Figlie della Chiesa
Bollettino della Postulazione
Apr ile / Giugno 2010 - 2
Sped. Abb. Post. D.L.353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n. 46) art. 1. comma 2 DCB Roma
Ed. Istituto Suore Figlie della Chiesa - Viale Vaticano, 62 - 00165 Roma
Bollettino tr imestr ale della Postulazione
anno XXX n. 2 Apr ile - Giugno 2010
C/c postale n. 37701000 - C/c n. 39553003
Sped. Abb. post.D.L. 353/2003
(conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1.comma 2 DCB Roma
Autoriz. del Tribunale di Roma n. 17815 del 5-10-1979
Ed. Istituto Suore Figlie della Chiesa
Viale Vaticano, 62 - 00165 Roma
Dir. Responsabile: Maria Teresa Sotgiu
Redazione:
Elsa De Marchi, Maria Giampiccolo
In coper tina: Volto della Vergine,
Gentile da Fabriano (1370-1427)
Ancona, S. Maria dei Servi
Madre Amabile
sommar io
Vita della Chiesa
° La parola del Papa
° Maria «la faccia che a Cristo più si
somiglia
° Modello di evangelizzazione
° Con cuore indiviso
° Importa poco vivere un giorno
o un secolo...
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Vita dell’Istituto
° Le Figlie della Chiesa nella terra
visitata da Maria
° Due punti di riferimento...
° Cinquant’anni di vita consacrata
° Dai bambini della Bolivia
° La nostra professione di fede
° A Mestre, da suor Olga
° Le piaceva più ascoltare che parlare
° Il tuo volto Signore io cerco
° Nella Casa del Padre
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Sulle tue labbra
palpita un sorriso
che questa landa
cambia in Paradiso;
lo sguardo tuo
è lo sguardo di Gesù;
più d’ogni Madre
amabile sei Tu.
M. Maria Oliva
La parola del Papa
Nel cuore di Maria
il mistero del Volto di Cristo
La Vergine Maria è Colei che più di ogni altro ha contemplato Dio nel volto
umano di Gesù. Lo ha visto appena nato, mentre, avvolto in fasce, era adagiato in
una mangiatoia; lo ha visto appena morto, quando, deposto dalla croce, lo avvolsero in un lenzuolo e lo portarono al sepolcro. Dentro di lei si è impressa l'immagine del suo Figlio martoriato; ma questa immagine è stata poi trasfigurata dalla
luce della Risurrezione. Così, nel cuore di Maria, è custodito il mistero del volto
di Cristo, mistero di morte e di gloria. Da lei possiamo sempre imparare a guardare Gesù con sguardo d'amore e di fede, a riconoscere in quel volto umano il
Volto di Dio (2 maggio, a Torino).
Fratelli e sorelle... lasciamoci attrarre dai misteri di Cristo, i misteri del
Rosario di Maria. La recita del Rosario
ci consente di fissare il nostro sguardo e
il nostro cuore in Gesù, come faceva sua
Madre, modello insuperabile della contemplazione del Figlio. Nel meditare i
misteri gaudiosi, luminosi, dolorosi e
gloriosi mentre recitiamo le «Ave
Maria», contempliamo l'intero mistero di
Gesù, dall'Incarnazione fino alla Croce e
alla gloria della Risurrezione; contempliamo l'intima partecipazione di Maria a
questo mistero e la nostra vita in Cristo
oggi, che pure si presenta tessuta di
momenti di gioia e di dolore, di ombre e
di luce, di trepidazione e di speranza. La
grazia invade il nostro cuore suscitando
il desiderio di un incisivo ed evangelico
cambiamento di vita in modo da poter
dire con san Paolo: «Per me il vivere è
Cristo» (Fil 1,21), in una comunione di
vita e destino con Cristo. (12 maggio, a
Fatima).
Benedetto XVI
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MARIA
«la faccia che a Cristo più si somiglia»
Dante Alighieri, Paradiso c. XXXII vv. 85-87
E quasi un gioco, quando nasce un bimbo,
individuare la somiglianza con i genitori o
almeno con qualche parente… Il volto identifica la persona e la caratterizza, non solo per i
tratti somatici, ma anche per le espressioni
inconfondibili che dicono la singolarità ed
unicità di ciascuno.
Anche Dio ha scelto di avere un Volto in
Gesù Cr isto; ha voluto crearci a sua immagine e ci ha coinvolti nel suo mistero.
Per questo non dobbiamo meravigliarci se
nella nostra vita ci sono momenti in cui sentiamo tanta nostalgia di Lui e l'anelito profondo
di sapere come è. Allora ci viene spontaneo
unirci al grido del Salmista: “Il tuo volto,
Signore, io cerco! Non nascondermi il tuo
volto!” (cf. Salmo 26).
L'affermazione di Gesù: “Chi ha visto Me
ha visto il Padre” (Gv 14,9) è la risposta che,
se non toglie il velo al mistero, appaga la
nostra fede e ci apre ad una sempre più intensa ricerca di comunione con Lui per essergli
somiglianti, come la nostra vocazione cristiana richiede.
In questo cammino di assimilazione ci troviamo davanti il volto di Maria, la Madre.
E Lei la somigliantissima, come dicono i
nostri fratelli della Chiesa d'Oriente; e come
canta il nostro grande poeta, Dante Alighieri:
“La sua chiarezza sola ti può disporre a veder
Cristo”.
