Gli Uccelli
2008 - 2012
Un libro?
Ciao! Allora, a quanto pare, hai deciso di sfogliare questo “libro”?! Speriamo che alla fine risulti
una piacevole lettura.
Inizialmente l’idea di raccogliere alcuni dei tantissimi messaggi inviati in questi anni ci
sembrava una cosa un po’ autocelebrativa e l’idea è rimasta per diverso tempo sospesa.
Pressati da alcune colleghe e colleghi, abbiamo con una certa riluttanza, provato a fare una
cernita e un assemblaggio.
Dobbiamo ammettere che rivederli insieme è stato come rivivere, a volte sorridendo ma
spesso amaramente, un pezzo della nostra vita, la storia degli esseri umani, che comunque la
pensino hanno fatto e fanno la storia di una comunità come la nostra. E per questo, se ne avete
voglia ve li riproponiamo. In che modo? Potevamo scegliere un ordine cronologico ma alla fine
ci siamo orientati per una selezione di mail suddivisa in due gruppi principali: quelle legate ai
fatti dell’Inpdap e quelle relative ai fatti di attualità anche se spesso si tratta di cose tra loro
fortemente intrecciate.
Inoltre c’è una parte dedicata al “fastidio” che la nostra presenza ha generato in alcuni
sindacalisti e nel Direttore Generale fino al punto che è arrivato a prendere provvedimenti
tanto stupidi quanto odiosi.
L’ultima parte è quella a cui, in qualche modo teniamo di più. È quella dedicata ai commenti di
tanti che attraverso messaggi di critica o di affetto hanno ritenuto importante dire la loro,
quando la stanchezza la delusione sembrava prendere il sopravvento su l’esperienza degli
Uccelli. Il valore aggiunto di tutta questa storia ci sono sembrate proprio le cose dette da
numerosi colleghi, e che troverete, se avrete voglia di sfogliare, nell’ultima parte della raccolta.
Perché gli Uccelli?
Innanzitutto una provocazione. Si, una provocazione verso quel linguaggio ingessato, noioso,
“sindacalese” che francamente era ed è insopportabile. La prima scommessa stava proprio
nella sfida se era possibile parlare facendosi, capire, andando direttamente al problema liberi
da condizionamenti ed equilibrismi.
Poi la voglia di poter esprimere una opinione o provocare una riflessione spaziando anche su
temi che non sono prettamente legati al nostro piccolo e circoscritto mondo. Fuori dal posto di
lavoro siamo donne e uomini con le proprie passioni, le proprie sensibilità e i propri interessi,
mentre spesso sembra che una volta entrati in ufficio tutto questo debba rimanere in attesa di
ricongiungersi in un dopo.
Perché scrivere in forma anonima? Qualcuno, come il Direttore (è riportata in questa raccolta
al foglio 124 una inedita mail scritta da Pianese) o il capo del personale, hanno ritenuto
l’anonimato il vulnus su cui fondare la loro critica. Anche questa scelta voleva rappresentare
una novità. Per troppo tempo siamo stati (e lo siamo ancora) vittime della società
dell’immagine dove bisogna apparire, presenziare tutti i canali televisivi, stare sulle prime
pagine, dove conta il contenitore e non il contenuto, dove ci si misura sulle sigle e non sulle
idee, sulle appartenenze e non sui valori. L’anonimato quindi come una scelta di libertà, ma
non per noi ma per chi ci legge. La libertà di poter leggere il contenuto senza far parte delle
varie tifoserie. La libertà di poter essere in disaccordo o in accordo ma sulle idee e non sulle
appartenenze.
Se poi le intenzioni si siano trasformate nella realtà sta ad ognuno di noi valutarlo.
Ma tutto questo non sarebbe stato possibile se i Cobas, con una scelta coraggiosa, non
avessero messo a disposizione uno spazio a persone non iscritte e rispettando, sempre, la
nostra libertà di espressione. E questo non è poco.
Un commento dei Cobas ex-Inpdap
L’idea di raccogliere una selezione degli interventi e delle riflessioni che da qualche
anno ospitiamo sulla nostra bacheca elettronica ci piace pensarla come un regalo ai
moltissimi estimatori che in questi anni la rubrica degli Uccelli ha saputo
conquistare.
Quando nel lontano 2008 un nucleo di amiche e amici ci proposero di poter
utilizzare in totale autonomia un “nostro spazio” non abbiamo avuto tentennamenti.
Perché no? - ci siamo detti. In fondo le denunce contro gli sprechi e le ingiustizie
accompagnate da un impegno coraggioso e in prima persona è l’unico antidoto per
combattere l’indifferenza e l’individualismo che rappresentano i mali e le cause di
questa crisi sociale ed economica che sta devastando la nostra società, e
rappresentano la ragione stessa del nostro fare sindacato. Come diceva Giorgio
Gaber la liberta non è uno spazio libero, la liberta è partecipazione.
Non abbiamo guardato la loro appartenenza sindacale, ci siamo immediatamente
detti che qualsiasi opportunità di confronto, era appunto una ricchezza e non c’era
nulla da temere.
E poi ci piaceva la metafora degli Uccelli che possono spaziare liberi ed espletare,
metaforicamente parlando, i lori bisogni sulla testa di chiunque senza reverenze e
condizionamenti.
E ci pare che in questo gli Uccelli sono stati formidabili.
Una volta…..c’era l’Inpdap
W le pari opportunità
È la prima volta che una donna nella storia dell’Inpdap riveste la massima carica: quella di
DIRETTORE GENERALE. Fantastico! Eccezziuunale! Da articoli in prima pagina!
Trepidanti abbiamo atteso la SUA prima mossa, perchè come si suol dire “il buongiorno si vede dal
mattino”. Aspetta che ti ri-aspetta finalmente il primo atto. Di che cosa sentivamo il bisogno
impellente tutti noi? Qual è quella cosa senza la quale nessuno poteva venire a lavorare e
soprattutto tornare sereno a casa e dare una carezza ai propri figli? E diciamolo! Perché
vergognarsene! Non se ne poteva più di arrivare alla sede di via Ballarin (la SEDE per eccellenza) e
trovare quei portieri luridi, con la pancetta da impiegato, alcuni perfino stempiati o addirittura
calvi, magari con gli occhiali e in sovrappeso. E poi quelle rughe di troppo! Oh signore mio, basta
con questo schifo! Adesso, finalmente, con i nostri soldini abbiamo, grazie ai servigi di una società
privata (tanto per cambiare), ragazze molto carine, con la gonna rigorosamente sopra il ginocchio,
taglia non oltre la 40, ovviamente. E diciamolo è tutta un’altra vita! Woh!
Quello che non capiamo è perché, visto che di questo radicale cambiamento non ne potevamo fare
a meno, non ci ha messo anche qualche bell’uomo, no! ragazzo era meglio, ma no! io preferisco gli
uomini di mezza età! Le donne sono forse animaletti asessuati? Il detto “l’occhio vuole la sua
parte” per le impiegate non vale?
DIRETTRICE GENERALE (non usa mai il femminile quando si firma e il perché non si capisce) sicuri
che vorrà certamente riparare a questa mancanza Le suggeriamo di trovare un sosia di Brad Pitt e
se proprio vuole farci felici, visto che i soldi all’Inpdap non mancano, anche l’originale potrebbe
andar bene. (Per amore della verità ad alcune di noi non piace Brad Pitt e allora per non litigare
potremmo fare un sondaggio aperto anche agli omosessuali – noi non discriminiamo). Si può fare?
E’ un consiglio, per carità mai ci permetteremo di invadere campi che sono di stretta competenza
della DIRETTRICE GENERALE (non si offende se La chiamiamo al femminile!), ma sa non
vorremmo che il Comitato per le pari opportunità La criticasse.
Chi?
Il Comitato per le pari opportunità!
E chi so’?
Ma come sono quelli che dovrebbero proporre atti o iniziative per … bla bla, un organismo
importante per …bla bla.
Ah! Ho capito. Quelli sono come il sangue di S. Gennaro che si scioglie una volta l’anno (qualche
volta anche di più) e anche loro una volta l’anno si svegliano (normalmente intorno l’8 marzo) ‘o
miracolo direbbero a Napoli, fanno una inchiestina di cui nessuno sa più niente e ritornano in
ibernazione. Per il resto non “disturbare il manovratore” è il loro motto. Ma noi abbiamo qualche
propostina, se non agitiamo troppo il vostro torpore.
1) Fate una bella inchiestina e diteci quanti uomini e quante donne occupano posti di dirigente
generale e di “semplice” dirigente nell’Inpdap.
2) Fate una bella inchiestina e diteci quanti uomini e quante donne hanno preso la responsabilità
di progetto.
3) Fate una bella inchiestina e diteci quanti uomini e quante donne hanno superato i trasparenti e
chiari concorsi interni.
4) E infine volevamo proporre una bella inchiestina su quante donne nel sindacato confederale e
non dell’Inpdap, occupano il posto di coordinatore/presidente/segretario (o come diavolo vi
chiamate), ma quella è una inchiesta già bella e fatta: NESSUNA.
Maggio 2008
Parole in libera uscita
Questa volta ci occupiamo del “sindacato bau bau micio micio” (una volta si sarebbe detto
giallino).
“Bau bau micio micio” perché è uno di quei sindacatini che abbaiano, minacciano sfaceli,
urlano al mondo intero di portare alla luce documenti scottanti, partecipano alle assemblee dei
lavoratori e ancor prima che si concludano hanno già pronto il comunicato per far vedere che sono
gli unici che li appoggiano, e poi sperano di strappare qualche accordo facendo un po’ di fusa.
Inizia con C e finisce con L vanno bene questi indizi?
È un sindacato a cui piace scrivere, certo non raggiunge il numero di comunicati del CRAL
ma si è guadagnato un secondo posto meritatissimo. Noi che non abbiamo niente da fare (siamo
sinceri!), abbiamo contato che dal 7 gennaio al 30 aprile, tolti i giorni non lavorativi ha scritto un
comunicato ogni 2 giorni e mezzo. Un vero record!
Ma il punto è un altro. In questa mania dei comunicati si è fatto prendere un po’ troppo la
mano e come si dice a Firenze “l’ha fatta fuori dal vaso”. Nel comunicato 106 del 24 aprile, (gli
piace contarsi i comunicati!) evidentemente preso dall’euforia generale ha scritto in fascistissimo,
bello cicciotello, con ben sei punti esclamativi, e magari quando lo scriveva era anche un po’
sessualmente eccitato: BOIA CHI MOLLA, grida il nostro. Cosa? Sì! Boia chi molla! Quel macabro
slogan diventato tristemente famoso durante la rivolta di Reggio Calabria il 14 luglio del 1970.
Negli anni seguenti Boia chi molla diventerà la parola identificativa del gruppo terrorista di Ordine
Nuovo (un gruppetto accusato di “piccoli reati” come stragi e terrorismo!) per poi trovarlo nelle
peggiori curve da stadio e negli slogan neo nazisti.
Che non si sia trattato di una svista è confermato dal comunicato 107 (anche noi ci
adeguiamo alla sua numerazione!) di 4 giorni dopo (in perfetta media) dove mentre ci spiegava i
risultati elettorali si lascia sfuggire alla seconda riga la frase “La seconda Repubblica che sarà
ricordata come l’apoteosi della proliferazione multi etnica”.
L’apoteosi della proliferazione multi etnica? Nel barbaro omicidio di Verona gli assassini
erano imbevuti esattamente anche di questi luoghi comuni, nelle loro scorribande si sentivano i
paladini dell’ordine, i difensori dell’italianità a caccia di immigrati, gay e diversi allevati a spranghe
e slogan tipo “boia chi molla”.
Dovremmo aspettare il comunicato n° 108 per leggere qualcosa sul “complotto demo pluto
giudaico”?
Caro sindacato de’ noantri certe parole, certi toni, certi linguaggi, seppur mascherati in
mezzo ai comunicati, conviene usarli con parsimonia perché possono essere pesanti come pietre.
Maggio 2008
Unità sindacale?
Sarebbe bello, fantastico, auspicabilissimo ma…..è possibile?
Intanto qualcuno potrebbe iniziare partendo da qualche semplice constatazione.
Qualcuno ha capito qual’è la differenza tra Cobas e RdB? In attesa di chiarimenti potrebbero
iniziare loro.
UGL e CISAL si potrebbero unificare uno è la costola di Alleanza Nazionale l’altro ambisce a essere
il sindacato di Forza Italia e visto che i loro partiti di riferimento, sono o stanno per diventare un
unico partito…..si unificassero anche loro. Noi vi suggeriamo come nuovo nome GL (G di uGl ed L
di cisaL) che poi ricorda i giovani littorio che a qualcuno di loro potrebbero anche non dispiacere.
La CGIL ha la sua storia e, per carità, nessuno la vuole toccare (purtroppo spesso sono gli stessi
dirigenti locali che con i loro atteggiamenti finiscono per dimenticarla).
La CISL è il sindacato di matrice democristiana ed è troppo intruppata in accordi e spartizioni che
ci sembra difficile si possano ritirare (sognare sì ma suvvia rimaniamo con i piedi per terra!).
La UIL infine ….la UIL, la UIL ….ma a cosa serve la UIL nessuno lo ha capito!
Insomma una semplificazione sarebbe auspicabile ma……è possibile?
Sentite questa, qualche giorno fa nella sede di Roma la RdB ha organizzato un mini corteo per i
piani. Utile? Inutile? Efficace? Inefficace? Propagandistico? Ognuno lo può giudicare come vuole. Il
coordinatore degli iscritti di una delle sigle sindacali più famose (qualcuno lo chiama Lucky
Luciano) si è subito affrettato ad invitare i propri iscritti a non partecipare e fin qui niente di male.
La cosa carina è che molte persone (per fortuna) pur avendo una tessera sindacale non si sentono
iscritti ad una organizzazione in maniera vincolante e totalizzante per cui se l’idea gli piace anche
se è organizzata da qualcun altro semplicemente ci vanno. Ma Lucky Luciano non ce la fa a
tollerarlo, è più forte di lui così appena possibile via con la reprimenda per “il suo” iscritto” che ha
partecipato alla iniziativa della RdB.
E allora niente speranze irrealizzabili, ognuno appartenga o meno alla sigla che vuole, per
convenienza o per convinta adesione, ma mantenga il suo spirito libero.
Settembre 2008
Un altro giro di giostra
Siete pronti per un altro giro di giostra? Avanti signore e signori accomodatevi? Di che parliamo?
Ma come non avete resettato il cervello? Non fate parte del Project Manager? Non siete connessi
su passweb perché grazie al fleet management parte il reengineering gestito dal Back office
istituto e calcolato in function point? Non è Albero Sordi in un Americano a Roma, magari! Sarebbe
anche divertente: è l’Inpdap bellezza.
Il clima è ormai di grande attesa, fremiti ovunque, negli ascensori gli uomini e le donne con al collo
il cartellino dell’Inpdap (sempre più una minoranza) assistono annichiliti ai dialoghi degli uominicomputer delle società private. Ci avete fatto caso, sembrano l’Agente Smith del film di Matrix,
parlano solo di informatica, sono ovunque, al bar, alla mensa, nei corridoi, negli ascensori e
parlano sempre e solo di quello. (In verità ci sono simpatici perché forse molti di loro saranno
precari e ricattabili. Avete visto in che condizioni di lavoro sono costretti a vivere? Assiepati in
stanze al di fuori delle minime regole di sicurezza eppure nessun sindacato ha chiesto il rispetto
degli standard di sicurezza)
Ebbene il momento è arrivato. Il grande progetto di informatizzare l’istituto è arrivato alla sua
prima conclusione. La GRANDE opera faraonica (soprattutto nei costi) sta per essere presentata e
il GRANDE CAPO INPDAP è sulle spine: la parola d’ordine è CONSEGNARE, CONSEGNARE,
CONSEGNARE. E se puoi non funziona? Eh! Ma allora siete i soliti disfattisti!
Poiché consegnare rappresenta l’incontro tra l’esigenza dell’Istituto, (che deve dimostrare – non
sappiamo a chi - che i soldi sono stati spesi bene) e quella delle società che devono riscuotere i
pagamenti, il coniglio tirato fuori dal cilindro è quello di collaudare solo quello che è stato fatto e
il resto verrà dopo.
Come? Come? Poiché non tutto è stato fatto vi faranno vedere pezzettini più o meno estesi di
procedure ma non il progetto nel loro insieme. E se poi l’altro pezzettino non dialoga con il
precedente? Non faranno gli stress test (che servono per vedere quanto, a regime, il programma
rallenta tutta la rete), alcune cose che non funzionano le aggiusteranno (così dicono) dopo i
collaudi. Ma in ogni caso vi sembra un modo di ragionare? Provate a collaudare una automobile
dove magari il sistema frenante o il raffreddamento del motore verrà dopo: chi firmerà mai un
collaudo del genere?
A proposito … quante volte avete sentito dire dal capo del governo o dal suo ministro Brunetta
(ricordatevi il nome del partito a cui appartengono quando andrete a votare la prossima volta!) che
bisogna colpire gli sprechi? E ovviamente lo “spreco” è lo stipendio di voi fannulloni, elementare
Watson!
E lo sprecosperperodeisoldibuttatidallafinestra come quelli della consulenza esterna? Quanto costa
questa consulenza? Pagata, questa sì da tutti noi?
Certo “gli informatici” dell’Inpdap sono tra i peggiori fannulloni e incompetenti che ci siano in giro!
(è ironica ragazzi non vi arrabbiate!). Ammesso che sia vero, una amministrazione lungimirante
con un personale del genere che farebbe? Spende dei soldini, lo affianca a dei cervelloni e lo
riqualifica, investe nel futuro insomma. Futuro! Qualcuno ai vertici comprende questa parola? Qui
invece si spendono “soldoni”, nessuno cresce professionalmente (perché gli informatici Inpdap
sono fuori e la dipendenza dai privati diventa sempre più totalizzante fino al punto che ci vorrà
sempre una ditta esterna per correggere anche la cosa più semplice di questo mondo), e il
prodotto? E il prodotto? Il prodotto??! Bah sulla bontà dei programmi giudicherete voi (intanto
potete chiedere a chi già utilizza programmi “in esercizio”).
Ecco quanto costa all’Inpdap la consulenza esterna al giorno ……ovviamente sappiamo che i soldi
non vanno in tasca ai lavoratori del privato!!!
Livello Professionale
A
B1
B
C
D
Livello/Profilo Professionale
Project Manager Senior
Consulente Partner
Learning Manager
Project Manager
Consulente
Analista Senior
Architetto IT
DBA Applicativo
Docente
Analista
Programmatore Senior
Sistemista
Tutor
Esperto Basi Dati
Programmatore
Tariffa
giornaliera
820,00
820,00
820,00
600,00
600,00
550,00
550,00
550,00
550,00
350,00
350,00
350,00
350,00
350,00
230,00
Con un informatico Inpdap te la caveresti (contributi compresi) con circa 80€ al
giorno. Bella differenza vero?!
Settembre 2008
Evviva la meritocrazia
L’Italia è il paese dei ritornelli e a furia di ripeterli si finisce per essere banali. Ad esempio una volta
si diceva sì per rispondere in maniera affermativa oppure no per rispondere in maniera negativa. Sì
era sì e no era no. Sarà perché molti dicono una cosa e poi ne fanno un'altra fatto sta che ormai
non c’è uno che non dica “assolutamente sì” oppure “assolutamente no”. Che poi in italiano non
voglia dire assolutamente (qui ci vuole!) nulla è un dettaglio.
L’altro luogo comune (che ha superato di gran lunga quello di “oh! signora mia non ci sono più le
mezze stagioni”) è quello di dire “non è né di destra né di sinistra”.
Quando stanno per servirti un bel piattino state certi che l’incipit è quello.
La signora Marcegaglia, presidente di Confindustria va ripetendo ossessionata che ci vuole la
meritocrazia anche nei contratti. Il ministro fantuttone Brunetta ripete che nel pubblico impiego ci
vuole la meritocrazia. Nell’ultimo comunicato di Bibì (ma prima anche Bibò) anche lui parla di
meritocrazia nella scelta dei dirigenti. Insomma è un fiorire di inni alla meritocrazia che si sa “non è
né di destra né di sinistra”…appunto.
Ebbene vi stupiremo, anche noi siamo per la meritocrazia. Anzi diciamo assolutamente sì alla
meritocrazia, anzi, se non fosse punito con la reclusione andremmo in giro per l’istituto a
imbrattare ogni spazio con “evviva la meritocrazia”, anzi siamo innamorati della meritocrazia:
meritocrazia ti amo!
C’è un problemino però, maaa…piccolo piccolo. Chi decide se una persona merita o no? Qualcuno
dovrà pur dire lei merita e lui no! Avanziamo una proposta ragionevole: parli e decida di
meritocrazia solo chi occupa un posto ottenuto per meriti, tutti gli altri zitti e fuori dalle balle.
Se il gruppo industriale Marcegaglia è stato condannato nel 2008 a otto mesi e a un risarcimento
di 6 miloni di euro per una bustarella elargita sotto banco per accaparrarsi una commessa con
Enipower, le sue capacità imprenditoriali sono di “merito” o di altro? Ecco! Vedi, la Marcegaglia non
può parlare di meritocrazia.
Il fantuttone Brunetta è professore universitario per meriti o perché baciato dalla fortuna di “una
grande sanatoria” per tutti quelli che gravitavano nel giro? Ecco! Vedi, Brunetta non può parlare di
meritocrazia.
Il presidente dell’Inpdap occupa quella poltrona per meriti e competenze o per i soliti gioci di
spartizione politica? E i dirigenti occupano quelle cariche per meriti o per cordate politiche? Ecco!
Vedi loro non possono giudicare chi merita e chi no.
CGILCISLUILUGLCISAL si sono forse battuti come leoni per far sì che il concorso interno per i
passaggi di livello fosse il più trasparente possibile e venissero premiati i più bravi o no? (Noi non
abbiamo mai visto un concorso dove quelli che superavano lo scritto avevano tutti, ma proprio tutti
lo stesso voto!!!!)
Insomma siamo costretti a lasciar perdere la “meritocrazia” per mancanza di persone in grado di
valutare. In un paese bloccato come il nostro dovremmo aspettare, bene che vada, almeno due o
tre generazioni per trovare chi è andato avanti per meriti e a quel punto saremmo pronti a
riparlarne immediatamente. Per ora la meritocrazia in mano agli “immeritocratici” è come quel tizio
che voleva vendere il quadro mostrando solo la cornice: meglio non fidarsi!
Novembre 2008
Bibì e Bibò
Ho un forte dubbio
Durante gli ultimi concorsi interni mi son detta: “un po’ conosco la materia, un po’ mi metto a
studiare qualche possibilità di farcela ci sarà. Perché non provare”. “Ingenua!” dicevano i miei
amici.
Quando ho visto che la prova scritta aveva comportato per tutti gli idonei lo stesso identico voto
(neanche la differenza di un decimo di punticino), qualcosa sembrava non quadrare. Tecnicamente
dare a tutti lo stesso voto ad un compito scritto è impossibile ma evidentemente le indicazioni da
lassù erano chiare: tutto si sarebbe deciso agli orali.
Agli orali tutto funzionava benissimo, estraevi la tua domandina, parlavi, dicevi, argomentavi e…..
“allora dottore la mia votazione?”, “ripassi a fine serata”. Giusto il tempo per far quadrare i voti,
dovesse mai passare chi non doveva. Già ma chi teneva le file di tutto questo? Allora ho capito che
erano Bibì e Bibò che spingevano. Così sono andata a vedere chi è passato e ho capito la mappa
(momentanea) del potere: Bibì che pure ha preso più voti di Bibò, ha contato in questo caso un po’
di meno; tutti gli altri molto staccati, ma non del tutto a mani vuote.
Poi ci sono state le nomine dei dirigenti (ancora non c’è niente di ufficiale ma è il segreto di
pulcinella), e al grido di “premiamo chi merita”, Bibì e Bibò ancora lì a tramare, a chiedere, a
ricordare, insomma indaffaratissimi. E chi ha vinto? Ancora Bibò anche se Bibì non è andato
malissimo.
Il guaio è che mi piacciono tutti e due perché sembrano la pubblicità di quel negozio di
elettrodomestici: “entri ottimista esci felice”. Loro sono così: sempre felici. Hai 10€ di vacanza
contrattuale? Perché essere sempre appippati come quelli di RDB, ma sììì evviva! Sono felicissima!
Chiedi un aumento contrattuale e te ne danno la metà? Evviva! Che gioia, whou!
Ecco il mio dubbio. Se devo chiedere un aiutino per, che ne so, farmi spostare da un ufficio ad un
altro (tanto per fare un esempio), è meglio che sia iscritto con Bibì o con Bibò? E se domani torna
a contare un po’ di più Bibì? Eventualemte iscriversi a tutti e due è possibile?
Sono dilaniata da questi dubbi. Qualcuno mi può dare …… un aiutino?!
Ah! Dimenticavo: evviva la meritocrazia.
Dicembre 2009
Capo del personale … ci aiuti Lei
Gentilissimo e illustrissimo dottor professore capo del personale, abbiamo
apprezzato La sua solerzia nell’applicare (come è giusto che sia) il regolamento Brunetta in
particolar modo per quanto riguarda le ore di assemblea che giustamente dovranno essere
decurtate dal fondo incentivante del dipendente.
Come di consuetudine anche quest’anno si terrà a Roma una messa per il santo
Natale (17 dicembre… in altre sedi non sappiamo).
Poiché tale avvenimento liturgico si svolgerà durante l’orario di lavoro, i
colleghi che vorranno partecipare dovranno timbrare quale causale di permesso
per uscire?
E anche queste ore saranno decurtate dal fondo incentivante?
Se non fossero decurtate La preghiamo di farcelo sapere perché in quel caso
abbiamo alcuni amici di religione ebraica che vorrebbero festeggiare il Pesach e la
Shavuoth, altri amici musulmani che ci terrebbero moltissimo a rispettare il precetto
religioso del Kurban Bayrami e il Seker Bayrami, per non parlare del nostro amico indù che
tiene moltissimo al caitra-sukla-pratipad. Anche la mia collega di stanza che è di
religione ortodossa vorrebbe festeggiare il 7 gennaio il natale e l’altro mio
collega (ma questo mi sta un po’ antipatico) per la festività comandata di
Scientology (la festa del compleanno del fondatore di Scientology) è stato fino
ad ora costretto a prendere un giorno di ferie.
La mia amica del cuore invece adora la festa dei saturnali (che fra tutte è
veramente la più simpatica), io infine per non fare un torto a nessuna religione
sono pronta a festeggiarle tutte ….. ovviamente se il permesso non comporta
alcuna detrazione.
Insomma gentile dottore ci aiuti Lei, ci faccia sapere come ci dobbiamo
comportare perché, come avrà capito, poter festeggiare una festa religiosa
senza alcuna detrazione economica è una cosa che potrebbe interessare a
molti.
p.s. sono tutte festività reali
Dicembre 2008
Cerchiamo adesioni
Un breve riepilogo per i distratti.
Alla recerca dell’efficientissimo numero verde per l’assistenza informatica (800.010.030)
siamo incappati in un altro numero verde per l’assistenza informatica (800.020.070). Doppio
numero doppio prezzo!
Per distinguersi dagli “altri” quelli del secondo numero verde (che in realtà si ritengono
quelli del primo numero), hanno pensato bene di autonominarsi “VIP della Golden List”. Un
servizietto riservato ai pochi eletti ma pagato da tutti e di cui si ignora l’utilità.
Questa divisione in caste ha suscitato, come avete potuto notare, una forte ondata di
proteste. I sindacati avevano inizialmente proclamato tre giornate di astensione totale dal lavoro,
mentre erano in cantiere proteste ancor più clamorose.
Quando poi qualcuno ha chiesto dettagli in merito, la CGIL ha risposto che per il momento
era occupata in qualche riunione per l’importantissimo congresso che assegnerà le cariche del
direttivo della borgata vattelapesca del quartiere ando’ vivi del comprensorio di Roma sud.
Bibì e Bibò intenzionati a proseguire la lotta per l’abolizione della Golden List anche da soli si sono
tirati indietro quando si sono accorti che avevano più iscritti nella Golden List che nella Poor List (la
lista dei poveracci) e hanno ripiegato su comunicati che chiedevano conto del rapporto tra
Commissario straordinario-Direttrice Generale straordinaria-Dirigenti straordinari (una cosa
appassionantissima!). L’Ugl infine ha risposto di essere troppo impegnata in qualche cena con
deputati di seconda fascia della maggioranza di governo.
Una volta abortita questa stupida protesta (o forse mai nata) e convinti che il modello da
seguire sia quello indiano (dell’India) della dvisione in caste, noi uccelli stiamo raccogliendo le
adesioni per una lettera da inviare al capo supremo dell’Inpdap.
Questo il testo.
Gentile supremo capo, Lei che occupa quella carica perché è uno dei massimi esperti
internazionali di previdenza e non certo per spartizioni politiche, abbia la compiacenza di ascoltare
la nostra richiesta.
Per noi Voi non siete solo un super golden capo, ma un padre, un fulgido esempio da seguire.
Spinti da ossequioso spirito di emulazione e rinfrancati dagli esempi che ci date, guidati dalla
vostra immensa umiltà e dalla vostra profonda modestia vorremmo umilmente chiederLe di istituire
un altro numero verde e chiamarlo Platinum List.
Chiunque fosse interessato a far parte della Platinum List è pregato ad inviare una mail
di adesione all’indirizzo [email protected]
Gennaio 2009
Scusate il disturbo
Permetteteci di ritornare (per l’ultima volta) sulla questione del numero verde. Ci sono
cose decisamente più importanti, e in un certo senso è vero, ma forse questa piccola cosa, se
avete la pazienza di leggerci, ha in sé aspetti grotteschi ma emblematici del nostro posto di lavoro.
È veramente una piccola cosa? Prima o poi ognuno di noi dovrà fare i conti con il numero
verde: è l’ultima spiaggia a cui aggrapparsi quando una qualche cosa non funziona, in sostanza la
sua efficienza o meno può influire sulla qualità (e a volte il compimento) del nostro lavoro. Visto
che per realizzare questo “servizio” sono stati spesi diversi soldini non sarebbe logico avere un
ritorno chiedendo una sorta di indice di gradimento e di qualità a chi lo utilizza? Non basta l’arido
conteggio del tempo che passa tra l’apertura di un “tiket” e la sua chiusura. Vorremmo sapere se
nonostante la chiusura del tiket il mio problema è risolto o meno. Occuparsi della qualità del
servizio è indice di attenzione verso chi lo utilizza e cura di come amministriamo denaro pubblico.
Navigando tra le maschere di internet ci siamo accorti che esiste un altro numero verde.
In tempi di contenimento della spesa ci chiediamo cosa serva. Un altro sperpero, uno dei tanti? Sì
ma non solo
La lungimirante mente di chi ha commissionato questo servizio è quella di persone che in
pubblico difendono e firmano contratti con società esterne “perché sono in grado di fornire un
servizio migliore”, ma quando si tratta di applicarlo a se stessi questo dogmatico principio decade.
Evidentemente anche loro sanno come vanno le cose di questo mondo infatti, la squadra di pronto
intervento di questo secondo numero verde (almeno per Roma) è composta da personale interno
Inpdap. Ma come il privato non era meglio del pubblico?
In questa storia del numero verde c’è tutta l’arroganza e la miseria di una classe
dirigente che crede di stare ancora ai tempi di Re Sole. Loro stessi si sono autodefiniti quelli della
“Golden List”, i “VIP”. Non hanno capito che il rispetto e la dignità si conquistano, e non sono
decisi da una carta bollata per di più auto prodotta. Spiace constatare che questo modo di porsi
getta discredito anche su quei “vip”, tanti o pochi decidete voi, che sono di una pasta diversa. E la
modestia non è mai un disvalore.
Una persona che occupa un posto di responsabilità dovrebbe sapere che una volta
accertata la improrogabile necessità di un ulteriore numero verde di pronto inetervento questo
dovrebbe essere dedicato, tanto per fare un esempio, a quei colleghi che al centro o in periferia
svolgono un lavoro che necessita di risposte immediate e quindi di maggiore efficienza.
E infine un ultima cosa su questa vicenda: il silenzio imbarazzante dei sindacati tutti.
Sì imbarazzante! Un sindacato è quella organizzazione che si occupa dei massimi sistemi come dei
problemi quotidiani dei lavoratori, delle loro difficoltà, che non fa sconti alla dirigenza quando
sbaglia, che non ha timore di trattare argomenti che implicano un confronto sugli ingenti sperperi
di denaro pubblico, che è vicino al proprio iscritto come al lavoratore perché lui stesso è un
lavoratore o una lavoratrice, che non si ritiene un ennesimo centro di potere, che vive come un bel
conflittone di interessi quello di stare contemporaneamente nel consiglio di amministrazione, nella
dirigenza e tra i lavoratori. Altra cosa è scrivere comunicati lodando il Commissario straordinario.
Uomini (tanti) e donne (una) che occupate posti di responsabilità nel sindacato Inpdap, non
c’è niente di male chiedere conto di cose che seppur ironicamente sono state denunciate dagli
Uccelli. State tranquilli noi non siamo in concorrenza con nessuno.
“È l’ora della responsabilità” ha detto qualcuno molto più potente di noi…..staremo a
vedere.
Gennaio 2009
O’ Cardinale
Ci sono cose molto più importanti, direte voi! Ma da quando O’ Cardinale non c’è più questo
ufficio non è più lo stesso. Ha lasciato un vuoto incolmabile e tutti noi sentiamo la sua mancanza.
No! No! Per carità! “non c’è più” non in quel senso, ma nel senso che non occupa più quella carica
(per il resto gli auguriamo altri 100 anni di benessere).
O’ Cardinale esisteva da sempre, occupava quella carica ancor prima che esitesse l’Inpdap.
Nessuno a tutt’oggi è riuscito a datare l’anno in cui assunse quell’incarico. Qualcuno dice fin dai
tempi della Madonna di Fatima, altri se non ricordano male dicono che partecipò alla trattativa tra
Maria e Giuseppe nella scelta della famosa stalla con bue e asinello. È forse quella esperienza che
lo segnò profondamente che lo spinse ad usare quel religioso saluto diventato famoso: “salute
fratelli” (o una cosa simile).
L’Inpdap senza di lui è come Venezia senza i canali, Brunetta senza gli impiegati pubblici, il
Parlamento senza gli inquisiti, Berlusconi senza il fard, la sinistra senza i litigi, insomma un altro
mondo.
Eppure ci mancherà, anzi già ci manca. Lui era l’esempio fulgido del modo di fare
sindacato. Innanzitutto la nomina, non fu decisa da una qualche segreteria ma con il voto dei
propri iscritti: “le cose si decidono dal basso e non calate dall’alto” soleva dire al momento di ogni
decisione importante. In ossequio a questa sua massima gli iscritti erano consultati giornalmente e
invitati a votare prima di firmare qualsiasi accordo con la controparte. Sempre pronto ad ascoltare
pazientemente i propri iscritti, ma non solo, era il primo ad interloquire con ogni singolo lavoratore
e lavoratrice in maniera amabile e pronto a recepire consigli e suggerimenti. Per lui il sindacato era
il mezzo per tutelare in maniera appassionata i diritti di tutti e non gli interessi individuali di pochi.
Questa sua ferrea convinzione, unita alla concretezza dei fatti lo aveva portato ad essere amato tra
i lavoratori e temuto dalla controparte. La sua modestia era immensa tanto che mai appariva nella
casella di posta elettronica il suo nome ma solo quello della sigla sindacale. Lavoratore infaticabile
che, punito per la sua coerenza, era tartassato di lavoro dai diversi dirigenti che si erano succeduti.
Ma nonostante i carichi persecutori sul posto di lavoro nel poco tempo libero si gettava anima e
corpo nell’impegno sindacale.
Chiamato accorreva in ogni angolo del paese e per ogni lavoratore aveva sempre una
parola di conforto e di solidarietà. Sotto la sua guida il sindacato aveva aumentato iscritti e
simpatizzanti, e per se stesso mai un avanzamento di carriera o cose simili. Perfino all’ultimo
concorso interno si era astenuto dal partecipare pur di non alimentare sospetti di alcun tipo.
Anche adesso che è tornato ad essere un semplice iscritto nessuno pensi di offrirgli qualche
incarico nel consiglio di amministrazione: sarebbe uno schiaffo alla sua concezione del fare
sindacato e comunque vi rinuncerebbe immediatamente. Ci mancherà quel modo di fare
sindacato….. salute fratelli (non ricordo se diceva esattamente così).
Gennaio 2009
Ehi! uomini e donne della periferia
Ehi! uomini e donne della periferia come state? Siete meravigliati, stupiti? Lo so che nessuno si
rivolge mai a voi, perché vi considerano a tutti gli effetti “periferici” salvo quando……
Già salvo quando…….
Ecco questa è una di quelle occasioni che arriva il “salvo quando”. Avete presente quelle belle
feste paesane dove dopo aver camminato tra banchetti e dolciumi si attende lo spettacolo
pirotecnico finale. Bene, per questa occasione i fuochi d’artificio li hanno fatti arrivare dai migliori
maestri del mondo.
Ah! non sapete niente? Non vi hanno ancora informato? Ah! dimenticavo voi siete periferici, nel
vero senso della parola! Eppure è una cosa che vi riguarda…. Eccome se vi riguarda ma a quanto
pare non contate niente, tranne a fine anno per i messaggi di auguri aziendali.
È questione di pochi mesi ma tutto l’ambaradam dirigenziale è in fibrillazione, alcuni perfino
eccitati. I tempi sono stati procastinati più volte, i soldi spesi e già finiti ma bisogna (bisogna)
varare il SIN (va scritto tutto maiuscolo, mi raccomando, e pronunciato con voce grave). Fino
adesso avete visto piccoli fuocherelli ma tra poco arriverà il botto più bello di tutti, il più colorato, il
più grandioso, quello che rappresenta il cuore della serata: le pensioni sul SIN.
Avete, immagino, già provato le procedure che hanno rilasciato? Grado di soddisfazione ottimo
vero? Funziona tutto a meraviglia? Il più piccolo dei problemi viene risolto in giornata, ma che dico
nel giro di pochi minuti? E soprattutto per chi è abituato a fare un confronto tra costi (altissimi) e
benefici com’è il saldo? Positivo? La vostra vita lavorativa è migliorata? E i tempi di lavorazione si
sono accorciati? Erogate le prestazioni come fosse alla catena di montaggio di Shangai? Come
acqua fresca?
Ecco rispondete a queste semplici domande e saprete, elevato alla potenza, come andranno le
cose tra pochi mesi.
Tra pochi giorni chiameranno i nuclei di competenza per essere formati sul “funzionamento” delle
varie procedure (troppo rischioso chiamarvi tutti c’è il pericolo di rivolte). A loro faranno vedere
esempi preconfezionati e se qualcosa va storto vi diranno che per la messa in esercizio sarà tutto a
posto (e chi verificherà se è vero o no?). I competenti vi formeranno a loro volta e la faccia con il
famoso pubblico ce la metterete voi e chissenefrega se questa gioiosa macchina informatica, che
hanno messo in piedi con i soldi vostri (e non solo) ricadrà su di voi, su voi fannulloni che in
periferia vi trasformate in tuttologhi per l’Inpdap e contate meno di zero.
Ecco spiegato il famoso “salvo quando”: si ricordano di voi salvo quando c’è da rifilare il pacco.
Ah dimenticavo se qualcosa non va chiamate il numero verde e aprite un ticket e amen.
Un consiglio? Ce l’avete un sindacato ma uno di quelli veri, decisi? Uno di quelli che vi tutela? Un
sindacato non “scambista”? Beh trovatevelo che vi attendono periodi difficili con il Sistema
Informatico Nullo.
Marzo2009
La posta del cuore
I primi di aprile una mail della Cisal indirizzata a tutti gli utenti, chiedeva, raccogliendo una voce di
corridoio, se la Direttrice Generale era in procinto di fare le valige.
La notizia, come è ovvio, toglie i sonni di molti dipendenti dell’Inpdap (e in alcuni casi anche quelli
delle loro famiglie), considerato poi che si tratta di una voce di corridoio essa meritava
approfondimenti, inchieste e perché no un bel convegno.
Neanche avevamo fatto in tempo a leggere la mail che …..zac! ecco arrivare la risposta (anche
questa a tutti gli utenti) della Direttrice Generale.
L’inizio era indicativo: “caro Pierino ho rilevato che……” e poi via a spiegare che si trattava di una
voce infondata.
Ora visto l’antefatto, il tono confidenziale e la premura di una illustre autorità nel cimentarsi con
l’autorevolezza delle fonti da cui provengono le notizie, molti hanno capito che è stata istituita la
posta del cuore dell’Inpdap dove ognuno può inviare una lettera e riceverà pubblicamente una
risposta direttamente da LEI.
Ecco le prime lettere arrivate alla posta del cuore.
Da Claudio di Roma:
Cara Pina ho visto che avete comprato tre belle macchine di rappresentanza nuove fiammanti non
è che mi puoi consigliare la concessionaria magari mi fanno uno sconto?
Da Antonietta di Roma1
Ho visto che “le tre grazie” dell’Inpdap hanno una macchina nuova (una ciascuna ovviamente), ma
a Roma con il traffico che c’è ma che ce fate?
Da Fabio di Milano
Ho visto che i primi edifici a cadere in Abruzzo sono stati quelli pubblici, io lavoro appunto in un
edificio pubblico….posso stare tranquillo?
Da Ilaria di Cosenza
Ho visto che i primi edifici a cadere in Abruzzo sono stati quelli pubblici, visto che la regione
Calabria è considerata quella con il più alto rischio sismico avrei un tantino un dubbio. Quelli
dell’Inpdap sono costruiti secondo le norme di sicurezza antisismica? Vero no? Cara Pina li hai fatti
te i controlli?
Da Maria di Pordenone
Mi hanno detto che sta per partire il nuovo sistema informativo dell’Inpdap per le pensioni. Scusa il
gioco di parole ma secondo te riuscirò a completare una pratica prima di andare in pensione?
Guarda che mi mancano due anni!
Da Carmela di Ragusa
Cara Pina nella pasta con le sarde ci posso mettere al loro posto le alici?
Da Rocco di Roma
Ma il rigore dell’Inter contro la Roma secondo te c’era o non c’era?
Aprile 2009
Il ridimensionamento
L’ambiente, il nostro, obiettivamente è strano. Sembra quasi, una volta entrati in ufficio, di vivere
in un mondo “altro” rispetto a quello lasciato pochi minuti fa. La fatica del vivere, le difficoltà del
tirare avanti, le ferie ridotte per pagare l’università al figlio o il conoscente che rischia il posto di
lavoro. Niente di tutto questo sembrano permeare il nostro ente.
Vi dico l’ultima di ritorno dalle ferie.
Entro e vedo parcheggiate in garage due fiammanti super nuove macchine (non so dire il modello,
le automobili non sono il mio forte). Dopo il recente acquisto della macchina del direttore (uguale a
quella del nostro primo ministro), si sentiva proprio il bisogno di questi due nuovi acquisti?
Già mi immagino le obiezioni: in fondo che sono 60/70 mila euro in più? Oppure con tutti i
problemi che ci sono stai a pensare alla macchina del direttore e compagnia bella?
Invece è proprio emblematico del modo di occupare, per grazia divina e non per meriti sul campo,
la stanza dei bottoni.
I nostri dirigenti continuano a pensare che l’unità di misura del Moderno siano i cavalli di una
automobile, o il parquet nelle loro stanze. Se poi non ti muovi in una città caotica come Roma,
oppure inquini, o consumi inutilmente questo non li fa sentire ridicoli (oltre che sperperoni).
Devono apparire, (con i soldi nostri) pensando che è il modello di una automobile quello che da
prestigio, affidabilità, rispetto.
Di ridimensionarci avremmo bisogno un pò tutti, chi più chi meno. Ridimensionare ambizioni,
presunzioni, impatti, progetti, spese, megalomanie, pretese, apparenze. Fare finalmente di
necessità virtù, mettere la museruola agli appetiti insaziabili di società private o di singoli che con
questo ente speculano e spendono.
Capisco che ridimensianamento è una idea, una scommessa, esageratamente moderna per una
classe dirigente vecchia come la nostra, ma francamente non li vedo neanche attrezzati a cogliere
la novità. Signori se ridimensionaste la vostra grandeur non ci sarebbe niente di male, anzi ci
sarebbe piuttosto da festeggiare.
Inutile che aggiunga la pena che si prova nel vedere il sindacato che non riesce ad essere attento
a questi temi: è fermo sulle gambe, incapace di sapersi distinguere.
Settembre 2009
Lavorare con lentezza
Devo sbrigarmi a fare le pratiche o devo correre? Velocità o lentezza? Calma o stress?
Il dubbio è di facile soluzione, non c’è scelta. È il sistema informatico chiamato con pomposità NSI
che detta i tempi e oggi ha deciso che io devo….……..lavorare con lentezza.
“Her Director” è in fibrillazione. Il suo mandato sta per scadere e ha puntato molto forte, per il suo
reincarico, sull’informatizzazione dell’istituto. Ognuno può puntare sul cavallo che vuole ma….
Ma le cose vanno male, molto male. Sono stati messi a regime (i tecnici usano la parolina in
esercizio) un po’ di procedure. Manca ancora la parte più corposa, quella delle pensioni e il
sistema? E l’ambaradam dell’informatica? Già così Nun ‘gna fa! Si il sistema è tutto rallentato, i
tempi di accesso alla scrivania virtuale (veramente virtuale) son lunghissimi, i tempi di risposta
sono eccessivi.
La fibrillazione è al massimo, nessuno sa niente ma si susseguono riunioni su riunioni. Il bello è
che tutte le teste coronate dell’Inpdap non sanno che risposte dare!
I cervelloni delle società private brancolano nel buio (ma le tasche sono gonfie) e il sistema nun
‘gna fa. Eppure abbiamo pagato programmi manco fossimo una navicella spaziale.
Investo soldoni per migliorare la vita lavorativa, semplificare il tutto e invece? La vita mi si
complica, lavoro peggio rispetto al vecchio sistema, e inoltre: Nun ‘gna fa.
Badate bene non parliamo dell’anomalia di corsi di formazione di programmi che ancora si devono
ultimare, non parliamo dell’assurdità di programmi in esercizio che per volere del consiglio
supremo hanno bypassato i test di “carico” sull’ambiente di lavoro, non parliamo di sedi pilota
scelte nel mazzo tra quelle con poche pratiche affinchè si possa dire “va tutto bene madama la
marchesa”. Qua parliamo di un sistema che nun ‘gna fa.
E su chi ricadono queste scelte? Ma è facile: su gli uomini e le donne “periferiche” dell’istituto.
Faccio una proposta a CGIL CISL UIL RDB CISAL. Una proposta di buon senso, sempre che questa
parola nel nostro ambito lavorativo non suoni come una bestemmia.
Dopo deciso i passaggi di livello chiedete un incontro con Her Director, chiamate la più brava
collega (va bene anche un uomo) della periferia, sedetevi al computer intorno alle 11 della mattina
di un giorno qualsiasi, modificate un dato dell’anagrafica, aspettate che vi risponda la certificazione
anagrafica, lavorate la pratica, accedete nuovamente alle maschere se queste vanno giù per i
troppi tempi di attesa e cronometrate il tutto. Ecco così possiamo stabilire i tempi ufficiali di
lavorazione di una pratica. A Her Director sta bene? Ai sindacati sta bene? In fondo è un metodo
scientifico inoppugnabile.
Ottobre 2009
A me mi scappa
(Lo so che ”a me mi” non si dice …ma rende meglio l’idea)
Scusate l’imbarazzo ma vorrei sapere come vi state comportando. In effetti cerco di trattenerla ma a volte
proprio non ce la faccio, è una questione fisiologica. Qualcuno mi aiuti a me mi scappa! E quando mi lascio
andare lo faccio sempre con un forte senso di colpa. Non che esageri quando la faccio, è sempre una cosa
contenuta, dignitosa ma contenuta. In fondo, mi son sempre detta, ognuno la deve fare a casa sua. Ma devo
ammettere che il senso di colpa lo stavo anche un po’ superando, mi stavo convincendo che in fondo, e in
piccolo, anche io sono come le grandi industrie, come una catena di fast food, o come una grande centrale
nucleare. Loro non rubano il cibo, portano la merda a casa vostra. E ogni tanto anche io la porto in ufficio.
Il dramma vero è quando frequento la mensa aziendale. Allora lì non c’è senso di colpa che tiene, pudore,
riservatezza, lei è più forte di me. Come lei chi? La cacca. Sì perché voi non la fate?
Il problema francamente adesso è anche un altro. Nella sede della direzione centrale di Roma manca la carta
igenica. Ma non da un giorno! All’inizio ho provato a supplire con il Giornale di Vittorio Feltri ma, non so
perché, non puliva, fognava. Ho pensato allora ai metodi arrtigianali, naturali quando non si consumava la
carta e si faceva tutto con le mani……ma azz! alla direzione centrale di Roma manca anche il sapone.
