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SABATO 9 OTTOBRE 2010
il Cittadino
Cultura & Spettacoli
n Gli ultimi fuochi del dodicesimo
Lodi film festival, edizione di doman­
de (poche le risposte semmai ci fosse­
ro...) sulla crisi, andranno a spegnersi
e a ricostruirsi altrove in questo
weekend autunnale. Tutto compresso
nel rinnovato Ridotto del teatro alle
Vigne, oggi appellato Sala Carlo Rivol­
ta, in onore e ricordo dello straordina­
rio interprete dell’Apologia di Socrate
ed amico del festival (chi ricorda più
la sua performance sulla Morte della
Bellezza di Giuseppe Patroni Griffi al­
la presenza del drammaturgo e regi­
sta napoletano nel 20002?), allinea tra
oggi e domani ben nove film e avrà co­
me ospiti a conversare con curatore e
pubblico: Patrizio Gioffredi e Lorenzo
Orlandini del collettivo John Snelli­
berg autore della Banda del brasilia­
no, e Andrea Caccia, documentarista
e filmaker dello straordinario film­in­
chiesta Vedozero. In omaggio alla
Banda del brasiliano, che vince il pre­
mio Opera prima, l’intero palinsesto
di oggi è indirizzato al genere poliziot­
tesco e cosa di meglio se non affidare
ancora una volta al più americano dei
nostri registi, Carlo Lizzani, uno dei
numi del festival da qualche anno a
questa parte, andando a riscoprire
film come Torino
nera del 1972 con
uno strepitoso
Bud Spencer, orfa­
no di Terence Hill
(ore 16,30) e a se­
guire, intorno alle
ore
18,30,
Kleinhoff Hotel
con Corinne Cle­
ry reduce dal cele­
bre e equivocato
Histoire d’O. Qui,
l’attrice d’origine
francese è la mo­
glie di un archi­
tetto che s’inna­
mora casualmente in un albergo di
un giovane terrorista. Il dramma da
camera che segue ha segmenti di alta
tensione emotiva. Alcune scene poi
sembrano collegarsi in maniera for­
male e in particolar modo nel rappor­
to tra i due protagonisti, all’ultimo
film di Silvio Soldini Cosa voglio di
più. La sera – ore 21 – spazio a La ban­
da del brasiliano.
La Domenica consegna al pubblico il
palinsesto quotidiano più lungo del
festival. Si parte alle 10,30 con La
grande olimpiade di Romolo Marcelli­
ni, pellicola fiume, circa 140 minuti,
dedicata alleOlimpiadi di Roma del
1960. Nessun paragone irriverente
con Olympia, il capolavoro di Leni
Riefenstahl, ma il film di Marcellini
per dispiego di mezzi e tecnici non gli
è da meno. Il pomeriggio, alle 16, è
inaugurato dalla trilogia rossiniana
di Gianini e Luzzati, musica e anima­
zione per i due giganti dell’arte e del
cinema non solo di animazione. A se­
guire, ore 17, documentario di Stefano
Consiglio dedicato al Cinema digitale
secondo Giulio Questi, geniale autore
di western e film surrealistici che in
età senile ha scoperto le virtù delle
handycam. Alle 18,30, secondo omag­
gio ad Ariane Mnouchkine e al Thea­
tre du Soleil, in attesa dell’integrale
milanese in programma tra due setti­
mane: Un soleil à Kabul...ou plutot
deux, realizzato da tre attori della
compagnia, Duccio Bellugi, Sergio
Canto e Philippe Chevalier, racconta
la trasferta afghana della Mnouchki­
ne e la sua capacità di essere inse­
gnante e mentore di compagini tea­
trali distrutte dal conflitto dello sfor­
tunato Paese asiatico. In “prime ti­
me”, alle 21, il capolavoro di Andrea
Caccia, presente il regista, VedoZero:
70 studenti delle scuole medie supe­
riori dell’hinterland milanese dotati
di un telefoni e impegnati a racconta­
re loro stessi, le loro giornate in un vi­
deodiario in diretta. In chiusura e a
sorpresa l’arrivederci del festival è
consegnato all’ultimo film di Claude
Chabrol, Bellamy.
