A cura di Elio MARITANO
GIACOMO PUCCINI
(Lucca 22/12/1858 – Bruxelles 29/11/1924)
Giacomo, Antonio,Domenico, Secondo, Maria Puccini nasce a Lucca il 22
Dicembre1858.
1
Sesto di nove figli, Albina Magi la madre, Michele il padre insegnante di
armonia e contrappunto all’istituto musicale di Lucca.
Il suo avvento ha segnato un importante cambiamento nel teatro lirico italiano.
L’Italia arrivava dal lungo periodo verdiano e, malgrado qualche tentativo degli
“scapigliati”, nessuno aveva ancora dato segnali di novità significative, uniche
eccezioni Catalani e , più tardi, Mascagni con “Cavalleria rusticana”.
Con Puccini dalla “Manon Lescaut” in avanti quel periodo musicale cambia.
A soli cinque anni il piccolo Giacomo rimase orfano del padre ma, essendo i
Puccini da generazioni maestri di cappella del duomo di Lucca, la madre per
continuare la tradizione, lo mandò a studiare dal fratello Fortunato Magi il
quale non aveva alcuna considerazione dell’allievo,che peraltro si dimostrava
poco disciplinato e di scarso talento,al punto da definirlo un ”falento” ovvero un
fannullone senza talento.
Visti gli scarsi risultati,la madre lo mandò a scuola da Carlo Angeloni ,già
allievo di Puccini padre e il giovane migliorò tantissimo, al punto che a
quattordici anni Giacomo suonava l’organo del Duomo contribuendo con i suoi
guadagni all’andamento familiare.
Il giovanotto era piuttosto esuberante e si narra che un giorno,per intascare
qualche soldo, vendette alcune canne dell’organo.
La madre, sicura del talento del figlio, lo iscrisse all’istituto musicale dove,nel
1875, Puccini conseguì il primo premio per la classe d’organo di quell’anno.
Si racconta che nel 1876 per assistere alla rappresentazione di “Aida” di
Giuseppe Verdi, andò a piedi da Lucca a Pisa e al ritorno decidesse di diventare
anche lui compositore. Se si tratti di leggenda oppure no non è dato sapere,
resta sicuro il fatto che vide “Aida” e da li prese più seriamente lo studio della
musica.
Per proseguire gli studi lascia Lucca e si reca a Milano, dove si iscrive al
conservatorio nel 1880 e vi rimane sino al 1883 grazie ad una borsa di studio
di cento lire mensili per un anno, avuta dalla Regina Margherita su suplica della
madre Albina. Durante questi anni di allegra miseria divide la camera con
l’amico Mascagni e studia sotto la guida di Amilcare Ponchielli e Antonio
Bazzini.
Partecipa al concorso per nuove opere in un atto indetto da Sonzogno nel 1883
con l’opera “Le Villi” su libretto di Fernando Fontana non vincendo, ma un anno
dopo ripresenta il lavoro al Teatro Verme di Milano sotto il patrocinio di Ricordi
(concorrente di Sonzogno) ottenendo un buon successo. In quello stesso anno
Puccini da scandalo iniziando la convivenza con Elvira Bolturi, moglie del
droghiere Narciso Geminiani, amico e mecenate di Giacomo.
Elvira si trasferì a Monza con Puccini portando con sé la figlia Fosca e dove
tempo dopo nacque anche Antonio detto Tonio, l’unico figlio di Giacomo
Puccini. Confortato dal successo del primo lavoro pucciniano, Ricordi
2
commissiona una nuova opera al duo Puccini - Fontana per il teatro alla Scala e
nel 1889 presenta
“Edgar” però senza successo.
La famiglia Puccini si trasferisce a Torre del lago nel 1891 e qui il maestro può
dare libero sfogo alle sue due grandi passioni, la caccia e le baldorie con gli
amici.
