LUNEDÌ 23 GIUGNO 2014 ANNO 53 - N. 24
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Del lunedì
Il concerto
Oggi
su
Gli Stones accendono Roma
Risparmio
Dal 1° luglio supertassa al 26%
Ecco come evitare la stangata
Più di settantamila al Circo Massimo
CorrierEconomia
di Sandra Cesarale a pagina 37
LO SCANDALOSO BLOCCO SINDACALE
Affondo del M5S: sarà l’ennesimo privilegio. L’ira della relatrice Finocchiaro: la scelta era stata condivisa
POMPEI, ITALIA
ULTIMA VERGOGNA
Senato, frenata sull’immunità
di ANTONIO POLITO
L’imbarazzo tra i democratici. Forza Italia: noi contrari
Una serrata
lunga
cinque giorni
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
di ALESSANDRA
ARACHI
A PAGINA 16
9 771120 498008
custodi tengono in ostaggio
il sito archeologico più importante del mondo. Ciò
che in qualsiasi azienda potrebbe essere risolto con un
paio di incontri sindacali, si
è trasformato qui in una serrata.
Eppure tra quelle rovine
dell’Impero romano si sta
combattendo una battaglia
emblematica dell’Italia di
oggi, in bilico tra decadenza
e voglia di cambiare. Da un
lato c’è il Grande Progetto,
che con più di cento milioni
finanziati dalla tanto bistrattata Unione Europea
punta a un intervento straordinario per creare la Pompei di domani, all’altezza
della sua bellezza. Dall’altro
lato c’è il Grande Caos, l’ordinaria incuria, l’ignoranza,
il corporativismo, il sindacalese, la burocrazia romana, le confusioni dei ruoli e
dei poteri, tutti i tratti distintivi della nostra Pubbli-
ca amministrazione, che
tentano di conservare la
Pompei di oggi: un mondo
in cui non si può assumere e
non si può licenziare, non si
può spostare o sostituire il
personale che va in pensione, in cui non esistono più i
giardinieri, i mosaicisti, i
muratori, e le Domus vengono giù come case dirupate.
Il nuovo sovrintendente,
che è lì da tre mesi, ci sta
p rova n d o a r i l a n c i a re
un’impresa che fa due milioni e mezzo di visitatori all’anno e 22 milioni di incassi. Proprio oggi annuncerà
la riapertura agli spettacoli
del Teatro Grande, la cui
inagibilità è stata una delle
vergogne di Pompei.
Ma è proprio quando le
cose cominciano a muoversi
che cresce la pressione per
lasciarle come sono. E se
uno insegue i grandi progetti senza cambiare i piccoli fatti, invece di andare
avanti rischia di tornare indietro. È ciò che accade a
Pompei. Finché la legge
consente di sfruttare assemblee retribuite in orario di
lavoro come armi di ricatto
contro gli utenti, nessun
grande progetto sarà mai realizzabile. E se i sindacati le
coprono, e il ministero le
subisce, chi potrà mai credere nella palingenesi della
Pubblica amministrazione
che il governo annuncia?
Agli occhi di un inglese o
di un tedesco non c’è differenza tra Pompei e l’Italia.
Questa è l’immagine che
diamo di noi nei luoghi dove
gli altri ci guardano. Per
questo, perché Pompei è
davvero una metafora dell’Italia, gli Scavi non possono restare ancora chiusi. C’è
bisogno di gesti clamorosi,
come quello annunciato ieri
da Raffaele Bonanni, che
vuole commissariare la Cisl
del luogo. C’è bisogno che il
ministro, che ne ha i poteri,
metta fine a questa vertenza.
Come molte altre cose, anche la partita di Pompei si
decide a Roma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Immunità ai «nuovi senatori»: Pd in
imbarazzo, Forza Italia contraria. I Cinquestelle: sarà un vergognoso privilegio. Irritata Anna Finocchiaro, relatrice del testo
con Calderoli: la scelta era stata condivisa.
Evasione e multe
I MILIARDI
SCOMPARSI
CHE IL FISCO
NON INCASSA
di SERGIO RIZZO
Giannelli
L’equilibrio perduto
D
L’INDIGNAZIONE
PERMANENTE
ALLE PAGINE 2, 3 E 5
Buzzi, Di Caro, Iossa, Menicucci, Velonà
di PIERLUIGI BATTISTA
Il premier: mai chiesta
Si tolga se è un ostacolo
T
é prevista dal governo, né frutto di
un patto segreto con Forza Italia: il
premier Renzi sull’immunità dei
«nuovi senatori» chiarisce che «se
diventa un problema la si toglie. Ciò che
importa è mandare in porto la riforma,
basta chiacchiere e lungaggini».
utto è cominciato con l’abrogazione
dell’articolo 68 della Costituzione,
quello che tutelava l’immunità dei
rappresentanti del popolo dagli abusi di
chi poteva perseguitarli. L’onda di
Tangentopoli travolse tutto.
Un avviso di garanzia bastava a
seppellire una carriera politica. Il
popolo dei fax, antenato di quello della
Rete, invocava la ghigliottina. La
Seconda Repubblica nacque così. La
Terza in fasce è ancora carica dei suoi
veleni e della sua furia.
A PAGINA 3
CONTINUA A PAGINA 5
di MARIA TERESA MELI
N
Mondiali, sfida decisiva domani contro l’Uruguay
omandona: che cosa
si potrebbe fare con
620 miliardi di euro? Per
esempio dare una botta
pazzesca al debito
pubblico: dal 137,5 al
97,8 per cento del
Prodotto interno lordo.
Oppure non far pagare
l’Irpef agli italiani per
quattro anni. O ancora,
avviare un gigantesco
piano di opere pubbliche
del valore di 110 Mose.
Siamo ai confini della
realtà, penserete. Invece
no. Perché 620 sono
esattamente i miliardi di
crediti da riscuotere che
Equitalia aveva in carico
alla fine del 2013.
CONTINUA A PAGINA 8
La classifica delle Regioni. Più controlli, spesa giù dell’1%
Sanità, rapporto sul deficit
Tagli a farmaci e personale,
ora migliorano i conti
di ANTONELLA
BACCARO
M
AP / ANTONIO CALANNI
I
eri mattina erano «solo» cinquecento i turisti che, dopo aver solcato cieli e varcato mari,
si sono trovati sbarrati gli
Scavi di Pompei: «Chiusi
per assemblea sindacale».
Qualche giorno fa, quando
«assemblea selvaggia» aveva colpito la prima volta, il
sabotaggio a sorpresa era
riuscito meglio, lasciando
derelitti e sotto il sole migliaia di aspiranti visitatori
provenienti da tutto il mondo. Fu proprio in seguito a
quel «successo» che i sindacalisti di Cisl e Uil decisero
di cavalcare l’onda, convocando le cinque assemblee
consecutive, una alla mattina, che sono cominciate ieri. Per un’intricata vertenza
di arretrati, incentivi e orari
di lavoro, centocinquanta
40 6 2 3>
di Drusiani, Monti, Puliafito e Sabella
nel supplemento
Immobile e Balotelli, Italia all’attacco
di ALESSANDRO BOCCI e PAOLO TOMASELLI
C
esare Prandelli ha deciso: alla temuta coppia d’attacco dell’Uruguay Cavani-Suarez risponde con un’altra
coppia, Mario Balotelli e Ciro Immobile (foto). Domani faranno il loro debutto insieme nella partita che
si spera sia quella della resurrezione per gli Azzurri. Dietro, la difesa di ferro a tre della Juventus: ChielliniALLE PAGINE 40 E 41 Perrone - Altri servizi sul Mondiale DA PAGINA 42 A PAGINA 45
Barzagli-Bonucci.
igliorano i conti della sanità pubblica: il
2013 si è chiuso con un
disavanzo di 1,86 miliardi
e un calo della spesa corrente dell’1%, poco più di
109 miliardi, pari al 7%
del Prodotto interno lordo. La decrescita media
negli ultimi quattro anni
è stata dello 0,4%. Il buon
risultato, secondo la Ragioneria generale dello
Stato, è dovuto al «potenziamento degli strumenti
di analisi e di controllo
della spesa». Tuttavia,
l’andamento è ancora disomogeneo perché il 47%
circa del disavanzo è generato da Regioni e Province autonome.
A PAGINA 6 Ravizza
La Casa Bianca: tutelano l’ambiente, su di loro si regge un’economia da 15 miliardi
Più api nei campi, la missione di Obama
di DANILO MAINARDI
P
arassiti e pesticidi stanno determinando negli Stati Uniti lo sterminio delle api. La situazione è grave
e Barack Obama è intervenuto personalmente: la Casa Bianca ha annunciato la creazione di una task force e
sono stati stanziati consistenti fondi.
La diminuzione degli insetti impollinatori sta mettendo in crisi l’economia alimentare del Nord America. Il
valore della produzione agricola che
dipende dalle api ha un valore annuo
di 15 miliardi di dollari.
A PAGINA 20
L’Unesco
Replica a Della Valle
Le Langhe
dei vignaioli
patrimonio
dell’umanità
Bazoli: pronto
alle vie legali
per difendermi
dalle ingiurie
di ALDO GRASSO
di SERGIO BOCCONI
A PAGINA 20
A PAGINA 18
Decidono solo i giudici?
Ministri, Csm e medici
Basta silenzi su Stamina
di GIUSEPPE REMUZZI
U
n altro giudice, di Venezia questa
volta , e un’altra ingiunzione a
continuare le infusioni. L’Asl di Brescia
dovrebbe individuare nel giro di due
settimane un anestesista e un medico in
Italia per riprendere il trattamento con
le cellule di Stamina. Quello per cui altri
medici dovranno rispondere di
associazione a delinquere e truffa, per
via delle indagini del procuratore
Guariniello, in quanto quei preparati
non rispondono ai requisiti di legge.
Non solo: «Iniettare quei preparati non
è solo inutile, è pericoloso», scrivono gli
esperti della commissione del ministero.
CONTINUA A PAGINA 34 - A PAGINA 18 De Bac
2
Primo Piano
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Riforme Il nuovo Senato
LE RIPARTIZIONI
Il futuro di Palazzo Madama
I senatori-sindaci
sono uno
per Regione,
eletti dai consiglieri
regionali,
più uno ciascuno
per le Province
autonome
di Trento
e di Bolzano
Valle d’Aosta
Lombardia
74
Sindaci*
Consiglieri regionali*
5
di nomina presidenziale
(questi 5 senatori vengono
nominati dal capo dello Stato
e restano in carica per 7 anni)
Trentino-Alto Adige
1
1
Friuli-Venezia Giulia
12
Veneto
6
5
2
I senatori-consiglieri
sono ripartiti
tra le Regioni
in proporzione
alla loro dimensione.
Non vi sono ancora
numeri precisi,
ma stando
alle ripartizioni attuali,
ecco una possibile
suddivisione
Emilia-Romagna
5
2
Piemonte
21
2
4
Liguria
Marche
Abruzzo
Molise
2
1
Toscana
Umbria
Puglia
1
4
7
Lazio
7
Sardegna
2
2
Basilicata
100
* In carica fino al rinnovo
delle assemblee territoriali
2
Calabria
Campania
Il totale dei membri
della nuova camera alta:
ora sono 315 più i senatori a vita
6
Sicilia
Dubbi nei partiti. L’immunità ora vacilla
La riforma Delrio
Province,
ultimo giorno
di seduta
per i consigli
Si chiude il sipario su tutti
i consigli provinciali. Da
domani, 24 giugno, la
legge Delrio prevede che le
funzioni di indirizzo e
controllo dell’assemblea
siano assunte dal
presidente della Provincia,
in carico a titolo gratuito,
insieme alla Giunta, fino
al 31 dicembre. Oggi
dunque, alle 15, a Palazzo
Isimbardi, si riunirà il
Consiglio provinciale di
Milano per l’ultima seduta
del mandato iniziato il 24
giugno 2009. Entro il 30
settembre saranno indette
le elezioni per il Consiglio
metropolitano composto
da 24 membri scelti da e
tra sindaci e consiglieri dei
134 Comuni con voto
ponderato. Ed entro il 31
dicembre, infine, il
Consiglio approverà lo
Statuto della Città
metropolitana che
subentrerà alla Provincia
di Milano dal 2015. Nella
mattinata di oggi, alle
9.30, è convocata anche
l’ultima seduta del
Consiglio provinciale di
Bari per l’approvazione e
l’adozione degli ultimi atti
amministrativi dell’attuale
consiliatura. Da gennaio,
anche qui al posto della
Provincia ci sarà la Città
metropolitana e fino ad
allora il presidente
Francesco Schittulli — in
collaborazione con il
nuovo sindaco di Bari,
Antonio Decaro, che sarà
anche primo cittadino
della Città metropolitana
— traghetterà il passaggio
da un ente all’altro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — «Il governo non la
voleva, non è un punto centrale», assicura il ministro Maria
Elena Boschi. «Forza Italia neppure lo sapeva e comunque sono pronto ad abolirla per tutti»,
giura il leghista Roberto Calderoli. «Una cosa impropria»,
tuona FI. Eppure nel testo definitivo sulle Riforme l’immunità
per i senatori c’è, nero su bianco. Per loro sarà come per i deputati, anche se i nuovi senatori
non sono eletti ma scelti tra
sindaci e consiglieri regionali.
Che cosa è accaduto? La si
vuole o no questa immunità, di
cui quasi tutti sembrano voler
fare a meno ora che è scoppiata
la polemica? Anna Finocchiaro,
relatrice del testo con Calderoli,
è irritata. Quel «non volevamo,
non sapevamo», proprio non le
va giù. Sceglie con cura le parole ma non per questo è meno
esplicita: tutti sapevano, non
c’è stato alcun blitz; gli emendamenti dei relatori erano noti
e conosciuti a tutti in Commissione. «Nelle prime stesure degli emendamenti — spiega la
Pd in imbarazzo, no da Forza Italia. M5S all’attacco
Finocchiaro irritata: c’era un’intesa ed era condivisa
Stop alla garanzia statale sui debiti degli enti locali
presidente della commissione
Affari costituzionali — Calderoli ed io avevamo avanzato la
proposta di un ricorso ad una
sezione della Corte Costituzionale nel caso di richiesta di arresto, sia per i senatori sia per i
deputati. Quando abbiamo presentato l’emendamento, il governo mi ha chiesto di cambiarlo. Non è il caso, mi è stato detto, di appesantire il carico di lavoro della Corte».
Se togli la Corte, non restano
in piedi molte alternative e così,
tra discussioni tra le varie forze
politiche e audizioni di costituzionalisti, l’immunità è rientrata dalla finestra, con un emendamento firmato dallo stesso
Calderoli. «C’è stato un accordo
— aggiunge la senatrice pd —
la questione dell’immunità era
un tema sollevato nel dibattito
in commissione e, alla fine, la
sua reintroduzione è stata condivisa». Da tutti, dunque. Con
l’eccezione dei 5 Stelle. Anche
se adesso, per respingere le accuse di Luigi Di Maio — che sul
blog di Beppe Grillo scrive:
«L’immunità è un colpo da brividi, il Pd voterà l’ennesimo
vergognoso privilegio alla politica pur di tenere in piedi l’accordo con Berlusconi e Lega?»
— sia Boschi che la Lega negano che la questione sia centrale.
Il ministro sottolinea che lei
stessa era di altra idea mentre
Calderoli giura: «Sono pronto a
scrivere un nuovo emendamento per toglierla, purché si
faccia la stessa cosa alla Came-
ra». Quanto a FI, Paolo Romani,
capogruppo al Senato, s’indigna: «È una questione che non
ci riguarda; il ripristino dell’immunità non l’avevamo chiesto
noi, non ne sapevamo nulla. Mi
sembra impropria, visto che
parliamo di consiglieri regionali e di sindaci». Vogliono cancellare questo «privilegio» anche i dissidenti del Pd, nonostante l’ammonimento di Matteo Orfini che sabato chiedeva
L’attacco sul blog
Il pd Mucchetti a Boschi:
«Cara, perché lasci ai
relatori la responsabilità
di questa brillante idea?»
di rispettare le scelte della maggioranza del partito (che ancora
non si è espresso). Pippo Civati
ribadisce che «l’immunità non
aiuta la legalità» e Stefano Pedica si augura che «Renzi intervenga presto su questa vicenda
imbarazzante».
Per provare a spegnere questo incendio, che vede a rischio
il percorso delle riforme, soprattutto una loro veloce approvazione, usa l’idrante Lorenzo Guerini, che in un’intervista al Gr1 si mostra ottimista.
«L’immunità non è centrale e
comunque il rapporto con FI ha
sempre tenuto in questi mesi. I
distinguo di queste ore sono su
dettagli». Ma a Boschi, sul suo
blog, il senatore pd Massimo
Mucchetti, scrive: «Cara, per-
ché fai così? Hai ricavato dal ddl
Chiti il numero dei senatori, hai
aumentato le competenze del
nuovo Senato. Bene. Ma perché
poi ti perdi e lasci ai relatori Finocchiaro e Calderoli la responsabilità dell’immunità per sindaci e consiglieri regionali che
fanno anche i senatori? Combinazione, questa brillante idea
viene dopo l’ennesimo incontro con il senatore Verdini».
I tecnici del Senato mettono
in guardia dall’abolizione dell’immunità, ma a prendere posizione in modo netto a suo favore è solo l’Ncd con Fabrizio
Cicchitto: «Non si capisce perché dovrebbe essere totalmente
eliminata». Intanto un nuovo
segnale a Comuni, Città metropolitane, Regioni arriva da un
altro emendamento a firma Finocchiaro-Calderoli: «È esclusa
ogni garanzia dello Stato sui
prestiti». Insomma, il governo
centrale non coprirà più, in fase
ordinaria, tutti i disavanzi degli
enti locali.
Mariolina Iossa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dietro le quinte Vertice ieri ad Arcore. Domani incontro decisivo Verdini-Boschi
Berlusconi: quell’idea non è nostra
E vuole meno poteri per il Senato
ROMA — I dubbi restano, come il
malumore di Silvio Berlusconi al
quale questa riforma piace poco. Al
di là delle tecnicalità, al Cavaliere
non va giù che, mentre il suo partito
si sta impegnando a fondo nelle
trattative concedendo «molto», per
lui ci sia solo un’umiliazione giudiziaria dopo l’altra.
A sentire chi lo conosce bene, dipendesse solo dalla sua pancia, darebbe retta ai tanti critici azzurri che
gli suggeriscono di non cadere nella
rete di Renzi e di buttare tutto all’aria. Ma la sua situazione personale
e quella di Forza Italia sono così precarie che una mossa del genere sarebbe, dicono i fedelissimi, «suicida». Così, almeno per la prima lettura al Senato, pensare che il Cavaliere
si sfili è, se non impossibile, altamente improbabile. Questo non significa che il travaglio per arrivare al
sì non sia reale. Ieri sera ad Arcore si
sono riuniti per fare il punto Berlu-
La festa
Pascale a Nola
celebra
san Paolino
Francesca Pascale si
affaccia dal Municipio
di Nola durante la Festa
dei Gigli, la secolare
cerimonia in onore di
san Paolino. Entusiasta
la compagna dell'ex
Cavaliere, che ha poi
fatto un giro tra la folla:
«Bellissima festa, mi
vergogno di non averla
mai vista nonostante
sia napoletana».
(Il Mattino/Newfotosud
Alessandro Garofalo)
sconi, Toti, Romani, Brunetta, ma
prima di domani, quando dovrebbero incontrarsi Verdini e il ministro
Boschi per l’ultima trattativa, non
saranno pronunciate parole definitive. Anche perché nell’ultimo tratto
del percorso è necessario tenere i toni alti se si vuole strappare il massimo, come in effetti un Romani stretto tra mugugni dei suoi senatori e
necessità di tener fede al patto del
Nazareno, sta facendo.
Una cosa però Forza Italia non
vuole le sia data in carico: la responsabilità di aver previsto l’immunità
per i consiglieri-sindaci-senatori:
«Non scherziamo, non è una nostra
richiesta, non ci interessa e nemmeno capiamo perché in un Senato che
consideriamo un dopolavoro di
consiglieri e sindaci, dovrebbero essere previste queste guarentigie. Saranno stati i relatori a volerla, non
noi...», dice lo stesso Romani assestando una stoccata soprattutto a
Calderoli, il cui atteggiamento agli
azzurri piace molto poco, convinti
come sono che la sua posizione sulle
riforme sia più personale che rappresentativa della Lega.
Poi certo, c’è chi come Daniela
Santanchè, in linea con le posizioni
tradizionali di Berlusconi, dice che
invece l’immunità andrebbe perfino
ripristinata secondo le vecchie formule anche alla Camera e Renzi deve
avere su tutto «più coraggio», ma la
linea degli azzurri è chiara: «Non se
ne faccia un problema, per noi assolutamente non lo è», insiste Romani.
Restano invece un problema nodi
ancora irrisolti come la suddivisione
del numero di consiglieri fra le regioni, la scelta dei 21 sindaci eletti in
ciascuna regione («Così saranno
tutti di sinistra!», tuona Berlusconi),
e soprattutto il potere dei senatori di
eleggere capo dello Stato, Csm, giudici della Consulta: «L’obiettivo della riforma era un altro: monocameralismo e un Senato con poche e delimitate funzioni. Visto che sono ancora previsti i delegati regionali per
l’elezione del capo dello Stato, che
senso ha dare lo stesso potere anche
ai consiglieri regionali e ai sindaci?».
Si vedrà quello che nell’ultima serrata trattativa si riuscirà a portare a
casa, ma la strada per il primo passaggio parlamentare, almeno in
commissione, sembra segnata. I mal
di pancia restano, ma la necessità di
«restare nel gioco» predicata da Letta, Verdini, lo stesso Romani, Toti, ha
un peso decisivo nelle scelte di queste ore.
Paola Di Caro
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Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
sarebbero i nuovi
2 Quali
poteri e cosa cambia
rispetto a oggi?
Il nuovo Senato dovrà fare
da raccordo tra Stato, Regioni
e Comuni. Il Parlamento sarà
formato da Camera e Senato,
ma il governo otterrà la fiducia
dalla sola Camera, che
approverà anche le leggi.
Entro 10 giorni il Senato,
su richiesta di un terzo dei suoi
membri, può chiedere
di esaminare le leggi approvate,
proponendo modifiche. Sulle
riforme costituzionali il Senato
mantiene le attuali competenze
si parla
3 Perché
di nodo-immunità?
Il testo inizialmente presentato
dal governo non prevedeva
l’immunità per i futuri senatori,
riservandola solo ai deputati.
Dopo il dibattito
in commissione l’immunità per
i senatori è stata reintrodotta:
niente arresto né intercettazioni
se non autorizzate. Una norma
su cui si è acceso il dibattito,
ancora irrisolta
funzionerà
4 Come
l’elezione del capo
dello Stato?
I 100 senatori votano insieme
ai 630 deputati e ai 3 delegati
di ciascuna Regione (1 per
la Valle d’Aosta) per eleggere
il presidente della Repubblica
sono i tempi
5 Quali
della riforma?
Il testo è nella commissione
Affari costituzionali di Palazzo
Madama: appena ci sarà
una versione definitiva, arriverà
al Senato (il 3 luglio dovrebbero
iniziare le votazioni), poi alla
Camera (voto previsto a fine
luglio) e dovrà passare un’altra
volta al vaglio del Parlamento
con una maggioranza
di almeno due terzi. Trattandosi
di una modificaalla Costituzione, se la maggioranza non
raggiunge i due terzi la legge
dovrà essere confermata
da un referendum per il quale
non è previsto alcun quorum
CORRIERE DELLA SERA
Renzi sprona i suoi a chiudere presto:
se è un problema, togliamo lo scudo
Sul vertice con i 5 Stelle: l’Italicum? Si discute, però non si riparte daccapo
ROMA — L’ennesimo intoppo
lungo la strada della riforma del Senato e le polemiche che ne sono seguite non hanno fatto certo fare
salti di gioia a Matteo Renzi. Anche
perché la vicenda dell’immunità
dei «nuovi senatori» è giunta come
un fulmine a ciel sereno: «Come
ben sapete — ha detto il premier ai
collaboratori e ai ministri a lui più
vicini — noi non lo avevamo previsto nel disegno di legge governativo che avevamo presentato. Né
avevamo fatto alcun patto segreto,
o, come lo chiama qualcuno, inciucio con Forza Italia, per introdurre
questa norma in un secondo tempo. Perciò sia chiaro — ha aggiunto
Renzi, rivolto a chi si sta occupando
della "pratica" — che se l’immunità
diventa un problema la si toglie.
Ciò che importa è mandare in porto
una riforma così importante nei
tempi stabiliti, basta chiacchiere e
lungaggini. Dobbiamo capire che
più forte e incisiva è l’azione del
governo qui in Italia e più forte e incisiva sarà la nostra presidenza del
semestre europeo».
Anche perché è su questo fronte
che adesso volge tutta la sua attenzione Matteo Renzi. O, per essere
più esatti, quasi tutta. Perché il premier «multitasking» ha anche il
«caso» Grillo per le mani. E il Movimento 5 Stelle, che il Pd incontrerà
mercoledì, ha già cominciato ad attaccare il Partito democratico proprio sull’immunità. Ma, notoriamente, come ha avuto modo di ribadire più e più volte, il presidente
del Consiglio non intende prendere
«lezioni di moralità» da nessuno.
Men che meno dal comico genovese. Perciò questa polemica alla vigilia di quell’incontro non gli fa certo
piacere. Anche perché in quel confronto Renzi ha spiegato ai collaboratori che il Pd dovrà andare a vedere le carte dei 5 Stelle senza pregiudizi, ma senza nemmeno farsi
trascinare nella «palude» e nei tira
e molla: «La pratica della riforma
del Senato e del Titolo quinto della
Costituzione è stata istruita, sulla
legge elettorale avevamo già detto
che siamo disponibili a correzioni,
del resto io ero propenso sia al Mat-
Come funziona l’Italicum
Il nuovo Senato dovrebbe
essere composto da 95 membri
eletti tra consiglieri regionali
(74) e sindaci (21) e da altri 5
senatori (per un mandato di 7
anni) scelti dal Colle. I 74 eletti
dai Consigli regionali saranno
scelti in proporzione
alla composizione di ogni
assemblea. Nessuna Regione
potrà avere meno di 3 senatori
(escluse Molise, Valle d’Aosta e
le province di Trento e Bolzano)
3
Retroscena Domani il discorso alla Camera per il semestre Ue: disoccupazione giovanile, energia e infrastrutture in primo piano
La riforma in 5 domande
si comporrebbe
1 Come
il nuovo Senato?
Primo Piano
italia: 51575551575557
Listini bloccati
e collegi plurinominali
Maggioritario
e doppio turno
1
L’Italicum, il sistema
elettorale proposto dal
premier Matteo Renzi e
approvato il 12 marzo
dalla Camera, divide
l’Italia in 120 collegi
plurinominali (coincidenti
con le province). In ogni
collegio ogni partito
presenta piccole liste
bloccate (più corte di
quelle attuali), senza
possibilità di esprimere
preferenze. Ogni
circoscrizione elegge
da 3 a 6 deputati
2
La legge assegna un premio
di maggioranza a chi supera
il 37% dei voti. Il premio,
fissato al massimo al 15%,
consente al vincitore di
raggiungere i 340 seggi
(55%). Se nessuno supera il
37%, le prime due
coalizioni si sfidano al
secondo turno per il premio.
Per entrare in Parlamento
sono previsti sbarramenti:
l’8% per i partiti fuori dalle
coalizioni; il 4,5% per i
partiti in coalizione; per le
coalizioni la soglia è il 12%
Le trattative
e il nodo delle preferenze
3
Una settimana fa, Beppe
Grillo ha invitato il premier
Renzi a discutere insieme
la versione definitiva della
legge elettorale. Il M5S, che
alla Camera aveva votato
contro l’Italicum, chiede
l’introduzione delle
preferenze. Una richiesta
condivisa da alcuni
esponenti del Pd.
Mercoledì il Pd incontrerà
una delegazione del M5S;
si è detto disposto al
confronto ma non a
ricominciare da zero
puntare molto sulle questioni della
disoccupazione giovanile, sul rilancio delle politiche energetiche e
infrastrutturali. Intanto, da questo
punto di vista, il premier sembra
aver segnato un punto perché nel
documento che sta preparando Van
Rompuy e che costituirà la base del
programma della nuova Commissione Ue hanno un posto fondamentale due temi cari a Renzi, come quelli della crescita e del lavoro.
Solo dopo aver deciso il «che fare»,
ha sempre detto il presidente del
Consiglio, verranno i nomi, anche
se qualche idea a proposito il governo ce l’ha già. Vorrebbe mandare in Commissione un politico, anzi
«più probabilmente una politica»,
cioè una donna, anche se c’è chi
Il rimpasto
Se la titolare degli Esteri
andasse in Europa, prima
di ottobre la compagine di
governo potrebbe cambiare
tarellum che alle preferenze, e all’epoca fu Forza Italia a dire di no.
Però certo non possiamo dire: finora abbiamo scherzato, ricominciamo tutto daccapo».
Comunque, un altro passaggio
che il presidente del Consiglio giudica «particolarmente importante»
è il discorso che terrà domani nell’aula di Montecitorio per le comunicazioni sul semestre europeo. Per
il premier è infatti «fondamentale
recuperare la credibilità persa dall’Italia negli anni precedenti». Quasi nessuno conosce l’ «agenda Renzi» perché, com’è nelle sue abitudini, il premier l’ha fatta vedere solo a
pochissimi e fidatissimi collaboratori.
Quel che si sa, è che Renzi vuole
Il leader di Sel chiederà la fiducia in direzione
Vendola dimissionario. Fava: io non nel Pd
Non si placano le turbolenze all’interno di Sinistra, ecologia e libertà. Il
leader Nichi Vendola ha annunciato ieri a il manifesto che si presenterà
dimissionario, mercoledì, alla direzione del partito, dopo che sei deputati
hanno lasciato il gruppo. Il governatore della Puglia ha detto che chiederà la
fiducia: «Non sono il proprietario del partito», ha detto Vendola, precisando
che «in nessun caso lascio Sel. Io sono qua. E Sel è qua e si rilancia subito».
Il Pd si è offerto come punto di approdo per i transfughi di Sel; ma l’offerta è
stata ieri rifiutata da Claudio Fava. «Non ho ruoli da chiedere e non vado nel
Pd, ma ho una coerenza rispetto alla mia storia politica. E una speranza: che
si creino le condizioni per una sinistra più generosa, né identitaria né
minoritaria», ha spiegato. «Lavorerò, lavoreremo a questo progetto, nel
luoghi in cui sarà possibile farlo e in cui le opinioni diverse non vengano
messe ai margini con fastidio».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
giura che questa scelta non sia definitiva. Il premier è convinto che
questa volta all’Italia tocchi il posto
di Mr Pesc, per questa ragione dall’altro ieri circolava il nome della
ministra degli Esteri Federica Mogherini (benché in alcuni ambienti
si sottolinei che Piero Fassino sia
ancora in corsa).
Ma se toccasse veramente alla titolare della Farnesina, ciò significherebbe che il cosiddetto «ritocchino», ossia il rimpasto in salsa
renziana, potrebbe accadere addirittura prima di ottobre, approfittando del fatto che bisognerebbe
sostituire Federica Mogherini agli
Esteri.
E per restare sempre in «casa nostra», il premier che corre e non si
ferma mai, tra un viaggio in Europa, un confronto con i grillini e uno
con Fi, medita di avviare la sua «rivoluzione» della Rai subito prima o
subito dopo la pausa estiva. Cioè a
luglio o a settembre.
Maria Teresa Meli
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L’intervista Il capogruppo pd a Montecitorio: cinquestelle totalmente inaffidabili per mesi, ci presentiamo all’incontro con la massima prudenza
«Giusto approfondire, ma per i deputati la misura è prevista»
Speranza: legge elettorale da modificare
Soglie più basse e no alle liste bloccate
ROMA — Domenica, tardo pomeriggio. Roberto Speranza, capogruppo del Pd alla Camera, punto di riferimento della nuova area riformista
(nata dall’unione di ex bersaniani, dalemiani, popolari, lettiani) sta per
uscire da casa: «Vado al concerto dei
Rolling Stones». L’evento al Circo
Massimo che ha paralizzato il centro
di Roma. E il biglietto? «L’ho pagato,
chiaro». Ma il tema, sul fronte politico, non è se era giusto o no concedere
quel palcoscenico a Mick Jagger. Si
parla, soprattutto, di immunità per i
nuovi senatori.
Speranza, togliamoci subito il
dente. Immunità sì o no?
«Non mi sembra un problema particolarmente centrale, nella strada
verso le riforme. Anche perché, mi
pare, alla Camera è già prevista...».
Lei, quindi, personalmente sarebbe favorevole?
«Guardi, non riesco in questo mo-
mento a dirle sì o no. Prima dobbiamo confrontarci, è giusto che il Senato approfondisca».
Cioè?
«Dipende dalle funzioni che devono avere i senatori. E ci sono due elementi di contraddizione, che vanno
valutati. Da una parte, con l’immunità, i sindaci e i consiglieri che fanno
parte del Senato sarebbero diversi dai
loro colleghi. Dall’altra parte, però,
senza immunità si stabilirebbe una
differenza tra Camera e Senato».
Quindi?
«Ripeto quello che ho detto. Non
mi sembra comunque una questione
centrale. Mi concentrerei più sul percorso delle riforme, dove c’è ancora
del lavoro da fare».
A cosa si riferisce?
«Il Senato, con l’elezione indiretta
dei 100, mi convince. Mentre sull’Italicum, la legge elettorale, il testo può
essere migliorato».
Come, nel dettaglio?
«Su tre punti. La questione di genere, che era stata accantonata. Le soglie
di accesso, o di sbarramento, che secondo me sono troppo alte (sono fis-
❜❜
Le asimmetrie
❜❜
La questione di genere
Sarebbe strana una
differenza tra le Camere
Ma anche l’immunità per
sindaci e consiglieri
Italicum, va reintrodotta
la questione di genere.
E si rafforzi il rapporto
tra elettori ed eletti
sate al 4,5% per i partiti in coalizione,
all’8% per chi si presenta da solo,
ndr). Terzo, il rapporto tra elettore ed
eletto».
Inserirebbe le preferenze?
«Preferenze o collegi, l’importante
è che si superino le liste bloccate. Specie se la Camera rimane l’unico ramo
del Parlamento eletto direttamente
dai cittadini».
Dopodomani è fissato l’incontro
tra Pd e Cinque Stelle. Un eventuale
accordo supererebbe l’intesa del Nazareno con Berlusconi?
«Con Forza Italia c’è un percorso
avviato da mesi. Mentre dai cinquestelle, nell’ultimo anno, abbiamo assistito solo ad insulti, al salire sui tetti,
agli attacchi al Capo dello Stato, cardine della tenuta democratica del Paese,
e alla presidente della Camera. E poi le
liste di proscrizione dei giornalisti, i
deputati indesiderati, la politica antisistema...».
Ma se queste secondo voi sono le
premesse, cosa ci parlate a fare?
«Se il loro è un vero cambio di rotta, una chiusura da parte nostra sarebbe sbagliata. Ma ci presentiamo
Chi è
La carriera Potentino, 35 anni, ex
presidente della Sinistra giovanile, già
consigliere e assessore comunale con
i Ds, nel 2013 coordina le primarie
del Pd e viene eletto alla Camera,
dove è capogruppo del partito
con la massima prudenza, visto la loro totale inaffidabilità di questi mesi».
Temete trabocchetti?
«Vogliamo capire bene. Può bastare una batosta elettorale, come quella
presa alle Europee, a trasformarli in
padri costituenti? Lo vedremo».
Speranza, lei e l’area a cui fa riferimento siete diventati «diversamente renziani»?
«Il 40% che ha preso il Pd ci pone di
fronte ad una responsabilità enorme.
E noi vogliamo starci dentro con la
nostra autonomia. Non si tratta di
renziani o bersaniani: a Massa Marittima c’era anche gente che ha sostenuto Renzi. Abbiamo superato il congresso, ormai si parla di democratici e
di come ricostruire il rapporto tra politica e cittadini».
Non è neppure vero che avete
«rottamato» Bersani e D’Alema?
«Che ci sia una nuova generazione
in campo è un dato di fatto, ma il Pd
ha bisogno di tutti e lo scontro tra generazioni, tra giovani e vecchi, non ha
senso».
Ernesto Menicucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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italia: 51575551575557
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
Primo Piano
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Riforme I partiti
I duri contro i dialoganti. Malumori nel M5S
Base divisa e alcuni eletti criticano l’incontro con il Pd. Oggi Grillo vede i parlamentari
«Tante diatribe»
Governo ombra
di Rotondi
Dopo 3 sedute
è già rimpasto
MILANO — Una volta, al
governo, l’ex Dc Gianfranco
Rotondi ci è stato davvero:
ministro per l’attuazione
del Programma nel quarto
esecutivo Berlusconi. Deve
averci preso gusto, visto
che lo scorso marzo si è
messo a capo dell’allora
neonato governo ombra di
centrodestra (tra i ministri
Santanché, Biancofiore e
Prestigiacomo). Tre
riunioni in tre mesi ed è già
il momento del primo
rimpasto, annunciato da
Rotondi su Twitter: «Eh sì,
rimpasto prima per il
governo ombra che per
quello vero. 1 a 0 per
@matteorenzi,ammetto».
Come mai così presto?
«Siamo rimasti impigliati
nelle diatribe interne a FI
che a me interessano poco
— spiega Rotondi —. Lo
stesso Berlusconi ha
equivocato, pensava
volessimo fargli uno
sgarbo. Poi ci siamo
chiariti». Il peggior nemico
del governo ombra è stato
però Matteo Renzi:
«Ammettiamolo: il
dinamismo eccezionale di
Renzi ci ha spiazzato. Più
che a Berlusconi, Matteo
assomiglia a Fanfani:
sistema e antisistema. È
difficile perfino
contraddirlo, ci pensa lui
da solo». Sui nomi della
nuova squadra Rotondi
non si sbilancia: li
ufficializzerà il 30 giugno,
dopo le consultazioni di
rito. Non nasconde però
due sogni: «Mi piacerebbe
avere in squadra Passera. E
Renzi alle Riforme: la pensa
come noi».
L’atteggiamento però dovrà
cambiare: «Chi non se la
sente di lavorare
seriamente, stavolta è
meglio che non accetti.
Sono un teorico del no alla
pausa pranzo. Dico di me
quello che dice Grillo: sono
un vecchio rottame ma
punto a formare una nuova
classe dirigente». Se i nomi
dei ministri sono ancora
ballerini, nessun dubbio
invece sull’identikit del
convitato di pietra: sarà
ancora Berlusconi.
«Scalfaro divideva i leader
Dc in interni, esterni ed
eterni. Berlusconi è eterno.
Deciderà lui come si gioca
la partita».
Pierpaolo Velonà
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO — L’attesa. Crescente, a tratti quasi palpabile. Il mondo dei cinquestelle
si prepara all’incontro con la
delegazione del Pd con la
consapevolezza di chi sta affrontando un passo importante, anche se le posizioni
all’interno del Movimento rimangono molto distanti. Il
confronto rimane acceso.
«Dall’oggi al domani — analizza Tommaso Currò — abbiamo ricevuto l’informazione di un cambio di rotta repentino e forte. Questo ha
creato un doppio binario: da
un lato persone “ortodosse”,
dall’altro un gruppo che vede
la scelta come un tentativo di
rimettersi in carreggiata, una
strategia raffazzonata con cui
recuperare consensi». Il deputato punge. «Il metodo è
importante», dice e aspetta
Beppe Grillo a Roma (il leader era già ieri a Roma al concerto dei Rolling Stones e oggi dovrebbe vedere i parlamentari): «Spero davvero ci
sia un confronto con lui. Alla
Camera non ricordo un incontro sereno, aperto, se non
una volta un anno fa». Diverse le criticità evidenziate da
Currò: sia sulla delegazione
(«Non è chiaro perché Luigi
Di Maio debba prendere parte
al vertice»), sia sulle mosse
dei cinquestelle («Oggi facciamo accordi con Nigel Farage in Europa e cerchiamo come interlocutore il Pd in Italia: è tutta una contraddizione»).
Ma la voce di Currò non è
isolata. Giuseppe Vacciano,
commentando un post di Cristian Iannuzzi, domanda:
«Confrontarsi sui temi comuni è scodinzolare (poi se
non ce ne sono, amici come
prima)? No perché è né più
né meno quello che andranno a fare mercoledì da Renzi...». Di diverso avviso Serenella Fucksia. «I sogni, le idee
hanno senso se riusciamo a
concretizzarli. Questa è una
occasione per far conoscere la
nostra legge elettorale». La
parlamentare marchigiana è
attendista — «Solo dopo l’incontro trarremo le conclusioni», sostiene —, anche se
giudica «fuori luogo» le parole del ministro Boschi.
Fucksia si dice «contenta di
questo passo»: «Si tratta di
un atto di maturità, dopo la
sconfitta alle Europee e con la
prospettiva di una legislatura
di cinque anni; cerchiamo di
dire la nostra mantenendo
salda l’identità che abbiamo». Più pragmatica, invece,
Barbara Lezzi. «Abbiamo
messo con le spalle al muro
Renzi e il Pd — commenta —.
Ora se scelgono Berlusconi,
lo scelgono liberamente, perché lo vogliono e non perché
ci sono chiusure da parte nostra». Per la senatrice i margini per un accordo ci sono —
«Volendo, tutto si potrebbe
21,1
la percentuale di preferenze
ottenuta dal Movimento 5
Stelle alle ultime Europee:
seconda forza politica in Italia
dietro al Pd (40,8%). Il risultato
ha garantito ai pentastellati 17
seggi in Europa. Alle Politiche
il M5S aveva preso il 25,5%
I precedenti in streaming
Con Bersani
Il 27 marzo del 2013, a
un mese dalle Politiche
concluse senza una
chiara maggioranza,
l’allora leader del Pd Pier
Luigi Bersani incontra
Vito Crimi e Roberta
Lombardi, capigruppo
M5S di Senato e
Camera: è fumata nera
Con Letta
Il 25 aprile 2013 Enrico
Letta (Pd), incaricato dal
Colle di formare il
governo, parla con i
capigruppo cinquestelle
di Camera (Lombardi
e Boni) e Senato
(Crimi e Giarrusso).
«Scongelatevi», li incalza
Letta. Ma il gelo rimane
Con Renzi
Il 19 febbraio 2014,
Matteo Renzi, premier in
pectore in fase di
consultazioni, incontra in
diretta streaming il
fondatore del M5S Beppe
Grillo. La lunga serie
di botta e risposta
si conclude di nuovo
con un nulla di fatto
fare» —, ma chiarisce che,
anche nel migliore dei casi, la
posizione del Movimento rimane invariata: «Non è che
andiamo a braccetto con il
Pd, restiamo opposizione». E
in merito alle divisioni interne e alle accuse nei confronti
di Grillo e Gianroberto Casaleggio, Lezzi contesta: «Io
non sento imposizioni dall’alto».
Mentre il Movimento in
Italia si riposiziona con
l’apertura ai democratici, in
Europa i cinquestelle cercano
di prendere le distanze dalla
destra. Anche fisicamente. Il
gruppo Efd ha chiesto di potersi ricollocare nell’emiciclo
in una posizione più centrale,
per potersi staccare di dosso
scomode etichette, «segno di
una svolta più moderata dopo la presa di posizione nei
confronti della Le Pen», ribadiscono i pentastellati. Intanto, sul blog il capo politico del
«No al cambio di rotta»
Currò: da un giorno
all’altro cambio forte e
repentino. E Vacciano:
così si scodinzola
Movimento Cinque Stelle
torna ad attaccare il capo dello Stato e il presidente del
Consiglio. «Il Sistema, quella
cosa liquida che include partiti, istituzioni, affari, massoneria e criminalità — scrive
Grillo —, in Italia è troppo
occupato a erigere fossati,
mura, ponti levatoi e quant’altro per preservare la sua
esistenza per occuparsi anche
di economia, che sta andando
a rotoli nonostante i media
non ne parlino, tra una corsa
di Renzi e una passeggiatina
di Napolitano in libera uscita
dal Quirinale».
Emanuele Buzzi
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Il commento
ABUSI POLITICI E VELENI ANTIPOLITICI
IL DIBATTITO IMPOSSIBILE SULLA TUTELA
SEGUE DALLA PRIMA
Le polemiche sull’«immunità» rischiano di far esplodere la complessa
architettura (e i compromessi) su cui si
regge l’impianto della riforma del Senato. Cominciano i distinguo, le retromarce, le espressioni scandalizzate. Fa
paura la parola: «immunità». Che poi
non è immunità vera e propria, ma un
filtro, un argine, un contenimento. Solo
che non si rinuncia al lessico che ci ha
dominati per oltre vent’anni e che ha
fatto del rapporto tra politica e magistratura una guerra di religione. E dunque si considera scandaloso che un magistrato non possa arrestare un deputato o un senatore se non dopo un voto
del Parlamento che accerti l’inesistenza
del «fumus persecutionis», o non possa
disporre intercettazioni (o il loro uso)
di un parlamentare senza un voto del
Parlamento stesso. E dunque si fa fatica
a immaginare che un senatore, per
quanto non eletto direttamente dal popolo e senza l’arma del voto di fiducia,
così come si prospetta nella riforma in
vista, possa essere equiparato a un deputato. E ogni volta si ripete la stessa
storia. Nel mondo della politica si cerca
di liberarsi della stretta asfissiante anche di singoli magistrati che, senza un
filtro o un argine, potrebbero decimare
il corpo parlamentare come avvenne
nel biennio ’92-’93. Ma subito parte la
protesta, armata del solito lessico: l’urlo
dell’antipolitica che grida alla distruzione del principio dell’uguaglianza di
fronte alla legge, che detesta la politica
che chiede privilegi e immunità e si autoassolve. Adesso, per non apparire
troppo in contrasto con il sentimento
popolare, ogni richiesta di arresto per
un parlamentare diventa rito autosacrificale, i partiti che mettono volontariamente la testa nel cappio per placare
l’ardore giustizialista. Addirittura esagerando con lo zelo, come è avvenuto in
campagna elettorale quando il Pd ha
chiesto addirittura il voto palese per
mandare senza indugio in carcere Genovese. Mostrarsi iper-giustizialisti per
non dare spazio al giustizialismo: un
autentico paradosso, in cui il garantismo scompare, o appare una debolezza,
un cedimento, addirittura una formula
retorica per difendere ladri e mascalzoni.
Quindi sull’immunità dei futuri senatori, la riforma si incarta. Parte la caccia al colpevole. Si denunciano i responsabili al pubblico ludibrio, si scaricano le colpe, sempre che di colpe si
tratti. Chi cavalca il furore popolare grida alla complicità. Chi non vorrebbe suscitare polemiche, ed è pure in imbarazzo, perché sente che una parte del
proprio partito ha intrecciato equivoche frequentazioni con il mondo del
malaffare, delle tangenti, degli appalti
pilotati. Mai che si avvii una riflessione
seria sulle conseguenze dell’abolizione
di quell’articolo della Costituzione che
non fu un gesto di follia dei padri costituenti, ma affondava la sua ratio nella
necessità di un equilibrio dei poteri. Si
deplora giustamente l’abuso che i partiti hanno fatto nel corso degli anni e dei
Il rito
Per non contrastare il sentimento
popolare ogni richiesta di arresto
per un parlamentare
diventa un rito autosacrificale
Gli errori
Si deplora l’uso strumentale dello
scudo fatto dai partiti, ma non si
tiene in conto che a sbagliare
potrebbe essere la magistratura
Pd Francantonio
Genovese, 45
anni, figlio di
Luigi Genovese
(senatore dal
1972 al 1994)
e nipote del più
volte ministro
Nino Gullotti:
a maggio il Pd
ha votato per
la sua richiesta
d’arresto
decenni dell’immunità garantita dalla
Costituzione, offrendo uno spettacolo
di sostanziale impunità della politica
nei confronti di qualsivoglia indagine
giudiziaria. Ma non si tiene minimamente conto che l’abuso potrebbe venire anche da una
magistratura liberata da ogni vincolo e da ogni argine.
Il bilanciamento
dei poteri prevede
a p p u n to c h e s i
possa abusare di
un potere e che solo compensandolo
con una regola che
ne limiti l’esercizio arbitrario si possa conservare un ragionevole equilibrio. Ma le furiose polemiche che si sono scatenate sull’eventualità che i componenti del nuovo Senato possano godere delle tutele dei
“colleghi” deputati dimostrano che la
retorica della Seconda Repubblica non è
affatto sepolta. Oggi si tratta di capire se
le sirene dell’indignazione permanente
saranno capaci di imprigionare i partiti,
e segnatamente il Pd, intenzionati a
uscire dalle prigioni ideologiche di
questi anni. Oppure se la rottamazione
culturale del giustizialismo si è avviata,
sia pure tra molte difficoltà e contraddizioni. L’importante è che non si arrivi
all’ennesima soluzione pasticciata: un
mostro con la veste di Arlecchino, pur
di non scegliere.
Pierluigi Battista
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Primo Piano
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
» Approfondimenti
L’analisi della Ragioneria generale dello Stato
COSTI DEL PERSONALE E FARMACI
I RISPARMI DELLE REGIONI SULLA SANITÀ
Primi risultati del contenimento della spesa. La voragine delle aree a statuto speciale
ROMA — La sanità italiana chiude il 2013 con un disavanzo di 1,86
miliardi e un calo della spesa corrente dell’1% pari a poco più di 109
miliardi, pari al 7% del Pil (Prodotto
interno lordo) accreditando una decrescita media negli ultimi quattro
anni dello 0,4%. Il contenimento
della dinamica riguarda tutte le
componenti, soprattutto la spesa
per il personale dipendente e per la
farmaceutica convenzionata.
È il quadro tracciato dall’analisi
della Ragioneria generale dello Stato
per il 2013 sugli enti che producono
servizi sanitari controllati dalle Regioni e ricompresi nei rispettivi Servizi sanitari regionali: le Asl, le
Aziende ospedaliere, gli Irccs e i Policlinici universitari. Se poi si allarga
lo sguardo alla spesa sanitaria degli
enti locali e di altri enti, quali, ad
esempio, la Croce Rossa Italiana, il
calo del 2013 si riduce allo 0,3% e
quello degli ultimi quattro anni arriva all’1%.
Il giudizio della Ragioneria
Mentre il nuovo patto per la Salute arriva in Parlamento mercoledì
prossimo, con l’audizione in commissione Affari sociali della Camera,
del ministro Beatrice Lorenzin che
dovrà illustrare lo stato di avanzamento con le Regioni, la Ragioneria
intanto segnala il buon risultato del
«potenziamento degli strumenti di
analisi e di controllo della spesa sanitaria» che si è tradotto nel rafforzamento degli «strumenti di previsione sempre più efficaci» ai fini
della programmazione finanziaria.
Tant’è che nell’ultimo quinquennio
«i livelli di spesa effettivamente registrati a consuntivo sono risultati
costantemente contenuti nell’ambito di quanto programmato». Il progresso fa dire alla Ragioneria che «il
settore sanitario contribuisce positivamente al contenimento della dinamica della spesa pubblica».
Certo, l’andamento è ancora disomogeneo: nel 2013, il 47% circa
del disavanzo sanitario complessivo
è generato da Regioni e Province autonome. La riduzione della spesa si
registra principalmente nelle Regioni sottoposte a piano di rientro (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Calabria e Sicilia) e in quelle con piano
di rientro «leggero» (Piemonte e
Puglia). Le prime nel periodo 20102013 hanno ridotto la spesa in media dell’1% annuo, mentre le seconde dell’1,2% medio annuo. Le Regioni non in piano di rientro (Lombard i a , Ve n e to , L i g u r i a , E m i l i a
Romagna, Toscana, Umbria, Marche
e Basilicata) hanno registrato un
leggero incremento, pari allo 0,1%,
mentre le Regioni e le Province a
statuto autonomo, che provvedono
direttamente al finanziamento dell’assistenza sanitaria senza onere a
carico dello Stato (Val d’Aosta, Friuli
Venezia Giulia, Sardegna, Trento e
Bolzano), evidenziano un incremento medio annuo dello 0,7%.
In generale la spesa per il personale passa da un incremento medio
annuo del 2,4% nel periodo 20062010 a una riduzione dell’1,4% nel
periodo 2010-2013. Il suo peso percentuale sulla spesa sanitaria totale,
passa dal 33,2% nel 2010 al 32,2%
nel 2013. Nel contenimento della dinamica per il personale hanno influito la riconferma del blocco del
Le cifre
Regioni a autonome
Le Regioni autonome passano da
un incremento medio annuo del 5%
nel periodo 2006-2010 ad un incremento medio annuo dello 0,7% nel
periodo 2010-2013. Il peso della
spesa per il personale sulla corrispondente spesa sanitaria regionale
turn over per le Regioni sotto piano
di rientro (totale o parziale), il blocco delle procedure contrattuali per il
periodo 2010-2012 e il congelamento dei livelli retributivi a quelli vigenti nell’anno 2010, fatto salvo il
riconoscimento dell’indennità di
vacanza contrattuale.
Var% 2002-2006
Var% 2006-2010
Var% 2010-2013
La spesa sanitaria in Italia
VALLE D’AOSTA
6,5
LOMBARDIA
4,8
3,2
P.A. DI TRENTO
4,6
3,8
P.A. DI BOLZANO
5
FRIULI VENEZIA GIULIA
4,6 5,3
4,3
1,9
1,4
0,8
0,7
0,5
-0,8
VENETO
5,8
PIEMONTE
6,3
MARCHE
4,7
3,4
2,8
3,2
-0,2
-1,2
-0,8
UMBRIA
5,3
ABRUZZO
4,9
2,7
LIGURIA
5,3
EMILIA ROMAGNA
5,6
3,7
2,3
-0,2
0,7
MOLISE
7,1
-1,3
LAZIO
9,4
2,9
CAMPANIA
5,1
3,4
-0,7
3,7
-1,5
Regioni non sotto piano di rientro
Regioni sotto piano di rientro
Regioni sotto piano di rientro leggero
Regioni autonome
5,8
SICILIA*
6,8
0,7
2,8
-0,4
-1,5
-1,3
SARDEGNA
4,5 4,4
ITALIA
-0,7
PUGLIA
5,5
2,1
1,2
0,3
BASILICATA
5,8
CALABRIA
4,2
3,5
3,8
0
*Regioni autonome: ricomprende le Regioni a statuto speciale e Province autonome
che provvedono direttamente al finanziamento dell’assistenza sanitaria sul loro territorio
senza alcun onere a carico del bilancio dello Stato: Valle d’Aosta, Provincia Autonoma
di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, cui si aggiunge
la Sardegna che ha acquisito tale status a partire dall’anno 2010
In Aula
Mercoledì in Parlamento
il ministro Lorenzin
illustrerà le cifre del nuovo
patto per la Salute
1,4
0
TOSCANA
5,5
nell’anno 2013 si mantiene stabile al
valore registrato nell’anno 2010
(39,6%).
Sempre con riguardo alla spesa
corrente, quella per i prodotti farmaceutici passa da un incremento
medio annuo del 12,6% nel periodo
2006-2010 a un incremento medio
annuo del 3,8% nel 2010-2013. Anche se il peso della spesa di questi
prodotti su quella sanitaria totale
passa dal 6,7% nel 2010 al 7,6% nel
2013. Nelle Regioni autonome il calo è sensibile: da un incremento medio annuo del 14,6% nel periodo
2006-2010 si passa a un aumento
del 2,2%.
Anche l’esborso per altri beni e
servizi passa da un +3% a un +0,9% .
Relativamente alle Regioni autonome, il tasso di crescita medio è del
2,5% nel periodo 2010-2013. La medicina di base passa da un incremento medio annuo del 2,5% nel
periodo 2006-2010 a un +0,3% nel
2010-2013. La sostanziale stabilità
di tale voce è dovuta soprattutto al
blocco del rinnovo delle convenzioni di medicina di base e al congelamento dei livelli retributivi a quelli
in vigore nell’anno 2010, in analogia
a quanto previsto per il personale
dipendente. Anche nelle Regioni
autonome si assiste a un dimezzamento dell’incremento di questa
spesa. Infine la farmaceutica con-
-1,4
-1
Fonte: Ragioneria generale dello Stato CORRIERE DELLA SERA
venzionata, che passa da una riduzione media annua del 3,1% nel periodo 2006-2010 a una riduzione
media annua del 7,7% nel periodo
2010-2013. Mentre per le Regioni
autonome la riduzione è da -1,3% a
-5,6%.
Bilanci e previsioni
Quanto ai risultati delle Regioni,
nell’ultima riunione del Tavolo di
monitoraggio dell’aprile scorso,
Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche hanno riportato risultati di esercizio positivi per il 2013. I disavanzi di Liguria e Basilicata sono stati coperti con
risorse regionali. Ancora in «rosso»
le Regioni in piano di rientro «leggero»: Piemonte (-41 milioni) e Puglia (-39). Tra quelle in piano di
rientro, va registrato l’avanzo di
Abruzzo (341 milioni) e Campania
(6 milioni), restano indietro il Lazio
(-700 milioni), la Sicilia (-102), il
Molise (-51), la Calabria (-30).
La cura funziona, almeno per i bilanci. Spesso a spese dei cittadini,
che pagano i disavanzi con aumenti
di tasse e di ticket o vedono i servizi
ridursi. La previsione di spesa per il
2014 è in crescita del 2%.
Antonella Baccaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intervista Pierluigi Tosi, direttore dell’Azienda ospedaliera universitaria di Siena
«Così riduciamo gli sprechi fabbricandoci le medicine da soli»
MILANO — Tutta colpa degli ecocardiogrammi
del venerdì. Quand’era direttore sanitario dell’Asl di
Firenze, Pierluigi Tosi, 63 anni, aveva un tarlo in testa: com’è possibile che in due ospedali che seguono
i medesimi protocolli operativi ci sia una differenza
di due giorni nella degenza dei pazienti (7 contro 9),
con relativi inutili costi? Dalla risposta all’interrogativo si trae una morale: in sanità spesso gli sprechi
vanno di pari passo con una cattiva assistenza al
malato. «Al contrario, una riduzione delle spese può
portare anche a un miglioramento delle cure», spiega Tosi, oggi alla guida dell’Azienda ospedaliera
universitaria di Siena, 670 posti letto: «Qui stiamo
tentando di realizzare una spending review virtuosa». L’obiettivo? «Curare più malati, con meno soldi».
Insomma: da cosa dipendeva la differenza di
due giorni nei ricoveri?
«Per capirlo ci ho messo quasi un anno. In tutti e
Manager
Pierluigi Tosi,
63 anni, è alla guida
dell’Azienda ospedaliera
universitaria di Siena
che conta 670 posti letto
due gli ospedali venivano eseguiti 18 ecocardiogrammi alla settimana. Ma in uno, gli esami erano
spalmati su tutti i giorni; nell’altro, programmati
solo il venerdì e il paziente restava bloccato inutilmente in ospedale fino a lunedì (nel fine settimana
non ci sono dimissioni)».
Perché è utile quest’esempio?
«Fa capire come una banalità può trasformarsi in
inefficienza (un posto letto costa in soldi pubblici
tra i 600 e gli 800 euro al giorno, ndr). Quante disfunzioni simili — e costosissime — ci sono in tutti
gli ospedali?».
Quali misure di risparmio state adottando a
Siena (il bilancio è di 300 milioni)? Servono casi
concreti.
«La durata dei ricoveri nel reparto di Medicina si
è ridotta del 25%. Uno dei provvedimenti centrali è
stato quello di programmare gli esami dei ricoverati
in base ai giorni di degenza previsti per una certa
patologia. Se un malato deve restare 5 giorni in
ospedale e un altro 10, gli accertamenti devono essere fissati di conseguenza».
Altri risultati raggiunti?
«I dimessi entro le 4 ore dal Pronto soccorso sono
aumentati del 5% per i codici gialli e del 9% per i verdi».
❜❜
I tempi degli esami
È fondamentale programmare
gli esami dei pazienti in base
ai giorni di degenza previsti
per una certa patologia
In che modo?
«Con la riorganizzazione degli ambulatori e la redistribuzione dei carichi di lavoro. In Pronto soccorso uno dei medici più richiesti è l’ortopedico: gli
ambulatori di ortopedia devono essere, dunque, vicini all’Emergenza—Urgenza e non dall’altra parte
dell’ospedale. Abbiamo avuto una riduzione di 40
minuti in media sui tempi di dimissione di ciascun
paziente ortopedico».
E i progetti di tagli fuori dalla corsia?
«Uno dei più significativi è la preparazione di farmaci antiblastici nella farmacia aziendale. Le fiale in
commercio normalmente sono di 100 ml. Per un paziente ne usiamo 80? Vuol dire che, confezionando i
farmaci su misura ed evitando di buttare via ogni
volta 20 ml, ogni 4 malati ne curiamo uno gratis».
Simona Ravizza
SimonaRavizza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
italia: 51575551575557
7
Primo Piano
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
» Dossier
Lotta all’evasione fiscale
MULTE, IRREGOLARITÀ E ACCERTAMENTI
IL FISCO DEVE RISCUOTERE 620 MILIARDI
Il calendario
Le verifiche dell’Agenzia delle Entrate e i magri bottini di Equitalia
I numeri
dell’evasione
Redditi nascosti al fisco (in miliardi)
39
40
36,8
Detrazioni e Cud
730 a casa
ecco le scadenze
Evasori totali
(dati in euro)
620
2013
30
24,4
miliardi
i crediti da riscuotere
in carico a Equitalia
(al 31 dicembre 2013)
23,2
22,3
In vista del 730 precompilato,
annunciato dal governo per il
2015, ecco un calendario delle
principali scadenze che scandirà la
vita dei contribuenti:
i dati su interessi e oneri accessori
dei mutui, premi assicurativi,
contributi previdenziali e
assistenziali e fondi pensione
vanno trasmessi all’Agenzia delle
Entrate entro il 28 febbraio. Entro
il 7 marzo invece i sostituti
d’imposta devono inviare per via
telematica i Cud di ogni
contribuente di cui hanno la
posizione fiscale
8.315
22,2
22,0
21,4
20
10
7,5
2012
miliardi
8.617
0
i crediti riscossi
annualmente
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Evasione
accertata
Pagamenti spontanei
evasione accertata
Riscossioni complessive
Equitalia
miliardi
(€ miliardi)
(€ miliardi)
(€ miliardi)
dei crediti è originato
dalla Liquidazione
delle dichiarazioni
2007
170
Si tratta di 40 milioni di partite
creditorie (dal 2000 al 2013), il 60% di
ammontare sotto i 1.000 euro, le partite
sopra i 500 mila euro invece sono
poche migliaia
2008
14,2
2007
20,1
2009
2008
25,9
350
2011
dei crediti è originato
da Accertamento
2012
Si tratta di circa 5 milioni dipartite
(dal 2000 al 2013)
2006
2,5
2009
4,2
2010
4,6
5
2007
6,7
2008
7
2009
27,4
2010
miliardi
1,9
2013
SEGUE DALLA PRIMA
Dentro quella incredibile montagna
c’è di tutto, compresi gli 80 miliardi dovuti all’Inps e una quindicina di miliardi
di multe e tasse comunali non pagate.
Soprattutto, ci sono 500 miliardi di crediti dell’Agenzia delle Entrate: dei quali
almeno 350 rappresenterebbero l’evasione fiscale vera e propria accertata.
Una cifra mostruosa, che va considerata ovviamente al lordo degli errori, accumulatasi a partire dal 2000 a un ritmo
di una cinquantina di miliardi l’anno,
salita a 75 nella media degli ultimi tre,
perché la società creata nove anni fa non
riesce a incassarne che una frazione. Il
dieci per cento, sì e no. Al punto che
questo è diventato il problema più grosso del Fisco italiano. Continuando a
questo ritmo, nel 2018 i crediti fiscali
potrebbero raggiungere la somma
astronomica di 950 miliardi.
Stop alle banche, nasce Equitalia
Ma facciamo un passo indietro. Un
tempo il recupero delle imposte non pagate era affidato ai concessionari privati,
quasi sempre di emanazione bancaria.
Come la cronaca si è incaricata di dimostrare, era un autentico disastro. Riscuotevano soprattutto il loro aggio, e
qualcuno faceva sparire anche i soldi
destinati al Fisco. Così nel 2005 si decise
di fare una società pubblica, Riscossione
spa (che sarebbe poi stata ribattezzata
Equitalia). Azionisti, l’Agenzia delle Entrate e l’Inps. Sembrava l’uovo di Colombo. Ma pieno di zavorra. Intanto i dipendenti: Equitalia dovette assorbire quelli
delle ex concessionarie, dove le banche
proprietarie non avevano di sicuro collocato il personale migliore. Ritrovandosi sul groppone 8.240 buste paga. Poi
le regole: privatistiche per il conto economico della società, pubbliche per la
riscossione. Non solo. La legge gli aveva
consegnato poteri enormi nei confronti
dei piccoli debitori, come le ganasce alle
auto e l’ipoteca immobiliare, ma assolutamente inadeguati a incassare dai
grandi evasori, anche se scoperti con le
mani nel sacco. Se sia stata una scelta
deliberata o soltanto una serie di tragici
30
27,8
24
2010
8,9
2011
8,6
5,5
2012
5,4
2012
7,5
2013
5,6
2013
7,4
pre in fondo al mucchio. Tanto più che
gran parte del personale non ha neppure le competenze necessarie per scovare
il malloppo sottratto all’Erario.
Tra piccoli e grandi evasori
I numeri sono sotto gli occhi di tutti.
Mentre a partire dal 2007 gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate decollavano, e il ricavo della lotta all’evasione
con i pagamenti «spontanei» direttamente alla medesima Agenzia salivano
da 1,9 ai 5,6 miliardi del 2013, gli incassi
di Equitalia crescevano a un ritmo medio decisamente inferiore: 2 miliardi e
mezzo l’anno. Grazie solo agli introiti
delle partite di importo più modesto. La
dimostrazione sta nei numeri. La riscossione per conto dei Comuni ha sfiorato il
40%, quella delle cartelle Inps il 20% e
quella dei crediti fiscali appena il 6%. E
di questo 6%, la quasi totalità riguarda il
recupero di tasse già dichiarate dai contribuenti. Restano l’evasione fiscale vera
e propria accertata a partire dal 2000,
dove non si arriva neppure al 3%. Dieci
miliardi su 350, che hanno riguardato
anche in questo caso prevalentemente le
partite minori.
Risultato: piccoli debitori imbufaliti,
l’immagine di Equitalia ammaccata,
grandi evasori al sicuro. Di più. La cattiva fama che circonda la società ha indotto i politici a ridurne sempre più i poteri.
Dunque il tetto minimo di 20 mila euro
alle ipoteche, i limiti alla pignorabilità
dei beni e dei salari nonché alle ganasce,
il divieto all’esecuzione forzata sulla prima casa, la moltiplicazione delle notifiche, le facilitazioni concesse al debitore
nella sospensione della riscossione. Con
la conseguenza di ridurre i già magri incassi di Equitalia di un miliardo l’anno.
Come si è arrivati a questo è stato in
parte già spiegato. Pressata dall’esigenza
di far tornare i conti aziendali, Equitalia
riscuoteva dov’era più facile incassare
facendo la voce grossa con le ganasce e
le ipoteche. Anche perché l’obbligatorietà della riscossione coattiva per tutte
le pratiche, indipendentemente dall’ammontare, faceva sì che la burocrazia
divorasse tutte le energie relegando le
posizioni più difficili da aggredire sem-
Più poteri all’Agenzia?
È stato calcolato che l’80% dell’evasione accertata dall’Agenzia e affidata per il
recupero a Equitalia fa capo a soggetti
falliti o presunti nullatenenti. Innumerevoli sono i casi in cui i beni finiti nel
mirino del Fisco magicamente passano
di mano. Inutile scovare gli evasori se
poi non si intascano i soldi. Ragion per
cui servirebbero un know how investigativo e poteri coercitivi assai diversi.
Così c’è chi ha ipotizzato di affidare i
dossier più scottanti all’Agenzia delle
Entrate che può mettere in moto la
Guardia di Finanza per inseguire le tracce del denaro. Intervenendo magari anche su certe regole della riscossione co-
❜❜
L’Agenzia delle
Entrale ha 500
miliardi di crediti,
350 di evasione
vera e propria
❜❜
7,7
2011
errori lo dirà la storia. Sappiamo però
che in tutti questi anni nessun governo
ha mosso un dito per cambiare l’andazzo.
