Anno III - Numero 12 - Mercoledì 15 gennaio 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Economia
Politica
Esteri
Debito pubblico:
è nuovo record
Grillini senza pace,
spaccatura vicina
Hollande: la vita
privata è solo mia
Sarra a pag. 4
Musumeci a pag. 5
Capasso a pag. 7
I PARTITI SI FREGANO LE MANI DOPO LA SENTENZA DELLA CONSULTA E GIÀ GUARDANO AL 2015
di Francesco Storace
apidamente. Tutti quelli
che sperano di perpetuare le losche intese - quelle
di ieri, di oggi, di domani… - benedicono la Corte Costituzionale per la sentenza
sulla legge elettorale. Dicono esattamente il contrario di quello che
pensano e sognano di tornare al
bel tempo andato quando le elezioni erano su base rigidamente
proporzionale e le alleanze si facevano dopo il voto nascondendo
le volontà fino al giorno prima della
pronuncia degli elettori.
Ora dicono “rapidamente” tutti
quelli che invece non vedono l’ora
di votare più tardi possibile e con
una legge meno maggioritaria che
si possa. Col proporzionale puro,
un gruzzolo di voti superiore al 4
per cento alla Camera eccita quanti
hanno ambizioni ministeriali.
C’è poi un trio che da 36 ore sta
festeggiando: il presidente della
Repubblica, Giorgio Napolitano, il
presidente del Consiglio, Enrico
Letta, il suo vice Angelino Alfano.
Hanno preso già il calendario in
mano e hanno stracciato il foglio
riguardante il 2014 e già si sentono
proiettati al prossimo anno.
L’hanno sfangata, dicono a Roma.
Matteo Renzi avrà meno armi per
minacciare la crisi di governo. Ormai nemmeno Alfano ne sarà più
spaventato. Dirà “si accomodi, andiamo pure al voto”, che una legge
migliore non poteva ricevere come
regalino dalla Consulta.
Il prezzo lo pagheranno gli italiani,
che dovranno sopportare almeno
altri dodici mesi di tortura fiscale,
un debito pubblico sempre più alto,
la crescita della disoccupazione.
Mentre alle porte c’è un fiscal compact europeo che minaccia di sotterrarci definitivamente.
A lorsignori non gliene frega proprio nulla. Anche se il popolo diserta le urne con percentuali ogni
volta maggiori, i campioni di questa
democrazia fasulla pretendono di
R
LA SFANGANO
Proposta de La Destra alla Regione Lazio per rappresentare anche chi non vota
andare avanti lo stesso. E tutto questo è davvero inaccettabile.
Noi non intendiamo restare insensibili alla protesta popolare che si
esprime anche col non voto. Ci
sta bene tutto: per fortuna torna
la preferenza e chissenefrega se
c’è il quattro per cento di sbarramento, che può preoccupare solo
qualche prepotente. A noi preoccupa il non voto e vogliamo dargli
NOMINATO DA RENZI NELLA SEGRETERIA NAZIONALE
Sicilia, uso illecito dei fondi
ai gruppi: il responsabile
Welfare del Pd è indagato
è anche Davide Faraone,
deputato Pd e nominato
responsabile Welfare
della nuova segreteria nazionale
voluta da Matteo Renzi, tra le
decine di indagati per l’uso illecito dei fondi per i gruppi
parlamentari della Regione Siciliana. L’inchiesta è della Procura di Palermo e l’accusa è
quella di peculato. In totale gli
indagati sono 97, fra deputati
(dell’attuale e della scorsa legislatura siciliana) e funzionari
dell'Assemblea regionale.
La procura palermitana ha in-
C’
tanto notificato 13 inviti a comparire a ex parlamentari della
passata legislatura. Oltre agli
83 parlamentari regionali, sono
inquisiti 14 tra consulenti e dipendenti dei gruppi. L'inchiesta
è stata condotta dalla Guardia
di Finanza e ha preso il via nel
2012. Le Fiamme Gialle hanno
ora depositato in procura un'informativa con i risultati degli
accertamenti.
Spese pazze in Liguria: arrestato
l’ex vice-presidente Idv
Servizio a pag 9
rappresentanza visiva. Se i partiti
non sono capaci di convincere le
persone a tornare alle urne, devono
pagare pegno. Sarebbe molto bello, ad esempio, se a fronte di un
astensionismo alle politiche - quando si decideranno a farle svolgere
- di dimensioni massicce, corrispondesse un calo di seggi da attribuire.
Visto che ora si parla di riforme e
Movimento per An
si punta al 2015 sfidiamo la partitocrazia di ritorno ad agire seriamente. Introducete per Camera e
Senato la “clausola di rappresentatività”: meno gente vota, meno
deputati e senatori si eleggono.
Ieri abbiamo depositato per la Regione Lazio una proposta simile di
riforma dello Statuto, che illustriamo
all’interno del Giornale d’Italia. Sarebbe una rivoluzione. Vota meno
del 50 per cento? Stop all’elezione
diretta del governatore, perché
davvero non si possono regalare
potere e seggi a chi non ha voti
per rappresentare un intero territorio.Vota poco più del 50 per cento? Comunque, si tagliano i seggi.
Una politica così, forse convincerebbe il popolo che si fa sul serio.
Ma bisogna avere il coraggio di
mettersi, tutti, in discussione.
MISSIONE PARLAMENTARE IN INDIA E RICORSO PER EVITARE LA CONDANNA A MORTE
Class action
contro i governi
Monti e Letta
Marò: prima che sia troppo tardi
l Movimento per Alleanza
nazionale, con un pool di
avvocati, sta promuovendo
una class action contro il governo
Letta e quello Monti per istigazione
al suicidio”. Lo annuncia la portavoce Adriana Poli Bortone. “Hanno
sulla coscienza troppe morti di
piccoli imprenditori, commercianti
e cittadini, soffocati dalla morsa
delle tasse. Un fatto inaccettabile
che più volte abbiamo messo in
evidenza. Non si vede nessuno
sbocco, per i lavoratori e il governo
attualmente è più impegnato a districarsi tra cognomi di padre e
madre piuttosto che su altre faccende più serie e urgenti”.
presidenti delle commissioni Affari esteri e Difesa
di Camera e Senato hanno
deciso ieri di promuovere una
missione istituzionale in India,
con l’invio di una delegazione,
rappresentativa di tutti i Gruppi
parlamentari, per visitare Salvatore Girone e Massimiliano
Latorre, i marò italiani da 700
giorni nel Paese asiatico e ancora in attesa di un processo,
all’esito del quale rischiano addirittura la condanna a morte.
Ma la giornata di ieri ha portato
un’altra novità, che pure potrebbe finalmente avere ripercussioni positive: di fronte al-
“I
di Igor Traboni
I
l’ennesimo rinvio del governo
indiano della presentazione dei
capi di accusa per i due marò,
e quindi all’ulteriore slittamento
del processo, l'Italia ha deciso
di presentare un ricorso alla
Corte Suprema indiana. Una
'petition' che ha lo scopo di
scongiurare l'uso di una legge
antiterrorismo che l’India intende ora adottare e che potrebbe per l’appunto portare
alla condanna a morte per i
due militari.
Con questo ricorso si vuole
sollecitare una presa di posizione della Corte Suprema per
ricordare agli investigatori ed
al governo indiani che la legge
che New Delhi utilizza per re-
primere la pirateria marittima
non è fra gli strumenti (codici,
leggi e convenzioni) specificate
dallo stesso massimo tribunale
nelle sue sentenze del 18 giugno e 26 aprile 2013. L’eventuale introduzione di questa
legge cambierebbe invece di
molto gli scenari.
Intanto ci si muove anche in
Europa: l'appello a Barroso e
alla Ashton perché l'Europa
tratti con fermezza la vicenda
dei marò, anche con una revisione degli accordi commerciali che penalizzino il Paese
asiatico, è già stato sottoscritto
da 58 eurodeputati italiani, compresi i capi di tutte le delegazioni politiche.
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Mercoledì 15 gennaio 2014
Primo piano
IL SONDAGGIO DI IPR CALCOLA GLI EFFETTI DELLA SENTENZA DELLA CONSULTA SUL PARLAMENTO. ALLA CAMERA SOLO 4 PARTITI
Senza Porcellum Letta non avrebbe una maggioranza
Le forze politiche divise dopo il pronunciamento dei giudici. Calderoli: “La toppa è peggio del buco”
di Federico Colosimo
amera dei deputati limitata
a quattro forze politiche Pd, M5S, Fi e Ncd - e governo Letta senza maggioranza: sarebbero questi gli
effetti della applicazione della legge elettorale come modificata dalla
Consulta all’ultimo sondaggio fatto
da Ipr per Ansa sul consenso ai
partiti. Se si fosse andati al voto
col Porcellum “rivisto”, ecco cosa
sarebbe accaduto: al pd sarebbero
andati 261 seggi, 167 a M5S, 159 a
Forza Italia, 43 al Nuovo Centrodestra. La soglia di sbarramento
avrebbe quindi concesso l’ingresso
al Parlamento solo a questi partiti
(almeno per quel che riguarda la
composizione della Camera, applicando la legge elettorale come
definita dalla Corte Costituzionale).
Pd e Ncd, che al momento sostengono il governo Letta, non avrebbero dunque la maggioranza di
316 deputati su 630. Insieme, infatti,
potrebbero contare solo su 304
onorevoli.
Quei politici che speravano che
fosse la Corte Costituzionale a levare le castagne della legge elettorale dal fuoco, risolvendo quindi
molti problemi, sono rimasti delusi.
I giudici della Consulta, astuti, se
ne sono guardati bene dal farlo.
Ed è giusto che sia andata così.
Tantissime, le reazioni dopo che
le motivazioni della sentenza contro
il Porcellum sono state rese pubbliche. Tra i primi a pronunciarsi,
il grande sconfitto, Roberto Calderoli:“La toppa – le prime parole
del vicepresidente del Senato
(Lega Nord) – è peggio del buco.
Il pronunciamento della corte è
C
tardivo e ampiamente discutibile:
8 anni ha atteso colpevolmente il
Parlamento, ma 8 anni ha atteso
anche la Consulta per dare una risposta visto che aveva già avuto
modo di occuparsi del porcellum
in due precedenti occasioni senza
fare nulla. In passato – ha aggiunto
- fui io il primo a contestare il porcellum definendolo una ‘porcata’,
ma la legge esitata dalle motivazioni è la mamma di tutti i porcelli;
ovvero una porcata all’ennesima
potenza visto che reintroduce il
modello elettorale di più di vent’anni fa. Ossia la legge che ha
partorito e mantenuto in vita la
prima Repubblica e il più alto debito pubblico a livello europeo.
Con una norma del genere di fatto
si rende impossibile andare al voto
nella primavera di quest’anno proprio come auspicato dal presidente
Napolitano”.
Forza Italia – Francesco Paolo Sisto,
deputato azzurro e relatore della
legge elettorale, ha invece espresso
parole al miele per i giudici della
Consulta: “Hanno avuto il garbo
di non intervenire sulle scelte del
Parlamento. Ora – ha continuato –
dopo questa sentenza non invasiva,
che costituisce il primo presupposto per procedere speditamente
verso una nuova legge, è necessario che si realizzi anche il secondo: un accordo fra i partiti rapido, ampio, senza vincoli di maggioranza, da costruire con libertà
(di posizione) culturale e (di azione)
politica.
Renziani – Dario Nardella, molto
vicino al segretario Pd, ha affidato
al noto social network “facebook”
le sue reazioni: “La sentenza – si
legge - è stata chiara. L’odioso porcellum va in soffitta una volta per
tutte, ma il Parlamento è legittimo.
Se non vogliamo morire proporzionalisti rivivendo tutti i limiti della
Prima Repubblica è arrivato il momento di preparare la nuova legge.
La parola ora passa alla Camera”.
“Non ci sono più alibi”, ha continuato sulla stessa lunghezza d’onda
Maria Elena Boschi, responsabile
riforme Pd e fedelissima di Renzi.