La terza opera, “Manon Lescaut”fu la prima opera del nuovo Puccini e venne
presentata in prima al teatro Regio di Torino il primo Febbraio 1893 ottenendo
un successo tale da riscattare e fare dimenticare il fiasco di “Edgar”, tale opera
diede inizio alla fruttuosa collaborazione con i librettisti Luigi Illica e Giuseppe
Giacosa. Un giovane maestro ventinovenne diresse a Torino la prima di
“Bohéme” il 12 Febbraio 1896, si trattava di Arturo Toscanini che diede così il
via a quella che rimane forse la più conosciuta opera di Puccini.
Seguirono “Tosca” il 14 Gennaio 1900 al teatro Costanzi di Roma, e “Madama
Butterfly” a Milano teatro Alla Scala il 17 Febbraio 1904. Questi lavori ebbero
un inizio travagliato
“Tosca” fu un fiasco stroncata dalla critica, “Madama Butterfly” venne
contestata e fischiata da sostenitori di parte avversa a Puccini, dopo una
rivisitazione “Butterfly” venne ripresentata al teatro Grande di Brescia dove
ottenne il successo che tuttora la accompagna.
Iniziano così gli anni difficili per Puccini ; nel 1903 il maestro, appassionato di
auto, ha un incidente dove rimane seriamente ferito e costretto ad una lunga
inattività.
Nel 1906 muore Giuseppe Giacosa, mettendo fine al fortunato sodalizio.
Un grave fatto avviene nel 1909 quando la domestica di ventitre anni Doria
Manfredi, si suicida con il veleno a causa della gelosia ingiustificata di Elvira
dalla quale viene perseguitata.
Questo scandalo causò al maestro parecchi problemi anche giudiziari.
Nel 1910 compone “La fanciulla del west”che manda in scena al Metropolitan di
New York il 10 dicembre 1910.
Giulio Ricordi, che per Puccini era come un secondo padre, muore nel 1912
lasciando un grande vuoto nel maestro.
Il 27 Marzo 1917, poco convinto, presenta al teatro dell’opera di Montecarlo:
“La rondine”. Concepita in origine come operetta e poi dopo due rivisitazioni
come opera, il lavoro rimane un ibrido tra i due generi.
Sia per la mancanza di stimoli che per la povertà dei libretti proposti,Puccini
iniziò e non terminò parecchi lavori. Si cercò allora un nuovo librettista e si
tentò una collaborazione con Gabriele D’Annunzio ma da buon toscano il
maestro stroncò sul nascere questo tentativo dicendo” O meraviglia delle
meraviglie! D’Annunzio mio librettista! Ma neanche per tutto l’oro del mondo,
troppa distillazione briaca e io voglio restare lucido”.
3
L’eclettismo di Puccini e la sua ricerca di soluzioni originali lo portano a
comporre il trittico ossia tre opere di un atto diverse tra loro, tragica e verista
“Il Tabarro” elegiaca e lirica “Suor Angelica” comica “ Gianni Schicchi”,trittico
presentato a New York nel 1918. Delle tre opere la preferita dal maestro era “
Suor Angelica” mentre quella di maggior successo fu “Gianni Schicchi”.
L’ultimo lavoro di Puccini fu l’incompiuta “Turandot”, non portato a termine a
causa della morte del maestro colpito da un cancro alla gola, le ultime due
scene furono terminate da Franco Alfano con la supervisione di Toscanini.
A Milano il 25 Aprile 1926 al teatro Alla Scala l’opera venne presentata sotto la
direzione dello stesso Toscanini il quale, interrompendo l’esecuzione sull’ultima
nota della partitura di Puccini, ovvero dopo il corteo funebre che segue la
morte di Liù, volgendosi al pubblico disse: ”qui il maestro è morto”. Turandot
segna di fatto la fine dell’opera musicale nel senso convenzionale del termine.
Pur componendo solo dodici opere Puccini lavorò moltissimo, scrisse 53 pezzi
tra arie e romanze tra cui “L’inno a Roma” nel 1919 su richiesta del principe
Colonna all’epoca sindaco di Roma, dedicandolo in un secondo tempo alla
principessa Jolanda di Savoia.
Puccini muore a Bruxelles il 29 Novembre 1924.
4
Scarica

Giacomo Puccini - TEKNOTRE Istituto di Cultura