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Distintivi con decorazione e Dame Patronesse
Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi
Portachiavi smaltato
Orologio
Crest grande
Labaretto
Emblema Araldico
Cartolina, cartoncino doppio e busta
Fermacarte in onice
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Posacenere
Attestato di Benemerenza
Cravatta: disponibile in polyestere e seta
Foulards in seta
Mug
Fermacarte peltro
Copricapo a bustina
Quadro con emblema araldico del Nastro Azzurro
Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che, in caso di carenza di materiale, possono richiederla alla Presidenza
Nazionale dell’Istituto. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.
PERIODICO
NAZIONALE
DELL’ISTITUTO
DEL NASTRO
AZZURRO FRA
COMBATTENTI
DECORATI
AL VALORE
MILITARE
ANNO LXXIV - N. 2 - MAR./APR. 2013 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 MP-AT/C-CENTRO/RM
PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO
FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE
SOMMARIO
In copertina
Marzo 2013: 90° anniversario del Nastro Azzurro
In questo numero:
pag. 8
Arezzo celebra i Cappellani Decorati
pag. 10
90 anni di Nastro Azzurro
pag. 24
90 anni di Aeronautica Militare
COME COLLABORARE
La collaborazione a “Il Nastro Azzurro” è
aperta a tutti ed è a titolo gratuito. I testi possono pervenire per posta elettronica oppure
possono essere inviati alla redazione su supporto informatico (CD-Rom o DVD). Le immagini in formato elettronico devono essere “ad
alta risoluzione”. Testi e foto, anche se non
pubblicati, NON si restituiscono.
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Sommario
Editoriale: “Giorno del Ricordo”
Lettere a “Il Nastro Azzurro”
La Presidenza Nazionale comunica
Notizie stampa
La G.E.C. si è riunita a Roma il 9 marzo
Arezzo celebra i cappellani Decorati
90 anni di Nastro Azzurro
La Fondazione Museo Storico N.A. di Salò
Cambi al Vertice della Difesa
70° Anniversario della morte del S.Ten. C. Menotti
Festa del Tricolore
Giornata della Memoria
Il Giorno del Ricordo
I Battaglioni mobili di Polizia
MOVM eccellenti: Paola Del Din
90 anni di Aeronautica Militare
Lanzarotto Malocello
Dall’Italia alle Canarie 1312-2012
Racconti dal Don
Le portatrici carniche
Il Duca degli Abruzzi
Parliamone ancora
Notizie in Azzurro
Azzurri che si fanno Onore
Cronache delle Federazioni
Recensioni
Azzurri nell’azzurro dei cieli
Potenziamento del periodico
Oggettistica del Nastro Azzurro
Pag.
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“Il Nastro Azzurro” ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 - (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) - Bimestrale - Anno LXXIV - n.° 2 - Marzo-Aprile 2013 - Poste Ital. S.p.A.: Sped.
in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - MP-AT/C-CENTRO/RM - Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza
Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org - E-mail:
[email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore
Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Francesco Maria Atanasio,
Graziano Maron, Anna Maria Menotti, Carlo Minchiotti, Giuseppe Picca, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Barbara
Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa:
Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: Marzo 2013 - C.F.
80226830588 - Il Nastro Azzurro viene inviato a tutti i soci dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor
Militare, ma è anche possibile, per chi non è socio dell’Istituto del Nastro Azzurro, riceverlo abbonandosi. Per abbonarsi i
versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C
Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” - ABI
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Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
2
IL NASTRO AZZURRO
EDITORIALE: RICORDIAMOCI DEL
“GIORNO DEL RICORDO”
na legge dello
quando si è cercato di fare luce sugli avvenimenti
Stato, la n° 92 del
oscuri del dopoguerra, ricordo le contestazioni, le
30 marzo 2004,
minacce e l’ostracismo subito da Gianpaolo Pansa
istituì il “Giorno del
dopo la pubblicazione dei suoi libri “Il sangue dei
Ricordo” nella data del
vinti” “I gendarmi della memoria” “La grande
10 febbraio per commebugia”; le vibrate proteste che hanno accolto le
morare le vittime delle
indagini degli organi di polizia che stavano indaganfoibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Fu scelta queldo su alcuni omicidi post 25 aprile o la manovra di
la data per ricordare la firma del trattato di pace di
copertura a favore di Francesco Moranino
Parigi del 10 febbraio 1947 con il quale l’Italia cedet(Gemisto), condannato all’ergastolo e ospitato in
te alla Jugoslavia l’Istria, Fiume e Zara. Dobbiamo
Cecoslovacchia fino alla concessione della grazia.
ricordarlo perché come tutti gli
L’Ordinariato Militare per
avvenimenti storici che hanno
l’Italia ha individuato la figura
È sufficiente fare una ricerca su
visto protagonista negativo il
del
tenente
Cappellano
internet alla voce “Giornata del
comunismo e molti suoi
Militare della Guardia di
seguaci, tende ad essere tralaFinanza don Giuseppe Gabana,
Ricordo – ANPI” per assistere ad
sciato, dimenticato, giustificatrucidato a Trieste da sosteniuna lunga serie di prese di
to.
tori slavo-comunisti nel 1944
posizione e comunicati stampa nei
È sufficiente fare una ricerin quanto, come recita la motica su internet alla voce quali il dramma di migliaia di Italiani vazione della Medaglia d’Oro al
viene considerato un’inevitabile
“Giornata del Ricordo – ANPI”
Merito Civile, ritenuto possibiper assistere ad una lunga
le pericolo per i principi della
conseguenza dell’occupazione della
serie di prese di posizione e
dottrina marxista.
Dalmazia da parte delle forze italocomunicati stampa nei quali il
Questa segnalazione mi dà
tedesche.
dramma di migliaia di Italiani
lo spunto per parlare della
viene considerato un’inevitabigiornata organizzata dalla
le conseguenza dell’occupaFederazione di Arezzo in
zione della Dalmazia da parte delle forze italo-tedememoria dei Sacerdoti e dei Cappellani Militari
sche. Lo dimostra il fatto che la meritoria associacaduti per eventi bellici. Una cerimonia senza prezione partigiana due anni fa ha preferito commemocedenti, ben organizzata e molto partecipata. Al terrare 4 antifascisti fucilati a Basovizza nel 1930 invemine della funzione religiosa l’Arcivescovo di Arezzo
ce dei 250 metri cubi di resti umani rinvenuti nell’oha così commentato “Oggi il Nastro Azzurro ci ha
monima foiba!
dato una bella lezione, organizzando un ricordo di
Sfogliando poi i giornali del 10 febbraio ho potucui la Chiesa si doveva far carico!” .
to apprezzare alcune particolari modalità di celeInfine una nota lieta: il Presidente della
brare la ricorrenza. Università di Trieste: affissione
Federazione di Torino Mauro Maria Marino è stato
di volantini (NO alla giornata della menzogna –
nuovamente eletto al Senato della Repubblica. Al
riscrivono il passato per dominare il presente);
nostro augurio di buon lavoro uniamo l’auspicio di
Torino: in pezzi la lapide dedicata ai martiri delle
far sentire la nostra voce all’Interno del Palazzo.
foibe già distrutta nel 2011; Genova: devastato a
Un abbraccio forte a tutti
Staglieno il monumento a ricordo delle vittime delle
Carlo Maria Magnani
foibe. È un atteggiamento che si può riscontrare
U
DONIAMO IL 5 PER MILLE AL NOSTRO ISTITUTO
Come ogni anno, si avvicina il momento della consegna della Denuncia dei redditi con la
quale è possibile destinare il “5 per mille” dell’IRPEF a sostegno delle attività
dell’ Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti Decorati al Valor Militare , come
Associazione riconosciuta che opera nei settori di cui all’art.10, comma 1, lettera a, del
DLG n.460/97. Sia con il Mod. UNICO che con il Mod. 730 è possibile compiere tale scel ta, pertanto invitiamo tutti i lettori ad utilizzare questo strumento per sostenere gli
impegni che il nostro Istituto si è assunto, cioè diffondere, in particolare nelle giovani
generazioni, il rispetto e l’amore per la Patria e la conoscenza dei doveri verso di essa;
assistere gli iscritti e salvaguardare gli interessi morali e materiali della categoria;
mantenere vivi i contatti con le Forze Armate e con le Associazioni Combattentistiche e
d’Arma. La scelta di destinare il 5 per mille IRPEF all’Istituto può essere espressa appo nendo, nell’apposito spazio, la propria firma ed inserendo il Codice Fiscale dell’Istituto
80226830588 e non comporta alcun onere a carico del contribuente.
IL NASTRO AZZURRO
3
LETTERE A “IL NASTRO AZZURRO”
Risponde il generale Carlo Maria Magnani, Presidente Nazionale dell’Istituto
del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare e Direttore
Editoriale della rivista “Il Nastro Azzurro”.
egregio Presidente,
sono il figlio del capitano di vascello Giuseppe Presti, insignito con due Medaglie d'Argento
e una di Bronzo e varie Croci di Guerra al V.M., da voi ricordato pochi mesi fa sulla vostra
rivista dopo il suo decesso. Mio padre è stato sempre attaccatissimo al suo passato e
sopratutto alla Marina Militare che pur aveva lasciato a metà degli anni '50. Dopo la sua
morte ho mandato più di una mail all'Ufficio Storico della Marina, all'Ufficio Rapporti con il Pubblico, ecc ... ricordando mio padre ma anche offrendo vari cimeli, a parer mio molto interessanti, sull'Accademia di Livorno ai tempi
della seconda guerra mondiale, sulla sua storia di Comandante di Flottiglia delle famose "Motozattere", ecc ...
(egli ha subito anche un affondamento).
Quello che mi è assai dispiaciuto, è stato non essere nemmeno considerato degno di una risposta da parte
della sua tanto amata Marina. Allora, a cosa serve il vostro pur lodevole impegno a favore dei Decorati? Così lo
stato è grato a chi ha passato ogni sofferenza per la Patria?
Mi piacerebbe scrivere per la vostra rivista un articolo su quante traversie mio padre ha passato in mare
durante la guerra ma il punto non è questo ... spero che la mia amarezza e questa mia possano servire per dare
più sostanza e non solo "forma" al ricordo di quelli come mio padre.
grazie e scusate il disturbo.
ing. Giampiero Presti
gent.mo ingegnere,
non entro nel merito delle mancate risposte da parte dello Stato Maggiore della Marina alle sue e-mail, ma leggo,
non solo nel testo, ma anche tra le righe della sua lettera l'amarezza. L'amarezza di un figlio che conosce bene il
Valore di suo padre, che non ha neppure la necessità di sapere che è stato Decorato al Valor Militare per avere contezza dei rischi e dei sacrifici che egli affrontava durante la guerra. L'amarezza profonda che prova rendendosi conto
che, non la società civile, abituata alla pace da una politica finalmente ben accorta nel contenere le situazioni di
attrito internazionale, ma la stessa Forza Armata alla quale suo padre è appartenuto, sembra non prendere neppure in considerazione il gesto d'amore col quale Lei voleva mettere a disposizione i ricordi e i cimeli di suo padre.
Devo solo sottolineare che tutto questo non viene neppure lontanamente scalfito dal nostro "... pur lodevole
impegno a favore dei Decorati ...", non è influenzato dalle attività dell'Istituto del Nastro Azzurro, che, sebbene non
faccia in alcun modo parte della struttura del Governo e dei suoi Ministeri, pure è un Ente morale che ha come riferimento il Ministero della Difesa.
L'Istituto, come Lei certamente saprà, ha un Museo Storico nella città di Salò, unico nel suo genere, che raccogli documenti e cimeli della nostra storia patria dal Risorgimento alla Guerra di Liberazione. Saremmo ben lieti di
accogliervi i cimeli del C.V. Giuseppe Presti.
L'articolo su Suo Padre potrebbe essere interessante per i nostri lettori e potrebbe essere anche un buon modo
per compensare, attraverso una via alternativa, il silenzio della Marina Militare nei suoi riguardi. Lo aspettiamo
volentieri per la pubblicazione.
Caro Direttore,
ho ricevuto il nuovo "Calendario Azzurro", che è stato quest’anno dedicato al Valore dei Soldati dell’Esercito
Italiano nelle varie epoche importanti per la storia del nostro Paese.
Ho letto con molto interesse i vari "approfondimenti" che sono stati stampati in corrispondenza di ogni mese
del nuovo Calendario, e che documentano il contributo di Valore del Soldato italiano nelle varie epoche storiche
dalla data della fondazione dell’Esercito Italiano fino alla fine dell’ultimo conflitto mondiale. Detti "approfondimenti" sono, a mio parere, molto carenti per ciò che concerne il periodo della nostra storia dal 9 settembre 1943
al 25 aprile 1945 (Calendario Azzurro - mese di Ottobre ), in quanto non si fa alcun cenno al notevole contributo
dato in quel periodo alla Liberazione del nostro Paese da parte dei reparti regolari dell’Esercito Italiano (Gruppi
di Combattimento).
A questo proposito mi spiace dover ancora una volta rilevare che in Italia, quando si parla del contributo degli
italiani alla Guerra di Liberazione, quasi sempre e quasi esclusivamente, vengono ricordati solo i partecipanti alla
guerra partigiana e non si parla del notevolissimo contributo che, anche in termini di vite umane e di episodi di
valore, hanno dato le formazioni dell’Esercito Italiano che hanno valorosamente combattuto per la nostra libertà
a fianco degli Alleati.
Al fine di potersi meglio documentare in merito al suddetto contributo ed agli episodi di eroismo dei soldati
dell’Esercito Italiano nella Guerra di Liberazione, vorrei suggerire agli estensori dei suddetti "approfondimenti"
di contattare il Sig. Marco Lodi Presidente della Sezione di Roma della “Associazione Nazionale Combattenti
Forze Armate Regolari Guerra di Liberazione” (ANCFARGL), della quale anch’io faccio parte e che ha fra le sue
lodevoli finalità quella di conservare e tramandare alle future generazioni la memoria di coloro che hanno combattuto per la Liberazione del nostro Paese indossando la divisa dell’Esercito Italiano.
Molti cordiali saluti,
Carlo Giarrè
4
IL NASTRO AZZURRO
gent.mo sig. Giarrè,
innanzitutto mi complimento con Lei per l'attenzione con cui ha letto i testi pubblicati sul "Calendario Azzurro 2013"
nonché per l'appartenenza ad un'Associazione che, riprendo le Sue stesse parole, intende "... conservare e tramandare alle future generazioni la memoria di coloro che hanno combattuto per la Liberazione del nostro Paese indossando la divisa dell’Esercito Italiano ...", attività lodevole in un'Italia che ricorda quel periodo in maniera sempre più
distorta e meno aderente alla realtà.
Questo è il motivo per cui "Il Nastro Azzurro" non intende promuovere una revisione della storia né in un senso,
né nell'altro, ma raccontarla per quello che è. In quest’ottica, potrebbe sembrare che Lei abbia ragione, se
l'"approfondimento", come Lei lo chiama, venisse letto in maniera rapida e, me lo lasci dire, un po' troppo ferma
sulle semplici parole. Tutta la prima parte, inerente cosa avvenne nei giorni immediatamente susseguenti l'armistizio, parla solo delle operazioni condotte da reparti militari italiani contro i tedeschi. E si tratta di quasi metà dell'intero testo. Nella seconda parte prevale la descrizione "politica" degli eventi, perché è quella che, nell'estrema
sintesi del poco spazio disponibile, permette di condensare i fatti davvero salienti che spiegano l'evoluzione di ben
due anni densi di avvenimenti.
I Gruppi di Combattimento, “Cremona” “Folgore” “Mantova” “Friuli” “Legnano” “Piceno”, successivamente trasformati in Divisioni leggere, per l'intero biennio 1943-45, operarono sempre inquadrati all'interno dei reparti
Alleati e nell'ambito di operazioni tattiche condotte in base a piani ideati, coordinati e condotti dagli Alleati. In questo senso, e data l'estrema esiguità dello spazio disponibile (che pure è stato sfruttato al massimo), si è ritenuto di
indicare semplicemente con la parola "Alleati" i protagonisti di tali operazioni, confidando che il lettore fosse naturalmente a conoscenza che tale parola ora indicava gli "Italo Anglo Americani" uniti insieme nella lotta contro i tedeschi. Colgo l'occasione della Sua lettera per ricordare la figura del Generale Luigi Poli, Presidente dell'ANCFARGL,
recentemente scomparso: ultimo Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ad aver partecipato al 2° conflitto mondiale,
ma soprattutto un vero Gentiluomo.
Nella speranza di averLe dato sufficiente chiarimento, rinnovo i miei complimenti a Lei ed alla Sua Associazione.
Gentile Direttore,
invio questa foto scattata il pomeriggio del 19 gennaio 2013 a Palermo in piazza Vittorio Veneto. Ritrae la proiezione della bandiera di un altro popolo stesa sul nostro Monumento ai
Caduti/Altare della Patria.
Ritengo oltraggioso ed offensivo questo scenario, purtroppo in linea
con una cultura di demonizzazione del concetto di Patria e di male
interpretata solidarietà fra popoli. Quello lì non è un cumulo di vecchie
pietre con una gradinata al centro ma è il nostro Altare della Patria.
Prima di ospitare le istanze di altri popoli (nel cui merito non entro)
ci si preoccupi di dare visibilità alla vicenda dei nostri Marò illegalmente trattenuti in India.
dott. Boris La Corte
Socio Simpatizzante Federazione di Palermo
Gent.mo dott. La Corte,
Le confesso che la fotografia che ha inviato, qui pubblicata, è davvero sconcertante e spero che quella bandiera sia
stata tolta dal Monumento ai Caduti/Altare della Patria di Palermo, pochissimo tempo dopo il Suo scatto. Purtroppo
devo rilevare che "solo" Lei ha sentito il dovere morale e civile di segnalarmi quella situazione. Inoltre, ho effettuato una rapida ricerca su internet e ... ho trovato solo una scarna notizia, pubblicata dalla testata "Palermo Noi" che
riferiva di "polemiche" a seguito dell'iniziativa, giudicata "incredibile" di "... proiettare la bandiera palestinese sul
Monumento ai Caduti ...".
Ciò che è davvero incredibile, ma la mia ricerca ha dato questi risultati, è che tale presa di posizione sia venuta
solo dall'on. Gino Ioppolo, segretario regionale de "La Destra" e ... da nessun altro!
Si potrà obiettare che, trattandosi di una situazione strana, ma tutto sommato locale, è normale che su internet
non ve ne sia molta traccia, ma non è così. Durante la mia ricerca, ho trovato una grande quantità di altre presunte
notizie di un'insignificanza e di una banalità disarmante, ripetute più e più volte: innanzitutto, un numero esorbitante di informazioni relative ai soliti attacchi gratuiti e pretestuosi all'ex premier Berlusconi; poi decine di "non" notizie relative a questo o quel politico locale o nazionale (siamo in campagna elettorale, ma a tutto c'è un limite!); una
moltitudine di presunte informazioni su attività (generalmente denunciate come illecite) condotte nei territori di
paesi islamici da parte di truppe ONU, NATO e soprattutto statunitensi; perfino alcune presunte informazioni relative a testimonianze e dichiarazioni, spacciate per verità rivelata, con cui si cerca di giustificare personaggi del calibro di Ahmadinejad o di demonizzarne altri come Kharzai; molte notizie relative a cerimonie istituzionali svoltesi
presso diversi Monumenti ai caduti di tutta Italia; un certo numero di immagini di belle donne poco vestite che, con
la notizia oggetto della mia ricerca non avevano proprio nulla a che vedere.
Ma ... niente altro, neppure un comunicato dell'assessore comunale di Palermo, sig. Giusto Catania, che spiegasse le ragioni per le quali egli avrebbe dato il via alla proiezione dell'immagine della bandiera palestinese sul
monumento che, nella città, più di ogni altro rappresenta l'Italia e le sue profonde ferite. D'altra parte scorrendo il
C.V. dell'assessore la spiegazione risulta palese!
Condivido la Sua indignazione e spero che la pubblicazione della Sua lettera e della mia ovvia risposta permetta a qualcuno che "non ha notato" la cosa, di aprire gli occhi e vigilare affinché non ne accadano altre analoghe mai più.
IL NASTRO AZZURRO
5
LA PRESIDENZA NAZIONALE COMUNICA
16 dicembre
Il Presidente Nazionale ha presenziato alla “Giornata
del Decorato” celebrata dalla Federazione
Provinciale di Milano con una cerimonia svoltasi nelnell’aula magna della Casa del Mutilato. Alla presenza
dei Gonfaloni delle città di Milano e Sesto San
Giovanni, soci d’onore dell’Istituto e Decorati di
M.O.V.M., del Labaro Nazionale dell’Istituto, il Gen.
Arnaldo Cassano, Presidente della Federazione di
Milano e Vice Presidente Nazionale, ha consegnato i
diplomi di benemerenza ai Soci Decorati al V.M. La
Fanfara della 1° Regione Aerea ha accompagnato le
f a s i
Milano: Giornata del Decorato
salienti
d e l l a
cerimonia ed ha concluso la giornata con l’esecuziol’esecuzione di un breve concerto.
15 gennaio
Il Presidente Nazionale ha incontrato i Presidenti
delle Federazioni Provinciali di Padova, Vicenza e
Rovigo.
Il Presidente Magnani incontra i Presidenti
Provinciali del Veneto
31 gennaio
Il Labaro ed il Presidente Nazionale hanno presenpresenziato al passaggio di conseconsegne nella carica di Capo di
Stato Maggiore della Difesa
tra il Gen. Biagio Abrate
(cedente) e l’Amm. Luigi
Binelli Mantelli (subentran te).
Il Passaggio di Conseggne tra i
due Capi di SMD
2 febbraio
Nei locali del Circolo Ufficiali di Bologna si è svolta la tradizionale seraserata benefica organizzata dalla Federazione Provinciale di Bologna. Ospite
d’onore il Sottosegretario di Stato alla Difesa dott. Gianluigi Magri. Il
Presidente Nazionale ha consegnato la tessera di Socio Benemerito al
Gen. Antonio De Vita, Comandante Militare Esercito dell’Emilia Romagna
ANNO CONTRIBUTO ORDINARIO DEL TESORO
2006
2007
2008
2009
2010
2011
6
18.990
14.990
14.990
14.990
14.990
13.350
CONTRIBUTO STRAORDINARIO DIFESA
49.998
49.998
42.063
24.490
2.990
2.798
IL NASTRO AZZURRO
NOTIZIE STAMPA
Grande successo della conferenza tenuta dal Presidente Nazionale, gen. Carlo Maria Magnani,
nell’ambito del Convegno organizzato dal Comitato Provinciale di Cremona dell’Istituto per la
Storia del Risorgimento Italiano per l’apertura del nuovo anno sociale. La notizia è stata ampia mente riportata sulla stampa locale.
LA GIUNTA ESECUTIVA CENTRALE SI È RIUNITA A ROMA IL 9 MARZO 2013
Dopo i saluti di prammatica, il Presidente Nazionale, gen. Carlo Maria Magnani, ha toccato nell'ordine tutti gli argomenti all'OdG della riunione. In particolare ha reso noto che:
– nella "contabilità" del 2012, ormai pronta, risultano incamerati nella disponibilità della
Presidenza Nazionale anche i fondi residui della gestione della Federazione di Modena, che ha
chiuso la propria attività;
– la data del Congresso Nazionale, che si terrà a Roma, è stata posticipata a sabato 9 novembre
2013;
– a seguito del notevole successo del Convegno sui Cappellani Militari della provincia di Arezzo
Decorati al Valor Militare, organizzata dalla Federazione di Arezzo, e in occasione delle prossime celebrazioni per il 70° Anniversario della Liberazione (programmate per il 2015) è allo
studio la possibilità di stampare un libro su tutti i cappellani militari italiani Decorati al VM
quale primo atto di una nuova attività che dovrebbe vedere il Nastro Azzurro protagonista di
eventi e manifestazioni culturali tese alla diffusione della "cultura del Valore";
– il 90° Anniversario della fondazione dell'Istituto del Nastro Azzurro verrà celebrato sabato 25
maggio in occasione dell'annuale celebrazione indetta insieme al Gruppo delle Medaglie d'Oro
della Giornata del Decorato. Dopo la cerimonia all'Altare della Patria, verrà organizzato un
convegno aperto al pubblico sul "Concetto di Valore nella storia militare italiana";
– Il Consiglio Nazionale sarà convocato in due riunioni ordinarie, rispettivamente la prima
venerdì 24 maggio 2013, e la seconda venerdì 8 novembre 2013 giusto prima del Congresso;
– subito dopo la riunione del Consiglio Nazionale del 24 maggio, si riunirà il Comitato di
Redazione de "Il Nastro Azzurro".
Prima di chiudere la riunione il Presidente Magnani ha rivolto un pensiero al Consigliere
Nazionale e presidente della Federazione di Chieti, comm. Biagio Rossi, Grande Invalido di guerra, pluri Decorato al Valor Militare, recentemente scomparso.
IL NASTRO AZZURRO
7
AREZZO CELEBRA I CAPPELLANI
MILITARI DECORATI
Parla il Presidente del Nastro Azzurro gen. Carlo Maria Magnani
l sacrificio dei sacerdoti e dei cappellani militari
della Provincia di Arezzo Caduti a causa della
guerra e delle stragi nazifasciste e Decorati al
Valor Militare è stato il tema al centro della cerimonia svoltasi sabato 26 gennaio 2013 nella Sala dei
Grandi del Palazzo della Provincia di Arezzo, in una
giornata che, con giusto titolo, si collegava alla
ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio
come Giorno della Memoria, volta a ricordare le vittime dell’Olocausto.
Una cerimonia proposta e organizzata
dall’Istituto del Nastro Azzurro – Federazione di
Arezzo – e accolta con profondo convincimento dalla
Provincia, dall’Ufficio Scolastico Provinciale, dalla
Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, dalla
Diocesi di Fiesole e dall’Ordinariato Militare. Per la
prima volta, in un momento di grande partecipazione di pubblico e di autorità, è stata ricordata la virtù
dell’abnegazione di figure ‘anonime’ del passato
che, in un tempo lontano da noi, hanno fatto dono
della vita nell’adempimento del proprio dovere.
Un’iniziativa che ha visto l’apprezzamento del
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il
quale, in un messaggio inviato all’Istituto del Nastro
Azzurro e letto dal Presidente Regionale ANB e
socio del Nastro Azzurro Cav. Alfio Coppi, evoca
“figure luminose di prelati militari che con dedizione e spirito di sacrificio si sono resi ambasciatori di
speranza e pace anche nel più terribile dei contesti,
la guerra, affinché il significato e il valore di tale
nobile mandato siano tramandati anche alle giovani
generazioni.”
I trentaquattro religiosi della provincia di Arezzo,
I
8
“ambasciatori di speranza e di pace fra i soldati travolti dal trauma della guerra”, come li ha definiti il
Presidente della Provincia Roberto Vasai nel suo
intervento, erano cappellani militari, sacerdoti e
seminaristi portatori della parola di Dio, insegnanti
del vivere cristiano e dello sviluppo della dignità
della persona. E la Provincia di Arezzo, Socia
d’Onore dell’Istituto del Nastro Azzurro e Decorata
di MOVM, “ha aderito con grande convinzione” all’iniziativa, per merito di “un Istituto sempre puntuale nello svolgere il suo ruolo di ente morale, che ha
fra i propri scopi sociali quello di mantenere viva la
memoria storica”, ha proseguito Vasai. Gente che
intese “non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà, non
arrendersi alle iniziative avversarie, non accontentarsi di fare argine e tenere posizioni, ma precedere e guidare in spirito di apostolato”, come insegnò
Papa Giovanni XXIII - anch’egli cappellano militare.
Caratteri distintivi, quelli, non solo della coscienza
morale ma anche dello spirito di servizio, e “noi”,
spiega l’Arcivescovo di Arezzo Mons. Riccardo
Fontana, “abbiamo il grande dovere di far conoscere ai ragazzi le motivazioni che spinsero i loro nonni
a muoversi insieme ai sacerdoti per riunire le genti,
nonostante le divisioni già presenti allora”, di ricordare gli atti di incondizionato altruismo dei sacerdoti, come sottolinea il Vescovo di Fiesole Mons. Mario
Meini, in quanto “l’esperienza profonda di questi
sacerdoti dev’essere un monito affinché le guerre,
il più grande fallimento umano, abbiano a finire e le
nazioni trovino altre strategie per la risoluzione
delle controversie”, così Mons. Michele Pes, Capo
Servizio Interforze Ottava Zona Pastorale Toscana.
IL NASTRO AZZURRO
Significativa
l’autorevole
presenza
del
Prato; dei Decorati MAVM Cav. Augusto Barna,
Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro
MAVM Cav. Ezio Raspanti e il Pluridecorato Vice
Azzurro, generale Carlo Maria Magnani, per il quale
Presidente della Federazione dott. Omero Ferruzzi;
il ricordo di quelle straordinarie figure era un atto
dei familiari delle MOVM Bettini e Maltese e della
doveroso: “Ho avuto la fortuna di poter apprezzare
MOVC Lazzeri, hanno reso tangibile il desiderio di
l’opera silenziosa e preziosa dei cappellani militari
ritrovare la nostra storia e di riconquistare il nostro
svolta nei confronti dei giovani di leva, credenti o
passato.
non credenti, che trovavano nel sacerdote un sosteUn incontro che è stato un momento di grande
gno indispensabile nelle loro difficoltà personali.
attenzione, grazie anche alla partecipazione attiva
Posso quindi facilmente immaginare quale impordegli studenti degli Istituti Comprensivi “Petrarca”
tanza abbiano avuto in momenti decisamente più
di Montevarchi e “Dante Alighieri” di Castelnuovo
tragici della nostra storia. Ecco perché” ha prosedei Sabbioni Cavriglia e della Scuola Primaria
guito il Presidente “non dobbiamo dimenticarli;
“Gamurrini” dell’Istituto Comprensivo Cesalpino di
ecco perché la loro memoria, così come quella di
Arezzo, i quali hanno letto le motivazioni delle
molti altri caduti non deve essere mai dispersa. È
Decorazioni al Valore e intonato dei canti inerenti
uno dei compiti istituzionali dell’Istituto del Nastro
alla celebrazione. Perché, come ha riferito la
Azzurro, deve essere allo stesso tempo un monito
Dirigente dell’Ufficio Scolastico provinciale
affinché certe situazioni non abbiano più a ripetersi
Professoressa Tiziana Giovenali, “La missione delle
e un doveroso omaggio a chi ci consente oggi di
nostre scuole è conservare e custodire la memoria,
vivere in una Patria libera e democratica.” Un interscoprire le radici per rafforzare la propria identità,
vento di forte impatto emotivo, al termine del quale
per educare alla cittadinanza attiva, democratica e
il generale Magnani ha consegnato la tessera di
plurale, in quanto la Scuola dialoga con le Istituzioni
Socio Benemerito dell’Istituto all’Arcivescovo di
e la società civile.”