Gli incassi di
Equitalia si
fermano ad
appena 2,5
miliardi all’anno
La dichiarazione
Al contribuente
entro il 15 aprile
CORRIERE DELLA SERA
8
Dopo aver incrociato i dati già in
suo possesso con quelli ricevuti
per detrazioni e deduzioni,
l’Agenzia delle Entrate deve
mettere a disposizione del
contribuente il modello 730
precompilato. Per farlo sono
previste diverse modalità: il
contribuente può consultare il
730 per via telematica,
richiederlo al proprio sostituto
d’imposta, ai centri di assistenza
fiscale o al professionista
(commercialisti o Caf) che
amministra la sua posizione
fiscale
attiva, finora fallimentari.
La partita delle nomine
La morale? Diciamo pure che quei 620
miliardi non si potranno prendere proprio tutti. Ma anche se riuscissimo a recuperarne un decimo, ci pensate?
Tutta materia per il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, come pure per
il nuovo direttore dell’Agenzia: Rossella
Orlandi, toscana di Empoli, stimata direttrice delle Entrate in Piemonte che ha
subito promesso guerra ai grandi evasori. Prima donna a ricoprire un incarico
tanto importante è stata nominata da
Matteo Renzi al vertice operativo del Fisco con la benedizione dell’ex ministro
delle Finanze Vincenzo Visco, al termine
di una vicenda che non ha precedenti.
Perché la scelta di Padoan, che ha il potere di proporre il nome al Consiglio dei
ministri, era caduta invece sul numero
due di Attilio Befera: Marco Di Capua, ex
finanziere, corresponsabile di una gestione dell’Agenzia che aveva portato a
quei risultati in termini di accertamenti.
La proposta era stata regolarmente formalizzata e si attendeva soltanto la ratifica del decreto da parte di Palazzo Chigi.
Ma non era stata messa nel conto la freccia al curaro che ha colpito Di Capua sul
più bello: quando alcuni giornali lo hanno qualificato come tremontiano nonché amico di Marco Milanese, ex deputato del Pdl sotto inchiesta per corruzione e già braccio destro di Giulio Tremonti. Amicizia fatale, ancorché tutta da
dimostrare. Fatale almeno quanto questa dichiarazione pubblica dell’ancora
influente Visco: «Un governo di destra
ha organizzato l’amministrazione finanziaria più repressiva. Non a caso ci
sono tutti questi ufficiali della Guardia
di Finanza». Di Capua, appunto. D’obbligo ricordare che pure Luigi Magistro,
attuale capo di dogane-monopoli ed ex
collega di Di Capua e di Rossella Orlandi,
fresco di nomina nel consiglio di amministrazione di Equitalia con la prospettiva di assumerne la presidenza in vista
della sua riorganizzazione, viene dalle
Fiamme Gialle.
Sergio Rizzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La consegna
Alle Entrate entro
il 7 luglio
Tutti i modelli 730, non solo
quelli precompilati, vanno
presentati al sostituto d’imposta,
a un Caf-dipendenti o a un
professionista abilitato entro il 7
luglio. In alternativa il
contribuente può inviare per via
telematica direttamente alle
Entrate il proprio 730
precompilato, con o senza
modifiche.
Entro la stessa data il Caf, il
sostituto d’imposta e i
professionisti abilitati devono
inviare a loro volta per via
telematica le dichiarazioni
L’ultimo passaggio
Un mese per la
consegna finale
Dopo tutti i passaggi previsti dal
decreto legislativo appena varato
dal governo e aver inviato le
dichiarazioni all’Agenzia delle
Entrate, i sostituti d’imposta, i
centri di assistenza fiscale e i
professionisti abilitati hanno altri
30 giorni per consegnare al
contribuente la copia definitiva del
modello 730 che hanno elaborato e
il relativo prospetto di
liquidazione.
È questo l’ultimo adempimento
previsto che chiude l’iter del
modello 730 precompilato
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
9
Pagamenti I controlli
Professionisti, Pos (quasi) obbligatorio
Da fine mese in vigore la norma, ma dipende dal contratto con il cliente
Le novità su incassi e verifiche fiscali
I pagamenti tracciabili
oltre mille euro
La fattura elettronica
per gli uffici pubblici
Il nuovo spesometro
Il redditometro incrocerà
per 5 milioni di partite Iva spese e dichiarazioni
Dal 30 giugno l’onorario del professionista
oltre i mille euro dovrà essere pagato con
assegno, bonifico o carte di debito, che però
impongono la disponibilità di un Pos
Risale al maggio 2013 il provvedimento
che impone alle imprese l’obbligo
di emettere fattura elettronica verso
la Pubblica amministrazione
È la comunicazione che i 5 milioni di soggetti
muniti di partita Iva devono comunicare
all’Agenzia delle Entrate, che userà i dati per
verificare la fedeltà fiscale del contribuente
ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA
È complementare allo spesometro: utilizza i
dati delle spese sostenute dai contribuenti
e li incrocia con gli altri in possesso del
Fisco per verificarne la congruità
MILANO — Dal 30 giugno
se andate a pagare l’onorario
di un professionista ricordatevi di portare il libretto d’assegni, il bancomat o la carta di
credito. Questo vale, naturalmente per le cifre superiori ai
mille euro, la soglia massima
indicata nella legge antiriciclaggio. Ma andiamo con ordine. Nel decreto legge 179
del 2012 è contenuta una norma (all’articolo 15) che chiede che il pagamento degli
onorari dei professionisti sia
tracciabile, quindi con assegno, bonifico bancario o moneta elettronica. La ratio che
sta alle spalle di questa norma
è evidente: si cerca di rendere
il più possibile tracciabile, a
fini fiscali, i pagamenti verso i
liberi professionisti.
La disposizione è stata subito tradotta come l’entrata in
vigore dell’obbligatorietà del
Pos negli studi professionali.
La riforma
Statali, decreto
ancora al Colle
per la firma
Cresce la probabilità che la
firma del presidente
Giorgio Napolitano sul
decreto di riforma della
Pubblica amministrazione,
annunciata dal ministro
Marianna Madia al
massimo per domani,
possa invece arrivare più in
là, almeno a metà
settimana. Il governo
sarebbe ancora al lavoro
sui testi dopo i rilievi del
Quirinale sul
provvedimento all’inizio
unico e ora diviso in due.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ma il Pos, quella macchinetta
che permette il pagamento
tramite bancomat e carta di
credito, ha un costo (che si
abbatte solo quando le operazioni abbiano raggiunto importanti flussi di denaro) e
questo ha scatenato immediate e vibranti proteste da
parte di tutto il mondo professionale che ha interpretato
la mossa come un ennesimo
balzello, un costo per i professionisti nel momento di crisi
più profonda mai vissuta nel
dopoguerra.
«Sarebbe stato un ulteriore
regalo alle banche —ricorda
Leopoldo Freyrie, presidente
del Consiglio nazionale degli
architetti — oltre che un’ inutile vessazione che avrebbe
costretto i professionisti a sostenere i costi di attivazione,
installazione e di utilizzo.
Senza tener conto, inoltre,
che vi è la possibilità di ricor-
La Guardia di Finanza Le penali scattano oltre 4 mila euro
Asili nido e mense scolastiche
Maximulte per l’Isee sbagliato
ROMA — Incassavano bonus per mandare i figli all’asilo nido, avevano sconti per l’acquisto di
libri e riduzioni per la mensa scolastica, ma non
ne avevano diritto. Sono 3.435 i «falsi poveri» autori di truffe scoperte dalla Guardia di Finanza.
Per non parlare delle agevolazioni sotto forma di
borse di studio, servizi socio-sanitari domiciliari
e per i servizi di pubblica utilità, cioè luce, gas e
trasporti. Complessivamente sono stati diecimila, secondo le Fiamme Gialle, i cittadini che hanno percepito nel 2013 aiuti fiscali irregolari.
Secondo i calcoli elaborati dal Lef, l’associazione per la legalità e l’equità fiscale, i «furbetti» non
versavano nella casse dello Stato e dei Comuni di
residenza ogni anno circa 2 miliardi di euro. Gli
errori nella dichiarazione Isee (Indicatore della
situazione economica equivalente), quasi sempre elaborate dai Centri di assistenza fiscale (Caf),
hanno prodotto per i contribuenti maxi multe
comprese tra 5.164 e 25.822 euro. Molti cittadini,
però, denunciano la pesantezza delle sanzioni
che giudicano sproporzionate a fronte di quella
che ritengono una loro sostanziale buona fede:
«Devo pagare 7 mila euro per un errore del Caf,
che non ha conteggiato tutte le voci di reddito. Io
ho presentato tutti i documenti che mi hanno
chiesto e ora non so come fare», scrive un contribuente allegando il suo verbale da 6.978 euro.
D’altra parte, però, diverse amministrazioni
comunali segnalano l’aumento di casi che riguardano genitori separati per finta, che presentano
un solo reddito, anche se vivono sotto lo stesso
tetto, per poter poi pagare il minimo sulla retta di
asili nido. Altri risultano come genitori che dichiarano redditi palesemente inferiori a quelli reali. Complessivamente, denunciano gli enti locali
interpellati, in media, un terzo dei contributi ero-
gati è frutto di dichiarazioni false o comunque
fuorilegge. Le Fiamme Gialle ormai da anni effettuano questo tipo di controlli in maniera costante
anche dopo avere stipulato protocolli d’intesa
con i singoli Comuni: dal monitoraggio sui beneficiari delle prestazioni, a carico del bilancio pubblico, sono emerse migliaia di situazioni irregolari. Se le somme indebitamente percepite sono
inferiori a 3.999,96 euro, si applica la sanzione
amministrativa e non quella penale. Multa che
comunque non può essere superiore al triplo del
beneficio consentito: in sostanza, si fa la differenza tra l’importo da versare e quello effettivamente versato e si moltiplica per tre. Quindi
Caf nel mirino
se si sono pagati mille
euro in meno rispetto a
Non è in regola
quanto dovuto, la sancirca un terzo
zione ammonta a 3 midelle dichiarazioni la euro.
elaborate dai Caf
Una situazione preoccupante è emersa in
Liguria: i controlli a
tappeto fatti dal nucleo Equità fiscale del Comune di Genova nel 2013 hanno portato a trovare irregolarità sulle dichiarazioni Isee delle famiglie
nel 52% dei casi analizzati negli asili nido e nel
20% delle verifiche eseguite nelle scuole dell’infanzia. Intanto i finanzieri prendono in considerazione una gamma più ampia di tipologie di
reddito, ma la guerra ai finti poveri si sposta in
banca. Per combattere la piaga di chi sfrutta le
prestazioni agevolate senza averne diritto, il nuovo Isee attingerà anche alle informazioni sui risparmi nei conti correnti.
Francesco Di Frischia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
rere — per la tracciabilità del
pagamento — ad altri strumenti come il bonifico bancario, le carte di debito o di credito virtuali che, invece, non
implicano nuovi oneri per il
professionista».
Proprio qui sta la chiave
della “vittoria” ottenuta dalle
professioni: perché concentrarsi proprio sul «costoso
Pos» se l’obiettivo è soprattutto quello della tracciabilità
ai fini fiscali? A schierarsi a fa-
vore della moneta elettronica
è l’Antitrust che sottolinea
come «le norme che obbligano ad usare il Pagobancomat
non sono una restrizione della concorrenza e che risultano
Nessuna sanzione
Sono al momento
escluse multe in assenza
della «macchinetta»
in linea con quanto più volte
sostenuto dall’Autorità in
merito alle necessità di favorire la diffusione di un numero più ampio possibile di sistemi di pagamento». Nell’occasione l’Authority ha anche ricordato, inoltre, gli
interventi del medesimo Antitrust per far scendere i costi
delle commissioni bancarie.
Anche il Consiglio nazionale forense si è fatto portavoce dei “mal di pancia” degli
avvocati arrivando fino a
un’interrogazione parlamentare per avere una risposta diretta da parte del governo. E la
risposta non si è fatta attendere da parte di Enrico Zanetti, sottosegretario al ministero dell’Economia: «Per quanto riguarda la circolare interp r e t a t i va d e l Co n s i g l i o
nazionale forense, ugualmente citata nell’interrogazione, essa interpreterebbe la
normativa nel senso di introdurre un onere, piuttosto che
un obbligo giuridico, il cui
campo di applicazione sarebbe limitato ai casi nei quali sarebbero i clienti a richiedere
al professionista la forma di
pagamento tramite carta di
debito. In tal senso, sembra in
effetti deporre il fatto che non
risulta associata alcuna sanzione a carico dei professionisti che non dovessero predisporre della necessaria strumentazione a garanzia dei pagamenti effettuabili con
moneta elettronica».
In parole povere, tutto dipenderà dal contratto che
verrà stipulato tra professionista e cliente: se quest’ultimo vorrà pagare con carta di
credito, la sua richiesta dovrà
essere scritta in calce nel contratto. Altrimenti si potrà pagare con assegno o bonifico
bancario, a meno che la cifra
non sia inferiore ai mille euro,
in quel caso verranno “sdoganati” anche i contanti. Scommettiamo che a risultare “vincenti” saranno ancora una
volta i contanti?
Isidoro Trovato
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10 Primo Piano
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
Il delitto di Brembate
Bossetti in cella non chiede nulla
«Voglio solo vedere i miei figli»
La tappe e i personaggi
italia: 51575551575557
26 novembre 2010
La scomparsa della ragazzina
Ma il colloquio con i familiari è ancora in forse
DAL NOSTRO INVIATO
BERGAMO — Se ne sta preferibilmente in piedi, dentro
una maglietta troppo larga e
non sua, con le maniche tagliate all’altezza delle ascelle;
poi indossa gli stessi pantaloni dell’arresto e calza un paio
di ciabatte; ha le mani unite e
le braccia poggiate sulla porta
di sbarre della cella come se
fosse affacciato dal balcone di
casa. «Voglio tornare dai miei
figli. Io sono proprio la persona sbagliata».
Il detenuto Massimo Giuseppe Bossetti a destra vede il
doppio cancello d’ingresso del
reparto d’isolamento, sulla sinistra intravede l’angolo di
un’altra cella, mentre davanti
ha soltanto il muro. Quando si
volta e rapidamente inquadra
i suoi due metri per tre, può
osservare, sotto la piccola finestra, il letto di legno stretto
e lungo che sempre provvede
a rifare, la credenza fissata alla
parete color marrone chiaro e
ancora vuota, il pavimento
subito liberato dalle briciole
del pranzo servito in un piatto
di plastica rimasto sul tavolino. Non ci sono giornali, fotografie, lettere, volumi di codice penale, libri di svago della
ricca biblioteca del carcere;
non ci sono piccoli giocattoli
donati dai suoi bambini; non
ci sono scarpe e vestiti in più.
Lui non ha chiesto nulla. Forse
Bossetti non vuol lasciare
tracce né prendere possesso
del suo nuovo spazio. Ridice,
ormai con stanchezza, che è
innocente. Conta i minuti che
mancano all’incontro con la
moglie Marita, se mai ce ne
sarà uno.
Eccole, le giornate del pre-
Il malore
Il detenuto ha accusato
una lieve tachicardia
L’allarme è rientrato
dopo le prime cure
Il comportamento
Tiene in ordine la cella,
pulisce con grande cura
Saluta e sorride
a tutti gli agenti
sunto assassino nel carcere di
Bergamo, in via Monte Gleno,
un buon carcere secondo tutti
gli ultimi report; trecento i detenuti ospitati, una recente ristrutturazione che ha risolto
noie di umidità e acqua fredda
nelle docce. Manca la doccia
nella cella di Bossetti ma lui
non ha protestato. Infatti tace,
dunque figurarsi se ha sbraitato e attirato attenzioni supplementari. Per ora non ci sarebbero state note negative da
parte delle guardie penitenziarie e da medici e psicologi
che hanno incontrato il presunto assassino. Nelle ultime
ore ci sarebbe stato un lavoro
supplementare per i dottori, a
causa di una tachicardia del
detenuto, il quale per una
manciata di secondi si è spa-
A Brembate Sopra (Bergamo) scompare Yara Gambirasio (foto), studentessa di 13 anni: era
uscita di casa alle 17.30 per andare alla palestra vicino casa. Yara praticava la ginnastica ritmica a buon livello. Ultimo segno in vita della ragazzina: un sms spedito a una amica alle 18.45
ventato e ha chiesto aiuto. Allarme presto rientrato. Nessun ricorso al personale del
118 anche perché il carcere dispone di un presidio interno.
Eccezion fatta per l’episodio
sanitario, fonti dell’istituto
confermano la generale tenuta
di Bossetti. Ha rimodulato sul
carcere la regolarità che aveva
fuori, con giornate da passista, identici orari, identiche
tratte, identiche abitudini, come confermato dalle decine di
persone sentite in questi giorni dal Corriere a Mapello tra
parenti, vicini e compaesani.
Era una geografia ridotta: casa, cantiere, parrocchia di via
Botta. Nessuna uscita infrasettimanale, magari per una
pizza con amici; nessun hobby, vizio, segreto. E in carcere
Bossetti dorme il giusto, si alza tra le sei e le sette, fa colazione, si concede qualche rapido esercizio fisico, si siede
sul letto, sorride alle guardie
penitenziarie che passano per
sorvegliare il reparto. È un
sorriso, questa la definizione,
«sereno»: non un ghigno diabolico, non una smorfia forzata. Bossetti ripete: «Io non ho
ucciso nessuno».
Ieri, per la prima volta da
anni, ha dovuto saltare la
messa della domenica. Il cappellano del carcere non rivela
se il detenuto abbia chiesto di
poter pregare insieme. Le disposizioni della direzione dell’istituto, spiega il cappellano,
sono rigide: la situazione è
delicata, meglio non raccontare niente. Così per ascoltare
la voce d’un sacerdote dobbiamo andare da don Corinno
Scotti, il parroco di Brembate
di Sopra, il paese della famiglia Gambirasio. C’era attesa
per l’omelia di don Scotti, un
tipo pratico e tenero. Lui,
uscendo dall’interpretazione
delle Sacre letture, s’è lasciato
andare a un terreno augurio:
«Oso sperare che non sia lui.
Siamo in presenza di una persona normalissima, di un papà di tre figli». Naturalmente
don Scotti è portatore d’un
sentimento comune: del resto
non soltanto a Mapello ma
con un progressivo coinvolgimento della provincia, crescono i dubbi. E se davvero, alla
fine, non fosse lui?
Il reparto d’isolamento conta dodici celle. Quella di Bossetti, entrando nel corridoio, è
❜❜
Don Corinno Scotti
E’ un padre di
famiglia, spero
che l’assassino
non sia lui
la prima sulla sinistra. Tenendo di fronte la cella, il bagno è
nell’immediato angolo sulla
sinistra, il letto in fondo e il tavolino, con una sedia, sul lato
destro. Non c’è presenza nemmeno delle tradizionali posate
di acciaio, casomai il detenuto
tenti azioni di autolesionismo.
Ma non sarebbe, allo stato, un
rischio. Chi ha avuto modo di
incontrarlo e poi di comunicarci le sue impressioni, racconta di un uomo che si mantiene lucido, che non ha scatti
nei movimenti, che saluta con
grande gentilezza, che perfino
domanda: «Come va?».
Andrea Galli
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A Mapello
L’analisi sugli indumenti
esito atteso in settimana
BERGAMO — Uno dei test investigativi maggiormente
attesi è l’analisi su alcuni vestiti che i carabinieri del Ris di
Parma hanno sequestrato nei giorni scorsi a Massimo
Giuseppe Bossetti. Gli indumenti, tre in tutto, sono stati
prelevati nell’abitazione dell’arrestato a Mapello e in un
magazzino di cui il muratore aveva la disponibilità.
L’esame dovrà scoprire se su quei vestiti sono ancora
individuabili tracce biologiche utili alle indagini, in
particolare di sangue. Il tempo trascorso non agevolerà
l’esito del controllo ma fino a oggi, nell’inchiesta
sull’omicidio Gambirasio, nulla è rimasto di intentato.
L’obiettivo di Procura, polizia e carabinieri è infatti quello
di dare ulteriore robustezza alla prova del Dna che ha
portato all’arresto di Bossetti. Anche i locali sottoposti a
sequestro e rimasti in uso al muratore di Mapello in tutti
questi anni verranno sottoposti a indagini di natura
scientifica proprio alla ricerca della pur minima traccia,
sempre di natura ematica o biologica che possa legare
ulteriormente la figura di Bossetti alla crudele fine di
Yara.
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Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
Primo Piano 11
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26 febbraio 2011
Giugno 2011
Marzo 2012
13 giugno 2014
16 giugno 2014
Il ritrovamento
La pista biologica
Il caso Guerinoni
Il mistero di Ester
L’arresto a sorpresa
Il cadavere di Yara viene trovato a Chignolo d’Isola. Al medico legale Cristina Cattaneo (foto) è affidata l’analisi del corpo
Individuate sul cadavere tracce biologiche
dell’assassino. L’indagine del pm Letizia
Ruggeri (foto) imbocca la pista del Dna
Le analisi ipotizzano che il killer sia un figlio nato da una relazione extraconiugale
di Giuseppe Guerinoni, morto nel ‘99 (foto)
Ester Arzuffi (foto) viene individuata quale madre dell’uomo che ha lasciato le sue
tracce biologiche sul cadavere di Yara
Massimo Giuseppe Bossetti (foto) viene
arrestato per l’omicidio di Yara: a lui appartiene il Dna rintracciato sul cadavere
Le indagini
C’è altro Dna, l’esame si potrà ripetere
Verifiche sui computer dell’arrestato
DALLA NOSTRA INVIATA
BERGAMO — Oltre sessanta investigatori impegnati nelle indagini, centinaia di filmati da visionare,
decine di testimoni da interrogare,
migliaia di dati telefonici da incrociare. E piccolissime tracce da analizzare. Macchie minuscole che
possono fornire nuova svolta all’indagine sull’omicidio di Yara
Gambirasio. Perché è questa la novità emersa nelle ultime ore rileggendo il fascicolo processuale, soprattutto riesaminando i reperti.
Sugli indumenti della ragazzina rapita, seviziata e abbandonata al gelo in un campo il 26 novembre 2010
ci sono altri residui lasciati da
«Ignoto 1». Mentre la difesa di
Massimo Giuseppe Bossetti mette
a punto la strategia valutando l’ipotesi di ricorso al Tribunale del Riesame, l’accusa stringe i tempi per
cercare di arrivare al giudizio immediato. E fa i conti con gli elementi raccolti in quasi tre anni e
mezzo di inchiesta.
Le altre provette
Più volte in questi giorni si è detto che una delle questioni da affrontare in un’eventuale processo
sarebbe stata la ripetibilità del test
sul Dna estratto dalla traccia trovata all’interno degli slip della vittima
e sui leggings. Quel fluido che ha
consentito di tracciare il profilo ge-
netico di «Ignoto 1» è infatti ormai
deperito e non più utilizzabile,
dunque le comparazioni devono
essere effettuate con la cosiddetta
«stringa».
Il controllo delle provette e del
materiale custodito nei laboratori
ha comunque aperto un nuovo spiraglio. Tra i reperti archiviati dal
Ris dei carabinieri a Parma, durante
l’ispezione effettuata dopo il ritrovamento del corpo, ci sono altre
tracce. Il fluido a disposizione è
certamente meno «puro» di quello
già analizzato nel febbraio del
2011, la quantità è davvero modesta ma gli esperti ritengono sia comunque sufficiente per effettuare
nuovi test se si dovesse arrivare al
confronto in aula con l’indagato.
Occhio ai video
Inquirenti concentrati anche
sulle immagini delle
telecamere in funzione
a Brembate e dintorni
La difesa
L’avvocato ha tempo fino
al 30 giugno per ricorrere
al Tribunale del Riesame:
mossa ancora incerta
La riunione del «pool»
I dettagli saranno messi a punto
questa mattina quando a Bergamo
si riunirà il pool investigativo
composto da polizia e carabinieri.
Si tratta di oltre 60 uomini coordinati dal Ros e dallo Sco che formeranno squadre miste di intervento
e si divideranno il lavoro di verifica su quanto già raccolto e sui controlli che ancora bisognerà fare. E
non a caso alla riunione parteciperanno proprio gli specialisti del
Ris guidati dal colonnello Giampietro Lago.
La «lettura» dei cinque computer portati via dalla casa di Bossetti
è già cominciata. Adesso bisogna
riguardare i filmati delle telecamere sequestrati dopo la scomparsa
di Yara che si trovano a Brembate
Sopra (dove la ragazzina è stata vista l’ultima volta), a Mapello (dove
abita Bossetti) e a Chignolo d’Isola
(dove la vittima è stata abbandonata ormai agonizzante). L’obiettivo è evidente: verificare se la Volvo
V40 oppure il furgone Iveco dell’indagato siano transitati in uno
di questi luoghi, se ci siano immagini che mostrano l’uomo in uno
dei momenti successivi alle 18.40,
quando la ragazzina di fatto sparisce nel nulla. Gli accertamenti sulle celle telefoniche hanno già mostrato che Bossetti era nella zona
almeno fino alle 17.45 e che anche
nei giorni precedenti, quando Yara
La rivelazione
La pagina dell’ordinanza in
cui viene chiarito che altre
analisi del Dna saranno
ancora possibili
era in palestra per le lezioni di gingin
ti lui si trovava nei
n
nastica artistica,
paraggi. «L’aspettava, la spiava», è
la convinzione dell’accusa. Ora si
cerca di andare oltre, tracciando il
«percorso» del cellulare effettuato
quel pomeriggio: da quando diventa «muto», fino alle 7 della
mattina del 27 novembre 2010,
momento in cui effettua una nuova chiamata.
Il ricorso al Riesame
Il termine scade lunedì 30 giugno: entro quella data l’avvocato
Silvia Gazzetti dovrà decidere se
presentare ricorso al Tribunale del
Riesame per chiedere la scarcerazione di Bossetti. L’uomo giura di
essere innocente, appare logico che
voglia tentare ogni strada per tornare libero. Ma l’avvocato sta valutando l’opportunità di sottoporsi al
giudizio di un collegio, consapevole che una eventuale conferma dell’ordinanza di custodia cautelare
firmata dal gip Ezia Maccora mercoledì scorso, potrebbe rappresentare un colpo durissimo alla strategia difensiva.
Entro qualche settimana anche
l’accusa dovrà decidere le prossime mosse. Giovedì scorso, nel
corso della conferenza stampa organizzata dal procuratore di Bergamo, il sostituto Letizia Ruggeri
— titolare del fascicolo — non ha
escluso l’ipotesi di procedere con
il rito immediato. Si tratta di andare direttamente al processo saltando l’udienza preliminare, per
ridurre i tempi. La legge concede
al pubblico ministero 90 giorni
per poterlo chiedere quando ritiene di avere in mano prove «evidenti». E dunque già su questo si
potrà misurare come intenda
procedere in una battaglia tra le
parti dagli esiti ancora imprevedibili.
Fiorenza Sarzanini
[email protected]
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Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Esteri
Aspettando il vertice Il premier inglese Cameron pronto alla battaglia: vuole un voto su Juncker
Bozza Van Rompuy per l’Europa
«Lavoro e crescita, ora si cambia»
rati al mercato unico dell’energia. Però il cuore di
questo vertice, al di là delle
prebozze più o meno provvisorie, non sarà tanto centrato
sull’economia e la finanza,
ma sugli schieramenti di potere.
La questione delle nomine
predominerà sul resto, sulle
varie ricette per la crescita
che pure si affacceranno formalmente nel documento finale. Juncker è al passaggio
decisivo, ma quel passaggio è
molto insidioso. David Cameron, il premier inglese, gli
conferma tutta la sua ostilità
annunciando che al vertice
potrebbe chiedere un rinvio
della scelta finale: e anche costringere gli altri Stati a venire allo scoperto, votando sì o
no sul suo nome. Non solo:
anche la stampa popolare
britannica ha aperto un fuoco
di sbarramento, accennando
a presunti vizi privati dello
stesso Juncker. Olandesi e
scandinavi in genere sembrano condividere l’acredine di
Londra. Ma Berlino, almeno
per ora, resta al fianco di Juncker.
Di tutto questo si discuterà
nella cena di giovedì a Ypres,
prima e dopo la quale i giornalisti saranno tenuti rigoro-
Oltre l’austerità: il documento provvisorio in vista del Consiglio Ue
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES — «Occupazione, crescita e competitività», più flessibilità per aiutare
le riforme: saranno o dovrebbero essere questi i punti
centrali nel programma della
nuova Commissione europea, e anche del vertice dei
capi di Stato e di governo che
si aprirà giovedì.
Il verbo al condizionale
«dovrebbero» si giustifica
con il fatto che la notizia viene da una bozza incompleta e
provvisoria, trapelata dallo
staff del presidente Ue Herman Van Rompuy, lavorata
dagli «sherpa» ma ancora in
attesa di un visto ufficiale.
Già domani, forse, Van Rompuy siglerà il documento, che
potrà ancora essere modificato fino all’ultimo momen-
Reportage
to, rimbalzando fra le varie
cancellerie. In ogni caso,
«crescita e lavoro» sono i temi che si preannunciano ormai da mesi per questo vertice, forse il segnale di una virata rispetto all’austerità di
stampo merkeliano. Anzi: la
loro comparsa nella bozza
prevertice potrebbe anche
confermare ciò che si va dicendo da mesi: e cioè che
Matteo Renzi avrebbe offerto
il «sì» italiano alla candidatura di Jean-Claude Juncker
(sostenuto dalla cancelliera
tedesca) alla testa della nuova
Commissione europea, chiedendo e ottenendo in cambio
di poter utilizzare i margini di
manovra già previsti dal Patto di stabilità e crescita per le
riforme strutturali. Renzi
premerà anche sulla necessità di investimenti privati, mi-
La visita
Kerry al Cairo
Sbloccati
aiuti militari
IL CAIRO — Il segretario
di Stato Usa John Kerry
ha visitato ieri Il Cairo
per la prima volta dopo
l’elezione a presidente
del generale Al Sisi
(foto) a maggio. Per
l’occasione gli Stati Uniti
hanno reso noto di aver
sbloccato un pacchetto
di aiuti militari all’Egitto
del valore di 575 milioni
di dollari, «congelati»
dopo la deposizione di
Morsi a luglio.
samente a distanza dai leader
politici: un altro segno, probabilmente, dell’importanza
della posta in gioco, e della
necessità di un negoziato riservato. In questo minuetto,
il belga Van Rompuy gioca il
ruolo di mediatore ed «esploratore» (proprio così vengono chiamati i politici che fanno da arbitri durante le lunghe e tormentate crisi di governo nel suo Belgio). E non
gli manca certo l’esperienza
Figura chiave
Il belga Herman Van
Rompuy mediatore
ed «esploratore»
tra i leader europei
per farlo. Ma a discutere, qui,
non ci sono i leader di partiti
nazionali, ma i capi di grandi
potenze ed eredi di imperi,
portatori di interessi continentali. Nei prossimi quattro
giorni, si vedrà come andrà a
finire lo scontro di potere. E
l’Europa della «crescita e del
lavoro» starà ancora per un
poco a guardare.
Luigi Offeddu
[email protected]
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Indignazione della gente contro lo Stato ebraico ma anche contro il proprio presidente. I giovani protestano: «Così ci massacrano»
Ramallah in lutto, monta la rabbia da Terza Intifada
DALLA NOSTRA INVIATA
RAMALLAH — Avvolto nella bandiera nera della Jihad islamica, su una
barella d’acciaio, il corpo di Mohammad Tarifi è portato in alto da un
gruppetto di uomini: tra i negozi e i
caffè chiusi per lutto, girano intorno a
piazza Manara, il centro della «capitale» palestinese occupato nella notte,
per ore, dall’esercito israeliano accolto con lanci di pietre e vasi da fiori.
Tarifi, 30 anni, è stato centrato da un
cecchino, è morto dissanguato. Vicino a Nablus un 27enne diretto in moschea, disabile mentale, non si è fermato all’alt dei soldati che gli hanno
sparato. È la quarta vittima dall’inizio
dell’«Operazione Guardiano del fratello», lanciata il 13 giugno dal premier Netanyahu per ritrovare i tre
studenti ebrei scomparsi nella colonia di Gush Etzion a nord di Hebron.
Di loro non c’è traccia né si conoscono le «prove inoppugnabili» con cui
Israele accusa Hamas di averli rapiti.
Le ricerche continuano ma soprattutto continua la repressione del movimento islamico, secondo obiettivo
dichiarato che pare ora preponderante, della stretta sui Territori: irruzioni
in 1.600 case, oltre 400 arresti, villaggi
e quartieri «sigillati», raid su Gaza. La
mobilitazione israeliana, iniziata a
Hebron, è la più ingente dalla seconda Intifada.
«Anche qui in centro a Ramallah gli
israeliani non sparavano così da almeno dieci anni», dice il 27enne
Muaffa, guardando il funerale che fa
l’ennesimo giro in piazza Manara, dove nel 2002 un soldato uccise il fotografo italiano Raffaele Ciriello. «Ma la
rabbia della gente è anche contro il
presidente Abbas, che non fa niente.
Questa notte le pietre se le è prese pure la polizia palestinese che non è intervenuta». Alla domanda se ci sarà
una terza Intifada, cosa che molti
pensano, risponde che «è possibile,
non siamo pronti ma peggio di così…». Haya, universitaria, è d’accordo: «Io ne ho paura ma con la scusa
del rapimento, che tutti pensiamo sia
stato orchestrato da Israele, Netanyahu ci sta massacrando. E riuscirà a
dividere Hamas e Fatah che hanno
appena formato il governo d’unità. La
gente reagirà». Tra le tante persone
intervistate in questi giorni sono soprattutto gli anziani a frenare. «Ab-
La ricerca dei 3 israeliani rapiti diventa un’operazione anti-Hamas
I palestinesi piangono i loro morti. E la piazza comincia a sollevarsi
Al fronte Un soldato israeliano durante gli scontri con i palestinesi a Ramallah. L’esercito israeliano è stato accolto con lanci di pietre e vasi da fiori (Afp/Abbas Momani)
biamo visto i bei risultati della seconda Intifada, ora siamo stanchi e senza
speranze», dice Abu Ali, avvocato
70enne. «Israele ci ha preso tutto ma
ha il mondo con sé, America, Europa,
gli Stati arabi. Vuole espellerci tutti
anche se ci metterà 50 anni. E in queste condizioni parliamo di Intifada?
Senza una leadership?».
Al di là dei morti, delle decine di
prigionieri in sciopero della fame,
delle nuove colonie, è la leadership il
problema chiave dei palestinesi.
Mahmoud Abbas ha condannato tre
volte pubblicamente il rapimento dei
giovani ebrei, pur dicendo di non aver
visto prove su Hamas, e ha sottolineato la sua collaborazione nelle ricerche
e per la sicurezza nei Territori dove i
servizi dell’Autorità lavorano a fianco
degli israeliani. Dichiarazioni e azioni
che gli hanno rivoltato contro la piazza palestinese, non solo di Hamas o
della Jihad, ottenendo in risposta da
Netanyahu altri attacchi personali e
l’escalation antipalestinese. Una risposta velatamente condannata dagli
Stati Uniti, dall’Onu. Ma pure dall’opposizione israeliana, politici e intellettuali: il ministro della Giustizia Tzipi Livni ha condannato «la reazione
eccessiva» al rapimento la cui soluzione resta «il primo obiettivo dell’operazione», ha chiesto che «il coraggio di Abbas sia riconosciuto» e il
dialogo riprenda per nuovi negoziati.
Sui media israeliani, intanto, emergono indiscrezioni sul fatto che la stretta
Nazareth
Fiume
Giordano
GIORDANIA
Nablus
CISGIORDANIA
Tel Aviv
Ramallah
Gerico
Gerusalemme
Gaza
STRISCIA
DI GAZA
Hebron
11
giorni dalla scomparsa
dei tre ragazzi ebrei
Qui ieri è esplosa la
rabbia dei palestinesi:
cortei e scontri
Gush
Etzion
ISRAELE
Mar
Morto
L’area del rapimento
dei tre giovani ebrei
contro Hamas fosse in preparazione
già dalla nascita del governo d’unità
palestinese a inizio giugno.
«Abbas ha sbagliato nelle parole,
più “tenere” con Netanyahu perfino di
quelle della sinistra israeliana», dice
Qaddura Fares, capo dell’Organizzazione per i prigionieri palestinesi,
membro di Fatah, noto per non risparmiare critiche al partito. «Ha agito così per evitare un’escalation ulteriore e dimostrare al mondo che il vero ostacolo alla pace non siamo noi
ma il governo israeliano. Abbas non
ama la violenza, ma cosa può pensare
la nostra gente quando lo sente condannare il rapimento di tre israeliani
mentre i soldati uccidono, distruggono case, e su Facebook la proposta di
ammazzare un palestinese ogni ora
fino a quando non troveranno i ragazzi ha avuto 20 mila adesioni?». Fares
non esclude che i rapitori siano palestinesi, anche di Hamas. «Ma non con
l’approvazione dei leader, in caso una
cellula indipendente», dice, mentre
in Fatah altri pensano che i responsabili siano criminali comuni, arabi o
ebrei, per riscatto o vendetta. «Non so
se il governo di unità reggerà, ma
spero che al prossimo congresso di
partito ci sia un cambio di dirigenti e
di strategia, meno remissiva. Per ora
Hamas si sta rafforzando e c’è il serio
rischio di un’Intifada che l’Autorità
farà di tutto per evitare. Ma che nemmeno Netanyahu vuole. Per lui è meglio una "mezza guerra” come questa.
La calma, come una vera sollevazione,
lo esporrebbero a troppe critiche da
parte della comunità internazionale».
La calma ora sembra però lontana e
nuovi fronti potrebbero aprirsi per
Israele: sulle alture del Golan, occupate dal 1967, è avvenuto ieri l’incidente più grave dall’inizio della guerra in Siria. Un arabo israeliano di 15
anni è stato ucciso, il padre e un uomo feriti, su un'auto del ministero
della Difesa israeliano vicino al confine siriano dove lo Stato ebraico sta
erigendo un muro. Non è chiaro da
chi sia partito il colpo, se dai ribelli o
dai lealisti a Assad che in marzo avevano già ferito quattro soldati israeliani, causando un raid aereo sulle
postazioni dell’esercito siriano. Ma
Israele è convinta che quello di ieri sia
stato «un attacco intenzionale».
Cecilia Zecchinelli
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14 Esteri
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
» Approfondimenti
Oltre i confini del Medio Oriente
PROVE DI CALIFFATO
L’AVANZATA JIHADISTA
DISSOLVE LE FRONTIERE
Fra Iraq e Siria nasce uno «Stato» islamico
DAL NOSTRO INVIATO
BAGDAD — In Medio Oriente sta
nascendo una nuova entità politica
che aspira a farsi Stato. Non piace
quasi a nessuno, ma era nell’aria già
da molto tempo, almeno due anni, e
nel concreto si è fatto poco per fermarla. I suoi territori stravolgono i
confini «tracciati nella sabbia» da
Francia e Inghilterra dopo le intese
segrete del 1916 (i cosiddetti accordi Sykes-Picot). L’Iraq è ora diviso
in tre parti: sciita nel sud, sunnita
nel centro-ovest e curda a nord. Un
paradosso della storia, mentre
commemoriamo il centenario della
Prima guerra mondiale vengono
stravolti assetti geopolitici frutto
diretto di quel conflitto.
Il nuovo califfato
La nuova entità ha confini ancora
imprecisi, compresi tra Aleppo,
Homs e Hama in Siria, sino a nord
di Bagdad in Iraq. È guidata da una
meteora confusa di movimenti,
ideologie e gruppi. Ma, a causa dal
caos traumatico del suo stato nascente, al momento prevalgono le
componenti più estremiste. Alla
sua origine stanno le avanguardie
sunnite della guerriglia cresciuta
sempre più virulenta dal 2011 in Siria, ma forgiata da almeno un decennio di combattimenti in Iraq seguiti all’invasione anglo-americana
del 2003. Vi si trovano elementi qaedisti, ex baathisti figli al vecchio
regime di Saddam Hussein incattiviti con l’Occidente, oltre a gruppi
di volontari jihadisti immigrati da
Europa, Stati Uniti, Cecenia, Algeria,
Palestina, Libia, Egitto, Tunisia…
Si valuta che a dominare la sua
forza bellica (sino a 40.000 uomini,
il loro numero è in costante crescita) siano i combattenti dello «Stato
Islamico dell’Iraq e del Levante», un
gruppo di 10.000 volontari che non
nasconde il desiderio di imporre
l’utopia wahabita. Il loro sogno
guarda infatti al ritorno dell’età dell’oro del sunnismo: i primi califfi
seguiti alla morte del Profeta e scelti
tra i giusti nella comunità dei fedeli.
Esaltano il Califfato dunque, lo reputano un modello di perfezione,
La nuova mappa
TURCHIA
Aleppo
Beirut
Raqqa
Mosul
Damasco
Rawa
SIRIA
Qaim
Baiji
Tikrit
Ana
Ramadi
GIORDANIA
Amman
Rutba
IRAQ
Falluja Bagdad
Najaf
Città in mano all’Isis
Città contese
Area sotto controllo
dell’Isis
Area rivendicata
dall’Isis
Tigri
Eufrate
ARABIA
SAUDITA
Nassiriya
Bassora
KUWAIT
CORRIERE DELLA SERA
semplicità, giustizia e purezza islamica. E rispolverano le antiche diatribe teologiche con gli sciiti, i quali
sostengono invece che il successore
di Maometto vada scelto tra i suoi
discendenti di sangue.
Vittorie militari
Nelle ultime due settimane le co-
lonne sunnite hanno completamente sbaragliato l’esercito del primo ministro sciita iracheno Nouri
al Maliki. Dal confine meridionale e
orientale della Siria sono scesi nel
cuore del sunnismo iracheno nella
provincia di Al Anbar lungo l’Eufrate, quindi sono saliti verso le regio-
40.000
DAI UN CALCIO
AL CALDO!
I combattenti che lottano
per costituire un nuovo
califfato in Medio Oriente.
Di questi 10 mila fanno
parte dell’Isis. Vi sono poi
qaedisti, ex baathisti figli
del vecchio regime di
Saddam e gruppi di jihadisti
immigrati da altri Paesi
14
giorni dall’inizio della presa
di Mosul da parte delle
milizie dell’Isis. È l’inizio
dell’offensiva verso Bagdad
dei combattenti sunniti pro
Al Qaeda che li porta a
controllare oltre metà del
Paese (le province di Anbar,
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ni autonome curde nel nord per occupare Mosul, infine sono ridiscesi
paralleli al Tigri, hanno preso Tikrit,
tengono il controllo quasi totale di
Baiji e stanno mirando a Bagdad. Da
venerdì hanno scelto di consolidarsi nelle province occidentali. Hanno
fatto irruzione nella cittadina di Qaim aprendo del tutto il passaggio
con la Siria. Poi sono corsi a folle velocità verso il confine giordano ad
espugnare il nucleo urbano di Rutba, per infine prendere Rawa e Ana
più a sud. Occorre però ricordare
che queste avanzate non sono un
fulmine a ciel sereno. Già un anno
fa le milizie sunnite erano riuscite a
scacciare i militari iracheni da Ramadi e Falluja. Nel novembre scorso si erano attestate ad Abu Ghraib,
luogo del famoso carcere, posto a 20
chilometri da Bagdad. La capitale
vede con preoccupazione l’accerchiamento, che ora arriva anche
dalle zone sunnite nelle sue periferie meridionali. I militari americani
stimano che l’esercito iracheno non
sia affatto in grado di riconquistare
il territorio perduto. Manca di aviazione, non ha più missili, è demoralizzato. Ed è anche per questo
motivo che i sunniti hanno spostato in Siria una larga parte del materiale bellico catturato in Iraq. Lo utilizzeranno per cercare di bloccare
l’esercito di Bashar Assad, che invece si è dimostrato molto più efficiente.
Le donne e la legge dei wahabiti
Le cronache contraddittorie che
giungono dalle zone occupate dagli
estremisti sunniti danno comunque un quadro preoccupante. Dopo
i video diffusi sulla rete delle esecuzioni di massa dei prigionieri sciiti,
ora arrivano quelli di decapitazioni
in puro stile afghano. Pare vi siano
anche stati casi di attacchi contro le
donne che non accettano di indossare il velo. Il britannico Independent riporta che a Beiji alcuni jihadisti sarebbero andati casa per casa
a cercare «mogli per alleviare i loro
impulsi sessuali». A Mosul sarebbe
comparsa la formula del «Jihad Niqab», che invita le ragazze a «donare il loro corpo» ai guerriglieri della
guerra santa. Non è chiaro se si tratti di casi isolati o di una politica sistematica. È da pensare però che
queste pratiche siano destinate a
fomentare forte ostilità tra i capi tribali sunniti e i baathisti. Tanto da
far credere che l’unità apparente del
fronte sunnita sia invece fortemente minata da forti contraddizioni interne, destinate presto ad esplodere.
Lorenzo Cremonesi
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✒
Dal primo «Vicario» a oggi
Il simbolo dell’unità sunnita
di ROBERTO TOTTOLI
I
l termine «califfato» deriva da califfo, che significa
«vicario». È uno dei termini usati per designare i sovrani
successori di Maometto a capo della comunità islamica. I
primi quattro califfi furono compagni del Profeta, seguiti dalle
dinastie degli omayyadi e degli abbasidi, che regnarono tra il
VII e il XIII secolo. I mongoli posero fine al califfato abbaside
nel 1258. La figura del califfo ricomparve in seguito in Egitto,
prima di essere ripresa dai sultani ottomani di Istanbul. La
riforma laicista di Kemal Atatürk nel 1924 la cancellò
ufficialmente.
Il significato religioso della carica è sempre stato per la
maggioranza sunnita alquanto ridotto. Il califfo esprime
l’unità ideale della comunità, e incarna il bisogno di
un’autorità che garantisca ai credenti il libero esercizio della
fede. Ma non ha nessun ruolo religioso attivo, diversamente
dall’imam sciita. Il potere effettivo del califfo abbaside andò
scemando dal IX secolo. L’unità fu infatti più spesso ideale
che non praticata. Tutta la storia del mondo islamico è
attraversata da frammentazione politica, califfati di breve
durata e pretese scarsamente ascoltate di legittimità
religiosa.
Il califfato è ben presto scomparso nei dibattiti politici
dell’ultimo secolo, e ritorna solo nelle rivendicazioni dell’islam
politico, a partire dai Fratelli Musulmani. Anche Al Qaeda ha
sempre proclamato di agire per l’instaurazione di un califfato.
Il califfato è oggi poco più di uno slogan, ma evoca un’unità
ideale di facile presa, e un’istituzione fortemente sunnita e
invisa agli sciiti.
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Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
La svolta
Esteri 15
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A Tokyo l’espansionismo di Pechino rappresenta la preoccupazione principale. Ma c’è chi teme il risorgere del militarismo nipponico del passato
Giappone, addio alla Costituzione pacifista
«Dobbiamo contenere la minaccia cinese»
Domani il premier Abe presenta la sua riforma: ma non tutti lo seguono
DAL NOSTRO INVIATO
TOKYO — I colpi di tamburo risuonano nell’aria immobile che circonda il santuario di Yasukuni, nel
centro di Tokyo. Di fronte all’altare
vecchi e giovani, madri e figlie adolescenti, tutti vengono a rendere
omaggio ai due milioni e mezzo di
caduti nelle guerre combattute dal
Giappone. Due inchini, due battiti a
mani giunte, attimi di raccoglimento,
nuovo inchino. All’interno, il gran sacerdote introduce il visitatore nel
sancta sanctorum. Tre novizie vestite
di bianco e rosso guidano nel rituale
di purificazione, poi di nuovo
l’omaggio, la preghiera, la benedizione.
La stessa scenografia che ha accompagnato la visita del primo ministro Shinzo Abe nel dicembre scorso:
un gesto che ha rotto con una prassi
decennale, che vedeva i leader giapponesi tenersi alla larga da Yasukuni.
Perché nel santuario sono iscritti anche i nomi di 14 criminali di guerra,
considerati responsabili delle atrocità commesse dalle armate nipponiche nel secondo conflitto mondiale.
Una decisione, quella di Abe, che ha
scatenato le ire dei vicini asiatici, in
primo luogo la Cina, vittime nel passato dell’imperialismo giapponese.
I cui fantasmi ancora si agitano
nel museo annesso al santuario.
Qui il visitatore è accolto da uno Zero, l’aereo protagonista delle
missioni kamikaze, e
dalla locomotiva del
ponte sul fiume
Kwai, la ferrovia
costruita dai prigionieri di guerra
inglesi. Fra antiche
spade e armature di
samurai, dopo una
Un sacerdote guida Shinzo Abe al santuario di
mappa che illustra le
Yasukuni, il 26 dicembre. Era da anni che
aggressioni coloniali
un leader giapponese non si recava al
occidentali in Asia, si
santuario con i nomi di 14 crispiega la necessità di comminali di guerra
battere la Seconda guerra
mondiale per procurarsi le risorse
bloccate dalle sanzioni e l’inevitabilità del conflitto di fronte all’intransi- chiederci: Abe aderisce alla versione
genza americana. Il dopoguerra è sta- della storia raccontata nel museo?
to il «tribunale dei vincitori», com- Abe vuole riportare indietro l’orolomenta amaro il monaco che fa da gui- gio della storia? Se la risposta è sì, alda.
lora è un leader pericoloso. Ma la riUno sfondo inquietante, quello di sposta è no».
Yasukuni, nel momento in cui il goAncora più netto, perché fuori dalverno Abe è impegnato nel far appro- l’ufficialità, il giudizio del professor
vare una reinterpretazione della Co- Kuni Miyake, direttore di ricerca al
stituzione pacifista imposta dagli Usa Canon Institute for Global Studies:
al Giappone sconfitto: una revisione «Abe non è un estremista di destra
che punta a consentire un impegno come lo descrive la stampa occidenpiù attivo delle forze armate di Tokyo, tale. È un conservatore patriottico, ed
finora costrette a un limitatissimo è anche un realista pragmatico, che
ruolo di auto-difesa.
sa che deve compiacere i suoi soste«Yasukuni è un santuario privato, nitori, fra i quali c’è pure la destra xenon è un’organizzazione governativa nofoba. Ma sa tenere sotto controllo
— ci tiene a precisare Tomohiko Ta- quegli idioti. Yasukuni non rappreniguchi, consigliere speciale del pre- senta né il governo né la maggioranmier e uno degli uomini chiave del za silenziosa del Paese. La Cina ha
governo giapponese —. Dobbiamo sollevato la questione solo per ragio-
La visita al santuario
sce le regole del gioco, sono nuovi al
mondo e xenofobi».
«La crescita pacifica della Cina non
è pacifica affatto – conferma Morio
Matsumoto, direttore del desk cinese
al ministero degli Esteri – Dobbiamo
convincere Pechino, attraverso un
mix di dialogo e pressioni, a entrare
nel sistema di regole di sicurezza internazionali. Vogliamo che la Cina sia
un partner responsabile. Non c’è ragione per un conflitto armato, ma
potrebbe sempre verificarsi uno
scontro accidentale». Il riferimento è
alla contesa per le isole Senkaku (Diaoyu per i cinesi), il gruppo di scogli
disabitati la cui sovranità è rivendicata sia da Tokyo che da Pechino.
«La Cina sta mettendo in atto azioni provocatorie per cambiare lo status quo — denuncia Takehiro Kano,
direttore per sicurezza nazionale al
ministero degli Esteri —. Non diciamo che si tratta di una minaccia, ma
siamo sicuramente preoccupati per la
crescita di un budget militare che è
3-4 volte maggiore del nostro. Per noi
la diplomazia deve venire prima di
tutto, ma la difesa è l’ultima risorsa».
Ecco allora perché Tokyo intende
prepararsi, come spiegano i documenti ufficiali, «per situazioni imprevedibili che potrebbero verificarsi
nell’ambiente di sicurezza che circonda il Giappone, che sta diventando sempre più severo».
In che modo questo stia avvenendo, lo spiega sempre il consigliere Taniguchi: «Per anni abbiamo avuto
“incontri ravvicinati” in mare fra vascelli cinesi e giapponesi, praticamente ogni giorno. Ora questo accade nei cieli, i caccia di Pechino sfiorano i nostri ricognitori. La Cina sta
mandando chiari segnali di allarme.
Il santuario
Al santuario di Yasukuni si
onorano anche i criminali di
guerra. E il museo racconta una
versione revisionista della storia
Avanzata Il cacciatorpediniere Kurama guida navi della forza di autodifesa giapponese al largo di Yokohama (Reuters)
ni politiche».
Ma non tutti sono sulla stessa lunghezza d’onda. Il principale quotidiano giapponese, lo Asahi Shimbun, è
critico verso Abe. In redazione, accusano apertamente il premier di aver
creato ad arte le tensioni con la Cina e
la Corea, con provocazioni come la
visita a Yasukuni, per avere un’arma
in più a favore della revisione della
Costituzione. E sottolineano che sull’argomento l’opinione pubblica resta divisa: un sondaggio pubblicato
ieri mostrava il 55 per cento dei giapponesi contrari all’adozione di una
nuova politica di difesa. Il progetto si
è scontrato anche con le perplessità
di deputati dell’opposizione e della
stessa maggioranza, in particolare
del partito buddhista Nuovo Komeito, che appoggia il governo. Ad ogni
modo, Abe intende presentare domani la bozza di revisione costituzionale, puntando a una sua approvazione
in una riunione di Gabinetto il primo
luglio .
Ma perché ripudiare decenni di
pacifismo inscritto nella Legge fondamentale e resuscitare agli occhi dei
Paesi vicini lo spettro del militarismo
giapponese? «La reinterpretazione
della Costituzione è una salutare
mossa geopolitica — sostiene il professor Miyake —. La versione finora
accettata poteva andar bene per la
Guerra Fredda, ma ora per la prima
volta dal conflitto mondiale il Giappone deve fronteggiare un pericolo
fisico, una minaccia che viene dal
mare. Al governo sanno benissimo
che la Cina sta arrivando nelle nostre
acque territoriali. Pechino non cono-
La crisi
9
L’articolo della Costituzione giapponese
che ripudia la guerra e la minaccia o l’uso
della forza come mezzo per risolvere le
dispute internazionali. L’articolo stabilisce
anche il divieto di mantenere forze armate.
La nuova interpretazione proposta
autorizza le azioni di auto-difesa e
di difesa collettiva in aiuto degli alleati
Isole contese
Le isole Senkaku (in
giapponese) o Diaoyu (n
mandarino) nel mare
della Cina meridionale,
sono controllate dal
Giappone dal 1972 e
rivendicate da Cina e
Taiwan
Spazio aereo
Lo scorso novembre
Pechino ha dichiarato di
«sua competenza» lo
spazio aereo sopra le
isole Senkaku. Tokyo ha
reagito convocando
l’ambasciatore, mentre
l’alleato americano ha
fatto entrare due
bombardieri B52 nello
spazio aereo «proibito»
sopra le isole senza
chiedere il permesso alla
Cina. Pochi giorni dopo
anche Tokyo e Seul
hanno effettuato dei
sorvoli nella zona di
identificazione senza
riferirlo alle autorità
cinesi
Malgrado ciò, le forze di Tokyo stanno dimostrando estrema disciplina:
senza, un incidente potrebbe essere
già avvenuto».
Una situazione di estrema criticità,
quella che si è creata in Asia orientale,
che rimette in questione le vecchie
certezze e abitudini e chiama in causa
le alleanze internazionali. «Il tempo è
maturo per un ruolo proattivo del
Giappone — afferma Taniguchi —
Finora siamo stati fortunati a essere
protetti dall’ombrello Usa, durante la
Guerra Fredda il Giappone non aveva
bisogno di uscire dai suoi confini.
Ora gradualmente stiamo venendo
fuori dal guscio».
Per farlo, Abe sta tessendo una fitta
rete di rapporti internazionali, a partire dalle democrazie dell’Asia-Pacifico, come India, Indonesia o Australia.
Ma senza trascurare i Paesi europei.
In particolare l’Italia, fanno notare i
diplomatici della nostra ambasciata a
Tokyo, riveste un ruolo centrale come
interlocutore interessato al rispetto
della legalità internazionale: la recente visita a Roma del leader giapponese è servita a dare linfa a quest’asse.
«Insomma, preferite dar retta a un regime comunista autoritario o a una
democrazia? — sintetizza Taniguchi
—. Dopotutto, siamo noi quelli senza
prigionieri politici...».
Luigi Ippolito
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Il libro Rivelazioni (e tanto gossip) sulle divergenze tra Casa Bianca e segretario di Stato: dal «caso Bengasi» a gelosie e nomignoli
Quella «faida» tra Hillary, Bill e la famiglia del presidente
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Insofferenza e
sopportazione reciproche, se
non addirittura un odio profondo, dividerebbero gli attuali inquilini della Casa Bianca dai
Clinton, che lì abitarono fino all’elezione di George W. Bush, il
predecessore di Barack Obama.
A rivelare i presunti retroscena
di un rapporto deteriorato, ma
che solo pubblicamente verrebbe fatto apparire idilliaco, è la
«Faida» (Blood Feud), l’ultimo
libro del giornalista Edward
Klein, di cui il sito del New York
Post anticipata estratti.
L’immagine che viene fuori è
quella di due coppie presidenziali legate solo da interessi politici. Un quadro che, però, fa-
Libia 2012
«Clinton voleva definirlo
un attacco terroristico,
ma Barack era contrario»
rebbe guadagnare punti ad Hillary Clinton in vista della sua
probabile candidatura alle prossime elezioni presidenziali. La
Clinton così si distaccherebbe
da un Obama in calo di consensi
a causa della riforma delle assicurazioni sanitarie e, inoltre, vedrebbe scaricate sul presidente
le responsabilità delle considerazioni che seguirono l’attacco
dell’11 settembre 2012 alla sede
diplomatica di Bengasi in Libia,
che costò la vita all’ambasciatore Usa Chris Stevens. Il libro par-
Copertina Il libro di Edward Klein
la di una telefonata in quella tragica sera tra l’allora segretario di
stato Hillary Clinton e il presidente Obama in cui la prima
avrebbe avuto l’impressione che
il secondo fosse più preoccupato della prossima campagna
elettorale per la riconferma che
dell’attentato. Hillary avrebbe
subito compreso che si trattava
di un attacco terroristico pianificato in occasione dell’anniversario dell’attentato alle torri gemelle del 2001 mentre il presidente avrebbe «voluto che lei
dichiarasse che era un assalto
durante una dimostrazione
spontanea innescata da un
oscuro video su Internet che ingiuriava il profeta Maometto».
Versione alla quale lei era contraria ma che dovette accettare
prima di sfogarsi con il marito
dicendosi «stanca» di Obama.
Poi si scende nel pettegolezzo, riferito e praticato. La moglie
di Obama, la first lady Michelle,
amerebbe chiacchierare con la
sua consigliera Valerie Jarrett. Di
fronte a una bottiglia di Char-
donnay, le signore raccoglierebbero notizie sulle figlie della
coppia presidenziale, Sasha e
Malia, sparlando di Hillary Clinton, addirittura soprannominata «Hildebeest», nomignolo che
storpia il sostantivo inglese
(wildebeest) che definisce lo
gnu. Con gli amici, infine, Bill
Clinton si sarebbe sfogato dicendo di aver ricevuto «più richieste di consigli da Bush che
da Obama>» ma né lui né la moglie avrebbero mai dimostrato il
loro disappunto per non perdere l’appoggio di Obama alle elezioni.
Giuseppe Guastella
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Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Cronache
Il caso Le assemblee sindacali impediscono l’apertura degli scavi. Si replica fino a giovedì
Pompei ostaggio della protesta
Tenuti fuori centinaia di turisti
Franceschini: servizio pubblico. Bonanni: vanno commissariati
6/11/2010
Domus dei Gladiatori
Il 6 novembre del 2010 viene
giù la «Schola Armaturarum»
(l’antica Armeria dei Gladiatori)
la notizia fa il giro del mondo
30/11/2010
Casa del Moralista
Crolla un nuovo muro a Pompei: la parete del Viridarium nella
Casa del Moralista si frantuma in
piccoli pezzi
04/06/2014
Il furto del mosaico
Un turista statunitense stacca
e tenta di portarsi via tre tessere
del mosaico della Domus di Trittolemo. Arrestato dai carabinieri
ROMA — Ieri è stato un
assaggio del caos: i cancelli
degli scavi di Pompei sono
rimasti chiusi fino alle dieci
e mezza del mattino e cinquecento turisti attoniti sono rimasti in attesa di entrare in piedi e sotto il sole.
Oggi si replica. Meglio, si
peggiora: gli scavi di Pompei
dovrebbero rimanere chiusi
fino a mezzogiorno e mezza
per una protesta sindacale
che i sindacati chiamano
«assemblea» . E così dovrebbe succedere anche domani.
E poi dopo domani. Pure
giovedì. Ammesso che qualcuno non intervenga prima.
Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, lo
ha già fatto sapere: «Proporrò il commissariamento della Cisl di Pompei. Possono
anche esserci problemi sindacali, ma non si
può mettere in discussione la fruizione di un bene
così importante
per il nostro Paese. Non si possono usare i turisti
come ostaggio, si
può trovare una
soluzione ai problemi legittimi
sollevati dai lavoratori con il
dialogo e la ricerca di confronto».
Non è la prima volta che
succede. «Avevano già messo in atto questo tipo di protesta a Pasqua» dice Bonanni
ricordando che già a Pasqua
il sindacato aveva cercato di
intervenire attraverso la segreteria regionale. «E invece
adesso replicano e non ci
ascoltano. Dunque bisogna
intervenire pesantemente».
Pure la Cgil locale aveva
criticato questo tipo di protesta e si era sfilata, anche se
ad aderire alle assemblee sono rimaste in campo tutte le
altre sigle sindacali, oltre la
Cisl, la Uil e quelle di settore
Filp e Unsa. Hanno una piattaforma di rivendicazioni
che si trascinano da diverse
amministrazioni: dalla riorganizzazione del lavoro, alla
richiesta di più custodi , pagamenti per i carichi lavoro
maggiori, carenza di personale.
«Io sono il primo a voler
rispettare i diritti sindacali e
voglio risolvere i problemi,
ma non è possibile pensare
che un’assemblea blocchi il
sito e lasci fuori centinaia di
turisti sotto il sole». Dario
Franceschini, ministro dei
Beni culturali, non ha dubbi:
«Quella protesta non ha senso». Dice, infatti: «I musei
sono un servizio pubblico
come lo sono i treni e gli aerei. Di più: per Pompei abbiamo gli occhi di tutto il
mondo addosso e questa
chiusura rischia di vanificare il lavoro di tanti».
Fuori Turisti davanti all’ingresso
degli scavi di
Pompei a causa
dello sciopero dei
dipendenti (Salvatore Laporta/
Controluce)
Il commento
C’è Massimo Osanna, il
nuovo sovrintendente, che
lavora a Pompei dalla fine di
gennaio. È un archeologo e
si sta occupando dei diritti
sindacali. Spiega: «Capisco i
problemi dei lavoratori e
ascolto i rappresentanti sindacali praticamente ogni
settimana, da quando mi sono insediato».
Poi spiega: «Ho messo
mano alla riorganizzazione
del lavoro, ma ci sono 450
dipendenti in questa soprintendenza, il tempo ci vuole.
In più: ho ripristinato un
gruppo di lavoro formato da
rappresentanti sindacali e
vigilanti: ho chiesto di avere
le loro proposte sul problema dei custodi. Da aprile
nessuno mi ha mandato neanche due righe per proporre qualcosa».
Massimo Osanna ha convocato i sindacati stamattina
alle dieci per una contrattazione sui lavoro legato alla
nuova stagione nel teatro
grande di Pompei, quella
che proprio stamattina verrà
presentata alla stampa all’interno degli scavi, con una
sorta di gemellaggio con il
teatro greco si Siracusa .
«Chissà se ci faranno entrare, almeno noi, per fare
questa conferenza stampa e
presentare la nuova stagione», aggiunge Osanna, spiegando che la convocazione
di stamattina alle dieci doveva servire a fissare un
nuovo calendario di incontri
con i sindacati.
Antonio Pepe, rappresentante della Cisl di Pompei,
difende la protesta e la spiega: «A Pompei abbiamo un
carico di lavoro superiore a
qualsiasi altro posto, sia per
orari, sia per via della carenza di personale. È una disparità che non viene sanata.
Non veniamo pagati di più
per questo né tantomeno si
risolve il problema di soli 27
custodi che ad ogni turno
devono controllare
un’estensione di 44 ettari ».
Campano
Antonio
Reppucci, 62
anni, nato a
Palma
Campania è
prefetto dal
2008. A Perugia
dall’estate
2013, prima era
a Catanzaro
frase che poteva passare inosservata...
«Ma vi pare che io voglia
davvero il suicidio delle persone? Che desideri la morte delle
donne? Ma stiamo scherzando?
Ma a nessuno viene il dubbio
che forse volevo dire un’altra
cosa?».
E cosa?
«Che non si può descrivere
Perugia come la capitale della
droga, che volevo solo svegliare
l’opinione pubblica, che da 10
mesi lotto contro lo spaccio
fuori dalle scuole».
Ma l’accusano di aver usato
espressioni inopportune e
violente...
«Quella era solo una frase
pronunciata con il caratteristico intercalare napoletano: suicidati nel senso che hai fallito,
che non sei riuscito in qualcosa.
Non che ti devi ammazzare
davvero. Sono profondamente
cattolico, il Padreterno sa cosa
volevo dire, sa che ho la coscienza pulita».
Visto quello che è successo,
ha qualcosa da rimproverarsi?
«Il pensiero che ho lanciato
era chiaro: fare squadra, stare
con le madri. Da soli si perde,
❜❜
Le minacce
Ho dato la vita
per lo Stato, in
Calabria ho subito
intimidazioni
insieme si può vincere. Ho solo
difeso Perugia dall’immagine
negativa che ha. Visto quello
che è successo, verrebbe da
chiedermi perché non mi sono
fatto i fatti miei. Può darsi che
abbia avuto una caduta di stile,
non lo so».
Renzi e Alfano non pensano
la stessa cosa.
«Per carità capisco Renzi, ha
assolutamente ragione, non
posso certo ribattere al presidente del Consiglio. Con il ministro non ho ancora parlato.
Ho spento tutto, volevo stare da
solo a riflettere, mi sono chiuso
in me stesso. Non ho nemmeno
letto i giornali, alla processione
per il Corpus Domini non mi è
sembrato opportuno andarci.
Ho risposto a voi solo perché ho
visto il prefisso 06 e ho uno zio
C
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44 2,4
milioni
i visitatori degli scavi lo scorso anno (secondo in Italia
dopo il complesso ColosseoForo romano). L’introito è
stato di 20.337.340 euro
«Suicìdati? È solo un intercalare napoletano»
Chi è
di MARCO DEMARCO
Rinaldo Frignani
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Perugia Il prefetto dopo le frasi choc sulle madri dei drogati: forse una caduta di stile, ma voi mi ammazzate per una parola
ROMA — È sparito per un
giorno intero. Nemmeno in
prefettura sapevano che fine
avesse fatto. Eclissato dopo lo
scandalo, quella frase choc che
gli è costata il posto da prefetto
di Perugia: «Una madre che non
si accorge che il figlio si droga
ha fallito. Deve solo suicidarsi».
Antonio Reppucci riaccende il
telefonino di servizio solo in
serata.
Che domenica è stata?
«Secondo lei? Guardi, non
voglio parlare, non ho niente da
dire. Questa cosa mi fa impazzire. Che amarezza! Ammazzate
la gente con la penna: una frase,
una frase sola, estrapolata da
una conferenza stampa di
un’ora e mezzo, e avete ammazzato una persona».
