diversi. I due mi invitarono al loro ombrellone, e fu proprio li che, vedendo i loro genitori capii cosa mi ricordavano i due: i fratelli Simpson!! Erano identici anche i loro genitori, il padre per la statura e la testa calva , la madre per i capelli tirati all’insù. Per fortuna non erano blu o sarei svenuta. Per non parlare poi del loro cane, magrissimo proprio come quello dei Simpson. Manca qualcuno? Ah si! La sorellina piccola che aveva il ciuccio rosso come quello della piccola Maggie! Lo so che detto così sembra assurdo e nemmeno io che li ho visti all’inizio potevo crederci, ma è tutto vero, peccato non avere una foto di loro ma non mi sembrava molto educato chiederglielo, no? Di una cosa però sono certa, che non scorderò mai la settimana passata con la famiglia più strana che io abbia mai conosciuto. Elena Samone 2^ H Poesie... racconti... recensioni TI INSEGNERO’ A VOLARE “T insegnerò a volare” di Luciano Nardelli è un libro pubblicato dalla casa editrice Mursia nel 2007. Luciano Nardelli (1944-2006), giornalista triestino, ha inventato storie fin da quando era ragazzo. Appassionato di fantascienza , ha pubblicato molte saghe e novelle e dal 1990 si è specializzato in libri per ragazzi . Questo libro racconta la storia di un ragazzo proveniente da una grande città, che viene mandato in vacanza dallo zio che abita in nuova Caledonia. Virgil (questo era il nome del ragazzo) dovrà abituarsi a vivere senza tecnologie moderne, in un’area incontaminata. In questo intento lo aiuterà una ragazza di nome Estrella , di cui si innamorerà , che gli insegnerà, appunto , a volare, ma non fisicamente, bensì con la fantasia. A complicare le cose ci sono inquietanti esplosioni che minacciano la barriera corallina e gli abitanti delle isole stesse, che vivono di pesca . Una nave sospetta , un gruppo di affaristi senza scrupoli e una ragazza nei guai sono la ricetta per un libro avventuroso ma allo stesso tempo poetico grazie alle numerose descrizioni di quei luoghi splendidi. “Improvvisamente, furono centrati al cono di luce di un potente riflettore, mentre una voce dava l’ allarme . Alla voce umana si aggiunse , presto, quella ben più minacciosa dei fucili” . “ Estrella spalancò le braccia, quasi volesse circondare l’ arcipelago , e protestò. Ma qui hai un mondo intero da scoprire, e dal vivo , non attraverso uno schermo. Qui puoi volare con la fantasia , Virgil!!” “Io non so volare”bofonchiò lui , contrariato, ma cercando di scherzare. “Non sai volare Virgil?! Allora se lo permetti, ti insegnerò io “ “Stavolta Virgil non esitò più. Le circondò le spalle con le braccia e la bacò teneramente sulla fronte Questo libro mi è piaciuto molto non solo perché racconta una storia avventurosa , pieni di colpi di scena e di misteri, ma anche perchè fa ragionare sul senso della vita, analizzando sentimenti e sensazioni . Sembra quasi che l’ autore ti prenda per mano e ti conduca a volare insieme a lui sopra questi paesaggi meravigliosi e incontaminati. lo consiglio a tutti coloro che vogliono imparare a viaggiare con le proprie ali, vivendo un’ avventura appassionante che è anche poesia e pace. Jacopo Pesaresi 1 D L’ultima canzone L’ultima canzone è un libro drammatico molto speciale e veramente commovente, scritto da Nicholas Sparks, uno scrittore conosciuto in tutto il mondo come uno dei più sensibili conoscitore dei sentimenti umani e già autore di numerosi bestsellers da cui sono stati tratti diversi film. La storia sembra un classico da adolescente: Veronica Miller, soprannominata Ronnie, diciassette anni, viene mandata da sua madre a passare l’estate dal padre con cui non parla più da tre anni. Per Ronnie, abituata al caos di New York, passare tre mesi in un piccolo paese sull’oceano sembra l’inizio di un incubo, almeno fino a che non conosce Will.. La trama può sembrare banale, ma intorno al legame tra Ronnie e Will c’è la paura di crescere, i difficili rapporti tra genitori e figli e la passione per la musica. Ronnie così impara che tutto non è come sembra, dal silenzio di Will, dai ricatti di Marcus, un ragazzo che non fa altro che tormentarla, ma soprattutto dalla bugia di suo padre, che la porterà a chiedersi come si può essere così egocentrici da non accorgersi della sua malattia. La musica ha una parte importante nella vicenda, che si concentra in uno dei capitoli più emozionanti, dove Ronnie suona al padre, ormai molto malato, la sua, appunto, ultima canzone. Il libro è davvero toccante, il finale davvero a sorpresa: a mio parere uno dei libri più belli che io abbia mai letto, che mi ha fatto riflettere ed emozionare su come la vita possa cambiare tanto facilmente nel giro di pochi giorni, su come sia difficile crescere con i genitori separati, su come deve essere trovarsi all’improvviso sola al mondo…Da questa storia sarà tratto un bellissimo film, che arriverà in Italia in aprile, con protagonista Miley Cyrus, idolo delle teen-agers di tutto il mondo. Linda Terrafino 3°E UN UOMO DUE PASSIONI Pag. 11 Un buon libro da leggere “L’uomo che piantava gli alberi” Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna avere la fortuna di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l’ idea che la dirige è di una generosità senza pari , se con assoluta certezza non ha mai ricevuto alcuna ricompensa e per di più ha lasciato sul mondo tracce visibili, ci troviamo allora, senza rischio d’errore, di fronte a una personalità indimenticabile. Così inizia il romanzo di Jean Giono intitolato “l’uomo che piantava gli alberi”e scritto con un morale nascosta che fa riflettere le persone su come l nostro pianeta stia cambiando e in che modo si può agire. La casa editrice è Salani Editore. Elzeard Bouffier è un signore gentile e generoso, calmo e tranquillo che è andato a rifugiarsi su una collina vicina a monti e passa la sua vita a riposare,a portare il suo gregge al pascolo e a svolgere un compito che il suo cuore gli ha assegnato. Questo compito è quello di far continuare la vita sul pianeta piantando alberi di ogni genere, prendendosi cura di loro e proteggerli da ogni inconveniente. Un giorno un uomo (interpretato dall’autore) arriva dopo di cammino alla casa di Elzerd e viene ospitato per diverse settimane . L’uomo racconta che stava scappando e che la polizia lo stava cercando per mandarlo insieme agli altri soldati. L’uomo rimane molto con il signore e imparò a vivere come lui rispettando la natura e i suoi frutti. L a polizia quando arriva a casa di Elzèard non trova l’uomo perché si era nascosto nel bosco e dopo diverse ricerche vedendo tutte quelle piante, forse anche secolari, curate dal signore, si dimenticano del loro ricercato e se ne vanno. L’uomo dopo altri