Le Esposizioni
Lezione del corso di
Storia della Tecnologia
23/04/2007
Filippo Nieddu
L’idea di esposizione
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Le esposizioni sono insediamenti territoriali adibiti alla
pubblicizzazione delle tecnologie e delle merci, alla loro
affermazione nei rapporti di potere della società e nella vita
quotidiana.
Prodotto tipicamente ottocentesco, discendono dalla prima
rivoluzione industriale, ma pure dai valori socioeconomici e
simbolici della piazza-mercato, della festa, delle grandi fiere.
Le esposizioni sono aree di sperimentazione ed espansione
dei dispositivi necessari al rapporto tra acquirente e consumi –
réclame, attrazioni, vetrine, grandi magazzini – che
improntano di sé l’evoluzione del marketing anche nel
Novecento.
Le prime esposizioni – la Francia
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Nel 1791 in Francia furono abolite le regole delle corporazioni,
che molto intralcio avevano causato allo sviluppo delle attività
produttive.
In quegli anni erano state fondate istituzioni quali l’Ecole
Polytechnique, il Conservatoire des Arts et Métiers, il Bureau
des Longitudes.
La prima esposizione nazionale dei prodotti dell’industria
francese – voluta dallo Stato – ha luogo nel 1798, e il suo
significato è anzitutto politico, come segno di opposizione alla
predominanza industriale raggiunta dall’Inghilterra.
A Parigi tra il 1798 e il 1849 si svolsero 11 esposizioni
nazionali, con un numero di espositori che passò da 110 a
4000.
Le prime esposizioni – altri Paesi
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Sin dal 1761 la Society of Arts aveva organizzato
un’esposizione nazionale dell’industria, ma questo tipo di
manifestazioni stentava ad attecchire.
Gli imprenditori inglesi non vedevano la necessità di
promuovere i propri manufatti attraverso uno strumento
inventato dai Francesi proprio per contrastare l’egemonia
inglese.
Interventi privati portarono all’istituzione, nel 1828, del
National Repository for the Exhibition…
Negli anni ’40 la Royal Academy, la Royal Agricultural Society
e la British Society for the Advancement of Science portarono
all’esposizione di Londra (1848) e Birmingham (1849);
situazione simile si verificò in Irlanda.
La Great Exhibition / 1
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Londra, 1851: ha luogo la Great Exhibition.
Grazie all’interessamento del principe Alberto e di alcuni
privati (tra cui Henry Cole e Scott Russel) furono fissati nel
1849 i caratteri fondamentali dell’Esposizione:
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lo scopo dell’esposizione;
la divisione in 4 sezioni (materie prime, macchine, prodotti
manifatturieri e belle arti);
il luogo (Hyde Park);
il sistema di premi e ricompense.
Nel 1850 fu scelto il progetto per l’edificio principale (tre la 233
proposte): ideato da Joseph Paxton, il Crystal Palace fu subito
oggetto di forti opposizioni (fu definito “mostruosa serra”, e fu
messa in dubbio la sua stessa possibilità costitutiva).
La Great Exhibition / 2
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Gli espositori furono 14000 (metà dei quali inglesi), ai quali
furono attribuiti 5130 ricompense di varia importanza.
L’Esposizione fu aperta dal 1° maggio al 15 ottobre, e fu
visitata da oltre 6 milioni di persone.
Il Crystal Palace
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Fu costruito in 39 settimane,
con il lavoro di 2000 operai
Lungo 563 metri e largo
124, copriva 70000 metri
quadrati.
Era sostenuto da oltre
33000 pilastri metallici e
coperto da 83000 metri
quadrati di vetro.
Viste del Crystal Palace, palazzo della Great
Exhibition (progetto di Joseph Paxton, 1850)
Le Esposizioni Universali / 1
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La data di un’esposizione non fu quasi mai casuale:
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le esposizioni francesi del 1855 e 1867 furono risposte a quelle
londinesi del 1851 e del 1862, mentre quella del 1878 doveva
segnare la rinascita della Francia dopo il disastro della guerra
franco-prussiana;
gli Stati Uniti celebrarono il centenario dell’indipendenza nel 1876
a Filadelfia, e i 400 anni della scoperta dell’America a Chicago
nel 1893;
Vienna festeggiò nel 1873 i 25 anni di regno di Francesco
Giuseppe;
il 1900 fu occasione per la Francia di mostrare il “bilancio” di un
secolo;
il 1898 e il 1911 furono ricorrenze anche per le esposizioni
torinesi.
Le Esposizioni Universali / 2
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Le esposizioni furono spesso l’occasione per progettare città
ideali.
Le infrastrutture cittadine risentirono sempre in modo benefico
di queste manifestazioni (basti pensare alla prima linea di
metropolitana e alla realizzazione della Gare d’Orsay e della
Gare de Lyon in occasione dell’esposizione del 1900).
