L’ECONOMIA raccontata ai bambini
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Gellindo Ghiandedoro
e il cattivo consigliere
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All’alba
Adesso che possedeva la bellezza di ottantacinque euro, Gellindo
Ghiande­doro si sentiva lo scoiattolo più ricco del mondo, e forse lo era,
anche!
– Ma lo sapete, voi, quante cose si possono fare, con la bellezza di
ottantacinque euro? – esclamò Gellindo, correndo a svegliare poco dopo
l’alba gli spaventapasseri Lingualunga e Chiomadoro, che stavano an­
cora dormendo dopo i festeggiamenti per il compleanno del loro amico
Pagliafresca.
Lingualunga, uno stupendo spaventapasseri vestito con un lungo cap­
potto nero, un cappello di paglia dalle larghe falde e un’allegra camicia
a quadri bianchi e rossi, di solito non si sarebbe lasciato sfuggire l’occa­
sione per una bella battuta del tipo “…Be’, dalli pure a me e vedrai che
cosa ci faccio, con tutti i tuoi soldi!”. Quella mattina, però…
– Uaaaauuummmm! – sbadigliò stiracchiando le lunghe braccia infilate
nelle maniche di quel cappottone nero come la notte. – Cosa? Chi sta
parlando? Ah sei tu, Gellindo… ma perché mi hai svegliato?
Chiomadoro, invece, una spaventapasseri che si distingueva da lontano
per una vaporosa e lunga chioma di paglia secca, aprì a fatica gli oc­
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chietti, vide a malapena nella nebbia del primissimo mattino lo scoiattolo
accoccolato vicino al bastone che serviva a tenerla piantata in mezzo al
campo coltivato a patate e borbottò mezza addormentata:
– Gellindo, ma lo sai che fine ti faccio fare, se trovo la forza di staccare
il mio bastone da terra? Ti rincorro fino al Bosco delle Venti Querce e ti
obbligo a rinchiuderti nella tua tana fino a stasera a mezzanotte! Vattene
e lasciaci dormire, te ne prego!
– Prima, però, dovete dirmi che cosa posso fare con la bellezza di
ottan­tacinque euro che mi ritrovo! – insistette testardo lo sco­iat­to­lino,
che stringeva tra le zampette un bel fascio di banconote. Quel tesoretto
era ciò che rimaneva dei cento euro ricevuti dal gioielliere in cambio
di una preziosa ghianda d’oro: con quindici euro Gellindo aveva
a sua volta comprato la pipa finta data in regalo a Pagliafresca,
e con il resto…
– Ottantacinque euro sono sempre ottantacinque euro,
sapete? Voi cosa ne fareste?
Così, tanto per farlo star zitto una buona volta e per vede­
re se, poi, era possibile riprendere a dormire, Lingualunga
buttò lì un’idea.
– Perché non vai alla latteria del villaggio a far colazione?
Ottanta­cinque euro dovrebbero bastarti…
– Che bella idea – esclamò Gellindo saltando sul muretto
dell’orto. – Ho proprio il pancino che brontola per la fame… Grazie,
Lingualunga, ero certo che potevo fidarmi di te, amico mio!
Lo scoiattolo dalla lunga coda rossiccia e morbida squittì felice e
scappò via.
In latteria
Casoletta era la spaventapasseri che teneva aperta ogni giorno la latteria
del villaggio: era lei che raccoglieva il latte nelle bottiglie, che impi­lava
le forme di formaggio fresco e stagionato sugli scaffali e che preparava
cappuccini e cioccolate bollenti, in cui intingere deliziose brioches con
l’uvetta passa e la marmellata di ciliegie.
– Voglio quattro cioccolate e sedici brioches – ordinò Gellindo
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Ghian­dedoro entrando in latteria. – Ho una fame che mangerei un’intera
fabbrica di pasticcini, io!
– Ecco qua le cioccolate e le brioches… Fanno venticinque euro, disse
Casoletta servendo in tavola tutto quel ben di dio.
– Solo venticinque euro? – esclamò Gellindo, afferrando la pasterella
in cima alla montagnola. – Ma io ne ho ottan­ta­cinque, da spendere alla
latteria: me lo ha detto Lingualunga! Cosa posso comprarci, ancora?
Proprio in quell’istante passò di lì saltellando Palostorto, uno spaven­
tapasseri che aveva la sfortuna di esser piantato proprio in cima ad un
palo tutto sghembo, che lo obbligava a mille faticosi equilibrismi per
restare in piedi.
– Ehilà, Palostorto – urlò lo scoiattolo dalla latteria, – entra,
vieni qui con me… E vieni anche tu, Empedocle, che vi offro
la colazione! – strillò ancor di più, per richiamare l’attenzione
dello spaventapasseri più vecchio e sordo dell’intero villag­
gio.
– Eh? Cosa dici? – disse Empedocle, entrando in latteria
e sedendosi al tavolo di Gellindo. – Devo darti una lezione?
E di che cosa? Matematica… geometria… una lezione di
storia?…
– No! Ho detto colazione, co-la-zio-ne! Ordinate pure quel
che volete, voi due: oggi pago io con i miei ottantacinque euro!