“Dobbiamo procedere spediti –
ha aggiunto – per riformare la
legge elettorale. Altro non resta
che scegliere uno dei modelli già
proposti”.
Grillini – “Il Movimento a 5 stelle –
ha dichiarato il nuovo capogruppo
al Senato Maurizio Santangelo –
terrà un referendum su internet
per decidere quale tipo di legge
elettorale appoggiare”. Ma c’è chi
- sulla tanto amata Rete - non è
d’accordo e chiede il ripristino del
Mattarellum e poi lo scioglimento
delle Camere.
Nuovo Centrodestra – Per il leader
di Ncd, Angelino Alfano,“il cittadino
deve scegliere direttamente l’eletto
e poter indicare il candidato premier. Sulla legge elettorale – ha
continuato – diciamo no sia a candidati paracadutati nei collegi come
nel Mattarellum, che a liste bloccate
come nel Porcellum o per la Regione Toscana”.
Scelta Civica – “I partiti – il commento di Linda Lanzillotta, vicepresidente al Senato – dovranno
assumersi la responsabilità e trovare un accordo che faccia gli interessi del Paese.Va fatta una sintesi
con Renzi”.
Caduto anche l’ultimo alibi – l’attesa
delle motivazioni – i diversi partiti
adesso sono costretti a trovare una
soluzione. Di questi tempi, impresa
difficile.
LA SCHEDA TECNICA
Modello spagnolo e Mattarellum: i possibili scenari
Italia è tornata ad essere una Repubblica fondata sul proporzionale (puro).
Le Camere elette con il Porcellum sono
legittime e non cessano di operare. Il principio
della continuità degli organi dello Stato, Parlamento in testa, è sovrano e resta fondamento.
Le ultime elezioni politiche rappresentano
ormai solo un fatto concluso sul quale non si
deve tornare. Una minoranza, per continuare,
non può diventare maggioranza. Le tre proposte
messe sul tavolo da Renzi – modello spagnolo,
Mattarellum rivisto e modello dei sindaci –
sono conformi a Costituzione e quindi restano
in campo. Morale della favola, nel nostro Paese
una legge elettorale c’è ed è quella della cosiddetta “Prima Repubblica”. Per tutti questi
motivi, si potrebbe tornare a votare anche
subito senza premio di maggioranza e con
una preferenza. Questi, gli esiti dell’attesissima
sentenza della Corte Costituzionale contro il
Porcellum.
I 15 giudici della Consulta lasciano aperte
tutte le strade. Scorrendo tra le righe del dispositivo, non si trova un solo impedimento
sui modelli di cui tanto si sta parlando in
questi giorni. Se il segretario Pd volesse procedere come un treno sul sistema spagnolo,
cioè quello che più convince il Cavaliere e
terrorizza invece i piccoli partiti, non sarebbe
certo l’argomentazione giuridica della Corte
a impedirlo.
La sentenza, di fatto, altro non è che una con-
L’
danna senza possibilità di appello al sistema
elettorale varato nel 2005 con la legge Calderoli.
L’ipotesi delle liste corte – Per la Consulta, un
tema da approfondire è quello di una possibile
apertura alle liste bloccate corte. Un effetto
che si ottiene pure con il Mattarellum, che è
maggioritario per il 75%.
“Premio di maggioranza distorsivo” – I giudici
hanno poi stabilito che un premio di maggioranza senza una soglia “ragionevole” è “distorsivo” della volontà degli elettori e “non
proporzionato” rispetto agli stessi obiettivi di
governabilità che si prefigge. Per essere legittimo, deve essere ragionevole e prevedere
una soglia minima di
voti sotto il quale non
scatta. Quale sia questo
uscio da superare la
Corte non lo spiega, a
stabilirlo dovrà essere
infatti il Parlamento.
Ritorno al proporzionale
– L’esito, quindi, per il
momento, è quello di
riconsegnare al Paese
un sistema elettorale
proporzionale, senza
premio di maggioranza.
Con l’elettore che avrà
la possibilità di esprimere almeno una preferenza.
Camere legittime – Ecco poi l’importante capitolo del Parlamento in essere. La Consulta
ha chiarito, senza mezzi termini, che le Camere
sono legittime – così come gli atti adottati - e
destinate ad operare.
Elezioni, fatto concluso – Per i 15 giudici, le
elezioni sono poi un capitolo su cui non ritornare più, “posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti”. Il principio di retroattività
della sentenza vale solo “per i rapporti tuttora
pendenti, con conseguente esclusione di quelli
esauriti, i quali rimangono regolati dalla legge
dichiarata invalida”. Un fatto, quest’ultimo, che
secondo molti potrebbe avere un peso rispetto
alla vicenda dei circa 140 deputati per le
quali le procedure di proclamazione non sono
chiuse, così come per eventuali ricorsi pendenti
di fronte alla giunta per le elezioni.
Gli scenari – I giochi sono quindi ancora tutti
aperti. Con Renzi e Berlusconi che preferiscono
il modello spagnolo, un sistema che piace
molto ai partiti più grandi (non escluso il M5S,
che aveva presentato una bozza di questo tenore anche se poi derubricata ad iniziativa
individuale).
Il Mattarellum è d’altra parte il “meccanismo”
che potrebbe mettere tutti d’accordo (più
della legge dei sindaci col doppio turno, che
ha il grosso problema di applicarsi ad un
complesso che non è un premierato, non prevede cioè elezione diretta). Il vecchio sistema
– in vigore per le politiche del 1994, 1996 e
2001 – ha due vantaggi: può entrare in funzione
con una legge che si limita ad abolire il Porcellum e piace anche ai piccoli-medi partiti
perché costringe quelli maggioritari a coalizzarsi per forza. In questo modo il rapporto
eletto ed elettore sarebbe salvo, ma così facendo altro non avremo che un esecutivo a
“larghe intese”. Errare è umano, ma perseverare sarebbe davvero diabolico.
F.Co.
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Mercoledì 15 gennaio 2014
Attualità
RIVOLUZIONARIA PROPOSTA DI LEGGE PRESENTATA AL CONSIGLIO REGIONALE DEL LAZIO
Scarsa affluenza? Meno poltrone…
Storace lancia la sfida all’assemblea della Pisana sulla “clausola di rappresentatività”
Taglio progressivo al numero degli eletti in caso di astensionismo superiore al 20%
di Robert Vignola
e i voti del cittadino non arrivano,
le poltrone diminuiscono.
Un’equazione inedita, una divisione in misura direttamente
proporzionale, soprattutto una
sottrazione di rappresentatività che rifletta la minore partecipazione al voto
da parte di chi ne ha diritto. Qualcosa
di rivoluzionario, insomma, se passa il
concetto che la matematica del voto
deve fare i conti anche con l’astensionismo: perché la proposta di legge presentata da Francesco Storace al consiglio
regionale del Lazio inserisce il concetto
della “meritocrazia”, riferita alla capacità
di una classe politica nel suo complesso
di convincere l’elettorato. Ed è una sfida
nuova sia alla vecchia politica che alla
nuova anti-politica. Anche perché, qualora neanche la metà degli aventi diritto
al voto si recasse ai seggi, il presidente
di Regione non sarà più automaticamente nominato dalle urne, per quanto
vuote: sia i vertici dell’ente che la sua
giunta, prevede il disegno di legge, dovranno essere eletti dal consiglio. E la
cosa potrà essere “esportata” nelle altre
istituzioni, Comuni compresi.
La convinzione che qualcosa debba
cambiare è ben illustrata nella relazione
con la quale la proposta di legge è stata
presentata. Non a caso cita cinque casi
limite, che però sono avvenuti negli
ultimi mesi. Altrettanti campanelli d’allarme suonati invano. Almeno sinora…
“I dati delle ultime tornate elettorali
sono significativi, e a titolo esemplificativo
possiamo citare: Friuli Venezia Giulia,
dove si è votato il 21 e 22 aprile 2013.
Su 1.099.334 elettori aventi diritto, si
sono recati alle urne in 554.947, pari al
50.48%. La Presidente eletta Debora
Serracchiani, ha ottenuto 211.508 voti,
pari al 39.39% dei votanti, e cioè al
19.5% del corpo elettorale di quella
Regione. In Sicilia, si è votato per il
Presidente e il rinnovo dell’Assemblea
Il testo integrale
S
Art. 1
(Inserimento di una sezione nel Capo II
del Titolo IV dello Statuto)
1. Nel Capo II, del Titolo IV, dello Statuto, dopo l’articolo 44, è inserita la seguente sezione:
SEZIONE I
CLAUSOLA DI RAPPRESENTATIVITÀ
Art. 44bis
(Elezione del Presidente della Regione
e dei componenti della Giunta regionale)
regionale, il 28 ottobre del 2012. Su
4.647.159 aventi diritto, si sono recati
alle urne in 2.203.885, pari al 47.42%.
Rosario Crocetta, è risultato eletto con
616.912 voti, pari al 30.9% dei votanti,
e cioè al 14.65% del corpo elettorale.
In Molise, nelle elezioni del 24 e 25
febbraio 2013, su 332.379 aventi diritto,
si sono recati alle urne in 204.812, il
61.62%. Paolo Frattura, eletto Governatore, ha ottenuto 85.881 voti, pari al
44.70% dei votanti, ovvero al 27.5% del
corpo elettorale. In Basilicata, dove si è
votato il 17 e 18 novembre scorso, su
575.160 aventi diritto, hanno votato in
273.891, pari al 47.62%. Marcello Pittella,
eletto Governatore, ha totalizzato 148.696
voti, il 59.6% dei votanti, il 28.3% del
corpo elettorale. Nelle elezioni per il
Sindaco di Roma, nella tornata del 26 e
27 maggio 2013, al primo turno hanno
votato il 52.81% degli aventi diritto, e al
ballottaggio del 9 e 10 giugno il 45.05%.
Su di un corpo di 2.358.963 elettori, significa che hanno votato in 1.062.713.
Ignazio Marino, eletto Sindaco con il
63.93% dei consensi, è stato votato dal
28 per cento del corpo elettorale, te-
nendo conto degli aventi diritto rimasti
a casa”.
E se si ha il favore (in media) di un elettore su quattro, si ha diritto a disporre
di consigli intatti? “La proposta introduce
una clausola di rappresentatività che
consente l’elezione diretta del Presidente
solo nell’ipotesi in cui si rechino alle
urne più del 50% degli aventi diritto al
voto. Di contro, qualora partecipino al
voto un numero inferiore al 50% degli
elettori, il Presidente della Regione è
eletto dal Consiglio regionale, riprendendo il modello ante 1999”.
Non solo: “La presente proposta mira a
rendere la composizione del Consiglio
regionale variabile, stabilendo un’ulteriore riduzione dei relativi componenti
nel caso si verifichi nelle consultazioni
elettorali un forte astensionismo. In particolare è previsto un meccanismo tale
per cui, qualora partecipino al voto una
percentuale di elettori inferiore al 80
per cento, il numero dei consiglieri è
ridotto di una unità ogni cinque punti
di percentuale di votanti al di sotto
dell’80 per cento”.
La sfida sarà accettata?
PARLA SERGIO MARCHI, TRA GLI ESTENSORI DEL TESTO APPRODATO IN COMMISSIONE
“Ci aspettiamo un’ampia convergenza”
1. Qualora partecipino all’elezione per il rinnovo
del Consiglio e del Presidente della Regione una percentuale di elettori inferiore al 50 per cento, il Presidente
della Regione non è eletto a suffragio universale e
diretto ai sensi dell’articolo 40, ma è eletto, unitamente
ai componenti della Giunta regionale, dal Consiglio regionale secondo le modalità di cui ai commi 2, 3 e 4.
2. Il Presidente della Regione è eletto a scrutinio
segreto tra i componenti del Consiglio regionale con
la maggioranza dei due terzi dei componenti del Consiglio e qualora nei primi tre scrutini nessun candidato
abbia raggiunto la maggioranza prevista, dal quarto
scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei componenti.