Alla cerimonia civile è seguita la Santa Messa,
Arezzo ed al Vescovo di Fiesole.
celebrata nel Duomo dall’Arcivescovo Riccardo
Vedere la memoria del passato come educazione
Fontana e dal Vescovo Mario Meini alla presenza di
continua ai valori è stato il messaggio che in sintesi
numerosi cappellani militari e sacerdoti, nel corso
racchiude il pensiero del Presidente della
della quale il Vice Presidente Nazionale dell’Istituto
Federazione di Arezzo e Vice Presidente Nazionale
del Nastro Azzurro cav. Stefano Mangiavacchi ha
del Nastro Azzurro, cav. Stefano Mangiavacchi: “I
numeri del sacrificio del clero aretino sono signifidato lettura della Preghiera del Decorato e deposto
cativi: 14 religiosi furono Decorati al Valore per aver
ai piedi della sacra Immagine della Madonna del
compiuto atti di estremo sacrificio e 17 sacerdoti
Conforto - Patrona di Arezzo - un omaggio floreale
furono trucidati nella tragica estate del 1944 per le
in memoria dei sacerdoti e cappellani Caduti in
rappresaglie nazifasciste. Religiosi che rimasero
guerra. Un rito giusto, considerando che la
vicini alle loro popolazioni, offrendo la propria vita
Federazione del Nastro Azzurro di Arezzo è intitolain cambio di quella dei civili inermi, fedeli al loro
ta alla memoria del Ten. Cappellano Giovanni
servizio verso il prossimo. È utile ricordare il pasMazzoni, Caduto in Russia nel 1941 mentre soccorsato per apprezzare il presente e avere fiducia nel
reva un ferito, e Decorato di due MOVM, di una
futuro. Certamente i tempi cambiano, ma i valori
MAVM e due MBVM.
veri della vita devono persistere.”
D.ssa Elena Mollica
Lo sfondo dei labari della Presidenza Nazionale
(socia della Federazione di Arezzo)
e delle Federazioni di
Arezzo, Siena e Prato;
dei labari regionali
dell'Associazione
Nazionale Bersaglieri,
dell’UNIRR e della
Sezione Artiglieri di
Cortona; delle Sezioni
aretine del Nastro
Azzurro
di
Montevarchi, Cortona,
Sansepolcro
e
Bibbiena. Importante
la presenza del gen.
C.A. Domenico Rossi;
dei
Sindaci
dei
Comuni
della
Provincia di Arezzo,
insigniti
di
Decorazione al Valor
Militare e al Valor
Civile; dei Presidenti
delle Federazioni del
Nastro Azzurro di
Firenze,
Siena,
Il Vice Presidente Nazionale, cav. Stefano Mangiavacchi, depone la
Grosseto, Livorno e
corona ai piedi dell’altare
IL NASTRO AZZURRO
9
90 ANNI DI NASTRO AZZURRO
idea di fondare l’Istituto del Nastro Azzurro
fra Combattenti Decorati al Valor Militare,
Associazione Combattentistica oggi posta
sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei
Ministri tramite il Ministero della Difesa, venne alla
Medaglia d’Oro Ettore Viola ed al Pittore Maurizio
Barricelli, che si incontravano spesso, nella primavera del 1923, al Caffè Aragno dove idearono
l’“Associazione del Nastro Azzurro” riferendosi al
colore Azzurro del nastrino della Medaglia al Valor
Militare; vennero successivamente cooptati l’allora
maggiore Simone Simoni e l’avvocato Umberto
Guzzoni e altri amici Decorati al Valor Militare come
la M.O. Amilcare Rossi. Il primo Segretario Generale
dell’Istituto fu Maurizio Barricelli.
Essi scelsero come data di nascita
dell'Associazione il 26 marzo per ricordare che 90
anni prima, con Regio Viglietto del 26 Marzo 1833,
Carlo Alberto istituiva la Medaglia d’Oro e la
Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Nel corso di un’assemblea del “Consiglio dei 10”,
che può essere considerato l’organismo fondatore,
presieduta dal Gen. Pirzio Biroli, svoltasi il 24 febbraio 1923 presso gli uffici di Roma dell’Associazione
Umbra siti in Via delle Finanze n.6, l’Istituto fu costituito, inizialmente col nome di “Legione Azzurra”.
Sul verbale della riunione i nomi dei componenti del
"Consiglio dei 10" sono scritti in ordine alfabetico ed
in tale ordine furono numerate anche le tessere. Essi
sono: Acerbo, Balbo, Casagrande, De Vecchi,
Guzzoni, Bronci, Paolucci, Pellizzari, Simoni, Viola.
Fu costituito anche il “Comitato di Organizzazione
e Propaganda” presieduto da Ettore Viola e composto da Barni, Benedetti, Stelluti Scala, Copelli,
Guzzoni, Pellizzari, Montanari, Amicarelli, Mazzari,
Pucci, Greco ed altri.
Fu Mussolini, sempre in febbraio, a proporre il
nome di “Istituto del Nastro Azzurro”.
La data ufficiale di costituzione dell’Istituto del
Nastro Azzurro, in realtà è il 21 aprile 1923, Natale di
Roma, quando, con una cerimonia particolarmente
solenne, il Capo del Governo, Benito Mussolini, volle
consegnare al Comitato Centrale dell’Istituto,
nell’Aula Senatoria del Campidoglio, l’Orifiamma
L'
Il Labaro Nazionale del Nastro Azzurro
10
Nazionale. A tale evento erano presenti: Copelli,
Barricelli, Barni, Viola, Bronci, Simoni, Natale,
Rocchi, Stelluti Scala, Barbieri, Guzzoni, Pellizzari,
Benedetti, Del Vecchio, Trombetti. Tutti questi debbono pertanto essere considerati soci fondatori.
Dal 3 al 5 novembre 1923, in Campidoglio, si svolse il primo Congresso Nazionale che vide il varo, il 4
novembre 1933, di uno schema di Statuto provvisorio
che regolasse l’attività e l’ordinamento dell’Istituto.
Erano presenti soltanto i membri del Consiglio
Nazionale e i pochi soci fondatori.
Dopo il delitto Matteotti (10 giugno 1924) le cose
cominciarono a cambiare e coloro che avevano costituito il Nastro Azzurro si trovarono in difficoltà. Il
Congresso di Sassari (marzo - aprile 1925), pur chiamato 2° Congresso dell’Istituto, in realtà fu il primo
vero congresso con la partecipazione di tutti i soci,
ma l’Istituto cadde sotto il controllo dei fascisti. La
M.O.V.M. Ettore Viola, anima e fondatore dell’Istituto,
già
sostituito
anche
quale
Presidente
dell’Associazione Combattenti, non poté neppure
parlare.
Con Regie Patenti 29 marzo 1928, in applicazione
del R.D.17 novembre 1927, fu riconosciuto all’Istituto
del Nastro Azzurro ed ai suoi soci il diritto di far uso
di un Emblema Araldico. Lo statuto provvisorio fu
sostituito, poi, con quello approvato con R.D. 31
maggio 1928 n.1308. Con successive Regie Patenti
16 gennaio 1936, in applicazione del R.D. 19 dicembre 1935, tale diritto fu esteso ai soci dell’Istituto
Decorati della Croce di Guerra al Valor Militare. Con
ulteriore R.D. 10 settembre 1936, n. 1898 (pubblicato nel n.357 della “Gazzetta Ufficiale” del 6 novembre successivo) lo Statuto Sociale fu modificato ed
integrato da nuove norme.
La struttura territoriale dell'Istituto si andava
intanto consolidando in Federazioni Provinciali nel
cui ambito trovavano collocazione le Sezioni e i
Gruppi; i soci crescevano con l’afflusso di nuovi
Decorati delle guerre coloniali, dell’impresa di
Spagna e poi della seconda guerra mondiale.
Malgrado gli eventi politico-militari successivi
all’8 settembre 1943, l’Istituto del Nastro Azzurro
non fu mai sciolto e la sua vita non subì interruzioni,
pur essendo avvenuta una certa dispersione
di soci che ne attenuò, per qualche tempo,
l’attività.
Dopo la guerra, ferme restando le finalità
essenzialmente d’ordine morale e l’assoluta
apoliticità dell’Istituto stesso, fu necessario
tuttavia un adeguamento delle norme statutarie e del suo ordinamento interno alla
nuova forma istituzionale repubblicana che si
era data l’Italia nel 1946. Furono pertanto
nominati un Commissario Straordinario
Nazionale e due Vice Commissari
Straordinari, nelle persone della M.O. Gen.
Achille Martelli, cinque volte promosso per
merito di guerra, del pluridecorato Gen. C.A.
Avv. Nino Villasanta e dell’allora Presidente
della Federazione di Bari Gr. Uff. Domenico
De Tullio, ai quali toccò il non facile compito
di adeguare l’attività dell’Istituto alle nuove
direttive governative, organizzare nel 1950 il
1° Congresso Nazionale del dopoguerra, ela-
IL NASTRO AZZURRO
borare lo schema del nuovo Statuto (entrato in
vigore con D.P.R. 23 maggio 1951 n. 2449) ed
infine organizzare il successivo Congresso del
1952 per procedere all’elezione della
Presidenza Nazionale e del Consiglio
Nazionale, della Corte Suprema d’Onore e del
Collegio Centrale dei Sindaci, con le modalità
previste dal nuovo Statuto.
Lo Statuto è stato poi modificato ancora
altre volte. Quello approvato con Decreto del
Presidente della Repubblica n.158 del 24 ottobre 1975 è stato nuovamente rielaborato e
modificato nel corso del Congresso Nazionale
tenutosi a Brescia dal 13 al 15 ottobre 2006. In
tale occasione, tenendo conto che l’esiguo
numero di Decorazioni al Valor Militare concesse dopo la seconda guerra mondiale (peraltro
in maggioranza alla memoria di Caduti) non
avrebbe più permesso il naturale rinnovamento generazionale dei membri dell’Istituto, si è
allargato il concetto di “Valore” come obiettivo
del Nastro Azzurro anche al di fuori del campo
esclusivamente “Militare”.
Lo statuto attualmente in vigore risulta
dagli aggiornamenti ulteriori sanciti al
Congresso Nazionale di Bologna (16-17 ottobre
2009) che ha segnato anche il termine della
Presidenza da parte dell'ultimo Combattente
Decorato al Valor Militare nel corso della
seconda guerra mondiale, il Comandante Giorgio
Zanardi che, prima di lasciare la presidenza, ha voluto fare dono all'Istituto dell'Archivio digitalizzato di
tutti i Decorati al Valor Militare.
L’Istituto, mantenendo fede ai suoi principi statutari, nei suoi 90 anni di storia ha svolto un’opera di
altissimo valore spirituale e morale per affermare
quei principi di amor di Patria che sono alla base della
vita di ogni Popolo, e per diffondere, particolarmente
fra i giovani, la coscienza dei doveri verso la Patria.
Dalla sua istituzione ad oggi, hanno chiesto ed
ottenuto l’iscrizione al Nastro Azzurro oltre 70.000
Decorati al Valor Militare. Tra essi spiccano alcune
personalità eminenti in campo nazionale quali: l’ex
Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, l’ex
Presidente del Senato Cesare Merzagora, il Duca di
Bergamo ed il Duca di Pistoia, l’ex Ministro della
Difesa Randolfo Pacciardi, tutte le più alte cariche
militari in servizio fino a tutti gli anni ’70, il
Presidente della Pontificia Opera Assistenza, Mons.
Ferdinando Balzelli, numerosi prelati, tra cui alcuni
Vescovi, la duplice M.O. al V.M. Generale Elia Rossi
Passavanti e la M.O. Generale Gaetano Carolei
(entrambi sono stati Presidenti di Sezione della
Corte dei Conti), molti Senatori e Deputati di più legislature, l’ex Procuratore Generale presso la Corte
d’Appello di Roma, Avv. Arrigo Lanzara, e molti altri
Magistrati ormai a riposo o defunti.
Innumerevoli sono state le iniziative di carattere
patriottico patrocinate dall’Istituto: raduni di ex
Combattenti Decorati al Valor Militare, erezione di
monumenti ai Caduti, visite ai Campi di Battaglia,
organizzate soprattutto a favore di studenti, intitolazione di edifici scolastici ed aule scolastiche al nome
di Decorati al Valor Militare Caduti, offerte di
Bandiere Nazionali alle scuole e ad altri enti, conferenze e proiezioni di film patriottici e numerose altre
iniziative per ricordare fatti d’arme ed avvenimenti
in cui rifulse particolarmente il Valore del Soldato
Italiano.
IL NASTRO AZZURRO
Congresso di Bologna 2009: l’allora appena eletto
Presidente Carlo Maria Magnani e il compianto
Presidente uscente Giorgio Zanardi
Possono far parte dell’Istituto quei Combattenti
che avendo ottenuto, per atti di valore compiuti
esclusivamente in presenza del nemico, una ricompensa al Valor Militare, non abbiano successivamente compiuto azioni indegne o tenuto riprovevole comportamento o siano venuti meno alle leggi dell’Onore
Militare, della morale o ai doveri verso la Patria.
Sono titoli di iscrizione: la Medaglia d’Oro,
d’Argento, di Bronzo e la Croce di Guerra al Valor
Militare, le Decorazioni dell’Ordine Militare d’Italia,
le Promozioni per Merito di Guerra, Croce d’Onore e
le Medaglie al Valore dell’Esercito, della Marina,
dell’Aeronautica, dell’Arma dei Carabinieri e della
Guardia di Finanza. Hanno facoltà di iscriversi anche
i congiunti degli insigniti di ricompense al Valor
Militare, Caduti o Deceduti per causa di guerra,
autorizzati a fregiarsi delle Decorazioni del Caduto.
Possono essere nominati soci d’onore dell’Istituto,
ed iscritti in apposito Albo d’Oro, Reparti ed Unità
Militari Decorati al Valor Militare per azioni di guerra, nonché i Comuni Decorati al Valor Militare per
fatti di guerra. Numerosissimi Reparti delle FF.AA.,
tutti i Comuni Decorati al Valor Militare e l’Università
di Padova il cui Gonfalone è Decorato di Medaglia
d’Oro al Valor Militare, avvalendosi di tale facoltà,
sono soci dell’Istituto.
L’Istituto svolge anche un’opera di alto valore
sociale per i soci ed i loro familiari offrendo loro
soprattutto valido appoggio per il riconoscimento dei
loro diritti e delle benemerenze acquisite
(Decorazioni, pensioni, promozioni, assegni di
Medaglia, ecc.). L’Istituto pubblica inoltre il periodico
bimestrale “Il Nastro Azzurro” che, oltre ad essere
un mezzo di collegamento fra tutti gli associati, ha il
precipuo scopo di diffondere, con la rievocazione
delle glorie militari e dell’eroismo del Soldato
Italiano, il culto della Patria. L’Istituto vive con i proventi delle quote sociali e con un sempre più esiguo
contributo pubblico annuale.
Antonio DANIELE
11
La Fondazione Museo Storico del
Nastro Azzurro di Salò
e origini del museo del Nastro Azzurro, risalgono al 10 marzo 1934, quando a Salò venne fondato il Gruppo Circondariale dell’Istituto del
Nastro Azzurro voluto da 13 Decorati al Valor
Militare. Essi elessero come Presidente il medico
locale e Decorato di Medaglia d’Argento Adolfo
Battisti. Una delle prime idee fu quella dell’ex caporale dei bersaglieri Luigi Ebranati che, già dal 1928,
aveva iniziato a raccogliere fotografie e cimeli vari sui
Decorati della zona gardesana per fare in modo che
le testimonianze ed il materiale vario non venisse
disperso, ma fosse conservato a memoria per le
generazioni future in un museo. La proposta fu subito accettata con entusiasmo da Battisti e i soci gardesani si misero subito all’opera per raccogliere tutto
ciò che era possibile. Il primo nucleo del museo
prese forma tra il 1935 e il 1940 trovando una prima
sede all’interno della casa del Littorio di Salò. Oltre
ai cimeli, c’era una biblioteca di volumi di storia militare: era un piccolo sacrario.
Con lo scoppio della 2ª guerra mondiale, Battisti
partì volontario, destinato in qualità di maggiore
medico in Corsica. A causa di un’infezione contratta
durante un’operazione chirurgica, morì il 31 gennaio
1943.
Durante il periodo della guerra civile, per salvarlo, tutto il materiale venne nascosto in varie abitazioni private. Nel secondo dopoguerra, il sacrario –
museo venne dedicato a Battisti.
I 30 gennaio 1949, alla presenza del Presidente
della Federazione di Brescia generale Sandro
Piazzoni, venne inaugurata la nuova sede, decisamente più spaziosa, situata all’interno del Palazzo
Municipale della Magnifica Patria. In tre sale, vennero esposti cimeli vari, dai libri alle uniformi, armi e
Decorazioni al Valor Militare. Gli anni passavano e,
grazie al lavoro fondamentale di Ebranati, il museo
continuava ad arricchirsi. Si giunse al 1976, quando
oramai per il fondatore gli anni erano passati, ne
aveva 86. Le sale a disposizione erano piene zeppe di
materiale, la situazione era di vera emergenza e si
decise di interessare delle sorti della raccolta la
Federazione del Nastro Azzurro di Brescia. La risposta fu positiva. Il 18 dicembre 1976, sempre su impulso di Ebranati, divenuto Presidente della Sezione di
Salò, con atto notarile, venne istituita la "Fondazione
Museo Storico del Nastro Azzurro". Lo scopo
dell'Istituzione era di far confluire in essa tutti i
cimeli e la documentazione presenti nel museo
Battisti e, per mezzo di manifestazioni culturali, promuovere tra i giovani la storia dei Decorati al Valor
Militare di tutte le guerre.
Nel 1980 si rese necessaria la disponibilità di tutti
i locali del pur grande edificio. l’Amministrazione
Comunale, nella persona della dott.ssa Annamaria
Salvo De Paoli Ambrosi, Vice Sindaco della città ed
attuale Direttrice del Museo, non volendo privare la
cittadinanza di una realizzazione così importante,
che negli anni si era ulteriormente arricchita, riuscì
a reperire una sede prestigiosa nel Palazzo Fantoni,
vera e propria Casa della Cultura cittadina, in quanto
ospita anche l’Ateneo di Salò, la cui biblioteca custo-
L
12
disce oltre 25 mila volumi con manoscritti duecenteschi, codici e incunaboli, nonché la biblioteca Civica e
la Civica Raccolta del Disegno.
Il Museo, di proprietà della Sezione del Nastro
Azzurro di Salò, fu da questo donato alla Federazione
Provinciale di Brescia dell’Istituto e con Decreto del
Presidente della Repubblica venne riconosciuto
come Fondazione. Nel 1983 venne rinnovato seguendo i nuovi criteri museali.
Unico del suo genere in Italia, il Museo Storico del
Nastro Azzurro raccoglie e documenta 200 anni di
storia gloriosa del Soldato Italiano, da quando cioè
furono istituite da Vittorio Amedeo III di Sardegna, il
“Distintivo d’Onore” per militari che avessero compiuto “azioni di segnalato Valore in guerra”.
Mediante
Bandiere,
Labari,
Uniformi,
Decorazioni, armi e documenti, il Museo testimonia
gli ideali, gli eroismi, i sacrifici e l’alto senso del
dovere verso la Patria del Combattente italiano. È
articolato su quattro sale alle quali si accede attraverso un corridoio dove, in quattro grandi bacheche,
sono custoditi i gonfaloni di Province e Comuni
Decorati al Valor Militare.
La prima sala abbraccia il periodo storico che inizia con l’epopea napoleonica e termina alla vigilia del
primo conflitto mondiale. Sono esposte uniformi
garibaldine, assieme ad armi dell’epoca, la bandiera
Tricolore con lo scudo sabaudo che sventolò nel 1859
in Salò liberata. Tra i documenti più significativi vi è
un manoscritto di Emilio Dandolo ed un libretto, diario del volontario garibaldino Giorgio Pirlo. Un cimelio d’eccezione è il calamaio utilizzato da Giuseppe
Mazzini. Di particolare valore due uniformi garibaldine complete ed una teca contenente la prima bandiera innalzata ad Homs nel 1912 dal salodiano Giulio
Fantoni. Sempre in quella teca, si trova il cappello, la
sciarpa azzurra e il copri sciabola dell’Ammiraglio
Enrico Millo, Medaglia d’Oro al Valor Militare. Al centro della sala, a ricordo delle prime guerre coloniali,
sono esposte antiche armi abissine ed una casacca
da parata.
Nella seconda sala, dedicata alla Prima Guerra
Mondiale, le pareti sono ornate di numerose armi
bianche e da fuoco italiane ed austriache, altre armi
bianche (baionette – pugnali – mazze ferrate) sono
conservate nelle bacheche. Manoscritti originali,
stampe, decorazioni, copricapo, accessori di uniformi
sono ampiamente presenti nelle numerose vetrine e
ricordano sia gli eroi più noti quali Cesare Battisti,
Nazario Sauro, Enrico Toti, Gabriele D’Annunzio, sia
altri cari ai Bresciani: Giuditta Franzoni, Enea
Guarnieri, Silvio Scaroni. Un’intera vetrina è dedicata
al generale Achille Papa, Medaglia d’Oro al Valor
Militare Caduto sul Campo al fronte isontino nel
1917; la documentazione relativa è ricchissima e
comprende manoscritti, dattiloscritti, cartoline e non
è certamente inferiore ai cimeli esposti: berretti,
spalline, cassette per oggetti ed infine un busto in
gesso e cera. In una teca è conservata una bandiera
Tricolore, autografata da Gabriele D’Annunzio. Una
menzione particolare va riservata ad alcuni braccialetti realizzati dai fanti italiani nelle trincee del Carso
IL NASTRO AZZURRO
utilizzando le corone dei proiettili delle artiglierie
austriache raccolte sul campo.
La terza sala comprende gli anni fra le due guerre mondiali e quindi il periodo fascista, la guerra
d’Etiopia e quella civile spagnola. Oltre a numerose
fotografie autografate di esponenti della Casa Reale
e del Regime, si possono ammirare un antico corano
in lingua tigrina manoscritto su pergamena, della
cartamoneta etiopica, una cintura di capo abissino in
metallo ageminato. L’attenzione dei visitatori è attirata dalle variopinte sciarpe dei diversi battaglioni
coloniali, dai caschi coloniali e dalle cartoline dei
diversi reparti. Di significativo interesse nel settore
dedicato alla guerra civile spagnola sono due drappelle in tessuto policromo che recano sul recto la
scritta “Agredir para vencer – Brigada de Asalto
Flechas Nigras” e sul verso un’aquila, un trofeo di
frecce legate e la scritta “Una grande libre” appartenute al generale Piazzoni, pluridecorato al Valor
Militare.
La sala dedicata alla Seconda Guerra Mondiale ed
alla Guerra di Liberazione è sicuramente la più ricca
di documenti, uniformi e cimeli. In questa sala, risalta un cimelio unico: i rarissimi gradi di caporale d’onore, un fregio di berretto ed una spallina dell’uniforme di Benito Mussolini, arrivate al museo grazie al
dono del barbiere del Capo del Governo della RSI,
Otello Montermini. In una grande vetrina sono esposte le uniformi del Decorato generale Ugo
Montemurro, un suo ricordo, una forcella di bicicletta
da bersagliere, con una piccola targa “L’ottavo
Bersaglieri al suo colonnello, 1974”, e due uniformi
fasciste della Medaglia d’Oro al Valor Militare Eugenio
Bravi. Seguono numerosi copricapo, un ricordo della
carica del Savoia Cavalleria a Jsbuscenskij guidata
dal Colonnello Alessandro Bettoni, Medaglia
d’Argento al Valor Militare, bresciano. Alle pareti sono
appese sciabole, armi da fuoco, manifesti della
Repubblica Sociale Italiana, del Comando Tedesco e
del “Fronte Clandestino di Liberazione”. La bacheca
riservata al periodo 1943 – 45, riporta senza alcuna
divisione copricapo, pubblicazioni, accessori di
uniformi delle due parti contrapposte.
La Fondazione è gestita da un Consiglio di
Amministrazione retto dal Presidente della
Federazione di Brescia del Nastro Azzurro, da un
delegato del Presidente Nazionale, da un delegato
dell’Assessore alla Cultura della provincia di Brescia,
da un rappresentante del Comune di Salò, il
Direttore dei Musei Civici di Brescia, dal Segretario
Tesoriere e da quattro Consiglieri del Consiglio
Direttivo della Federazione di Brescia e dal Direttore
del museo.
Cogliendo l’occasione della pubblicazione di questo articolo, la Fondazione lancia un appello a tutte le
Federazioni affinché non vadano dispersi documenti
e cimeli dei Decorati ma che vengano inviati al
museo, patrimonio di tutto l’Istituto.
Per lo sviluppo futuro del museo e per la sua
valorizzazione, sono allo studio delle nuove iniziative,
come la pubblicazione dei Quaderni. Per maggiori
informazioni sul museo si può visitare il sito
www.museonastroazzurro.it
dott. Leonardo Malatesta
(Vice Direttore del Museo del Nastro Azzurro)
Il Museo del Nastro Azzurro di Salò
IL NASTRO AZZURRO
13
CAMBI AL VERTICE DELLA DIFESA
L’amm. Luigi Binelli Mantelli è il nuovo Capo di
Stato Maggiore della Difesa
Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli è nato a Breno (Brescia) il 4
dicembre 1950. Ha frequentato il Collegio Navale Morosini di
Venezia e poi l’Accademia Navale di Livorno dal 1969 al 1973. È
laureato in Scienze Marittime Navali. Inizialmente imbarcato a bordo
del Cacciatorpediniere Audace (1973-74), poi sul Cacciatorpediniere
Ardito (1974-76), ha quindi ricoperto l’incarico di Capo Servizio
Operazioni sulla Fregata Carabiniere (1978-80) e sull’Incrociatore
Vittorio Veneto (1984-86).
Ha comandato il Cacciamine Platano (1980-81), la Corvetta
Albatros (1981-82), la Fregata Grecale (1989-90) e l’Incrociatore
Giuseppe Garibaldi (1994-1996) partecipando, in particolare, all’operazione United Shield in Somalia nel 1995.
Dall’ottobre 1999 all’ottobre 2001 è stato il primo Comandante del
neo-costituito Gruppo Navale Italiano (Comgrupnavit) nonché (dal 30
ottobre 2000) Comandante della Forza Anfibia Ispano-Italiana
(Comsiaf).
Nelle destinazioni a terra ha assolto molteplici incarichi sia a
carattere operativo, presso il Comando della Squadra Navale (Capo
Servizio IOC) e lo Stato Maggiore Marina (Capo Ufficio Operazioni del
3° Reparto), e sia relativi alla formazione del personale (Comandante
ai corsi in Accademia Navale - Capo Ufficio Studi dell’Ispettorato
Scuole).
Dal 1997 al 1999 è stato Capo Ufficio Pianificazione Generale e
Finanziaria e dal 2001 al 2004 Capo del 3° Reparto Piani e Operazioni
dello Stato Maggiore Marina. Dal 10 Marzo 2004 al 18 aprile 2007 è
stato Capo Ufficio Generale del Capo di Stato Maggiore della Difesa
(Ammiraglio Di Paola). Dal 30 aprile 2007 al 20 aprile 2009, ha ricoL’amm. Luigi Binelli Mantelli
perto l’incarico di Sottocapo di Stato Maggiore della Marina.
In qualità di Comandante in Capo della Squadra Navale, dal 29
aprile 2009 al 22 febbraio 2012, ha condotto, per la componente marittima nazionale, numerose operazioni quali l’operazione umanitaria a favore della popolazione terremotata di Haiti, il contributo alle operazioni antipirateria in
Oceano Indiano della Nato e dell’Unione Europea, le operazioni nazionali e Nato connesse alla Crisi Libica.
Dal 1° marzo 2012 al 27 gennaio 2013 è stato il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare.
L’
L’amm. Giuseppe De Giorgi è il nuovo Capo di
Stato Maggiore della Marina
amm. Giuseppe De Giorgi è nato a Napoli nel 1953. Nominato
Guardiamarina al termine dell’Accademia Navale nel 1975, ha frequentato le Scuole di volo della Marina statunitense presso le basi di
Pensacola (Florida) e Corpus Christi (Texas), dove ha conseguito il Brevetto
di Pilota Navale nel 1976.