giorni riparte perché la sua vita deve andare avanti e promette che andrà a fargli visita. Con il passare degli anni Elzèard diventò vecchio e morì, ma rimase una traccia visibile della sua pazienza e generosità: un bosco rigoglioso che nessuno ancora aveva mai scoperto. Questo libro è consigliato a tutti quelli che hanno piacere di vivere un’esperienza unica nel tempo dei nostri bisnonni dove la vita era molto diversa da adesso, dove la gente lottava per la sopravvivenza cercando di sfuggire alla guerra. A che sceglie questo libro auguro buona lettura . Sara Barroi 2° H IL CALCIO E LA SCRITTURA C’è uno scrittore con il quale sono “cresciuto” e continuo a “crescere”: è LUIGI GARLANDO. L’ho “incontrato” quattro anni fa, in libreria, quando ho comperato il primo libro della lunga serie “Gol”, ora giunta alla quindicesima uscita. Luigi Garlando ama il calcio, è la sua prima grande passione (proprio come me!), ma, diventato più grande, ha scoperto il “divertimento della scrittura” (così lo definisce lui nella sua breve biografia). Oggi è un famoso giornalista sportivo, scrive sulla “Gazzetta dello Sport”, il primo giornale per tutti gli sportivi italiani. Questo giornale si pubblica a Milano, città dove Luigi Garlando è nato e cresciuto. Ha fatto anche l’insegnante di italiano per qualche anno, prima di diventare giornalista: sarebbe proprio mitico avere un insegnante così! Nella biografia, egli sottolinea un aspetto buffo della sua professione: mentre a scuola, come tutti gli insegnanti di questo mondo, ahimè!, dava voti ai suoi studenti, ora li dà ai calciatori e aggiunge: “La differenza è che quando un ragazzino si prendeva un 4 in un tema, non mi telefonava per protestare, mentre quando do un 4 sul giornale a un centroavanti, spesso mi squilla il cellulare …”. Questa estate ho letto un altro libro straordinario scritto sempre da lui: “La vita è una bomba!”. Racconta la storia un po’ triste di un bambino di otto anni, Milan, che, nella guerra di Sarajevo, perde una gamba calpestando una mina; poi si trasferisce a Milano. Questo bambino si accorge che alcune parole del calcio, una delle cose più belle del Mondo, (si pensi a “Una bomba dal limite …” “L’attaccante avanza ed esplode il destro …”) e alcune parole della guerra, sono incredibilmente simili!. Con questo libro Luigi Garlando, nel 2002, ha vinto il Premio “Il battello a vapore” ed è stato finalista al Premio “Bancarellino”. Ora sto quasi terminando la lettura di “Mio papà scrive la guerra” che ho preso in prestito dalla biblioteca della nostra scuola. Inutile dire che anche questo libro è molto emozionante e coinvolgente. Luigi Garlando, ancora oggi, continua a giocare a calcio: organizza tornei e sfide di calcetto con i suoi compagni di lavoro e, come sostiene uno dei protagonisti della serie “Gol”, l’allenatore Gaston, anche lui non perde mai, perché si diverte sempre! Se proprio devo trovare un difetto a questo grande personaggio potrei rivelarvi un aspetto un po’ imbarazzante per me: è un interista sfegatato! Ma … nessuno è perfetto … parola del suo ultramega super fan milanista Matteo. Matteo Mussoni Classe 2° H BELLA DA MORIRE DI LESLEA NEWMAN Mangiare e vomitare è l’attività preferita da Judith Beth Liebowitz una ragazzina di tredici anni che soffre a sua insaputa di bulimia e che sogna di essere la ragazza più magra della classe. Judi racconta le sue avventure, i suoi sentimenti, le sue amicizie soltanto al suo diario che alla fine viene regalato alla mamma. La protagonista continua con questo suo comportamento finché non viene a contatto con la realtà di Nancy Pratt, la ragazza più magra dell’ottava classe (secondo il sistema scolastico americano) che a forza di vomitare perde i sensi e viene ricoverata in ospedale. Questo fatto colpisce profondamente Judith che alla fine decide di smettere di vomitare e per questo si fa aiutare da miss Fiorino, un’esperta di problemi alimentari che aveva in precedenza tenuto in classe un corso sull’anoressia e sulla bulimia. Ho letto questo libro molto velocemente, perché l’argomento trattato mi è sembrato piuttosto interessante quindi… BUONA LETTURA. VITTORI IRENE III A febbraio 2010 COSE STRANE NEL MONDO L’altra settimana, nell’ora di antologia, abbiamo discusso sulla possibilità che esistano altre forme di vita nell’universo oltre a noi. Secondo me è impossibile che in uno spazio così grande ci siamo solo noi esseri umani; qualche anno fa la chiesa era contraria alla scienza, tanto che perseguitò Cartesio che aveva affermato che” le cose non provate non contavano niente e che a tutto ci doveva essere una spiegazione scientifica…” Oggi molto più propenso alle scoperte e alla tecnologia, il Vaticano si sta unendo alla scienza e la invita a cercare nello spazio altre forme di vita. Però, a volte , sorgono dei dubbi sull’esistenza degli alieni al punto che è spontaneo chiedersi : “Perchè non si sono messi in contatto con noi?”. Sicuramente o non gli interessa o non hanno sufficienti capacità tecnologiche per raggiungerci. O racconti... recensioni...letture Dialogo tra una rosa di città e una margherita di campagna Una rosa e una margherita sono insieme a tanti altri fiori e attendono di essere acquistati da qualche cliente in una giornata di pioggia. La rosa si vanta guardandosi allo specchio:-Ehi! Bella rosa,ma quanto sei affascinante sei la creatura più bella che io abbia mai visto!.La margherita si lamenta:-Che bella giornata...La rosa di città mormora:-Sì,se è una bella giornata io sono bella come un maiale.-La margherita di campagna prende in giro:Prima di tutto è un modo di dire e secondo, tu sei veramente bella come un maiale!-La rosa di città rinfaccia:-Senti chi parla!- La margherita di campagna rimprovera:-voi rose di città sapete solo curare l’aspetto fisico,dovete imparare a fare anche altre cose .- La rosa di città chiede con aria sarcastica:Ma sì … Perché voi margherite della povera campagna sapete fare tante cose vero?-La margherita di campagna rispose:-Voi rose di città non siete autonome;deve venire la mammina a mettervi l’acqua nel vaso, mentre noi margherite di campagna ci arrangiamo e resistiamo oppure cerchiamo l’acqua da qualche parte del vaso se è rimasta. La rosa di città farnetica:-L’importante è che io sono più bella di te ed ho più possibilità di essere comprata da questa signora che è appena entrata.-La margherita di campagna controbatte:- Invece sono io ad avere più possibilità di essere comprata perché sono molto meno costosa. La signora sta scegliendo il fiore e sceglie … Una campanula? La rosa di città sgrida:-Ecco,è tutta colpa tua,ha visto la tua brutta faccia ed è scappata via con una campanula!