Sì ma, prefetto, non era una
NELLA MAPPA
DELL’ILLEGALITÀ
he ci fa la Torre Velasca sulla
copertina di un libro dedicato
alle mafie? Venti anni fa
accostare l’immagine del boom
economico e del razionalismo
milanese al fenomeno della
criminalità organizzata sarebbe
risultato paradossale e
provocatorio. Venti anni fa la
commissione antimafia si
occupava per la prima volta del
Centro-Nord e si limitava a parlare
di «segnali», di «presenze»
limitate, di «episodi isolati», di
prime «infiltrazioni». Il
radicamento in questa parte
d’Italia, rassicurava, sarebbe stato
difficile da realizzare. E spiegava
perché: «Per la mancanza di
condizioni obiettive e per la
maggior resistenza che l’ambiente
sociale, politico civile oppone a
ogni forma di predominio». Venti
anni dopo, invece, ecco un libro
sulla nuova geografia del potere
criminale titolato che più chiaro
non si può: Mafie del Nord/
Strategie criminali e contesti locali,
edito da Donzelli. Una ricerca cui
hanno lavorato tredici studiosi
coordinati dal sociologo Rocco
Sciarrone. La situazione è molto
peggiorata non solo perché c’è
stato un trasferimento di
«presenze» dal Sud al Nord
provocato dalle faide tra i clan o
dall’azione repressiva dello Stato,
ma perché nei nuovi territori è
emersa una mafiosità propria di
quelle aree. Una mafiosità — si
evince dai saggi — non importata
come un virus da un corpo malato
a uno sano, ma sviluppatasi in loco
intorno alla cosiddetta «zona
grigia». Quella, cioè, in cui
prendono forma «rapporti di
scambio reciprocamente
vantaggiosi tra mafiosi,
imprenditori, politici, liberi
professionisti e funzionari
pubblici». Una zona che è più
«accogliente», a quanto pare, nelle
medie città tra i venti e i cinquanta
mila abitanti, dove risulta più facile
controllare la Pubblica
amministrazione. A questo
proposito, ai primi posti per livello
di illegalità economicoamministrativa risultano le regioni
a statuto speciale del Nord insieme
con Campania, Sicilia e Calabria.
Nel definire la nuova geografia
degli insediamenti mafiosi,
utilizzando dati Istat, materiale
giudiziario e rilevazioni sul campo,
il gruppo di Sciarrone fa
distinzione tra power syndacate
(controllo del territorio) e
enterprise syndacate (traffici
illeciti) e anche in questo caso le
sorprese non sono poche. Sul
fronte del power, l’indice calcolato
sulla base degli omicidi, delle
estorsioni, dei beni confiscati e dei
consigli comunali sciolti per mafia,
rivela che le province che mostrano
valori superiori alla media sono
innanzitutto quelle «tradizionali»:
Palermo 6,22; Reggio Calabria
10,36; Catanzaro 4,48; Napoli 7,76;
Caserta 6,75. Mentre Torino,
Bologna, Prato e Imperia non
superano lo 0,61 di Milano. Sul
fronte dell’enterprise, invece, Nord
e Sud si alternano. E la classifica
elaborata sulla base del traffico di
stupefacenti, rapine in banca,
sfruttamento della prostituzione e
via delinquendo, è questa: Imperia
1,64; Trieste,1,47; Prato 1,42;
Napoli 1,32; Bologna 1,28; Milano
1,20; Catania 1,16; Roma 1,13;
Caserta 1,09; Firenze 1,08; Torino
1,07.
Alessandra Arachi
ettari, l’estensione degli
scavi di Pompei che contengono uno dei migliori esempi della vita romana, nonché
la città meglio conservata
dell’epoca
CITTÀ DEL NORD
a Roma, pensavo fosse lui...»
In tanti (il dj antidroga Aniceto, i sindaci del Catanzarese, il sindacato dei prefetti) le
hanno manifestato solidarietà. Chi l’ha chiamata?
«Tantissime persone, dalle
Alpi alle Piramidi, potrei dire.
Ma non vorrei essere accusato
di captatio benevolentiae. Ho
dato la vita per lo Stato, in Calabria ho subìto anche intimidazioni. Quattro anni di sacrifici,
in vita mia ho sempre obbedito.
Una carriera fatta di servizio rovinata da una frase».
Il commento
di Mario Garofalo
nelle Idee&Opinioni
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
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18 Cronache
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
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La polemica Dopo le frasi del patron di Tod’s
New York
Bazoli a Della Valle:
«Ora basta ingiurie,
sono inaccettabili»
De Blasio
diventa
un pirata
Ieri a New York, la
spiaggia di Coney
Island è stata presa
d’assalto da migliaia
di pirati, marinai e
sirene per la
«Mermaid Parade»
che rappresenta
l’inizio dell’estate.
Ospite d’onore è stato
Bill de Blasio, sindaco
della Grande Mela,
che ha partecipato
travestito da pirata
mentre la moglie
Chirlane McCray era
in costume da
sirenetta (a sinistra
mentre si baciano Ap
Photo). I suoi figli
Dante e Chiara, invece,
sono stati «insigniti»
del titolo di Re
Nettuno e Regina
Sirena
Il presidente di Intesa: iniziative legali
MILANO — Giovanni Bazoli
interviene dopo il nuovo affondo di Diego Della Valle. Il
presidente del consiglio di
sorveglianza di Intesa Sanpaolo ha diffuso ieri una nota che
segue di 24 ore quella dell’imprenditore della Tod’s: «Da
troppo tempo il signor Della
Valle si esibisce con dichiarazioni nei miei confronti che
sono ingiuriose e inaccettabili:
quindi ne dovrà rispondere
nelle opportune sedi giudiziarie nei tempi e nei modi che mi
riservo di valutare».
L’indicazione relativa alla
possibilità di vie legali da parte
del banchiere può rappresentare un cambio significativo
nel confronto che da tempo è
in atto fra il presidente di Intesa Sanpaolo, istituto socio di
Rcs, società che pubblica il
«Corriere della Sera», con il
4,1%, e Della Valle, anch’egli
azionista del gruppo editoriale
con il 7,3%: Bazoli in passato
non aveva pressoché replicato
ai numerosi attacchi portati
nei suoi confronti dall’industriale marchigiano. Della Valle sabato, facendo riferimento
a fonti di stampa, ha diffuso
un comunicato nel quale si sosteneva che «se Bazoli avesse
un briciolo di dignità dovrebbe chiedere scusa agli italiani e
dimettersi da ogni incarico
pubblico».
Le fonti di stampa riprese da
Della Valle riportavano all’inchiesta avviata dalla Procura di
Bergamo e che ha ipotizzato
un sorta di patto parasociale
occulto in Ubi banca fra due
associazioni di azionisti dell’istituto guidate dall’ex presidente del consiglio di sorveglianza della stessa Ubi, Emilio
Zanetti, e da Bazoli. Ipotesi che
avrebbe di conseguenza portato a indagini per presunto
ostacolo alla vigilanza.
Punto sul quale il presidente
di Intesa Sanpaolo ha aggiunto
nella nota di ieri: «Quanto alle
indagini della Procura di Bergamo relativamente alla governance di Ubi banca, tengo a
ribadire la mia serenità di aver
agito nel più totale rispetto
delle leggi, come del resto è
stato nel corso di tutta la mia
vita professionale».
Bazoli era già intervenuto
subito sulla questione quando,
in maggio, si era saputo dell’inchiesta. Il banchiere si era
detto «profondamente sorpreso»: «Ho sempre rispettato e
difeso la magistratura, e per
coerenza devo quindi rispettarla anche nel momento in
cui vengo interessato da un
provvedimento che mi sorprende profondamente, avendo io sempre testimoniato nella mia vita e nei miei comportamenti una totale e leale osservanza delle regole e delle
leggi».
Sul tema poi in quelle stesse
ore aveva diffuso una nota il
legale del presidente di Intesa
Sanpaolo, Stefano Lojacono.
«L’indagine in corso da parte
della Procura di Bergamo interessa il professor Bazoli esclusivamente in quanto presidente di un’associazione di azionisti di Ubi banca». Il legale precisava poi «al riguardo che gli
accordi che hanno dato vita a
Ubi (dal cui consiglio di sorveglianza il professor Bazoli è
peraltro uscito da oltre due anni) così come tutti i successivi
sono stati recepiti negli statuti
e in atti ufficiali debitamente
comunicati». Infine si sottolineava «con assoluta chiarez-
za» che «quanto alle altre ipotesi di reato oggetto delle indagini di cui oggi si ha notizia, si
sottolinea con assoluta chiarezza che esse non riguardano
in nessun modo il professor
Bazoli».
Sergio Bocconi
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Salute Le inchieste, l’assenza di prove scientifiche e le irregolarità non fermano le ordinanze. Le cure a una bimba di 4 anni
Dopo la scomunica
Il giudice: trovare ovunque un medico per Stamina
Le nuove regole
nelle chiese
contro i mafiosi
La decisione del tribunale di Venezia
«Cercare in tutta Italia chi può fare infusioni»
ROMA — Sempre più profonda la spaccatura su Stamina, la cura a base di cellule
staminali che risolverebbe,
secondo chi l’ha lanciata,
malattie molto gravi. Da una
parte gli organismi scientifici
e i medici che non la ritengono efficace e sicura e l’hanno
condannata con documenti
ufficiali. Dall’altra i giudici
che ordinano di riprendere le
infusioni sui bambini.
L’ultimo caso riguarda Celeste, quattro anni, colpita da
atrofia muscolare spinale, la
Sma, causa di crudele degenerazione. Il tribunale di Venezia ha deciso che entro la
fine di luglio l’Asl di Brescia
dovrà individuare un anestesista pediatrico e un infusore
cercandolo in tutta Italia perché la piccola possa riprendere la terapia presso gli Spedali Civili della città lombarda. Il che potrebbe significare
che si riuscirà ad individuare
un non obiettore.
Celeste è una delle prime
bambine trattate con queste
cellule. I genitori hanno portato avanti una strenua battaglia legale affinché il trattamento non venisse interrotto. Adesso ricominciano a
sperare: «La sentenza conferma che abbiamo ragione. Celeste sta meglio, lo abbiamo
dimostrato facendolo attestare dalle persone che l’hanno seguita in questi anni, ma
nessuno ci ha creduti. Ci auguriamo si faccia in fretta».
Nell’ospedale bresciano
però nessun medico è più disposto a fare le infusioni almeno fino a quando non arriverà la decisione della
Commissione scientifica nominata dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin e coordinata dall’oncologo Michele Baccarani, sull’eventuale avvio di una
sperimentazione. Dietro speranze e illusioni di tante famiglie si intrecciano eventi
molto negativi per Stamina.
Innanzitutto il rinvio a giu-
7
i membri della nuova commissione internazionale per
la sperimentazione, nominata lo scorso marzo dal ministro per la Salute Beatrice Lorenzin. Presieduta da Michele
Baccarani, è composta da 4
stranieri e 3 italiani
dizio da parte della Procura
torinese dei suoi inventori,
Davide Vannoni e Marino
Andolina. Truffa, associazione a delinquere e abuso d’ufficio. Poi il rapporto dei Nas, i
carabinieri del nucleo antisofisticazioni, che hanno trovato grosse irregolarità a tutti i
livelli. Dal punto di vista
scientifico non ci sono prove
che la cura funzioni e Vannoni non ha portato prove confortanti.
L’ordinanza di Venezia segue di pochi giorni quella del
tribunale di Pesaro che ha
nominato Andolina commissario per le infusioni di staminali su Federico, un bambino di Fano con morbo di
Krabbe. Impossibile trovare
medici non obiettori ed ecco
allora il sorprendente intervento dei giudici: l’incarico di
supplente affidato a un personaggio coinvolto nelle indagini di Torino. Un’iniziativa che si è trasformata in un
caso spinoso. Il Consiglio Superiore della magistratura ha
trasmesso alla Procura generale della Cassazione un fascicolo sui giudici marchigiani. È il primo passo verso
un’azione disciplinare. C’è
chi, come Amedeo Santosuosso (Corte d’appello), ha
invocato l’intervento dell’Avvocatura di Stato.
Ma è opportuno che i tribunali contraddicano la
scienza che ha liquidato come inutile e anche dannosa la
cura Stamina? Il ministro
della Giustizia Orlando si è
sempre tenuto lontano da
questa polemica. Mai pronunciato una parola su Stamina. Diplomatica la Lorenzin, la scorsa settimana
ascoltata in audizione in Senato: «Bisogna aprire una riflessione con la magistratura,
e non contro, nel rispetto
della sua autonomia, su questo difficile tema. La convivenza tra verità scientifica e
verità processuale». E ancora:
«Quanto accade a Brescia travalica la volontà del legislatore cioè il proseguimento
delle cure per chi le aveva cominciate». Il ministro si riferisce al no alla sperimentazione deciso lo scorso anno
dalla prima Commissione
ministeriale su Stamina poi
sospesa dal Tar su ricorso di
Vannoni. Ecco allora la scelta
di un secondo gruppo di
esperti che hanno cominciato a lavorare.
È di dieci giorni fa la durissima presa di posizione della
Federazione dell’Ordine dei
medici (Fnomceo): «No alle
ordinanze dei giudici. Noi
non siamo contro ma al servizio del diritto alla tutela
della salute. L’esercizio della
nostra professione si basa su
autonomia e responsabilità.
La nostra pratica è basata su
evidenze scientifiche, dobbiamo perseguire efficacia,
appropriatezza e sicurezza
delle cure».
Margherita De Bac
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La terapia e i contrasti
Il trattamento
inventato da Vannoni
Il metodo Stamina è un
trattamento a base di cellule
staminali sviluppato dallo
psicologo Davide Vannoni che
sostiene di poter così curare
malattie neurodegenerative
molto diverse
Gli Spedali Civili di Brescia
e il laboratorio Stamina
A fine settembre 2011 gli
Spedali Civili di Brescia
iniziano ad applicare il metodo
Stamina in uno dei loro
laboratori. A maggio del 2012
l’Aifa lo chiude perché poco
sicuro e senza autorizzazioni
Le cure ordinate
dai Tribunali del lavoro
Ad agosto 2012 il Tribunale di
Venezia impone agli Spedali
Civili di continuare il
trattamento su una paziente.
Alcune decine di persone
ottengono l’ingiunzione alle
cure dai giudici del lavoro
La bocciatura della scienza
e l’accusa di truffa
Gli esperti del ministero della
Salute bocciano il metodo ad
agosto 2013. Ad aprile 2014
la Procura di Roma accusa
Vannoni e altri 19 di truffa e
associazione a delinquere.
Brescia sospende le cure
DAL NOSTRO INVIATO
CASSANO ALL’IONIO (Cosenza) —
Cassano all’Ionio, sabato sera. Un gruppo
di ragazzi, le magliette rosse dei volontari
che hanno lavorato ad organizzare la
visita del Papa, si ritrova nella piazzetta
sotto una casa accanto alla cattedrale,
«don Nunziooo!». Attendono che si
affacci ma lui, il vescovo Nunzio
Galantino, segretario generale della Cei,
sbuca dal portone e si ferma a
chiacchierare con loro accanto alla
fontana. Abbracci, foto. «La gioia e
l’emozione sono grandi, ma per noi il
difficile comincia adesso», spiega ora
Galantino. Francesco ha scomunicato i
mafiosi «che adorano il male». È risalito
alla coscienza, come ha fatto anche ieri in
vista della Giornata Onu per le vittime di
tortura: «Torturare le persone è un
peccato mortale!». Ma adesso, in
concreto, che si fa con i mafiosi
scomunicati? «Quando si presentano
questi che vogliono farla da padroni,
ricevere i sacramenti, rifarsi una verginità
partecipando o addirittura gestendo una
processione, è un problema. Ci vuole una
Chiesa che non lasci soli i preti di
frontiera, il parroco del paese dove tutti
sanno chi è il mafioso e se lo ritrova la
domenica in prima fila. Una nuova
consapevolezza, a cominciare dai
vescovi». Galantino riunirà i suoi
sacerdoti per parlarne. «Dovremo
imparare a gestire queste cose, impostare
un percorso formativo. La Chiesa
denuncia da tempo questo peccato grave.
Ma le parole di Francesco vanno oltre. La
scomunica significa che ai mafiosi è
preclusa la vita nella Chiesa. Hanno scelto
il male come sistema di vita. E quando
questo accade sei fuori dalla comunione.
Non puoi ricevere i sacramenti, fare da
padrino, entrare nel comitato del patrono,
niente. Non è la tua comunità. E non
importa che tu tenga l’immagine della
Madonna o un altarino o la Bibbia nelle
topaie dove ti nascondi: non significa un
bel niente». La scomunica del Papa «ha
una dimensione pubblica e un effetto
sociale: aiuta la consapevolezza della
gente». E riguarda tutti: «Ci fa capire che
chiunque adori il male e ne faccia un
sistema, non è uno dei tanti peccatori che
si possono aspettare il perdono da Dio o
dalla Chiesa. Non basta la confessione. Ci
deve essere un pentimento e una presa di
distanza pubblica ed esplicita dal male,
seguita da gesti concreti».
Gian Guido Vecchi
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Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
italia: 51575551575557
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20 Cronache
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
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Il programma Dalla Casa Bianca fondi straordinari
La missione di Obama
Curare le piccole api
per salvare l’agricoltura
di DANILO MAINARDI
La gravità di quanto sta accadendo alle api e agli impollinatori in genere negli Stati
Uniti la si capisce dal fatto che
è Barak Obama ad intervenire
personalmente. La Casa Bianca ha infatti annunciato che
allo scopo di arrestare il declino, in atto ormai da alcuni anni, di queste specie, è stata
creata un’apposita task force,
stanziati consistenti fondi e
adottate tutte le misure necessarie. La diminuzione delle
api sta infatti mettendo in crisi l’economia alimentare del
Nord America dove il 90% delle piante coltivate si fonda
Le cause
Parassiti e pesticidi
hanno contribuito
a impoverire la
popolazione degli insetti
Le conseguenze
La crisi di questa specie
mette a rischio
l’equilibrio di una
comunità più vasta
sull’impollinazione da parte
di questi insetti e 87 delle 115
principali colture alimentari
dipendono dal meccanismo
di impollinazione animale
che, oltre alle api, coinvolge
farfalle, uccelli e pipistrelli. È
stato calcolato che il valore
della produzione agricola made in Usa che dipende dalle
api ha un valore annuo di 15
miliardi di dollari.
Una scelta politica chiara e
un’iniziativa forte perché del
resto è solo investendo risorse, incluse quelle scientifiche
e tecnologiche, che si possono affrontare seriamente temi
importanti che riguardano
non solo l’economia nazionale ma anche il tema ambientale. Alla crisi delle popolazioni
delle api infatti sembra concorra una molteplicità di fattori, quali infestazioni di parassiti, perdita di variabilità
genetica ed esposizione a pesticidi. Quest’ultima ha senza
dubbio un ruolo significativo
ed è frutto di un’agricoltura
aggressiva ed impattante praticata ormai in tutto il mondo.
L’uso dissennato della chimica è all’origine della moria
di api in quanto responsabile
di un generale indebolimento
fisico che poi a sua volta innesca una minor resistenza agli
attacchi parassitari e ad altre
malattie che quindi sinergicamente concorrono al declino
delle popolazioni. In particolare sotto accusa negli Stati
Uniti sono soprattutto i pesticidi cosiddetti «neonicotinoidi» dei quali è nota la pericolosità. Il trattamento con queste sostanze garantisce lunga
protezione ai vegetali, ma non
è selettivo e risulta fortemente tossico per gli insetti pronubi. La crisi delle api e di tutti gli impollinatori mette a rischio in realtà un’intera comunità naturale ed è un vero
allarme ambientale.
Se questi insetti e tutti gli
impollinatori scomparissero
le conseguenze ecologiche sarebbero difficilmente commisurabili ma comunque ben
maggiori di quelle economiche che, come
abbiamo visto, sono
tutt’altro che trascurabili. Sarebbe un disastro ambientale che metterebbe in
crisi buona parte della complessa rete di relazioni che regolano i rapporti tra le diverse
specie animali e vegetali. Il
che implica intaccare gli equilibri naturali e la struttura
delle comunità ecologiche e
quindi, in altre parole, compromettere un intero sistema
con la propria biodiversità. Il
-10/15%
6 milioni
4 milioni
3 milioni
2,5 milioni
le arnie perse negli
Stati Uniti per un valore
complessivo di
2 miliardi di dollari
L’investimento del governo Obama
per salvare le api
I nemici delle api
Le mandorle
Per coltivarle
servono ogni anno
milioni
l’80%
delle mandorle
al mondo
VICENZA — La strage di
bovini che un orso
sta compiendo in questi
giorni sull’Altopiano di
Asiago ha provocato ieri la
reazione di Coldiretti
Vicenza che punta il
dito sulle responsabilità
della Regione. «Da tempo
segnaliamo il problema alla
Regione Veneto — spiega il
presidente Martino
Cerantola — ma
l’atteggiamento di attesa e
indagine ha prevalso ancora
una volta sul fare. Basti
pensare che la Regione ha
finanziato un progetto di
ripopolamento di orsi, lupi
e linci in tutta la montagna
veneta, ma non ha pensato
di far fronte alle
conseguenze che gli stessi
avrebbero determinato se
non adeguatamente
monitorati». «È arrivato il
momento di affrontare in
modo consapevole il
problema degli orsi
sull’Altopiano di Asiago —
prosegue Cerantola —. La
situazione che viviamo nel
Vicentino non è
paragonabile a quella del
Trentino Alto Adige, dove
gli animali sono
attentamente monitorati».
Sabato l’ultimo colpo messo
a segno da uno degli orsi
presenti sull’Altopiano in
Malga Galmarara vicino a
Camporovere, in comune di
Lusiana: due vacche uccise,
altre agonizzanti ed una
ventina di animali scappati
dalla mandria per la paura e
di cui nessuno indennizzerà
mai la ridotta produzione
ed il trauma subito. Dal 14
giugno sono stati uccisi
cinque capi. «Mentre gli
esperti perdono tempo a
studiare le abitudini
dell’orso o degli orsi
presenti sul nostro
Altopiano — sottolinea
Cerantola — questo
continua ad agire
indisturbato per procurarsi
cibo. Tutelare gli animali è
un nostro dovere, ma non si
può farlo non pensando alla
sopravvivenza delle attività
produttive».
2013-2014
milioni
50 milioni
di dollari
La California produce
-30%
10
Il valore per l’agricoltura del lavoro
di impollinazione fatto dalle api
forte intervento del presidente Obama a favore degli impollinatori va nella direzione
di salvaguardare insieme economia e ambiente, binomio
sempre difficile da declinare
in modo congiunto e fonte di
permanente conflitto. Sono
chiamati in causa infatti sia
l’Agenzia per la protezione
dell’ambiente (Epa) che il Dipartimento dell’agricoltura,
che insieme dovranno operare alla conservazione degli
impollinatori e alla ricerca
sulle cause del loro declino.
Sostiene E. O. Wilson che ogni
nazione ha tre patrimoni diversi: quello materiale, quello
culturale e quello biologico.
Troppo a lungo la natura è
stata solo oggetto di sfruttamento indiscriminato. Ma ora
ci sono chiari segni di un diverso atteggiamento dove si
inizia a considerare la biodiversità un valore e un bene al
pari di altri patrimoni. È una
vera rivoluzione culturale,
un’acquisizione che il presidente Obama ha fatto propria
e che, speriamo, diventi un
modello per altre nazioni.
2006-2012
-23%
15 miliardi
di dollari l’anno
Il loro valore? 15 miliardi di dollari
«Proteggete
le mucche
dall’orso
affamato»
Pre 1947
Il numero
di arnie negli Usa
1947
1970
1990
2014
Vicenza
Perdita annuale
di arnie
Le operaie invisibili
1,4 di arnie
Diminuzione della flora
di cui si nutrono
Diffusione degli acari
loro parassiti
Pesticidi
il 60% di quelle
presenti negli Usa
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Fonte: Casa Bianca
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D’ARCO
I vigneti patrimonio dell’umanità
LANGHE E MONFERRATO, L’UNESCO PREMIA GLI EX POVERI
di ALDO GRASSO
Con Langhe-Roero e Monferrato
sono saliti a 50 i siti italiani che fanno parte della World Heritage List
dell’Unesco, il patrimonio artistico
e ambientale dell’umanità. Il nuovo
sito Unesco ha una estensione di oltre diecimila ettari. Le sei zone
principali sono: Langa del Barolo,
Castello di Grinzane Cavour, Colline del Barbaresco, Nizza Monferrato e il Barbera, Canelli e l’Asti Spumante, Monferrato degli «infernot». Così si legge nella motivazione: «Un esempio eccezionale di
paesaggio culturale inteso come
prodotto nel tempo dell’interazione tra uomo e natura, plasmato dalla continuità di una tradizione antica finalizzata a una produzione vinicola di eccellenza». Il sì definitivo
alla candidatura è arrivato dal comitato dell’Unesco, riunito a Doha,
nel Qatar.
Quando sono nato, in quei posti
ora protetti dall’Unesco, sui cartelli
stradali che cadenzavano i paesi,
lungo la sinuosa provinciale che da
Montezemolo porta ad Alba, appariva la scritta «zona depressa».
C’era povertà, c’era malora, c’era
necessità di scappar via: prima della guerra, molti erano andati a cercar fortuna in Francia, in America;
dopo la guerra, molti avevano venduto quel poco che avevano per andare a trovare un lavoro altrove,
specie in Liguria: diventarono panettieri, osti, macellai.
Forse è quell’antica povertà che
ha preservato il territorio da un eccesso di bruttura (capannoni, villette a schiera, condomini disarmonici…). Perché poi, quando il vino è
diventato business, il territorio si è
un po’ snaturato (l’Unesco, infatti,
premia a pelle di leopardo). Bartolo
Mascarello sosteneva, nel momento di massimo splendore per i vi-
gnaioli locali, che al posto dei cartelli di «zona depressa» avrebbero
dovuto metterne altri: «Zona colpita da improvviso benessere».
Ma se un grande patrimonio ha
resistito al tempo — il tesoro delle
Langhe — lo si deve proprio a una
razza di viticultori, tenaci e intelligenti, che hanno saputo valorizza-
Colline I vigneti nelle Langhe: per la prima volta l’Unesco ha riconosciuto come Patrimonio un sito basato sulla cultura del vino
re, affinare e rendere grandi i vini
del posto. Mentre il tessuto sociale
delle Langhe cominciava a sfaldarsi
inesorabilmente, un’aristocrazia
contadina (vignaioli, enologi, cantinieri e nobili imprenditori) ha tenuto duro puntando sulle uniche
cose su cui si doveva puntare, il vino e la qualità. E bisogna dire grazie
anche a Carlin Petrini, l’inventore
di «Slow Food», adesso che in molti
lo prendono in giro per la filosofia
del Km zero. Con lui la Langa ha riperso a pensare in grande, tentando di scrollarsi di dosso il cattivo
gusto, i presepi viventi, i finti Pavese, i finti Fenoglio, i finti Einaudi.
Non si sa bene da dove derivi il
nome Langa: secondo alcuni dal latino «lingua» e poi dal francese
«langue», lingua, fascia, striscia di
terra. Secondo altri più probabilmente da un nome etnico ligure
che sta a significare il castello che
sorge sulla sommità delle colline.
Per noi nativi «langa» è la cresta
della collina, la cima tempestosa.
È come se l’Unesco avesse messo
sotto tutela il paesaggio descritto
da Beppe Fenoglio (un «paesaggio
morale» disegnato da un cartografo
dell’anima) che si stende da Alba,
dove Beppe è nato, verso la collina,
la Langa, quella più alta, quella che
Nuto Revelli ha percorso casa per
casa per descrivere «il mondo dei
vinti», tanta era la povertà che vi
dominava. E dalla collina ridiscende giù, spesso in maniera scomposta, come quando i partigiani conquistano Alba per 23 giorni: «Fu la
più selvaggia parata della storia
moderna: solamente di divise ce
n’era per cento carnevali».
Nel dialetto langarolo non esistono i superlativi e il passato remoto. L’assenza dei superlativi deriva dal fatto che, da quando nasci,
c’è sempre qualcuno che ti ripete
«esageroma nen» (non esageriamo). Quanto alla coniugazione, negare il passato significa, per fortuna, vivere sempre nella pienezza e
nella scansione del presente.
Me li vedo i membri del comitato
dell’Unesco, riuniti nel Qatar. Altro
che Fenoglio! La documentazione
che hanno sotto mano è una lunga
fila di bottiglie. Leggono i nomi:
Gaja, Altare, Rivetti, Ceretto, Giacosa, Chiarlo, Scavino, Conterno, Fantino, Voerzio, Einaudi, Caviola, Pecchenino, Braida, Nebbiolo, Barolo,
Barbaresco, Dolcetto, Barbera, Moscato, Asti spumante… Come potevano non tutelare tanto bendidio?
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
italia: 51575551575557
21
22
italia: 51575551575557
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
Oggi si decide
L’assemblea della
Lega esamina le
risposte al bando
per trasmettere tre
campionati di A,
dal 2015 al 2018
Cronache 23
italia: 51575551575557
Le offerte
I ricavi
838 milioni di euro
770
incassati dalla Lega Calcio
per la stagione 2013-14
415
1.105
milioni di euro
che la Lega Calcio incasserebbe
per ognuno dei tre campionati
se le offerte più alte venissero accolte
931
I TOP CLUB
Offerte complessive in milioni
di euro ricevute dalla Lega Calcio
per i diritti di ogni campionato
(l’accordo varrà tre stagioni:
2015-16, 2016-17 e 2017-18)
Juventus
Inter
Milan
123
104
102
Le tre squadre che incasserebbero di più
dall’eventuale nuovo accordo (cifre in milioni di euro)
Calcio, l’asta dei record per le partite in tv
Offerte altissime da Sky e Mediaset, ma tutto potrebbe essere annullato
Gli sfidanti
L’obiettivo di Sky
riprendere il controllo
Sky (nella foto l’ad
Andrea Zappia) ha
presentato le maggiori
offerte sia per
il pacchetto A da cui
dipende la trasmissione
delle migliori partite
in termini di share
sul satellite sia per
quello B che regola gli
stessi match sul digitale
terrestre. La posizione
del gruppo televisivo
guidato da Murdoch
è che vince il mercato.
La Lega dovrebbe
accettare le migliori
offerte massimizzando
i guadagni. L’obiettivo
è riacquisire potere
contrattuale dopo aver
perso la Champions.
Mediaset invoca
la legge Melandri
Il gruppo del Biscione
(nella foto Pier Silvio
Berlusconi) invoca il
rispetto di una norma
della legge Melandri che
impedisce a un unico
operatore di controllare
tutte le partite, ma in
realtà Sky non ha
presentato offerte per le
squadre minori. Mediaset
ha messo sotto accusa
anche l’accerchiamento
subito dalle società di
Murdoch. La struttura
delle offerte è tale che, in
ogni caso, la seconda
offerta migliore per il
digitale terrestre arriva da
Fox, società cugina di Sky.
Oggi si capirà su quale
punto Mediaset vorrà
puntare per bloccare il
concorrente nella corsa ai
diritti tv della serie A.
Per capire come mai oggi in
via Rossellini 4 a Milano, per
l’assemblea della Lega Calcio sui
diritti tv ‘15-18 della serie A, è
a t tes a u n a te m p e r a t u r a e
un’umidità superiori a quelle
che c’erano in campo a Recife
per Italia-Costa Rica bisogna
mettere insieme tutta una serie
di terremoti che stanno smuovendo le placche tettoniche del
calcio italiano e delle piattaforme tv. Sul piatto non ci sono solo un miliardo e 96 milioni di
euro, il totalone che si ottiene
sommando tutte le offerte maggiori per ogni pacchetto. Anzi,
dimenticate le partite in chiaro.
Quelle che contano sono le dispute criptate dell’advisor Infront: la Calcionomics in Italia
dovrebbe chiamarsi «Bogarellinomics», perché è Marco Bogarelli — che piaccia o no — ad
avere costruito un modello di
funzionamento della Legge Melandri rielaborando l’esperienza
fatta nel mondo dello sci ai tempi di Tomba.
Ma partiamo dall’inizio: sulla
carta Infront ha fatto un ottimo
lavoro e dovrebbe essere contentissimo (invece, chissà perché, è nervoso. Forse perché con
il nuovo contratto non ha più
incentivi progressivi e per lui è
meglio restare sulla linea dei
980 milioni che ha garantito?).
Scatenando la competizione
sull’asta ha ottenuto cifre che il
calcio italiano non sperava
nemmeno di ottenere (non le sperava
nemmeno Bogarelli
che, meno di un anno fa, quando doveva rinnovare il proprio mandato, andava raccontando
che la serie A italiana era in sala di rianimazione). La suddivisione dei pacchetti per trasmettere il calcio in
Italia dalla prossima stagione
‘15-16 prevedeva una base
d’asta di 273 milioni di euro cadauno per l’A e il B (solo 8 squadre, ma le migliori con uno share televisivo del 69%), dove la
differenza è che il primo offre
l’esclusiva di queste partite per
il satellite e il secondo per il digitale terrestre. È qui che sono
arrivate, chiaramente, le offerte
migliori: 355 di Sky per l’A e 420
sempre di Sky per il B. Mediaset
ha offerto rispettivamente 350 e
275, vincolando però i 306 milioni per il pacchetto D (12 squadre minori con share del 31%)
alla riuscita di una delle prime
due offerte. Anche se i vincoli
non sono ammessi dal bando.
In mezzo si è infilata Fox (difficile non notare che è una società cugina di Sky) con 400 milioni per il B. Tanto per chiudere
con i numeri, Sky e Fox hanno
offerto 15 milioni per il C che, ci
crediate o no, sono i diritti per
vedere dentro gli spogliatoi. Notate nulla di strano? Mediaset
Premium che non ha il satellite
ha offerto la propria cifra maggiore per il pacchetto A, Sky che
ha il satellite ha offerto la maxi
cifra per il B. Facile pensare a
una confusione generalizzata,
ma si tratta di fini strategie. Il
numero uno di Sky in Italia, Andrea Zappia, è innegabilmente
sotto pressione: ha da poco perso i diritti per la Champions League a favore di Mediaset. Un
destro al quale si aggiunge quello che a posteriori è considerato
un eccessivo fair play anglosas-
Spettatori
Il gruppo di Murdoch
ha perso la Champions,
rischiano di essere
penalizzati gli spettatori
sone (quando aveva lui l’esclusiva per la Champions aveva
concesso un facile accordo alla
tv a pagamento del Biscione per
la condivisione dei diritti). Insomma, la strategia ora è prendere tutto per riacquistare un
potere negoziale perso. Peccato
che 1) anche Mediaset stia giocando il tutto per tutto per fare
entrare un socio estero che secondo «rumor» mai confermati
e mai smentiti vedrebbero Al Jazeera in prima fila. E come se
non bastasse ha sbagliato i calcoli andando sotto. 2) Che i club
ora sono ingolositi dalla possibilità di avere più soldi per il
calcio mercato grazie al meccanismo delle fideiussioni, anche
se quasi tutti hanno dei contratti con Infront che, in qualche
maniera, li influenza. 3) Che ancora non si è parlato dell’altra
partita, quella della vendita dei
diritti tv del calcio all’estero dove entrerà in campo l’ex socio di
Bogarelli, Riccardo Silva con la
sua Mp Silva. 4) E non ultimo:
che anche Bridgepoint, azionista di Infront, sta cercando un
acquirente per vendere la società.
Insomma, oggi si giocherà la
partita dei destini incrociati e
sono attesi colpi anche bassi.
L’Agcom (che pure prende una
parte delle risorse derivanti dai
diritti tv, pari per la stagione in
corso a 5 milioni) sta lavorando
dietro le quinte per un accordo
incrociato: Mediaset prende il
satellite per 350 e Sky il digitale
terrestre per 420 per poi fare
uno scambio. Ma non si capirebbe perché Sky dovrebbe pagare di più per poi cedere il pacchetto. Soluzioni possibili? C’è
chi invoca l’annullamento, chi il
cambio di regole in corsa. In
mezzo resta un dubbio: ma il
povero tifoso italiano si deve seguire tutta questa «Iliade» per
capire a chi dovrà abbonarsi dal
prossimo anno?
Massimo Sideri
[email protected]
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Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
Cronache 25
italia: 51575551575557
Papà celebri
L’imprenditore
John Roberts, 40enne inglese fondatore del sito di
casalinghi Ao.com, con William, 3 anni, uno dei suoi
cinque figli. Ha detto che non lascerà loro i suoi 600
milioni di euro: «Voglio che vadano a costruirsi la loro
vita», ha spiegato (Guzelian)
L’attore
Jackie Chan, 60 anni, con il
figlio Jaycee, 31. L’attore, nel
2011, ha dichiarato che non
gli lascerà la sua fortuna
(China Foto Press -Getty Images)
La rockstar
Gene Simmons dei Kiss
ha assicurato che i suoi figli
(Sophie e Nick, sopra) «non
diventeranno mai ricchi
con i miei soldi» (Olycom)
Ex Police
Sting con la
moglie Trudie
Styler e la figlia
Coco, in una
foto d’archivio.
Il cantante
62enne ha due
figli con la
prima moglie
Frances: Joseph
(37 anni) e Kate
(32). Gli altri
quattro, Mickey
(30), Jake (29),
Coco (24) e
Giacomo Luke
(18), sono nati
dal matrimonio
con Trudie
(Reuters/Fred
Prouser)
Famiglie Da Bill Gates a John Roberts, la scelta di non dare per scontata la ricchezza
Sting e gli altri milionari
che lasciano i figli senza eredità
Il cantante: spenderò tutto, loro dovranno lavorare
«Un uomo aveva due figli.
Il più giovane disse al padre:
dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre
divise tra loro le sostanze.
Dopo non molti giorni, il figlio più giovane partì per un
paese lontano e là sperperò le
sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso
tutto, in quel paese venne una
grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno».
Sting deve aver letto questo
passo del Vangelo di Luca,
prima di decidere insieme
con la moglie Trudy («la Regina Madre» la chiama rispettosamente il musicista): uomo pragmatico, il musicista
ha deciso di evitare che qualcuno dei suoi sei figli emuli il
giovane scialacquatore della
parabola risolvendo il problema alla radice: non lasciando
loro in eredità il suo patrimonio, che al momento ammonta a circa 250 milioni di euro.
«Non voglio che vivere di
rendita si trasformi per loro
in una palla al piede», ha
spiegato al Daily Mail, ricordando di aver sempre incoraggiato l’indipendenza nella
sua numerosa prole (dalla
prima moglie ha avuto Joseph, nato nel 1976 e Kate nell’82, poi da Trudy Mickey nato nell’84, Jake l’anno dopo,
Coco nel 1990, e Giacomo
Luke nel 1995). «Non mi hanno mai chiesto granché, hanno cercato la loro strada nella
vita, e questo me li fa apprezzare ancora di più», ha spiegato.
Ex campione
Canottaggio,
bronzo
al Procuratore
Antimafia
Franco Roberti ( foto
sopra), Procuratore
Nazionale Antimafia in
carica ed ex campione
italiano di canottaggio,
ha vinto la medaglia di
bronzo ai Campionati
Italiani Master di San
Miniato sull’otto della
Canottieri Napoli. La
Canottieri Napoli ha
chiuso la propria finale
al terzo posto alle spalle
del RCC Cerea medaglia
d’argento e del
Pontemollo campione
d’Italia.
Roberti, 66 anni,
napoletano, è stato scelto
come Procuratore
Antimafia nel luglio del
2013 in sostituzione di
Piero Grasso nominato
presidente del Senato.
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È l’etica del lavoro dell’ex
ragazzo del popolo nato nei
sobborghi di Newcastle, figlio d’un lattaio e di un’infermiera. «Se tutto mi fosse stato
concesso su un piatto d’argento, non credo che sarei sopravvissuto», ha spiegato ricordando la gavetta nei pub a
cantare e suonare per gli
ubriachi, il doppio lavoro, il
sogno di una vita migliore per
la sua giovane famiglia.
«Ho spiegato loro che
quando morirò non ci sarà
molto da parte perché quel
denaro lo stiamo spendendo.
Ci sono molte spese. I miei figli devono lavorare, e lo sanno. Ovviamente sono pronto
ad aiutarli se dovessero avere
dei problemi ma non è mai
successo, finora». Se Sting
non dovesse spendere fino all’ultimo il suo considerevole
patrimonio è ipotizzabile che
lascerà royalties e altro a una
fondazione benefica (una
delle sue cause preferite è
l’Amazzonia) .
È insomma Sting l’ultimo
dei super ricchi — provenienti da un po’ tutti i campi,
dalla tecnologia come la finanza e lo spettacolo — a fare
una scelta di sobrietà. Decidendo che il patrimonio verrà
ereditato da una fondazione
benefica, e non dai figli, per
incoraggiarli (costringerli) a
trovare una strada nella vita.
L’esempio più famoso di
questa tendenza è l’uomo più
ricco del mondo, Bill Gates
(peraltro non esattamente un
self-made man: suo padre,
ancora in vita, è stato un
Stati Uniti
Legge coprifuoco, i 16 enni a casa entro le 22
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK — Tutti a casa alle 10 di sera, alle
11 nei giorni di festa, ma se si hanno meno di
14 anni il limite scatta già alle 9. La città di
Baltimora istituisce il coprifuoco più restrittivo
riservato ai ragazzi al di sotto dei 16 anni.
Quelli che verranno pizzicati dalla polizia a
bighellonare per strada finiranno in un centro
specializzato dal quale i genitori potranno
tirarli fuori solo pagando una multa fino a 500
dollari oppure accettando un programma di
consulenza educativa. Proteggere i giovani
dalla violenza oppure evitare che loro stessi
commettano atti criminali è l’obiettivo
dichiarato dal sindaco democratico Stephanie
Rawlings-Blake, la quale ha firmato il nuovo
regolamento comunale che entrerà in vigore
tra sessanta giorni. Solo nel 2014, come riporta
il New York Times, nella città del Maryland
sono stati uccisi 9 giovani di età fino a 18 anni.
grande avvocato di Seattle)
che ha già spiegato di voler
investire tutto nelle sue cause
benefiche — la lotta alla malaria su scala globale, l’accesso a acqua pulita per le popolazioni disagiate, le vaccinazioni — lasciando ai figli il
minimo indispensabile a non
apparire un novello Scrooge
del canto di Natale dickensiano.
La linea-Gates viene seguita da altri grandi della tecnologia (non da Larry Ellison: la
figlia è produttrice di film da
Oscar grazie al patrimonio
paterno, ma i risultati parlano) come John Roberts fondatore del sito di casalinghi
Ao.com, i cui figli dovranno
Lauti guadagni
Ha un patrimonio stimato
di 225 milioni: «È raro
che i ragazzi mi chiedano
qualcosa, ne sono felice»
«costruire la loro vita» come
lui ha costruito il suo sito,
cioè con immaginazione e
spirito imprenditoriale. Vidal
Sassoon, creatore della catena
di parrucchieri, «tagliò» dal
testamento tre ex mogli e un
figlio adottivo, e nel mondo
dello spettacolo personaggi
diversissimi tra loro come il
divo del cinema asiatico
d’azione Jackie Chan e il linguacciuto rocker Gene Simmons dei Kiss hanno garantito che il loro consistente pa-
trimonio non finirà ai figli.
Che si troveranno ad assistere a una massiccia fuga di
capitali (dalle loro tasche),
diseredati da genitori multimilionari. Ma anche in quel
caso ai figlioli prodighi mancati, potrà essere utile una citazione dai Vangeli: «Ecco: io
vi mando come pecore in
mezzo ai lupi; siate dunque
prudenti come i serpenti e
semplici come le colombe».
Matteo Persivale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Prima il divieto di uscire di casa dopo le 11
riguardava tutti i minori di 17 anni, ora la
nuova regola impone che quelli fino a 14 anni
restino in casa dopo le 9 di sera mentre coloro
che hanno fino a 16 anni potranno uscire fino
alle 10 nei giorni feriali e fino alle 11 nei
La scelta di Baltimora
Gli adolescenti trovati in strada la sera
oltre l’orario stabilito, saranno portati in
un centro apposito in attesa dei genitori
weekend e durante le vacanze. Le uniche
eccezioni ammesse sono per i ragazzi che
rientrano a casa dopo aver lavorato o dopo aver
partecipato ad attività scolastiche.
Giuseppe Guastella
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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26 Cronache
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Pieghe
D
opo aver detronizzato attori e rock
star, pareva pacifico che fossero i
calciatori i più autorevoli trend setter
in fatto di capigliature scolpite, occhiali da
diva e altre trovatine sobrie per passare
inosservati. Non a caso le scorse passerelle si
sono liberamente ispirate a personalità
calcianti ammirate da tante ragazze con tanto
tempo libero. Il mondo della moda si sta però
riappropriando d’un ruolo centrale in
materia: si vedono modelli che per libera
scelta o perché imbrigliati dalla creatività
degli stilisti sanno ridimensionare pure il più
eccentrico dei goleador. Basta dare
un’occhiata da John Richmond per capire che
Mauro Icardi, centravanti interista noto
anche per tatuaggi kolossal in onore
dell’ormai celebre Wanda, sono cosa da
dilettanti rispetto a certe costruzione fantasy
viste in passerella. Disegni metà farfalla metà
donna che si avviluppano attorno al collo e
lanciano propaggini dietro le orecchie, sotto
l’occhio, sulle guance. Sempre da Richmond
ammirato pure un modello con l’anello al
naso, variabile che nemmeno il più
volenteroso Cassano ha mai azzardato. In
quanto ai praticanti abituali di cerchietti,
come i lungo-criniera Montolivo, Cavani,
Marchetti, Torres, dopo la sfilata di Bottega
Veneta con i modelli che inforcano il
cerchietto anche sui capelli a spazzola, si
rassegnino a rientrare nei ranghi: per farsi
notare urgonsi nuove soluzioni.
Serapian Party per la presentazione del libro
Philipp Plein Lo show in piscina
Nel giardino
«Pantaloncini corti, calzoni lunghi di lino
bianco, una giacca di fustagno marrone,
sahariana color crema…». Non è l’estratto
d’una nota-stampa di queste collezioni ma
l’assemblaggio d’un paio di citazioni de «Il
giardino dei Finzi-Contini» di Giorgio
Bassani. Stile buono per andare al tennis o in
bicicletta, tipico di tante immagini Anni 3040 e ora di nuovo in pista. Anche per le
tonalità, nonostante il marrone diventi cacao,
terra, legno e le sfumature chiare si chiamino
perla, mastice, fromage blanc, calamaro.
Giacche strette in vita, magari tramite cintura
come da Zegna e Ferragamo, pantaloni
spaziosi, cardigan, gilet. Stile azzeccato su bei
tenebrosi. O almeno aspiranti tali.
Sotto la caviglia
Ciclicamente la moda celebra o rivaluta una
parte del corpo. Il proliferare di pantaloni ben
sopra la caviglia diventa la celebrazione del
piede. Nudo, eventualità poco praticabile in
città, o fasciato nel sandalo. Chiaro che ciò
comporterà una certa cura perché il risultato
estetico, in presenza di gibbosità varie,
potrebbe non essere esaltante. Mai però
esagerare: alle unghie lucide di smalto (viste
su qualche modello) non siamo ancora
pronti.
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MILANOMODAUOMO
Sì ai piedi curati
Ma per lo smalto
non siamo pronti
STILI A CONFRONTO
di Gian Luigi Paracchini
Bottega Veneta Lino stropicciato
Iceberg A contatto con la natura
Calvin Klein Pvc e colori pop
Missoni Mood e colori da surfista
Le sfilate La pelle e il pvc di Calvin Klein, le forme morbide e i materiali naturali di Iceberg
Cuciture come ricami
Il classico di Prada
A
lla voce «classici» Prada interpreta e aggiorna. Come? Sottolineando ogni capo — giacche,
pantaloni, cappottini, blouson, impermeabili — con grandi o piccole, bianche o colorate o brillanti impunture. E
tutto ha già un twist diverso. Nel guardaroba maschile e in quello femminile
— quindi anche gonne, a pieghe — perché sulla passerella di moquette marrone che gira intorno a una superficie
d’acqua blu (by Amo dell’architetto
Rem Koolhaas che è giustappunto un
nuotatore seriale) ci sono anche le donne. «Abbiamo fatto migliaia di prove —
racconta soddisfatta Miuccia Prada —,
alla fine abbiamo trovato i punti giusti!
E il classico è diventato il nuovo. Era da
un po’ che ci pensavo e mi sembrava il
momento giusto». Perché ora? «Non
credo sia un’esigenza di ciclo della moda, forse di società, sì. Bisogno di un po’
di serietà». E forse sicurezza, anche. Così non c’è pezzo che non sia «rassicurante»: per colori (blu, verde, cammello, marrone, beige), tessuti (pelle, jeans,
canvas, kid mohair, jersey) e forme
(ispirazione Settanta, dunque libere).
Molto primaverile, però. D’estivo da
caldo e sole, ci sono i sandali. Meglio
così: a bermuda e canotte ci sta pensando l’universo mondo!
Massimiliano Giornetti, stilista per
Il «filo rosso»
Le impunture diventano il filo
rosso dell’intera collezione.
Niente bermuda o canotte,
ma i sandali ai piedi
bene alla corte di Ferragamo, ripercorre
a ritroso una storia fatta di eleganze
«sentimentali», come le definisce lui. Gli
anni Quaranta l’unico, vero, riferimento
temporale e poi in viaggi: giacche e pantaloni e bermuda e spolverini di una leggerezza piacevolmente imbarazzante in
controluce. Riecco la polo e la camicia a
manica corta. Fluidità estrema ma punto
vita sempre segnato da cinte dentro o
fuori i capi. Lino, tanto e lana peso piuma. E seta. Tutto sembra e nulla è: sovrastampe e grafie sono come ombre sui
bruciati, i salvia, i beige, i ruggine. Un
solo disegno, sofisticato: una piccola giraffa. Sandali da manuale con le frange
come perfette scarpe inglesi.
Da Tod’s esordio (con classe) di Andrea Incontri, il 43enne mantovano e architetto. Una sfilata al contrario con il
pubblico invitato a entrare dentro all’universo maschile (e privato) del J.P.
Club: un guardaroba essenziale ma trasversale fatto di giacche doppiopetto o
un bottone, polo, cardigan, blouson,
pantaloni asciutti, gilet. Tessuti classici:
dal lino stropicciato alla seta, al cashmere. Tre quadri di colori: i blu, i naturali e
il nero; altrettante stampe dal floreale ai
quadri a piccole pennellate. La J.P. Jacket
che è la classica formale sulla quale sé
poggiato un gilet con le quattro tasche.
Mentre nel club entra anche la scarpa
gommino con a decoro l’iconico brac-
Contrasti La collezione
Prada per la prossima estate
ciale scooby-doo.
E un giovane (e sciccosissimo) pescatore l’uomo in bermuda over o pantaloni
arrotolati di Bottega Veneta. Tomas Maier sceglie e non cambia idea: eleganza
rilassata e leggera per muoversi senza
costrizione lasciando che siano i corpi e
creare le silhouette. Tre-quattro giacche
in tutto e stop. Naturalmente in lino, naturalmente stropicciato, scolorito, polverizzato, come i cotoni o le sete o la maglia. E poi cardigan e giubbotti, t-shirt
over e felpe, pullover e chiodi, canottiere
e sahariane. Polpacci, bicipiti e tanta
spensieratezza. Punta sulla boxe Thomas
Brown per la Moncler Gamme Bleu e allestisce un ring nel cortile del seicentesco palazzo Senato a ritmo di Rocky. Poi
affronta ed enfatizza il tema: le bermuda
che sono i bragoni da boxeur e gli spolverini che sono le vestaglie del pugile, le
giacche che hanno le impunture elastiche in vita; canottiere di rete; sneakers
da boxeur. Bianco, rosso, nero e blu.
La natura secondo Federico Curradi,
lo stilista di Iceberg, è vivere in totale libertà e confidenza con la natura stessa. E
nessuno meglio di lui, che vive fra New
York (Manhattan) e il Chianti (casa colonica con cani, cavalli, galline, e una mucca), lo sa. Dunque perché stupirsi se ben
interpreta il concetto negli abiti? Forme
morbide (vagamente ‘70, ancora, pantaloni sottili e blouson o tshirt over) e materiali naturali (dal cotone ai cashmere)
a definire un neo sportwear elegante.
Da Calvin Klein lo stilista Italo Zucchelli scopre più del solito ed è la fisicità
a colpire là dove ha sempre regnato il rigore monastico. È che partendo dalla
pelle (vera o ad effetto) tutto torna: canotte allora e bermuda ovunque l’underwear ciclista che spunta. Forti i capi in
pvc a colori pop (per giubbotti e trench)
e poi t-shirt di rete e felpe. Insegue l’onda sulle coste d’Europa e poi in Nord
Africa il surfista di Missoni: i blu e i colori delle spezie. Poi il giubbotto tecnico
diventa un vezzoso gilet di maglia che si
porta sotto a tutte le giacche tessute con i
telai di famiglia e così i bermuda e i pantaloni. Le camicie di seta hanno stampate le meduse e ci sono felpe e t-shirt al
tatto come spugne. Si converte allo sportwear («ma per favore trovate un altro
termine», implora) John Richmond.
Possibile? Senza esagerare: felpa di neoprene si ma stampa teschi e skyline di
città. Pantaloni da jogging e blazer di cotone doppiato e laserato; bermudoni e
bomber di pitone stampa tatoo. Vivienne Westwood, infine, il messaggio sociale: stop agli allevamenti. Un maiale in
video e qualche modello con naso suino
in segno di protesta poi le braghe alla
Nurejev, le giacche tatoo e le maglie taglio al vivo.
Paola Pollo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Abbiamo fatto migliaia di prove e alla fine
abbiamo trovato i punti giusti
Ci pensavo da tempo, c’è bisogno di un po’ di serietà
❜❜
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
Cronache 27
italia: 51575551575557
Le presentazioni Torna la maglia con scollo a «V» sotto la giacca
Le sneaker mocassino
Nascono le scarpe ibride
Dai Fratelli Rossetti a Santoni: mix insoliti
«L’
Daks Maglie leggerissime e grafiche John Richmond Dettagli in neoprene
Vivienne Westwood All’uncinetto
arancio, rosso — schierate a Palazzo Visconti. «Siamo partiti dalla
suola a cassetta e abbiamo aggiunto una tomaia in cervo come
quella del mocassino con le nappine e c’è anche la francesina senza stringhe fino a ieri scarpa solo
femminile».
L’arancio, l’azzurro fino al verde
acqua dominano anche da Lanificio Colombo. Protagonista è la
giacca: in tessuto prezioso, cashmere e lino, ritorti in un sol filo. È
Dettagli
La stringata oggi è per
metà sandalo. Nella
tomaia della sportiva c’è
il lattice «memory»
sfoderata e tinta in capo così assume un aspetto sportivo. Abbinata
alla maglia scollo a «V» in cashmere seta melange sovratinto con
bordo in cotone color indaco e alla
camicia denim.
Yvan Benbanaste, fashion coordinator di Pal Zileri dice che siamo
di fronte a un cambiamento che
condizionerà la moda uomo dei
prossimi due anni. I revers a lancia
della giacca sono il segno più significativo: «L’uomo torna più
sexy. La strada è stata aperta da
Tom Ford», afferma. Il colore dominante della nuova moda è il blu,
non a caso quello dell’indaco e
dello sport, a cui si aggiungono
verde, senape e grigio. «La tecnologia sposa la tradizione biellese»,
spiega Benbanaste mostrando il
gilet imbottito di piuma che sembra nylon e invece è seta (stampata
Principe di Galles). Ed in seta è anche l’impermeabile con il collo a
giacca. Torna anche il doppiopetto. Ma la giacca di Al Capone oggi è
tutta ingentilita e veste a pennello
il giovane bohemien digitale come
dimostra Jay Vosoghi, americano,
direttore creativo di Boglioli che fa
la verde, blu royal e anche gialla,
abbinata ai pantaloni rossi.
«L’uomo ama vestire in moda
più spensierato e informale», conferma Andrea Santoni fondatore
del marchio sfoggiando un paio di
lussuosissime scarpe in coccodrillo dalle sfumature vinaccia «sono
realizzate tutte a mano», dice ricordando il lavoro prezioso dei
suoi 500 artigiani. «A livello di costruzione si lavora ancora come 30
anni fa, la suola Goodyear è cucita
a mano, le scarpe restano a stagionare per 3 settimane. È cambiato
lo stile». Per il bohemien 2015 c’è
la scarpa sandalo e quella tutta intrecciata «come un cestino».
Maria Teresa Veneziani
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TOD’S
MONCLER GAMME BLEU
SALVATORE FERRAGAMO
L’esordio di Andrea Incontri da Tod’s
Moncler gioca con i pantaloni da boxeur
Ispirazione anni Quaranta per Ferragamo
uomo è noioso ma ha
voglia di cambiarsi».
Giuseppe Zanotti con
sintesi romagnola spiega così la
moda contemporanea. Una moda
che si rifà ai fondamentali dell’eleganza più raffinata, quella degli
Anni 50 e 60 caratterizzata da grisaglie, doppiopetto, gessati, jacquard marron e grigi, scarpe stringate leggermente appuntite. «Ma
oggi lo street style, lo sportwear e
la tecnologia influenzano il mondo formale, si tratti di abbigliamento o accessori», continua Zanotti piegando in due le pantofole-espadrillas con il suo nome in
oro ricamato sopra «Sono un po’
cafone, ma divertenti, comodissime». Invita a sentire la leggerezza
an
anche
delle sneaker bianche con
su a cassetta in pelle morbidissuola
sim imbottita di lattice memory
sima
co i materassi.
come
Alle presentazioni i signori delm
la moda
spiegano che l’uomo vuov
le vestire
bene anche nel tempo libe ma poi si capisce che un mobero,
ca
cassino-sneaker
in cervo e una
gia
giacca
in canapa-lana dall’aspetto
tri
tridimensionale
grazie ai 4 fili ritor entreranno anche negli uffici,
torti
cam
cambiando
aspetto alle grisaglie.
Di contaminazione parlano i
Fr
Fratelli
Rossetti (Diego, Dario e
Lu
Luca)
davanti alle loro scarpe di
tu i colori — turchese, verde,
tutti
Tendenze globali
E L’ORTO DIVENTA IL NUOVO SIMBOLO DEL VERO LUSSO
di MATTEO PERSIVALE
T
omas Maier annuiva allegro
quando gli si faceva presente
che tra gli oggetti più fotografati, ieri mattina, alla sfilata di Bottega Veneta, c’era anche un peperone. Non si trattava di una sorprendente capsule collection di ortaggi
sulla passerella del marchio del «no
logo», della leggerezza, che rifugge
il marketing fatto con i personaggi
famosi perché «bastano le tue iniziali»: il consueto caffè pre-sfilata è
stato offerto nel giardino della sede
della maison. Proprio accanto all’orto biologico, con verdura ed erbe profumate, che rifornisce il ristorante interno.
Ecco così che il variopinto popolo
di fashion editor e buyer ha ammirato le piante e scattato numerose
foto, subito finite su Internet e rimbalzate tra i social network.
«Un buon caffè bevuto in giardino, per cominciare con serenità una
così bella giornata: ecco un lusso
autentico. La semplicità, la mancanza di ansia in un mondo che ci
mette sempre sotto pressione»,
spiegava lo stilista. Mentre Marco
Bizzarri, ceo della divisione «Luxury-Couture & Leather Goods» del
gruppo Kering e presidente di Bottega Veneta, confermava: «Saper fare bene una borsa, un abito è parte
di un contesto più ampio: nulla è
più inelegante dell’ostentazione,
nulla più brutto del pacchiano. E
nulla è più lussuoso — autenticamente lussuoso — di una cosa buona cresciuta nel rispetto dell’ambiente, curata con attenzione, e gustata con serenità. Penso a quei
grandissimi manager giapponesi
che mangiano, a casa loro, seduti al
tavolino basso della tradizione, cibi
semplicissimi fatti di ingredienti
raffinati. Ormai possiamo dire davvero che il vero lusso è semplicità».
Faceva effetto, immediatamente
dopo la sfilata di Bottega accessoriata con l’orto biologico profumato, ascoltare parole quasi identiche
da Massimo Piombo alla presentazione del suo «MP Massimo Piombo». Lo stilista, molto apprezzato
all’estero, era circondato dal solito
drappello di influenti fashion editor e direttori stranieri — da Nick
Sullivan e Wendell Brown di Esquire a Michael Hainey e Jim Moore di
GQ a Tim Blanks di Style.com —
Nel verde
Il giardino di Bottega Veneta
a Milano: caffé all’aperto prima
della sfilata di ieri mattina tra
salvia, zucchine e insalata
mostrava le sue nuove felpe da 40
euro con le grandi iniziali «MP» stile college americano rétro sistemate accanto agli abiti come sempre
ricercatissimi (realizzati da Kiton) e
costosi: «Il falso lusso fatto di
ostentazione ridicolizza e strangola
il lusso vero: è cattiva moda e cattivo business, perché corrompe il gusto. La vera élite è quella della sensibilità, non del portafoglio. Quando vedo l’ostentazione penso a una
cosa vecchissima. Perché ho messo
le felpe da 40 euro accanto agli abiti
sartoriali? Perché mi ero stancato di
vedere tutti quelli che si trovano
costretti a andare da Uniqlo (popolare marchio giapponese della
grande distribuzione con negozi
anche a Parigi, Londra, New York,
ndr) per trovare una bella felpa e
una bella t-shirt in vendita a un
prezzo sensato».
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28 Cronache
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Le iniziative del Corriere
Guida ai rifugi del Cai
In vetta
Rinunciare a
qualche comodità
per godersi
i ritmi
della natura
Il più alto
La Capanna
regina Margherita (sopra)
è il rifugio più
in alto d’Europa. Fu inaugurato alla presenza della
regina (a lato
l’ascensione)
nel 1893
In viaggio tra le «capanne» d’alta quota
Scoprire la montagna a passo lento
Il Cai
Dormire in camerata e mangiare al sacco. Percorsi anche per i meno esperti
di LORENZO CREMONESI
L
a montagna si gode solo col bel
tempo? «Non è affatto vero. Impossibile non apprezzare la bellezza di una improvvisa nevicata autunnale nel bosco. Quando i colori del
tardo ottobre si ammantano del primo bianco. Oppure la pioggia che
scroscia sul tetto del rifugio la notte.
Con i lampi e i tuoni, il ticchettio delle
gocce e l’erba che si impregna mentre
tu stai al caldo in branda. E le nebbie,
le nuvole basse. Il cielo rabbioso dalle
mille sfumature in grigio e nero delle
tempeste d’alta quota può essere molto più interessante del blu monotono
e il sole accecante«, sosteneva l’estate
scorsa il gestore di uno dei rifugi più
noti d’Italia, il Carè Alto, a 2.600 metri
in Val Rendena, nella parte trentina
del gruppo dell’Adamello. Il rifugista
si sfogava in un’uggiosa mattinata per
la scarsità delle presenze. Il borbottio
della teiera sulla stufa e la penombra
calma. Tanti villeggianti giù nelle valli. E quasi nessuno a camminare sui
sentieri sotto le cime. «Colpa delle
previsioni meteo, che sono diventate
l’ossessione popolare. Si parte solo col
tempo perfetto. Ma si dimentica cha
madre natura è molto più ricca, variegata, articolata. E poi non è detto che
il microclima non ci metta del suo.
Prevedono bassa pressione generale,
ma magari nella zona particolare dove
ti trovi non è così brutto come pensavi e la giornata la salvi comunque»,
brontolava. Sfoghi d’altri tempi di un
gestore frustrato, direte voi.
Forse, però il suo ragionamento ha
almeno un merito: se scegliamo di restare a dormire in rifugio la percezione della gita di un mezzo weekend diventa subito più lunga in modo non
proporzionato, la parentesi della giornata fuori si trasforma in vacanza e
torni a casa con l’impressione di essere stato via molto, ma molto più che
non 48 ore. Salire sul Monte Rosa, bere una birra ai 4.560 metri della Capanna Margherita sulla Punta Gnifetti
e scendere a perdifiato per non perdere l’ultima funivia diretta ad Alagna è
infinitamente diverso che non restare
a dormire per godere l’alba, che a
quell’altezza invade gradualmente e
indisturbata l’orizzonte di luce da
Il tempo
«Non serve sempre il bel tempo. Le
nebbie, la pioggerellina sul tetto e le
nuvole basse sono uno spettacolo»,
dicono al Carè Alto in Val Rendena
oriente o occidente. Pensieri da rifugio. Che non è un albergo, anche se
ormai da tempo tanti vorrebbero trasformarlo in qualche cosa di molto simile. Mentre il rifugio tradizionale del
Club alpino italiano mantiene ancora
il principio per cui si può andare in
montagna spendendo poco, mangiare del proprio, dormire nelle camerate
comuni, utilizzare i servizi igienici
spartani, studiare le vecchie carte geo-
grafiche appese al muro. E soprattutto
assaporare con la lentezza ritmata soltanto dalla propria preparazione fisica
e la disponibilità alla fatica il piacere
del tempo che passa rimanendo in
quota. All’estero, specie in Francia e
Germania, resta molto diffusa la pratica dei lunghi concatenamenti tra rifugi. E vengono in Italia a praticarli.
Sanno che spesso non troveranno le
camerate troppo piene. Per esempio il
I luoghi
«Luigi Gianetti»
Quintino Sella al Monte Bianco
Il rifugio è al centro dell’anfiteatro della Val Porcellizzo a 2.534
metri lungo il sentiero Roma, uno dei più classici itinerari delle Alpi
Si trova sulla dorsale sud ovest del Rocher del Monte Bianco, nel
comune di Courmayer (Aosta), ha 10 posti letto ed è sempre aperto
La nascita
Il Club alpino italiano
è stato costituito il 23
ottobre 1863 a Torino. Le
basi della sua fondazione
furono gettate il 12
agosto dello stesso anno,
durante la salita al
Monviso di Quintino Sella,
Giovanni Barracco, Paolo
e Giacinto di Saint Robert
Lo scopo
Il Club alpino italiano
è una libera associazione
nazionale che, come
recita l’articolo 1 del suo
Statuto, «ha per scopo
l’alpinismo in ogni sua
manifestazione, la
conoscenza e lo studio
delle montagne,
specialmente di quelle
italiane, e la difesa del
loro ambiente naturale».
L’organizzazione
Ha sede a Milano e,
dall’ultimo censimento,
risultano 319.467 soci
che partecipano alle
attività di 496 sezioni e
308 sottosezioni
appartenenti a 21 gruppi
regionali di cui 2
raggruppamenti
provinciali (Trentino e
Alto Adige)•
L’opera
Tutti gli itinerari dalle Alpi alla Sicilia
Ecco la guida per gli escursionisti
Dalle Alpi alla Sicilia fondendo il
turismo con la natura incontaminata
delle nostre montagne. Senza
tralasciare l’enogastronomia. È questa
la lunga storia d’amore che, da oltre
150 anni, ha consentito al Club alpino
italiano di gestire 23.044 posti letto in
744 rifugi e bivacchi fissi. Il Cai ne ha
selezionati 373 nel volume, in edicola
da oggi con il Corriere della Sera,
intitolato la «Guida ai Rifugi» (480
pagine, 12,90 euro più il costo del
quotidiano oppure in formato ebook
a 7,99 euro). Un’impegno, quello del
Cai, che consente agli appassionati di
alpinismo di tutto il mondo di vivere
a pieno esperienze emozionanti.
«Oggi l’Associazione è prima impresa
alberghiera d’Italia — sostiene
Umberto Martini, presidente del Cai
— estesa a tutto il territorio
nazionale». Ed è proprio per aiutare i
vacanzieri a pianificare le proprie
escursioni alle più suggestive
In edicola La guida è disponibile da oggi a 12,90 €
più il costo del quotidiano
(versione ebook a 7,99 €)
strutture che nasce questo volume, di
facile consultazione e corredato da
schede illustrate e complete delle
informazioni pratiche su come
raggiungere 373 strutture.
« Dopo il successo della prima
edizione della Guida, se ne è resa
necessaria una seconda. Questa nuova
edizione si arricchisce di un elemento
importante: la presentazione del
Bi-decalogo. Contiene le strategie e
l’impegno del Cai per l’ambiente e i
territori montani e si sottolinea che i
rifugi, i bivacchi e le capanne sociali
sono anche “sentinelle
in quota del territorio montano”».
A.Rib.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
tour del Gran Paradiso, o quello del
Monviso: anelli di sentieri dove a ogni
tappa il panorama cambia e puoi osservare la medesima cima da prospettive completamente diverse. Sulle Dolomiti tra luglio e agosto occorre prenotare, ma la cosa è meno necessaria
per i massici centro-occidentali.