A pensarci bene la proposta del ministro Rotondi (si lo so Rotondi è un ministro) di abolire la pausa pranzo
non è male (questi del PDL sono veramente vulcanici). Abolire la pausa pranzo ci aiuterebbe nella dieta, ci
farebbe risparmiare sullo stipendio e non ultimo diminuirebbe l’uso della carta igenica. E poi bloccherebbe il
mercato nero del commercio di carta igenica in Inpdap (c’è gente che, per arrotondare lo stipendio – ma non
stavamo meglio grazie a Cisl e Uil? –, con fare circospetto si avvicina e ti offre in cambio di un euro, due
strappi di carta igenica doppio velo e una spruzzatina di sapone).
In effetti è un periodo di ristrettezze e come ogni brava famiglia che si rispetti, dopo la sbornia degli acquisti,
deve stare un po’ più tirata, deve risparmiare. Già li sento i Cobas che urlano “allo sfrtuttamento delle fascie
più deboli e ai costi della crisi che ricadono sui lavoratori”. Basta con questi slogan! Visto che noi abbiamo
sperperato è giusto che noi risparmiamo. Noi abbiamo comprato tre belle nuove macchine di grossa
cilindrata, di cui sentivamo effettivamente una forte necessità, noi abbiamo da onorare impegni con le
società informatiche che forniscono prodotti di alta qualità a prezzi stracciati, con l’efficiente numero verde, e
poi i telefonini ai dirigenti, i costi di rappresentanza, i soldi dati ai fratelli d’Eutelia …insomma signori miei le
spese ci sono e su qualche cosa dovremmo pur risparmiare.
Ora mi stavo effettivamente chiedendo se lo straordinario commissario la farà qualche volta in ufficio? E la
direttora, seppur la sua sia profumata, qualche volta si accomoderà nel bagno del settimo piano? Certo
attraverseranno corridoi con parquet di iroko o di rovere, sfioreranno con le loro regali mani pareti di
intonaco veneziano, ma sempre quella cosa lì dovranno fare. E loro come fanno? Non posso pensare che non
abbiano la carta igenica come quelli dei piani inferiori, che non abbiano del sapone per lavarsi le mani. Per
carità sarebbe una cosa disdicevole, una ingiustizia che non potrei accettare. Apprezzo il loro egualitarismo,
riconosco il loro sobrio modo di non voler far parte della casta, di rifuggere da ogni privilegio, ma non mi
direte che anche voi non avete di cui pulirvi? Non posso immaginare che al settimo piano ci sia una
situazione del genere! Non è giusto! E se un giorno venisse a trovarli il fantuttone Brunetta che figura
farebbero. Sì perché Brunetta è uno che di cacate ne fa tante e solo Dio sa quanta carta igenica c’è bisogno!
E quando ci sono le riunioni con Bibì e Bibò, che quel piano frequentano assiduamente, sai quante altre
cacate escono fuori!
Allora lanciamo la campagna natalizia “dona anche tu un euro per acquistare carta igenica e sapone per il
settimo piano”…….aho! non fate che noi raccogliamo i soldi e poi si scopre che al settimo piano sono gli unici
ad averla già……
Novembre 2009
Un po’ di educazione parbleu!
Se qualcuno per strada mi chiede una indicazione solitamente rispondo. Tutt’al più posso
dire “mi spiace non conosco”. A parte i “pappagalli” rispondo anche alla domanda “scusi
che ora è?”. Così, per un fatto di buona educazione, insomma in genere sono solita
rispondere alle domande. Vedrai, pensavo mentre passavo il badge sul lettore ottico e
attraversavo il tornello, lo straordinario presidente (o lo straordinario commissario o lo
straordinario presidente/commissario) dall’alto del cumulo delle sue cariche, avrà risposto
alla domanda di qualche giorno fa: com’è possibile che l’Inpdap abbia permesso alla ex
Eutelia di partecipare e vincere un appalto nonostante la legge prevede l’esclusione per
società che non versano stipendi e contributi ai propri dipendenti?
Se non lui, ci avrà pensato la direttora, continuavo a pensare mentre salivo in ascensore
con un collega. Ero talmente sicura di trovare una risposta in posta elettronica che non
facevo neanche caso al collega che cercava di sbirciare nella scollatura nonostante avessi
la maglietta girocollo. Ero ansiosa di aprire la posta elettronica per leggere le spiegazioni
almeno del dirigente sacrificale di turno, tant’è che ho risposto con un lieve cenno al
collega appiccicoso che diceva “è un po’ che non ti vedo”, (non so se parlando di me o
anche della curvatura del mio seno).
Apro la posta elettronica e a parte fantastici viaggi a prezzi rateizzabili in dieci anni
organizzati dagli infaticabili lavoratori del cral, a parte il solito comunicato di Bibì e l’altro di
Bibò a difesa del governo con l’appoggio della Spolverini (ma perché non si uniscono
almeno si dimezza l’intasamento della posta elettronica), a parte l’ennesima mail che ci
avvisa della chiusura della sede di vattelaapesca per la festa del santo patrono, NIENTE! il
nulla assoluto, silenzio tombale. Ma l’educazione parbleu!?
Nel mondo delle lucertole è normale avere la coda, nel mondo dei vermi del formaggio è
normale mangiare formaggio, nel mondo delle rane si può solo gracchiare, nel paese dei
ladri non è reato rubare. Ma noi, in Inpdap, in che mondo siamo?
Non sarebbe male capire come è andata la storia di questo appalto, non sarebbe
disdicevole che qualcuno spiegasse, anche perché la totale assenza di chiarezza potrebbe
portare i più maliziosi (non noi per carità che siamo solo sciocchi e ingenui) a porre
interrogativi anche su tutti gli altri appalti in Inpdap. Ci potrebbe essere perfino il rischio
che qualche sigla sindacale “importante”, in ricordo dei tempi antichi, quando cioè il
sindacato chiedeva conto anche del modo di operare della dirigenza, sentisse la voglia di
chiedere “ma se quello non lo avete controllato per gli altri lo avete fatto?”. E chissà se
riusciremmo finalmente a capire in che mondo viviamo…in Inpdap.
Dicembre 2009
Oroscopo per il 2010
Gennaio arriva il nuovo direttore, il suo curriculum è davvero impressionante, campione italiano di
freccette, vincitore del torneo di Abbiategrasso, secondo classificato nel tradizionale
ingurgitamento di polenta, fotografato mentre reggeva la famosa ampolla del Po, appassionato
collezionista dei film di Hulk (forse è fissato con il verde?) e infine componente del gruppo
musicale del ministro Maroni. Secca smentita: “sono un indipendente” (del PDL) …ma che c’entra
questo curriculum di rispetto con l’Inpdap? Boh!
O forse c’entra questo curriculum: “in data 19 marzo 2009 ore 12, presso il Ministero del lavoro, nella
sede di via Flavia, era programmata dal Direttore Generale delle Risorse Umane e Affari Generali dott.
Massimo Pianese, una riunione con le Organizzazioni Sindacali del comparto Ministeri …a seguito di
questioni insorte durante la riunione, il Direttore Generale delle Risorse Umane e Affari Generali dott.
Massimo Pianese ha minacciato l'intervento delle forze dell'ordine per far allontanare alcuni rappresentanti
sindacali, nonostante la libertà di pensiero e di determinazione, anche in ambito di confronto sindacale, sia
espressamente riconosciuta dalla Costituzione Italiana; il dott. Massimo Pianese, incurante degli
ammonimenti rivoltigli ed in completa assenza di violenze di qualsivoglia specie, richiedeva di fatto
l'intervento della forza pubblica determinando l'allontanamento spontaneo di due sigle sindacali dal tavolo
della contrattazione, per la precisione CGIL-FP ed RDB-PI, contrarie alla sola ipotesi di risolvere questioni
sindacali con la forza pubblica” (da una interpellanza parlamentare di un deputato dell’Italia dei
Valori – Giovanni Paladini 20 aprile 2009).
Qualcuno avanza il sospetto che si tratti di una nomina politica! Disfattisti.
Prevedo che il “sindacato de’ noantri “scriva tre comunicati al mese per elogiare il nuovo direttore.
Il perché non riesco a prevederlo. Iniziano le file davanti la porta del direttore. Prevedo dirigenti in
pellegrinaggio accompagnati da Bibì o Bibò.
Importante dichiarazione di Bersani segretario del partito democrak: "Berlusconi chiarisca se vuole
le riforme per sé o per il paese";
Febbraio Continuano le file davanti la porta del direttore. Prevedo dirigenti in pellegrinaggio
accompagnati da Bibì o Bibò. Partono i lavori per il rifacimento del bagno del direttore, imposto
color verdino su tutte le pareti.
Al grido di “Roma ladrona” vengono bandite le gare per l’appalto informatico, il nuovo direttore
generale chiede la realizzazione del Nuovo Nuovissimo Sistema Informatico. Bibì e Bibò non
commentano.
Importante dichiarazione di Bersani segretario del partito democrak: "Berlusconi chiarisca se vuole
le riforme per sé o per il paese";
Marzo Prevedo che le società che vinceranno l’appalto informatico saranno le stesse, la qualità
…pure. Il grido di Roma ladrona è un po’ più flebile, ...chissà perché! Bibì e Bibò non commentano.
Importante dichiarazione di Bersani segretario del partito democrak: "Berlusconi chiarisca se vuole
le riforme per sé o per il paese.";
Aprile prevedo che verranno dismesse le vecchie (di un anno) automobili del direttore. Il grido di
Roma ladrona è impercettibile….chissà perché. Bibì e Bibò non commentano.
Il partito democrack ha deciso: i candidati alle elezioni regionali, comunali, provinciali verranno
decisi dopo le elezioni per non dare vantaggi all’avversario.
Importante dichiarazione di Bersani segretario del partito democrak: "Berlusconi chiarisca se vuole
le riforme per sé o per il paese.";
Maggio prevedo molta agitazione nei corridoi. Si avvicinano i concorsi interni. Bibì e Bibò non
commentano …ma promettono.
Istituita per legge la caccia allo straniero (negro pardon!). Boom di iscrizioni, dal nord come al sud.
Importante dichiarazione di Bersani segretario del partito democrak: "Berlusconi chiarisca se vuole
le riforme per sé o per il paese.";
Giugno si staccano i primi assegni per l’informatica..e i programmi non si vedono. Bibì e Bibò non
commentano sono troppo impegnati nel promettere vincite al concorso interno.
Importante dichiarazione di Bersani segretario del partito democrak: "Berlusconi chiarisca se vuole
le riforme per sé o per il paese.";
Luglio Brunetta che non appare sui giornali da troppo tempo lancia una parola d’amore verso i
dipendenti pubblici: “andate a morire tutti ammazzati”. Bibì e Bibò non commentano, l’UGL
confermandosi la ruota di scorta del governo dichiara che il ministro è stato frainteso.
Importante dichiarazione di Bersani segretario del partito democrak: "Berlusconi chiarisca se vuole
le riforme per sé o per il paese.";
Agosto Faccio i conti delle persone a cui è stato promesso il passggio di livello da Bibì e Bibò. A
occhio e croce anche i figli dei miei figli otterranno il passaggio di livello.
Importante dichiarazione di Bersani segretario del partito democrak: "Berlusconi chiarisca se vuole
le riforme per sé o per il paese.";
Settembre approvato il nuovo codice penale, tutti i reati commessi da Sua Maestà S.B. sia nella
vita precedente che in quella che verrà sono aboliti.
Importante dichiarazione di Bersani segretario del partito democrak: "Berlusconi chiarisca se vuole
le riforme per sé o per il paese.";
Ottobre Approvato lo Ius primae noctis (il diritto di un signore feudale di trascorrere, in
occasione del matrimonio di un proprio servo, la prima notte di nozze con la sposa). Immaginate
chi è il signore che godrà di questo diritto. Tiro un sospiro di sollievo, sono già sposata e la legge
non è retroattiva.
Importante dichiarazione di Bersani segretario del partito democrak: "Berlusconi chiarisca se vuole
le riforme per sé o per il paese.";
Novembre Approvato l’esame di dialetto per l’accesso all’insegnamento nelle scuole del nord. Il
figlio di Bossi nonostante questa novità viene bocciato nuovamente all’esame di maturità.
Costituito il primo governo del sud con la coalizione di tre partiti Mafia, Cammorra e Ndrangheta e
l’appoggio esterno del Ku Klux Klan, che per non far torto a nessuno, appoggia anche il governo
del nord. Imbarazzo alla prima conferenza stampa dei rappresentanti del governo. Si presentano
con il cappuccio in testa, la Lega Nord pensa siano musulmani con il velo e dichiara guerra al sud.
Importante dichiarazione di Bersani segretario del partito democrak: "Berlusconi chiarisca se vuole
le riforme per sé o per il paese.";
Dicembre Importante dichiarazione di Bersani segretario del partito democrak:"Berlusconi
chiarisca se vuole le riforme per sé o per il paese.", scusa Bersani è tutto un anno che te lo volevo
chiedere, ma dopo il LODO SCHIFANI, IL LODO ALFANO, IL LEGITTIMO IMPEDIMENTO, LA
SOPPRESSIONE DELLE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE, IL SEGRETO DI STATO APPOSTO ALLE
INDAGINI SUI CAPI DEL SISMI, LA DEPENALIZZAZIONE DEL FALSO IN BILANCIO, LO SCUDO
FISCALE, IL PROCESSO BREVE, LA SVENDITA DEI BENI MAFIOSI, I TAGLI AI FONDI PER LA
SICUREZZA... possiamo sapere di quanti e quali ulteriori CHIARIMENTI hai bisogno?".
Ristrutturazione all’Inpdap, in ottemperanza al decreto Brunetta introdotto il body scanner al posto
dei tornelli e nominati 1300 nuovi Dirigenti generali e 1859 dirigenti. Messa in esercizio del Nuovo
Nuovissimo Sistema Informativo. Novità: non funziona una ceppa.
Attenzione! Attenzione! Sembra che…. Bibì e Bibò stia….no, forse …sì…. no …per ….. no era solo
un colpo di vento: non commentano.
Gennaio 2010
Il “loro” concorso
Abbiamo casualmente intercettato questa missiva a proposito di concorsi interni. Ve la giriamo con
grande piacere.
“Caro omissis,
nel ringraziarti per aver rinnovato la tessera della nostra organizzazione ti confermo quanto già
detto a voce. Durante l’ultimo concorso non abbiamo potuto mantenere il nostro impegno nei tuoi
confronti. Come ben sai abbiamo deciso, in quella occasione, di aiutare i colleghi iscritti da più
tempo.
Oggi con mia grande gioia ti posso annunziare che impegneremo tutte le nostre forze per
soddisfare la tua legittima richiesta.
Nel corso dei prossimi mesi sentirai voci che parleranno di domande il cui contenuto è conosciuto
in anticipo. Forse la omissis avrà scelto questa strada per aiutare i propri iscritti, ma non noi. Noi
adotteremo un metodo che perfino i più smaliziati non conoscono e per te molto più vantaggioso.
Al momento del concorso fai finta di rispondere alle domande ma lascia il foglio completamente in
bianco. Sì in bianco! Ovviamente i fogli delle prove scritte non saranno controllati con il ditino uno
per uno. Sarà fatta una matrice da sovrapporre al foglio con le risposte esatte in maniera tale da
poter contare immediatamente il numero dei quiz indovinati. Sarà nostra cura, muniti della matrice
delle risposte esatte adagiarle sul tuo foglio e apporre una crocetta negli unici spazi liberi.
Come avrai visto tutti i polli discutevano di numero domande, di diplomi o lauree, soglia minima sì
soglia minima no, perfino un referendum bluff ma nessuno si è preoccupato di come garantire
l’anonimato delle prove scritte e come controllarle (che polli!).
Ti prego di mantenere il carattere di assoluto riserbo a questa mia missiva e possibilmente di
toglierla dalla circolazione.
Mi è gradita l’occasione per porgerti i miei auguri di buon anno.”
Omissis omissis
Gennaio 2010
Attrezziamoci
Vi siete dimenticati di Brunetta? (Capisco che non sia un tipo che meriti di essere ricordato
ma almeno tra pochi giorni …. E nel momento del voto!).
Tra poche settimane si definirà chi sta in quel 25% che non prenderà nulla, chi nel 50%
che prenderà qualcosa, e chi nel 25% che prenderà tutto.
Io mi devo attrezzare perbacco, vado ripetendo da giorni, mi devo attrezzare. Devo stare
assolutamente nella fascia più alta! Facile dirsi. Sì ma come? Già ma come?
Pensa che ti ripensa mi sono venute in mente alcune dritte che voglio condividere con voi,
a patto che non diffondiate troppo la voce. Ho fatto un ragionamento semplice semplice.
Ascoltatelo. Quelli che stanno qua per comandare qua, ce li hanno messi quelli che stanno
là e che comandano là. E se stai qua per comandare qua è solo perché sei riuscito a
compiacere quelli là che comandano là. Quindi? Quindi basta fare come hanno fatto quelli
che stanno qua e che giudicheranno noi che stiamo qua. Semplice no?
Non avete capito! Vi voglio un pochettino più reattivi però.
Prendete la cronaca di questi giorni. Questi Anemone, questi Tarantini, questi nuovi
personaggi del bestiario italiano che i giornali chiamano imprenditori e che in vita loro non
hanno mai prodotto neppure un bottone, ma che mestiere fanno?
Semplice. Vendono un pacchetto di piaceri, dal festino ai massaggi, ottenendo in cambio
dei favori. E rappresentano l’aspetto illegale della mutazione genetica che ha investito la
nostra società: il predominio delle pubbliche relazioni. Intendiamoci. Saper trattare col
prossimo è sempre stata una qualità importante ma adesso è diventata pressoché
esclusiva e si è allargata a tutti i settori. Non riguarda più soltanto i venditori in senso
stretto, perché chiunque voglia migliorare la propria posizione deve diventare venditore di
se stesso. A fare carriera infatti non è il più preparato, e tanto meno il più adatto, ma il più
bravo a intessere rapporti personali. Fra uno che vanta un bel curriculum e un altro che
possiede una rubrica di indirizzi fornita, chi verrà premiato? Fra un professionista che
passa le serate a studiare i documenti e uno che le trascorre in cene di lavoro, chi otterrà
gli incarichi di maggior prestigio?
Il secondo, ovviamente.
Ecco quindi la dritta da applicare. Non perdete tempo a fare pratiche o a sgobbare,
costruite le vostre relazioni, offrite un caffè, proponetevi per qualche cosa che possa far
piacere a qualcuno, fatevi vedere sempre pronti e brillanti, dite magari qualche barzelletta
(è un consiglio del capo supremo), blandite il sultano del vostro piano, pavoneggiatevi un
po’ (ma non troppo) nella speranza che qualcuno vi noti e allora si che avrete fatto bingo.
D'altronde il nostro è un sistema in cui le persone che ricoprono ruoli di responsabilità
dedicano le migliori energie alle relazioni invece che ai prodotti, un sistema superficiale e
mediocre. Mettetevi l’anima in pace: noi saremo giudicati da queste persone.
Febbraio 2010
IO SO
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "il peccato" (in inglese SIN).
Io so i nomi dei vertici che decisero di autorizzare nuovi programmi anche se incompleti perché
pensavano che era una merce spendibile per la loro riconferma.
Io so che questo si chiama interesse privato e so anche che non pagheranno di persona.
Io so i nomi dei vertici che conoscendo le gravi carenze dei programmi annuirono, complici del
potente di turno.
Io so i nomi delle società private, padrone della cosa pubblica, che hanno vinto gli appalti e che a
loro volta li hanno rivenduti a ditte sub appaltatrici.
Io so i nomi delle società sub appaltatrici che per stare nei costi utilizzano scarso personale,
ricattato e precario.
Io so i nomi degli uomini e delle donne che fornirono i requisiti necessari per realizzare i
programmi, e nonostante le spese astronomiche, tali requisiti furono realizzati male e solo
parzialmente.
Io so i nomi delle società che vinceranno il prossimo appalto.
Io so i nomi dei vertici interni che dirigono il “peccato” (in inglese SIN), che fanno i bandi di gara,
che fanno parte delle commissioni aggiudicatrici e che sono, nella quasi totalità, di provenienza
“esterna”.
Io so che i soldi spesi sono i miei soldi, soldi sottratti alla sanità pubblica, alla scuola pubblica, alle
pensioni pubbliche, al mio stipendio, al mio incentivo.
Io so che nonostante le folli spese sostenute, i tecnici informatici interni non vedranno accresciuta
la loro professionalità.
Io so che nella periferia i colleghi lavoreranno male ma per allontanare i sospetti su i vertici
diranno (i vertici stessi) che non sono capaci ad utilizzare l’applicativo (e la responsabilità sarà a
quel punto anche dei formatori).
Io so il nome del “nuovo” vertice che pubblicamente ha dichiarato di “essere sotto il ricatto delle
società private”, e nonostante una affermazione così grave, non avrà la determinazione e il
coraggio di scrollarsi l’odioso ricatto, (cosa ancor più grave per una amministratore pubblico).
Io so il nome del ministro che per stare sui giornali (un giorno si e l’altro pure) parla di fannulloni e
di sprechi nella pubblica amministarzione, ma non avrà il coraggio di individuare uno solo dei
responsabili di questa situazione.
Io so il nome della persona seria e importante che non potrà più tollerare che RSU o singoli
dipendenti denuncino lo sfascio in cui vivono e per questo sposterà la posta sindacale in un
invisibile anfratto dell’intranet aziendale.
Io so il nome della sigla sindacale che vuota di idee copia le proposte dei vertici della direzione
informatica e le rilancia come sue novità.
Io so i nomi dei dinosauri sindacali che si accorgono della trave solo quando ce l’hanno nell’occhio.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti di cui si sono resi responsabili.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Marzo 2010
Per persone intelligenti
Mi sorprende che a molti di voi sia sfuggito un fatto importante legato ai concorsi. Eppure
siete tutti persone intelligenti.
Eppure…. un indizio vi è sfuggito cari miei!
È una cosa che un bravo psicologo saprebbe interpretare, io no.
Vi faccio degli esempi.
Se Adriano Celentano potesse scegliere un luogo dove tenere una prova canora
sicuramente sceglierebbe Via Gluck. Il perché dal punto di vista psicologico è chiaro.
Il presidente del Consiglio ad esempio non affitterebbe mai una sala del tribunale di Milano
per un concorso di bellezza per scegliere le nuove candidate alle prossime elezioni. Non
per questioni di rispetto delle ragazze.
Il leghista Bossi non sceglierebbe mai una sala intitolata a madre Teresa di Calcutta per
tenere un suo convegno. La povera suora aiutava i più deboli del mondo, lui non li vuole
neanche vedere.
Perfino il Papa di questi tempi eviterebbe di ricevere in una sala dove campeggia la scritta
“lasciate che i pargoli vengano a me”.
Ora, chiedo a voi, lettori acuti, come interpretate il fatto che il prossimo concorso si terrà
presso la scuola di polizia penitenziaria? Avete capito bene: tra i secondini! Per carità
personcine a modo, i secondini, ma quale recondito subconscio ha spinto l’onnipotente
Incredibol Hulk (o chi per lui) a scegliere proprio quella sede?
E se la prossima sessione si tenesse a Regina Coeli come la interpretereste?
Chi si deve abituare a questa nuova situazione noi o loro?
Ci avete pensato? Se Freud fosse vivo ci darebbe sicuramente una spiegazione, ma
siccome in fondo siamo tutti un po’ filosofi, potete provarci voi. La gara a chi risponde
bene (un altro quiz per voi) è aperta. Non ci sono raccomandati e il premio è assicurato.
Aprile 2010
Crescimbeni lo “straordinario”
Il nostro presidente commissario, avv. Crescimbeni, non è un presidente commissario qualsiasi. No
cari miei, lui è un tipo veramente straordinario, cioè, e lo dice la parola stessa, uno fuori dal
comune, mica come noi, lui è “straordinario” appunto.
Perché fosse lì non mi è mai stato chiaro. Del resto i suoi meriti o le sue competenze per dirigere
un ente previdenziale i più le ignorano. Lui stesso si è preoccupato di fugare i miei dubbi
rispondendo alla domanda del giornalista di Report nella puntata andata in onda il 25 aprile.
“Che consiglio da a un professore che viene assunto per dieci mesi l’anno – chiede il giornalista –
che ha uno stipendio di 1200€ che diviso in 12 mesi fa 800€? Avrà la pensione?”
Risposta dello “straordinario” presidente commissario: “avrà la pensione che ehm ehm ehm è
rapportata al reddito”. In base al reddito? “Ehm ehm in base ai contributi”
Ecco appunto, non ricopre le attuali cariche per competenza. Forse pre spartizioni politiche?
Domanda difficile vero?
Ma perché è “straordinario” allora? Perché dall’alto dei suoi due stipendi, uno in quanto presidente,
uno in quanto commissario (perché non uno anche in quanto Avv., un altro in quanto Paolo, e un
altro ancora in quanto Crescimbeni?) ha avuto una idea geniale. Sentite, accorrete tutti. Chiamate i
familiari, gli amici, i conoscenti del caseggiato. Questa è una scoperta forse più importante della
televisione, di internet, del cinematografo. Qual è la soluzione per stipendi bassi e pensioni misere?
Peccato che a saperlo prima la domanda si poteva introdurre nei quiz.
Parole uscite dalla bocca di uno “straordinario” e quindi straordinarie: “non bisogna stare con le
mani in mano, io cito sempre il caso di quel professore che ho conosciuto casualmente a Pompei
che l’estate faceva la guida turistica”. Ecco la soluzione: fate il doppio lavoro! Non è geniale? Azz.
non è da tutti escogitare una soluzione del genere. Ad agosto si potrebbe andare a Rosarno a fare
la raccolta dei pomodori, presidiare qualche semaforo e vendere i fazzolettini, oppure
“straordinario” posso mettere un banchetto per vendere le collanine davanti alla stanza del mio
ufficio? Su sii buono eventualmente te ne regalo qualcuna.
Vi riporto come si è conclusa la trasmissione di Report.
“Di fronte a una prospettiva di pensione sociale rispondere di andare ad accompagnare i turisti in
agosto o non ha capito le dimensioni del problema o non lo conosce e allora non dovrebbe
occupare quella poltrona, oppure dovrebbe vergognarsi almeno un po’ per non essere in grado di
dare il suo contributo per trovare una via d’uscita”. Ecco anche io mi unisco alla proposta di
Report: presidente commissario straordinario vergognati almeno un po’
Una proposta semplice semplice a tutte le sigle sindacali, ma soprattutto a voi dipendenti.
Possiamo trovare la forza di organizzare insieme, se non tutti almeno chi ci sta un no Inpdap
day? Un giorno, in cui tutti insieme indossiamo una coccarda, un capo d’abbigliamento, arancione,
giallo (quello che vi pare) per dire che ci vergognamo dei loro sprechi, dello loro ignoranza, della
loro incompetenza, della loro arroganza, dei loro doppi stipendi (e che stipendi!).
Forse non servirà a nulla ma ogni tanto una boccata d’ossigeno migliora la vita.
Chi ci sta?
Aprile 2010
E Brunetta venne
L’incontro degli ultracorpi a casa Inpdap non è stato scandagliato in ogni particolare, forse perché
il fatto potrebbe suscitare un qualche imbarazzo. La notizia è che il ministro Brunetta è venuto in
Inpdap. Si ma come?
Sappiamo che a Rdb è stato concesso di consegnare un dossier sull’informatica, alla CGIL un
volantino (i più smaliziati avanzano certezze sull’uso che ne abbia fatto a posteriori il ministro), Bibì
e Bibò erano (come al solito) assenti, mentre qualcun altro gli ha presentato le magnifiche
funzionalità del sistema informatico. Su intranet le lodi riportate dal commissario straordinario
(quello del doppio stipendio – e che stipendi – uno in quanto presidente – e che stipendio, e uno in
quanto commissario – e che stipendio).
È andata veramente così? O meglio è andata solamente così?
Io me lo vedo Massimo fremere per l’arrivo di Renatino. È emozionatissimo, si controlla più volte la
camicia, guarda se la cravatta è a posto. Si toglie dalla giacca gli ultimi granelli di forfora, si
aggiusta i capelli. “Ma che emozione lui qui da me” sussurra dentro di se, un altro po’ di profumo
ascellare: “sono pronto”.
Supplemento di pulizia dell’androne, (mentre le nostre stanze continuiamo a manutenercele da
soli), guardie giurate in alta uniforme, e tocco di gran classe con improvvisa comparsa di piante
verdi e lucide.
Costi in tempo di crisi? Non è dato sapere.
Massimo scende e aspetta e Renatino che ti fa? Il fantuttone, appena trombato alle elezioni per la
carica di sindaco di Venezia, passa quatto quatto dal sottoscala, entra dalla porta di servizio come
l’ultimo degli amanti che non può essere presentato in società perché i genitori di lui proprio non lo
accettano.
Il ministro clandestino!
L’uomo arrogante, pieno di se, convinto di essere il migliore, amato da folle plaudenti, non trova il
coraggio di attraversare il portone principale. Organizza un diversivo e con Massimo a tenergli
bordone, fa credere a tutti di entrare da una parte e invece passa dal retro della casa, dalla
finestrella del bagno lasciata aperta, dal retrobottega, si infila nell’ascensore sgattaiolando e,
sperando che nessuno lo noti, arriva al settimo piano (non è che avrà visto le nostre belle
macchine di servizio?).
Se non è una storia di amanti segreti mi viene da pensare che Renatino abbia avuto paura delle
eventuali contestazioni e che Massimo da buon servitore dello stato lo abbia voluto preservare. Ma
il nostro Renatino non era il pù popolare dei ministri?
Che pena vedere un ministro entrare alla chetichella negli uffici che dovrebbe governare, che si
circonda solo di gente che si affanna a omaggiare il sultano. Renatino e Massimo in fondo di che
avete paura? Non ce la fate neanche a tollerare un romanissimo “a puzzone aridacce li sordi”?
Si può essere arroganti e pavidi nello stesso tempo? Evidentemente si. Questa classe politica ci ha
abituati veramente a tutto.
Luglio 2010
Il Bell’Inpdap
Non aspettatevi che di ritorno dalle ferie mi metta a scrivere di morale, scordatevi leggi ad
personam e cognati a Montecarlo. Date piuttosto un’occhiata al sito internet dell’Inpdap:
«Egregio ministro, quando lasciai il mio posto a Milano fui messo in disponibilità con metà
dello stipendio. Ebbene, trovo di poterne fare a meno. Considerando che già ricevo dallo
Stato la cifra di… come direttore, mi pare doveroso, nelle attuali condizioni delle finanze,
rinunciare a quell’altra somma».
Ho pensato a quell’alta carica che riceve uno stipendio in quanto commissario e un altro in
quanto presidente.
E allora?, direte voi. Si tratterà di un miliardario o di un eccentrico. Il vero dramma di
questo Paese non è solo lo spreco di denaro pubblico, ma la tragica incompetenza di chi è
chiamato a gestirlo. Giusto, eccovi serviti, sempre dallo stesso sito internet: «Signor
ministro, Ella mi ha comunicato un decreto che mi nomina direttore del ……. La ringrazio
dell’onore che mi ha voluto fare, ma non ho le cognizioni tecniche necessarie a un
direttore del …….. e non potrei, senza danno pubblico e senza rimprovero della mia
coscienza, togliermi un carico maggiore delle mie forze. La prego perciò di accettare la mia
rinuncia».
Siete rimasti colpiti, vero? Anch’io, accidenti. Ho confuso le pagine di internet e, anziché
quella dell’Inpdap, ho aperto quella sulla storia d’Italia. La prima lettera era di Massimo
D’Azeglio, Torino 1861, la seconda di Luigi Settembrini, Napoli 1860.
Chiedo scusa ai politici contemporanei, ai presidenti, ai commissari, ai direttori per averli
confusi con quegli improvvidi antenati.
Settembre 2010
Un importante novità
Hanno fatto bene ad estendere a tutti i passaggi economici? Non lo so. Hanno fatto male?
Non lo so. Lo dico subito, non me ne vergogno, non ho le idee chiare. Trovo ragioni valide
nel gruppo dei favorevoli e obiezioni serie nel gruppo dei contrari.
In attesa che qualcuno mi illumini faccio notare due elementi piccoli piccoli, ma che
rappresentano novità straordinarie.
Una delle motivazioni avanzate dall’amministrazione è che con il sistema degli scorrimenti
e dei vari tricchétracche, si risparmiano diversi soldini. Avete colto la novità? Da oggi
l’amministrazione è impegnata al risparmio, alla lotta agli sprechi. E questa non è una
grande novità? Una strepitosa novità? A me pare di sì. È ovvio che mi aspetto una
revisione degli accordi con le società esterne, la dismissione delle auto blu (o grigie) e in
primis il presidente che rinuncia allo stipendio di commissario o il commissario che rinuncia
allo stipendio di presidente.
E se questa non è una grande novità ditemi voi se quella che sto per dirvi non sia una
cosa ciclopica.
Vi ricordate la parola magica di questi anni riproposta ad ogni contratto di lavoro, ad ogni
intervista, ad ogni articolo di giornale? Ma siiiiiiiiiii la MERITOCRAZIA!
La meritocrazia è quella strana parola che in bocca ai nostri governanti assume un suono
goffo e si trasfigura in una barzelletta. Perché tutti quelli che la invocano ad ogni piè
sospinto, lo fanno da un pulpito che occupano per tutti i motivi del mondo, tranne che per
meriti. A meno che qualcuno mi convinca che sia un merito conoscere il politico di turno.
In bocca a CGIL-CISL-UIL (non si arrabbieranno alcuni se per una volta non li chiamo Bibì
e Bibò) aveva un sapore un po’ triste, da partita a scopa nel circolo anziani, soprattutto
quando giustificavano contratti al ribasso con l’importanza “dell’introduzione finalmente dei
meccanismi che premiano i più bravi”. Woh!!
Bene, questo accordo, firmato da amministrazione e da tutte le sigle sindacali, ci dice che
da adesso in poi la meritocrazia è abolita, non è applicabile, non è fattibile. E se non c’è
meritocrazia non può che esserci egualitarismo. È una buona notizia? Decidete voi, ma è
una notizia.
Da ora in poi chi oserà proporre, chessò un premio incentivante diversificato per ufficio
come prevede Brunetta/Berlusconi? Nessuno, perché sono arcicerta, sperando che la
coerenza duri almeno 5 minuti, che amministrazione e sindacati, si appelleranno ai principi
che hanno portato alla firma del recente accordo.
Del resto poteva un direttore o un commissario/presidente (sempre due gli stipendi che
porta a casa) parlare di meritocrazia? Una nobile parola come questa si sarebbe sentita
mortificata, evocata da persone che occupano cariche solo in base alla spartizione politica.
La coerenza, a mio modo di vedere, è una virtù. Il cambiare opinione secondo le
convenienze è ……….un altra cosa.
Settembre 2010
Ma allora?
C’e una domanda che alberga ossessiva nel nostro animo. Una domanda irrisolta che
toglie sonno e motivazioni alla nostra vita e ci costringe a una esistenza apatica che ci
trascina lentamente verso gli abissi. Lo faccia per noi visto il legame che ci lega. In fondo
la Sua prima dichiarazione pubblica fu tutta per noi, dolce e affettuosa come solo Lei sa
esserLo cioè quella di volerci “impallinare con la carabina”, sotto pressione di Bibò (allora
non La vidi molto infastidita dalle “pressioni sindacali”).
In virtù di questo antico legame di cui ci onoriamo, per favore, ce Lo dica, se ne va o no?
Lei ha accumulato in poche ore due primati da guinness. Ha stabilito il record delle
dimissioni dall’incarico (dopo appena pochissimi mesi) e il record, destinato a durare nei
secoli, del ritiro delle dimissioni (Consegnate? Minacciate? Rifiutate? Boh?!) nel giro di
mezz’ora. Suvvia ci anticipi il prossimo coupe de theatre.
Un’altra cosa Le chiediamo umilmente, più importante della prima. Non pensa che noi
umili impiegati abbiamo il diritto di saper cosa stia succedendo, anche noi ci alziamo la
mattina e proviamo a tirare avanti una sgangherata carretta. Ma se questo La lascia
indifferente, Si lasci andare a un pubblico chiarimento, non fosse altro per mettere a
tacere ricostruzioni fantasiose che circolano su questa vicenda: alcune veramente ilari.
Si racconta di scontri titanici di Lei contro le due alte cariche dell’Istituto cioè il Presidente
e il Commissario. (Separo le cariche perché immagino che a due stipendi corrispondano
due persone o non è così?)
Ma la cosa che veramente provoca risate irrefrenabili (quasi come quelle per le barzellette
del premier), è che Lei abbia lasciato (per mezz’ora) la carica di direttore perchè “sono
troppo forti le pressioni politico sindacali di cui godono i dirigenti che Le impediscono di
fare le sue scelte”.
Se fosse vera questa voce di “corridoio” potremmo dire di aver scoperto in Lei l’unico che
in Italia non occupa cariche dirigenziali grazie alle spartizioni politiche. Ci dica che Lei è lì
per meriti, per competenze, per professionalità. Ci dica che non conosce neanche un
segretario di un partito di governo, ci dica che non ha tessere di partito. Ci dica che quasi
ignora chi sia Sacconi, la Lega, il PdL, i finiani. Ce Lo dica e noi potremmo gridare al
mondo di aver conosciuto il primo essere asessuato vivente.
P.S. Non sarebbe ora che CGIL-CISL-UIL (più il sindacato de’ noantri e più quello della
pajata), la smettiate di raccogliere tessere tra i dirigenti? Non contestiamo la libertà di
opinione o di associazione, ci mancherebbe, ma il fatto di andare la mattina in ufficio non
ci pone tutti sullo stesso piano, non abolisce le scale gerarchiche sul lavoro. Ve lo
immaginate Marchionne iscritto alla FIOM?
E non vorrei dover finire per credere, come dice il DirettoreMeNeVadoAnziNo che passiate
gran parte del vostro tempo a “fare pressioni” per promuovere questo o quel dirigente.
Non lo fate vero?
Ottobre 2010
Caro Babbo Natale
Caro Babbo Natale,
so di scriverti in largo anticipo, ma ho pensato che trovando per ora solo la mia letterina
avresti potuto dedicarmi un po’ di attenzione.
Innanzitutto come stai? Hai fatto pace con nonno commissario e nonno presidente? Suvvia
non litigate ….almeno voi.
Caro Babbo Natale si avvicina la fine… (dell’anno, per carità!) e come ogni anno i folletti,
che tanto ti aiutano(!), dovranno contare quante pratiche abbiamo fatto. Ti ricordi Babbo
Natale quando le RSU scrivevano delle nuove e costosissime procedure informatiche che
rallentavano le lavorazioni? E ti ricordi quando i sindacati facevano a gara a pubblicare i
comunicati delle rsu come se loro ne fossero i promotori? Pensi che la situazione sia
sostanzialmente cambiata? Tu sei stato molto bravo caro Babbo Natale: hai lasciato che il
fuoco di paglia si spegnesse contando sull’ignavia della quasi totalità dei sindacati e sul
senso di delusione delle stesse rsu.
Caro Babbo Natale chiedi ai tuoi folletti, che tanto ti aiutano(!), di non andare a controllare
la qualità delle singole pratiche anche perché il nostro motto è stato “volete i numeri e noi
ve li diamo!”
Caro Babbo Natale se con i soldi del SIN potevamo ricostruire l’Aquila, prosciugare il
Veneto e mettere in sicurezza Pompei, ti prego di non abolire quella bella clessidra che mi
fa compagnia per intere mattinate. Ci sono affezionata perché mi ricorda che a volte nella
vita buttiamo il nostro tempo.
Caro Babbo Natale liberaci dall’help desk, e in attesa di questo miracolo fagli scrivere delle
rispostine più significative. Te ne suggerisco qualcuna. Invece di dire “stato dell’inc
risolto”, “fai scrivere non abbiamo capito una mazza”. Oppure invece di segnalare per tutti
i ticket (ma dico tutti) “priorità bassa” fai scrivere “lo risolveremo se e appena abbiamo
tempo”.
Caro Babbo Natale ma se tutto funziona a meraviglia perché domani, ma che dico ora, ma
che dico subitissimo, non fai chiudere tutti i vecchi programmi? Non avrai paura che si
blocca il tutto?
Caro Babbo Natale portami uno straccio di sindacato che sappia sentire i problemi del
personale, conosca le realtà del lavoro, che esca dalla torre d’avorio della Direzione
Centrale e vada in periferia a raccogliere malumori e proposte e soprattutto sia deciso nel
portarle avanti….ma forse questo non lo posso chiedere a te.
Caro Babbo Natale tu che sei aperto al dialogo e al confronto toglimi una piccolissima e
stupida curisosità: il tuo politico di riferimento è Fini o Bossi e Berlusconi? Così tanto per
capire chi sarà il prossimo pensionato.
In ogni caso bunga Natale a tutti voi.
Novembre 2010
Scendete dai tetti
Ho avuto come un sussulto quando ho letto degli studenti che si arrampicavano sui tetti
per protestare contro la riforma della Gelmini.
Ma come non pensarci prima?!! Che stupida che sono stata. La soluzione era a portata di
mano ma io non l’avevo capito. In fondo, prima di loro, erano già saliti sulle gru gli
stranieri (senza permesso di soggiorno ma con tanto di lavoro). E io niente, proprio non ci
ero arrivata.
Mi chiedevo continuamente dove stavano, ma niente, nessuno spiraglio. Non li trovavo e
non sapevo dove si erano rintanati.
Quando sui tetti ci erano andati gli operai…..anche in quella occasione nessuna lampadina
mi si era accesa, ma era tanto tempo fa.
Ma si! Come non pensarci prima?!! Il silenzio sugli sprechi, sullo sperpero di denaro
pubblico? Ma come non pensarci prima?!! Lotte intestine con tanto di minaccia di
dimissioni poi rapidamente rientrate? Ma come non pensarci prima?!! Un ente che sta
finendo dritto dritto in bocca all’Inps per manifesta incapacità gestionale? Ma come non
pensarci prima?!! Direttore e Commissario con un piano industriale bocciato ma solo
interessati a capire chi vincerà nello scontro tra Berlusconi e Fini, per regolare i conti tra
loro in una paralisi che ci coinvolge tutti. E CGIL CISL UIL e il sindacato de’ noantri e
quello della pajata che non dicono nulla? Che hanno abdicato a intervenire sulle piccole
cose della vita lavorativa di tutti i giorni? Che magari si sveglieranno come Alice nel paese
delle meraviglie quando la frana ci avrà travolto dove stanno? Che non hanno capito che il
tempo di chiedere le dimissioni di questa dirigenza che non dirige è oggi.
Ma come non pensarci prima?!! Ecco dov’erano! Tutti sui tetti pure loro! (ma con diverse
motivazioni).
Adesso che arriva Natale per favore volete scendere? Non fosse altro per il freddo che è
arrivato. E poi non ci vorrete far mancare l’incredibile emozione della lettera di auguri del
Presidente, del Commissario, del Direttore, della CGIL, della CISL, della Uil, del sindacato
de’ noantri, del sindacato della pajata, del Cral…….Bunga giorno a tutti.
Dicembre 2010
Anno nuovo
Anno nuovo che arrivi non ti portare appresso il bunga bunga, le prostitute, le minorenni,
le barzellette sugli ebrei, sui gay. Il razzismo.
Non ti portare appresso un capogruppo che in parlamento chiede gli arresti preventivi. Mi
ricorda le dittature latino americane o sovietiche.
Caro anno nuovo portaci un po’ di decenza, quella decenza che, se ci fosse,
provocherebbe un po’ di imbarazzo a Gasparri visto che nel 1993 ha ricevuto un avviso di
garanzia per attentato contro gli organi costituzionali avendo appoggiato un assalto alla
camera.
La stessa decenza che avrebbe spinto il sindaco di Roma Alemanno a non protestare per la
scarcerazione dei ragazzi. In fondo nell’1981 ha aggradito uno studente, nel 1982 ha
passato 8 mesi in carcere per una molotov, nell’83 è stato arrestato per una
manifestazione contro Bush. Anche lui è stato prosciolto, ma allora non chiedeva la sua
incarcerazione!
Caro anno nuovo portati via le manifestazioni con i volti coperti, con i caschi, le zone
rosse, i ragazzi calpestati e manganellati dalle forze di polizia.
Caro anno portati via quella classe politica incapace di dialogare con i bisogni e le istanze
dei giovani, dei precari, dei ricercatori, di chi lavora o di chi il lavoro non ce l’ha.
Caro anno nuovo sapessi quanto servirebbe un po’ di pudore. Allora vedremmo un
presidente commissario di un istituto previdenziale rinunciare a uno dei suoi doppi
stipendi. Pensa che bello sarebbe ricevere una sua mail e poter leggere “cari colleghi visto
le difficoltà del paese, delle famiglie, dei ragazzi e visto che il mio stipendio è già
sufficientemente alto per vivere più che bene, rimetto allo stato il secondo, doppio, alto
stipendio”.
Regala un po’ di imbarazzo al direttore di un istituto previdenziale quando nei prossimi
mesi dovrà parlare di “premiare i più meritevoli”, lui che occupa quella carica non certo per
merito.
Caro anno nuovo lasciaci il rispetto della dignità del lavoro e dei diritti di chi lavora.
Liberaci dall’uomo col maglioncino che tra una villa in Canada e una a Torino chiede di
barattare i diritti con il lavoro a chi guadagna 1200 euro al mese.
Caro anno nuovo portaci la speranza di un futuro per i nostri figli, la speranza del pieno
rispetto delle donne, del loro corpo e delle loro opportunità. E fai tornare a casa, se ti è
possibile tutti i bambini scomparsi.
Dicembre 2010
Referendum e polizza sanitaria
Giorni fa abbiamo proposto un referendum immaginando un ipotetico accordo tra amministrazione
e alcuni sindacati. Il voto è stato un plebiscito di no.
La notizia era una bufala? In parte si e in parte no. Abbiamo proposto a votazione, semplificandoli,
i punti dell’accordo tra Marchionne e CISL e UIL (questa era la parte vera). La parte non vera era
che non si trattava di Inpdap ma di Fiat.
Una provocazione? La reazione che c’è stata attraverso l’invio di moltissime mail ha confermato un
dato semplicissimo. Chiunque ha letto i punti di questo accordo, applicato non a lontani operai
torinesi ma a noi stessi, ha provato insofferenza e umiliazione. E senza la minaccia della perdita del
posto di lavoro, ha votato no. Tutto qua, a voi le riflessioni del caso.
È stata partorita la nuova polizza sanitaria. I colleghi più accorti si sono letti gli accordi e ne
hanno denunciato l’assurdità. Ma ci sono alcune “stranezze” e alcune domande che vogliamo
condividere con voi.
1) L’unico che comunica la novità della nuova polizza è il capo del personale il quale si preoccupa
di sottolineare solo una delle tante novità (e cioè l’estensione ai familiari non a carico dietro la
modica somma di 200 €). Viste le nuove condizioni la polizza si poteva estendere anche a tutto il
caseggiato, ai frequentatori del mercato rionale di casa mia, e anche ai cittadini che passeggiano
sul lungomare di Ostia la domenica mattina, e a sorte anche a un immigrato, ovviamente regolare.
Perché se decide di fare informazione omette di descrivere tutte le altre novità? Solo perché
bisogna compilare un modello?
2) Spesso assistiamo alla corsa a emettere comunicati sindacali a riunioni ancora in corso, come se
questo fosse il modo di ascriversi l’eventuale risultato della trattativa. Su questo accordo la notizia
è uscita solo per le pressioni indignate di alcuni colleghi. Non è strano un silenzio così tombale dei
firmatari dell’accordo?
3) Quando si tratta di cose che riguardano i nostri soldi e la nostra salute non è il caso di fermarsi
un attimo, prima di sottoscrivere e chiedere se c’è consenso? Esula dal lavoro sindacale informare
prima? Ma se noi comuni mortali non siamo degni di essere informati prima e durante le trattative,
almeno i vostri iscritti erano a conoscenza di ciò che stava avvenendo? Erano d’accordo? O anche
loro sono tenuti fuori dai momenti decisionali?
4) Di chi è la paternità di questo accordo? Se non tutti i sindacati sono uguali ci potete dire chi
c’era e chi no a quel tavolo? Ci stava la CGIL? Ci stava la CISL? Ci stava la UIL? Ci stava la CISAL?
Ci stava l’Rdb? Ci stavano i Cobas? E l’UGL?
5) E chi ci stava perché ha firmato? Ce lo potete spiegare di grazia.
6) E in rappresentanza di queste sigle c’erano donne sedute a quei tavoli? Domanda proto
femminista? No! Domanda spontanea, quasi ovvia. Perchè abolire quasi tutte le ecografie tra cui la
mammografia, l’ecografia al seno, quella pelvica è una pura follia. E solo chi non conosce
lontanamente il mondo delle donne poteva approvare.
7) I firmatari hanno una pallida idea di cosa significa dover rimandare quell’ecografia al prossimo
mese e poi al prossimo ancora, e poi ancora solo perché i soldi, già pochi, scarseggiano e le
strutture pubbliche sono falcidiate dal governo del bunga bunga, mentre il tumore al seno, al colon
o da qualche altra parte se ne frega dei calcoli fatti con il bilancino dalle compagnie di
assicurazioni?