- La margherita di campagna dice:-Stai zitta! E comunque tra i due litiganti il terzo gode no?- La rosa di città grida:- Stai zitta, a me non lo dici!E finiscila con questi modi di dire!- La margherita di campagna riferisce:-Io, cara rosa di città, so tanti modi di dire perché quando ho tempo libero leggo i libri e non spreco il mio tempo guardando la televisione, perciò ho un lessico più ricco del tuo. Proprio in quel momento arrivò una signora che comprò sia la rosa di città sia la margherita di campagna che furono costrette a vivere per sempre insieme nello stesso vaso e a litigare ogni giorno. Terza D LE ALI DI ZEICH sono già qui? Ne abbiamo dei segni? Per quanto riguarda i cerchi nel grano, è stato dimostrato che si possono fare anche tracciando un percorso con dei fili; una cosa che mi lascia più perplessa sono le linee di Nazca, tracciate in Perù sulla Pampa. Il popolo vissuto lì tra il 3° e il 10° secolo , si afferma che fosse troppo arretrato per disegnarli e che ci voleva una direttiva dall’alto per formare delle linee così precise e lunghe chilometri. Questo mi rafforza la convinzione sulla presenza di extraterrestri. L’area 51 è un territorio in Nevada ( USA ) super segreto dove lavorano agenti della NASA. Si è verificato che in un anno vi si sono sperperati 300 miliardi di dollari, sia per mantenere tutti i segreti, sia per congegni super tecnologici. Nel 2003, l’ex presidente degli Stati Uniti d’America Bush, ha voluto mantenere ancora di più segreta l’area 51, prendendo ulteriori misure di sicurezza. Questo atto di Bush non ha fatto altro che incuriosire molte persone già assai sospettose. Io gli alieni non li immagino con le antenne la pelle verde e 200 occhi. Probabilmente non sono esseri uguali a noi, ma magari, tra un po’ di anni, perché no, li potremmo incontrare veramente e stringere legami affettivi di collaborazione con loro! Potremmo lavorare insieme per una “galassia migliore”. “Le Cronache del Mondo Emerso” Questo è un racconto d’avventura- fantastico dove ci sono draghi e altri mostri; è ambientato in un’ epoca passata all’incirca nell’età del Medioevo. Questa storia parla di un Tiranno che vuole dominare il Mondo Emerso. Esso ha già conquistato cinque delle otto terre che lo compongono e una di queste era la terra natale del nostro personaggio principale: Nihal. Essa vede suo padre morire per proteggerla e quindi decide di diventare una guerriera per annientare definitivamente il Tiranno e riportare la pace nel Mondo. Con molta forza d’animo e volontà si imbatterà in tantissimi nemici e numerevoli insidie; conoscerà nuovi amici , scoprirà tantissimi segreti sul suo passato e alla fine si scontrerà con il peggiore nemico mai conosciuto finora. Il lettore sarà sempre coinvolto nella lettura e non avrà mai un attimo di calma; vorrà sempre scoprire quello che succederà nella pagina dopo e quella dopo ancora! Proverà i sentimenti che provano i vari personaggi, gli sembrerà di viverli veramente come se fosse lui il protagonista. Questo libro farà provare a tutti impressionanti emozioni. Lo consiglio vivamente perché fa capire cosa vuol dire combattere per i propri ideali. Giulio Grossi 3°C C’era una volta una giovane puledra bianca che fece due figli. Fin da piccoli li curò, diede loro da mangiare facendoli crescere sani e soprattutto amandoli. Quando furono grandi, la differenza tra di loro era come un oceano: uno era possente, muscoloso e viveva circondato da tante puledrine, mentre l’altro era albino, molto magro e aveva giusto una cosa positiva: era molto dotato per la corsa. Purtroppo era nato con uno zoccolo a metà e quindi non riusciva bene nelle sue esibizioni solitarie nel campo recintato. Una notte qualcosa lo svegliò strappandogli un crine dalla testa e vide un’ immagine sfuocata che, piano piano, cominciò a prendere forma: era la sua povera madre malata, che fin da piccolo lo aveva amato come la sua stessa vita. Prima dell’ultimo saluto, gli diede un amuleto portafortuna e gli disse che se prima di iniziare a galoppare avesse battuto lo zoccolo deformato, si sarebbe trasformato in una furia. Argos, il cavallo più forte del maneggio ascoltò però tutto e si mise a pensare che se avesse rubato l’ amuleto avrebbe vinto qualsiasi corsa al mondo. Nel frattempo Zeich, tra le lacrime, addolorato per la perdita della cara mamma, tentò di correre, battè per tre volte l’amuleto ma si accorse che lo zoccolo era ancora deformato. Provò allora a correre ma non successe niente. Lui voleva sul serio che non fosse tutta una bugia, voleva bene a sua madre e quindi era sicuro che avrebbe funzionato!!! Riprovò e, dopo un po’ ci mise il cuore e tutta la buona voglia che aveva nell’anima per riuscire a vincere contro la sua deformazione. Ad un tratto si accorse che, in un battibaleno, faceva tanti metri e chilometri ! Non credeva fosse vero! Il padrone del maneggio sentì le sue grida di felicità e corse fuori. L’emozione che provò fu come lo schianto di un aereo, si commosse, vide il cavallo bianco al chiarore della luna argentata che correva facendo volare i suoi crini nel vuoto, nell’immensità. All’ inizio credette che fosse Argos, però lui era nero e quindi quello doveva essere Zeich! Era incredulo e così lo lasciò correre e quando si fermò, lo curò, lo lavò, gli diede un pasto decente e lo segnò per i campionati di ippica. Quando Argos sentì ciò, non stava in sé, diventò una belva, un demonio che si sarebbe scatenato sul mondo intero se le cose non fossero cambiate in tutto e per tutto, rendendolo protagonista. Si liberò da tutte le corde e si mise al galoppo verso chi sapeva solo lui: Zeich, il suo povero fratello. Nell’impeto diede una zoccolata al padrone che lo fece cadere nella tinozza dell’ acqua gelida . Zeich gli si avvicinò per aiutarlo, ma Argos gli si scaraventò sopra. Zeich, costretto a ripararsi, alzò lo zoccolo e Argos battè la testa su quest’ultimo; la sua vita si spense lì tra una trave e la tinozza dell’acqua. Zeich non sapeva più chi fosse e per cosa viveva così battè l’amuleto e partì. Corse, corse finchè arrivò da sua madre che però era già morta, così volò fino dove il cielo si confonde con il mare e, dopo aver scavalcato un orizzonte se ne celava un altro. Corse solo per Vanessa, sua madre. Da cavallo infermo , divenne un eroe, e visse per sempre nei cuori di tutti, felice e contento. BURESTA GIACOMO 1° C Pag 12 In un fiore si nasconde la vita C’era una volta una bella bambina che si chiamava Margherita. Era bionda e la mamma tutte le mattine le raccoglieva i lunghi, lisci capelli in due trecce fissate da fermagli a forma di margherita. Il visetto rotondo era punteggiato da lentiggini ed illuminato da due occhi particolarmente espressivi. Nelle vicinanze