Gli incarichi di maggior rilievo ricoperti sono stati i seguenti:
– Capo delle Operazioni Aeree del 18° Gruppo Navale schierato in Golfo
Persico durante il conflitto Iran-Iraq (1987-1988);
– Capo Servizio Volo di CINCNAV (1989 -1992);
– Capo dell’Ufficio Studi e Nuovi Programmi del Reparto Aeromobili dello
Stato Maggiore Marina (1993 – 1997);
– Comandante delle seguenti Unità: Nave Bradano (1982 – 1983); Fregata
Libeccio (1992 – 1993); Incrociatore Vittorio Veneto (1997-1999);
– Comandante delle Forze Aeree della Marina e Capo Reparto Aeromobili
dello Stato Maggiore della Marina (1999-2005);
– Comandante delle Forze d’Altura (2005-2007) e Comandante della Forza
Marittima di Reazione Rapida della NATO (2006-2007);
– Comandante dell’Operazione “Leonte” per l’immissione in Libano del
contingente nazionale nella missione “UNIFIL” e, successivamente,
dell’Interim Maritime Task Force sotto egida ONU, per il controllo delle
acque territoriali libanesi, che ha ottenuto la rimozione del blocco navale
israeliano e ha restituito al Libano la sovranità sulle proprie acque territoriali e la libertà di navigazione (28 agosto-19 ottobre 2006);
L'
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L’amm. Giuseppe De Giorgi
IL NASTRO AZZURRO
–
–
–
–
Capo di Stato Maggiore del Comando Operativo di Vertice Interforze della Difesa (2007-2009);
Capo di Stato Maggiore del Comando in Capo della Squadra Navale (2009-2011);
Ispettore delle Scuole della Marina Militare (maggio 2011-febbraio 2012);
Comandante in Capo della Squadra Navale (febbraio 2012-gennaio 2013).
Per i risultati conseguiti durante l’Operazione “Leonte”, l’Ammiraglio De Giorgi è stato insignito delle
seguenti onorificenze:
– Ufficiale dell'Ordine Militare d’Italia, conferitagli dal Presidente della Repubblica il 4 novembre 2007;
– Medaglia d’Argento dell'Ordine al Merito Militare, conferitagli dal Governo Libanese il 16 ottobre 2006, per
il ripristino della sovranità libanese sulle sue acque territoriali.
Inoltre, per la stessa Operazione, il 20 marzo 2007 è stato premiato quale “Militare dell’anno”, presso lo
Smithsonian National Air and Space Museum di Washington D.C. nel corso della cerimonia dei “Laureate
Awards”.
L’Ammiraglio di Squadra Giuseppe De Giorgi ha assunto l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Marina il
28 gennaio 2013.
Il gen. Pasquale Preziosa è il nuovo Capo di
Stato Maggiore dell’Aeronautica
l Generale Pasquale Preziosa è nato a Bisceglie (BA) il 21
marzo 1953. Si è arruolato in Aeronautica nel 1971 con il
corso "Marte III" dell’Accademia Aeronautica; si é laureato in Scienze Diplomatiche Internazionali e in Scienze
Aeronautiche.
Nel 1976 ha conseguito il brevetto di pilota militare sul
velivolo G91T. Dopo l’abilitazione sul velivolo F104 è assegnato, nel 1977, al 156° Gruppo del 36° Stormo dove ha
comandato la 382ª e successivamente la 384ª squadriglia.
Nel 1982 si è qualificato istruttore di volo su Aviogetti e nel
1983 si è qualificato istruttore di volo sul velivolo Tornado
presso il TTE (Tornado Training Establishment) di
Cottesmore (U.K.).
Gli incarichi di maggior rilievo ricoperti sono stati:
– Capo Ufficio Operazioni del 36° Stormo (1985 - 1987);
– Comandante del 156° Gruppo del 36° Stormo (1987 1988);
– Aiutante di Volo e Capo Segreteria Particolare del
Comandante della 2^ Regione (1989 – 1992);
– Comandante del 36° Stormo (1994 - 1996), in tale incarico ha partecipato alle operazioni aeree in Bosnia.
– Assegnato
all’Ufficio
Pianificazione
Generale
Programmazione e Bilancio dello SMA, dal novembre
1997 ne è Capo del 2° Ufficio e dal luglio all’ottobre 1998
Vice Capo Reparto.
– Capo dell’Ufficio del Capo di Stato Maggiore
dell’Aeronautica Militare (1999 - 2001);
– Vice Capo del 3° Reparto dello SMA (2001), dal 15 giugno
Il gen. S.A. Pasquale Preziosa
al 30 luglio 2002 è stato Italian Senior National
Representative presso la cellula di risposta “Enduring
Freedom” a Tampa (USA).
– Addetto Militare per la Difesa e la Cooperazione alla Difesa a Washington (2003 - 2006);
– Capo Ufficio Generale Pianificazione Programmazione e Bilancio dello Stato Maggiore Difesa (2006 - 2008);
– Capo del III Reparto dello Stato Maggiore Difesa (2008 - 2009);
– Il 22 giugno 2009 è stato promosso Generale di Squadra Aerea.
– Comandante delle Scuole AM/3ª Regione Aerea (2010 - 2011);
– Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa (2011 - 2013).
Dal 25 febbraio 2013 ha assunto l’incarico di Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica.
Ha al suo attivo oltre 2.300 ore di volo e, dal 1978, è sposato con la Signora Elisabetta ed ha due figlie:
Stefania e Roberta.
I
L’Istituto del Nastro Azzurro formula all’Ammiraglio Luigi Binelli Mandelli, all’Ammiraglio di
Squadra Giuseppe De Giorgi e al Generale di Squadra Aerea Pasquale Preziosa, i più sentiti auguri e le più vive congratulazioni per i prestigiosi incarichi ai quali sono stati chiamati.
L’Istituto rivolge altresì un sentito ringraziamento per l’opera di eccellente valore svolta con
profonda e sentita dedizione al servizio delle Istituzioni dal Generale Biagio Abrate, nell’incarico
di Capo di Stato Maggiore della Difesa, e dal Generale Giuseppe Bernardis, nell’incarico di Capo
di Stato Maggiore dell’Aeronautica, entrambi raggiunti dal limite di età.
IL NASTRO AZZURRO
15
70° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL
S.TEN. ALPINO CIRO MENOTTI
unedì 24 dicembre 2012 alle ore 11,00, a Roma, in
Piazza Verbano 8, ha avuto luogo la Cerimonia
Commemorativa per il 70° Anniversario della morte
del Sottotenente degli Alpini Ciro Menotti, classe 1919, 9°
Alpini, Battaglione “Vicenza”, Divisione “Julia”, Medaglia
d’Oro al Valor Militare, disperso sul Don nella valle
Vallbielogorzew, il 24 dicembre 1942.
Schierati: il Picchetto d’Onore dei Granatieri di
Sardegna, i Labari della Federazione Provinciale di Roma
del Nastro Azzurro, dell’Istituto Nazionale per la Guardia
d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, il Medagliere
dell’Associazione Nazionale del Fante - Sezione di Roma
Capitale – “M.O.V.M. Guido Alessi” e il Vessillo
dell’Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Roma
“Umberto Ricagno”. Alla presenza del Delegato del
Sindaco di Roma, On. Lavinia Mennuni, Consigliere di
Roma Capitale, e dell’On. Federico Guidi, Consigliere
dell’Assemblea Capitolina, Don Marco, Parroco della
Parrocchia di S. Saturnino, ha benedetto, sotto lo sventolio della Bandiera Tricolore, la lapide posta a ricordo sul
portone della casa ove Ciro Menotti, nipote del Martire
del Risorgimento Italiano, visse la sua breve giovinezza,
lapide recentemente restaurata dalla Sovrintendenza di
Roma Capitale.
Il Picchetto armato ha presentato le armi: “Onore ai
Caduti”. La Cerimonia, organizzata, dovuta e voluta per
irrinunciabili valori morali, ha visto una sentita partecipazione. Erano presenti oltre ai nipoti Anna Maria,
Riccardo Massimiliano, Adolfo Celeste, Elena Polissena e
ai pronipoti, tra cui il Gen. B. Bruno Buratti, Autorità civili e militari, Associazioni Combattentistiche e d’Arma: per
la Federazione Provinciale di Roma del Nastro Azzurro il
Presidente, dott Alberto Rissone, il Vice-Presidente, ing.
L
I partecipanti alla cerimonia: al centro la
dott.ssa Anna Maria Menotti e la sig.ra Palma
Viola di Ca’ Tasson
16
Guido Lanzara, i soci, sig.ra Palma De Luca Viola, vedova
della Medaglia d’Oro al V.M. Ettore Viola di Ca’ Tasson,
Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia e socio fondatore
dell’Istituto del Nastro Azzurro, prof.ssa Anna Maria
Iannicelli, figlia della Medaglia d’Argento al V.M. Gennaro
Iannicelli, dott. Francesco Pariset, sig. Gabriele Gigliotti,
la segretaria, sig.ra Chiara Carandente e le Dame,
dott.ssa Giulia Milesi dé Bazzichini e dott.ssa Raffaella
Terracciano; per l’Istituto Nazionale per la Guardia
d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, il dott. Paolo
Caruso; per l’Associazione Nazionale del Fante - Sezione
di Roma Capitale - M.O.V.M. Guido Alessi - il Presidente,
I°cap.f.cpl. Marco Pasquali, il Segretario, dott. Vincenzo
Currò, i Soci Pietro Panfilo, Alessandro Nani e le
Patronesse Cristina Anzini, Raffaella Olimpia Bellucci,
Rosanna Baragone; per l’Associazione Nazionale Alpini,
Sezione di Roma “Umberto Ricagno”, l’Alpino Pasquale
Manzolino. Erano, inoltre, tra i presenti: la sig.ra Stefania
Ravizza Garibaldi, nipote di Menotti Garibaldi, con il marito, la figlia Costanza, il genero e i cinque nipoti, il Gen.C.A.
Arnaldo Grilli, il Gen. C.A. Giuseppe Richero, Prefetto
della Repubblica Italiana, il Dirigente del locale
Commissariato di P.S. dott. Pasquale Fiocco, il
Luogotenente Mario Terribile della Stazione dei
Carabinieri
di
via
Clitunno,
rappresentanti
dell’Associazione Nazionale Bersaglieri, il Consigliere del
II° Municipio di Roma, Francesco Di Bartolomei, il
Presidente del Centro Studi Culturali e di Storia Patria di
Orvieto, Mario Laurini e il Vice-Presidente prof.ssa Anna
Maria Barbaglia, la prof.ssa Paola Furesi, figlia del Gen.
Mario Furesi, con il marito Vilfrido Natoli e il figlio
Andrea, l’avv. Maria Pia Buccarelli, la prof.ssa Cecilia
Novelli, il dott. Carlo Nikolassj, il dott. Gennaro Greco, la
prof.ssa Maura Ricci, il dott. Guido Palamenghi Crispi.
Ha chiuso la Cerimonia la nipote dell’Eroe, Anna
Maria, con la lettura dell’ultima lettera scritta da Ciro
Menotti dal Don, il 19 dicembre 1942, e indirizzata alla
Famiglia: “Ci resta il Nome”.
dott.ssa Anna Maria Menotti
IL NASTRO AZZURRO
FESTA DEL TRI COLORE
ono dimesso per l’edizione 2013 della Festa del Tricolore tradizionalmente svolta a Reggio Emilia, la città dove, il 7 gennaio 1797
Giuseppe Compagnoni fece decretare, per la prima volta nella storia, il Tricolore come vessillo della Repubblica Cispadana. Scarsa la partecipazione dei cittadini in piazza Prampolini, non propriamente folta
quella più istituzionale (sindaci del territorio, parlamentari locali, consiglieri regionali, forze dell’Ordine, studenti, società civile) che si è svolta per l’intera mattinata al teatro Ariosto. Da registrare, invece, la bella
lectio magistralis tenuta da Roberto Balzani, docente e sindaco di Forlì
sulla storia delle bandiere, e l’intervento di Paolo Peluffo,
Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio.
La Ministro dell'Interno Cancellieri, affiancata sempre dal sindaco di
Reggio, Graziano Delrio, ha parlato dell’importanza del Tricolore, “che
unisce sempre e rappresenta la parte migliore del nostro Paese.
Festeggiarlo vuol dire festeggiare l’Italia, le nostre radici e i nostri valori. Reggio ha avuto la capacità di tener viva questa tradizione”.
Il presidente della Repubblica, Napolitano, nel messaggio inviato alla
città per l’occasione, ha affermato: ''Il Tricolore, scelto dai Costituenti
come vessillo della Repubblica, costituisce da allora il simbolo non solo
dell’unità della Nazione italiana ma anche del patrimonio di valori e principi comuni di libertà, democrazia, giustizia sociale e solidarietà che
costituiscono le fondamenta dell'ordinamento repubblicano".
Sconcertante anche il basso profilo tenuto dai media nazionali e
locali per la ricorrenza.
T
La Bandiera Tricolore: il bianco,
la fede serena delle idee il verde,
la fioritura della speranza il
rosso, la passione e il sangue verversato dai martiri ed eroi.
Giosuè Carducci
GIORNATA DELLA MEMORIA
LA RELAZIONE CHE GIUSEPPE GROSSA HA LETTO NELLA
“SALA DELLA BIBLIOTECA” DEL COMUNE DI SPINEA (VE)
el ricordare i giorni della memoria, in particolare per chi li ha vissuti, evidenzio quelle tristi
pagine con la speranza che quegli orrori non
abbiano a ripetersi.
Era il 1944 e c'era la guerra ... la guerra, parola
triste che sa di odio, di dolore, di sangue e di morte.
Io, su volere del responsabile della "Casa del
fascio", come studente, ero obbligato al servizio di
segreteria. Faticavo ad accettare questa imposizione
perché dentro di me c'erano altre idee, tanto che per
negligenza e insubordinazione dovevo essere degradato sul palco che veniva allestito di fronte alla "Casa
del fascio" il giorno della leva fascista. Una grande
umiliazione alla presenza della cittadinanza che
assisteva alla cerimonia. Ma non avvenne perché la
situazione politica cominciava a traballare.
Avevo ricevuto la cartolina precetto per il servizio
militare di leva; rischiando la fucilazione, ho fatto
renitenza sfidando il plotone di esecuzione per inserirmi nella formazione partigiana "Brigata Martiri di
Mirano".
In un rastrellamento, sono stato preso e portato in
carcere in Piazza Castello a Padova. Lì sono stato picchiato e torturato (mi accendevano dei fiammiferi
inseriti sotto le unghie dei piedi) perché volevano
farmi confessare il movimento delle forze partigiane.
Dopo sono stato deportato in Germania e, con vari
spostamenti, sono arrivato al campo di Auschwitz Birkenau. Indicibili le sofferenze: la presenza del
mattino nudi con la neve, il principio di congelamento alle mani e ai piedi ridotti a una piaga, oltre alla
fame, la sete e le bastonate che causavano ferite sanguinanti, pensavo di non ritornare più in Italia.
Come prigioniero politico, ero in KZ lager A.
N
IL NASTRO AZZURRO
Probabilmente proprio per questo, come ad altri, non
mi venne tatuato il numero sull'avambraccio sinistro.
Più tardi ho saputo che eravamo destinati al crematorio. Nella mia disperazione non avevo più lacrime
da versare, le crisi di ogni giorno mi avevano fatto
capire di essere arrivato nel vero inferno dove la
morte ci era maledettamente a fianco.
Umanamente parlando, ancora non riesco a capire come le SS avessero la disumana coscienza di
infierire con le azioni più brutali, con crudeli e impensate atrocità su noi prigionieri (ebrei in particolare).
L'etica umana non esisteva dove le SS avevano fatto
di ogni lager il regno della morte. Aizzavano i cani
contro noi poveri deportati che non avevamo la forza
di restare in piedi stremati dalla stanchezza di infinite ore di lavoro. Sempre a dover sopportare l'infame
vivere incivile, altrimenti c'era il colpo di pistola, la
camera a gas, il forno crematorio.
A questo punto, anche se ci sarebbero ancora
tante cose da dire, preferisco fermare il mio racconto per non provocare, con il nodo alla gola, il pensiero delle tristezze e delle sofferenze che non si cancellano mai perché sono cose vissute e chi non ha
vissuto certe cose non può capirne il vero significato.
Malgrado tutto, nonostante il fisico debilitato, la
fortuna mi è stata molto amica per farmi ritornare in
Patria dove tristemente ho appreso la morte di tanti
compagni che per amor di Patria erano stati fucilati.
Pertanto gradirei ci si alzasse in piedi e con un minuto di silenzio si ricordassero questi eroi che non
saranno mai dimenticati.
Giuseppe Grossa
(Socio della Federazione di Venezia)
17
IL GIORNO DEL RICORDO
on legge del 30 marzo 2004, la Repubblica Italiana ha
riconosciuto il 10 Febbraio quale “Giorno del Ricordo
che si celebra al fine di conservare e rinnovare la
memoria della tragedia degli Italiani e di tutte le vittime
delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli Istriani,
Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e della più
complessa vicenda del nostro confine orientale”. Prevede
anche, stabilendone le regole, la consegna di un attestato
e di una medaglia ai congiunti di quanti sono morti in quelle vicende: infoibati, annegati, fucilati, morti in prigionia o
soppressi con altre modalità.
Questa legge ha consentito di riportare alla memoria
degli Italiani una pagina di storia colpevolmente dimenticata per mezzo secolo. La data del 10 febbraio è quella
nella quale fu firmato il cosiddetto “Trattato di Pace” con il
quale l’Italia cedeva: ad occidente Tenda e Briga Marittima
e, ad oriente, i territori compresi tra il precedente confine
e l’attuale, lasciando fuori Trieste. Trieste, amministrata
dagli anglo-americani, e la parte nord-occidentale
dell’Istria, amministrata dagli Jugoslavi, rimanevano a
disposizione per costituire un Territorio Libero, che non
sarà mai costituito. Optando per la conservazione della
cittadinanza italiana, bisognava abbandonare i territori
ceduti. In realtà questa storia drammatica era conosciuta
dagli Italiani fino al 1954, quando Trieste fu ricongiunta al
resto d’Italia. Dopo di allora, risolta la parte più nota del
problema, si preferì dimenticare quanto era avvenuto. Era
comodo per motivi di politica estera, come la convenienza
di allontanare la Jugoslavia da Mosca, ma anche di politica interna, per non ricordare la connivenza e la collaborazione che il P.C.I. aveva dato a Tito. Era comodo infine per
non pagare il debito con gli esuli. Il Trattato di pace non
consentiva infatti alla Jugoslavia di appropriarsi, come
fece, dei beni degli optanti. L’Italia peraltro era inadempiente nel previsto pagamento dei danni di guerra. Il problema fu risolto con lo Stato italiano che pagava i danni di
guerra con i beni degli esuli, già usurpati dalla Jugoslavia,
e si impegnava ad indennizzarne i legittimi proprietari.
L’impegno non è stato mantenuto che in minima parte. Ma
il momento più vergognoso fu nel 1975 quando il nostro
Stato regalò alla Jugoslavia, con il Trattato di Osimo, i propri diritti sulla parte nord-occidentale dell’Istria. È indicativo che il trattato non fu condotto direttamente dal
Ministero degli Esteri, ma da un funzionario del
Commercio Estero. Fu poi firmato in una villa isolata, evitando al massimo che l’opinione pubblica se ne accorgesse.
Nel 1989 cade il Muro di Berlino. Nel 1991 la
Jugoslavia comincia a disintegrarsi in vari Stati, iniziando
dalla Slovenia e dalla Croazia, e cominciano le stragi e le
“pulizie etniche” (definizione prima sconosciuta) fra Croati
e Serbi. Le notizie di tali cattiverie, delle quali sono testimone avendo operato in Dalmazia ed in Erzegovina nell’ambito della Missione di pace UE-OCSE, ricordano agli
Italiani quanto era avvenuto alla nostra frontiera orientale
cominciando nel 1943. Nel 2004 gli esuli riescono ad ottenere la legge predetta, approvata da quasi tutto il
Parlamento.
Una recente indagine demoscopica ha appurato che il
44% degli Italiani ha sentito parlare delle foibe e del loro
significato storico. Dell’esodo dalla Venezia Giulia e dalla
Dalmazia dice di averne sentito parlare solo il 22%. Una
buona parte di loro poi non sa che quanti dovettero abbandonare le proprie case erano un popolo che vi viveva da
sempre, pensa invece che vi fossero giunti da occupatori
dopo la 1^ guerra mondiale. Come si vede è più conosciuta la parte più impressionante: le foibe. Ritengo però che il
fatto più importante sia l’esodo con quanto esso ha significato: lo stravolgimento di due regioni che erano sempre
state legate alla storia ed anche alla protostoria italiane:
la Venezia Giulia e la Dalmazia.
Venezia Giulia è il nome dato verso la metà del 1800 dal
C
18
glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli all’insieme di
quattro realtà aventi qualcosa in comune: il Friuli
Orientale, cioè il Goriziano fino alla displuviale alpina,
Trieste con il suo retroterra fino alla displuviale, Fiume,
l’Istria, cioè la penisola istriana. La Dalmazia è la regione
costiera, a sud della Venezia Giulia, delimitata da catene
montane che la separano nettamente dall’interno. Gli
Slavi arrivano verso il 600 d.C.. È un’invasione barbarica
diversa da quelle germaniche. Dove arrivano realizzano
grosso modo una “pulizia etnica”. In Venezia Giulia giungono fino all’attuale confine orientale italiano. Non riescono però ad entrare in Istria, dove solo più tardi si stabilirà
una loro minoranza. In Dalmazia occupano tutto l’interno e
parte della costa. Non riescono però ad entrare nelle principali città costiere e nelle isole.
Nel Medio Evo in Istria e in Dalmazia si sviluppano i
Comuni, sempre in bilico tra la tutela della propria autonomia e la crescente influenza veneziana. Dal 1400,
Venezia estende il proprio Stato sulla terraferma e, prima
ancora, in Istria ed in Dalmazia. Restano fuori dal dominio
veneziano Trieste e Fiume, Comuni autonomi italiani, e la
Repubblica di Ragusa che anch’essa stabilirà per legge l’italiano come lingua ufficiale. Istriani e Dalmati, inclusi gli
Slavi, resteranno i sudditi più fedeli a Venezia fino alla sua
caduta, nel 1797.
La situazione etnica è diversa secondo le zone, da
quelle compattamente italiane, come l’Istria occidentale, a
quelle compattamente slave, come l’interno della
Dalmazia e la Venezia Giulia nord-orientale. La cultura
egemone è ovunque l’italiana, così come squisitamente
italiane sono l’architettura e le altre arti. Le varie etnie
convivevano senza particolari problemi. Questi nasceranno nell’800 con i nazionalismi. L’Austria li utilizzerà dopo il
1848 e, ancor più, dopo il 1866, quando si renderà conto
che l’Italia rappresenta per lei un pericolo.
Particolarmente dura è la persecuzione antitaliana in
Dalmazia. I Comuni dalmati, che nel 1861 erano retti tutti
dal partito autonomista, italiano, cadono ad uno ad uno
tanto che all’inizio della 1^ guerra mondiale è rimasto italiano solo quello di Zara. La situazione da luogo ad un
primo esodo strisciante.
Dopo la 1^ guerra mondiale, il relativo Trattato di pace
del 1920 e la soluzione del problema fiumano, l’Italia
annette tutta la Venezia Giulia fino alle Alpi. In Dalmazia
annette solo Zara, l’isola di Lagosta e quelle di Cherso e
Lussino.
Nasce la Jugoslavia, un insieme di popoli che, come
dimostreranno gli avvenimenti successivi, non hanno alcuna voglia di stare insieme. Da tutta la Dalmazia non annessa inizia l’esodo degli Italiani che ha il suo picco nel 1921,
ma che continua fino alla 2^ guerra mondiale. A Sebenico,
dal 10 al 12 giugno 1921 parte, in modo drammatico, la
grande maggioranza della forte minoranza italiana.
Un’interpretazione faziosa vorrebbe fare risalire quanto
avverrà dal 1943 alle colpe del fascismo ma, come abbiamo visto, tutto era cominciato assai prima. L’Italia, come
facevano tutti gli Stati su base mono nazionale, lascia
scuole pubbliche solo in italiano, non prevedendo nulla per
le minoranze. Così fa la Jugoslavia in Dalmazia e così farà
la Francia a Tenda e Briga addirittura dopo la 2^ guerra
mondiale. Poi viene il fascismo che accentua questo atteggiamento negativo verso le minoranze. Si parla molto di un
“fascismo di frontiera” particolarmente duro. Penso che il
giudizio vada ridimensionato perché nelle realtà che conosco meglio, come Zara, posso escluderlo.
Nel 1940 l’Italia entra in guerra. La Jugoslavia nel 1941
firma un accordo con la Germania e l’Italia. Subito un colpo
di Stato rovescia il governo, che passa dalla parte
dell’Inghilterra. La Germania, dopo un ultimatum, invade
la Jugoslavia, seguita dall’Italia e dall’Ungheria.
L’invasione richiede poco tempo perché Croati e Sloveni
non combattono. I Croati sono contenti di poter formare un
IL NASTRO AZZURRO
loro Stato indipendente. L’Italia annette una parte della
Dalmazia, ingrandendo la provincia di Zara e formando
quelle di Spalato e di Cattaro. Annette anche la zona di
Lubiana, formandovi una provincia autonoma dove lo sloveno è lingua ufficiale. È una soluzione che gli Sloveni
accettano come male minore, per non essere annessi
dalla Germania nazista.
La situazione resta tranquilla fino alla fine di giugno,
quando la Germania attacca l’URSS, rompendo l’accordo
con il quale nel 1939 si erano spartite la Polonia. Tito allora, ricevuti ordini da Mosca, inizia con le azioni terroristiche. Cominciano anche le stragi interetniche che abbiamo
visto ripetersi più recentemente. Comincia una guerra di
tutti contro tutti nella quale Tito, totalmente privo di scrupoli, riesce a prevalere fra le altre fazioni slave.
L’Esercito italiano non può sottrarsi dall’applicare le
dure regole previste dal diritto internazionale per una
simile guerra. Riesce però a bloccare le stragi interetniche, salvando così più persone delle vittime che sarà
costretto a fare.
Dopo l’8 settembre 1943, con il tracollo dell’Italia,
cominciano, con crudeltà difficilmente immaginabili, le
stragi degli Italiani. Il metodo più comune utilizza le foibe,
ma sono frequenti anche le fucilazioni, gli annegamenti e
altre atrocità. Questa prima ondata di morti, poco meno di
un migliaio, è interrotta dai Tedeschi che riprendono possesso di quei territori, peraltro facendo altre vittime. A
Zara,dopo l’8 settembre, il btg. bersaglieri “Zara” non si
sbanda, ma resta a difesa della città fino a quando, avendo
conservato le stellette del Regio Esercito, i Tedeschi lo
prendono prigioniero. Avrà comunque evitato, come altri
reparti a Fiume e a Trieste, la prima ondata di stragi. Per
la difesa del confine orientale si costituiscono anche formazioni di volontari della RSI.
Le stragi riprendono nel maggio del 1945, quando le
vittime saranno più di 10.000. Contemporaneamente in
Slovenia, oltre le Alpi Giulie, vengono soppressi dai 70 ai
100.000 appartenenti alle varie fazioni anticomuniste
slave che si erano consegnati in Austria agli inglesi e da
questi erano stati consegnati a Tito. A Trieste e Gorizia le
stragi sono interrotte, dopo 40 giorni, dall’arrivo degli
anglo-americani. Tremendi sono i campi di concentramento, anche peggiori di quelli nazisti. Si instaura poi un regime poliziesco e carcerario simile a quello dell’URSS. La
conseguenza è l’esodo, che riguarda circa 300.000 persone tra cui anche poche decine di migliaia di Slavi.
Includendo gli esuli dalla Dalmazia dopo il 1921, il numero si avvicina però ai 350.000.
Gli esuli, frequentemente accolti con ostilità, dovettero
in buona parte vivere per anni in 109 campi profughi in
condizioni estremamente precarie. Nonostante questo,
l’esodo continuò anche quando rimanere divenne meno
pericoloso per la propria vita. Si trattò di un popolo che
accettò di perdere tutto per amore della libertà, della fede
religiosa e della propria italianità: un esempio del quale
fare tesoro.
Circa 40.000 Italiani rimasero in Istria, a Fiume e in
Dalmazia. Uno Stato marxista come la Jugoslavia doveva
IL NASTRO AZZURRO
dimostrarsi internazionalista, consentì quindi questa permanenza, riunita in un’organizzazione funzionale alla politica antitaliana. Questa organizzazione è cambiata e, tramite le sue scuole ed una cinquantina di Comunità degli
Italiani, sostenute dallo Stato italiano, ora opera con efficacia per la conservazione dell’italianità. Dai censimenti
del 2011 risulta che in Croazia e in Slovenia si sono dichiarati di nazionalità italiana rispettivamente circa 25.000 e
3.800 persone. Il censimento in Montenegro non fornisce
dati in merito.
La situazione degli Italiani è diversa da zona a zona. In
Istria, dove sono funzionali all’autonomismo istriano, esiste il bilinguismo nella regione e in determinati comuni.
Nella Dalmazia croata, dove la presenza italiana contrasta
con un certo deteriore nazionalismo croato, la situazione è
peggiore, anche se migliorata rispetto al periodo jugoslavo ed in ulteriore lento miglioramento. A Zara la Comunità
degli Italiani ha più di 500 soci. Quanti però se la sono sentita di dichiararsi di nazionalità italiana sono solo 91. Nella
Dalmazia montenegrina, dove la presenza italiana è
amata, la situazione è radicalmente migliore ed a Cattaro
esiste un’attivissima Comunità degli Italiani. Nella vicina
Ragusa (Dubrovnik), dove gli Italiani potrebbero essere di
più, una nostra Comunità non è riuscita a nascere. Ma
Ragusa è in Croazia.