Uno stupendo concatenamento tra
rifugi è quello che segue il «sentiero
Roma» lungo la testata della Val Masino. Il percorso è classico, eppure spesso dimenticato. Le guide specializzate
lo situano in Val Bregaglia, nelle Alpi
Retiche Occidentali, a noi basta semplificare dicendo che si tratta di una
laterale della Valtellina. Una volta era
la perla delle proposte del Cai lombardo. Negli anni Trenta del Novecento
su quelle cime si cimentarono i nomi
migliori dell’alpinismo internazionale. E non è affatto strano. Vi si incontrano pareti di granito sano, solido e
6925
I Tecnici
Di soccorso alpino
e speleologico (di cui
264 medici)
compatto che non sfigurano di fronte
a quelle di «El Capitan» nella Yosemite
Valley in California. Qui i rifugi sono
antichi, costruiti in pietra grigia, vennero bruciati dai nazi-fascisti durante
la Seconda guerra mondiale e gradualmente ricostruiti negli anni Cinquanta. Tutti necessitano di lunghe
camminate per raggiungerli. Così è
per la Capanna Omio, a 2.100 metri in
Valle dell’Oro; per l’Allievi-Bonacossa
a 2.385 metri; o la Capanna Ponti,
2.559 metri, base di partenza per la salita al Monte Disgrazia. Il più classico
di tutti è il Rifugio Gianetti, a 2534
metri in Valle Porcellizzo, posto a
un’ora di marcia dall’attacco per la via
più semplice, ma sempre di arrampicata, che adduce al Pizzo Badile. Negli
ultimi anni il concatenamento di questi rifugi partendo da Bagni Masino
viene percorso in poche ore di corsa
dagli skyrunners che partecipano alla
gara di 50 chilometri per 3.800 metri
di dislivello del «Trofeo Kima». Ma
ovviamente tutto ciò nulla ha a che fare con gli avventori dei rifugi amanti
della «slow mountain», che si guarderanno bene di evitare di restare ingolfati nel caos della gara pianificata
per il 30 agosto. Per il resto dell’anno
le vallate sono silenziose, discrete.
Unici rumori nei mesi estivi sono il
brusio dei torrenti e gli strilli di allarme delle marmotte prima di scappare
nelle loro tane.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
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italia: 51575551575557
Il Corriere della Sera - 23/06/2014
Chi è Terna S.p.A.
Il Gruppo Terna è proprietario in Italia della Rete di Trasmissione Nazionale di energia elettrica con oltre 63.500 km di linee in Alta Tensione su tutto il territorio nazionale. Terna ha la
responsabilità di sviluppare la rete dell’Alta Tensione per migliorare la sicurezza e l’efficienza e ridurre il costo per imprese e cittadini. Terna è anche responsabile, 365 giorni l’anno, 24
ore su 24, della trasmissione e del dispacciamento dell’energia e quindi della gestione in sicurezza dell’equilibrio tra la domanda e l’offerta di energia elettrica nel paese. Quotata alla
Borsa Italiana dal 2004, la Società provvede alla manutenzione e allo sviluppo della rete elettrica nel rispetto dell'ambiente, coniugando competenze e tecnologie per migliorarne
l'efficienza. Il Gruppo Terna è una realtà di eccellenza europea, con oltre 3500 professionisti impegnati quotidianamente nella sicurezza del sistema elettrico nazionale. La Società è
responsabile della programmazione, sviluppo e manutenzione della Rete, coniugando competenze, tecnologie e innovazione in linea con le best practices internazionali.
Perché serve realizzare l’opera
Terna ha pianificato la realizzazione di un elettrodotto a 380 kV tra Milano e Brescia prevedendo la riqualificazione dell’elettrodotto 220 kV esistente tra le stazioni di Cassano e di
Brescia includendo l’entra esce all’esistente stazione 380 kV di Chiari. L’opera, in sinergia con i lavori per il collegamento autostradale BRE-BE-MI sarà realizzata in due fasi. La prima fase
prevede la realizzazione del primo tratto di linea tra le stazioni di Cassano e Chiari, mentre in una fase successiva sarà effettuata la riqualificazione dell’intera tratta fino a Brescia.
L’opera consentirà una maggiore qualità e sicurezza del servizio elettrico su rete primaria, garantendo più ampi margini di sicurezza e di affidabilità di esercizio mediante la
riqualificazione di un assett esistente ai più nuovi standard tecnologici permettendo all’energia elettrica di convogliare dai centri di produzione dell’area a nord ovest della regione
verso l’area di carico a est, funzionale al completamento del rafforzamento della rete elettrica tra l’area Nord Ovest e Nord Est del Paese.
Benefici dell’opera
Incremento della capacità produttiva liberata per la copertura del fabbisogno da produzione più efficiente;aumento dell’efficacia e dell’efficienza nella gestione della rete, grazie alla
riduzione delle perdite. Il risparmio per il sistema elettrico è stato stimato in oltre 10 Mln€(benefici annui attualizzati).
Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito www.terna.it nella sezione Cantieri Terna per l’Italia.
AVVISO AL PUBBLICO
RICHIESTA DI AUTORIZZAZIONE ALLA COSTRUZIONE E ALL’ESERCIZIO AL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO DI CONCERTO
CON IL MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
e
RICHIESTA DI PRONUNCIA DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE AL MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL
MARE DI CONCERTO CON IL MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI
La Società Terna Rete Italia S.p.A., con sede legale in Viale E. Galbani, 70 – 00156 ROMA, in nome e per conto di Terna S.p.A. con sede legale in
Viale E. Galbani, 70 – 00156 ROMA
RENDE NOTO CHE:
• Terna S.p.A ha presentato, in data 09/12/2013, ai sensi del combinato disposto dell’art. 1 sexies del Decreto Legge 29/08/2003 n. 239,
convertito con modificazioni in Legge 27/10/2003 n. 290 e ss.mm.ii. e del T.U. sulle acque e sugli impianti elettrici del 11/12/1933 n. 1775 e
successive modificazioni, la domanda con relativo progetto al Ministero dello Sviluppo Economico – Direzione Generale per l’Energia Nucleare
e le Energie Rinnovabili e l’Efficienza Energetica, ed al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Generale per
la Tutela del Territorio e le Risorse Idriche, al fine di ottenere l’autorizzazione alla costruzione ed esercizio, avente efficacia di pubblica utilità,
urgenza ed indifferibilità;
• Con nota prot.TRISPA/P20140004526 dell’11/4/2014 inviata ai Ministeri di cui sopra Terna S.p.A. ha integrato l’istanza di autorizzazione sopra
citata;
• con nota prot. 0008334 del 29/04/2014 il Ministero per lo Sviluppo Economico – D.G. per l’Energia Nucleare e le Energie Rinnovabili e
l’Efficienza Energetica ha comunicato l’avvio del procedimento relativo all’opera in oggetto.
• l’intervento, denominato EL 326: Elettrodotto 380 kV “Cassano- Chiari” - Riqualificazione a 380 kV dell’elettrodotto aereo “Cassano - Ric.
Ovest Brescia” nella tratta compresa tra le stazioni elettriche di Cassano D’Adda e Chiari ed opere connesse è costituito da:
1. Nuovo collegamento a 380 kV in semplice terna sdoppiata e ottimizzata tra le esistenti stazioni elettriche a 380 kV di Cassano d’Adda e
Chiari per uno sviluppo complessivo di circa 35,7 km, realizzato prevalentemente in corrispondenza dell’asse dell’elettrodotto a 220 kV
esistente, che sarà così costituito:
per le seguenti tratte, in prossimità delle future infrastrutture di trasporto autostradale (BRE-BE-MI) e ferroviaria (linea AV/AC Milano Verona), ovvero:
- in Comune di Cassano d’Adda, per 1,7 km;
- nei Comuni di Caravaggio e Bariano, per 4,3 km;
- nei Comuni di Calcio, Urago, per 4,7 km;
per un totale di circa 10,7 km, gli interventi consistono nella sola installazione delle mensole, degli armamenti e dei conduttori trinati sui
sostegni esistenti, attualmente già idonei per l’impiego a 380 kV. Sulle rimanenti tratte (ca 20,7 km) si procederà invece alla demolizione
dei sostegni della esistente linea a 220 kV e alla realizzazione del nuovo elettrodotto a 380 kV. L’intervento prevede inoltre la connessione
con la esistente Stazione di Chiari tramite la realizzazione di un nuovo raccordo aereo in entra-esce (ingresso su Chiari) della lunghezza di
circa 4,3 km, a 380 kV in doppia terna.
2. Spostamento degli ingressi attuali alla stazione di Cassano delle linee esistenti a 380 kV denominate T. 304 e T. 361, modificando le sole
campate di discesa dai sostegni esistenti ai portali adiacenti agli attuali. Questi spostamenti si rendono necessari per consentire l’arrivo in
stazione del nuovo elettrodotto ed interessano i Comuni di Cassano d’Adda e di Truccazzano.
3. Collegamento a 220 kV, mediante una campata tra i nuovi sostegni 87 e 68 nel Comune di Urago d’Oglio, tra il tratto dell’elettrodotto L18
(ST a 220 kV) che rimarrà in opera, fino alla stazione Ric. Ovest di Brescia e quello nuovo (DT a 380 kV) diretto verso la stazione di Chiari.
4. Abbassamento dell’ingresso nella Stazione di Chiari dell’esistente elettrodotto DT 132 kV n° 141/142 “Chiari - Cividate”. L’intervento,
ricadente nel Comune di Chiari, consiste nella sostituzione dei sostegni n. 2 e n. 3 al fine di abbassarne i conduttori ed ottimizzare
l’attraversamento con il nuovo collegamento a 380 kV “Cassano - Chiari” Nel dettaglio:
- i sostegni al picchetto n.2 installati all’interno della Stazione di Chiari, attualmente costituiti da 2 sostegni a traliccio del tipo ST, saranno
sostituiti da un unico sostegno del tipo a doppia terna;
- il sostegno al picchetto n.3, attualmente costituito da un sostegno DT, verrà sostituito con 2 sostegni di tipo ST a delta rovesciato.
L’intervento descritto presenta la seguente localizzazione: Regione Lombardia, Provincia di Milano, Comuni di: Cassano d’Adda, Truccazzano;
Provincia di Bergamo, Comuni di: Casirate d’Adda, Treviglio, Calvenzano, Caravaggio, Bariano, Romano di Lombardia, Covo, Antegnate, Fornovo
S. Giovanni, Calcio; Provincia di Brescia, Comuni di: Urago d’Oglio, Rudiano, Chiari.
• le altre caratteristiche tecniche principali dei collegamenti sono:
Caratteristiche tecniche
Elettrodotti a 380 kV
Elettrodotti a 220 kV
Elettrodotti a 132 kV
Frequenza nominale
Tensione nominale
Potenza nominale (per terna)
Altezza minima dei conduttori dal suolo
50 Hz
380.000 V
1000 MVA
11,50
50 Hz
220.000 V
200 MVA
7,0
50 Hz
132.000 V
120 MVA
6,50
• i fondi interessati ai fini dell’apposizione del vincolo preordinato all’imposizione in via coattiva della servitù di elettrodotto, sono in appresso
così indicati: Cognome e Nome dell’intestatario catastale, luogo e data di nascita (o la denominazione dell’ente e/o società intestatari), Foglio
e Particelle ed aventi causa dagli stessi;
COMUNE DI ANTEGNATE
CAPOFERRI Claudio, ROVATO, 18/11/1957 FG 9 P.66 67 68 69 94 103 141; CAPOFERRI Sergio, ROVATO, 05/06/1955 FG 9 P.66 67 68 69 94
103 141; CERIOLI Costanza, MILANO , 11/11/1959 FG 9 P.13 406; CERIOLI Giovanbattista, MILANO, 24/04/1954 FG 9 P.405; COLOMBO
Caterina, ROMANO DI LOMBARDIA, 28/05/1937 FG 9 P.143; CURTI Gabriella, MILANO, 01/10/1940 FG 9 P.154; CURTI Giovanni , MILANO,
21/09/1950 FG 9 P.154; CURTI Maurizio, MILANO, 10/03/1942 FG 9 P.154; FACCHI Adriana, COVO, 26/02/1964 FG 9 P.14 16; FACCHI Anna,
COVO, 23/06/1967 FG 9 P.14 16; FACCHI Annibale, URAGO D`OGLIO, 15/04/1937 FG 9 P.14 15 16; FACCHI Giacomo, CHIARI , 21/03/1928 FG
9 P.14 15 16; FACCHI Luigina, COVO, 01/11/1961 FG 9 P.14 16; FACCHI Maria Angela, COVO, 03/03/1959 FG 9 P.14 16; FACCHI Stefania,
ROMANO DI LOMBARDIA, 01/05/1969 FG 9 P.14 16; FAPPANI Domenico, BARBARIGA, 21/11/1937 FG 9 P.19 151 177 178; FAPPANI Sergio,
BRESCIA, 26/03/1946 FG 9 P.19 151 177 178; LOCATELLI Fausto,ROMANO DI LOMBARDIA, 15/12/1961 FG 9 P.143; LOCATELLI Gianmario,
ANTEGNATE, 07/04/1956 FG 9 P.143; LOCATELLI Maria Rosa, ROMANO DI LOMBARDIA, 20/12/1963 FG 9 P.143; LOCATELLI Simona, ROMANO
DI LOMBARDIA, 18/11/1972 FG 9 P.143; MODINA Maria PONTOGLIO, 13/07/1951 FG 9 P.9; MUSSI Giulia ANTEGNATE, 26/06/1931 FG 9 P.143;
SOCIETA` AGRICOLA S.S.B. DI MACCALI GUGLIELMO & C. S.S. CON SEDE IN ANTEGNATE FG 9 P.24 77 173; SOLDATI Giovanna CASTIGLIONE
D`ADDA, 20/02/1933 FG 9 P.13 405 406; TURRINI Antonio CASTELCOVATI, 25/05/1929 FG 9 P.8; TURRINI Giuseppe CHIARI, 08/05/1972 FG 9
P.8; TURRINI Liliana CHIARI, 12/01/1963 FG 9 P.8; VOLPI Agnese ADRARA SAN MARTINO, 21/10/1931 FG 9 P.103;
COMUNE DI BARIANO
AMBROSINI Oldina, FARA OLIVANA CON SOLA, 10/03/1931, FG 9 P.4667, 4668, 4671, 4672, 4673, 4674, 4675, 4676, 4678, 4679, 4680;
BASSI Mariarosa, BERGAMO, 16/03/1958, FG 9 P.1307; BASSI Rosaria, BERGAMO, 20/06/1959, FG 9 P.1307; BASSI Valeria, BERGAMO,
09/08/1961, FG 9 P.1307; BELLOLI Annibale, BARIANO, 12/02/1930, FG 9 P.397, 3949; BETTANI Antonietta, BARIANO, 09/01/1929, FG 9
P.1460; BETTANI Luigi, BARIANO, 25/04/1931, FG 9 P.1460; BETTANI Luigina, BARIANO, 16/11/1946, FG 9 P.279; CASEIFICIO MONACI S.N.C. CON SEDE IN SAN GIOVANNI BIANCO, FG 9 P.392, 785; CHIAPPARINI Giacomo, CORTENUOVA, 13/11/1948, FG 9 P.404; COLZANI
Gabriele, BARIANO, 10/10/1961, FG 9 P.4667, 4668, 4671, 4672, 4673, 4674, 4675, 4676, 4678, 4679, 4680; CORNA Angelo, BARIANO,
29/07/1944, FG 9 P.325; CORNA Clara, BARIANO, 22/01/1915, FG 9 P.325; CORNARI Giacomo, BARIANO, 07/08/1933, FG 9 P.403, 1130,
1131; CORNARI Pietro, BARIANO, 24/09/1942, FG 9 P.403, 1131; DANELLI Rita, BARIANO, 11/10/1957, FG 9 P.1309; DE AGOSTINI Eugenio
Roberto, BARIANO, 19/10/1943, FG 9 P.277, 278; DEMANIO PUBBLICO DELLO STATO, FG 9 P.1991, 2340, 2342; FACCHETTI Maria Ernesta,
ROMANO DI LOMBARDIA, 28/07/1938, FG 9 P.326, 1291, 1456; FERRARI Clelia, BARIANO, 02/04/1943, FG 9 P.395; FERRARI Elvira,
BARIANO, 29/06/1938, FG 9 P.395; FERRARI Marcella, BARIANO, 13/03/1937, FG 9 P.395; FERRARI Marcellina, BARIANO, 13/03/1937, FG 9
P.1306; FORLANI Alessandro, BARIANO, 10/12/1947, FG 9 P.509; FORLANI Emiliano, ROMANO DI LOMBARDIA, 09/08/1971, FG 9 P.326,
1291, 1456; FORLANI Giovanni, ROMANO DI LOMBARDIA, 23/08/1968, FG 9 P.326, 1291, 1456; FORLANI Liliana Paola, ROMANO DI
LOMBARDIA, 16/10/1974, FG 9 P.326, 1291, 1456; GASTALDI Angelo, BARIANO, 06/02/1940, FG 9 P.1070; GASTALDI Giacomo, BARIANO,
18/05/1937, FG 9 P.2142; GASTALDI Vincenzo, BARIANO, 01/12/1947, FG 9 P.1031, 1032, 2141; GASTOLDI Angelo, BARIANO, 06/02/1940,
FG 9 P.393; ISTITUTO DIOCESANO PER IL SOSTENTAMENTO DEL CLERO CON SEDE IN BERGAMO, FG 9 P.315, 390, 396; LANZINI Marina,
ROMANO DI LOMBARDIA, 13/01/1939, FG 9 P.403, 1131; LUOGO PIO GRATTAROLI DETTO DEI POVERI INFERMI IN BARIANO, FG 9 P.276,
4665, 4666, 4690, 4691, 4699, 4791, 4793; MOLERI Angelo, BARIANO, 05/12/1944, FG 9 P.922; MOLERI Angelo; FU GIUSEPPE, FG 9
P.1306; MOLERI Antonio; FU GIUSEPPE, FG 9 P.1306; MOLERI Fabiola Pasquina, BARIANO, 25/02/1963, FG 9 P.328; MONACI Diego, SAN
GIOVANNI BIANCO, 26/10/1985, FG 9 P.1308; MONACI Ivan, SAN GIOVANNI BIANCO,16/05/1989, FG 9 P.1308; NESSUNA
CORRISPONDENZA TROVATA, FG 9 P.2641; PIZZOCCHERO Laura, TREVIGLIO, 09/03/1972, FG 9 P.500, 4694, 4769; PIZZOCCHERO Lorenzo,
ROMANO DI LOMBARDIA, 25/11/1969, FG 9 P.500, 4694, 4769; PIZZOCCHERO Roberto, TREVIGLIO, 16/08/1987, FG 9 P.500, 4694, 4769;
RADICI Marino, BARIANO, 09/01/1935, FG 9 P.394; RESMINI Giovanni, BARIANO, 18/04/1946, FG 9 P.389; RETE FERROVIARIA ITALIANA
S.P.A. con sede in ROMA (RM), FG 9 P.4792; SANTINELLI Giovanni, MORNICO AL SERIO, 02/12/1946, FG 9 P.1416, 3235; SINGUAROLI
Angelo, ROMANO DI LOMBARDIA, 15/08/1964, FG 9 P.303, 4558, 4569; SINGUAROLI Giuseppe, BARIANO, 05/05/1937, FG 9 P.304, 305,
316, 1455, 2500;
SINGUAROLI Mario, BARIANO, 21/05/1942, FG 9 P.304, 305, 316, 2500; SINGUAROLI Pietro Mario, BARIANO, 30/03/1939, FG 9 P.1305;
SINGUAROLI Vincenzo, BARIANO, 14/03/1944, FG 9 P.304, 305, 316, 2500;
COMUNE DI CALCIO
BARISELLI Maria, CALCIO, 04/05/1950, FG 10 P.113, 114, 115; BERGAMASCHI Giovanni, CALCIO, 18/09/1948, FG 7 P.105, 106, 107, 108,
109, 110, 111, 112, FG 10 P.129, 132; BERGAMASCHI Pierluigi, CALCIO, 28/11/1961, FG 7 P.113, 114; BERTA Emanuele Battista,
CALCINATE, 11/05/1979, FG 10 P.113, 114, 115; BERTA Ferdinando, CALCIO, 25/03/1947, FG 10 P.113, 114, 115; BERTA Luigi, BERGAMO,
18/08/1951, FG 10 P.113, 114, 115; BERTA Mario, CALCIO, 11/02/1940, FG 10 P.113, 114, 115; BERTA Veronica, CALCINATE, 01/11/1988,
FG 10 P.113, 114, 115; BRAITO Emanuela Monica, MILANO, 20/07/1960, FG 11 P.3, 8, 239, 240, 249, 289, 290, 291, 292, 293, 294, 295,
296, 297, 301, 302, 303; BRAITO Emiliana, MILANO, 20/11/1924, FG 11 P.3, 8, 239, 240, 249, 289, 290, 291, 292, 293, 294, 295, 296,
297, 301, 302, 303; BRESSANINI Luisa, MORNICO AL SERIO, 29/10/1948, FG 11 P.241, 242; BRIGNOLI Luigia, CALCIO, 26/12/1926, FG 10
P.128, 494, 495, 496, 506, 507, 508, 509, 516, 517, 518; BRUGNONI Annamaria, MILANO, 23/06/1929, FG 11 P.3, 8, 239, 240, 249, 289,
290, 291, 292, 293, 294, 295, 296, 297, 301, 302, 303; CADEVILLA S.R.L. CON SEDE IN MILANO, FG 7 P.102, FG 11 P.328, 329, 331, 334;
CATTANEO Maria Teresa, MILANO, 15/04/1964, FG 10 P.180; CATTANEO Walter, CALCINATE, 22/01/1967, FG 10 P.123, 124; COMUNE DI
CALCIO, FG 10 P.212, 256; CONSORZIO PER L`INCREMENTO DELL`IRRIGAZIONE NEL TERRITORIO CREMONESE CON SEDE IN CREMONA, FG
10 P.163, 164, 453, 456, 459, 462, 465; COSTA Alessandra, CHIARI, 30/05/1982, FG 10 P.447, 450; COSTA Luca, CHIARI, 02/10/1983, FG
10 P.447, 450; COSTA Mauro Alessandro, CALCIO, 29/03/1958, FG 10 P.447, 450; COSTA Vanessa, CHIARI, 05/12/1986, FG 10 P.447, 450;
CRAVEN Arturo, FG 10 P.165; CRAVEN Arturo; FU WALTER, FG 10 P.172, 173; CRAVEN Giulia, FG 10 P.165; CRAVEN Giulio; FU WALTER, FG
10 P.172, 173; CRAVEN Luigi, FG 10 P.165; CRAVEN Luigi; FU WALTER, FG 10 P.172, 173; CRAVEN Maria, FG 10 P.165; CRAVEN Maria; FU
WALTER, FG 10 P.172, 173; CRESCI Annibale, CALCIO, 16/09/1956, FG 11 P.244, 245, 288; CRESCI Donatella, CALCIO, 20/06/1959, FG 11
P.244, 245, 288; CRESCI Mario, CALCINATE, 14/07/1961, FG 11 P.244, 245, 288; CRESCI Santina, CALCIO, 17/12/1954, FG 11 P.244, 245,
288; DE GIORGIO Pasquale, VARAPODIO, 14/10/1947, FG 10 P.497, 498, 499; DEL NERO Natalina, RUDIANO, 25/12/1953, FG 10 P.447, 450;
ENTE COMUNALE DI ASSISTENZA DI CALCIO, FG 10 P.500, 501, 502; ENTE URBANO, FG 10 P.226; FACCHINETTI Giovanna, CALCIO,
22/11/1928, FG 11 P.244, 245, 288; FEDERAZIONE UTENZE IRRIGUE SPONDA DESTRA FIUME OGLIO BASSA PIANURA BERGAMASCA con
sede in CHIARI, FG 7 P.469, FG 10 P.380, 384, 385, 387, 388, 503, 504, 505, 510, 511, 512, 513, 514, 530, 531, 532, FG 11 P.146, 147,
148, 149, 150, 151; FICHERA Domenico, CATANIA, 23/06/1941, FG 7 P.104; FIOCCHI Lina, MONTU` BECCARIA, 26/11/1925, FG 11 P.173,
175, 198, 251, 252, 255, 256, 298, 299, 300, 325, 326; FOGLIATA Fernanda, FONTANELLA, 03/07/1947, FG 11 P.18, 336; FONDAZIONE
“”GIUSEPPE VESCOVI CON SEDE IN CALCIO, FG 10 P.428, 429; FRATELLI Aldino, CALCIO, 07/02/1945, FG 11 P.163, 164, 298, 299, 300;
FRATELLI Angelo, ARZAGO D`ADDA, 21/11/1937, FG 11 P.161, 298, 299, 300; FRATELLI Natalina Teresina, CALCIO, 16/05/1939, FG 11
P.298, 299, 300; FRATELLI Umile, CALCIO, 26/12/1949, FG 11 P.166, 298, 299, 300; FRATUS Bruno, TELGATE, 02/10/1942, FG 10 P.174,
175; FUSARI Maria Angela, RUDIANO, 27/12/1955, FG 11 P.241, 242; GRUMELLI Giovanna, BRESCIA, 27/01/1962, FG 10 P.122; GRUMELLI
Maria, BRESCIA, 06/03/1958, FG 10 P.122; GUERRINI Valentino, CALCIO, 24/09/1925, FG 10 P.168, 169, 170, 171; LAMERA Mario Gian
Antonio, URAGO D`OGLIO, 16/12/1961, FG 10 P.185, 186, 187, 494, 495, 496, 506, 507, 508, 509, 516, 517, 518; LAMERA Natale
Giuseppe, URAGO D`OGLIO, 21/03/1953, FG 10 P.185, 186, 187, 494, 495, 496, 506, 507, 508, 509, 516, 517, 518; LAZZARINI Luigia,
CALCIO, 22/07/1911, FG 10 P.519, 520, 522, 523; LUPI Mario, CALCIO, 07/10/1950, FG 10 P.172, 173; MAFFI Alessandra, CALCIO,
23/05/1970, FG 10 P.112; MAFFI Giuliana, CALCIO, 24/12/1965, FG 10 P.112; MAFFI Ombretta, PALAZZOLO SULL`OGLIO, 25/04/1963, FG 10
P.112; MAFFI Paola, CALCINATE, 11/05/1974, FG 10 P.112; MANTEGARI Maria, ANTEGNATE, 07/05/1937, FG 10 P.127; MERCANDELLI Gian
Franca, CALCIO, 24/09/1947, FG 10 P.485; MERCANDELLI Gian Paolo, CALCIO, 18/05/1954, FG 10 P.411, 412, 614, 615; MERCANDELLI
Nicola, CALCIO, 04/08/1947, FG 10 P.411, 412, 614, 615; NESSUNA CORRISPONDENZA TROVATA, FG 10 P.255; PAGANARDI Angelina,
CIVIDATE AL PIANO, 28/11/1949, FG 10 P.528; PAGANARDI Enrica, CIVIDATE AL PIANO, 27/08/1948, FG 10 P.405, 408, 488, 489, 490, 491,
492, 493; PALOSCHI Antonia, CALCIO, 13/09/1938, FG 10 P.153, 154, 155, 425, 426; PASINETTI Felice, CALCIO, 19/12/1939, FG 10 P.127;
PATELLI Davide, CALCINATE, 04/02/1975, FG 11 P.304, 305, 306, 307, 308, 309, 310, 311, 312; PATELLI Lorenzo, CALCIO, 07/02/1957, FG
11 P.316, 317, 318; PATELLI Sabina, CALCIO, 02/03/1948, FG 11 P.313, 314, 315; PESENTI Daniela, CALCINATE, 24/06/1989, FG 11 P.241,
242; PESENTI Dario, CALCINATE, 30/11/1981, FG 11 P.241, 242; PESENTI Matteo, Nato 23/11/1951, FG 11 P.319, 320, 321, 322, 323, 324;
PESENTI Vincenzo, GAVERINA TERME, 26/11/1945, FG 11 P.241, 242; QUAGLIOTTI Daniela, URAGO D`OGLIO, 07/02/1954, FG 10 P.113,
114, 115; RANGHETTI Giacomo, CALCIO, 17/06/1948, FG 10 P.405, 408, 488, 489, 490, 491, 492, 493; RANGHETTI Maria, CALCIO,
02/11/1954, FG 10 P.167, 172, 173; RANGHETTI Primo Giuseppe, CALCIO, 04/03/1948, FG 10 P.526, 527, 528; RANGHETTI Vittorina,
CALCIO, 26/12/1945, FG 10 P.526, 527; RESTELLI Daniela, ROMANO DI LOMBARDIA, 13/05/1980, FG 10 P.417, 418, 419, 422, 423;
RESTELLI Franca Maddalena, CALCIO, 29/04/1945, FG 10 P.417, 418, 419, 422, 423; RESTELLI Maria, CALCIO, 16/06/1940, FG 10 P.417,
418, 419, 422, 423; RESTELLI Massimo, ROMANO DI LOMBARDIA, 03/05/1977, FG 10 P.417, 418, 419, 422, 423; ROSSI Alessandro,
CALCIO, 16/05/1945, FG 10 P.165; ROSSI Alessandro Carlo, CALCIO, 16/05/1945, FG 10 P.166; RUDELLI Alma Ernestina, GUATEMALA,
04/02/1967, FG 11 P.173, 175, 198, 251, 252, 255, 256, 298, 299, 300, 325, 326; RUDELLI Giuseppe Andrea, GUATEMALA, 21/08/1961,
FG 11 P.173, 175, 198, 251, 252, 255, 256, 298, 299, 300, 325, 326; RUDELLI Paolo, GANDINO, 07/04/1913, FG 11 P.298, 299, 300;
SCABURRI Giuseppe, PALOSCO, 24/05/1933, FG 10 P.609, 611, 613; SCHIEPPATI Carlo, CALCIO, 09/11/1939, FG 10 P.519, 520, 522, 523;
SCHIEPPATI Francesco, CALCIO, 14/12/1949, FG 10 P.519, 520, 522, 523; SCHIEPPATI Laura, CALCIO, 07/03/1945, FG 10 P.519, 520, 522,
523; SCHIEPPATI Luigi, CALCIO, 04/05/1941, FG 10 P.519, 520, 522, 523; SCHIEPPATI Maria Rosaria, CALCIO, 18/10/1947, FG 10 P.519,
520, 522, 523; SCHIEPPATI Rosaria, CALCIO, 18/10/1947, FG 7 P.104; SEGHEZZI Angela, ROMANO DI LOMBARDIA, 23/07/1950, FG 10
P.165, 166; SORBARA Maria Stella, SAN GIORGIO MORGETO, 15/08/1953, FG 10 P.497, 498, 499; TANSINI Francesca, TORRE PALLAVICINA,
11/11/1947, FG 7 P.107, 108, 109, 110, 111, 112, FG 10 P.129, 132; TRAPLETTI Mose` Angelo, ANTEGNATE, 11/05/1943, FG 10 P.485;
VALENTI Maddalena, Nato 06/06/1953, FG 11 P.319, 320, 321, 322, 323, 324; VEZZOLI Angelo, CALCIO, 20/12/1927, FG 7 P.115, 116;
VEZZOLI Nicola, CALCIO, 03/02/1932, FG 10 P.155; ZANETTI Luigi, CALCIO, 18/11/1948, FG 10 P.431, 432, 606; ZANETTI Vittorio, CALCIO,
10/01/1957, FG 10 P.145, 436, 437, 440, 441, 443;
COMUNE DI CALVENZANO
BOSCO Alessandro, TREVIGLIO, 22/01/1975, FG 9 P.3338, 3339, 3340, 3341, 3342, 3343; CRIPPA Guido, TREVIGLIO, 14/03/1934, FG 9 P.3344,
3345, 3346, 3347, 3348, 3349, 3350, 3351, 3352, 3355, 3356, 3358, 3359, 3361, 3362, 3363, 3364, 3365, 3366; ENTE FERROVIE DELLO
STATO, FG 9 P.292, 333, 444; MAESTRI Paolo, ROMANO DI LOMBARDIA, 16/11/1983, FG 9 P.3329, 3331, 3333, 3334, 3335, 3337, 3368,
3371, 3372, 3373, 3374; MAESTRI Renato, ROMANO DI LOMBARDIA, 03/08/1974, FG 9 P.3329, 3331, 3333, 3334, 3335, 3337, 3368, 3371,
3372, 3373, 3374; MAESTRI Rosanna, ROMANO DI LOMBARDIA, 05/08/1969, FG 9 P.3329, 3331, 3333, 3334, 3335, 3337, 3368, 3371, 3372,
3373, 3374; MAPELLI Francesco, CALVENZANO, 06/03/1947, FG 9 P.3328, 3332, 3336; MAPELLI Pompilio Luigi, CALVENZANO, 29/09/1963, FG
9 P.3328, 3332, 3336; SEGALLI Carlo, CARAVAGGIO, 22/09/1952, FG 9 P.3375; SEGALLI Maria Teresa, CARAVAGGIO, 13/06/1956, FG 9
P.3375;
30
italia: 51575551575557
COMUNE DI CARAVAGGIO
BARONI Cristiano, BERGAMO, 21/06/1968, FG 9 P.1444; BERNA Alex, TREVIGLIO, 02/05/1994, FG 9 P.13661, 13662; BERNA Angelo Davide,
CARAVAGGIO, 05/05/1960, FG 9 P.13661, 13662; BERNA Anna Maria, CARAVAGGIO, 27/05/1963, FG 9 P.13661, 13662; BERNA Maria
Francesca, CARAVAGGIO, 23/12/1942, FG 9 P.13111, 13112; BERNA Melissa, TREVIGLIO, 19/09/1979, FG 9 P.13661, 13662; BERTONCINI Gian
Luigi, BERGAMO, 28/09/1996, FG 9 P.6463; BERTONCINI Guia Tina, BERGAMO, 08/04/1987, FG 9 P.6463; BERTONCINI Marta Anna, BERGAMO,
08/04/1987, FG 9 P.6463; BIANCHI Mario, CARAVAGGIO, 17/07/1928, FG 9 P.1223, 4354, 13552, 13553, 13555, 13556, 13557, 13597,
13598, 13599, 13600, 13601, 13602, 13603; BIZZONI Luisa Liliana, CARAVAGGIO, 16/11/1928, FG 9 P.1478; BIZZONI Silene, CARAVAGGIO,
05/12/1934, FG 9 P.1478; BONAITA Gian Paolo Alessandro, MARTINENGO, 01/04/1969, FG 9 P.12017, 12121, 13777; BONICELLI Angiola
Maria, BERGAMO, 17/02/1926, FG 9 P.1444; BONICELLI Francesco, BERGAMO, 06/10/1963, FG 9 P.1444; BONICELLI Lucia, BERGAMO,
15/05/1935, FG 9 P.1444; BONICELLI Maria Paola, BERGAMO, 07/05/1965, FG 9 P.1444; BONICELLI Mario, BERGAMO, 17/09/1961, FG 9
P.1444; BONICELLI Michele, BERGAMO, 19/07/1961, FG 9 P.1444; BONICELLI Patrizia, MILANO, 09/05/1962, FG 9 P.1444; BONICELLI Pietro,
BERGAMO, 19/07/1959, FG 9 P.1444; BONICELLI Simonetta, BERGAMO, 04/03/1971, FG 9 P.1444; BORELLA Maria Luisa, FORNOVO SAN
GIOVANNI, 08/05/1951, FG 9 P.13593, 13594, 13595, 13596; CALZI Giovanna, SPINO D`ADDA, 24/02/1946, FG 9 P.1425, 13494, 13495,
13496, 13497; CANEVISIO Giovanna, FORNOVO SAN GIOVANNI, 02/07/1949, FG 9 P.13648, 13649, 13650, 13651; CANTINI Carlo, BERGAMO,
07/04/1968, FG 9 P.13315, 13316, 13317, 13319, 13320, 13321; CANTINI Francesco, CARAVAGGIO, 19/10/1933, FG 9 P.13311, 13312,
13313, 13315, 13316, 13317, 13319, 13320, 13321; CANTINI Giacomina, CARAVAGGIO, 05/08/1928, FG 9 P.13311, 13312, 13313; CANTINI
Givanna, CARAVAGGIO, 08/10/1938, FG 9 P.13311, 13312, 13313; CASAROTTI GIAN PIETRO, CASIRATE D’ADDA, 02/10/1965, FG 14 P.14220;
CATTANEO Rosa; FU GIOVANNI MAR FRANZOSI, FG 9 P.13375, 13376, 13377, 13378; CAVALERA Maria Beatrice, CARAVAGGIO, 06/12/1966,
FG 9 P.13482, 13483, 13484, 13485, 13490, 13491, 13492, 13493; CAVALERA Maria Laura, ROMANO DI LOMBARDIA, 12/07/1969, FG 9
P.13482, 13483, 13484, 13485, 13490, 13491, 13492, 13493; CAVALLOTTI Andrea, MILANO, 20/10/1934, FG 9 P.1481, 2742, 2782, 2789,
4008, 4009, 4405, 13099, 13100, 13101, 13102, 13103, 13104, 13105, 13106, 13107, 13323, 13324, 13325, 13328, 13329, 13332, 13333,
13334, 13335, 13487, 13488, 13489, 13517, 13518, 13519; CAVALLOTTI Paolo, MILANO, 19/12/1974, FG 9 P.13102, 13103, 13104:CERUTI
Luigi, CARAVAGGIO, 24/05/1943, FG 9 P.14022; COMUNE DI CARAVAGGIO CON SEDE IN CARAVAGGIO, FG 9 P.10, 20, 38, 58, 13337,
13808, 13813, 14030, 14043, 13336, 15532; CREMONA Angela, CARAVAGGIO, 23/03/1946, FG 9 P.13657; CRIPPA Rino, TREVIGLIO,
27/12/1937, FG 9 P.13624, 13625; DANUVOLA Silvia Divina Maria, MILANO, 30/03/1982, FG 9 P.1444; DEFENDI Giovanni Manrico, BERGAMO,
28/02/1960, FG 9 P.2357, 2364, 13227, 13228, 13229, 13231, 13232, 13233, 13234; DIOCESI DI CREMONA CON SEDE IN CREMONA, FG 9
P.13479, 13477, 13478; DOGNINI Franco Stefano, CARAVAGGIO, 23/05/1951, FG 9 P.13580, 13581, 13582, 13583; FANZAGA Agata,
MORENGO, 12/06/1938, FG 9 P.13090, 13091, 13092, 13093, 13094, 13095, 13096, 13097, 13098; FERRI Angela, CARAVAGGIO,
10/02/1937, FG 9 P.1412, 13586, 13587, 13588, 13589, 13590, 13591; FERRI Angelo, CARAVAGGIO, 18/12/1953, FG 9 P.1420, 1425, 13494,
13495, 13496, 13497; FERRI Angelo; FU GABRIELE, FG 9 P.13375, 13376, 13377, 13378; FERRI Battista, CARAVAGGIO, 04/01/1956, FG 9
P.1420; FERRI Carla, CARAVAGGIO, 29/03/1933, FG 9 P.1412, 13586, 13587, 13588, 13589, 13590, 13591; FERRI Giacomina, CARAVAGGIO,
15/02/1940, FG 9 P.13482, 13483, 13484, 13485, 13490, 13491, 13492, 13493; FERRI Giovanni, CARAVAGGIO, 26/12/1929, FG 9 P.1420;
FERRI Guido, CARAVAGGIO, 10/09/1959, FG 9 P.1420; FRATELLI Daniele, CARAVAGGIO, 16/02/1950, FG 9 P.13655, 13656; FRATELLI Delfina,
CARAVAGGIO, 27/04/1945, FG 9 P.13132, 13133, 13134, 13135, 13136; FRATELLI Gabriella, FORNOVO SAN GIOVANNI, 07/03/1949, FG 9
P.175, 182; FRATELLI Giulio Andrea, CARAVAGGIO, 12/06/1955, FG 9 P.1198, 1207, 3783, 13663, 13664, 13665, 13666, 13720, 13721;
GATTI Ambrogio, BERGAMO, 03/02/1973, FG 9 P.1220; GATTI Angelo, FG 9 P.13375, 13376, 13377, 13378, 13694, 13695, 13696; GATTI
Francesco, CARAVAGGIO, 05/03/1946, FG 9 P.13593, 13594, 13595, 13596; GATTI Franco, CARAVAGGIO, 25/11/1968, FG 9 P.1220; GATTI
Gianpietro, CARAVAGGIO, 22/03/1940, FG 9 P.1437, 13362, 13363, 13364, 13365; GATTI Giovanna; FU LUIGI, FG 9 P.185; GATTI Ivana,
TREVIGLIO, 22/07/1975, FG 9 P.13349, 13350, 13351, 13352, 13357, 13358; GATTI Maria, CARAVAGGIO, 15/09/1943, FG 9 P.13342, 13343,
13344, 13345, 13346, 13347, 13348; IMPRESA EDILE F.LLI ABSINTA - DI ABSINTA VINCENZO SNC, FG 9 P.15527; ISTITUTO DIOCESANO PER IL
SOSTENTAMENTO DEL CLERO CON SEDE IN CREMONA, FG 9 P.13308, 13309; JANKOVICH Metka Marjeta, IUGOSLAVIA, 30/06/1927, FG 9
P.1444; LA ROSA Giovanna, BERGAMO, 07/03/1936, FG 9 P.1444; LANZENI Angela Maria, CARAVAGGIO, 29/11/1965, FG 9 P.10941; LANZENI
Angelo, CARAVAGGIO, 14/06/1939, FG 9 P.13550, 13558, 13559, 13560, 13561, 13562; LANZENI Antonio, TREVIGLIO, 19/04/1974, FG 9
P.13550; LANZENI Elia, CARAVAGGIO, 07/06/1969, FG 9 P.13550; LANZENI Franca, CARAVAGGIO, 22/07/1966, FG 9 P.13550; LANZENI
Michele, CARAVAGGIO, 07/01/1969, FG 9 P.13741, 13742, 13743; LANZENI Silvana, CARAVAGGIO, 09/11/1967, FG 9 P.10942; LENZENI
Michele, CARAVAGGIO, 07/01/1969, FG 9 P.1231, 1407; MANGONI Bruno, CARAVAGGIO, 06/01/1943, FG 9 P.13620, 13621, 13622;
MANGONI Liana, TREVIGLIO, 11/11/1970, FG 9 P.13620, 13621, 13622; MANGONI Silvia, TREVIGLIO, 13/12/1977, FG 9 P.13620, 13621,
13622; MANGONI Tecla, TREVIGLIO, 01/02/1973, FG 9 P.13620, 13621, 13622; MARCHESI Savina, FG 9 P.13311, 13312, 13313; MASCARETTI
Antonia, CARAVAGGIO, 27/02/1938, FG 9 P.3372, 13633, 13635; MATUCCI Ersilia, ROCCA SAN GIOVANNI, 06/03/1939, FG 9 P.1231, 1407;
MILANESI Roberto, CARAVAGGIO, 25/02/1944, FG 9 P.13379, 13380, 13381, 13382; MINUTI Daniela, CALVENZANO, 01/09/1961, FG 9
P.14004, 14008, 14012,14013, 14014; NESSUN DATO TROVATO, FG 9 P.x26, x32, x33, x34, x35; NICOLA Angiola, MILANO, 23/08/1928, FG 9
P.1444; PALA Giancarlo, CARAVAGGIO, 25/06/1951, FG 9 P.189; PEDONE Giuliana, MILANO, 22/02/1939, FG 9 P.13323, 13324, 13325,
13328, 13329, 13332, 13333, 13334, 13335; PIZZOCCHERO Laura, TREVIGLIO, 09/03/1972, FG 9 P.9, 41, 13826, 13828, 13830;
PIZZOCCHERO Lorenzo, ROMANO DI LOMBARDIA, 25/11/1969, FG 9 P.9, 41, 13826, 13828, 13830; PIZZOCCHERO Luigi, CARAVAGGIO,
04/01/1933, FG 9 P.41; PIZZOCCHERO Roberto, TREVIGLIO, 16/08/1987, FG 9 P.9, 13826, 13828, 13830; PIZZOCCHERO Roberto Luigi,
TREVIGLIO, 16/08/1987, FG 9 P.41; POLETTI Anastasia, CARAVAGGIO, 16/11/1934, FG 9 P.13574, 13575, 13576, 13577, 13578, 13579;
PREMOLI Marianna, CARAVAGGIO, 11/05/1903, FG 9 P.1478; QUIRICO Giacomo, CARAVAGGIO, 05/05/1944, FG 9 P.13648, 13649, 13650,
13651; QUIRICO Mario, CARAVAGGIO, 15/09/1960, FG 9 P.180, 181, 4254, 13670, 13671, 13672; RECANATI Alfredo, CARAVAGGIO,
10/09/1956, FG 9 P.13728, 13729, 14004, 14008, 14012, 14013, 14014; RECANATI Angelo, CARAVAGGIO, 18/10/1944, FG 9 P.13513;
RECANATI Claudia, CARAVAGGIO, 13/05/1966, FG 9 P.13090, 13091, 13092, 13093, 13094, 13095, 13096, 13097, 13098; RECANATI
Ermanna, CARAVAGGIO, 23/01/1965, FG 9 P.13090, 13091, 13092, 13093, 13094, 13095, 13096, 13097, 13098; RECANATI Mario,
CARAVAGGIO, 04/04/1948, FG 9 P.13659, 13660, 13677, 13985, 13999, 14001; RIBOLI Giovanni, GRASSOBBIO, 23/10/1956, FG 9 P.2366;
RIBOLI Paolo, ZANICA, 30/05/1962, FG 9 P.2366; RIVA Giuseppe, TREVIGLIO, 15/10/1970, FG 9 P.13169, 13170, 13171; RIVA Massimo,
TREVIGLIO, 10/09/1974, FG 9 P.13169, 13170, 13171; ROSSI Angela, CARAVAGGIO, 19/05/1923, FG 9 P.13108, 13109, 13110; ROSSI
Giambattista, CARAVAGGIO, 22/05/1964, FG 9 P.187,7831, 7832; ROSSI Ida, CARAVAGGIO, 01/07/1943, FG 9 P.185; SALVI Antonio,
BERGAMO, 04/04/1927, FG 9 P.6463, 13641, 13642, 13643; SALVI Mario, BERGAMO, 31/03/1956, FG 9 P.13641, 13642, 13643; SOCIETA` DI
PROGETTO BREBEMI SPA CON SEDE IN BRESCIA, FG 9 P.13523, 13524, 13529, 13530, 13536, 13542, 13537, 13543, 13544; SOCIETA`
SGRICOLA LUIGI DEFENDI S.S. CON SEDE IN CARAVAGGIO, FG 9 P.59, 190, 191, 192, 194, 195, 356, 357, 358, 362, 366, 385, 407, 429,
14016; TADINI Gian Carlo Francesco Maria, PAGAZZANO, 11/05/1962, FG 9 P.189; TOFFETTI Marco, ROMANO DI LOMBARDIA, 01/11/1976, FG
9 P.1438; VICARIO Ornella, CARAVAGGIO, 06/01/1951, FG 9 P.13349, 13350, 13351, 13352, 13357, 13358; ZANI Gian Mario, VERCELLI,
06/12/1963, FG 9 P.1227, 1229, 13751, 13752, 13755;
COMUNE DI CASIRATE D’ ADDA
BRAMBILLA Carolina, CASIRATE D`ADDA, 13/11/1938, FG 9 P.4658, 4660, 4661; CARMINATI ANTONIETTA, GREZZAGO (MI), 12/03/1913, FG 9
P.45; CASSANI Paolo, TREVIGLIO, 01/05/1924, FG 9 P.4637, 4638, 4639, 4649, 4650, 4651, 4652, 4653; COLOMBO Giovanni, CASIRATE
D`ADDA, 24/06/1947, FG 9 P.4689, 4694, 4702; COLOMBO Luciano, CASIRATE D`ADDA, 03/04/1951, FG 9 P.4689, 4694, 4702; COLTURANI
Pierino, CASIRATE D`ADDA, 30/11/1942, FG 9 P.468; CONSOLO Stefano, MESSINA, 07/06/1922, FG 9 P.1012; CONTI GIACOMO, FG 9 P.45;
CONTI GIOVANNI, FG 9 P.45; DIBLOSI Maria; MAR CONSOLO IN COMUNIONE LEGALE CON CONSOLO STEFANO, MESSINA, 02/07/1929, FG 9
P.1012; DONIOTTI Pierina; VED NEMBRI, AGNADELLO, 21/10/1893, FG 9 P.4551, 4552, 4553, 4554; EDIL-NARA S.R.L. con sede in MILANO (MI),
FG 9 P.45; ENI S.P.A., FG 9 P.4491, 4492, 4493, 4505, 4506, 4507, 4509, 4513, 4514, 4515, 4521, 4522, 4523, 4524, 4525, 4526, 4529,
4535, 4536, 4537, 4538, 4539, 4540, 4541, 4685; ENI S.P.A. CON SEDE IN ROMA, FG 9 P.4504, 4508, 4511, 4516, 4527, 4528, 4684, 4811,
4812ENTE URBANO, FG 9 P.42, 4530; Ente Urbano - Area di enti urbani e promiscui, FG 9 P.3904, 4977; Ente Urbano - NCT, FG 9 P.4531,
4532, 4533, 4534, 4970, 4971, 4972, 4973, 4974; FABBRICERIA DI CARAVAGGIO CON SEDE IN ADRARA SAN MARTINO, FG 9 P.4905, 4906,
4908, 4912, 4913; GRASSELLI Guido, TREVIGLIO, 19/08/1982, FG 9 P.4813, 4814, 4815, 4816, 4817, 4818, 4941, 4942; GUERINI Maria
Camilla, CORTE PALASIO, 09/03/1940, FG 9 P.4872, 4874, 4875, 4876, 4877, 4878, 4883, 4884, 4885, 4893; ISTITUTO DIOCESANO PER IL
SOSTENTAMENTO DEL CLERO CON SEDE IN CREMONA, FG 9 P.445; LESUNO Maria; LUISA, MONZA, 14/09/1958, FG 9 P.460, 4611, 4612,
4613, 4614; MANENTI Antonio, TREVIGLIO, 08/06/1971, FG 9 P.469, 4562, 4563, 4564, 4565, 4566, 4567, 4568, 4569, 4570, 4571, 4589,
4590, 4591, 4594, 4595, 4937, 4938; MANENTI Federico, TREVIGLIO, 05/03/1981, FG 9 P.469, 4562, 4563, 4564, 4565, 4566, 4567, 4568,
4569, 4570, 4571, 4589, 4590, 4591, 4594, 4595, 4937, 4938; MANENTI Matteo, TREVIGLIO, 21/05/1983, FG 9 P.469, 4562, 4563, 4564,
4565, 4566, 4567, 4568, 4569, 4570, 4571, 4590, 4591, 4594, 4595, 4937, 4938, FG 906 P.4589; MAVERO Ermanno, CASIRATE D`ADDA,
19/04/1941, FG 9 P.4542, 4543, 4544, 4545, 4546, 4547, 4724, 4726, 4728; MERISI Vincenzo, CASIRATE D`ADDA, 08/12/1944, FG 9 P.4628,
4629, 4633, 4634, 4635; MIDALI Pietro, BRANZI, 04/07/1979, FG 9 P.460, 4611, 4612, 4613, 4614; MIDALI Valeria, MONZA, 29/07/1927, FG 9
P.460, 4611, 4612, 4613, 4614; NEMBRI Luigi, CASIRATE D`ADDA, 14/03/1927, FG 9 P.4551, 4552, 4553, 4554; NEMBRI Pierangela,
TREVIGLIO, 30/05/1974, FG 9 P.4557, 4558, 4559, 4560, 4561; ORSANIGO Agostina Elsa, TREVIGLIO, 20/01/1938, FG 9 P.1611, 4668; PARMA
ALBERTO, TREZZO SULL’ADDA (MI), 08/05/1938, FG 9 P.45; PASQUALINO DI MARINEO Beatrice, MILANO, 23/01/1941, FG 9 P.4605, 4608,
4609, 4610, 4622, 4623, 4624, 4625, 4626, 4630, 4631, 4632; PASQUALINO DI MARINEO Beatrice Emanuela Maria, MILANO, 23/01/1941, FG
9 P.4736, 4737, 4740, 4741; PASQUALINO DI MARINEO Guido, MILANO, 02/06/1948, FG 9 P.4641, 4643, 4644, 4645, 4646; PIROVANO
Gaetano, TREVIGLIO, 11/09/1938, FG 9 P.439, 1611, 4665, 4666, 4668; PRUNERI Bernardino, GROSIO, 07/11/1926, FG 9 P.2564, 4658, 4660,
4661, 4662, 4663, 4664; PRUNERI Gabriele, TREVIGLIO, 04/10/1958, FG 9 P.4658, 4660, 4661; PRUNERI Giuseppe, MAZZO DI VALTELLINA,
21/06/1939, FG 9 P.2564, 4662, 4663, 4664;
PRUNERI Renato, CASIRATE D`ADDA, 24/12/1966, FG 9 P.4658, 4660, 4661; PRUNERI Roberto, MAZZO DI VALTELLINA, 02/04/1937, FG 9
P.2564, 4658, 4660, 4661, 4662, 4663, 4664; ROTA Alba, LODI, 14/12/1967, FG 9 P.4872, 4874, 4875, 4876, 4877, 4878, 4883, 4884, 4885,
4893; ROTA ANGELINA O ANGELA, CASIRATE D`ADDA, 18/12/1945, FG 9 P.45; ROTA Carla, LODI, 08/07/1976, FG 9 P.4872, 4874, 4875,
4876, 4877, 4878, 4883, 4884, 4885, 4893; ROTA Gianfranco, LODI, 17/06/1971, FG 9 P.4872, 4874, 4875, 4876, 4877, 4878, 4883, 4884,
4885, 4893; ROTA MARIA, CASIRATE D`ADDA, 21/08/1947, FG 9 P.45;
ROTA PIERGIUSEPPE, CASIRATE D`ADDA, 29/06/1952, FG 9 P.45; SNAM RETE GAS S.P.A., FG 9 P.3071; SNAM RETE GAS S.P.A. con sede in SAN
DONATO MILANESE (MI), FG 9 P.608; STUCCHI Annamaria, CASIRATE D`ADDA, 07/03/1946, FG 9 P.457, 4548, 4549, 4550, 4556; STUCCHI
Giancarlo, CASIRATE D`ADDA, 24/06/1950, FG 9 P.457, 505, 4548, 4549, 4550, 4556, 4599, 4615, 4616, 4617, 4618, 4745, 4746; STUCCHI
Giuseppina, CASIRATE D`ADDA, 26/06/1951, FG 9 P.457, 4548, 4549, 4550, 4556; STUCCHI Natale, CASIRATE D`ADDA, 11/02/1950, FG 9
P.457, 505, 4548, 4549, 4550, 4556, 4599, 4615,4616, 4617, 4618, 4745, 4746; STUCCHI Stefano, CASIRATE D`ADDA, 05/10/1948, FG 9
P.457, 505,4548, 4549, 4550, 4556, 4599, 4615, 4616, 4617, 4618, 4745, 4746; TIRABOSCHI Vittorio, OLTRE IL COLLE, 10/04/1960, FG 9
P.750, 1492; VOLPI Pierino, ADRARA SAN MARTINO, 14/10/1956, FG 9 P.752, 1093, 1424, 4820, 4865, 4897, 4899, 4903, 4904, 4905, 4906,
4908, 4912, 4913, 4915;
COMUNE DI CASSANO D’ ADDA
A2A S.P.A. con sede in BRESCIA (BS), FG 26 P.30, 76, 97; BORROMEO, FG 27 P.264; BRAMBILLA Anita, RIVOLTA D`ADDA, 18/09/1926, FG 28
P.254, 422, 424, 454, 456, 484, 486, 488, 490; BRUGALI Giulia Emilia, RODANO, 25/10/1945, FG 26 P.124, 125, 126, 127, 130, 131, 136,
138; BRULLI TRISMISSIONE S.R.L. con sede in REGGIO NELL’EMILIA (RE), FG 26 P.97; CARINI Alessandro; FU GIUSEPPE, FG 27 P.264; COGLIATI
Emilio, INZAGO, 07/01/1945, FG 28 P.344, 345; COMI Rino, RONCELLO, 29/04/1929, FG 27 P.261, 262; COMUNE CASSANO D`ADDA CON
SEDE IN CASSANO D`ADDA, FG 28 P.286, 287, 288, 289, 290, 291, 455, 485, 487, 489, 491; DEMANIO PUBBLICO DELLO STATO, FG 26 P.113;
DIREZIONE GENERALE DEL DEMANIO-MINISTERO FINANZE CON SEDE IN ROMA, FG 27 P.188, 187ENTE URBANO, FG 27 P.271, 272; FAGNANI
Gianfranco, CASSANO D`ADDA, 06/06/1950, FG 27 P.323, 324, 325, 326, 327, 328, 329, 330, 331, 332, 333, 334; FRIGERIO Renato,
CASSANO D`ADDA, 10/06/1949, FG 30 P.279, 280, 281, 282, 283; INVERNIZZI Nadia, CERNUSCO SUL NAVIGLIO, 09/09/1963, FG 27 P.348,
349, 350, 351; ISTITUTO DIOCESANO PER IL SOSTENTAMENTO DEL CLERO, FG 30 P.157, 269, 270; LAMPERTI Lino, INZAGO, 16/12/1944, FG 28
P.285, 362, 363, 364, 365; LEONI Giovanni, CASSANO D`ADDA, 04/06/1936, FG 28 P.341, 347, 348, 349, 350, 352, 353, 354; LEONI Leopolda,
CASSANO D`ADDA, 03/02/1951, FG 30 P.148, 253, 254; MALANCHINI Emilio, CASSANO D`ADDA, 23/07/1963, FG 26 P.132, 133; MALANCHINI
Roberta, CASSANO D`ADDA, 26/02/1966, FG 26 P.132, 133; MAMBRETTI Leonardo, MILANO, 12/05/1976, FG 26 P.121, 122; MANZONI
Fernanda, CASSANO D`ADDA, 30/03/1925, FG 30 P.151, 257, 258; MAPELLI Claudio, CASSANO D`ADDA, 25/12/1965, FG 28 P.357, 358, 359,
360, 361; MARTINELLI Giuseppe, CASIRATE D`ADDA, 27/09/1952, FG 30 P.338; MAZZOLA Angela Santina, MILANO, 10/01/1948, FG 24 P.264,
287, 309, 310, 311, 312; MAZZOLA Battista Francesco, MILANO, 03/04/1958, FG 24 P.264, 287, 309, 310, 311, 312; MELZI Maurizio, MILANO,
17/02/1959, FG 24 P.269, 319, 320, 321, 323, 348, FG 30 P.145, 249, 250; NICOLA Giovanni, RIVOLTA D`ADDA, 01/11/1942, FG 30 P.148,
253, 254; ORIGGI Irma, CASSANO D`ADDA, 17/10/1939, FG 27 P.335, 336, 337, 338, 339; PALADINI Leopoldina, MILANO, 29/07/1953, FG 30
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
P.332; PALADINI Vittorio, MILANO, 05/02/1955, FG 30 P.332; PAPARELLA Franco Alfredo, VAPRIO D`ADDA, 09/03/1965, FG 27 P.348, 349, 350,
351; PAPARELLA Paolo, MONZA, 09/03/1963, FG 27 P.348, 349, 350, 351; PAROLINI Angelo, RIVOLTA D`ADDA, 01/02/1937, FG 28 P.337, 338,
425, 426, 429, 430, 438, 439, 440, 441, 442, 449, 450, 451, 452, 496; PEDILLO Michele Luigi, PALAZZO PIGNANO, 27/12/1925, FG 30 P.154,
261, 262; PIACENTINI Anna Maria, CASSANO D`ADDA, 13/09/1964, FG 24 P.266, 314, 315, 316, 317; PIACENTINI Eleonora, TREVIGLIO,
18/07/1979, FG 24 P.266, 314, 315, 316, 317; PIACENTINI Paolo, CASSANO D`ADDA, 22/11/1965, FG 24 P.266, 314, 315, 316, 317;
PIACENTINI Piero, TREVIGLIO, 26/09/1976, FG 24 P.266, 314, 315, 316, 317; POZZI Maria, TRUCCAZZANO, 23/07/1927, FG 26 P.132, 133;
POZZI Regina, TRUCCAZZANO, 29/05/1930, FG 26 P.132, 133; PRADA Annunciata, MILANO, 04/12/1962, FG 27 P.348, 349, 350, 351; PRETALLI
Angela, MELZO, 12/11/1970, FG 26 P.124, 125, 126, 127, 130, 131, 136, 138; PRETALLI Ersilia, CASSANO D`ADDA, 10/09/1973, FG 26 P.124,
125, 126, 127, 130, 131, 136, 138; PRETALLI Giovanni Daniele, CASSANO D`ADDA, 08/01/1983, FG 26 P.124, 125, 126, 127, 130, 131, 136,
138; PRETALLI Martino, PIOLTELLO, 04/01/1970, FG 26 P.124, 125, 126, 127, 130, 131, 136, 138; PRETALLI Roberta, CASSANO D`ADDA,
17/12/1976, FG 26 P.124, 125, 126, 127, 130, 131, 136, 138; QUADRIO Fabio, PADOVA, 16/10/1973, FG 27 P.183, 191, 194, 249, 250, 251,
253, 254, 255, 256, 257, 258, 259, 266, 267, 269, 270, 273, 274, 275; RETE FERROVIARIA ITALIANA S.P.A. - CON SEDE IN ROMA, FG 26
P.101, 104, 105, 107, 110, FG 27 P.190, 193, 198, FG 28 P.427, 428, 444, 445, 446, 447, 448”; RIVA Ernesto Bruno, INZAGO, 07/12/1930, FG
28 P.285, 362, 363, 364, 365; RONCHI Giuseppe, TRUCCAZZANO, 13/07/1936, FG 26 P.102; ROSSI Piera Angela, CASSANO D`ADDA,
14/02/1947, FG 27 P.159, 298, 305, 340, 341, 342, 343, 344, 345, 346, 347; ROSSI Rosa, CASSANO D`ADDA, 27/07/1941, FG 27 P.159, 298,
305, 340, 341, 342, 343, 344, 345, 346, 347ROTA Maurizio, INZAGO, 13/01/1971, FG 27 P.282, 284, 287, 303, 307, 312, 313, 352, 353, 354,
355, 357, 358, 359, 360, 361, 362, 363, 364; ROTA Roberto, CASSANO D`ADDA, 04/04/1965, FG 27 P.282, 284, 287, 303, 307, 312, 313,
352, 353, 354, 355, 357, 358, 359, 360, 361, 362, 363, 364; ROTA Sergio Maria, CASSANO D`ADDA, 02/02/1967, FG 27 P.282, 284, 287, 303,
307, 312, 313, 352, 353, 354, 355, 357, 358, 359, 360, 361, 362, 363, 364; SOCIETA` AGRICOLA PALLAVICINA S.R.L., FG 30 P.52, 53, 54, 59,
288, 289, 290, 291, 292, 293, 297, 298, 299, 300, 301, 304, 305, 327; SOCIETA` AGRICOLA PALLAVICINA S.R.L. CON SEDE IN TREVIGLIO, FG
30 P.58, 80, 286, 294, 296, 302, 303, 306, 307, 313, 314, 315, 316, 324, 325, 326; SOCIETA` DI PROGETTO AUTOSTRADA DIRETTA BRESCIA
MILANO S.P.A. CON SEDE IN BRESCIA, FG 24 P.158, 159, 160; SOCIETA` DI PROGETTO BREBEMI SPA CON SEDE IN BRESCIA, FG 27 P.295;
TREVIZA S.A.S. DI DEPONTI DARIO E C., FG 30 P.81;
COMUNE DI CHIARI
BELOTTI Gina Marianunzia, ERBUSCO, 03/01/1964, FG 42 P.128; BERGAMASCHI Giuseppina, URAGO D`OGLIO, 13/03/1949, FG 42 P.67;
BERTONI Luciano, POVOLETTO, 25/04/1953, FG 26 P.40, 41; BETTI Alberto, CHIARI, 21/05/1958, FG 21 P.15, 16; BETTI Renato, CHIARI,
07/05/1960, FG 21 P.15, 16; BOLGARINI Abele, CHIARI, 22/08/1939, FG 26 P.97; BONAITA Silvia, Nata a: CHIARI, il 23/06/1981, FG 12 P.250;
BORDIGA Giuseppina, ERBUSCO, 01/03/1949, FG 26 P.164; BRESCIALAT S.P.A CON SEDE IN MARIANAMANTOVANA, FG 42 P.29, 113, 145,
146, 147, 151, 152, 153, 154; BULGARINI Carlo, CHIARI, 13/05/1944, FG 42 P.114, 115, 116; CAVINA PRATESI Alessandra, PAVIA, 01/08/1966,
FG 26 P.42; CAVINA PRATESI Carla, CHIARI, 09/02/1933, FG 26 P.42; CAVINA PRATESI Franco, BRESCIA, 27/12/1968, FG 26 P.42; CHIARI
Bruna, CHIARI, 21/08/1944, FG 21 P.12, 13, 14, 36, 108; CHIARI Elisabetta, CHIARI, 11/02/1938, FG 12 P.99; CHIARI Severino, CHIARI,
25/06/1938, FG 21 P.138, 139; CHIARI Vittorio, CHIARI, 21/01/1948, FG 21 P.110; CIRIMBELLI Giovanna, CHIARI, 25/05/1973, FG 12 P.99;
CONSOLI Anna, CHIARI, 21/02/1939, FG 26 P.305, 306, 307; CONSORZIO IRRIGUO ROGGIA CASTELLANA CON SEDE IN CHIARI, FG 42 P.93;
CONSORZIO SERIOLA BAJONA CON SEDE IN CHIARI, FG 42 P.118; CUCCHI Marianna, CHIARI, 27/08/1973, FG 42 P.81, 82; DEL PANNO Bruno,
CHIARI, 15/05/1954, FG 42 P.34, 47; FESTA Carla, CHIARI, 29/07/1960, FG 21 P.77, 78, 141; FESTA Daniele, CHIARI, 16/09/1949, FG 26 P.11,
242; FESTA Felice, CHIARI, 18/09/1948, FG 42 P.57; FESTA Giuseppe, CHIARI, 15/05/1941, FG 26 P.11, 98, 242; FESTA Michele, CHIARI,
18/05/1966, FG 26 P.275; FESTA Raffaele, CHIARI, 04/06/1937, FG 26 P.11, 242; FOSCHETTI Eugenio, CHIARI, 21/02/1967, FG 26 P.305, 306,
307; FOSCHETTI Guido, CHIARI, 18/09/1970, FG 26 P.305, 306, 307; FOSCHETTI Marco, CHIARI, 21/08/1971, FG 26 P.309; FOSCHETTI Rosa,
CHIARI, 20/07/1963, FG 26 P.305, 306, 307; GIASSONI Maria, CHIARI, 17/07/1971, FG 12 P.248, 249; GOZZINI Giuseppe, CHIARI, 11/07/1944,
FG 42 P.67; IORE Costante, CHIARI, 01/06/1949, FG 26 P.255; IORE Margherita, CHIARI, 27/05/1939, FG 21 P.139; IORE Marghetita, CHIARI,
27/05/1939, FG 21 P.138; MARANESI Alberto, ROVATO, 22/03/1962, FG 42 P.128; MARANESI Anna Maria, ROVATO, 24/07/1972, FG 42 P.128;
MARANESI Enzo, ROVATO, 20/10/1965, FG 42 P.128; MARANESI Francesco Claudio, ROVATO, 04/04/1958, FG 42 P.128; MARANESI Mario,
ROVATO, 22/05/1944, FG 42 P.128; MARANESI Sergio, ROVATO, 16/12/1960, FG 42 P.128; MARTINELLI Antonia, CHIARI, 25/03/1950, FG 26
P.40, 41; MARTINELLI Carla, CHIARI, 02/03/1960, FG 26 P.40, 41; MARTINELLI Francesco, CHIARI, 12/10/1947, FG 26 P.164; MARTINELLI Luisa,
CHIARI, 27/03/1958, FG 26 P.40, 41; METELLI Emanuela, CHIARI, 24/09/1953, FG 42 P.57; NOGGLER Irene, CURON VENOSTA .GRAUN IN
VINSCHGAU., 26/08/1940, FG 42 P.128; PIO RICOVERO BETTOLINI D ISTRUZIONE AGRARI IN CHIARI, FG 12 P.247; RETE FERROVIARIA ITALIANA
SPA IN SIGLA RFI SPA CON SEDE IN ROMA, FG 21 P.191, FG 26 P.158, 159; RICCARDI Marco, ROCCAFRANCA, 09/10/1960, FG 26 P.40, 41;
SALVANI Bernardino, URAGO D`OGLIO, 31/10/1906, FG 42 P.49; SCALVINI Catina Letizia, CASTELCOVATI, 23/04/1941, FG 42 P.128; T.E.R.NA.