Anche tu, Casoletta: se vuoi servirti…
– Io ho già mangiato, grazie… – rispose la spaventapasseri, mettendo
in tavola altre brioches e cioccolate fumanti. – Ma perché devi spenderli
tutti, quegli ottantacinque euro? Stai facendo una scommessa, oppure è
un nuovo sport?
– No, ma che scommessa e quale sport – rispose Gellindo con la bocca
piena e la cioccolata che gli gocciolava sul mento. – È che ieri ho ven­
duto una delle mie ghiande d’oro, sai quelle che conservo nel magazzino
numero “Quattro”, su, al Bosco delle Venti Querce? Bene: dopo aver
comprato il regalo per Pagliafresca, mi ritrovo ancora con tutti questi
soldi e, per spenderli, Lingualunga mi ha consigliato di venire da te, a
far colazione in latteria… Ehi, Pagliafresca! Ecco il festeggiato… Ciao,
vieni dentro anche tu, anzi: soprattutto tu! La festa di compleanno non è
finita: accomodati e ordina quel che vuoi, oggi pago io!
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Fu così che, verso metà mattina, dopo che dalla latteria erano passati
quasi tutti gli spaventapasseri del villaggio…
– Gellindo, – sussurrò Casoletta in un orecchio allo scoiattolo, – fino
ad ora hai speso centocinque euro. Tutto in cioccolate e brioches. Sic­
come ho sentito che di euro ne hai solo ottantacinque, volevo avvisarti
che…
– Centocinque euro? – urlò Gellindo balzando giù dalla sedia. – Fer­
mi! Tutti fermi, mi raccomando. Pagliafresca, giù la brioche che hai in
mano e metti via quella tazza di cioccolato. Anche tu, Empedocle: mi
dispiace, ma i soldi sono terminati! Ecco qui, Casoletta: questi sono
ottantacinque euro… Gli altri venti te li porto… ehm… stasera o
domani mattina…
Fu così che, nel breve volgere di una colazione, Gellindo
tornò ad essere “povero” come prima, senza il becco d’un
quattrino. Anzi: adesso aveva anche un debito di venti euro,
cosa che non gli era mai capitata!
Casoletta fu brava, quella volta. “Non preoccuparti, mi
pagherai il resto quando avrai un po’ di soldi, sta’ tranquillo.
Tanto, mica scappi, vero?”.
Era umiliante, però, dover dire agli amici invitati a far co­
lazione assieme, che le brioches dovevano tornare al loro posto
e che di cioccolata calda e dolce non ce n’era più per nessuno.
Gellindo Ghiandedoro salutò tutti e tornò piano piano a casa, immerso
nei pensieri più tristi che mai avesse avuto per la testa.
Finché non s’imbatté in Candeloro, lo spaventapasseri “pestifero” del
villaggio. E questa storia prese una brutta piega!
Candeloro
Aveva due occhi furbi e cattivelli, Candeloro, e portava ben schiacciato
in testa un basco messo di traverso che era dello stesso colore rosso del
fazzolettone annodato attorno al collo. Era uno spaventapasseri male­
ducato e scontroso, sempre in lite con qualcuno e pronto a rubacchiare
quel che gli capitava a portata di mano. Viveva sul limitare del villaggio,
piantato in un orto che in verità era un pezzo di terra arida e incolta: nes­
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suno sapeva da dove venisse, che lavoro facesse e perché fosse sempre
così astioso e rabbioso con tutti.
– Ehilà, Gellindo – sibilò feroce Candeloro, quando lo scoiattolo passò
accanto all’orto senza verdura.
– Ciao, Candeloro – rispose l’altro senza fermarsi.
– Che fretta, hai, questa mattina! Stai tornando a casa con le pive nel
sacco, vero?
– Pive? Quali pive?
– Le pive dei centocinque euro di brioches e di cappuccini che hai
gettato al vento in latteria, stamattina. Sono quelle, le pive che adesso
stai riportando nella tua tana, vero?
– Senti Candeloro – esclamò Gellindo fermandosi un attimo,
– oggi non è giornata, va bene? Non ho il tempo e nemmeno
la voglia di starmene qui ad ascoltare le tue cattiverie… Ma
lo sai che sei uno spaventapasseri “spione”? Cosa interessa a
te, se questa mattina ho invitato alcuni amici a colazione?
– A me non interessa nulla, te lo assicuro – disse Candelo­
ro, parlando con un tono insinuante e da falso amico, – però
adesso che sei senza soldi e hai pure un debito da pagare, io
saprei come risolvere il tuo problema!
– So benissimo io, cosa devo fare – rispose sicuro Gellindo,
che salutò e se ne andò. Ma fece solo dieci passi, poi si fermò
all’improvviso, rimase alcuni istanti fermo immobile sulla strada, si
girò, ritornò all’orto di Candeloro e…
– Risolvere, in che senso?
– Nel senso di risolvere il problema di essere rimasto al verde, mio
caro Gellindo, quando in realtà tu potresti averne una montagna, di soldi!
Sai quanti sono… Mille euro?