E infine l’ultima domanda. Questo accordo sarà sottoposto a referendum tra i lavoratori
dell’Inpdap, dell’Inps, dell’Inail, dell’Aci? Sarebbe una bella prassi che tutto ciò che ci riguarda
fosse oggetto di consultazione tra i lavoratori.
Sarebbe una semplice e decente forma di democrazia…..….sarebbe ma non sarà
Gennaio 2011
Ho subito un furto
Le mie amiche, i miei colleghi chiedono notizie sui risultati del “referendum” sulla polizza sanitaria.
Ma non ho lo stato d’animo per pensare a questa cosa: ho subito un furto.
Ehmbé che vuoi da noi, vai alla polizia e denuncialo.
Il problema è che non so come fare la denuncia.
Ma che ti sei instupidita? Scrivi quello che ti hanno rubato e consegni il foglio. Falla breve e dicci di
questo referendum.
Voi la fate facile, ma non è così facile. Come faccio a scrivere, a dire, a spiegare che sono stata
derubata della possibilità di esprimere la mia opinione, il mio parere? Come faccio a dire che è un
forma di violenza quando pochi prendono decisoni per tutti? Fastidiosa ovunque accada, ma odiosa
nei posti di lavoro.
Che cosa abbiamo da dire, da chiedere? Niente e tutto. Niente per ciascuno di noi, tutto per tutti.
Non abbiamo avanzato una richiesta in quanto appartenenti a questo o a quel sindacato, a questo
o a quel partito. Ciò che chiediamo, lo chiediamo come cittadini lavoratori. Noi abbiamo messo da
parte le differenze e le appartenenze particolari e abbiamo chiesto che a parlare fossero le ragioni.
Non le sorti mie o tue ma quelle comuni a tutti, come dovrebbe essere prassi nella vita
democratica. Abbiamo detto che si poteva parlare prima dell’accordo sulla polizza sanitaria.
Abbiamo dimostrato che non ci voleva molto a raccogliere le opinioni, i pensieri, ma anche le
paure, i drammi di tanta gente. Bastava volerlo. Abbiamo dimostrato che se lo hanno fatto degli
insignificanti “uccelli” potevate farlo voi, prima e meglio di noi. E insieme decidere, secondo il
principio una testa un voto.
Capisco che di questi tempi fa più rumore un reggiseno che cade piuttosto che diverse centinaia di
persone che chiedono di partecipare. Ma possibile che voi, Marinella (CGIL), Alessandro (CISL),
Luca (UIL) e Pierino (CISAL), non avete sentito neanche l’eco di questa richiesta?
Voi vi siete rintanati, avete fatto finta che non esistessero centinaia di firme che non insultavano,
né offendevano nessuno. Avete girato lo sguardo dall’altra parte.
Qualcuno dice che non serviva a nulla questo referendum. Che non cambierà le norme della
polizza, che non aggiungerà o non toglierà nulla ad accordi decisi, firmati, valutati in torri d’avorio
lontane dalla vita reale delle persone. Questo è vero, purtroppo. È una constatazione che per noi è
amarezza ma per voi è un dramma: se un cittadino lavoratore non può rispecchiarsi in chi lo
rappresenta è la fine della natura stessa del sindacato. Questa polizza sanitaria, il modo in cui è
stata gestita, la voglia di centinaia e centinaia di persone di poter dire la loro, interroga CGIL CISL
UIL e CISAL, il vostro modo di fare sindacato.
Che cosa abbiamo da dire, da chiedere? Niente e tutto. Niente per ciascuno di noi, tutto per tutti,
dove “tutto per tutti” è l’uguaglianza e il rispetto della dignità delle persone, soprattutto quelle più
esposte ai soprusi dei prepotenti.
Ma i risultati ve li dico, stavo scherzando…eccoli.
Hanno votato al referendum tantissime persone, (più di quelle che hanno firmato l’appello), e altri
ancora lo stanno facendo. Ad oggi il 94,8% chiede di uscire dall’Asdp e creare una mutua gestita
autonomamente (B); il 5% chiede di integrare l’attuale polizza aggiungendo un contributo (A); lo
0,2% chiede di dare i soldi direttamente a ciascuno di noi.
Febbraio 2011
UNA LETTERA AGLI UCCELLI
Come riceviamo così la pubblichiamo. Senza commenti, perché non c’è nulla da commentare.
Cari “uccelli” vi scrivo per …….... “cari uccelli”?! qualcosa non mi torna. Già, qualcosa
non mi torna.
Ho capito che voi uccelli siete ospiti dei Cobas senza esserne parte e che vi ospitano anche
quando siete in dissenso con loro (e loro con voi).
Ho capito che non volete occupare spazi sindacali, del resto già molto intasati.
Leggo con piacere il vostro modo di scrivere fuori dal linguaggio ingessato e noioso della
burocrazia sindacale, e non di rado mi strappate un sorriso, seppur amaro.
Apprezzo il vostro farmi riflettere partendo da fatti non strettamente sindacali (ma chi l’ha
detto che il sindacato è solo parlare di orario e contratti?).
Mi piace la vostra forma sferzante e provocatoria e la interpreto come uno stimolo per me e
soprattutto per i vertici sindacali interni, anche se loro, quasi sempre, fanno finta di niente.
Non mi da fastidio il vostro anonimato perché mi piace più guardare ai contenuti che alle
sigle, nonostante abbia una tessera sindacale.
Ma posso scrivere agli “uccelli”?!! Posso rivolgermi, dialogare o anche dissentire con gli
“uccelli”!?!
È questo che non mi torna.
Mi guardo e mi dico ma sono impazzito? Firmare un appello, votare un referendum
promosso da…..….. gli “uccelli”?! (cosa che in realtà ho fatto).
Ma forse la vera pazzia non siamo né io né voi. La vera anomalia sono, come li avete
chiamati voi, “i Marinella (CGIL), gli Alessandro (CISL), i Luca (UIL) e i Pierino
(CISAL)”, quando non ritengono di interloquire con dei lavoratori che chiedono,
semplicemente ma anche legittimamente, di partecipare a scelte che li riguardano e insieme
prendere le decisioni (vedi per ultimo la polizza sanitaria).
La vera anomalia è un sindacato che non dialoga con la propria base, che abdica alla
battaglia delle idee, che non fa del confronto costante la sua azione quotidiana. E forse il
degrado in cui versa questo nostro povero paese è anche in questa assenza.
Comunque cari uccelli, volevo soltanto ringraziarvi per quello che fate e invitarvi a
continuare.
p.s. ma perché il nome uccelli?
Lettera firmata
In risposta alla domanda perché il nome “gli uccelli”: perché gli uccelli sono liberi e quando esplicano i loro bisogni
lo fanno senza dover guardare in faccia, o in testa, a nessuno.
Febbraio 2011
UNA MAIL PRIVATA
Questa è una mail personale, privata. È rivolta solo ed esclusivamente al Presidessario. Se
tu, lettore o lettrice, non sei contemporaneamente Presidente e Commissario sei pregato o
pregata, di non continuare a leggere.
Gentile Presidessario mi scusi l’impudenza. Anche se la notizia non è molto
conosciuta ho paura che qualche anti-italiano la possa diffondere. Il mio è solo un
consiglio affinché faccia tutto ciò che è in Suo possesso per non farla circolare.
Un giocatore di baseball di una squadra americana, del Kansas City, ha deciso di rinunciare
a un anno di contratto da 12 milioni di dollari. La motivazione? Perché stava giocando
male e gli sembrava in definitiva di rubare lo stipendio. Già lo so che Lei mi dirà che in
fondo è un miliardario, sai che sacrificio! A parte che rinunciare a 12 milioni di dollari
anche per un riccone non sono bruscolini, ma quello che mi allarma è la motivazione. Se
questa notizia si diffondesse rischiamo di alterare gli equilibri dell’Inpdap, ma che dico del
pianeta! Immagini se un Commissario rifiutasse il suo doppio stipendio visto che già ne
percepisce uno in quanto Presidente (stipendio non basso, Lei, immagino, lo saprà bene).
Pensi che succederebbe se il Direttore Generale, ottenuto l’incarico per spartizione politica
presentasse le sue dimissioni dicendo: non trovo giusto che io percepisca compensi per un
lavoro ottenuto sulla base di amicizie nei partiti che hanno vinto le elezioni e non per la
mia riconosciuta competenza.
Pensi a tutti quei dirigenti che non dirigono o che occupano posti perché amici del politico
giusto o della giusta tessera sindacale e accompagnati alla porta rinunciassero alla loro
lauta liquidazione ricordandosi dell’impiegato sgobbone che prendeva decisioni per loro e
per loro lavoravano il triplo.
…….pensi che succederebbe in Inpdap se ognuno si guardasse allo specchio con obiettività
e iniziasse a vergognarsi al solo pensiero di dover applicare la famosa meritocrazia di
Brunetta. Quei tanti, troppi, “qualcuno” che occupano una carica solo perché godono di
maggiori appoggi e tutele, arrossirebbero al solo pensiero di decidere meritevoli e non
meritevoli.
Se così fosse, forse questo ente smetterebbe di essere la schifezza che è. E, finalmente
perfetto, si potrebbe chiamare Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti
dell’Amministrazione Pubblica.
Presidessario, mi raccomando (uhm…. ehm… scusi…. non mi fraintenda… cosa ha capito?
– “mi raccomando” - nel senso di esortazione non di raccomandazione), non diffonda la
notizia, soprattutto tra i Suoi colleghi!
Febbraio 2011
UNA MAIL PRIVATA (n° 2)
Anche questa è una mail personale, privata, strettamente privata. Qualcuno non
rispettando la privacy ha letto la precedente anche se non doveva. Più di qualcuno si è
molto offeso: perché al Presidessario si e a me no? E allora ecco la lettera al Generale
Direttore. Ma per favore se tu, lettore o lettrice, non sei Generale Direttore, sei pregato o
pregata, di chiudere immediatamente.
Gentile Generale Direttore si ricorda di noi? Lei era appena arrivato e la prima cosa
che fece fu quella di leggere una nostra mail e spinto da un bizzarro sindacalista promise,
con tanto amore, come fosse un bigliettino dei Baci Perugina, di “prendere il fucile e
impallinarci”. Che gentile che fu, ancora mi commuovo a pensare a quell’incontro. Il
risultato immediato fu quello di abolire l’uso della posta elettronica ai sindacati. Che bella
la democrazia!
Ma veniamo al dunque: perché lo fa? Si, perché lo fa? Perché tanto accanimento? In fondo
la vita le ha dato molto. Pensi, ma forse lo saprà già, mentre il nostro stipendio sarà fermo
per 3-4 anni il suo è passato (lo dice la Corte dei Conti, non noi) da 298.476€ del 2007, ai
309.336€ del 2008, fino ai 348.269€ del 2009 (e ancora non conosciamo quello del 2010).
Insomma nel giro di due anni hai visto il suo stipendio crescere di 49.783 (quasi
cinquantamila euro!). Le sembra poco, soprattutto di questi tempi? Ah dimenticavo non ho
conteggiato i ticket, casomai la prossima volta!
Perché allora tanto accanimento con i suoi dipendenti? Forse vuole apparire più realista
del re? Ma ho letto che la famosa meritocrazia di Brunetta non la faranno né il ministero di
Brunetta né quello di Tremonti. Perché allora lo fa?
Non la applicheranno neanche le Agenzie fiscali o la Presidenza del Consiglio dei Ministri:
ma allora perché?
Visto che tra gli enti non economi neanche l’Inps applicherà questa “riforma” forse spera
di brillare di luce propria, pensa che sarà spendibile sul piano della carriera poter dire che
solo l’Inpdap, quello dove Lei è il Generale Direttore, lo ha fatto? Me lo spieghi per favore
sono tutta orecchie. Ma è veramente spendibile, umanamente accettabile, eticamente
possibile dire ho applicato quella riforma come aveva chiesto e allora sono pronto per il
posto x o il posto y? Ma veramente è convinto che mettere gli uni contro gli altri, togliere
comunque soldi a gente che vive di pochi spiccioli, applicare un criterio come quello del
merito mettendolo in mano a dirigenti che per il 95% occupano cariche non per selezione
meritocratica, sia per lei un vanto? A meno di credere che le conoscenze politiche, le
amicizie o le tessere di partito o sindacali, siano la vera meritocrazia, l’unica che questo
paese è in grado di produrre.
E poi caro Generale Direttore dell’INPS ma chi controlla i controllori? Chi valuta i valutatori,
chi meritocratizza i meritocratici?
Sa che noia se la gente cominciasse a porsi queste domande. Oppure iniziasse a chiedere
di valutare anche i dirigenti che non dirigono? Oppure mettesse in relazione la difficoltà di
raggiungere gli obiettivi con le falle e le lentezze del costosissimo sistema informatico.
Non capisco perché lo fa. Veramente.
Febbraio 2011
UNA MAIL PRIVATA (n° 3)
E allora noooo! Così non va bene, proprio non va. Ma come si fa, una lettera è privata e tutti a
leggere. Dici che è riservata e voi nisba: ma se è privata perché impicciarsi? Ma la cosa allarmante
è che chi non doveva leggerla si offende pure, ma terribilmente. Neanche era arrivata l’ultima e
zacchette proteste indignate: perché al Presidessario si e a me no? Perché al Generale Direttore si e
a me no? E allora costretta con la forza ecco la lettera al Capo personale. Ma lo chiedo implorando,
in ginocchio, per carità di patria, vi supplico, se tu, lettore o lettrice, non sei Capo personale, sei
pregato o pregata, di chiudere immediatamente.
Però a pensarci bene una lettera gliela dovevo. Il ruolo del Capo personale è un ruolo
molto complesso, difficile, duro. Voi non potete lontanamente capire.
È un ruolo delicato, del vorrei ma non posso. Del vorrei diventare il Direttore Generale ma
non posso. Ma in attesa della terra promessa (è questa la parte più difficile) devo
mantenere la posizione, consolidare l’immagine, dimostrarmi affidabile e nello stesso
tempo guardarmi le spalle, prevenire le imboscate dei tanti “amici”. Come far ciò? Come
capire il vento? Vi sembra facile? Ma lui è eccezziunale veramente. Faccio un esempio: c’è
la “riforma” Brunetta. Che faccio la critico? E se poi questi al potere ci rimangono ancora
per molti anni come mi metto? Meglio lodare senza incertezze la “riforma” Brunetta. Ecco
allora le dichiarazioni sul sito del Forum della P.A. del Capo personale.
“ci ha obbligato a passare da un concetto di valutazione della prestazione ad un sistema di
valutazione della performance. In realtà, in questo passaggio, l’INPDAP si è trovato agevolato dal
fatto che già da alcuni anni utilizziamo un sistema di ciclo di pianificazione che obbliga tutta la
struttura a lavorare per obiettivi strategici.
Ma che bravi in Inpdap, pensa te erano già pronti da diversi anni. E il fatto che molti altri
enti non applicheranno la “riforma” Brunetta? Nessun problema.
“Vede – spiegava il Capo personale – nel passaggio del decreto in Parlamento, che lo ha convertito
in legge 122/2010, c’è stata una piccolissima modifica che, per noi, ha rappresentato la via d’uscita
all’empasse …. Nonostante questo articolo sia stato letto in molte occasioni come una sospensione
della Riforma Brunetta, per quanto riguarda la parte dei premi legati alla meritocrazia, noi
abbiamo visto in questa piccola, ma importante modifica, una volontà del legislatore di mantenere
intatta la riforma, proprio perché il trattamento ordinario e il trattamento accessorio sono due
elementi differenti. La premialità non è legata all’ordinario”.
Ma che bravo bravo bravo è il Capo personale, adesso è anche interprete della legge. Cosa
si è costretti a fare per combattere le incertezze del futuro.
Ma se cominciassimo ad applicare anche noi la meritocrazia al cantore delle gesta di
Brunetta?
Come valutereste voi un Capo personale che in occasione degli ultimi concorsi si è preso
diversi mesi per controllare titoli e anzianità di servizio dei dipendenti e appena pubblicate
le graduatorie sono fioccate le proteste perché titoli e anzianità di servizio erano sbagliate?
Uhm! non credo avrebbe una valutazione granchè positiva. Ma Lui e tanti come Lui non
saranno valutati e non saranno tagliati. Quell’”empasse” lo avevano superato fin da subito!
Già chi controlla i controllori? Chi valuta i valutatori? Chi meritocratizza i meritocratici?
Febbraio 2011
Bibì Bibò e la meritocrazia
Bibì e Bibò a me stanno simpatici, simpaticissimi. Ti spiazzano in continuazione perché
cambiano posizione in continuazione. Non fai in tempo a metabolizzare la loro nuova
posizione che all’improvviso con giravolte e capriole impressionanti assumono quella di
prima. Sono da ammirare anzi a pensarci bene i veri uccelli sono loro.
Qualcuno obietterà che in politica o nel sindacato la coerenza è importante. Obiezioni
ridicole. Secondo me è da premiare (ops anche io uso termini meritocratici) la loro
disinvoltura. Sono moderni, al passo coi tempi.
Sicuramente ricorderete i passaggi di livello, i quiz, i concorsi. Allora il mantra di Bibì e
Bibò era “finalmente verranno premiati i più bravi”. A parte il pudore (perché in fondo era
una ammissione, neanche tanto implicita, che prima non erano stati premiati i più bravi),
io, per essere al passo con i tempi mi ero attestata sul nuovo dogma e ripetevo dentro di
me ” sa ra nno pre mia ti i più bra vi, sa ra nno pre mia ti i più bra vi”. Insomma ero
diventata la paladina della meritocrazia.
Non passa nenache un giorno dall’uscita della graduatoria (dopo le immancabili correzioni)
che Bibì e Bibò diventano gli oppositori della meritocrazia. Noooooooo! Ero disperata.
Poiché l’accordo da loro firmato – così han detto - bloccherà i salari per tre anni (ma allora
perché lo hai firmato?), la nuova parola d’ordine è “passaggi per tutti”. Passaggi per tutti
significa egualitarismo cioè il contrario della meritocrazia. Se gli alfieri dell’egualitarismo
sono i Cobas o Rdb mi sembra una cosa normale, ma detto da Bibì e Bibò era un fatto
eccezionale. Non voglio discutere se era giusto o no, ma vorrei che voi vi soffermaste sulle
mie difficoltà nel metabolizzare che è meglio l’egualitarismo della meritocrazia. Ma giuro
che anche questa volta ho fatto mia la nuova posizione: Evviva l’egualitarismo abbasso la
meritocrazia, evviva l’egualitarismo abbasso la meritocrazia.
Insomma mi ero abituata a questa nuova posizione, andavo perfino al bar con Massimo (di
Rdb) ed Ettore (dei Cobas), non tanto per la compagnia ma perché volevo far vedere a
tutti che avevo assorbito veramente la nuova posizione quando… no…. per favore no
..…pochi giorni fa………Evviva la meritocrazia. Ma come!!? È cambiata ancora? Ristiamo al
punto di prima?
Negli altri enti come l’Inps, o il ministero di Brunetta, o quello di Tremonti, la meritocrazia
non sarà applicata, e i Bibì e i Bibò di laggiù se ne stanno buoni buoni. Voi invece..…..
“Evviva la meritocrazia”, “sì la meritocrazia più meritocratica che c’è”. Noi siamo i pasdaran
della meritocrazia, i fratelli musulmani del merito. Insomma…. mi gira la testa.
Va bene mi adeguo ancora. Anche io voglio essere una integralista della meritocrazia.
Immagino quindi che poiché il vostro nobile (lo dico senza ironia) lavoro di sindacalisti,
toglie tempo, spazio, energie al lavoro per il quale siete stati assunti, sicuramente Bibì e
Bibò rientreranno nella fascia di quel 25% che non percepirà nulla. Mi dispiace che per
questi ragazzi andrà così. Ma andrà così?
Ehi Bibì e Bibò non è che per voi la meritocrazia non si applica?
Marzo 2011
In missione per conto di Dio
Ogni tanto arriva una mail del Generale Direttore sulle missioni. Ci avete fatto caso?
Io da buona impiegata me la leggo tutta. Il mittente è autorevole e merita attenzione.
Leggo che bisogna risparmiare con le missioni, che bisogna scegliere alberghi a due stelle,
macchina personale sì macchina personale no, che bisogna attenersi a certe norme, a
certe carte bollate.
Perfetto ma…….
Scusate la franchezza: ma a me...?
Non vi nego che mi sono posta questa domanda, non per spirito polemico ma proprio per
capire.
Io in missione non ci sono mai andata, non ci vado mai e forse non ci andrò mai.
Insomma su che devo risparmiare?
Ma forse la mail non era rivolta a me, o meglio non solo a me. O forse, per essere più
precisi era rivolta a nuora affinchè suocera intenda? È così gentile Direttore o mi sono
ancora una volta sbagliata?
Ed eventualmente chi sarebbe la suocera?
Leggo dalla relazione della Corte dei Conti che solo nel 2009 il presidente del CIV ha speso
per missioni 19.394,16 €. Urca!
I componenti del CIV 132.508,10 € Urca! Urca!
Ma il record finora imbattuto rimane quello del Presidente dell’Inpdap: 31.769,91 €.
Prego astenersi da qualsiasi polemica: Lui si sa è in missione per conto di Dio.
Marzo 2011
Il referendum dell’Inpdap
Avete presente i tre referendum che si terranno a giugno? Forse no anche perché, come al
solito, l’informazione scarseggia.
Un quesito chiede se volete delle belle centrali nucleari, sicurissime made in Japan.
Un altro se ritenete che sia normale che un imputato non si presenti ai processi perché ha
da fare.
E infine il terzo, se volete che l’acqua, un bene pubblico, finisca in mano ai privati.
Bene! Di questi tre referendum, uno si è già tenuto presso la Direzione Centrale
dell’Inpdap a Roma. Lo so che la cosa non è molto regolare però è successa. Il
referendum riguardava quello sull’acqua pubblica.
Va bene, va bene, sto facendo un po’ di confusione e non si capisce nulla di quello che
voglio dire. Mettiamo le cose in ordine.
Alla Direzione Centrale di via Ballarin, non so se questo avviene anche in altri uffici,
abbiamo un aggeggio che dispensa acqua gratis. È una aggeggio dal design minimalista.
Sta lì uno ogni piano pari. Svolge il suo lavoro con dignità e costi praticamente nulli. Basta
mettere una bottiglietta vuota al centro (mi raccomando al centro!) premere un pulsante
(veramente ce ne sono due – uno per l’acqua a temperatura ambiente e un altro per
l’acqua un po’ più fredda) e come per magia esce l’acqua. L’acqua è quella dell’acquedotto
di Roma, che io trovo buona, a km zero e quindi a impatto ambientale bassissimo. Costi?
Zero. È acqua pubblica. Di tutti. Acqua che appartiene agli esseri umani, come un bel
parco pubblico, il cielo, il vento, il mare. Beni pubblici, appunto.
Non ti piace? Allora, legittimamente, ti compri quella venduta dalle macchinette gestite dai
privati. Costi? Un litro costa quasi la metà di un litro di benzina.
Ora qualche giorno fa si è tenuto in Inpdap il referendum sull’acqua. La domanda era:
volete voi che l’acqua, che è un bene pubblico sia gestito dalle società private?
Non so chi ha organizzato questo referendum, forse il Presidessario, oppure il Generale
Direttore o l’aspirante sostituto. Fatto sta che qualcuno l’ha fatto, non posso credere che
in questo ufficio si prendano decisioni senza consultazioni democratiche almeno con le
parti sindacali(!!!). Chi ha votato? Boh! Sinceramente non lo so però a osservarne gli
effetti i risultati sembrano non lasciar dubbi.
I distributori gratuiti di acqua potabile sono scomparsi, tutti. Mentre i distributori di acqua
privata hanno imposto il monopolio. Hanno preteso spazio maggiore, si dovevano allargare
un po’ e quei semplici aggeggi dal design minimalista hanno dovuto far spazio ai moderni
armadioni gestiti dai privati che l’acqua, si sa, non la danno in beneficenza: il nuovo che
avanza insomma (che sa sempre di vecchio e stantio).
Chi dobbiamo ringraziare? In Inpdap lo sappiamo ma un domani, se l’acqua non sarà più
un bene pubblico dovremo ringraziare tutti quelli che non andranno a votare al
referendum.
Ora vi lascio….mi è venuta una sete….ma di acqua pubblica.
Aprile 2011
Ma????!!!!!!!!!!!!!!
Ma??!! Ma???!!!
Sono esterrefatta. Ammutolita. Impietrita. Non riesco a scrivere. Mi tremano le mani.
Ma avete letto il comunicato congiunto di Bibì e Bibò? Il tono è durissimo, deciso, quasi
minaccioso: mai letta una cosa del genere nei loro comunicati.
Tono durissimo come quello dei comunicati della CGIL? Macchè di più.
Durissimo come i comunicati di RdB? Macchè mooooolto di più.
Durissimo come quelli dei Cobas? Macchè moooooooooolto ma mooooooooooolto di più.
Ma se hanno fatto una cosa dai toni così forti ci sarà un motivo? Sentiamo.
Bibì e Bibò accusano l’Amministrazione di aver creato relazioni sindacali “ai margini di tollerabilità”,
“interpretazioni unilaterali e fughe in avanti a testa bassa”.
Se queste non sono affermazioni durissime ditemi voi! E non è finita.
L’oggetto del contendere (così sembra) è quello della meritocrazia. I geni di Bibì e Bibò si erano
costruiti tutto un loro film sulla meritocrazia. Erano convinti che l’accordo pur se firmato non
avrebbe mai trovato applicazione. Gli astuti sindacalisti avevano già pronta la via d’uscita: esso
doveva “avere esclusivamente carattere sperimentale, da attivare in parallelo a quello esistente” e
invece? Invece come Alice nel paese delle meraviglie si accorgono che era un sogno, un desiderio.
Insomma un risveglio un po’ goffo, non trovate?
Ma a chi si riferiscono nello specifico quando accusano l’Amministrazione. Al Presidessario? Al
Direttore Generale? Al capo del personale? A tutti e tre?
Ora, gentile Direttore Generale, io, che la ritengo la più autorevole voce di questa
Amministrazione, ho l’irrefrenabile desiderio di capire cosa succede negli incontri ufficiali tra Lei, il
suo Aspirante Sostituto, e i vari rappresentanti sindacali. Veramente è così come la dipingono? Una
specie di satrapo? Ma veramente impone “metodi che producono solo esasperazione in tutti i
lavoratori, dirigenti inclusi”? Siete riusciti ad esasperare perfino i dirigenti?
È Lei il responsabile di “un improduttivo clima di inaccettabile tensione e di reciproca sfiducia che
pregiudica a priori qualunque processo di modernizzazione” ?
Ci dica per favore come stanno le cose, non vorremmo che anche Bibì e Bibò finissero per
considerarla un Generale Direttore. Se sono pronti “anche con toni acerrimi, a conseguire con
determinazione e convinzione, l'obiettivo di ripristinare il valore della effettiva e concreta
partecipazione dei lavoratori e delle loro OO.SS.”, qualcosa di veramente grosso sarà successo.
Se non a noi, che come è noto siamo moralmente privi di dignità, risponda almeno a loro. Ha visto
quanta tenerezza che sfiora il romanticismo è contenuta nell’affermazione “eppure noi ci siamo
sempre dimostrati particolarmente affidabili”. Ci sarebbe da capire cosa significa per un sindacato
essere affidabili con l’amministrazione. Io, che sono notoriamente un po’ retrò, pensavo che un
sindacato dovesse puntare ad essere affidabile con i lavoratori e non con la controparte, ma
questa è un'altra storia.
Ma una risposta, proprio per questa affidabilità dimostrata, credo se la meritano. E noi lavoratori
dell’Inpdap con piacere leggeremo le sue argute obiezioni.
E per una volta ci schiereremo al suo fianco, perché a noi piacciono gli uomini decisi (alla
Marchionne), autoritari (al ghe pensi mi), determinati, infallibili, assolutamente certi, senza
tentennamenti, dritti fino alla meta, lanciati senza incertezze verso l’obiettivo.
Ops mi scusi….ma qual è l’obiettivo?
Aprile 2011
LE SISE DELLE DONNE
Cari amici dei Cobas non riesco a tenermi “il cecio in bocca”. Proprio non mi va giù.
Come sapete nel rapporto di ospitalità che date agli “Uccelli”, pur nella differenza di
opinioni, per semplificare la comunicazione tra di noi avete fatto sì che la posta che è
indirizzata alla mail dei Cobas-Inpdap, arrivi indirettamente anche agli “Uccelli”.
Ma non posso alzare le spalle, in fondo una mail inviata ad una organizzazione sindacale,
soltanto uno sciocco potrebbe ritenerla un fatto privato. Non mi va giù che questa mail
finisca, non per colpa vostra, nel dimenticatoio. Qualche giorno fa, il 20 luglio per
l’esattezza, vi ha scritto un collega della CGIL. Commentando non so neanche cosa, questo
collega ci illuminava, bontà sua, su analisi e strategie della realtà. Così mentre il Mosè
dell’Inpdap distribuiva le nuove tavole, queste erano accompagnate da un duro attacco
contro tutti i sindacati (il suo compreso). Che ciò avvenga a me personalmente non
scandalizza, sono troppo libera per ritenere che i “panni sporchi si debbano lavare in
famiglia”.
Ma si possono criticare i propri compagni di sindacato, di partito, di lavoro, usando frasi
come questa: “sennò i burocrati anche quelli dal bel seno rovinano tutto”?
Spesso come Uccelli abbiamo scritto parole di critica severa anche nei confronti della CGIL
(perché mai dovrebbe essere esentata?), ma quello del corpo di una donna è un
“argomento”??!!!
Non vivo nel mondo dei sogni e so bene che il culo, il seno, i fianchi, le gambe, la fica,
ossessionano la vita, forse sessualmente insoddisfatta, di molti uomini.
So bene che il terreno in cui si annullano improvvisamente tutte le divisioni tra tutte le
tessere di partito o di sindacato, è proprio la considerazione arcaica del corpo delle donne.
Continuamente subiamo sguardi, battute, commenti, ammiccamenti insopportabili, ma non
sempre siamo disposti a tollerarli.
Una zucca vuota si misura dall’aria che circola tra un orecchio e l’altro non dal suo corpo.
Se parlassi di aspetto fisico o di pance cresciute a dismisura nel criticare un uomo, tutti
quanti lo troverebbero un linguaggio insopportabile. Ma quando è rivolto al corpo delle
donne improvvisamente perde la sua odiosità.
Mi piacerebbe poter dire all’iscritto CGIL, e a tutti quelli come lui, che qualche volta oltre a
sbirciare nella scollatura di un seno, a guardare di sottecchi tra le gambe accavallate, nel
fissarsi sul movimento di un culo, forse potrebbe attivare le sinapsi a ascoltare quello che
le donne dicono e valutarle per le loro idee, per i loro argomenti, per la loro sensibilità,
non per la misura che portano.
Non pensate, cari amici che parlare del disprezzo del corpo e dell’anima delle donne sia un
argomento che merita una discussione tra tutti i colleghi tanto quanto un circolare del
Generale Direttore?
Luglio 2011
ERO IN PARTENZA…
Ero in partenza, valige pronte, asciugamano nella sacca, borsettina con qualche intruglio magico
per coprire i segni dell’età che avanza, ciabatte ai piedi, secchiello e paletta per i bambini, e
mentre stavo sul mio computer per premere in sequenza start e chiudi sessione …. !?!? …in
successione arrivano le mail del Presidente (ma perché abbiamo un Presidente?) e quella del
Generale Direttore. Confesso: la mail del ma perché abbiamo un Presidente? l’ho subito cestinata
(non me ne voglia ma ero veramente in partenza), quella del Generale mi son detta - la stampo e
la leggerò sotto l’ombrellone. Sapete, dove vado io, a Ostia Beach, non ci sono molti divertimenti e
poi leggo sempre con attenzione colui che mi vuole impallinare.
Non l’avessi mai fatto! La mia anima ambientalista è stata ferita a morte: per stampare la lettera
c’è voluta mezza foresta amazzonica, tutte ste pagine per dire che……....vabbé vi riporto solo la
frase iniziale:
“Continuo a pensare che in tutti i rapporti l’onestà intellettuale, quella vera, costituisca il migliore
degli atteggiamenti possibili…..”.
Giusto, vero, bravo, parole sacrosante, bellissime, importanti, pregnanti, l’incipit di un manifesto
morale, etico. E allora via alle definizioni filosofiche.
Non so per voi, io oserei definire onestà intellettuale il saper riconoscere ad esempio quando una
tua idea può essere sbagliata. Ci siamo su questo?
Non solo: l’onestà intellettuale ci impone di essere coerenti con le nostre idee, almeno fino a
quando non ci convinciamo che sono sbagliate. Su questo siete d’accordo?
Se queste definizioni vi convincono, dalla teoria passiamo agli esempi pratici.
Un assemblea di parlamentari che chiede alla solita parte del paese di fare dei sacrifici economici
ma non è disposta a rinunciare mai, mai, mai, a nessuno dei privilegi è onesta intellettualmente?
Mi sa di no.
Se mando una circolare obbligando il personale ad andare in pensione al raggiungimento del
sessantacinquesimo anno di età, per onestà intellettuale dovrò andare anche io in pensione a 65
anni? Mi sa di sì. Eppure il Generale, nonostante abbia compiuto 65 anni (a proposito auguri) non
lo vedo con gli scatoloni pronti di chi sta per andare in pensione.
Se sono un sostenitore convinto della meritocrazia, per onestà intellettuale, il sistema della
spartizione politica vigente nel nostro paese, nella Rai, nelle aziende municipalizzate, nelle ASL e
perfino negli enti previdenziali come il nostro, non dovrebbe essere un sistema che mi ripugna e
dal quale rifuggirei come la peste?
La mia onestà intellettuale non si dovrebbe sentire violata quando nel nuovo sistema di valutazione
si annullano le tante figure di colleghe e colleghi che svolgono mansioni “superiori” e quindi non
valutabili?
Non fa a pugni con la mia onestà intellettuale sapere che pochissimi mesi fa, per passare da un
livello ad un altro bisognava studiare 700 quiz e che oggi bisogna conoscerne quasi il triplo?
In questa che lo stesso estensore ha definito “l’ennesima lettera aperta ai dirigenti”, ci si lamenta
che “non è lecito il travisamento dei fatti e dell’altrui posizione”. Non sarebbe bello e onesto
intellettualmente che la polis dell’Inpdap potesse assistere ad un confronto tra Direttore e
sindacati-tutti e come in una democratica agorà ciascuno potesse essere “valutato” per quello che
dice senza illeciti travisamenti?
Ora: - come scriveva Baricco - nel mio mondo scarseggia l’onestà intellettuale, ma non
l’intelligenza.
Agosto 2011
FATELO SCENDERE
Da più parti leggo comunicati che invitano il direttore alla convocazione del tavolo
nazionale. Ma possibile che il generale non trova il tempo di organizzare un tavolinetto?
Possibile che non si trova una scrivania libera? Una panca al piano della mensa? Se proprio
è un impresa difficile posso portare quello da pic-nic che conservo in cantina.
Mi sembra di essere come il passeggero dell’aereo più pazzo del mondo dove mentre
l’apparecchio precipita scopre che nella cabina di pilotaggio il comandante e le hostess
stanno gozzovigliando. Aiuto, voglio scendere! C’è ancora un paracadute? Non per me. Per
il comandante. Qui bisogna costringere il pilota a mollare la guida. Non è detto che ci si
salvi, ma con questo si va a sbattere di sicuro.
Ora avete presente la Cisl e la Uil dell’Inpdap? In questi anni hanno firmato talmente tanto
e tutto che sembravano i testimonial della penna Bic. Eppure è riuscito a far irritare anche
loro (mio marito dice che esagero troppo – in effetti irritare è quasi una parolaccia).
E il sindacatino dei dirigenti? Perfino loro sono arrivati a scrivere pubblicamente per
contestare alcune sue scelte (ma non sono già tutti iscritti CISL o UIL?).
Come posso fare a convincerla signor generale? Ho fatto appello alla coerenza tra la sua
circolare sul pensionamento a 65 anni e la sua età. Ma tanto non se ne va. Le ho
affettuosamente fatto notare che sulla meritocrazia del ministro cretino (così Tremonti
chiama Brunetta) era rimasto solo come il soldato giapponese nella foresta delle Filippine
convinto di essere ancora in guerra mentre intorno tutto cambiava. Niente. Ho perfino
sperato che la notizia dell’unificazione degli enti previdenziali sotto l’ombrello dell’Inps la
spingesse a trarne le conseguenze: ancora niente.
In un momento di assurdo autolesionismo ho sperato perfino che un frammento del
satellite cadesse a via Ballarin ma oramai neanche i satelliti ci prendono in considerazione.
Cosa deve succedere affinchè mi si risparmi l’umiliazione di veder affondare questo ente?
Ecco mi sono risposta da sola. Non resta che provare a stimolarla sull’unica materia che,
mi dicono, le interessi di più: i libri di storia. Se mira ancora a entrarci, Generale, si sbrighi
a uscire.
Settembre 2011
Spreeeeeead
Gentile Bce, egregi signori del Fondo Monetario Internazionale, dottor Standard & dottor
Poor, grazie.
Grazie sinceramente, grazie di avermi fatto capire che il problema è ridurre lo spread cioè
la differenza tra i rendimenti dei buoni italiani e dei bund tedeschi.
Io non sono come quegli irriconoscenti dei Cobas o Usb. Al contrario se una cosa è buona
e giusta ritengo sia utile perseguirla fino in fondo e ho quindi deciso di applicarla a
tappeto. Cominciamo?
Se confronto due pensioni il differenziale rappresenta lo spread. Giusto no?
Dipendente INPDAP C4 in pensione oggi con 35 anni di contributi = 1600 netti al mese
Giuliano Amato (quello della riforma delle pensioni per capirci) 2 pensioni e uno stipendio
senza limiti di cumulo: 22.048,00 INPDAP + 9.363,00 dal Parlamento +(?) stipendio di
Deutsche Bank. Mensile ovviamente.
Credo che sia giusto ridurre lo spread. Non lo credete anche voi?
Mia mamma, assegno sociale a 450 al mese. Renato BRUNETTA 1 pensione e uno
stipendio senza limiti di cumulo: 4.352,00 INPDAP + 19.053,75 stipendio da parlamentare.
Credo che sia giusto ridurre lo spread. Non lo credete anche voi?
Mario Draghi quello che scrive le letterine su come bisogna ridurre il debito: 14.843,00
INPDAP + 7.500,00 stipendio Bankitalia.
Credo che sia giusto ridurre lo spread. Non lo credete anche voi?
E se lo spread lo applichiamo anche a casa nostra? Qual’è il differenziale tra lo stipendio di
un dirigente e quello di un impiegato? E non va ridotto anche quello?
E il differenziale tra il rendimento del Generale, del Presidente, del Dirigente Generale e il
rendimento di un collega dell’Urp o di uno delle pensioni non va ridotto drasticamente?
Poi c’è lo spread tra le balle della CISL e la realtà: spread altissimo! “Guarda la busta
paga” recita il loro ultimo volantino. E infatti andate a vedere su intranet lo stipendio di
novembre 2010 e quello del 2011.
Poi c’è lo spread di casa nostra, quello di casa dolce casa per intenderci. Sicuro che anche
lì il differenziale di rendimento tra uomo e donna non sia troppo alto?
E lo spread tra la democrazia e la peggiocrazia non è altissimo anche quello? La
peggiocrazia è il governo non dei migliori né quello dei mediocri, ma quello dei peggiori.
Guardatevi intorno, andate agli ultimi piani dei vostri uffici, guardate nelle stanze larghe e
ben arredate, guardate in faccia quelli che hanno sempre il posto riservato anche nei
garage degli uffici, e ditemi se non rappresentano loro stessi lo spread tra la peggiocrazia
e la democrazia.
Riducete lo spread per favore…..lo esigono i mercati.
Novembre 2011
MI SONO PERSA QUALCOSA?
Sono stata assente qualche giorno, ci sono novità? A occhio e croce mi sembra di no, forse
giusto qualche cosina.
Ho visto che uno fa enormi sacrifici per mandare il proprio figliolo a una delle università
più prestigiose come la Bocconi. Spende bei soldini per farlo studiare con i migliori
cervelloni e poi??!! Appena messi alla prova il massimo di “novità” che riescono a
inventarsi è …… colpire le pensioni e aumentare l’iva! Ammazza che geni! E per queste
idee innovative non bastava la licenza media? No anzi una idea originale se la sono
inventata: l’ICI la paghiamo tutti tranne la Chiesa e tranne le Banche (le cui rendite
catastali non si rivaluteranno).
Ho visto che il PD continua a sostenere Monti …. fino alla morte (non di Monti
ovviamente). Anche qui nessuna novità.
Ho visto che il campione della valutazione, il difensore della performance a tutti i costi
ignaro perfino dello sfarinamento dell’impero a cui era legato, alla prima verifica che
riguardava il suo operato è stato trombato: senza appello. Infatti ho saputo che il Generale
Direttore è stato declassato a sergente. E le modalità con cui l’Inpdap è stato disciolto
nell’Inps sono tutte figlie della sua gestione fallimentare.
L’unica novità è che lo scioglimento dell’Inpdap si porta con se anche la certezza del
sovrannumero di personale e quindi la messa in mobilità ……. Tutto qua, per il resto tutto
è continuato come prima. Il capo del personale che invita a stare calmi che tanto lui ha
parlato con qualcuno che lo ha assicurato che non succederà nulla. Il reparto pompieri di
CISL e Uil è prontamente intervenuto per spiegarci di stare tranquilli che si tratta solo di
voci. …. Si trattava di voci quando si discuteva il blocco dei contratti per tre anni diventati
poi sei, si trattava di voci quando si discuteva della riduzione del fondo incentivante,
(puntualmente avvenuta), o dell’introduzione della performance (era uno “esperimento”
dicevano ma con tanto di soldi decurtabili). Tutte voci poi diventate realtà con tanto di
firma loro. E i colleghi? Anche qua nessuna novità. Continuano a credere alle favole e in
attesa della prossima lettera di auguri del Presidente e del Direttore, aspettano e
aspettano e aspettano e aspettano e aspettano e aspettano e aspettano….
Dicembre 2011
GRAZIE!
In queste ore il decreto che tra le altre cose stabilisce lo scioglimento dell’Inpdap sarà cosa fatta.
Allora grazie, grazie di cuore. Grazie per aver messo 700 famiglie in mobilità. E grazie anche a
nome degli altri esuberanti ex Inpdap che a stretto giro li seguiranno e magari insieme a loro
anche gli addetti alle pulizie, alla vigilanza, alla manutenzione, alla mensa.
Grazie! Come a chi? Innanzitutto grazie al presidente Monti e ai partiti che sostengono le sue
scelte. Grazie perché Monti è per tutti noi un modo concreto di compiere scelte di equità. Prendete
ad esempio le pensioni: ha giustamente deciso che dovevamo andare in pensione alla stessa età
dei tedeschi, senza però avere mai percepito gli stipendi francamente esosi dei tedeschi.
Ma permettetemi di estendere i ringraziamenti più sinceri anche ai vertici di un Istituto ormai ex.
Grazie all’ultimo direttore di questo istituto che sarà ricordato per aver sempre cercato il confronto
con i rappresentanti dei lavoratori. L’uomo che ha fatto del dialogo e della discussione la sua stella
polare. Perché prima di tutti aveva capito che un ente non si governa escludendo e dividendo, che
perfino quando ha dovuto affrontare passaggi importanti come il contratto integrativo ha cercato
con pazienza maniacale il consenso di tutte le sigle sindacali. Che sarà ricordato come l’uomo delle
scelte coraggiose perché mentre tutti si affannavano ad essere accondiscendenti con il Ministro
Brunetta, senza paura di sfidare i poteri forti, non teneva bloccato per mesi e mesi un ente così
importante nel discutere di performance, di valutazioni, di bravi e meno bravi, buoni e cattivi, belli
e brutti. Anzi con una visione lungimirante aveva visto addensarsi le nubi sul suo ente, e tutto il
suo impegno era profuso nel fornire mezzi e strumenti moderni affinché il lavoro dei colleghi della
periferia funzionasse come un orologio svizzero. L’unico che aveva capito che il biglietto da visita di
un ente era nella qualità del lavoro che il personale tutto era in grado di produrre e non nelle
scatole vuote delle apparenze.
Ma come non rendere un tributo anche al presidente commissario che sarà ricordato per aver
concesso interviste competenti e professionali sul sistema contributivo e retributivo, come fu nella
trasmissione di Report. Grazie perché, svolgendo un ruolo di costante e attiva presenza, fin da
subito ha voluto dare un segnale forte e inequivocabile contro gli sprechi e i privilegi della casta. E
senza tentennamenti rifiutò uno dei due “importanti” stipendi che percepiva in quanto presidente e
in quanto commissario. Grazie.
Grazie anche al presidio permanente dei volontari dei vigili del fuoco della Direzione Centrale,
guidati sapientemente da CISL e Uil. È solo grazie a loro impegno di pompieri che le nostre
ingiustificate preoccupazioni, che spesso avrebbero potuto sconfinare in ansie e patemi, sono state
sopite, addolcite, anestetizzate, rendendoci così la vita più gradevole e soave (forse un po’ più
povera).
È solo grazie a questi virtuosi comportamenti che l’unificazione con l’Inps avverrà su un piano di
assoluta parità evitando pericolosi fagocitamenti e inglobamenti. Anzi credo, tornando a casa di
poter dare una carezza ai miei figli e dire loro “non vi preoccupate! Tutte queste persone, a cui
ancora una volta mi affiderò, proteggono il presente di vostra madre e il futuro della nostra
famiglia”.
P.s. dimenticavo di ringraziare anche la CGIL che mi ha insegnato una nuova filosofia di
comportamento sindacale e il valore della bontà. Si la bontà! Tutto l’anno a darsi mazzate con CISL
e UIL, per poi, con l’approssimarsi del Natale, e spiegandone dettagliatamente le ragioni ai
lavoratori, li ritroviamo insieme a quelli con cui se le sono date di santa ragione. Come se niente
fosse fino a?..…. Febbraio? Marzo?
Chiedo scusa infine se non ho potuto ringraziare i dirigenti di prima, seconda e quelli ancora in
fasce …. ma lo spazio non me lo consente.
Dicembre 2011
Soprannumerari? No! Esseri umani.
Mi ha colpita nel decreto sull’Inpdap, tra le altre cose, l’aver scelto, da parte del governo, il termine
“soprannumerari” per indicare i probabili licenziamenti. L’ho trovata, in passato come adesso, una
parola odiosa. È come se il linguaggio della finanza, delle alchimie dei conti, degli indici delle
borse, del Pil, dello spread, facesse perdere, annullasse, cancellasse gli esseri umani che in questo
modo perdono la loro concretezza. Diventiamo astratti, impalpabili come appunto dei numeri.
Siamo dei numeri inutili, dei “soprannumerari”. Oggi 800 e domani?
Eppure si parla di esseri che vorrebbero restare semplicemente umani e che una scelta, una legge,
una “necessità” inconfutabile (così ci dicono) ne potrebbe stravolgere l’esistenza.
Una linea tracciata da dotti uomini di governo, da misteriosi banchieri, finanzieri, agenzie di rating,
capovolgerà, se non intervengono fatti nuovi, la vita di uomini e donne. Uomini e donne con le loro
“piccole” quotidianità, i loro “piccoli” affetti, le loro “piccole” paure, i loro “piccoli” drammi
familiari, i loro “piccoli” sogni, le loro trepidanti speranze. Comunque sia, semplicemente degli
esseri umani che ritengono quelle cose apparentemente “piccole” o semplici, le ragioni della
grandezza del vivere quotidiano, e a volte, purtroppo del morire.
Non ha importanza la tua appartenenza o meno a un sindacato, a un partito, a una associazione.
Non mi importa se il tuo livello è A B o C, la tua provenienza geografica, non mi importa il tuo
aspetto fisico, se sei uomo o donna, gentile o scontroso, capace o incapace, sensibile o insensibile.
Mi rivolgo a te in quanto persona.
Ti propongo una piccola iniziativa che sicuramente non modificherà un decreto o non inciderà sulla
contrattazione della futura pianta organica.
Ci vogliono invisibili? Dei numeri? Opponiamo al mondo apparentemente asettico dell’economia le
nostre facce, i nostri volti, i nostri pensieri, le nostre relazioni.
Ti chiediamo una foto, una semplice foto, che parli di te o del mondo che ti circonda, dei tuoi
affetti per dire con determinazione che dietro le scelte calate dall’alto, ci sono esseri umani:
ESSERI UMANI.
Una foto che parla di noi stessi, delle nostre cose, delle nostre relazioni e che un licenziamento in
quanto “soprannumerario”, cancellerebbe improvvisamente.
Vorremmo, accompagnandole con un commento, raccogliere tutte le foto che ci arriveranno e
magari inviarle al potente Mastropasqua o al Ministro di turno per dire semplicemente che state
decidendo della vita di queste persone.
Pensi sia una iniziativa valida? Ti va di darci una mano?
Gennaio 2012
IL RITARDO
Stamattina ho fatto tardi.
“E chissenefrega” direte voi! A parte che non è carino essere così maleducati, ma sentite cosa mi è
successo.