Il nocciolo della contesa è in certo nazionalismo che
mal sopporta la presenza italiana e che vorrebbe modificare la storia, contro ogni evidenza. Per fortuna qualcosa
sta cambiando. Nel settembre scorso a Pola, di fronte a
migliaia di Italiani e al nostro Presidente della Repubblica,
il Presidente croato, nato a Zagabria da famiglia della
Dalmazia, ha detto che la stessa Croazia non sarebbe se
stessa senza l’apporto storico della presenza italiana, che
in famiglia parla il dialetto croato della Dalmazia, pieno di
italianismi che non sente estranei ma suoi. “Sono convinto - ha aggiunto - che la presenza italiana rimasta abbia la
funzione di ravvivare una storia che fino a 150 anni fa ha
visto l’Adriatico come elemento di unione e convivenza,
riportando il più possibile le cose secondo natura”.
L’Italia non è più quella dei tempi di Osimo. È quella
che con l’approvazione quasi unanime del Giorno del
Ricordo ha dato prova di un certo spirito di coesione. Un
maggiore senso di dignità nazionale sarebbe comunque
auspicabile, anche nei rapporti internazionali. Nel 2001 il
Presidente Ciampi ha firmato la MOVM alla memoria della
Zara italiana, vittima dei bombardamenti aerei richiesti da
Tito e delle stragi. Non è ancora stata consegnata per
ingerenze croate: assurde perché si riferisce ad un periodo nel quale Zara era Italia. Deprecabile è anche una diffusa tendenza a giustificare le stragi cominciate nel 1943 e la
connessa “pulizia etnica” con le repressioni attuate dal
nostro Esercito, senza tenere conto del contesto che le
aveva provocate. È un argomento sul quale sarebbe opportuno tornare, anche perché sono convinto che il nostro
Esercito abbia tenuto, per quanto consentito dalle circostanze, un atteggiamento umano.
gen. Elio Ricciardi
19
I BATTAGLIONI MOBILI DI POLIZIA
idea di forze mobili di
cui lo sforzo bellico, che iniGuardia motociclista 1943
Polizia è dovuta all’alziava a volgere verso incerlora
Direttore
ti esiti, monopolizzava le
Generale
Capo
della
risorse finanziarie, econoPolizia, il Prefetto Carmine
miche ed umane del Paese.
Senise (1). Egli assunse
Rapporti di stima con la
l’incarico al decesso di
Corona e di amicizia con i
Arturo
Bocchini,
nel
Comandanti Generali delle
novembre
1940,
dopo
altre Forze Armate e di
esserne stato suo vice per
Polizia, gli permisero di
alcuni anni. Da profondo
favorire la collaborazione
conoscitore dell’Amminitra le stesse e la Polizia fino
strazione della Pubblica
a farne condividere, come
Sicurezza, trovò l’organizvedremo, funzioni e destini.
zazione e l’organico della
Su questa spinta motiPolizia inadeguati alle
vazionale, a partire dal
mutate esigenze dettate
1940, furono istituiti i
dall’intervento dello Stato
Battaglioni Mobili (Roma,
nel Conflitto Mondiale.
Milano, Torino…) e le
L’organico al 1938, di circa
Compagnie Mobili, da dislo17.800 unità, fu incremencare nelle più importanti
tato da Bocchini, nel giugno
città del Regno o in quelle
’40, di 1.000 agenti e 45 funpiù vicine nelle zone di opezionari (per le funzioni di
razioni (Genova, Napoli,
comando di Corpo) e nel
Trieste, Bari, Catania,
settembre successivo di
Bologna) (2).
circa 3.740 unità. Senise,
Con dotazioni tipiche
nel febbraio ’41, integrò
delle Forze Armate e con il
ulteriormente la forza di 3.500 unità, portandola a
dovuto addestramento questa Forza riuscì a coniuun totale di circa 26.000 tra marescialli, brigadieri,
gare i precipui compiti di polizia con le urgenze dei
appuntati, guardie e allievi. Nel 1942, provvederà a
gravosi cicli operativi bellici in atto nell’area balcadotare il Corpo di propri ufficiali.
nica. In continuità con esigenze belliche, fu istituito
Con detti provvedimenti furono rafforzati gli
anche un Battaglione Agenti di Polizia Motociclisti,
organici delle questure esistenti, e di quelle istituimobilitato dallo Stato Maggiore del Regio Esercito
te nelle nuove province nate dalla ridefinizione dei
dal 18 aprile 1941 al 24 febbraio 1942, e posto alle
territori dell’ex Jugoslavia. Inoltre, fu possibile svidipendenze del Comando Superiore FF.AA.
luppare una Forza Mobile di P.S., ben addestrata ed
d’Albania.
equipaggiata e composta da giovani reclute. L’idea
A tali motivazioni tecnico-operative, che comunfu di avere a disposizione del Ministero dell’Interno
que elevarono la Polizia al rango di Corpo in Armi
un nuovo strumento per fronteggiare: agitazioni,
dello Stato con pari prestigio di altri, si aggiungano
disordini, tumulti, sovvertimenti dell’ordine pubblipure ulteriori motivazioni più prettamente politiche
co, ammutinamenti e, non ultimo, contribuire alla
da individuare nella fedeltà allo Statuto e alla
resistenza armata contro eserciti stranieri, evenCorona. A testimonianza di ciò, ne sono la narraziotualmente occupanti. L’autorevolezza e l’indiscussa
ne postuma dei dialoghi di Senise col Ministro
abilità di relazione di Senise gli permise di attuare il
dell’Interno Buffarini Guidi al quale, forte della sua
rafforzamento della Polizia anche in un momento in
lunghissima carriera iniziata con i governi liberali,
palesa la sua immedesimazione
con l’Amministrazione dello Stato e
non con i possibili governi (3).
Le Forze Mobili di P.S. furono,
anche, espressione di un sotteso
disegno politico per creare una
forza potenzialmente antagonista
alle organizzazioni di polizia parallele o ausiliarie al Corpo degli
Agenti di P.S., dipendenti dal
Partito Nazionale Fascista (Milizia
Volontaria Sicurezza Nazionale,
Milizie Speciali….) direttamente
subordinate al Capo del Governo e
che, in caso di scontro tra Re e
Governo, avrebbero potuto sostenere quest’ultimo.
Il Prefetto completò il suo proSchieramento di motociclisti
gramma rafforzando la disciplina e
L’
20
IL NASTRO AZZURRO
il senso di appartenenza del Corpo degli
Moto Guzzi 500 sidecar blindata con mitragliatrice
Agenti di P.S. accentuandone i caratteri
scudata
militari con l’istituzione degli Ufficiali (4).
Sua l’istituzione a Roma di una compagnia di onore per i servizi di rappresentanza di agenti fisicamente più prestanti,
eventualmente utile anche per i servizi di
ordine pubblico.
Lo stesso disegno di rafforzamento
della Polizia e di autonomia tecnica dal
Governo non tralasciò aspetti uniformologico semantici. Infatti, Senise si fece
promotore delle nuove uniformi per i
Funzionari di P.S. che, adeguate alla foggia militare, ne sostituì i fregi caratterizzati dagli attributi fascisti al copricapo e
alle controspalline delle giubbe, per
quelli sabaudi, lasciandoli solo al bavero.
I Battaglioni e le Compagnie furono
inviati dal Ministero dell’Interno come
rinforzo alle Questure del Regno e alle
Autorità Militari, per rispondere a particolari esigenze di ordine e sicurezza pubblica, come nell’aprile del 1941 allorRegno, dalle Scuole di Polizia di Caserta e Roma e
quando, a seguito dell’intervento militare germanida alcuni Battaglioni Mobili.
co in Jugoslavia, le Questure di Udine, Gorizia,
La diretta partecipazione della Forza Mobile di
Trieste, Pola, Fiume e Zara rientrarono nel territoP.S.
nei primi due anni di guerra e l’incalzare dei
rio zona di operazioni e, per le leggi di guerra, le
patrioti jugoslavi dopo la disastrosa disfatta militaautorità militari assunsero anche i poteri civili e di
re dell’asse italo-tedesco sul fronte russo, spinse la
polizia. Conseguentemente, quegli enti integrarono
costituzione di un nuovo Battaglione Mobile, questa
i tradizionali compiti di pubblica sicurezza con altri
volta direttamente in zona di operazioni.
più prettamente militari.
La dissoluzione del vecchio Stato jugoslavo comIl Battaglione Speciale di Polizia ”Fiume”
portò una ridefinizione territoriale e amministrativa
Fu costituito dalla Direzione Generale della P.S.
del Regno d'Italia e, tra il maggio e il giugno 1941 i
il
21
giugno del 1943 con elementi della Regia
territori sloveni attribuiti al Regno costituirono le
Scuola di Polizia di Caserta, e destinato immediataprovince di Lubiana, di Zara, di Spalato, di Cattaro.
mente a prestare servizio in zona di operazioni.
Per contrastare la durissima reazione slava messa
Con la forza di 6 ufficiali, 18 sottufficiali e 502
in atto con attentati, sabotaggi, azioni armate e di
guardie,
il Battaglione fu strutturato in un Comando
guerriglia, l’attività delle Forze italiane divenne
di tre Plotoni e tre Compagnie fucilieri. Dislocato il
spiccatamente repressiva. In questo clima nel gen22 giungo ’43 a S. Martino di Sussak, fu posto alle
naio del '42 fu istituita la Divisione Speciale di
dipendenze del Prefetto di Fiume per la vigilanza
Polizia di Lubiana con dipendente una Compagnia
della città e del pattugliamento delle aree limitrofe,
Mobile per i servizi di ordine pubblico, rastrellanonché come rinforzo dei Commissariati di quel
mento, scorta convogli e controguerriglia.
Capoluogo; il 28 luglio fu mobilitato e posto alle
Anche Zara e Spalato ebbero una Compagnia
dipendenze del V° Raggruppamento Guardia alla
Mobile, con agenti tratti dalle maggiori Questure del
LE MEDAGLIE ALLA BANDIERA
Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Bandiera del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza al
Battaglione Agenti di polizia motociclisti:
“In stretta collaborazione con altre forze armate, partecipava con spiccato ardore bellico a logorante sanguinoso ciclo operativo, dando luminosa prova, in tenaci azioni difensive come nel corso di audaci cruente
operazioni controffensive, di singolare slancio e superbo spirito di sacrificio. In ogni circostanza, ma particolarmente nella crisi, teneva fede alla tradizionale dedizione al Valore della Polizia italiana”.
Montenegro, 1941-1942
Roma, 4 aprile 1949 - Il Ministro Pacciardi
Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Bandiera del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza al
Battaglione speciale “Fiume”:
“Temprato all’ardimento ed al sacrificio in precedenti azioni belliche su altro fronte, con ardore immutato
si schierava contro preponderanti forze tedesche e le affrontava in stretta collaborazione con altre forze
armate, in successive violente impari azioni difensive e controffensive dimostrando singolare Valore e
superbo spirito di sacrificio. In ogni circostanza teneva fede alla tradizionale dedizione al dovere del Corpo
delle Guardie di Pubblica Sicurezza”.
Croazia giugno 1943 – 11 settembre 1943
Roma, 4 aprile 1949 - Il Ministro Pacciardi
IL NASTRO AZZURRO
21
Frontiera (G.A.F.) della II^ Armata. In quest’ambito
gli agenti parteciparono a numerosi rastrellamenti
antiguerriglia, alla vigilanza alle linee ferroviarie,
telegrafiche e telefoniche, alla difesa di obbiettivi
strategici (ponti, centrali elettriche…).
Il 4 settembre 1943 il Battaglione partì per Roma
lasciando sul posto poche decine di agenti e, dopo
l’Armistizio (8 settembre) partecipò con Reparti
della Polizia Africa Italiana e dell’Esercito agli scontri contro le forze tedesche nella Capitale.
Il Battaglione Agenti di polizia motociclisti
Il 13 aprile 1941 la Direzione Generale della
Pubblica Sicurezza costituì il “Battaglione Agenti di
polizia motociclisti”, mobilitato il 18 aprile con atto
dello Stato Maggiore Regio Esercito verso l’area di
conflitto dell’Albania-Montenegro e posto alle
dipendenze del Comando Superiore FF.AA., e successivamente del Comando Truppe Montenegro.
Il Battaglione, formato da 298 effettivi tratti su
base volontaria e da agenti di nuova nomina, era
organizzato in un Comando di Battaglione, un
Plotone Comando e due Compagnie Motociclisti.
L’armamento di reparto prevedeva, tra l’altro,
mitragliatrici Isotta Fraschini, montate su motocarrozzette e motocicli scudati Moto Guzzi e Gilera e
fucili mitragliatori Breda 30 montati su motociclette. Ogni agente dispose di una pistola automatica
Beretta calibro 9 mm., un moschetto modello ’91
T.S., bombe a mano. Il Reparto disimpegnava compiti di pattugliamento, scorta e viabilità al trasporto
militare, rastrellamento e interventi di controguerriglia. Ovunque impegnato si distinse per coraggio e
ardimento. Rimpatriò il 22 febbraio 1942
L’azione delle Forze Mobili di Pubblica Sicurezza
nei diversi cicli operativi nelle zone balcaniche
caratterizzò queste unità. L’eterogeneità d’impiego
di questo strumento permise alla Polizia di disimpegnare i propri compiti e anche di svolgere resistenza armata in scenari politici istituzionali tragicamente incerti. Il coinvolgimento diretto contro le
unità militari tedesche a Roma e la gestione dell’ordine pubblico, in un Paese sconvolto dalla guerra
civile tra il 1943 e il ’45, furono i dolorosi banchi di
prova che disegnarono inediti modelli organizzativi
e operativi della Polizia. Tali modelli, non disgiunti
Il btg. “Fiume” in combattimento
da altri tradizionalmente attinenti all’attività di polizia giudiziaria, di sicurezza e di soccorso pubblico,
diedero al Corpo di Polizia un’assoluta specificità
rispetto ad altre Forze Armate dello Stato, delle
quali divenne parte integrante dal luglio 1943 (5).
Con l’inizio del periodo repubblicano, il Corpo delle
Guardie di Pubblica Sicurezza si trovò a garantire le
libertà costituzionali.
La Forza Mobile divenne, con quella Territoriale
e quella Speciale, una delle tre articolazioni in cui
venne riorganizzato radicalmente il Corpo nel
secondo dopoguerra e sulla quale gravò prioritariamente l’esecuzione dei servizi di ordine e soccorso
pubblico.
Sovrintendente Fabio Ruffini
Sostituito commissario Giulio Quintavalli
(Ufficio Storico della Polizia di Stato)
NOTE:
1 - Napoli, 28 novembre 1883; Roma, 24 gennaio 1958. Nell'amministrazione del Ministero degli interni dal 1908,
fu segretario e poi capo dell'Ufficio stampa del Ministero. Capo della Divisione per gli Affari Generali e
Riservati, nel 1932 fu promosso Prefetto e nominato Vice Capo della Polizia. Capo della Polizia dal 1 dicembre 1940 al 14 aprile 1943; destituito da Mussolini, il 26 luglio successivo Pietro Badoglio, nuovo Capo del
Governo, lo restituì alle sue funzioni. Il 23 settembre fu arrestato dai Tedeschi e deportato in Germania.
Recluso nel campo di concentramento di Dachau, poi Hirschegg ed infine liberato il 2 maggio 1945.
2 - Carmine Senise “Quando ero Capo della Polizia 1940 – 1943” Ruffolo Editore, Roma, 1946, pag. 54.
3 - Carmine Senise, op.cit., “…Io vi devo confessare che non sono stato mai fascista; neanche antifascista, mi
sento soltanto un servitore dello Stato, e non ho alcun credo: il giuramento prestato allorché entrai
nell’Amministrazione e al quale soltanto ho tenuto e tengo fede. Ho servito tutti i governi che si sono succeduti al potere […] ho servito uomini di governo dalle tendenze politiche diverse, e questo è potuto accadere
soltanto perchè sentivo di servire soltanto lo Stato […] i governi per me sono un fatto transitorio […] se domani […] il Re mettesse a posto del governo fascista un comunista, continuerei a fare il mio dovere anche con
tale governo, così come l’ho fatto sempre”, pagg. 25-26.
4 - Regio decreto-legge 26 gennaio 1942 “Istituzione del ruolo degli Ufficiali del Corpo degli Agenti di P.S.”: fino
ad allora le funzioni di comando di corpo erano esercitate dai Funzionari al comando delle Divisioni Speciali
di Polizia (Roma, Napoli , Palermo) e delle Scuole di Polizia (Roma, Caserta, Pola).
5 - Regio decreto-legge 31 luglio 1943, n. 687 “Appartenenza del Corpo degli agenti di pubblica sicurezza alle
Forze Armate dello Stato e applicazione della legge penale militare ai componenti il Corpo stesso”.
IMMAGINI: Ufficio Storico Polizia di Stato
22
IL NASTRO AZZURRO
MOVM ECCELLENTI: PAOLA DEL DIN
in occasione dell’8 marzo, tradizionale festa delle donne, proponiamo
all’attenzione dei nostri lettori l’eroismo di una donna leggendaria
iglia di un Ufficiale degli Alpini, Combattente
della prima e della seconda guerra mondiale,
subito dopo l’armistizio, con il fratello Renato,
entrò nella Resistenza in Friuli-Venezia Giulia nelle
file della Brigata Osoppo con il nome di battaglia
“Renata”. Prese parte a numerosi e rischiosi incarichi come staffetta e informatrice. Dopo l’uccisione
del fratello il 25 aprile 1944 da
parte dei tedeschi, per incarico
della “Osoppo” ed in accordo con la
madre (che fu poi messa in prigione come ostaggio), raggiunse
Firenze, dove poté attraversare le
linee nella città insorta e presentarsi al comando avanzato della
N.1 Special Force, pronunciando la
parola d'ordine "Voglio parlare col
maggiore biondo".
Come ricompensa per l'operazione compiuta il Comando della
Special Force di Monopoli (BA) le
fece rientrare il Padre dall'India,
dov'era prigioniero di guerra.
Per continuare la sua opera
patriottica, frequentò un corso di
paracadutismo a San Vito dei
Normanni ed il 9 aprile 1945, nell’ambito della missione “Bigelow”,
dopo numerosi tentativi andati a vuoto per guasti
all’aereo o per l’intensa attività contraerea sopra
Monfalcone, venne lanciata in una zona del Friuli
dove doveva prendere contatto con una missione
alleata e con la formazione Osoppo. All’atterraggio si
fratturò una caviglia, ma riuscì comunque ad adempiere i suoi compiti e a consegnare i documenti che
aveva con sé, attraversando a più riprese le linee di
combattimento, per portare messaggi ai reparti
alleati in avanzata. Nei giorni successivi alla fine
della guerra svolse ancora attività di informazione e
di recapito materiali.
Dopo la Liberazione terminò gli studi laurendosi
F
in lettere all'Università di Padova. Dopo alcuni anni di
insegnamento, vinse una borsa di studio ed emigrò
negli Stati Uniti, dove all’Università di Pennsylvania
conseguì il titolo di "Master of Arts". Tornata in Italia,
si dedicò all'insegnamento nella scuola pubblica.
Il 23 maggio 1960, nella piazza d’Armi di Padova,
le venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Nell’aprile del 2012, presenziando
all’intitolazione della base americana di Vicenza al fratello Renato,
anch’Egli Medaglia d’Oro al Valor
Militare, commentando il giudizio
dell’ANPI vicentina che riteneva
inopportuno intitolare una base
straniera a chi lottò per la libertà e
l’indipendenza dallo straniero,
affermò “Ma gli americani ci hanno
aiutati nella liberazione! Se finivamo sotto Tito avremmo fatto un'altra fine, la fine dell'Istria, e oggi
non saremmo qui a parlare di questo”.
Confermò la sua posizione nel
2005, quando dichiarò che non se
la sentiva di condannare l’organizzazione paramilitare Gladio.
Dal 1989 ad oggi ha svolto attività di volontariato: é stata presidente dell'Associazione Partigiani Osoppo e ne é tuttora consigliere; è stata presidente provinciale
dell'A.N.F.C.D.G. (Associazione Nazionale Famiglie
Caduti e Dispersi in Guerra) e ne è tuttora membro
del Consiglio Direttivo Provinciale e Presidente
Regionale; è Vice Presidente Nazionale della F.I.V.L.
(Federazione Italiana Volontari della Libertà); è consigliere del Gruppo delle Medaglie d'Oro al V.M.
d'Italia; é presidente onorario della sezione di Udine
della Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia.
gen. Carlo Maria Magnani
(Presidente Nazionale del Nastro Azzurro)
MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE A PAOLA DEL DIN
“Dopo aver svolto intensa attività partigiana nel Friuli nella formazione comandata dal fratello, ad avvenuta morte di questi in combattimento, viene prescelta per portare al Sud importanti documenti operativi interessanti il Comando Alleato. Oltrepassate a piedi le linee di combattimento dopo non poche peripezie e con
continuo rischio della propria vita ed ultimata la sua missione, chiedeva di frequentare un corso di paracadutisti. Dopo aver compiuto ben undici voli di guerra in circostanze fortunose, riusciva finalmente, unica
donna in Italia, a lanciarsi col paracadute nel cielo del Friuli alla vigilia della liberazione. Nel corso dell’atterraggio riportava una frattura alla caviglia ed una torsione alla spina dorsale, ma nonostante il dolore lancinante, la sua unica preoccupazione era di prendere subito contatto con la Missione alleata nella zona per
consegnarle i documenti che aveva portato con sé. Negli ultimi giorni di guerra, benché claudicante, passava ancora ripetutamente le linee di combattimento per recapitare informazioni ai reparti alleati avanzanti.
Bellissima figura di partigiana, seppe in ogni circostanza assolvere con rara capacità e virile ardimento i
compiti affidatile, dimostrando sempre elevato spirito di sacrificio e sconfinata dedizione alla causa della
libertà.”
Zona di operazione, settembre 1943 - aprile 1945
IL NASTRO AZZURRO
23
90 ANNI DI AERONAUTICA MILITARE
occidentale nel 1928
l Regio Decreto n.
con 61 idrovolanti S.59
645 del 28 marzo
Italo Balbo e la “Squadra Atlantica”
bis e S.55; la seconda,
1923 sancisce la
del
Mediterraneo
costituzione della Regia
orientale, nel 1929; La
Aeronautica come forza
terza
dell'Atlantico
armata autonoma. Già
meridionale, tra fine
nel 1911 durante la
1930 e inizio 1931, con
guerra di Libia, l'Italia è
14 S.55A, si conclude a
la prima nazione al
Rio de Janeiro; la quarmondo ad impiegare il
ta ed ultima, effettuata
mezzo aereo in azioni di
in occasione del decenricognizione e bombarnale
dell’istituzione
damento. Nella Grande
dell’Aeronautica,
è
Guerra poi, l'aeroplano
quella dell'Atlantico
ricopre un ruolo di
settentrionale nel 1933
assoluto rilievo. Le
con 24 S.55X. Le crocieimprese dei piloti da
re di massa segnano il
caccia esaltano la fanpassaggio dal periodo
tasia popolare che vede
romantico dell'aviazioin "assi" come Baracca,
ne a quello "moderno",
Piccio,
Ruffo
di
fatto soprattutto di
Calabria, Baracchini,
organizzazione e proScaroni, Ranza la tragrammazione seria e
sposizione moderna di
meticolosa. Nel 1928
eroi cavallereschi. A
Arturo Ferrain e Carlo
guerra
finita,
Del Prete collegano
l'Aeronautica è ormai
l'Italia al Brasile con un
considerata l'arma del
S.64,
percorrendo
futuro. Le esigenze belsenza scalo 7.188 chiloliche hanno senza dubmetri. Due anni dopo Umberto Maddalena e Fausto
bio avuto l'effetto di accelerare lo sviluppo della
Cecconi sempre con un S.64bis percorrono 8.188 chinuova arma aerea e nasce, con le opere di Giulio
lometri in 67 ore e 13 minuti conquistando il record
Douhet, la sua filosofia d'impiego.
mondiale di volo senza scalo in circuito chiuso.
Numerosi aviatori sono, nel dopoguerra, protagoIl 23 ottobre 1934 Francesco Agello si aggiudica il
nisti di imprese importanti. Nel 1919 Antonio
primato di velocità per idrovolanti con motore alterLocatelli, attraversa le Ande con uno SVA. Arturo
nativo (ancora imbattuto), raggiungendo i 709,209
Ferrain e Guido Masiero, con i motoristi Gino
km/h su un Macchi Castoldi MC.72.
Cappannini e Roberto Maretto, nel 1920, effettuano su
Il colonnello Mario Pezzi raggiunge il 22 ottobre
due SVA il raid a tappe Roma-Tokyo. Nel 1925
1938 su uno speciale Ca.161bis dotato di cabina staFrancesco De Pinedo e il motorista Ernesto
gna i 17.083 metri di quota. Nel 1937, intanto, i tre
Campanelli volano con l'idrovolante S. 16 ter
S.79 noti come “Sorci Verdi” si classificano ai primi tre
"Gennariello" per 55.000 chilometri da Sesto Calende
posti della gara di velocità in circuito “Intres a Melbourne, a Tokyo fino a Roma. Sempre De Pinedo,
Damasco - Parigi” (primo equipaggio: Cupini e
questa volta con Carlo Del Prete e con il motorista
Paradisi). Un anno dopo Roma è collegata a Rio de
Carlo Zacchetti, nel 1927, con l'S.55 "Santa Maria",
Janeiro ancora dai tre "Sorci Verdi" in 24 ore e 20
percorre 46.700 chilometri collegando Elmas - Porto
minuti di volo.
Natal - Rio de Janeiro - Buenos Aires - Asunciòn Un susseguirsi, insomma, di primati in varie cateNew York - Terranova - Lisbona - Roma. Nel 1926 il
gorie. Nel 1939, alla vigilia dell'entrata in guerra,
dirigibile "Norge" al comando di Umberto Nobile ragsugli 84 primati previsti dalla Federazione
giunge il Polo Nord.
Aeronautica Internazionale, l'Italia ne detiene ben 33.
Due anni dopo Nobile vuole ripetere l'impresa con
Ciò nonostante, quando, dopo un breve periodo di
un nuovo dirigibile, l'"Italia". Il 24 maggio 1928 l'aeroneutralità, il 10 giugno 1940 l'Italia entra nella seconnave alle ore 0.20 raggiunge il Polo ancora una volta.
da guerra mondiale a fianco dell'alleato tedesco, la
Durante il ritorno, la tragedia! Il dirigibile urta la banRegia Aeronautica dispone di poco più di 3.000 velivochisa e si squarcia. Dei sedici uomini a bordo uno
li dei quali soltanto 1.800 efficienti, distribuiti dalle
muore nell'urto, nove sono balzati sui ghiacci e sei
Alpi all'Equatore. Gli aerei da bombardamento più
vengono trascinati dall'aeronave ormai priva di conmoderni sono gli S.79, i BR.20 e i Cant Z.506 e, per la
trollo: non se ne saprà più nulla. I superstiti al riparo
caccia, i G.50, gli MC.200, i CR.32 e i CR.42, generaldella "tenda rossa", resistono sul pack fino a quando
mente dalle caratteristiche di volo e di armamento
non vengono recuperati. L'avventura polare chiude
nettamente inferiori a quelle degli apparecchi alleati
definitivamente nel nostro Paese l'era del "più leggee avversari. Un divario che molto spesso sarà riequiro".
librato solo dal coraggio e dalle capacità dei nostri
Italo Balbo, Ministro dell'Aeronautica, crede nelle
equipaggi.
crociere aeree collettive. La prima, del Mediterraneo
I
24
IL NASTRO AZZURRO
Con queste forze le difficoltà si rivelano presto enormi e i risultati condizionati,
oltre che dallo scarto tecnologico e dall'insufficienza
delle risorse, anche dalle
caratteristiche proprie del
conflitto, e cioè dalla vastità
del teatro operativo, dalle
distanze delle fonti di rifornimento,
dalle
diversità
ambientali e climatiche, dalla
durata della guerra.
Solo nel 1941 entrano in
linea i primi MC.202, veloci e
manovrieri, anche se dotati di
un volume di fuoco ancora
insufficiente, solo due mitragliatrici calibro 12,7 mm.; il
loro contributo non risolve
una situazione ormai compromessa.
Tra le campagne aeree più
significative spicca l'invio, a
ottobre 1940, del Corpo Aereo Italiano forte di due
stormi da bombardamento su BR.20, uno stormo da
caccia su CR.42 e G.50 e una squadriglia da ricognizione strategica su Cant Z.1007bis in Belgio per partecipare, a fianco dei tedeschi, all'attacco contro
l'Inghilterra. La mancanza di addestramento al volo
strumentale e di idonee attrezzature radioelettriche
abbreviano questa esperienza.
L'aviazione italiana in Africa orientale, costituita
da vecchi velivoli come i Ca.133 e i CR.32, affiancati da
pochi S.79, S.81 e CR.42, viene rapidamente distrutta.
Nel 1941, l'Aeronautica partecipa con due gruppi
al Corpo di Spedizione Italiano in Russia. Dopo un
ciclo molto duro, durante il quale il vero nemico si
rivela l'inverno russo, nel gennaio del 1943 i reparti
vengono richiamati in Patria (vds. “Il Nastro Azzurro”
n. 1-2013, pagg. 32-33 “Il Corpo Aereo Italiano in
Russia”).
Il Mediterraneo è teatro di una specialità, gli aerosiluranti, che darà gloria e prestigio ai nostri aviatori
L’SM.79 lancia il siluro
IL NASTRO AZZURRO
Fiat CR.32 il caccia utilizzato dalla Regia
Aeronautica soprattutto nelle colonie
che operano con lo straordinario SM.79 attaccando
costantemente i convogli inglesi. Nella battaglia di
"mezzo giugno" si erano salvate dai loro attacchi solo
due navi mercantili; dal 12 al 14 agosto, nella battaglia aeronavale di "mezz'agosto", i nostri aerosiluranti riescono a colpire gravemente il convoglio e la scorta inglese.