3. I componenti della Giunta regionale sono
eletti, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 45,
comma 1, tra i componenti del Consiglio regionale, a
scrutinio segreto, con separate votazioni in ciascuna
delle quali ogni consigliere vota per un solo nominativo.
4. L’elezione del Presidente della Regione e
dei componenti della Giunta regionale è preceduta da:
a) da un dibattito politico;
b) dalla presentazione di proposte politico programmatiche accompagnate dall’indicazione dei candidati alla Presidenza e alla Giunta regionale, con l’indicazione dei settori omogenei dei quali i membri
della Giunta saranno incaricati;
c) dalla votazione a scrutinio palese dei documenti
proposti con l’intervento di almeno i due terzi dei consiglieri assegnati alla Regione e a maggioranza assoluta
dei voti.
5. Il Presidente della Regione e la Giunta regionale rispondono del loro operato di fronte al Consiglio
regionale.
Art. 44ter
a stella polare è restituire la gente alla politica. O viceversa, che
è la stessa cosa. E ciò
appare chiaro dalle parole di
Sergio Marchi, avvocato e consigliere municipale a Roma,
che ha contribuito ad estendere la proposta di legge a
firma di Francesco Storace.
Da quale convinzione muove
i passi la proposta?
“Da un dato di fatto: l’astensionismo è ormai elevatissimo,
soprattutto nei turni di ballottaggio ma anche al primo turno. Spesso presidenti di enti e
sindaci rappresentano ormai
solo un’esigua minoranza del
corpo elettorale”.
E quindi?
“Quindi i partiti, i candidati
stessi, debbono essere chiamati a motivare l’elettorato, ad
impegnarsi di più. Meno saranno rappresentativi, meno
dovranno incidere nei cosiddetti costi della politica”.
L
Anche i candidati presidente…
“Il doppio taglio della proposta
è proprio quello. La clausola
di rappresentatività reintroduce
anche il voto del Consiglio,
una sua espressione sulla Presidenza e anche sulla giunta,
in caso di mancato quorum
del 50%. Non solo: gli assessori, a quel punto, dovranno
essere tutti interni
al Consiglio, il che
si produrrà in un
ulteriore abbattimento dei costi”.
Forze politiche
“minori” rischiano di rimetterci
parecchio, La Destra compresa…
o no?
“La nostra non è
una proposta di
legge per salvare
qualcuno, tanto
meno noi stessi.
Le regole valgono
per tutti, la gente
non vota perché va al mare,
secondo un’immagine sulla
quale si insiste molto; ma perché così punisce la classe politica. Non possiamo far finta
di nulla. Poi, magari, chi domani
uscirà avvantaggiato dal nuovo
sistema elettorale, dopodomani
ne uscirà con le ossa rotte.
Questo nessuno può dirlo
oggi”.
Che accoglienza vi aspettate
una volta che la proposta approderà in aula?
“Crediamo possa suscitare un
grande interesse, d’altronde è
un tema dibattuto a ogni livello
compreso quello nazionale. La
riduzione dei costi e il riavvicinamento della politica all’elettore non è più procrastinabile, altrimenti le discussioni
sulla legge elettorale verranno
vissute dalla gente come l’ennesima alchimia. Lo dico chiaramente: ci aspettiamo un interesse trasversale”.
La prova del nove potrebbe
non arrivare così tardi: la proposta si trova sul tavolo della
commissione competente e
inizierà il suo iter “che noi –
conclude Marchi – ci auguriamo possa essere breve e
soprattutto trovare un’ampia
convergenza, per portarlo in
aula al più presto”.
R.V.
(Cause di cessazione)
1. Le dimissioni volontarie, la rimozione, la decadenza, l’impedimento permanente e la morte del
Presidente della Regione nonché l’approvazione della
mozione di sfiducia di cui all’articolo 43, comportano
le dimissioni della Giunta regionale ed il Consiglio regionale è convocato entro tre giorni per l’elezione del
nuovo Presidente della Regione e della nuova Giunta
regionale.
2. I componenti della Giunta regionale possono
essere revocati anche individualmente su proposta motivata di un quinto dei consiglieri in carica, approvata
per appello nominale, a maggioranza dei consiglieri
eletti; per l’elezione dei nuovi componenti della Giunta,
il Consiglio regionale è convocato entro tre giorni.
Art. 44 quater
(Composizione del Consiglio regionale)
1. Qualora partecipino all’elezione per il rinnovo
del Consiglio regionale e del Presidente della Regione
una percentuale di elettori inferiore al 80 per cento, il
numero dei consiglieri di cui all’articolo 19, comma 1 è
ridotto di una unità ogni cinque punti di percentuale di
votanti al di sotto dell’80 per cento.
4
Mercoledì 15 gennaio 2014
Attualità
MENTRE CROLLANO I CONSUMI E DIMINUISCE L’INFLAZIONE, LA POLITICA LOCALE FA AUMENTARE IL DEBITO PUBBLICO SEGNANDO COSÌ UN NUOVO RECORD NEGATIVO
C’è chi scende e chi sale, ma la recessione continua
di Giuseppe Sarra
talia sempre più nei guai: il debito
pubblico delle amministrazioni pubbliche è schizzato di altri 18,7 miliardi, segnando un nuovo record
storico per il defict dello Stato,
ovvero 2.104 miliardi di euro.
A commisurare la mediocrità dei nostri
amministratori è Bankitalia, nel suo supplemento “Finanza pubblica, fabbisogno
e debito”.
L’incremento del debito, nei primi undici
mesi del 2013, ha riflesso principalmente
il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (90,2 miliardi) e l’aumento delle
disponibilità liquide del Tesoro (24,6 miliardi). Sul fabbisogno, invece, ha inciso
per 12,8 miliardi il sostegno finanziario ai
paesi dell’area dell’euro; in particolare, la
quota di competenza dell’Italia dei prestiti
erogati dall’European Financial Stability
Facility (EFSF) è stata pari a 6,7 miliardi,
mentre i versamenti della terza e quarta
tranche della sottoscrizione del capitale
dell’European Stability Mechanism (ESM),
effettuati nei mesi di aprile e ottobre 2013,
sono stati complessivamente pari a 5,7
miliardi. Il che tradotto fa più o meno così:
noi stiamo male ma dobbiamo aiutare gli
altri Stati dell’Ue (la Germania) a stare
meglio.
Dal 2010 il contributo italiano al sostegno
finanziario ai paesi dell’Eurozona è stato
pari a 55,1 miliardi, di cui 33,6 miliardi riguardanti la quota dell’Italia dei prestiti
I
dell’EFSF, 11,5 relativi alla sottoscrizione
del capitale dell’ESM e 10,0 miliardi attinenti
ai prestiti bilaterali in favore della Grecia
(la cui erogazione è terminata alla fine
del 2011).
Nei primi undici mesi dell’anno appena
trascorso, secondo quanto comunicato
dall’Erario, le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state
pari a 339,1 miliardi (di cui 31,2 nel mese
di novembre): l’ennesimo calo rispetto a
quelle dello stesso periodo del 2012
(340,7 miliardi).
Un altro dato che fotografa due fenomeni
sempre più in evoluzione: l’evasione da
una parte, la vessazione del governo nei
confronti dei nostri imprenditori dall’altra.
Il mancato gettito, infatti, è direttamente
proporzionale alle attività cessate nel 2013.
Meno lavoro, meno
imprese, più disoccupazione. Queste le difficoltà per un Paese
che alla base vede(va)
nelle piccole e medie
imprese lo zoccolo
duro della ricchezza
interna.
A far balzare gli italiani
dalla sedia – ancora –
un altro triste indicatore
economico: l’inflazione
è crollata dell’1,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Eppure, c’è
chi esulta: è vero che l’aumento dei prezzi
di beni e servizi genera una diminuzione
del potere d’acquisto, ma è altrettanto
vero che se scende l’inflazione è dovuto
anche alla scarsa richiesta dei consumi. I
prezzi però salgono e i consumatori sono
sul piede di guerra.
A determinare il tasso di inflazione generale
contribuiscono in primo luogo i prezzi
dei prodotti alimentari e quello delle bevande analcoliche, seguiti da quelli dei
trasporti e dai prezzi dei servizi ricettivi e
di ristorazione. Insomma, la netta decelerazione dipende da un crollo dei consumi
senza precedenti che ha riguardato anche
beni di prima necessità.
DAL 23 SETTEMBRE LA NUOVA BANCONOTA DA DIECI
L’euro non funziona e
la Bce rinnova la grafica
estyling per la banconota
da 10 euro. Dopo dodici
anni dall’entrata in vigore
della moneta unica, la Bce rinnova
la grafica. Il via libera della cartamoneta, però, ci sarà soltanto il
23 settembre prossimo. A darne
notizia è stato il componente del
comitato esecutivo della banca
europea, Yves Mersch. L’ex governatore della banca centrale del
Lussemburgo, intervenendo alla
presentazione della cartamoneta,
ricorda che è ormai “facile per
noi dare per scontato l’emissione
delle banconote e monete in euro
e dimenticare quale progetto ambizioso, persino audace, sia stata
l’introduzione dell’euro”.
Secondo Mersch, infatti, la moneta
unica ha aiutato a “unire milioni
di europei, in tutta la nostra diversità”. Non solo. “Le banconote
e le monete - ha aggiunto - sono
un simbolo tangibile della nostra
determinazione a sostenere l’Ue”.
La nuova banconota da 10 euro
mostra una somiglianza con il
biglietto della prima serie, entrato
R
in circolazione nel 2002, ma allo
stesso tempo presenta una veste
grafica rinnovata e caratteristiche
di sicurezza nuove e più avanzate.
Ad esempio, come il nuovo biglietto da 5 euro, reca nell’ologramma e nella filigrana il ritratto
di Europa, figura della mitologia
greca da cui il nostro continente
prende il nome. Chissà se, ad
oggi, i greci la penseranno così?
Come la prima serie di banconote
in euro, inoltre, il nuovo biglietto
da 10 euro sarà molto facile da
controllare con il tatto e la vista,
applicando il noto metodo “toccare, guardare, muovere”.
Oltre al ritratto di Europa presente
nell’ologramma e nella filigrana,
sulle banconote è apposto un
numero verde smeraldo che quando viene mosso cambia colore
passando al blu scuro.
Infine, Mersch cerca di dare un
significato speciale all’euro: “È la
nostra moneta e crediamo in
quello che affermiamo”.
Una definizione che lascia più di
G.S.
qualche dubbio.
BERLUSCONI SMENTISCE LE VOCI DELL’IMMINENTE DESIGNAZIONE
Forza Italia: Giovanni Toti non sarà il nuovo coordinatore
Il leader dichiara: “Nessuna nomina. Non è prevista dallo statuto”
di Cristina Di Giorgi
on c’è mai stata alcuna intenzione
di procedere alla nomina di un coordinatore unico di Forza Italia, figura
peraltro non prevista dallo statuto del movimento”. Queste le parole con cui Silvio Berlusconi chiarisce la questione sulle voci che
davano per imminente la designazione di Giovanni Toti.
L’ex premier aggiunge poi che l’intenzione è
invece quella di “rilanciare Forza Italia, dotandoci di una nuova organizzazione e valorizzando tutta la classe dirigente, che ha dimostrato di saper condurre straordinarie bat-
“N
taglie politiche, affiancandomi nelle fasi più
drammatiche della vita politico-istituzionale
del Paese”.
Inoltre, prosegue il leader del rinato movimento
politico, “non dobbiamo avere timore di aprire
le porte alle risorse nuove che si affacciano e
che vogliono dare il loro contributo al nostro
rilancio in un momento di grande trasformazione della politica italiana”. Ed è proprio in
quest’apertura che il fondatore di Forza Italia
è convinto si trovi la migliore caratteristica
della sua creatura: “Le nostre vittorie del futuro,
come quelle del passato, stanno proprio nella
capacità di Forza Italia di rimanere un movimento aperto – conclude Berlusconi – e determinato a riportare il centrodestra al governo
del Paese”.