Il cuoricino di Gellindo si fermò di botto, nell’ascoltare quella parola
magica: “Mille”. Mille euro tutti suoi? Da spendere e spandere a destra
e a sinistra senza paura di restar senza, per soddisfare tutti i desideri che
poteva avere uno scoiattolino con la coda impomatata?
– E… e cosa dovrei fare, per avere tutti quei soldi? – sussurrò Gellindo,
guardandosi attorno come se ci fosse qualcuno nascosto a spiarli.
– Da quanti anni vivi, nella tua quercia? – chiese Candeloro.
– Da dieci, circa…
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– E visto che la tua quercia ti regala una ghianda preziosa d’oro una
sola volta all’anno, nel tuo magazzino “Quattro” dovrebbero esserci altre
nove ghiande d’oro, visto che una l’hai già venduta. Non è così?
– In realtà di ghiande d’oro ne ho quindici – confidò Gellindo, conti­
nuando a parlare sottovoce. – Dieci sono mie e altre cinque le ho ereditate
dallo scoiattolo che viveva prima di me in quella quercia. Quindici meno
una: ho ancora quattordici ghiande preziose!
– Cosa aspetti, allora, a venderle? A venderle tutte in un colpo solo? –
esclamò Candeloro stropicciandosi le mani. – Se per una ghianda ti hanno
­ uecento,
dato cento euro, per quattordici te ne daranno quasi Millecinq
no? Mille euro li tieni tu e tutti gli altri li consegni a me, come
compenso per il consiglio che ti ho dato. Ti va l’affare?
Mille… Mille… Mille… Il cervellino di Gellindo cominciò
a ronzare per la fatica: c’erano molti pensieri, infatti, a cui
star dietro, molti sogni e progetti, molte cose da comprare,
da regalare, da tenersi in casa…
“La mia vita cambierà come dalla notte al giorno!” si disse
lo scoiattolo, che con un cenno d’intesa salutò Candeloro e
corse a casa col cuore che batteva a Mille. Proprio come i
soldi in arrivo!
Spese
Provate a immaginare il nostro scoiattolino chiuso nella sua tana, intento
a contare una montagna di banconote al chiarore di una luna piena che
faceva capolino da una fessura nel tronco dell’enorme quercia..
Quella mattina s’era dimenticato di impomatarsi la coda: poco male,
visto che l’attendeva una giornata di gran lavoro. Gellindo non se l’era
sentita di scomodare anche quella volta l’aquila Cassandra, per farsi
portare in volo alla grande città in valle, e quindi c’era andato da solo:
dopo tre viaggi di andata e ritorno per consegnare al gioielliere tutte le
ghiande d’oro che possedeva, solo verso sera si ritrovò a casa, con la
bellezza di centoquaranta bigliettoni da dieci euro in mano!
Certo: il magazzino “Quattro”, adesso, era vuoto come un bicchiere
di latte bevuto in tre lunghi sorsi, ma finalmente lo scoiattolo poteva
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permettersi tutto ciò che voleva.
– Quattrocento euro sono per Candeloro, e su questi non faccio pro­
getti. Con tutti gli altri mille, invece…
compro cinque magliette ognuna d’un colore diverso;
compro una scaletta nuova per scendere
e salire dal tronco di questa quercia;
compro sei tendine rosse per le finestre;
compro un tappeto bello caldo, soffice e colorato;
compro un cappellino per ripararmi dal sole;
compro una bicicletta per andare e tornare dal villaggio;
compro tre chili di caramelle e cinque sacchetti di patatine;
compro un televisore anche se non ci sono programmi per scoiattoli;
compro un telefono, anche se non c’è nessuno al quale telefonare;
compro un camion di noccioline, anche se non so dove metterle…
Insomma: nel giro di cinque giorni, la tana e i dintorni di Gellindo
si trasformarono in un supermercato! C’erano pacchi e pacchetti dap­
pertutto: mazzi di fiori in plastica senza profumo e cornici per quadri
inesistenti; una vasca da bagno senz’acqua; quattro poltrone quando ne
bastava una soltanto; un acquario senza pesci… e, poi: asciugamani,
magliette e sciarpe nuove, sette paia di occhiali da sole (“Perché ci
vuole un paio di occhiali per ogni giorno della settimana” gli aveva
consigliato Candeloro!), un paio di sci senza saper sciare e senza neve
nelle vicinanze…
La sera del quinto giorno Gellindo si ritrovò seduto, stanco e frastor­
nato, in mezzo a tutto quel lusso di cose inutili, con una sola banconota
da dieci euro in mano. Qualcuno bussò alla porta, ma Gellindo non si
mosse. Bussarono più forte e…
– Chi è che mi disturba a quest’ora?
– Scusa Gellindo, sono Pagliafresca. Aprimi, perché voglio farti vedere
come mi sta bene la tua pipa finta nuova! È da una settimana che non ti
vediamo al villaggio, e stavano cominciando a preoccuparci…
Gellindo sbuffò, si tirò in piedi, aprì la porta ma la lasciò socchiusa.
– Posso entrare?
– Mmmm, forse è meglio di no – mormorò Gellindo guardando alle
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spalle tutta la mercanzia gettata alla rinfusa. – C’è un po’ di disordine e
stavo appunto mettendo a posto…
– Dai, su: fammi entrare, che ti do una mano! – esclamò Pagliafresca,
spingendo il battente ed entrando nella tana.