Era una di quelle giornate in cui stranamente il traffico di Roma si avvicinava più a quello
“rilassante” di Città del Messico che al solito traffico caotico di Calcutta. Insomma con appena 45
minuti di fila avrei potuto percorrere 3 km e approdare davanti all’ingresso romano della Direzione
“Inps ex gestione Inpdap”.
Per la prima volta in questo mese potevo entrare in orario. Mancavano appena pochi secondi e ce
l’avrei fatta. Stavo per entrare quando… Ho alzato lo sguardo e non ho potuto far finta di niente!
Ho visto sul pennone più alto dell’edificio sventolare la bandiera italiana. Ma il vento, forse di
origine extracomunitaria, l’aveva fatta impigliare. Non poteva rimanere così. Mi sono tolta la
giacca. Io che al massimo vado due volte a settimana in palestra mi sono lanciata sul pennone. Ho
incrociato le gambe e con le braccia mi sono arrampicata. “Ma sei matta?” Ha commentato quel
cinico di mio figlio. E se cadevi? E se ti rompevi la testa? Che razza di gesto concreto sarebbe stato
restare anni e anni ricoverata sulle spalle del servizio sanitario nazionale che paghiamo tutti?
Non mi importava nulla di queste polemiche da giovani “sfigati”. Dovevo far garrire al vento il
nostro amato tricolore.
Del resto la massiccia pubblicità per l’aumento di capitale Unicredit di 7,5 miliardi di euro ha avuto
su di me l’effetto di una bella lezioncina (non l’avete ancora vista?). E poi dicono che non
impariamo niente dalle banche! Messaggio chiaro e semplice: se aiutate la banca aiutate anche il
Paese, anzi, sono una cosa sola, sventolano insieme sullo sfondo di un cielo azzurro… Il claim
pubblicitario, poi, è addirittura didascalico: "Investite in una grande banca per far crescere insieme
un grande Paese". Come dire che gli interessi di Unicredit e quelli dell’Italia sono la stessa cosa.
Insomma: vuoi bene all’Italia? E cosa aspetti a sottoscrivere l’aumento di capitale di Unicredit?
Una banca che soltanto tre mesi fa (ottobre 2011) è stata messa sotto inchiesta, con iscrizione nel
registro degli indagati di 17 manager ed ex manager del gruppo, per frode. Ma io avevo
introiettato dentro di me il messaggio, forte e chiaro.
E questo messaggio non è applicabile anche al nostro piccolo orticello? Eccome no!
In fondo in questi anni non abbiamo scalato il pennone per garantire al presidente di percepire un
doppio stipendio? O non abbiamo sistemato la bandiera della meritocrazia? Il merito, la
performance non ve la ricordate? Sì quella applicata, voluta, imposta da gente che occupa posti di
comando per motivi che nulla hanno a che fare con la meritocrazia. E volete che non ci sia un'altra
bandiera da sistemare nei prossimi mesi?
Vuoi bene all’Italia? Se Mastrapasqua accumula su di se 26 cariche, mentre altri sono a rischio
esubero, lo fa per il bene dell’Italia. Se vuoi bene all’Italia è normale che sia così!
Qualcosa ha vacillato in me. Mi aspettavo un plauso per la mia ginnica testimonianza. La dirigente
imperiosa mi accolto con “troppi ritardi signora” e mi ha chiesto di giustificare il ritardo. “Ma come
era per il bene dell’Italia” – ho implorato meravigliata. Non ha voluto sentire ragioni. Anzi mi sono
dovuta impegnare a recuperare il tempo sottratto al lavoro. Devo dire che altri dubbi mi hanno
assalito, quando dall’alto del pennone ho visto ben 14 auto blu sostare nel parcheggio riservato ai
dipendenti. Sul pennone poi mi girava la testa. Pensavo fosse dovuto all’altezza ma ho capito che
la causa erano quel Bibì e quel Bibò passare senza neanche alzare lo sguardo verso il pennone su
cui ero arrampicata. Appena scesa qualcuno mi ha sussurrato con fare circospetto “hai saputo che
i dirigenti si sono divisi i residui di gestione per una cifra vicino ai 5 mila euro pro capite?”
Ecco, appunto, un gesto concreto.
Sfinita ho chiesto aiuto al C.R.L.I. per una vacanza rilassante. Ci sono ottime offerte – mi hanno
risposto – con la Costa Crociere: Costa…è ora di salpare recita il depliant. Boh!
Gennaio 2012
La mattina
Pensa che bello svegliarsi la mattina, stendere le braccia, cominciare a farsi la barba e mentre
l’auto blu ti aspetta sotto casa, pensare: “oggi, alla fine della giornata, avrò guadagnato 884,49
euro che moltiplicati per 365 giorni fanno 322.841,14 (lordi ovviamente)”.
Vi è capitato mai di pensare a una cifra del genere? Che ci potreste fare con 884,49 euro al
giorno? Io con i primi due giorni ci pagherei la rata del mutuo, con il terzo giorno la piscina dei
bambini, con il quarto e quinto ci comprerei il cibo per tutto il mese, qualche cinema, un buon
libro, un vestito (perché l’ultimo che ho comprato è di due anni fa) e poi? Come li potrei spendere?
Mamma mia non ci avevo mai pensato a tanti soldi tutti insieme.
Ma chi potrebbe fare una riflessione del genere?
Il Re di Spagna? Noooo acqua! Lui ne guadagna appena 200 mila.
Forse il presidente degli Stati Uniti d’America? Il capo della potenza mondiale? Fuocherello ma la
risposta è ancora sbagliata. Lui ne guadagna appena 300 mila.
Una mattina così allegra la potrebbe vivere solo il Generale Direttore dell’Inpdap.
Quante volte avete sentito l’esortazione a fare come gli altri paesi europei: “in Europa non c’è
questo, non c’è quello, è una anomalia solo italiana, adeguiamoci agli standard europei” e così via
dicendo.
Infatti in Europa, ma che dico nel mondo, nessun dirigente pubblico guadagna come da noi.
Senza offesa per nessuno ma mi riesce difficile immaginare che i manager pubblici degli altri paesi
siano così incompetenti da meritarsi stipendi lontanissimi da quelli che guadagnano i burocrati
italiani, né i nostri mi sembrano dei fuoriclasse di livello mondiale.
L’altra anomalia riguarda gli stipendi.
Eurostat ha fornito i dati che si riferiscono agli stipendi medi lordi annui nelle aziende europee con
almeno dieci dipendenti. L’Italia è al dodicesimo posto, con un salario medio di 23mila406 euro,
davanti solo a Portogallo, Slovenia, Malta e Slovacchia.
Comunque sia, in base alle cifre diffuse da Eurostat, lo stipendio medio italiano è meno della metà
rispetto a quello del Lussemburgo, al top della classifica con 48mila 914 euro. Seguono l’Olanda,
44mila 412 euro, e la Germania, 41mila 100, con compensi medi che come si vede sono circa
doppio rispetto agli italiani.
Intorno ai 40mila euro anche le buste paga in Belgio, Irlanda e Finlandia, mentre in Francia si
scende intorno a 33mila 500 euro, valore molto vicino a quello austriaco. Gli altri Paesi sono tutti
sotto i 30mila euro, gli ultimi quattro, ovvero gli unici che seguono l’Italia, sono sotto quota 20mila
(in Slovacchia, fanalino di coda, il compenso medio è intorno ai 10mila euro).
Non parliamo dei deputati per carità di patria.
A proposito di patria dove si compila il modulo per diventare cittadino tedesco? Ma mi andrebbe
bene anche la cittadinanza irlandese!
Marzo 2012
Amen
E no! Non ce la posso fare. Il processo di annessione Inps-Inpdap è appena iniziato che zac! mi
arriva la mail dell’USB che denuncia con toni apocalittici la “grave violazione per aver vietato di
tenere una assemblea presso la sala Mancini”.
Io pensavo fossero solo quelli dell’Inpdap a martellarci. Ma da quel che vedo anche quelli dell’Inps
non sono da meno. Ragazzi così non ce la posso fare. Io speravo in un po’ di tranquillità andando
all’Inps e invece anche USB Inps sta lì a mettermi ansia in continuazione.
Mi spiace dirlo ma ancora una volta l’USB non ha capito come risolvere il tutto e se la pazienza mi
assiste proverò a illuminarli.
Ora io non so quanti anni ha il dott. Cima Toro, a cui auguro benessere e salute eterna, ma tutti
noi ogni tanto facciamo i conti, timidamente, con ciò che ci aspetterà nel futuro. Siamo tutti umani.
Ora quali strade del paradiso potrà aprire una certa collaborazione con USB, un certo venir loro
incontro, un certo rispetto dei diritti sindacali? (mamma mia! che frase demodé mi sono lasciata
scappare). È ovvio: nessuna, tutt’al più un rapporto un po’ troppo amicale con USB è foriero solo di
gravi conseguenze. Insomma dritti all’inferno.
“Vade retro USB, a voi la sala non ve la concedo”. Perché? …. “perché…..perchè” (e mo’ che si
inventa il nostro?) “perché non rispetta i parametri di sicurezza”. “Minchia signor tenente” diceva
un famoso cantante. Una motivazione che denota un alto senso della tutela delle persone. E chi
potrebbe opporsi a una tale nobiltà di pensiero.
Arriva la richiesta dell’utilizzo della stessa sala, quella fuori dai parametri di sicurezza di cui sopra e
che ti fa il nostro alla ricerca di odor di santità? Pensa sempre a quale sarà il futuro lontano, se le
porte celesti si spalancheranno pure per lui. Quindi? Ma è ovvio: la concede! Quello che domani
vale per USB, oggi non vale per la messa Pasquale. I parametri, le norme di sicurezza, il numero
limitato, il senso di responsabilità, la tutela delle persone…..chissenefrega. Avreste voi il coraggio
di mettervi contro la provvidenza divina? Il nostro Cima Toro ovviamente no.
Leggo dal sito intranet dell’Inps “Sulle note del coro Inps in cantus della Direzione generale, ha
avuto inizio il 2 aprile scorso presso la Sala Mancini la celebrazione della messa di Pasqua officiata
dal Vescovo ausiliare di Roma-Sud, Monsignor Paolo Schiavon, e da Don Marco, Parroco della
chiesa dei S.S. Pietro e Paolo. Numerosa anche quest’anno la partecipazione dei colleghi e Dirigenti
dell’Istituto, tra i quali era presente anche il Direttore generale, Mauro Nori.”
Ora amici dell’USB volete fare una riunione nella sala Mancini? Scegliete un santo qualsiasi del
calendario, vi consiglierei San Soprannumerario Decollato oppure san Precario apostolo. Segnalate
la presenza di monsignor Luigi Romagnoli vescovo ausiliare di via Ciro il grande e di Don Briguori
Massimo, Parroco della chiesa dei “Santi in Paradiso non ne abbiamo” e state sicuri che il nostro
Cima Toro sarà pronto ad aprire le porte della sala Mancini in cambio di una indulgenza per il
paradiso. Del resto, come disse a Enrico IV di Borbone, re di Francia, “Parigi val bene una messa”.
Aprile 2012
INPS ……. aspettamiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Non riesco a comprendere fino in fondo le paure delle mie colleghe. Alcune, addirittura, appena
sentono parlare di INPS sono colte da una specie di angoscia. Io invece sono elettrizzata al solo
pensiero di andarci….in Inps naturalmente. La sola idea mi rende euforica, mi rallegra la giornata.
Volete mettere: dopo aver conosciuto il “Generale direttore” finalmente passeremo alle dipendenze
di Mastrapasqua uno che i lavori li prende come gli asparagi al mercato, cioè a mazzetti.
Pensa quante cose impareremo dal direttore-porta girevole. Cambiavano gli schieramenti politici,
governi e presidenti ma il direttore porta-girevole stava sempre lì. Ci sarà pure qualcosa da
imparare da uno che è ben visto dalla destra, dal centro, dalla sinistra. Ma non è fantastico?
E poi a me l’idea di vivere una annessione, una vera “Anchluss”, mi mette i brividi. Una novità che
quasi mi da gioia. In fondo noi italiani abbiamo sempre cercato, con pessime fortune, di annetterci
qualche colonia, ora invece proveremo l’ebrezza contraria. Sai che libidine ad ogni incontro sentirsi
dire “prendiamo il buono che c’è in INPS “. E mi sembra anche giusto. E quando il buono è
dall’altra parte? “Ci teniamo quello che viene dall’INPS, sai siamo abituati così”.
Non vi fa sentire parte di un progetto comune questo modo di fare?
Una annessione seria poi, è tale se riguarda tutti i campi. Prendete, tanto per fare un esempio, i
coordinatori dei diversi sindacati. Cosa resterà del nostro Massimo, della nostra Marinella, di Saluti
Alessandro? Mai profezia fu più facile. Bye bye, salteranno tutti. Indipendentemente dalla loro
competenza: l’annessione si sa, non guarda in faccia a nessuno.
E poi ve lo dico in tutta sincerità. Ammiro l’onestà e il dichiararsi pubblicamente della dirigenza
dell’Inps. Tutto alla luce del sole, mica il vecchio detto “i panni sporchi si lavano in famiglia”! In
Inps sono moderni. Avete mai ricevuto qualche messaggio da Inps Comunica dove come oggetto
appare regolarmente Inps.HERMES? Qualcuno si sarà seduto intorno a un tavolo, avrà fatto un
decina di riunioni e alla fine con sommo gaudio e l’approvazione dei massimi vertici, avrà deciso di
battezzare il sistema automatizzato di posta elettronica con il nome HERMES! Ma è fantastico
ragazzi!
È come se la Lega avesse scelto come nome per il suo sistema automatizzato di posta elettronica
“Lega.Tengofamigghia” o come se alla luce dei “furtarelli” del tesoriere della Margherita, Rutelli per
l’oggetto della sua posta elettronica avesse scelto “FrancescoRutelli.Pisolo”. Non apprezzereste
tanta sincerità (seppur tardiva)?
Hermes figlio di una relazione extra coniugale di Zeus e della Pleiade Maia è uno dei dodici dei
Olimpi, e svolge il ruolo di messaggero degli déi. Nello stesso tempo è un ladro, bugiardo e
imbroglione. Talmente ladro, bugiardo e imbroglione da diventare il protettore dei commercianti e
dei ladri.
Non è intrigante essere annessi in un ente che ogni volta che ci manda un messaggio ci ricorda di
aver preso in prestito per il suo sistema di posta il nome del dio protettore dei ladri e degli
imbroglioni? Dichiarare chi sei senza infingimenti, bello no?
Inps: non vedo l’ora. Sarà un mondo fantastico.
Maggio 2012
Perché preoccuparsi?
Io sono tranquilla, anzi tranquillissima.
Leggo le dichiarazioni del ministro Fornero e mi sento rassicurata. “I licenziamenti sono uno
strumento per migliorare la Pubblica Amministrazione” ha dichiarato solennemente.
Ma io non sono preoccupata.
Poi, quasi fossero uno clone dell’altro ha risposto il Presidente Asparagi Mastrapasqua (asparagi
perché lui le cariche le prende come gli asparagi al mercato: a mazzetti): “ove si rilevino
eccedenze di personale si ricorrerà alla mobilità”. Che c’è di strano?!
Mi sembra una scelta equa. Prima avevamo 700 “soprannumerari” adesso in fondo lo siamo un po’
tutti. Tutti potenzialmente “soprannumerari”. Se non è equità questa ditemi voi!
Lasciatemi aggiungere poi che in fondo la trovo veramente intrigante la mobilità. Vuoi mettere
poter girare nuove città, vedere cose, conoscere gente, fare nuove esperienze. Insomma ci stanno
dando una nuova opportunità e noi come al solito la disprezziamo.
Inoltre se questo può servire a migliorare l’Inps, anzi la Pubblica Amministrazione, anzi il sistema
Italia, anzi l’Europa, anzi l’economia mondiale…. Perché non entrare a far parte della storia!!?.
Mi aspettavo che i primi che iniziassero a polemizzare fossero i soliti disfattisti dell’USB. Invece il
primato questa volta spetta alla moderatissima UIL. Toni apocalittici fino al punto di scrivere “ossia
mobilità e tradotto licenziamenti”.
In ogni caso non riuscirete a farmi preoccupare, ci vuole ben altro.
Poi ci si è messa la vorrei ma non sempre posso-CGIL che addirittura allarga il discorso e parla
“dell’inizio della fine per il sistema assistenziale e previdenziale pubblico nel paese” e chiede
addirittura uno sciopero del personale.
Ma non state esagerando un po’ tutti?
In ogni caso continuo a non essere preoccupata.
E per finire domani la USB terrà un a assemblea sul tema perché è “seriamente preoccupata per
quanto contenuto nella determina del presidente”.
Andrò a sentire tanto….non sono preoccupata.
Qualche collega mi fa notare l’assenza totale di commenti della CISL. È vero silenzio tombale, non
dice nulla. Neanche un commentino di quelli pro forma. Nisba.
Ecco a pensarci bene questo silenzio non è un buon segnale. Anzi adesso che ci rifletto in maniera
ponderata non è affatto un buon segnale. Se la CISL non dice nulla vuol dire che il problema c’è ed
è anche grosso, e a fari bassi avrà iniziato a “darsi da fare” per tutelare ……… come al solito i suoi
tesserati, come se il sindacato fosse una massoneria.
Credo che il momento di iniziare a preoccuparsi seriamente e soprattutto a darsi da fare sia
adesso.
Giugno 2012
Un concorso
Dal Corriere della Sera leggo del concorso che si è tenuto ieri a Roma presso l’Hotel Ergife
per 3 posti di avvocato dello Stato. A parte il rapporto (angosciante) tra i candidati (mille)
e i posti (tre) c’è da aspettarsi che per una carica così importante valga il solenne principio
della meritocrazia. Quando la prova inizia cominciano però i primi brusii, pare che alcuni
candidati abbiano tirato fuori i codici civili commentati, vietatissimi dai regolamenti.
In passato i non raccomandati avrebbero ingoiato il rospo e portato a termine la prova con
un forte senso di frustrazione e impotenza. Insomma con la rassegnazione di chi sa che in
Italia i concorsi sono gare con il trucco buone solo a favorire parenti e amici della
corporazione.
Il fatto nuovo è che i segati a priori questa volta non stanno in silenzio, non si inchinano.
Anzi fanno di più, cominciano a strepitare, a urlare, a intonare l’inno di Mameli.
Arrivano poliziotti e carabinieri, la prova viene sospesa e l’avvocato generale, Ignazio
Francesco Caramazza, parla di «minoranze» e «pretestuose lamentele».
Pretestuose lamentele? Non ha capito che l’aria sta cambiando: se i privilegiati non
mutano registro, presto si tramuterà in tempesta contro ogni casta.
Ho provato un brivido leggendo questa notizia e sapete cosa ho pensato? Ho pensato
immediatamente a ………… no, questa volta ditemi voi quale riflessione vi stimola questo
fatto.
Giugno 2012
La mia vacanza
Oggi è il grande giorno che non c’è più. Il primo sabato d’agosto, quello del Grande Esodo, con il
suo armamentario di frasi fatte a uso dei telegiornali: il caldo opprimente, le partenze intelligenti,
le code da bollino nero. Ebbene: lo so che ci sarà il caldo, le code e le partenze intelligenti, ma lo
sono abbastanza anche io per sapere che si tratta di una finta. Un tempo neanche troppo lontano
mi potevo permettere tre settimane di villeggiatura a pensione completa. Poi le tre settimane si
sono ridotte a due, a una e infine a questa mancia di divertimento preso a morsi. Un paio di giorni
e si torna in città a lavorare o semplicemente a non fare nulla.
Qualsiasi viaggio è una fuga, ma anzitutto una rinascita. Ci si trasferisce in un altrove per poter
svuotare la tensione accumulata e ricaricarsi di energia. Staccare e riaccendere l’interruttore, con
la speranza che nell’attimo di buio che separa le due operazioni succeda qualcosa - un amore,
un’intuizione - che ci restituisca alla vita di tutti i giorni profondamente rinnovati.
Ma le mie pretese quest’anno sono come le mie vacanze: molto limitate. Mi basta non sentir
parlare di Inps e in particolare di Monarcapasqua. Chiedo troppo?
La coppia di amici con cui andiamo in vacanza, ignara di tutto, propone di vederci davanti la sede
Inps di via Ciro il Grande a Roma. Con abilità cambio luogo dell’incontro (non voglio nulla che mi
ricordi Monarcapasqua!) ma non essendo molto pratici dei luoghi spostano l’appuntamento a una
piazza dell’Eur. Ingoio il mio boccone amaro sperando sia l’ultimo (Monarcapasqua è presidente del
collegio sindacale di Eur spa più altre quattro cariche sempre nel gruppo Eur).
Una telefonata di saluti alla mamma prima di partire e via verso il meritato riposo …….. ma il mio
gestore è la Telecom e lui, in quel gruppo, di cariche ne occupa ben sei. Un leggero nervosismo
comincia a serpeggiare dentro di me.
Ci dirigiamo verso gli Aeroporti di Roma…..gli Aeroporti di Roma? Nooooo! Lui lì è il presidente del
collegio sindacale! Comincio a dare segni di nervosismo tendente all’isteria. Con una sterzata
fulminea devio seguendo l’indicazione Autostrada del sud. Non voglio avere nulla a che fare con
lui!! Ma è una persecuzione! Anche lì il Monarcapasqua occupa una carica.
Comincio a fare dei movimenti inconsulti, uno strano movimento della faccia, delle braccia, la mia
psiche sembra dare segni di cedimento. Nel tragitto incontro una sede del Coni. Non può essere!
questo è accanimento terapeutico, anche nel Coni occupa una carica. I tic nervosi aumentano,
attraversano tutto il corpo. I miei figli preoccupati mi impongono di fermarmi a un pronto soccorso
e senza pensarci sopra mi portano all’ospedale israelitico……di cui Monarcapasqua…….noooooo mi
volete morta!
È stress - sentenziano i medici gentili, assoluto riposo con decorrenza immediata. Meglio tornare a
casa quindi.
Ma nella cassetta della posta trovo una lettera di Equitalia ….di cui Monarcapasqua ……………..aiuto
non ce la posso fare!! Ormai le vacanze sono andate. Mi accascio sulla poltrona e distrattamente
accendo il televisore. Il pulsante cade su La7 controllata da Telecom (ancora lui!!). Rapidamente
cambio canale e guardo, provando a rilassarmi un bel film distribuito da? Da? Dalla Fandango!
Ancora lui. Aiutoooooooooooooooo!
Settembre 2012
E se ti dicessi…
E se ti dicessi ……….. str….? Dai! Non è carino e forse non si può!
E se allora ti regalassi un generoso vaffa? Continuo a pensare che anche questo non sia molto
carino. Nonostante ci sia un partito che ha addirittura organizzato una manifestazione dal titolo
“Vaffa day”. Per dirla tutta anche gli uomini e le donne non molto onorevoli del nostro parlamento
fanno un uso generoso di questa parola. Nonostante una sentenza della Corte costituzionale ha
stabilito che dire vaffa non sia un reato, continuo a pensare che non sia comunque molto carino. Al
massimo lo uso contro quello str.. che mi taglia la strada mentre guido…. Accidenti mi sono
lasciata prendere dalla vis polemica e mi è scappato.
E “ti manderei a lavorare a calci in culo”? Neanche quello mi piace usare, forse è un linguaggio un
po’ “padronale”, che in bocca a un sindacato mal si addice o forse…. gli estensori del volantino
dell’USB hanno scritto quello che molti pensano e per buona creanza non si può dire.
E aver chiamato (come spesso hanno fatto gli Uccelli) il direttore generale, “Generale Direttore”, è
offensivo? O chiamare Mastrapasqua, “Monarcapasqua” potrebbe urtare la di lui sensibilità? Forse
sì.
E allora il mio ragionamento, con la scusa che ognuno la può interpretare come gli pare, è un inno
al turpiloquio? Al parlare sguaiato? Affatto.
Ho un mio personale limite che non è detto sia comune a tutti voi, ma penso che se una persona si
ritiene offesa da un certo linguaggio può, anzi deve, legittimamente rivolgersi a un magistrato
affinché sia punita l’eventuale offesa. Eppure questo, nel caso degli estensori del volantino USB
non è avvenuto. Non si è detta la frase di tanti film “ci vediamo in tribunale”. Si è scelta un'altra
strada, totalmente opposta che mi fa riflettere. Si è detto: “è venuto meno il rapporto di fiducia e
quindi ti licenzio”. Quindi non c’entra niente il linguaggio usato, le offese, la sgradevolezza di certe
parole. Così si è intrapresa una china pericolosissima.
In che consiste “il rapporto di fiducia con l’amministrazione”? Qui siamo nel campo della assoluta
discrezionalità. Faccio un esempio: vi ricordate tutte quelle assemblee che criticavano il mal
funzionamento della nuova procedura del SIN? Molti di voi hanno persino scritto o firmato dei
comunicati su questo argomento. E allora anche in quel caso si potrebbe parlare del venir meno
del rapporto di fiducia perché senza molti giri di parole si denunciava una scelta fatta
dall’amministrazione. Meno fiducia di così! Qualcuno di voi spende mai parole d’amore per
l’efficienza dell’assistenza utenti? Allora siete recidivi!
Di questo passo gli esempi potrebbero continuare. Criticare il mio dirigente di incapacità nel gestire
l’ufficio (e ce ne sono credetemi) è minare seriamente il rapporto con l’amministrazione? Pensare
(e dire) che c’è troppa sproporzione tra gli stipendi degli impiegati e quelli dei dirigenti potrebbe
essere un attentato al rapporto con l’amministrazione?
Il risultato di questa vicenda? Tre dirigenti sindacali minacciati di licenziamento e già immagino chi
si accingerà a scrivere il prossimo comunicato sindacale battere i tasti della tastiera e domandarsi
ad ogni parola “non è che l’amministrazione userà a pretesto la mia frase per licenziarmi?”
E allora mi viene da credere che scegliendo una misura così sproporzionata, come quella del
licenziamento, si sia voluto dare un segnale per stabilire all’inizio della nuova avventura del super
Inps, chi impugna il bastone del comando.
Spero non sarò licenziata ma non vorrei pensare che si sia scelto il vecchio slogan del colpirne uno
(in questo caso tre) per educarne cento. Un brutto slogan figlio di un pessimo periodo. Molto
pessimo.
Settembre 2012
Adozione a distanza
Cari colleghi e colleghe,
non ho mai scritto per chiedervi soldi. Se questa volta lo faccio è perché la situazione è veramente
grave.
Non è una catena di Sant’Antonio.
Non è una truffa ai vostri danni.
Mi appello alla vostra generosità e al vostro buon cuore.
Vi prego però di mettervi una mano sul cuore e una… su quello che resta nel vostro portafoglio.
La cosa è semplice e funziona in questo modo: ognuno di noi dovrebbe essere disponibile a
versare cento euro al mese (che sono in fondo? Una pizza nella Costa Smeralda).
Se arriviamo ad essere appena in 200 riusciremo a coprire anche le spesucce mensili del nostro
bambinone adottato.
Dai su facciamo uno sforzo, adottiamo a distanza il povero dirigente generale delle risorse umane
(cioè il capo del personale del mega galattico Inps) ingiustamente licenziato per abuso di potere e
……….
Una adesione già c’è: è quella del sindacato de’ noantri!
E voi ci state?
Se la cosa funziona ho già altri bambinoni da adottare, uno a Milano (Formigoni) e ben due a
Roma (Fiorito e Polverini).
Un piccolo sforzo, dai datevi da fare!
Ottobre 2012
Sotto la casta……non siamo tutti casti
Già, a pensarci bene è proprio così. Sotto la casta non siamo tutti casti.
Dei politici e della loro dolce vita ne abbiamo le tasche piene, e tutti gli altri? Perché non è vero
che da un lato c’è la casta e dall’altro la società dei casti. No no, non è così.
Penso ai tassisti che si proteggono con il numero chiuso. Al pari dei farmacisti e dei notai che
svolgono funzioni pubbliche e guadagni privati (il sigillo notarile vale 327 mila euro l'anno). Oppure
ai medici ospedalieri, ai quali si applica l'intra moenia extramuraria: un pasticcio semantico, prima
che giuridico. In pratica, devolvono il 6,5 % del loro fatturato all'ospedale e vanno ad operare nelle
cliniche di lusso.
Ai dipendenti della Siae tocca un'"indennità di penna". Ai servizi segreti un'"indennità di silenzio".
Agli avvocati dello Stato una “propina” (55 milioni nel 2011). I diplomatici all'estero incassano uno
stipendio doppio. Come i giudici amministrativi distaccati presso i ministeri (in media 300 mila euro
l'anno). I professori universitari hanno diritto alla vacanza permanente (l'impegno annuale è di 350
ore). I giornalisti entrano nei musei senza pagare. Chi è impiegato all'Enel fruisce di uno sconto
sulla bolletta della luce. I docenti di religione hanno una busta paga più pesante rispetto a chi
insegna geografia.
E c'è poi il santuario degli ordini professionali, lascito imperituro del fascismo. C'è una selva di
privilegi processuali in favore delle banche (possono chiedere un decreto ingiuntivo in base al solo
estratto conto), di privilegi fiscali per i petrolieri (pagano royalty del 4 % contro l'80 in Norvegia o
in Russia). C'è la mammella degli aiuti di Stato (30 miliardi l'anno), da cui succhiano le imprese
siderurgiche non meno di quelle cinematografiche (1,5 milioni a “L'allenatore nel pallone 2”).
E da noi? A casa nostra come stanno le cose? Conoscete qualcuno che sotto la casta non è casto?
Mi date una mano a trovarli? Dai cominciamo e vediamo se riusciamo a stilare una graduatoria.
Bene inizio io.
Il mio candidato è ……
Nei tempi d’oro aveva un piccolo monolocale ma abitava sullo stesso pianerottolo del Direttore
Generale. Vuoi mettere stare vicino al sole!! Poi con l’avvento del Generale Direttore dovette
traslocare e scendere di qualche piano più in basso. Ma…. per compensare la discesa agli inferi gli
fu assegnato un bell’appartamento! Nove metri di lunghezza per sette/otto di profondità. Sei
moduli in totale. Dove nello stesso piano su due moduli ci lavorano anche cinque o sei persone qui
è il deserto. Scrivania marrone da persona importante, tavolo circolare da riunioni di
rappresentanza e in fondo un divano in pelle nera il cui utilizzo mi appare oscuro. Chi è che occupa
questa ala del palazzo? - chiedo sommessamente in giro. È il capo dei crallini (da non confondere
con quello dei grillini), mi dicono colleghi ben informati.
Ma che lavoro fa? – chiedo ingenuamente. Ha una produzione? Fa delle pratiche? Il suo lavoro
com’è quantificabile, misurabile, dimostrabile? O gode di una extraterritorialità, una sorta di
immunità parlamentare made in Inpdap, o una esenzione per categorie speciali? E cosa giustifica
la disponibilità di queste stanze faraoniche? Capisco l’importanza di organizzare un viaggio alle
Seychelles presso il club Cote d’Or a 1.890 € (che in un periodo di incertezza e di crisi hanno pure
il sapore di una mancanza di bon ton), oppure la durezza nel mettere a punto il corso di
approfondimento del torneo di Burraco..… ma continuo a non capire il perché di questi trattamenti.
E allora se a queste domande il massimo che ottengo è una alzata di sopracciglia come a dire “così
vanno le cose”, io lo colloco a pieno diritto nella mia personalissima graduatoria.
Insomma, in verità ognuno ha il proprio lusso, e se lo tiene stretto. Siamo un popolo di privilegiati
e discriminati, di figli e figliastri. Senza eguaglianza, senza giustizia e quindi senza libertà.
Ognuno di voi ha il suo “non casto” da indicare? Attendo risposte.
Novembre 2012
E se….
E se provassimo a mettere a confronto i punti su cui è stato organizzato il sit-in del 13 novembre
(contro la Legge di stabilità e contro la Spending Review) e quello del 15 novembre (contro la legge di
stabilità; contro l'ennesimo scippo di salari e di diritti; contro la riduzione di occupazione e di servizi
previste dalla “spending review" del Governo) e ci accorgessimo che non ci sono differenze
insormontabili?
E se qualcuno rispondesse “sì ma loro”, “sì ma noi”, “sì ma voi”, sarebbe convincente?
E se dicessi va bene, i sit-in sono stati fatti. Chi voleva andare a uno, all’altro o a tutte e due l’ha
fatto. Va bene, e ora?
E se ammettessi che non sono così ingenua da non sapere che ci sono grosse differenze che
attraversano le sigle sindacali, ma di fronte a quello che tutti (ad eccezione di Bonanni)
riconoscono come un duro colpo alle condizioni di vita di chi lavora, la ricerca di uno straccio di
argomenti che ci uniscono non meriterebbe forse uno sforzo?
E se affermassi che ribaltare, almeno per la fase contingente, l’abito mentale che ci spinge a
mettere sempre in risalto gli elementi di divisione a scapito di quelli che potrebbero trovarci
concordi, si tratterebbe di una richiesta impossibile?
E se chiedessi agli uomini e alle donne delle organizzazioni sindacali a cui riconosco anche la
passione che ci mettono nel loro impegno sindacale di trovare la buona volontà per mettersi
intorno a un tavolo e programmare iniziative comuni alla ricerca di un consenso largo e unitario
perché si parla di licenziamenti e mobilità, mi prenderete per marziana?
E se tutti ci impegnassimo ad avanzare proposte da realizzare insieme, magari uscendo dal solito
giro assemblea-sciopero-sit-in-corteo, sarebbe una follia?
E se tutti fossimo in grado di ascoltare, sarebbe una esagerazione?
E se magari si decidesse di portare la nostra insoddisfazione ai piani alti, al “convegno sul bilancio
sociale” del 20 ottobre a Roma, con la presenza della Fornero, di Monarcapasqua e di Nori,
sarebbe da insensati?
E se magari ciò non fosse possibile perché “i tempi non lo permettono” ma già da subito si
pensasse ad una cosa da fare insieme, sarebbe una pazzia?
E se quello che ho detto non piacesse a nessuno? Però se fossimo in molti a pensarla (quasi) allo
stesso modo, chissà, forse potremmo costruire insieme qualche certezza in più.
Novembre 2012
La Profezia
Ecco siamo arrivati alla data fatidica. È il momento della profezia dei Maya: il mondo finirà nel
mese di dicembre. Per l’esattezza venerdì 21 dicembre.
Le conseguenze sullo spread sono ancora incerte e per questo francamente non potrei accettare una
mia dipartita senza avere avuto risposte in merito.
Le modalità. Le ipotesi sono molteplici e tutte di meritevole interesse. Uno studio finanziato dalle
industrie farmaceutiche ritiene “molto certa” l’ipotesi di una epidemia e per questo è già pronto un
vaccino anti Maya. La loro comprovata indipendenza mi ha spinto a comprarne un kit per tutta la
famiglia. Più probabile l’idea del Grande Terremoto come conferma una intercettazione nella quale
l’imprenditore Piscitelli e suo cognato ridono a crepapelle in previsione dell’evento.
Le banche L'Associazione mondiale delle banche è molto preoccupata per la mancata riscossione
delle rate dei mutui a partire dal gennaio del 2013. Per rimediare all'evidente danno, che
metterebbe in forse la sopravvivenza stessa degli istituti di credito, le banche hanno ottenuto dai
governi mondiali un finanziamento preventivo di dodicimila miliardi di euro. La somma sarà
ricavata da un inasprimento fiscale e dal ritocco delle accise sulla benzina, che passerà a
cinquantadue euro al litro.
Gli Inca Con il mondo intero concentrato sulla profezia dei Maya, è sfuggita quasi a tutti la
profezia degli Inca. Divisi da una forte rivalità gli Inca avevano previsto che per il mondo il 2012
sarebbe stato un anno eccellente, particolarmente favorevole al sesso e alle vincite al Lotto. Un
comunicato congiunto di USB e Cobas si dichiara favorevole agli Inca contro “le mire egemoniche
dei Maya”. Per la CGIL questa teoria non ha alcuna base scientifica, a differenza di quella dei Maya
che si fonda su testimonianze certe ma il coordinatore nazionale CGIL Inps sta cercando di
risolvere l'apparente inconciliabilità tra profezia Maya e profezia Inca: sta prendendo campo una
teoria di compromesso secondo la quale il mondo finirà certamente nel 2012, ma solo per i nati
sotto i Pesci e l'Ariete.
Monarcapasqua. Angosciato dalla probabile perdita del posto di lavoro che gli consente a mala
pena di condurre una vita piena di rinunce e privazioni, ha commissionato a dei consulenti della
KMG una ricerca sulle sue origini. Tale studio scientifico ha dimostrato che Monarcapasqua era un
discendente del grande imperatore Inca Yupanqui, conosciuto con l'appellativo di Pachacutec Nello
stesso tempo i consulenti KMG hanno stabilito che il ramo di parte materna è di origine Maya
Esattamente dalla regina Zak Kuk. Monarcapasqua si è dichiarato quindi l’unico depositario delle
vere profezie e ha affermato che sarà lui a decidere se il mondo finirà il 21 dicembre o meno.
Saluti Alessandro. Il famoso esponente CISL è costernato. Ha chiesto e ottenuto una riunione
straordinaria e urgente con l’amministrazione. Ha dichiarato che non potrà scomparire se prima
non avrà avuto la possibilità di firmare la riduzione del salario accessorio, la decurtazione dello
stipendio base, l’abolizione dei buoni pasto, l’abolizione delle domeniche e delle ferie. Nel
frattempo è pronto l’ultimo comunicato CISL dal titolo “meglio un calcio in culo che un pugno in
bocca” che cerca di convincerci perché saranno da ritenere estremamente positivi gli ultimi
accordi.
Sa Scrocco forte di una nuova convenzione del Cral con il Salone Nautico di Genova ha avuto a
disposizione una nuova Arca di Noè. I posti sono già esauriti e come al solito lui viaggerà gratis.
Disabituato al lavoro manuale (lavoro? E che è??? Come ha dichiarato su Inps Hermes) si sta
chiedendo chi guiderà l’Arca. Ha già contattato un comandante disoccupato, un certo Schettino.
Lo so che per chi non ha, o non ha più, un lavoro o un affetto, la fine del mondo è già arrivata e
questi sembreranno discorsi sciocchi. Ma vorrei strapparvi un sorriso lieve e condividere con voi
un auspicio. Mi piace pensare che i Maya non avessero del tutto torto. Che il 21.12.12 non finirà il
mondo, ma un altro comincerà a prendere forma.
A voi, a cui spesso ho regalato le mie parole chiedo, se vi va, di regalarmi i ricordi più
belli della vostra vita da poter portare in un ipotetico nuovo mondo.
Dicembre 2012
Eppure ….è successo!
Gli impiegati romeni
È fin troppo “facile” commentare gli episodi di razzismo avvenuti qualche giorno fa in un
quartiere romano. A metterli in fila con quelli noti o meno noti avvenuti in diverse città d’Italia
qualche moto di indignazione e di preoccupazione dovrebbe pur suscitarlo. Ma vogliamo discutere
di gruppi di vigliacchi che aggrediscono a volto coperto il singolo?
Il punto è un altro, o meglio ancora è anche un altro: qual’è lo stagno fetido in cui questi episodi
trovano legittimità?
A parte noti esponenti del governo, ministri in carica o giornalisti a caccia di scoop, ci
piacerebbe sapere quanti hanno detto, chi a voce alta chi tra sé e sé, “i romeni sono tutti ladri
mandiamoli a casa loro”? Ammettetelo! Sull’onda di episodi anche tragici, molti, moltissimi avete
pensato “i romeni sono tutti ladri mandiamoli a casa loro”. Avete accettato i luoghi comuni e le
semplificazioni che venivano elargite a piene mani e avete ripetuto ammaestrati le frasi degli
attuali governanti.
Che l’80% degli stupri avvenga dentro le mura domestiche è diventato un fatto secondario.
La responsabilità penale è passata da individuale a collettiva (se un rumeno delinque tutti i romeni
delinquono). È stato creato perfino un commissario speciale per i rom senza a che a nessuno
venissero in mente i ben più tristi commissari per gli ebrei “molto attivi” nei ghetti dell’Europa
dell’est. Che la notte i caporioni di Ponticelli andavano a bruciare i campi rom in difesa della
legalità e la mattina aggredivano le forze dell’ordine quando effettuavano arresti di spacciatori in
qualche quartiere di Napoli era una fatto secondario.
Per lo straniero vige un diritto che lo discrimina: la pena cambia in base alla tua condizione di
immigrato. È tutto normale? Aiuta questo modo di semplificare e di sospendere le garanzie civili
per risolvere problemi che evidentemente ci sono?
Ma che ce frega i “romeni sono tutti ladri rimandiamoli a casa loro”!
Ebbene non è passata neanche un ora dalla sua nomina che il neo ministro Brunetta ha applicato
lo stesso modo di ragionare, pari pari a quello dei romeni.
Dove? Sugli impiegati pubblici.
Ha preso un fatto che riguarda la responsabilità del singolo (chi timbra e va a prendere il
caffè) e lo ha generalizzato (tutti gli impiegati pubblici): quindi se tutti i romeni sono ladri tutti gli
impiegati sono fannulloni. Se “tutti i romeni vanno mandati a casa loro”, “tutti gli impiegati
fannulloni vanno licenziati”. Se la legge si modifica in base all’appartenenza ad un gruppo
sociale (pene diverse per gli immigrati) ci saranno norme diverse per i dipendenti pubblici:
“pubblichiamo i loro stipendi”.
Se il sentire comune oggi è contro gli impiegati (o gli immigrati) cavalchiamolo per un
pugno di voti e anche qui la complessità di un problema viene semplificata e banalizzata. Per
risolverla?
La prossima volta che penserai i “romeni sono tutti ladri”, “i gay sono tutti pedofili”, “tutti i neri
puzzano”, “facciamo le ronde”, non stupirti se qualcuno dirà che “gli impiegati sono tutti
fannulloni”.
Prima di tutti vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a
prendere gli ebrei e stetti zitto perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere i comunisti ed
io non dissi niente perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendermi e non c'era rimasto
nessuno a protestare” (Bertold Brecht).
Maggio 2008
VIVERE ALLA GRANDE
Ma noi veramente non riusciamo a capire voi umani, in particolare voi che lavorate (ops! Ci è
scappata una bestemmia) nella pubblica amministrazione.
Ora vi state agitando perché il governo (votato da molti di voi) vi ha ridotto un bel po’ di salario
seppur accessorio. Assemblee, scioperi, volantini, sit-in … insomma siete arrabbiatelli.
Vi avevano promesso che le tasse non sarebbero aumentate e olplà vi tolgono il salario: in fondo
loro mantengono sempre le promesse.
Un essere con un minimo di cervello visti i tempi di magra e visto l’andazzo generale se diminuisce
il suo salario stringe un po’ la cinghia, rimodula il suo tenore di vita, modifica le abitudini, abolisce
il cinema o la pizza. Voi invece no! Voi fate cose da pazzi, stratosferiche, acquisti da grandi signori,
da sceicchi e gra pascià, insomma vi piace vivere alla grande.
Nel giro di un mesetto avete speso tredicesime, pensioni e avete lasciato pure qualche debito ai
vostri figlioli. Come non è vero!!?
Vi siete tenuti tutti i debiti dell’Alitalia… una bella spesuccia a quanto pare. Ottimo! Complimenti.
Ogni volta strillate che le banche vi fregano i soldi e una volta tanto che stavano a zampe per aria
avete messo i vostri soldini per aiutare le banche a…ricominciare a fregarvi i soldi. Un’altra bella
spesuccia. Bravissimi, che teneri che siete! Veramente lungimiranti.
Ma siccome siete magnanimi avete deciso di spendere un'altra bella sommetta per aiutare la Fiat.
Che galantuomini!
Dopo la Fiat anche la signora Marcegaglia potrebbe chiedervi un aiutino, e con lei i suoi amici,
poverina non vorrete mica trovarla in fila con voi alla mensa della Caritas, povera donna. Che
personcine a modo che siete!
Non siete voi che spendete i soldi? Ah no?! E dove li prende il governo Berlusconi tutte queste
palate di euro? Umani cari, sono
TUTTI SOLDI VOSTRI
Ottobre 2008
Le lucciole
Questa è veramente gustosa, state a sentire.
Mario impiegato Inpdap di Roma (il nome è di fantasia ma il fatto è vero), l’altro giorno parlando
con i suoi amici prometteva solennemente di non votare più il buon Alemanno. E perché il povero
Gianni (Alemanno) non era più meritevole del voto di Mario?
Mario alla mensa, al bar, ovunque e da sempre, un po’ parla di calcio, un po’ di donne e il restante
tempo lo passa ad inveire contro “sti rumeni ma perché nun se ne vanno a casa loro! Ce vò la
tolleranza zero”. Già la tolleranza zero.
Insomma Mario è uno di destra convinto, deciso, determinato, ma si è beccato una multa mentre
contrattava prestazioni sessuali con una prostituta. “Ahò ma proprio a me, mo nun se po’
nemmeno chiede quanto voi a ‘na mignotta che te fanno na multa”, diceva Mario con quel suo
linguaggio aulico.
Eh già! la mattina “rumeni tornatevene a casa vostra” mentre la notte in giro in cerca di “rumene”
(il più delle volte minorenni). Tolleranza zero verso gli altri ma per sé stessi comprensione e un po’
di tolleranza (senza lo zero).
Una bella morale insomma, buona a giorni alterni, anzi no, ad ore alterne.
Deve essere una caratteristica della destra (italiana) questo modo di concepire la morale.
Ve li ricordate i leader della destra impegnati a difendere il valore della famiglia, “sacro e
inviolabile” e poi divorziati e conviventi?
Oppure la mattina in parlamento a strillare contro le droghe leggere e pesanti e poi il pomeriggio a
fare festini in un bel albergo di via Veneto con piste di cocaina e due avvenenti lucciole per
consolarsi dalla “lontananza della moglie e della dura vita di deputato”.
Oppure a gridare nei microfoni della prima tv che passa che non se ne può più di tutti questi
stranieri clandestini salvo poi passare la mattina con il furgoncino a caricare decine di immigrati
irregolari e mandarli a lavorare nei campi per raccogliere pomodori a quattro euro al giorno.
Oppure il pugno duro contro chi imbratta i muri fino a prevedere la galera mentre per chi nei
bilanci delle aziende scrive il falso nessuna pena.
Insomma signori della destra tenetevi la morale che preferite (anche doppia o tripla se volete) ma
non provate a imporre le vostre sante e dogmatiche certezze, soprattutto quando fanno acqua da
tutte le parti, a chi vuol vivere dignitosamente, compresa la dignità del dubbio.
Novembre 2008
Bello anno a voi
Passate bene le feste? Tutto a posto in famiglia?
Io sono stata veramente bene. Mangiavo il panettone ed ero felice, cucinavo ed ero allegra
e spensierata. Certo il mio era il panettone della coop a tre euro e cinquanta mentre qualcun altro
mangiava quello delle Tre Marie. Certo sentivo di Hamas che lanciava razzi e di Israele che radeva
al suola Gaza, ma ero tranquilla. Sapevo che l’unico record che detiene l’Italia in Europa è quello
delle morti sul lavoro ma per il momento non ci pensavo. Perfino i meravigliosi litigi dentro il Pd
come quelli nella sinistra sinistra non mi tangevano più di tanto.
Non capivo il perché, forse – mi son detta – è la profonda spiritualità che trabocca da
queste feste. Ma era una gioia troppo grande per essere ricondotta solo a questo elemento. No!
Non era solo questo, non poteva essere solo questo. E intanto ero sempre più felice. Ma pensa che
ti ripensa mi è venuto in mente il comunicato di auguri del DIRETTORE GENERALE. Ma sìììì! Era
quello che mi rendeva felice. Ve lo ricordate? Sono arcisicura che tutti voi lo ricordate in particolare
quel passaggio in cui diceva “se il talento di qualcuno fa vincere una partita, per vincere un
campionato occorre una squadra ben affiatata”. Era questa metafora (bella e originale) che mi
rendeva serena. Ero iscritta ad un campionato e non lo sapevo. Non avevo capito che la mattina
dopo aver preparato la colazione e il pranzo per i figli, stirato la camicia per il marito (cosucce per
passare il tempo), non mi stavo scapicollando per andare a lavorare ma bensì per giocare una
partita.
È una cosa fantastica non trovate? Alla mia età poter giocare vuol dire che non sono ancora
da buttare. E poi l’idea di far parte di un team (si dice così no?) rende tutto più fiabesco, bello,
sereno, appagante, un clima celestiale rovinato solo dai soliti fastidiosi sindacalisti (intesi quelli che
fanno veramente sindacato, gli altri si sa contribuiscono a rendere soporifero il clima).
Finite le feste, alla ripresa degli allenamenti vorrei farle qualche domanda sperando che non
mi venda a qualche squadra di seconda categoria.
Mi scusi COACH (la qualifica di direttore generale è obsoleta) ma non le pare che in questo
dream team ci sono troppi allenatori in seconda?
Mi scusi COACH ma perché quando si gioca siamo tutti una squadra e quando bisogna
dividere i premi partita li prendono sempre i soliti?
Mi scusi COACH ma generalmente nelle squadre i campioni sono più pagati degli allenatori,
mentre nel nostro dream team è esattamente il contrario, perché?