Tale presa di posizione sarebbe la probabile
risposta del leader ai dubbi di Raffaele Fitto
sul possibile rinnovamento dirigenziale del
partito, espressi in una sua recente intervista
al Corriere della sera: “Rinnovare va bene –
aveva detto – ma con equilibrio. Berlusconi è
il mio leader e quello di milioni di italiani
perché ha un grande consenso popolare. E a
lui mi sento di dire che riterrei un errore
politico grave quello di mortificare un intero
gruppo dirigente, di issare alla testa del movimento un giornalista certamente perbene,
certamente capace, ma che credo debba
quantomeno dimostrare quale contributo possa
dare a Fi".
NOVITÀ PER IL MINISTRO E LEADER DEL NUOVO CENTRODESTRA DA ENTRAMBI I FRONTI
Alfano al centro dei casi Ligresti e Shalabayeva
Q
L’ad Viola si dimette, poi ci ripensa
A
uella di ieri rischia
di essere una giornata non certo indimenticabile per il vicepremier e ministro dell’Interno,
nonché leader del Nuovo
centrodestra, Angelino Alfano. Alcuni organi di informazione hanno infatti
riportato la notizia secondo
cui c'è anche una telefonata
tra l'attuale ministro dell'Interno Angelino Alfano
e Salvatore Ligresti, nell'ambito dell’inchiesta milanese relativa ai trust che
sarebbero riconducibili all'ex patron di Fonsai.
L'intercettazione, che emerge dopo la nuova chiusura
del filone d'indagine del
pm di Milano Luigi Orsi, è
relativa al 28 maggio 2011
e nella breve conversazione
tra Alfano e Ligresti si fa
riferimento anche ad una
cena a Roma.
Ma Alfano continua ad essere anche uno degli attori
principali della vicenda Shalabayeva: "Nei giorni scorsi
l'ex prefetto Procaccini ha
rilasciato un'intervista in
cui, sostanzialmente, dice
che il ministro Alfano gli
ordinò di incontrare l''ambasciatore kazako. In base
a tali dichiarazioni il ministro, che e'' anche vicepresidente del Consiglio,
avrebbe mentito in Parlamento. Non ho sentito una
dichiarazione di smentita
su questo. Dunque Alfano
o smentisce e querela Procaccini o viene a chiarire
in Parlamento".
Lo ha detto Roberto Giachetti, vicepresidente della
Camera, ospite ieri della
trasmissione Omnibus su
La7. "Se Alfano continua
a tacere- ha aggiunto Giachetti- vuol dire che conferma le parole di Procaccini e che quindi ha mentito. In qualsiasi Paese democratico un ministro che
mente al Parlamento se
ne va".
DOPO IL CDA DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA
lessandro Profumo e Fabrizio Viola
restano alla guida del Monte dei Paschi
di Siena. Il Cda dell'istituto senese ha
rinnovato ieri la piena fiducia nei confronti
del presidente e dell'amministratore delegato,
per i quali nelle ultime settimane si era
profilata l'ipotesi di dimissioni. Le azioni
Mps hanno poi chiuso la seduta in Borsa in
rialzo del 2,6%
Ma quella di ieri è stata una giornata convulsa,
segno dell’incertezza che ancora regna dalle
parti di banca rossa: l'amministratore delegato
del Monte dei Paschi Fabrizio Viola prima ha
presentato le proprie dimissioni al cda della
banca dopo l'esito dell'assemblea sulla rica-
pitalizzazione, poi le ha ritirate dopo che il
consiglio gli ha confermato all'unanimità la
fiducia. Così una nota della banca nella quale
si aggiunge che il cda, anche su richiesta
Consob, avvierà approfondimenti «di natura
tecnico legale riguardo agli eventuali effetti
dannosi conseguenti allo slittamento» dell'aumento di capitale. L'avvio degli approfondimenti é stato comunicato con una
lettera alla Fondazione Mps.
Il Cda di Mps auspica inoltre che la Fondazione
Mps «sia in grado di procedere alla dismissione della partecipazione in Mps in tempi
rapidi, con un impatto positivo per realizzare
l'aumento di capitale».
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5
Mercoledì 15 gennaio 2014
Attualità
TENSIONE CRESCENTE
NUOVA POLEMICA DEI PARLAMENTARI 5 STELLE SULL’USO DEL WEB: “TOGLIAMO QUESTA PISTOLA AL GURU”
M5S, la base sconfessa i vertici
di Giorgio Musumeci
ruciano ancora le guance di
Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio dopo la sberla rumorosa e impietosa degli iscritti
del Movimento 5 Stelle sul reato
di clandestinità. La mossa del comico genovese e del suo socio di prendere in
contropiede parlamentari e iscritti con
un referendum “lampo” lanciato sul web
senza alcun preavviso, non è piaciuta a
molti. Fallito clamorosamente sul campo
il tentativo di vincere una partita soprassedendo alle regole, il leader maximo è
finito nuovamente sul patibolo. Il senatore
Luis Orellana, in una intervista a Repubblica, non le manda certo a dire ai suoi
vertici, definendo “sbagliato mettere ai
voti un principio senza adeguato preavviso”, e bollando lo staff del movimento
pentastellato come “inadeguato”. “Credo
siano ragazzi –ha dichiarato Orellanascelti per altri tipi di mansioni poi messi
da Casaleggio a seguire il Movimento. E
così si improvvisano. Ne discendono scelte
raffazzonate. Dilettanti allo sbaraglio”.
Gli fa eco il collega Francesco Campanella,
tra le voci più critiche del movimento,
che accusa i vertici sul modo in cui è
stata gestita la vicenda: “Non è così che
va gestita la democrazia diretta. La vita
delle persone non è un videogioco né
una battuta da condividere sui social
media. Il blog gestito così diventa un’arma
nelle mani di qualcuno che si è convinto
di poter gestire più di 150 parlamentari
con strategie di organizzazione di rete
aziendale. Togliamo quella pistola a Casaleggio! Il M5S è un fenomeno troppo
Dopo il risultato del referendum
blitz sul reato di clandestinità, gli iscritti
decideranno sulla legge elettorale
B
opo il clamoroso risultato
del referendum blitz di Grillo
e Casaleggio sull’abrogazione del reato di clandestinità,
una cosa è certa: il leader maximo
del partito pentastellato e il suo
guru sono in minoranza. Nonostante la chiara indicazione di
Beppe Grillo, infatti, la schiacciante
vittoria dei “sì” all’abrogazione
del reato, offre una boccata d’ossigeno a militanti e soprattutto
parlamentari del Movimento 5
Stelle, svincolati, almeno per ora,
dall’assolutismo del loro leader.
Adesso, i parlamentari rilanciano,
e in un’intervista a Repubblica che lo stesso Grillo aveva invitato
nei giorni scorsi a non acquistare
più perché fazioso - il senatore
Luis Orellana fa sapere di voler
replicare l’esperienza del referendum online anche per la legge
elettorale: “Non sono più così sicuro di essere in minoranza quando chiedo un’apertura di credito
alle altre forze politiche” ha detto,
stizzito, Orellana. Gli fa eco il capogruppo al Senato, Maurizio
Santangelo, dichiarando a Radio
Anch’io che “il Movimento 5
Stelle terrà un referendum su internet per decidere quale modello
D
serio per essere gestito in questo modo!”.
“Penso sia giunto il momento di dire basta
a questa gestione del blog/portale/sistema
operativo (chiamatelo come vi piace) –
incalza il senatore Lorenzo Battista -. Invito
caldamente l’autore di questo ennesimo
condizionamento esterno a rivedere insieme al gruppo parlamentare il modus
operandi o lasciare a una rappresentanza
più democratica e partecipativa la gestione
dello strumento informatico/informativo
del M5S”.
E mentre le polemiche, non certo nuove,
sul modo in cui viene utilizzata la rete
continuano ad infiammare il dibattito, alcuni
parlamentari del M5S vanno dritti al cuore
della questione, lasciando emergere che
Grillo e Casaleggio, alla fine, sono finiti
con le spalle al muro, a dimostrazione
che, aldilà dei proclami e delle dichiarazioni ad effetto, decide comunque la base.
Quanto questa conclusione possa piacere
al comico genovese, resta ancora da vedere. Già in passato il fondatore del Movimento aveva minacciato di mollare tutto
qualora non si fosse fatto ciò che diceva.
Adesso, contro di lui c’è pure l’aggravante
del voto “supremo” della base. E il rischio
di restare vittima della creatura da lui
stesso inventata, è sempre più vicino
NUOVI SVILUPPI NEL CASO DI DAVIDE VANNONI E DEI SUOI STUDI
Stamina: storia
di una grande truffa?
Quali i colpevoli e gli errori? Indaga al riguardo la Procura di Torino
uella che verrebbe definita una delle più grandi
truffe ai danni dello Stato
italiano: si parla di “Stamina”,
lo pseudo prodigioso metodo
di Davide Vannoni che tanto
ha infiammato il paese in questi
mesi. Una grave ingerenza di
politica e mondo dell’informazione su uno dei valori più
importanti per l’uomo: la ricerca scientifica e il diritto alla
salute.
Così l’inchiesta della Procura
di Torino sui protagonisti del
metodo Stamina si avvia agli
sgoccioli: sul tavolo del procuratore Raffaele Guariniello,
che indaga Davide Vannoni e
soci per associazione a delinquere finalizzata alla truffa
e alla somministrazione di farmaci pericolosi, c’è anche l’indagine condotta dai Nas che
suggeriscono la custodia in
carcere per il patron. Tutto ancora da decidere anche se
appare ormai evidente che il
metodo Stamina sia solo un
grande bluff.
Dopo mesi di millantata prodigiosità a mettere il punto, a
livello mediatico, il giornalista
Riccardo Iacona che a Presadiretta ha mandato in onda
un’inchiesta sul metodo Sta-
Grillo e Casaleggio
messi in minoranza
Q
mina. Un esempio di quanto
la televisione possa incidere
sull’opinione pubblica tanto
da accecare tutti, sfruttando il
dolore e la speranza di guarigione legata alla malattia.
I primi a fare le spese di questa
cattiva informazione i malati
e le loro famiglie ai quali Vannoni aveva promesso la guarigione in cambio di cospicue
somme di denaro: alcuni
esempi? la famiglia De Matteis
che paga 50 mila euro per il
trattamento senza ottenere risultati per la figlia. Oppure
Carmine Vona, ambulante di
Cuneo parzialmente paralizzato da un ictus.
Anche la politica ha avuto, ancora una volta, il peso nella
vicenda: la Lombardia ad esempio, unica regione che ha
introdotto la metodica in una struttura
pubblica, precisamente allo Spedali
Civili di Brescia. Proprio a tal riguardo
l'azienda ospedaliera "si riserva di assumere ogni iniziativa a tutela della propria
immagine"
dopo l'affermazione
"priva di qualsiasi fondamento"
di Mario Andolina, vice- presidente di Stamina Foundation,
secondo il quale "sarebbero
state fatte pressioni su Stamina
- ricorda l'ospedale - per ammettere al trattamento pazienti
individuati dall'azienda stessa
con priorità rispetto ai pazienti
Stamina". Questi ultimi, assicura
invece l'Ao, "sono stati i primi
a essere sottoposti al trattamento medesimo".
Puntuale il commento di una
delle paladine della resistenza
a Stamina, il ministro della salute Beatrice Lorenzin: “Se
Vannoni ci ha dato un protocollo diverso da quello di Brescia è una truffa allo Stato”.
Francesca Ceccarelli
di legge elettorale appoggiare”.
Ancora più esplicito, sul da farsi,
è il vicepresidente M5S della Camera, Luigi di Maio che, dopo la
sentenza della Corte Costituzionale,
ricorre a Facebook per indicare
la via da seguire: “La Sentenza
dice anche che questo Parlamento
(in queste condizioni!) resta in
carica, perché “prevale il principio
di continuità degli Organi di Stato”.