Nella prima metà del 1942 in Africa settentrionale
le truppe italo-tedesche - conquistata la superiorità
aerea - effettuano una travolgente avanzata fino ad El
Alamein. Le sorti della campagna africana sembrano
volgere a nostro favore ma l'esito è vanificato dall'ennesima controffensiva inglese.
Ormai il destino della guerra appare segnato e a
nulla serve che la nostra industria inizi a produrre
macchine finalmente competitive. Gli ultimi caccia a
entrare i linea sono gli MC.205, i RE.2005 e i G.55,
veloci e ben armati.
Dopo lo sbarco alleato in Sicilia, i nostri reparti,
pur nell'ormai generale certezza di quello che sarà
l'esito della guerra, si sacrificano in una estrema quanto inutile
resistenza con un ardimento che
riceverà il riconoscimento dello
stesso nemico.
Il 25 luglio 1943, cade il regime fascista. Badoglio, capo del
nuovo governo, il successivo 8
settembre, informa la Nazione
della firma dell'armistizio con un
messaggio alla radio la cui ambiguità pone la maggior parte dei
Combattenti di fronte alla necessità di una grave e immediata
scelta tra il governo del Re e
dello
stesso
Badoglio
e
Mussolini, nel frattempo liberato
dai tedeschi e posto a capo della
R.S.I.
Tra il settembre del '43 e il
maggio successivo, circa 2.000
militari dell'Aeronautica, di cui
1.200 in volo, raggiungono gli
aeroporti di Lecce, Palata,
Canne, Biferno e Campo Vesuvio.
25
C-119G Vagone Volante
Interi reparti aerei e singoli velivoli affluiscono verso
gli aeroporti del sud Italia per continuare la guerra a
fianco degli alleati anglo-americani. Dei circa 200
velivoli affluiti, solo la metà sono in condizioni di combattere.
L'attività bellica dell'Aeronautica italiana sarà
continua fino all'8 maggio 1945, quando, la Germania
si arrende.
La bandiera dell'Aeronautica e quella del 4° 5° e
51° Stormo sono Decorate con la Medaglia d'Oro al
Valor Militare; lo Stormo "Baltimore" e quello
Notturno con la Medaglia d'Argento per l'attività svolta durante la Guerra di Liberazione; lo Stormo
Trasporti con la Croce di Guerra al V.M. per lo stesso
motivo; per il ciclo di guerra 1940-1943 due stormi, il
36° e il 46°, sono decorati di Medaglia d'Oro al V.M.;
ventinove reparti di volo ricevono in totale 30
Medaglie d'Argento e una di Bronzo al V.M.. Alle 138
Medaglie d'Oro concesse ad appartenenti alla Forza
Armata fino al settembre 1943, se ne aggiungono 26
per fatti d'arme compiuti nei venti mesi dopo l'8 settembre dai militari dell'Aeronautica inquadrati in
reparti regolari o in formazioni partigiane; nove
ricompense interalleate sono assegnate ai nostri
aviatori nello stesso periodo. In cinque anni di guerra
solo l'Aeronautica lascia sul campo oltre 9.000 morti
e più di 3.500 dispersi. Con questo pesante tributo di
vite a una guerra durata 59 mesi, l'Aeronautica si presenta di fronte agli immensi problemi della ricostruzione.
L'Aeronautica cerca di ricostruire, intorno ai pochi
mezzi e infrastrutture esistenti, una forza armata con
un minimo di credibilità. Nell'ottobre del 1945, vengono acquistati a prezzi di rottame i 120 P-38
"Lightning" americani che erano stati concentrati a
Marcianise. Con questi caccia bimotori viene riequipaggiato il 4° Stormo, mentre gli altri due reparti da
caccia esistenti, il 5° e il 51°, ricevono gli "Spitfire" IX
inglesi.
Il 2 giugno 1946 il popolo italiano, col referendum
a suffragio universale, sceglie la Repubblica ed elegge L'Assemblea Costituente che redigerà la Carta
Costituzionale, in vigore dal 1° gennaio 1948. La
nascita della Repubblica comporta il cambio di denominazione delle varie istituzioni dello Stato: la Regia
Aeronautica diventa Aeronautica Militare.
Il trattato di pace impone forti restrizioni alle
Forze Armate italiane. L'Aeronautica è limitata a
25.000 uomini e 350 aerei, di cui solo 200 da combattimento. A farne le spese in realtà è solo il personale,
26
una parte del quale viene smobilitato.
Ma il 1947 è anche l'anno che
vede i reparti A.M. distribuirsi su
tutto il territorio nazionale. In
particolare, gli idrovolanti Cant
Z.506, Fiat RS.14 e un unico Cant
Z.501 ancora disponibili, sono
dislocati tra Vigna di Valle,
Taranto, Brindisi, Venezia,
Augusta ed Elmas e inseriti nell'organizzazione operativa del
Soccorso aereo, istituito nel '46
per
effetto
dell'adesione
dell'Italia
all'ICAO,
l'Organizzazione Internazionale
dell'Aviazione Civile costituita fin
dal '44.
L'ammodernamento della
linea avviene con velivoli ceduti dagli Stati Uniti. Si
comincia dalle scuole di volo con gli L-5 "Sentinel" e i
North American T-6 "Texan”, si prosegue con i trasporti C-47 e C-53 nonché C-45 "Expediter". Per i collegamenti entrano in linea una ventina di UC-61
"Forwarder", e circa 40 SB2C-5 "Helldiver" verranno
impiegati nella lotta antisomergibile fino al '53, quando li sostituiranno i Lockheed PV-2 "Harpoon".
L'industria aeronautica nazionale inizia a riprendersi fornendo, tra gli altri, l'MB.308 e l'S.7 mentre la
Fiat produce, insieme al G.59 derivato dal G.55, l'addestratore G.46. Un altro addestratore, il P.148 esce
invece dalla Piaggio.
Con l'adesione dell'Italia alla NATO il 4 aprile
1949, gli Stati Uniti forniscono all'A.M. gratuitamente
o a prezzi politici, nell'ambito di programmi di assistenza OSP (Off-Shore Procurement) e MDAP (Mutual
Defence Assistance Program), i caccia P-51D
"Mustang" e P-47 "Thunderbolt". Il 5°, il 6° e il 51°
Stormo saranno i primi reparti italiani ad essere inseriti nella 5^ ATAF (Allied Tactical Air Force).
Il caccia inglese DH.100 "Vampire", il primo velivolo a getto in dotazione all'A.M., viene anche prodotto
su licenza. Dopo alcuni tentativi infruttuosi di produrre jet di progettazione nazionale, quali il G.80 e il G.82,
l'F.5, il "Sagitario" 2° e l'"Ariete", nel 1952 arrivano i
primi F-84G "Thunderjet", ceduti praticamente gratis
dagli USA, anche in versione da ricognizione RF-84G.
Rinasce la tradizione dell'acrobazia aerea collettiva con le pattuglie del "Cavallino Rampante", dei
"Getti Tonanti", dei "Diavoli Rossi", dei "Lancieri
Neri", delle "Tigri Bianche", finché nel '60 non viene
costituito a Rivolto (UD) il 313° Gruppo
Addestramento Acrobatico (PAN, Pattuglia Acrobatica
Nazionale) detta “Frecce Tricolori”.
Nel 1953 i primi Fairchild C-119G, i famosi "vagoni
volanti", sono assegnati alla 46^ Aerobrigata di Pisa
mentre alle scuole di volo, nel '52, arrivano i
Lockheed T-33A. Nel '55 dagli USA arrivano, "offshore", i primi F-86E "Sabre". In Italia vengono invece prodotti su licenza gli F-86K con i quali sono riequipaggiati vari reparti, come il ricostituito 1° Stormo.
Arriva l'F-84F "Thunderstreak" a cui fa seguito l'RF84F "Thunderflash" che va ad equipaggiare la 3^
Aerobrigata.
A dieci anni dalla Seconda Guerra Mondiale,
l'Aeronautica Militare si è perfettamente inserita
nell'Alleanza occidentale. Dal 1957 il soccorso aereo
è dotato degli anfibi Grumman HU-16A "Albatross",
IL NASTRO AZZURRO
mentre ai reparti antisom sono assegnati i Gruman
S2F-1 "Tracker”.
Intanto, la guerra fredda esige che l'Aeronautica
Militare si doti dei missili terra-aria Nike
“Ajax/Hercules” per la 1^ Aerobrigata, e i missili strategici a medio raggio “Jupiter” con cui viene costituita
a Gioia del Colle la 36^ Aerobrigata.
Il FIAT G.91 vince il concorso NATO per il caccia
tattico-leggero. Verrà adottato, oltre che dall'A.M.,
anche dalla Luftwaffe e dall'Aeronautica Portoghese.
La versione "T" biposto da addestramento viene assegnata alla Scuola Addestramento Avanzato Aviogetti
di Amendola mentre l'MB.326, da addestramento iniziale, è in linea a Lecce dal '62; a Latina i Piaggio P.166
sono impiegati per l'addestramento plurimotori. A
Frosinone sugli AB.47G e "J", e sugli AB.204B,
costruiti in Italia su licenza, si addestrano al volo tutti
i piloti di elicottero italiani.
All'inizio degli anni Sessanta l'Italia decide di aderire a un programma europeo, del quale fanno parte
Belgio, Germania e Olanda, per l'acquisizione del caccia bisonico Lockheed F-104G "Starfighter".
L'Aeronautica militare ne acquista 125 esemplari. Il
30 dicembre 1968 vola il primo F-104S, aggiornamento tutto italiano. Se ne produrranno 205. Tra gli avvenimenti che caratterizzano la storia dell'Aeronautica
di questi anni, va ricordata la tragedia dei 13 aviatori
trucidati a Kindu (Congo).
Negli anni ‘70 il Reparto Volo Stato Maggiore,
ancora su CV.440 e DC.6, viene ammodernato dapprima con i PD.808, poi con due DC.9/32. Nel 1978 il
reparto viene assorbito dal 31° Stormo, che gli porta
in dote due elicotteri SH3D/TS e, negli anni '80, arrivano anche due Gulfstream III e quattro Falcon 50.
Nel '72 la 46^ Aerobrigata riceve i C-130H e a
seguire il G.222. Nel '73, mentre gli antisom transitano sull'"Atlantic", l'Aeronautica compie il primo
mezzo secolo di vita e la sua Bandiera di Guerra viene
insignita della Medaglia d'Oro al Valore Aeronautico.
Nel '76, l'SF.260 a Latina e, agli inizi degli anni '80
l'MB.339 a Lecce, rinnovano la linea da addestramento. Nel '78 l'entrata in linea dell'HH-3F consente la
ristrutturazione del SAR. Nel '79 arriva anche
l'AB.212. Nel 1977 un provvedimento straordinario
interessa l'Aeronautica
Militare, vengono stanziati
1.265 miliardi di vecchie
lire, in dieci anni, per l'attuazione di importanti
programmi di ammodernamento. Vengono sviluppati il nuovo radar per la
Difesa Aerea Argos 10, il
sistema
missilistico
“Spada”, il programma
trinazionale tra Italia,
Germania
e
Gran
Bretagna per la produzione
del
bombardiere
“Tornado”.
Il 14° Stormo viene
dotato di quattro Boeing
707-TT (Tanker Transport)
che conferiscono per la
prima volta la capacità di
rifornimento
in
volo
all'A.M.. Gli F-104S vengono aggiornati alla ver-
IL NASTRO AZZURRO
sione ASA (Aggiornamento Sistema d'Arma) alla
quale farà seguito l'ASA 2 che segnerà il canto del
cigno di questo eccezionale velivolo rimasto in linea
fino al compimento, nel 2004, dei suoi 50 anni.
A fine degli anni ‘80, e mentre entra in linea l'AMX,
l'abbattimento del muro di Berlino porta uno sconvolgimento nel panorama politico-strategico del pianeta:
impressionante è il proliferare di crisi politiche,
sociali e militari. Nel 1990 l'invasione del Kuwait ad
opera dell'Iraq è il casus belli della "Guerra del
Golfo". L'A.M. partecipa con i "Tornado" nell'area del
Golfo e gli F-104G in Turchia. Il conflitto altamente
tecnologico evidenzia il limite raggiunto dal vetusto F104. L'A.M. reagisce col leasing prima dei "Tornado"
ADV (versione da intercettazione fornita dagli inglesi),
poi degli F-16 USA per compensare i ritardi nella consegna del caccia EF 2000, prodotto dal consorzio
europeo formato da Gran Bretagna, Germania, Italia e
Spagna.
Altri conflitti vedranno operare con successo
l'Aeronautica Militare. Dopo la Bosnia-Erzegovina, il
più importante resta quello del Kosovo per il quale
l'A.M. è stata chiamata dalla NATO a fornire, oltre alla
propria componente aerotattica, il supporto di ben 22
basi aeree sul territorio nazionale, sulle quali si è
rischierata l'intera forza aerea della NATO. L'ultimo
evento, in ordine di tempo, è stato l'intervento in Libia
a supporto della ribellione contro Gheddafi nell'ambito della cosiddetta "Primavera Araba".
Nel primo decennio del nuovo secolo, la linea da
trasporto viene aggiornata col C-130J e il C-27J, ai
quali si aggiungono i Falcon 900EX e gli Airbus 319CJ
per il trasporto di stato, e l'aerocisterna Boeing 767
che, insieme al C-130J opportunamente attrezzato,
porta a livelli adeguati la capacità di rifornimento in
volo. Nuovi campi operativi sono esplorati con l’adozione, presso il 32° Stormo di Amendola, degli UAV
RQ-1A “Predator”, abbondantemente utilizzati in
Afghanistan.
A 90 anni dalla sua istituzione, l'Aeronautica
Militare è oggi in grado di assicurare la libertà dei
cieli e di fornire una deterrenza più che adeguata alle
esigenze della Nazione.
Eurofighter 2000
27
LANZAROTTO MALOCELLO
Il sen. Vannino Chiti, la dott.ssa Anna Maria
Barbaglia e l’avv. Alfonso Licata
iovedì 17 gennaio a Roma, nella sala del
Senato della Repubblica intitolata ai “Caduti
di Nassiriya”, si è svolta la conferenza stampa indetta dal Comitato promotore per le celebrazioni del 700° anniversario della scoperta di
Lanzarote e delle Isole Canarie da parte del navigatore italiano Lanzarotto Malocello. Anche in
questa occasione, come già era successo il 18
Aprile 2012 nella sala conferenze stampa della
Camera dei Deputati, si è verificato un grande
interesse per il lavoro di ricerca e divulgazione
della storia di un’impresa e di un personaggio
rimasti per troppo tempo sconosciuti ed ignorati
dai libri di storia.
Sono intervenuti il Sen. Vannino Chiti, Vice
Presidente del Senato, l’Avv. Alfonso Licata,
Presidente del Comitato promotore per le celebrazioni del VII centenario, il Prof. Giovanni Delfino,
Sindaco della Città di Varazze, il Col. Matteo
Paesano, Presidente della Commissione Italiana
di Storia Militare del Ministero della Difesa, il
Contrammiraglio Piero Vatteroni, Vice Presidente
Nazionale della Lega Navale Italiana, l’Ammiraglio
Paolo Pagnottella, Presidente Associazione
Nazionale Marinai d’Italia, la Prof.ssa Anna Maria
Barbaglia, Vice Presidente del Centro Studi
Culturali e di Storia Patria di Orvieto.
Ha aperto la conferenza stampa il Vice
Presidente del Senato Sen. Vannino Chiti il quale
ha evidenziato l’importanza delle celebrazioni
internazionali tracciando un profilo del navigatore
Lanzarotto Malocello e i suoi meriti per aver avuto
il coraggio di sfidare per primo il mito delle
Colonne d’Ercole, in un’epoca in cui si credeva che
ciò non fosse possibile, e di aver allargato i confini
del mondo allora conosciuto.
G
28
Il Presidente del Comitato
promotore Avv. Licata, nel
corso del suo intervento ha
ricordato i più significativi
eventi celebrativi, svoltisi in
Italia e in Europa, in omaggio
al navigatore ligure Lanzarotto
Malocello che nel 1312 scoprì
le Isole Canarie dando il nome
alla più occidentale di esse:
Lanzarote.
Tra le prestigiose iniziative
svoltesi nel corso dell’anno
2012 una conferenza bilaterale
italo-spagnola a Bruxelles
nella sede del Parlamento
Europeo, un Campionato di sei
prove di regata velica di altura
nelle acque di Varazze, città
che diede i natali al navigatore,
a cura del Varazze Club
Nautico e della Lega Navale
Italiana che ha messo in palio
un trofeo in omaggio al navigatore, l’inaugurazione di un
Parco pubblico dedicato e intitolato a Lanzarotto Malocello
da Roma Capitale nel quartiere Ostiense, la collocazione di un bassorilievo nel centro storico di
Varazze, la pubblicazione come inserto al
Giornalino di Varazze dell’opera di ricerca e riflessione dello studioso Dr. Sandro Pellegrini, “1312:
Le Canarie entrano nella storia moderna. Un
dramma umano dietro un incontro di civiltà?”, la
presentazione del volume compendio “Lanzarotto
Malocello, dall’Italia alle Canarie” scritto da
Alfonso Licata, edito dalla CISM-Ministero della
Difesa al Salone Internazionale del libro di Torino
ed al 52° Salone Nautico di Genova, la realizzazione di una medaglia commemorativa da parte
dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato in collaborazione con l’Associazione dell’Arte della
Medaglia, un gemellaggio tra il Comune di Varazze
e la capitale dell’Isola di Lanzarote, oltre a numerosi convegni e giornate di studio in Italia e all’estero ove è stata messa a fuoco l’importanza della
scoperta di Lanzarotto Malocello.
Le manifestazioni commemorative continueranno nel corso dell’anno 2013 e saranno direttamente coinvolti gli Istituti scolastici, i circoli culturali e le Istituzioni a tutti i livelli. Tra i prossimi
obiettivi del Comitato promotore vi è l’inserimento
nei programmi scolastici delle scuole primarie e
secondarie di un capitolo di storia dedicato all’impresa compiuta dal navigatore, l’intitolazione di
una unità navale della Marina Militare a
Lanzarotto Malocello e l’avvio di un gemellaggio
tra il Comune di Varazze e la capitale di Lanzarote.
Nel corso della conferenza stampa, l’Avv.
Licata, a nome del Comitato promotore, ha donato
al Vice Presidente del Senato, Sen. Vannino Chiti,
la medaglia ufficiale celebrativa del VII centenario
raffigurante il volto immaginario del navigatore ed
IL NASTRO AZZURRO
il logo internazionale delle celebrazioni e, al Col.
Matteo Paesano, nella sua qualità di Presidente
del CISM Min. della Difesa, editore di “Lanzarotto
Malocello, dall’Italia alle Canarie”, ha consegnato
una targa d’argento quale riconoscimento per aver
pubblicato il volume a scopo meramente divulgativo.
Al termine dell’incontro il Presidente del
Comitato promotore Avv. Alfonso Licata ha dichiarato che il merito dell’insigne navigatore
Lanzarotto Malocello, precursore di Cristoforo
Colombo, è quello di avere per primo oltrepassato
le Colonne d’Ercole, considerate nel Medioevo un
limite invalicabile dall’uomo ed ha concluso affermando che: “Proprio l’impresa di Lanzarotto
Malocello compiuta nel 1312 (e non il viaggio di
Cristoforo Colombo del 1492) segna la fine del
Basso Medioevo e l’inizio dell’Età Moderna,
aprendo il processo di scoperta del Nuovo Mondo.
La fine dell’epoca medievale deve retrodatarsi
quindi di 180 anni e, pertanto, deve rivedersi e
riscriversi un passaggio fondamentale della storia.”
Subito dopo la conferenza l’Avv. Licata e il Prof.
Giovanni Delfino, con una delegazione di cittadini
di Varazze, si sono recati alla Città del Vaticano
dove hanno fatto omaggio a Sua Eminenza, il
Cardinale ligure Domenico Calcagno, della medaglia commemorativa dell’importante scoperta ad
opera del loro illustre concittadino e una copia del
libro “Lanzarotto Malocello, dall’Italia alle
Canarie” con dedica speciale dell’autore.
LANZAROTTO MALOCELLO - DALL'ITALIA ALLE
CANARIE - 1312-2012
a biografia "Lanzarotto Malocello - Dall'Italia alle Canarie" - 1312-2012, scritta da Alfonso Licata ed
edita dal CISM (Commissione Italiana Storia Militare), svela tutte le qualità di un uomo di grandi passioni. L'autore, con questo lavoro ci fa dono di un'esistenza, di un volto: il navigatore Lanzarotto Malocello,
probabilmente nativo di Varazze, a 700 anni dal suo viaggio da Genova alle Canarie. Con l'accurato e rigoroso lavoro e le complesse ricerche compiute tra Roma-Genova-Varazze-Isole Canarie-Madrid, con l'aver studiato luoghi, fonti, registri, annali e tutti i documenti attualmente accessibili, Alfonso Licata ha plasmato
un’esistenza che d’ora in avanti non vivrà soltanto come nome tra gli studiosi ma dilagherà giustamente nei
libri, nelle coscienze e, si spera, anche nei manuali scolastici. Altro grande merito di Alfonso Licata, la cui
professione vera è avvocato, è di aver accarezzato tale figura, mutuandone il possibile disegno, sognato di
fatto ma inesistente, in un busto di marmo. Memorabile a tale proposito il Primo Capitolo: “L'enigma del navigatore: Lanzarotto Malocello nell'immaginario collettivo”. Ma come dimenticarci di quanto svetta in appendice come interpretazione del cognome della famiglia Malocello e poi dei meravigliosi portolani e delle carte
nautiche?
Ad Alfonso Licata si deve dunque l'aver umanizzato un nome, l’aver reso più vicino a noi il navigatore e
averlo sentito talmente intenso, come evento/storia/presenza, che ne ha fatto quasi una persona della sua famiglia.
Alfonso Licata ha, in un certo senso, anticipato gli storici di
professione per la ricorrenza del 7° Centenario della scoperta delle Isole Canarie. La sua azione ha sorpreso tutti e,
in vero, s'è trattato d'un autentico colpo di classe o, se ci si
vuole esprimere in un frasario calcistico, di una affascinante ed efficace azione di contropiede.
Mancava, a tutt'oggi, una vera biografia sul navigatore
Lanzarotto Malocello. Dopo questa, scritta da Alfonso
Licata, lo stato dell'arte, come si dice, migliorerà.
Seguiranno studi, convegni, spunteranno, forse, nuovi
documenti. Il grazie, comunque, andrà sempre all'apripista, allo studioso solitario, allo storico in penombra, ad
Alfonso Licata che non ha soltanto "spolverato" un volto,
come se il nostro eroe stesse relegato nei Magazzini
dell'Antichità, ma ha sollevato un dibattito, riscuotendo il
plauso degli storici di professione. Con questo libro non è
soltanto il mar Mediterraneo ad emergere, a narrarsi, ma
tutto quel mondo posto ben oltre le Colonne d'Ercole e che
il Malocello, 180 anni prima di Cristoforo Colombo, avvistò,
accarezzò, ne colse tempesta e brezza. Aver riproposto al
mondo una figura di così alto spessore storico; aver riportato nella giusta nicchia della Storia un personaggio importante come il Malocello; aver soprattutto lanciato ad un
mondo sempre più in contatto, ma sempre più distratto,
un'esistenza dimenticata: eccoli, in sequenza, i grandi
meriti di Alfonso Licata. Ormai tolto dall'oblio e restituito
alla storia dei grandi del mare, Lanzarotto Malocello può
ora bearsi d'un monumento nella sua Varazze e d'un parco
a lui dedicato a Roma.
L
IL NASTRO AZZURRO
29
RACCONTI
DAL
DON
Tristi testimonianze oltre il campo di battaglia
na tragedia: una lunga ed interminabile fila di
donne, madri, mogli, sorelle e parenti a leggere
i nomi dei caduti, degli introvabili o dispersi o
fatti prigionieri. Una lunga fila di nomi che in quel
tempo dell’inverno, a ridosso del ’42 - 43, lasciò nella
disperazione migliaia di famiglie che aspettavano con
ansia notizie dal fronte russo che, di giorno in giorno,
diventavano sempre più scarne e diradate fino a
lasciare nel silenzio assoluto ma assordante quanti
aspettavano. Ricordo la Sig.ra De Stasio, madre di un
soldato impegnato sul fronte orientale in Russia,
unico figlio, amica di mia madre che raccontava che
ogni giorno si recava ad apprendere notizie del figlio
senza ottenere alcuna risposta. Ricordo il suo aspetto
triste e la sofferenza che lacerava il suo volto sempre
solcato dalle lacrime (1). Una lunga fila di uomini sparuti, avviliti, sfiniti nel morale e nel fisico, avvolti in
cappotti, coperte, stracci e quant’altro potesse coprirli e preservarli dal freddo, si snodava nella plaga
nevosa affondando i piedi e le gambe nel gelido fango
della immensa steppa russa. Erano i “resti” di
220.000 eroici Soldati impegnati sul fronte russo dei
quali oltre 26.000 erano morti, 43.000 erano feriti e
circa 65.000 dispersi. Erano i nostri Soldati, i nostri
Eroi, che sebbene sfiniti e sconfitti tentavano di coprire a piedi i 3.500 km di distanza che li separavano
dalla loro Patria e rientrare nella loro terra, tenendo
alta, però, la loro dignità di Uomini e di Soldati. E questo è quanto sappiamo e siamo venuti a conoscenza
dai racconti dei “superstiti”; sono le notizie relative ai
militari impegnati sul quel fronte, sul fronte del Don
che con le sue anse ed i suoi dolci rientri determinò,
almeno per noi, delle reali e tragiche enclave dove i
nostri furono intrappolati dalle soverchianti forze
opposte senza via di scampo.
Non fummo fortunati in quella guerra il cui epilogo fu per noi tragico nella battaglia sul Don: non pote-
U
vamo esserlo perché non bastava l’ardimento e la
dignità a respingere le forze nemiche ma sarebbero
occorsi non solo addestramento adeguato ma,
soprattutto, equipaggiamenti personali e militari
degni di essere chiamati in quel modo. I nostri si trovarono a “combattere” contro il primo nemico russo
“il freddo” che, a volte, raggiungeva anche i 50° sotto
lo zero! In effetti nessuna guerra può ritenersi fortunata, perché sia dalla parte dei vincitori sia da quella
degli sconfitti lascia macerie, lutti, dolori e ferite
insanabili nella struttura sociale e nel morale di ciascun individuo. Inoltre alla sconfitta si unì lo scherno
e disprezzo dell’alleato tedesco che imputava ai militari italiani la sconfitta della prima battaglia sul Don,
in quando ci riteneva incapaci a combattere. Una pagina meravigliosa fu scritta dal Generale di Divisione
Mariano Russo nel volume “Il Don senza pace”, in cui
narra l’intera epopea dei nostri in Russia, intitola il VI
capitolo della seconda parte "Animo eroico del soldato Italiano". Dal generale, più volte Decorato di Croce
di Guerra al Valor Militare, ho avuto numerosi resoconti della disfatta in Russia perché per vari anni ci
siamo incontrati con periodicità quindicinale (2). Una
tragedia anche per quelli che ebbero la forza e la fortuna di rientrare in Patria perché molti di essi rimasero congelati negli arti o ammalati di tubercolosi. Pochi
sopravvissero al rientro in Patria.
Una battaglia intensa, dura, nell’estate del ‘42 fu
combattuta dall’8° Armata, affidata al Gen. Italo
Gariboldi, lungo le sponde di questo fiume, senza
l’appoggio delle forze tedesche anche perché volevano verificare l’efficienza delle nostre truppe, che,
cedettero varie postazioni all’armata sovietica:
Serafimovic, Vercne Mamon ed altre mai più riconquistate. A ciò si aggiunse il panico che si generò nella
Divisione di Fanteria “Sforzesca” che ne determinò
uno sbandamento, eliminato solo a seguito dell’aiuto
La ritirata di Russia
30
IL NASTRO AZZURRO
fornito dal sopraggiungere di
altri fanti provenienti dalle
retrovie che consentì di
opporsi all’offensiva sferrata
dai sovietici senza ulteriori
cedimenti. Il quadro organico
completo delle nostre truppe
in Russia era complesso sia
perché gli armamenti erano
insufficienti e poco adatti a
quelle condizioni climatiche,
sia perché mancavano le
notizie di guerra strettamente legate alle direttive delle
operazioni militari e quelle
importantissime per i nostri
militari, provenienti dalle loro
famiglie, che lasciavano i
nostri nell’isolamento morale.
Il quadro operativo delle
forze dell’Asse, a seguito dell’iniziale avanzata tedesca
verso l’interno della Russia,
senza una opposizione tenace, prevedeva che il Gen.
Maximilian von Weichs, a
capo del “gruppo d’Armate B”, raggiungesse l’ansa
del Don per opprimere Stalingrado in particolare con
la 6°Armata del Gen. Friedrich von Paulus, mentre il
Feldmaresciallo Wilhelm List, Comandante del
“gruppo d’Armate A”, avanzasse verso il Caucaso per
conquistarne il territorio ricco di risorse minerarie.
Tutto sembrava che fosse favorevole all’Asse ma
Stalin non abbandonò l’idea di conquistare le postazioni sul Don perché in tal modo avrebbe interrotto la
via di rifornimento alle truppe invasori, strategia che
risultò vincente. La disposizione delle truppe alleate,
“satelliti” per i tedeschi, prevedeva che la 2^ armata
ungherese fosse schierata a sud della città di Voronez
e tra le città di Pavlovsk e Serafimovic vi fosse l’8^
Armata italiana.