Mi scusi COACH ma perché se siamo tutti sulla stessa barca noi giocatori se abbiamo un
problema agli scarpini (vedi computer) siamo costretti a chiamare, e soprattutto attendere, la
società esterna, mentre lei e i suoi allenatori in seconda avete personale interno dedicato? Se la
società esterna è un ottima scelta lo sarà anche per lei o no?
Mi scusi COACH ma perché noi donne in questo dream team stiamo spesso in panchina?
Quante domande ci sarebbero ancora ma adesso la devo lasciare. Non sò come si fa, ma
mi piacerebbe giocare una importantissima finale di campionato, che non è il suo, ma che ci terrei
moltissimo a vincere, ed è quello di una vita dignitosa e di un mondo senza più guerre.
Dicembre 2008
C’è qualcosa che non va
Come spesso accade la pausa pranzo è una occasione per scambiare opinioni, e in questi
giorni le discussioni finiscono inevitabilmente su gli stupri. In tutti c’è indignazione, qualcuno degli
amici se la prende con i rumeni, altri ribattono portando l’esempio dello stupro di Capodanno
durante una festa del Comune di Roma dove era coinvolto un italiano.
Insomma la discussione ruota intorno a “gli stranieri e gli italiani”, eppure mi sembra che ci
sia qualcosa che non va, come se mancasse un pezzo.
Quelle più grandi di me si ricorderanno lo stupro del Circeo quando il reato era contro la
morale e non contro la persona, quando lo stupro offendeva il benpensante e non era la violazione
dell’integrità fisica della donna, quante battaglie per far crescere nel paese una sensibilità diversa
affinché le donne fossero considerate esseri umani, affinché crescesse l’indignazione nei confronti
di chi commetteva (e commette) questi reati.
Ma la protezione che volevamo era quella dei fidanzati, dei mariti, dei fratelli inferociti che
volevano linciare i romeni a Guidonia? Volevamo che di fronte alle barbarie dello stupro si
rispondesse con altrettanta barbarie?
C’è qualcosa che non va.
Sempre in questi giorni uno studio del Ministero dell’Interno e dell’Istat ha diffuso dei dati
che fanno pensare: le donne dai 16 ai 70 anni che in Italia hanno subito violenza fisica o sessuale
sono 6,8 milioni; di cui un milione e 150 mila nel 2006: di queste un milione 400 mila ragazze
hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni. Autori della violenza? Il 69 per cento sono
partner, mariti o fidanzati. Statistiche più recenti ci dicono addirittura che solo il 10 per cento degli
stupri è perpetrato da stranieri.
Ancora il tarlo che mi assilla: anche qui c’è qualcosa che non va!
Per questi crimini commessi “in famiglia” possibile mai che nessuno se ne accorga?
Se la rabbia scoppia solo quando lo stupro è fatto da “stranieri” mi sembra di entrare dritta dritta
nella dinamica di una guerra che nasce dalla mancanza di sicurezza, contro il degrado
dell’ambiente, per il controllo del territorio, tutto quello che volete, ma comunque la si rigiri è una
cosa che travalica la difesa delle donne, dove anzi le donne finiscono per essere “l’oggetto” dello
scontro tra il branco; e dove il rispetto della dignità delle donne non c’entra nulla con il taglione o
la vendetta del branco.
Forse mi sbaglierò ma ancora una volta c’è qualcuno che si appropria del nostro corpo per una
battaglia più ampia dove noi siamo parte di un ingranaggio più vasto e quindi ostaggi.
C’è qualcosa che non va infine nell’assenza di uno straccio di comunicato pubblico di tutte le
organizzazioni sindacali dell’Inpdap, come se questa “materia” fosse meno interessante di una
nomina di un dirigente o non attenesse alla sfera di “interesse” di un sindacato.
“Non lo sai - mi ha risposto una collega – che i dirigenti sindacali sono tutti uomini?!” ed è una
constatazione desolatamente vera (con un'unica recente eccezione che non ha prodotto un
risultato diverso). Ma le amiche, le semplici iscritte sono appagate nel stare in una sigla incapace di
avere un respiro un po’ più ampio, che non ha nulla da dire su i fatti delle donne, e perché voi
stesse non trovate la forza per dire, per fare?
Febbraio 2009
Libera Chiesa
Finalmente la Santa Sede, attraverso il suo organo di stampa, L’Osservatore
Romano, ci ha illuminato sul festival della canzonetta italiana che si tiene a Sanremo. Con
le sue certezze dogmatiche la Chiesa ha espresso non tanto un giudizio sulle canzoni, ma
ci ha spiegato come dovevano essere scelti i cantanti, strutturata la trasmissione e perfino
arrangiati i brani. Ora che anche questa grave lacuna ci è stata colmata (e dopo aver
saputo come dobbiamo morire) noi cittadini o fedeli (ma non è la stessa cosa?) vorremmo
essere edotti su questioni ancor più importanti che francamente non ci consentono una
vita serena.
Eccone alcune a mo’ di esempio. Lippi deve chiamare o no Cassano in nazionale? E
la pizza è meglio quella bassa come la fanno a Roma o quella alta come la fanno a Napoli?
Per friggere è meglio l’olio di arachidi o quello di mais? Inoltre il successore di Veltroni
deve essere eletto con le primarie o attraverso il congresso? Aspettiamo i prossimi articoli
della Santa Sede, di Radio Vaticano, di Radio Maria, dei diversi telegiornali televisivi e
dell’ex laico pentito di turno per sapere come comportarci.
Per favore colmate il nostro vuoto teologico!
Febbraio 2009
Siam pronti a menar le mani
Sfoglio distrattamente un quotidiano nazionale.
In una pagina interna, nascosto tra un articolo importantissimo che mi spiega se a letto
siano meglio gli inglesi o gli italiani, leggo che alla porte di Roma, a Capena, un meccanico
rumeno di 23 anni ha investito e ucciso mentre guidava ubriaco e drogato un operaio
italiano di 31 anni ed è fuggito via. Cosa cosa cosa? Ancora questi bastardi di rumeni!
Chiamo incazzato i miei amici, convoco un bel branco (anche se mi hanno spiegato che è
più carino chiamarla ronda) di giovanotti dalle croci celtiche sul collo e sempre pronti a
menar le mani. Ci dirigiamo inferociti verso Capena per dare una bella lezione ai rumeni
assassini e la mia rabbia aumenta perché non capisco come mai i giornali non hanno
messo la notizia in prima pagina. Abbiamo le mazze, i bastoni, “andò state maledetti
rumeni?”
Arrivati sul posto chiediamo ad un ragazzo del paesello di Capena e lui ci risponde che la
notizia è esatta ma abbiamo confuso le nazionalità: era l’italiano (denunciato a piede
libero) che ha investito e ucciso il ragazzo rumeno.
“Cavolo! Abbiamo letto male la notizia”.
L' investitore, un meccanico italiano di 23 anni, aveva un tasso alcolemico di 1,5 g/l, tre
volte superiore al limite massimo consentito dalla legge. Inoltre il narcotest ha rilevato nel
sangue tracce pesanti di cocaina e cannabis. Il corpo dell' uomo a causa dell' impatto
violentissimo con la Citroen C2 di G. V. è stato scaraventato in una scarpata, tra i rovi ed
una vegetazione bassa e fitta. Per ritrovare il poveretto, ormai cadavere, i carabinieri si
sono fatti indicare dal pirata il punto esatto dove era avvenuto l' incidente. La vittima,
Surdu Mihai, lavorava come operaio in un' impresa edile di Capena ed era sposato da un
anno, con una connazionale. Il micidiale schianto è avvenuto domenica intorno alle 23
lungo la strada provinciale che porta a Capena. Secondo una prima ricostruzione sulla
dinamica dell' incidente, effettuata dai carabinieri, pare che la Citroen C2, condotta dal 23
enne residente a Castelnuovo di Porto, correva a grande velocità, in direzione del centro
abitato di Capena, quando ha urtato Surdu Mihai, che camminava lungo il margine della
strada.
E mo che famo?! Il mio amico, grande e grosso ma un po’ fregnone, comincia a gridare:
“italiani assassini e bastardi andate fuori dal nostro paese!!!” Ci metto un po’ di tempo a
fargli capire che in questo caso è meglio lasciar perdere la nazionalità ma attaccarsi al
discorso della responsabilità individuale. Non credo che abbia afferrato il concetto ma non
ci resta che tornarcene a casa.
Sarà per la prossima volta!
Febbraio 2009
Ticket mio
Qualcuno mi può aiutare a capire? Ma lo chiedo perché noi uccelli avendo una
scatola cranica molto piccola, abbiamo un cervello dalle dimensioni così ridotte
che le scarse funzionalità possono essere sopperite solo con un aiutino.
Ora in questi mesi abbiamo assistito ad una feroce diatriba se gli aumenti
contrattuali erano adeguati o meno.
Da una parte la CGIL, che in compagnia di Cobas, RdB e CISAL ci hanno
spiegato che si trattava di briciole (abbiamo capito bene?).
Dall’altra CISL UIL e la ruota di scorta del governo (cioè l’UGL), che nel
difendere il loro accordo, ci hanno richiamato al senso di responsabilità
invitandoci a riflettere che di fronte alla crisi non si poteva pretendere troppo e
di guardare a quelli che stanno peggio di noi (abbiamo capito bene?). Parole
toccanti, ed io in base a quei principi mi ero, seppur a malincuore, rassegnata
al mio aumentuccio. Andavo in giro e sussurravo ai colleghi “siate
responsabili!”, “con questo governo di più non potevamo ottenere!”. Mi ero
talmente immedesimata nel ruolo di saggia e responsabile che mi sembrava di
essere diventata una sorta di guida spirituale tanto la saggezza e il senso di
responsabilità mi pervadevano tutta.
Oggi apro la posta elettronica e che ti trovo?? La CISL e la ruota di scorta del
governo (cioè l’UGL) che chiedono di aumentare i buoni pasto. Manca la UIL
ma vedrete che tra poco arriverà.
Dalla mia piccionaia sono sobbalzata. Ma non dovevamo essere responsabili e
tener conto della grave crisi in atto? E poi non dovevamo pensare a chi sta
peggio di noi? Alla Telecom i ticket valgono 6,50 euro, in una grossa catena di
abbigliamento 4 euro, i miei amici africani poi hanno risolto il problema alla
radice e neanche mangiano.
Almeno signori, vi scongiuro, mi potete dire quando inizia e finisce la fascia
oraria in cui devo ripetere il ritornello della responsabilità e quando inizia o
finisce quella della richiesta di aumenti?
p.s. Se adesso siamo nella fascia oraria delle rivendicazioni salariali, mi piace
ricordare ai sindacalisti del ticket, che gli aumenti in busta paga sono per
sempre e pensionabili, mentre gli optional sono come gli uccelli: vanno e
vengono.
Marzo 2009
Ma se lo facessimo anche noi?
Lo sò che soprattutto in questi momenti ci sono cose più importanti,
lo sò che non è una bella cosa,
lo sò che non si fa,
lo sò che è disdicevole,
lo sò che il galateo non lo prevede,
lo sò che dobbiamo essere tutti più responsabili,
lo sò che Bibì e Bibò non vogliono,
lo sò che anche mamma non vuole ma…. ma se lo facessimo anche noi?
Ma sì, quello che fanno in Francia o in Inghilterra.
La cosa è molto semplice basta capire alcune cose. Innanzitutto c’è un voi e un noi.
Noi siamo quelli che in questi anni hanno pagato le tasse, vissuto del proprio lavoro, che hanno
mandato i figli a scuola, cambiato un paio di volte la macchina e al massimo comprato una casetta.
Voi sono quelli che hanno guadagnato stipendi d’oro, che hanno preso liquidazioni faraoniche e il
tutto totalmente indipendente dai risultati (molto scarsi) che hanno prodotto.
I Voi sono i manager, i direttori, i dirigenti.
I Voi inoltre sono quelli che hanno generato la crisi, ne sono i massimi responsabili e pretendono
di scaricarla addosso ai noi.
Una volta capito a quale squadra appartenere in Inghilterra e Francia sapete che fanno? I noi si
organizzano e sequestrano i voi. Qualche ora, mica tanto, giusto il tempo di far capire ai voi che
i noi proprio stupidi non sono.
Ora anche in Inpdap ci sono i voi e i noi.
Bibì e Bibò hanno cercato di convincerci fino alle lacrime che gli spiccioli di aumento erano il
massimo ottenibile vista la crisi e ci hanno richiamato al senso di responsabilità (“guardate chi sta
peggio di voi!” Gridavano asmatici). Ora in base a questo senso di responsabilità perché non
hanno fatto un comunicatino che chiedeva conto del perché si è deciso di spendere soldini pubblici
per comprare, a tutti i dirigenti, un nuovo telefonino e un nuovo palmare? Se ne sentiva proprio il
bisogno? Non dovevamo risparmiare e rimboccarci tutti le maniche?
E perché nessuno chiede conto dell’acquisto sotto forma di affitto (ovviamente a prezzi
stratosferici) di tre nuovissime e lussuosissime Audi? Una per la Pina (non si arrabbierà se la
chiamiamo così, del resto visto il tono da rubrica del cuore con cui parla attraverso comunicati a
tutti gli utenti con caro Pierino è una licenza che implicitamente ci ha dato lei), l’altra per
CresceBene e infine per il capo della vigilanza. (Alla faccia della vigilanza!)
Se ne sentiva proprio il bisogno? Non dovevamo risparmiare e rimboccarci tutti le maniche?
Non pensate che sarebbe il caso di organizzare un bel “fermi tutti siete circondati” per questi
tre sperperoni di denaro pubblico?
E se Bibì e Bibò non vogliono? Echissenefrega!
Io ci sto e voi?
Aprile 2009
Basta con le messe cantate
Lo so che in tempi di messe cantate giornaliere (per di più in televisione) la mia suona
come una bestemmia. E che in questi giorni si deve sbandierare pubblicamente il
contrario nonostante la carità richieda un minimo di pudore. Ma lo dico
pubblicamente: non toccate la mia busta paga perché non devolverò un euro a favore
di chi raccoglie fondi per le popolazioni terremotate dell’Abruzzo.
Cinismo? Chiamatelo come vi pare ma chi gestirà questi soldi? Gli stessi che hanno
costruito piloni di cemento di diametro inferiore a quelli standard? O quelli che
mischiano cemento e polvere per costruire i palazzi? Oppure l’impresa Impregilo
quella che ha costruito l’ospedale sbriciolato e che costruirà il ponte sullo stretto di
Messina? O il signore di Arcore che voleva dare la licenza a tutta Italia per costruire
una camera in più sui balconi? O i miei datori di lavoro, Brunetta, il Commissario
straordinario?
Le calamità naturali non si possono prevedere? Ma se a venire giù sono i palazzi di
recente costruzione innalzati in deroga alle norme antisismiche dove sono le
responsabilità?
E poi io le tasse le pago. E neanche poche. E in quelle tasse ci sono i soldi per la
ricostruzione, per le calamità naturali, per la Protezione civile. Dove sono quei soldi?
Come sono stati spesi in questi anni? Perché la Protezione civile chiede sempre i soldi
agli italiani?
Non bastano? Bene allora prendeteli dall’8 per mille, indicate quali progetti ha in
mente lo Stato e chiedete ai cittadini di firmare per lo Stato oppure smettetela di
regalare i soldi di chi non ha scelto la Chiesa cattolica. Si perché il meccanismo dell’8
per mille è veramente diabolico.
I cittadini indicano a chi vogliono destinare la loro quota tra lo Stato e le diverse
chiese ammesse. L’intero ammontare e non solo quello opzionato, viene ripartito in
base alla distribuzione delle scelte. Così se solo il 40% compie la scelta e di questi il
90% indica la Chiesa cattolica l’intero 90% va alla Chiesa cattolica anche se solo il
35% ha fatto quella scelta.
E se succedesse a te? Così come non vorrei Presidenti del Consiglio, del Senato, della
Camera, delle infinite Commissioni e perfino della Cei a stringermi le mani sotto le
telecamere chiamate servilmente a pubblicizzare, così non vorrei un euro dai singoli
cittadini.
Voglio uno Stato efficiente, solo uno Stato efficiente, uno Stato!
E invece sulle spalle dei terremotati i furbi che comandano hanno fatto bingo. E con
l’alibi del terremoto è vietato parlare d’altro, è vietato criticare, vengono perfino
interdetti dall’apparire in tv i vignettisti. Come con l’11 settembre il terremoto e
l’Abruzzo sono l’alibi per giustificare tutto.
Aprile 2009
Basta con le buffonate del 25 aprile
Ormai il 25 aprile è passato. Siete stati contenti nel veder il mio amico Silvio partecipare alle
celebrazioni? Vi sono piaciute le sue dichiarazioni? Avete bevuto la storiella?
Ora che tutta l’attenzione è spostata su le liti tra Veronica e Silvio, veline nelle liste, foto taroccate,
insomma posso permettermi di dire quello che penso?
Tanto chi se ne accorge?
Allora lasciatemi essere sincero mettendo da parte le convenienze del 25 aprile.
Mussolini? Non fu un dittatore spietato e sanguinario e perse la guerra solo perché fu troppo
buono.
Le leggi razziali? Ma su signori miei erano cose blande.
I repubblichini? Partigiani di destra perché lottavano per un ideale
Dichiarazioni degli Uccelli? No dell’ideologo del Pdl nonché intimo del premier: il senatore Dell’Utri.
Amen
Aprile 2009
Il mio reality
Non capisco perché c’è gente che si ostina a non voler partecipare al “grande - grande fratello
della vita italiana”. In fondo è un reality come quello che appassiona milioni di telespettatori con
l’unica differenza che è trasferito su scala nazionale. Parteciparvi in fondo è facilissimo: bisogna
solo essere convinti del motto “va tutto bene madama doré”. Basta sorridere un po’, e affrontare la
vita con ottimismo e tutto va a posto.
Oggi, nella casa del grande – grande fratello è il giorno della prova su strada, della mia prova su
strada. La prova è molto semplice: consiste nel camminare e vedere con i propri occhi se quello
che ha appena detto il Tg della sera, è reale…ma sicuramente sarà reale.
Certo il primo impatto mi lascia un po’ perplesso. Davanti alla mia casa su un prato che qualcuno
dice sarà destinato alla moschea c’è un tizio che porta a passeggio un maiale, sperando che
l’animale faccia i suoi bisogni su quel terreno. Era da tanto che non uscivo, ma ero rimasto che a
spasso si portavano i cani. Comunque guardando quel tizio, che mi dicono persona influente e
perfino parlamentare, trovo conferma della considerazione che gli animali tendono a somigliare al
proprio padrone.
Nel giardino accanto su una panchina del comune, i resti ancora caldi di un barbone carbonizzato
eppure questa notizia non c’era sul Tg della sera!
Per arrivare al centro decido di prendere la metro. Salgo sui vagoni di testa, guardo se ci sono
persone anziane o donne incinta a cui dover lasciare il posto e mi accomodo sui sedili con impressa
la faccia del conduttore del reality. Non ho capito perché quando ho chiesto una informazione al
mio vicino è scoppiato una specie di linciaggio nei miei confronti. Al grido “tu sei un fiorentino”,
“questa metro è riservata ai milanesi” sono stato cacciato a calci in culo e spintoni fino all’ultimo
vagone frequentato da siciliani, romani, napoletani, torinesi, africani, cinesi e perfino qualche
turista americano… beh in fondo anche loro non sono milanesi.
Affamato scendo alla ricerca di un gustoso kebab. Niente, tutti i kebabbari che ricordavo sono
chiusi ma la cosa che più mi sorprende è che sulle saracinesche serrate sta scritto con la vernice
“negozzio africano”. Quella doppia z di negozio, ma sì era quella che mi preoccupava, ma forse, ho
pensato, era una nuova parola inventata dal conduttore del reality. In assenza di un kebab mi
sono infilato in una pizzeria con la grande insegna luminosa “qui pizza italiana”. Era ottima: una
pizza surgelata al vago sapore di formaggio prodotto da quella famosa industria casearia che
riciclava il formaggio scaduto. Ma sì evviva l’italianeità!
Compro dall’edicolante della piazza un giornale sportivo. Sinceramente ero un po’ insospettito:
l’edicolante aveva degli strani lineamenti nord africani. Ma appena sfoglio il giornale i miei sospetti
diventano certezza. Mi aveva venduto una copia contraffatta e sicuramente stava ordendo un
complotto. Nella squadra di calcio della Juventus appariva la foto di un latino americano che
giocava addirittura nella nazionale italiana. Era un certo Camoranesi abbracciato ad uno spilungone
nero come la pece che diceva di chiamarsi Mario Balotelli (un clandestino evidentemente che
aveva contraffatto il nome). Alla pagina successiva una certa Fiona May anche lei di nazionalità
italiana (indubbiamente non bianca) faceva la pubblicità, e una certa ragazza cubana diceva di
essere giocatrice della squadra nazionale di pallavolo…..italiana (!!!!). Non era possibile! Proprio
ieri il capo del reality aveva dichiarato che “l’Italia non è un paese multietnico”.
A quel punto disgustato da tanta propaganda comunista entro in un bar in cui lavora una
cameriera dal culo pronunciato e dal seno a balcone ma dall’accento rumeno (vabbé queste le
possiamo tenere mi son detto), ordino un bicchiere di coca cola (azz! non dovevo è una bevanda
straniera) e butto l’occhio sulla televisione. Ma non è possibile! Anche nella televisione del capo del
mio reality c’è l’invasione degli stranieri!!!! Vallette, ballerine, letterine, amanti, tutte rigorosamente
straniere.
Disperato chiamo il mio unico amico ma non faccio neanche in tempo a salutarlo che mi parla
entusiasta dalla sua nuova adozione “di un bel bimbo russo”. Non è possibile! Proprio ieri il capo
del reality aveva dichiarato che “l’Italia non è un paese multietnico”.
Non vedo l’ora di tornare a casa, trafelato salgo i gradini del portone a due a due ed esausto mi
butto sul divano davanti a quella televisione che non avevo neanche spento. “signori e signore –
annuncia il conduttore – l’Italia non è un paese multietnico, la crisi economica non c’è e se c’è è
stata già superata, la sicurezza nelle città è totale, costruiremo le case ai terremotati entro
settembre e non dovranno sborsare un euro, la febbre suina non può arrivare in Italia, la figlia di
Englaro potrebbe anche rimanere incinta, il mio amico Putin, il presidente americano è abbronzato,
la signora è sobillata dai giornali comunisti, e posso palpare un po’ l’assessore?”
Amen
“Gran brutta malattia il razzismo. Più che altro strana: colpisce i bianchi ma uccide i
neri” (Albert Einstein)
Maggio 2009
Una cipolla please!
Torniamo con la memoria al 1997. Al governo c’è la buonanima di Prodi, all’opposizione LUI.
Il governo Prodi decide, per impedire lo sbarco degli albanesi, di alzare un muro istituendo il
pattugliamento delle coste italiane e andando così incontro alla spaventosa tragedia del 28 marzo
1977. La nave della marina italiana “Sibilla” sperona la “Kater I Rades” proveniente dal porto di
Valona (Albania). 108 i morti, una tragedia spaventosa paragonabile a quella di Ustica (per
intenderci).
Il Presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio, il Ministro della Difesa di allora che
fanno? Ma è ovvio, restano a casa!
Berlusconi che fa? Si precipita a Brindisi e in televisione partono le lacrime, lacrime che faranno
dire al leghista Daniele Riscia “dov’è la cipolla piagnina?”
Ecco le dichiarazioni di quel giorno rilasciate all’Ansa da LUI: “L’Alto Commissario delle Nazioni
Unite per i rifugiati aveva espresso deplorazione su questa misura del blocco navale: ora dopo
quello che è successo, dobbiamo riscattare la nostra immagine e dobbiamo fare tutto ciò che le
nostre possibilità ci consentono, non solo con il nostro esercito per proteggere gli aiuti, ma
dobbiamo essere tutti noi generosi”.
Coerente con questa affermazione LUI offrì ospitalità ad una dozzina di profughi e così continuò:
“Tra l’altro ho studiato diritto alla navigazione a suo tempo e so che nessuno può fermare navi
civili in acque non territoriali, non è previsto assolutamente un diritto di questo genere da parte di
nessuno Stato”.
Ma c’è ancora di più: “Credo che l’Italia non possa accettare di dare al mondo l’immagine di chi
butta a mare qualcuno che fugge da un Paese vicino, temendo per la sua vita, cercando salvezza e
scampo in un paese che ritiene amico. Il nostro dovere è quello di dare temporaneo accoglimento
a chi si trova in queste condizioni”.
E il giorno dopo su La Stampa ecco l’apoteosi: “Siamo stati chiusi nell’egoismo, non possiamo
permettere che succeda più nel nostro Paese. Non possiamo chiudere le porte, 58 milioni di italiani
che stanno bene non possono respingere povere persone che vengono qui per cercare un po’ di
libertà. Domandiamoci se la tragedia non è anche dovuta, almeno in parte a quel coro di “gettateli
a mare, sono tutti delinquenti” sentito nei giorni scorsi”.
Un bel monito antirazzista……..purtroppo dimenticato
Maggio 2009
Qualcuno mi dia la linea
Vi prego, qualcuno mi dia la linea. Per carità di Dio vi imploro, vi scongiuro, vi supplico ma datemi
la lineaaaaa!
Non riguarda la linea telefonica (lo so che i nuovi cellulari li hanno dati tutti ai dirigenti) ma sto
parlando della linea politica. Ai miei colleghi che devo dire? A quelli che incontro in ascensore che
gli devo raccontare? In famiglia che devo fare?
Lo vedo che voi state sorridendo. Ma che c’è da sorridere? Non capite che per un militante come
me è veramente difficile non dare di matto. Non capite il mio dolore, il mio disorientamento?
Allora, io ho capito che devo essere irremovibile contro chi commette un reato. Sono così
irremovibile che la notte faccio il rondista per le strade di Roma.
Ho capito che se vedo uno stupratore devo chiamare la polizia. Se lo stupratore è uno straniero mi
è consentito un linciaggio magari ripreso dalle telecamere.
Io sono quello della tolleranza zero.
Se becco un clandestino lo ributto a mare, se non faccio in tempo a ributtarlo in acqua gli preparo
6 mesi di carcere speciale in un CPT.
Io sono quello della tolleranza zero.
Se vedo un gruppo di gay gli devo strillare in faccia “a brutti froci, rovina famiglie, siete tutti
malati”.
Volevo perfino separarmi da quella nevrotica e cicciona di mia moglie ma i miei capi mi hanno
spiegato che la famiglia è sacra.
Giusto io sono quello della famiglia è sacra, non posso mica separarmi.
Se vedo un campo rom gli devo passare sopra con una ruspa.
Se trovo una prostituta per strada invoco il senso del pudore offeso.
Io sono quello della tolleranza zero.
Se becco un impiegato che si assenta gli taglio, non ricordo se le mani o lo stipendio e se il
certificato è falso ergastolo e cella di isolamento.
T O L L E R A N Z A Z E R O! Lo volete capire o no?
Fin qui è tutto abbastanza facile. Dove divento matto è quando leggo che una azienda può falsare i
bilanci e questo non è un reato. Ma non ero per la tolleranza zero?
Vacillo quando leggo che le banche potevano vendere pezzi di carta straccia come i bond argentini,
oppure appena deposito qualche soldo in banca tra spese e maneggi vari il mio conto si assottiglia.
Un furto legalizzato, ma non ero per la tolleranza zero?
Il mio capo corrompe un avvocato affinchè dica il falso in un processo che lo riguarda e non
succede niente. Neanche è obbligato a comparire davanti a un giudice. Ma non ero per la
tolleranza zero?
Il mio capo assume uno stalliere condannato (non in odore) di mafia e non succede niente. Ma
non ero per la tolleranza zero?
Questi divorziano come se fischiassero, e io non posso lasciare quella nevrotica e cicciona di mia
moglie?
Io mi indigno e mi offendo per una prostituta e questi “vanno con le minorenni”.
Brunetta diventa docente grazie a concorsi ad hoc ed io non riesco a superare un concorsetto
interno?
Gasparri, Bondi, Cicchitto, Brunetta per favore datemi la linea: tolleranza zero oppure ognuno fa
come azz gli pare?
Maggio 2009
Una giornata strana
È una giornata strana oggi. Una di quelle giornate più tranquille del solito in cui l’ozio mi aiuta a
rilassarmi e mi consente di leggere. Sì proprio “ozio”, in fondo che ho fatto oggi? Appena svegliata
ho messo a posto la casa, preparato la colazione per i miei due ragazzi, stirato al volo una camicia
per il marito, preparato il pranzo, preparato anche la cena (visto che oggi sono di lunga), lavato i
piatti e poi di corsa nel traffico cittadino. Cosucce. Al lavoro poi ho un dirigente (sono l’unica??) di
quelli che tutti vorrebbero avere (è ironica, non vorrei che il mio dirigente ci credesse!):
nominalmente “dirige”, sostanzialmente non prende una decisione una; e così ti chiama cento
volte. In questo clima vacanziero leggo appassionata (non sai quanto!!) la mail di Bibì. La mail? No
per l’esattezza è la seconda nel giro di due giorni. Una mail che sostanzialmente ci spiega quanto è
bello e conveniente l’accordo contrattuale e quanti aumenti ci ha portato nelle nostre tasche. Ora,
io penso che la busta paga sia una cosa contorta nelle sue varie voci, ma nell’ultima riga, quella
che ognuno trepidante cerca ogni fine mese, quell’ultima voce in fondo a destra che qualcuno
legge come quando si spizzano le carte nel gioco del poker, quella è l’unica voce che non si presta
a interpretazioni. Ebbene quei numeri parlano da soli e valgono più di ogni spiegazione. Quella
casella è la nostra sussistenza, quella dei nostri figli o del nostro partner, è la possibilità di fare una
vacanza o di comprare buoni libri, di andare a un cinema o rimanere a casa, insomma il
rettangolino con sopra scritto “netto” parla più di ogni altro comunicato di Bibì. E se Bibì è così
ansioso di spiegarmi e rispiegarmi perché quel “netto” è “una grande conquista”…..uhm c’è puzza
di bruciato.
Io quando sono in una giornata strana come questa, sapete che faccio? Vado a leggermi i dati
perché si sa, i dati sono maligni (e io forse un po’ malata).
I dati dei Cobas? No per carità! I dati della CGIL? Troppo di parte. E allora? Ho preso quelli
dell’OCSE che sta per “organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico” ed è
un'associazione intergovernativa che raduna 29 paesi che si proclamano ad economia di mercato
(Australia, Canada, Finlandia, Francia, Irlanda, Corea del Sud, Olanda, Polonia, Svezia, Gran
Bretagna, Austria, Cecoslovacchia, Francia, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Nuova Zelanda,
Portogallo, Svizzera, USA, Belgio, Danimarca, Germania, Islanda, Giappone, Messico, Norvegia,
Spagna, Turchia). Essa ha sede a Parigi.
Neanche un mese fa ha pubblicato uno studio sui salari (chissà se Bibì l’ha letta): i salari netti dei
lavoratori italiani si collocano ai gradini più bassi dei paesi dell’OCSE. Poco più di 21.000 dollari
l’anno per un singolo, tenendo conto del potere d’acquisto, 25.500 per una coppia con due figli. In
fondo si sapeva, ma la conferma è raggelante. Perché in termini reali, depurati dell’inflazione, i
salari italiani sono quasi fermi da una decina d’anni. Mentre quelli di molti altri paesi hanno
compiuto notevoli passi in avanti. Il risultato è che la coppia italiana con due figli guadagna oggi
quasi 14.000 dollari meno di una coppia tedesca, 5.000 meno di una svedese, quasi 4.000 meno di
una francese, 1.500 meno di una spagnola.
Posso dare un consiglio a Bibì a Bibò e all’UGL? Forse sarebbe il caso di smettere di fare quel che
si sta facendo, e magari inventarsi qualcosa di realmente nuovo in tema di politiche economiche, è
difficile; ma se l’alternativa è cadere nell’abisso, varrebbe la pena di provarci.
Ah! Se qualcuno vuole i dati li possiamo sempre mandare e se qualcuno è amico di Bibì magari,
con delicatezza, glieli lasci sul tavolo…chissà.
Giugno 2009
E tu come ti vestirai?
Loro dicono di essere pronti ad indossare una divisa per "collaborare con le autorità contro la
delinquenza". Sono le "ronde nere": camicia kaki, basco con aquila imperiale romana, una fascia
nera al braccio con impressa la "ruota solare" e pantaloni grigi. Sono i volontari della Guardia
nazionale italiana, pronti a pattugliare le strade 24 ore su 24. Un po’ nazisti non vi pare?
Ora questi ragazzotti non li possiamo mandare in giro da soli a spaventare noi gente per bene.
Come contrastarli? Ma è semplice con le ronde arlecchino. Quando loro scenderanno in piazza noi
li accompagneremo per dimostrare che quelli ridicoli sono loro!
Allora tu come ti vestirai?
Alcuni colleghi hanno già risposto alla domanda e tu?
Elisabetta dalla Sardegna dice che “mi maschererei da nightmare per diventare il loro incubo
peggiore........”
Enrico da Roma da i Blues Brother (vi ricordate la famosa battuta “io li odio i nazisti dell’Illinois”)
Marco da Milano da Padano con la camicia verde
Giulia dalla Sicilia da minorenne “così qualche pezzo grosso mi nota e mi candida alle Europee”
Michele da Bologna da Balanzone
Ettore da Roma con il tanga (non so se è una buona idea)
Alfio da Firenze da Capezzone (chi più di lui incarna il servitore di due padroni?)
Federica di Udine dice che “una ronda non fa primavera ma fa ventennio”
Laura da infermiera ma di un ospedale psichiatrico
Bibì e Bibò da Bibì e Bibò
Paolo da Roma da mucca….le merde da lasciare in giro sono già disponibili.
Giugno 2009
L’escort del mio papà
Apro il giornale e leggo che “il presidente del consiglio va con una escort”.
Anche mio padre andava con una vecchia escort. Vecchia ma ben tenuta che vi credete! (Per la
verità ci va ancora).
Non ho capito se il presidente del consiglio ci andava spesso o meno.
Mio padre solo il sabato e la domenica (se la mamma non lo costringeva a casa in qualche pranzo
familiare).
Il presidente del consiglio andava con più escort.
Mio padre sempre quella, ma potendo permetterselo ne avrebbe comprate una decina, tanto era
appassionato.
“È malato” ha detto la moglie del presidente del consiglio.
“Sei malato” dice mia madre.
Il presidente del consiglio spendeva 1000 o 2000 euro ogni volta che usciva con la escort.
No! Mio padre al massimo 30 40 euro, è un impiegato in pensione dopo la cura Brunetta.
Il presidente del consiglio è un acceso sotenitore delle famiglie (al plurale immagino).
Anche mio padre è un acceso sostenitore della famiglia (al singolare però) ma non capisco perché
andare con una escort sia in contrasto con il dogma della famiglia?
Il presidente del consiglio non vuole rispondere alle domande sulla sua escort perché dice che si
tratta di gossip.
Mio padre sarebbe ben felice di farsi intervistare magari su una rivista di gossip del presidente del
consiglio e parlare delle sue avventure con la escort….e ne avrebbe da raccontare!
Qualcuno dice che il presidente del consiglio, visto il potere che ricopre, potrebbe essere ricattabile
per questo suo uso smodato della escort e quindi costituire un pericolo anche per il paese.
Mio padre quando va con la escort, visto che ha la stessa età del presidente del consiglio, in effetti
potrebbe essere un pericolo per se e per gli altri.
L’avvocato difensore del presidente del consiglio ha detto che al massimo il suo datore poteva
essere un “utilizzatore terminale” della escort.
Mi sembra una affermazione ovvia, trattandosi di un mero oggetto, tutti siamo “utilizzatori
terminali”, sia delle escort, come del genere in se.
Forse mi è sfuggito qualcosa? Non stiamo parlando di un oggetto? Ah no! Io avevo capito che si
discuteva della buona, vecchia Ford escort………
Luglio 2009
Bentornati!
Finite le vacanze? Tutto bene? Speriamo di sì. Avete scialato i vostri lauti stipendi?
Allora dove ci eravamo lasciati?
Se non ricordo male ci eravamo salutati parlando di una legge dello stato che mette in galera
prostitute e clienti mentre il capo del governo………
Macché io ero rimasta al presidente del consiglio che offriva alcune delle sue case ai terremotati
d’Abruzzo. Strano però, che su i tg della sera non ho visto ampi servizi di abruzzesi che entravano
ospiti nella casa del premier (la solita stampa comunista che oscura le azioni del nostro grande
condottiero).
No! Ricordate tutti male. La memoria vi fa difetto perché avete passato tutta l’estate a
propagandare, entusiasti, la proposta della Lega di introdurre bandiera e inno regionale. Carina
quella non vi è piaciuta?
Ma per caso qualcuno mi sa dire qual è la bandiera della regione Basilicata? E voi colleghi della
Lombardia sicuramente conoscerete il famoso inno regionale Lombardo? Almeno i colleghi della
Liguria sapranno canticchiare quello loro? E voi Campani, Toscani, Calabresi neanche un vago
ricordo del vostro? Qui si mette male!
In effetti la cosa di cui veramente non abbiamo parlato è che a Roma c’è un tizio (pluri
pregiudicato) che va in giro a picchiare a sangue i gay. L’avete letta questa notizia? Bene il tizio è
soprannominato “svastichella”. A leggerlo questo soprannome lo rende simpatico, quasi un
buffone, un pagliaccio. Come dire Pantalone e Brighella, Balanzone e Pulcinella. È bello questo
modo di maneggiare fatti storici drammatici (come il nazismo) con una dose di superficialità, di
allegria. Come le svastiche negli stadi, che volete che siano… “so’ ragazzi”.
Ma sì smettiamola di prendere le cose con serietà, una donna violentata, un gay picchiato a
sangue, un immigrato bruciato, il branco impunito, non c’entrano niente con la politica, con i
valori, “lo fanno solo pe’ divertisse”. In fondo siamo italiani, gli unici al mondo capaci di
trasformare la tragedia in cialtroneria.
Peccato che, come la si metta, entrambe le cose sono alquanto disgustose
Settembre 2009
Moratti Oil
Qualcuno mi dice che sono diventata troppo cinica. Forse è vero. In fondo pensieri cinici mi hanno
attraversata quando ho visto dei funerali di Stato a un presentatore di quiz. Del resto, mi sono
detta, la nostra è una videocrazia e non c’è motivo per cui mi aspetti altrettanta pompa magna,
chessò io, per un funerale di un premio nobel.
Proprio qualche settimana fa ho letto la notizia dell’uscita dell’ultima fatica letteraria di Massimo
Moratti “FAQ Inter”. Anche qui non ho potuto fare a meno di avere pensieri cinici in particolare
quando ho letto come lo stesso Moratti ha commentato l’uscita del libro: "Per me scrivere ‘FAQ
Inter’ è stato un fermarsi, mettere il punto e cercare di capire dopo un certo periodo perché ho
fatto determinate cose e come le ho fatte. Molte volte non hai il tempo di pensarci su, mentre
l’obbligo di scrivere sul tuo lavoro ti mette in condizione di darti delle risposte che sul momento
non avevi considerato". Paroli forti, così forti che quasi quasi mi dimenticavo che il lavoro di
Massimo Moratti non è il calcio ma il petrolio.
La cosa strana è che mentre del “lavoro” calcistico Moratti ha tanta voglia di parlare, dell’altro
mestiere, quello vero, quello del petrolio, non solo non ne vuole parlare, ma non vuole nemmeno
che ne parlino gli altri.
Infatti lui e suo fratello il 7 agosto si sono rivolti al Tribunale Civile di Cagliari per chiedere in tutta
Italia la censura del film “Oil”, un documentario girato da Massimiliano Mazzotta sulla Saras,
gigantesco impianto di raffinazione che i Moratti possiedono in Sardegna a due passi da Cagliari. Il
documentario racconta cose già note a chiunque viva in zona; si limita giusto a mettere in fila una
serie di interviste a lavoratori, loro familiari, dirigenti Saras ed esperti chimici e medici che
raccontano, attraverso dati scientifici e vicende personali, il rapporto tra la presenza della Saras a
Sarroch e l'aumento di tumori e malattie respiratorie nei dintorni dell'impianto, nonché il rischio
sicurezza che corrono i lavoratori a contatto con le fonti inquinanti.
Eppure è bastata questa semplice sequenza di interviste e dati per fare in modo che sin da maggio
i Moratti sentissero il bisogno di minacciare azioni legali contro la diffusione del documentario.
Sventuratissima casualità ha voluto che proprio in quei primi giorni di rivalsa giudiziaria si
verificasse la tragica morte per asfissia da gas tossici di Pierluigi Solinas, Bruno Muntoni e Daniele
Melis, tre operai di una ditta esterna che facevano manutenzione alla Saras in condizioni di
sicurezza ancora da verificare.
Sull’onda dell’emozione mediatica di quel momento (ancora la videocrazia) ai fratelli Moratti
probabilmente sarà sembrato brutto insistere.
Ma ora che l'estate è passata e i morti Saras sono stati coperti da tutte le altre morti sul lavoro
intercorse nel frattempo, torna la carica degli avvocati, che chiedono non solo i danni materiali al
regista, ma chiedono che il documentario non venga proiettato.
Al giovane regista di Oil auguro un avvocato che possa competere con la squadra dei legali di una
famiglia di petrolieri. A Massimo Moratti auguro di ricordarsi che lavoro fa veramente, cioè quello
che gli permette di spendere i miliardi per comprare i giocatori all'Inter. Hai visto mai che gli venga
l'idea di scrivere anche un libro intitolato "FAQ SARAS", e allora tornino ad avere un senso cose
come "mettere il punto e cercare di capire dopo un certo periodo perché ho fatto determinate cose
e come le ho fatte."
Settembre 2009
Moratti Oil
Vi ricordate l’ultima mail degli uccelli sulle attivtà del presidente Moratti? Nooo? Beh
peggio per voi. Tra le tante mail di risposta abbiamo scelto quella di Angelo e grazie ai
cobas che ci ospitano ve la proponiamo…..alla prossima
Gli Uccelli
Ciao ho letto la vostra mail, io da tempo conosco la situazione di Sarroch, un paesetto che
40 fa circa non era altro che un mucchio di case come tanti altri nel sud Sardegna e col
tempo trasformato dall'arrivo della Saras.Da sempre vedo tanta gente che non vede e non
sente, col fatto che la Saras porti il lavoro sono disposti a tutto, da sempre i sindaci e le
amministrazioni sono comprate e non fanno nulla, forse in cambio di qualche mazzetta e i
posti di lavoro per i loro familiari, spesso un contratto per qualche mese..
In questi ultimi 10 anni la Saras è cresciuta tantissimo, con essa sono aumentati i casi di
leucemie e tumori, lo stesso ex sindaco ha avuto un lutto in casa, ma come sempre è il
potere che conta, sono i soldi a parlare e contare, il dio denaro detta legge su tutto e tutti,
alla fine la gente di Sarroch, abituata a non vedere nè sentire, vive ormai affianco ad una
bomba, l'aria è sempre più irrespirabile, i bambini soffrono di malattie alle vie respiratorie
e nessuno parla...
In questi ultimi mesi, c'era un'associazione (ARIANOA), il nome dice tanto: ARIANUOVA,
diciamo che qualcosa ha cercato di fare, poi al presidente hanno promesso un posto in
saras chimica e uno da assessore, in pochi giorni il tipo ha cambiato "aria" ed è passato al
potere...
E' sempre così, da quando il mondo esiste, tutto va sempre verso una direzione: I
SOLDI....non meravigliamoci se a Sarroch tutto questo accade... certo se fosse successo
da altre parti, forse la gente si sarebbe ribellata, ma in Sardegna, da millenni, ci
inchiniamo a tutto e la Saras non fa eccezione. Quindi venite pure a Sarroch, godetevi
l'aria che puzza di zolfo e catrame, passate una serata e vedrete che bello....non c'è un
locale dove si possa andare e bere qualcosa, ci sono tanti bar-bettola, con tanto di tossici
e alcoolizzati, certo noterete che in tanti vedono il calcio e tifano per l'Inter, la squadra
meno italiana che ci sia, con calciatori pagati miliardi, guadagnati alla faccia dei morti di
cancro e di quelli che perdono la vita ogni giorno là dentro per mille euro al mese, non
pretendete che questo si sappia...alla gente non frega nulla...
Settembre 2009
“Io amo le donne”
Vi propongo un esperimento. Il tema è applicare nel nostro piccolo il linguaggio da caserma, sì
quel bel linguaggio greve e aggressivo che tanto mette a suo agio il nostro presidente del
consiglio. Siete pronti? Innanzitutto mettete da parte la buona educazione e il senso del limite e
poi selezionate la modalità dell’aggressione a seconda di chi parla. Parla un vostro collega
maschio? Non è d’accordo con voi? Bene dategli del farabutto, del coglione, del comunista
mangiabambini (potete scegliere, il nostro premier e il suo amico Brunetta ne sganciano una ogni
minuto).
Parla una collega donna che non è d’accordo con voi? Anche qui potete attingere dal premier. Ma
unite al vostro disprezzo anche un giudizio estetico, perché le donne signori miei si dividono in due
categorie: quelle guardabili e potenzialmente utilizzabili (o già utilizzate) la cui intelligenza è un
optional e tutte le altre. Quelle che non sono belle (secondo le convenzioni) o le anziane vanno
bene solo si ti adorano estasiate. Non lo sapevate?
Dai su lanciamoci in questo sport. Sarebbe bellissimo al bar, alla mensa, davanti alle macchinette
del caffè esprimersi in un bel linguaggio da caserma! Signora posso palparla? E giù risate a più non
posso. Che ne pensate del direttore generale? Esteticamente parlando si intende. È bona? Gliela
daresti una botta? E di quella del quarto piano? “Manco con un cuscino in faccia”. Quella del
quinto? “Quella te la da, va con tutti”
Carino no? Anzi molto fine direi. Del resto il presidente del consiglio (per altro uno brutto, tinto e
rifatto oltre che piuttosto anziano) fa scuola.
Non è sufficiente? La cultura di caserma prevede anche altre variabili. Una pretende di
insegnarcela il viceministro Castelli e voi la potete applicare chessò io a qualche sindacalista (sono
così poche) o a qualcuna che vi sta proprio antipatica e che non la pensa come voi: quella della
“zitella”. La zitella è un classico e non ve lo potete perdere. Per i leghisti le donne non devono
coprirsi il volto per motivi religiosi ma se sei bruttina è meglio che rimani nascosta in casa e
soprattutto zitella. Mi verrebbe voglia di spiegargli che una donna senza un marito non è detto che
sia una donna non desiderata e se gli unici maschi disponibili sul mercato fossero Calderoli e
Berlusconi faremmo volentieri a meno, ma sarebbe fiato sprecato, non ci arriverebbero.
Una sola raccomandazione. Ogni tanto dite “io amo le donne”, oppure “l’Italia è il paese di Don
Giovanni e Casanova”, come fa “l’utilizzatore finale” di prostitute.
E poi non vi preoccupate se parlando così qualcuno oserà obiettare qualcosa. Troverete il silenzio,
complice o codardo degli uomini che vi circondano se non qualche risolino.
E le altre donne? Anche lì non vi preoccupate c’è persino una ministra delle Pari Opportunità che
qualunque sia il motivo per cui è finita là, dovrebbe dire qualche cosa non fosse altro che per
dovere istituzionale e invece nisba. Anzi è la prima ad osservare un religioso silenzio, forse non ha
ancora capito la differenza tra un concorso di bellezza e le pari opportunità.
Il sessismo è l’anticamera del razzismo ed è una brutta malattia, peggio del colera.
Ottobre 2009
….E se c’ero dormivo
Ho visto che c’è un piccolo appalto di appena 1 milione di euro in un anno per la gestione della
linea telefonica all’Inpdap. Quasi quasi costituisco una società dal nome “Gli Uccelli” e partecipo
all’appalto. Il nome è perfetto per il tipo di lavoro che ci chiedono: trasmissione dei dati e linee
telefoniche. Già trovato lo slogan pubblicitario: “con noi i dati volano!” Efficace no? Andiamo dal
notaio, costituiamo la società, facciamo una offerta al ribasso (che per quanto vuoi ribassare
all’Inpdap è sempre domenica), il personale lo assumiamo senza contributi e stipendi e il gioco è
fatto.
Non basta il nome per vincere l’appalto? Eccome no! All’Inpdap mica li fanno i controlli. L’Inpdap è
il campione dell’ “ops mi ero dimenticato di quella legge”.
Il personale della mia azienda è in nero e non riceve gli stipendi? E che fa! Del resto se non fosse
così come spiegare certi fatti? Quali? Eccoli.
Si presenta una società chiamata Eutelia che non paga i contributi INPS ai propri dipendenti, non
paga neppure i contributi INAIL (per non far torto a nessuno), non paga gli stipendi da 5 mesi
(abbiamo fatto trenta facciamo trentuno) e che ha in programma di dismettere il ramo IT e
licenziare i propri dipendenti.
Questa società ha i requisiti in regola per vincere l’appalto? Rispetta tutte le norme di legge che
impongono ad un ente di natura pubblica come l’Inpdap di verificarne il rispetto? E soprattutto
abbiamo la certezza che il servizio per il quale saranno pagati sarà assolto in maniera corretta per
l’Inpdap?