di casa sua c’era un grande pascolo, detto Pian di Petalo che specialmente in primavera si copriva di margherite. Margherita era una bambina vivacissima, amava correre all’impazzata nel Pian di Petalo senza badare se stava calpestando tutte le margherite. Madre natura, molto gelosa della sua creazione, la stava osservando da un po’ di tempo , dato che la bambina continuava a non curarsi dei fiori,decise di punirla trasformandola in una margherita parlante,perché potesse raccontare la sua storia e servisse d’insegnamento per il rispetto di tutto quello che Lei aveva creato. Di fianco alla casa della fanciulla viveva Elia, bambino scontroso e solitario, allergico ai fiori,in particolare alle margherite. Un giorno Elia che passava intere ore davanti alla finestra a fantasticare,decise di uscire e si diresse verso Pian di Petalo. Immediatamente fu colpito da una margherita particolare, diritta sullo stelo, con grandi petali bianchi punteggiati di rosso, che si distingueva dalle altre. Mentre l’ammirava cominciò a tossire, starnutire, e gli si gonfiarono gli occhi; allora con rabbia strappò la margherita con tutte le radici e la butto in un mucchio di fieno posto ad essiccare e infuriato , borbottò ad alta voce:”Adesso chiamo Cribbio, il drago superbo e maestoso, così ti mangerà e la mia allergia passerà” . Dopo poco sopraggiunse Cribbio,un drago tutto rosso con sfumature più scure sulle ali e sulla coda, ieramente coperto da squame ruvide, coriacee interrotte da una cresta che correva lungo tutta la schiena; aveva una testa gigantesca che mostrava una dentatura acuminata, due terribili occhi gialli ed il naso da cui uscivano dense nuvole grigie. Margherita, impaurita dalle grandi fauci del drago lo implorò :” Perché mi vuoi mangiare, tu che sei carnivoro non sono appetitosa per te, ti potrei lasciare l’amaro in bocca.” Cribbio replicò : “ Ho il colesterolo alto, soffro di bruciori di stomaco e ho l’alito cattivo, mi e’ stata consigliata una dieta vegetariana.” In un battibaleno ingoiò tutta la balla di fieno ed anche la margherita. Passava di lì Fata Solaria che, avendo visto la scena, decise di aiutare Margherita. Estrasse Silvermoon , la sua magnifica spada magica, con cui tagliò la pancia del drago per salvare il fiore, tutto impaurito e sfiorito. La margherita ringraziò tanto calorosamente la fata che incuriosita le domandò:”Ma tu chi sei?” “Io ero una bambina..” rispose il piccolo fiore e raccontò la sua storia. Solaria, commossa dalle sue parole ,decise di restituirle le sembianze umane: “Magicarei, magicarei, fa che ritorni come vuole lei”. In men che non si dica il fiore si trasformò in una bellissima bambina dalla pelle vellutata e i lunghi capelli biondi. La fata, inoltre,che conosceva il buon cuore del drago, pronunciando una strana formula, con la sua spada magica sfiorò la ferita che immediatamente si rimarginò, ogni traccia di sangue sparì e il drago riprese vita. . Dopo l’accaduto Margherita, che era ancora molto spaventata, si recò a casa di Elia e gli disse: “Non ti ricordi di me?” “No, rispose il ragazzino.” “Sono la margherita che tu hai strappato e gettato nel fieno”. Elia non poteva credere alle parole della bambina e, superato lo stupore e l’incredulità del primo momento , strinse con lei una grande amicizia. E vissero amici per sempre. PRIMA I L’inverno Un giorno,né troppo lontano né troppo vicino,in un paese di nome Arcaida,popolato da bambole,arrivò l’inverno. L’inverno arrivò tutto felice pensando che questi abitanti l’avrebbero accolto per bene ma non fu così perché tutti volevano restare sulle spiagge e quindi lo trattarono molto male. L’inverno moto offeso dalle loro parole scappò via e li lasciò alle loro amate spiagge. Passò un mese,due e poi tre e gli abitanti si stancarono di tutto quel caldo. Passò un altro mese e ormai erano a fine dicembre,ma ancora dell’inverno non ce n’era neanche l’ombra. I cittadini sconsolati e ormai sciolti come un budino, non sapevano cosa fare! All’improvviso una bambola di nome Maria Chiara si ricordò dell’offesa che avevano arrecato all’inverno ormai quattro mesi prima…e tutti caddero nello sconforto! Allora un’altra bambola di nome Viola disse:”Dobbiamo andare a cercare l’inverno e supplicarlo di tornare”. I cittadini acconsentirono e partirono subito 5 bambole dal paese( 4 femmine e un maschio). Cammina e cammina la bambola maschio(Andrea) iniziava a non poterne più e quindi ritornò al villaggio. Cammina e cammina ancora due bam- bole femmine si stancano e tornarono indietro. Rimasero solo Viola e Maria che ancora non erano stanche. All’improvviso iniziarono a sentire un dolce venticello fresco e quindi andarono nella sua direzione. Corsero finché non arrivarono al paese di “Meridian”che era tutto ricoperto di neve popolato da principi,principesse e draghi. Appena videro tutta quella neve ci si buttarono sopra a giocarono,finché non videro il povero vecchio inverno seduto sugli scalini di una bottega che piangeva,piangeva e piangeva e ogni sua lacrima diventava una ,montagnetta di neve. Corsero da lui a braccia aperte egridaron:”I nverno,inverno abbiamo bisogno di te,non ne possiamo più di tutto quel caldo,aiutaci per favore!” Il grande e buono inverno accettò e tornò al .loro paese dove si levò in aria e scoppiò facendo cadere su Arcadia neve,neve,e neve. Tutti gli abitanti felici lo applaudirono e da quel momento l’inverno non sembrò più triste e cupo come una volta,ma divento molto più felice e colorato! Maresi Silvia 2H Il più forte ha sempre ragione C’erano una volta un leone , una volpe ed un asino che camminavano insieme parlando di chi tra loro fosse più adatto a governare su tutti gli animali . Diceva la volpe : “Di sicuro sono io la più adatta di tutti voi ,miei cari compagni , a governare sul regno animale perché sono furba ,agile , veloce nella corsa e ,cosa da non sottovalutare ,il mio pelo argentato è veramente stupendo! ” Subito ribatté il leone “E allora cosa dire di me? Forzuto,feroce,potente ,abile nella caccia e nella difesa!Per non parlare poi della mia folta criniera”. Solo l’asino non si pronunciava a proposito perché sapeva che nessuno al cospetto del leone poteva osare vantarsi. La conversazione degenerò in litigio tra il leone e la volpe che ingaggiarono una vera e propria “lotta al trono” e, dopo le parole, si passò alle vie di fatto. La volpe osò addirittura giocarsi la libertà in cambio della corona, se avesse vinto in una lotta all’ultimo sangue. Il duello iniziò, ma la furbastra non riuscì neppure a sferrare il primo colpo che il leone le fu addosso, la azzoppò, la graffiò ripetutamente finchè lei non implorò pietà. La favola insegna che”il più forte ha sempre