TRASMISSIONE ELETTRICITA’ RETE NAZIONALE SPA con sede in ROMA (RM), FG 12 P.91; TIRONI Silvana, ORZINUOVI, 07/06/1957, FG 42 P.34,
47; VERTUA Roberto, CHIARI, 21/12/1964, FG 42 P.81, 82; VEZZOLI Edvige, CHIARI, 15/10/1931, FG 21 P.13, 108; VEZZOLI Giuseppe, CHIARI,
26/09/1966, FG 21 P.12, 13, 14, 36, 108; VEZZOLI Massimo, CHIARI, 23/01/1971, FG 21 P.12, 13, 14, 36, 108; VIGORELLI Battista, COLOGNE,
15/06/1931, FG 12 P.90;
COMUNE DI COVO
AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI BERGAMO CON SEDE IN BERGAMO, FG 9 P.2427, 2428, 2429, 2430, 2431, 2432, 2433; BEZZI Giuseppina,
COVO, 23/08/1933, FG 9 P.931; BEZZI Lucia, COVO, 18/07/1928, FG 9 P.1985, 2527; CAPELLETTI Caterina, COVO, 28/01/1939, FG 9 P.1132,
1663, 1862; CERIBELLI Alessandra Maria Rosa, ROMANO DI LOMBARDIA, 28/04/1967, FG 9 P.179, 568, 570, 1662; CERIBELLI Fulvio, COVO,
18/02/1951, FG 9 P.179, 568, 570, 1662; CERIBELLI Gabriella, COVO, 14/08/1958, FG 9 P.179, 568, 570, 1662; CERIBELLI Gian Pietro,
ROMANO DI LOMBARDIA, 17/09/1968, FG 9 P.179, 568, 570, 1662; CERIBELLI Gianluigi, ROMANO DI LOMBARDIA, 26/03/1964, FG 9 P.179,
568, 570, 1662; CERIBELLI Paolo, COVO, 06/12/1955, FG 9 P.179, 570, 1662, 568; CERIOLI Costanza, MILANO, 11/11/1959, FG 9 P.668, 673,
4862, 4938; CERIOLI Giovanbattista, MILANO, 24/04/1954, FG 9 P.633, 634, 635, 636, 637, 647, 657, 1477, 4206, 4862, 4938; COLPANI Luigi,
CORTENUOVA, 17/07/1917, FG 9 P.178; COMUNE DI COVO CON SEDE IN COVO,FG 9 P.3845, 3847, 3850, 3853, 3856, 3858, 3861, 4096,
4097, 4098, 4161, 4162, 4163; CONSORZIO B.B.M. CON SEDE IN PARMA, FG 9 P.4781, 4793; FACCHI Adriana, COVO, 26/02/1964, FG 9
P.669, 670, 1153, 4643; FACCHI Anna, COVO, 23/06/1967, FG 9 P.669, 670, 1153, 4643; FACCHI Annibale, URAGO D`OGLIO, 15/04/1937, FG
9 P.669, 670, 672, 1074, 1153, 1155, 1156, 4643, 4647; FACCHI Giacomo, CHIARI, 21/03/1928, FG 9 P.669, 670, 672, 1074, 1153, 1155,
1156, 4643, 4647; FACCHI Luigina, COVO, 01/11/1961, FG 9 P.669, 670, 1153, 4643; FACCHI Maria Angela, COVO, 03/03/1959, FG 9 P.669,
670, 1153, 4643; FACCHI Stefania, ROMANO DI LOMBARDIA, 01/05/1969, FG 9 P.669, 670, 1153, 4643; FOGLIATA Alessandro, COVO,
23/06/1955, FG 9 P.113, 1986, 3852, 3854; FOGLIATA Eldina Laura Rosa, COVO, 16/05/1957, FG 9 P.113, 1986, 3725, 3852, 3854; FRANZONI
Silverio, COVO, 25/04/1937, FG 9 P.1132, 1663, 1862; FRIGA Celeste, SONCINO, 09/03/1935, FG 9 P.592; GALLIANI Ambrogio, SONCINO,
01/10/1928, FG 9 P.3675, 3849, 3857, 3859, 3860, 4095; GALLIANI Angelo, COVO, 01/05/1946, FG 9 P.55, 155, 177; GALLIANI Camilla,
ROMANO DI LOMBARDIA, 03/02/1970, FG 9 P.113, 3852, 3854; GALLIANI Gianagostino, COVO, 18/04/1971, FG 9 P.113, 3667, 3676, 3679,
3852, 3854; GALLIANI Giovanni; BATTISTA FU LUIGI, FG 9 P.3849, 3857, 3859, 3860, 4095; GALLIANI Luigi, SONCINO, 27/05/1937, FG 9
P.3849, 3857, 3859, 3860, 4095; GALLIANI Maria, SONCINO, 08/03/1927, FG 9 P.3849, 3857, 3859, 3860, 4095; GALLIANI Milena, BERGAMO,
10/08/1969, FG 9 P.113, 3676, 3679, 3852, 3854; GALLIANI Rosella, BERGAMO, 22/07/1971, FG 9 P.113, 3852, 3854; GAMBA Maria,
ROMANO DI LOMBARDIA, 16/10/1926, FG 9 P.179, 568, 570, 1662; GATTI Lorenza, COVO, 12/02/1948, FG 9 P.113, 3852, 3854; GATTI
Silvana, COVO, 25/06/1942, FG 9 P.629, 630, 2239; GHISLANDI Zaverio, Nato 03/12/1933, FG 9 P.604, 1135; MARIN MORTE Maria De Fatima,
SPAGNA, 13/05/1961, FG 9 P.3222; MASCHERETTI Maria Richelma, CISERANO, 26/01/1956, FG 9 P.573, 574, 593, 594, 595, 597, 603; NAVA
Angelo, COVO, 21/05/1928, FG 9 P.4920; NAVA Pierluigi, COVO, 01/10/1958, FG 9 P.1481, 2434, 3851; ORISIO Anna Maria, ROMANO
DILOMBARDIA, 06/08/1952, FG 9 P.935, 4782, 4794; PESENTI Alberto, CALCINATE, 12/11/1985, FG 9 P.629, 630, 2239; PESENTI Alfredo,
COVO, 22/04/1961, FG 9 P.629, 630, 2239; PESENTI Alice, CALCINATE, 29/06/1983, FG 9 P.629, 630, 2239; PESENTI Battista, COVO,
31/08/1941, FG 9 P.935, 4782; PESENTI BATTISTA - SOCIETA` AGRICOLA SEMPLICE CON SEDE IN COVO, FG 9 P.1573; PESENTI Emilio Luigi,
COVO, 16/10/1953, FG 9 P.935, 4782; PESENTI Giorgio, ROMANO DI LOMBARDIA, 18/09/1964, FG 9 P.935, 4782; PESENTI Giuseppe, ROMANO
DI LOMBARDIA, 17/10/1976, FG 9 P.629, 630, 2239; PESENTI Margherita, Nato 16/04/1935, FG 9 P.604, 1135; PESENTI Rita, ROMANO DI
LOMBARDIA, 10/08/1967, FG 9 P.629, 630, 2239; PINETTI Francesco Emiliano, COVO, 03/03/1956, FG 9 P.1985, 2527; PINETTI Giuseppe,
COVO, 15/10/1961, FG 9 P.1985, 2527; PINETTI Luigi, COVO, 24/09/1927, FG 9 P.931; PINETTI Pierina, COVO, 04/08/1954, FG 9 P.1985, 2527;
RELIQUATI DI ACC. COM. DI ACQ. ES. E RELIT. STRAD., FG 9 P.3224; ROSSONI Pierino, COVO, 29/06/1930, FG 9 P.48, 170, 171, 172, 2308,
3865; ROSSONI Rosa Angela, COVO, 19/05/1961, FG 9 P.48, 170, 171, 172, 2308, 3865; RS, FG 9 P.4795; SCALABRINO Virginia, COVO,
01/07/1931, FG 9 P.4920; SCAVI PESENTI S.R.L. CON SEDE IN COVO, FG 9 P.125, 134, 135, 162, 3855, 4921; SOCIETA` AGRICOLA S.S.B. DI
MACCALI GUGLIELMO & C. S.S. CON SEDE IN ANTEGNATE, FG 9 P.631, 632; SOLDATI Giovanna, CASTIGLIONE D`ADDA, 20/02/1933, FG 9
P.633, 634, 635, 636, 637, 647, 657, 668, 673, 1477, 4206, 4862, 4938; TOMASONI Maria, COVO, 22/02/1959, FG 9 P.1574; TUROTTI
Luciana, FONTANELLA, 12/09/1937, FG 9 P.113, 3676, 3679, 3852, 3854; TURRINI Alberto, CASTELCOVATI, 24/09/1948, FG 9 P.937, 2528;
TURRINI Francesco, CASTELCOVATI, 15/02/1942, FG 9 P.933, 938; TURRINI Giuseppe, CHIARI, 08/05/1972, FG 9 P.933, 938; TURRINI Pierluigi,
ORZINUOVI, 17/11/1977, FG 9 P.933, 938; VECCHI Lucia, ROMANO DI LOMBARDIA, 24/08/1964, FG 9 P.629, 630, 2239; VIOLA Agata,
SPAGNA, 26/10/1991, FG 9 P.3222; VIOLA Gianluca, BERGAMO, 30/11/1958, FG 9 P.566, 1516, 3222; VIOLA Paola, COVO, 12/01/1953, FG 9
P.566, 1516, 3222;
COMUNE DI FORNOVO SAN GIOVANNI
PIZZOCCHERO Lorenzo, ROMANO DI LOMBARDIA, 25/11/1969, FG 9 P.1903; MORETTI Celestina, VIGENTINO, 27/09/1921, FG 9 P.1904;
COMUNE DI ROMANO DI LOMBARDIA (H509)
AGLIARDI Fabio, ROMANO DI LOMBARDIA, 01/04/1969, FG 9 P.9005, 9008; AMBROSINI Massimo, ROMANO DI LOMBARDIA, 15/01/1981, FG 9
P.621, 1199, 1278, 1280, 1281, 2881, 8687, 9727, 12083, 12084, 12096, 12097, 12098, 12116, 12117, 12118; AMBROSINI Pietro, FARA
OLIVANA CON SOLA, 18/11/1937, FG 9 P.1278, 1280, 1281, 2881, 12096, 12097, 12098; AMBROSINI Stefano, ROMANO DI LOMBARDIA,
10/06/1975, FG 9 P.621, 1199, 1278, 1280, 1281, 2881, 8687, 9727, 12083, 12084, 12096, 12097, 12098, 12116, 12117, 12118; BATTAGLIA
Benedetto, BERGAMO, 22/05/1968, FG 9 P.5516; BATTAGLIA Guido, BERGAMO, 16/11/1969, FG 9 P.5516; BONAITA Maria, MARTINENGO,
08/11/1934, FG 9 P.1260; BRIGNOLI Aller Giuliano, ROMANO DI LOMBARDIA, 25/01/1969, FG 9 P.1249, 4263, 6331, 8545; BRIGNOLI Amrin,
ROMANO DI LOMBARDIA, 05/04/1971, FG 9 P.1249, 4263, 6331, 8545; BRIGNOLI Luigi, PALOSCO, 13/05/1942, FG 9 P.1249, 4263, 6331,
8545; CHIAPPARINI Giacomo, CORTENUOVA, 13/11/1948, FG 9 P.1156, 1159, 1285, 1940, 2878, 2879, 4712, 8786, 9458, 9462; CHIAPPARINI
Giovanna, ROMANO DI LOMBARDIA, 10/10/1974, FG 9 P.600; CHIAPPARINI Pierino, FARA OLIVANA CON SOLA, 30/01/1940, FG 9 P.8986;
COMETTI ERNESTINA, BERGAMO, 26/02/1944, FG 9 P.11927; COMETTI GIOVANNI, BERGAMO, 01/11/1963, FG 9 P.11927; COSTELLI Gabriella,
CALCIO, 07/12/1944, FG 9 P.7183, 8790; ENTE URBANO, FG 9 P.485, 6742, 8810, 9679, 9680, 9681, 9682, 9683, 9684, 9685, 9686, 9687,
9688, 9689, 9690, 9692; FINAZZI Giuditta, ROMANO DI LOMBARDIA, 30/10/1949, FG 9 P.1261, 1265; FINAZZI Giulio, ROMANO DI
LOMBARDIA, 14/08/1953, FG 9 P.1261, 1265; FINAZZI Pietro Giuseppe, ROMANO DI LOMBARDIA, 27/05/1951, FG 9 P.1261, 1265; FORLANI
Defendente, ROMANO DI LOMBARDIA, 16/12/1924, FG 9 P.8689; FORLANI Maria, COVO, 15/07/1948, FG 9 P.621, 1199, 1280, 1281, 8687,
9727, 12083, 12084, 12116, 12117, 12118; FRATUS MOLARI Agata, MARTINENGO, 05/12/1935, FG 9 P.8689; GIBELLINI Giuseppe, ROMANO
DI LOMBARDIA, 25/11/1969, FG 9 P.1096; IMMOBILIARE FIENIL NUOVO SRL CON SEDE IN COVO, FG 9 P.647; ISCANDRI Dario Giacomo,
ROMANO DI LOMBARDIA, 14/10/1949, FG 9 P.8539, 10723; LAMERA CAROLA, ROMANO DI LOMBARDIA, 26/03/1924, FG 9 P.10044; LAMERA
Giuseppe, BERGAMO, 28/08/1945, FG 9 P.7183, 8790; MAFFI Emilio Mario, ROMANO DI LOMBARDIA, 09/05/1965, FG 9 P.1048, 1050; MAFFI
Mario, ROMANO DI LOMBARDIA, 22/02/1964, FG 9 P.1048, 1050; MAFFI Milena Teresa, ROMANO DI LOMBARDIA, 20/09/1967, FG 9 P.1048,
1050; MARTINELLI Angela, MARTINENGO, 22/10/1934, FG 9 P.9824; MESSINA GIUSEPPE, CAPACI (PA), 16/05/1945, FG 9 P.11927; MOLERI
Giuliano, ROMANO DI LOMBARDIA, 27/04/1973, FG 9 P.9010, 9011; NAVIGLIO DELLA CITTA DI CREMONA, FG 9 P.988, 2159, 2811, 9530;
NESSU DATO TROVATO, FG 9 P.3938, 4965; PAGANI Angelo, ROMANO DI LOMBARDIA, 07/06/1950, FG 9 P.1192, 8673, 8675, 11622;
PAGANI Defendente, ROMANO DI LOMBARDIA, 08/02/1973, FG 9 P.1183, 1282, 1283, 4973, 4974, 8672, 8674; PAGANI Luigi, COVO,
22/07/1933, FG 9 P.4505, 4506, 5893; PAGANI Sergio, ROMANO DI LOMBARDIA, 14/11/1952, FG 9 P.1271; POLONI Emilio, ROMANO DI
LOMBARDIA, 04/07/1931, FG 9 P.10724; POLONI Luciano, ROMANO DI LOMBARDIA, 01/07/1959, FG 9 P.1263, 1266, 10044, 10645, 10647;
PREMOLI Antonio, FARA OLIVANA CON SOLA, 16/06/1960, FG 9 P.8985, 9009, 11854, 11855; PROVINCIA DI BERGAMO CON SEDE IN
BERGAMO, FG 9 P.8686; PULINETTI Daniela, ROMANO DI LOMBARDIA, 12/04/1966, FG 9 P.1275; PULINETTI Dario, ROMANO DI LOMBARDIA,
21/05/1951, FG 9 P.1275; PULINETTI Grazia Maria, ROMANO DI LOMBARDIA, 11/06/1962, FG 9 P.1275; PULINETTI Lauro, ROMANO DI
LOMBARDIA, 09/10/1924, FG 9 P.1275; PULINETTI Lucia, ROMANO DI LOMBARDIA, 28/06/1968, FG 9 P.1275; RODOLFI Antonietta, ROMANO
DI LOMBARDIA, 16/12/1945, FG 9 P.1183, 1282, 1283, 4973, 4974; SANGALLI Angela, ISSO, 04/08/1952, FG 9 P.1047, 1049, 8984, 9006,
9007; SANGALLI Caterina, ISSO, 26/08/1968, FG 9 P.1047, 1049, 8984, 9006, 9007; SANGALLI Cecilia, ISSO, 02/08/1960, FG 9 P.1047, 1049,
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
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italia: 51575551575557
8984, 9006, 9007; SANGALLI Cesare, FARA OLIVANA CON SOLA, 12/01/1932, FG 9 P.9050, 10107; SANGALLI Ermellina, ISSO, 19/01/1959, FG
9 P.1047, 1049, 8984, 9006, 9007; SANGALLI Giuseppe, ISSO, 02/04/1963, FG 9 P.1047, 1049, 8984, 9006, 9007; SANGALLI Luigi, ISSO,
23/08/1957, FG 9 P.1047, 1049, 8984, 9006, 9007, 1010; 6SCALABRINO Gabriella, COVO, 20/08/1938, FG 9 P.4505, 4506, 5893; SELVAGGIO
Battistina, FARA OLIVANA CON SOLA, 04/03/1946, FG 9 P.8986; SELVAGGIO Tommaso, FARA OLIVANA CON SOLA, 05/02/1943, FG 9 P.8987;
SOPPRESSO, FG 9 P.8783, 8791, 9691, 9825; SOPPRESSO (La soppressione ha originato e/o variato i seguenti immobili:, FG 9 P.2688;
SOPPRESSO (La soppressione ha originato e/o variato i seguenti immobili: foglio 9 particella 10106 - foglio 9 particella 10107), FG 9 P.1063;
SOPPRESSO (La soppressione ha originato e/o variato i seguenti immobili: foglio 9 particella 8783 - foglio 9 particella 8810), FG 9 P.8785;
SOPPRESSO (La soppressione ha originato e/o variato i seguenti immobili: foglio 9 particella 9005 - foglio 9 particella 9006), FG 9 P.1093;
SOPPRESSO (La soppressione ha originato e/o variato i seguenti immobili: foglio 9 particella 9007 - foglio 9 particella 9008), FG 9 P.1095;
SOPPRESSO (La soppressione ha originato e/o variato i seguenti immobili: foglio 9 particella 9009 - foglio 9 particella 9010 - foglio 9 particella
9011), FG 9 P.1097; SOPPRESSO (La soppressione ha originato e/o variato i seguenti immobili: foglio 9 particella 9825 - foglio 9 particella 9824),
FG 9 P.1184; SOPPRESSO (La soppressione ha originato e/o variato i seguenti immobili:foglio 9 particella 8790 - foglio 9 particella 8791), FG 9
P.7184; SOPPRESSO (La soppressione ha originato e/o variato i seguenti immobili:foglio 9 particella 8984 - foglio 9 particella 8985 - foglio 9
particella 8986 - foglio 9 particella 8987), FG 9 P.370; VILLA Albina, ROMANO DI LOMBARDIA, 31/10/1977, FG 9 P.1260; VILLA Daniela,
ROMANO DI LOMBARDIA, 21/10/1970, FG 9 P.1202; VILLA Giovanni Angelo, ROMANO DI LOMBARDIA, 03/12/1963, FG 9 P.1260; VILLA
Graziella, ROMANO DI LOMBARDIA, 22/11/1967, FG 9 P.1260; VILLA Maria Cristina, ROMANO DI LOMBARDIA, 07/11/1968, FG 9 P.1202; VILLA
Ornella, ROMANO DI LOMBARDIA, 19/01/1969, FG 9 P.1260;
COMUNE DI RUDIANO
COMUNE DI RUDIANO CON SEDE IN RUDIANO 832180178, FG 1 P.192; CONSORZIO DI MIGLIORAMENTO FONDIZIO ROGGIA RUDIANA CON
SEDE IN RUDIANO, FG 2 P.184; FOGLIA Luigi, RUDIANO, 26/07/1938, FG 2 P.1, 2, 3; GANDOLA BISCOTTI S.P.A. con sede in RUDIANO (BS), FG 1
P.209, 275; NICOLI Giovanni, MONTICHIARI, 30/08/1944, FG 1 P.5; NOLI Lucia, COLOGNE, 30/04/1950, FG 2 P.518, 582;
COMUNE DI TREVIGLIO
AIROLDI Angela, TREVIGLIO, 17/11/1953, FG 9 P.17148, 17149; AIROLDI Angelo Giuseppe, TREVIGLIO, 17/12/1961, FG 9 P.17148, 17149;
AIROLDI Cristina Maria, TREVIGLIO, 24/07/1951, FG 9 P.17148, 17149; AIROLDI Livia Barbara, TREVIGLIO, 12/06/1963, FG 9 P.17148, 17149;
AIROLDI Lucia Raffaella, TREVIGLIO, 25/12/1959, FG 9 P.17148, 17149; AIROLDI Massimo, TREVIGLIO, 09/09/1952, FG 9 P.17148, 17149;
AIROLDI Mauro, TREVIGLIO, 24/03/1955, FG 9 P.17148, 17149; AIROLDI Paola, TREVIGLIO, 05/04/1967, FG 9 P.17148, 17149; AIROLDI Stefano
Aristide, TREVIGLIO, 29/11/1965, FG 9 P.17148, 17149; ARTEMISIA S.R.L. con sede in TREVIGLIO (BG), FG 9 P.9989; BADONI Dario, TREVIGLIO,
01/03/1955, FG 9 P.17148, 17149; BADONI Fiorangela, TREVIGLIO, 21/09/1959, FG 9 P.17148, 17149; BAGINI Lorenzo, BERGAMO,
10/05/1990, FG 9 P.2779, 16589, 16590; BARUFFI Giuseppina Maria, CARAVAGGIO, 11/07/1939, FG 9 P.2545; BARZAGO Giulia, TREVIGLIO,
17/04/1930, FG 9 P.16604, 16606, 16607; BERGAMINI Aldo Andrea, TREVIGLIO, 11/08/1951, FG 9 P.1438, 15310, 16579, 16580, 16592,
16593, 16595, 16596; BERGAMINI Andrea, TREVIGLIO, 10/12/1955, FG 9 P.2754, 16604, 16606, 16607; BERGAMINI Andrea Clemente,
TREVIGLIO, 10/12/1955, FG 9 P.16597, 16598; BERGAMINI Angelo, TREVIGLIO, 21/01/1964, FG 9 P.16597, 16598, 16604, 16606, 16607;
BERGAMINI Cesare, TREVIGLIO, 08/03/1965, FG 9 P.2745, 5009, 12591, 12592, 16893, 16894, 16897, 16898; BERGAMINI Clementina,
TREVIGLIO, 19/02/1959, FG 9 P.16604, 16606, 16607; BERGAMINI Clementina Maria, TREVIGLIO, 19/02/1959, FG 9 P.16597, 16598;
BERGAMINI Giuseppe Antonio, TREVIGLIO, 06/05/1956, FG 9 P.1438, 15310, 16579, 16580, 16592, 16593, 16595, 16596; BERGAMINI Iole,
BERGAMO, 30/04/1971, FG 9 P.1438, 15310, 16579, 16580, 16592, 16593, 16595, 16596; BERGAMINI Maria Grazia, TREVIGLIO, 04/04/1960,
FG 9 P.1438, 15310, 16579, 16580, 16592, 16593, 16595, 16596; BERGAMINI Rosalia Antonietta, TREVIGLIO, 13/06/1953, FG 9 P.1438,
15310, 16579, 16580, 16592, 16593, 16595, 16596; BOLZONI Maria, PALAZZO PIGNANO, 17/12/1922, FG 9 P.16961, 16962, 16963, 16964,
16965, 16966; BOSCHI Luigi, TREVIGLIO, 05/01/1933, FG 9 P.1444, 2797, 17131, 17132; BRAMBILLA Giuseppe, CARAVAGGIO, 18/09/1928,
FG 9 P.2545; CANEVISIO Grazia, CASSANO D`ADDA, 29/10/1945, FG 9 P.2779, 16589, 16590; CANEVISIO Loredana, FARA GERA D`ADDA,
12/06/1943, FG 9 P.2779, 16589, 16590; CARMINATI Donatella, BERGAMO, 06/02/1964, FG 9 P.17154; CARMINATI GILARDI Maria Pia,
VIMERCATE, 07/12/1948, FG 9 P.17154; CARMINATI Maria Pia Matilde, TREVIGLIO, 26/11/1956, FG 9 P.17154; CARMINATI Matilde, TREVIGLIO,
22/11/1969, FG 9 P.17154; CARMINATI MOLINA Emanuele Pio Francesco, TREVIGLIO, 08/08/1952, FG 9 P.17154; CASATI Rosangela Enrica,
TREVIGLIO, 07/03/1957, FG 9 P.17104, 17105; CIOCCA Angelo, TREVIGLIO, 30/04/1943, FG 9 P.2778, 16608, 16609, 16611, 16612, 16614,
16615; COLOMBO Gianluigi, TREVIGLIO, 07/12/1965, FG 9 P.17300, 17301, 17302, 17303; COLOMBO Maria, MILANO, 17/04/1936, FG 9
P.2737; COMUNE DI CARAVAGGIO CON SEDE IN CARAVAGGIO, FG 9 P.2840, 16915, 16916, 16921, 16922, 16942, 16943, 16944, 16945,
16950, 16959, 2546, 16917, 16923, 16924, 16946; COMUNE DI TREVIGLIO CON SEDE IN TREVIGLIO, FG 9 P.2840, 16578, 16915, 16916,
16921, 16922, 16942, 16943, 16944, 16945, 16950, 16959, 2546, 12368, 16577, 16917, 16923, 16924, 16946, 16968, 16969, 17074,
17075, 17093, 17094, 17095, 17096, 17097, 17098; CORTESI BRUNO, FG 9 P.9684; DE VECCHI Rosa Angela, CASSANO D`ADDA, 08/03/1958,
FG 9 P.2754; DEPONTI Livia, TREVIGLIO, 07/04/1930, FG 9 P.17152, 17153; DONARINI Adele, TORLINO VIMERCATI, 02/02/1927, FG 9 P.2779,
16589, 16590; DONARINI Paola Giovanna Maria, TREVIGLIO, 21/03/1963, FG 9 P.16899, 16900, 16903, 16904, 17158, 17159, 17160, 17163,
17164; ENTE FERROVIE DELLO STATO CON SEDE IN MILANO, FG 9 P.3377; ENTE URBANO, FG 9 P.9708; Ente Urbano - NCT, FG 9 P.17049; Ente
Urbano - NCT (generato da 2886), FG 9 P.13710, 13713; FRIGERIO Antonia, TREVIGLIO, 14/11/1938, FG 9 P.17137, 17138, 17139; FRIGERIO
Antonia; CARLA, TREVIGLIO, 14/11/1938, FG 9 P.17133, 17134; GAMBA Lucia, ROMANO DI LOMBARDIA, 12/09/1958, FG 9 P.17295, 17296;
GATTI Elisa, TREVIGLIO, 01/01/1945, FG 9 P.17148, 17149; GATTI Emilia, TREVIGLIO, 02/08/1946, FG 9 P.5190, 17021, 17022, 17025, 17026,
17027, 17030, 17031, 17035, 17036, 17039, 17042, 17045, 17065, 17066, 17067, 17068, 17071, 17286, 17287, 17289, 17290; GATTI
Lorenzo, TREVIGLIO, 13/06/1946, FG 9 P.17025, 17026, 17027; GAVAZZI STEFANO, TREVIGLIO, 01/11/1931, FG 9 P.9686; GENTILI Guglielma;
FU PIETRO, FG 9 P.3393; GIOVILLI Giovanni, TREVIGLIO, 09/09/1946, FG 9 P.17148, 17149; GIOVILLI Giuseppe, TREVIGLIO, 11/07/1951, FG 9
P.17148, 17149; GIUSSANI Ermellina, TREVIGLIO, 25/09/1925, FG 9 P.1438, 8107, 15310, 16579, 16580, 16592, 16593, 16595, 16596;
GIUSSANI Giuseppe, TREVIGLIO, 21/01/1938, FG 9 P.2713, 8108, 17170, 17171; GIUSSANI Luigia, TREVIGLIO, 19/09/1931, FG 9 P.17297;
IMMOBILIARE COFFERIGI SOCIETA’ A RESPONSABILITA’ LIMITATA con sede in MILANO (MI), FG 9 P.9685, 9688; ISTITUTO PER IL
SOSTENTAMENTO DEL CLERO, FG 9 P.16575, 16576; LANZENI Giovanni Battista, TREVIGLIO, 10/05/1927, FG 9 P.12268, 12272; LEGNANI
Fiorenzo, PONTIROLO NUOVO, 13/06/1955, FG 9 P.1467, 12363, 17099; MAESTRI Paolo, ROMANO DI LOMBARDIA, 16/11/1983, FG 9 P.17079,
17083, 17084, 17089, 17090; MAESTRI Renato, ROMANO DI LOMBARDIA, 03/08/1974, FG 9 P.17079, 17083, 17084, 17089, 17090; MAESTRI
Rosanna, ROMANO DI LOMBARDIA, 05/08/1969, FG 9 P.17079, 17083, 17084, 17089, 17090; MANENTI Giovanni Eugenio, TREVIGLIO,
13/07/1953, FG 9 P.16618, 16621; MANGONI Carlo, CARAVAGGIO, 11/02/1956, FG 9 P.16961, 16962, 16963, 16964, 16965, 16966; MONTI
Andrea, BERGAMO, 22/04/1983, FG 9 P.2779, 16589, 16590; MORIGGI Anna Maria, TREVIGLIO, 26/07/1956, FG 9 P.16886, 16887, 16888,
16889, 17166, 17167; MORIGGI Margherita, TREVIGLIO, 26/12/1954, FG 9 P.16886, 16887, 16888, 16889, 17166, 17167; MOSCONI Maria
Rosa, GROSIO, 26/04/1932, FG 9 P.3351, 5438; Nessuna corrispondenza trovata, FG 9 P.X581, X601, X631, X632; ORTELLI Ersilia Luisa,
BERGAMO, 08/11/1952, FG 9 P.2779, 16589, 16590; ORTELLI Marina, BERGAMO, 28/05/1959, FG 9 P.2779, 16589, 16590; PANCERA Daniela
Alba Rachele, OFFLAGA, 30/05/1963, FG 9 P.17293, 17294; PANCERA Mauro, OFFLAGA, 12/03/1961, FG 9 P.17293, 17294; PANCERA
Riccardo, TREVIGLIO, 15/02/1967, FG 9 P.17293, 17294; PARIGI Carla, TREVIGLIO, 09/09/1938, FG 9 P.17295, 17296; PAROLARI Primo Mino,
TREVIGLIO, 28/01/1934, FG 9 P.17168, 17169, 17177; PATONE Laura, SAN VITO CHIETINO, 28/09/1941, FG 9 P.16938, 16939, 16940; POLA
Amelia, SONCINO, 29/07/1928, FG 9 P.12268, 12272; POLIANI Santina, BERGAMO, 29/11/1962, FG 9 P.1467, 12363, 17099; PRUNERI Augusta
Pierina, GROSIO, 23/07/1945, FG 9 P.3351, 17137, 17138, 17139; PRUNERI Bernardino, GROSIO, 07/11/1926, FG 9 P.3351, 5438; PRUNERI
Caterina, GROSIO, 24/10/1922, FG 9 P.3351, 17137, 17138, 17139; PRUNERI Enrico, GROSIO, 15/03/1931, FG 9 P.3351, 5438; PRUNERI
Gabriele, TREVIGLIO, 04/10/1958, FG 9 P.3351, 5438; PRUNERI Mario, MAZZO DI VALTELLINA, 17/10/1934, FG 9 P.17133, 17134, 17137,
17138, 17139; REDUZZI LUCIA, FG 9 P.9684; REMONTI Mario, TREVIGLIO, 27/07/1963, FG 9 P.12456; REMONTI Mario Angelo, TREVIGLIO,
27/07/1963, FG 9 P.8280; RETE FERROVIARIA ITALIANA S.P.A., FG 9 P.10060, 10061, 16617, 16620; RIBOLI Giovanni, GRASSOBBIO,
23/10/1956, FG 9 P.16970, 16971, 16972, 16973, 16974, 16975, 16976, 16977, 16978, 16979, 16982, 16983, 16984, 16985, 16986, 16987,
16988, 16990, 16991, 16992, 16993, 16994, 16995; RIBOLI Giovanni Benedetto, GRASSOBBIO, 23/10/1956, FG 9 P.16970, 16971, 16972,
16973, 16974, 16975, 16976, 16977, 16978, 16979, 16982, 16983, 16984, 16985, 16986, 16987, 16988; RIBOLI Paolo, ZANICA, 30/05/1962,
FG 9 P.16970, 16971, 16972, 16973, 16974, 16975, 16976, 16977, 16978, 16979, 16982, 16983, 16984, 16985, 16986, 16987, 16988,
16990, 16991, 16992, 16993, 16994, 16995; RIBOLI Paolo Maria, ZANICA, 30/05/1962, FG 9 P.16970, 16971, 16972, 16973, 16974, 16975,
16976, 16977, 16978, 16979, 16982, 16983, 16984, 16985, 16986, 16987, 16988; RIVOLTELLA Barbara, TREVIGLIO, 13/01/1939, FG 9
P.2713, 8108, 17170, 17171; RIVOLTELLA Gianfranco, TREVIGLIO, 13/08/1940, FG 9 P.17152, 17153; RIVOLTELLA Ida, TREVIGLIO, 11/08/1929,
FG 9 P.17152, 17153; RIVOLTELLA Marco, TREVIGLIO, 26/12/1957, FG 9 P.17152, 17153; ROSSI Enrico, ISSO, 09/01/1931, FG 9 P.1390, 1391;
ROVIDA Cesare, PAVIA, 11/08/1934, FG 9 P.3347, 17129, 17130; ROZZONI Costantino, TREVIGLIO, 19/09/1924, FG 9 P.17148, 17149;
ROZZONI Elisabetta, RIVOLTA D`ADDA, 31/01/1963, FG 9 P.17148, 17149; ROZZONI Giannina, TREVIGLIO, 29/07/1929, FG 9 P.16886, 16887,
16888, 17166, 17167; ROZZONI Giuseppina Patrizia, RIVOLTA D`ADDA, 19/03/1957, FG 9 P.17148, 17149; ROZZONI Massimiliano, TREVIGLIO,
19/10/1971, FG 9 P.17148, 17149; ROZZONI Matteo, TREVIGLIO, 29/11/1968, FG 9 P.17148, 17149; SIGNORELLI Massimo, TREVIGLIO,
18/07/1965, FG 9 P.1493, 16926, 16927, 16928, 16930, 16935, 16936, 17000, 17001, 17002; SINCINELLI Alessandro, TREVIGLIO, 08/09/1966,
FG 9 P.17297; SINCINELLI Angelo, TREVIGLIO, 09/08/1961, FG 9 P.17297; SINCINELLI Antonio, TREVIGLIO, 11/01/1960, FG 9 P.17295, 17296;
SINCINELLI Gian Pietro, TREVIGLIO, 10/05/1959, FG 9 P.17297; SINCINELLI Giuseppina, TREVIGLIO, 11/09/1956, FG 9 P.17297; SINCINELLI
Severino, TREVIGLIO, 17/04/1958, FG 9 P.17297; SINCINELLI Simonetta, ROMANO DI LOMBARDIA, 15/03/1971, FG 9 P.17297; SOPPRESSO, ha
generato 13710 e 13713, FG 9 P.2886; TOMASELLI Enrichetta, BARBATA, 22/03/1922, FG 9 P.17035, 17036, 17039, 17042, 17045, 17065,
17066,17067, 17068, 17286, 17287; VALTULINI Giovanni, ROCCAFRANCA, 04/06/1962, FG 9 P.17087, 17088; VITALI Rosina, TRUCCAZZANO,
06/02/1930, FG 9 P.17148, 17149;
COMUNE DI TRUCCAZZANO
A2A S.P.A. CON SEDE IN BRESCIA, FG 1 P.129; CONSORZIO BONIFICA MUZZA BASSA LODIGIANA CON SEDE IN LODI, FG 2 P.258, 260, 262,
263, 284, 285; DEMANIO PUBBLICO DELLO STATO, FG 2 P.266, 267; MORETTI Alessandra, MELZO, 01/03/1970, FG 2 P.326; MORETTI Anna,
MELZO, 24/08/1957, FG 2 P.326; MORETTI Lidia, MELZO, 05/01/1959, FG 2 P.326; MORETTI Luciano, MELZO, 22/02/1962, FG 2 P.326; RETE
FERROVIARIA ITALIANA S.P.A. - CON SEDE IN ROMA, FG 2 P.259, 264, 287, 288; RONCHI Giuseppe, TRUCCAZZANO, 13/07/1936, FG 2 P.327,
328, 340, 341, 343, 344; VISMARA Emiliana, RIVOLTA D`ADDA, 20/07/1936, FG 2 P.320, 321, 323, 324;
COMUNE DI URAGO D’OGLIO
BARBIERI Attilio, URAGO D`OGLIO, 23/09/1940, FG 11 P.44; BARBIERI Rosa, URAGO D`OGLIO, 07/12/1927, FG 16 P.188; BARISELLI Maria,
CHIARI, 24/02/1945, FG 16 P.111, 126, 127, 128, 129; BELLEPIETRE BIOLCHERIA AZIENDA AGRICOLA S.R.L. CON SEDE IN URAGO D`OGLIO, FG
11 P.81, FG 15 P.4; BERTA Mario, CHIARI, 06/10/1940, FG 13 P.62, 199, 220; BETTI Angelo, CHIARI, 14/10/1960, FG 11 P.41, 44; BETTI Anna
Marinella, CHIARI, 27/06/1958, FG 11 P.9; BETTI Giuseppe, CHIARI, 04/07/1955, FG 11 P.41, 44; BETTI Lucia, CHIARI, 06/11/1963, FG 11 P.9;
BOCCHI Giovanni; FU G BATTISTA, CASTELCOVATI, 24/11/1912, FG 11 P.322; BOCCHI Maria, URAGO D`OGLIO, 01/10/1939, FG 11 P.44;
BOMBARDIERI Maria, BRESCIA, 10/05/1931, FG 14 P.290; BOMBERDIERI Maria, BRESCIA, 10/05/1931, FG 14 P.39, 286, 289; “BRESCIALAT
S.P.A CON SEDE IN MARIANA MANTOVANA, FG 13 P.239”; BRIONI Fausta, CHIARI, 07/10/1927, FG 15 P.37, 285; CADEO Alessandra, CALCIO,
05/09/1922, FG 13 P.63, 67, 223, 234, 235, 242, 245; COMUNE DI URAGO D OGLIO, FG 14 P.120; CONSORZIO DI MIGLIORAMENTO
FONDIARIO ROGGIA RUDIANA CON SEDE IN RUDIANO, FG 14 P.274, FG 15 P.229, 230, 258, 264, 274, FG 16 P.122, 124, 125, 132, 200, 201,
202, 263; CONSORZIO IRRIGUO ROGGIA CASTELLANA CON SEDE IN CHIARI, FG 13 P.198, FG 14 P.269, 272, FG 16 P.219; CORTELLINI Paolo,
RUDIANO, 10/01/1927, FG 16 P.104; ENTE URBANO (Area di enti urbani e promiscui), FG 15; P.234, 235; FOGLIA ANTONIO, RUDIANO,
03/06/1941, FG 15 P.55; FOGLIA Luigi, RUDIANO, 26/07/1938, FG 15 P.43, 56, 231, 233; FOGLIA VINCENZO, ORZINUOVI (BS), 04/07/1976, FG
15 P.208; GOZZINI Angelo; FU ANGELO, FG 11 P.38; GOZZINI Ester, CHIARI, 22/06/1921, FG 11 P.44; GOZZINI Giacomo; FU ANGELO, FG 11
P.38; GOZZINI Luigi; DI ANGELO, FG 11 P.409; INNO Maria, COMEZZANO-CIZZAGO, 25/08/1949, FG 16 P.9, 137, 220, 221, 222, 223;
INVERNIZZI Remo, BELLINZAGO LOMBARDO, 16/09/1916, FG 7 P.6, 7, 19, 33, FG 11 P.15; ISTITUTO DIOCESANO DI SOSTENTAMENTO DEL
CLERO CON SEDE IN BRESCIA, FG 11 P.39; MANZONI Giuseppe Luigi, ROCCAFRANCA, 10/04/1949, FG 16 P.193, 194, 195, 196, 205, 206,
207, 208, 274, 31; MAZZOTTI Elisabetta, CALCIO, 23/09/1930, FG 11 P.12, 13, 42; MAZZOTTI Felice, CHIARI, 31/07/1969, FG 16 P.32, 83;
MAZZOTTI Francesco, ROVATO, 15/06/1966, FG 16 P.32, 83; NESSUN DATO TROVATO, FG 13 P.115; NICOLI Angelo, MONTICHIARI,
13/11/1949, FG 14 P.47, 228, 230; NICOLI Giovanni, MONTICHIARI, 30/08/1944, FG 14 P.45, 46; PODAVITTE Angelo, URAGO D`OGLIO,
26/06/1942, FG 16 P.111, 126, 127, 128, 129; PROVINCIA DI BRESCIA 80008750178, FG 16 P.214; RANSENIGO Alfonso, RUDIANO,
20/11/1925, FG 16 P.168; RANSENIGO Angelo, URAGO D`OGLIO, 10/12/1938, FG 16 P.180; RANSENIGO Francesco, URAGO D`OGLIO,
18/09/1940, FG 16 P.180; RANSENIGO Luciana, URAGO D`OGLIO, 07/02/1951, FG 16 P.188; RANSENIGO Renato, URAGO D`OGLIO,
27/06/1953, FG 16 P.188; RANZANIGO Anna Maria, URAGO D`OGLIO, 22/12/1947, FG 16 P.180; RUBAGOTTI Mario, CAPRIOLO, 13/02/1932,
FG 14 P.124, 276, 277; SCALVINI Guglielmo, CHIARI, 23/11/1962, FG 11 P.321; SCARCELLA CAROLINA, OPPIDO MAMERTINA (RC),
01/03/1952, FG 15 P.207; SOCIETA` AGRICOLA ALLEVAMENTO LE BETULLE SRL CON SEDE IN COGLIATE, FG 13 P.238, 240; TRAFILERIE CARLO
GNUTTI SPA CON SEDE IN CHIARI, FG 7 P.20, 52; VALENTI Francesca; FU ANTONIO, FG 13 P.63, 67, 223, 242, 245; ZANI Rosa, ROVATO,
01/09/1935, FG 11 P.9; ZANINI Fabio, CASTELLI CALEPIO, 05/05/1965, FG 14 P.278, 279, 282, 283, 294, 295; ZANOTTI Angelo, URAGO
D`OGLIO, 05/03/1947, FG 13 P.63, 67, 223, 242, 245; ZANOTTI Luigi, URAGO D`OGLIO, 29/10/1948, FG 13 P.63, 67, 223, 234, 235, 242, 245;
ZANOTTI Marina, URAGO D`OGLIO, 17/01/1946, FG 13 P.63, 67, 223, 242, 245; ZANOTTI Raffaella, URAGO D`OGLIO, 15/04/1956, FG 13 P.63,
65, 67, 223, 226, 242, 245;
• le opere saranno realizzate secondo le modalità tecniche e le norme vigenti in materia, come meglio indicato nel progetto depositato (come in
appresso specificato) e che in particolare il tracciato degli elettrodotti è stato studiato in armonia con quanto dettato dall’art. 121 del T.U. del
11/12/1933 n. 1775, comparando le esigenze della pubblica utilità delle opere con gli interessi sia pubblici che privati coinvolti, in modo tale
da recare il minore sacrificio possibile alle proprietà interessate, avendo avuto cura di vagliare le situazioni esistenti sui fondi da asservire
rispetto anche alle condizioni dei terreni limitrofi;
• per la particolare importanza degli elettrodotti, è stato richiesto il carattere di inamovibilità e pertanto le relative servitù di elettrodotto
potranno essere imposte conseguentemente in deroga alle disposizioni di cui all’art. 122, commi 4-5, del R.D. 11.12.1933 n. 1775;
• INOLTRE, tutte le opere di cui sopra sono da assoggettare a Valutazione di Impatto Ambientale Nazionale ai sensi del Decreto Legislativo 152
del 03/04/2006 e ss.mm.ii., compresa la “Valutazione di Incidenza” ai sensi dell’art. 5 del D.P.R. 8/9/1997 n. 357 così come modificato
dall’art. 6 del D.P.R. 12 Marzo 2003 n. 120 in quanto il progetto il progetto ha una distanza inferiore ai 5 km dalle seguenti aree protette: SIC
“Fontanile Brancaleone” IT2060013
• Terna Rete Italia S.p.A. per tali interventi ha presentato in pari data del presente Avviso, in nome e per conto di Terna S.p.A., al Ministero
dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Generale per le Valutazioni Ambientali e al Ministero per i Beni e le Attività
Culturali e per il Turismo- Direzione Generale per La Qualità e la Tutela del Paesaggio, l’Architettura e l’Arte Contemporanee, istanza di
Valutazione dell’Impatto Ambientale delle opere nonché istanza per la Valutazione di Incidenza ai sensi delle richiamate disposizioni;
• la tipologia degli interventi non comporta particolare impatto sul territorio salvo che eventualmente per l’aspetto paesaggistico legato alla
presenza dei sostegni e dei conduttori che, nella specie, sono stati oggetto comunque di attente ed approfondite valutazioni al fine di una
collocazione, per quanto possibile, meno invasiva;
La documentazione ai fini della consultazione del pubblico è così depositata:
• copia della documentazione progettuale è depositata in formato sia cartaceo che digitale presso i seguenti Uffici:
- Ministero dello Sviluppo Economico – Direzione Generale per l’Energia Nucleare e le Energie Rinnovabili e l’Efficienza Energetica – Divisione
III – Reti elettriche – Via Molise 2, 00187 ROMA;
- Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Generale per la Tutela del Territorio e le Risorse Idriche - Divisione
IX - Assetto e rappresentazione cartografica del territorio-Sezione Elettrodotti - Via C. Colombo, 44 – 00147 ROMA.
• copia della documentazione progettuale e ambientale è depositata in formato sia cartaceo che digitale presso i seguenti Uffici:
- Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Generale per la Valutazioni Ambientali, Via C. Colombo, 44
00147 Roma;
- Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per il paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee, via di San
Michele, 22 00153 – Roma.
• copia della medesima documentazione progettuale e ambientale è depositata in formato sia cartaceo che digitale presso i
seguenti Uffici:
- Regione Lombardia D.G. Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile - Settore Valutazione Impatto Ambientale Piazza Città di Lombardia, 1 20124 Milano
- Provincia di Milano - Area Programmazione territoriale - Settore Pianificazione e programmazione delle infrastrutture - Paesaggio ed
Ambiente - Viale Piceno, 60 - 20129 Milano (MI)
- Provincia di Brescia - Area Sviluppo Economico - Settore Ambiente, Attività Estrattive, Rifiuti ed Energia - Via Milano, 13 25126 Brescia
- Provincia di Bergamo- Settore Ambiente - Servizio Produzione e Trasporto di Energia - Via Camozzi 95 24121 Bergamo
• Inoltre, la stessa documentazione progettuale e ambientale in formato digitale unitamente alla copia cartacea dell’ Appendice A – Planimetria
catastale con area potenzialmente impegnata relativa al Comune interessato e Sintesi non Tecnica dello Studio di Impatto Ambientale è
depositata presso:
- Comune di Cassano d’Adda - Piazza Matteotti 1 - 20062 Cassano d’Adda (MI)
- Comune di Truccazzano - Via G. Scotti 50 - 20060 Truccazzano (MI)
- Comune di Casirate d’Adda- Viale Massimo d’Azeglio, 5 - 24040 Casirate d’Adda (BG)
- Comune di Treviglio - Piazza L. Manara, 1 - 24047 Treviglio (BG)
- Comune di Calvenzano - Piazza Vittorio Emanuele II, 6 - 24040 Calvenzano (BG)
- Comune di Caravaggio- Piazza Garibaldi, 9 - 24043 Caravaggio (BG)
- Comune di Fornovo San Giovanni- Piazza San Giovanni, 1- 24040 Fornovo San Giovanni (BG)
- Comune di Bariano- Via A. Locatelli, 2/4 - 24050 Bariano (BG)
- Comune di Romano di Lombardia- Piazza Giuseppe Longhi, 5 - 24058 Romano di Lombardia (BG)
- Comune di Covo- Piazza S.S. Apostoli, 1 - 24050 Covo (BG)
- Comune di Antegnate- Via Castello - 24051 Antegnate (BG)
- Comune di Calcio - Via Papa Giovanni XXIII, 127 - 24054 Calcio (BG)
- Comune di Urago d’Oglio- Piazza Marconi, 26- 25030 Urago d’Oglio (BS)
- Comune di Rudiano- Piazza Martiri Libertà, 21- 25030 Rudiano (BS)
- Comune di Chiari - Piazza Martiri Libertà, 26 - 25032 Chiari (BS)
La documentazione progettuale ed ambientale è anche consultabile presso il sito www.terna.it. e sul sito web del Ministero dell’Ambiente e della
Tutela del Territorio e del Mare all’indirizzo www.va.minambiente.it.
Tutto ciò premesso, si
COMUNICA
Ai fini della “Partecipazione al procedimento amministrativo”, dell’apposizione del “Vincolo preordinato all’imposizione in via coattiva
delle servitù di elettrodotto” sui fondi attraversati dalle linee elettriche e della “Dichiarazione di pubblica utilità” secondo il combinato
disposto dell’art. 7 e seguenti della legge 7 agosto 1990, n. 241, e del DPR 8 giugno 2001 n. 327 e successive modificazioni, che:
• “l’oggetto del procedimento promosso” è l’autorizzazione per la costruzione e l’esercizio delle opere denominate:elettrodotto 380 kV
“Cassano- Chiari”: Riqualificazione a 380 kV dell’elettrodotto aereo “Cassano - Ric. Ovest Brescia” nella tratta compresa tra le stazioni
elettriche di Cassano D’Adda e Chiari ed opere connesse
• “l’Amministrazione competente a rilasciare l’autorizzazione” è il Ministero dello Sviluppo Economico – Direzione Generale per l’Energia
Nucleare e le Energie Rinnovabili e l’Efficienza Energetica – Divisione III – Reti elettriche – Via Molise 2, 00187 ROMA di concerto con
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Generale per la Tutela del Territorio e le Risorse Idriche Divisione IX
- Assetto e rappresentazione cartografica del territorio-Sezione Elettrodotti - Via C. Colombo, 44 – 00147 ROMA;
• “il Responsabile del procedimento” è l’ing. Gianfelice POLIGIONI, Dirigente del suddetto Ufficio Reti Elettriche;
• chiunque, ed in particolare i soggetti nei confronti dei quali possa derivare pregiudizio dal provvedimento finale di approvazione, possono
prendere visione della domanda e relativo progetto nonché presentare osservazioni scritte, nel termine di 30 (trenta) giorni dalla presente
pubblicazione a:
- Ministero dello Sviluppo Economico Direzione Generale per l’Energia Nucleare e le Energie Rinnovabili e l’Efficienza Energetica –
Divisione III – Reti elettriche – Via Molise 2, 00187 ROMA,
- Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Generale per la Tutela del Territorio e le Risorse Idriche Divisione IX - Assetto e rappresentazione cartografica del territorio-Sezione Elettrodotti - Via C. Colombo, 44 – 00147 ROMA,
- Terna Rete Italia S.p.A., Funzione Autorizzazioni e Concertazione Viale E. Galbani, 70 – 00156 Roma.
• Ai fini del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale che:
- ai sensi dell’art. 24 comma 4 del richiamato D. Lgs. 152/2006, entro il termine di 60 (sessanta) giorni dalla presente pubblicazione,
chiunque abbia interesse può prendere visione del progetto e del relativo studio ambientale, presentare proprie osservazioni, anche fornendo
nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi a:
- Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - Direzione Generale per la Valutazioni Ambientali, Via C. Colombo,
44 00147 Roma
- Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee, via
di San Michele, 22 00153 - Roma
Terna Rete Italia S.p.A
Sede Legale Viale Egidio Galbani, 70 - 00156 Roma
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Direzione e coordinamento di “Terna Rete Elettrica Nazionale S.p.A”
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Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Cultura
Un parco per Caravaggio
Verrà inaugurato il 18 luglio a Porto Ercole (Grosseto) il Parco
monumentale funerario dedicato al Caravaggio (1571-1610, nel
ritratto). L’annuncio è stato dato da Silvano Vinceti, presidente
della Fondazione Caravaggio e responsabile del ritrovamento dei
resti mortali del pittore proprio a Porto Ercole.
Conversazione Lo scrittore italoamericano, che prepara un nuovo romanzo, confessa i suoi timori sul ruolo della tecnologia e la minaccia terroristica
dal nostro corrispondente
MASSIMO GAGGI
NEW YORK — La parola «ipnosi» lui non la usa,
ma Don DeLillo sembra pensare a qualcosa di simile mentre mi parla della sua diffidenza nei confronti
della tecnologia e della sua capacità di cambiare in
profondità l’individuo e le sue relazioni sociali: «Più
ancora della rapidissima evoluzione» spiega il
grande romanziere americano di origine molisana,
«a lasciare senza fiato è la sua capacità di alterare i
comportamenti umani, il nostro senso della necessità. Qualunque novità offerta dalla tecnologia, che
sia o no significativa, diventa immediatamente la
cosa di cui abbiamo disperatamente bisogno. Se la
tecnologia ci consente di alterare la realtà con le sue
novità e i suoi trucchi, noi siamo assolutamente determinati a battere queste nuove strade senza preoccuparci delle conseguenze, senza porci alcun
quesito etico. La tecnica prevale su ogni scrupolo».
L’attenzione per la capacità della tecnologia di
modificare i comportamenti dell’uomo è una costante dell’attività letteraria di DeLillo: «È stata per
me una questione centrale fin dagli anni Settanta»,
dice l’autore di Underworld e Rumore bianco, che
con le sue opere ha influenzato un’intera generazione di scrittori americani, da Jonathan Franzen a David Foster Wallace, a Martin Amis, passando per autori come Dave Eggers che hanno messo al centro
della loro opera l’incubo di una tecnologia che può
sottrarre all’individuo diverse libertà oltre alla sua
privacy. «Noi non sappiamo dove ci porta la tecnologia: ora abbiamo a che fare con le tecniche di riconoscimento facciale, ma cosa verrà dopo? Magari la
capacità di riconoscere gli individui dagli odori
emessi dal loro corpo. Non lo sappiamo, ma sappiamo che queste tecnologie si stanno trasformando
in una nuova forma di consapevolezza. Sono una
forza che, nel bene o nel male, incide sulla formazione degli individui, dà forma alla nostra identità».
L’ipnosi digitale sarà al centro del nuovo romanzo di DeLillo, il sedicesimo, al quale lo scrittore
newyorchese sta lavorando da tempo? Abbiamo letto indiscrezioni su un protagonista che passa gran
parte del suo tempo ad osservare filmati di disastri
proiettati su un grande schermo. Lo scrittore, celebre per il suo temperamento schivo e la diffidenza
nei confronti della stampa che preferisce tenere a
distanza — rarissime le sue interviste — si chiude
subito in difesa: «Non posso anticiparle nulla, ho
ancora molto lavoro da fare. Nessuno sa niente del
mio main character. E ci vorrà ancora tempo: troppe distrazioni, troppe interruzioni», sussurra DeLillo, che ha aspettato un quarto di secolo prima di
scrivere Libra, la sua ricostruzione romanzata della
vita di Lee Oswald e dell’assassinio del presidente
Kennedy, pubblicata nel 1988.
«Posso solo dirle che la tecnologia non ha impatto sul mio lavoro. Continuo a usare una macchina
da scrivere meccanica: lavoro manuale, i caratteri
impressi sulla carta. Significa molto per me», spiega il celebre artigiano delle parole, convinto che solo in questo modo può dare consistenza scultorea
alle frasi: «Così ho la possibilità di studiare la pagina non solo per il significato delle parole e dei periodi, ma anche per il loro effetto visivo. Una parola
su carta ha un effetto diverso rispetto allo schermo.
Quello della carta è un mondo più personale, intimo rispetto all’universo digitale».
Gli chiedo se non lo tentano le nuove forme nar-
Don DeLillo
Il 5 luglio a Capri
La nona edizione delle
Conversazioni entra nel vivo
(nella tradizionale sede di
Capri) il 27, 28 e 29 giugno
e il 4, 5 e 6 luglio e porta
nella Rotonda di Tragara
alcuni autori e artisti
tra i più interessanti del
panorama anglosassone.
Ogni sera alle 19, un ospite
dialogherà con l’ideatore
della rassegna, Antonio
Monda, intorno al tema di
questa edizione: Corruzione
e Purezza.
Prima autrice invitata,
venerdì 27, sarà la scrittrice
americana Marilynne
Robinson, vincitrice, tra
l’altro, dell’Orange Prize nel
2009 con il romanzo Casa
(Einaudi). Sabato 28, si
potrà ascoltare lo scrittore
britannico Hanif Kureishi,
autore del recente Le Weekend (Bompiani). L’architetto
Daniel Libeskind sarà il
protagonista della serata
di domenica 29 giugno;
Le Conversazioni
riprenderanno venerdì 4
luglio con l’australiana
Anna Funder, autrice di
Tutto ciò (Feltrinelli).
Sabato 5 luglio, in una
delle sue rare apparizioni in
pubblico (in Italia in
esclusiva per Le
Conversazioni) sarà la volta
del newyorchese Don
DeLillo, autore di romanzi
come Underworld e del
nuovo End Zone (tutti editi
da Einaudi). Il festival si
chiuderà domenica 6 luglio
con la scrittrice americana
Rachel Kushner, autrice del
recente I lanciafiamme
(Ponte alle Grazie). Come
ogni anno, Le Conversazioni
continueranno a New York
in autunno, il 6 novembre,
con Patrick McGrath
e Zadie Smith
dettagli, lingua, gerghi, descrizioni incisive senza
una vera trama — ispirato a espressionismo astratto, jazz e film stranieri, a cominciare da Fellini, Antonioni, Bertolucci e Jean Luc Godard.
A Capri, dove quest’anno si discute di «corruzione e purezza», DeLillo presenterà un testo nel quale
ripercorre con linguaggio secco, essenziale, Deserto
Rosso, un film di Antonioni che è stato molto importante nella formazione dello scrittore: «Mesi
fa», racconta DeLillo, ero a un film festival in Portogallo, all’Estoril, dove ho rivisto dopo tanti anni Deserto Rosso sul grande schermo. Un’emozione
enorme. Mi è venuto il desiderio di scriverne esclusivamente dal punto di vista della sua straordinaria
bellezza visiva, prescindendo dai personaggi e dalla
trama, dal significato del film».
Erano gli anni dell’industrializzazione forzata,
dell’Italia che si risvegliava dal sogno di un benessere senza costi. Anche l’American dream, che DeLillo
ha vissuto in pieno — nonno carpentiere, padre impiegato delle assicurazioni, un’infanzia non facile
nel Bronx, dov’è nato 78 anni fa — sta diventando
un sogno proibito per chi arriva negli Usa. Quel sogno appassito lo scrittore l’ha raccontato tante volte,
e oggi si dice colpito dalla nuova ondata di immigrati clandestini alla frontiera col Messico, come
dall’imponenza degli esodi dall’Africa verso l’Europa, dettati da disperazione infinita.
Ma, più ancora che dalla tragedia dei migranti,
Le domande e l’ignoto
Dopo il riconoscimento facciale,
quale sarà la nuova scoperta? Magari
la capacità di riconoscere gli individui
dagli odori del loro corpo
Don DeLillo (1936) fotografato da Christian Bourcart (Getty images)
Solo un romanzo di carta
oggi può salvarci
dalla dittatura digitale
rative della modernità: nell’era digitale tutto si brucia in fretta, la capacità di concentrazione è ridotta,
la lettura di testi lunghi diventa problematica. E la
sua ultima opera, Point Omega, è stato anche il suo
racconto più breve.
«No, non tento di adattarmi ai gusti contemporanei» risponde DeLillo che sta tornando a un’opera
più ampia dopo l’esperienza nel romanzo breve che
non è stata di grande successo: «Sarebbe un errore
per me o per qualunque scrittore alterare la scrittura abituale semplicemente per cercare di sedurre il
mercato, per inseguire gli stati d’animo del momento. I nuovi autori possono farlo certamente con
maggiore naturalezza, ma per chi ha scritto per decenni in un altro modo, no, sarebbe un errore imperdonabile».
La fedeltà al suo stile la vedi anche nelle scelte di
questi giorni. DeLillo sta per venire in Italia per partecipare alle «Conversazioni», il festival di letteratura internazionale ideato da Antonio Monda e Davide Azzolini che si svolge all’inizio di ogni estate a
Capri. Lo scrittore, che ha raccontato le odissee di
un’America postmoderna scarnificata, con le famiglie disintegrate, votata a un consumismo senza limiti e soffocata dai rifiuti, ha compiuto anche un
percorso di rarefazione stilistica — più attenzione a
oggi il suo istinto letterario è attratto dal terrorismo
«che piano piano, senza che ce ne accorgessimo, è
diventato una delle forze dominanti delle nostre vite». Ci sono i terroristi dell’Isil che stanno conquistando un intero Stato, l’Iraq, ma DeLillo rifugge
dalla cronaca. Ha sempre considerato una catastrofe l’occupazione americana del Paese di Saddam
Hussein e lo ribadisce anche ora: «Dieci anni fa abbiamo fatto un errore enorme: ne pagheremo le
conseguenze chissà per quanto tempo ancora». Ma
a interessarlo è soprattutto il terrore come strumento di comunicazione. Anche qui, non una scoperta
recente. In Rumore bianco, che è di trent’anni fa, il
protagonista è un accademico che studia il regime
hitleriano del terrore. E Mao II, sei anni dopo, è il
racconto di una società dominata dai media e dal
terrorismo. E sei anni dopo l’attacco di Al Qaeda alle
Torri gemelle di Manhattan, l’11 settembre del 2001,
DeLillo pubblicherà L’uomo che cade, un racconto
intimo, il dolore delle famiglie delle vittime intrappolate nei grattacieli.
«Ma alla fine il punto vero» conclude DeLillo, «è
che il terrore l’abbiamo ormai accettato come compagno di strada, fa parte della nostra vite. Sempre e
ovunque, a cominciare dagli aeroporti. Ma anche
nella metropolitana, a New York, se vedi un pacco
abbandonato non pensi più a una dimenticanza,
pensi al peggio, avverti le autorità. È un cambiamento epocale che dà al terrorismo un ruolo enorme nelle nostre vite».
La collezione A Castel San Giovanni, nel Piacentino, i dischi più amati dal protagonista della Ostpolitik, ora accessibili al pubblico
Bach, Mozart, folk: il tesoro in vinile del cardinal Casaroli
di PIERLUIGI PANZA
A
Villa Braghieri di Castel San
Giovanni, nel Piacentino, esiste una saletta della musica dove, fino a non molti anni fa, erano
conservati pregevoli strumenti e arredi d’epoca. Una saletta che testimonia
il legame con la musica classica e che
ora si rinnova: nel centenario dalla
nascita del cardinale Agostino Casaroli — il grande diplomatico di papa
Wojtyla — qui viene ospitata la straordinaria collezione di dischi in vinile a
lui appartenuta.
La famiglia (la nipote Orietta) li ha
messi a disposizione, con un contributo della Regione sono stati catalogati e, dopo un ulteriore perfezionamento di strumenti per l’ascolto, comunica il responsabile Giuseppe
Gandini, la biblioteca della città li rende ora accessibili al pubblico.
IIl cardinale Agostino Casaroli (1914-98)
Se complessivamente il fondo musicale di Casaroli supera i mille pezzi
(compresi audiocassette e videocassette), quelli accuratamente catalogati da Elisabetta Martinelli e in possesso della biblioteca di Castel San Giovanni sono 857 (quasi tutti dischi in
vinile), e si affiancano al fondo librario Casaroli già custodito nella villa.
Altro materiale del cardinale è invece
al seminario di Bedonia, dove trascorreva le vacanze, altro all’Accademia
diplomatica di Roma, al carcere di Casal del Mamo e all’Archivio di Stato di
Parma.
Il cardinale, che studiò pianoforte e
sapeva leggere lo spartito, si dimostra
un bel collezionista di musica classica; classico anche il gusto; ma con
qualche licenzia e alcune preziosità.
Sui gusti musicali, oltre a una tesi di
laurea di Sabrina Pancali dell’Università di Pavia, ha scritto il suo amico e
docente in Austria Herbert Schambeck. Se il musicista più collezionato dal
porporato è Bach, la raccolta più raffinata riguarda Chopin. Il cardinale
possedeva l’opera omnia in cofanetti
(anche con 10-15 dischi) interpretata
esclusivamente da artisti polacchi,
un’assoluta rarità. Quanto alla raccolta di Bach ci sono brani eseguiti su
pregiati organi Johann Gottfried Silbermann, uno dei più famosi strumenti che nel XVIII secolo era diffuso
nelle chiese dei regni di Germania.
Bach era il suo preferito, come lui
Fra i prediletti
La sezione più raffinata della
raccolta riguarda Chopin, con
l’opera omnia interpretata
soltanto da artisti polacchi
stesso ricordava: «Di Bach due brani
mi accompagnano costantemente.
Uno per nutrire la mia pietà, Jesu meine Freude (Gesù mia gioia); l’altro a
cui ricorro quando voglio prendere
entusiasmo ed è un coro dell’Oratorio
sulla Resurrezione che comincia Lobet Gott In Seinen Reichen (Lodate
Dio nel suo Regno)». Un’osservazione
che nota come in Casaroli la funzione
della musica fosse persuasiva e commotiva, in grado di accompagnare e
indirizzare sentimenti e stati d’animo.
Poi c’è Mozart, un rapporto più
complesso. Casaroli apprezzava la
musica sacra di Mozart, ma anche
quella massonica, come la Musica funebre massonica K 477 (scritta nel luglio del 1785). Dell’interesse di Casaroli anche per la cultura massonica
accenna un libro di Ferruccio Pinotti e
Giacomo Galeazzi, Vaticano Massone
(Piemme); dalla musica ne verrebbe
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una conferma. Ci sono molte opere
anche di Beethoven, Haydn, Haendel,
Bruckner. Ma anche precedenti nella
musica sacra, da Giovanni Pierluigi da
Palestrina a Orlando di Lasso, madigralista del XVI secolo. Nelle sue Lagrime di San Pietro fuse perfettamente sacro e profano utilizzando le liriche di Luigi Tansillo, uno dei maggiori poeti erotici italiani del tempo.
Ovviamente si trovano Monteverdi,
Scarlatti e persino Giacomo Carissimi
, secentesco compositore di oratòri latini assai rari. Tra gli operisti, figurano Verdi, Wagner, Donizetti, ma la sua
predilezione pare andare a Rossini.
Un ultimo sguardo può essere rivolto alla musica folk: collezionava,
soprattutto, quella dell’Est Europa,
quasi a testimonianza del suo infaticabile lavoro diplomatico ai tempi
della Guerra Fredda. Casaroli fu il protagonista della Ostpolitik della Chiesa, ovvero la politica di cauta apertura
verso i Paesi comunisti e con il socialista Bettino Craxi il 18 febbraio del 1984
firmò il nuovo Concordato tra gli Stati
italiano e vaticano.