Si ebbero anche realizzazioni curiose: monorotaie, funicolari,
il “trottoir roulant” del 1900, ascensori idraulici (Parigi, 1867),
scale mobili (Parigi, 1900), battelli e altro.
L’Esposizione Universale di Parigi del 1900 superò la quota di
50 milioni di visitatori (solo quella di Osaka del 1970 fece
altrettanto).
Universalismo e nazionalismi
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A fronte di una conclamata
“universalità” le Esposizioni
ebbero sempre un forte
orientamento al Paese
ospitante.
Le strutture stesse di alcuni
padiglioni espositivi
riflettono le suddivisioni
nazionali.
Viste del palazzo dell’esposizione universale
parigina del 1867 (progetto di J.B. Krantz)
L’architettura delle esposizioni / 1
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Per l’esposizione parigina del 1855 fu scelta una struttura ibrida
(ferro e vetro per la copertura, e struttura in mattoni)
Palais de l'Industrie
all’Esposizione
Universale di Parigi del
1855
L’architettura delle esposizioni / 2
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Dal 1867 non tutti gli
espositori furono concentrati
nello stesso edificio, pur
importante.
Si iniziarono a usare materiali
come gesso, pannelli
policromi, colate di staff,
maioliche allegoriche, merletti
in legno.
L’eclettismo prende il
sopravvento.
La Galerie des Machines all’Esposizione
Universale di Parigi del 1889
L’architettura delle esposizioni / 3
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Nel tentativo di dare
rappresentanza sempre
maggiore a tutte le istanze
tecniche, scientifiche e
architettoniche, i palazzi
diventano un pot-pourri di tutti
gli stili noti, mescolati in modi
discutibili.
La Tour Eiffel (1889) è un
esempio di come tali edifici
siano spesso puri esercizi di
stile, che devono assurgere a
simbolo dell’esposizione.
Il palazzo del Trocadero dell’Esposizione del 1878
L’Esplanade des Invalides nel 1900
Rue Grenelle, Parigi - 1900
Porta monumentale dell’Esposizione, Campi Elisi, Parigi - 1900
Il Grand Palais, Parigi - 1900
Rue des Nations, Parigi - 1900
La struttura ideale delle esposizioni
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I 4 gruppi del 1851 succedette la classificazione del 1855 ad
opera di Le Play, basata su 8 gruppi divisi in 30 classi.
Nel 1867 si arrivò a 10 gruppi e 95 classi, ordinate secondo
una scala di bisogni fisici e intellettuali.
Altre volte (come a Filadelfia nel 1876) l’organizzazione
seguiva quella degli edifici, più che imporsi a essa.
Le classi andarono moltiplicandosi anche per il crescere delle
tecnologie e la loro continua differenziazione.
Il trionfo della tecnica
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Il telefono, il
fonografo, la
lampadina elettrica,
l’ascensore
idraulico, il motore a
gas, la dinamo,
l’alternatore, il
trasformatore furono
presentati per la
prima volta al
grande pubblico nel
corso delle
esposizioni.
Chateau d’Eau, Parigi, 1900
I congressi
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Molti congressi furono ospitati in seno alle esposizioni: la
presenza di innovazioni e di tecnici favoriva l’organizzazione
di incontri.
Nel campo della metrologia, diversi standard furono decisi e
determinati in congressi avvenuti in concomitanza con le
esposizioni.
Esempio di esperimento condotto in concomitanza con
un’esposizione e un relativo congresso è la prima
trasmissione di energia elettrica a distanza dai generatori.
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L’esperimento fu realizzato da Lucien Gaulard (inventore) e John
Gibbs (finanziatore) il 29 e 30 settembre 1884, in seno alla
Sezione Internazionale di Elettricità dell’Esposizione Nazionale di
Torino dello stesso anno.
Divertimenti, feste e attrazioni
Le
attrazioni costruite per
le esposizioni sono molte.
Dice Walter Benjamin:
Le esposizioni mondiali
trasfigurano il valore di
scambio delle merci; creano
un ambito in cui il loro valore
d’uso passa in secondo piano;
inaugurano una
fantasmagoria in cui l’uomo
entra per lasciarsi distrarre.
L’industria dei divertimenti gli
facilita questo compito,
sollevando all’altezza della
merce.
La Ferris Wheel, Chicago, 1893
Riferimenti bibliografici essenziali
• Vittorio MARCHIS (ed.), Storia delle scienze, vol. V,
Conoscenze scientifiche e trasferimento tecnologico,
Milano : Electa, 1995.
• Walter BENJAMIN, Angels novus, Torino : Einaudi,
1995.
• Linda AJMONE, Carlo OLMO, Le sposizioni universali
1851-1900: il progresso in scena, Torino : Allemandi,
1990.
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