ragione”. Discutiamone! Leonardo Lavosi I D febbraio 2010 Racconti... Recensioni CORALINE Molti racconti pieni di sorprese iniziano con un trasferimento del protagonista di questi. Dopo tutto è presumibile, visto che di novità in un trasferimento ce ne sono anche troppe: nuovo ambiente, non sai orientarti nella moltitudine di vie, nuova scuola da affrontare, persone estranee e misteriose, le quali ti scrutano con occhietti piccoli e feroci. Ma soprattutto una nuova casa da arredare e da scoprire in tutti i suoi antri. Ecco il perno attorno al quale si intreccia la storia di Coraline, classico esempio del bambino normale: fin troppo curiosa, incapace di stare in silenzio o ferma per un solo minuto, che tortura i genitori con domande asfissianti e monotone. Ma non voglio certo dire che sia una fra tante; no, lei è l’ “ Ulisse “ del 21° secolo, furba e coraggiosa , ma soprattutto in cerca di avventure e misteri. Giornata di pioggia: il giardino è inagibile, i genitori non fanno altro che stare incollati al computer e Coraline è immancabilmente annoiata. “ Non mi resta altro che ispezionare la casa” Tutto normale: bagno, camere da letto, cucina.. tranne per una piccola porta. La curiosità di Coraline è irrefrenabile e, dopo aver visto che la porta non portava da nessuna parte, si scoraggia e arriva la notte; uno strano topolino fa svegliare Coraline che l’attira di nuovo alla porticina la quale stavolta conduce lungo un tunnel scuro. Coraline non resiste e si ritrova davanti a un’altra porta. Il buio la circonda e non le rimane altro che superare la soglia della porta. Non ci può credere. Coraline è certa di essere nel suo salotto,però come se fosse in uno specchio: tutto è rivoltato. Sente un rumore. Con il cuore palpitante, Coraline segue una scia di profumi squisiti: pollo arrosto, patate fritte e pop-corn. Ecco la cucina con la madre della protagonista impegnata nei fornelli; un dubbio nella mente della bambina: “ Mia mamma cucina???” Il mondo si ferma. “ Ben arrivata tesoro.” Non era sua mamma. Sì, è vero, le assomigliava in tutto ma non aveva gli occhi. Al loro posto due lucenti bottoni . Impossibile. “ E tu chi sei?” Il tono di Coraline lasciava trapelare un filo di paura. -Sono l’altra tua madre,sciocca- il tono dell’altra madre da dolce e suadente che era prima adesso si era indurito; lo sguardo della bambina chiedeva spiegazioni-oltre la porta che hai attraversato ci siamo noi, i tuoi VERI genitori. Dicendo così le mise sotto al naso una torta di mele dal gusto delizioso e fragrante, che fece perdere alla bambina quasi i sensi. “ Qui tu puoi fare tutto ciò che vuoi: andare in giardino anche quando piove , sporcarti senza timore di una sgridata, mangiare tutto quello che vuoi quando vuoi. Qui tutto è possibile, piccolina.” Il sogno di tutti eh? Non avere limiti né regole, fare tutto ciò che ci passa per la testa. Ma non è tutto oro quel che luccica e Coraline lo imparerà sulla sua pelle… Decisamente pieno di riflessioni questo libro. Qualcuno potrebbe pensare che sia una lettura da bambini; invece, oltre che mette molta inquietudine e ansia, bisogna capirlo al meglio per assaporarne il vero effetto. È una situazione a tutti conosciuta la noia di alcuni giorni, che portano alla depressione morale, causa di pensieri disordinati e confusi, ad esempio “ devo trovare una novità, qualcosa di interessante.” Bhè, per Coraline arriva, ma si può considerare una buona notizia? All’inizio è tutto rose e fiori: finalmente può comprare quei guanti verdi che le piacevano tanto, può esplorare quando vuole e dove vuole, le aspettano ogni giorno pasti squisiti ma ecco che arriva la svolta. “Se vuoi rimanere qui per sempre, tesoro, ti dobbiamo solo cucire questi bottoni al posto degli occhi. Non fa male, tranquilla” Quel suo mondo di false fantasie si spezza e l’altra madre si mostra per quello che è: una persona non amata che ricorre a mezzi drastici per tenere Coraline con sé. Questa figura fa quasi tenerezza: tutti coloro che l’avevano incontrata erano scappati urlando e lei forse volevo soltanto affetto e attenzione. Ma ormai non era più recuperabile: il suo cuore era rivestito da un’acida lastra di piombo. Allora inizia la parte d’azione: recuperare la sua vecchia vita, tornare nella realtà e cercare sempre di superare sé stessi. Forse tutto questo per far capire a Coraline che i desideri non sono da sprecare con inezie da bambini ma bisogna pensare in grande e al futuro; il tempo dei giochi infantili è giunto al termine e bisogna adattarsi alla vita quotidiana, affrontare i problemi di tutti i giorni con entusiasmo e non rifugiarsi in mondi dove tutto sembra facile e perfetto. Mi sento molto toccata da questa questione, anche se non supero i confini di un’altra dimensione anch’io in questi anni vedo i cambiamenti miei e di chi mi sta attorno e capisco che vanno modificati alcuni rapporti (con le persone, i familiari, gli amici). Si vorrebbe magari un’altra libertà, un’altra considerazione da parte degli altri e forse anche da noi stessi; ma non si cresce in un minuto, non si cambia senza qualche sofferenza, non basta nemmeno essere curiosi per capire come si deve fare. Insomma, come succede a scuola tutto va imparato con pazienza, accettando i blocchi e le sconfitte (e io, qui, faccio davvero fatica e devo proprio convincermi che non dovrei). Infatti, se ci si pensa bene, il bello della vita è superarne gli ostacoli. ELEONORA IANNI III A 1)La teoria Maya prevede che ogni 5125 anni un’era mistica abbia termine e proprio l’era dell’oro, che è quella che noi viviamo, sarà l’ultima vissuta dall’uomo. In ogni era, varie civiltà sono salite al potere ma l’hanno perduto(nell’ultima era ricordiamo i Greci, gli Egiziani, i Romani e ora noi) a causa di guerre o cambiamenti climatici, come sembra essere successo al termine della prima era, l’era dell’acqua,quando una civiltà molto avanzata( si crede possa trattarsi degli abitanti di Atlantide) è stata abbattuta da forti piogge che l’hanno sommersa. Quindi si pensa che la causa della fine del mondo sarà una catastrofe naturale. 