Sin dal l’agosto 1941 Mussolini, “fiutando” una vittoria dell’Asse, iniziò a rafforzare i contingenti militari in Russia per essere al fianco del “vincitore” e usufruire delle ricchezze del Caucaso. Il rafforzamento fu
poi anche richiesto da Hitler, nel gennaio del ‘42, per
sopperire alle perdite subite dalle sue truppe nella
battaglia di Mosca. La battaglia sul Don, sferrata dalle
truppe sovietiche, fu intensa, continua, ed annientò
qualsiasi resistenza. Nella disfatta compiutasi alla
fine del gennaio ‘43 molti nostri soldati, Ufficiali e
Generali, caddero prigionieri dell’armata sovietica e il
bagaglio di notizie posseduto soprattutto dagli ufficiali diventò “bottino di guerra” e fu secretato dai sovietici. D’altronde le incursioni improvvise e continue
delle armate sovietiche nelle nostre postazioni sul
Don e anche nelle retrovie erano numerose e non
lasciavano scampo né tempo ad alcuna operazione di
salvaguardia degli uomini e delle cose, né consentiva
che bollettini, carteggi e documenti segreti, in possesso dei Comandi Militari Italiani, fossero distrutti o
bruciati; anche gli alti Ufficiali che rientrarono in
Italia, a guerra terminata, chiarirono che i documenti
di qualsiasi natura, riservati e non, erano rimasti in
mano dei sovietici. Il nemico dell’Asse non fu solo la
soverchiante forza avversaria ma anche il gelido
inverno russo che aveva già visto sconfitte le armate
IL NASTRO AZZURRO
La zona dei combattimenti sul Don dove era
schierata la Divisione “Vicenza”
napoleoniche. Il Gen. Russo narra che fummo fortunati ad uscire dalla sacca del Don perché i russi erano
a pochi “metri” dai nostri e non si avvidero della loro
marcia altrimenti sarebbe stata una carneficina (Op.
cit.: cap.li 2°, 3°, e 4° della terza parte).
Rientrarono a casa tanti militari ma bisognava
guardare le loro condizioni. Ricordo l’arrivo di
Pasqualino P., abitava nel mio stesso edificio che oltre
ad avere l’ingresso al palazzo aveva un altro androne
che immetteva alla masseria “Pezzalonga”, origine e
teatro delle “Quattro Giornate di Napoli”. Era un
pomeriggio caldo dell’inoltrata primavera e stavo in
questo luogo riservato che mia madre poteva controllare anche dall’alto del secondo piano. Arrivò questo
giovane in divisa militare con un ampio zaino ed un
fucile a tracolla. Lo guardai, lo riconobbi ed anche lui
mi riconobbe e, dopo uno sguardo di saluto a cui io
risposi “ciao”, salì i quattro gradini che immettevano
all’unica abitazione accessibile dall’androne, la sua
casa. Si aprì la porta d’ingresso e abbracci, pianti,
grida di gioia si elevarono e gli abitanti dell’intero edificio, dopo un poco, parteciparono a questa gioia
comune. In quel tempo le famiglie di un edificio scambiavano visite fra loro e vi erano rapporti di buon vicinato: oggi, con una società più evoluta si è determinato l’isolamento. Pasqualino, però, non ebbe vita
lunga. Aveva contratto la tubercolosi e nonostante le
cure, non guarì né volle ricoverarsi presso il
“Sanatorio Principe di Piemonte” (oggi “Ospedale V.
Monaldi”). Era molto spesso affacciato alla finestra
centrale della sua abitazione e tutti gli abitanti della
zona si fermavano a parlare con lui. Era cordiale e
sorridente. Visse fino alla primavera successiva.
Ricordo l’annuncio della sua morte data dalla madre,
era l’alba: la donna uscì in giardino e, guardando in
alto verso le abitazioni, disse: "È morto Pasqualino".
Tutti fummo in lutto per questa perdita: ci aveva
sottratto un amico ed un uomo che aveva dato la propria vita per la Patria e per noi. Povera Signora P. che
perse anche l’altro figlio, Nunzio, rientrato anch’egli
dal fronte russo con la stessa incurabile malattia.
Nunzio era molto più grande, era sposato con due figli
31
ed abitava nello stesso
edificio alla scala “C”.
Anche lui non andò in
ospedale come il fratello Pasquale. Morì e
prima della sua morte,
morì il figlio, un bambino che lui contagiò
dandogli cibo, caramelle o altro che già
aveva assaporato o in
parte mangiato. Ciò
raccontava la moglie
che riuscì a salvare la
figlia Maria, più grande
del fratellino, alla
quale aveva raccomandato con insistenza di
non accettare quanto
le offriva il padre. La
donna spiegò che era
intento del marito far
perire l’intera famiglia
perché il destino non
gli aveva offerto alcunché. Una ulteriore tragedia nella grande tragedia che aveva coinvolto l’intera Italia.
Altra storia triste quella del suocero del Geometra
che collaborava con me, Giovanni L. Anche questo
militare rientrò dal fronte russo ammalato di tubercolosi nella sua città di Parma, era sposato ed aveva una
figlia, Marisa (4), poi moglie di Giovanni, e venne a
Napoli perché gli dissero (ripeto quanto riferitomi
tanti anni addietro): "Vai a Napoli dove c’è un medico
che fa miracoli” (5). Non furono sufficienti le cure praticategli nel “Sanatorio” che, però, gli concedettero
diversi anni di vita dopo il rientro per poter godere
dell’affetto dei suoi familiari.
Ecco, dicevo all’inizio, una “tragedia” perché
anche se reduci da quella grande guerra tanti non
ebbero vita facile: la loro battaglia continuò, senza
scampo, oltre il campo di battaglia. I racconti dal Don,
perché il Don, dolce fiume, è stato un campo di battaglia terribile, atroce, come d’altronde lo sono i campi
di battaglia, e, ripeto, come sono sempre funeste le
Colonna di soldati in ritirata dal fronte del Don
guerre indipendentemente dalla parte in cui ci si
trova.
Ho raccontato queste testimonianze affinché possano essere per i giovani e per quanti non hanno
avuto tali esperienze, che mi auguro non avranno, non
solo un avvertimento a non più ripeterle, ma soprattutto una sollecitazione a costruire la pace, ad avere
come esempio i nostri Soldati che, pur sconfitti e avviliti, tennero alta la loro e la nostra dignità, e ad essere "costruttori" di una Società Civile.
Ho vissuto quel tempo e, sebbene appena ragazzo,
questi racconti, queste testimonianze ascoltate, raccolte, a volte vissute in prima persona, sono state per
me delle ferite che mi hanno segnato e che non ho
mai dimenticato.
Preside Architetto Pasquale Campo
(Federazione di Napoli)
NOTE:
1 - Lei ed il marito erano amici ma anche i mobilieri della nostra casa e, da essi i miei genitori avevano acquistato vari arredamenti. Avevano il negozio a Napoli, al Vomero, in via Luca Giordano, che chiusero allorquando le
speranze del rientro del figlio si esaurirono.
2 - Il gen. di Divisione Mariano Russo frequentava il cenacolo della “Cattedra Francescana” il cui Coordinatore
era Padre Antonio Gallo, francescano conventuale. Ero interessato alla storia e alle vicissitudini dei nostri soldati impegnati sul fronte russo e, per tali motivi, al termine della riunione m’intrattenevo con lui per ricevere da un “testimone privilegiato” notizie e informazioni. Mi fece dono del suo libro con dedica “All’amico
Pasquale Campo con viva cordialità. Mariano Russo – Napoli, 2/3/1970”. Il libro è stato editato dalla Società
Editrice Vannini – Brescia nel 1969. Gli incontri avvenivano o nell’auditorium della Chiesa dell’Immacolata, in
piazza Immacolata al Vomero, o in casa dell’Arch. Francesco Farinari. Molti intellettuali, filosofi, poeti e artisti ne erano frequentatori assidui.
3 - La famiglia P. era composta dai genitori e quattro figli: oltre ai due menzionati, vi erano Maria e Italo.
4 - Marisa C. moglie di Giovanni L. è Docente presso l’Università “Federico II” di Napoli alla Facoltà di Veterinaria
e già insegnante di Lingua Inglese nelle Scuole Statali. Fui testimone delle loro nozze celebrate da Padre
Antonio Gallo.
5 - Alludevano al Prof. Vincenzo Monaldi che praticava ai malati di tubercolosi “l’aspirazione endocavitaria”, una
tecnica nuova, da lui creata, che ripuliva i polmoni di quel liquido, che contribuiva al deperimento dell’organo
di respirazione, tramite un continuo drenaggio.
Testi consultati: “Bersaglieri sul Don”; “Alpini in Russia sul Don”; “L’8° Armata Italiana sul Don”; “Ritorniamo sul
Don”; “Il Don senza Pace”.
32
IL NASTRO AZZURRO
LE PORTATRICI CARNICHE
storia di “combattenti” senza le armi
ul finire dell’estate di quell’anno eravamo in una casa
in un villaggio che di là del fiume e della pianura guardava le montagne. Nel letto del fiume c’erano sassi e
ciottoli, asciutti e bianchi sotto il sole, e l’acqua era limpida
e guizzante e azzurra nei canali. Davanti alla casa passavano le truppe e scendevano lungo la strada e la polvere che
sollevavano copriva le foglie degli alberi. Anche i tronchi
degli alberi erano polverosi e le foglie caddero presto quell’anno e si vedevano le truppe marciare lungo la strada e la
polvere che si sollevava e le foglie che, mosse dal vento,
cadevano e i soldati che marciavano e poi la strada nuda e
bianca se non per le foglie. La pianura era ricca di messi;
c’erano molti frutteti e al di là della pianura le montagne
erano brune e spoglie.
Sulle montagne si combatteva…
(E. Hemingway, Addio alle armi)
merie non potevano avanzare causa la molta neve caduta e
le batterie erano ancora sprovviste di teleferica […]. Non
era sperabile che tanto aiuto portato da tante donne e da
tanti ragazzi, potesse continuare a lungo senza che nessuno avesse a restare vittima dei proiettili nemici.” Difatti,
“Eccole sotto il tiro degli austriaci […]. All’improvviso le pallottole sventagliarono simili alla grandine […]: la Maria,
giunta in località Malpas, si era seduta estenuata, su un
masso per riprendere fiato. I nemici, che non distavano più
di trecento metri, la scorsero e spararono: un proiettile la
colpì al fianco sinistro penetrandole nell’addome. Un urlo:
era caduta riversa abbandonando la gerla…”.
Dalla dura prova della prima guerra mondiale, l’Italia ne
uscì vittoriosa, profondamente trasformata e consapevole
degli enormi sforzi compiuti in quel particolare momento
storico. Sforzi che hanno dato origine a un patrimonio fatto
di morale e dignità, inciso con la punta della baionetta nelle
Fin dall’inizio della Prima guerra mondiale, in occidente
pietre della Carnia, riconosciuto dall’unica caserma italiana
la superiorità delle difese sulle offese
intitolata a una donna, Maria Plozner
portò a una situazione di stallo, supeMentil, dall’onorificenza di Cavaliere
Le
portatrici
carniche
rata soltanto quando gli opposti eserdell’Ordine di Vittorio Veneto, dal
citi, logorati da anni di guerra di posimonumento nazionale intitolato a
zione, operarono degli sfondamenti
Maria Plozner Mentil e alle Portatrici
importanti e delle rapide avanzate.
Carniche e dalla Medaglia d’Oro al
L’Italia aveva una struttura fragile,
Valor Militare alla memoria, conferita
e la guerra fu un peso enorme. Dal
nel 1997 motu proprio dal Presidente
Monte Coglians al Monte Cuestalta si
della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro
combatteva per chiudere alle forze
a Maria Plozner Mentil:
nemiche le due importanti vie di
"Madre di quattro figli in tenera
accesso del Passo di Monte Croce
età e sposa di combattente sul fronte
Carnico e del Fella, sebbene le impercarsico, non esitava ad aderire, con
vie condizioni del terreno su cui si sviencomiabile spirito patriottico, alla
luppava il conflitto rendessero difficidrammatica richiesta rivolta alla
lissima l’attività di rifornimento: solpopolazione civile per assicurare i
tanto l’intervento attivo e partecipe
rifornimenti ai combattenti in prima
del personale civile consentì di supelinea. Conscia degli immanenti e gravi
rare gli ostacoli naturali per soddisfapericoli del fuoco nemico, Maria
re le esigenze della macchina militaPlozner Mentil svolgeva il suo servire. Il decreto legge del 13 giugno 1915
zio con ferma determinazione e granconsiderava infatti “sospeso durante
de spirito di sacrificio ponendosi subiil periodo della guerra, per i figli, in
to quale sicuro punto di riferimento
età dai 12 ai 15 anni compiuti, dei milied esempio per tutte le "portatrici
tari richiamati o trattenuti alle armi
carniche", incoraggiate e sostenute
l’obbligo di possedere un determinadal suo eroico comportamento. Curva sotto il peso della
to grado di istruzione per essere ammessi al lavoro…”;
"gerla", veniva colpita mortalmente da un cecchino austriamentre da una partecipazione volontaria del popolo si
co il 15 febbraio 1916, a quota 1619 di Casera Malpasso, nel
formò il particolare Corpo ausiliario delle Portatrici
settore Alto But ed immolava la sua vita per la Patria. Ideale
Carniche.
rappresentante delle "portatrici carniche", tutte esempio di
Entrate a far parte del XII Corpo d’Armata, dall’agosto
abnegazione, di forza morale, di eroismo, testimoni umili e
1915 fino alla disfatta di Caporetto millequattrocentocinsilenziose di amore di Patria. Il popolo italiano Le ricorda
quanta donne non militarizzate, di età compresa fra i 13 e i
con profonda ammirata riconoscenza.”
60 anni, ‘attaccavano’ la montagna per dirigersi a raggiera
Fatti e non racconti, di donne vere e non idealizzate, che
verso la linea del fronte con in dotazione soltanto una gerla,
seppero cogliere il dolore altrui, assimilando nel corpo e
un libretto personale di lavoro e un bracciale rosso (con su
nello spirito i contraccolpi di uno stato di guerra che aveva
stampato il numero del libretto e dell’unità di appartenenalterato il loro vivere quotidiano e annullato lo spazio di ciaza). “Prima della costruzione delle teleferiche le donne di
scun individuo e ogni vitalità; che hanno ‘combattuto’ accanTimau e di Cleulis (in Carnia) portavano ai soldati in montato e insieme con gli uomini. Storia di donne semplici, ‘norgna picconi, badili, viveri, munizioni, medicinali fin quasi
mali’, protagoniste di una storia contemporanea pressoché
alle prime linee. Salivano con le gerle colme, di notte e di
sconosciuta e di un cambiamento in forte contrasto con le
giorno …”
regole stabilite dal codice Pisanelli, che le voleva sottoposte
Per due anni operarono con ferrea disciplina al fianco
all’autorità maritale. Storia di donne il cui scegliere e realizdei soldati per la difesa del suolo italiano, divenendo allo
zare un comportamento lontano dalle consolidate logiche
stesso tempo figure preziosissime (per gli italiani) e obiettifamiliari fu un’opportunità per affermare la propria volontà,
vo da colpire (per i comandi austro-ungarici). “Nell’inverno
e per accettare “negli anni più belli i giorni più tristi.”
continuarono le donne a portar viveri e munizioni fino agli
dott.ssa Elena Mollica
avamposti, in tutte le ore notturne sotto ogni inclemenza di
(socia della Federazione di Arezzo)
tempo, sotto fitta pioggia di proiettili nemici; perché le sal-
S
IL NASTRO AZZURRO
33
IL DUCA DEGLI ABRUZZI
e del Cervino. Mentre la carriera militare lo
conduce a toccare ripetutamente l’Africa,
l’Asia e le Americhe, con la collaborazione di
fedeli guide alpine e di amici ufficiali, come
Luigi Cagni, e con i finanziamenti di Umberto
I e Margherita di Savoia, progetta una serie
di esplorazioni geografiche che spezzano il
monopolio britannico in questo campo: 1897,
conquista del monte Sant’Elia in Alaska
(5499 metri); 1899, spedizione al Polo Nord
nel corso della quale si arriverà al punto mai
prima toccato di 86° 33’ 49’’ di latitudine
nord; 1906, conquista del Ruwenzori (la cui
vetta più alta sarà denominata dal Duca
“Punta Margherita” (5125 m.) in omaggio
alla prima sovrana d’Italia; 1909, spedizione
sul Karakorum (tenta di conquistare il K2 e
scala fino all’altezza di 7498 m., mai prima
raggiunta, il Bride Peak) (1).
Promosso capitano di vascello, effettua
con l’incrociatore “Liguria” la sua seconda
circumnavigazione del mondo. Nel 1911
Luigi di Savoia, ispettore delle siluranti, alza
le insegne di contrammiraglio sull’incrociatore “Vettor Pisani” a Taranto. Nonostante
l’ordine di astenersi da operazioni contro le
coste balcaniche dell’Impero ottomano,
imposto dall’Austria timorosa dell’espandersi dell’influenza italiana in quell’area, il Duca
salpa da Taranto con una potente squadra
per “ripulire” da navi nemiche le acque delle
isole Ionie: plauso della Nazione, ma “ira”
dei politici. Il successo dell’operazione, gli
impegni per la scorta dei convogli per la
Libia, il blocco del canale di Corinto e la partecipazione all’occupazione del Dodecaneso, pur
meritandogli l’Ordine Militare di Savoia, non impediscono il suo trasferimento al comando della piazza
marittima di La Spezia: una promozione equivalente a rimozione….
Nel conflitto si distingueranno anche i suoi più
fidati collaboratori: Cagni, che ha guidato lo sbarco
dei marinai a Tripoli il 6 ottobre 1911, e Enrico Millo,
suo capo di stato maggiore, che forza i Dardanelli il
18 luglio 1912: tutti compiti che il Duca avrebbe
voluto assolvere se non gli fosse stato impedito perché Savoia… Il 24 maggio 1915 innalza le insegne di
comandante dell’armata navale sulla potente corazzata “Conte di Cavour”. La sua prima impresa si
impone subito all’attenzione dell’Europa per le proporzioni quasi titaniche dell’impegno profuso organizzando il salvataggio dell’esercito serbo. Dal
dicembre 1915 al febbraio 1916, attraverso un mare
insidiato dai sommergibili austriaci e da condizioni
metereologiche avverse, salpando da ancoraggi di
fortuna in Albania, 45 piroscafi italiani, scortati da
nostre unità militari, con 584 missioni porteranno in
salvo quasi 200.000 serbi preda di epidemie e affamati in fuga dinanzi all’avanzare del nemico. Vittorio
Emanuele III gli conferirà “motu proprio” la Gran
Croce dell’Ordine Militare di Savoia.
Nonostante i ripetuti ed estenuanti tentativi di
impegnare in uno scontro in mare aperto la flotta
austriaca, celata fra le insenature della costa giulia-
Luigi Amedeo di Savoia
Duca degli Abruzzi
l 18 marzo di ottant’anni fa concludeva la sua
avventura terrena Luigi Amedeo di Savoia: una
vita leggendaria iniziata sui gradini del plurisecolare trono di Spagna, al quale il padre era stato
chiamato dalle Cortes, e svoltasi fra esplorazioni,
imprese navali e attività coloniali in quell’Africa che
ne custodisce le spoglie: le sterminate distese degli
oceani, le inviolate cime delle più alte vette di tutti i
continenti, gli infuocati tramonti dell’equatore
saranno gli ambienti da lui vissuti più che le sale
delle regge d’Italia.
Luigi Amedeo era nato a Madrid il 29 gennaio
1873, terzogenito dei Duchi d’Aosta Amedeo di
Savoia e Maria Vittoria del Pozzo, nel 1884 entra
all’Accademia Navale di Livorno.
Sorta con l’unità d’Italia dalla fusione delle flotte
sarda e napoletana, la Regia Marina, grazie alle
intelligenti politiche del suo ministro Benedetto
Brin e alla moderna industria siderurgica nazionale, stava imponendosi per la potenza e la qualità
delle sue nuove unità. Su una di esse, l’incrociatore
”Amerigo Vespucci”, nel 1889 si imbarca il guardiamarina Luigi di Savoia per la sua prima crociera
addestrativa attorno al globo (nel corso della quale
apprenderà della morte del padre e della concessione del titolo di Duca degli Abruzzi). All’amore per
il mare il principe unirà presto quello per la montagna: il Club Alpino Italiano ne registrerà nel 1892 la
prima ascensione sulle Alpi Graie, cui seguiranno
quelle sulle vette del Monte Bianco, del Monte Rosa
I
34
IL NASTRO AZZURRO
no-dalmata, le operazioni militari segnano il passo
(come del resto nel mare del Nord fra inglesi e tedeschi).
Dinanzi alle richieste della marina francese, che
intima al governo italiano di unificare sotto il proprio comando le flotte alleate a sud del Canale di
Otranto e assegnare a quella italiana solo compiti
difensivi, il Duca con il rammarico dei suoi marinai
(si temettero a Taranto proteste e persino ammutinamenti…) preferisce ritirarsi per non sottostare a
tali imposizioni. È un colpo assai grave per lui anche
perché gli viene rifiutato il permesso di andare a
combattere con gli Arditi sul Carso: dal suo ritiro a
Capodimonte, angustiato dal non poter contribuire
alla guerra mentre tutti i principi di Casa Savoia
sono al fronte, il Duca apprenderà delle vittorie di
Rizzo (ottenute grazie a quei Mas di cui aveva intuito le potenzialità belliche) e dell’effettiva natura
dolosa dell’esplosione delle corazzate “Brin” e
“Leonardo da Vinci” per opera dello spionaggio
nemico, prima attribuita a presunte negligenze
della Regia Marina da lui comandata.
Ma la pace non lo troverà inattivo: dopo un
sopralluogo nel 1919, assieme al nipote Amedeo,
nei territori bagnati dal fiume Uebi Shebeli, fonda
con capitali privati la SAIS – Società Agricola Italo
Somala per erigere nella piana di Giohar, a 120 km
da Mogadiscio, un villaggio coloniale modello:
25.000 ettari messi a coltura, 9000 indigeni e 200
italiani impiegati, una rete di infrastrutture avveniristiche per i tempi, portano in breve tempo quell’area della nostra colonia a uno sviluppo inimmaginato. È il villaggio “Duca degli Abruzzi” che egli guiderà e animerà per creare un’Africa in cui indigeni
ed europei possano collaborare con pari dignità per
il bene comune.
Su Luigi Amedeo di Savoia, che ha imparato il
somalo nelle sfumature di tre dialetti, che con il
consiglio di tecnici e agronomi chiamati a sue spese
dall’Italia ha avviato a livello industriale colture di
cotone e zucchero, che stipula di persona i contratti
di affitto con le varie tribù, piovono ora i riconoscimenti pubblici: Senatore del Regno nel 1924;
Cavaliere del Lavoro nel 1925, la laurea “honoris
causa” da parte dell’Istituto superiore di agraria di
Perugia nel 1927, Accademico d’Italia nel 1932 per
meriti scientifici. Nel 1928 riceve la visita in forma
ufficiale del Principe Ereditario Umberto di Savoia.
Dopo aver sottoscritto importanti accordi diplomatici con l’Etiopia nello stesso anno, ottiene il permesso di esplorare l’Uebi Shebeli fino alle sorgenti: tre
Il corso dell’Uebi
Shebeli, nella carta
indicato come
“Shebelle”
mesi di viaggio, 67 tappe, 1.400 Km percorsi. È la
sua ultima grande impresa. La fine lo coglie solo ma
cosciente nel “suo” villaggio, dove viene sepolto con
l’uniforme di ammiraglio della Regia Marina (2)
sotto un semplice masso di granito adorno di una
croce. Il nipote Amedeo, tornato in Africa nel 1937
come Vicerè d’Etiopia per cercare di attuare nel
nuovo impero italiano la grande lezione del Duca
degli Abruzzi, visitatane la spoglia tomba, annoterà
nel suo diario:”…il mio pensiero corre allo zio
Luigino, il cui ricordo è ognora vivo ovunque, qui. I
più bei monumenti, i più duraturi sono quelli
costruiti nel cuore della gente”.
L’Italia ufficiale lo ha ovviamente dimenticato (3)
e oltre 20 anni di lotte sanguinose hanno distrutto
con lo Stato somalo anche quanto costruito dal Duca
sulle rive dell’Uebi Shebeli: solo il suo sacello è
rimasto integro, quasi “protetto” dalla fama di
uomo austero e giusto che fra le genti d’Africa è certezza di eternità.
avv. Francesco Atanasio
(Presidente della Federazione di Siracusa)
NOTE:
1 - L’auspicio del Duca degli Abruzzi che “qualche ardito giovane italiano” proseguisse verso il K2 fu raccolto nel
1928 dal nipote Aimone coadiuvato da Ardito Desio. Il disastro di Nobile al Polo Nord costrinse Aimone a limitare la spedizione alla perlustrazione del bacino del Baltoro e della valle Shaksgam. Nel 1954, grazie all’esperienza maturata, la spedizione guidata da Desio “prenderà” il K2, che ai piedi della cima farà murare la
seguente targa: “Alla memoria di Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi e di Aimone di Savoia Duca di
Spoleto che guidarono due spedizioni italiane fra queste montagne, i componenti della spedizione italiana
1954 al Karakorum K2 posero dopo la vittoriosa conquista seguendo la via tracciata mezzo secolo fa sulla cresta Abruzzi”.
2 - Nel 1936 fu varato l’incrociatore leggero Duca degli Abruzzi, che prese parte a tutte le operazioni navali della
II guerra mondiale. Nel 1956 divenne la sede del Comando in capo della squadra navale. Fu radiato nel 1961.
3 - Una pubblicazione della Società Geografica Italiana nel 2009 e una biografia di Pablo dell’Osa per la Mursia
nel 2010 lo hanno di recente riportato all’attenzione della comunità scientifica e del grande pubblico. L’attuale
Duca d’Aosta, Amedeo di Savoia, ha assegnato al secondogenito del figlio Aimone, nato il 24 maggio del 2011,
il titolo di Duca degli Abruzzi, appartenuto all’illustre avo.
IL NASTRO AZZURRO
35
PARLIAMONE ANCORA
Risponde il gen. Antonio Daniele, direttore
responsabile de “Il Nastro Azzurro”
Egregio Generale,
... Sono spiacente di aver procurato qualche disagio con la mia lettera da lei commentata sul n.° 1-2012 della rivista ma forse le ho dato l'opportunità di sfatare quei favolosi per noi anni '10 che sembrano riaffiorare in un periodo del tutto buio e burrascoso. Qualcosa allora è trapelato, ma come tutte le notizie in Italia arrivavano nebulose
e striscianti: oggi no! Alcune sere fa tornando a casa accendo la radio, come mia consuetudine e ... cosa sento? Per limitare gli sprechi bisogna limitare le spese. Bene, ma
come? In prima lettura pensano, tra le tante "uscite", alle Forze Armate. Ho subito
spento perché mi sono sentita sola ed anche in balia di chi parla ... troppo!
Nella mia vita sono stata molto vicina ai militari dal capitano al generale, al soldato fiero della sua giovinezza! A mio marito, per due anni combattente in Libia e quattro anni prigioniero in India, non hanno scalfito minimamente il suo "Amor di Patria".
Nei suoi impegni civili e sociali, mi ha voluto sempre al suo fianco. La possibilità di
conoscervi ha maturato il mio punto di vista ed ha rafforzato quel sentimento che mio padre giovane granatiere
15-18 ci ha inculcato. Perché ai ragazzi è stata tolta la possibilità del servizio militare?
Eccoli i nostri giovani (per fortuna qualcuno si salva), girano per la piazza e per le vie della città con lattine di
birra, confusi dalla droga, insultando, quando va bene, le persone che passano.
Altra questione che mi sta a cuore l'apertura delle associazioni ai nostri ragazzi in missione. So che è difficile e ne ho avuto sentore. Mi domando, non sono italiani? Perché quando tornano perché colpiti, le loro bare sono
avvolte nel Tricolore? Qualcuno si è mai domandato il perché?
Quando usciremo da questa situazione avvilente!! A volte sento parlamentari che espongono le loro idee e
proposte ... quante possibilità abbiamo. È difficile avvertire ciò pensando a famiglie che per tirare avanti, vendono i gioielli di famiglia, c'è ancora chi viaggia in modi lussuosi e lo yacht ancorato in luoghi costosi.
Mi spiace avere un'età avanzata, altrimenti avrei fatto la mia scelta, farci della mia Patria un giardino non
disonorando le Forze Armate o quant'altro, cercherei affannosamente persone oneste che governassero con giustizia e responsabilità. Usufruire di ministri senza portafoglio nel senso reale della parola. Leader di partiti senza
leot nelle tasche, parlamentari che non cambiano scanno ad ogni ... lieve corrente!
Ma dove va la mia Patria, e non Paese come molti la chiamano.
"Amiamo la Patria non perché è bella, ma perché è nostra" dice Seneca. ...
Lucia Polidori Giorgetti
gent.ma signora Polidori,
mi scuso per averLe fatto attendere ancora un anno prima di rispondere pubblicamente a questa sua interessante lettera, ma le confesso che questa volta lo ho proprio fatto apposta. Infatti, le difficoltà delle elezioni politiche
del 2013 erano prevedibili già allora e i pensieri da lei espressi mi sembravano sintetizzarne in maniera davvero
efficace le ragioni. Quindi decisi subito di riservare la sua lettera per il numero de “Il Nastro Azzurro” successivo
alle elezioni. Il breve anticipo con cui si è chiusa la legislatura ha reso meno lunga l'attesa della pubblicazione.