“Prevale” infatti è il verbo giusto.
Prevale sul buon senso e sulla
responsabilità della politica che
in un Paese normale vorrebbero
il ripristino del “Mattarellum” e
poi lo scioglimento delle Camere,
invece di patti di Governo pluriennali”.
Una lama a doppio taglio, dunque,
quella del Movimento gestito dalla
base. Se nei mesi scorsi era
l’arma più pericolosa da mostrare
contro gli altri partiti, adesso rischia di trasformarsi in una bomba
pronta a esplodere nelle mani
del suo stesso inventore. Il coltello
dalla parte del manico ce l’hanno
proprio gli iscritti, coperti e difesi
dai 150 parlamentari, molti dei
quali sono stanchi di assecondare
i capricci del comico genovese e
G.M.
del suo socio.
LA LEGGE DI STABILITÀ COLPISCE ANCHE GLI ISTITUTI DI ISTRUZIONE
Tassa rifiuti più cara
per le scuole paritarie
Masi (CdO): “È una doppia, evidente e ingiusta discriminazione”
hi inquina paga. Un principio di equa razionalità
che commisura alla
quantità dei rifiuti prodotti
l’entità della tassa per la raccolta e lo smaltimento degli
stessi. Un principio che, previsto normativamente anche
a livello europeo, è (o dovrebbe essere) anche alla
base delle leggi italiane in
materia. Peccato che, stando
a quanto si legge nel testo
della legge di stabilità 2014
(n.147/2013), la nuova tassa
sui rifiuti preveda alcune significative eccezioni.
Come quella relativa alle scuole paritarie. “Siamo di fronte
ad una doppia, evidente ed
ingiusta discriminazione” scrive l’avvocato Marco Masi, presidente della Compagnia delle
opere educative. Che spiega
che la Legge di stabilità “ha
confermato una deroga ormai
in vigore da alcuni anni: le
istituzioni scolastiche pagano
la tassa rifiuti in base al numero
degli alunni e non dei metri
quadri dei locali occupati. Tale
criterio permette agli istituti
di pagare meno (considerando gli ampi spazi che devono
garantire). Ma questa eccezione vale solo per le scuole
statali e non anche per quelle
C
paritarie”. Esaminando nel
dettaglio il testo della
147/2013, riguardo al punto
contestato si parla di “istituzioni scolastiche” in genere,
senza ulteriori specificazioni
e con il rinvio ad una norma
del 2007. Che però si riferisce
soltanto alle scuole statali.
“Lo Stato – continua Masi –
paga ai Comuni la tassa sui
rifiuti solo per le scuole statali
e non anche per quelle paritarie, che pure fanno parte
dello stesso sistema nazionale
di istruzione. Ed è diverso addirittura il criterio con cui si
valuta la capacità di produrre
rifiuti: nel primo caso prevalgono le teste, nell’altro i metri
quadri. Non si comprende –
conclude l’avvocato – per
quale ragione non si possa
utilizzare lo stesso criterio per
le scuole statali e quelle paritarie”.
E se in passato alcuni Comuni
avevano comunque preso la
decisione di uniformare il calcolo della tassa sui rifiuti per
tutte le scuole legandolo al
criterio del numero degli alunni, con la nuova legge questo
procedimento non sarà praticamente più possibile: dal
2014 infatti lo Stato non coprirà
più eventuali riduzioni della
tassa diverse da quelle espressamente previste. Se quindi i
Comuni vogliono proseguire
sulla strada della parificazione,
dovranno mettere mano ai
loro fondi. Cosa che, c’è da
scommetterci, sarà quasi impossibile che si verifichi.
Cristina Di Giorgi
6
Mercoledì 15 gennaio 2014
Storia
AMBASCIATORE IN BRASILE, A MOSCA, POI A BERLINO INFINE PRESSO LA SANTA SEDE, È L’ARTEFICE DEL PATTO DI AMICIZIA ITALO-SOVIETICO DEL ’33
Bernardo Attolico, ambasciatore della pace
Lontano dall’ideologia e per molti aspetti dalla politica, tende ogni sforzo alla risoluzione pacifica delle controversie
di Emma Moriconi
omini che hanno fatto la storia
d’Italia. Ce ne sono moltissimi, a
vario titolo, spesso dimenticati o
semplicemente lasciati in un angolo.
In un’epoca in cui tutto scorre rapido, i
cosiddetti personaggi minori sembrano
essere scomparsi. E invece costituiscono
in molti casi un pezzo non trascurabile
della storia e della società. E, molto spesso,
non sono affatto minori.
Accade per esempio nel caso di Bernardo
Attolico, che - quando il Fascismo prende
il potere - ha già maturato tantissima esperienza in campo internazionale al punto
da divenire nel 1919, a soli 39 anni, ancor
prima della Marcia su Roma dunque,
inviato straordinario e ministro di seconda
classe, entrando a pieno titolo nella carriera
diplomatica con un rango elevato.
Nel febbraio 1927, anno quinto dell’Era
Fascista, Bernardo Attolico è ambasciatore
a Rio de Janeiro. Resta in Brasile per tre
anni, poi viene trasferito a Mosca. Siamo
nel 1930, ed è là che Attolico riesce a
concludere il noto Patto di amicizia italosovietico, datato 2 settembre 1933. Nel
1935 succede a Cerruti nella direzione
dell’ambasciata italiana a Berlino, dove si
occupa degli equilibri tra Italia e Germania
giungendo alla sottoscrizione degli accordi
dell’ottobre 1936. Bisogna ricordare che
la Germania, in questi anni, è una potenza
in fase ascendente. Attolico, più diplomatico
che politico, e slegato da qualsivoglia
U
ideologia, arriva a immaginare anche un
coinvolgimento, nell'accordo, dell’Inghilterra.
Nel 1938, quando Mussolini partecipa alla
Conferenza di Monaco, parla con cognizione di causa in merito alla crisi dei
Sudeti proprio basandosi sulle informazioni
che Attolico gli ha precedentemente fornito:
in quella circostanza è Mussolini a riportare
l’assemblea su una linea pacifica. Il Duce
lo racconterà a Claretta Petacci, come lei
stessa annota nel suo fittissimo diario del
1938: “Daladier? (il premier francese, ndr)
simpatico, sì ... Chamberlain (quello inglese,
ndr) è ammirevole”. E poi, nel dettaglio,
annota ancora Claretta le parole di Mussolini
sulla Conferenza di Monaco: “Avevo preparato tutto, loro non sapevano da che
parte incominciare. Se non portavo un
memorandum che loro hanno ascoltato e
poi approvato come dicevo io, non avrebbero fatto nulla. Erano sprovvisti anche di
idee. Non sanno le lingue, con il traduttore
non si finiva mai. Così ho preso il comando,
e ora all’uno, ora all’altro, domandavo e ripetevo. Sì, molto deferenti. Il bello è che
mi si rivolgevano sempre con ‘Duce, duce’.
Diceva Daladier: ‘Sa va bien comme dit le
duce’. E Chamberlain: ‘Yes, duce’ ... [... ]
La discussione ad un certo punto continuava, allora ho detto: ‘Signori, qui è quasi
l’una. Siamo al primo di ottobre e non dimenticate che oggi devono entrare le
truppe (si riferisce alle truppe tedesche in
Cecoslovacchia, ndr). Non è ancora risolto
nulla. Bisogna decidersi, rapidamente’.
[...] Quando gli ho fatto sapere (a Hitler,
ndr) che desideravo che rimandasse di
24 ore l’entrata delle truppe gliel’ho fatto
dire dall’ambasciatore Attolico, non ho
parlato io [...] ”.
Quello che Mussolini riesce a ottenere
alla Conferenza di Monaco, di rimandare
cioè l’ingresso delle truppe, e dunque la
guerra, tranquillizza non solo l’Italia, ma
anche la Francia e l’Inghilterra: la situazione
sembra stabilizzata.
La storia, invece, in questo periodo, è
ancora tutta da scrivere: quella pace, lo
sappiamo, durerà ben poco.
È ancora Bernardo Attolico a premere,
nel 1939, per il mantenimento dello stato
di non belligeranza per l’Italia. Che dura
poco. Tende ogni suo sforzo alla risoluzione
pacifica delle questioni internazionali, ed
è il primo a comprendere le reali intenzioni
di Hitler sulla Polonia, per cui cerca invano - di impedire lo scoppio del conflitto.
Quando Mussolini scrive a Hitler di aver
bisogno di molte materie prime, è Attolico
ad aggiungere che occorrono “entro 24
ore”. Intende così “scoraggiare i tedeschi
a venire incontro alle nostre proposte”.
Nel 1940 Attolico diventa ambasciatore
presso la Santa Sede, passando “dal diavolo
all’acqua santa”, come dice egli stesso. È
in quest’epoca che viene insignito del
titolo di conte.
Quando muore, il 9 febbraio 1942, il suo
sogno di pace è ormai definitivamente
naufragato.
[email protected]
7
Mercoledì 15 gennaio 2014
Esteri
CONFERENZA STAMPA ALL’ELISEO E 600 CRONISTI DELUSI: MOLTA POLITICA E POCO GOSSIP
SPIFFERI DALLA CASA BIANCA PARLANO DI DIVORZIO
François Hollande:“I miei
sono solo affari privati”
Aria di crisi per
i coniugi Obama
Il presidente ha glissato sulla love story: “È un momento molto doloroso”
di Chantal Capasso
l presidente François Hollande si è presentato con
pochi minuti di ritardo davanti alla platea di giornalisti, ben 600 e provenienti
da tutte le parti del mondo, ed
ha cominciato a parlare –
come nel tentativo di sviare il
tema per cui i mass media si
erano mossi - dell’ economia
del suo Paese, del futuro della
Francia e della sua crescita,
che «nel 2014 dovrà essere
vigorosa».
Nessun accenno, nei primi passaggi, alla vicenda privata che
lo vede coinvolto. All’Eliseo di
Parigi, sono stati affrontati dal
Presidente tre importanti temi:
il taglio della spesa pubblica,
la semplificazione amministrativa e l’impegno in Centrafrica.
Altro tema, affrontato nella conferenza da Hollande è stato il
suo famoso "Patto di responsabilità" che porterebbe alla
I
riduzione dei costi per le imprese. Grande fiducia per il
Paese, per le organizzazioni
professionali e per i sindacati.
Intorno alle 17.15, il presidente
ha terminato la sua “introduzione” e ha dato il via alle do-
mande da parte dei giornalisti
presenti.
Ovviamente, la prima fra queste
è stata, dopo un lungo preambolo “diplomatico”, diretta
alla vita privata del presidente:
«Valerie Trierweiler è ancora
la premiere dame di Francia?».
Il presidente, visibilmente seccato, si è difeso dietro lo scudo
della vita privata, ha spiegato
che « non risponderò ad alcuna
domanda su questo argomento» e ha ripreso a parlare del
futuro economico e politico
della Francia, prima ricordando
che questi sono «momenti dolorosi», ma «gli affari privati si
trattano in privato, in un intimità
rispettosa di ognuno» e che
«ognuno nella sua vita personale può traversare delle prove,
e questo è il mio caso».
Molti i delusi in sala, golosi di
gossip. L’appuntamento, il terzo
del genere da quando è presidente, è da tempo ritenuto
cruciale da Hollande per un
rilancio del suo mandato. Per
questo, nonostante la bufera
imprevedibile che si è abbattuta
sull’Eliseo in questi ultimi giorni,
il presidente non ha mai ipotizzato un annullamento della
conferenza.
Dopo il viaggio in Sud Africa
P
er un’altra coppia
“presidenziale” pare
ci sia maretta. Quella
che sembrava una unione
inossidabile, sembra infatti
cedere. I coniugi in questione sono Barak e Michelle Obama. Secondo il
tabloid americano National
Enquirer , il motivo della
crisi negli inquilini della
Casa Bianca, sembrerebbe
il viaggio in Sudafrica in
occasione del funerale di
Nelson Mandela, dove secondo la first lady ci sarebbe stata una conversazione molto coinvolgente
tra il marito Barak e la premier danese Helle Thorning-Schmidt.