2) Secondo la “Teoria dei papi” invece, l’ultimo papa, ovvero il centoundicesimo, quando morirà darà inizio a un susseguirsi di catastrofi divine. Guarda caso, il papa 111 della storia è papa Bene- CHICHITA La porcellina d’india. A Marzo ho adottato un porcellino d’India che era stato abbandonato e ritrovato nel giardino di una famiglia. Questa famiglia non poteva tenerlo perché aveva già molti animali tra cui diversi gatti, così mi sono offerta di accudirlo. L’ho chiamata Chichita, un motivo preciso per il quale le ho dato questo nome non c’è, ma mi piaceva. E’ tutta bianca e molto affettuosa: si fa addirittura accarezzare sul collo come un gatto. Mangia moltissimo, soprattutto frutta e verdura, ma non sdegna anche croccantini e semi. Siccome i porcellini d’India (o cavie) hanno bisogno di spazio, ho dovuto procurarle una gabbia grande a due piani e con una casetta. I primi giorni avevo notato una cosa molto strana: il dispenser dell’acqua era ancora pieno e così anche dopo una settimana. Cominciai a preoccuparmi, ma quando ho fatto una ricerca su Internet per informarmi, ho saputo che a loro bastano i liquidi che assumono con il cibo. Quando non piove porto Chichita di fuori in giardino dentro un recinto dove può co rrere quanto vuole. Io le voglio molto bene e lei mi ricambia con piccoli versi e morsini. Sara Barroi 2 H Il mio cagnolino Milo Io ho un cane che mi hanno regalato ,si chiama Milo ed ha un anno e mezzo. E’ nato il 5 di gennaio. Ha il pelo marroncino con una macchia piccola sul dorso e la coda anch’essa per metà marroncina. Milo è molto agile perché è ancora giovane , è un po’ grasso perché mangia molto.E’ molto buono, specialmente con i bambini però, quando vede un altro cane maschio, abbaia ed io lo sgrido, non deve farlo. Milo ha il brutto vizio di dormire sul divano ma io non voglio perchè lascia molti peli. Quando ero piccola avevo paura dei cani, temevo mi mordessero o corressero dietro. A me piacciono solo i cani piccoli come Milo che, mi hanno assicurato, non crescerà. Vandi Giulia 3° H 8 AMICI DA SALVARE detto XVI che, a seguito del noto discorso tenuto in Germania nel 2006, è stato minacciato di morte da una cellula di AlQuaeda. Si pensa che ciò avverrà nel 2012 e che ciò comporterà la distruzione della città dei sette colli e la conseguente fine del mondo come previsto dalla profezia . 3) La terza ed ultima probabile causa della fine del mondo, potrebbe essere l’avvicinamento del pianeta Nibiru alla nostra stella. Infatti questo pianeta, dall’orbita ellittica, impiega 5000 anni( più o meno gli stessi delle ere dei Maya) a compiere un giro attorno alla sua stella, presumibilmente il sole. Proprio Nibiru sarebbe, secondo i sostenitori di questa teoria, la causa dei cambiamenti della temperatura che il nostro pianeta sta subendo( ciò declasserebbe il problema serra notevolmente) e provocherà una tempesta solare di dimensioni terrificanti. Una bolla di plasma scoppierà accanto alla terra invertendo la polarità dell’elettricità, mandando in tilt il nostro mondo elettronico. Ciò non ucciderà nessuno nell’immediato, ma porterà allo scongelamento delle merci, al blocco delle apparecchiature ospedaliere e al buio assoluto…e proprio come dicevano i Maya a proposito di Atlante: “Il cielo si oscurerà per tre giorni e tre notti intere, e si aprì l’alba di una nuova era”. “La storia di uno straordinario salvataggio di un gruppo di cani da slitta in mezzo al ghiaccio”. Questa è una storia vera accaduta nel 1957. Un gruppo di scienziati e la loro guida durante un’escursione in Antartide nel Polo Sud, vengono sorpresi da una forte tormenta di neve. Grazie all’intelligenza degli otto cani che trainavano la slitta, i ricercatori riescono ad arrivare al rifugio: sono quasi congelati ma vivi. Dovevano tornare subito in città perché ormai le condizioni del tempo erano bruttissime. Sull’elicottero però c’è posto solo per gli uomini, non per i cani: sarebbero tornati a riprenderli il giorno dopo! Purtroppo il tempo peggiora di ora in ora, di giorno in giorno; non ci sono mai le condizioni favorevoli per poter andare a salvare i cani e i mesi stanno passando … Intanto i piccoli amici riescono a sopravvivere al brutto inverno da soli cacciando qualche preda e aiutandosi a vicenda come in una famiglia. La guida insieme agli scienziati, che erano stati salvati dagli Husky, fanno di tutto per poter tornare in Antartide a recuperare gli “amici”! solo all’inizio della primavera riescono a raggiungere il polo sud con la speranza di trovare gli otto cani ancora vivi …! Appena arrivati al rifugio, vedono il corpo senza vita di uno di loro e subito la guida si rattrista: pensa di non essere arrivato in tempo! Anche gli altri scienziati sono pessimisti però si chiedono dove sono finiti gli altri sette cani. All’improvviso alcuni degli Husky corrono in contro ai loro “padroni” e tutti fanno festa. Il più giovane dei cani, prima di salire sul “gatto delle nevi” che lo avrebbero portato in salvo, indica alla sua guida il corpo di un altro Husky che, purtroppo, non ce l’ha …, ma riesce ad individuare anche un cane ferito gravemente che gli scienziati riescono a salvare. Ritornano così tutti a casa. I ricercatori sono riusciti nella loro difficilissima impresa. Molto bravi ed intelligenti anche i cani che sono sopravvissuti al difficile inverno. Questa è una bellissima storia d’amore tra animali e uomini. Taddei Matteo 3° A ELISA SERRAU III H Tra scienza e fantascienza Chi non ha mai sentito parlare della profezia Maya relativa alla fine del mondo prevista il 21-122012? Sicuramente tutti sanno che varie teorie spacciano per certe la nostra fine… Ma riassumiamo i punti(o per meglio dire gli elementi) che ci portano a dire che il 21\12\2012 il mondo terminerà: Amici Animali Pag 13 L’acquario di Genova Qualche settimana fa sono andato a visitarlo con la mia famiglia e posso dire che merita. Io sono affascinato dal mondo marino e vedere questi grandi acquari dove sono riprodotti i fondali marini del Mediterraneo, dell’Adriatico e degli Oceani fa rimanere a bocca aperta. C’erano pesci diversi, alcuni molto strani, e anche molte specie protette, perché in via d’estinzione. Alcuni pesci facevano paura solo a vederli, come i diversi tipi di squali, ma c’erano anche i simpatici delfini e i pinguini che venivano vicino al vetro per farsi vedere. Una vasca che mi è piaciuta molto è stata quella “tattile”, dove è possibile accarezzare delicatamente le razze .Il loro dorso è ruvido e si muovono nell’acqua come se volassero. Si avvicinano alle mani della gente tenendo il loro muso appuntito fuori dall’acqua ; ti fa un po’ paura all’inizio, ma poi passa perché sono buone se si è delicati e non si toccano vicino agli occhi . Inoltre ho visto due Lamantini, che sono mammiferi che appartengono all’ordine dei Sirenidi . Sono protetti proprio perché sono in via d’estinzione. Nonostante la loro dimensione, sono animali pacifici, erbivori e si muovono molto lentamente, a guardarli danno l’impressione che si muovano a rallentatore. Oltre all’ acquario ho visto la foresta dei Colibrì, uccelli che vivono nelle zone tropicali. Anche loro sono in via d’estinzione ed hanno la caratteristica di muovere le mani così velocemente che possono anche stare fermi in un punto bevendo da alcuni contenitori appesi. Un’altra