Entro subito nel merito delle sue osservazioni partendo dalla giusta sottolineatura del substrato ideologico
alla base della richiesta di tagli delle spese militari che, oggettivamente, per molti paesi aderenti alla NATO
potrebbero essere giustificati a più di vent’anni dalla fine della "guerra fredda" e tenendo conto che i conflitti successivi sono stati tutti "asimmetrici", cioè gli armamenti, le strategie, le tattiche utilizzate dai due contendenti
sono abissalmente diversi. Da una parte abbiamo le armi più potenti e distruttive mai concepite dall'uomo, dall'altra abbiamo solo armi leggere e esplosivi di bassa potenza; da una parte abbiamo truppe addestrate a combattere in ambienti ad alto livello tecnologico, dall'altra abbiamo combattenti quasi "improvvisati", che hanno
avuto un addestramento più teso alla motivazione ideologica che non alla massimizzazione delle capacità tattiche;
da una parte abbiamo esperti pianificatori che sanno raccordare in sofisticate strategie globali gli obiettivi politici della tenzone, dall'altra abbiamo una massa di "scontenti" manovrati ed indirizzati su obiettivi che si presentano di giorno in giorno, cogliendo al volo le occasioni di una strategia di corto respiro, tesa solo ad evidenziare al
mondo intero un dissenso senza prospettive.
In questo contesto, la brevità dei conflitti combattuti, la sicurezza con cui si è giunti alla vittoria militare e la
estremamente ridotta quantità di danni collaterali e di vittime, a fronte della potenza delle armi impiegate, dimostra una tale superiorità nelle forze NATO che è sicuramente possibile ridurre, e di molto, le spese militari, senza
scendere pericolosamente sotto una soglia di sicurezza accettabile.
Peccato che questo discorso può essere fatto (ed è effettivamente in atto) per gli USA, per la Gran Bretagna,
per la Francia, ecc ... ma non per l'Italia che, per dirla con un'espressione oggi molto in voga, "ha già dato". Ora
deve riscuotere il vantaggio che si è prefissata di ottenere dalla riduzione applicata.
Purtroppo, l'azione di impostazione della riduzione delle spese militari è un'azione che richiede molta conoscenza tecnica, una visione strategica e politica a tutto campo e la capacità di prevedere, nei limiti del possibile,
gli scenari geopolitici di qui ad almeno trent'anni.
Tutto ciò è stato realizzato dal Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, ex ammiraglio con esperienza di pilota militare, quindi tecnico per eccellenza, che, di concerto col vertice del Ministero della Difesa, ha impostato un
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IL NASTRO AZZURRO
programma di riduzione bilanciata e compatibile con la situazione economica e finanziaria italiana, pur salvaguardando quel limite minimo cui accennavo prima.
Ecco perché ho ritenuto d'attualità le sue considerazioni, nel suo caso dettate dal cuore, nella mia analisi, dalla
"ragione". Non si può ridurre lo strumento militare in modo indeterminato e pensare che ciò non abbia conseguenze importanti di tipo politico.
Peccato che il Ministro Di Paola abbia anticipato troppo la sua "riforma". La ha presentata tra febbraio e marzo
2012, con l'evidente ed "onesto" scopo di adeguare subito l’amministrazione dello stato alle minori necessità
della Difesa così determinatesi, sicchè un’operazione di riduzione delle spese così importante, dopo alcuni mesi
avvicinandoci alle elezioni, era già stata dimenticata e i soliti partiti ideologicamente anti militari, hanno richiesto
a gran voce l'uscita dell'Italia dall’F-35, programma essenziale nell’ottica sin qui descritta, e già più volte ridimensionato. Dall'esigenza iniziale di oltre 200 esemplari all’ultima revisione operata da Di Paola si è giunti a soli
90 esemplari. Poiché meno F-35 di così non servirebbe neppure averli, i detrattori del programma ora chiedono
di uscirne. Ma cosa accadrebbe?
Da un punto di vista tecnico, i Tornado e gli AMX dell'Aeronautica e gli AV8-B della Marina (in totale oltre 200
cacciabombardieri), non verrebbero sostituiti al termine della loro vita operativa, che si colloca nell'arco del prossimo decennio. L'Italia perderebbe la componente aerea d'attacco, quindi perderebbe gravemente credibilità in
politica internazionale. Inoltre, gli accordi che a fine anni ‘90 il governo italiano allora presieduto da Romano Prodi
stipulò con gli USA prevedono che il 20% della ricerca e sviluppo del nuovo sistema d'arma siano riversati alle
aziende nazionali del settore, la produzione dell'80% dei velivoli di serie e dei relativi sistemi sia effettuata in
Italia, come pure la manutenzione dell'intera flotta. Già solo quest'aspetto dovrebbe mettere il programma F-35
al riparo da qualsiasi contestazione: si tratta di tanti posti di lavoro in un settore ad altissima tecnologia con
importanti ricadute sulla ricerca scientifica e tecnologica ... eppure ...
Per quanto riguarda il rimpianto del servizio di leva, è necessario premettere che la decisione di "sospenderlo" non è stata quella sbandierata grande vittoria del "partito delle mamme d'Italia" che non volevano più vedere
i propri pargoletti dover affrontare la terribile prova della vita fuori casa a "soli" vent'anni. In realtà tale "partito",
informale e trasversale a tutta la società italiana, ha solo fornito l'occasione per eliminare un servizio militare non
più adeguato ai tempi. Oggi la sofisticazione degli armamenti e la delocalizzazione degli scenari politico strategici, richiedono l'impiego di militari di professione che devono avere un addestramento talmente spinto che era
diventato impossibile da ottenersi col servizio di leva della durata di soli dieci mesi svolto peraltro da molti giovani, contro voglia. Meglio avere meno militari, tutti volontari davvero motivati, selezionati, addestrati e capaci di
svolgere bene il loro servizio. La decisione di passare alle Forze Armate professionali si è rivelata corretta, non
foss'altro che per il plauso che i nostri "volontari" sono in grado di riscuotere dovunque l'Italia è presente nelle
missioni militari internazionali.
Certo, in questa maniera è venuta meno una funzione che il servizio militare svolgeva, pur non avendola come
obiettivo dichiarato, quella di educare i giovani alla vita adulta attraverso l'assunzione delle proprie responsabilità nello svolgimento dei servizi che venivano loro affidati giornalmente. E questo lei lo esprime in maniera efficace quando descrive il quadro di una gioventù pressoché allo sbando nell’indifferenza generale. Ma dovremmo
riflettere sul fatto che, da tempo, la famiglia è venuta meno alla sua essenziale funzione di "educazione". Oggi in
famiglia ci si preoccupa solo del benessere materiale dei figli, ma non si danno loro i riferimenti culturali, morali, etici con i quali affrontare la vita adulta. Inoltre, l'istruzione scolastica è stata ridotta ad un simulacro di quella profondità del sapere che si dispensava solo alcuni decenni fa. Possiamo discettare se ciò fa parte di un disegno strategico oppure è solo il risultato della stessa mentalità del "partito mamme d'Italia" trasposto nella scuola, ma ci servirebbe a poco.
Il risultato non si limita al quadro desolante che lei ha descritto, ma risulta preoccupante nel momento in cui
pensiamo a come potranno reagire questi giovani di fronte a semplici esigenze di scelta di vita. Una prova l'abbiamo appena avuta: l'incredibile successo elettorale del "Movimento 5 Stelle", una formazione politica capitanata
dall'ex comico Beppe Grillo che, solo i bene informati lo sapevano, non si è potuto candidare personalmente alle
elezioni a causa di una condanna penale "definitiva". La legge elettorale in vigore ha permesso agli elettori, come
ho esposto sullo scorso numero de "Il Nastro Azzurro", di decidere “solo” la ripartizione dei seggi tra i partiti. Il
"Movimento 5 stelle", almeno fino a quando ho scritto questo pezzo, non ha fatto conoscere i propri eletti, se non
in fotografia. Mi sembra davvero poco ... addirittura “dopo” le elezioni! Ma la maggioranza dei giovani è contenta
e crede che adesso i problemi, complessi oltre ogni immaginazione, in cui ci dibattiamo, saranno risolti dallo strillo dell'ex comico ligure e dai suoi sconosciuti.
E vengo infine al concetto di Patria, e non Paese come giustamente lei sottolinea. La Patria è prima di tutto un
sentimento mediante il quale ci si identifica col territorio, col popolo, con le tradizioni, con la cultura, eccetera.
Colpire l’idea di Patria, come è stato fatto nei decenni della guerra fredda, assimilandolo alla negatività di un concetto "fascista", rispondeva ad una strategia tendente a minare nel profondo gli animi delle persone contrarie al
Comunismo che, in caso la guerra fosse divenuta “calda”, non dimentichiamolo, era il nemico. Tale deprecabile
ipotesi non si è verificata, ma quell'azione sconsiderata si è concretizzata nel più grave dei delitti contro il popolo: la distruzione del sentimento di appartenenza nazionale; e oggi ne raccogliamo le conseguenze. Le recenti elezioni politiche in cui il popolo doveva dimostrarsi ben più saggio dei suoi governanti, invece ha reso il governo della
nazione così difficile che, anche se gli eletti fossero molto saggi (e, a parte qualche eccezione, in media non lo sono
affatto), sarebbe arduo pervenire a soluzioni adeguate per i gravi problemi che ci attanagliano. Questo perché la
gente oggi vota per "rabbia", per "frustrazione", per "antipolitica", per "protesta", ecc ... non "per dare un governo alla Patria".
La sacralità dei diritti/doveri è stata distrutta contemporaneamente alla sacralità del concetto di Patria. Cosa
è rimasto? Una distorsione dei soli "diritti", branditi come clave contro chi appena accenna alla necessità di un
vivere sociale corretto ed ordinato basato sul vecchio adagio: "la libertà di ognuno termina dove inizia quella dell'altro".Spero di non averla ulteriormente rattristata e le auguro ogni bene.
IL NASTRO AZZURRO
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NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO
I 10 km più straordinari del rover “Curiosity”
Il secondo viaggio di «Curiosity» sta per cominciare. Il rover
a sei ruote della Nasa, delle dimensioni di una piccola utilitaria, dovrà macinare i 10 chilometri più impegnativi della
sua carriera. Destinazione il centro della depressione, ai
piedi di Aelions Mons, noto anche come Mount Sharp, 5.500
mt., definito da John Grotzinger, ricercatore-capo del
California Institute of Technology di Pasadena, “enigma
scientifico”. Sharp sorge al centro dei 155 chilometri di diametro del cratere di Gale, un fenomeno tipicamente marziano che gli studiosi sono tanto curiosi di capire: Sharp assomiglia a un wafer di strati, depositati, compressi ed erosi in
un periodo lunghissimo, che potrebbe estendersi fino a 3.8
miliardi di anni fa, un «mega-fossile», pieno di informazioni
sugli sconquassi climatici e sui processi chimici che li hanno accompagnati. Oltre alle tracce dell’acqua che non
c’è più, eventuali segni di componenti organici.
La Somalia inizia una profonda trasformazione
Il sottosegretario generale per gli affari politici delle Nazioni Unite Jeffrey Feltman ha sottolineato, nel corso
di una visita svoltasi il 30 gennaio nella capitale Mogadiscio, che la Somalia sta entrando in un nuovo capitolo
della sua storia e ha ribadito l'impegno dell’organizzazione a supportare gli sforzi per costruire una pace duratura.
“La Somalia si sta sottoponendo a profonde trasformazioni”, ha detto Feltman. “Le Nazioni Unite continueranno ad assisterla in questo momento critico finché sarà possibile”. Dopo decenni di scontri tra fazioni e illegalità, nel Paese dell'Africa orientale è in corso un processo di pace e riconciliazione nazionale, con una serie di
passaggi chiave che lo scorso anno hanno contribuito a porre fine al periodo di nove anni di transizione politica. Questi passaggi includono l’adozione di una Costituzione provvisoria, l’istituzione di un nuovo Parlamento
e la nomina di un nuovo Presidente e un nuovo primo ministro.
La visita di Feltman segue l'annuncio del segretario generale Ban Ki-Moon al vertice dell'Unione Africana
tenuto ad Addis Abeba a fine gennaio riguardo la proposta al Consiglio di Sicurezza sull'istituzione di una nuova
agenzia dell’ONU di mantenimento della pace nell’ambito del rafforzamento del partenariato tra l’ONU e
l’Unione Africana.
Da oltre tre mesi US Air Force X-37B orbita di nuovo attorno alla Terra
Lanciato l'11 dicembre da Cape Canaveral, in Florida, la missione Orbital Test Vehicle-3 è la terza del programma Air Force X-37B.
Il portavoce del programma, il maggiore dell'Air Force Eric Badger, ha reso noto che: "Come per le missioni
precedenti, la durata effettiva dipenderà dagli obiettivi del test, dalle prestazioni del veicolo in orbita e dalle
condizioni presso la base di atterraggio".
Nel 2010, X-37B era alla sua prima missione
e terminò il suo viaggio orbitale dopo 225
giorni ammarando nell'Oceano Pacifico. La
missione OTV-2 terminò atterrando sulla
base dell'Air Force di Vandenberg in
California, il 16 giugno dello scorso anno
dopo aver trascorso in orbita circa 469 giorni. Ora, in occasione della terza missione, si
sta cercando di valutare l'ipotesi di trasferirne la base di atterraggio al Kennedy Space
Center in Florida.
X-37B è una navicella che misura 8,8 metri
di lunghezza e larga 4.5. Fin'ora la ditta fornitrice, la Boeing Government Space
Systems, ha prodotto per l'Air Force solo due
esemplari. Sebbene parte delle attività che
si svolgono in orbita siano accuratamente
tenute riservate, sembra che queste missioni iniziali abbiano essenzialmente lo scopo di
“dimostrare l'affidabilità e il sicuro riutilizzo
della piattaforma senza equipaggio per la
United States Air Force”.
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IL NASTRO AZZURRO
AZZURRI CHE SI FANNO ONORE
Un piccolo ricordo di mio padre, Bruno Quaglierini
Purtroppo, ci ha lasciato il 3 agosto ultimo scorso. Era stato Decorato al Valore Militare per i servigi resi durante il
secondo conflitto mondiale: imbarcato sulle motosiluranti aveva partecipato a numerose incursioni lungo le coste della
ex Jugoslavia, Montenegro, Albania. Era iscritto al Nastro Azzurro da molti anni.
È sempre stato un uomo buono, un profondo amante del mare ed un buon padre.
Paola Quaglierini
GLI EROI DEL 14° FANTERIA “PINEROLO”
Medaglia d’Oro al Valor Miliare alla memoria al Magg. UMBERTO SARACINI – Comandante del 1° btg. 14° Fanteria –
Div. “Pinerolo”
“Comandante di Battaglione lanciato verso la riconquista di difficile posizione in terreno impervio e fortemente battuto dall’avversario, primo fra tutti assaltava la posizione, trascinando i suoi uomini, sotto intensa raffica di mitragliatrice e sotto violento fuoco di mortai. Ferito una prima volta al braccio, rifiutava ogni cura e senza concedersi sosta progrediva verso il nemico, serrandolo con i suoi reparti in una morsa sempre più stretta. Ferito una
seconda volta trovava ancora la forza di compiere uno sbalzo in avanti, finche, colpito a morte si abbatteva al suolo raccogliendo le sue estreme
energie in un ultimo grido rivolto ai suoi soldati: “Avanti! Avanti!” Esempio
di virtù combattive portate fino allo slancio sublime dell’abnegazione, di
supremo attaccamento al dovere.”
Quota 1308 del Mali Trebescines (Fronte Greco) 23 gennaio 1941.
– Cap. ALDO ODONE – Comandante 1a comp. del 1° btg. 14° Fanteria –
Div. “Pinerolo” – concessa “Medaglia d’Argento al Valor Militare” alla
memoria nella battaglia del 23 gennaio 1941;
– Serg. GAETANO BRUGNANO – Comandante della 1a squadra – 1a
comp. del 1° btg. 14° Fanteria Div. “Pinerolo” – concessa “Croce al
Valor Militare” nella battaglia del 23 gennaio 1941;
– Serg. GAETANO BRUGNANO – Comandante della 1a squadra – 1a
comp. del 1° btg. 14° Fanteria Div. “Pinerolo” – concessa “Croce al Valor Militare” nella battaglia del 10 marzo 1941.
IL PROFESSOR RAIMONDO LURAGHI MAVM CI HA LASCIATI
Nato a Milano, Luraghi fu sorpreso dall'armistizio nel Sud Est della Francia, occupato dalla nostra IV Armata.
Sottotenente della Guardia alla Frontiera acquartierata presso Saint Martin Vésubie, aveva già avuto modo di opporsi,
con i suoi soldati, ai tedeschi e alle milizie di Pétain, per difendere alcune centinaia di ebrei, che avevano trovato un precario rifugio nelle Alpi Marittime. L'8 settembre 1943, insieme al sottotenente Michele Balestrieri (poi fucilato dai nazifascisti) e ad un gruppo dei suoi soldati, formò un primo reparto partigiano nella zona di Saint Jacques d'Entracque e
il 16 settembre sostenne il primo combattimento. Nel gennaio del 1944 entrò nelle formazioni Giustizia e Libertà, passando in maggio nella IV Brigata Garibaldi comandata da "Barbato" (Pompeo Colajanni), dapprima come Capo di Stato
Maggiore e poi quale Comandante del Battaglione Arditi, col nome di battaglia di "Martelli". Ferito in combattimento il
29 luglio 1944, fu Decorato "sul campo" di Medaglia d'Argento, e poi Promosso Capitano per Merito di Guerra.
Considerato uno dei massimi studiosi della guerra civile americana, è stato "Visiting Professor" in diverse Università
degli Stati Uniti e del Canada, da Harvard alla Richmond (Virginia), a Notre Dame (Indiana), alla New York University,
alla University of Georgia, a quella di Toronto. Nel 1999 ha ricevuto il "Premio Roosevelt" per la storia navale, per la
prima volta assegnato a un non americano. Insieme al capitano cinese Huang Jalin ha pubblicato la prima traduzione
italiana originale de "L'arte della guerra" di Sun Zu.
È stato dal 1990 al 2000 rappresentante dell'Italia nel Comitato mondiale per la Storia Militare dell'UNESCO. Fondatore, primo
Presidente e poi Presidente onorario della Società Italiana di Storia
Militare di cui è membro anche il dott. Tomaso Vialardi di
Sandigliano, Presidente della Federazione di Biella e Vercelli,
Presidente onorario dell'Associazione Amici della Biblioteca Militare
Italiana, Presidente dell'Associazione di Studi Canadesi, membro
della National Geographic Society, della Society of Military History
degli Stati Uniti, dello US Naval Institute. Insignito nel 1999 dal
Presidente della Repubblica della Medaglia d'Oro per benemerenze
della cultura e della scienza.
Raimondo Luraghi MAVM ci ha lasciati il 28 dicembre 2012. A lui va il
ricordo particolare dell'Istituto del Nastro Azzurro.
Primo Capitano Roberto Bona
(Segretario della Federazione di Biella e Vercelli)
IL NASTRO AZZURRO
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CRONACHE DELLE FEDERAZIONI
ASCOLI PICENO
La Federazione di Ascoli Piceno ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– il 23 ottobre 2012, al giuramento di 330 soldatesse
presso la caserma “Clementi” di Ascoli Piceno, col
Labaro accompagnato dal Presidente, Cav. Franco
Bruno Crucioli, Alfiere un militare, di scorta un
Maresciallo entrambi del Reggimento, e subito dietro gli Azzurri Massimi, Piccioni e Petrucci;
– il 23 novembre 2012, come ogni anno, è stata celebrata la "Giornata Azzurra ", aperta con una S.
Messa celebrata dal Cappellano Militare, in ricordo
di tutti i militari Decorati Caduti. Erano presenti le
maggiori Autorità Civili e Militari. Il Coro "La
Corolla", appositamente invitato dalla Federazione,
alla fine ha intonato l'Inno d'Italia. Nel successivo
Convivio, il Presidente, Cav. Franco Bruno Crucioli,
ha consegnato una pergamena alla Medaglia di
Bronzo al V.M. sul campo Ennio Occhiodoro e un
crest al Colonnello Roberto Faiazza che dal 2003
non è mai mancato alle attività della Federazione.
Sulla stampa locale è stato dato rilievo alla cerimonia.
Ascoli Piceno: Consegna del Crest al col.
Roberto Faiazza
BARI
La Federazione di Bari ha partecipato alle seguenti
cerimonie ed attività:
– per Capodanno, i soci della Federazione (soprattutto gli anziani e i disabili) hanno effettuato una
vacanza turistico-religioso-culturale nella provincia di Teramo, sempre accompagnati da guide locali. Oltre a Roseto degli Abruzzi (dove si era alloggiati), sono state visitate: Pescara, Teramo,
Montepagano, Castelli, San Gabriele, Atri e Campli.
In aderenza al dettato dell'art. 2c dello statuto, il
primo dell'anno è stato dedicato alla visita di
Civitella del Tronto, sede di una Fortezza tra le più
imponenti d'Europa dove l'esercito di Vittorio
Emanele II, il 26 ottobre 1860 strinse d'assedio la
città nella quale i soldati borbonici si erano asserragliati e resistettero fino al 20 marzo 1861, tre
giorni dopo che era stata sancita l'Unità d'Italia.
Questo episodio ne fa l'ultima roccaforte borbonica
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prima della fine del Regno delle Due Sicilie. I soci
hanno sostato in raccoglimento per ricordare gli
eroici difensori di Civitella, fedeli al giuramento
prestato, sul piazzale più elevato del Forte, dove
svetta la Campana del Ricordo, donata dall'Istituto
del Nastro Azzurro;
– Il 19 gennaio, durante una breve sosta nel porto di
Bari, nel suo viaggio di ritorno alla base di Norfolk
in Virginia, i soci della Federazione hanno potuto
visitare il cacciatorpediniere lanciamissili USS
"Forrest Sherman". La visita è stata organizzata dal
Socio C. Amm. Vincenzo Dammicco. Dopo l'illustrazione delle armi di bordo e degli elicotteri, la visita
si è spostata all'interno del vascello. Al commiato, il
Presidente, gen. Giuseppe Picca, ha consegnato il
crest della Federazione al Commander in Chief
Brad Bush, che ha ricambiato con il berretto e la
medaglia del comandante. La nave era attraccata
alla banchina del piazzale intitolato, quattro anni
addietro, per iniziativa della Federazione, alla
MOVM Vincenzo Martellotta, valoroso ufficiale della
Regia Marina, che durante l'ultima guerra, a bordo
di un maiale, aveva affondato una nave inglese,
nella munitissima base di Alessandria. Il
Presidente ne ha preso lo spunto per illustrare
questo glorioso episodio, e quello successivo per il
quale Martellotta ebbe una seconda Medaglia d'Oro
al M.C. quando spense da solo un incendio scoppiato nel locale dove erano custoditi ordigni ad iprite,
salvando Bari da una immane catastrofe;
– il 25 gennaio, nella Caserma "F. Trizio" di
Altamura, il col. Domenico d'Isa, Comandante
uscente del 7° Rgt. Bersaglieri, ha ceduto il comando al subentrante col. Arcangelo Marucci. Una folta
rappresentanza della Federazione di Bari, oltre a
numerose Sezioni della Associazione Bersaglieri,
hanno partecipato alla cerimonia. Il Labaro della
Federazione, scortato dal gen. Giuseppe Picca, dal
M.llo M.re Gaetano Barbieri, e dall'ing. Roberto
Fabiano, ha aperto l'ingresso delle associazioni
nella tradizione dei fanti piumati, cioè a passo di
corsa. Prima del rientro a Bari, i Soci hanno visitato, con l'ausilio di una guida, il locale museo
archeologico nazionale dove hanno assistito al
video che illustra come nel Parco, nei pressi di
Altamura, sono state scoperte circa 30.000 orme di
dinosauro, e come in quello di Lamalunga, fu scoperto lo scheletro intero del famoso "Uomo di
Altamura", vissuto 250.000 anni fa. Il gen. Picca,
con la figlia Marilisa, faceva parte del gruppo di
speleologi baresi che, insieme a quelli altamurani,
all'epoca, compirono la scoperta;
– i Soci hanno celebrato il "Giorno della Memoria"
assistendo:
– il 26 gennaio, nell'Auditorium del liceo scientifico "G. Salvemini", allo spettacolo “Quando la
neve era grigia”, reading-concerto ... per non
dimenticare (tramite racconti, letture, poesie,
storie e suoni) la Shoah con i suoi "numeri", i
suoi orrori, i suoi segreti;
– il 27 gennaio, nella sala “Murat”, alla manifestazione “Olocausto. Diritti negati di ieri e di oggi”,
alla quale è seguita la proiezione del documentario "Paragraph 175", di Rob Epstein e Jeffrey
Friedman, premio “Orso d'oro 2000”.
IL NASTRO AZZURRO
BIELLA E VERCELLI
La Federazione di Biella e Vercelli ha partecipato
alle seguenti cerimonie ed attività:
– In occasione del
Natale 2012 la
Federazione, in
collaborazione
con il Comitato
d’Arma Biella di
cui è Membro
Fondatore, e gli
S p o n s o r
Ufficiali,
ha
patrocinato l’iniziativa promossa dalla:
Banca del giocattolo
“Chi
versa gioia …
p r e l e v a
amore”, svoltasi l’8 dicembre
2012.
La
Sezione di Biella dell’Associazione Nazionale
Paracadutisti d’Italia, Membro del Comitato d’Arma
Biella, è intervenuta con i propri paracadutisti per
portare dal cielo un’emozione e un sorriso ai bambini senza Natale. Una consegna speciale è stata
fatta ai bambini in assistenza oncologica dell'ospedale “Regina Margherita” di Torino;
– La figura del ten. Pietro Volpi MOVM è stata commemorata con una cerimonia che si è svolta presso la
tomba dell'Eroe nel cimitero di Biella. Il Presidente
della Federazione, Tomaso Vialardi di Sandigliano,
ha letto le motivazioni delle Medaglie al Valor
Militare del ten. Volpi e poi è stata deposta una
corona d'alloro.
fino alla Chiesa di S. Maria Assunta, a Chiesanuova,
con successiva S. Miessa;
– il 2 dicembre 2012, all'analoga cerimonia presso il
Cimitero Vantiniano;
– il 9 dicembre, alla Festa della Madonna di Loreto,
Patrona dell'Aeronautica, con S. Messa nella Chiesa
di S. Maria della Vittoria, in Brescia. A tutte le tre
manifestazioni era presente il Labaro della
Federazione portato dal Presidente;
– il 14 dicembre 2012, presso la sede della
Federazione di Milano, per gli auguri natalizi.
FOGGIA
La Federazione di Foggia, in una gremita Sala
"Mazza" del Museo Civico di Foggia, alla presenza
delle rappresentanze del Comune e della Provincia di
quelle dell' Aeroporto Militare di Amendola, del 21°
Reggimento Artiglieria "Trieste", del IX Reggimento
Guastatori e dei Carabinieri, l'8 novembre è stato presentato il libro "La Memoria degli eroi - Valori e testimonianze", redatto a cura del Cav. Lorenzo Brunetti,
Consigliere Nazionale del Nastro Azzurro e del Sig.
Carmine de Leo, che raccoglie gli atti del Congresso,
tenuto a Foggia nel Salone del Tribunale della Dogana
dell'Amministrazione Provinciale, l'8 aprile 2011, nell'ambito delle celebrazioni del 150° Anniversario della
Unità d'Italia, alla presenza del Presidente Nazionale,
generale Carlo Maria Magnani.
LECCO
La Federazione di Lecco ha partecipato, il 30 gennaio 2013, alla celebrazione del "Giorno della
Memoria". Alla presenza delle maggiori autorità locali,
il prefetto Antonia Bellomo, ha ricordato più volte la
presenza del Ten. Col. Pil. R.O. Luigi Gnecchi (due
M.A.V.M.), vice decano della Federazione, 99 anni il
prossimo 4 Marzo, insieme col Presidente, Ten. c. R.O.
Giuseppe Faccinetto M.A.V.M., 95 anni il 28 Febbraio.
Ben dieci, dei quindici riconoscimenti consegnati, buona
parte alla memoria, sono frutto di un paziente lavoro di
ricerca svolta con amore e diligenza dal Segretario della
Federazione, geom. Mario Nasatti, presso gli archivi di
stato di Como, nella memoria di suo padre Giacomo
M.B.V.M., già insignito della medesima onorificenza.
MESSINA
Biella: Cerimonia in onore del
ten. MOVM Pietro Volpi
BRESCIA
La Federazione di Brescia ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– il 1 dicembre 2012 alla celebrazione della Patrona
dell'Arma di Artiglieria, S. Barbara, con formazione
di un piccolo corteo dalla sede della Federazione
IL NASTRO AZZURRO
La Federazione di Messina ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– il 24 novembre, alla commemorazione dei Caduti di
tutte le guerre presso la sede dell’Associazione
Nazionale Combattenti e Reduci di Messina; nell’occasione,
alla
presenza
di
Associazioni
Combattentistiche e d’Arma e di una rappresentanza
della Brigata Aosta, è stata scoperta una lapide commemorativa.
– il 4 dicembre, la proff.ssa Italia Santoro, Presidente
del Comitato delle Dame, con una rappresentanza di
Signore, ha partecipato, nella cattedrale di Messina,
alla celebrazione in onore di S. Barbara, patrona
degli Artiglieri, dei Granatieri, dei Marinai e dei Vigili
del Fuoco, presieduta dall’Arcivescovo Metropolita di
Messina, Monsignor Calogero La Piana; presenti le
massime autorità civili e militari e i rappresentanti
delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma;
– sempre il 4 dicembre, il Labaro, con una rappresentanza di Azzurri, ha partecipato a Francavilla di
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Sicilia, alla manifestazione organizzata dal Comune e
dall’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci in
occasione della festa della patrona S. Barbara; dopo
gli interventi del Sindaco dott. P. Monea, del Vice prefetto Vicario Valerio De Jonnon, del dott. Luigi Savoia
della Camera di Commercio di Messina, del Ten. Col.