Il tutto innescando una
grande gelosia da parte di
Michelle, come già trapelato, e che ora potrebbe
sfociare nel divorzio. Questo quanto si sussurra per
i corridoi della Casa Bianca. Ora i coniugi Obama
dormirebbero in stanze se-
parate.
Ma ci sono questioni che
non possono essere valutate così alla leggera, considerando il ruolo che ricopre Michelle, moglie di
uno dei più potenti uomini
del mondo. Per cui dovrà
mandar giù le sue disapprovazioni coniugali per il
bene del mandato presidenziale del marito, ed evitare scandali. Intanto può
sempre consolarsi con i festeggiamenti del suo prossimo compleanno, venerdì
17 gennaio compirà infatti
50 anni. Pronto il party danzante con le sue amiche
storiche alla Casa Bianca.
Michelle sembra affrontare
questa importante ricorrenza con molta disinvoltura e in una recente un’intervista risponde candidamente “Non mi sono mai
sentita così sicura di me
stessa”. Dura la vita da First
Lady.
C.C.
PER LA NUOVA COSTITUZIONE
L’Egitto torna alle urne
tra violenze e proteste
ono quasi cinquantatré milioni (a cui vanno aggiunti i quasi
700mila espatriati
che hanno votato l’8
e 9 gennaio in ambasciate e consolati) gli egiziani chiamati alle urne per
esprimersi in merito al referendum
sulla nuova Costituzione, che mitigherebbe non poco la forte
impronta islamista voluta da
Mohamed Morsi nella precedente Carta
C’è dunque attesa non solo
per l’esito della votazione
ma anche per l’affluenza alle
urne, che se fosse importante confermerebbe che la
popolazione sostiene l’operato dell’esercito che ha deposto Morsi lo scorso anno
e significherebbe anche un
segnale di approvazione del
governo a interim di questi
mesi. E, naturalmente, sarebbe il superamento del
banco di prova per il generale Abdel Fattah al-Sisi, ministro della difesa e comandante dello stato maggiore
interforze. Dagli umori sembra che la popolazione sostenga i militari, con una
percentuale che arriverebbe
addirittura al 90%. I seggi
sono presidiati da polizia,
truppe della sicurezza nazionale e combattenti, e sarebbe la stessa popolazione
a richiedere sicurezza.
Nonostante questo, poco pri-
Eurosky Tower .
Entrare in casa e uscire dal solito.
S
ma dell’apertura dei seggi,
è scoppiata una bomba nei
pressi di un edificio giudiziario di Imbaba, al Cairo,
fortunatamente senza vittime, ma di chiaro intento destabilizzante. Non solo, a Beni
Suef, a 115 km a sud della
capitale, ci sono stati scontri
tra militari e manifestanti
filo-islamisti, che hanno provocato un morto Altre manifestazioni pro Morsi si sono
verificate anche in altre zone
e il bilancio sarebbe di altre
7 vittime.
La costituzione sulla quale
gli egiziani sono chiamati a
votare ridimensiona gli articoli di stampo islamista,
l’islam resta la religione di
stato ma sono previste forme
di tutela per le minoranze,
come pure è previsto il concetto di uguaglianza tra i
sessi, e mette nelle mani
dell’esercito grande potere,
ivi compresa la nomina del
ministro della difesa, che
resterebbe in carica per due
mandati presidenziali.
em
Il relax ha una nuova casa.
Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere
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8
Mercoledì 15 gennaio 2014
Roma
IL FACCIA A FACCIA MAGGIORANZA-SINDACO
SECONDO ROUND DI INTERROGATORI. DAVANTI AI GIUDICI IL “RE DELLE DISCARICHE” E L’EX PRESIDENTE REGIONALE
“Capigruppo in giunta”
Marino commissariato
È il turno di Cerroni e Landi
gnazio Marino è già un sindaco col fiato corto. E di
fiato, il primo cittadino di
Roma, ne ha anche sul collo:
è quello del Pd e degli altri
partiti della sua maggioranza,
che dietro la facciata di una
rinnovata fiducia nei suoi confronti , ha deciso di commissariarne di fatto i poteri.
La decisione è arrivata ieri al
termine di un faccia a faccia
avvenuto in Campidoglio tra il
sindaco e i consiglieri comunali:
la decisione scaturita dal confronto la dice lunga, perché i
capigruppo di maggioranza
avranno libero accesso alle riunioni di giunta.
Un’evidente “extrema ratio” allo
scollamento più che evidente
tra la squadra di governo e
l’aula Giulio Cesare, che ha
avuto anche in questi ultimi
giorni testimonianze piuttosto
scottanti. Come quella del messaggio lasciato su un social
network dal consigliere capitolino Antonio Stampete, del
Pd, che dopo l’ormai nota vicenda dei maiali e comunque
dei rifiuti che assediano Roma
ha neanche troppo tra l righe
chiesto la testa dell’assessore
Estella Marino. “Sono arrabbiato nel vedere che l'assessorato all'Ambiente spende 5
milioni di euro per poi girare
per la città e trovare i cassonetti
I
pieni di immondizia. Se non si
è all'altezza di svolgere il proprio
ruolo si va a casa!”, si è sfogato
Stampete. Aggiungendo altre
parole di fuoco: “Presenterò
un'interrogazione al sindaco
Ignazio Marino e all'assessore
Estella Marino per chiedere
come sono stati spesi i 5 milioni
di euro per fronteggiare l'emergenza rifiuti sotto le festività
natalizie. Vorrei capire quali
sono state le procedure amministrative di affidamento di
tutti questi soldi”. Certo, il Pd
ha richiamato Stampete ma risulta quantomeno curioso che
un consigliere comunale, per
dipiù non uno qualsiasi giacché
riveste il ruolo di presidente
della commissione all’urbanistica, debba ricorrere a facebook per avere ragguagli sull’attività amministrativa. Il capogruppo Francesco D’Ausilio,
nomen omen, ha cercato di
dare un colpo al cerchio e uno
alla botte. “Siamo al fianco del
sindaco Marino ma bisogna
fare di più” ha detto, allontanando lo spettro del rimpasto
e con esso i malumori. Malumori che però, c’è da giurarlo,
ricompariranno alla prima occasione. E guardando i sei mesi
finora trascorsi con sindaco
Marino, di occasioni non ne
mancheranno.
R.V.
Nuove ombre: l’arresto degli indagati fu ritardato perché qualcuno
fece sparire dalla Procura il fascicolo contente le convalide di fermo
S
i infittisce di punti interrogativi e di lati
oscuri lo scandalo sui
rifiuti laziali. Il furto di un
fascicolo avvenuto nell’ufficio del gip Massimo Battistini
e contenente tra gli altri documenti la richiesta della
Procura della Repubblica di
arrestare Manlio Cerroni e
gli altri sei indagati ritardò
l’esecuzione del provvedimento. Questa la scoperta
degli inquirenti che non fa
altro che aumentare i sospetti
sull’ingarbugliata vicenda
sullo smaltimento dell’immondizia. Lo scippo avvenne
il 16 luglio dello scorso anno,
mentre la richiesta della Procura risaliva al 21 marzo precedente.
A causa della sottrazione del
faldone contenente i documenti e la richiesta dei pubblici ministeri, i giudici Alberto Galanti e Maria Cristina Palaia ribadirono una
nuova richiesta di misure
cautelari.
Nella seconda richiesta di
arresto i pm che si occupano della vicenda scrivono:
“Non può non sottolinearsi
come la sottrazione degli
atti del fascicolo
depositati presso
il gip, dell’originale della richiesta di misura cautelare come da
denuncia resa in
data 16 luglio
2013 pur essendo
allo stato commessa da soggetti
ignoti deve considerarsi probabile che sia da ricongiungersi alla
sfera di influenza
esercitata oggi
dagli odierni indagati la cui
presenza all’interno della
pubblica amministrazione
è conclamata da una serie
infinita di riscontri”. Insomma, secondo i magistrati,
gli indagati si avvalevano
di una talpa all’interno degli
uffici giudiziari.
Ieri, nel frattempo, è andata
in scena la prima giornata
di interrogatori di garanzia.
Solo uno dei tre indagati
convocati dal gip Battistini,
Piero Giovi, socio e collaboratore da sempre del ‘patron’ dei rifiuti Manlio Cerroni, ha accettato di rispon-
dere alle domande del magistrato.
Si sono avvalsi della facoltà
di non rispondere, invece,
Giuseppe Sicignano, già supervisore delle attività operative condotte presso gli impianti di Cecchina, e Francesco Rando, amministratore
unico di molte imprese che
fanno capo a Cerroni. I difensori di quest’ultimo hanno
giustificato il silenzio del loro
assistito con il fatto che ancora
non sono riusciti a esaminare
tutto il carteggio relativo alla
posizione del loro cliente.
Oggi, la parte clou dell’in-
chiesta. Saranno sentiti infatti
Cerroni, principale indagato,
e l’ex presidente della Regione Lazio, Bruno Landi, peraltro amministratore delegato di Ecoambiente e Latina
Ambiente. L'ex governatore
del Psi non si è dimesso ma
di fatto il cda di Latina Ambiente lo ha esautorato. Nei
prossimi giorni, invece, si
terrà anche il consiglio di
amministrazione di Ecoambiente (la spa mista che gestisce la discarica) dove è
sempre Landi l'amministratore delegato.
Giuseppe Sarra
9
Mercoledì 15 gennaio 2014
LIGURIA - SOTTRATTI 70MILA EURO DAI FONDI DEL GRUPPO CONSILIARE ITALIA DEI VALORI
Peculato: arrestato l’ex vicepresidente
della giunta regionale Nicolò Scialfa
Dall’Italia
LIBERALIZZAZIONE DELLA CANNABIS IN ITALIA
È a Torino la prima
“fumata” bianca
Le accuse mosse contro il politico sono di falso e truffa aggravata
anette per Nicolò Scialfa ex
vicepresidente della Regione Liguria. Accusato di aver
sottratto 70 mila euro dai
fondi del gruppo consiliare
Italia dei Valori tra il 2010 e il 2012. Sotto
il mirino della guardia di finanza, nell’ambito della stessa indagine, altri tre
consiglieri regionali : Marilyn Fusco e
Stefano Quaini, entrambi ex Idv, e Marusca
Piredda attuale capogruppo in Regione
del partito di Di Pietro, su di loro sono
state effettuate perquisizioni. Con le accuse
di peculato, falso e truffa aggravata è
stato arrestato ieri mattina l’ex vice presidente della giunta regionale della Liguria,
a cui è stato concesso il beneficio dei
domiciliari. A Scialfa, in particolare, viene
contestato dalla Procura di Genova per
essersi appropriato di 70 mila euro, usciti
dai fondi del gruppo senza giustificazioni.
Per comprovare l’ammanco, l’ex vice presidente della Regione avrebbe falsificato
le firme di alcuni consiglieri regionali e
del tesoriere Giorgio De Lucchi, peraltro
anche lui sotto inchiesta. Scialfa, nelle
more dell’indagine dirette dal procuratore
capo di Genova Michele Di Lecce, ha
cambiato partito passando al gruppo
consiliare di Diritti e Libertà. Con le stesse
accuse sono indagati anche Maruska Piredda l’attuale capogruppo e segretario
regionale del partito di Di Pietro e altri
due consiglieri che a fine 2012 erano
passati in altri partiti: Stefano Quaini (Sel)e
Marilyn Fusco (Diritti e Libertà). Al momento della notifica dell’avviso di garanzia
M
utto è lecito, purché non
leda gli altri. Nascosti sotto
questa scusante i promotori
della liberalizzazione della cannabis hanno ottenuto vittoria a
Torino. Così il capoluogo piemontese è la prima città d’Italia
ad aver votato un documento in
tal senso.