La meraviglia fu un colpo allo stomaco che gli tolse il fiato! Il povero
spaventapasseri, che aveva in bocca una stupenda pipa finta in legno di
ciliegio, non s’aspettava quello spettacolo: una montagna di cian­fru­saglie
che arrivava fin quasi al soffitto!
– E questa roba, che cos’è? Hai vinto alla lotteria?
– No – rispose noncurante Gellindo, – ho solo fatto un po’ di spese,
qui e là…
– Ma devi aver speso una fortuna…
– Be’, no: solo… solo mille… mille euro!
– Mille… euro? Ma sei matto? Dove hai preso tutti quei
soldi? Nessuno di noi ha mai visto come son fatti, mille
euro…
Gellindo, in fin dei conti, era una pasta di scoiattolo: troppo
buono per tener nascosto un segreto, ma anche troppo onesto
per non capire e ammettere che, forse, aveva esagerato nelle
spese! E raccontò ogni cosa a Pagliafresca: le ghiande d’oro
e il consiglio di Candeloro, i tre viaggi in città avanti e indietro
per vendere le quattordici ghiande al gioielliere, i quattrocento
euro consegnati allo spaventapasseri malandrino…
– Mi stai dicendo che Candeloro, di tutti i tuoi euro, se n’è tenuto
addirittura quattrocento? Ma stai scherzando?
Gellindo sentì le lacrime che gli riempivano gli occhi e non seppe
trattenerle: scoppiò a piangere, soffiandosi il naso con un fazzoletto
lucido di seta dorata con una grande “G” rossa ricamata al centro, che
aveva comprato in un negozio carissimo!
– E quanti soldi ti sono rimasti?
– Dieci… dieci euro – singhiozzò il poverino.
– Tu aspetta qui e non fare nulla! Io torno subito!
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Lezione
In realtà ci vollero un paio d’ore, prima che Pagliafresca fosse di ritorno
alla tana di Gellindo Ghiandedoro. E non era solo: con lui c’erano Pa­
lostorto, Casoletta e Tisana la Dolce.
Nessuno se la sentì di rimproverare ancora il povero scoiattolo, che
tra un singhiozzo e l’altro avrebbe voluto trasformarsi in una mosca ogni
volta che udiva gli amici commentare gli acquisti fatti:
– Bella, questa friggitrice: peccato però che a voi scoiattoli non piac­
ciano le patatine fritte!
– E questo calendario? Bellissimo, peccato che sia vecchio di
tre anni!
– E l’orologio a cucù? Straordinario, ma è già in ritardo di
dieci minuti sull’ora giusta!
– Come mai non vedo in giro confezioni nuove di gel? –
chiese Tisana la Dolce.
Gellindo si asciugò gli occhi, tirò su col naso, guardò per
qualche istante la spaventapasseri e riscoppiò a piangere
come una vigna:
– Me ne sono dimenticato! Ma si può essere così scioc­
chi? Ho comprato un sacco di cose inutili e costose e mi sono
scordato del gel, che è la cosa che preferisco più di tutte! Si può
essere più stupidi?
– Ascoltami bene – disse Pagliafresca, saltellando vicino a Gellindo. –
Di tutti gli euro che hai ricavato vendendo le quattordici ghiande d’oro,
te ne sono rimasti solo dieci, mentre il nostro amichetto Candeloro se la
starà ridendo alle tue spalle chissà dove, spendendo e spandendo gli altri
quattrocento. Siete una bella coppia, voi due, non c’è che dire!
– Sì – lo interruppe Tisana la Dolce, – però io sono certa che Gellindo
ha finalmente capito dove ha sbagliato. Vero?
– Sbagliato? Io? E dove? Ah sì… certo: sicuro che ho sbagliato, però
me lo dovete dire voi, dove ho sbagliato esattamente! – piagnucolò Gel­
lindo sempre più frastornato.
– Hai fatto l’errore di fidarti del consiglio della persona sbagliata –
esclamò Casoletta.
– Poi hai creduto che comprando tutte queste cose inutili, ti saresti
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sentito più felice – aggiunse Palostorto.
– Non hai dato il giusto valore alle cose e al denaro – continuò Pa­
gliafresca…
– …ma soprattutto non hai pensato a quel che potrà succederti doma­
ni! – concluse Tisana la Dolce.
– E cosa mi succederà, domani?
– Succederà che torneremo a chiederti se vuoi contribuire anche tu al
regalo che stiamo preparando per la festa del vecchio Empedocle – disse
Palostorto, – e ci aspettiamo che tu partecipi con almeno venti euro!
– E altri venti euro dovrai averli in mano – continuò Casoletta, –
perché domani mattina verrò anch’io a chiederti la restituzione del
debito che mi devi…
– Venti più venti… ma dove vado a prenderli, io, i quaranta
euro che verrete a chiedermi?
Per tutta risposta i quattro spaventapasseri salutarono il
loro amico e se ne andarono nella notte fonda, lasciando
Gellindo solo con i suoi pensieri.