Nessuna certezza anzi i fatti dimostrano proprio il contrario, infatti ad oggi nonostante Eutelia
abbia vinto l’appalto non è in grado di iniziare a fornire le prestazioni e noi costretti a ricorrere ad
una proroga con il vecchio fornitore (altri soldini ovviamente).
Non entriamo nel merito delle vicende di Eutelia, Ofelia, Amelia o Valeria, ma tu bel dirigentone
Inpdap da 5 mila euro al mese più le spese macheffai? Ma che controlli? Ma dove stai quando si
selezionano le società?
Qualcuno ne risponderà? Qualcuno darà una spiegazione?
Forse la direttora generale spiegherà come è possibile che certe società vincono gli appalti, oppure
ci illuminerà il commissario straordinario in una bella video conferenza. Secondo me è più
probabile che il dirigente che ha seguito questo appalto chiederà pubblicamente scusa e su le forti
e decise pressioni di Bibì e Bibò (che passano il tempo a convincerci di come e perché essere felici
se il tuo stipendio si abbassa) il dirigente verrà spostato nell’importante sede di Tornimparte con il
capo cosparso di cenere.
Certo che andrà così! Questo è un ente che non tollera sbavature e chi sbaglia paga, soprattutto
quando è la testa a sbagliare. Giusto? O no?
Novembre 2009
E l’influenza suina ‘ndo sta?
Ma vi ricordate l’influenza suina? La pandemia? Il virus che provocherà un ecatombe? Vi
ricordate che la televisione ci narrava di un paese sotto assedio per colpa di un virus
malefico e inarrestabile?
Ah! la potenza della televisione, ah! la forza della paura per tutto ciò che non conosciamo
(poco importa se sia un “negro” o un virus la paura si maneggia facilmente e fa fare affari
d’oro).
Bene allora? Come è andata a finire? Stranamente dopo l’accordo tra la casa farmaceutica
e il governo
italiano tutto è finito, non è strano?
Statisticamente parlando è più facile che un programma informatico Inpdap diventi
finalmente intelligente e stritoli il suo programmatore che morire di influenza A.
Eppure il governo italiano per 184 milioni di euro ha acquistato 24 milioni di dosi dalla
Novartis. L’accordo inutile dirlo era un tappeto rosso steso davanti agli interessi della
multinazionale farmaceutica.
Si stabilisce ad esempio che Novartis è obbligata a produrre e a rispettare il contratto ma
solo fino a quando ciò sia “ragionevole”. Dove per “sforzi commercialmente ragionevoli” si
intende che l’azienda si impegna ad adempiere all’incarico ma che laddove intervengano
“fattori esulanti dal pieno controllo della Novartis” l’accordo decade, e lo Stato paga lo
stesso.
E se dall’assunzione del vaccino deriva un danno alla salute? L’azienda non è responsabile,
anzi se il vaccino è dannoso paga lo Stato. La multinazionale risponde soltanto dei difetti
di fabbricazione.
Interessante l’inchiesta che hanno fatto gli uccelli tra la popolazione inpdap sul vaccino. Il
46,5 ha detto “manco se mi paghi”, il 14,8 “vaccina tu sorella”, il 7% “vaffanculo” (forse
cobas e cose del genere), e appena il 4% ha accettato di farsi bucherellare (che fosse un
sondaggio sul gradimento delle scelte del governo?)
Che fare ora con i 23 milioni e 173.000 dosi di vaccino avanzate? Il governo italiano, che è
conosciuto nel mondo per il suo comportamento caritatevole, li vorrebbe girare ai paesi
poveri. Ma sti poveri non ne vogliono sapere di ammalarsi di influenza suina. A loro piace
morire di fame o in mare cercando di venire in Italia oppure bastonati dalla brava gente di
Rosarno o sparati dalla camorra di Castelvolturno.
Ma se queste 23 milioni e rotte di dosi che scadono nel 2010 le iniettassero tutte al
ministro della salute sarebbe disdicevole?
Gennaio 2010
Un momento di felicità
Che bella la felicità. Sì la felicità, quel sentimento che all’improvviso ti rende serena, allegra, in
pace con il mondo. Quando arriva è un po’ come l’amore, ti attraversa mente e cuore e sembra
che la vita, nonostante tutto, sia una cosa fantastica.
Che bella la felicità.
Anche io ho provato quel sentimento. È stato proprio l’altra sera.
È stato quando, dopo aver messo i bambini a letto, sparecchiato la tavola, lavato i piatti (perché
queste cose toccano sempre alle donne?), dopo aver sdradicato dalla poltrona il marito assuefatto
davanti all’ennesima partita di calcio in tv (ma quante ne fanno alla settimana?) ho potuto sentire,
facendo zapping per sfuggire all’ennesima pubblicità, la notizia della candidatura di Brunetta a
sindaco di Venezia. Ma è una notizia meravigliosa mi son detta! Certo i veneziani non avranno
fatto i salti di gioia, ma mi sono immediatamente tornate in mente le parole del Ministro più
rumoroso d’Italia, quando disse, cito testualmente Brunetta, «gli assenteisti in Italia sono quelli
che fanno due lavori».
Vuoi che uno come lui non sia coerente? Ero felicissima.
Ora uno che dice di voler realizzare la riforma dello Stato, «la più grande riforma mai progettata
per l´Italia» (sono parole sue), non potrà mai occuparsi part-time dell´inquinatissima Marghera e
del suo futuro industriale, del waterfront di Mestre, del porto turistico e della destinazione dei
terreni, che erano agricoli, del progetto di trasformare in appartamenti alcuni alberghi storici del
Lido... E ovviamente asciugherà Piazza San Marco, sistemerà il turismo, le Biennali, il festival del
cinema, il Mose, l´università, il Casinò.
Ecco, ero felice perché pensavo che Brunetta facesse bene a concorrere a una carica di forte
responsabilità che da sola gli riempirebbe le giornate. Ero felice perché pensavo che Brunetta si
sarebbe dimesso da ministro, a meno che Brunetta non abbia scoperto che il suo ministero è
inutile, e che erano fuochi fatui e botti paesani tutte quelle dichiarazioni con il coltello fra i denti
contro i collassatori dello Stato e i fannulloni, contro i terroristi molli del doppio lavoro che rubano
lo stipendio e in realtà si occupano d´altro...
Se non dovesse dimettersi, quando farà il ministro sarà un sindaco fannullone, e quando farà il
sindaco sarà un ministro fannullone.
Quella sera ero veramente felice.
Ma la felicità è un attimo, anzi un soffio….. lui non si dimetterà, non ci pensa proprio.
Gennaio 2010
Una Crisi equa
Ciao ragazzi vi ricordate di noi? Come noi chi? Siamo Gli uccelli! (gentilmente ospitati dai Cobas)
Eravamo rimasti un po' in silenzio perché qualcuno non vuole che veniate informati, che il
manovratore venga disturbato. Si sentiva puzza di censura ma eccoci qua.
Vi vedo un po' agitatelli. Ma che volete che sia mai che vi bloccano lo stipendio per quattro anni, in
fondo "i vostri stipendi in questi anni sono cresciuti molto più degli altri" (dal 3° vangelo secondo
Silvio)! Fine degli incentivi? Su ragazzi bazzecole? 25%, 50%, 25%? Vi ricordate quella formuletta:
fine. In fondo era anche iniqua!
Ma ora ecco a voi le belle notizie.
• Ad Ancona è stato varato il nuovo yacht da 37 metri di proprietà del vicepresidente di
Mediaset Pier Silvio Berlusconi un «Custom line 124», da 18 milioni di euro realizzato dai
cantieri del gruppo Ferretti. Lo yacht che è dotato di 4 suite e una sala fitness può
raggiungere una velocità di 27 nodi e può ospitare fino a dieci persone oltre alle sei di
equipaggio. Lui poverino, come il padre, non metterà un centesimo per risolvere la crisi.
• La guardia di finanza ha sequestrato il "Force Blue", il megayacht in uso a Briatore. L'ipotesi
di reato è contrabbando. La nave, battente bandiera extra Ue, era intestata ad una società
di charter, ovvero col mandato di affittarla al migliore e più affidabile offerente, ma i militari
hanno accertato che il "Force blue" sarebbe stato piuttosto in uso esclusivo al solo Briatore.
Al momento del sequestro a bordo del megayacht di 62 metri dal valore di 20 milioni di
euro non c'era Briatore, ma la moglie Elisabetta Gregoraci, con Falco (che per chi non lo
sapesse è il nome del figlio). Mi voglio unire alle proteste della Gregoraci che è un tantino
arrabbiata perchè "Falco è rimasto tramautizzato dal sequestro". Anche a me sembra una
cosa scandalosa per cui gradirei che il megayacht fosse restituito IMMEDIATAMENTE. Visto
che Falco è così traumatizzato non vorrete mica chiedere a Gregoraci e Briatore di mettere
un centesimo per risolvere la crisi.
• Può un cassintegrato a 700 euro al mese fare un lavoretto per integrare lo stipendione?
Certo che no? Si possono cumulare pensioni e altri redditi senza che la pensione sia
ridotta? Stavo per rispondere di no e poi guarda che ti leggo..... una mail dei cobas che ci
racconta che Giuliano Cazzola, famoso per i suoi continui ed insistenti interventi a favore
delle modifiche (leggi tagli) del regime pensionistico (degli altri), come ex dirigente della
pubblica amministrazione prende una pensione dal 1/4/2007 di € 10.776,66 mensili; che
Sergio D’Antoni ex sindacalista ed ex segretario CISL ora deputato PD prende una pensione
da docente universitario dal 1/4/2001 di € 8.595,74 mensili lordi; che Draghi Mario oltre ai
suoi lauti stipendi da governatore della banca d’Italia gode di pensione da dirigente della
pubblica amministrazione dal 1/4/05 di € 14.843,56 mensili lordi; che Guazzaloca Giorgio
ex esercente macellaio di Bologna, ex sindaco, successivamente nominato membro della
Autority Anti trust, è consigliere comunale a Bologna e gode di una pensione di 16.516,58 €
mensili lordi a decorrere dal 1/7/2009; che Monorchio Andrea, ex direttore generale
ragioneria generale dello stato, ora consulente del ministro Tremonti, è in pensione dal
1/7/2002 con € 19.051,51; che Sergio Siracusa ex Generale comandante dell’Arma dei
carabinieri, ex Direttore SISMI, ora membro del Consiglio di Stato con lauta remunerazione
gode pure di pensione fin dal 2/4/2000 di € 27.927,75 mensili lordi; che Bruno Vespa,
Giuliano Amato; volete che continui???? Ops anche loro non metteranno un centesimo
Ma sapete qual è la novità di questa manovra così equa? Bonanni e Angeletti ….anche questa volta
sono d’accordo (nessuna novità quindi) Proprio non gli riesce di dire no a Berlusconi.
Maggio 2010
Lieve entità
Le mie colleghe dicono che ci sono cose più importanti a cui pensare ad es. il blocco degli stipendi.
Giusto! Salvo poi obiettare “che lo sciopero non va bene, l’assemblea non va bene, il manifestino
non va bene, la mail non va bene”. A questo punto non resta che mettersi le dita nel naso come
forma di protesta!
Le mie colleghe dicono che ci sono cose più importanti a cui pensare ad es. il taglio del fondo
incentivante. Giusto! Salvo poi considerare “che meglio poco che niente.” Come dice mio marito
meglio un pugno che un calcio in bocca!
Le mie colleghe dicono che ci sono cose più importanti a cui pensare ad es. la legge sulle
intercettazioni. Giusto! Salvo poi dire “tanto non si può fare nulla e tra poco iniziano i mondiali”.
Questa non la so commentare, mi arrendo per stanchezza!
Ma io la notizia ve la voglio dire lo stesso, (mentre rifletto se sia il caso di allentare un po’ l’amicizia
con le colleghe).
Ricordatevi questi nomi (e soprattutto i partiti a cui appartengono).
Maurizio Gasparri (Pdl), Federico Bricolo (Lega), Gaetano Quagliariello (Pdl), Roberto
Centaro (Pdl), Filippo Berselli (Pdl), Sandro Mazzatorta (Lega), Sergio Divina (Lega).
Ora gli onorevoli signori hanno presentato un emendamento, il 1707, al ddl sulle intercettazioni.
Sentite cosa propongono.
«La commissione Giustizia del Senato ….nelle ipotesi di atti sessuali con minorenni …. ha previsto
la non applicabilità dell'arresto obbligatorio nei casi di lieve entità così come già avviene per la
violenza sessuale..."
Se penso alla parola violenza, mi viene in mente un atto che un soggetto compie per indurre un
altro soggetto a compiere ciò che in caso contrario non avrebbe compiuto! E se io a questa parola
”violenza” aggiungo l’aggettivo “sessuale”, allora mi vengono in mente parole come brutalità,
abiezione, sporcizia, prevaricazione, crudeltà , sottomissione, sadismo..ecc.ecc.
Però subito dopo, il mio cervello si scompensa, perché la parola lieve è di per sé pure gradevole,
lieve mi fa pensare, per associazione di idee, a un venticello, a una piuma, o comunque a qualcosa
di impercettibile, che abbia poco peso, poca incidenza.
E allora per es. una scossa di lieve entità, non la notiamo nemmeno, è irrilevante, e allora per es.
una offesa di lieve entità può essere qualcuno che mi prende in giro mentre io magari non sono
del giusto umore per apprezzare! Ci siamo fin qui? Bene.
Ora vengono “i minori’! E allora mi vengono in mente molti pensieri, sempre per associazione di
idee, si capisce, e si capisce che sono pensieri che magari nella mia fantasia si concretizzano se,
per esempio, mi chiedo: e se fosse successo alla mia bimba di 2-3-4-5- anni ma anche 10 anni che
avrei fatto? Lo so cosa avrei fatto o pensato di fare o avuto l’ispirazione a fare, ma non ve le dico
per 2 motivi: il primo è che non vorrei essere arrestata per istigazione alla violenza, e secondo
…..e il secondo… perché sono una signora! E allora non riesco più ad associare il concetto di lieve
a un minore che rimarrà traumatizzato per tutta la vita. Tutta la vita!
I rischi di una norma del genere applicata alla pedofilia, sono devastanti. Pensiamo al caso di don
Marco Cerullo, sorpreso in auto con un suo alunno di 12 anni, nell'atto di un rapporto orale. Don
Marco è stato arrestato e condannato, ma chi può assicurarci che un giorno qualcuno non reputi
un rapporto orale una violenza di "lieve entità" rispetto ad un altro tipo di violenza sessuale?
Che dire?!! Complimenti a questi campioni della libertà. Ma soprattutto ricordatevi i nomi e i partiti
a cui appartengono:
Maurizio Gasparri (Pdl), Federico Bricolo (Lega), Gaetano Quagliariello (Pdl), Roberto Centaro
(Pdl), Filippo Berselli (Pdl), Sandro Mazzatorta (Lega), Sergio Divina (Lega).
Giugno 2010
Voi che fareste?
Lavorare peggio o non lavorare per niente? Certo il dilemma è forte, voi che fareste?
Poniamo che qualcuno vi dica che in Polonia o in India per fare una pratica amministrativa i tempi
sono minori e soprattutto il costo del salario è molto più basso. Poniamo che lo stesso qualcuno vi
dica che o accettate gli standard lavorativi di quel paese oppure “delocalizzo” la produzione; voi
che fareste?
Una ipotesi assurda? Volete che non ci siano paesi dove il costo del lavoro sia più basso, la
manodopera docile, i sindacati inesistenti, i diritti del lavoro di là da venire?
Ma da noi queste cose non succedono. Sicuri? In fondo è gia successo, qui, da noi, con gli operai
della Fiat di Pomigliano d’Arco, o in un certo senso con i lavoratori “somministrati” in Inpdap (che
proprio in questi giorni hanno ricevuto un grazie e arrivederci).
Sinceramente ve lo sto chiedendo: voi che fareste?
Immaginate poi che il quesito si accompagni alla solita grancassa de “i fannulloni”, il gioco sembra
quasi fatto. Ah, dimenticavo, la grancassa va accompagnata con l’invito al “senso di responsabilità”
(che come al solito vale solo per gli altri), molto spesso fatto proprio anche da alcuni sindacati e la
domanda sta nuovamente lì con tutta la sua forza dirompente: lavorare peggio o non lavorare per
niente?
Ma voi continuate a non dirmi cosa fareste!
Il salario accessorio, il fondo incentivante, il 25% ai bravissimi, il 50% ai meno bravi, l’aumento del
buono pasto, il contratto nazionale….puff d’improvviso aria fritta.
Lavorare peggio o non lavorare per niente? Voi che fareste?
È vero che la crisi economica ha fatto saltare tutte le ipocrisie delle ideologie, in particolare quelle
neo-liberali, il cui scopo è spingere verso il basso salari e condizioni di lavoro nei nostri paesi
affinché si allineino a quelli dei paesi emergenti. Nome in codice: competitività.
Io forse, stretta tra la paura di perdere uno straccio di lavoro, e per senso di responsabilità
s’intende, direi di sì. Accetterei condizioni di lavoro durissime perché è sempre meglio che essere
disoccupati.
Scenderei più in basso e ancora più in basso…..ma fino a che punto? Qual’è l’asticella oltre il quale
non posso andare? C’è una situazione oltre la quale non posso scendere? Quando scatta la soglia
minima della dignità individuale, della dignità del lavoro. Ci sarà un momento in cui dirò adesso è
troppo, che si sta esagerando? Qual è il confine tenue tra tutto pur di avere uno straccio di lavoro
e l’insopportabilità dell’umiliazione. Francamente non so rispondere.
Quando la mia diffusa situazione di insofferenza per la curva all'ingiù che la qualità della vita ha
ormai palesemente imboccato, e per le iniquità di cui molti di noi ci sentiamo vittime, si
trasformerà in un moto di rabbia e presa di coscienza?
Cosa fareste mi piacerebbe veramente saperlo.
Lo chiedo a Ettore, Paolo, Marinella, Elisabetta, Massimo, Alessandro, Lucia, Claudio, Giuseppe,
Domenico, Michele, Paola, Maria Cristina, Isabella, Stefano insomma a tutti voi, colleghi e colleghe
dell’Inpdap: cosa fareste?
Luglio 2010
Un para…..
Ancora una volta l’INPS ci ha fregato. Chissà se i nostri magnifici tre (il Commissario, il
Presidente e il Direttore) ci avevano già pensato (gli stipendi sono per tre quindi sono tre
persone no?). Tra pochi giorni i precari (gentilmente chiamati “parasubordinati”) potranno
vedere on-line, sul sito dell’INPS, l’ammontare dei loro contributi ma… ma a differenza di
quelli con il posto fisso, non potranno conoscere l’ammontare della loro pensione futura.
Difetto dei programmi? Stesse società informatiche private che hanno vinto l’appalto in
Inpdap?
No, la causa la spiega in un intervista senza giri di parole il direttore dell’INPS
Mastropasqua: «Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati,
rischieremmo un sommovimento sociale». Più chiaro di così! Piuttosto che sbattergli in
faccia la realtà è meglio somministrare una anestesia totale, del resto è un fatto di ordine
pubblico.
Allora mi è venuto il dubbio (veramente ho più di una certezza): e se le barzellette sconce,
le pajate con un presidente di regione che fa da badante a un ministro, le case a
Montecarlo e le sciocchezze che ogni giorno ci propina la politica fossero un modo per farci
dimenticare la realtà? Questa per esempio: i nostri figli, e insieme a loro milioni di ragazzi,
guadagnano un para-stipendio, che gli consente una para-vita. Una para-vita non ha
speranze, non ha progetti da costruire.
Sapete che faccio sabato, vado alla manifestazione degli operai della FIAT. Non vorrei che
questa anestesia mi facesse dimenticare che anche i “fortunati”, anche quelli con il posto
fisso, sono a rischio paralavoro, cioè paravita. Se un para….. manager pretende di darti
1200 € al mese in cambio della dignità, dei diritti, sono cose che riguardano solo gli altri?
Oggi forse si, ma domani sicuramente anche me.
Ottobre 2010
Importanza delle galline
Le galline si sa fanno le uova.
Ci sono uova sode o alla coque (le mie preferite).
Alcune sono in camicia o strapazzate (ottime per un pasto veloce).
Non male, quando hai tempo, sono quelle ripiene.
Ci sono le uova sbattute (ideali, visti i tempi, per tirarsi su).
Ma la buccia, dice la mia mamma, è sempre meglio non mangiarla.
Se invece guardiamo dal lato del produttore ci sono uova di quaglia e uova di struzzo (e
non sempre è una passeggiata tirarle fuori).
Poi ci sono le uova importanti e impegnative, ideali per occasioni speciali. Mi vengono in
mente le uova di Pasqua.
C’è anche l’uovo di cui ignoro la forma e la dimensione cioè quello di Colombo.
Poi c’è l’uovo filosofico: “meglio un uovo oggi che una gallina domani.”
C’è l’uovo fresco e l’uovo marcio.
Ma l’uovo eversivo di Bonanni francamente non l’avevo mai sentito!
Ottobre 2010
Dimissioni
Fini chiede le dimissioni di Berlusconi che non si dimette.
Anche Bersani chiede le dimissioni di Berlusconi che non si dimette.
Berlusconi chiede le dimissioni di Fini che non si dimette.
La Lega chiede le dimissioni di Montezemolo perché la Ferrari ha perso!
Il buon senso chiede le dimissioni di Dell’Utri che non si dimette.
Pompei chiede le dimissioni di Bondi che non si dimette.
Gli scandali degli appalti chiedono le dimissioni di Bertolaso che non si dimette.
La Carfagna dichiara di dimettersi il 15 dicembre ma non si dimette.
Il direttore generale dell’Inpdap dichiara di dimettersi ma non si dimette.
Piuttosto che staccare la spina non sarebbe meglio tirare lo sciacquone?
Novembre 2010
Il mio Natale
Ben tornati a tutti. Come state? Passate bene le vacanze natalizie?
Le mie? Erano iniziate abbastanza bene, anzi alla grande. Ero colma di auguri: quelli del
Presidente, del Commissario Straordinario (due stipendi, due persone, due auguri o no?), del
Direttore, del CIV.
Ma quest’anno quelli veramente carini carini, che mi hanno riempito di gioia, sono stati gli auguri,
con tanto di piccola foto, dei responsabili di CGIL CISL e UIL. Ma che teneri! Pucci pucci pucci
tesorini! Con quella firma così informale: “Marinella Alessandro e Luca” (ma Alessandro era quello
al centro?). Non li avete visti? Non ve li perdete ragazzi! Stanno sulla posta dei sindacati e li
troverete ancora lì, abbracciati e sorridenti come tre amici di lunga data, dopo un anno passato a
darsi mazzate! E poi vuoi mettere……almeno in foto, li possiamo conoscere!
Insomma le premesse erano interessanti e il Natale volgeva al meglio, anche perché mi ero
ripromessa di non seguire né giornali e né telegiornali.
Tutto pronto quando zacchete! arriva la prima tegola. Non posso completare il mio presepe,
proprio non posso, con tanto di pianti e strilli della figlia più piccola. Accidenti mi manca una delle
statuine più importanti: il pastorello con la pecora. Un presepe senza i pastori è come la stalla
senza il bue e l’asinello. Ma dove stanno i pastori? Al porto di Civitavecchia. Dove il ministro Maroni
ha democraticamente pensato bene di bloccare 50 pastori sardi e rispedirli in Sardegna. Motivo?
Minaccia pericolosa per il governo di Roma. I pastori sardi? Boh!
Allora ho dirottato le mie aspettative sui regali. Mi aspettavo la restituzione da parte del Brasile di
Battisti (non Lucio). Ma ancora una volta….. che sciocca! Ora se Lula è un caro amico di Silvio ,
sicuramente avrà avuto modo di sentire la descrizione che Silvio fa della nostra magistratura. Del
resto ne parla nelle sedi internazionali figurarsi nelle cene tra vecchi amici (come lui si definisce).
Ora se “i giudici sono tutti di sinistra”, se “sono dei disturbati mentali”, se “fanno un uso criminale
della giustizia”……il minimo che ti puoi aspettare è che, chi sente queste descrizioni preso dal
terrore della magistratura italiana e spaventato dalla mancanza di giustizia che c’è nel nostro
paese, non consegnerebbe neanche il peggior criminale alla giustizia italiana. O no?
Nonostante fossi amareggiata ho festeggiato in allegria con la mia famiglia il capodanno. Tutto
procede per il meglio quando una mano anonima accende la televisione e nel video scorrono le
immagini del capodanno in Asia che come è noto, si festeggia qualche ora prima rispetto al nostro.
A quel punto una voce anonima, probabilmente infantile, aggiunge “pensa che bello se fossimo in
Cina”. Che bello? Ma ci siamo quasi in Cina! La Cina non è la patria del lavoro a basso costo e
niente tutele? La Cina non è la patria del se vuoi lavorare devi accettare le mie regole? Una
differenza, a pensarci bene, tra noi e la Cina c’è. Lì non hanno ancora inventato il referendum
mono-risposta: o sì o sì, (anzi non sarebbe male brevettarlo). Si fa così. Tu indici un referendum
che più o meno suona così: vuoi morire di fame, tu e la tua famiglia oppure no? La mono-risposta
è assicurata. Preferisci una moderna forma di schiavitù o qualche briciola per tirare avanti? La
mono-risposta è assicurata. Attenzione però. Il segreto è accompagnare queste proposte dal
sapore arcaico, con qualche bella dichiarazione che ti autoproclama come il nuovo modernizzatore.
E a scanso di equivoci, nei referendum mono-risposta, ricorda sempre che se mai dovessi
perdere…….”me ne vado via dall’Italia”. Più mono-risposta di così.
Ma la cosa che ha distrutto le mie vacanze è la dichiarazione di Brunetta: “Marchionne mi copia.
Sta facendo nelle fabbriche quello che ho fatto io nella P.A.”. Ecco, appunto. Un buon motivo
per votare no.
p.s. a proposito di garanzie. Avete sentito qualcuno obiettare sulla nuova polizza sanitaria? Eppure è un altro
di quegli accordi “fantastici”: abolita la mammografia, la colonscopia e le spese dentarie solo in caso in cui ti
prendono a mazzate sulla bocca o distruggi macchina e mandibole. E il rischio di premorienza è compreso o
no nelle garanzie? E infine, quanto ci costa questo fantastico contratto? Ben tornati ragazzi……..
Gennaio 2011
PICCOLI BOSSI CRESCONO?
Al Consiglio regionale della Lombardia non ci si annoia mai. Abbiamo imparato a
conoscerlo per le grandi iniziative della consigliera Minetti. Per 10 mila € al mese abbiamo
saputo che è intervenuta per ben due, dico due volte, per un totale di 6 minuti. Una per
parlare dell’ordine degli igienisti dentali e un'altra per parlare dei cani che sporcano. Cosa
organizzi per il resto del tempo lo abbiamo saputo tutti.
Ma c’è anche un certo Bossetti (il nome dice tutto), ovviamente della Lega. Il povero
stipendiato durante il minuto di silenzio deciso dalla sua giunta per ricordare i 4 bambini
arsi vivi nel rogo della loro baracca a Roma, non si è alzato: “stavo leggendo il giornale, e
non ho sentito” si è giustificato. Voi credete che nel momento in cui tutto intorno si fa
silenzio lui non alza la testa e dice “né che succede?”. Ammesso che sia andata così, ma
Bossetti vai a prendere 10 mila € per leggere il giornale? Forte sta Lega di governo!
Qualcuno gli ha detto che la scusa non reggeva e allora si è ricordato della Lega di lotta:
“se lo sapevo me ne sarei andato dall’aula”. Quando anche la pietà divorzia dall’umanità
partorisce orrori come la Lega. Questi non ce l’hanno duro non ce l’hanno per niente.
Febbraio 2011
SE NON ORA QUANDO?
E va bene lo ammetto, avete ragione voi. Ho deciso di accogliere il mantra del “dovete
smetterla di essere antiberlusconiani” recitato cinicamente in ogni copione televisivo
serale.
Da oggi non sarò più antiberlusconiana, non serve: il regime si sgretola non grazie al
pallore dell’opposizione, ma grazie agli stessi berlusconiani.
Il tutto è cominciato con Veronica Lario e Patrizia D’Addario, la moglie e la prostituta uscite
allo scoperto per denudare il re. La D’Addario era berlusconiana addirittura candidata alle
elezioni pugliesi. E chi è più berlusconiano di Ghedini che ha definito il suo capo
“utilizzatore finale” quando quello andava a puttane? E non è berlusconiana la Minetti che
lo chiama “vecchio”, “culo flaccido” e “pezzo di merda”? Non dimenticate l’altra
berlusconiana Barbara Guerra che al solo pensiero di passare la notte ad Arcore le “viene il
vomito”.
Un altro berlusconiano? Eccolo, anzi ne ho due: quello con “faccetta nera” sul telefonino
(Lele Mora) che grazie all’amico più amico degli amici che ci sia (Emilio Fede) gli spillano
qualche milioncino. Furono berlusconiani Fini e anche Casini. È berlusconiana Aris Espinosa
che dice che andare a letto con Berlusconi è “stressante”. Non ho capito se anche Sara
Tommasi che in quel di Napoli scrive “spero k krepi kon le tue Troie” sia berlusconiana.
Di sicuro erano berlusconiani quelle mamme, padri, fratelli, fidanzati delle zoccole di
Arcore che le invitavano a portare a casa di più.
Nonostante continui a pensare che sia meglio mandare le figlie a scuola piuttosto che a
battere ad Arcore, mi verrebbe voglia di mettermi comoda a guardare in tivù la Pupa e il
Vecchione.
Ma dai bassi fondi di Arcore il regime che si è costruito imprimendosi sui corpi, vestendoli,
agghindandoli, scopandoli, facendoli muovere e parlare a propria immagine e somiglianza
non può finire che a opera di quegli stessi corpi, non appena si discostino da
quell'immagine e da quella somiglianza.
Dai bassifondi di Arcore non sale solo lo “squallore”, la perdita di “decoro”, la ferita della
“dignità” delle istituzioni, ma un'idea di società, di libertà, di godimento, un nodo scorsoio
stringe la presa sui corpi (minorenni) allacciando sesso, merce e potere. Come se l'uomo
che gioca al bunga-bunga non fosse la stessa cosa del premier che gioca al governo, e a
tenerli uniti non fosse la stessa messinscena di una onnipotenza, politica e sessuale,
sostenuta da un fantasma di impotenza, sessuale e politica. Sesso e potere sono da
sempre annodati nel fuori-scena della cosa pubblica, ma mai s'è vista una tale coincidenza
fra una maschera della virilità e una maschera del governo.
Anch’io domenica scenderò in piazza contro chi disprezza il corpo e l’anima delle donne.
Del resto se non ora quando?
Febbraio 2011
DELIRIO
Certe mattine mi sveglio con l’assoluta certezza che siamo in pieno delirio.
C’è un tizio che di mestiere fa il dittatore. Il mestiere implica, tra le altre cose, far fuori i
suoi oppositori. Per svolgere questa filantropica occupazione, si rifornisce, non da oggi, di
aerei francesi e di armi italiane.
Lo stesso tizio, che di mestiere fa sempre il dittatore, lo si riceve con tutti gli onori, gli si fa
piantare una bella tenda beduina nel centro di Roma, gli si organizza un bel convegno con
300 amazzoni nostrane pronte a essere convertite al libretto verde, si pattugliano le coste
con forze congiunte, si firmano trattati di non aggressione e poi, zacchete! All’improvviso
ci si accorge che massacra il suo popolo. A casa mia tutto ciò si chiama ipocrisia.
Non passano neanche due ore dalla risoluzione dell’ONU e via con i bombardamenti. E
allora tutti in guerra, in una guerra che è meglio non chiamare guerra. Anche questo a
casa mia si chiama ipocrisia.
Nel delirio generale non si capisce chi comanda e cosa si sta a fare. Sarkò che pensa di
essere Napoleone, Silvio che fa sapere che i nostri aerei volano sulla Libia e non sparano,
smentendo La Russa, ardito depresso, che ci informa che anche i nostri partecipano alle
azioni militari, ma mai sotto il comando delle Francia casomai sotto quello americano,
D’Alema che chiede i bombardamenti e le Lega che non li vuole.
Mentre Silvio è “addolorato per Gheddafi”, la Norvegia dopo i prime tre giorni di
bombardamenti si ritira dalle operazioni militari e la Germania non vi è mai entrata.
Obama, premio nobel per la pace, in un giorno spara 130 missili sulla Libia dalle portaerei
americane.
Mi viene da credere che il sincero odio dell’ONU per le dittature, lo porterà nel giro di pochi
giorni a bombardare una quarantina di paesi africani compresa l’Arabia Saudita e perché
no anche la Cina e la Russia.
Insomma un vero e proprio delirio.
C’è una tale confusione che avrei voglia di tornare a dormire. Se non fosse che negli incubi
la guerra mi appare solo una rincorsa per accaparrarsi il petrolio e il gas libico, e magari
vincere le prossime elezioni nazionali. Dell’aiuto umanitario non se ne vede nemmeno
l’ombra. Insomma un vero e proprio delirio.
Marzo 2011
FAMILY DAY
Era il 2007 e a piazza S. Giovanni si teneva il Family Day. Motivo di quella manifestazione, la difesa
della famiglia tradizionale. Ero scettica allora, perché i leader promotori non mi sembravano, nella
vita reale, attenersi molto al modello di famiglia che dicevano di voler difendere. Soltanto adesso,
a distanza di quattro anni ho capito il nobile significato di quella iniziativa. Proverò, a voi perenni
scettici, spiegare quali sono i modelli di famiglia che gli organizzatori di allora, intendevano.
C’è la famiglia dei casi umani dell’ex ministro Sandro Bondi: “Sono solo intervenuto per
risolvere due casi umani. È la tragedia di un uomo che era disoccupato e senza lavoro”. 25 mila
euro in un anno, per una consulenza assegnata al “signor Roberto Indaco”. Il vero problema,
è che il signor Indaco è l’ex marito dell’on. Repetti, compagna del ministro. Il secondo problema è
che anche il figlio del signor Indaco e dell’on. Repetti, lavora per il ministero dei Beni culturali.
Bondi per la famiglia ha creato una specie di mutua.
Poi c’è la vecchia famiglia politica quella che assegna ai “familgli” delle stesse cordate politiche
posti nelle amministrazioni pubbliche e nei vari enti…(per fortuna in Inpdap questo non succede).
Poi c’è la famiglia con sede a Montecarlo.
Poi c’è l’amore della mamma per il proprio figlioletto. Chi non farebbe qualsiasi cosa per il
proprio figlio? Il sindaco Moratti ad esempio ha comprato un’area industriale per il suo ragazzo. Ma
poiché il piccolino voleva costruire una casa come quella di Batman lei ha cambiato la destinazione
d’uso di quei terreni. Ah cuore di mamma.
Ma anche cuore di papà (non discriminiamo!). Penso ad esempio a Bossi padre che si ritrova un
figliolo bocciato tre volte all’esame di maturità. Vuoi che non pensa al futuro di questo ragazzo? Ma
poteva mandarlo a scaricare al mercato della frutta oppure operaio in un cantiere edile? Sai quanti
stranieri o italiani avrebbe incontrato? No! Meglio un posto in regione da 10 mila € al mese
Poi c’è la famiglia due cuori e una capanna (tre capanne so’ mejo). Sindacalista Ugl prima e
presidente della Regione Lazio poi, era così preoccupata del detto popolare che nonostante fosse
proprietaria di due appartamenti, di cui uno dell’Inpdap, ha pensato bene di trattenerne un terzo
occupato abusivamente dal marito, di proprietà delle case popolari. Però…….da vera altruista lo
sub affittava.
Poi c’è la famiglia delle croci celtiche e dei mazzieri. Quella del sindaco di Roma Alemanno.
Fedele al motto onore e fedeltà ha piazzato nelle aziende municipalizzate, i suo amici di
scorribande davanti le scuole. Ma poiché pensa anche alle prossime elezioni ha piazzato pure
qualche amico della CISAL e della CISL, più una pletora di amici degli amici.
Poi c’è la Famiglia con la F maiuscola, quella d’onore per intenderci. Quella di Dell’Utri e del
neo ministro Romano. Poichè la Famiglia delle mafie è l’azienda che fattura più di tutti in Italia mi
sembra normale che abbia rappresentanti al senato e da pochi giorni anche un ministero.
Poi c’è la famiglia del drago, quella del presidente Silvio. Il suo si sa è un amore di padre
caritatevole, quasi evangelico… Ma le donne, che sono tutte un po’ pazze, come la ex moglie
Veronica Lario parlano di “...Figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo e la
notoretà…e per una strana alchimia, il paese tutto concede e tutto giustifica al suo imperatore".
Poi c’è la famiglia di Santa Madre Chiesa che di fronte a un prete pedofilo ritiene sia più
importante coprire lo scandalo che scoprire il criminale.
Poi, per rimanere nel campo religioso, ci sono le famiglie dei poveri cristi senza santi in
paradiso: cioè le nostre.
Una cosa però non avevo mai visto: la famiglia digitale dove lui, lei e l’altra si parlano tramite
interviste pubbliche (l’on. Bocchino, la moglie e la ministra Carfagna).
Non avevo mai assistito allo spettacolo di una ministra, la Carfagna che parla dei fatti suoi con
dietro la bandiera dell’Italia e dalla scrivania di un ministero della Repubblica Italiana!
E pensare che vogliono farmi credere che l’anomalia sia un uomo innamorato di un altro uomo!
Marzo 2011
Quattrocento dollari
Ditemi se anche voi non siete attraversati costantemente dal desiderio di una vita
normale. Per voi e per i vostri cari.
Ci sono posti in cui inseguire questo desiderio, il desiderio di una vita normale vuol dire
passare il Sahara e i lager e il mare, e ogni volta pagare ed essere spogliati ed essere
violentate.
Ci sono posti in cui inseguire il desiderio di una vita normale vuol dire avere tatuato nei
propri occhi le violenze, le guerre, le carestie, le persecuzioni: posti che si chiamano
Somalia, Eritrea, Etiopia, Darfur, Ciad, Nigeria, Costa d’Avorio, Sudan.
Non appartengono alle milizie del dittatore armato dal made in Italy o made in France.
Non appartengono alle milizie che sono contro il dittatore armate dal made in Italy o made
in France. Non appartengono neanche alle milizie francesi, inglesi, italiane che in questi
giorni stanno bombardando. In Libia avevano già trovato saccheggio e schiavitù e ora
l’ennesima guerra.
Quattrocento dollari costa l’ultima tratta, solo l’ultima tratta. Quattrocento dollari per
annegare nella fossa comune dei nostri anni: il Mediterraneo.
Guardavo i corpi degli umani che galleggiavano. I centinaia di corpi degli umani.
E non distinguevo un profugo da un clandestino. Mi chiedevo di quali portentosi strumenti
fosse dotato il ministro Maroni per riuscire a fare questa distinzione.
Vedendoli galleggiare con le braccia spalancate mi sembravano soltanto poveri cristi
d’acqua.
Trecentosettanta umani che hanno comprato la morte a quattrocento dollari l' uno.
Li vogliamo fuori dai coglioni noi, e li vogliono fuori dai coglioni i francesi.
Fuori dai coglioni tranne quando ci servono macedoni e rumeni per coltivare le vigne del
Barolo e del Barbaresco. Tranne quando ci servono migliaia d'indiani che curano le bestie
nelle stalle del Parmigiano Reggiano. Tranne quando ci servono gli extracomunitari che
stanno negli alpeggi in Val d' Aosta o sfruttati dai caporali nei campi del Meridione a
raccogliere frutta e verdura.
Fino a quando continueremo ad essere vittime, noi indirettamente, dei professionisti della
paura? E non ci alzeremo indignati di fronte alla disumanità di ministri e forze politiche
incapaci di vedere negli occhi dei superstiti, dei disperati compagni di viaggio vivi, i
bambini, le donne, gli uomini annegati nei deserti di sabbia e acqua salata.
Aprile 2011
Il lunedì
Il lunedì, almeno per me, è un giorno strano. Dovrei essere, ricaricate le batterie, più
pimpante. Invece il solo pensiero di ricominciare ad aspettare una clessidra (quella del
SIN) che visto le attese a cui ci costringe sembra riempita con la spiaggia del deserto, mi
svuota, mi rende apatica. Quando è così evito di salire le scale e prendo l’ascensore. Con
lo sguardo perso nel vuoto osservo l’etichetta dell’ascensore dell’Inpdap: ThyssenKrupp
Elevator. ThyssenKrupp? Sì quella della tragedia di Torino.
È da poco passata l’una del 6 dicembre 2007, quando, sulla linea 5 dell’acciaieria di corso Regina Margherita, si sviluppa
un principio d’incendio. Antonio Schiavone, 36 anni e tre figli, si china per tentare di spegnerlo; improvvisamente cede
un tubo, fuoriesce una gran quantità d’olio che provoca un’esplosione. Schiavone muore sul colpo. Dietro di lui sei
compagni di lavoro vengono travolti dalle fiamme. L’ottavo componente della squadra, Antonio Boccuzzi, oggi
parlamentare del Pd, riesce miracolosamente a scampare. Sei ore dopo l’esplosione muore Roberto Scola, 32 anni e
due figli, giunto al reparto grandi ustionati del Cto di Torino pienamente cosciente. Il cuore di Angelo Laurino, 43 anni e
due figli, si ferma all’Ospedale San Giovanni Bosco il pomeriggio del 6 dicembre. Bruno Santino muore di sera; aveva
26 anni e della fabbrica non ne poteva più e di lì a poco si sarebbe licenziato per aprire un bar con la fidanzata
ventunenne. La Torino postolimpica, d’un tratto, scopre che gli operai esistono ancora. E che muoiono sul lavoro. Il 16
dicembre 2007 la città accompagna in duomo i funerali delle prime quattro vittime, poche ore prima che, in una stanza
delle Molinette, finisca la lotta di Rocco Marzo, 54 anni e due figli, il più anziano (sarebbe andato in pensione dopo
poche settimane) del gruppo. Tre giorni dopo, il 19 dicembre, muore anche Rosario Rodinò, 26 anni, stessa età di
Giuseppe Demasi, che resiste fino al 30 dicembre. Sette morti, una strage mai vista.
Quella fabbrica che a molti di noi sembrava così lontana in realtà ogni giorno ci
accompagna ai piani delle nostre stanze di lavoro, ci “avvolge” ogni mattina, ci “eleva”
verso il lavoro. Eppure di lavoro si può morire. In Italia si muore come in una guerra. Non
c’è esagerazione in questa affermazione, sono i numeri, drammatici, a dare la misura di
questa carneficina.
La sentenza di questi giorni, del Tribunale di Torino, ha condannato l’amministratore
delegato di ThyssenKrupp Italia per omicidio volontario sotto il profilo del dolo eventuale.
Significa che il manager era consapevole del rischio di gravi incidenti per i lavoratori nello
stabilimento torinese della multinazionale tedesca e che aveva deciso di correrlo,
rinunciando ad investire in misure di prevenzione antincendio la somma messagli a
disposizione pochi mesi prima dal working group della Tk sulla sicurezza: 800 mila euro
per installare un impianto di rilevazione di fumi e spegnimento automatico del fuoco.
I pm hanno sostenuto nella lunghissima requisitoria che “l’imputato ha fatto prevalere
l’interesse economico sul fattore umano”.
Questa sentenza dice una cosa precisa: per conseguire un profitto non si possono
sacrificare le condizioni di sicurezza dei lavoratori, le loro vite. E chi dirige una azienda non
è esente da responsabilità.
Segnalo, con rispetto, questa notizia anche alla nostra dirigenza. So che la parola
responsabilità fa venire a molti di voi, una certa allergia, ma la sicurezza è una vostra
responsabilità.
Aprile 2011
Una manovra …di classe
Insomma loro fanno una manovra a tempo di record e a tempo di record iniziano i
mugugni. In fondo stano rispettando il programma elettorale. Il famoso cartellone diceva
“Non metteremo le mani nelle tasche… - è stata colpa del tipografo che ha scritto - degli
italiani ma la vera frase era “non metteremo le mani nelle tasche dei parlamentari”. In
piccolo refuso suvvia!
Già sento Cobas-USB e CGIL dire è una manovra di classe. Certamente che lo è, ma che
classe signori! Prendete il ministro Tremonti, per dirne una. A Roma ci sono milioni di
persone che pagano un mutuo o un affitto per non andare a dormire sotto i ponti. Lui,
invece, pover’uomo, si faceva prestare la casa da un suo collaboratore sotto inchiesta.
Fatelo anche voi e non avrete gli aggravi previsti per i mutui E non è classe questa? E
guardate con che classe l’onorevole Milanese a bordo della sua Bentley è andato a votare
la manovra economica. Mentre la moglie, signora da vacanzine americane a 8000 dollari a
notte nella suite del Plaza, sempre con classe, è anche la portavoce del suddetto Tremonti.
Ci vuole una certa classe poi, per fare come quel Papa che qualcuno vorrebbe arrestare
correre a votare il taglio degli asili nido dopo aver regalato una Jaguar all’amica. Questa è
classe signori!
E il povero Silvio, finalmente rinfrancato dal fatto che l’Italia non è come la Grecia, grazie
ai ticket sanitari e alla bastonatura sui redditi bassi, potrà osservarci dall’alto a bordo dei
due superelicotteri da cinquanta milioni della Presidenza del Consiglio.
Ci vuole una certa classe per tagliare le agevolazioni fiscali alle famiglie più povere in
misura doppia che a quelle piú ricche. É commovente sapere che gente che vive di
consulenze milionarie, che spende un miliardo di euro all’anno per andare a casa con
l’autista, trovi il tempo per far pagare ai cittadini la visita al pronto soccorso.
La classe non é acqua.
Luglio 2011
Uffa che noia!!
Che vita monotona la mia, anzi la nostra. Tutti i giorni al solito ufficio, i soliti colleghi e
soprattutto ogni 27 del mese lo stipendio accreditato in banca. Ogni 27! E non si sbagliano
mai, ma che noia! E poi si domandano perché c’è un altissimo tasso di suicidi tra i
lavoratori a tempo indeterminato! Ma è ovvio: la causa è di quel maledetto posto fisso che
rende monotona la nostra vita. E se proprio posso dirla tutta non ho capito il perché delle
proteste per i 700 esuberi in Inpdap? Sai che bello poter cercare un nuovo lavoro? Che
adrenalina sarebbe stata? E voi la volete sprecare? Io se fossi in Monti raddoppierei gli
esuberi. Sai quanta gente ne sarebbe felice?
Tutti l’abbiamo pensato: ha ragione il Presidente del Consiglio professor Mario Monti dove
in una delle sue ormai numerosissime apparizioni televisive ha pronunciato una bella frase
assai moderna “Posto fisso, che monotonia! I giovani devono abituarsi a cambiare”.
Devo dire che mio figlio che è precario da diversi anni, non si sta divertendo molto. Non si
da alla bella vita, non va tutte le sere in discoteca o in pizzeria, non frequenta Cortina e
neanche Rimini. “Vai bello di mamma - gli dico – divertiti”, ma sta sempre lì un po’
“sfigato”.
Ma se una cosa così innovativa viene detta da Monti c’è da credergli. Lui del resto è l’uomo
più annoiato della terra. Se lo guadate con attenzione noterete che la monotonia lo ha
proprio sfiancato. Lui di posti fissi se ne intende e neanche poco. Figlio di un direttore di
banca e nipote di un banchiere, diventa professore ordinario all’Università di Torino nel
1969 (all’età di 26 anni), un bel posto fisso, insomma. Se lo tiene fino al 1985, quando lo
lascia (temerario!) per occupare un altro posto fisso: professore di economia politica alla
Bocconi di Milano. Il posto, già molto fisso, diventa fississimo nel 1989 (diventa rettore) e
poi addirittura di una fissità sconcertante (diventa presidente, dal 1994 al 2011).
Naturalmente, pur avendo tutto sto ben di dio di posti fissi, il professor Monti ha ricoperto
molti altri incarichi, tra cui varie commissioni governative, la vicepresidenza di una banca
(la Comit, dall’88 al ’90), la carica di commissario europeo. Il tutto, forse, per provare
l’ebbrezza del precariato, ma naturalmente mantenendo il posto fisso. Ed eccoci ai giorni
nostri: alla fine del 2011 Mario Monti lascia il suo posto fississimo (la presidenza della
Bocconi) e assume l’incarico di capo del governo. Finalmente un vero lavoro precario! Ma…
accompagnato dalla nomina a senatore a vita. A vita! Ora, siccome mi riesce difficile
immaginare un posto più fisso di un incarico “a vita”, possiamo dire senza tema di
smentite che dall’età di 26 anni a oggi che viaggia per i 70, il professor Monti ha sempre
avuto un posto fisso. Chissà che monotonia! Il suo consiglio ai giovani, quindi, non può
che essere frutto dell’invidia: beati voi ragazzi che ogni due mesi avete questo
stratosferico brivido del rinnovo del contrattino. Guardate me, invece, che noia!
Niente male, eh? Come dite voi a Roma ……paraculo?
Febbraio 2012
Una semplice richiesta
Volevo parlarvi dell’ottomarzo senza farvi cascare le braccia.