Il provvedimento (un ordine del
giorno) è stato approvato dal
Consiglio comunale di stretta
misura: 15 voti a favore (Sel,
mezzo Pd, Idv, 5 Stelle) 13 contrari e 6 astenuti, fra cui il sindaco
Fassino. Contrari, nemmeno a
dirlo l’opposizione di centrodestra
e l’ala cattolica del Pd.
Una svolta che nel concreto necessità ancora di tempo, ma che
politicamente segna un momento
decisivo. Due le proposte: la prima per un “sì” all’utilizzo della
cannabis a fini terapeutici, come
già accade in Toscana, Liguria e
Veneto; la seconda, invece, più
T
le dichiarazioni, di un anno fa, di Nicolò
Scialfa sono state: “Mi sento come in un
tritacarne. Ma sono sereno riguardo a
quello che ho fatto. Si parla di uso disinvolto
dei soldi dei gruppi? In passato certe
spese erano legittime e opportune, poi
le stesse spese sono diventate legittime
ma inopportune”. Il periodo contestato
sottoposto alle analisi dei magistrati è
quello fra 2010 e il 2012. Le spese fatte
dal gruppo regionale ligure dell’Idv nel
2012 erano finite sotto inchiesta della
Procura di Genova nell’autunno dello
stesso anno. La Procura ligure indagava
su voci di spesa molto lontane da quelle
che potevano rientrare nelle cosiddette
“spese di rappresentanza“: migliaia di
euro per viaggi, frigoriferi, divani, casse
di vino, oltre che per tablet, computer,
capi di abbigliamento, cravatte, parrucchieri, giochi e modellini di auto. Era
emerso che il gruppo aveva già speso a
ottobre l’intera somma a disposizione
per il 2012, pari a 230mila euro. Le spese
erano state così esose che ci furono problemi per pagare i compensi dei cinque
dipendenti del gruppo. Maruska Piredda,
uno dei consiglieri indagati, lo fece poi
di tasca propria.
Chantal Capasso
drastica con la fine della legge
Fini-Giovanardi, e via libera alla
produzione diretta di marijuana
e alla sua vendita.
Un’approvazione davvero sui generis visto che, oltre al sindaco,
anche parte della maggioranza
si è astenuta o ha votato contro.
La differenza, ancora una volta
cavalcando la cresta dell’ovvietà,
l’hanno fatta i due consiglieri
del Movimento 5 Stelle, che si
sono espressi entrambi favorevoli.
Una città, Torino, da sempre
portatrice di novità, seppur molto
discutibile come stavolta. Dopo
il registro delle unioni civili, il
testamento biologico e la richiesta
di concedere il voto agli immigrati
per le amministrative ora apre
le La Mole anche a reggae party
e al rastafarianesimo.
Il prossimo passo quale sarà?
C’è da temere.
F.Ce
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Mercoledì 15 gennaio 2014
Dall’Italia
PALERMO - DECISIONE DESTINATA A FAR DISCUTERE
NAPOLI - IL FALLIMENTO NELLA GESTIONE
Sedicenne affidato a coppia gay
Violenza sui bus, straniero
aggredisce un autista
L’“adozione di fatto” è avvenuta per effetto di una sentenza del Tribunale
Voleva salire con il materasso. È solo
l’ultimo di una serie di casi spiacevoli
on si possono sposare ma possono ottenere in affidamento
bambini, o ragazzi. È l’ennesima decisione che rema contro la famiglia quella che arriva
da Palermo, dove il tribunale dei minori
ha deciso di affidare un 16enne, ad una
coppia gay.
La notizia è stata “significativamente”
resa nota dal Comune di Palermo che
prima ha annunciato, poi successivamente annullato, una conferenza stampa
in programma proprio per oggi.
Tant’è, qualcosa riguardo questa storia
è già emerso. La coppia, secondo quanto
è stato reso noto, è formata da due uomini: si erano rivolti all'ufficio affidi del
Comune che ha segnalato loro la vicenda
del ragazzo che proviene da una famiglia
che vive un grave “disagio sociale'”.
L'affidamento sarebbe avvenuto qualche
mese fa.
Nel novembre scorso il tribunale di Bologna aveva preso un'analoga decisione,
affidando una bimba di tre anni a due
uomini, suscitando reazioni e polemiche.
Nel gennaio dello scorso anno inoltre
la Cassazione sentenziò che ''un minore
può crescere in modo equilibrato anche
in una famiglia gay''. Né vi sono ''certezze
N
scientifiche o dati di esperienza'' che
provino il contrario.
Questo dice ora la giustizia, dissacrando
così la famiglia naturale, quella composta
da uomo e donna. Ormai all’alba del
2014 gli omosessuali pretendono un
trattamento paritario: una matrimonio e
dei figli. E ci stanno riuscendo. Mentre
Renzi fa annunci e Alfano veste i panni
della “sentinella”, oggi Comuni e Regioni
si stanno già dotando di statuti per le
coppie di fatto. Solo alcuni giorni fa
l’Assemblea regionale siciliana, ha ap-
provato con 48 voti a
favore e 24 contrari
l’articolo 26 della finanziaria regionale
che prevede facilitazioni nell’accesso ai
mutui per l'acquisto
della prima casa anche alle coppie di fatto,
cioè iscritte da almeno
un anno nel registro
delle unioni civili dei
Comuni, quindi anche
alle coppie omosessuali. Tale norma, che
Crocetta ha definito di
“civiltà”, dovrà ora
passare l’esame del
Commissario dello Stato.
Ora sull’isola si permettono anche adozioni ai gay: se nessuno può consentirsi
di giudicare la vita di due persone
adulte, pare una follia permettere a
omosessuali di crescere minori, il tutto
senza aver minimamente riguardo di
come possano crescere i pargoli inconsapevoli delle differenze di genere.
Insomma, la vita non nasce né da due
uomini e neppure da due donne. Tanto
meno in provetta!
Barbara Fruch
ncora episodi di violenza
a Napoli. Questa volta a
denunciare una situazione
divenuta ormai insopportabile
sono gli autisti dell’Anp, Azienda
napoletana mobilità. Il numero
delle aggressioni sui bus è infatti
aumentato in maniera considerevole tanto da farne registrare
nel 2013 una media di una ogni
due giorni. L’ultima, some riporta
il quotidiano locale ‘Il Mattino’,
lunedì sera in via Galileo Ferraris.
Un extracomunitario ha cercato
di salire sul 116 con il materasso
al seguito. L’autista si è rifiutato
e l'immigrato ha dato in escandescenza. Ha rotto il tergicristallo
ed ha iniziato a colpire, lesionandolo, il paraprezza anteriore.
Paralizzato dalla paura il conducente.
Preoccupati i sindacati denunciano la situazione ricordando
come ormai gli autisti siano costantemente esposti alla criminalità, in particolare durante il
turno di notte. “Sono mesi spiega Adolfo Vallini dell’Usb -
A
che denunciamo la mancanza
di sicurezza alla guida dei mezzi,
non ultima la sassaiola avvenuta
sabato contro la linea R5 a
Scampia che ha letteralmente
frantumato il parabrezza della
vettura. I conducenti hanno
sempre più paura non si può
andare avanti in questo modo”.
A preoccupare è anche il fatto
che non tutti i mezzi hanno le
telecamere a bordo, non sempre,
quindi, si può individuare l’aggressore.
Episodi che dimostrano l’ennesimo fallimento nella città guidata
dal sindaco Luigi De Magistris,
il quale proprio come il collega
Giuliano Pisapia di Miano pare
troppo impegnato a scaldare la
poltrona per preoccuparsi della
gestione della metropoli. Fatti
che comunque mettono in luce
anche il continuo decadere di
uno stato ormai incapace di garantire ai proprio cittadini quella
sicurezza di cui ogni governo
dovrebbe farsi portatore.
B.F.
TOSCANA - DISAGI DEL MALTEMPO
Bomba d’acqua a Massa
frana isola due paesi
l maltempo torna a flagellare l’Italia. Una bomba
d’acqua ieri si è abbattuta
sulla Toscana provocando una
frana di grosse dimensioni
in provincia di Massa Carrara
sulla strada che collega la
città ai paesi di Casette e
Caieglia, con circa mille abitanti, che risultano isolati.
Alcune persone, tra cui anziani che necessitavano di
medicine, sono rimaste bloccate su un autobus di linea e
solo dopo un'ora è stato consentito loro di passare percorrendo una strada alternativa, scortate da vigili del fuoco e forze dell'ordine. Sul
posto sono infatti interventi i
mezzi di soccorso che hanno
reso agibile una strada sterrata e costeggiata da folta
vegetazione per assicurare
almeno il passaggio dei mezzi di soccorso.
Dietro lo smottamento ci sarebbe un'infiltrazione di acqua su una porzione di mon-
I
tagna che negli anni Ottanta
fu messa in sicurezza solo
con reti di contenimento che
sono state sfondate dalla roccia. La preoccupazione dei
tecnici e della protezione civile è che la frana possa allargarsi arrivando al tornante
inferiore: non si esclude infatti
la possibilità di chiudere anche la strada provinciale che
porta ad altri paesi di montagna.
Ancora una volta a provocare
disagi è l’allarme maltempo
che si sta abbattendo sulla
Penisola: piogge e rovesci di
forte intensità si sono registrati
soprattutto al Nord, fra Toscana, Emilia e Lombardia.
Oggi, prima di abbandonare
la Penisola, la perturbazione
porterà pioggia ancora sulle
regioni meridionali. Giovedì
giornata di pausa, nuvolosa
ma non piovosa, anche se
tra sera e notte al Nordovest
arriverà ancora acqua.
Carlotta Bravo
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La parte migliore è quando si torna a casa
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11
Mercoledì 15 gennaio 2014
Dall’Italia
BOLOGNA - LA VENDETTA VERSO UNA DONNA CHE AVEVA RIFIUTATO LE SUE AVANCES
Siringhe di morfina nelle bottigliette d’acqua:
arrestato per stalking usciere dell’Università
A incastrarlo il video installato dagli inquirenti che lo ha filmato mentre agiva indisturbato
Abusi su minori
arrestato educatore
di Chantal Capasso
n episodio di stalking
all’Università di Bologna ha portato all’arresto dell’usciere dell’ateneo.
L’uomo
45enne, iniettava sostanze come
cloroformio e morfina nelle bottigliette d’acqua lasciate dalla
giovane donna che aveva rifiutato le sue avances. Ad incastrarlo sono state le telecamere,
disposte dai Carabinieri e dalla
Procura di Bologna che hanno
filmato l’usciere dell’Università
mentre era in azione, da lì, una
volta scoperto, sono scattate le
manette. Le accuse contro di lui, ora
agli arresti domiciliari sono per stalking
e tentate lesioni gravi. È la stessa donna
vittima dello stalking a denunciare il
fatto. Impiegata 31 enne dell’ufficio di
segreteria dell’Università , era solita lasciare la bottiglietta d’acqua sulla propria
scrivania, ma aveva notato che il liquido
all’interno era torbido. Ma non era la
prima volta che accadeva e noncurante
della situazione gettava l’acqua senza
berla. Ma all’ennesimo simile episodio
ha deciso di portare la bottiglia ai Carabinieri, ed i Nas hanno scoperto, facendo analizzare il liquido nel laboratorio
di tossicologia forense, tracce di morfina.
La donna ha poi aggiunto che oltre al-
MILANO - PEDOFILIA
U
Catechista accusato di aver violentato
quattro ragazzi fra i 13 e i 16 anni
accusato di aver violentato quattro ragazzini, tra i 13 e i 16
ani. Per questo ieri mattina
un educatore parrocchiale
quarantenne è stato arrestato, e posto ai domiciliari
con obbligo di braccialetto
elettronico, dalla Squadra
mobile di Milano.
Le violenze sono avvenute
tutte nell’hinterland di Milano e risalirebbero al
2011, anche se la denuncia
dei genitori delle vittime
è stata presentata nel 2013
quando i ragazzini hanno
cominciato a parlarne.