Dire che lo scoiattolo si pentì, è troppo poco: pianse la
notte intera e, quando si svegliò all’alba, una rabbia furiosa
lo prese. Altro che colazione, altro che latte tiepido e noci,
altro che gel sulla coda: Gellindo afferrò una per una tutte le
cose che aveva comprato nei giorni precedenti e le portò fuori
dalla tana, ai piedi della quercia.
Poi con un carretto le trasportò nella grande città in valle per rivenderle:
si sistemò in un angolo della piazza centrale e, una dopo l’altra, vendette
la friggitrice e le cornici senza quadri, le tazzine del caffè senza manici e
le tendine rosse a pallini gialli... Prima di sera il carretto si svuotò, mentre
Gellindo si ritrovò in saccoccia seicentocin­quan­ta euro tondi tondi!
Corse allora dal gioielliere e tanto fece, tanto discusse e tanto suppli­
cò, che alla fine il vecchio negoziante gli rivendette sei ghiande d’oro a
cento euro ciascuna.
Gellindo tornò subito a casa, su al Bosco delle Venti Querce, e corse
a nascondere il suo tesoretto di ghiande preziose nel magazzino numero
“Quattro”. Poi fu la volta di… Candeloro!
Lo scoiattolo trovò il terribile spaventapasseri ben piantato nel suo
orto senza verdure. Stava sonnecchiando immerso nei suoi sogni, quan­
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do…
– Candeloro, svegliati! Subito!
– Eh? Cosa… chi mi chiama?… Ah sei tu, Gellindo. Come sta il mio
milionario? Il mio amico ricco sfondato?
– Sto male… sto molto male, caro quel furbacchione d’un malan­dri­
no! In tutta questa storia, Candeloro, alcune lezioni le ho capite bene:
che buttare i soldi dalla finestra non ti fa stare meglio, anzi! Che avere
tante cose, non ti fa sentire più felice! Che possedere oggetti inutili, non
ti rende la vita migliore!
– Hai parlato con Pagliafresca, Tisana la Dolce e con gli altri, vero?
– Certo e per fortuna ho amici come quelli, io! Amici che sanno
darmi i consigli giusti, non come fai tu… Si può sapere dove sono
gli euro che ti ho dato?
– Caro Gellindo – cantilenò Candeloro, scrutando lo scoiat­
tolo con due occhietti furbi, – dal momento che i soldi sono
passati dalle tue mani alle mie, sono diventati soldi miei, e
su quelli io non devo renderti conto!
– Li ha persi tutti al gioco! – disse una voce alle spalle di
Gellindo, che si girò e si trovò a tu per tu con Bellondina, una
spaventapasseri-fatina vestita d’azzurro, con tanto di cappello
a punta e lunghi capelli neri che scendevano a boccoli. – Li ha
persi giocando a dadi e a carte con i suoi amici scavezzacolli!
– Taci, tu, sciocca fata! – la sgridò Candeloro staccando il palo
dal terreno e saltellando minaccioso contro Bel­lon­dina.
– E tu invece stai calmo! – intervenne Gellindo, che si mise fra Bel­
londina e Candeloro. Successe così che, quando il pestifero fece partire
un pugno, fu lo scoiattolo a pigliarselo in pieno sulla tempia e a cadere
svenuto a terra.
Candeloro fuggì spaventato per quel che aveva fatto, mentre la fata
si mise a urlare a squarciagola, per richiamare l’attenzione degli altri
spaventapasseri del villaggio: Gellindo era immobile a terra e respirava
piano, piano, molto piano…
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Pace fatta
Gli spaventapasseri lo vegliarono tre giorni e tre notti intere, nella sua
tana al Bosco delle Venti Querce, dandosi tutti il turno tranne Bellon­dina,
che volle restare sempre accanto al letto di Gellindo, per non lasciarlo
solo nemmeno un istante.
Lo spaventapasseri Quanto Basta, che di professione faceva il farma­
cista-medico-infermiere-barbiere-meccanico, andò cento volte avanti e
indietro dalla farmacia alla quercia, alla ricerca della medicina che facesse
tornare in vita il povero scoiattolo: provò con tutte le tisane e i decotti
che conosceva, sperimentò anche ricette con erbe nuove, come gli
impacchi di ortica e di rabarbaro, ma Gellindo non riapriva gli oc­
chi e continuava a respirava leggero leggero nel suo lettino.
Ci vollero tutta la pazienza e l’affetto di Bellondina, per
risvegliare Gellindo. Quando lo scoiattolo socchiuse le pal­
pebre e ritornò al mondo, la fatina dai capelli a boccoli era lì
ad accoglierlo con un sorriso.
– Bentornato! – gli sussurrò tenendogli una zampa tra le
sue mani. – Eccolo qui, il mio eroe spendaccione… No no,
non agitarti: lo so che ti sei pentito e che non rifarai più questo
sbaglio!
– Ma pensa che sciocco sono stato! – mormorò Gellindo con
una lacrimuccia che non voleva tornarsene indietro. – Con tutti quei
soldi ho preso un sacco di cose inutili e non m’è venuto in mente di
comprare una rosa rossa da regalare alla mia fata preferita! Scusami,
Bellondina…
– Tu non devi scusarti: devi solo capire quel che è giusto fare e quel
che è sbagliato. Penso che la lezione ti sia servita, vero?