Attilio Vitale in rappresentanza della brigata “Aosta”,
del Magg. Vincenzo Randazzo Presidente della
Federazione Provinciale di Messina del Nastro
Azzurro e del Luogotenente Calogero Donato, si è
proceduto alla consegna a 21 reduci del secondo conflitto mondiale, delle croci di merito e delle medaglie
commemorative.
Messina: festa di Santa Barbara
NAPOLI
La Federazione di Napoli ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività:
– in dicembre, il Presidente Col. Pasquale Parente ed i
Consiglieri Pasquale Campo, Nicola Maraglino,
Nicola Liccardo, Pietro Caputo e Ciro Cerutti, con
Labaro e scorta, sono stati ricevuti dall’Assessore
Regionale Sommese presso la sede della Regione
Campania, presente il Marciatore Michele
Maddalena, per la cerimonia conclusiva della
“Marcia della Rimembranza” e l’apposizione della
firma del Governatore della Regione alla pergamena;
– il Presidente ed i Consiglieri Campo, Maraglino,
Caputo, Liccardo hanno partecipato, sempre con
Labaro e scorta, a Pompei all’intitolazione della
nuova sede dell’UNSI al Sgt. AA MOVM Tommaso
Paga;
– il 15 dicembre 2012, presso il prestigioso Circolo
della Marina Militare di Napoli, ha avuto luogo la tradizionale “Festa degli Auguri” congiunta dell’Istituto
del “Nastro Azzurro” e dell’”ANIOC”. Il Presidente
della Federazione Col. Dott. Pasquale Parente e la
moglie Elisabetta hanno ricevuto tutti gli intervenuti.
Per il Nastro Azzurro erano presenti il Presidente
Onorario Gen. C. A. De Vita, i Consiglieri Pasquale
Campo, Nicola Liccardo, Pietro Caputo e Nicola
Maraglino nonché la Sig. Adriana, moglie del compianto Presidente Cav. Gran Croce Avv. Gennaro
Perrella, i Sindaci cav. Pasquale Arfè (anche socio
ANIOC e dell’Arciconfraternita), avv. Antonio
Cimmino e cav. Sandro Carrozzo. Per l’ANIOC erano
presenti il Segretario Nazionale Conte Avv. Maurizio
Monzani, il Delegato Regionale Avv. Cav. Uff.
Salvatore Bova con la Gent.le Signora, i Delegati
Provinciali di Napoli Preside Arch. Comm. Pasquale
Campo, di Aversa Cav. Francesco Vitale e di Salerno
Cav. Raffaele Sguazzo, il Delegato Comunale M.llo
Pietro Caputo ed i Delegati Intercomunali Prof.
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Comm. Giuseppe Schettino, Avv. Cav. Giorgio
Madonna e l’Ing. Cav. Uff. Mario Testa, nonché il Cav.
di Gran Croce On. Gennaro Alfano, Presidente del
Comitato Diocesano san Gennaro. Molti i soci e gli
amici presenti accompagnati, quasi tutti, dalle signore, nonché numerosi soci dell’Arciconfrater-nita dei
Pellegrini: Primario prof. Eustachio Miraglia,
Primario dott. Raffaele Cerqua, avv. Gesualdo
Imparato, M.llo M.re A.te dott. Rosario Schiavone,
dott. Gennaro Perrotta, cav. Fabrizio Rispo ed il cap.
Prof. Antonio Spiezia anche socio del Nastro Azzurro
e dell’ANIOC. Il Presidente Parente ha rivolto agli
intervenuti un cordiale saluto ed ha illustrato le finalità del Nastro Azzurro e le attività Istituzionali e culturali svolte durante l’intero anno, e ha ringraziato
tutti i Consiglieri, con particolare riferimento a Nicola
Maraglino e Nicola Liccardo, e quanti si adoperano
per la vita dell’Istituto. Un particolare ringraziamento ha rivolto al Presidente Onorario Gen. De Vita, al
Comandante dell’Ammiragliato per la disponibilità
dimostrata, concludendo col ricordo del compianto
Presidente, di entrambi i Sodalizi, Avv. Cav. Gran
Croce Gennaro Perrella. Il Conte Monzani per L’ANIOC oltre ai ringraziamenti ha esposto alcune considerazioni sul significato di appartenenza
all’Associazione che raggruppa gran parte degli
Italiani Insigniti di Onorificenze;
– il Presidente Col. Dott. Pasquale Parente, alla presenza del Consiglio tutto, il 18 dicembre, con una
cerimonia sobria e cordiale svoltasi presso la sede
della Federazione, ha conferito la nomina di Socio
Onorario della Federazione del Nastro Azzurro al
Sindaco di Napoli dott. Luigi De Magistris accompagnato dal Segretario dott. Alessio Postiglione. Il
Presidente Parente ha illustrato al Sindaco le finalità
dell’Istituto e l’opera della Federazione Napoletana.
Il Sindaco ha risposto con entusiasmo elogiandone le
iniziative e auspicando che possano essere sempre di
stimolo e riferimento per i nostri giovani, e poi ha
visitato la sede del “Nastro Azzurro” e quella contigua dell’Associazione Alpini. All’evento erano presenti Autorità Civili e Militari;
– il 10 gennaio 2013, il Presidente col. Parente, i
Consiglieri m.llo Maraglino, m.llo Caputo ed il
Presidente dei Sindaci cav. Arfè hanno presenziato, a
Castellammare di Stabia, alla cerimonia della presentazione del libro redatto dal Sindaco della
Federazione Antonio Cimmino, dal titolo "Il Real cantiere
di
Castellammare
di Stabia e le
sue navi 1783 che,
1860",
ripercorre, con
particolari
descrizioni, la
storia del cantiere dalle origini della fondazione con le tantissime imbarcazioni costruite
e
varate
all’Unità d’Italia.
Alla cerimonia
erano presenti
le Autorità cittadine tra cui
IL NASTRO AZZURRO
l’Asses-sore al Soggiorno e Turismo della cittadina, il
Vice Comandante della Capitaneria di Porto di
Castellamare, l’Associazione “Pro Natura”.
PESCARA
Il 10 febbraio 2013 è stato celebrato a Pescara il
Giorno del Ricordo delle vittime delle Foibe e dell’esodo
dalle loro terre degli Istriani, dei Fiumani e dei Dalmati.
La Federazione ha partecipato alla cerimonia che ha
avuto inizio con la celebrazione della S. Messa nella
Chiesa dello Spirito Santo alla presenza delle autorità
civili e militari, delle rappresentanze delle Associazioni
combattentistiche e d’Arma e di numerosi cittadini. Un
vibrante discorso commemorativo è stato, poi, pronunciato dal Presidente provinciale dell’Associazione
Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Mario Diracca, che
ha rievocato, con commosse parole, la tragedia delle
Foibe. La cerimonia si è conclusa con la deposizione di
una corona d’alloro da parte del Sindaco di Pescara avv.
Luigi Albore Mascia, del Presidente della provincia di
Pescara dott. Guerino Testa e del Presidente Diracca alla
base del cippo, vicino alla chiesa, dedicato ai Martiri
Dalmati e Giuliani.
Valore del Tricolore. Il Presidente della Federazione
del Nastro Azzurro di Potenza (anche Dirigente del
Centro Studi Didattico) prof. Rocco Galasso ha richiamato le tappe salienti della storia del Tricolore e dell’eroismo italiani, riferendosi soprattutto al tributo di
sangue pagato dalla Basilicata per il riscatto nazionale. Ha quindi presentato il Calendario Azzurro 2013
prodotto dalla Presidenza Nazionale dell'Istituto
nonché il Calendario 2013 editato dalla Federazione
di Potenza, che ne mette in risalto l’attività svolta nei
due anni dalla sua riapertura. Il Presidente Galasso
ha poi ricordato l’eroica figura del Ten. CC Orazio
Petruccelli, uno dei 22 Decorati di Medaglia d’Oro al
Valor Militare della Basilicata, che si rese protagonista, prima di trovare la morte in quel di Cefalonia
subito dopo l'8 settembre 1943, di un episodio di forte
attaccamento alla Bandiera Italiana: sulla piazza di
Argostoli, principale centro di Cefalonia, ammainò,
sotto gli occhi di numerosi militari tedeschi, la bandiera con la croce uncinata ed innalzò il Tricolore.
Catturato dal nemico dopo giorni di combattimenti,
Petruccelli fu fucilato sul posto. A ricordo di Orazio
Petruccelli sono state intitolate strade nella sua città
natale e a Napoli.
POTENZA
La Federazione di Potenza ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– per il nuovo anno 2013, novantennale dell’istituzione
del Nastro Azzurro, la Federazione ha presentato un
calendario che riassume i contenuti storici
dell’Istituto e racconta l’eroismo dei lucani in tutte le
guerre. Sono riportati, inoltre, i nomi dei Decorati di
Medaglia d’Oro al Valor Militare e, in una rassegna
fotografica, l’attività della Federazione potentina in
quest’ultimo periodo. Il calendario sarà recapitato a
tutti i soci;
Potenza: Festa del tricolore
ROMA
La Federazione di Roma ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività:
– il 20 ottobre 2012 , a Locri, presso il Palazzo della
Cultura, si è svolta la cerimonia durante la quale
sono stati resi noti i vincitori del Premio Centro –
Sud Italia: “Generale di Divisione Amedeo De Cia ed
Elvira De Cia Palermo dei Principi di Santa
Margherita ”“ Virtus ac Fides” -- III Edizione 20112012. Il Premio annuale, voluto e finanziato dal dott.
ing. Alberto De Cia per ricordare nel tempo il padre,
– nella Giornata del Tricolore, celebrata presso il
Centro Studi Danzi di Potenza alla presenza del Ten.
Col. Giovanni Corbisiero e del M.llo Bartolomeo
Santoro in rappresentanza del Comando Militare
Esercito Basilicata, e del Cap. Cirillo del Comando
Legione Carabinieri, le Federazioni Provinciali del
Nastro Azzurro e dell’Associazione Combattenti e
Reduci hanno consegnato agli studenti bandiere
Tricolori, da esporre nelle aule, ed un prezioso drappo per la Bandiera d’Istituto. Le belle parole del
Presidente ANCR Pietro Biscardi, reduce della
seconda guerra, hanno illustrato agli studenti il
IL NASTRO AZZURRO
43
pluridecorato, e la famiglia Palermo dei Principi di
Santa Margherita, ha avuto il patrocinio del
Ministero della Difesa, del Ministero per i Beni e le
Attività Culturali, della Regione Calabria, del
Comune di Locri, di ASSOARMA e dell’ANUPSA. Tra
i premiati con il Diploma d’Onore, il dott. Adolfo
Celeste Menotti, socio della Federazione di Roma,
per la pubblicazione: “I Menotti alla Patria”;
– l'8 e 9 novembre 2012, presso l'Accademia Militare
di Modena, si è svolto il Quarantennale del 154°
Corso Allievi Ufficiali. Nel Cortile d'Onore
dell'Accademia, comandata dal Gen. B. Giuseppe
Nicola Tota, gli appartenenti al 154° Corso si sono
schierati con gli Allievi del 193° corso "Valore" e del
194° corso "Coraggio" per poi, insieme, rendere gli
Onori Militari ai Caduti con la deposizione di una
corona di alloro al Sacrario dell'Accademia.
Presenti, fra i 251 ex del 154° Corso, il Capo di Stato
Maggiore dell'Esercito gen. C.A. Claudio Graziano, il
Capo Corso gen. D. Giuseppe Pilosio ed il socio della
Federazione Provinciale di Roma dott. Adolfo
Celeste Menotti, nipote della MOVM S.Ten. Alp. Ciro
Menotti;
– il 28 novembre, presso il Tempio del Pantheon,
l’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali
Tombe del Pantheon e il Centro Internazionale di
Arte, Cultura e Scienza Foyer Des Artistes hanno
ricordato il 60° anniversario della morte della
Regina Elena. Mons. Daniele Micheletti, Arciprete
della Basilica di Santa Maria ad Martyres, ha celebrato la S. Messa, accompagnata dal maestro Davide
Clementi e dal Gruppo Vocale dell’Accademia Opera
House di Roma. La Federazione di Roma era rappresentata dalla dott.ssa Anna Maria Menotti, accompagnata dalla sorella, chiamata Elena in onore della
Regina, perché la bisnonna, Contessa Giuseppina
Carducci-Artemisio, estratta viva dalle macerie del
terremoto calabro-siculo del 1908, spirò sulla corazzata “Regina Elena” fra le braccia della Regina
medesima”;
Roma: 60° Anniversario della morte della
Ragina Elena
– l'8 gennaio 2013, si è svolta nella Sala della
Protomoteca del Campidoglio, a Roma la Cerimonia
di Premiazione delle Eccellenze Femminili.
Settantasei Donne: medici, avvocati, ricercatrici,
44
militari, manager di aziende, rappresentanti della
moda, dell'università, del mondo cattolico e dell'associazionismo sono state premiate per essersi
distinte in campo professionale o in campo sociale
conseguendo, senza tradire il loro ruolo, anche a
costo di sacrifici, importanti risultati. L’iniziativa
fortemente voluta dall’on. Lavinia Mennuni,
Consigliere di Roma Capitale delegata del Sindaco
per le Pari Opportunità e per i Rapporti con il Mondo
Cattolico, e organizzata in collaborazione con
Zètema Progetto Cultura, ha avuto un enorme successo. Per la Federazione di Roma era presenta la
dott.ssa Anna Maria Menotti;
Roma: Premiazione delle
Eccellenze femminili
– il 20 gennaio 2013, l'Istituto Nazionale per la Guardia
d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, con la deposizione di una corona d’alloro al sacello del Milite
Ignoto presso il Monumento a Vittorio Emanuele II,
ha commemorato il 135° Anniversario della propria
fondazione, istituita nel gennaio 1878 da un gruppo
di ufficiali reduci dalle Campagne Risorgimentali. Le
Guardie D’Onore, quindi, hanno sfilato con i Labari e
le Bandiere da p.zza Venezia fino al Pantheon dove è
stata celebrata una S. Messa in suffragio dei Re e
delle Regine d’Italia. Il principe Emanuele Filiberto
di Savoia, ringraziati i numerosi presenti, ha auspicato il rientro in Italia delle salme degli ultimi
regnanti di Casa Savoia che attendono ancora sepoltura all’interno del Pantheon. La Federazione era
rappresentata dalla dott.ssa Anna Maria Menotti,
invitata dal Cap. V. (r.) dott. Ugo d’Atri;
– il 31 gennaio 2013, dopo la visita al Museo
Fotografico e alla Galleria Storica, è stata celebrata, nel Tempio Nazionale del Perpetuo Suffragio, a
Roma, la S. Messa in memoria dei Caduti del Corpo
degli Alpini e
degli
Autieri.
Hanno partecipato
alla
Celebrazione
Eucaristica
d i v e r s e
Associazioni
d’Arma, con le
loro Insegne. La
Federazione
Provinciale di
Roma era rappresentata dalla
dott.ssa Anna
Maria Menotti,
nipote del s.ten.
alp. MOVM Ciro
Menotti.
IL NASTRO AZZURRO
SIRACUSA
(Sez. Noto)
La Federazione Provinciale e la Sezione di Noto
hanno concorso all’organizzazione del pontificale celebrato dal Vescovo di Noto, dal clero della Curia diocesana e dai cappellani militari di Augusta nella basilica del
SS. Salvatore nella memoria liturgica di San Maurizio
martire. Al militare tebano, patrono di Casa Savoia, dell’antico ordine cavalleresco dei Santi Maurizio e
Lazzaro e del Regio Esercito, è dedicata tutt’ora la
medaglia che già premiava sotto la Monarchia, e premia tuttora il servizio prestato nelle FF.AA. senza
demerito. La Santa Messa, promossa unitamente alla
Delegazione prov.le Ist. Naz. GG. OO. RR. TT. Pantheon
e al Vicariato degli Ordini Dinastici Sabaudi di Siracusa,
ha visto l’intervento dell’Amm. D.N. Caruso,
Comandante di MariSicilia e dei vertici militari siciliani,
del Presidente della provincia di Siracusa e dei Sindaci
in sciarpa tricolore di Noto, Lentini, Carlentini, Pachino
e Palazzolo con i rispettivi gonfaloni. Il Comando
Provinciale Carabinieri ha disposto il servizio d’onore ai
lati dell’altare maggiore. Al termine del rito, animato
dal coro diocesano “Lorenzo Perosi”, è stata omaggiata agli intervenuti una pubblicazione celebrativa dell’evento stampata con il contributo della Federazione.
inviando contestualmente una delegazione, composta dai Soci Camillo Bianchini e Fausto Giugni alla
commemorazione svolta nella medesima domenica
ad Albosaggia (SO)
– il 1 settembre 2012, ha organizzato, in collaborazione con le Associazioni di Tiro della Valposchiavo, la
competizione internazionale "Trofeo dell'Amicizia";
– ha presenziato con il Segretario avv. Vido al cambio
di comandante del 151° Rgt. Fanteria "Sassari" a
Cagliari ed del 3° Rgt. Bersaglieri a Capo Teulada
(CA);
– ha partecipato all'organizzazione della mostra
"Sondrio e gli Alpini ... 90 anni insieme" con il
Presidente e la Socia Maristella Ravelli in occasione del Raduno del 2° Raggruppamento Alpini. Nella
medesima occasione ha presenziato alla sfilata
conclusiva con l'Alfiere, il Segretario, e la scorta al
Labaro Nazionale dell'Istituto con il Presidente ed i
Soci Aurelio Moiola, Simonpietro Angelone e
Manuel Mainetti, cui si sono affiancati il Consigliere
Nazionale signora Anna Trimarelli, il Segretario
della Federazione di Lecco Mario Nasatti nonchè il
figlio della MAVM Col. Manfredini che ha portato
lungo il percorso il cappello del proprio padre unitamente alle Decorazioni. Numerosi i soci presenti;
Noto (SR): Pontificale in memoria di San.
Maurizio martire
Sondrio: Manifestazioni per “Sondrio
e gli Alpini ... 90 anni insieme”
SONDRIO
La Federazione di Sondrio ha partecipato alle
seguenti cerimonie ed attività:
– ha organizzato presso il Centro Direzionale di
Aprica (SO) la mostra storica dal titolo "1848 - 1918:
70 anni di lotte per l'Unità d'Italia" in collaborazione
con il Gruppo Alpini di Aprica;
– ha organizzato la serata storico - culturale "Uomini
sulle vette della storia" che ha visto il Segretario
della Federazione, avv. Federico Vido, ripercorrere
con una proiezione multimediale - attraverso le
fotografie del Cap. Aldo Varenna MAVM e MBVM - le
difficoltà ed i sacrifici che hanno contraddistinto la
vita dei nostri militari sul fronte montano nella
Grande Guerra;
– ha presenziato, con l'Alfiere Arrigo Mattiussi, alla
cerimonia commemorativa tenutasi al Vallone dello
Scerscen in ricordo degli alpini Caduti nel 1917 in
addestramento a causa di una valanga;
– ha presenziato, con il Presidente, il Vice Presidente,
l'Alfiere Franco Silva ed i Soci Carlo Plozza e
Maristella Ravelli, alla cerimonia commemorativa
del Cap. Arnaldo Berni MAVM alla Memoria che si è
svolta al Passo del Gavia domenica 19 agosto 2012,
IL NASTRO AZZURRO
– ha presenziato con il Segretario e l'Alfiere Franco
Silva alle cerimonie svoltesi a Sondalo (SO) per il
centesimo compleanno del C. F. MOVM Emilio
Bianchi e per il novantesimo del C. C. MAVM Andrea
Gianoli alla presenza del Capo di Stato Maggiore
della Marina amm. Binelli Mantelli e dei
Comandanti del COMSUBIN Amm. Caruso e del
Dipartimento dell'Alto Tirreno Amm. Tedesco.
Nell'occasione il Sindaco Nazionale avv. Vido ha
portato al Cap. Gianoli ed alle figlie del Cap. Bianchi
i saluti della Presidenza Nazionale;
– ha partecipato alle celebrazioni del 200° anniversario della nascita della MOVM Cav. Ord. Mil. Savoia
Col. Enrico Gucciardi a Ponte in Valtellina (SO).
Sondrio: Compleanni delle MOVM
Emilio Bianchi e Andrea Gianoli
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RECENSIONI
ROSINA FERRARIO SIGNORINA AVIATRICE di
Rosellina Piano - Umberto Soletti Editore - 96 pagg.
- 17 x 24 cm. - ISBN 978-88-956282-5-7 - Prezzo
20,00 Euro
Entrare nella vita di Rosina
cent'anni dopo, ritrovare la
sua fiducia, il coraggio, la
gioia del suo brevetto da
pilota, il primo per una
donna italiana, l'ottavo nel
mon-do. Indossare con lei
un casco di cuoio marrone,
un po' buffo ma pratico.
Sentire l'odore dell'olio
che brucia nel motore del
suo Caproni e l'odore dell'erba della brughiera
attorno al Ticino. E poi passarle una mano fra quei
capelli a zazzera, ribelli e
sbarazzini e dirle: "Brava
la mia ragazza, parlaci di
te, raccontaci del tuo sogno."
Ma la Rosina si schermisce, è ragazza di poche
parole e modi spigliati, da maschietto. Scrive un
telegramma di tre parole soltanto nel momento più
emozionante della sua vita. Dice:
Dato brevetto - arrivo Epifania - baci Rosina.
Le domande ce le facciamo tutte noi, oggi, al suo
posto. Perché l'aereo, così rischioso e inaffidabile?
Perché proprio lei, fra le tante signorine del nuovo
secolo? Perché un brevetto, cento voli e poi nulla?
Ogni vita è un mistero che merita di essere svelato:
per Rosina e per il suo coraggio occorre anche raccontarlo.
Questo capolavoro di levità e di approfondimento si
aggiunge alle altre perle che ci ha già regalato
Rosellina Piano, ricercatrice appassionata e curiosa, attenta alla psicologia, al costume sociale e
avvincente relatrice. Entra nella storia della prima
aviatrice italiana e la fa sua per i lettori.
Il libro si legge tutto d'un fiato e da modo di apprezzare non solo la biografia di un personaggio estremamente interessante, ma anche l'epoca in cui è
vissuta con le sue peculiarità e le sue contraddizioni.
EPISODI SENZA COMMENTO di Giovanni Piccardo Edizioni Santa Maria s.r.l. - 15,5 x 21 cm. - 176 pagg.
- Prezzo 15,00 Euro (può essere richiesto direttamente alla Edizioni Santa Maria s.r.l. via Ticino, 45 00015 Monterotoindo - RM)
Un testo intimista, scritto con lo stile asciutto di chi
non vuole indulgere alla ricercatezza lessicale,
quanto piuttosto intende trasmettere tra le righe
"sentimenti e sensazioni" con lo scopo affatto dissimulato di coinvolgere il lettore nelle proprie meditazioni sulla vita e sul suo significato, sulla trascendenza e sul quotidiano, sulla necessità di lasciare
qualcosa di buono che ricordi il proprio passaggio
su questa Terra.
L'autore, professore e gestore di due istituti scolastici superiori privati parificati, quindi esperto dell'insegnamento e dell'educazione alla vita, ci coinvolge in riflessioni che, partendo da concetti semplici e quotidiani, arrivano a toccare l'anima.
46
"La vita" egli dice "è un
insieme di attimi fuggenti, vissuti con sensazioni e
sentimenti mutevoli; di
periodi che si rincorrono
e restituiscono ricordi
lontani, spesso ormai
dimenticati.
Stranamente, più ci si
avvicina alla fine e più
affiorano i ricordi dell'infanzia, le immagini, le
emozioni delle prime
esperienze, come se
dovesse chiudersi un ciclo.
Nasce, allora, il desiderio
di lasciare una traccia, o
forse una testimonianza, e
vorremmo raccontare la nostra storia minuto per
minuto ... , ma dobbiamo accontentarci di registrare
soltanto "episodi" della nostra vita: intuizioni che
appaiono e svaniscono lasciandoci nel dubbio e che
ritornano, periodicamente, fino all'estremo oblio."
Il testo, con la prefazione di Alberto Secci, è bilingue
italiano - inglese; la traduzione in inglese è stata
effettuata dalla figlia dell'autore, Patrizia Piccardo,
a sua volta autrice di una bellissima "lettera dalla
figlia al padre" alla quale il Piccardo risponde con
una sua altrettanto bella. Il libro si chiude su questo
scambio di sentimenti che suggella un messaggio di
grande, piacevole, malinconica testimonianza di
amore e serenità.
LIBIA 1922-1931. LE OPERAZIONI MILITARI ITALIANE di Federica Saini Fasanotti, edito dallo Stato
Maggiore dell'Esercito - pagg. 433.
Presso la Caserma Teuliè di Milano è stato recentemente presentato l'ultimo studio di Federica Saini
Fasanotti. L'opera, distribuita su 7 capitoli e 966
note, tratta il difficile e complesso periodo della
cosiddetta "riconquista", dopo la prima guerra
mondiale, di ciò che rimaneva dei territori occupati
dagli italiani in seguito alla guerra italo-turca per il
possesso della Libia. Le operazioni militari in
Tripolitania furono rapidamente risolte dal governatore Giuseppe Volpi. Più problematico fu sedare
la rivolta dei Senussi in Cirenaica. Solo nel 1930 l’azione congliunta di Badoglio e Graziani, con la cattura di Omar al-Mukhtar, ne
ebbe ragione.
Lo studio, durato tre anni e
basatosi su tutta la letteratura italiana e straniera
sull'argomento,
ma
soprattutto su fonti d'archivio, risulta un importante tassello dell'articolato
panorama del colonialismo
italiano. Scevro da qualunque retorica e ideologia
preconcetta, è un importante passo verso una
visione più completa di
quella vicenda storica.
IL NASTRO AZZURRO
AZZURRI NELL’AZZURRO DEI CIELI
FED. BRESCIA: Azzurro Marcello Raza
FED.CAGLIARI: Guardiamarina Antonio Corona
cl.1916 (1 M.A.V.M. 1 M.B.V.M. e 1 C.G.V.M)
FED. PESCARA: Azzurro Nicola Camarra
(M.A.M.V.); Azzurro Guido Rodorigo (Prom. MG)
FED. TERNI: Azzurro Alfio Nannini (M.A.V.M.)
FED.PISTOIA: Azzurro Pietro Arcangeli
FED.VICENZA: Azzurro Oscar Bizzotto; Azzurro
Gaetano Bressan (M.A.V.M.)
FED. TRIESTE: Sig. Gianfranco Geromel
FED.CUNEO: N.H. Antonio Cabiale (M.B.V.M.)
FED.LA SPEZIA: S.Ten.(T.O.) Pil Giorgio Fasana
FED. NAPOLI: Questore Giuseppe Chiodi
(M.B.V.M.)
Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite giungano le espressioni del più vivo cordoglio
della Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri.
POTENZIAMENTO DEL PERIODICO
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200,00 Federazione di Parma
100,00 Ten.Col. Comm. Santo Papa - Sez. Noto (SR)
100,00 Gen. B. (r) Giuseppe Picca, Vice Presidente Nazionale - Fed. Bari
50,00 S.Ten. R.O. Giuseppe Faccinetto MAVM - Fed. Lecco
50,00 Prof.ssa Emilia Roman Tron in memoria del marito Magg. Silvio Tron - Fed.
Varese
50,00 Miranda Ratti Politi - Fed. Padova
50,00 Associazione di Maria Teresa Gariboldi vedova Gen. Mario Gariboldi - Fed.
Modena
40,00 contributo socio Paolo Debolini in memoria del padre carrista Guido Debolini
– Sez. Montevarchi (Ar)
30,00 Prof.ssa Wanda Palmieri Deliperi - Fed. Cagliari
25,00 Maria Concetta Nurchi - Fed. Cagliari
20,00 Giovanni Salvi - Fed. Brescia
20,00 Edda Soldati - Fed. Rimini
20,00 Berardo De Beni - Fed. Bergamo
20,00 Algisa Tatone in Di Nardo - Sez. Roccamontepiano (CH)
20,00 Guglielmo Pettirossi - Fed. Genova
20,00 Attilia Cantele Marostica (VI)
20,00 Maria Andreone De Bellis in memoria di Ernesto De Bellis - Fed. Modena
20,00 Bruna Stefanini - Sez. Alfonsine (RA)
15,00 Romano Olivieri - Fed. Genova
10,00 Antonietta Martino - Sez. Alvignano (CE)
10,00 Mar. Luigi Buccheri - Sez. Sortino (SR)
10,00 Annita Caracci Madussi - Sez. Ciampino (RM)
10,00 Fernando Serra - Fed. Bologna
10,00 Maura Guilizzoni Cantova - Sez ... Laveno Mombello (VA)
10,00 Michele Denaro - Fed. Campobasso
10,00 Assunta Lisi - Fed. Frosinone
5,00 Salvatore Limoli per calendario - Sez. Valdagno (VI)
5,00 Maria Mazzoni - Sez. Bondeno (FE)
ERRATA CORRIGE
n. 6-2012
pag. 47 nei Consigli Direttivi Fed. Reggio Emilia, il Presidente Giuseppe Ronchetti non Sig. ma
Cav.Uff. OMRI Geom.
n. 1-2013
pag. 25 Presidente della Federazione di Pesaro e Urbino è il COL. Massimo RINALDI
pag. 23 indirizzo della Federazione di Como VIA SERAFINO BALESTRA 3 – 22100 C
IL NASTRO AZZURRO
47
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1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse 2) Distintivi dorati