Secondo quanto trapelato
dalle indagini il pedofilo
frequentava da anni la parrocchia, crescendo all’interno della cerchia dei frequentatori assumendo nel
È
l’episodio dell’acqua, tempo addietro
aveva trovato sempre sulla sua scrivania
anche una rosa e dei cioccolatini. Valutata
la pericolosità della vicenda, il Pm Massimiliano Rossi con la collaborazione
dell’Ateneo ha fatto installare le telecamere. Il giorno dopo, alla chiusura degli
uffici amministrativi, è stato riconosciuto
l’usciere nell’uomo filmato, che lasciandosi la porta chiusa alle sue spalle si
avvicinava alla bottiglia e iniettava qualcosa con la siringa, trattasi di cloroformio
e etere etilico. La volta dopo, i carabinieri
che seguivano la vicenda direttamente
attraverso il video, non appena hanno
visto estrarre la siringa sono intervenuti,
cogliendo lo stalker in piena flagranza
di reato. Nell’armadietto dell’arrestato
sono state trovate le bottigliette e le siringhe da analizzare e del veleno per
topi. Durante la convalida dell’arresto si
è avvalso della facoltà di non rispondere.
Il procuratore aggiunto e portavoce
della procura di Bologna, Valter Giovanni,
ha confermato l’immediata collaborazione del rettorato dell’Alma Mater, per
incastrare l’uomo. Il reato contestato
dagli inquirenti è lo stalking, perché il
comportamento del 45enne percepito
come minaccia dalla donna ha indotto
la stessa in uno stato d’ansia, che riconoscendolo in video ha raccontato che
mesi fa aveva rifiutato un suo invito ad
uscire.
tempo il ruolo di educatore. Le quattro violenze, ai
danni di ragazzini dai 13
ai 16 anni, si sarebbero
consumate all’esterno della
struttura, in luoghi dove
l’uomo, che non è sposato
e non ha precedenti, ha
attirato le giovani vittime.
Importanti ai fini dell'ordinanza di custodia, emesso
dal gip Luigi Gargiulo, le
dichiarazioni dei ragazzi
e dei conoscenti, incrociate
con delle intercettazioni.
L’uomo dovrà tenere il
braccialetto elettronico: gli
investigatori, che mantengono il massimo riserbo
per tutelare le vittime, hanno spiegato che è la prima
volta che utilizzano lo strumento.
Barbara Fruch
12
Mercoledì 15 gennaio 2014
Teatro
LUNEDÌ AL GHIONE DI ROMA, PIER FRANCESCO PINGITORE PORTA IN SCENA LA LIBERAZIONE DI MUSSOLINI DEL 12 SETTEMBRE 1943, CON LUCA BIAGINI NEL RUOLO DEL DUCE
Torna “Operazione Quercia”
Dopo il tutto esaurito della scorsa estate a Campo Imperatore, i prossimi 25 e 26 gennaio l’appuntamento a Chieti
di Emma Moriconi
orna ‘Operazione Quercia
– Mussolini a Campo Imperatore’ di Pier Francesco Pingitore. Dopo il successo registrato con i quindici giorni di tutto esaurito della
scorsa estate, ecco che lo spettacolo
approda al Ghione di Roma, in via
delle Fornaci 37, il prossimo lunedì
20 gennaio. Prodotto dalla Fondazione Cantiere Abruzzo-Italia, è
stato presentato in anteprima proprio nello storico albergo che fu
teatro della liberazione del Duce
ad opera dei tedeschi, riscuotendo
grande partecipazione di pubblico
e successo di critica. Pingitore non
è nuovo a questo genere di ap-
T
proccio artistico: già nel 2010 ottenne un grande successo con il
suo ‘Quel 25 luglio a Villa Torlonia’,
messo in scena anche questa volta
in un luogo simbolo, il palcoscenico
naturale della villa, storica residenza
di Mussolini. Il merito di questo
percorso artistico e storico di Pingitore è di rilievo, perché per la
prima volta si apre il sipario sul
Mussolini non solo Duce ma anche
uomo, con i suoi timori, i suoi dubbi,
le sue riflessioni, in un’analisi scevra
da condizionamenti di sorta.
Protagonista nel ruolo di Benito
Mussolini, ancora una volta l’attore
Luca Biagini: la somiglianza fisica
con il Duce è molto forte, l’interpretazione estremamente sentita
ed aderente al personaggio. In
questo lavoro Pingitore sofferma
l’attenzione sulle ore convulse che
precedettero la rischiosa operazione di Otto Skorzeny, i giorni tra
il 2 e il 12 settembre 1943, quando
gli alianti tedeschi atterrarono sul
pendio scosceso di Campo Imperatore.
Ore strane, tese. ‘Sono le dieci del
mattino. È terribile questo silenzio
gravido di eventi. Eppure sento,
Ben, che tra non molto sarai libero…’ scriveva Claretta Petacci alle
10 del 12 settembre 1943. Poche
ore dopo Mussolini, raccolte le sue
carte, usciva dall’albergo dove la
‘Cicogna’ lo attendeva per portarlo
a Pratica di Mare, poi a Vienna,
infine a Berlino, da dove porrà le
basi della Repubblica Sociale:‘con
il mio fardello sono ormai costretto
ad andare fino in fondo’ dirà alla
moglie Rachele.
Pingitore, insomma, porta sul palcoscenico un altro momento cruciale della vita di Mussolini, in uno
spettacolo da non perdere a Roma,
poi a Chieti dove l’appuntamento
è per i prossimi 25 e 26 gennaio al
Teatro Marrucino.
NUOVO CARTELLONE PER LA STORICA STRUTTURA DELLA CITTÀ DI PALERMO
Emma Dante inaugura il Teatro Massimo
Dal 18 al 26 gennaio l’estrosa regista ospite del grande palcoscenico siciliano
di Francesca Ceccarelli
onto alla rovescia per la stagione
di Opere e Balletti del 2014 targata Teatro Massimo di Palermo:
un inizio davvero intrigante e innovativo
visto he a inaugurare il nuovo cartellone
sarà la stimata regista Emma Dante
con l'opera straussiana Feuersnot,
eseguita pochissime volte in Italia e
che sarà in scena dal 18 al 26 gennaio,
diretta dall’importante bacchetta del
maestro Gabriele Ferro.
Su libretto del poeta satirico Ernst
von Wolzogen di Baviera, l'opera racconta, inquadrandola all'interno di
una cornice leggera e quasi boccaccesca, una storia d'amore e di magia,
che sceglie come luogo ideale per
slegare le proprie vicissitudini una
Monaco di Baviera medievale durante
C
la festa di mezza estate, la tanto attesa
festa dei fuochi di San Giovanni.
Un’opera molto intensa, dove ogni
nota rappresenta una drammaturgia
quasi a se stante, sicuramente non
facile e costruita su misura per la
Dante, artista residente del Teatro
Biondo Stabile. Tre i blocchi che complessivamente costituiscono questo
evento di teatro a Palermo: uno iniziale,
che presenta lo scenario e i numerosi
personaggi; uno centrale, dedicato al
grande duetto d’amore, anche se forse
l’innamorato della situazione è solo
un lui perdutamente invaghito di una
lei emancipata e libertina; la conclusione
riserverà, infine, delle scenografie sorprendenti. Una partitura complessa
che inevitabilmente rivela il confusionale
conflitto interiore provato dall’autore
e legato alla figura di Wagner.
Ritenuta una delle partiture più belle
scritte da Richard Strauss, il Feuersnot
rivela un’attenzione ossessiva per il
particolare, sprigionando una struttura
fortemente dinamica e continuamente
frammentaria. Attenzione “verticale”
per il dosaggio strumentale dell’Orchestra del Teatro di Piazza Verdi.
Questa nuova versione diretta da
Emma Dante si presenterà al pubblico
attraverso una lettura registica del
tutto asettica; d’altronde sarebbe stato
eccessivamente semplicistico e riduttivo
renderla nella classica chiave sentimentale, mentre risulta più impegnativo
portarvi dentro il rigore massimo.
L’ambientazione scelta sarà contemporanea e molto vicina all’attualità,
mettendo da parte lo scenario medievale descritto nel libretto originario, e
incentrando la storia di questo amore
tra una giovane donna e un mago in
un lontano paese straniero dai tratti
indefiniti.
Una festa durante la quale avrà un
ruolo d’eccezione la presenza dei bambini e del Coro di voci bianche del
Teatro Massimo, diretto dal maestro
Salvatore Punturo.
Uno degli spettacoli a Palermo più
nuovi e che vede il Teatro Massimo
mettere coraggiosamente in scena
per la prima volta in assoluto un’opera
poco rappresentata, in lingua originale
con sopratitoli in italiano. Inoltre, fino
a febbraio sarà possibile ammirare
fotografie e video del backstage. L’opera, infine, verrà anche registrata dal
un importante canale digitale (che trasmette in tutta la parte occidentale),
con la speranza che possa uscirne
fuori anche un dvd.
ANTONIO REZZA INFIAMMA IL TEATRO VASCELLO
Fratto_X, l’esistenza semplificata all’ennesima potenza
U
n’esperienza catartica che fa
venir voglia di abbandonare
tutto e tutti e fuggire via verso
una terra di nessuno. Questo l’effetto
postumo di Fratto_X, lo spettacolo
messo in scena dalla collaudata coppia Antonio Rezza - Flavia Mastrella.
Si tratta dell’ultimo capitolo dell’Antologia di cui fanno parte anche Fotofinish, Bahamut e 7-14-21-28.
Uno spettacolo a cui lo spettatore
deve recarsi preparato a tutto e il
contrario di tutto, cioè abbandonando
qualsiasi preconcetto o schematicità
legata al teatro convenzionale. Chi
inizierebbe lasciando il pubblico
solo con l’unica compagnia di un
eco proveniente da dietro le quinte?
Antonio Rezza, che sceglie l’assenza
per spiazzare immediatamente chi
lo sta guardando e costringendolo a
stare, molto volentieri, più di un‘ora
in preda all’incertezza e all’attesa.
Proprio l’ansia è una delle protago-
niste indiscusse dello spettacolo: sezionata e parodiata in tutte le sue forme
viene ridotta a pure psicosi a totale appannaggio
dell’uomo moderno.
“Peppe, peppe, peppe”:
tutti si immedesimano nel
povero aiutante, Ivan Bellavista, vittima inerte dell’energia straripante animale da palcoscenico
quale Rezza si dimostra
saltando, urlando e coprendo ogni spazio con
un’agilità degna di un atleta circense. Momento cult
dello spettacolo potrebbe
essere quello del nudo,
quando l’attore protagonista mostra
a intermittenza i genitali, provocando
l’ilarità del pubblico che in realtà
non ne resta sconvolto ma bensì
rassicurato: Rezza è uno di noi, non
un extra-terrestre.
Luci e scenografia, apparentemente
semplici, che si rivelano estremamente funzionali allo svolgimento
dello spettacolo: ogni cosa si trova
lì per un motivo, illuminata magistralmente da Mattia Vigo. Pochi costumi per attori che si vestono della
loro pelle e di quella del pubblico,
terzo protagonista con le sue scro-
scianti risate che accompagnano gli sketch vincenti. La Chiesa, la famiglia
e l’amore: nessuno sfugge
all’invettiva anti convenzioni e stereotipi che lancia
Rezza nei suoi pseudomonologhi a senso unico.
Una voce e una fisicità che
spaventano poiché per
una volta non è la forma a
fare la differenza ma ii contenuti, pilastro fondante di
Fratto_X.
Per fare fronte al caos della
società l’uomo odierno
sceglie di semplificare sé
stesso e tutto ciò che a intorno senza rendersi conto
di una cosa: sotto il segno della frazione potrebbe non restare nulla,
se non tracce di stupidità e vana
autocommiserazione.
F.Ce.
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Marò: prima che sia troppo tardi