Gellindo non rispose, ma strinse la mano di legno di Bellondina e la
lacrima ritornò indietro.
– Ciao, grande! – esclamò Pagliafresca, entrando nella tana e avvici­
nandosi al lettino. – Tutto a posto? Ho controllato il magazzino “Quattro”
e le sei ghiande d’oro sono al loro posto…
– Puoi andare al villaggio a chiamare Palostorto e Casoletta? – chiese
Gellindo rivolto a Pagliafresca.
– Non occorre: sono qui fuori che aspettano anche loro di poter en­
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trare!
– Questi sono cinquanta euro – mormorò lo scoiattolo mettendo una
banconota nelle mani dello spaventapasseri Palostorto. – Venti sono per
il regalo a Empedocle e gli altri venti sono per pagare il mio debito con
Casoletta…
– Ne rimangono ancora dieci…
– Mi dispiace ma quelli li voglio indietro, perché devo regalare una
rosa rossa a qualcuno…
Fu così che la vita riprese il suo corso normale, al villaggio degli spaven­
tapasseri e al Bosco delle Venti Querce, finché un giorno qualcuno
non bussò alla porta della tana di Gellindo.
– Avanti! – esclamò lo scoiattolo.
Non vi dico la sorpresa, ma anche lo spavento, con cui
Gellindo accolse in casa Candeloro, che aveva il vestito
sporco e strappato, il basco lacero, la faccia incerottata e gli
occhi bassi e seri.
– Cosa vuoi, tu? – chiese Gellindo, dominando l’emozione
e la rabbia. – Ti rendi conto del pasticcio che hai combina­
to?
– Sì, me ne rendo conto – rispose quell’altro, con lo sguardo
a terra.
– E allora che ci fai qui?
– Volevo restituirti tutti i soldi che mi avevi dato…
– Ma non li avevi persi al gioco? Alle carte e ai dadi?
– Sì, però sono andato a cercare quelle persone, quei brutti ceffi, e
ho cercato di convincerli a darmi indietro quel che era tuo. Ma non ne
hanno voluto sapere...
– E ci credo!
– Allora ci siamo accapigliati, gliele ho date di santa ragione e ne ho
anche prese di santa ragione, ma alla fine…
Candeloro gettò un rotolo di banconote sul lettino.
– …alla fine sono riuscito a recuperarne duecento!
– Duecento euro? – esclamò Gellindo. – E cosa me ne faccio, ades­
so?
– Sono tuoi, questi: tocca a te decidere cosa farne! – E Candeloro fece
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per andarsene.
Gellindo fece un balzo in avanti, afferrò Candeloro per le braccia
e…
– No, aspetta: non andartene. Mi ha fatto piacere rivederti, ma mi pia­
cerebbe continuare a farlo. Non andartene più, Candeloro, non scappare
dal villaggio… In fin dei conti ti vogliamo tutti bene, anche se a volte
sei un po’… un po’…
– Monello?
– Già!
– Birbante anche?
– Talvolta.
– Ladruncolo?
– Questo non più! Adesso siamo amici, Candeloro: amici
per la pelle e nessuno ci dividerà mai!
E così avvenne. Mentre nel magazzino numero “Quat­
tro” le ghiande d’oro da sei salirono a otto, nella latteria di
Casoletta ogni mattina si davano appuntamento Gellindo,
Quanto Basta, Candeloro e Pagliafresca per far colazione a
base di cioccolata densa e d’una brioche a testa. Per il conto,
ognuno pagava per sé!
Gellindo Ghiandedoro faceva un’eccezione solo per Bellon­
dina: se per caso la spaventapasseri-fatina saltellava di lì con una
bella rosa rossa fra i capelli neri a boccoli, lo scoiattolo rinunciava
volentieri alla sua colazione e la regalava alla fatina. Che cosa si fa, per
l’amicizia!
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fine della
seconda puntata
(nella prossima puntata
“Gellindo Ghiandedoro e un inverno senza fine”)
2. Risparmio e risparmio differente
Pensare al futuro
Uno dei motivi che spinse l’Uomo ad
abbandonare come denaro lo scomo­
do capo di bestiame per scegliere la
moneta, più ma­neg­gevole, di­visi­bile
e, soprattutto, non dete­rio­rabile nel
tempo, fu sen­z’al­tro la necessità di
soddisfare bisogni e desideri del suo
futuro. All’inizio c’era chi nasconde­
va i propri risparmi – come suggeri­
scono certe storie divertenti – in un
vaso di terracotta sotto il pavimento
o li metteva dentro al cuscino o nel
materasso; poi si preferirono i forzieri
delle banche, dove la somma di de­
naro, oltre ad essere più al sicuro, nel
momento in cui si decideva di ritirarla
era sempre un po’ “più ricca” grazie
agli interessi.
Attraverso la banca, infatti, i risparmi
vengono reinvestiti, ovvero dati in
prestito ad altre persone per finanzia­
re tantissime attività, oppure per fare
acquisti: è insomma un modo per far
girare la ruota dell’economia.