SPECIALE ANIMAZIONE
SABATO 9
ORE 16,30 – SALA CARLO RIVOLTA
Contemporanea. Il cinema europeo
del presente
RISCOPERTE
TORINO NERA (1972, 105’)
Regia Carlo Lizzani
ORE 18,30 – SALA CARLO RIVOLTA
Contemporanea. Il cinema europeo
del presente
RISCOPERTE
“KLEINHOFF HOTEL” (1977, 98’)
Regia: Carlo Lizzani
“OMAGGIO A ROSSINI” (1964-73, 33’)
Regia: Giulio Gianini e Emanuele Luzzati
ORE 17,00 – SALA CARLO RIVOLTA
Contemporanea. Il cinema europeo del
presente
“IL CINEMA DIGITALE SECONDO
GIULIO QUESTI” (2007, 52’)
Regia: Stefano Consiglio
ORE 18,30 – SALA CARLO RIVOLTA
Contemporanea. Il cinema europeo del
presente
“UN SOLEÌL À KABUL... OU PLUTÔT DEUX” (2008, 75’)
Regia: Duccio Bellugi Vannuccini, Sergio
Canto Sabido e Philippe Chevalier
ORE 21,00 – SALA CARLO RIVOLTA
ORE 21,00 – SALA CARLO RIVOLTA
Contemporanea. Il cinema europeo del
“LA BANDA DEL BRASILIANO” (2009, 90’) presente
“VEDOZERO”(2010, 77’)
Regia: Patrizio Gioffredi
Regia: Andrea Caccia
Contemporanea. Concorso Opera Prima Italia
DOMENICA 10
ORE 23,00 – SALA CARLO RIVOLTA
FILM DI CHIUSURA A SORPRESA
ORE 10,30 – SALA CARLO RIVOLTA
Contemporanea. Il cinema europeo
del presente
RISCOPERTE
SALA CARLO RIVOLTA, TEATRO ALLE VIGNE
VIA CAVOUR, 66 - LODI
(ingresso libero)
“LA GRANDE OLIMPIADE” (1961, 140’)
Regia: Romolo Marcellini
ORE 16,00 – SALA CARLO RIVOLTA
Contemporanea. Il cinema europeo
del presente
CINEMA MODERNO
CORSO ADDA, 97 - LODI
(ingresso euro 4,00)
LODI FILM FESTIVAL n ABBUFFATA DI PELLICOLE DI TUTTI I GENERI E CONVERSAZIONI D’AUTORE
Un week-end per cinefili in città
La rassegna chiude alla presenza dei registi Gioffredi e Caccia
P
R
I
M
A
IL PREMIO
L’Opera prima a “La banda del brasiliano”
n La seconda edizione del Concorso
“Opera prima Italia 2010”, nell’am­
bito del Lodi film festival, è stata
assegnata al film del collettivo
Snellinberg “La banda del brasilia­
no”. L’anno scorso s’aggiudicò il
concorso “Fuga dal Call Center” di
Federico Rizzo. Questa sera alle 21
l’assessore comunale alla cultura
Andrea Ferrari consegnerà il pre­
mio (un’incisione a tecnica mista
dell’artista lodigiano Pier Paolo
Curti, recentemente invitato alla
Biennale di Venezia e oggi in mo­
stra con sue opere alla K35 Gallery
di Mosca), al regista e allo sceneg­
giatore del film: Patrizio Gioffredi
Il regista Andrea Caccia, ospite domani alla Sala Rivolta
V
I
S
I
O
N
E
e Lorenzo Orlandini. Ecco le moti­
vazioni addotte dalla Giuria del
premio di quest’anno. «L’anno cine­
matografico italiano ha riservato
non poche sorprese. Tutte peraltro
arrivate dai cosiddetti esordi. Ma,
nessun film più de “La banda del
brasiliano” ha saputo dare risposte
creative ad una situazione di crisi
che va al di là di qualsiasi contenu­
to. In tal senso, il film “La banda
del brasiliano” consegna al cinema
italiano e a chiunque abbia forza,
coraggio e idee da proporre,
un’idea di cinema con la quale da
oggi bisognerà fare necessariamen­
te i conti».