attrazione che consiglio di visitare è il museo del mare , un edificio di alcuni piani dove viene raccontata la storia del porto di Genova e delle varie imbarcazioni. Dentro una grande stanza è stata costruita Galea come quella di un tempo dove i marinai erano tenuti come schiavi e vivevano sulla barca incatenati ai remi. Un’altra cosa fantastica è la caravella di Cristoforo Colombo con una gigantesca statua del dio Nettuno sulla prua che fa quasi impressione. E’ stata una gita stupenda che non dimenticherò mai. GIACOMO GNOLI 2° H Una buona notizia SONO TORNATI I GRIFONI I grifoni sono tornati nel parco dei Nebrodi in Sicilia: erano stati sterminati nel ’60 della “strictina “,un potente veleno sparso nel parco degli allevatori per uccidere le volpi .Nel 2000 erano stati introdotti 10 esemplari provenienti dalla Spagna e oggi si contano 50 grifoni ,il numero minimo perché questo specie possa riprodursi ed essere considerata vitale. Questi affascinanti avvoltoi, con apertura alare di ben tre metri ,sono capaci di percorrere centinaia di Km e sono chiamati “spazzini” perché si nutrono di carogne. Garantiscono così la pulizia del territorio ,eliminando le carcasse (corpi ) Merli Fabio I C IL MIO CANE SISSI Solo 6 anni fa nacque la mia cagnolina Sissi,era solo un batuffolo peloso di colore marroncinobianco e voleva sempre dormire dentro casa o peggio sul divano. Quando io invito amici a casa, lei abbaia a perdifiato per mettergli paura nonostante sia una cagnolina di piccola taglia. Sissi ha un po’ di difetti ma, nonostante tutto, resta il batuffolo peloso di sempre. Ogni settimana le faccio il bagno e lei si lamenta emettendo un verso di tipo” mmm…” poi, scuotendosi, mi fa la doccia. Emanuele De Luca 2C Una visita al canile Un giorno sono andata al canile per prendere quello che poi sarebbe stato il mio gatto. All’inizio feci un giro per tutta la struttura e vidi tantissimi cani anche di razza ma, sfortunatamente, troppo anziani perché qualcuno li adottasse. Il problema non era solo l’età, ma anche come erano ridotti, non per la pulizia ma per le ferite; ad un cane mancava addirittura il pelo sulla testa perché delle persone gli avevano dato fuoco. Dopo aver girato intorno alle gabbie dei cani andai a visitare quelle dei gatti. Erano tutti bellissimi e teneri , ma alla fine riuscii a scegliere quello che sarebbe stato mio. Nonostante la felicità per il gatto che avevo preso, ero triste per gli altri cento cani e gatti che erano rimasti là e la domanda che mi ponevo era “Che fine faranno”? LAURA BALENA III H SPOR T § SPOR T SPORT SPORT febbraio 2010 Il saggio di Natale di danza Mercoledì 23 dicembre,alle 14.00, ero già a teatro per fare le prove di danza, perché quella sera ci sarebbe stato il saggio di Natale. Io, nella scuola di mia mamma, pratico tutte le attività:danza classica, moderna, hip-hop,danza contemporanea,canto e teatro e quindi quel pomeriggio avrei dovuto faticare molto. Il saggio iniziava alle 21.00 e quindi alle 20.30 eravamo già tutti pronti :vestiti ,truccati ed emozionatissimi. Io e una mia amica dovevamo ballare dopo tre coreografie di altri corsi. Finito il primo balletto che dovevamo fare mi preparai per il “passo a due” con un bambino si nome Pietro e qui successe un vero disastro! Quando tutti i riflettori puntarono su di me e la music a party,incominciammo a ballare,ma subito sentii che il regista aveva sbagliato melodia e così con una piccola corsetta,uscii dal palco. Rientrata in scena mi misi in posa sotto i riflettori ancora spenti. Quando ripartii la musica rincominciai a ballare fino a che il laccetto del mio costume non si slacciò e,così terrorizzata,scappai per la seconda volta dietro le quinte. Ammetto che lacrime le ho fatte, pensavo di aver farro per due volte una brutta figura. La terza volta mi sentivo carica e così mi impegnai e finito il balletto, tutti mi applaudirono. Di danza classica ho fatto l’ultimo balletto insieme alle mie compagne e, finito questo,c’era la pausa per cambiarsi completamente i costumi di scena. Dopo l’intervallo incominciò la parte dedicata alla recitazione e al canto: recitai alcune battute tratte dall’opera “Parrucca di Mozart” e cantai delle canzoni. Subito dopo ballai alcuni pezzi di moderno,contemporaneo e hip-hop. Finiti questi ci preparammo tutti per l’inchino finale e così terminò il nostro spettacolo. Alla fine mi senti molto orgogliosa di me e di tutti i miei amici . nei giorni successivi mi arrabbiai perche tutti mi venivano a ricordare quando il laccetto del mio vestito si era slacciato,mandandomi su tutte le furie. Martina Pini 1° C IL WUSHU Il Wushu è un’ arte marziale cinese. Veniva praticata sin dall’ antichità e con il tempo si è sviluppata sempre di più anche a causa delle guerre, per diventare sempre più abili nei combattimenti. Infatti la parola “wushu” significa “arte delle guerra”e raggruppa tutte le arti marziali cinesi. Questo sport si è sviluppato soprattutto nei monasteri dove si usavano per la difesa personale e si tramandava di padre in figlio o da maestro ad allievo. Il Wushu non è solo combattimenti, ma è un insieme di spiritualità e forza. In Italia non è uno sport molto conosciuto ed è chiamato Kung Fu, che significa “lavoro duro”. Dentro il Wushu ci sono diversi stili: mano nuda, forme con le armi, forme degli animali… Io pratico questo sport da quando avevo tre anni anzi, ho sempre vissuto in questa atmosfera, perché mia mamma è la mia insegnante. Pratico diversi stili:2 forme con la spada,1 forma con il bastone, lancia,3 forme a mano nuda,2 combattimenti, e tante altre forme…. Ho fatto diversi campionati regionali, nazionali, e una volta ho anche vinto la medaglia d’oro e argento nel torneo mondiale. Qualche mese fa mi sono rotta il polso proprio mentre stavo facendo Wushu, oggi ,dopo circa due mesi e mezzo senza fare nessuna attività motoria, sono rientrata finalmente in palestr: ! Mi sono passati davanti agli occhi tutti i ricordi dei momenti che ho passato in quella palestra, come se mi fossi assentata per una vita… Anche se non ne avevo motivo, mi sentivo esclusa: il maestro sembrava che io fossi invisibile. Ho fatto riscaldamento e gli altri mi guardavano in modo strano, io mi sentivo come un pesce fuori d’ acqua….ero molto più debole e meno sciolta dell’ ultima volta che mi ero allenata, però ero comunque la più brava del gruppo (come sempre). Prima ero l’unica a fare la spada, mentre ora ogni persona aveva la propria arma, e mia mamma e l’altro maestro li correggevano, insegnando…mentre io ero abituata a essere sempre al centro dell’ attenzione, la mascot del gruppo,…ma le cose in palestra erano certamente cambiate. Mentre mi allenavo, non sentivo l’adrenalina