Magari scrivere qualcosa su i tanti messaggi che oggi già ci stanno
inondando, o su gli auguri e le argute riflessioni che stanno per arrivare
(magari anche quelle del clandestino comitato per le pari opportunità
dell’Inpdap).
Ma ho deciso di farvi solo una semplice richiesta.
La rivolgo in primo luogo ai giornalisti, ai conduttori, ma anche alle nostre
intelligenze, a noi che ci ritroviamo spesso a commentare fatti di cronaca che
riguardano omicidi di donne.
Per favore smettete di chiamarli “omicidi passionali”.
Cosa c’è di passionale nel massacrare una donna?
Rendiamo onesto anche il nostro linguaggio. Passione e amore non c’entrano,
c’entrano il potere, il terrore di perderlo, l´odio della libertà.
Marzo 2012
I redditi
Non amo guardare dal buco della serratura, ma confesso che ci si starebbe delle ore a
spulciare nelle dichiarazioni dei redditi dei nostri amati parlamentari depositate ieri a
Camera e Senato. Si capisce perfettamente l’aria che tira. Per esempio: gli investimenti più
cospicui si fanno nel solito e solido mattone, Luca Barbareschi ha messo un milione di euro
per una casetta newyorchese, Guglielmo Picchi (Pdl) per una a Londra, Marco Milanese,
l’ex braccio destro di Giulio Tremonti, ne ha venduta una a Cannes. Renato Brunetta, di
indole più domestica, si è contentato di un cosuccia sull’Ardeatina, Monti invece ha una
specie di fissazione per i box. E’ comunque un rogito continuo che coinvolge un po’ tutti, si
entra in possesso di cascine, appezzamenti (Antonio Di Pietro ne ha preso uno nuovo
nuovo a Montenero di Bisaccia), vigne (Roberto Nicco, autonomista valdostano). L’unico
controcorrente è Scajola che non ha acquistato né ceduto case, né posti barca, né altro
(gli rimane l’appartamento con vista Colosseo).
Casini con 116 mila euro dichiarati nel 2010, è il più povero fra i leader di partito.
L’indigenza, diciamo così, non lo ha trattenuto dal vorticoso e continentale scambio
azionario. Acquistate azioni Intesa, Eni, Sanofi Aventis, Air Liquide, Scneider electric,
cedute Unicredit, Basf, Siemens, Allianz, Telefonica, Bnp Paribas, Technip, Banco di Bilbao,
Daimer, Deutsche Telecom e tante altre e poi partecipazioni in Unicrfedit, Basf, Bayer,
L’Oreal, Bmw e così via. Sono rivelazioni che danno un tono nuovo ai clamorosi gessati che
Casini indossa ultimamente.
Un bel daffare, per non dire delle auto. Pare di capire che quelli del centrodestra vadano
matti soprattutto per le tedesche (Audi, Bmw, Mercedes) e quelli di centrosinistra
(notoriamente sfigati) per le Fiat. Segnalano gli esperti l’intravvedersi delle prime sobrietà,
con una netta diminuzione del mercato delle barche.
Quello che più stupisce è che nessuno di loro abbia investito parte dei loro risparmi in titoli
di stato (solo due su mille). Ecco: i titoli di Stato non se li fila nessuno, oltre a Rao (Udc),
non ha che 50 mila euro in Bpt a scadenza 2020, ne conserva Mario Pepe ex Pdl ora del
Misto (centomila euro). Per carità è legittimo investire le proprie fortune in società estere
come la Deutsche Telekom, il Banco di Bilbao o la Bank of America, ma se loro sono i
primi a non investire sullo Stato italiano, cioè la baracca che dovrebbero raddrizzare,
qualche dubbio mi sembra normale che affiori.
È come se il tuo fornaio di fiducia si rifornisse per il pane di casa sua dal fornaio
concorrente. Continuereste ad avere fiducia?
Ripeto: due su mille. Abbiamo una classe dirigente piena di privilegi, mediamente corrotta
e incapace. Il bello è che aggiunge a queste indiscusse virtù anche la totale assenza di
coerenza e quindi di credibilità. Chiedono ai cittadini e ai mercati di finanziare il nostro
debito pubblico, ma sono i primi a non credere a quello che predicano.
Forse il loro interesse non coincide con il nostro. Forse.
Marzo 2012
Voi che fareste
So bene che l’azienda attraversa un momento poco felice e la sua credibilità è molto
scossa. Prendersela con il Vaticano alla luce della diffusione di segreti aziendali, di scontri
tra personaggi molto in vista nella gerarchia aziendale e il licenziamento del banchiere di
riferimento è veramente come “sparare sulla croce rossa”. Certo l’azienda non sta a
guardare e le prime contromosse sono già partite come la manifestazione a Milano in
difesa della famiglia tradizionale che rimane il core business aziendale.
Ma c’è una cosuccia che è passata velocemente in secondo piano e che forse meriterebbe
una riflessione maggiore.
Se vi accorgeste che a scuola di vostro figlio qualche adulto molesta, non vostro figlio, ma
qualsiasi altro bambino voi che fareste? Se il vostro vicino di casa passa il suo tempo ad
abusare di bambini e bambine voi che fareste? O se il vostro collega si diletta a raccogliere
foto pedopornografiche, voi che fareste?
Lo chiedo perché io che penso di essere una persona semplice semplice d’istinto li
denuncerei, anzi più che un istinto lo ritengo un dovere.
Per fortuna ci sono uomini dall’alto del loro magistero ci indicano la retta via: il direttore
della filiale italiana cardinal Bagnasco per esempio. I vescovi, ha detto in una recente
dichiarazione, non sono obbligati a denunciare i preti pedofili. La Conferenza episcopale
italiana nel diffondere le linee guida comportamentali per combattere il fenomeno della
pedofilia ha spiegato chiaramente che non figura l'obbligo di denuncia. E pensare che
perfino Facebook è pronto a denunciare i pedofili che appaiono sulle pagine del social
network più famoso del mondo.
Eppure da chi vorrebbe spiegarci come gestire la nostra vita privata, la propria morte,
maternità, paternità e sessualità resta lecito aspettarsi forme di vita più evolute.
Giugno 2012
Il martire
Vi confesso che volevo scrivere da qualche giorno sul povero Sallusti oggi direttore del Giornale e
al tempo dei fatti di Libero. Ma non ce la facevo. Ero lì a piangere tutti i giorni. Ma lacrime vere.
Pianti a dirotto e tutti per il martire Sallusti. Prime pagine, aperture dei tg, tutti a gridare in coro
unanime al pericolo della democrazia minacciata. Io ero annichilita dal fatto che nel mio posto di
lavoro si continuasse a parlare di tagli ai buoni pasto, di tagli di personale, delle difficoltà ad
arrivare alla fine del mese, ma del povero Sallusti non trovavo neanche un comunicatino sindacale.
Bene adesso vi racconto io la notizia e vediamo se anche voi non lascerete le vostre banali
preoccupazioni per correre in difesa del nostro martire e chiederne almeno la sua beatificazione.
Il fatto. Nel febbraio del 2007 una ragazzina di Torino (13 anni) si accorge di essere incinta. I
genitori sono separati. La ragazzina (che tra l’altro ha problemi di alcol ed ecstasy) vuole abortire,
ha il consenso della madre, ma non vorrebbe dirlo al padre (i genitori sono separati). Per questo si
rivolge alla magistratura. È quanto prevede la legge: mancando il consenso del padre si è dovuto
chiedere a un giudice tutelare, che ha dato alla ragazzina (e alla madre, ovviamente) il permesso
di prendere una decisione in totale autonomia senza alcuna imposizione da parte della
magistratura.
L’articolo querelato lo scrisse, sotto pseudonimo, Renato Farina, giornalista radiato dall’Ordine
che non poteva scriverlo. E il direttore Sallusti non doveva farlo scrivere.
La prosa maleodorante e vergognosa dell’articolo – un cocktail di mistica ultracattolica e retorica
fascista – non è suscettibile di querela e quindi ognuno la valuti come vuole. Ma veniamo ai fatti.
Nei giorni passati si è insistito molto su una frase, questa: “… ci fosse la pena di morte, e se mai
fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo e il
giudice”. E’ vero. Si tratta di un’opinione. Scema, ma un’opinione. Disgustosa, ma un’opinione.
Vediamo invece le frasi che non contengono opinioni ma fatti. Falsi.
Il titolo, per esempio: “Il giudice ordina l’aborto / La legge più forte della vita”.
Falso. Nessun giudice ha ordinato di abortire.
Altra frase: “Un magistrato allora ha ascoltato le parti in causa e ha applicato il diritto – il diritto! –
decretando l’aborto coattivo”.
Falso. Il giudice ha dato libertà di scelta alla ragazzina e alla madre.
Ancora: “Si sentiva mamma. Era una mamma. Niente. Kaput. Per ordine di padre, madre, medico
e giudice, per una volta alleati e concordi”.
Falso. Il padre non sapeva (proprio per questo ci si è rivolti al giudice) e le firme del consenso
all’aborto sono due, quella della figlia e quella della madre.
E poi: “Che la medicina e la magistratura siano complici ci lascia sgomenti”.
Falso. Complici di cosa? Di aver lasciato libera decisione alla ragazza e a sua madre?
Non c’è dubbio che il caso della ragazzina torinese sia servito a Libero e al suo direttore Sallusti
per attaccare un diritto acquisito, per gettare fango in un ingranaggio già delicatissimo come
quello della 194. Ma questo è, diciamo così, lo sporco lavoro della malafede, non condannabile per
legge.
Condannabile per legge è, invece, scrivere e stampare notizie false. Il reato d’opinione non c’entra
niente.
Per questo la galera vi sembra troppo? Può essere. Ma per favore, ci vengano risparmiati ulteriori
piagnistei sul povero giornalista Sallusti che non può dire la sua.
Ottobre 2012
E qui comando io
Può succedere che a qualcuno non piacciano le cose che dici. Ma è un fatto
normale. Quello che stona è quando un sindacato, la UIL nel nostro caso,
indispettita da certe nostre mail, chiede nella riunione di insediamento del nuovo
direttore, la testa degli Uccelli.
Ancor più strano è che un tizio, di passaggio come un acquazzone estivo,
nominato direttore generale per indiscussi meriti (a noi oscuri), invochi “fucili e
carabine” per far zittire gli Uccelli. E questo è quello che è successo con Pianese.
La stoltezza dei sindacati che allora non alzarono una flebile voce in difesa del
diritto di critica (con l’unica eccezione della USB), fu di non capire che la censura
si sarebbe allargata a tutti. E così andò.
Dopo pochi mesi dal suo insediamento, il direttore generale Pianese, ribattezzato
Generale Direttore, pensò di inibire a tutti i sindacati l’uso della posta elettronica.
Chi voleva leggere i comunicati doveva andare a spulciare in qualche sperduto
link. Ma i censori, si sa, nella loro foga sono anche sciocchi. Con la tecnologia
moderna il divieto era facilmente aggirabile e così facemmo, in barba alle
decisioni di Pianese. Poco dopo fu costretto a rimangiarsi ogni decisione e i
sindacati a convivere con gli Uccelli.
Un colpo di carabina
Gentile dottor Bizzarri neo responsabile della UIL-Inpdap,
cronache inconfutabili raccontano che durante il primo incontro tra le organizzazioni
sindacali e il neo direttore, Lei, agitando l’ultima mail degli “Uccelli”, ha ritenuto,
legittimamente, prendere la parola per chiedere “urgenti provvedimenti” nei nostri
confronti.
Di tutti i problemi che affliggono questo Ente noi pensavamo di stare tra il
novantasettesimo e il novantottesimo posto. Mai avremmo immaginato di occupare il
primo dei Suoi pensieri. Ma come sempre ci siamo sbagliati.
Gentile dottor Bizzarri neo responsabile della UIL-Inpdap, noi siamo soltanto ospiti della
mail dei Cobas (che con cortesia rispettano le nostre idee anche se difformi dalle loro).
Siamo stupidi impiegati, mal sopportati, in fondo, da tutte le sigle sindacali. Non aspiriamo
a essere un sindacato (anche perché già ce ne sono in abbondanza), non siamo alla
ricerca di tessere/RSU/permessi sindacali. Siamo incapaci di scrivere, di fare una proposta,
di avanzare un progetto, non riusciamo neanche a far sorridere i nostri lettori. Siamo
ingenui, sciocchi, inutili, sostanzialmente insignificanti eppure Lei ha invocato
“provvedimenti urgenti nei nostri confronti”. La Sua prima richiesta di fronte al neo
direttore: entusiasmante. Quali provvedimenti pensa possono essere attuatati per lenire le
Sue paure. Forse la chiusura della posta dei Cobas? La censura preventiva? Oppure chiede
la nostra carta d’identità per magari additarci come untori? Oppure vuole che veniamo
licenziati con addosso l’infamante accusa di lesa maestà?
Non risponda a queste domande, ma se ha voglia e tempo, ci premerebbe soltanto sapere
da Lei cosa ha provato quando alla Sua richiesta di provvedimenti il grande capo ha
evocato, senza ironia e con piglio autoritario, una sorta di “plotone d’esecuzione”. Un
brivido non Le ha attraversato la schiena? Non ha pensato che si era (questa volta sì)
valicato il segno. E vedere la sola Rdb (che pubblicamente vogliamo ringraziare) alzarsi e
stigmatizzare con forza le affermazioni del direttore non Le ha fatto venire in menti periodi
bui della nostra storia, quando altri facevano finta di non vedere? Vedere il silenzio degli
altri suoi colleghi sindacali di fronte a parole come “sparare”, “carabine”, “fucili”, “calibro”
non Le ha fatto minimamente pensare che un domani quegli stessi spettatori silenziosi
potranno mantenere la stessa indifferenza quando magari (speriamo di no) Lei sarà
portato via?
Forse questa sarà la nostra ultima mail, ci permetta quindi di farLe i nostri migliori e
sinceri auguri di una splendida carriera sindacale e magari se Le capiterà di leggere una
vecchia nostra mail si lasci andare ad un timido sorriso. L’ironia non ammazza nessuno,
anzi allunga la vita. Le censure e le pallottole sì.
p.s. Quanto al “sergente” che vorrebbe guidare il "plotone d’esecuzione" nei nostri confronti ne parleremo la prossima
volta.
Febbraio 2010
Un po’ di equivoci tra uccelli e impallinamenti
Ho la strana sensazione che ci siano un po’ di equivoci. Non parlo in generale o in astratto,
ma proprio qui, in Inpdap.
Equivoci sì, nel senso che si occupano parti che non competono e poi tutto diventa
confuso, un equivoco appunto.
Non sarebbe un equivoco, che so, se un sindacato lottasse contro ogni forma di censura o
di limitazione del pensiero (si può dire o è un offesa?).
Non sarebbe un equivoco se le cariche istituzionali fossero frutto di competenze e
professionalità e non di spartizioni politiche e così ad ogni cambio di governo tocca
cominciare d’accapo (si può dire o è un offesa?).
Non sarebbe un equivoco se le massime cariche istituzionali non usassero linguaggi
militareschi (si può dire o è un offesa?).
Non sarebbe un equivoco se chi ha il potere di farlo affrontasse il malessere dei propri
impiegati per trovare soluzioni ma non per iniziare una battuta di caccia.
Gli equivoci potrebbero generare situazioni in cui il “grande capo” a furia di prendersela
con “gli uccelli” potrebbe trovarsi in imbarazzo un po’ come il prete di Trilussa raccontato
da Boccelli nel link qui sotto (Trilussa è un poeta romano: spero che lassù nessuno ne
abbia a male).
Saluti dalla nostra ultima mail…forse
Febbraio 2010
Gli uccelli se ne vanno
Care lettrici e cari lettori è tempo di migrare. Qualcuno (pochi) sarà dispiaciuto, altri
(molti) saranno contenti. Ma come sia sia, è ora di andarsene dall’Inpdap. È troppo tempo
che stiamo in questo posto e visto che qualcuno di molto importante (ma molto!) con
l’aiuto di bibò ha deciso di “spararci” (eh! eh! non si dicono queste parole), per evitare
feriti e sparatorie……ce ne andiamo.
Stop. Basta. Game over. Fine degli uccelli in Inpdap.
Arrivederci a tutti.
Dove andiamo? Perché a qualcuno interessa? Se proprio lo volete sapere andiamo a
Gaborone capitale del Botswana, in Africa. Ci siamo piazzati in un ufficio
dell’amministrazione pubblica del Botswana. Bell’ufficio non c’è che dire, tanta gente, tante
belle persone. Appena arrivati grande fermento, grande agitazione. Per noi? No per carità.
È successo che un certo procuratore generale della Corte dei Conticini del Botswana ha
detto che “i controlli interni ed esterni sull'amministrazione non sono pienamente adeguati,
vi è un'attuale situazione di loro scarsa efficacia, di pochezza di effetti concreti».
Parole pesanti come queste «Dove manca la trasparenza si genera il cono d'ombra entro
cui possono trovare spazio quei fatti di corruzione o di concussione che rendono poi
indispensabile l'intervento del giudice penale». Appena sentite queste affermazioni a
Gaborone, negli uffici pubblici del Botswana, è iniziato il comprensibile allarme. Di quale
amministrazione pubblica parlava il procuratore? La mia? La tua? Il capo supremo di
Gaborone da tutti chiamato confidenzialmente Her Director si è allarmato.
I “sultani”, che amministrano le cose quotidiane hanno avuto un brivido dietro la schiena
quando hanno sentito la denuncia che corruzione e concussione, incidono sul prezzo degli
appalti e danneggiano l'immagine della pubblica amministrazione. Il procuratore generale
della Corte dei Conticini del Botswana nella sua relazione ha poi ricordato che la
magistratura contabile ha emesso nel 2008 102 sentenze per danno erariale derivato da
attività contrattuale, 77 delle quali sfociate nella condanna dei chiamati in giudizio. «Le
patologie maggiormente ricorrenti negli appalti pubblici di opere, beni e servizi - ha
sottolineato - attengono innanzitutto a fatti corruttivi e concussivi che, al di là della loro
riprovevolezza sotto l'aspetto penale, incidono di norma sul prezzo degli appalti medesimi
aumentandone l'entità e determinando quindi un maggior onere finanziario a carico
dell'erario, assolutamente ingiustificato.”
Avete capito? La corruzione passa attraverso l’aumento del prezzo degli appalti! Un brivido
ha pervaso i “sultani” “e se qualcuno si mette a indagare sui nostri appalti? - si son detti
tra un kebab e una felafel”.
Meno male che da voi in Inpdap queste cose non succedono.
Febbraio 2010
Su richiesta di Bibò e con il silenzio di Bibì (…e non solo), il capo dei capi ha dichiarato di voler “sparare”
agli uccelli. Visto che vorremmo che si occupasse di cose più importanti e che la vista del sangue ci
addolora, abbiamo deciso unilateralmente di andarcene dall’Inpdap e ci siamo trasferiti in Botswana
Cartoline dal Botswana - Non si fa così
Proprio non si fa, non si fa così.
Io, nella mia vita, di certezze ne ho poche ma appena arrivata a Gaborone capitale del Botswana,
in Africa, mi è crollato un mondo.
La prima certezza? La famiglia. Intesa come uomo donna “fin che morte non ci separi”. Me l’hanno
spiegato per tutta la vita parroci e politici timorati di Dio. Qui invece ci stanno preti che non sanno
cosa significhi la difficoltà del vivere in famiglia, e politici molto più esperti di famiglie di me (ne
conoscono due o tre e qualcuno conosce anche più di un genere sessuale).
Altra certezza “via le prostitute dalle strade è un indecenza”. Giusto pensavo! Avevo capito che
l’indecenza fosse la prostituzione in quanto tale non il fatto che battessero le strade. Non avevo
capito invece che il concetto era “per strada no a Palazzo del Governatore del Botswana si”, e
anche questa certezza si è volatizzata (c’è un palazzo Grazioli anche qui).
Ripetevo “sono i rumeni che stuprano le donne” ma quando i dati hanno raccontato che l’80%
delle violenze sessuali avviene tra le mura domestiche mi sono ricordata di quello che avveniva
anche in Italia, ho fischiettato e fatto finta di niente.
Ma l’ultima certezza, quella incrollabile, granitica, indistruttibile, quella non me la potete togliere.
Certezza? Ma che dico, per me più che una certezza è una ideologia, un credo politico/religioso, un
dogma. Per favore non fatelo!
Mi hanno convita per anni e anni che la “colpa della mia insucurezza è dovuta alla presenza di
stranieri e negri, che sono tutti ladri e delinquenti”. “Tolleranza zero” – gridavo ad ogni occasione.
Ne ero talmente convinta che ci ho fatto pure le ronde (anche se eravamo un po’ pochini) contro
l’invasione degli stranieri, barbari e ladri. Certo da qua prendersela con i neri è in un certo senso
sconsigliabile. Ma ho cominciato a piangere quando ho sentito bisbigliare di fatti misteriosi che
avvengono in Botswana. (È vietato parlarne apertamente soltanto un certo Scodinzolini è titolato a
raccontare la “realtà”).
Qui da noi si racconta di appalti pilotati per assegnarli a cognati, amici, e ruffiani. Appalti miliardari
per ditte amiche dei potenti i cui costi lievitavano di giorno in giorno. Papponi che ridono pensando
ai soldi per la ricostruzione del terremoto. Mezzo miliardo di euro per costruire un albergo
abbandonato in un isola. Un politico del PDL (uno?) eletto in parlamento, con i voti delle mafie e la
complicità di faccendieri nazisti. Condannati che stanno in parlamento. Compagnie telefoniche
concorrenti che si mettono d’accordo per riciclare denaro e non pagare le tasse. Un magistrato che
informava “l’uomo del fare” su le inchieste che lo riguardavano. E sapete cosa ha detto il capo del
Botswana? “Schizzi di fango”. Tutto qui. E la tolleranza zero? Almeno tolleranza uno, che so
tolleranza due, ma qui stiamo alla tolleranza in base al censo.
Ma allora mi son detta chi sono i veri ladri? Da chi mi devo difendere?
Sai qual è la cosa che non avevo capito?! È che il borseggiatore mi ruba 50 euro e mi fa molto
incazzare, ma almeno si copre la faccia con il passamontagna. Questi non si vergognano, hanno
l’arroganza e l’impunità del potere e mi rubano molti più quattrini. Ma soprattutto mi hanno rubato
il futuro, e anche questo mi dovrebbe far incazzare….ma tanto tanto.
Beati voi, perché in Italia queste cose non succedono.
Febbraio 2010
Su richiesta di Bibò e con il silenzio di Bibì (…e non solo), il capo dei capi ha dichiarato di voler “sparare”
agli uccelli. Visto che vorremmo che si occupasse di cose più importanti e che la vista del sangue ci
addolora, abbiamo deciso unilateralmente di andarcene dall’Inpdap e ci siamo trasferiti in Botswana
Cartoline dal Botswana
L’Incredibool Hulk
L’incredibool Hulk è veramente forte! Non ha paura di nessuno e soprattutto, nessuno lo può fermare. Anche
perchè, ma forse sono troppo maliziosa, gode di un silenzio assenso che fa paura per la troppa superficialità o,
e qui sta la malizia, per troppa stupidità. Non tutti certo….ma molti sì.
Ma veniamo al dunque, queste in fondo sono quisquilie.
Tra tante preoccupazioni che ha un super eroe qual è quella che attanaglia il nostro onnipotente Incredibool
Hulk? Cose che noi umani neanche riusciamo a immaginare: regolamentare l’uso della posta elettronica ai
comunicati sindacali. Ma non è geniale? Ora a volte alcuni sono illegibili o simpatici, interessanti o patetici, ma
in fondo te li trovi sul tuo tavolo e se non ti interessano li cestini tranquillamente, come si fa con gli auguri di
Pasqua, Natale, Befana, Fine Anno, Ferragosto, Santo Patrono, Trick e Trak che anche segreterie di uffici
“importanti” non disdegnano di mandare.
Immaginate che qui in Botswana qualcuno si ritrovi lo stipendio, sotto le sue varie forme, ridotto o svalutato e
che ritenga che se proprio deve stringere la cinghia (e qua vi assicuro la stringono in molti), anche i propri
governanti devono avere un atteggiamento virtuoso o almeno coerente. Immaginate che qui in Botswana
qualcuno vede i propri soldi spesi a vagonate e si ritrova un prodotto, per il quale quei soldi sono stati
abbondantemente spesi, che fa veramente pietà. Chessò, un esempio tra i più assurdi che mi può venire in
mente, chessò una cosa tra le più improbabili che possa avvenire in Italia. Ah ecco ho trovato, spendere
quanto è stato speso per “salvare” l’Alitalia, per i programmi informatici. È solo un paradosso perché so bene
che in Italia mai potrebbe avvenire una situazione del genere. Bene, questo qualcuno nota la situazione, che
tra l’altro ricade doppiamente su di lui, come sperpero di denaro pubblico e come difficoltà nel lavorare, ma
non ha il coraggio di dire nulla. Sta zitto perché si sente solo. Poi qualcun altro trova il coraggio, una RSU ad
esempio, e lo dice su una piazza moderna, come può essere la posta elettronica. Il malessere rimbalza e si
scopre che molti la pensano allo stesso modo e molti lo dicono anche a voce alta, sempre grazie alla piazza
moderna. Insomma il problema emerge in tutta la sua gravità, grazie appunto alla posta elettronica che mette
in luce un problema e sembra smuovere anche sigle sindacali fino allora sonnacchiose. Un bell’esempio di
democrazia no? Che fa l’onnipotente? Fa tesoro delle osservazioni che tutti fanno? Macché, troppo facile,
banale, scontato, ovvio. Chiude la piazza, la circoscrive, la riduce, la nasconde. Si appella al fatto che gli
strumenti sono dell’amministrazione (anche i soldini sperperati erano “dell’amministrazione”) e oplà uno
spazietto di circolazione delle idee viene ridotto affinchè nei fatti resti una cosa solo per gli addetti ai lavori,
spegne i riflettori: questo è l’onnipotente Incredibool Hulk.
Certo puoi andare a leggere i comunicati, se ti ricordi, passando per intranet, cercando sindacati, capandoti il
sindacato che ti interessa, e in quello i vari comunicati. Così la verginità è fatta salva ma chi può dire che è la
stessa cosa?
L’uso della posta elettronica, come quello di internet sono argomenti nuovi e complessi, ma di queste cose nel
mondo civile ci si siede intorno a un tavolo e se ne discute. Perché quando si maneggiano strumenti importanti
come l’informatica non si danno solo ordini e divieti ma anche garanzie e certezze.
Ogni nostro movimento sul computer (indipendentemente da internet) è tracciabile e tracciato. E quindi potrà
essere monitorato il fatto che io accedo più spesso a quella sigla sindacale piuttosto che a quell’altra. Oppure
che il comunicato sull’informatica della RSU di vattelapesca è stato letto da appena 5 persone e quindi posso
tranquillamente far finta di nulla.
Che uso se ne fa di questi dati? Chi ne è responsabile? Ogni quanto vengono cancellati? In poche parole come
viene garantito un problema grosso quanto una casa che si chiama democrazia sostanziale e che qui, in
Botswana, ha meritato l’attenzione in primis di tutti i sindacati?
E da voi che succederebbe di fronte a una cosa del genere, se mai dovesse avvenire ovviamente perché queste
cose, si sa, avvengono solo nel terzo mondo? Ci sarebbe il silenzio-assenso di attori importanti come i
sindacati? Quel silenzio-assenso che rende personaggi vetusti, di un passato autoritario antico, eroi moderni o
no?
Aprile 2010
Questa mail la puoi leggere solo perché abbiamo deciso di violare le
regole imposte arbitrariamente dall’amministrazione che vietano
alle organizzazioni sindacali il libero uso della posta elettronica
Un uomo di potere
Un uomo di potere è insofferente ai contrappesi.
Un uomo di potere non sopporta che ci sia un Presidente o un Commissario che possa
fargli ombra.
Un uomo di potere è capace di minacciare perfino le dimissioni pur di affermare “o io o
lui”.
Un uomo di potere mette sempre al primo posto il suo potere anche a scapito di una
collettività.
Un uomo di potere si circonda di yes man pronti a blandirlo con false lusinghe.
Un uomo di potere crede che il rispetto e la stima si conquistano con il pugno duro.
Un uomo di potere non tollera la critica.
Un uomo di potere vede nemici ovunque.
Un uomo di potere non si lascia attraversare dal dubbio personale, neanche quando quelli
più accondiscendenti lo criticano per aver creato relazioni sindacali “ai margini di
tollerabilità”, “interpretazioni unilaterali e fughe in avanti a testa bassa”.
Un uomo di potere quando vede un edificio crollare non pensa a puntellarne le
fondamenta, a interrogarsi su le sue responsabilità, il massimo di cui è capace è quello di
inventare stratagemmi per tenere nascosta la notizia.
Un uomo di potere ogni due mesi inventa piccoli trucchetti per bloccare l’uso della posta
elettronica.
Un uomo di potere chiede per gli altri la rigida applicazione di principi che per lui non
valgono come la meritocrazia.
Un uomo di potere è incapace di ascoltare gli altri.
Un uomo di potere nasconde questa incapacità dietro il piglio decisionista.
Un uomo di potere ritiene innovativi i suoi comportamenti ma in verità è rimasto
penosamente ancorato ai canoni autoritari di fine ottocento.
Un uomo di potere non è capace di prendere decisoni condivise, partecipate.
Un uomo di potere non riesce a capire che con lo scontro contro tutti non si amministra
neanche un condominio.
Un uomo di potere che non sa amministrare il presente non potrà mai disegnare un
brandello di futuro di un ente, al quale sono legati i destini di migliaia di lavoratori e delle
loro famiglie.
Un uomo di potere nella sua piccolezza è solo.
Maggio 2011
Questa mail la puoi leggere solo perché abbiamo deciso di violare le
regole imposte arbitrariamente dall’amministrazione che vietano
alle organizzazioni sindacali il libero uso della posta elettronica
Ma tu….?
La dico diretta, senza giri di parole: ma tu cosa sei disposta o disposto a fare?
Schematizzando, ma purtroppo senza esagerare, siamo “amministrati” da un uomo che crede di
governare un ente come fosse un generale, anzi il Generale.
Non gli piacciono i comunicati sindacali? Si inventa, fuori da qualsiasi dinamica democratica,
restrizioni all’uso della posta elettronica. Le restrizioni da lui imposte non funzionano? Dopo
appena due mesi ricambia nuovamente le regole a suo piacimento come fosse il proprietario della
posta elettronica.
Ha imposto in questi giorni lo “stop agli allegati nelle mail” a tutti i sindacati, cioè ha imposto nei
fatti l’impossibilità di esprimere un’idea a meno di violarne le regole. Ma dove li mutua questi
fantastici arbitrii dal regime dittatoriale cinese?
E come i rais del Maghreb è ossessionato dalla democrazia della rete, è spaventato dalle parole,
dalle idee che si confrontano anche aspramente, teme il pensiero che dissente dal suo.
“Ai margini di tollerabilità”, con “interpretazioni unilaterali e fughe in avanti a testa bassa” hanno
dichiarato in questi giorni persino sindacati tradizionalmente sempre molto ben disposti nei
confronti dell’amministrazione.
Siamo governati da un estremista, chiuso nel suo fortino, in una lotta contro tutto e tutti.
Se non gli piace che i sindacati (i sindacati non pizza e fichi!) propongono ad esempio di
aggiungere altri temi alla discussione e non riesce a zittirli, lui si alza e se ne va neanche fosse il
rappresentante di un agguerritissimo sindacato di base.
Non gli piace il Presidente-Commissario? Lui minaccia di andarsene aprendo una guerra tra vertici
dell’ente in cui gli unici sconfitti sono i lavoratori. (A proposito: Presidente se ci sei batti un colpo)
Non è neanche originale, infatti è tipico di ogni autoritarismo chiudere le voci dissonanti prima di
imporre, come sta per fare, tagli pesanti alle nostre buste paga.
La dico senza esagerazioni: questa ricerca perenne dello scontro senza nessuna possibilità di
mediazione sta affondando l’ente e sta trascinando nel baratro la qualità della nostra vita.
Ma tu cosa sei disposto o disposta a fare? Non è una domanda retorica. Te lo chiedo seriamente e
nel farlo lo chiedo a me stessa.
Quanto a lungo si può sopportare questa situazione, qual’è il limite oltre il quale la tua dignità non
consente mediazioni?
Puoi continuare a far finta di niente, a credere che al massimo il tutto si risolve nel brontolio di
sottofondo.
Oppure puoi ammettere a te stessa e agli altri di essere indignata. Sì profondamente indignata.
Noi non siamo niente e nessuno, non abbiamo certezze o soluzioni. Noi siamo solo stupidi e
vigliacchi Uccelli: ma siamo indignati.
Siamo soli in questo ente o è uno stato d’animo che condividi anche tu?
E se lo sei, hai idee, proposte anche semplici pensieri per far uscire tutta la nostra indignazione?
Hai idee, proposte anche semplici pensieri da condividere insieme per uscire dal silenzio in cui ci
vorrebbero cacciare?
Maggio 2011
Questa mail la puoi leggere solo perché abbiamo deciso di violare le
regole imposte arbitrariamente dall’amministrazione che vietano
alle organizzazioni sindacali il libero uso della posta elettronica
“VALORE VACANZA”
A me piace la meritocrazia. Mi piace soprattutto se chi la vuole applicare, come fosse una
questione di vita o di morte, è una persona che occupa una posizione importante per meriti e non
per indicazioni di questo o quel partito politico.
E mi piace la meritocrazia se chi la rivendica è il primo a mettersi in gioco, pronto quindi ad essere
giudicato.
Se mancano questi ingredienti è un piatto che sa di rancido.
Sentite il fatto e giudicate voi. Argomento vacanze studio.
Tratto dal sito internet dell’Inpdap: “Per un imprevisto procedurale, date le prime partenze per la fine di
giugno, i tempi a disposizione per la scelta e per il pagamento dei soggiorni si contraggono. Vi chiediamo di
seguirci in questa tabella di marcia che prevede: dal 1° all’8 giugno (ore 24.00) – scelta e prenotazione dei
soggiorni, da comunicare via web oppure …..
Un po’ criptica la frase “per un imprevisto procedurale”, non trovate? Ma a parte questo, l’invito è
sostanzialmente quello di sbrigarsi a prenotare.
Le famiglie che hanno deciso di mandare i propri figli in vacanza studio con l’Inpdap, stimolate
anche da un sms mandato dall’Inpdap, lige ai precetti si collegano al sito Inpdap per prenotare il
luogo del soggiorno. Fatto sta che il sabato sembra un buon giorno per fare questa operazione via
web: non si lavora, è una giornata tranquilla, ideale per ……
Ma ….. ma….. ma il web dell’Inpdap è bloccato!
Forse si sarà scatenato un attacco informatico! Cyber-pirati di tutto il mondo si saranno dati
appuntamento per bloccare il sito dell’Inpdap! Milioni di utenti si saranno collegati
contemporaneamente al fine di colpire l’impero del male annidato in Inpdap. Terroristi informatici,
forse Gheddafi, forse Al Queda, forse i fans di Pisapia…….
Niente di tutto questo, sono bastate qualche centinaia di famigliole collegate sabato 4 giugno e
zac! il sistema si è bloccato, il sito dell’Inpdap è andato giù, fermo, paralizzato, immobile. Nessuno
poteva accedere via web.
Mi verrebbe da ironizzare su i costi sostenuti, sull’efficienza del privato rispetto al pubblico, su
società informatiche che non riescono a programmare qualche centinaio di persone sul web …..ma
invece faccio semplici domandine, delle quali purtroppo sia io, sia chi legge, conosce già le
risposte.
Questo fatto, che ci ha reso ancora una volta ridicoli in giro per l’Italia, l’avete detto o l’avete
tenuto nascosto? Non è che avete immediatamente mandato un sms alle famiglie dicendo
“collegatevi un altro giorno” per limitare i danni (domanda retorica)? Avete informato il vostro
referente politico ministro Brunetta?I sindacati sono stati informati di questi disservizi e delle
soluzioni che sono state adottate per superare questa situazione?
Ho il forte sospetto che presi dal panico di essere giudicati avete messo la polvere sotto il tappeto.
È così Generale?
Se non ricordo male appena qualche mese fa si è tenuto un memorabile convegno sulla
trasparenza in Inpdap……ma evidentemente era un valore che iniziava e finiva con quel convegno.
Comunque sia evviva la meritocrazia……quella per gli altri non la mia.
Giugno 2011
Questa mail la puoi leggere solo perché abbiamo deciso di violare le
regole imposte arbitrariamente dall’amministrazione che vietano
alle organizzazioni sindacali il libero uso della posta elettronica
Posta Prioritaria
Leggo un po’ distratta le notizie dei giornali.
L’occhio cade su questa: …nel frattempo per esaminare i disagi e adottare provvedimenti, il
presidente ha convocato in via d'urgenza il consiglio d'amministrazione. Il Cda dovrà «esaminare le
problematiche emerse a seguito dei disservizi informatici causati da malfunzionamento dei sistemi
forniti dalle aziende costruttrici, per adottare i conseguenti provvedimenti a tutela della società e
dei suoi clienti».
Per un attimo ho sperato, mi sono quasi emozionata tanta era la sorpresa. Riunione
d’emergenza a seguito dei disservizi informatici? Ho le palpitazioni. Ma è possibile che si
stia parlando di noi, di Inpdap?!?
Disservizi informatici causati da malfunzionamento dei sistemi forniti dalle aziende: ma siii
è proprio l’Inpdap. Non vi sembra anche a voi che si stia parlando di noi? Non v’è dubbio.
Ma l’emozione lascia subito il posto ai ragionamenti. Il primo campanello d’allarme è stata
la frase “il presidente ha convocato”. Una cosa molto improbabile….da noi. A parte la
performance alla trasmissione di Report in cui ha confuso il sistema contributivo con quello
retributivo, e a parte il cumulo di cariche (nonché di stipendi), non lo vedo così dinamico,
attivo, pimpante fino al punto di convocare riunioni o diavolerie simili. Forse si tratta di un
refuso, hanno scritto presidente ma volevano dire direttore? Uhm! la vedo irrealista anche
questa. Una riunione si sa è composta da diverse persone e LUI non ama prendere
decisioni collegialmente. Non sopporta la fatica della discussione, della mediazione,
dell’ascolto reciproco e della decisione collegiale. Uhm la vedo difficile anche questa, non è
un refuso.
Ma la cosa che purtroppo mi ha fatta tornare con i piedi per terra è stata leggere che c’è
l’intenzione di voler “adottare i conseguenti provvedimenti a tutela……”
Da noi per i disservizi informatici non è stata mai, dico mai mai mai mai applicata una
sanzione, una piccolissima penale, un lieve sforbiciata alle milionarie fatture, un ritarduccio
nei pagamenti, un pizzicotto sulla guancia, un calcetto sugli stinchi, una gomitata di
nascosto, una pernacchia sotto voce, una bomboletta puzzolente a carnevale nelle stanze
dei responsabili delle società esterne, un saluto a denti stretti la mattina, un grugnito di
insofferenza. Niente!
Già: non può essere l’Inpdap. In effetti si tratta delle Poste Italiane dove il sistema
informatico è rimasto fermo (o è andato a rilento) per quattro giorni.
Ah! dimenticavo di dirvi però che una cosa in comune tra Inpdap e Poste Italiane c’è: la
società informatica che gestisce il sistema delle Poste Italiane è l’IBM, cioè una delle
società che gestisce anche il sistema informatico da noi…….
Buona clessidra a tutti
Giugno 2011
Questa mail la puoi leggere solo perché abbiamo deciso di violare le
regole imposte arbitrariamente dall’amministrazione che vietano
alle organizzazioni sindacali il libero uso della posta elettronica
Il viale del tramonto
No, questo è troppo. Anche per chi come me lo considera l’ultimo dei responsabili della
china in cui sta precipitando questo ente, il trattamento che il vecchio generale a fine
carriera sta riservando a se stesso è quasi straziante. Dopo aver incolpato “Gli Uccelli” per
il discredito accumulato, dopo aver gestito i rapporti con i rappresentanti dei lavoratori
come uno scontro all’arma bianca, qualche giorno fa – ci informa l’USB - ha mandato una
lettera alla dirigenza (prot. n° 0004605).
Le sue parole, tristemente ferme rimbalzano su una platea che aspetta la caduta e che già
si sta riposizionando in attesa di capire chi sostituirà l’attuale governo. Il tono è quello del
generale che si rivolge ai comandanti della truppa mentre intorno il suo isolamento è
totale. L’affermazione “al di la delle convinzioni di ciascuno, rispettabili ma ininfluenti in
questa sede….” tradisce un certo malessere perfino nel cerchio magico che le sta intorno.
L’invito che lei rivolge è quello del serrare i ranghi affinchè si realizzi l’impegno che (unico
in Italia) si è assunto, cioè di portare avanti l’attuazione della “Riforma Brunetta”.
Mentre continua a predicare il verbo brunettiano in un deserto di sedie vuote, fili
penzolanti, luci ormai spente, si agita al pensiero che ancora “permangono incertezze e
preoccupazioni al sistema di valutazione”.
Proprio non riesce a capacitarsi perché mai non ci siano impiegati plaudenti al solo sentir
nominare Brunetta e la sua meritocrazia. E così, preso dal furore distruttivo, conduce uno
scontro contro chiunque osi solo arricciare il naso a questa pseudo riforma brunettiana.
L’abbiamo visto alzare i toni, minacciare di imbracciare il fucile per impallinare gli uccelli,
chiudere la posta elettronica, abbandonare i tavoli sindacali ….. ma tutta questa durezza,
questo agitarsi, mi fanno quasi compassione, pena.
Sembra di sentire il “mascellone” di piazza Venezia, quando invitava i suoi comandanti ad
avanzare mentre la truppa già batteva in rotta dal fronte russo con le scarpe di cartone.
Così lui quando scrive, rivolto ai dirigenti in un disperato aggrapparsi all’ultima, residua
possibilità: “a voi spetta il compito di essere vicini ai vostri collaboratori perché vi sia
coinvolgimento vero, consapevolezza, fiducia”.
Il problema sta tutto nella consapevolezza dei collaboratori (e delle collaboratrici – non
dimentichi mai il ruolo delle donne) di questo ente. Proprio perché siamo persone
consapevoli, Generale Direttore, guardiamo con commiserazione ai tentativi di applicazione
della “riforma Brunetta” e non nutriamo nessuna fiducia nel suo Ministro.
Giugno 2011
Il capezzale Inpdap
Così, ad occhio e croce, secondo voi quanto può durare ancora, l’agonia politica dei vertici di
questo Ente? Del resto il loro destino (e purtroppo anche il nostro) è legato indissolubilmente a
quello - già allo sfascio - dell’attuale governo. E con quali conseguenze ulteriori per un ente che
avrebbe bisogno di voltare pagina in fretta, e non può, non ci riesce, ne è impedito da un Direttore
Generale che procede come un toro tra le strade di Pamplona e da un Presidente che arriva come
commissario e si ritrova a sua volta commissariato visto che le sue circolari sono bellamente
disattese?
Prendete la meritocrazia di Brunetta, il ministro certificato come “un cretino” dal suo collega
Tremonti. Una “riforma” che nessun ente applicherà per evidente insulsaggine. Solo in Inpdap il
Generale procede con la mesta ostinazione del pugile suonato che non trova la forza di scendere
dal ring e ripete pateticamente le vecchie mosse, i mantra del vecchio impero, un tempo di
successo e oggi mal sopportati perfino dal suo entourage.
“Meritocrazia”, “premialità”, “performance” tutti slogan improvvisamente logori e perfino decadenti
nelle bocche degli uomini della Casta che ci governano.
Nei mesi che ancora mancano al pensionamento del Generale saremo costretti ad assistere ai
mesti sotterfugi, alle piccole furbizie, pur di portare a casa l’ennesima medaglietta, questa volta
quella della “performance”. Per spendere poi con chi? Per vantarsene poi con chi? Con quello, per
dirla con il ministro Sacconi che neanche i loro colleghi “lo stanno a sentire”, con Brunetta?
Dopo aver dichiarato per gli uccelli di “prendere la carabina e impallinarli”, dopo averci imposto il
“decido tutto io”, la ferrea limitazione della posta elettronica ai sindacati e il volgare “meglio un
morto e un ferito che due morti”, assisteremo allo spegnersi del suo potente varietà, spettatori
obbligati del suo triste finale, della sua decadenza logora e opaca.
Tutto, pur di continuare a decidere anche per nostro conto.
Luglio 2011
------------------------------------------Da: Pianese Massimo
Inviato: lunedì 28 febbraio 2011 20.04.19
A: COBAS - INPDAP; Tutti gli Utenti
Oggetto: R: LETTERA RISERVATA AL NOSTRO GENERALE DIRETTORE
Inoltrato automaticamente
Reagire agli insulti, alle provocazioni, un tempo era questione d’onore che vedeva di fronte due
posizioni che nella contrapposizione si qualificavano mettendo, ciascuno, la propria faccia, le
proprie idee.
Un tempo. Ora la grande disinvoltura con la quale ci si esprime, vera conquista di una libertà senza
inibizioni, fa sì che non vi sia più quel confronto a viso aperto al quale, da uomini, ci avevano
educati.
Certo, così si dice, l’anonimato è necessario per evitare rappresaglie. E’ vero? Quando uno dei
contendenti – soggetto unico o plurale – è debole, debole di argomenti, soprattutto, di dignità, allora
fuggire nell’anonimato, rifiutare il confronto, è l’unica modalità, l’unica scelta alla sua portata. Una
scelta facile, qualunquista. Uno dei tanti aspetti che vanno oltre la stessa ipertutela di cui il
dipendente pubblico gode più di quanto accada al dipendente privato.
Per chi è solito assumere la responsabilità di ciò che fa parte del mestiere e del ruolo la valutazione
dell’anonimato tende inevitabilmente a zero, al pari della delazione, entrambi atteggiamenti mentali
tipici della sottocultura propria, e qui sta il paradosso, di chi non è veramente libero ma si costringe
a vivere nella soggezione e nella paura delle proprie idee.
Non credo sia necessario essere eroi per mostrare la propria faccia, manifestare le proprie opinioni,
essere disposto al confronto e, se necessario, a farsi carico della delusione di essere smentito dai
fatti. Questo è il punto: i fatti che le parole rappresentano, perché alle parole devono corrispondere i
fatti.
L’anonimo afferma, disegna la sua realtà a prescindere dalla realtà, conclude e si compiace di sé,
forse pensando proprio alla eroicità del gesto. Buon per voi.
Ora, cari uccelli, avete nuovi argomenti per le prossime puntate, a partire da questa risposta che non
mancherete di definire garbatamente una intollerabile lezione del Direttore Generale, anzi del
Generale Direttore, così come avete mostrato di preferite. Accetto volentieri il tema ma non vorrei
deludervi perché fin tanto che continuerete su questa strada, per quanto mi riguarda, non avrete
compagnia.
Massimo Pianese
Come solitamente si dice in questi casi
“riceviamo e volentieri pubblichiamo”
Da: Caridi Vincenzo <[email protected]>
A: "'[email protected]'" <[email protected]>
Inviato: Mercoledì 6 Febbraio 2013 13:20
Oggetto: I: ciack si gira
Cara …. uccella,
questo Ente è un circo nè più nè meno come il resto del mondo: di animali tanti, di quelli che parlano in italiano
stentato ancora di più, di uccelli che scagazzano su tutto e tutti un numero fin troppo abnorme, senza neppure fare
il proprio dovere….
.....e gli uccelli che scacazzano su tutto e tutti che fanno in questo circo?
I conigli travestiti da leone o gli struzzi che prima fanno l'uovo e poi corrono a nascondere...la faccia?
Comunque sei simpatica e intelligente anche se non credo di conoscerti personalmente e per questo ti dico che hai
ragione sull’italiano approssimato.
…..OSSEQUI, naturalmente
Vincenzo Caridi
Vincenzone ……caro,
….”Conigli e struzzi”? Tutto qua Vincenzone? Secondo me, potevi “fa meglio”, ma daaaai!
Il cuore della tua pregnante critica, se non sbaglio e se mi è permesso di semplificare il tuo
ragionamento, è quella dell’anonimato.
Ti immagino davanti a un teatro mentre giri i tacchi e te ne vai, solo perché l’autore della
commedia è un codardo anonimo, un certo William Shakespeare. Davvero non ti interessa il
contenuto?
Oppure ti vedo davanti a un quadro del ‘400 indispettito dal fatto che non sia stato firmato da
Bernardino di Betto Betti e ti venga voglia, per questo, di strappare la tela perché ha usato al
contrario lo pseudonimo di Pinturicchio. Ti scongiuro: ammira l’arte.
Come non posso immaginare che nei tuoi studi (classici forse?) ti sia rifiutato di riflettere su un
testo di François-Marie Arouet solo perché si faceva vigliaccamente chiamare Voltaire. Così spero
che tu abbia apprezzato i bei libri antitotalitari come la “fattoria degli animali” di Eric Arthur Blair,
anche se firmati George Orwell.
Non voglio credere, per scendere nel frivolo, che tu non abbia mai dato una sbirciatina alle fattezze
di Roberto Coatti solo perché “struzzamente” si fa chiamare Eva Robin’s.