CICLO DI INCONTRI
Flavio Oreglio,
l’Italia di oggi
e i tanti amici
del cabaret
n Prospettive
nuove sul teatro
contemporaneo:
ci pensa Flavio
Oreglio a trac­
ciarle, in un nuo­
vo ciclo di spetta­
coli, recital, mo­
nologhi e canzoni
che andranno di
scena fino a fine Flavio Oreglio
mese al Teatro
della cooperativa, palcoscenico peri­
ferico ma interessante della scena
meneghina (in via Hermada 8, in­
gresso: 8/16 euro, informazioni allo
02.64749997). Il comico peschierese,
che quest’estate come di consueto
aveva portato in Brianza Musicome­
dians, festival di teatro­canzone, tor­
na a dire la sua e lo fa con il ciclo Pro­
spettive per un teatro dell’altrove, nel
quale si esibisce in un nuovo recital
dedicato al tema dell’ignoranza. Chi
conosce bene il comico che ha mosso
i primi passi nei teatri del Sudmila­
no sa quanto questo tema sia ricor­
rente nei suoi ultimi lavori: lo è nella
recente trilogia di libri pubblicata da
Bompiani e lo è anche nelle ultime
piéce comiche. Nel suo nuovo lavoro
è messa alla berlina l’ignoranza ver­
so i meccanismi che governano la co­
sa pubblica e la politica in generale.
«Rifletteremo sulla politica e sui lin­
guaggi di oggi», ha promesso Ore­
glio, facendo riferimento a pesanti
critiche nei confronti del governo,
ma senza risparmiare l’opposizione.
Per realizzare questo show, Oreglio
ha invitato sul palco della Cooperati­
va importanti attori e artisti: su tut­
ti, la “signora del teatro italiano,
Franca Valeri, ne I soldi il 20 ottobre.
A seguire, a fianco di Oreglio compa­
iono il cantautore Folco Orselli, En­
zo detto “Chinaski” (anche lui con
un passato di artista a San Giulia­
no), Walter Leonardi, Germano Lan­
zoni e Raphael Didoni. Gran finale
dal 26 al 31 ottobre con Oreglio, De­
bora Villa, Max Pisu, Diego Parasso­
le, Ricky Gianco e Fabio Treves.
F. A.
IL GRANDE BARITONO LODIGIANO SI CONFESSA ALLA VIGILIA DELL’ESIBIZIONE DI PARMA
L’Italia unita, verso Sud Nucci prepara la prima dei “Vespri”
«È una delle opere che amo di più»
Lucio D’Auria
C
hissà se il Senatur Umberto
Bossi se lo immaginava mai di
poter diventare un giorno il
principale sponsor del Sud.
Perché certo la sua “battuta” sui
«porci romani» sta facendo da traino
involontario a questo piccolo film di­
ventato campione d’incassi almeno
quanto il passaparola. Così come il
«mai stato sotto Bologna» del Trota­
Renzo suo figlio figura inevitabil­
mente tra le frasi più citate all’uscita
delle sale e fa da chiave di lettura ide­
ale per la comprensione del perso­
naggio di Alberto il protagonista del­
la pellicola, direttore di un ufficio
delle Poste che sogna il trasferimento
a Milano e viene invece sbattuto per
punizione nel profondo Sud, a Ca­
stellabbate, nel cuore del Cilento.
Dal Nord cafone e rumoroso dei fran­
cesi al Meridione d’Italia quindi:
razzismo, stereotipi, luoghi comuni e
maschere comiche. Ecco Benvenuti
al Sud di Luca Miniero, piccolo gran­
de caso cinemato­
grafico italiano di
questo inizio di
stagione, remake
del francese Giù
al Nord di Danny
Boon, due modi
per raccontare la
stessa cosa e una
verità assoluta e
incontrovertibile:
si è sempre meridionali di qualcu­
no…
Alberto, quindi, funzionario delle
Poste che vive nella nebbia della
Brianza, che lascia con le lacrime
agli occhi quando deve trasferirsi
nella sconosciuta Castellabbate, e
che arriva nel nuovo posto con la pa­
ura dell’ignoto e con il piglio deciso
di chi riuscirà a rimettere le cose a
posto nell’ufficio postale e riuscirà a
far lavorare anche i più indolenti
(lui che aveva falsificato la domanda
per il trasferimento a Milano). Alber­
to che alla fine si scoprirà nell’animo
il più “terrone” dei “terroni” e si in­
namorerà perdutamente di luoghi e
persone, scoprendo quanto fosse stu­
pido il suo universo regionalistico e
chiuso in confini piccoli e delineati.