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Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
Mostre Alla Tretjakov di Mosca la retrospettiva dedicata al padre del concettualismo sovietico
L’intervento
Il presidente del Centro per il libro e la lettura
BIBLIOTECHE ADOTTATE
CON GLI SGRAVI FISCALI
di ROMANO MONTRONI
H
o letto con interesse
gli interventi sulla
scuola pubblicati da
«la Lettura». Da libraio, mi hanno colpito in particolare le considerazioni sul ruolo
degli insegnanti come personaggi capaci di ispirare passione per i libri, sulla scuola come
vivaio di lettori, luogo in cui si
creano e si radicano le abitudini di lettura. In qualità di presidente del Centro per il libro e la
lettura, adesso provo a dire la
mia. Il libro è uno strumento
fondamentale di crescita individuale e collettiva: avvicinare i
bambini alla lettura è un compito importantissimo di genitori e insegnanti. Leggere ai
bambini vuol dire aumentare
le possibilità di fare di loro dei
lettori appassionati: i primi anni di vita sono cruciali per lo
sviluppo delle competenze linguistiche e per la capacità di
acquisirne di nuove. La lettura
ad alta voce aumenta l’intelligenza del bambino e gli assicura una padronanza di linguaggio maggiore: il quoziente intellettivo aumenta, il vocabolario diventa più ricco e la
❜❜
Politica e scuola
devono essere
in prima linea
nella battaglia
di rinascita civile
capacità di comprensione cresce! La lettura precoce aiuta
inoltre i bambini a formare la
loro personalità: identificandosi con i personaggi delle storie imparano a conoscere se
stessi e a comprendere le proprie emozioni e i propri sentimenti.
È dunque fondamentale che
la scuola divenga parte attiva di
un processo che nelle intenzioni del Centro prevede un’azione congiunta tra genitori, insegnanti, pedagogisti, editori,
scrittori, associazioni culturali,
biblioteche, per portare i libri
— e gli scrittori — nelle scuole.
Pensate a quale impatto potrebbe avere, sui ragazzi, l’incontro con uno scrittore che
racconta come i libri e la lettura gli abbiano cambiato la vita,
che legge ad alta voce, che trasmette e condivide emozioni.
Ma si potrebbe cominciare
consolidando le (poche) biblioteche scolastiche e creandone di nuove: fin dall’asilo i
bambini dovrebbero essere incoraggiati ad avvicinarsi ai libri! Gran parte del sistema, oggi, si regge sull’iniziativa e la
passione di singoli insegnanti,
ma non esistono programmi
strutturati e si rischia così di
disperdere le energie.
Di recente, l’antropologo
Marino Niola ha affermato che,
per portare più gente dentro le
biblioteche, è nelle scuole che
Cultura 33
italia: 51575551575557
Prigov, l’arte è (davvero) totale
Star e provocatore sulle orme di Warhol e Piero Manzoni
di SEBASTIANO GRASSO
bisogna cominciare a seminare: in Italia esistono biblioteche meravigliose, ma sembra
che a nessuno importi davvero.
Se formiamo i lettori, saranno
loro stessi a chiedere biblioteche di quartiere idonee a soddisfare i loro bisogni: in Paesi
come la Gran Bretagna e la Germania, la biblioteca fa parte
della quotidianità dei cittadini.
Finalmente, in Italia è possibile devolvere fondi in favore di
un’opera che appartiene al patrimonio culturale del Paese
detraendo l’importo dalle tasse: perché allora non stimolare
i cittadini ad «adottare» le biblioteche scolastiche?
Oggi, i lettori in Italia sono
appena il 43 per cento della popolazione e gli acquirenti di libri il 37 per cento: è una vera e
propria calamità civile (in Germania sono l’82, in Inghilterra
il 76, in Francia il 70, in Spagna
il 62). Rischiamo di diventare
— se non lo siamo già — un
popolo di ignoranti, e le conseguenze saranno terribili. Perché l’ignoranza sfigura le coscienze, travolge i princìpi, i valori e gli ideali, ci rende insensibili, ottusi, indifferenti, ci
toglie la consapevolezza di chi
siamo, dei nostri diritti e dei
nostri doveri — verso noi stessi, verso gli altri, verso la comunità. Ci toglie la voglia di migliorare, ci priva dei punti di riferimento: in una parola, ci imbarbarisce. Dobbiamo
mobilitarci tutti e la scuola dev’essere in prima linea in questa battaglia di rinascita culturale e civile.
Sono convinto che, oltre a
coinvolgere gli insegnanti, si
potrebbe creare una forma di
volontariato civile: penso alla
passione, all’entusiasmo e alla
competenza che insegnanti in
pensione, circoli di lettura, forti lettori potrebbero mettere a
disposizione di una causa importante come la diffusione
del valore sociale della lettura,
aiutando i ragazzi a capire che i
libri possono essere compagni
di vita preziosi, insostituibili.
Provate a immaginare, in prospettiva, i risultati di un’operazione del genere. A me piace
pensare che un Paese di cittadini che amano i libri è un Paese migliore.
Sono certo che il mondo
della scuola ci aiuterà a innalzare gli indici di lettura e che il
recente protocollo firmato dal
ministro Franceschini e dal
ministro Giannini per promuovere la cultura materiale e
immateriale all’interno delle
aule scolastiche sia un passo
decisivo per una nuova politica
della lettura, per tentare di superare l’emergenza attuale e
restituire all’Italia prospettive
di crescita culturale, sociale ed
economica. Ma dobbiamo crederci tutti, e impegnarci perché succeda: sii il cambiamento che vorresti vedere nel mondo, ha detto Gandhi... diamoci
da fare!
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«La vita che scorre» (Longanesi)
Emmanuelle de Villepin vince
il premio Rapallo Carige
Emmanuelle de Villepin con il romanzo La vita che scorre
(pubblicato da Longanesi) ha vinto la XXX edizione del
Premio letterario per la donna scrittrice «Rapallo Carige»,
promosso dal Comune di Rapallo e dalla Banca Carige. Il
premio speciale della giuria, intitolato ad Anna Maria
Ortese, è stato assegnato a Marta Morazzoni per Il fuoco
di Jeanne (Guanda). Il premio opera prima è invece
andato a Giuliana Altamura per il romanzo Corpi di Gloria
(Marsilio). Il Premio internazionale, istituito in occasione
della trentesima edizione del «Rapallo Carige», è stato
attribuito alla scrittrice britannica Jeanette Winterson.
È
possibile scrivere versi su un poliziotto? Dmitrij Aleksandrovic Prigov (1940-2007) ci ha provato.
«Dappertutto puoi vedere il Poliziotto / E da Oriente puoi vedere il Poliziotto / Da sud pure puoi vedere il poliziotto / E dal mare puoi vedere il Poliziotto / E dal cielo puoi vedere il Poliziotto /
e anche da sottoterra… / ma poi mica a
noi si cela»: ecco alcuni versi, tradotti da
Alessandro Niero, nel 2011, per le edizioni
Terra Ferma. Il poliziotto, naturalmente,
era l’espressione del potere sovietico.
«Inserire quel protagonista in poesia
era come invitare un poliziotto ad una serata letteraria clandestina. I poeti dell’underground idolatravano l’Achmatova,
Mandel’stam, leggevano sino alla nausea
il raffinato Brodskij. E qui, un
poliziotto. Che schifo! Il vero
poeta passava accanto ai poliziotti quasi di corsa, come
accanto ai cartelloni pubblicitari, agli enti statali, ai monumenti», scrive Vladimir
Sorokin nel saggio del catalogo della grande rassegna
che la Tretjakov di Mosca dedica a Prigov.
Esposti 350 lavori (installazioni, libri-oggetto e oggetti vari, disegni, poesia visiva)
del padre del concettualismo
russo, considerato «artista
totale» perché poeta, narratore, pittore, scultore, musicista, attore,
autore di canzoni e video, tanto da autodefinirsi Progetto Prigov. Assieme a Lev
Rubinstejn, negli anni Sessanta, dà origine, appunto, alla cosiddetta Scuola concettualista e, sempre con l’amico, alle
performance. Una vera forza della natura,
Dmitrij. «Star, caposcuola, autorità morale, provocatore, enfant terrible» l’ha definito Viktor Misiano. Viene in mente
Marinetti. Ricordate i barattoli di Andy
Warhol e quelli di Piero Manzoni?
Quelli di Dmitrij sono riempiti a metà
di gesso, con un’asta piantata in mezzo, e,
a mo’ di bandiera, un’etichetta per spiegare di che cosa si tratta: Barattolo di versi (scritti a macchina su foglietti ritagliati
e incollati attorno), Barattolo di date, Barattolo del giorno e della notte, e così via.
Sorokin: «C’è anche il Barattolo per il disarmo completo e incondizionato degli
Usa». Accanto a questi, i barattolibouquet, dove, come fiori, sono infilati
fogli (arrotolati come sigarette) di poesie
scartate. Non essendo possibile leggerle,
Pavel Pepperstein, tratteggiati con penne
a sfera?
Resta deluso chi pensa di trovarsi dinanzi al ritratto classico. Dmitrij vuole
scandagliare «l’essenza» dei personaggi
e per farlo attinge alla mitologia greca:
animali e piante. Motivo ricorrente dei
suoi lavori, l’occhio (divino) che dall’alto
osserva gli «omuncoli minuti, con le loro
passioni semplici, indaffarati», frenetici
come formiche («Sfoglia il Signore il libro della vita / E pensa: chi potrei portarmi a casa / (…) Fruga negli angoli con la
sua mano e / Ghermisce un povero, che
trema e si dimena, / Guarda il Signore
negli occhi e sente dire: Dio è con te / Che
ti dimeni a fare?»).
Prigov è nato a Mosca. Di famiglia benestante (padre ingegnere e madre pianista), ancora studente lavora in fabbrica.
Come scultore, comincia modellando la
creta e come poeta scrivendo decine di
versi al giorno (pare che, complessiva-
Retrospettiva
Dmitrij Prigov.
Dal Rinascimento
all’Arte concettuale e
oltre, Mosca,
Tretjakov State
Gallery, fino
al 9 novembre,
a cura di Kirill
Svetljakov (Info Tel
+7 495 951 1362;
www.tretjakov
gallery.com). In
mostra 350 lavori tra
installazioni, libri,
oggetti vari,
poesie visive
Ossessioni
Nel suo universo ci sono tanti
piccoli omuncoli indaffarati
come formiche che l’occhio
di Dio osserva e giudica
Il personaggio
Poeta, scultore,
pittore, video maker,
disegnatore, Dmitrij
Prigov (1940-2007)
è considerato
uno tra i più
interessanti artisti
contemporanei russi.
La ultima
performance
dell’artista (rimasta
incompiuta) risale
al 2007 e prevedeva
che Prigov
rimanesse chiuso
per tre giorni in una
cassaforte metallica
dell’Università di
Mosca, mentre
gli studenti lo
portavano su
e giù dalle scale
per trenta piani
«continuano a risuonare e, in assenza
delle parole, vengono percepite come poesia pura». Punto di riferimento: Anna
Achmatova.
Sempre agli anni Settanta risalgono
un buon numero di disegni che si ispirano al Surrealismo di bretoniana memoria, e gli stikhogrammy, realizzati con la
tradizionale macchina per scrivere: «I testi si ordinano secondo un particolare ordine — nota Olga Strada — e danno vita,
attraverso le parole dattiloscritte, a immagini di notevole impatto». Composizioni, queste — sempre anni Settanta —
che rimandano al fenomeno sovietico del
samizdat (edito in proprio). E che dire
dei Bestiari, ritratti di Vermeer, Chagall,
Sopra:
Dmitrij Prigov, Occhio
(1994).
A sinistra:
un ritratto
fotografico
dell’artista
e scrittore
russo
(1940-2007)
mente, siano 35 mila). Pubblica i primi
all’estero: Stati Uniti e Germania dove ha
il premio Puskin.
Poi tra il poeta, il filosofo e l’artista prevale l’artista e il «gran lavoratore della
cultura» (la definizione è del suo amico
Lev Rubinstejn) rimane quasi ossessionato dalla volontà creativa. Senza sosta.
«Annunci di pubblico servizio», chiama
le sue poesie. Mentre le affigge sui lampioni o sui muri di Mosca, viene preso dal
Kgb e internato in un ospedale psichiatrico. Non ci rimane molto, grazie alla mobilitazione di molti intellettuali.
Mentre esce dal nosocomio comincia
a diluviare. Dmitrij si siede su una panchina, alza il viso e apre la bocca per accogliere l’acqua, mentre un paio di scarafaggi si muovono sulla seduta: «Ecco,
piove, siedo con uno scarafaggio / Accanto a una finestra bagnata / Guardiamo la lontananza, dove s’erge / Dalla
nebbia il paese desiderato / Come in un
fumo oltre i limiti / Io dico con un certo
languore: / Ebbene, villoso, voliamo via!
/ — Io non posso, i o so solo / Correre…
/ Beh, corri, corri».
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Romanzo «Una commedia italiana» di Piersandro Pallavicini (Feltrinelli) racconta l’audace vita di un industriale
Il Gunter Sachs della Maggiolina
che fece piovere rose su Brigitte Bardot
di STEFANO MONTEFIORI
G
enerazioni di amanti della Francia, della Costa Azzurra e delle
sue leggende, e quindi inevitabilmente di Brigitte Bardot, coltivano
tra i miti fondatori il corteggiamento
lampo del playboy tedesco Gunter Sachs a una BB conosciuta la sera prima
a Saint Tropez, nell’estate del 1966: da
un elicottero piovono un quintale di
rose rosse sulla villa La Madrague e su
Brigitte che sta prendendo il sole nuda
sul porticciolo, «mentre Sachs arriva
via mare, per una volta in smoking,
con sulle spalle un mantello che svolazza, a portarla via sul suo motoscafo
Riva», scrive Piersandro Pallavicini nel
romanzo Una commedia italiana.
La scena, da allora asticella altissima per qualsiasi aspirante playboy, è
nota. L’autore ne fa lo spunto per un
esilarante spin-off, protagonista il
Gunter Sachs allo zafferano, il furmagiätt in Jaguar, ossia Pampaloni Alfredo, industriale del formaggio, noto al
mondo per i suoi Pampanini. Colui
che — secondo la versione Pallavicini
— incontrò Sachs al café Sénéquier,
ne divenne amico, ed era ai comandi
dell’helikopter durante quell’insuperabile azione pre-erotica.
Se il precedente Romanzo per Si-
gnora era ambientato tutto o quasi a
Nizza, sorta di California per mai domi
pensionati di Vigevano, nel nuovo libro di Pallavicini l’azione si sposta subito tra Londra e il Trentino, nell’immaginario paesino di Solària, dove il
Pampaloni costruì negli anni 60 la
grande villa di famiglia che sanciva il
suo successo di imprenditore.
Il «Gunter Sachs della Maggiolina»,
omaggio dell’autore al grande Zampetti eroe di tante commedie all’italiana, non è stanco ma vecchio sì, e ha
Gunter Sachs e la Bardot nel ‘66 (AP)
chiamato a raccolta per un’ultima vacanza i due figli e le loro famiglie: l’io
narrante Carla, docente di chimica in
preda alle caldane della menopausa, e
l’odioso Rogoredo detto Edo, mercante d’arte che vive a Londra. Dall’esperienza all’estero Edo ha tratto solo quel
vezzo caro a tanti italiani anglofoni:
emettere un ahh strascicato mentre
cercano la parola. «Gesù. Siete ancora
appassionate di quei… ahh… vecchi
arnesi?», dice Edo alla sorella Carla e
alla sua amica del cuore, Paola Ottolina, detta «il castoro» o «il can-bulldog» (il Pampaloni non sarebbe cattivo ma è scorretto in modo osceno con
le donne).
I «vecchi arnesi» sono i Genesis, coprotagonisti del romanzo assieme ai
Van der Graaf Generator e agli altri
grandi gruppi del progressive britannico, perché la Carla e soprattutto la
Paola amano calarsi nell’universo parallelo di folletti, volpi e paggetti di
quel barocco e desueto genere musicale.
Il libro di Pallavicini è strutturato
secondo un’alternanza tra «Autunno
inglese» e «Estate italiana»: in Italia la
famiglia Pampaloni litiga per l’eredità
e si scontra con «i villici», gli autoctoni che non hanno mai sopportato gli
atteggiamenti da ganassa dell’indu-
striale milanese; l’Inghilterra è la casa
di Edo ma soprattutto il luogo-rifugio
di Carla e Paola, che nei momenti
chiave delle loro vite prendono l’aereo
per Luton in cerca di quell’odore inconfondibile, l’odore di Londra.
Una commedia italiana è un romanzo davvero riuscito. Intanto, fa ridere. Ed è una storia toccante che parla di amore per la vita, per i figli e per i
padri pazzi ma generosi, piena di trovate geniali che alla fine raccontano
come si sia formata nei decenni una
specie di nuova identità italiana-europea.
Carla Pampaloni è l’eroina: chiara
somiglianza con Ave Ninchi, buona
come il pane, genio della chimica penalizzata perché donna, cresciuta con
le avventure di Valentina Mela Verde di
Grazia Nidasio, e capace di commuoversi quando sente nell’altra stanza
l’amica Paola cantare, stonatissima,
Supper’s Ready. Una persona apparentemente banale, la Carla, in realtà
pronta a esaltarsi allo stesso tempo
per l’arseniato di gadolinio e il fulminato di mercurio, per l’Ottolina (l’amica can-bulldog travestita da Peter Gabriel nella tournée di Foxtrot), e per
quel papà adorabile così poco british,
tra Gunter Sachs e Johnny Dorelli.
@Stef_Montefiori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il libro «Una commedia italiana» di
Piersandro Pallavicini, Feltrinelli, pagine 309, 17
34
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
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IL CASO STAMINA
✒
Tacerà anche Renzi? Ma no, alla fine parleranno tutti: lui, Angela Merkel, Hollande, tutti i 28 leader. Almeno via
Twitter, o grazie a qualche portavoce esperto, parleranno. Ma fino a oggi, il vertice dei
capi di Stato e di governo della Ue fissato per
il 26-27 giugno è incoronato da un monito
ufficiale: niente conferenze stampa o briefing, né contatti fra i giornalisti e i leader,
«niente attività per i media», almeno nella
prima giornata. L’avesse deciso Vladimir Putin, lo avremmo severamente redarguito. Ma
lo decide invece la Ue, quella stessa Ue che,
dopo la vittoria elettorale degli anti-europeisti, ha promesso trasparenza, apertura e
massima comunicazione. Giustificazione
del monito di Bruxelles: quella del 26 giugno sarà una giornata «cerimoniale» che si
terrà a Ypres, città di prima linea della Grande Guerra, con l’intento di commemorare
appunto quella tragedia; spazi limitati, difficoltà logistiche, insomma necessità di silenzio-stampa o quasi (ci sarà sì una diretta-video, ma riguarderà solo le cerimonie, e ci sarà un servizio affidato a un piccolo «pool» di
media preselezionati, con criteri non ancora
specificati).
Spiegazioni condivisibili: dopotutto, il
giorno dopo a Bruxelles, i mille giornalisti
d’Europa accorsi per l’evento (finanziato da
tutti noi, sarà populistico dirlo ma è così)
potranno finalmente fare qualche domanda
ai leader politici, e riferire le risposte alla
pubblica opinione europea. Ma qualcosa si
può chiedere fin d’ora: la programmazione
di questo vertice è iniziata circa sei mesi fa,
possibile che ci si sia accorti solo ora degli
spazi limitati a Ypres? E poi il 26, a cena, ci
sarà poco di «cerimoniale» e molto di politico: si discuterà la questione delle nomine,
Juncker sì o no, si aprirà il negoziato MerkelCameron-Renzi-Hollande. Un briefing subito dopo, anche dei singoli leader, avrebbe ribadito che l’Ue è davvero una casa di vetro.
Invece no, nota del Consiglio Ue: «Vogliate
prender nota che nessuna attività per la
stampa è prevista dopo la cena». Come ha
confermato anche la Rappresentanza italiana presso la Ue, in una nota diffusa ai giornalisti: «Non sono previste dichiarazioni al
termine dei lavori e non sono state approntate locations per briefing nazionali». La nostra Rappresentanza ha fatto quanto ha potuto per garantire una piena informazione a
tutti. Bruxelles è invece parsa un po’ distratta. Meno male che c’è Twitter. Ma se i vertici
Ue diverranno camere oscure, chissà come
andrà il prossimo sondaggio sul sostegno
alle falangi anti-europeiste.
Luigi Offeddu
[email protected]
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PAGARE MUSICA E VIDEO SUI CELLULARI
UN AUMENTO PER DIFENDERE GLI AUTORI
✒
Il decreto del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini — che
aggiorna il compenso per la riproduzione
privata di musica e video, previsto dalla legge sul diritto d’autore (la cosiddetta «copia
privata») — è un atto importante con cui,
senza gravare sui consumatori, si garantisce
il diritto di chi crea alla giusta remunerazione. Parlare di «tassa sui telefonini» non è
corretto: il decreto non introduce alcuna tassa, ma aggiorna le tariffe che i produttori di dispositivi tecnologici dovranno corrispondere agli artisti, a titolo
d’indennizzo forfettario sui
nuovi prodotti, per la riproduzione a uso personale di
brani e video scaricati dal
web; inoltre, non prevede
incrementi automatici dei
prezzi di vendita.
Il decreto Franceschini è tutt’altro che
scontato. Duramente combattuto dai produttori di tecnologie, risponde alle sollecitazioni provenienti dal mondo della cultura.
Solo un mese fa, 4mila autori hanno chiesto
al governo di difendere il diritto alla creatività. L’adeguamento italiano è peraltro in linea con quanto avviene in tutti i Paesi in cui
s’è deciso d’introdurre la cosiddetta «ecce-
zione». Di che cosa si tratta? Tecnicamente il
diritto d’autore è un’esclusiva, il che significa che non si può riprodurre un contenuto
senza il consenso dell’autore. Nel caso della
copia privata si è fatta un’eccezione: l’autore
non può opporsi alla copia ma per questa rinuncia ottiene un compenso, chiamato «licenza legale». Gli Stati che hanno adottato
questo regime devono prevedere un equo
compenso: su come applicarlo, purtroppo l’Ue non ha
armonizzato le proprie regole, ma i Paesi principali
hanno comunque introdotto compensi per smartphone e tablet. È assolutamente
falso che questo meccanismo deprima l’innovazione.
In Francia e in Germania,
dove i compensi sono molto
più alti dei nostri, la crescita
di smartphone e tablet è stata più elevata
che in Italia. In Francia (dati Comscore), gli
smartphone erano il 25% del mercato nel
2012 e alla fine dell’anno Parigi ha innalzato
ancora la remunerazione. Nel 2013, sono arrivati al 35%: segno che il compenso è ininfluente sullo sviluppo del mercato.
Edoardo Segantini
twitter@SegantiniE
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QUEL PREFETTO E L’INVITO AL SUICIDIO
L’IMPOSSIBILE DIFESA DI TRENTA SINDACI
✒
Trenta sindaci e un disc jockey si
sono sentiti in dovere, ieri, di intervenire in difesa del prefetto Antonio
Reppucci, che aveva invitato a «suicidarsi»
le madri che non si accorgono dei figli drogati ed era stato perciò prontamente richiamato (in vista della rimozione) dal premier
Matteo Renzi e dal ministro dell’Interno
Angelino Alfano.
I trenta eletti dal popolo guidano Comuni del Catanzarese e hanno potuto constatare l’«ottimo lavoro» svolto dal suddetto nella loro provincia prima del trasferimento a
Perugia: tanto quanto basta per criticare
«una punizione giunta a tempo di record,
sulla spinta di un’indignazione politica sorprendentemente tempestiva, che a volte
non si riscontra neanche di fronte a comportamenti di tanto più gravi».
Il dj è Aniceto, testimonial di campagne
antidroga, che non condivide le frasi di
Reppucci, ma ritiene eccessiva la decisione
di rimuoverlo.
Va detto, però, che Sua eccellenza il prefetto ha sbagliato di grosso. Adesso spiega
di essere stato frainteso, di venire impiccato
per una sola frase tirata fuori dal contesto,
dopo una vita di impegno profuso per il Paese e perfino le minacce ricevute dalla criminalità organizzata. Ma un conto è richiamare le famiglie alla giusta collaborazione
nella lotta all’uso di stupefacenti, altro conto è dire che «se una mamma non si accorge che suo figlio si droga è una mamma fallita e si deve solo suicidare», o che «i padri
devono tagliare le teste alla prole che assume stupefacenti».
Reppucci ha usato un linguaggio violento, aggressivo, al quale ci stiamo purtroppo
abituando frequentando le Reti sociali e i
talk show di serie B, ma che certo non si addice a un uomo delle istituzioni. Oltre tutto,
non lo ha fatto mentre giocava a bocce con
un gruppo ristretto di amici, ma in una sede
pubblica, nel corso di una conferenza stampa, davanti alle telecamere e ai taccuini dei
giornalisti. È indiscutibile che chi parla così
— chi pensa così — non possa rappresentare il governo davanti ai cittadini.
Mario Garofalo
garofalo_ma
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Se è solo il giudice a decidere le cure
Le troppe confusioni dei ministri
di GIUSEPPE REMUZZI
SEGUE DALLA PRIMA
Ma quel parere non vale, sentenzia il Tar del
Lazio, perché quegli esperti si erano già
espressi contro Stamina.
Chi la sbroglia, una matassa così? Il ministro
della Giustizia tace. Quello della Sanità anche.
Il Csm non interviene. Gli Ordini dei medici
aspettano. Domandiamoci se tutto questo
potrebbe accadere un giorno anche in
Germania, in Francia o in Inghilterra? No, non
può succedere. Se cerchiamo di capire perché,
forse troviamo anche il modo di uscirne. In
nessun altro Paese dell’Europa, un professore
di psicologia si sognerebbe di mettere a punto
una trattamento che comporti l’impiego di
cellule staminali e, se lo facesse, non si
troverebbe un solo medico disposto ad
assecondarlo. Da noi quelli di Stamina medici
ne hanno trovati e anche più di uno, ma
bastava che l’Ordine dicesse «no» in base al
Codice deontologico (nessuno di noi può
praticare terapie segrete e non approvate
dall’autorità regolatoria ) perché finisse tutto
subito. Per praticare quelle infusioni, serve il
parere di un comitato etico che in qualunque
altro Paese avrebbe detto «no» perché non
c’era nessuna ipotesi scientifica a sostegno di
quel trattamento e nessuna prova di efficacia. E
la Turco-Fazio, quella delle cure
compassionevoli? Quella legge prevede che in
casi davvero eccezionali si possa fare terapia
cellulare anche senza l’avallo delle autorità
regolatorie, purché ci siano dati che ne
giustifichino l’uso pubblicati su accreditate
riviste internazionali e a condizione che, quel
che s’infonde, sia allestito in laboratori
autorizzati nel rispetto dei requisiti di qualità
previsti dalla legge. Stamina non risponde a
nessuno di questi requisiti. Vuol dire che il
comitato etico ha violato la legge ? Proprio così
(anche perché, per legge, serve il consenso
degli ammalati dopo che sono stati informati
sul «rapporto favorevole fra i benefici
ipotizzabili e i rischi prevedibili del
CONC
STRANO VERTICE CON «SILENZIO-STAMPA»
IL MITO EUROPEO DELLA TRASPARENZA
trattamento»: chi può dirlo, nel caso di
Stamina?). Meglio del comitato etico ha fatto il
giudice Ciocchetti del tribunale di Torino, che
ha respinto la domanda dei genitori di un
bambino con una grave malattia del sistema
nervoso perché «i preparati di Stamina non
risultano conformi alle norme europee di
fabbricazione dei medicinali e nemmeno alle
disposizioni del decreto del ministero della
Salute del 2006». Impeccabile e soprattutto
coerente con la sentenza della Corte europea
dei diritti dell’uomo del 28 maggio, «non è un
diritto dei pazienti quello di ricevere terapie
che non hanno prove scientifiche». Ma tutto
questo, ai giudici che invece continuano a
ordinare che a Brescia si proseguano le
infusioni di Stamina, dev’essere sfuggito.
Certo, in un altro Paese nessun giudice
prescriverebbe una cura, tanto che il Lancet a
proposito di Di Bella scrisse dell’Italia
prendendo un po’ in giro medici e giudici:
«Più giudizio clinico, meno giudici clinici».
Loro, i giudici del lavoro , dicono che non
prescrivono, dispongono solo che si dia
seguito alla prescrizione di un medico; però
dovrebbero poter giudicare che quel che il
medico prescrive sia «prescrivibile», se no che
giudici sono? Ma possibile che nessuno abbia
fatto il suo lavoro con competenza e
responsabilità, in questa storia ? L’hanno fatto i
Nas e l’Aifa con l’ordinanza di blocco , e in
qualunque altro Paese dell’Europa sarebbe
bastato a fermare tutto . Come uscirne adesso?
E cosa possono fare il ministro della Salute e
quello della Giustizia? È vero che si dovrebbe
cambiare la legge sulle cure compassionevoli?
No, basta farla rispettare (aggiungendo se mai
che non si può fare mai, per nessuna ragione,
nessun trattamento di cellule che non sia
autorizzato da Aifa e Istituto superiore di
sanità). E la nuova commissione? Serve solo
per stabilire se dar corso al decreto Balduzzi
che però ha chiesto che si sperimentasse
qualcosa che per legge non si può
sperimentare; questo in Francia o in
Inghilterra non succede mai. Una cosa
potrebbero fare subito il ministro della Salute e
quello della Giustizia: una lettera
rispettivamente ai presidenti degli Ordini dei
medici e ai giudici del lavoro, in cui
richiamano i dispositivi di legge in casi come
quello di Stamina, chiedendo di rispettarli e di
sanzionare chi non lo fa. Alla lettera ai giudici
del lavoro si potrebbe allegare l’ordinanza,
documentatissima, del loro collega Vincenzo
Ciocchetti; chi non avesse avuto tempo o voglia
di approfondire la materia, troverebbe lì tutti i
riferimenti per deliberare in sintonia con le
disposizioni vigenti, le norme europee e le
ragioni della scienza. Che ha un obiettivo solo,
quello di proteggere gli ammalati.
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CREDITO E IMPRESE
Fra ripresa e rischio di nuove bolle
di SALVATORE BRAGANTINI
P
er la prima volta dallo scoppio della
crisi, le aziende tornano al mercato
per cifre importanti; nel primo semestre del 2014, le offerte al pubblico di imprese che si quotano (in
gergo, Initial public offering, o Ipo) hanno
riguardato Anima Holding, Fincantieri, Fineco e Cerved sul mercato principale, per
una raccolta stimata in poco meno di 3 miliardi se si tiene conto delle numerose Ipo
su Aim Italia, il mercato minore. In tutto il
2013, le Ipo avevano incassato 1,2 miliardi e
solo 0,2 nel 2012. La cifra salirà molto se andrà avanti la quotazione di Poste italiane, su
cui però pare in atto una riflessione.
Tali operazioni per lo più mirano ad aumentare il capitale dell’impresa, in altri casi
consentono agli azionisti di vendere azioni
non necessarie al controllo. Senz’altro le
prime, ma in parte anche le seconde (se una
banca vende azioni esistenti, libera capitale
immobilizzato), hanno oggi particolare rilievo. Il credito alle imprese è sceso per molti motivi, dalla necessità per le banche di alleggerire — prima dell’esito degli esami Bce
— bilanci appesantiti, fino alla flebile domanda delle imprese, riluttanti spesso ad
assumere impegni data la fiacca domanda
interna. Pesa molto anche la debolezza finanziaria di tante imprese, il cui capitale è
insufficiente rispetto ai debiti, per di più
sbilanciati sul breve termine. Nella misura
in cui raccolgono mezzi freschi, le Ipo migliorano il merito di credito delle aziende,
premessa forse del riavvio dei meccanismi
creditizi, gravemente danneggiati. A soffiare nelle vele delle Ipo è, oltre al timido germoglio di ripresa nelle prospettive delle imprese, la politica monetaria volta all’espansione: ardita in Giappone e negli Usa, più
cauta nell’eurozona, dove però vanno aggiustati i malconci meccanismi di uniforme
trasmissione della politica monetaria. Viviamo una fase di (obbligata) repressione finanziaria, che costringe chi vuole rendimenti reali positivi a cercarli assumendo
più rischi, sia nel reddito fisso, sia nelle
azioni, Ipo incluse. Queste si rivolgono dunque a un pubblico affamato di rischio: è ragionevole tenerne conto, le imprese fan bene a valersi del lieve vento che spira nelle vele, purché ricordino una regola di saggezza.
Come si direbbe a Torino, esageruma nen.
I recenti decreti del governo permettono
agli statuti delle imprese di raddoppiare
(sotto date soglie numeriche) i diritti di voto
a chi detenga per oltre due anni le azioni. La
misura incoraggia sì l’investimento stabile
rispetto al «mordi e fuggi», ma consente ai
soci di controllo di ridurre molto la propria
quota senza far calare i propri diritti di voto;
ciò aumenterà il disallineamento degli interessi di maggioranze e minoranze. Pensata
per indurre, con altre misure, le imprese a
quotarsi, questa però dissuaderà dall’acquisto gli istituzionali, ossessionati dalla liquidità. Il nostro vero problema non è tanto la
riluttanza delle imprese a quotarsi, quanto
quella degli investitori, specie esteri, a comprare le loro azioni.
C’è poi il tema delle valutazioni. La bolla
che le banche centrali han lasciato montare
prima su Internet, poi fino al 2007, non deve
far credere che assisterebbero senza intervenire a un’altra fase di gonfiamento dei
prezzi di case e azioni. Esse sono sì propense a tollerare più inflazione di quella ufficialmente desiderabile (eppure neanche a
quella si arriva), consce come sono dei negativi effetti di una persistente, bassa inflazione sui processi di aggiustamento in Paesi
come l’Italia. Una causa del perdurare della
crisi, va ricordato, è la repressione salariale
legata a quegli aggiustamenti; essa comprimerà la domanda annullando gli effetti delle riforme se, come tutto fa pensare, l’inflazione resterà bassa ancora a lungo.
Le banche centrali tuttavia difficilmente
sarebbero inerti davanti al formarsi di altre
bolle. La crisi lo insegna: i prezzi dei beni reali van sorvegliati con attenzione, pur se
non «fanno inflazione». Dalla fine di Leh-
man in poi sappiamo che le banche centrali
eviteranno nuove bolle «appoggiandosi
controvento» (leaning against the wind),
non con i tassi ma con mezzi adeguati. Ciò
perché le conseguenze di un’altra bolla
mondiale sarebbero inconcepibili: non
avremmo, semplicemente, abbastanza risorse pubbliche. Per questo ormai da sette
anni viviamo nella legge marziale. La stabilità finanziaria viene, per forza, prima di tutto: della trasparenza dei mercati, della sostenibilità dei fondi pensione — il valore reale dei loro debiti sale quando i tassi scendono e restano bassissimi a lungo — della
correttezza delle banche nei rapporti con i
risparmiatori.
Tanto dominante è la ricerca della stabilità che il cerchio si chiude; si torna al punto
di partenza facendo tornare in auge correttezza e trasparenza che, uscite dalla porta,
così rientrano dalla finestra. Sul Financial
Times del 18 giugno, Paul Tucker, ex numero due della Bank of England, scrive che le
banche centrali avrebbero dovuto, prima
della crisi, domandarsi cosa sarebbe successo in caso di blocco di un mercato importante; bisogna rivedere, dice, le priorità e
anche chi sorveglia i mercati finanziari, per
evitare nuove crisi dovrà concentrarsi sui rischi alla stabilità. Poi arriva al punto; la sorveglianza macroprudenziale (che vigila sugli squilibri dei grandi aggregati del sistema) deve poter impedire minacce alla stabilità. Coloro che autorizzano le quotazioni
sui mercati dovranno «adottare un approccio macroprudenziale, per contribuire di
più a mantenere la stabilità. Se un eccesso di
offerta di certi titoli rende un mercato fragile, esse dovrebbero strillare. Altrimenti è
probabile che quel mercato si esaurisca se
succede qualcosa che lo mette sotto pressione». È davvero paradossale, ma meglio così;
potremo tornare a occuparci di trasparenza
e correttezza, però nel soverchiante nome
della stabilità.
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Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
35
italia: 51575551575557
Lettere al Corriere
TONY BLAIR PARLA DELL’IRAQ
UN’ARRINGA PER LA SUA DIFESA
Risponde
Sergio Romano
to alle armi. Credo che sia
piuttosto la mossa con cui
l’ex Premier cerca di respingere le accuse che gli sono
state indirizzate dai suoi connazionali e dirottare su altri le
responsabilità di ciò che è accaduto in Iraq dopo la guerra
del 2003.
Per meglio giustificare l’intervento della Gran Bretagna
a fianco degli Stati Uniti, Blair
distingue fra due fasi: quella,
sino a tre o quattro anni fa,
durante la quale le forze alleate riuscirono a eliminare
una buona parte delle formazioni qaediste che scorrazzavano attraverso il Paese lasciandosi alle spalle una interminabile scia di sanguinosi attentatati; e quella, più
recente, durante la quale il
governo di Al Maliki ha dissipato il capitale accumulato
Tony Blair invoca un
intervento militare per
scongiurare una Caporetto
irachena di fronte
all’avanzata degli estremisti
dell’Isis. Si può discutere se
la rimozione di Saddam
Hussein per opera dello
stesso Blair e di Bush nel
2003 non abbia contribuito
alla destabilizzazione del
Paese, ma non è stato
improvvido il definitivo
disimpegno delle forze
armate americane voluto da
Obama?
Giuseppe Toscani
[email protected]
Caro Toscani,
on credo che il lungo
articolo sulla situazione irachena e mediorientale, pubblicato da Tony
Blair nel suo sito, sia un invi-
N
UNIONE EUROPEA
So che questo principio è implicitamente contraddetto
dall’impegno con cui ogni Paese si batte perché al connazionale designato per la commissione venga dato un portafoglio importante. Ma il commissario che favorisce
scopertamente il proprio Paese perde rapidamente qualsiasi credibilità.
Interessi nazionali
Tra le tante peculiarità di noi
italiani, vi è quella di andare
contro il nostro Paese, per
interesse di parte. Abbiamo
assistito alla sollecitazione,
da parte di un commissario
europeo italiano, di una
procedura di infrazione, soldi
che noi cittadini dovremo
pagare, da parte dell’Unione
europea. In una situazione
drammatica per la nostra
economia, andare a
sollecitare multe è
paradossale. Del resto, caso
unico nel mondo, un partito
italiano ha pagato una
pagina su un giornale di un
Paese straniero, per parlare di
lotta politica italiana.
PAESI DELL’EURO
Prezzi raddoppiati
Sarà anche vero che l’euro ha
tante colpe ma a mio giudizio
la più grave è quella di aver
favorito la riduzione di
stipendi e pensioni con il
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Sergio Guadagnolo
sergioguadagnolo@
virgilio.it
Il ministro Maria Elena
Boschi: riforme
costituzionali approvate
entro luglio.
Ce la farà?
Nelle intenzioni dei fondatori della Comunità europea la
nazionalità del commissario
dovrebbe essere irrilevante.
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
negli anni precedenti. Anziché promuovere la riconciliazione nazionale e creare un
esercito rappresentativo di
tutte le componenti etniche e
religiose del Paese, il premier
iracheno avrebbe escluso i
sunniti dalla vita pubblica,
voltato le spalle ai curdi e creato un sistema clientelare da
cui soltanto gli sciiti possono
trarre qualche vantaggio. La
principale responsabilità di
quanto sta accadendo sarebbe quindi della nuova classe
dirigente irachena. Non basta, continua Blair. Gli eventi
degli scorsi giorni non vi sarebbero stati se la Siria, nel
raddoppio dei prezzi di merci
e servizi nell’arco di un paio
d’anni dalla sua introduzione.
Tanta ricchezza sottratta alla
massa e finita nelle tasche di
una minoranza, oltre ad aver
aumentato la forbice tra ricchi
e poveri, ha dimezzato i
consumi interni e contribuito
a produrre la crisi economica
che ci affligge in modo
particolare nei Paesi dell’euro.
Non si vede come l’uscita
dall’euro possa risollevarci e
riportarci allo status quo
frattempo, non fosse divenuta il luogo in cui gli estremisti
dell’Isis hanno reclutato le loro truppe, riempito i loro arsenali, addestrato i volontari
nel fuoco della guerra, installato basi da cui hanno potuto
muovere alla conquista di
territori iracheni.
Quanto alla decisione
d’invadere l’Iraq nel 2003,
Blair riconosce che le armi di
distruzione di massa non furono trovate, ma ricorda che
Saddam aveva armi chimiche di cui aveva già fatto uso
contro i curdi e gli iraniani.
Forse l’argomento sarebbe
stato più convincente se Blair avesse anche ammesso che
l’uso dei gas contro gli iraniani, allora considerati il
maggior pericolo della regione, non aveva suscitato
allora la riprovazione e le
sanzioni di Washington e
Londra. Una buona parte
dell’articolo di Blair, infine, è
occupata dall’esistenza di un
estremismo islamico contro
cui dovrebbero mobilitarsi
insieme, l’Est e l’Ovest, la Cina e la Russia, gli Stati Uniti e
l’Europa.
Un’ultima osservazione infine, caro Toscani, sulle ragioni per cui gli americani
non hanno lasciato in Iraq un
contingente militare. Volevano farlo, ma alla condizione
che le truppe degli Stati Uniti
godessero, come in tutte le
altre basi americane, di immunità giurisdizionale di
fronte alla giustizia irachena:
una condizione che il governo di Bagdad, forse consigliato da Teheran, non volle accettare.
ante. Gli 80 euro messi in
busta paga degli stipendi
medio bassi vanno in questa
direzione, ma sono parziali e
insufficienti. Occorrerebbe
dare a tutti, dipendenti e
pensionati, almeno dieci volte
tanto. Succederà?
Luigi Nale, Modena
voti, ma avrei fatto giustizia,
e finalmente la Costituzione
non sarebbe più la mamma di
figli e figliastri.
Enzo Bernasconi, Varese
REGIONI DA ABOLIRE
A statuto speciale
La prima riforma vera che
avrei fatto se fossi stato in
Renzi, sarebbe stata
l’abolizione delle Regioni a
statuto speciale, pur sapendo
che dal punto di vista
elettorale avrei perso parecchi
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
Papa Francesco va in
Calabria e scomunica i
mafiosi. È un passo
decisivo della Chiesa.
Avrà effetti?
71
No
29
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MODULI PRECOMPILATI
Passo avanti
Con gioia i pensionati e non
solo hanno accolto la notizia
dell’invio telematico della
dichiarazione dei redditi
precompilata. Certo è che non
tutti sono dotati di strumenti
informatici e, nell’attesa
dell’invio di un pc con relativo
collegamento, dovranno
ancora rivolgersi ai
commercialisti o ai Caf come
prima. Per quanto riguarda le
detrazioni, elemento variabile
come tanti altri, come ci si
dovrà comportare? L’unica
nota positiva è che almeno, si
spera, verranno eliminati i
quintali di carta delle
istruzioni allegate a ogni
modello.
Umberto Brusco
Bardolino
Interventi & Repliche
Avvocati pubblici e meritocrazia
Recenti articoli di Sergio Rizzo hanno
descritto gli avvocati pubblici come una
casta beneficiaria di privilegi tra cui la
possibilità di percepire un compenso
aggiuntivo secondo la tariffa
professionale sulle cause vinte. Questa
campagna ha indotto il governo ad
inserire nel provvedimento di riforma
della Pa una norma che azzera questi
emolumenti in danno degli avvocati
dello Stato (che però hanno un
trattamento di base assimilabile a
quello dei magistrati) ed anche in danno
degli avvocati degli enti pubblici.
Tuttavia gli avvocati degli enti pubblici
percepiscono uno stipendio base di
poco superiore ai 2000 euro netti, come
dimostra da busta paga dello scrivente.
Eppure gli avvocati pubblici affrontano
cause di estrema rilevanza come, ad
esempio, il giudizio alla Corte
Costituzionale relativo al contributo di
solidarietà sulle «pensioni d’oro» norma
dichiarata illegittima con notevoli oneri
per lo Stato che per restituire quelle
somme ha dovuto emanare una norma
apposita nella legge di Stabilità. Se
quella controversia fosse stata
patrocinata da un avvocato specialista
in previdenza ed in diritto costituzionale
il costo per la collettività sarebbe stato
superiore a parecchie mensilità dello
stipendio medio di un avvocato
pubblico. D’altronde, i costi di un
giudizio di quel tipo sono verificabili da
codesto quotidiano, dal momento che,
in quella controversia, hanno
partecipato anche i giornalisti con una
associazione di categoria. Allora come è
possibile che gli avvocati degli enti, con
stipendi così bassi, sono considerati tra
gli impiegati meglio pagati della Pa? La
ragione è semplice lavorano
moltissimo, anche 12 ore al giorno, e
difendono il cliente in un numero
enorme di giudizi (circa un quarto di
tutte le cause civili), hanno un’altissima
percentuale di vittorie sicché, i compensi
per onorari sono superiori allo stipendio
base. Si tratta di dipendenti pubblici per
i quali l’espressione «meritocrazia» è
una realtà di fatto. È quindi
comprensibile la protesta contro il
progetto del Governo e, se necessario,
gli avvocati dovranno agire in giudizio
con l’auspicio che la norma venga
annullata dalla Corte Costituzionale
(come accaduto quando anche i
giornalisti hanno fatto ricorso contro il
contributo sulle pensioni eccedenti
90.000 euro annui). La norma è infatti
illegittima perché la retribuzione degli
avvocati degli enti non è prevista dalla
legge ma è disciplinata dal Ccnl di
comparto (tra l’altro fermo al 2009).
Quindi con questa norma il Governo
costringerebbe un datore di lavoro a
stracciare un contratto sottoscritto ed
ancora vigente. Permettere al Governo
di fare questo, oltretutto con un decreto
legge senza motivi di urgenza,
creerebbe un pericoloso pretendente.
Domani il Governo potrebbe intervenire
con legge sui contratti di lavoro dei
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Particelle elementari
di Pierluigi Battista
Quel privilegio abolito
da calcoli senz’anima
G
li amici pensionati di mia madre (e, tra breve, purtroppo anche i miei) sono molto arrabbiati con il
ministro Franceschini. Finora erano orgogliosamente inglobati, secondo norma ministeriale, nella categoria di ferro «Over 65», e quasi quasi non si
sentivano nemmeno vecchi, ma un’élite fiera di sé. Dimenticavano le magre pensioni, gli acciacchi e i dolori e usufruivano della grande opportunità di entrare gratis in un museo.
Sentivano il riconoscimento sociale tributato loro attraverso
una misura di rispetto e di gratitudine. Li vedevo, in fila alle
Scuderie del Quirinale o alla Pinacoteca di Brera, muniti del
documento di identità che attestava il loro ingresso nella speciale categoria, «Over 65», insignita dell’onore di non pagare
il biglietto. Ora, un decreto del ministro Franceschini li rottama, li indica come biechi privilegiati che campano sulla cultura gratuita alle spalle dei giovani, membri di una casta sovraccarica di favori: vecchi da punire con il ritiro di un immeritato vantaggio. Erano contenti di gustare gratuitamente le
opere di Frida Kahlo o le raccolte di Andy Warhol? Basta, è finita: d’ora in poi pagheranno caro, pagheranno tutto.
Ma perché? E perché i ministri danno retta ai loro consiglieri, gente algida che non conosce la vita e misura i comportamenti con le astrazioni di un’econometria priva di anima?
Dicono che con i soldi dei biglietti non più distribuiti gratis ai
vecchi, potranno finanziare la gratuità per i ragazzini e per le
notti dei musei a un euro. Pura
illusione: tanti «Over 65» nei
musei non metteranno più piede, si sentiranno umiliati e
mortificati, non incrementeGli over 65
gli introiti delle mostre,
pagheranno per ranno
perché le diserteranno, perché
con la loro pensione non agentrare nei
un’altra spesa inmusei, ma quanti giungeranno
sostenibile. Per cui niente introiti. Niente anziani disposti a
diserteranno?
pagare il biglietto. Gli amici
pensionati di mia madre si davano appuntamento davanti al museo, sempre in anticipo
perché le persone anziane sono ossessionate dalla puntualità
e perché uscire e andare al museo per loro era una festa, un
appuntamento da non mancare. Ora resteranno a casa, o al
massimo centellineranno le loro presenze ai botteghini dei
musei dove chiedono cifre impegnative per loro. Demagogia?
E chi lo dice, il ministro di un governo che ha appena difeso il
diritto della gente di esser felice di 80 euro in più al mese senza essere derisa? Lo dicono i burocrati del ministero, con i loro pallottolieri di plastica, che non conoscono di quanto rancore possa essere capace una persona anziana messa al bando perché anziana? E non pensano, i burocrati con il pallottoliere e il ministro che ha dato loro retta, che una comunità che
offriva agli anziani il godimento della cultura, dell’arte, del
paesaggio di cui essa è ricca era una comunità che sapeva risarcire gli «Over 65» per quello che avevano fatto nella vita? E
che diavolo c’entrano le giuste politiche per i giovani con l’arroganza sull’anziano che non metterà più piede in un museo?
❜❜
giornalisti o di altre categorie di
dipendenti meno «impopolari» di quella
degli avvocati pubblici.
Filippo Mangiapane, Avvocatura Inps
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Bozzetto
Negli enti pubblici ci sono bravissimi
avvocati dipendenti con paghe modeste,
e legali che hanno stipendi d’oro (più
onorari di platino) senza essere dei
principi del foro. Così come ci sono
avvocati che lavorano 12 ore al giorno e
loro colleghi che non si impegnano
affatto. Per non parlare delle decine e
decine di migliaia di avvocati che
svolgono la professione senza avere uno
stipendio «base» e neppure la sicurezza
del posto di lavoro che 2.000 euro al
mese se li sognano. Il punto è se un
professionista assunto a tempo
indeterminato e regolarmente
stipendiato debba incassare per fare ciò
per cui è pagato anche un onorario: che
si meta in discussione questo principio
non mi sembra francamente uno
scandalo. (s. riz.)
EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago
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La tiratura di domenica 22 giugno è stata di 477.163 copie
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Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Spettacoli
Al Festival di Toronto
«Sotto una buona stella»: Verdone premiato in Canada
Sotto una buona stella, scritto, diretto e
interpretato da Carlo Verdone, ha conquistato
il Premio del pubblico all’Italian Contemporary
Film Festival di Toronto. Verdone (premiato da
una giuria composta da circa 23.000
spettatori) ha commentato: «Questo premio
conferma che il tema del film è internazionale
e comprensibile da tutti i tipi di pubblico».
L’evento a Roma
In oltre 70 mila al
Circo Massimo per
l’unica data italiana
della band inglese.
Bloccate 500 persone
con biglietti falsi
ROMA — Sfere infuocate che
esplodono, la scena si colora di rosso.
Il palco sembra prendere fuoco. Ieri
sera i Rolling Stones sono scesi nell’arena del Circo Massimo, come moderni gladiatori del rock.
Mick Jagger indossa una giacca dorata sopra i pantaloni neri; Keith Richards porta l’inseparabile bandana
per fermare i capelli bianchi ribelli;
Ronnie Wood è una chiazza di colore
con il giubbotto blu elettrico; Charlie
Watts è l’unico che non si scompone,
seduto dietro la batteria. Le note di
«Jumpin’ Jack Flash» danno il via all’unica data italiana del tour mondiale «14 on fire». Jagger urla: «Come è
bello stare di nuovo a Roma, che posto meraviglioso il Circo Massimo».
Sempre in italiano fa gli auguri agli
azzurri di Prandelli, impegnati nel
mondiale brasiliano. «L’Italia vincerà
la coppa del mondo — preannuncia
ruffiano —. In bocca al lupo per martedì, vincerete per 2 a 1».
Così il quartetto inglese incontra la
Storia, profana le «sacre rovine» e
con irriverente spensieratezza dà un
calcio alle polemiche dei giorni scorsi sull’uso dei monumenti prestati ai
«vandali» del rock. «È bello cantare
in un posto più vecchio di me», è stato l’ironico commento di Mick Jagger
prima di entrare in scena.
In 71 mila aspettavano la festa che è
arrivata puntuale. La folla che riempiva il prato — uno spettacolo nello
spettacolo — è stata ripagata con uno
show formidabile e, soprattutto, unico perché consumato nell’antica arena. Blindatissima, con i millenari resti guardati a vista. Il concerto, più
che una chiamata alle armi della nostalgia, è stato un evento irripetibile.
Qualcuno ha anche provato a imbucarsi: i controlli agli ingressi hanno
bloccato 500 persone con biglietti
falsi.
Sul palco un maxischermo centrale e due laterali circondati da una cornice dorata che li fa assomigliare agli
incantati specchi delle favole. La storia dei Rolling Stones, in effetti, assomiglia a una fiaba che dura ormai da
più di cinquant’anni e non si è mai interrotta, nonostante eccessi, tradimenti, malattie, intricati triangoli
amorosi. Si va sempre avanti. Il lutto
Sacre rovine
Charlie Watts (73),
Mick Jagger (70
anni) e Keith Richards (70) ieri in
concerto al Circo
Massimo per l’unica data italiana del
tour mondiale «14
on fire» dei Rolling
Stones. Sul palco
(con Ronnie Wood,
67 anni) un maxischermo centrale
e due laterali, tutti
circondati da una
cornice che li fa
assomigliare agli
incantati specchi
delle favole
I Rolling Stones accendono l’arena
come moderni gladiatori del rock
L’ironia di Jagger: bello suonare in un posto più vecchio di me
che ha colpito Jagger a marzo, quando la sua compagna L’Wren Scott si è
suicidata, non finisce sul palco. È un
dolore privato che merita la dignità
del pudore. Non ci si può scandalizzare per questo. È il rock, bellezza.
La verità è che dopo più di mezzo
secolo passato «on the road», gli Sto-
nes sono i primi a divertirsi. Jagger dà
via subito il suo miglior repertorio di
mossette, smorfie, provocazioni. Non
smette mai, nelle due ore di concerto,
di correre su e giù per il palco, di incitare la folla. Cede il microfono per un
paio di brani a Keith Richards ma se
ne rimpossessa subito, come un vam-
piro assetato di applausi e consensi.
Non è vero che gli Stones non hanno più niente da dimostrare, sono
pur sempre «The greatest rock’n’roll
band in the world». E come si fa a dimenticare che il quartetto vanta una
media di settant’anni? Ronnie Wood
è il più giovane (67 anni), Charlie
Il leader
Mick: «L’Italia vincerà la
coppa del mondo. In bocca
al lupo per martedì,
vincerete per 2 a 1»
Il parterre
E in tribuna d’onore arriva anche Grillo
tra premi Oscar, attori e cantautori
Molti nomi della cultura, della politica e
dello spettacolo che non hanno resistito al
fascino dei Rolling Stones al Circo
Massimo. La tribuna vip si è iniziata a
riempire nel tardo pomeriggio, prima
ancora che iniziasse a cantare John Mayer,
il cantautore che ha aperto il concerto
degli Stones. A sorpresa è arrivato il
leader del Movimento 5 Stelle Beppe
Grillo (nella foto mentre arriva all’arena).
Il comico genovese ha accettato di farsi
fotografare dal pubblico in tribuna. Non
solo Grillo. Fra gli spettatori c’erano
anche i registi da premio Oscar Paolo
Sorrentino e Giuseppe Tornatore (l’autore
di Nuovo cinema Paradiso sabato sera ha
cenato con Mick Jagger e altri amici in un
noto ristorante romano), Zucchero,
Sabina Guzzanti, l’attrice Paola Cortellesi,
il cantautore Edoardo Bennato, Gianni
Minà e Roberto D’Agostino.
All’appuntamento non hanno voluto
mancare nemmeno Emanuele Filiberto e
Giorgia Surina.
Watts il più anziano (73), in mezzo i
coetanei Keith Richards e Mick Jagger
(70). E nessuno di loro nasconde i segni dell’età: non sfoggiano le rughe,
piuttosto se ne fregano. Sugli schermi scorrono presente e passato: le
immagini degli Stones impegnati a
suonare al Circo Massimo e il pubblico che negli anni ha affollato i loro
concerti. Il tempo che passa non è
clemente, ma come picchia Watts su
quella batteria, le chitarre di Richards
e Wood viaggiano con un’alchimia
perfetta. Jagger — bisnonno da poche settimane — tiene la scena come
nessun’altro, è carismatico anche
quando presenta tutta la band (turnisti compresi). E sanno essere generosi. Hanno offerto il loro elisir di lunga
vita anche a Mick Taylor, chitarrista
dal ’69 al ’74, che li ricambia con una
insuperabile versione di «Midnight
Rambler».
Sono 19 le canzoni in scaletta, una
quindicina non cambiano mai. «Streets of Love» Jagger la dedica al pubblico, «Respectable» è il brano che
hanno scelto i fan su Twitter e viene
proposta insieme a John Mayer, il
cantautore Don Giovanni che ha
aperto la data romana. Il finale è affidato a «You Can’t Always Get What
You Want» — presentato con il Coro
giovanile italiano — e «Satisfaction»
con il suo grido liberatorio: «I can’t
get no satisfaction». Da cantare a
squarciagola, fino a far tremare le antiche rovine del Circo Massimo, fino a
farle rivivere sotto le carezze elettriche del rock’n’roll.
Sandra Cesarale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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#
Il personaggio
L’attrice, sorellastra di Vincent, debutta con l’album «My Name Is». Monica Bellucci è la sua ex cognata: «Resto legata a lei, siamo cresciute assieme»
Cécile Cassel, la svolta:
cambio nome, canto
e divento anche bionda
Sexy
Cécile Cassel
(31) in versione cantante. «Il
mio è uno stile
rock, ma un po’
più sofisticato»
più sofisticato». Che è il frutto di molte influenze: «Il mio mito è Michael
Jackson. Ma ho sempre amato anche
Stevie Wonder, Ray Charles. Da adolescente mi sono spostata verso l’hiphop. Cantanti italiani? Celentano».
Tra gli artisti che più ama c’è poi
Beyoncé: «È un Michael Jackson al
femminile: canta come nessuno, balla
come nessuno». Un insieme di talenti
che ammira da sempre: «Ho iniziato a
recitare perché amavo i musical: studiavo pianoforte da quando avevo
quattro anni, facevo corsi di danza e
ho cominciato quelli di recitazione
Adesso è HollySiz. «Così mi sento me stessa»
«L
a musica ha sempre fatto
parte della mia vita. Era nella mia testa. Quando ho imparato a camminare in realtà stavo già
danzando». Eppure, perché decidesse di pubblicare il suo primo disco ci
sono voluti 31 anni e quella bambina,
la piccola Cécile Cassel, nel frattempo
è diventata una biondissima giovane
donna con le labbra carnose dipinte
di rosso e gli occhi azzurri sempre più
simili a quelli del papà, l’attore Jean
Pierre Cassel (ereditati
anche dal suo fratellastro, Vincent).
«È stato un lungo percorso — racconta — ma
non ho rimpianti. Tutto
quello che è successo è
capitato per una ragione. Anche le cose meno
belle mi sono servite per
crescere, diventare un
po’ più matura e alla fine
hanno permesso che il
mio progetto fosse quello che è. Non
cambierei il passato perché mi ha reso quella che sono oggi». E oggi Cécile Cassel non è solo un’attrice applaudita a teatro e cercata dal cinema. Oggi è HollySiz: «L’ho scelto perché Siz
era come mi chiamavano in famiglia
quando ero piccola, mentre Holly mi
sembrava un nome da cantante...
Il personaggio
Chi è
Cécile Cassel, all’anagrafe Cécile
Crochon, è nata a Parigi il 25
giugno 1982. Sorellastra dell’attore
Vincent Cassel, ha debuttato sul
grande schermo con «Vivante»
(2002) film di Sandrine Ray che ha
dato il via alla sua carriera di attrice
La carriera
Nel 2008 interpreta il ruolo di
Monìque in «Ex» di Fausto Brizzi
(nella foto con il protagonista Fabio
De Luigi), mentre l’anno successivo
si aggiudica il ruolo di Beatrice di
Borgogna nel film «Barbarossa»
di Renzo Martinelli
bionda».
Biondissima adesso lo è anche lei,
ma, soprattutto, è una cantante che
con il suo album di debutto, «My Name Is», non solo si è guadagnata ottime critiche nonostante il diffuso pregiudizio che c’è quando un’attrice si
propone come cantante, ma ha registrato il tutto esaurito con la sua tournée. «Non mi aspettavo che la risposta del pubblico sarebbe arrivata così
velocemente. Sono onorata e felice».
Ma la gioia più grande è stata «vedere
le persone ai miei concerti. I numeri
che crescono su iTunes o su YouTube
fanno impressione ma non ti soffermi
a pensare che dietro quei clic ci sono
persone vere. Quando le ho viste ai
miei concerti, mi sembrava incredibile fossero così tante».
E proprio i concerti ora «sono la
parte che mi piace di più». Salire sul
palco per cantare è simile a quando lo
si fa per recitare? «Per me è molto diverso. Quando recito devo interpretare la storia di qualcun altro. L’attore è
solo un pezzettino della storia di altri.
In questo caso invece la storia è la mia,
ne ho scritto ogni capitolo». Non è un
modo di dire. HollySiz non solo ha
composto le canzoni del disco, le ha
anche cantate e prodotte. E per festeggiare la sua nuova vita, si è anche stravolta il look: «Ho deciso di calcare
❜❜
Differenze
Quando recito
interpreto la storia di un
altro, quando scrivo un
brano la storia è la mia
l’acceleratore sul look che mi piace di
più: ecco i capelli biondissimi. Così
mi sento davvero me stessa».
Ed è questa la persona che si racconta nelle canzoni: «Descrivere questo disco è difficile perché è come se
dovessi descrivere me stessa. Ci ho
messo molto perché continuavo a lavorarci anche mentre facevo altro: gi-
ravo un film e nel frattempo scrivevo
le canzoni. Non ho mai abbandonato.
È un lavoro personale, che mi appartiene. Spero sia un album felice. Anche se ha un lato oscuro, penso non
manchi mai la speranza».
Se dovesse descrivere il suo stile,
sceglierebbe una parola «che mi piace tanto: glam rock, un rock un po’
Opera di Roma Zavalloni nell’opera di Bizet che apre Caracalla
«Sarò una Carmen incinta
Provocatoria ma più dolce»
Le prove
La cantante Cristina
Zavalloni (41 anni),
all’ottavo mese di
gravidanza, sarà la
protagonista di
«Carmen» (da George Bizet) nell’inedita
rilettura dell’Orchestra di Piazza Vittorio. Lo spettacolo
aprirà la stagione
estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle
Terme di Caracalla
ROMA — La Carmen indiana
dell’Orchestra di Piazza Vittorio
ha messo via i preziosi bolerini ricamati e aderenti. «Scoprono la
pancia, proprio non si può», dice
Cristina Zavalloni che dà volto,
voce e corpo alla prorompente sigaraia di Bizet. Ancora una volta
nel colorato e indisciplinato ensemble multietnico diretto da
Mario Tronco la vita è entrata
prepotente. Così nello spettacolo
che aprirà domani la stagione
estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla si vedrà una Carmen incinta, una figura trasgressiva. Più del solito.
«Manca un mese al parto —
racconta Cristina, cantante e
compositrice —. Questo spettacolo è un’avventura. Non ho idea
di cosa verrà fuori. Una donna
con il pancione fa germogliare
nel cuore dello spettatore mille
significati. Sarà certo una Carmen più provocatoria, ma anche
più dolce. È una donna che mi fa
tenerezza perché la sento sola,
tutta quella spacconaggine non è
reale: chi è veramente libero non
ha bisogno di dirlo. Però non mi
preoccupo del messaggio. Quan-
do lavori a qualcosa di bello puoi
lasciarti andare, affidarti alla musica e questo ti alleggerisce il cuore. Noi artisti siamo persone
semplici, vogliamo soltanto divertirci... come giullari di corte».
L’Orchestra che ha affascinato
Robert De Niro e Peter Gabriel,
nel 2013 ha conquistato anche il
Festival Les Nuits de Fourvière, a
Lione, con la rilettura dell’opera
La sfida
«Questo spettacolo è
un’avventura. Una donna
con il pancione fa venire
in mente mille significati»
di Bizet. La storia, almeno nell’ambientazione, è stata stravolta:
le atmosfere andaluse sono state
sostituite da suggestioni indiane.
E Carmen muore per mano di un
giovanissimo Don José, interpretato da Sanjay Khan, prodigio
della dinastia dei Dhoad, antica
famiglia di musicisti gitani. La
patina del tempo viene spazzata
via dai confronti con tante trage-
die moderne. «Carmen è una storia tristemente contemporanea
— racconta il regista Mario Tronco, che con il direttore dell’Orchestra Leandro Piccioni ha curato anche elaborazione musicale e
arrangiamenti —. Un fenomeno
che oggi si definisce con la parola
femminicidio, che in passato in
Italia veniva giudicato come delitto passionale, ma che, cambiando i termini, produce sempre lo
stesso risultato. Sono sempre gli
uomini ad ammazzare le donne».
Considerata l’erede di Cathy
Berberian («Rido quando lo dicono, perché so che non è vero»),
Cristina è una donna di cristallo
(per citare un suo album) dalla
voce impetuosa e suadente. «Non
sono procace, non ho quella sensualità prorompente legata a Carmen — sottolinea —. Sono longilinea, nervosa, il fuoco viene fuori da un’energia micidiale, androgina, spigolosa. Non ho
scimmiottato caratteristiche che
non mi appartengono. Preferisco
giocare sui punti di forza più che
sui limiti».
S. Cs.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
IL TRIBUNALE DELLE IMPRESE DI MILANO
SEZIONE IA CIVILE
Composto dai Signori magistrati:
dott.
Ciampi
Presidente relatore
dott.
Marangoni
Giudice
dott.
Zana
Giudice
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
Nella causa civile iscritta al numero di ruolo generale sopra riportato, promossa
DA
PIRELLI TYRE S.p.A. e DRIVER ITALIA S.p.A.
con gli Avv.ti Enrico Adriano Raffaelli e Michele Franzosi
- parte attrice CONTRO
YOKOHAMA ITALIA S.p.A.
[omissis]
- parte convenuta P.Q.M.
Il Tribunale,
non definitivamente pronunciando sulle domande;
accoglie
parzialmente le proposte domande attoree e, per l’effetto,
inibisce
alla convenuta Yokohama Italia l’ulteriore uso dei marchi individuati in atti e
contraffattori dei marchi attorei Mazza Logo e Driver, con penale di € 500,00
per ogni violazione dell’inibitoria;
ordina
il ritiro dal commercio degli oggetti contraffattori, nonché di tutto il materiale
pubblicitario correlativo;
ordina
la pubblicazione, per una volta ed a caratteri semplici, sul “Corriere della Sera”
e sulla rivista “Pneurama”, dell’intestazione e del dispositivo della presente
sentenza e ciò a cura di parte attrice ed a carico della convenuta;
dispone
procedersi ad un supplemento di istruttoria in ordine al risarcimento del
danno, per cui provvede con separata ordinanza;
rimette
al definitivo la disciplina delle spese anche di questa fase del presente
giudizio.
Milano, 29 maggio 2014
Il Giudice Estensore
(dott. Fernando Ciampi)
Tribunale di Milano
Concordato Preventivo Legnanoplastica
(già SIMAPLAST)
Srl in liq. - R.G.61/2013
AVVISO PER L’ACQUISIZIONE DI MANIFESTAZIONI
DI INTERESSE AVENTI AD OGGETTO CESSIONE
DI RAMO D’AZIENDA
Il Liquidatore giudiziale del Concordato Preventivo Legnanoplastica (già SIMAPLAST) Srl in liquidazione, senza vincolo alcuno per la procedura, invita a presentare, entro il
giorno 8 luglio 2014, manifestazioni di interesse non vincolanti aventi ad oggetto: • cessione del ramo d’azienda
costituito da stabilimento e uffici in San Giorgio Su Legnano, via Edison snc e dal complesso dei beni mobili organizzati per l’esercizio dell’attività di produzione di film
plastici per l’imballaggio. Maggiori informazioni possono
essere acquisite presso lo studio del Liquidatore giudiziale (Studio Buraggi - tel. 02.784851) all’indirizzo di
posta elettronica certificata [email protected]. Si precisa che il presente annuncio non costituisce proposta né offerta al pubblico ex art. 1336 c.c. né
sollecitazione al pubblico risparmio, né impegna in alcun
modo la procedura concordataria.
IL LIQUIDATORE GIUDIZIALE
DOTT. LORENZO BURAGGI
per essere completa». Poi la recitazione ha preso il sopravvento, ma «non
ho mai smesso di fare musica, anche
se in modo non professionale. Ora sto
dedicandole tutto il mio tempo».