E se non hai mai guardato su youtube (ovviamente fuori orario di lavoro!) i gustosissimi video di
attualità in musica della anonima Sora Cesira, ti sei perso una cosa veramente carina.
Nel caso degli Uccelli (che non si avvicinano neanche a un milionesimo della grandezza e della
bellezza degli autori citati) il problema dell’anonimato non sta nel fuggire alle proprie
responsabilità. Come ben sai i gentili ospiti dei Cobas, che con pazienza ci accolgono, da questo
punto di vista ne rispondono in tutte le sedi (e noi eventualmente non ci tireremo mai indietro).
Nella società dell’immagine dove bisogna apparire, presenziare tutti i canali televisivi, stare sulle
prime pagine, dove conta il contenitore e non il contenuto, dove ci si misura sulle sigle e non sulle
idee, sulle appartenenze e non sui valori, abbiamo fatto una scelta di libertà, ma non per noi ma per
chi ci legge. Si, la libertà di poter leggere il contenuto senza far parte della curva sud o della curva
nord delle varie tifoserie. La libertà di poter essere in disaccordo o in accordo ma non perché oggi
indosso i pantaloni o la gonna.
Mi fa piacere averti tra i miei lettori e ti ringrazio per i complimenti (lo dico senza ironia), ma la
prossima volta potrai provare a leggerci con questo spirito?
Febbraio 2013
Ci sono momenti
Ci sono momenti nella vita di ciascuno di noi in cui lo sconforto si impossessa di te.
Ti chiedi se quello che fai ha un senso oppure no. Se serve a qualcuno ma
soprattutto a te stesso o a te stessa.
Nelle pagine che seguono troverete questo momento fatto di dubbi ma anche di
tanti motivi per non abbattersi. E questo grazie alle mail di tante colleghe e
colleghi che ci è piaciuto riportare così come allora arrivarono.
E allora ciao
Come si inizia una lettera di commiato? I ringraziamenti si mettono alla fine? Boh! Certo
non starò a pormi formalismi proprio nell'ultima mail.
E allora la inizio così come mi va.
Un grazie quanto una casa ai Cobas che hanno avuto il coraggio di mettere a disposizione
per gli Uccelli uno spazio indipendente, e tutte le volte che non eravamo d'accordo hanno
pubblicato senza colpo ferire.
E grazie alle colleghe e ai colleghi che in forma anonima ho conosciuto e di cui mi fregio,
senza aver chiesto loro il parere, di esserne in amicizia. Un grazie infine alla mia amica un
po’ particolare che molto spesso è stata la mia musa ispiratrice.
Fine dei ringraziamenti. Non molti in fondo.
Ho deciso di smettere di scrivere perché non so più a che serve la rubrica degli Uccelli. A
strappare (raramente) un sorriso amaro? E poi?
Dopo quasi 5 anni di presenza un bilancio andrà pur fatto. Io non sono come quei partiti o
quei sindacati che dicono sempre di aver vinto. Gli Uccelli hanno “perso”. Né più né meno.
Devo prendere atto che quello che più mi stava a cuore, e cioè stimolare una qualsiasi
forma di partecipazione si è infranto nella melmosa palude in cui sopravviviamo.
Tutta la nostra vita è costellata di scelte prese per noi. Scelte di proprietà di una esclusiva
cerchia ristrettissima di eletti.
Loro discutono, litigano a volte si insultano, ma il momento decisionale rimane sempre ed
esclusivamente nelle loro mani. Il momento delle riflessioni, delle valutazioni, se mai ci
fossero sono ad esclusivo loro appannaggio. Perché loro così sanno fare. Ma soprattutto
perché noi così gli lasciamo fare. Faccio un esempio per rimanere all'attualità: qualcuno ha
capito come sono andate le elezioni delle RSU? Chi ha vinto, chi ha perso? E soprattutto,
voglio sperare, ci sarà stato un momento in cui qualcuno ha attivato i neuroni per riflettere
su qualcosa che sia altro dalle percentuali? Si poteva a partire dal voto pensare a cosa è il
nostro mondo, se è cambiato o è rimasto arroccato in se stesso. Oppure se il voto
rifletteva le ansie del nuovo inglobamento con l’Inps o riflette la strada individuale nel
trovare future soluzioni? L’azione sindacale è stata efficace o incomprensibile? È
soddisfacente il rapporto tra rappresentati e rappresentanti? Di questo e di tante altre cose
si poteva discutere, ma così non è stato. Si poteva, anzi si doveva discutere, cercando il
coinvolgimento più ampio possibile anche fuori dall’angusto mondo dei tesserati. Eppure
era il nostro voto. Qualcuno se l'è preso e nessuno di noi ne ha chiesto conto.
Basta un pezzettino di onestà intellettuale nel riconoscere che abbiamo il disagio della
libertà.
“Anonimi” e quindi vigliacchi ci ha chiamato tempo fa l’ormai ex Direttore Generale. È
vero siamo anonimi, ma quanti hanno un volto, dei lineamenti, perfino un nome e un
cognome e nonostante ciò sono più anonimi di noi?
Abbiamo perso perché, parafrasando un libro, agli italiani piace avere un padrone.
Volevamo suscitare attenzione, riflessione, partecipazione, insomma una nuova fragranza.
Pretese andate a vuoto. E allora perché non prenderne atto. Solo per soddisfare la vanità
nel veder pubblicato un tuo scritto? Non possiamo invecchiare ripetendo ruoli,
atteggiamenti, formule più stantie di noi.
Buon viaggio a tutti nel nuovo ente che verrà.
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Paola dalla Lombardia
Non mi piace la parola sconfitta. Non mi è mai piaciuto arrendermi. Siamo pochi, siamo soli, ma ci siamo.
Anche una goccia nel mare è utile perché goccia…… noi oltre che utili siamo anche motivati a non lasciarla
vinta a chi ci ha preso in giro fino ad oggi e ancora continua.
Ci sarà una strada, una via, anche un sentiero per ritrovare un mondo a misura d’uomo, dove la democrazia è
partecipazione ma prima ancora ci sia la volontà di partecipare. Io ci sono, e voi?
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Gabriele dall’Abruzzo
Un abbraccio ai simpatici pennuti.
Per le amiche/gli amici volatili:
personalmente credo che sia una grossa perdita. Non mi interessano i bilanci, i risultati, a me interessa che ci
sia un qualcosa che mi faccia continuare a sperare in un ambiente migliore, lavorativo e non. Gli uccelli sono
una piccolissima luce ma, in quanto tale, nel buio totale è di grande effetto.
“….Volevamo suscitare attenzione, riflessione, partecipazione, insomma una nuova fragranza.
Pretese andate a vuoto….” queste cose, in me ed in altri che conosco, le hai fatte suscitare, quindi il tuo non è
un FALLIMENTO.
Buona riflessione e, magari, a presto.
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Mauro dall’Abruzzo
Padronissimi di vedere in maniera negativa il presente ed il nostro futuro, però una cosa è certa le riflessioni
e le notizie che ci avete fatto conoscere
Attraverso questa rubrica sono state importanti e fondamentali per conoscere il nostro istituto, se non
c’eravate Voi chi ci dava queste informazioni e spunti di riflessione, spero di leggervi ancora con il gusto che
mi ha sempre accompagnato ogni volta che arrivava una Vostra e-mail, comunque grazie per quello che avete
fatto per noi/me fin qui!
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Gennaro dalla Campania
Sono un dipendente della sede di Napoli. In questi cinque anni, ho più volte aperto questa pagina, per poi
richiuderla subito dopo, senza mai inviare, i miei, di ringraziamenti. Oggi, che l’azione de…gli uccelli pare
volga al termine, mi accingo a farlo…..
Talvolta in disaccordo, ma troppo spesso sposando, affermazioni, lazzi, e considerazioni emerse in questi
anni, posso dire, non nel tentativo di farti cambiare idea, ma che quegli scritti son serviti più di quel che tu
pensi. Anche a chi, come me, non ha trovato il coraggio di emergere dalla massa, dall’anonimato in cui si
nasconde vilmente. Sono un dirigente sindacale non preciserò di quale sigla, allo stato dell’arte, dopo oltre
venti anni d’attività, vera, sincera, coerente, trasparente, son giunto alle tue stesse conclusioni. A cosa serve
farsi il malanimo ed assomigliare ad una sigla piuttosto che all’altra. Omogenei, si decide d’appartenere ad un
gruppo, a farsi catalogare, a farsi controllare. Uno dei libri che ha segnato la mia evoluzione (involuzione
forse) è stato Un Uomo di Oriana Fallaci. Ebbene, io che non volevo esser fagocitato dal sistema, alla stessa
stregua di Panagulis, il protagonista di quel libro, vi sono entrato a far parte, tronfio dell’idea che solo
dall’interno del sistema stesso si possa operare per cambiare le cose. Comprendendo, nel prosieguo del mio
percorso, durato circa vent’anni, che il sistema ingoia tutto e tutti. Ecco perché ti ritenevo necessaria. Ecco
perché ritenevo la tua presenza, indispensabile a far ragionar le scarne menti che ti leggono con fare quasi
carbonaro…..Ecco perché ti ringrazio d’esistere e del tempo che hai inteso dedicare a noi…comuni
umani….Ecco perché mi spingo (non starei bene con me stesso) a chiederti, ad implorarti di continuare. Lo
so, so quale senso di frustrazione si possa provare, quando comprendi che tutto cambia perché tutto rimanga
immutato, nonostante gli sforzi, nonostante le energie spese. Tempo fa mi accinsi ad aprire un blog, coi tuoi
stessi velleitari intenti, smuover le coscienze della gente, provare a far qualcosa di concreto per mutare il
corso degli eventi che recentemente ci stanno opprimendo. Come te, decisi di chiuderlo poco dopo, forse
anche perché mi resi conto di quanto sola, quanto inutile fosse il mio tentativo. Ma non avevo la tua verve, la
tua capacità denigratoria, ne descrittiva dei fatti, del vissuto, della quotidianità…Tu si, tu ne sei capace ed è
per questo che mi piacerebbe ci ripensassi, poiché non immagini quanto conforto le tue parole hanno
prodotto all’animo mio. In ogni caso, non smetterò mai di ringraziarti per i sorrisi, ma soprattutto, per le
riflessioni che m’hai dato occasione di generare.
Un sorriso
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Ugo dalla Toscana
Ciao, solo due righe per commentare la tua lettera di “addio”.
Non ho da darti consigli ma ti riporto volentieri una mia esperienza.
Io stesso qualche anno fa nell’ente dove lavoravo ho avviato un progetto di sindacalismo di base che aveva
come scopo il richiamo alla partecipazione.
Spesso mi dicevo che anche se non ottenevamo successo era comunque importante esistere per testimoniare
che ancora qualcuno aveva voglia di combattere. E poi (ci dicevamo tutti insieme) rappresentavamo pur
sempre un’opportunità per qualcuno che un giorno avesse avuto voglia di fare qualcosa e avesse cercato dei
compagni di avventura o di cammino.
E siamo andati avanti in pochi, quei pochi presto sono diventati pochi e stanchi.
Qualcuno di quelli è ancora lì e prosegue senza arrendersi. I numeri sempre bassissimi ma gli ideali alti.
Io dopo qualche anno ho mollato e a differenza di te non ho avuto nessun particolare apprezzamento.
Nessuna mail come questa che ti sto scrivendo.
Spero di continuare a leggerti ma qualunque cosa tu decida, grazie per gli spunti che hai offerto.
Un abbraccio
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Stefano dalla Toscana
Bravi, accattivanti, originali, poche volte banali nello scrivere. Quando non ci avevo un cazzo da fare o non
avevo voglia di fare un cazzo vi ho letto, come acqua che scorre senza lasciare traccia.
Volevate salvare il mondo, cambiare gli italiani? Da anonimi è dura farlo. Sì vi autocelebravate, vi
autocompiacevate nei vostri scritti. Ora vi siete stufati ed avete detto basta. Ottimo. Siete cresciuti forse avete
cominciato a capire che ognuno può salvare se stesso e gli altri solo con l’esempio che riesce a dare agli altri,
con i fatti non che le chiacchiere (seppur belle!).
Ciao
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Maria dal Lazio
Finché gli italiani avranno il piatto di pasta a tavola non si scomoderanno per cambiare atteggiamento di
fronte ai poteri forti.
Gli esseri umani vengono usati dagli stessi poteri per precisi scopi: Consumare (dalla nascita alla morte) e
questo paradossalmente ci ha reso più schiavi.
Buona avventura anche a te
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Margherita dal Piemonte
Era l’unico scritto che leggevo dei sindacati e spero ardentemente che ci ripensino buona Pasqua
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Valerio dal Veneto
.....ho sempre apprezzato la sana analisi delle vicende che fino ad oggi ci hanno circondato in questo mondo
di lavoro e mi è sempre piaciuta l'inequivocabilità del tuo modo di scrivere.
mi spiace per la scelta che hai fatto ma purtroppo è vero gli uccelli hanno perso (ma ci hanno provato) ma
soprattutto NOI che comunque l'abbiamo permesso
anche a te un buon viaggio nel nuovo ente.
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Donatella dalla Sardegna
Grazie comunque per quel che ci ( o meglio, mi) avete dato. Grazie per il tempo e le energie che avete speso.
Anche se non sembra, non sono state spese inutilmente.
Spero di rileggervi.
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Fernanda dall’Emilia Romagna
NOOOOOOOOOOOOOOOO! TI PREGO NON MI LASCIARE. leggere le tue lettere mi dava coraggio, scrivi
benissimo, mi sarebbe piaciuto scrivere così. Le notizie erano cariche di emozioni belle e brutte. A me
dispiace molto, poi fai tu.
Spero di rileggerti, ad ogni modo grazie, grazie per il tuo tempo, per le parole calde e per quel sarcasmo
intelligente.
Avrei da scriverti tanto ma………………………..ciao
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Elena dalla Lombardia
Leggo con molto molto tristezza che questa dovrebbe e dico dovrebbe… perché spero nella scelta di
ripensarci…..l’ultima “cinguettata”!!
Se non ci sei tu che veramente dici PANE AL PANE E VINO AL VINO, che ne sarà di noi???
E dove le mettiamo “le tue pilloline di saggezza”???
NUN CE LASSA’
PER PIASE’ LASSEMES NO (te lo dico anche in milanese)
Un augurio grande grande
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Pasquale dal Lazio
….. Tittì nun ce lassà … Tittì nun ce lassà … Tittì nun ce lassà.
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Luigi dalla Toscana
Dall’acume e la disinvoltura sintattica con i quali scrivi e, saltuariamente, ho avuto possibilità di leggerti,
sarei propenso a pensare che tu sia una donna. Se mi fossi sbagliato, pazienza. Ti invito comunque a non
smettere di provare a incunearti negli interstizi dell’anonimato selvaggio di una quotidianità ricca di
cloroformizzati, solo perché le valutazioni storiche, abitualmente - eccezion fatta che per quelle cruente -, si
fanno nel lungo periodo e il tempo che ci è stato dato, breve e tiranno, certo, ma comunque gioioso,
sentenzierà a tempo e luogo.
E’ vero, le disillusioni iniziano a pesare come macigni, soprattutto pensando che la storia che un altro mondo
sia ancor possibile è una balla immensa. Ma anche indispensabile. Senza i sogni e i loro festoni del traguardo,
continuare a procedere sarebbe decisamente più difficoltoso e, diciamocela tutta, meno allegro, anzi, più
triste. Ti saluto, rinnovandoti l’invito a non smettere, utilizzando la raccomandazione di Blok Aleksandr: la
vita ha valore soltanto se la si pone un’esigenza infinità: tutto o nulla, attendere l’inaspettato; credere non
già in quello che esiste sulla terra, ma in ciò che non esiste, anche se non accadrà per lungo tempo.
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Mariella dal Lazio
……”Volevamo suscitare attenzione, riflessione, partecipazione, insomma una nuova fragranza.
Pretese andate a vuoto……..”………………..non sono andate affatto a vuoto, ti leggo sempre con tanto interesse,
come so che fanno in tanti e finché c’è questo interesse non è tutto perduto….quindi non ti abbattere e
continua a scrivere…….fin quando c’è una sola persona che legge c’è Libertà……
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Roberto dal Lazio
Allora ciao anche da me.
In effetti hai ragione, ma anche torto, perché, secondo te hai fallito … e i falliti non hanno ragione … quindi
ciò che dici ( basta così non vado avanti ) è sbagliato, e allora perché farlo questo errore ?
Comunque al di là di considerazioni sibilline che lasciano il tempo che trovano, dispiace che smetti, ma
questo lo sai …
Ma magari fai pure bene visto che senti che proseguire non avrebbe senso e non hai più quella spinta
propulsiva di prima.
In effetti, le soluzioni alla crisi attuale erano state già preconizzate da un cabarettista 100 anni fa ( Petrolini ),
ma siccome le ha decise “ uno di quelli bravi “, lo spread è calato di oltre 200 punti e l’ Italia è stata salvata (
!!! ) …. Pensa i famigerati “ mercati “ quanto sono intelligenti: non importa cosa si fa, ma conta chi lo dice ….o
sarà perché il cabarettista prima di monti non era bravo come Petrolini?
Non so se sia giusto così: ma mi sa che la democrazia non sia attuabile perché ognuno di noi fa scelte cretine
il più delle volte; ed eleggere rappresentanti, come tutte le scelte può capitare di farle cretine e quindi …
Siamo qui a pagare i costi di mutui fatti dagli americani, e la nostra attendibilità e serietà le certificano privati
americani che hanno dato patenti a prodotti e ditte fallite con un tonfo (e tanfo) spaventoso, ma nessuno che
presenti a chi ha fatto questo disastro il conto, anzi ci allinea alle nuove indicazioni.
E gli unici soldi arrivano alle banche che non solo non hanno fatto il loro lavoro, ma hanno cercato (
riuscendoci ) di venderti per buoni quei prodotti che tu dovevi comprare ( ma ancora con i BOT e i CCT ? Ma
ddaiiii! ) per forza se no eri uno sfigato.
Per finire a proposito di ” quelli bravi “: non so se te l’avevo già scritto, ma sto ancora aspettando il Milione di
posti di lavoro in più previsti da Modigliani ( l’ economista, pace, poca, all’ anima sua ) se si toglieva la scala
mobile: andammo a votare con il magone, ma disposti a sacrifici pur di avere 1.000.000 di occupati in più.
Come è andata lo sappiamo, e speriamo che questa volta vada diversamente; ma “ chi vive di speranza
disperato muore “; e mi sa che questi professori hanno fatto un’ altra cazzata anche stavolta, visto che i cinesi
sono interessati ad investire in Italia … ma qualcuno ha detto ad un felicissimo monti come stanno messi con
le tutele del lavoro e gli stipendi? ( per non parlare dei diritti umani )
Quindi, hai detto cose vere purtroppo: siamo qui che parliamo, ma siamo qui che non agiamo e non
cerchiamo di fare. Al massimo scriviamo, ma forse perché Don Chisciotte ci ha fatto capire che combattere
deve essere fatto con intelligenza e chiarezza di situazioni e intenti.
Allora Ciao
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Margherita e Valeria dalla Lombardia
Non ci posso credere … ho sempre tratto un immenso piacere dalla lettura delle letterine degli uccelli. Ho
apprezzato l’ironia e sarcasmo unito all’eleganza dei pensieri, roba di gran classe un dono che pochi hanno ed
io potevo provare solo ammirazione per l’autore. I pensieri che facevano riflettere che altrimenti, nella
quotidianità lavorativa, sfuggivano se non puntualizzati dai nostri volatili. Non voglio pensare che è finito il
mio “svago” costruttivo. Quindi, cari uccelli, ve lo devo dire che adesso nel nuovo ente servirete più che mai,
per favore non ci abbandonate.
Non vi salutiamo ma vi auguriamo buon riposo pasquale e a risentirci presto. Fiduciose
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Carmen dal Veneto
Non lasciateci in questo particolare momento. Sapete sempre cogliere l’essenza delle questioni, siete stati per
me lettura di riflessione, mi avete aiutato a pensare … era un punto di vista se posso indovinare… femminile,
attento e sensibili . GRAZIE! Non abbandonateci.
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Andrea dalla Sardegna
Beh, che dire. E’ triste.
Sembra la fine del film. Che non ha avuto un lieto fine. Come magari ci aspettavamo.
Non so chi ci sia dietro “gli uccelli”, e neanche mi interessa, a dire il vero.
So però che mi mancherà.
Non c’è stata una vota, dico una, che le sue uscite siano state monotone, stantie o noiose.
Sempre frizzanti, piene di brio, mai prevedibili e sempre sorprendenti.
Tanto da farmi dubitare che tanta sottigliezza, tanto acume, potesse risiedere in INPDAP.
Se deciderà di non pubblicare più, beh, allora, grazie per quanto ha fatto fin qui. Grazie per i sorrisi che mi ha
strappato. Per la consapevolezza che mi ha consegnato che non siamo soli. Che qualcuno ha ancora la forza di
alzare la testa e di dire, con sottile ironia, ciò che è vero.
Magari avessi la loro capacità! Continuerei a scrivere, a farmi sentire, per tenere alta l’attenzione e per non
cadere nell’oblio del quotidiano.
Continuerei a scrivere ogni volta che le cose che ci vengono propinate come “la verità” non sono altro che le
solite menzogne. Le solite ruffiane bugie. Continuerei a tenere accesa la fiammella della speranza che non
siamo tutti omologati, tutti “allineati e coperti”, come si diceva da militari.
Continuerei a stimolare, goccia dopo goccia, la convinzione che non siamo soli a pensarla diversamente, ad
avere una coscienza critica. O anche solo una “coscienza”.
Grazie. Per quanto finora fatto. E’ stato un piacere. Ma il piacere sarà ancora più grande se l’avventura “gli
uccelli” continuerà .
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Anna Maria dal Lazio
Non posso darvi torto cari Uccelli. Vivo su me stessa il clima passivo che ci trascina tutti verso chissà quale
futuro oscuro…
Ma a questo servono le lucine, a non perdere completamente la strada e voi siete una piccola lucina di
intelligenza nell’oscuro appiattimento di idee che ci avvolge.
Vi ho sempre letto con piacere e curiosità, conservando i vostri comunicati e, spesso, inviandoli anche ad
amici esterni all’Ente.
Sarebbe molto bello continuare a vedervi volare e chissà che, prima o poi, altre piccole luci non si uniscano
alla vostra.
Con simpatia e riconoscenza.
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Viviana dal Piemonte
No! Per favore, cara amica de "gli uccelli", non salutarci. Leggere i tuoi comunicati, con l'ironia che li ha
sempre caratterizzati è stato un grande piacere per me. Non me ne sono persa uno e tra l'altro, spesso hai
dato informazioni e dati (circa il nostro soppresso ente) di cui non ero a conoscenza (e quelle informazioni e
dati erano molto meno piacevoli, ma meglio sapere), lavorando in una sede di Torino e in un ufficio di
produzione dove si lavora molto ma non si vengono a sapere tante cose che, per esempio, in Compartimento
invece (una mia cara amica lavora lì) sanno perfettamente. Capisco la tua delusione perché le reazioni che
forse speravi di suscitare non ci sono state...è un po' come potrebbe sentirsi la Gabanelli di Report: vengono
denunciate tante di quelle cose allucinanti, illegali che sembra impossibile siano reali eppure lo sono! E il
giorno dopo la trasmissione non succede mai nulla! Eppure lei non smette di condurre la sua trasmissione, di
cercare, di far emergere tutto il marciume che c'è in Italia. Così credo che anche tu, dovresti perseverare.
Personalmente non ti ho mai scritto perché le mie vicende personali, in questi ultimi anni, hanno avuto il
sopravvento su tutto e ho ancora diversi problemi e una bella depressione addosso, dovuta a fatti personali
ma non soltanto: anch'io ho chiesto ai miei colleghi cosa potevamo fare, come potevamo reagire a tutte le
nefandezze che i vertici del nostro istituto e i nostri politici e ora tecnici hanno compiuto e continuano a
compiere senza ritegno, ma quasi nessuno reagisce, della serie "finché non mi tocca personalmente"...e anche
ora che personalmente sono toccati e alla grande, continuano a non reagire. Mi fanno pensare agli struzzi che
nascondono la testa nella speranza di non essere visti. Del resto neanch'io so cosa realmente potremmo fare:
fermare la produzione, scendere in piazza, protestare...si, ma dovremmo farlo tutti perché diversamente i
pochi sarebbero individuati come "sovversivi" e ci sarebbero sicuramente ritorsioni. Anche in questo caso,
parlo dei problemi interni all'ente, ma anche alla situazione generale in Italia. Tutte le persone con cui parlo,
qualunque professione svolgano, si lamentano! La gente è ansiosa, nervosa, incazzata e vorrebbe poter
reagire, ma bisognerebbe farlo in massa e come si fa ad unire tutti per agire tutti contemporaneamente in
ogni citta? Grillo era riuscito in qualcosa del genere, ma ora che ne è stato di tutto il suo movimento?
Personalmente ho l'impressione che qualcosa succederà e non sarà piacevole, perché l'esasperazione ha
raggiunto ormai limiti intollerabili...
Rileggo ciò che ho scritto e mi rendo conto che c'è un bel miscuglio tra ente e Italia, ma in realtà è proprio
così: ciò che si fa nel nostro ente, le beghe tra sindacati che non riescono ad essere d'accordo neanche di
fronte a quello che i politici ci stanno facendo (e su questo ho scritto più volte a tutte le sigle), i favoritismi, le
consulenze per programmi informatici che non funzionano, ecc. ecc., sono in piccolo la rappresentazione di
ciò che avviene nel nostro Paese. Però, per tornare a noi, ti rinnovo di cuore l'invito: non ci salutare, non
mollare.
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Egidio dalla Sicilia
Grazie per esserci stati
Ormai siamo destinati a fare la fine dei Lemmings
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Lettera firmata
Non sempre condivido ciò che dite, ma spesso mi divertite ed apprezzo una voce fuori dal coro.
Non smettete di combattere.
Si deve sempre combattere per ciò in cui si crede, anche se spesso si è soli.
Continuate a scrivere, anche per chi non ha voce e per chi non ha il coraggio di lottare.
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Carlo dal Lazio
Pasquino serve sempre a far prendere coscienza alle persone di avere una “coscienza”.
Interessa alla goccia se qualcuno la segue??? Il suo compito è comunque quello di erodere la roccia !!!!!
A volte alla roccia la goccia da fastidio perché e pur sempre una potenziale minaccia.
Come diceva un filosofo del settecento: credo in Dio perché se esiste ho avuto un vantaggio, al contrario che
ci rimetto???
Comunque ciao …… se non ci ripensi mi mancherai
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Silvana dalla Lombardia
Ho sempre apprezzato “gli uccelli’’ una voce fuori dal coro considerazioni scritte con una tale arguzia ironia e
intelligenza ormai praticamente scomparsa dal mondo; ma amaramente devo convenire à che hanno ragione:
Chiunque si cela dietro questa rubrica azzeccata anche nel titolo ha ragione;
Per lottare bisogna essere uniti ma soprattutto tanti ma a nessuno piace esporsi, contraddire proporre
soluzioni alternative.
Noi glielo lasciamo fare perché non è il momento storico adatto e non lo sarà mai.
Preferiamo trovare scappatoie ma non abbiamo tutti i torti nessuno ci segue;
Tutti sanno che le cose cambiano ma cambiano così lentamente che neppure
I risvolti negativi sono capaci di scalfire il nostro ………stoicismo
Perché ci colpiscono lentamente.
Mi dispiace per i cobas
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Maria dalla Toscana
Eravate la cosa migliore da leggere nel “marasma” di messaggi che quotidianamente affollano le nostre
caselle di PE.
Anche solo per strappare un sorriso, amaro magari, ma almeno ben impostato, in forma corretta ed in
maniera ironica e simpatica.
Personalmente non ho trovato mai prima d’ora il tempo e il modo di mettermi in contatto con voi, ma le
vostre note sono state spesso motivo di riflessione, di commento con i colleghi, cinque minuti di pausa
piacevole, attesa. Si cercava, si sperava di trovare una nota degli “Uccelli” per interrompere la monotonia di
una lunga giornata di lavoro, la noia mortale di altre note inutili, ripetitive, o peggio piene di beghe e fazioni
che danno il polso della pochezza e dello squallore esistente in quella che qualcuno, orribilmente, definiva “la
famiglia Inpdiana”!
Siete sempre stati fortissimi!! Anche quando siete stati costretti ad emigrare nel Botswana a seguito delle
minacce del Generale Direttore di impallinarvi, lasciando qui le “Oche stanziali” e inviando qualche semplice
“cartolina dal Botswana”! Quel momento sembrava superato, “Gli uccelli” liberi e indipendenti sembravano
essere tornati definitivamente.
“Anonimi e quindi vigliacchi”? Direi piuttosto anonimi e quindi liberi. Un anonimato, infatti, quasi
indispensabile per difendersi dalla vigliaccheria di quanti, dall’alto dello strapotere loro concesso da lobbies e
lottizzazioni politico-mafiose, minaccia di “impallinare” chi vuole esprimere liberamente le proprie idee,
senza accettare bavagli ipocriti e lecchini.
Dici bene: “la melmosa palude in cui sopravviviamo … la nostra vita costellata di scelte prese per noi”. Dici
che queste scelte sono proprietà di una esclusiva cerchia ristrettissima di eletti. Beh! Intanto queste scelte
non sono una loro “proprietà”, se ne sono appropriati, che è diverso. Certo, forse anche col nostro consenso:
esplicito, quello di chi li ha “eletti”; tacito, quello di chi non ha saputo opporsi con decisione.
Il “disagio della libertà”? Certo, forse. Ma non è sempre stato così? La democrazia della “Polis” non è più
attuabile e, in fondo, anche quella ha partorito il “dittatore”, il capo assoluto, colui a cui spettava prendere le
decisioni per il “bene comune”. Ma è reale? Esisterà mai qualcuno che messo in condizione di scegliere, di
decidere, opterà per il “bene comune” prima che per il proprio? Sarò pessimista, ma credo proprio di no!!
Non è solo agli italiani che piace avere un padrone. E’ un male mondiale. I francesi dopo aver tagliato tante
teste di nobili, di re e di regine, si sono messi a capo un parvenu facendone addirittura un “imperatore”,
nepotista quanto mai che, con le sue “conquiste”, ha causato milioni di morti. E’ sempre stato così! E,
purtroppo, credo che sarà sempre cosi. Poche migliaia di individui nel mondo, i cosiddetti “potenti”,
decidono della vita e della morte, della fame o del benessere, della guerra o della pace degli altri sette miliardi
circa di individui che affollano questo povero pianeta, questo puntino dell’universo che chiamiamo “pianeta
azzurro” ma che poi facciamo di tutto per rendere grigio!
Dici che avete “perso”. Perché? Certo, se ti aspettavi una sollevazione di popolo, se intendi questo per
“partecipazione”, allora avete perso. Quanto a suscitare riflessione e attenzione, a creare una nuova
fragranza, mi sembrava invece che ci foste perfettamente riusciti. Oh, capisco benissimo la voglia di
arrendersi, di mollare, di dire: Basta, non cela faccio più! Mi succede tutti i giorni. E il clima generale, non
solo dell’EX INPDAP, ma di questa povera “italietta” che già settecento anni fa il padre Dante definiva “Non
donna di provincia ma bordello” non aiuta certo.
La vostra poteva sembrare la voce di “colui che urla nel deserto”, ma in questo deserto, appunto, se
spegniamo anche quella cosa resta? Il deserto, appunto.
E allora, per favore, ripensateci!! Meglio rischiare di essere ripetitivi, che essere muti per sempre!!
Un’amica affezionata.
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Vincenzo dalla Sicilia
Su dai ! ragazzi non siate così tristi………il commiato ha quasi il tono di un addio………e questo non va bene.
La nostra coscienza è pulita , avete e abbiamo fatto il nostro dovere, e ancora c’è molto da fare.
Comincia una nuova avventura (o disavventura forse è più opportuno) e se è vero che dalla padella andremo
sulla brace , molti e molti ancora saranno gli spunti di riflessione, e alla fine si dico alla fine di questo tunnel
ci sarà pure una luce , fosse anche quella del treno che arriva, le vostre e le nostre idee alla fine sono state e
saranno di qualità.
Sa che mondo è mondo la qualità è inversamente proporzionale alla qualità, quindi su col morale !!!
Ve lo dice uno che da 13 anni ha dato l’anima per fare sindacato onestamente in questo cesso di ente,
risultato da oltre un anno psicoterapia, ansiolitici e farmaci per il controllo dell’umore, senza contare poi le
altre patologie derivanti dalla somatizzazione del malessere che come persona ho accumulato in questo
pantano putrescente.
A, dimenticavo le sanzioni disciplinari con tanto di false testimonianze …….cosi’ giusto per farmi fuori , per
mettermi il bavaglio per avere rotto un po’ troppo i coglioni a chi ha gestito come fosse cosa esclusivamente
sua questa sede a sud d’Italia , Ragusa.
Io non smetterò mai di lottare e so che anche voi non lo farete, quindi vi concedo al massimo un arrivederci,
per me siete stati terapia salvavita, perché non mi avete fatto sentir solo in mezzo a tanto squallore e a tanta
pochezza, espressa ogni giorno da miserabili individui fieri di lavorare in quest’ente corrotto nell’animo , e
felici di accontentarsi delle bricioline e dei favorini.
Io ancora conservo integra la mia dignità, quella non si può ammalare, ne sopprimere ……….ma è proprio
questo che mi , e ci distingue.
E’ vero don Chisciotte in apparenza è un perdente, però ancora fa parlar di se’ e se in apparenza è un
personaggio buffo che rasenta il ridicolo , la sua essenza non lo è, e forse è proprio quell’essenza che fa di noi
uomini umani….
Tutto il resto è noia……..squallore e miseria…….a noi non appartiene….lasciamola ai mezzi uomini, ai
caporali ai quaqquaraquà…..
Il vostro lavoro è stato di pregevole fattura e ha portato un po’ di luce e calore squarciando queste tenebre che
offuscano quest’italietta e quest’ entuccio che nel suo piccolo ne è il riflesso ……………
Ricordate Machiavelli ‘che gli italiani in libertà viver non sanno , che in schiavitù viver ponno’, e che ci volete
fare…..c’è sempre stata in giro gente da basto da bastone e da galera, gente a cui fa scuro pria che
sera…….così’ è andata, ma ripeto la nostra coscienza è’ linda questo è importante, e prima o poi arriverà la
peste……..ricordate ancora quel romanzetto attuale , attualissimo de’ i promessi sposi….
A voi e a me il più sincero augurio di buona pasqua di simbolica resurrezione………
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Valeria dalla Puglia
Rimarrei costernata se fosse la scelta definitiva!!!!! Ho apprezzato in silenzio le loro iniziative .esorto al
ripensamento per fornirci momenti di simpatica ironia.
Ripensateci e comunque grazie.
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Stefano dal Lazio
Credo, anche se non ho necessità di solleciti al mio essere “cittadino” consapevole, che la Vostra Voce è stata
ed è importante.
La sua importanza è data dal fatto che con pensieri semplici ma al contempo molto strutturati ed
ironici...riuscite a svelare le malefatte degli infami ed incapaci alla gestione del Paese.
Io spero che continuiate il vostro “lavoro” perché siete una bella luce in questo triste crepuscolo morale e
politico.
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Martino dal Trentino Alto Adige
Mi spiace che non voliate continuare a ricordarci quanto egoisti e poveri d’animo noi siamo, Io sono un non
vedente e non ho sempre tutto sottocchio, tante cose succedono in questo ente e fuori da esso Voi mi
aggiornavate con la giusta e reale ironia dovuta a chi è miope nella mente.
Spero in un Vostro ripensamento, avvolte fa piacere sapere che c’è qualcuno che fa qualcosa solo perché è
giusto farla. A vostro modo voi lo avete fatto, comunque grazie
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Gerry dall’Emilia Romagna
L’unica voce fuori dal coro non può e non deve fermarsi!!
Oltre ai sorrisi, che alle volte sono diventate vere e proprie “risate” per un’ironia tagliente che però ha sempre
colpito nel segno, le Vs mail spesso sono diventate fonte di discussione e di riflessione con i colleghi durante
la pausa pranzo, alle volte con toni leggeri, altre volte in maniera più calda, ma sempre riconoscendo agli
autori dei messaggi un acume che portava diritto al cuore del problema affrontato in quel momento, senza
avere però la pretenziosa pomposità di ergersi a “salvatori del mondo”.
Non fermatevi abbiamo ancora bisogno di sorridere ora più che mai
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Lucio dall’Abruzzo
Scusate se mi permetto di entrare nel merito senza troppi preamboli, ma il tono rassegnato e deluso
dell’ultima pubblicazione mi costringe ad esprimere, per la prima volta verso di voi , il mio completo
dissenso.
Ho sempre letto con attenzione ogni email in silenzio ma nella convinzione che comunque una nota “stonata”
nel coro degli “yesmen!” era il minimo che potesse esserci…..in alternativa al “suicidio intellettuale”.
Forse è vero che non è successo niente e che le vere decisioni (quelle che poi ti faranno male) le prendono
dietro le quinte del teatrino dello show sistematico dei bla-bla televisivi.
E’ vero che le denunce spesso non servono a niente (vedi report e le denunce di Stella e Rizzo). E’ altrettanto
vero però che noi siamo il paese dove 20 anni fa i napoletani avevano inventato la maglietta con la striscia
nera trasversale per imitare la cintura di sicurezza ed ora sono ben pochi i convinti della sua inutilità.
Siamo il paese dove ogni nuovo governo emanava una legge contro il fumo nei locali pubblici mentre si
continuava tranquillamente a fumare dappertutto ed oggi quasi più nessuno fuma in locali chiusi.
Ecco, questi due banali e piccoli segnali mi danno la misura di quanto siamo lenti al cambiamento ma anche
la speranza, avendo lasciato l’uso dei “ forconi” ad altri, che solo uno sforzo costante e controcorrente può
lentamente suscitare una reazione che non può non dare risultati sul lungo periodo.
E’ anche vero che il sarcasmo e la satira spesso servono solo a stemperare la rabbia ma chi la rabbia non
l’avverte forse invece gli sarà utile a stimolare le meningi.
Continuare le pubblicazioni mi sembra un “dovere” nei confronti dei lettori anonimi ma consenzienti e un
bisogno psichico per i refrattari
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Lucia dal Veneto
Ripensaci-ripensateci: non scoraggiatevi.
Anch’io mi sento molto sola, in questo ente, ma il tempo è pedagogico.
Proprio adesso che la platea aumenta del quadruplo non si deve rinunciare!
Non ci posso credere!
Da vittima del mobbing sindacale della Cisl a cui nella preistoria ero iscritta ed oggi libera da iscrizioni
sindacali continuo a rivendicare il diritto alla partecipazione democratica.
Fallo-fatelo anche voi!
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Claudio dall’Emilia Romagna
Ma fanno bene a chiudere. La gente VUOLE essere brutalizzata dal potere perché sogna segretamente di fare
lo stesso
E Vuole che qualcuno decida per loro perché è troppo difficile pensare con la propria testa.
W i maya e il 23 dicembre 2012.
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Gianni dal Lazio
Non smettete per carità se no ve vengo a cercà.
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Maria dalla Toscana
Forse avete ragione….
Non siamo stati attivi , non abbiamo intavolato mai discorsi o altro. Ma potete capire, vi prego di farlo, che
anche noi poveri disgraziati siamo a cercare di sopravvivere e spesso non si ha tempo , testa e forse anche
voglia di continuare..
Ma pensare che proprio voi vi arrendiate, non è di certo lo stimolo giusto per noi..
Spesso ho avuto la necessità psico emotiva di leggere un vostro scritto…sia perché è vero, mi strappava un
sorriso, sia perché confermava ciò che pensavo…
Nella speranza che voi cambiate idea…..e me lo auguro davvero, vi auguro Buona Pasqua….
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Laura dalla Toscana
Non fate morire gli UCCELLI.
Li leggiamo, li apprezziamo, loro hanno il coraggio di dire ciò che molti di noi pensano ma non hanno il
coraggio di portare avanti perché siamo vigliacchi (compresa la sottoscritta).
Ma più vigliacci di noi sono coloro i quali si trincerano dietro posizioni e sigle sindacali in cui predicano bene
e razzolano male.
Solo che quelli come me si fanno l’esame di coscienza e riconoscono i propri difetti, loro o simili non si
mettono neanche in discussione, si danno sempre ragione.
Questa è la forza che li fa vincere.
I furbi, i leccaculo, i “voltabandiera” grazie a queste qualità e non altre, tipo onestà, senso del dovere,
dedizione al lavoro, riescono sempre ad ottenere e conservare il loro “posto al sole” sotto qualunque regime.
E più dall’alto ci chiedono di stringere la cinghia e più queste cose emergono e assumono rilevanza (vedi
performance o integratori….)
Mi riferisco ovviamente alla piccola realtà che vivo quotidianamente al lavoro, poi a tutto il resto… e sono
sfiduciata.
Ma, poiché “mal comune mezzo gaudio” quando ascoltavo lo stridio degli uccelli, spero che questa loro
migrazione verso mete migliori sia solo momentanea e che presto tornino a volare, voglio credere e sperare
“liberi”, sui nostri cieli, lanciando… ops … tante cacchine sulle nostre teste…
Con simpatia
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Luisa dalla Val d’Aosta
Molti comunicati degli uccelli li ho stampati e conservati per i momenti tristi….abbandonare credo sia
sbagliato…ma forse anche gli uccelli si stanno rassegnando al “regime” che vige nel nuovo ente nella paura di
eventuali provvedimenti disciplinari? La domanda sorge spontanea…. Grazie comunque per tutti i sorrisi
(non amari) regalati….
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Cristina dal Veneto
Per favore non scherziamo, siete tra i pochi che dicono e fanno qualcosa di positivamente concreto!
Ho erroneamente usato la forma plurale.
Da donna a donna sinceramente quelle che “funzionano” così bene non possono permettersi di tacere!
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Carlo dalla Lombardia
Buon “Passaggio”, in tutti i sensi.
Grazie
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Francesca dal Lazio
Mi dispiace per la vostra scelta di chiudere.
Le vostre sono le uniche mail che leggevo con piacere e interesse.
Ma comprendo le motivazioni.
Un grazie.
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Francesco dalla Sicilia
Sono entrato a far parte dei ruoli INPDAP due anni fa , e posso affermare che ho sempre letto con piacere le
vostre email.
Avete ragione , io vivo in Sicilia nella città di Palermo ed Il vostro commiato lo comprendo, l’inattività sociale
è una costante, stagnante…. e tutto cambia quando si è in periodo di elezioni.
La vita sociale è palesemente peggiorata…. E chissà cosa accadrà nei mesi a seguire.
Grazie
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Pierluigi dalla Campania
Ciao,
ho letto poco fa il tuo ultimo comunicato e, anche questa volta, sono perfettamente d'accordo con quello che
scrivi. In mancanza di una diffusa consapevolezza e della forza/voglia di impegnarsi, tutti noi, in prima
persona, rinunciando alle comode deleghe, la tua voce sarebbe ancora solo un altro comodo alibi: bravi gli
uccelli che non le mandano a dire e parlano chiaro! E visto che l'hanno detto loro, io ora posso pensare ai fatti
miei.
Ti ringrazio, comunque, per i tanti spunti di riflessione e per il tuo impegno e ti (ci) auguro un buon futuro.
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Ornella dalla Toscana
Comincio col dire che ho letto tutti i tuoi interventi sempre, sin dal primo pubblicato, senza perderne alcuno.
Condividendoli solitamente, a volte dissentendo profondamente, con profondo rispetto sempre.
E li ho letti sempre con piacere, sorridendo amaramente nella maggior parte dei casi, come si fa con i
commenti arguti di un’amica con cui ti capisci a volo, intuendone i moti dell’anima che esplodevano dietro le
parole.
Per questo mi dispiace profondamente la prospettiva di non ricevere più le tue frecciate.
Allo stesso tempo, però, capisco ancora una volta le emozioni che ti inducono a questa scelta drastica,
condividendole appieno.
Condivido, perché è anche mio, questo sentimento di frustrazione, di inutilità, di impossibilità a far breccia
nelle coscienze pigre di tutti noi; apprezzo la tua etica che, così rara in questi giorni, ti spinge a non scrivere
solo per autogratificazione, visto che purtroppo chi ti legge non è capace a sua volta di cogliere lo spunto,
armarsi e partire; mi dispiaccio per l’amarezza che cosparge il tuo messaggio, che è la mia stessa amarezza
ma che vivo anche come una mia colpa, facendo anch’io parte del popolo pecora che, ormai sfinito da anni di
tentativi andati a vuoto, ha gettato inesorabilmente la lancia e si è accasciato.
Grazie allora, cara amica, per i momenti di rabbia e di sconforto che mi hai regalato in questi anni, e
lasciamoci con la speranza che qualche passerotto, se non un’ aquila, riesca a venir fuori dal nido caldo…
prima o poi.
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Antonella dal Lazio
Non mi sembra proprio che non abbiate ottenuto alcun risultato con le vostre (o le tue?) riflessioni; quello
che man mano scrivevate veniva SEMPRE commentato con grande partecipazione da noi colleghi, era il dar
voce a chi non sa scrivere e non sa elaborare ma sa che sta subendo delle ingiustizie. Era il modo per poter
leggere quello che comunque uno ha nella testa ma non ha la capacità di esprimere con parole proprie…… Voi
invece, sempre così lucidi e precisi nelle varie analisi dei problemi (anche quelli riguardanti la nostra vita
fuori dall’INPDAP) ci avete aiutato a chiarire quei concetti nebulosi che da soli non si riesce a focalizzare.
Certo, nessuno ha alzato barricate dopo le vostre denunce e non sono state fatte rivoluzioni, ma tutti –
TUTTI – hanno sempre letto quello che scrivevate, condividendolo o no, ma sempre con grande attenzione.
D’altronde, le rivoluzioni non riescono a farle più neanche i cosiddetti leaders……………. Quindi,
personalmente vi invito a continuare nella vostra opera di “erudizione”, un po’ come quegli insegnanti
(sempre meno numerosi) che si impegnano tanto per cercare di far breccia nelle teste di rapa!
Comunque, qualunque sarà la vostra decisione, vi ringrazio tanto di quello che fin qui avete fatto per me (sì sì
proprio per me) ed egoisticamente spero proprio che continuiate!
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Matilde dal Veneto
Vi invito caldamente a non mollare malgrado le delusioni (in INPDAP , ormai ex, sono quotidiane). La Vs è
stata una voce che ci ha accompagnati e, anche se non Ve lo abbiamo detto, sempre condiviso.
Io ho sempre pensato che finalmente c’era fra noi qualcuno che la pensava come me e quindi non mi sono
sentita sola. Ma se non farete sentire più la Vs voce sarò tristissima e veramente sola.
Ognuno di noi, nel proprio ambito lavorativo, fa le sue battaglie che non sempre portano risultati positivi
anzi………………… ma dobbiamo continuare a lottare ancora, ancora, ancora, oggi più che mai.
Fiduciosa in un VS ripensamento, Vi abbraccio tutti.
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Gabriella dalla Lombardia
Concordo pienamente con quanto scritto dagli Uccelli, questo Ente effettivamente è un ente ad alta densità
ma……iosa politico-sindacale nel senso più becero del termine, e i lavoratori ne rappresentano l’essenza
stessa .
Per tale ragione ho sempre letto con interesse e ho quasi sempre condiviso ciò che avete scritto,
personalmente ho fatto sindacato in Rdb a Milano sempre con la massima serietà e trasparenza, trovandomi
a lottare spesso da sola per rivendicare il Dritto ad avere tutele e diritti e sicuramente lontana migliaia di anni
dai moderni schiavi, ma ciò non ha aperto le menti, anzi, i voti sono andati sempre agli stessi……..
Credo che sia comunque doveroso resistere, ce lo chiede la nostra coscienza…… quella piccola o grande parte
di noi che ha deciso di non mollare mai.
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Simonetta dal Lazio
Mi dispiace molto per questo addio perché tra milioni di e-mail spazzatura queste erano le sole veramente
gradite.
Tanto mi sentivo in sintonia che ho pensato spesso che riuscivate a leggermi nel pensiero, cosa che mi ha
fatto anche un po’ arrabbiare.
Ora leggo che avevate una “musa ispiratrice” questa cosa non mi fa piacere per niente perché non vi conosco
e voi conoscete me, non vi sembra tutto molto strano?
In un tempo in cui viviamo nell’isolamento il confronto e le “illuminazioni” dovrebbero essere discusse e
condivise.
Comunque grazie lo stesso e se per caso ci ripensate o mi contattate chiunque voi siate ve ne sarei grata
……….........................................................................................................................................................................
Paolo dall’Emilia Romagna
Cara Uccella, ripensaci, non è davvero il caso di interrompere, bisogna piuttosto rilanciare.
Ciao, a presto.
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Isabella dalla Puglia
Leggere i vostri articoli è sempre stato un grande piacere: ottimo stile, ottimi contenuti e tanto coraggio….
Non andate via, c’è sempre tanto da fare per risvegliare le coscienze!
ARRIVEDERCI!!!!
Roma maggio 2013
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