Benvenuti al Sud è un remake come
viene concepito dagli americani: in
tutto e per tutto aderente all’origina­
Valentina Lodovini, Nando Paone, Luca Siani e Claudio Bisio in “Benvenuti al Sud“
Il “remake” fedele
del film francese
le, partendo dalla storia e arrivando
ai personaggi, ma che si concede
qualche licenza per attualizzare la
vicenda. Che viene così cucita sui vizi
e sugli stereotipi imperanti nel nostro
Paese e per questo funziona e si fa ap­
prezzare, anche “slegata” dal suo
originale. Dove c’erano la rumorosi­
tà e la gestualità della provincia
francese ci sono la cucina pesante e i
disservizi del nostro Sud, dove c’era
la parlata stramba dei Bretoni c’è il
dilaletto incomprensibile dei Campa­
ni, ma il pericolo di affastellare luo­
ghi comuni e retorica di mare, sole,
pizza e mandolino viene superato dal
regista con piccole felici intuizioni,
con particolari di scrittura e di de­
scrizione di ambienti e personaggi
che alla fine fanno la differenza.
Certo alla pellicola italiana sembra
mancare l’eleganza dell’originale,
certo il film che poteva essere centra­
to sulle differenze culturali con un re­
spiro più ampio, si trasforma e si “re­
gionalizza” all’estremo e resta anco­
rato alla nostra vicenda italiana. Re­
sta la scelta della chiave più leggera
per affrontare un grande tema d’at­
tualità, quello del pregiudizio, prima
ancora di quello della diversità. Il re­
gista Luca Miniero e Massimo Gau­
dioso, che aveva sceneggiato tra le al­
tre sue cose Gomorra, scelgono di
raccontare privilegiando il lato co­
mico e divertente, ma sempre lascia­
no la chiave adatta per andare più in
profondità. Per leggere con un altro
sguardo le vicende di questo piccolo
universo in cui si riflette tutto intero
il nostro Paese con i suoi conflitti irri­
solti. Ecco perché il “mostruoso” reg­
gente dell’accademia del gorgonzola
fa più paura che ridere a pensarci be­
ne, e perché sembra di poter vedere
comparire sullo schermo da un mo­
mento all’altro la scritta messa sui ti­
toli di coda un altro film qualche an­
no fa: «Personaggi e vicende di que­
sta pellicola sono prodotti di fanta­
sia. Solo le parti che sembrano più
assurde di questa storia sono vere».
__________________________________
BENVENUTI AL SUD
regia L. Miniero, co C. Bisio, L. Sia­
ni, V. Lodovini, A. Finocchiaro
n Il Festival Verdi ha programmato
per questa edizione 2010 Il Trovatore
e I Vespri Siciliani al teatro Regio di
Parma e Attila al prezioso teatrino di
Busseto. Fra i big del Festival il “no­
stro” Leo Nucci, bolognese per nasci­
ta, lodigiano per adozione, parmense
per cittadinanza. Il celebre baritono,
oltre che per alcuni concerti, è stato
scritturato per il ruolo di Guido di
Monforte de I Vespri Siciliani. Artista
a tutto tondo e cuore generoso per in­
dole, ha addirittura salvato l’inaugu­
razione del Festival accettando di so­
stituire all’ultimo momento l’indi­
sposto Claudio Sgura come nel Tro­
vatore inaugurale.
Ci racconta come è avvenuto?
«Martedi 28 settembre, mentre stavo
pranzando, a Parma, sono stato rag­
giunto per telefono dal sovrintenden­
te Meli, che mi ha illustrato il grave
problema del collega Sgura e il ri­
schio di dover
saltare la prova
generale quello
stesso pomerig­
gio e la prima del­
l’inaugurazione
il 1 ottobre … Co­
me facevo a dirgli
di no? Così, ho
fatto la generale
senza costume.
Per le recite suc­
cessive, però, ho
lasciato ad altri. Dovevo prepararare
i Vespri di domani».
A proposito di quest’opera tanto
difficile, così lunga e così poco
rappresentata, so che non è la pri­
ma volta che la canta.
«L’ho debuttata a Bologna nella sta­
gione 1986 – 87 con la direzione di Ric­
cardo Chailly e la regia di Luca Ron­
coni. Uno spettacolo di tradizione,
bellissimo, molto colorato e molto si­
ciliano, giustamente ambientato nel
suo periodo 1290, tra aranci e olivi. È
stata trasmessa anche in televisione.
Il personaggio Monforte l’ho poi can­
tato in altri teatri, tra cui ricordo
quelli di Zurigo, Vienna, New York».
L’ha sempre cantata in italiano?