scorrermi nelle vene come una volta, ero stanca, non ero più abituata ad allenarmi e questo mi scocciava. Sto scrivendo come se fosse passato tantissimo tempo, mentre sono solo passati due mesi. (...) A me piace questo sport perché per ottenere grandi risultati, bisogna faticare, fare sacrifici, ma quando si ottiene ciò che si desidera si prova un grande orgoglio. Soprattutto quando devo fare delle gare importanti dove ci sono tanti atleti che vengono a battersi con e contro di me, anche se vinco l’argento, non mi accontento. Prima della gara, assumo una concentrazione che non ci si può neanche immaginare: mi preparo provando e riprovando le forme con cui mi devo esibire fino allo sfinimento, esco dalla porta sul retro dello stadio dove c’è un campo, lì riesco a concentrarmi al massimo: chiudo gli occhi e mi ripeto che li devo stendere tutti, anche se alcuni pensano che non è lo spirito giusto, ma è l’unico modo per arrivare sul tappeto sicura, senza dubbi, determinata e pronta a vincere. Valentina Ugolini 1° C Il pattinaggio Ciao a tutti mi chiamo Silvia Maresi e vi volevo raccontare della mia passioni: il pattinaggio! Ho iniziato a pattinare a 8 anni e mezzo, molto tardi per diventare pattinatrice agonistica, ma per fortuna mi hanno “passata” lo stesso dopo poco tempo nel “preagonismo”. Dopo essere stata per qualche mese nel “preagonismo C” mi hanno passata nell’ “agonismo B” dove sono adesso. Il mio è uno sport serio… visto che lo pratico al livello agonistico e per molte ore: 10 alla settimana. Quando faccio il “doppio flip” mi sembra di volare e quando faccio l’arrivo è bellissimo… la stessa cosa vale per quando faccio le trottole. Al pattinaggio ci sono le mie migliori amiche… quelle che mi hanno visto raggiungere i miei risultati e mi hanno consolato quando piangevo e non sono mai in competizione con me… ma soprattutto quelle che ogni giorno mi fanno capire chi sono e mi fanno ringraziare il cielo per averle incontrate! Grazie pattinaggio per questa meravigliosa avventura che mi stai facendo vivere…sei la mia vita. Maresi Silvia 2H NON SEMPRE LO SPORT E’ CORRETTO Ultimamente i tifosi di squadre avversarie cantano dei cori razzisti contro il giocatore italiano , di colore, dell’Inter. Queste persone (?) mirano al punto dolente, cioè il colore della carnagione di questo giovane fuoriclasse italiano che è riuscito ad incidere su partite importanti come ad esempio in Champions league contro la Dinamo Kiev. In questa occasione l’Inter perdeva per 1-0 e, con l’entrata di Balotetelli nel secondo tempo, si è ravvivato l’attacco interista fino allora spento, con la conseguente vittoria della squadra milanese.. Prima della partita Inter- Juventus il compagno di squadra di Mario, nonché capitano, Javier Zanetti ha dichiarato apertamente che avrebbe chiesto personalmente all’arbitro di sospendere la partita se i tifosi juventini avessero preso in giro Balotelli con cori razzisti I tifosi dell’Inter, da parte loro, nel pre-partita hanno esposto uno striscione che difendeva il loro beniamino e che diceva: “ Meglio neri che bianco-neri”. Questo è stato un grande atto di affetto nei confronti di Balotelli. Noi speriamo che i tifosi di squadre avversarie non usino più pretesti per questi cori che criminalizzano le persone solo per il colore della loro pelle, sporcando quello che dovrebbe essere uno sport popolare dove grandi e bambini si incontrano e divertono serenamente. Alberto Tamburini 3° A Pag.14 LUCI ED OMBRE SULLA MIA PASSIONE LA GINNASTICA ARTISTICA. La ginnastica artistica è uno sport che mi ha appassionata fin da quando avevo 7 anni. Ho cominciato dal nulla ed ora sono nella squadra agonistica. Mi piace, ma faccio molta fatica, perché ci sono tre ore e mezza di allenamento tutti i giorni! Provare, riprovare, cadere, rialzarsi … quando non riesco a fare le cose, mi verrebbe da prendere e andare via. Ci sono poi i miei istruttori, che mi aiutano nelle difficoltà nuove, ma mi sgridano quando mi blocco e ho paura di provare qualcosa che avevo già imparato da tempo. Mi viene rabbia, perché per me è una difficoltà immensa e loro dicono che “è facile”. Quando però acquisto coraggio e imparo a cadere in piedi, mi sento bene, con la voglia di andare avanti ed aggiungere ai miei esercizi “elementi nuovi”. Poi ci sono le mie compagne di squadra. E’ bello ogni giorno vederle e fare allenamento con loro, chiacchierare e a volte criticare gli istruttori, ma quando arriviamo in gara la tensione sale al massi- IL CAMP NOU Lo stadio di Barcellona: lo stadio più grande d’Europa. Lo stadio di Barcellona, chiamato Camp Nou è il più grande d’Europa e dopo il Maracanà a Rio de Janeiro è il più grande del mondo. Dentro lo stadio ci sono gli spogliatoi, dove ci sono armadietti numerati con scritto il numero del giocatore, una cappella dove i giocatori pregano prima di entrare in campo, una gigantesca sala dove si trovano i telecronisti, la sala stampa e per i grandi tifosi il gigantesco negozio. Il Camp Nou oltre a essere un grandissimo e bellissimo stadio è anche un museo di 3500 metri quadrati e ospita più di 1.500.000 visitatori l’anno; mo. Tutto comincia la settimana prima, quando gli istruttori cominciano ad agitarsi e a pretendere sempre di più. Gli ultimi giorni poi sono incandescenti: la trave si incendia, le parallele si aggrovigliano, il volteggio rincorre, il corpo libero diventa un “mattone”. Il tempo è d’oro, ma di tempo per l’allenamento non ce n’è più. Arriva il giorno della gara: tensione, paura di sbagliare; sono in gioco mesi e mesi di sudore e fatiche. E’ sufficiente un piccolo errore per farci scivolare in fondo alla classifica. Ogni tanto mi verrebbe voglia di mollare tutto, ma lasciare le mie amiche è impossibile e poi ... con tutta la fatica che ho fatto non ne vale la pena!!! Alla fin fine ogni gara è una soddisfazione, ogni medaglia il ricordo di una gara, ogni ricordo un momento felice, vissuto intensamente Lisa Petroncini I°C e al suo interno si può ammirare per esempio il pallone più vecchio da quando la squadra del Barcellona ha incominciato a giocare. La cosa più bella di questo stadio è una parete a vetrata con tutti i trofei che la squadra ha vinto. Sulla parete delle gradinate c’è scritto “me que un club” che vuol dire “più di un club” perché per gli spagnoli lo stadio è come una grande famiglia. Nella cappella si trova la prima pietra dello stadio, benedetta da papa Giovanni Paolo II (papa Wojtila). Nessuno stadio in Europa ha la possibilità di ospitare così tanti tifosi: quasi 110.000. Nella sua storia il CAMP NOU è stato lo scenario di grandi eventi: i mondiali del 1982, le Olimpiadi del 1992 e la Champions League. Massimiliano Barrella II H.