La famiglia in questa scelta «mi
supporta moltissimo. Vengono a tutti
i miei concerti. Sono tutti felici per
me». Anche Monica Bellucci, sua ex
cognata: «Resta mia sorella, siamo
cresciute assieme». Adora l’Italia
«quando non si tratta di calcio» e in
futuro vorrebbe venirci più spesso di
quello che già fa: «È un posto dove mi
sento a casa. In generale amo viaggiare e continuare a farlo è uno dei miei
sogni per il futuro». E se dovesse svelarne altri... «Vorrei scrivere un secondo album. E anche un terzo, un quarto...».
Chiara Maffioletti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
AVVISO DI VENDITA DI TERRENO
La S.I.P.A. S.p.A. con sede in Perugia, via M. Fanti, 2/b, pone in
vendita il seguente terreno sito in Perugia, località Pian di Massiano:
terreno edificabile per destinazioni commerciali, direzionali
e artigianali per complessivi mq. 4.200 circa di altezza massima di mt. 6,50, individuato nel Catasto dei Terreni di Perugia
al Foglio 232, Particelle 723, 721, 725, 728, 730, 732, 736, 416,
740, 742, 734.
Importo a base d’asta € 1.588.000,00 con aggiudicazione al miglior offerente. Non sono ammesse offerte al ribasso. Presentazione offerte entro il 16/07/2014, ore 14.30 presso la sede della
S.I.P.A. S.p.A.
L’avviso di vendita integrale e l’allegata documentazione,
disponibili presso S.I.P.A. S.p.A., via M. Fanti, 2/b, Perugia, sono
richiedibili a mezzo email [email protected] e a mezzo fax al
n. 075/5732408 indicando le proprie generalità e recapiti.
Perugia, 16/06/2014
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Via M. Fanti, 2/b - Perugia
Tel. 075/5721938 - Fax 075/5732408 - E mail [email protected]
ESTRATTO DI BANDO DI GARA PER PROCEDURA RISTRETTA
1. Ente Appaltante: Aeroporti di Roma S.p.A. - Via dell’Aeroporto di
Fiumicino n. 320 - 00054 - Fiumicino (RM) - Telefono 0039/06/65952542,
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2. Appalto di fornitura: fornitura di n. 12 apparati di controllo per la rilevazione
automatica degli esplosivi (EDS) nei bagagli da stiva per l’aeroporto di
Fiumicino, conformi alla normativa ECAC (Standard 3), con velocità di movimento del nastro interno all’apparato di almeno 0,5 m/sec. (C.I.G. n.
5785005126). La Committente si riserva l’opzione, esercitabile entro 12 mesi
dalla data di sottoscrizione del contratto, di acquistare, a propria discrezione
e senza necessità di ulteriore accettazione da parte dell’Appaltatore, fino ad
un massimo di n. 12 ulteriori apparati della stessa tipologia ai medesimi
prezzi, patti e condizioni di cui al contratto.
3. Importo a base d’asta: € 14.400.000,00, I.V.A. esclusa.
4. Aggiudicazione ai sensi dell’art. 83 del D. Lgs. 163/2006: offerta economicamente più vantaggiosa in base ai seguenti criteri con i relativi punteggi massimi loro attribuibili:
a. Prezzo: 75
b. Altri criteri (che saranno specificati nella lettera di invito): 25
5. Le domande di partecipazione, comprensive di tutte le dichiarazioni e/o
documenti richiesti nella sezione terza del bando di gara integrale, dovranno, a pena di esclusione, essere inserite, firmate digitalmente, sul Portale
acquisti ADR, in apposita busta chiusa digitale, entro e non oltre le ore 15:00
del 14/07/2014.
6. Non è stata pubblicata preinformazione. Il bando di gara integrale è stato
inviato all’Ufficio delle Pubblicazioni Ufficiali dell’Unione Europea il
19/6/2014, che lo ha ricevuto in pari data ed è pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana 5^ Serie Speciale n. 70 del 23/6/2014 e sul
sito web dell’Ente Appaltante www.adr.it.
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Via Villari, 50
70122 Bari
Tel. 080 5760 111
Fax 080 5760 126
40
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
MondialiBrasile
4-1-4-1
rra
Con l’Inghilte
Rica
Con la Costa
4-1-4-1
Un tweet al giorno
Mario Balotelli @FinallyMario
Voglio sorridere ancora!
Anche se non sembra IO AMO
sorridere! Forza azzurri.
Sempre e comunque
3-5-2
Con l’Uruguay
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(Immobile)
✒
L'analisi
CORAGGIO OK
ADESSO
TOCCA A LORO
di DANIELE DALLERA
C
i vuole coraggio. È il
messaggio che
manda Cesare Prandelli
alla sua Italia e
all’Uruguay che si fa
forte della coppia gol,
Suarez & Cavani,
invidiata da mezzo
mondo. Forse in leggero
ritardo, il saggio c.t.
azzurro rivede certe
convinzioni, che
accompagnano ogni
grande allenatore,
spesso non comprese da
quegli altri 30 milioni di
commissari tecnici che
seguono da sempre con
spirito critico la
nazionale, e mette in
vetrina la sua coppia
inedita di bomber:
Balotelli & Immobile. S’è
sempre detto che non li
avrebbe fatti giocare
insieme, che Immobile
sarebbe stato
l’alternativa naturale a
Supermario nazionale,
che Prandelli non vedeva
di buon occhio la
convivenza tra il
milanista e il neo
attaccante del Borussia
Dortmund (ahinoi).
Prandelli dimostra con
questa mossa elasticità
nella riflessione, che sa
aggiornare certe
posizioni e cambiare
idea, non certo che possa
scopiazzare o prendere
in prestito le altrui
opinioni tecnico tattiche.
No, Prandelli osserva,
studia gli avversari,
riflette sugli errori
commessi, su certe scelte
che si sono rivelate
avventate, soprattutto
contro la Costa Rica, e
poi sceglie: la decisione
è sua, non è certo
condizionata da critiche
esterne. Addirittura
cambia modulo per
agevolare la coesistenza
di Balotelli e Immobile.
Adesso tocca a quei due
attaccanti ricchi di talento
(e non solo) non tradire la
fiducia di Prandelli. È la
loro grande occasione, un
colossale errore non
sfruttarla, eseguano alla
perfezione le indicazioni
del tecnico facendo capire
a tutti che Suarez & Cavani
sono sì una coppia
stellare, consacrata dai gol
e dai milioni di euro che
guadagnano, ma loro non
hanno nulla da invidiare
(e non solo dal punto di
vista dei guadagni).
Prandelli ha messo l’Italia
nelle loro mani (e nei loro
piedi): la prima cosa da
fare è metterci anche il
loro cuore. Solo così si
manda a casa l’Uruguay (e
Suarez & Cavani).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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RIG
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DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
NATAL — La difesa di ferro
della Juventus e la freschezza di
Ciro Immobile. Cesare Prandelli, sotto il sole cocente attenuato
dal maestrale, ha provato l’Italia
della speranza e, speriamo, della
resurrezione. Nell’ora della verità l’allenatore azzurro ha scelto
il blocco bianconero, trasferendo in nazionale la personalità e
le qualità della squadra migliore. Contro l’Inghilterra gli juventini in campo erano quattro,
contro Costa Rica sono saliti a
cinque. Stavolta, nell’appuntamento cruciale del nostro Mon-
Attesi
Mario Balotelli,
23 anni,
e Ciro
Immobile,
24 anni,
cercheranno
di trascinare
gli azzurri agli
ottavi: contro
l’Uruguay
serve la loro
brillantezza
in avanti
(Olympia)
Andiamo all’attacco
diale, sono addirittura sei su
undici.
L’ultimo dubbio Prandelli
l’ha risolto dentro il campetto
del Frasqueirao, lo stadio di Natal, sulla strada principale che
conduce nel cuore della città
moderna: Immobile dovrebbe
giocare dall’inizio accanto a Balotelli. Due punte (anziché una)
contro la crisi. Anche un messaggio al gruppo: accontentarsi
del pareggio può essere pericoloso. Meglio provare a vincere.
Una scelta che rispecchia la filosofia del tecnico. Immobile è
stato il capocannoniere del
campionato con 22 gol, è stato
appena acquistato dal Borussia
Dortmund per 19 milioni e
mezzo di euro ed è spinto da
un’intera nazione. Ciro, sorridente e scalpitante, è la medicina per risolvere l’anemia dell’attacco azzurro. Era la soluzione
L’Italia della speranza punta su Balotelli&Immobile
Prandelli risponde così alla coppia Cavani&Suarez
più probabile sin da sabato, ma
il c.t. ha voluto dormirci ancora
una notte prima di sciogliere le
riserve. L’idea di sostituire Balotelli con Immobile è stata subito
scartata per una serie di ragioni
ovvie. Mario è stato deleterio
contro Costa Rica, ma merita
Blocco Juve
Il c.t. si affida al blocco
Juve che sale a 6
presenze con Bonucci.
Dentro anche De Sciglio
una prova d’appello ed è, sulla
carta, il nostro giocatore di
maggior talento, uno dei pochi a
poter cambiare la partita in
qualsiasi momento. Lui, inoltre,
sembra voglioso di ben figurare. «Voglio sorridere ancora.
Anche se non sembra, mi piace
molto sorridere», il tweet postato dal milanista. Speriamo
che domani sera possa farlo insieme a tutta l’Italia. Intanto
meno tweet e più gol. Più concentrazione. Più feroce determinazione.
Di sicuro Prandelli ha scelto di
osare. Balotelli-Immobile sono la
L’arbitro
Dirige «Dracula» Rodriguez
L’arbitro di Italia-Uruguay è il 40enne
messicano Rodriguez, soprannominato
«Dracula» per i nerissimi capelli
impomatati di gel e pettinati all’indietro,
ma anche per la severità delle sue
direzioni. Gli azzurri incrociano le dita
anche per un altro motivo: oltre a Marco
e Antonio, di nome fa Moreno. Ha già
diretto Belgio-Algeria (1-1).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
risposta italiana a Cavani-Suarez.
Sulla carta il confronto tra le due
coppie non esiste. Meglio la loro:
più pronta e per adesso più brava. Ecco perché serve la squadra:
la difesa granitica della Juve; la
freschezza dei due terzini di
scuola Milan, Darmian e De Sciglio, che avranno il compito di
spingere sulle fasce ma al tempo
stesso dovranno essere lesti nei
ripiegamenti; la classe genuina di
Pirlo, che sarà il padrone del gioco anche se al suo fianco avrà il
talentino Verratti, l’altro regista,
stavolta impiegato da interno.
Marchisio sarà il terzo centro-
In ritiro Cena allargata, però chi ha moglie e figli tende a isolarsi
L’abbraccio delle famiglie
Ma non è gradito a tutti
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
Paura
Voragine
a 4 km
dallo stadio
Un’enorme
voragine che ha
inghiottito
baracche, auto e
materiali si è
aperta nella
favela di Mae
Luisa, a circa 4
km dallo stadio
di Natal, sede di
Italia-Uruguay.
La zona è stata
evacuata.
NATAL — Conta solo passare il
turno, scacciare i fantasmi, scivolare leggeri verso gli ottavi di un
Mondiale cominciato con il vento in
poppa e adesso accompagnato dall’incubo del fallimento. Prandelli
lavora su tutto: tattica, tecnica, anche sulla testa dei suoi discepoli.
«Cesare è lo psicologo della squadra», scherzava due giorni fa il professor Castellacci. L’allenatore sabato sera ha convocato nell’albergo
che ospita la nazionale le famiglie
dei giocatori. Una cena tutti insieme
per cementare lo spirito di gruppo
che, secondo alcuni spifferi, proprio per la presenza dei familiari
non sarebbe granitico. Per un motivo semplice e comprensibile: chi ha
moglie e figli tende a isolarsi. «Sono
Mogli Michela Quattrociocche (Aquilani) e Carolina Marcialis (Cassano) (LaPresse)
discorsi futili, possiamo anche parlarne, però alla fine non direi ciò
che penso. Noi dobbiamo dimostrare solo sul campo la nostra professionalità. L’anno scorso alla Confederations avere le famiglie accanto sembrava un valore aggiunto, ma
è inevitabile che se fai una scelta così impopolare ti apri alle critiche»,
l’analisi del capitano Gigi Buffon.
Come sempre quando vinci ogni
scelta è giusta e quando perdi la
stessa identica scelta è sbagliata.
Prandelli ha deciso per il ritiro al-
l’olandese, dando a tutti la possibilità di portare le famiglie nello stesso resort della squadra, ma in un’ala
a parte, con orari e regole diverse da
quelle dei giocatori. Lo ha fatto anche per evitare tentazioni sul posto
e, magari, cadere in qualche trappola come è successo l’anno scorso
agli spagnoli. Dall’Italia sono partite subito le famiglie di Cassano e
Marchisio e l’attrice Michela Quattrociocche, compagna di Aquilani,
che è appena rientrata in Italia. Poi è
arrivata Fanny per stare con Balotel-
li e via via le mogli di Immobile, Insigne, Darmian, Parolo, Thiago
Motta e Paletta. Anche la fidanzata
di Cerci e la nuova compagna di Pirlo. A Recife c’era Alena Seredova, ex
signora Buffon, che a dispetto della
crisi coniugale ormai acclarata si è
presentata allo stadio con i figli e,
soprattutto, con la maglietta di Gigi. Alla cena i famigliari erano una
quarantina: Chiellini aveva i genitori, Balotelli anche il fratello Enoch e
l’amico Antony. Un gruppone. Per
cementare l’intesa e non per creare
distrazioni. «Era così anche l’anno
scorso», ha chiuso la questione il
capo delegazione Demetrio Albertini. Inoltre a Natal i parenti non sono
nell’albergo dell’Italia, dove invece
ha preso alloggio Paolo Bonolis, in
Brasile con il figlio di dieci anni e il
manager Lucio Presta. Ieri il conduttore ha seguito pure l’allenamento a porte chiuse e domani tiferà sugli spalti. Speriamo che le sue
battute abbiano portato un po’ di allegria nel gruppo depresso per la
sconfitta con la Costa Rica.
a. bo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
in tv
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
Le partite di ieri
RIO DE JANEIRO
Girone H
BELGIO
RUSSIA
1
0
Sport 41
italia: 51575551575557
Le quote Snai
Le partite di oggi
PORTO ALEGRE
Girone H
MANAUS
Girone G
SAN PAOLO
Girone B
CURITIBA
Girone B
BRASILIA
Girone A
RECIFE
Girone A
COREA DEL SUD 2
ALGERIA
4
USA
PORTOGALLO
OLANDA
CILE
ore 18
Sky Mondiale 2
AUSTRALIA
SPAGNA
ore 18
Sky Mondiale 1
CAMERUN
BRASILE
ore 22
Raiuno, Sky Mondiale 1
CROAZIA
MESSICO
ore 22
Sky Mondiale 2
1
X
Australia – Spagna
Olanda – Cile
8,00
Croazia – Messico
Ottimismo Il portiere ci crede: «A noi vanno bene due risultati su tre, non è così male»
2,70
9,00
28,00
2,40
1,38
3,30
2,55
Camerun – Brasile
2
4,75
3,30
1,10
2,90
Gli avversari
Buffon: «Ora serve autostima
Se la posta è alta l’Italia risponde»
«Non siamo i più forti, ma abbiamo senso di appartenenza»
NATAL — Utilizza parole ricercate come
«panacea», «sciorinare» e «riverbero». Ha
l’aria disincantata perché «non ci sono certezze, anche se la storia dice che quando la
posta in palio è alta probabilmente riusciamo a rispondere meglio». Ma Gigi Buffon
non rinuncia a mostrare i muscoli del capitano di una nazionale orgogliosa. «E aperta
a tutto, perché uno dei nostri pregi è quello
di poter essere camaleontici. Mi auguro —
dice il numero azzurro — che questa duttilità possa portare ai risultati a cui tutti ambiamo. L’unico vero messaggio di ottimismo lo
possiamo lanciare con una grande prestazione».
Buffon sta vivendo una situazione personale particolare, dopo la separazione da Alena Seredova, che lo ha raggiunto qui con i
due figli. Venerdì è tornato in campo molto
tima prestazione avrà il suo peso: loro vengono da una vittoria che dà convinzione e
morale. Ma a noi servono due risultati su
tre: non è proprio male come situazione.
Anche perché noi non siamo quelli che hanno perso con la Costa Rica, contro cui non
siamo riusciti neanche a sprazzi a sciorinare
il gioco che si è visto contro l’Inghilterra».
Per la verità siamo anche quelli che hanno perso contro la Slovacchia nel 2010, dopo
i pareggi con Paraguay e Nuova Zelanda. Un
piccolo cult dell’horror calcistico che Buffon
non vuole rivivere: «Qui l’impegno è più
gravoso e difficile, ma in dieci competizioni
che ho fatto con la maglia azzurra solo l’anno scorso in Confederations ci siamo qualificati dopo le prime due giornate del girone.
Tutte le altre volte eravamo costretti a far risultato, fa parte del nostro Dna. Solo che
adesso ci portiamo dietro la sconfitta con la
Costa Rica che fa sembrare l’impegno da-
❜❜
Il rischio nel Dna
❜❜
Le scelte difficili
In dieci tornei con gli azzurri
solo in Confederations
ci siamo qualificati
dopo le due prime giornate
La coppia Balotelli-Immobile
sarebbe una novità, con tutti
i rischi ma anche i benefici
del caso. Parlerà il campo
più in fretta del previsto dopo la storta alla
caviglia che lo ha azzoppato alla vigilia del
debutto contro l’Inghilterra: «E questo mi
ha messo di buon umore. Mi ci voleva».
Purtroppo per lui è tornato in tempo per
quella che definisce «una brutta bordata»
contro la Costa Rica. Quindi adesso è già
tempo di dentro o fuori, in pieno stile azzurro: «Sarebbe un fallimento se venissimo eliminati — riconosce lo juventino — questo è
innegabile. Sarebbe una grande delusione
personale e di gruppo. Ma qui nessuno ha
paura di prendersi questo tipo di responsabilità. C’è bisogno di positività. Serve autostima, serve convinzione. Servono un cuore
caldo e una mente fredda».
Pretendere spiegazioni dopo la figuraccia
contro i Ticos non è facile. Il capitano della
nazionale non si tira indietro, ricordando,
magari anche a qualche compagno, «che
non siamo i più forti, ma una squadra che ha
sempre messo senso di appartenenza e attaccamento alla maglia. Il riverbero dell’ul-
vanti a noi ancora più difficile di quello che
realmente è».
Gigi rimpiange un amico e un campione
come Fabio Cannavaro («purtroppo fa parte
del passato») ma ritrova per intero la sua difesa juventina. Quando si parla del nuovo
attacco Balotelli-Immobile invece abbozza,
mandando messaggi trasversali: «Sarebbe
una novità, con tutti i rischi del caso, ma anche i benefici: sarà il campo a dire se è una
scelta giusta. L’importante è pensare al noi e
non all’io. Questa è una medicina che in un
certo momento può far sì che la squadra si
esprima al meglio». Più del tiki taka all’italiana? «Cinque giorni fa la ricerca del gioco e
del possesso palla sembrava la panacea e ora
la vogliamo archiviare. Mi sembra esagerato. Ma in questo momento, lo dico senza
spocchia, dobbiamo estraniarci da tutto ciò
che ci gravita attorno». Per tornare ad essere
davvero l’Italia. Davvero una squadra.
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
campista con licenza di attaccare
la profondità centralmente, in
modo da trasformare il 3-5-2
scelto da Prandelli in un 3-4-1-2.
Una squadra solida, esperta, con
una ventata di freschezza portata
da Verratti e da De Sciglio, che fa
l’esordio Mondiale così come Bonucci, sino adesso ai margini.
Una squadra senza mediani, nata
per tenere l’Uruguay lontano dall’area di Buffon, per costringere
la Celeste a preoccuparsi dei nostri attaccanti più che a rifornire
il pistolero Suarez e il matador
Cavani. Abbiamo a disposizione
due risultati su tre, ma in campo
bisogna andare per vincere.
Prandelli, prima del provino, ha
radunato il gruppo al centro del
campo per un lungo discorso
(dieci minuti). Ha chiesto a tutti
un atto di responsabilità. «L’Italia
ci guarda». Tornare a casa adesso
sarebbe una figuraccia. Il charter
dell’Alitalia ha già scaldato i motori e organizzato il rientro: partenza mercoledì pomeriggio alle
17,30 ora di Rio. Nessuno vuole
salire su quell’aereo.
Alessandro Bocci
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Paolo Tomaselli
Capitano Gigi Buffon, 36 anni, in azione (Aldo Liverani)
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Il fenomeno Abbiamo rinnegato il nostro marchio di fabbrica. L’ultimo gol così è stato quello di Del Piero alla Germania nel 2006
Il contropiede: inventato, esportato e poi dimenticato
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SAN PAOLO — L’ultimo contropiede della storia del calcio italiano si verifica il 4 luglio 2006 in una calda notte di Dortmund, al
Westfalenstadion. È il minuto 120+2, come
recitano i brogliacci Fifa e l’Italia è in vantaggio per 1-0 nella semifinale della Coppa
del Mondo contro la Germania, gol di Grosso (119’). La Germania attacca. Cannavaro,
in quel torneo un incrocio tra l’Uomo Ragno
e Iron Man, respinge (due volte) un pallone
di testa e poi lo lascia a Totti che allunga in
verticale a Gilardino che racconterà: «Sentivo Del Piero urlare: arrivo, arrivo». Il capitano della Juventus si fa tutta la fascia di corsa, ma ha ancora fiato e lucidità: Gilardino
difende bene il pallone al limite dell’area
con un tedesco alle spalle e, senza guardare,
lo manda avanti. Del Piero lo colpisce con il
piatto a giro di prima, 2-0 e siamo a Berlino.
È storia.
Da allora il contropiede, marchio di fabbrica del nostro calcio, è andato in archivio
insieme con il brogliaccio ufficiale di quella
partita. Nel senso che noi non lo pratichiamo più. Cresciuti a catenaccio e contropiede, ora ci vergogniamo a pronunciare questi termini. Ma, ammesso che il catenaccio
sia una cosa brutta (lo possiamo mascherare: come l’avarizia diventa un’intelligente
gestione delle proprie finanze, il catenaccio
2006 Del Piero fa gol alla Germania (Reuters)
può essere rinominato: un’attenta manovra
difensiva), il contropiede non lo è di certo. E
infatti, ora che noi ce ne siamo liberati come
un retaggio del passato, tutti gli altri se ne
sono impossessati. Il Belgio ha appena battuto la Russia con una micidiale ripartenza
(a proposito di alleggerimento dei termini)
con palla conquistata davanti alla propria
area. Lo stesso aveva imbandito all’Algeria
nella prima partita (rete del napoletano
Mertens). L’Olanda possiede il più grande
contropiedista esistente, Arjen Robben (rivedere i gol alla Spagna e all’Australia). La
Francia, contro la Svizzera, ha messo in piedi uno spettacolo pirotecnico con Benzema
terminale perfetto. La Germania è micidiale
nel verticalizzare la sua azione offensiva.
Sabato si sono esibiti nel contropiede anche
i giocatori di Iran e Ghana, i primi mancando di pochissimo (causa esperienza) il gol
contro l’Argentina, i secondi annichilendo
la Germania e sprecando per un passaggio
troppo ritardato, nel finale, un’azione in cui
erano in vantaggio 4 contro 2.
E noi? Ora che il tiki-taka percorre il suo
Sunset Boulevard con l’eliminazione dei
maestri spagnoli, noi sembriamo volercene
appropriare. Il problema è culturale. È vero
che la grande rivoluzione sacchiana ha portato una nuova consapevolezza nel calcio
italiano e un gioco più propositivo, ma questo non presuppone la cancellazione del
contropiede. Il controllo non esclude la capacità di sfruttare gli spazi, all’occorrenza.
Eppure. Sembra che una epidemia abbia
cancellato il contropiede. La squadra che ha
dominato il calcio italiano negli ultimi tre
anni, la Juventus di Antonio Conte, ad
esempio, non lo prevede. A memoria ricordiamo qualche verticalizzazione, ma nulla
di più. Nel campionato italiano concluso a
maggio senz’altro il gruppo più brillante, in
questa noble art, è stato quello della Roma
con Gervinho protagonista assoluto. E con
lui Alessandro Florenzi, un giocatore che
avrebbe potuto fare comodo a Prandelli per
tirare fuori il contropiede azzurro dalla naftalina.
Roberto Perrone
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Maestro Oscar Washington Tabarez (Afp)
Suarez fa paura
ma l’Uruguay
non è perfetto
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
NATAL — C’è qualcosa di peggio che perdere
1-0 con la Costa Rica alla seconda partita?
Certo. E l’Uruguay lo sa bene: dal 1970 la
Celeste non vince al debutto mondiale, ma
andare in vantaggio contro i
centroamericani e poi prendere i tre gol che
adesso la costringono a battere l’Italia per
poter passare il turno era impensabile. Il
successo contro l’Inghilterra, con il rientro di
Luis Suarez a un mese dall’operazione al
menisco, è stata il primo contro una squadra
europea dopo quindici partite ai Mondiali: i
giocatori uruguaiani che pure ci conoscono
in modo approfondito, soffrono gli azzurri,
contro cui hanno perso ai rigori il terzo
posto in Confederations un anno fa. Il 2-1
contro gli inglesi ha confermato che la
squadra è composta da un fuoriclasse come
Suarez più altri dieci giocatori. Adesso la
tenuta dell’attaccante del Liverpool dopo la
gara di rientro, filata via sull’onda
dell’entusiasmo, è tutta da verificare e sarà
una delle chiavi
della partita:
Qualità
perfino El Matador
Il centrocampo Cavani è cresciuto
ha poca qualità nella seconda
partita soprattutto
e Godin ha le
in funzione del
gomme sgonfie Pistolero, a cui ha
servito un assist.
Nella prima gara, in
cui aveva segnato su rigore il gol del
vantaggio, l’ex stella del Napoli era rimasto
troppo isolato in avanti. L’Uruguay,
particolare non secondario, soffre il caldo
quanto noi. A Montevideo è autunno e a
Fortaleza nella prima partita la squadra di
Tabarez ha pagato tantissimo la temperatura
elevata e l’umidità tropicale. Giocare ai 15
gradi di San Paolo contro Rooney e soci ha
risollevato la Celeste che è arrivata ieri sera a
Natal, ma un nuovo sbalzo termico può farsi
sentire. Se Italia-Inghilterra ha avuto la
percentuale più alta di passaggi utili (92,2%),
Uruguay-Inghilterra ha avuto quella più
bassa (75%). Segno che i sudamericani come
sempre fanno giocare male l’avversario,
certo. Ma anche che hanno poca qualità nella
manovra e sono piuttosto lenti nel recupero
del pallone, sia con la difesa che col
centrocampo, composto da corridori come il
laziale Gonzalez e da mazzolatori come l’ex
palermitano Arevalo Rios. Lodeiro, uomo di
raccordo con le due punte nel 4-3-1-2 che
diventa 4-4-2 non convince. La squadra di
Tabarez è anche la più sanzionata del torneo
con quattro gialli e un rosso: storicamente
una costante di questa nazionale che fa della
«garra charrua» il suo motore, ma che nel
finale contro la Costa Rica ha perso la testa.
La difesa contro Bolanos e Campbell ha
subito due gol su palle inattive: anche il
solidissimo Godin ammirato nell’Atletico
Madrid sembra arrivato in Brasile con le
gomme un po’ sgonfie. E il portiere Muslera,
ex Lazio, è ricordato a Roma per le sue
topiche. Da allora è cresciuto molto, senza
diventare una sicurezza. Il maestro Tabarez,
molto invecchiato, ha Suarez, l’alunno più
forte e indisciplinato. Ma ha anche il registro
pieno di segnacci rossi.
p.tom.
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42 Sport
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Mondiali
Brasile
Nuovi equilibri
Poker
L’Algeria
si scatena
la Corea
esce a pezzi
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
PORTO ALEGRE – L’Algeria
all’esordio con il Belgio era
stata in vantaggio 70’ prima
di perdere 2-1 in extremis.
Non era un caso. Ieri il suo
potenziale si è scatenato
contro la Corea del Sud,
impresentabile per un
tempo e svegliatasi troppo
tardi quando gli avversari
hanno mollato la presa. La
squadra allenata dal
bosniaco Halilhodzic non
solo è la prima africana a
compiere l’impresa di
segnare 4 gol in una partita
della Coppa del Mondo, ma
sale al 2° posto nel girone e
sogna legittimamente gli
ottavi. Tutto si deciderà
contro la Russia giovedì a
Curitiba, dove gli africani
voleranno da favoriti.
Sempre che giochino come
il primo e non come il
secondo tempo. Ieri si è
deciso tutto in 45’. Troppo
distratta la Corea dietro e 3
gol, meritati, degli algerini,
tecnici, veloci e cinici: ha
aperto Slimani (lancio di 46
metri di Medjani, il
centravanti sfonda fra
stopper leggeri come
piume), ha proseguito
Haliche di testa su corner di
Djabou (il portiere Jung a
farfalle) e ha chiuso Djabou
su assist di Slimani. Nella
ripresa la Corea si è svegliata
accorciando con Son Heungmin e, proprio quando dava
l’impressione di poter fare la
clamorosa rimonta,
l’Algeria, nel suo momento
peggiore, ha trovato una
gran combinazione sull’asse
Fegouli-Brahimi e ha chiuso
il match. Inutile così il 2-4
coreano di Koo Ja-cheol. La
Coppa per gli asiatici, a
meno di un successo sul
Belgio e combinazioni
favorevoli sulla differenza
reti, è praticamente finita.
al. p.
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Corea del Sud
Algeria
2
4
Marcatori: Slimani 26’, Halliche
28’, Djabou 38’ p.t.; Son Heungmin 4’, Brahimi 17’, Koo 27’ s.t.
COREA DEL SUD (4-4-2): Jung
Sung-ryong 5; Lee Yong 5, Hong
Jeong-ho 4, Kim Young-gwon 4,
Yun Suk-young 5; Lee Chungyong 5,5, Han Kook-young 5
(Dong-Won Ji s.v. 33’ s.t.), Ki
Sung-yueng 5, Son Heung-min
6,5; Koo Ja-cheol 6, Park Chuyoung 5,5 (Kim Shin-Wook 6 12’
s.t.). C.t..: Hong Myung-bo 5
ALGERIA (4-2-3-1): M’Bolhi 6,5;
Mandi 5,5, Bougherra 5
(Belkalem s.v. 44’ s.t.), Halliche
6,5, Mesbah 6; Medjani 7,
Bentaleb 6,5; Feghouli 7, Brahimi
7 (Lacen s.v. 32’ s.t.), Djabou 7
(Ghilas s.v. 28’ s.t.), Slimani 7.
C.t.: Halilhodzic 6,5
Arbitro: Roldan (Colombia) 6
Ammoniti: Lee, Bouguerra, Han
Recuperi: 2’ più 4’
Già qualificata Michael Barrantes della Costa Rica:
a sorpresa la squadra di Pinto ha battuto Inghilterra e Italia (Afp)
Adios Iker Casillas si dispera dopo l’eliminazione
della Spagna: finisce il ciclo dei campioni (Action Images)
Con onore Jahan Bakhsh: l’Iran ha perso contro l’Argentina
solo per un gol capolavoro di Leo Messi al 46’ (LaPresse)
Un torneo pazzo: sorprese per tutti i gusti
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
RECIFE — È il Mondiale delle sorprese. Ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i gusti. La più clamorosa resta quella
della Costa Rica, che si è qualificata agli
ottavi di finale con una giornata di anticipo nel gruppo D, quello dei tre campioni del mondo (Italia, Uruguay e Inghilterra). Paulo Wanchope, il più famoso fra i giocatori costaricensi del
passato (ex attaccante di Derby County,
West Ham e Manchester City), ora vice
del c.t. Pinto, è di parere opposto: «Noi
sorprendenti? E perché? Abbiamo
sempre creduto alla possibilità di andare avanti; il calcio non è deciso dalla
maglia che indossi. Con il lavoro e il sacrificio, puoi vincere contro chiunque.
Noi vogliamo fare ancora di più. Siamo
parte della storia, perché nessuno
avrebbe puntato un solo dollaro sulla
nostra qualificazione, ma eccoci qua,
pronti a battere domani anche l’Inghilterra».
Spagna fuori dopo due partite: mai successo ai campioni
Iran e Costa Rica le squadre più organizzate, Francia super
È più che una sorpresa pensare che
oggi contro l’Australia andrà in campo
la Spagna, che è già eliminata, dopo il
triplete 2008-2010-2012 (EuropeoMondiale-Europeo), che è passato alla
storia perché mai riuscito a nessuna
squadra europea e dopo che i club spagnoli avevano appena vinto Champions League ed Europa League. Negli
ultimi sessant’anni, altre tre volte la
squadra campione in carica era uscita
dopo la prima fase (Brasile 1966, Francia 2002, Italia 2010), mai però era accaduto che questo avvenisse dopo sole
due gare. Ma quando si arriva al Mondiale dopo una stagione nella quale i
giocatori hanno bruciato tutto fra Liga
e coppe, capita. E non era del tutto
scontato che gli inglesi si sarebbero
bruciati le speranze di qualificazione in
appena 180’, anche se forse c’era troppo ottimismo alla partenza da Londra
della squadra di Hodgson. L’Olanda si è
presentata da vicecampione del mondo, ma c’erano molte perplessità su
quanto avrebbe potuto fare in un girone con Spagna e Cile. Invece ha sorpreso la qualità del gioco, la freschezza di
alcuni suoi interpreti, la facilità in fase
offensiva, giusto omaggio all’Olanda
del calcio totale, scoperto in tv quarant’anni fa al Mondiale in Germania.
Anche se in Brasile aleggia sempre
l’ombra del Maracanaço 1950, è quantomeno insolito scoprire che la Seleçao, dopo due giornate, non è ancora
qualificata e rischia il primo posto nel
girone, dopo lo 0-0 con il Messico a
Fortaleza. L’Argentina, invece, è già agli
ottavi, ma a parte il pessimo calcio che
ha espresso e la grandezza di Messi, resta il fatto che sabato è riuscita a battere l’Iran al 46’ della ripresa, dopo essere
stata graziata dall’arbitro (rigore contro non fischiato). L’Iran, insieme con
la Costa Rica, ha dimostrato di essere la
squadra più organizzata del Mondiale,
grazie all’alto magistero tecnico-tattico
del portoghese (nato in Mozambico)
Carlos Queiroz, 61 anni, che lascerà la
panchina iraniana, per inseguire una
nuova avventura e qualificarsi al Mondiale 2018 con la quinta nazionale diversa. Non male, come risultato, per
una squadra costretta a far quasi tutto
da sola, perché non trovava nemmeno
gli avversari per le amichevoli.
Ha sorpreso fin qui anche la Francia,
dopo il disastro combinato nel 2010,
con l’ammutinamento verso il c.t. Domenech: Deschamps ha messo insieme
una squadra che per ora stravince (3-0
all’Honduras, 5-2 alla Svizzera) e diverte. Capitolo-Africa: sorprendente,
in senso negativo, il Camerun, forse la
peggiore delle squadra viste al Mondiale, svogliata e svuotata. In senso positivo, il Ghana, che pure aveva sfiorato
le semifinali nel 2010, ma che ha messo
alle corde la Germania (2-2), andando
vicino alla vittoria in tre occasioni. Fra
le asiatiche, ci si aspettava di più dal
Giappone, che domani si gioca la qualificazione con la Colombia (non una
sorpresa, però sta facendo benissimo,
come il Cile): la squadra di Zaccheroni
era stata molto più convincente nelle
qualificazioni e alla Confederations
Cup. Ma il Mondiale è un torneo dove
tutto è complicato. Anche troppo.
Fabio Monti
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Girone F Grondona: «Maradona un gufo»
Nigeria , ottavi vicini
Bosnia già eliminata
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
CUIABÀ — La Bosnia è la prova che la fortuna è cieca, ma la
sfiga ci vede benissimo. Un gol
regolare di Dzeko annullato dalla disastrosa terna arbitrale neozelandese sullo 0-0; un probabile fallo di Emenike su Spajic nell’azione che ha portato al gol di
Odemwingie; un palo di Dzeko
nei minuti di recupero. È finita
così l’avventura dell’unica debuttante al Mondiale. Resta da
giocare l’ultima, contro l’Iran,
ma conterà solo per i persiani.
Non è stata, però, solo sfortuna. La Nigeria ha giocato una
gara coraggiosa, con Odemwingie aggiunto a Emenike in attacco, mentre Susic ha continuato
con Dzeko solo in avanti e con
l’inutile Misimovic che toglieva
spazio a Pjanic, il migliore dei
bosniaci, assieme al promettente Besic, centrocampista difensivo che gioca in Ungheria, al
Ferencvaros, ed è sul taccuino di
molti club.
Arrivare al Mondiale per la
Bosnia — una nazione con meno di 4 milioni di abitanti, il 45%
di disoccupazione e le ferite delle guerra aggravate nelle settimane scorse dalle inondazioni
— è stata comunque un’impresa. Il c.t. Safet Susic, che non ha
fatto una gran figura facendo
entrare come terza e ultima sostituzione il nipote Tino, dovrebbe lasciare la panchina al
rientro dal Brasile. È stato più
grande da giocatore che da allenatore.
La Nigeria, dopo lo 0-0 con
l’Iran, è apparsa in crescita e
nell’ultima partita del girone
contenderà all’Argentina il primo posto, anche se un pareggio
farebbe felici tutte e due le squadre.
Andrà così? Se lo chiede anche il c.t. Sabella, in dubbio se
risparmiare Messi e Di Maria
mercoledì a Porto Alegre. Chissà
cosa ne pensa Maradona, che è
stato protagonista dell’ennesimo scontro con il presidente
della Federazione. Grondona gli
ha dato del «gufo», dicendo che,
contro l’Iran, l’Argentina ha segnato solo nel recupero perché
Maradona aveva lasciato il suo
posto in anticipo. Diego ha detto che ne parlerà con i suoi avvocati e ha risposto, davanti a
una telecamera, con il dito medio alzato.
Luca Valdiserri
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Nigeria
Bosnia
1
0
Marcatore: Odemwingie 29’ p.t..
NIGERIA (4-2-3-1): Enyeama 7;
Ambrose 6, Yobo 6, Omeruo 6,
Oshaniwa 6; Onazi 6, Obi Mikel
6,5; Musa 6 (Ameobi 6 20’ s.t.),
Babatunde 6,5 (Uzoenyi s.v. 30’
s.t.), Odemwingie 7; Emenike
7,5. C.t.: Keshi 6,5
BOSNIA (4-2-3-1): Begovic 7;
Mujzda 6, Sunjic 5, Spahic 4,
Lulic 4 (Salihovic 6 12’ s.t.; Besic
7, Medunjanin 5 (T. Susic 5 19’
s.t.); Hajrovic 5,5 (Ibisevic 5,5
12’ s.t.), Misimovic 4, Pjanic 7;
Dzeko 6. C.t.: S. Susic 4,5
Arbitro: O’Leary (Nuova
Zelanda) 4,5
Ammoniti: Medunjanin, Obi
Mikel
Recuperi: 2’ più 3’
Campione
Edin Dzeko
bambino palleggia
tra le rovine
di Sarajevo e,
a destra, in campo
contro la Nigeria
(Epa)
Pianto e orgoglio
Il sogno svanito
della generazione
rinata dal nulla
da uno dei nostri inviati ALDO CAZZULLO
NATAL — Quando i mortai
sparavano sul mercato di Sarajevo, la sua città, Edin Dzeko
aveva otto anni e giocava a pallone per strada: un giorno sua madre lo richiamò strillando con
particolare convinzione, lui a malincuore le diede retta; poco dopo
la piazza dove si ritrovavano i ragazzi fu devastata da un’esplosione. Quando l’Europa perdeva
la propria dignità e i miliziani di
Mladic — e della Tigre Arkan,
tutt’ora onorata nelle curve italiane: un guerrigliero che si diceva comunista acclamato da ultrà
che si dicono fascisti — massacravano i musulmani di Srebrenica, Miralem Pjanic era un bambino dell’asilo: i genitori lo portarono via da Tuzla e fuggirono in
Lussemburgo. Solo l’intervento
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
❜❜
Sport 43
italia: 51575551575557
Certo che ci credo ancora, abbiamo giocato per vincere
e preso un gol in contropiede. Ora non ci resta che battere l’Algeria
Fabio Capello, c.t. della Russia
❜❜
Missione compiuta. Anche questa volta sono stati decisivi i cambi,
i ragazzi entrati freschi dalla panchina: faceva molto caldo
Marc Wilmot, c.t. del Belgio
Promossi Decide la rete di Origi dopo i fischi del Maracanà
I portieri rivelazione
Il Belgio al fotofinish
mette nei guai Capello
Russia
Marcatore: Origi 43’ s.t.
Russia k.o. all’88’, Hazard e compagni qualificati
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
RIO DE JANEIRO — La sofferenza del Belgio termina all’88’,
quando già l’insofferenza del
pubblico del Maracanà contro la
Russia si era da tempo manifestata con fischi, buuu e cori che
più o meno dicevano «Vergogna, che brutto calcio, roba da
serie B».
Il che è piuttosto strano:
quando Hazard, che da pochi
minuti si è risvegliato dal sonnellino iniziato alla mezz’ora del
primo tempo, va via sulla sinistra e mette in mezzo un pallone
perfetto per Origi che da dentro
l’area la piazza sotto la traversa,
tutto si può dire della squadra di
Fabio Capello tranne che stesse
giocando un brutto secondo
tempo. Per carità, il calcio spettacolo resta un’altra cosa, però
non è che fino a quel punto si
potesse dire che il Belgio aveva
mostrato miracoli.
Era partito meglio, questo sì.
Con Mertens dall’inizio, terzo a
destra nel 4-2-3-1. E, dietro di
lui, rispetto all’esordio con l’Algeria Wilmots aveva messo Fellaini di fianco a Witsel, e non solo con l’intenzione di fare densità a centrocampo. L’idea si rivela
giusta: la diga funziona, Hazard
a sinistra e (soprattutto) Mertens a destra creano un sacco di
problemi a Kozlov e Kombarov, i
laterali di uno schieramento
russo teoricamente gemello, ma
più schiacciato e con il forte sospetto che don Fabio abbia detto
a Glushakov di seguire Fellaini
anche dal parrucchiere. E poi c’è
De Bruyne, che prima con una
ripartenza e poi tagliando
splendidamente il campo da si-
1
0
Belgio
BELGIO (4-2-3-1): Courtois 6;
Alderweireld 5,5, Van Buyten 6,
Kompany 5,5, Vermaelen 6
(Vertonghen 6 31’ p.t.); Witsel 6,
Fellaini 6; Mertens 6,5 (Mirallas 6 30’
s.t.), De Bruyne 6, Hazard 7; Lukaku
5 (Origi 7 12’ s.t.). C.t.: Wilmots 6,5
RUSSIA (4-2-3-1): Akinfeev 6;
Kozlov 6 (Eschchenko 6 17’ s.t.),
Berezutskij 6, Ignashevich 6,
Kombarov 5; Glushakov 6,5, Faizulin
6,5; Samedov 6,5 (Kerzhakov s.v. 45’
s.t.), Shatov 6 (Dzagoev s.v. 38’ s.t.),
Kanunnikov 7; Kokorin 5,5. C.t.:
Capello 6
Arbitro: Brych (Germania) 6
Ammoniti: Glushakov, Witsel,
Alderweireld
Recuperi: 2’ più 3’
Punteggio pieno
Il 19enne Divock Origi salta Berezutskiy e realizza il gol che regala
il successo sulla Russia e la qualificazione del Belgio agli ottavi. La
squadra guidata da Wilmots aveva
battuto 2-1 anche l’Algeria (Epa)
nistra a destra con un calcio di
40 metri, avvia due volte l’esterno del Napoli. La prima volta
mette in mezzo un pallone basso e ovvio per Lukaku. La seconda tira, ma Akinfeev respinge.
Visto il sole che batte sul Maracanà, sarebbe inesatto dire
che a quel punto per il Belgio si
spegne la luce. Certo è che la
Russia mette fuori la testa un po’
più stabilmente, dopo il tiro
spot di Faizulin, al 12’. Al 25’
Kannunikov entra in area, quello che Alderweireld vorrebbe
tanto colpire è il pallone e invece
è il piede, ma l’arbitro fa giocare.
Un’esortazione che la Russia decide di fare sua: Kannunikov
tardivo di Clinton e della Nato
spezzarono l’assedio di Sarajevo
e fermarono la pulizia etnica. Per
molti ragazzi che non erano potuti fuggire fu troppo tardi.
La Bosnia è la cattiva coscienza del mondo. Anche per questo
in Brasile è stata accolta con simpatia da tutti ( tranne che dagli
arbitri). Oggi un Paese che vent’anni fa non c’era se la gioca quasi alla pari con le grandi del calcio, a conferma che non è vero che
la storia peggiora e un tempo tutto era meglio. Per imprimere la
propria esistenza nella memoria
del pianeta, la Bosnia porta sulla
maglia, all’altezza del cuore, la
mappa geografica del Paese. E sabato sera, nello stadio che si chiama come un’altra regione periferica del mondo, il Pantanal, nel
12
presenze
del Belgio
alla fase
finale della
Coppa
del Mondo
4°
posto
il miglior
piazzamento,
nell’86
cuore del Mato Grosso, i bosniaci
si sono accattivati il favore del
pubblico internazionale anche
per i torti subìti contro la Nigeria: Dzeko fermato davanti al
portiere per un fuorigioco inesistente, il capitano Spahic abbattuto dal centravanti avversario
sull’azione del gol. Alla fine hanno salutato il Mondiale senza badare all’orgoglio: quasi tutti
sdraiati sul prato a piangere. I
brasiliani hanno capito, e se al
Maracanà contro l’Argentina
avevano tifato Bosnia per dispetto, l’altra sera hanno applaudito
sinceramente. Dzeko, che ha più
uso di mondo, ha affettato noncuranza ed è andato a salutare i
nigeriani uno a uno. Alla fine però ha pianto anche lui.
La stessa sorte che ha riservato
alla Bosnia anni di guerra e di
sangue, nell’indifferenza del
mondo, ha fatto sì che in quella
terra martoriata crescesse una
generazione di campioni. Quasi
tutti sono dovuti fuggire all’estero per poter giocare a calcio: Ermin Bikakcic in Germania, Haris
Medjunanin in Olanda, Asmir
Begovic, il portiere che l’altra sera
si è lasciato passare la palla tra le
gambe (ma ha parato tutto il resto), in Canada. Pjanic è un giramondo che parla sei lingue, bosniaco, inglese, tedesco, lussemburghese, francese e, da quando
gioca nella Roma, l’italiano; Senad Lulic, l’eroe della città laziale
che continua a scrivere il suo nome sui muri per ricordare il gol
nella finale della Coppa Italia
impegna Courtois da fuori,
Faizulin tira alto, ma soprattutto
Kokorin si mangia un gol enorme. Il cross di Glushakov da sinistra è perfetto, anche perché
Kompany dorme, ma il centravanti russo nemmeno centra la
porta.
Nella ripresa Samedov s’impossessa della fascia destra,
benché sia quella assolata. Come con l’Algeria, Wilmots toglie
Lukaku per Divock Origi e infine fa esordire al Mondiale Kevin
Mirallas (per Mertens). Sono le
contromosse del c.t. belga di
fronte a una Russia che, senza
mai costruire niente di davvero
pericoloso, si è comunque presa
2013, è cresciuto in Svizzera negli
Young Boys; Zvejezan Misimovic
è nato in Germania da due emigrati di Bosanka Gradiska ed è
tornato in patria dopo essere stato scartato dal Montenegro; Vedad Ibisevic, l’attaccante che fece
il gol decisivo per portare la squadra in Brasile, e che contro l’Argentina ha segnato il primo gol ai
Mondiali nella storia della Bo-
Monito al mondo
Sulla maglia, all’altezza del
cuore, c’è impressa la mappa
geografica del Paese, a
ribadire la propria esistenza
snia, si è formato a Saint Louis,
Missouri. L’unico a essere rimasto sempre a Sarajevo è Dzeko.
Anche per questo è il più popolare. Ora vive in Inghilterra, ha appena vinto la premier con il Manchester City, guadagna 9 milioni
di euro lordi l’anno.
La nazionale racchiude in sé
tutte le etnie, e da tutte viene sostenuta. La barba islamica di
Aris Medunjanin convive con la
fede ortodossa dei giocatori di
origine serba e con i cattolici di
radici croate. «Siamo tutti bosniaci, e basta» dice il c.t., che è nato
a Zavidovici, sulle rive della Bosna, il fiume che dà il nome alla
patria, e ha giocato 600 partite
nel Sarajevo, segnando 400 gol.
Per la generazione che fu ragazza
negli anni 70, Safet Susic è parte
il campo e prova a vincere la
partita («proprio questo volevo
fare mettendo Dzagoev», spiegherà più tardi Capello). Ma il
Belgio dei ragazzi ha la cattiveria
dei grandi. Mirallas centra il palo con una punizione rasoterra,
ma intanto Hazard ha ripreso a
correre a un’altra velocità. Prima
ci prova da solo, con slalom e tiro fuori di pochissimo. Poi l’assist per Origi, che in un colpo
solo chiude la partita e il discorso qualificazione. Quello cui Capello giustamente dice di credere ancora. Che l’Algeria battesse
o meno la Corea del Sud.
Tommaso Pellizzari
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della memoria collettiva, come le
diapositive, il meccano, il subbuteo e i gettoni del telefono. Classico giocatore della nazionale jugoslava: geniali presi uno per uno;
quasi sempre un disastro tutti insieme. Dopo il Mondiale spagnolo, Torino e Inter lo chiamarono
in Italia. Per non deludere nessuno, Susic firmò per entrambe. Finì al Paris Saint Germain. In
un’amichevole con gli azzurri ci
aveva rifilato tre gol: era il 1979,
da allora nessuno ci è più riuscito.
In Bosnia il calcio è stata la prima cosa a rinascere. La nazionale
giocò la prima partita — contro
l’Albania — il 30 novembre 1995,
pochi giorni dopo gli accordi di
Dayton che posero fine a tre anni
e mezzo di guerra civile. La prima
vittoria importante, tanto per
cambiare, fu sull’Italia di Sacchi,
vicecampione del mondo: 2-1 a
Sarajevo. Per due volte la strada
verso il Mondiale è stata sbarrata all’ultima partita dal Portogallo di Cristiano Ronaldo. Ma questa generazione meritava la consacrazione del Brasile. E il caso, o
forse l’esosità della federazione,
accusata di aver chiesto una tangente per farlo giocare, ha tolto
alla nazionale il suo figlio più illustre: Zlatan Ibrahimovic, che
sognava di vestire la maglia del
Paese di suo padre. E chissà
quanti ragazzi che non sono diventati calciatori avrebbero potuto giocare l’altra sera, e battere la
Nigeria.
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Navas, Ochoa e Haghighi,
l’iraniano bello e mai banale
Non solo folklore tra i pali
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
RIO DE JANEIRO — L’equazione tanti gol = portieri e difese scarse è uno
dei capisaldi del calcio. Il Mondiale brasiliano viaggia a una media di 2,8
gol a gara ma, tolta qualche papera fisiologica (il russo Akinfeev contro la
Corea del Sud) e il crollo verticale di Casillas, i portieri se la sono cavata
molto bene. E non parliamo dei soliti noti, tipo Neuer, Buffon, Lloris e
Julio Cesar. I migliori vengono da Paesi con poca tradizione e scuole
magari efficaci ma spesso folkloristiche. Di Keylor Navas (27 anni, 1.84 per
78 kg) parlavano bene i conoscitori della Liga o chi aveva letto la spavalda
intervista, pubblicata in tempi non sospetti
dalla Gazzetta dello Sport, in cui chiariva
all’Italia che nel gruppo della morte c’era un
solo posto disponibile per gli ottavi di finale,
perché il primo era già stato prenotato dalla
Costa Rica. Navas, con il Levante, è stato eletto
secondo miglior portiere del campionato,
dopo il belga Courtois, ed è quello che ha
effettuato più parate. È in scadenza di
contratto nel giugno 2015, ha una clausola di
8 milioni. Interessa a tante squadre, la più
avanti sembra il Porto. Il suo segreto è la
dieta: il preparatore del Levante lo ha fatto
dimagrire 4 chili e, da allora, vola. Il
Sorpresa Navas (Reuters)
messicano Guillermo Ochoa (28 anni, 1.85
per 78 kg) ha parato di tutto contro il Brasile,
a volte con bello stile e altre come veniva.
Nell’ultima Ligue 1 è retrocesso con molto
anticipo, difendendo la porta dell’Ajaccio. Ha
subito 71 gol in 37 presenze ma Fabrizio
Ravanelli, che è stato il suo allenatore, ne
parla così: «È pronto per la serie A. Ha solo il
problema del passaporto extracomunitario.
Grande professionista, si allena anche nei
giorni liberi». Sulle sue tracce c’è l’Atletico
Madrid, perché Mourinho ha rivoluto
Courtois al Chelsea. Ochoa ha evitato una
squalifica per doping (clenbuterolo)
Paratutto Ochoa (Afp)
convincendo i giudici (messicani) che aveva
mangiato carne avariata. È sposato con la
popstar Dulce Maria e con il nigeriano
Enyeama è l’unico ad avere la porta inviolata
al Mondiale. Meno esplosivo, ma con più
tecnica, è il cileno Claudio Bravo. Sampaoli, il
giorno stesso della sua investitura a c.t. del
Cile, è partito per l’Europa per convincerlo del
suo progetto. Bravo ha giocato nel Colo Colo e
nella Real Sociedad, dove ha segnato anche
un gol su punizione (in serie B, contro il
Nastic, il 14 febbraio 2010; da ragazzino
giocava in attacco). Pagato dalla Real
Beffato Haghighi (Reuters) Sociedad 1,2 milioni di euro, è stato appena
rivenduto al Barcellona per 12. Si giocherà il
posto con il giovane e promettente tedesco Marc-André ter Stegen. A casa
sua, Buin, gli hanno addirittura dedicato il nome di una via. Il più
sconosciuto è l’iraniano Alireza Haghighi (26 anni, 1.90 per 85 kg). C’è
voluta una magia di Messi, a tempo scaduto, per batterlo. È di proprietà
del Rubin Kazan, che però non gli ha mai fatto giocare una partita,
prestandolo allo Sporting Covilha, in serie B portoghese. I suoi debutti
non sono mai banali. Nella prima partita di campionato, a 18 anni, parò
un rigore ad Alì Daei, che in Iran è come dire Roberto Baggio. Il debutto in
nazionale lo ha fatto il 5 ottobre 2011, contro la Palestina. Chi lo prende fa
un affare anche di marketing: per le tifose è uno dei più belli del
Mondiale.
Luca Valdiserri
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Palla avvelenata
Blatter non lascia
e raddoppia i compensi
Ogni domenica c’è una novità per i signori della Fifa e non proprio
divertente. Dopo le pesanti accuse di corruzione relative all’assegnazione
del Mondiale 2022 al Qatar, il Sunday Times ha rivelato che i 25
componenti dell’Esecutivo avrebbero aggirato le nuove regole
sull’etica di comportamento. Dopo aver rinunciato ai bonus di 100 mila
dollari previsti in un allegro passato, si sarebbero raddoppiati in segreto i
compensi, passando a 200 mila dollari per il loro impegno part-time.
Tutto questo sarebbe stato possibile perché la Fifa, guidata da Sepp
Blatter, consente che i pagamenti avvengano presso conti aperti dalla
Federcalcio mondiale in una banca svizzera, da cui i dirigenti possono
prelevare le somme cash. Il Sunday Times ha spiegato che i membri
dell’Esecutivo hanno altri benefit: voli aerei in business class,
hotel a cinque stelle e ristoranti di lusso. Tutto gratis. I
vertici della Fifa, interpellati al riguardo, hanno risposto
con un secco: no comment. Mai come in questo
caso è giusto dire che il silenzio è d’oro.
f. mo.
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44 Sport
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Mondiali
Brasile
La Seleçao
Le sfide del Brasile
Far decollare Neymar
e conquistare la torcida
Girone B
Olanda e Cile
per la vetta
Van Gaal
contro tutti Contro il Camerun per passare agli ottavi
r.per.
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San Paolo, ore 18
Olanda
Cile
(4-3-3)
1 Cillessen
7 Janmaat
3 De Vrij
2 Vlaar
5 Blind
18 Wijnaldum
6 De Jong
10 Sneijder
15 Kuyt
17 Lens
11 Robben
(3-5-2)
1 Bravo
17 Medel
5 Silva
18 Jara
4 Isla
21 Diaz
16 Gutierrez
20 Aranguiz
2 Mena
7 Sanchez
11 Vargas
Arbitro: GASSAMA (Gambia)
Tv: ore 18 Sky Mondiale 2
Curitiba, ore 18
Australia
Spagna
(4-2-3-1)
1 Ryan
19 McGowan
22 Wilkinson
6 Spiranovic
3 Davidson
15 Jedinak
17 McKay
7 Leckie
23 Bresciano
11 Oar
11 Halloran
(4-2-3-1)
23 Reina
22 Azpilicueta
4 Javi Martinez
15 Sergio Ramos
18 Jordi Alba
21 David Silva
14 Xabi Alonso
6 Iniesta
11 Pedro
19 Diego Costa
9 Torres
Tifo timido, Scolari nervoso, stelle sbiadite
que altro segnale è atteso con
trepidazione dal pubblico di
casa. Lo 0-0 con il Messico ha
lasciato il segno, i dubbi sono
tanti, su uomini e qualità del
gioco: una goleada con gli africani appare a questo punto necessaria per recuperare fiducia
interna e stima della torcida.
È un torneo di alto livello, e
la posizione di superfavorita
non arriva per diritto divino. Il
calendario, oltretutto, prevede
per il Brasile un ottavo già dif-
ficile: Olanda o Cile. Felipe
Scolari ha cambiato atteggiamento. In pubblico continua a
elogiare i suoi, ma le critiche lo
hanno innervosito, e soprattutto si è reso conto che gli avversari sanno benissimo come
gioca il Brasile. È l’effetto Confederations: la scelta di mantenere uomini e schemi di un
anno fa, dove funzionò tutto
alla perfezione in una squadra
nuova e poco conosciuta. Dopo settimane di trasparenza e
ostentazione di relax, il c.t. ha
infine chiuso gli ultimi allenamenti e parlato poco. Lascia
intendere che non cambierà
nulla, dal sacro 4-2-3-1 al contestatissimo Fred al centro dell’attacco, almeno in partenza.
E Hulk, non troppo in forma,
dovrebbe rientrare da un infortunio che secondo i medici
è solo nella testa del giocatore.
Ma la partita di oggi, soprattutto se cominciasse in discesa, potrebbe essere l’occasione
per provare alternative. Il Brasile non ha problemi in difesa
Centravanti di razza Come il tedesco (15 gol in Coppa) sono Suarez, Van Persie, Mandzukic
Decisivi, senza fronzoli, «verissimi» nove
Klose & Co.: i bomber da «una palla, un gol»
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
FORTALEZA — Dov’eravate voi il
primo giugno 2002? Miroslav Klose
era a Sapporo, Giappone, giocava la
sua prima partita in un Mondiale e
segnava una tripletta nell’8-0 della
Germania all’Arabia Saudita. Da allora ne fatti altri 12, facili, difficili, più
o meno decisivi, l’ultimo sabato al
Ghana, eguagliando Ronaldo come
miglior marcatore di sempre in Coppa.
Dodici anni; quattro Mondiali; ore
e ore di gioco e battaglie nelle aree
tonnare; gli infortuni; il tempo che
passa; i de profundis dei soloni; la
strana sottovalutazione che, forse
anche perché poi un Mondiale Klose
non l’ha mai vinto, ha sempre portato a dire «sì, fa gol, però…» (ma però
che?): niente ha mai scalfito l’istinto
del centravanti che segna ancora come quando aveva 24 anni. E niente
ha mai contaminato il suo stile di vita
fatto di lavoro serio, disciplina monacale, basso profilo e innata timidezza: «Sapevo che da quello schema
su corner poteva arrivarmi la palla,
sono stato solo pronto — ha raccontato dopo la partita allegro come un
esistenzialista francese —. Un’impresa? Io sono soprattutto contento di
aver aiutato la Germania. E poi il mio
gol più importante è stato quello all’Argentina nel 2006: pareggiai, andammo ai rigori e ci qualificammo
alla semifinale».
Così, come spesso accade davanti
alle magie dei modesti, a esaltarsi sono gli altri. Il suo presidente Claudio
Lotito da Roma ha gongolato sopra le
righe, e fin lì ce lo potevamo aspettare: «Visto che ho fatto bene a rifargli il
contratto? Mica siamo la Roma
noi...». Quello che colpisce e dà la
misura delle gesta del polacco di
Nel club dei 15 Miroslav Klose, 36 anni, esulta dopo il gol sul Ghana (Getty)
Gli infallibili
Arbitro: SHUKRALLA (Bahrein)
Tv: ore 18 Sky Mondiale 1
Pistolero Luis Suarez, 27 anni,
attaccante dell’Uruguay prossimo
avversario degli azzurri (Ansa)
Il tuffo Robin van Persie, 30 anni,
autore di due gol (uno in tuffo
di testa) contro la Spagna (Afp)
Croato Mario Mandzukic,
attaccante del Bayern, autore
di 15 reti con la Croazia (Reuters)
Germania è invece l’entusiasmo dei
brasiliani. Tra i vari complimenti, in
tv si è vista anche una bellissima clip
che proponeva affiancati i 15 gol di
Klose e Ronaldo. Commento? «Fenomeni!». E proprio dal Fenomeno per
antonomasia è arrivato l’imprimatur: «Bravo, benvenuto nel club!».
Ronaldo intende il club dei Quindici Gol, ma forse anche il club dei
bomber nati, quelli che segnano
sempre, ovunque, al di là di mode e
moduli. Il signor K è infatti il centravanti da riporto. Potreste bendarlo e
lui annusa la porta, la trova, ci butta
dentro il pallone e poi ve lo restituisce a centrocampo. Sempre. Gli inglesi del Guardian lo hanno paragonato a Pippo Inzaghi. Ci sta, anche se
Klose, per bellezza dei gesti, si colloca piuttosto a metà strada tra il cinismo predatorio dell’ex rossobianconero (spesso sgraziato nelle sue sortite vincenti) e la sublime arte pallonara di Ronaldo, che sapeva
costruirsi i gol da solo, anche da fuori
area, forte di un mix tecnica-potenza
mai visto nella storia del calcio.
È questo il genere di attaccante
sempre indispensabile, quel genere
che anche stavolta si sta dimostrando non passare mai di moda. Come
Klose sono l’uruguagio Suarez,
l’olandese Van Persie, il croato Mandzukic. Arrivano e colpiscono, senza
fronzoli, freddi e rapaci. I dibattiti e
gli scontri ideologici sul falso nove
non li toccano perché il loro motto è:
«una palla, un gol». Spesso decisivo.
Così, nonostante la giusta fascinazione per un football diverso e corale, la
loro necessità resta evidente: «Sapere
di avere un giocatore come Klose è
fondamentale — ha ammesso il c.t.
tedesco Low —. Con gente simile
puoi cambiare la partita in ogni momento». Così parla un tecnico intelligente e flessibile. Necessari ma anche
complementari, i bomber da riporto
possono infatti anche aspettare in
panchina il loro momento. Tanto,
prima o poi, a tutti serve un attaccante risolviproblemi. Lo confermano,
per opposizione, i guai che a volte ha
avuto persino il Barcellona di Guardiola e che qui hanno sofferto per
esempio il Brasile con Fred (pronuncia «Fresgi»), l’Italia con Balotelli o
proprio l’Inghilterra con Nobody.
L’avessero avuto gli inglesi un Klose
da buttare nella mischia, forse ora
non starebbero già a casa a invidiare i
centravanti degli altri.
Alessandro Pasini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Macarrão
BRASILIA — Solo a pensarci
quella parola — eliminazione
— suona irriverente, ma i numeri sono numeri e alla vigilia
della terza partita il Brasile non
ha ancora in tasca il passaggio
agli ottavi. Alla Seleçao spetta
oggi chiudere la questione con
il Camerun, squadra ormai
senza chance e tra le più fragili
viste fin qui. Scenario catastrofico a parte (una sconfitta con
molti gol, la Croazia che batte
di misura il Messico), qualun-
O RD EM
M E PR
OG
GRE
RES
SSO
SO
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
SAN PAOLO — Olanda
(senza Van Persie) e Cile
(privo di Vidal) per la vetta
del gruppo B (agli arancioni
basta il pari) e Louis van Gaal
per la vendetta. Il c.t. olandese
è un fiume in piena. Arbitri:
«Non conosco il gambiano
Gassama, spero sia migliore
dei precedenti. Contro Spagna
e Australia ci hanno fischiato
contro due rigori fasulli».
Programma: «È ridicolo che il
Brasile giochi conoscendo chi
sarà l’avversaria negli ottavi.
La Fifa fa sempre pubblicità
sul fair-play: spero che i
brasiliani facciano il loro
dovere». Conferenza stampa:
«Poco intelligente metterla
prima dell’allenamento. Così
io ho portato Martins Indi,
perché non gioca ». Stampa
olandese (un giornale ha
filmato l’allenamento a porte
chiuse): «Non capisco perché
vogliate favorire gli
avversari». Non da meno il
c.t. cileno, Jorge Sampaoli.
«Niente allenamento dove si
gioca perché i campi dei
Mondiali sono già troppo
malandati». Spagna,
malinconicamente, senza
Casillas e Xavi con l’Australia.
È finita un’era.
(ha preso un solo gol in gare
ufficiali nel 2014), ma poi cominciano i difetti. L’incapacità
nelle prime due partite di tener
palla e dominare il centrocampo è stata evidente. Neymar
continua ad avere un compito
troppo gravoso, per mancanza
Pallone peloso
uomo fortunoso
di LUCA BOTTURA
C’E’ POSTA PER LUI Ultim’ora: a differenza di quanto riportato da alcuni
siti pirata, la frase pronunciata ieri da
Gigi Buffon è: «Quando la posta è alta,
l’Italia c’è» e non: «Quando la posta è
alta, verifico che ci sia una ricevitoria
aperta».
RIVELAZIONI «Se dovessimo uscire
al primo turno, non entreremo nella
storia come l’Italia migliore» (Gianluigi
Buffon, «Copacabana Live», Sky).
INFANZIE DIFFICILI «L’Unione Sovietica aveva sulle magliette CCCP, col cavolo che perdo, come si diceva alle
scuole elementari» (Marco Cattaneo,
«Copacabana Live», Sky).
IN CATTIVE ACQUE «Direttamente
dalla Croisette di Cannes hihihihi, il nostro skipper Marco Bucciantini dell’Unità! Ahah ti piace la presentazione? Siamo uomini di mare noi...» (Paolo Paganini a un’ora pericolosamente tarda del
pomeriggio, «Talk Pomeriggio Mondiale», RaiSport).
CHIARISSIMO «Cerci è entrato bene in
partita: non puoi, è chiaro che devi vuoi
qualcosa» (Fabio Petruzzi, «Talk Pomeriggio Mondiale», RaiSport).
IN PRINCIPIO, L’AVVERBIO «I belgi
sono cresciuti vertiginolmente negli ultimi dodici mesi» (Federico Buffa, «Copacabana Live», Sky).
PRESEPICi sarà qualche rivelazione
a sorpresa di Prandelli, un’epifania a
Natal? (Marco Cattaneo, «Copacabana
Live», Sky).
FERRARI TURBO Dopo i ripetuti apprezzamenti nei confronti del portiere
dell’Iran a «Diario Mondiale», Paola
Ferrari è stata tradotta in una prigione
di Teheran dove per punizione le tengono le luci accese anche di notte. Ha
ringraziato.
TIRA PIU’ UN PELO DI PALLONE... «Zabaleta è stato fortunato perché ha
toccato un pelo di pallone» (Daniele
Adani, «Copacabana Live», Sky).
TU EAT? C’è un tweet interessante di
Rihanna che tifa Italia: vediamolo... (poi
Paola Ferrari ammutolisce, ma non certo perché il tweet è in inglese e non sa
tradurlo, «Diario Mondiale», Raidue).
BIANCO O NERO «È ora di finirle con
queste insinuazioni sulla presunta
sudditanza della nazionale nei confronti della Juve». Lo ha dichiarato il c.t.
azzurro, Antonio Conte.