Salvadanai e borsellini
Forse anche tu possiedi, o ti è capitato di vedere a casa di un amichetto, un
maialino in ceramica con la fessura nella quale inserire i soldi: è questa la
forma più conosciuta di salvadanaio e la sua presenza è nota in Europa ancora
nel Settecento. Il salvadanaio, che oggi è presente in un’infinità di tipi, è uno
dei modi più diffusi di risparmio personale soprattutto tra voi bambini.
Con l’introduzione della moneta compaiono anche i primi borsellini
portamonete, e in tanti modelli: inizialmente c’è il sacchettino di pelle, quello,
per capirci, in cui l’apostolo Giuda mette le trenta monete ricevute per aver
tradito Cristo, o che avrete notato nei libri di scuola sulle pagine dedicate
al Medioevo. Ma esisteva anche quello di tessuto ricamato che era usato
dalle dame della nobiltà, e quello di rete in metallo, che andava infilato nella
cintura per passare inosservato: un po’ come gli attuali portafogli da viaggio
in nylon, da stringere alla vita o da infilare al collo.
“Soldo risparmiato, due volte guadagnato”: significa c
Comperare
ma non sprecare
Andare a fare shopping con la mam­
ma e il papà è senz’altro bello e
divertente, ma ricordati che ci sono
dei trucchetti per spendere di meno,
e quindi risparmiare. Ad esempio,
per quanto riguarda l’abbigliamento
i prodotti di ”marca” firmati costano
di più e non sempre perché sono di
migliore qualità!
È possibile risparmiare confrontando
i prezzi in più negozi, e poi ci sono le
offerte: ad esempio, di matite e qua­
derni all’inizio dell’anno scolastico.
Inoltre vale la pena approfittare delle
svendite, se proprio non hai l’urgenza
di acquistare quel particolare ogget­
to.
Prestarsi libri e CD tra
compagni, ricordan­
dosi però sempre di
restituirli, è un altro
modo simpatico per
risparmiare e stringere
ancor più le amicizie;
qualche libro, invece,
che non ti interessa
conservare sullo scaf­
fale della tua libreria,
puoi sempre prenderlo
in prestito alla biblio­
teca, dove sicuramente
troverai “un sacco” di
libri affascinanti da
leggere.
E con i soldi risparmia­
ti puoi fare un regalo
ai genitori o all’amico
in occasione di qualche ricorrenza.
Mettendoti d’accordo tra compagni
di classe, potrete raccogliere i rispar­
mi di un anno scolastico intero per
adottare a distanza un bambino di un
Paese povero, consentendogli così
di studiare e costruirsi un futuro più
felice.
Anche l’ambiente va risparmiato! A
scuola ti avranno insegnato che l’ac­
qua e l’aria sono un bene comune, una
ricchezza di tutti. Un modo per difen­
dere l’ambiente dall’inquinamento è
evitare un eccesso di rifiuti. Quando
vai a fare la spesa al supermercato,
allora è opportuno scegliere i prodotti
che si presentano con gli imballaggi
meno ingombranti, che comunque
getterai nelle immondizie, rispettando
che il risparmio è la prima vera forma di guadagno
2. Risparmio e risparmio differente
Il libretto
di risparmio
Uno strumento che i genitori hanno
a disposizione per educare i propri
figli al valore dei soldi è la classica
“paghet­ta”, che per i ragazzi esigenti
è sempre troppo esigua! Forse anche
tu, quindi, ricevi ogni settimana dei
soldini.
Un consiglio, per imparare a gestire
bene la paghetta, potrebbe essere
quello di stabilire subito quanto tener­
ti disponibile nel portafoglio e quanto
mettere nel salvadanaio e poi sul
libretto di risparmio. Prova con i tuoi
genitori a informarti, perché presso le
Casse Rurali ci sono diverse offerte
che insegnano a risparmiare, pensate
apposta per bambini e adolescenti:
Risparmiolandia (0-10 anni), Primo
Conto (11-18 anni), Conto Universi­
tà (fino a 28 anni), Conto Rock (per
giovani che entrano nel mondo del
lavoro).
Così potrai sempre verificare quanto
hai messo da parte, tenendo presente
che è possibile riavere sempre e in
qualsiasi momento il tuo “tesoretto”
e che alla fine dell’anno ti darà anche
gli interessi, ovvero qualche euro in
più: è il risparmio che “frutta”!
Il tuo piccolo “bilancio”
La gallina dalle uova d’oro esiste solo nelle favole. Quindi, se
la paghetta non basta, prova a
contribuire all’aumento del tuo
capitale aiutando i tuoi genitori
con qualche lavo­retto: sono guadagni che potrai segnare su un
quadernetto.