«È sempre meglio cantarla in italia­
no e non in francese come era stata
eseguita la prima volta a Parigi nel
1855. Questa è l’unica difficoltà. La
sonorità dell’orchestra e la vocalità
italiana sono più giuste che non la vo­
calità francese. La traduzione in
quella lingua è difficile e crea molte
difficoltà per la memoria dei cantan­
ti. In francese gli accenti e la musica
vengono spostati. Invece, in italiano,
per la drammaturgia eccezionale, si
capisce veramente tutto. Scribe non
era l’ultimo arrivato».
Infatti nel 1852 Scribe aveva offer­
to il libretto di Le duc d’Albe al ma­
estro, che però volle ne venisse
cambiato il titolo, trasferendo
l’ambientazione in una terra ricca
di colori come la Sicilia, con quel­
la atmosfera sovraeccitata e belli­
cosa che pervade tutta l’opera, fa­
cendola quindi tradurre in italia­
no da Arnaldo Fusinato.
«È un’opera che amo, della quale pre­
ferisco l’aria di Monforte In braccio
alle dovizie. È piena di motivi, di temi
e ha una struttura sinfonica straordi­
naria»
Infatti c’è una
n «Si tratta
splendida ouver­
di uno dei testi ture costituita da
più belli e ricchi materiali temati­
ci secondo i prin­
di Giuseppe
cipi classici.
Verdi,
«Proprio così. Ven­
che canto
gono utilizzati il De
Profundis del finale
sempre molto
del quarto atto ol­
volentieri»
tre al tema secon­
dario ampiamente
sviluppato del duetto del terzo atto
fra Monforte e Arrigo, decisivo per il
destino dei personaggi. È una delle
più belle idee melodiche di Verdi».
C’è, in quest’opera, qualche punto
debole?
«L’unica debolezza è il finale, perché
dopo un terzetto straordinario termi­
na un po’ affrettatamente. Verdi ha
scritto una cadenza in Re, che viene
tolta molto spesso dai tenori. Vengo­
no pure effettuati parecchi tagli an­
che perché è il melodramma più diffi­
cile del repertorio operistico».
È per questo che viene così poco
inserita nei cartelloni lirici?
«Forse anche per questo, ma anche
perché esige interpreti di grosso cali­
bro, non sempre facili da trovare. A
Parma venne messa in scena dopo la
Prima di Parigi. Ma, da allora, a Par­
ma mai più».
Achille Mascheroni
In breve
IN ORATORIO
Icone di Zocchi e Bozzi
in vetrina a San Fereolo
L’icona (dal greco “eikon”, letteral­
mente “immagine”) è una forma d’arte
che esprime da secoli la religiosità dei
popoli, trasfigurazione del divino in
un’immagine fisica, oggetto di devozio­
ne. Tra i migliori artisti lodigiani in que­
sto campo si annoverano Alberta Bozzi
ed Ettore Zocchi, già protagonisti di
un’applaudita mostra durante l’ultima
Notte bianca di Lodi, a luglio, allestita
al Museo civico dell’Incoronata di Lodi.
Nell’occasione furono parecchi i lodi­
giani che visitarono l’esposizione: tanto
successo ha fatto sì che la mostra verrà
replicata questo fine settimana presso
il salone dell’oratorio di San Fereolo
(viale Pavia a Lodi) in concomitanza
con la sagra del quartiere. Alberta Boz­
zi esporrà le ultime icone realizzate con
metodo russo, mentre Ettore Zocchi
presenterà i suoi disegni a matita che
ritraggono le cascine e le abbazie del
Lodigiano con annessi i vecchi oratori.
VIDARDO
Tre incontri culturali
con il Comitato biblioteca
Il “Comitato 1% per una biblioteca atti­
va” di Castiraga Vidardo organizza una
serie di tre incontri allo scopo di soste­
nere e promuovere la biblioteca del pic­
colo comune del santangiolino. Il primo
di questi incontri è ribattezzato “Da Vi­
dardo al Mit…Passando da Losanna”.
L’incontro è programmato per venerdì
15 ottobre alle 21 nella sala civica di
Vidardo,di fianco alla biblioteca in via
Roma 1. Protagonista sarà il dottor
Gianluigi Rozza, ricercatore vidardese
che lavora al Mit di Boston. Sabato 13
novembre alle 21 una serata sul tema
“Letteratura donna” con un excursus
attraverso i secoli. Domenica 21 no­
vembre alle 15, infine, un pomeriggio
dedicato ai più piccoli con le ragazze
del Teatro dell’Improbabile che presen­
teranno racconti per bambini.
Scarica

- Lodi Città Film Festival