(ha collaborato
Francesco Carabelli)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
Sport 45
italia: 51575551575557
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Il duello rusticano
Neymar contrastato da Fernandinho durante
l’allenamento della Seleçao a Teresopolis. Dalla squadra
di Scolari i tifosi di casa si aspettano di più dopo
il successo sulla Croazia e il pari con il Messico (Reuters)
Tutti hanno visto come abbiamo perso con il Brasile
e io non ho ancora digerito la sconfitta
Nico Kovac, c.t. della Croazia
Voglia di ottavi Nello scontro diretto, ai centroamericani basta un punto
dalle statistiche: tira poco in
porta ed è appena 19°, qui al
Mondiale, nei passaggi indovinati. Sorprendente poi un’altra preoccupazione: il tifo è
considerato poco acceso, il
pubblico si è eccitato finora
soltanto con la squadra in vantaggio. Pare insomma che del
fattore campo abbiamo goduto
di più argentini e cileni. Strano, per un Paese dove tutto si è
paralizzato da due settimane e
non si parla d’altro. Visti i
prezzi, allo stadio evidentemente ci va soltanto il torcedor
critico.
Per il Camerun, resta l’occasione di fare una buona figura
prima di tornare a casa. Il c.t.
Volker Finke potrebbe rimettere in campo Eto’o, che ha un
problema al ginocchio destro.
L’attaccante vuole esserci in
quella che sarà la sua ultima
partita in un Mondiale. «La necessità del Brasile di far risultato, anche se basta un pareggio, potrebbe venire a nostro
vantaggio», dice Finke.
Brasilia, ore 22
ORD EM E P
ROGRESS
GRESSO
SO
O
Camerun
Brasile
(4-3-3)
16 Itandje
2 Assou Ekotto
14 Chedjou
3 N’Koulou
5 Nounkeu
21 Matip
17 Mbia
18 Enoh
15 Webo
8 Moukandjo
13 Choupo Moting
(4-2-3-1)
12 Julio Cesar
2 Dani Alves
3 Thiago Silva
4 David Luiz
6 Marcelo
18 Hernanes
17 Luiz Gustavo
7 Hulk
10 Neymar
11 Oscar
9 Fred
Arbitro: ERIKSSON (Svezia)
Tv: ore 22 Raiuno, Sky Mondiale 1
nuti, che lo portano per scarsa
abilità nel ruolo a commettere
un numero eccessivo di falli.
Nel torneo dello scorso anno
Neymar arrivò addirittura a
una media di 3,6 a partita.
Il Brasile delle prime due
partite è condannato anche
di alternative nelle azioni offensive. La giovane stella ha
anche il problema del cartellino giallo: non può prenderne
un altro sennò salterà un ottavo o un quarto. Scolari dovrebbe alleggerire i suoi compiti di
pressing, sempre molto soste-
Messico per la sesta qualificazione
Croazia per cancellare le polemiche
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
RECIFE — Messico e Croazia
si giocano stasera, nello scontro
diretto, la qualificazione agli ottavi del Mondiale, perché se il
Brasile non si suicida con il Camerun (traduzione: rovinosa
sconfitta) c’è un solo posto a disposizione per andare avanti. Le
due squadre fin qui hanno giocato un buon calcio: i messicani
hanno addirittura imposto lo
0-0 alla Seleçao, che aveva sconfitto la Croazia all’esordio fra le
polemiche (rigore su Fred). Con
un punto in più dei croati, agli
uomini di Miguel Herrera basta
pareggiare, per conquistare la
sesta qualificazione consecutiva
agli ottavi. «Miglioriamo ogni
giorno», ha garantito il c.t. e se il
portiere Ochoa ripete le prodez-
Rocco Cotroneo
Veterano Marquez (Getty)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
za di Fortaleza ha la qualificazione in tasca. Però il Messico, pur
con qualche difficoltà in fase realizzativa, contro il Brasile non
ha pensato soltanto a difendersi,
come ricorda bene Julio Cesar.
La Croazia, dopo il 4-0 al Camerun, è convinta di avere
un’occasione d’oro per andare
avanti. Ha detto il c.t., Niko Kovac: «Il Messico non ha ancora
preso un gol; sarà una battaglia.
Tutti hanno visto come abbiamo perso con il Brasile e io non
ho ancora digerito la sconfitta».
Oggi serve il successo; Olic e
Mandzukic, una doppietta a testa contro il Camerun, proveranno a far meglio di Neymar e
C. di fronte all’indiavolato
Ochoa.
Recife, ore 22
f.mo.
Croazia
Messico
(4-5-1)
1 Pletikosa
11 Srna
5 Corluka
6 Lovren
3 Pranjic
4 Perisic
10 Modric
19 Sammir
7 Rakitic
18 Olic
17 Mandzukic
(5-3-2)
13 Ochoa
22 Aguilar
2 F. Rodriguez
4 Marquez
15 H. Moreno
7 Layun
6 H. Herrera
23 Vazquez
18 Guardado
19 Peralta
10 Geovani Dos Santos
Arbitro: IRMATOV (Uzbekistan)
Tv: ore 22 Sky Mondiale 2
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il cammino
verso la Coppa
GIRONE A
GIRONE B
GIRONE C
GIRONE D
GIRONE E
GIRONE F
GIRONE G
GIRONE H
Ore
Data
Ore
Data
3-1
Spagna
Olanda
1-5
Colombia
Grecia
Messico
Camerun
1-0
Cile
Australia
3-1
Brasile
Messico
0-0
Australia
Olanda
2-3
Camerun
Croazia
0-4
Spagna
Cile
0-2
Giappone Grecia
oggi
Camerun
Brasile
22
oggi
Australia
Spagna
18
domani Giappone Colombia
oggi
Croazia
Messico
22
oggi
Olanda
Cile
18
domani Grecia
Data
C. d’Avorio Giappone
2-1
Colombia
2-1
0-0
Ore
Costa Rica
Data
Ore
Data
Incontro
Data
Bosnia
2-1
Germania
Portogallo
4-0
Belgio
Algeria
2-1
Inghilterra ITALIA
1-2
Francia
Honduras
3-0
Iran
Nigeria
0-0
Ghana
Stati Uniti
1-2
Russia
Sud Corea
1-1
Uruguay
Inghilterra
2-1
Svizzera
Francia
2-5
Argentina
Iran
1-0
Germania
Ghana
2-2
Belgio
Russia
1-0
ITALIA
Costa Rica
0-1
Honduras Ecuador
1-2
Nigeria
Bosnia
1-0
Stati Uniti
Portogallo
Sud Corea Algeria
2-4
22
domani Costa Rica Inghilterra
18
25/6
Honduras Svizzera
22
25/6
Nigeria
Argentina
18
26/6
Portogallo
Ghana
18
26/6
Algeria
Russia
22
22
domani ITALIA
18
25/6
Ecuador
22
25/6
Bosnia
Iran
18
26/6
Stati Uniti
Germania
18
26/6
Sud Corea Belgio
22
Uruguay
Francia
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
Classifica
Brasile
4 2 1 1 0 3 1
Olanda
6 2 2 0 0 8 3
Colombia
6 2 2 0 0 5 1
Costa Rica
6 2 2 0 0 4 1
Francia
6 2 2 0 0 8 2
Argentina
Messico
4 2 1 1 0 1 0
Cile
6 2 2 0 0 5 1
C. d’Avorio
3 2 1 0 1 3 3
ITALIA
3 2 1 0 1 2 2
Ecuador
3 2 1 0 1 3 1
Nigeria
Croazia
3 2 1 0 1 5 3
Australia
0 2 0 0 2 3 6
Giappone
1 2 0 1 1 1 2
Uruguay
3 2 1 0 1 3 4
Svizzera
3 2 1 0 1 4 6
Iran
Camerun
0 2 0 0 2 0 5
Spagna
0 1 0 0 1 1 7
Grecia
1 2 0 1 1 0 3
Inghilterra
0 2 0 0 2 2 4
Honduras
0 2 0 0 2 1 5
Bosnia
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
Classifica
P G V N P F S
6 2 2 0 0 3 1
Germania
4 2 1 1 0 6 2
Belgio
6 2 2 0 0 3 1
4 2 1 1 0 1 0
Stati Uniti
3 1 1 0 0 2 1
Algeria
3 2 1 0 1 5 4
1 2 0 1 1 0 1
Ghana
1 2 0 1 1 3 4
Russia
1 2 0 1 1 1 2
0 2 0 0 2 1 3
Portogallo
0 1 0 0 1 0 4
Sud Corea
1 2 0 1 1 3 5
1 OTTAVI DI FINALE
2 OTTAVI DI FINALE
3 OTTAVI DI FINALE
4 OTTAVI DI FINALE
5 OTTAVI DI FINALE
6 OTTAVI DI FINALE
7 OTTAVI DI FINALE
8 OTTAVI DI FINALE
1ª girone A - 2ª girone B
1ª girone C - 2ª girone D
1ª girone E - 2ª girone F
1ª girone G - 2ª girone H
1ª girone B - 2ª girone A
1ª girone D - 2ª girone C
1ª girone F - 2ª girone E
1ª girone H - 2ª girone G
Belo Horizonte 28/6 ore 18
Rio de Janeiro
Brasilia
Porto Alegre
Fortaleza
Recife
San Paolo
Salvador
30/6 ore 22
10 QUARTI DI FINALE
29/6 ore 18
29/6 ore 22
11 QUARTI DI FINALE
1/7 ore 18
Le città del Mondiale
1/7 ore 22
12 QUARTI DI FINALE
Fortaleza
na
Manaus
Vincitore 3 - Vincitore 4
4/7 ore 22
Rio de Janeiro
Vincitore 9 - Vincitore 10
Belo Horizonte
4/7 ore 18
Vincitore 5 - Vincitore 6
FINALE 3° E 4° POSTO
Perdente 14 - Perdente 13
13 SEMIFINALI
8/7 ore 22
Brasilia
12/7 ore 22
FINALE
Vincitore 14 - Vincitore 13
Tutte le partite in diretta online su
www.corriere.it
or
Ore
Argentina
Classifica
Fortaleza
dC
Su
Incontro
2-1
P G V N P F S
Vincitore 1 - Vincitore 2
ea
ia
ss
ria
ge
Ru
io
Data
Ecuador
Classifica
30/6 ore 18
Al
ti
Ore
Svizzera
P G V N P F S
28/6 ore 22
lg
St
Incontro
1-3
Classifica
9 QUARTI DI FINALE
Be
a
ni
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an
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Ore
Po
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Incontro
3-0
C. d’Avorio
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Incontro
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un
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M
GR
ile
O RD E M E
PRO
Rio de Janeiro
13/7 ore 21
Salvador
Vincitore 7 - Vincitore 8
5/7 ore 22
Brasilia
B R A S I L E
5/7 ore 18
Cuiaba
Brasilia
Salvador
Belo Horizonte
14 SEMIFINALI
Vincitore 11 - Vincitore 12
San Paolo
Natal
Recife
9/7 ore 22
S U D
A M E R I C A
San Paolo
Curitiba
Rio
de Janeiro
Porto Alegre
CORRIERE DELLA SERA
46
italia: 51575551575557
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
Sport 47
italia: 51575551575557
Superbike, Sykes re a Misano
Volley, azzurri sconfitti dall’Iran Atletica, l’Italia non retrocede
Tom Sykes (Kawasaki Racing Team) lascia Misano con una doppietta
(la terza della stagione) che gli permette di allungare in classifica, portandosi a +39 punti sul francese dell’Aprilia Guintoli (251 contro 212).
Dopo aver dominato gara 1, il campione del mondo si è ripetuto in gara
2. Terzo per due volte nel podio-fotocopia Marco Melandri.
Quarta sconfitta consecutiva per l’Italia nella World League di volley.
Gli azzurri di Berruto sono stati nuovamente battuti dall’Iran: 3-1 il
punteggio per gli asiatici (25-22, 25-19, 19-25, 25-20).
CICLISMO — Il portoghese Rui Costa ha vinto per il terzo anno di
fila il Giro della Svizzera. Migliore degli italiani Davide Formolo, 7°.
Dopo la prima disastrosa giornata, l’Italia chiude settima l’Europeo per
nazioni, scacciando l’incubo retrocessione. Nessuna vittoria individuale
ma una serie di prestazioni di livello: il migliore è stato Fabrizio Donato,
secondo nel triplo con 16,82 m, ma vanno sottolineati anche i terzi posti
della Rosa nel peso, di Benedetti negli 800 e della Viola nei 5.000.
F1 Il Gp d’ Austria ridimensiona le Williams. Incubo Red Bull
La Ferrari
È sempre Mercedes
Sesta doppietta
e Rosberg va in fuga
Fernando sorride
Raikkonen
si arrabbia
con il team
DAL NOSTRO INVIATO
SPIELBERG — C’è una frase
che incupisce Marco Mattiacci
nell’incontro con la stampa:
«Mercedes, Mercedes,
Mercedes, Mercedes. Poi
Alonso». Vuol dire: solo
Fernando riesce a coprire la
debolezza del motore Ferrari
(e su questo tema, il team
principal, deve rispondere
pure a una domanda diretta).
La risposta è un elogio dello
spagnolo («Sappiamo che è
un grande»), una difesa del
lavoro svolto («Siamo
cresciuti, ma tutto va
Gran rimonta di Hamilton: 2°. Alonso 5°
Dominio
Nico Rosberg
vince davanti al
compagno Lewis
Hamilton anche
il Gp d’Austria:
ora il vantaggio
in classifica
è di 29 punti
(Getty Images)
DAL NOSTRO INVIATO
SPIELBERG — I moti rivoluzionari per liberare la F1 dal dominio della Mercedes, innescati
dalla vittoria di Daniel Ricciardo in Canada e dalla prima fila
tutta Williams nelle qualifiche
del ritrovato Gp d’Austria, sono
stati subito soffocati da chi ha
stabilito che il 2014 deve essere
una stagione all’insegna di un
giogo argentato. Il metodo è il
solito, Mercedes way. Brutale:
43 punti, sesta doppietta in 8
corse (ne restano 11 per battere
il record in un campionato, detenuto con 10 dalla McLaren),
vittoria a Nico Rosberg su
Lewis Hamilton — stavolta
senza polemiche — e tutti di
nuovo in catene sul pendio che
Dietrich Mateschitz ha trasformato in «Haus Red Bull», sborsando 250 milioni di euro e restaurando, oltre all’Oesterreichring, le abitazioni limitrofe.
Ma nemmeno tanta ospitalità e
una cornice fantastica (tribune
zeppe e panoramica quasi totale sul tracciato) hanno intenerito i cuori dei Barbari della
«Stella a Tre Punte».
Rosberg, per balzare in testa,
non ha dovuto forzare la situazione: ha semplicemente atteso
che gli eventi, cioè il primo turno di soste, arrivassero a lui.
Hamilton, invece, si è esibito in
un capolavoro — scattato nono, dopo cinque chilometri era
già quarto, davanti ad un Alonso che ha definito «incredibile
la differenza tra le due auto» —
e ha ribaltato una gara che aveva pregiudicato in qualifica.
Dopo un Gp noiosetto, anche
se caratterizzato da cambi di
leadership grazie ai pit stop e
marchiato pure dalla bella rimonta di Perez (partiva quindicesimo e ha chiuso sesto, dopo
Fernando), si sperava in un finale di scintille. Ma tra Nico,
che ha allungato nel Mondiale,
e Lewis, che stavolta ha tenuto
chiuso il becco, evitando pure
di commentare quel divario di
1’’9 rispetto al compagno nella
somma dei tempi ai box, c’è
stato solo un abbozzo di battaglia: «Non avevo la possibilità
di passarlo» è la frase-resa di
Lewis. «Strategia perfetta —
aggiunge Rosberg — e missione compiuta: ho aumentato il
vantaggio».
Al bar dei perdenti si sono ritrovati tutti gli altri, partendo
dalla Williams, anestetizzata
nelle ambizioni. Bottas si è preso le briciole del banchetto, ma
non ha mai dato l’idea di svicolare dalla tenaglia Rosberg-Hamilton, mentre il poleman
Massa s’è ritrovato con la medaglia di legno perché Felipe
non riesce a sganciarsi da un
destino di contrattempi. Ieri
l’ha punito il primo pit stop, per
quanto privo di problemi: «È
stato però lento e in uscita ho
trovato Raikkonen — racconta
—. Ero al comando, mi sono ritrovato quarto: incredibile, ma
anche inevitabile perché su una
pista corta i dettagli fanno la
differenza». Meglio non lamentarsi, ad ogni modo. Un cedimento idraulico nei sei giri finali ha infatti rischiato di favorire il sorpasso di Alonso: «Ho
fatto in tempo ad aprire il gas e
a scrollarmelo di dosso» sospira Massa. Almeno quello.
La Red Bull è stata invece
presa a schiaffi: lenta in qualifica, ha vissuto il nuovo psicodramma di Vettel (un flop elettrico l’ha azzoppato al primo giro, un tocco con Gutierrez —
che a Silverstone sarà punito
con un -10 sulla griglia — ha
poi suggerito di ritirare l’auto)
e la giornata nera di Ricciardo,
naufragato già in partenza. Tira
aria grama, la Renault è nel mirino («Inaccettabile la sua forma», criticano alla RB) e magari
questo solleva il morale alla
Ferrari, ancora una volta salvata
da Alonso. «Non sono né soddisfatto né insoddisfatto», osserva il team principal Marco
Mattiacci. Meglio non illudersi:
se su una pista breve, ma di potenza e accelerazione, il distacco è stato di 19’’, sulle salite e
sui rettifili di Spa la Rossa rischia di arrivare dopo il cambio
di data.
Flavio Vanetti
LOCMAN
ITALY
© RIPRODUZIONE RISERVATA
®
Barbera & champagne
Non resta che Hamilton
per sconfiggere il sonno
N
ico Rosberg, più che a babbo Keke, somiglia a Niki
Lauda. Non il più veloce sempre ma velocissimo
quando serve. A capire per poi colpire. È solo
questione di testa quando il gioco si fa duro e per Ginetto
Hamilton la sveglia suona da un pezzo, senza riuscire a
farlo saltar giù dal suo letto d’oro. Kimi Raikkonen, più
che al finlandese che conquista, somiglia a Felipe Massa,
il brasiliano che patisce. Anche qui servirebbe una doccia
gelata o, almeno, qualcuno, in casa Ferrari, che spieghi e
provi a difendere questo naufragio. Va bene Alonso, che
rema in pianta stabile, ma siamo di fronte a un film
capace di trasformare un campione in un pasticcione. Un
ricostituente? Una carezza sul testone? Boh. Nell’attesa,
gradiremmo almeno una buona parola da parte della sua
famiglia, ammesso che Kimi ne faccia ancora e davvero
parte. Sebastian Vettel somiglia a Mark Webber, non a
caso comparso nella verde Stiria per far saltare la festa
Red Bull. Passare da «uomo solo al comando» a «ultimo
uomo in pista» pare un po’ troppo anche per un ragazzo
che ha avuto tutto. Trasportato come un manichino
dentro una macchina che si ferma e poi riparte da sola,
per dire in che landa misteriosa siamo messi tutti,
sballottati da una tecnologia padrona, da un’unica
squadra padrona. L’illusione canadese è durata un
giorno. E adesso l’armata tedesca, dopo l’occupazione
dell’Austria, marcia verso l’Inghilterra dove si spera
resista almeno Hamilton, l’unico per il quale vale la pena
fare il tifo, pena definitiva e collettiva sonnolenza.
Giorgio Terruzzi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MONTECRISTO
Movimento meccanico automatico S.I.O. (Scuola Italiana di Orologeria)
o cronografo al quarzo. Titanio e acciaio. Impermeabile fino a 10 atm.
Gp d’Austria
Ordine d’arrivo
71 giri pari a 307,020 km:
1. Rosberg (Ger) Mercedes
in 1.27’54’’967
(media 209,531 km/h)
2. Hamilton (Gbr) Mercedes
a 1’’932
3. Bottas (Fin) Williams a 8’’172
4. Massa (Bra) Williams a 17’’358
5. Alonso (Spa) Ferrari a 18’’553
6. Perez (Mes) Force India
a Mercedes 28’’546
7. Magnussen (Dan) McLaren
a 32’’031
8. Ricciardo (Aus) Red Bull
a 43’’522
9. Hulkenberg (Ger) Force India
a 44’’137
10. Raikkonen (Fin) Ferrari
a 47’’777
11. Button (Gbr) McLaren
a 50’’966
12. Maldonado (Ven) Lotus
a 1 giro
13. Sutil (Ger) Sauber
a 1 giro
14. Grosjean (Fra) Lotus a 1 giro
15. Bianchi (Fra) Marussia a 2 giri
16. Kobayashi (Gia) Caterham
a 2 giri
17. Chilton (Gbr) Marussia a 2 giri
18. Ericsson (Sve) Caterham
a 2 giri
19. Gutierrez(Mes) Sauber a 2
giri
Motivi dei ritiri
25° giro: Kvyat (Rus) Toro Rosso
uscita di pista
35° giro: Vettel (Ger) Red Bull
trasmissione
60° giro: Vergne (Fra) Toro Rosso
freni
Giro più veloce
Il 59° di Perez (Mes) Force India
in 1’12’’142
Mondiale piloti
1. Rosberg (Ger)
165
2. Hamilton (Gbr)
136
3. Ricciardo (Aus)
83
4. Alonso (Esp)
79
5. Vettel (Ger)
60
6. Hulkenberg (Ger)
59
7. Bottas (Fin)
55
8. Button (Gbr)
43
9. Massa (Bra)
30
10. Magnussen (Dan)
29
11. Perez (Mes)
28
12. Raikkonen (Fin)
19
8
13. Grosjean (Fra)
14. Vergne (Fra)
8
15. Kvyat (Rus)
4
16. Bianchi (Fra)
2
Mondiale costruttori
1. Mercedes
301
2. Red Bull-Renault
143
3. Ferrari
98
4. Force India-Mercedes
87
5. Williams-Mercedes
85
6. McLaren-Mercedes
72
7. Toro Rosso-Renault
12
8. Lotus-Renault
8
9. Marussia-Ferrari
2
Prossimo appuntamento
6/7 Gp Gr. Bretagna (Silverstone)
contestualizzato rispetto ai
progressi dei rivali») e un
salvagente da lanciare a Kimi
Raikkonen, imbrigliato da una
corsa che fa a pugni con il suo
passato: «Kimi è sempre
combattivo: sarà il
miglioramento dell’auto a
valorizzarne il talento». Però
Iceman, alla fine 10°, è di
nuovo arrabbiato con la
squadra: «È stato pessimo il
timing di rientro al primo pit
stop: avrebbero dovuto
richiamarmi prima, così ho
perso due posizioni». Invece
Alonso (foto) si concede un
sorriso, anche se il 5° posto
«era il massimo possibile».
Ma resistere all’onda d’urto
Mercedes l’ha reso di umore
migliore rispetto a Montreal:
«È stata la mia gara più bella
della stagione: è come se
avessi completato 71 giri di
qualifica. Ho tirato senza
problemi: passo dopo passo, si
migliora». Ma non c’è gioia
nell’essere considerato il
numero 1 tra i piloti che non
dispongono dei motori
Mercedes. «Fa piacere —
osserva Fernando —; e
comunque è da cinque anni
che sento dire certe cose...
Però preferirei essere
rispettato di meno e vincere di
più». Per questo dovrà ancora
attendere, ahilui. «Chiudere il
divario con la Mercedes già
nel 2014? Impossibile, anche
se abbiamo risorse, uomini e
tecnologia per crescere. Il 2015
darà l’occasione di progredire:
sarà il momento di provare ad
avvicinare chi comanda,
l’ambizione è essere come
loro». Il sigillo è di Mattiacci:
«È in arrivo uno step radicale?
No. Uno step radicale farebbe
sì che si fosse davanti alla
Mercedes». Quindi, è utopia.
Almeno per ora.
f. van.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
48
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
Sport 49
italia: 51575551575557
Futuro L’area Expo per il nuovo stadio
Tennis Sull’erba oggi scatta il torneo più prestigioso: tra gli outsider il re del Queens
«Mi manda la Sharapova
per stupire Wimbledon»
In crociera Barbara Berlusconi ieri a Genova (Buzzi)
Lady Barbara congeda
Balotelli e Kakà
«Al Milan nessuno
è insostituibile»
GENOVA — Barbara Berlusconi promette un nuovo
stadio entro cinque anni, congeda Kakà e Balotelli dal
Milan che verrà e indica l’obiettivo per la prossima
stagione: «Il must è tornare a qualificarci per la futura
Champions League: è fondamentale arrivare nei primi tre
posti anche per le prossime iniziative commerciali».
L’amministratore delegato milanista, alla partenza della
crociera rossonera, dopo aver trattato con Pierfrancesco
Vago — presidente di Msc— il rinnovo triennale
dell’accordo di sponsorizzazione, ha svelato il desiderio
per la cui realizzazione chiede il contributo di papà Silvio:
«Se potessi chiedergli una cosa, lo pregherei di aiutarmi a
costruire lo stadio. Sarebbe il passo più importante per la
nostra società». Ha le idee chiare il vice-presidente
rossonero, che dopo aver contribuito alla costruzione di
Casa Milan ora intende progettare una dimora per i tifosi.
«Stiamo valutando diverse zone, tra cui l’area Expo per la
quale abbiamo già inviato la lettera di manifestazione di
interesse. Mi auguro che entro il 2019 il Milan possa
giocare in uno stadio di proprietà». L’area Expo
(piuttosto cara) non è l’unica a essere tenuta sotto
osservazione. «Mi piacerebbe che l’impianto, al massimo
50 mila posti, fosse collocato in città». Ovvero sui terreni
dove ora sorgono le caserme messe in vendita dallo Stato.
«Costerebbe meno di 300 milioni, noi in teoria saremmo
già pronti. Mi auguro che il Comune e la Regione non
pongano troppi ostacoli burocratici». Il nuovo
campionato intanto è alle porte. Il raduno,
contrariamente alle consolidate abitudini, si terrà a Casa
Milan il 10 luglio, così da poter ospitare nell’ampia piazza
su cui si affaccia la sede
migliaia di tifosi.
Nell’occasione verrà
battezzata la squadra di
Pippo Inzaghi. «Ha una
mentalità vincente e
siamo sicuri che farà
bene. Spero che con il
suo entusiasmo possa
contagiare tutta la
squadra». L’avventura
con Clarence Seedorf,
iniziata con grandi
aspettative e con la
benedizione di tutte le
componenti societarie,
si è sgretolata con un
esonero sotto i colpi
Via da Milano Kakà verso San
Paolo od Orlando (Usa) (LaPresse) delle polemiche.
Barbara non infierisce e
usa toni concilianti: «È arrivato in una stagione
complicata, gli auguro il meglio per la carriera. Sono
sicura che sarà in grado di fare molto bene nella squadra
che gli verrà consegnata». Ma quale Milan ci sarà il
prossimo anno? Gli ultimi rumors provenienti dal Brasile
confermano le difficoltà del club paulista a garantire a
Kakà lo stesso stipendio che la società di via Aldo Rossi
gli corrisponde (4 milioni). «Non possiamo permetterci il
suo ingaggio — spiega Ataide Guerreiro, vicepresidente
del San Paolo —. Ho parlato con il padre del ragazzo e
abbiamo offerto loro il massimo. Nello stesso meeting
c’era il presidente degli Orlando City, che mi ha
confermato il desiderio di voler prestare il trequartista a
qualche squadra brasiliana per 6 mesi. Vedo la trattativa
irrealistica». Barbara lascia al 22 rossonero libertà di
scelta: «Ricky è un giocatore straordinario, che ha fatto la
storia del Milan. Sta prendendo una decisione
importante, spero che lo faccia con la maggior serenità.
Saremo felici sia per un suo ritorno che per uno sviluppo
altrove della carriera». Si svolgerà in un altro paese
(Inghilterra?) anche il percorso di Balotelli? «Mario è un
grande giocatore e un talento italiano. Tuttavia penso che
nessuno sia insostituibile, vediamo cosa succederà...». Il
destino è nelle mani del presidente Berlusconi che,
ritrovata l’antica passione, impiegherà energie (e fondi)
nel Milan. «La recente visita alla sede gli ha suscitato il
desiderio di vedere di nuovo una squadra vincente, ecco
perché ha deciso di impegnarsi in maniera consistente
per i prossimi anni. Iturbe futuro acquisto? Lo trattano
mio papà e il signor Galliani» chiude Barbara, che
realisticamente non indica lo scudetto come obiettivo
immediato: «Se non sarà un traguardo per quest’anno lo
sarà per i prossimi. Conquistare un posto in Champions,
questo sì è decisivo».
Monica Colombo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dimitrov, l’astro nascente che ama l’arte, i musei e Maria
Il toy boy sta crescendo a vista d’occhio. E ha sufficiente
humour per non negarlo. «Si
vede che sto andando a scuola
da Maria, eh...?».
Grigor Dimitrov, 23 anni,
bulgaro spiritoso, 4 titoli Atp
in carriera, l’ultimo (il più prestigioso) sull’erba del Queens,
anticamera di Wimbledon che
scatta oggi: ci spiega lei chi è
Maria?
«Maria Sharapova, la mia ragazza. Un esempio, per me,
dentro e fuori dal campo. Una
campionessa straordinaria e
generosa, che mi sta insegnando, insieme al mio coach Roger
Rasheed, tutto».
Un anno fa, a Madrid, la foto
galeotta del bacio. Lì scoprimmo chi è Dimitrov.
«Be’, un po’ ingeneroso... Ma
capisco: quella foto paparazzata
per strada (non c’è dubbio che
fosse rubata, io ero in felpa e
Maria in tuta: avessimo saputo
che ci seguivano, ci saremmo
messi più in tiro!) mi diede una
dimensione diversa».
Il resto l’ha fatto da solo, però. Primo titolo a Stoccolma,
primi quarti Slam in Australia,
quest’anno tre tornei vinti su
tre superfici diverse. Dove
vuole arrivare, Gregorio, oggi
che affronta Wimbledon da
possibile outsider e da numero 13 del mondo?
«In vetta. Sarebbe sciocco
negarlo. Che senso avrebbe fare
5 azzurri in campo
Il programma degli italiani
Oggi 5 azzurri in campo
sugli 11 in tabellone.
Uomini: Seppi (n. 25)-Mayer
(Arg), Fognini (n. 16)-Kuznetsov
(Rus), Volandri-Vasselin (Fra)
Donne: Errani (n. 14)-Garcia
(Spa), Pennetta (n. 12)Cepelova (Svk)
In azione Dimitrov al Queens e con la fidanzata Sharapova (Epa)
il tennista e non ambire al top?
Certo se vinci uno Slam, il
ranking migliora drasticamente. Poi è vero che ci sono tante
cose importanti, oltre al tennis:
cerco di non dimenticarlo mai».
Ad esempio?
«Attraverso il mio sport vor-
rei essere d’aiuto agli altri. Beneficenza, una fondazione, non
so... Sono giovane, sto mettendo a fuoco le idee. È tutto così
veloce: 10-15 anni al vertice, ed
è tutto finito. Da bambino, a
Haskovo, in Bulgaria, per andare ad allenarmi passavo davanti
L’esordio di Murray
Come da tradizioni,
che a Wimbledon sono sacre,
a inaugurare il campo centrale
alle ore 13 (italiane) sarà
il campione in carica: Andy
Murray affronta al primo turno
il belga Goffin sulla strada
della difesa dello storico titolo
conquistato l’anno scorso
sui prati di Church Road
Così in tv
ore 13: diretta SkySport
(6 canali dedicati al torneo)
a una scuola di bambini poverissimi. Allungavano la mano
attraverso la grata per chiedere
la carità. Non me lo scorderò
mai».
Che posto è Haskovo, città
di confine affacciata su Grecia
e Turchia?
«Una piccola cittadina del
sud, che per inseguire il sogno
del tennis ho lasciato a 12 anni.
Ho vissuto a Parigi, Miami,
Stoccolma, oggi a Los Angeles.
Ma i miei genitori (papà Dimitar coach e mamma Maria ex
pallavolista) e i miei ricordi sono là».
Come si descriverebbe, Gregorio?
«Sono un tipo solitario, mi
piace l’arte moderna, adoro leggere, faccio di tutto per non essere ossessionato dal tennis né
circondato sempre dalle stesse
persone, sennò diventa tutto un
po’ alienante. A
Roma, per il mio
compleanno, mi
sono regalato un
museo».
Complimenti.
Atleta atipico.
Maria ha scelto
bene...
«Benedico
ogni momento
che passo con lei.
Ci facciamo del
bene a vicenda. E di tennis parliamo pochissimo».
Cosa le piace leggere?
«Romanzi, saggi, biografie,
di tutto... Ho letto “Open” di
Agassi, naturalmente: genuino,
brutale, bellissimo. Anch’io ho
imparato a giocare a tennis da
mio padre, e per di più da figlio
unico. La pressione l’ho sentita,
certo, ma non necessariamente
si è rivelata sempre negativa».
Idoli d’infanzia?
«Agassi e Sampras».
E le icone bulgare? Stoichkov, la Kostadinova...?
«Stefka l’ho conosciuta in
Davis, quando è venuta a Sofia a
fare il tifo. Hristo? Sì, certo, in
Bulgaria è un idolo ma io non
vado matto per il calcio».
Le dà fastidio quando, per il
suo indubbio talento e la somiglianza nello stile, la definiscono Baby Federer?
«Come potrebbe mai darmi
fastidio un paragone così nobile? La verità è che ho molti compiti da fare, ancora, prima di avvicinarmi solo lontanamente al
maestro. Rasheed, il mio nuovo
coach, ha portato ordine nel
mio tennis. E spostarmi a Los
Angeles è stata una grande
mossa per la carriera e la vita
privata».
Obiettivo per fine anno?
«Intanto fare un Wimbledon
coi fiocchi: il Queens mi ha dato
grande fiducia sull’erba. Poi
giocare il Master di Londra. E
continuare a fare quello che mi
piace con le persone che amo».
Gaia Piccardi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Basket
Milano-Siena
si riparte
da capo
MILANO — (w.p.) Si
ricomincia da capo: due
vittorie per Milano in casa,
due vittorie per Siena in
casa, da stasera (ore 20.30,
RaiSport2) si gioca una
finale scudetto del basket
al meglio delle tre partite.
L’EA7 ha il vantaggio del
fattore campo ma molte
certezze in meno, dopo le
due sconfitte in terra di
Toscana, impreviste nel
modo prima ancora che
nel risultato; la
Montepaschi ha la
leggerezza di chi ha poco
da perdere, tranne il
proprio futuro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
50
Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Corriere della Sera / Mirco Tangherlini
CorriereMotori
Audi da anni vince a Le Mans con motori diesel.
Alcune soluzioni dei V6 TDI da corsa vengono utilizzate
sulle auto di serie: dall’impiego di leghe leggere,
alle turbine ad alta pressione, all’iniezione diretta
Harley-Davidson elettrica
Niente più «musica»
e da 0 a 100 in 4 secondi
INDICATORE
DI CONSUMO
MOTORE
Nel 2004 sono state
introdotte per la prima volta le luci
a Led, ora tocca ai fari al laser. Hanno una
profondità doppia rispetto ai precedenti
e illuminano per più di 800 metri. La prima Audi
a montarli di serie è l’R8 LMX (nella foto a destra)
FARI
La R18 e-tron quattro ha usato un nuovo sistema ibrido, con un motore elettrico
da 170 kW collegato alle ruote anteriori e con un volano che immagazzina
l’energia recuperata in fase di frenata al posto delle batterie.
Così si risparmiamo chilogrammi. La A3 e-tron è il primo modello di una nuova
generazione di ibride stradali che sfrutta le esperienze del motorsport
MOTORE IBRIDO
FIBRA DI CARBONIO
Tecnologia La prima di una generazione di auto nate da questi esperimenti è la A3 E-Tron in arrivo nei prossimi mesi sul mercato
La grande corsa dell’ibrido sportivo
MILANO — Dove finisce la
pista comincia la strada. Il travaso di tecnologie dalle corse alle
auto stradali di solito richiede
tempo, ma l’Audi ha trovato il
modo di bruciare le tappe sviluppando i progetti in parallelo.
La ventiquattr’ore di Le Mans è
il posto giusto per gli esperimenti: con tredici vittorie nella
mitica gara di durata i tedeschi
hanno accumulato una quantità
tale di dati e test che pochi altri
costruttori possono vantare.
Un esempio? I fari a led. Montati per la prima volta dieci anni
fa sull’ammiraglia A8 e sulle
vetture dei campionati Dtm sono diventati la regola. Ora li
hanno quasi tutti i costruttori. I
led hanno cambiato il design e
l’immagine di Audi, più di tante
altre innovazioni meno visibili.
Spiega Wolfgang Huhn capo dei
sistemi di illuminazione della
Casa tedesca: «Grazie alle gare di
durata abbiamo imparato a renderli sempre più compatti e leg-
Dai bolidi Audi vincitori di Le Mans alle vetture di serie
La ricerca sul plug-in per sposare prestazioni e consumi
geri perché a Le Mans non puoi
permetterti di avere chilogrammi in più». Ora sulla R18 e-tron
quattro da competizione hanno
debuttato le luci al laser, più potenti dei Led con una profondità
superiore agli 800 metri. Ma costano ancora care, non a caso la
prima auto di serie ad averli è
l’R8. Proposta nella versione in
serie limitata «Lmx» — solo 99
unità — a più di 200 mila euro.
Rispetto alla pista ci sono differenze: per evitare di accecare gli
altri automobilisti, le luci regolano automaticamente l’intensità e la portata attraverso sensori
e telecamera quando incontrano
altri veicoli. I laser saranno introdotti gradualmente sul resto
della gamma. Discorso simile
per i sistemi ibridi: quello di Le
Mans è composto da un motore
elettrico all’avantreno che recupera l’energia generata in frenata. C’è poi un altro modulo elettrico che lavora insieme al V6
turbodiesel per convertire il calore dei gas di scarico in elettricità. Risultato: i consumi calano
del 30%. Da queste basi nascono
le ibride di domani. I prototipi
circolano già: l’RS5 con turbo-
La Audi R8 Lmx: è la prima auto di serie a montare fari al laser
compressore elettrico promette
prestazioni da supercar (oltre
280 km/h) e consumi di gasolio
da familiare (18 chilometri al litro). Prima però arriveranno sul
mercato le ibride a benzina, rivela Ulrich Hackenberg, responsabile dello sviluppo tecnico di
Audi: «Avevamo già alcuni modelli ibridi, ma la più importante è l’A3 e-tron perché è la prima
di una nuova generazione di
vetture “plug-in” ad alte prestazioni con il motore a benzina e
quello elettrico. Può percorrere
fino a 50 km con le batterie».
Una soluzione che serve a superare i limiti di autonomia delle
auto elettriche «pure». La tecnologia sarà applicata anche sulla
A8, sulla prossima serie della A4
— in arrivo nel 2015 — e sul Suv
Q5. L’Audi vuole diventare leader mondiale con 2 milioni di
macchine vendute al 2020, l’anno scorso sono state 1 milione e
600 mila. Per farlo deve scalzare
dal trono Bmw e guardarsi le
spalle da Mercedes che grazie
alle compatte e ai successi in
Formula 1 ha ripreso a correre.
«Concentreremo gli investimenti su quattro pilastri: il tema
Viva la leggerezza
Grazie alle gare
di durata, i fari sono
diventati sempre
più compatti e leggeri
«quattro», le Audi a trazione integrale sono scelte dal 44% dei
clienti»; quello della sostenibilità ambientale con la linea di
prodotti basse emissioni “ultra”;
quello tecnologico con la gamma “e-tron”; e il lato sportivo»
precisa Luca De Meo consigliere
d’amministrazione con delega
alle vendite e al marketing aggiungendo che questa divisione
consente di «gestire dall’alto
una realtà che è diventata enorme e complessa. Appena 5 anni
fa non arrivavamo a un milione
di macchine». La sfida passa anche per la velocità di aggiornamento dei prodotti: «Bisogna
trovare il modo di dividere la vita dell “hardware”, in questo caso la macchina, dai suoi sistemi
elettronici. Ci sono vetture di
7-8 anni che vanno ancora bene,
ma nessuno prova piacere nel
vedere un vecchio lettore Cd...»
Daniele Sparisci
danielesparisci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
City car Tre marchi (Toyota, Peugeot e Citroën), stessa meccanica. Il progetto, guidato da un giapponese, è stato sviluppato anche nei vicoli della capitale
Aygo, 108 e C1: collaudate sui sanpietrini di Roma
ROMA — Le nuove Citroën
C1, Peugeot 108 e Toyota Aygo
non sembrano neppure sorelle.
Eppure nascono nello stesso
stabilimento di Kolin, in Repubblica Ceca, condividendo la
meccanica. A cambiare è il design: anticonformista e giovanile
la C1, classica ed elegante la
108, sportiva ed eccentrica l’Aygo. Una sorta di cubo di Rubik
dalle diverse facce: «L’idea del
progetto era differenziare le tre
auto più di quanto sia accaduto
nella prima generazione», spiega Carlo Bonzanigo, responsabile design della C1. Risultato
raggiunto. Anche se non dev’essere stato semplice: «È come andare in vacanza con tre
famiglie: per non rovinare i rapporti è meglio mettere in chiaro
sin dall’inizio, obiettivi e idee di
tutti», continua. Compromessi
inevitabili. Per questo a capo
del progetto è stato scelto David
Terai, ingegnere Toyota, fama
da mediatore conquistata sul
campo nella fabbrica Nummi in
California, condivisa da giapponesi e americani di Gm.
Design a parte, l’obiettivo era
«produrre un’auto più matura,
in grado di offrire una migliore
dinamica di guida e una maggiore silenziosità», racconta
proprio Terai. Per questo l’ingegnere giapponese si mette a
bordo di una «vecchia» Aygo e
affronta traffico, sanpietrini e
vicoli di Roma, alla ricerca dei
possibili miglioramenti: «Se si
progetta una city car con in
mente le sollecitazioni a cui è
soggetta a Roma, l’auto andrà
bene ovunque», continua. Non
è un caso che, poi, Citroën abbia scelto proprio la capitale italiana per presentare la C1.
Il test romano ha colpito nel
segno: C1, 108 e Aygo sono più
silenziose, migliori nell’assetto
e più reattive nel posteriore. Le
«piccole» si girano in un fazzoletto di strada e il motore 1.0
benzina a tre cilindri da 69 cavalli, uguale per tutte, si dimostra equilibrato per la città, con
consumi di circa 25 km/litro. La
coppia è aumentata di 2 Nm
Toyota Aygo Nel design, è la più eccentrica delle tre. Il listino parte da 10.250 euro
(ora sono 95 Nm), ma l’incremento è impercettibile. C1 e
108 vengono proposte anche
con il 1.2 VTi a benzina da 82 cavalli, che consente di affrontare
l’autostrada con una buona
fluidità di marcia. Le francesi
Peugeot 108 È la più elegante (nella foto,
la 3 porte): i prezzi partono da 10 mila euro
possono contare anche sul tetto
in tela, apribile elettronicamente e personalizzabile. Sull’Aygo
arriverà nella primavera del
2015. Per il resto, tutte e tre sono disponibili a tre e cinque
porte (cristalli posteriori a com-
Citroën C1 Come la 108, ha anche il motore
1.2 a benzina: il listino parte da 9.800 euro
passo), cambio manuale a cinque marce o automatico robotizzato con comandi al volante.
Le differenze sono anche nelle strategie commerciali. La C1
è più «protetta»: a 9.800 euro
(con rottamazione) c’è il sistema Cardeluxe, una marchiatura
elettronica contro i furti. La 108
è più «accessibile»: a 10 mila
euro (con rottamazione o permuta) ha le cinque porte e il sistema multimediale con touchscreen sette pollici. La Toyota
Aygo è più «ricca»: a 10.250 euro ha anch’essa il sistema multimediale touchscreen, ma anche
il clima automatico (sulle altre è
manuale), la camera posteriore,
il volante in pelle, i cerchi da 15
pollici e la garanzia di tre anni
(due per C1 e 108).
A voi la scelta.
Alessandro Marchetti
Tricamo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
Motori 51
italia: 51575551575557
Si chiama LiveWire ed è la prima Harley-Davidson elettrica, silenziosa
o quasi. Curata in termini di design e finiture, non viene messa subito
in produzione: serve alla Casa di Milwaukee per raccogliere opinioni,
impressioni di guida e suggerimenti da clienti selezionati per definire
il modello definitivo. La potenza? Si parla di circa 55 kW, con oltre 70
Nm di coppia massima e uno 0-100 in 4 secondi. (s.b.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il motorhome profilato
Laika Ecovip. Sopra:
l’interno, zona dinette
Il nuovo Mobilvetta Kea
P63. Sopra, il letto dotato
di saliscendi elettrico
Caravan Nonostante la crisi, l’Italia resta il terzo produttore europeo
Per rispettare i limiti di consumo il volante delle Audi
R18 e-tron quattro ha un sistema che calcola
in tempo reale il livello di efficienza e di prestazioni
da rispettare per evitare penalità ai piloti.
Sistemi simili potrebbero debuttare sulle Audi di serie
Massello e soluzioni hi-tech
Così il camper si fa lussuoso
Cresce il comfort ma i modelli più venduti sono usati
La monoscocca della R18 è fatta interamente di fibra
di carbonio. Quest’ultimo materiale molto costoso trova
spazio sulle supercar come l’R8, mentre l’alluminio
è ampiamente usato su tutta la gamma Audi
Il pilota
Baumgartner: «Ora guido
ma prima sapevo volare»
«Quando ero piccolo sognavo di fare il pilota, ma nella mia
famiglia non c’erano i soldi. Dopo 40 anni finalmente il
desiderio si è avverato». Felix Baumgartner ha gli occhi che
brillano, un fisico perfetto di chi ha passato anni ad allenarsi per
entrare nella storia. Missione compiuta nell’ottobre di due anni
fa con il lancio in caduta libera da 39 km di altezza durante il
quale ha superato la velocità del suono.
L’austriaco, un «professionista del
rischio» l’hanno definito, ha corso su di
un’Audi R8 nella categoria GT la
ventiquattr’ore del Nürburgring. «Penso
che sia tutta una questione di calma e
disciplina mentale, i lanci mi hanno
insegnato questo: ad arrivare preparato.
Mi piacciono le sfide,soprattutto quelle
che non ho mai provato prima. Sette
mesi fa non avevo idea di come si
guidasse una macchina da corsa, ho
Felix Baumgartner
imparato prima da passeggero con
l’insegnante e poi da solo». Il pensiero torna a quel salto dallo
stratosfera che gli ha cambiato la vita: «Ho promesso a mia
madre che se ce l’avessi fatta avrei smesso di lanciarmi per
dedicarmi ad altro. Dopo venticinque anni di sport estremi sono
fortunato a essere ancora vivo. Ma sono ormai troppo vecchio
per iniziare una carriera da pilota professionista».
d.s.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
MILANO — Sempre più confortevoli e lussuosi. Mini appartamenti su quattro ruote che
hanno poco da invidiare ad alcune seconde case. Scordatevi i rustici mezzi di qualche anno fa.
Oggi i camper — più correttamente: autocaravan — si adattano sempre di più alle esigenze
dei turisti en plein air. Che amano sì la sensazione di libertà
consentita dalla vacanza itinerante, ma senza rinunciare agli
agi. Di tutti i tipi saranno allora
le novità presenti al prossimo
Salone annuale del camper che
si terrà a Parma dal 13 al 21 settembre e, secondo il nuovo accordo con la Fiera emiliana, ancora fino al 2019. Tra le principali, la nuova gamma degli integrali Laika: nove modelli Ecovip,
tutti sempre più alti (2,05 metri), dotati di luci di cortesia e
porta usb vicino ai letti, con
pensili e armadi di dimensioni
maggiori e una nuova coibentazione che consente di viaggiare
bene anche in inverno. E poi il
nuovo modello Kea P63 della
Mobilvetta (l’azienda italiana
nata nel 1961 come produttrice
di mobili) con letto dotato di saliscendi elettrico. O i Super Brig
della Rimor tutti rinnovati all’interno: nuove luci, tavolo in massello, moderno piano cottura.
Insomma, il settore resta vivace nonostante il momento di
difficoltà. Secondo i dati dell’ultimo rapporto presentato da
Apc, l’associazione dei produttori, l’Italia resta il terzo produttore europeo di camper (con il
90% della produzione nel distretto della Val d’Elsa). Ma il
mercato del caravanning ha registrato nel 2013 un calo delle
immatricolazioni del 19%. «È il
sintomo della crisi economica
che perdura — dice Jan de Haas,
presidente dell’associazione. —
Ma numerosi segnali ci dicono
che l’esperienza del camper continua a piacere». In controtendenza, infatti, cresce l’usato: nel
2013 i trasferimenti di proprietà
(29.142) sono aumentati del
54% rispetto al 2012. Così quasi
Base Jumper
Il Giottiline G-Line 936
è realizzato su base
Citroën Jumper special:
è lungo 699 centimetri
e alto 292. Monta
motori turbodiesel Hdi
da 130 a 180 cavalli.
Nella seconda foto
dall’alto, l’ampia dinette
5,7 milioni sono i turisti itineranti, di cui oltre 800 mila camperisti italiani, in grado di generare una spesa di 2,6 miliardi di
euro. Il problema, semmai, è che
in Italia circolano mezzi troppo
vecchi: il 61,5% (più di 128 mila
autocaravan) ha più di dieci anni
e sono quindi più inquinanti.
Ma come orientarsi al momento dell’acquisto? «Per chi ha
a disposizione cifre più alte, da
un minimo di 40 mila euro a oltre 100 mila, il nuovo offre ovviamente dei vantaggi — spiega
Gianni Brogini, direttore marketing di Apc. — La garanzia è di
due anni e la meccanica è adeguata alle normative. Con un
mezzo Euro 0 o 1 si rischia di
non poter circolare in alcune città». L’usato consente però di fare
buoni affari: «L’importante è lasciar perdere camper con più di
dieci anni. Con 25 mila euro se
ne riescono a trovare di ottimi di
cinque anni». Se poi a viaggiare
è una coppia giovane che vuole
percorrere molti chilometri
l’ideale è un modello profilato:
«Ribassato, viaggia più velocemente e consuma meno. Per le
famiglie numerose sono più
adatti, invece, i mansardati, con
la cellula abitativa che continua
sopra il posto di guida, oppure i
più spaziosi motorhome».
Isabella Fantigrossi
Le 10 regole
1 Prima di partire, cercate di
sistemare i bagagli con
ordine: i più pesanti in
basso, sotto il pavimento o
nei vani appositi della
dinette (la zona giorno del
camper); quelli più leggeri in
alto. In questo modo si
eviteranno pericolose
cadute di oggetti.
2 In strada mantenete una
giusta andatura per non
mettere in pericolo i
passeggeri né intralciare la
circolazione.
3 Se possibile, agevolate il
sorpasso delle auto che
seguono o accostate ogni
tanto per lasciar passare i
mezzi più veloci.
4 Per i camper con peso
inferiore a 3,5 tonnellate i
limiti di velocità sono gli
stessi delle auto. Gli altri
hanno il limite di 80 km/h
fuori dai centri abitati e di
100 in autostrada.
5 Il numero delle persone
che possono essere
trasportate è indicato nella
carta di circolazione.
6 In marcia, per sicurezza, i
passeggeri non possono
stare a letto: devono sedersi
nei posti previsti.
7 Il camper può essere
parcheggiato nei normali
posteggi. Ma attenti a
evitare i punti in cui può
essere d’intralcio o copre
monumenti e vetrine.
8 Nelle aree attrezzate per il
campeggio notturno, cercate
di rispettare la privacy degli
altri e di non sostare troppo
vicino ai mezzi già presenti.
9 A bordo, meglio usare
piatti, posate e bicchieri
lavabili per non produrre
troppa spazzatura che deve
poi essere buttata nei
cassonetti appositi.
10 Lo scarico delle acque
bianche e nere è consentito
solo nelle aree attrezzate.
Dopo la notte non
abbandonate nulla e cercate
di lasciate l’area pulita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Anniversari Inaugurata l’esposizione che si chiuderà a gennaio. Montezemolo: «Questa è la prova della capacità italiana di creare vetture che fanno sognare»
Un secolo di Maserati nella mostra delle auto mitiche
DAL NOSTRO INVIATO
MODENA — C’è la 3500 GT
nata all’alba del boom economico (1957): l’eleganza che veste la potenza, l’auto su misura
per i commendatori in ascesa,
la sensualità veloce che si ritaglia una parte anche nello
scandaloso film di Lattuada I
dolci inganni, con una conturbante Catherine Spaak in fiore.
Della 3500 GT c’è pure la versione spyder (’59), con la firma
di Zagato e l’anima infusa da
quel genio di designer che fu
Michelotti. C’è la fiabesca 5000
GT di Reza Palhavi: dopo aver
provato una 3500 GT, lo scià di
Persia espresse il desiderio di
una coupé ancora più potente
e carrozzata Touring. Lo accontentarono, ovviamente. C’è la
mitica A6GCS/53: A come Alfieri, il nome del fondatore delle Officine; 6 come i cilindri; G
come la ghisa del motore; CS
come Corsa e Sport; 53 come
l’anno in cui nasce, evoluzione
di un modello che nelle mani
di Ascari e Villoresi vinceva
una corsa dopo l’altra...
Uomini che amano le auto.
Guidano, studiano, lavorano,
rischiano. L’Italia del dopoguerra timida e smaniosa di
mettersi in viaggio e quella che
oggi parte all’attacco dei mercati globali. Le autostrade semideserte di ieri, con le cattedrali della Supercortemaggiore, e i circuiti FIA GT di oggi. A
proposito: c’è anche una MC12
Corsa, nel classico Blu Vittoria.
C’è la storia, grande e piccola, dietro ognuna delle Mase-
rati in mostra (fino a gennaio
2015) sotto l’enorme e avveniristico carapace giallo del Museo Enzo Ferrari di Modena,
poco distante dalla sede del
Tridente in viale Ciro Menotti.
La mostra del centenario. Il
1° dicembre 1914 i fratelli Maserati (Alfieri, Ettore ed Ernesto) aprono un’officina a Bologna per assistere le Isotta Fraschini: è la scintilla. Nel ’37,
cinque anni dopo la morte di
Alfieri, il modenese Adolfo Orsi acquista l’azienda e la trapianta nella sua città. La storia
è un fiume in piena: la Maserati, poi, passerà alla Citroën
(’68), ad Alejandro de Tomaso
(’75), alla Fiat (’93), alla Ferrari
(’97), di nuovo alla Fiat (2005).
Il rilancio di questi anni è nel
tipico stile Tridente: affrontare
le sfide calcando le ambizioni,
andare all’attacco anziché
chiudersi in difesa. All’inaugurazione della mostra, accanto
al presidente della Ferrari Luca
di Montezemolo e al sindaco di
Modena Giancarlo Muzzarelli,
e di fronte a Stirling Moss, divinità della Formula 1 anni
Cinquanta, il ceo dell’azienda
Harald Wester parla di vendite
che crescono di mese in mese.
Di Stati Uniti primo mercato.
Di Cina subito dietro. Delle
nuove Quattroporte e Ghibli
che vanno a tutta velocità.
Il valore totale delle 21 auto
esposte a Modena si aggira sui
70 milioni di euro. La Tipo V4
Sport Zagato del ’32 è assicurata per 30 milioni di dollari. La
A sinistra: la 3500 GT Touring (’61); sullo sfondo la
420 M Eldorado (’58). Sopra: la MC12 Corsa (2006);
dietro, la Boomerang (’71)
3500 GT Touring, nell’originale color Verde Tevere, è costata
50mila euro prossima al rottame e per rimetterla a nuovo il
collezionista ha speso anche di
più (18mila euro soltanto l’impianto elettrico). Ma il valore
commerciale di questi gioielli
(dalla Tipo 26 alla 250F, dalla
Quattroporte del ’65 appartenuta a Marcello
Mastroianni alla
Boomerang del
’71 disegnata da
Giorgetto Giugiaro) impallidisce a confronto
del loro valore
come testimonianze — per
dirlo con Montezemolo — «della capacità italiana di creare da sempre automobili che fanno sognare».
Roberto Iasoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
52
italia: 51575551575557
Maria Grazia e Chiara con Diego partecipano
l’improvvisa scomparsa dell’amatissimo
Felice Santonastaso
Le esequie si svolgeranno alle ore 10 di martedì
24 giugno alla parrocchia del Sacro Cuore del
Suffragio, Lungotevere Prati.
- Roma, 22 giugno 2014.
Pia Bruno Tolomei Frigerio con la figlia Isabella
ed il genero Duccio Astaldi si stringono affettuosamente a Maria Grazia e famiglia nel grande
dolore per l’improvvisa perdita del carissimo amico
Felice Santonastaso
- Roma, 22 giugno 2014.
Il Consiglio di Sorveglianza, il Consiglio di Gestione, i dirigenti e tutti i dipendenti della Società
Italiana per Condotte d’Acqua, si uniscono al dolore di Maria Grazia e della famiglia per la perdita del proprio VicePresidente
Prof. Avv. Felice Santonastaso
uomo di eccezionali doti umane e professionali.
- Roma, 22 giugno 2014.
Ettore Bernabei partecipa al dolore della famiglia Santonastaso per la improvvisa scomparsa
dell’amico carissimo
Felice
e formula preghiere di suffragio per la sua anima
eletta ricordando con gratitudine il proficuo lavoro svolto assieme nelle aziende a partecipazione statale. - Roma, 22 giugno 2014.
È mancato all’affetto dei suoi cari
Giorgio Gozzetti
Addolorati ne danno il triste annuncio la moglie
Carla, i figli Luca con Giulia, Marta con Massimo
e i nipoti Alessandro Francesco e Andrea.
- Introbio (LC), 22 giugno 2014.
Sono commossamente vicino alla carissima signora Lina, i figli Ruggero e Luigi, la nuora Nadia
e la nipote Roberta per la perdita di
Rinaldo Riva
marito e padre esemplare.- Con affetto Luigi Lucini. - Milano, 22 giugno 2014.
Un forte abbraccio all’amico
È serenamente spirata nella sua amata Vaglia
il giorno 21 giugno
Andrea
Donna
un leale collega e una bella persona che non dimenticheremo mai.- Michele Barrile Antonella e
Veronica. - Milano, 22 giugno 2014.
Maria Menarini profondamente colpita ed addolorata dalla scomparsa di
Andrea Papalia
ricorda un amico una bella persona dolce e disponibile. - Firenze, 22 giugno 2014.
Abbiamo perso uno di noi... sembrava lontano,
quasi non possibile come pensiero e questo è avvenuto senza preavviso... un pezzo di noi è andato.- Dobbiamo fare in modo di non dimenticarlo.- Ci manchi moltissimo
Andrea
e non smetteremo di volerti bene, per sempre.Ferdi e i tuoi compagni e amici di FeP.
- Milano, 23 giugno 2014.
Ciao
Nerina Corsini Incisa
della Rocchetta
La ricordano con amore i figli Eleonora, Giovanni
e Piero insieme al carissimo Gilberto Ghinassi.Il funerale sarà lunedì 23 giugno alle ore 10.30
presso la cappella di famiglia in via Torre dei Nocenti 1387 - Vaglia.
- Vaglia (FI), 23 giugno 2014.
Arrivederci
Nerina
Gilberto.- Non fiori, ma offerte alla Misericordia
di Vaglia. - Vaglia (FI), 23 giugno 2014.
23 giugno 2007 - 23 giugno 2014
Caro papà, quest’anno anche la mamma ci ha
lasciati, insieme continuerete a vivere nei nostri
pensieri e nelle nostre azioni così fortemente ispirati dal vostro esempio e dal vostro amore.- Anna, Paolo, Cristina, Chiara e Monica in ricordo
del papà e della mamma nel settimo anniversario della scomparsa del
Dott. Ing. Bruno Mondello
Andrea
- Milano, 23 giugno 2014.
ci mancherai molto.- Dalia, Francesca, Betta,
Giulia e tutta Goigest.
- Milano, 23 giugno 2014.
Dopo lunga malattia ci ha lasciati il nostro caro
Giovanni (Gianni) Zampato
Lo annunciano con dolore la moglie Gabriella,
l’adorata figlia Francesca unitamente ad Erminia
e a tutti i parenti in Svizzera ed Italia.- I funerali
si svolgeranno martedì 24 alle 15.30 nella parrocchia di Ponte Tresa (Svizzera).- La sepoltura in
forma strettamente privata presso il cimitero di
Giubiano - Varese.
- Ponte Tresa - Caslano, 22 giugno 2014.
Giorgio Rezzonico si stringe alla famiglia per
la scomparsa di
Gianni Zampato
straordinario compagno di vita e professione nella difesa dei diritti dei più deboli.
- Milano, 22 giugno 2014.
23 giugno 2007 - 23 giugno 2014
Amministratori, Dirigenti, dipendenti, collaboratori e pensionati di Costacurta S.p.A.-VICO ricordano con la stima e l’affetto di sempre il
Dott. Ing. Bruno Mondello
che per tanti anni ha guidato la società con saggezza, energia e passione.
- Milano, 23 giugno 2014.
23 giugno 2003 - 23 giugno 2014
Ettore Tito
Caro papà ora come allora continui ad essere un
faro per tutti noi.- La moglie Iolanda, i figli Giuseppe e Claudio con Daniela e i nipoti Eleonora
e FrancescoEttore. - Roma, 23 giugno 2014.
Armando e Maria Rosa ricordano con immenso
rimpianto l’insegnamento prezioso e l’umanità
del loro caro maestro
Guglielmo Zambrini
- Milano - Venezia, 23 giugno 2014.
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Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
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da Barolo a
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Cavour
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Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
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Tv in chiaro
Teleraccomando
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di Maria Volpe
PER CONOSCERE
PER RIFLETTERE
Il peronismo
in Argentina
Serata dedicata
all’orgoglio gay
Il documentario «Juan
Domingo ed Evita.
L’Argentina dei Perón»
racconta la storia di Juan
Domingo Perón e sua moglie
Evita (foto), quindi la storia
del peronismo in Argentina.
Lui politico e militare,
potente; lei piena di fascino e
carisma, approdata alla Casa
Rosada dopo un’infanzia di
povertà e una dura gavetta nei
teatri di Buenos Aires.
Personaggio adorato dal suo
popolo quando era in vita e
idolatrata dopo la morte. Per
Juan Domingo ci sarà un
lungo esilio dal quale tornerà
nel 1973, vecchio e malato. In
conclusione l’editoriale di
Paolo Mieli.
Serata speciale dedicata alla
settimana del Gay Pride. Si
comincia con la divertente
commedia spagnola Reinas –
Il matrimonio che mancava
(nella foto una scena del
film), di Manuel Gómez
Pereira, che racconta in
maniera gentile e ironica il
periodo dei primi matrimoni
gay in Spagna. Si prosegue
con l’inchiesta «Scene da un
matrimonio gay» firmata
dal regista Alberto D’Onofrio
che racconta storie di
uomini e donne che hanno
scelto di vivere la propria
sessualità in maniera libera.
In particolare D’Onofrio ha
incontrato da vicino alcuni
gay cattolici.
Correva l’anno
Rai3, ore 22.45
Reinas - Il matrimonio che
mancava; Cielo, dalle ore 21
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L’idealista Damon
patriota corrotto
Marcuzzi, l’ultima
ristrutturazione
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Un giovane patriota (Matt
Damon, foto) viene assunto
dall’Ufficio Servizi Strategici
(Oss), antesignano della Cia: il
suo idealismo verrà corrotto.
The Good Shepherd L’ombra del potere
Iris, ore 21.10
Ultima puntata del programma
condotto da Alessia Marcuzzi
(foto) che stasera si reca nel
Lazio per realizzare il sogno
della famiglia Policaro: una
casa tutta nuova.
Extreme Makeover Home
Edition; Canale 5, ore 21.10
Ferrandino parla
di morti sul lavoro
Meloni e Landini
ospiti di Merlino
Tra crisi e lavoro in nero, le cifre
ufficiali indicano un calo delle
«morti bianche». Che restano
comunque sempre troppe.
Margherita Ferrandino ne parla
con l’avvocato generale dell’Inail.
Fuori Tg - Morti sul lavoro
Rai3, ore 12.25
Quarto appuntamento con il
programma condotto da Myrta
Merlino. Tra gli ospiti in studio
Giorgia Meloni, Maurizio Landini,
Virman Cusenza, Gian Antonio
Stella e Federico Geremicca.
L’aria che tira stasera
La7, ore 21.10
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Corriere della Sera Lunedì 23 Giugno 2014
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Film
e programmi
Leo DiCaprio
milionario infelice
Long Island, 1922. Il giovane Nick
Carraway conosce il milionario Jay
Gatsby (Leonardo DiCaprio, foto).
L’uomo è da sempre innamorato di
Daisy Buchanan (Carey Mulligan),
ma il loro è un amore impossibile.
Il grande Gatsby
Sky Cinema 1, ore 21.10
Il capitano Kirk
contro un superuomo
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L’equipaggio dell’Enterprise guidato
dal capitano Kirk (Chris Pine) deve
catturare Khan (Benedict
Cumberbatch, foto), un superuomo
dai poteri terrificanti risvegliato
dall’ibernazione da un traditore.
Into Darkness - Star Trek
Sky Cinema Max, ore 21
Jeremy Renner
braccato dalla Cia
La Cia teme che un programma
segreto venga scoperto e decide
di cancellarne ogni traccia.
L’agente Aaron Cross (Jeremy
Renner, foto) si trova a lottare
per la sua sopravvivenza.
The Bourne Legacy
Cinema Energy, ore 21.15
Capire le creazioni
di Anselm Kiefer
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La regista Sophie Fiennes racconta
il pittore e scultore tedesco Anselm
Kiefer a partire dalle sue strutture
monumentali, intrise di riferimenti
filosofici, alchemici e religiosi.
Anselm Kiefer - L’atto della
creazione
Sky Arte HD, ore 21.10
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A fil di rete
di Aldo Grasso
La fine trama a incastri
di «Trono di spade»
A
nche in Italia, pochi giorni dopo rispetto agli Stati Uniti, è arrivata alla sua conclusione la quarta
stagione della saga fantasy «Trono di spade»,
trasmessa da Sky Atlantic (venerdì, ore 21.10).
Com’è noto, il telefilm è una produzione ad alto
budget che il canale americano HBO (quello di «Sex and the
City» e «I Soprano», solo per citare alcune delle sue serie
più celebri) ha realizzato adattando per la televisione i romanzi di George R. R. Martin.
La serie si regge su un vastisVincitori e vinti
simo cast corale che dà vita a
un racconto «a incastro» in cui
Joachim
è difficile trovare un protagoniLöw
sta assoluto: il finale di questa
La Germania
stagione sembra aver stretto
in campo
l’attenzione su quattro persobatte la
naggi, curiosamente tutti «ecGermania in fiction.
centrici», su cui all’inizio non
Prima serata tutta
avremmo scommesso molto.
per Germania-Ghana
C’è la ragazzina ribelle Arya,
dal Brasile: per la
che al ricamo preferisce le lesquadra allenata
zioni di spada, c’è il suo fratello
dall’ex attaccante
Bran, che non può più cammitedesco Joachim Löw
nare ma è dotato di poteri so6.046.000 spettatori,
vrannaturali. C’è Jon Snow, il
31,2% di share
figlio bastardo del defunto Ned
Stark e infine c’è Tyrion, il fiDenise
glio nano del potente clan LanZich
nister che viene fortunosaLa Germania
mente aiutato a fuggire dopo
in fiction
esser stato condannato a morte
superata
dalla sua stessa famiglia. Il rapdalla Germania in
porto con suo padre, vero spetcampo. Canale 5
tro che agita la coscienza di
risponde in prime time
Tyrion e vero nodo narrativo da
con «Rosamunde
sciogliere, arriva nel finale di
Pilcher - Il castello dei
stagione a un punto di non rimiracoli», con Denise
torno.
Zich : per 1.838.000
La cosa più interessante di
spettatori, e una
«Trono di spade» è proprio
share del 9,7%
questo suo racconto a incastro:
con così tanti personaggi da
gestire, spesso posizionati in ambienti lontanissimi uno
dall’altro, i suoi autori hanno scelto di costruire ogni episodio attraverso una serie di «quadri» distinti e separati che
seguono ciascuno la sua storia, senza incrociarsi per molto
tempo. Una scelta, in fondo, antitelevisiva, che rende la serie un raffinato esercizio di stile ma che la espone a rischio
di qualche sbavatura narrativa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso
Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
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Lunedì 23 Giugno 2014 Corriere della Sera
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