Ecco un’idea su come realizzare il
tuo primo bilancio: puoi prevedere una pagina per ogni settimana
dell’anno, su cui annoterai le
entrate (i guadagni) e le uscite (le
spese), e quanto metti nel salvadanaio o in banca sul libretto di risparmio, un’operazione quest’ultima che farai magari ogni tre
mesi. Per darti una regola, puoi
stabilire quanto della tua paghetta
vuoi destinare alle spese straordinarie (cinema, regalo all’amico…)
e quanto a quelle ordinarie (gelato,
26
Spendere...
aiutando
Qualche decina di anni fa in alcuni
supermercati cominciavano a essere
posti in vendita prodotti alimentari
provenienti da Paesi in via di svilup­
po; poi, in un secondo tempo, sono
arrivate in Trentino – come in Italia
e in Europa – le Botteghe del Mondo,
negozi che vendono prodotti d’artigia­
nato e altro ancora, realizzati sempre
in quegli Stati che genericamente
vengono considerati poveri. Questo
è il commercio equo e solidale, un
modo intelligente per aiutare i Paesi
più bisognosi, cooperando con loro in
modo da far vivere meglio la gente.
E per assicurarti che in questi nego­
zi acquisti prodotti che non sono il
risultato dello sfruttamento ai danni
di persone e dell’ambiente, è stato
inventato anche un marchio distintivo
comune europeo, il “Fair Trade”, che
riunisce tutte le aziende che fanno un
“mercato equo”, onesto per chi vende
e per chi compra. Quindi, se decidi
di comperare un pallone di cuoio con
questo marchio, sei sicuro che non
sia stato cucito sfruttando i bambini,
oppure che quel bel tappeto colorato
che stai per portarti a casa non è stato
Con l’aiuto dei tuoi genitori – o magari con qualche compagno, dopo
averne parlato a scuola con l’insegnante – cerca nel super­mercato più
vicino se c’è uno spazio dedicato a
prodotti del commercio equo o se,
nella tua cittadina, esiste una Bottega
del Mondo.
intrecciato dalle piccole dita delle
bambine. O, ancora, che gustando una
stecca di cioccolata del Nicaragua, sei
sicuro che una parte della cifra con cui
l’hai pagata andrà ad aiutare questo
Stato dell’America centrale.
Un altro modo alternativo di rispar­
mio, che è anche un tuo contributo
per un mondo migliore, viene dal
“turismo alternativo”. Quando sarai
più grande potrà risultarti piacevole
unire la vacanza turistica all’esperien­
za del volontariato in un Paese in via
di sviluppo, mettendoti a disposizione
per la costruzione di un ospedale, per
lo scavo di un pozzo per l’acqua, per
insegnare ai bambini a fare di conto.
Dando il tuo contributo per diminuire
la differenza di ricchezze tra il Nord e
il Sud del Mondo, aiuti lo “sviluppo
sostenibile” dell’umanità, due parole
che certamente ti sarà già capitato di
sentire e che, quando sono unite, indi­
cano una più giusta distribuzione delle
risorse disponibili sulla Terra, grazie
a un progresso che cresce nel rispetto
degli uomini e dell’ambiente.
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2. Risparmio e risparmio differente
Animali che risparmiano
Non c’è solo la saggezza del contadi­
no, che provvede sempre a far trovare
la legnaia piena per l’inverno: anche
tra gli animali si distinguono quelli
previdenti.
Sicuramente ti avranno già raccon­
tato la favola “Il grillo e la formica”,
per insegnarti come quest’ultima, in
previsione dell’inverno, risparmiasse
facendo una bella scorta alimentare;
le formiche, infatti, prima dei mesi
freddi raccolgono nel loro formicaio
quantità incredibili di cibarie. Anche
le volpi, che per non essere sorprese
dai nemici naturali predispongono
più uscite secondarie dalle loro tane,
nascondono sotto il terreno il cibo in
eccesso per i momenti di fame; un po’
come fanno i cani quando scavano
i buchi in giardino per nascondere
l’osso.
E il nostro scoiattolo Gellindo? Pure
lui si riempie la cuccia nel tronco
d’albero di ghiande, semi e frutta
secca e si avvolge nella soffice coda
in attesa che arrivi, come ogni anno,
la fine dell’inverno.
Vocaboli
Inflazione: aumento dei prezzi e perdita di potere d’acquisto del denaro ovvero,
con la stessa quantità di denaro, si comperano meno cose e si fanno meno
attività.
Interesse: denaro che una persona riceve in proporzione al capitale messo a
disposizione per un certo periodo.
Ong/No profit: organizzazioni che si occupano di varie problematiche sociali e
culturali senza realizzare un guadagno in denaro.
Usura: prestito concesso con altissimi interessi.
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ORIZZONTALI:
1. All’inizio del conto corrente.
4. Undicesima, tredicesima e diciassettesima dell’alfabeto.
6. Tre-quinti di Laura.
8. Persona saggia e parsimoniosa.
10. Ostinatamente diritti alla meta.
11. Apre tutte le porte.
12. Precede la nottata.
13. Metallo nobile.
un’azienda...
12. In cima e in fondo al soldo!
VERTICALI:
1. Collaboro attivamente.
2. Con tanto cloro.
3. Lo erano i primi borsellini di pelle animale
conciata.
4. Mercato Comune Europeo.
5. Il destin d’ogni... rata.
7. Gemma resinosa originata da antiche
piante.
8. Il contrario di un’azienda gigante, è
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Gellindo Ghiandedoro e il cattivo consigliere