Per “vedere Dio”, perciò, e conformarci a Lui,
possiamo metterci davanti come modello il ritratto
prezioso di Maria, come ci viene offerto dal
Vangelo ed in particolare dal testo di Luca. Già nel
primo momento in cui Maria ci viene incontro,
nell'evento dell'Annunciazione, possiamo contemplare il suo volto pieno di stupore per il fatto di
sentirsi guardata dall'Onnipotente, amata e coinvolta nel progetto d'amore per salvare l'umanità.
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Lo immaginiamo colmo di intima gioia,
seppur affaticato, nel viaggio verso la montagna per raggiungere la cugina Elisabetta;
cogliamo l'armonia tra la sua voce e il suo sentimento di profonda riconoscenza, mentre
magnifica il Signore e canta la misericordia
del Padre che avvolge lei e il suo popolo; lo
osserviamo nell'atteggiamento riflessivo sul
mistero del Figlio, che sempre la supera.
Il volto di Maria ha occhi capaci di attenzione: i trenta lunghi anni della vita quotidiana a Nazareth l'hanno educata alla riflessione,
alla generosa dedizione verso il Figlio e lo
Sposo, hanno reso sempre più piena e oblativa
la sua maternità. Per questo a Cana si è accorta subito che mancava il vino e ci ha consegnato la parola preziosa, che lei per prima ha
compiuto e che porta in sé il segreto per assimilarci a Lei e al suo Gesù: “Qualsiasi cosa vi
dica, fatela” (Gv 2,5).
Ancora possiamo contemplare il volto di
Mar ia, maturo e dolente, nei giorni della contraddizione e della Croce. La sua fede, il suo
amore, lo rendono trasparente e, come in dissolvenza, possiamo intravedervi la letizia piena
dell'incontro con il Figlio risorto: gioia che continua fino alla consumazione del tempo!
Per questo ciascuno di noi, affascinato
dalla bellezza interiore di Maria, ispiratrice di
innumerevoli artisti nella ricerca del riflesso
della Bellezza eterna di Dio nel volto della
Vergine, può cogliere in Lei il volto materno
della misericordia di Dio e affidarsi alla sua
tenerezza. Così compiremo più speditamente
il percorso che ci conduce all'incontro faccia a
faccia, in cui Lo riconosceremo e ci riconosceremo in Lui.
Sr. Maria Teresa
Vita della Chiesa
Modello di evangelizzazione
Maria di Nazareth è la prima persona evangelizzata, che evangelizza.
All'inizio del Vangelo è presentata
come il modello del lettore sapiente:
- per la sua capacità di ascolto;
- per la sua capacità di mettere in
pratica la Parola;
- per la disponibilità al piano di Dio
nella sua vita, senza riserve e
senza rimpianti: “che avvenga in
me secondo la tua parola” (Lc 1,
38).
Maria non ha altro riferimento
che la Parola e perciò unifica i suoi
pensieri a quelli di Dio. Ella vive in
totale adesione alla sua volontà.
Maria è il primo sì, all'eterno sì di
Dio all'uomo. In Lei la Parola si fa
carne per tutti. Tornata Parola nel
Vangelo, attende di farsi carne nelle
vite di ciascuno di noi. La sua maternità, prima che nel ventre “Beato il
ventre che ti ha portato e il petto che
ti ha allattato” (Lc 11, 27), risiede nell'orecchio:
“Beati quelli che ascoltano e mettono in pratica la
Parola di Dio” (Lc 11, 28).
Nel Vangelo la prima beatitudine è dunque quella dell'ascolto. S. Luca ci dice che se ascoltiamo Gesù,
diventiamo come Maria: “Mia madre e i miei fratelli
sono quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica .” (Lc 8, 21).
In Maria è anticipata la Pentecoste, quando la prima
comunità dei cristiani decide di riunirsi attorno alla
Madre di Gesù. La sua presenza postula la presenza
della Chiesa e dei singoli cristiani, come artefici e promotori di comunione. Questa realtà comunionale ha
un'efficacia mistagogica (di iniziazione al mistero),
perché induce ad accogliere Maria come realtà esemplare e dinamica: “Avrete forza dallo Spirito Santo che
scenderà su di voi e sarete miei testimoni” (At 1, 8).
Il figlio è sempre uguale alla madre, quindi se lui lo
vuole e lo chiede, gli accadrà ciò che è accaduto alla
madre. La Parola è intelligenza e comunione di vita. Se
l'uomo ascolta e risponde, in lui si adempie la parola di
Dio (cf 1 Cor 15, 28). Uno diventa la Parola che ascolta, e proprio per questo la Parola di Dio trasmessa dall'angelo è sintesi del Vangelo e chiave interpretativa di
ogni singolo passo della Bibbia. Il Vangelo ci r acconta l'esper ienza di Mar ia, perché diventi anche la
nostr a. E noi la r accontiamo ad altr i, perché diventi anche la loro esper ienza e così di seguito.
La catena ininterrotta di testimoni ha in Maria,
Madre della Chiesa, il suo inizio. In quanto evangelizzata, Maria è la prima che evangelizza, modello di ogni
evangelizzatore e di tutta la Chiesa, chiamata a dar
carne al Verbo di Dio nella storia e nei luoghi più diversi. L'evangelizzazione consiste nell'accogliere, come
Maria, il progetto di Dio di far diventare l'uomo carne
della carne del Figlio dell'uomo e di estendere questo
dono fino agli estremi confini del mondo (cf. Mt 28,
19-20; Mc 16, 15-16).
P. Antonio Furioli mccj
5
Con cuore indiviso:
PREGHIERA
Maria, Madre del sì,
tu hai ascoltato Gesù
e conosci bene il timbro della sua voce
e il battito del suo cuore.
Stella dell'evangelizzazione,
parlaci di Lui
e raccontaci un po' il tuo cammino
per seguirlo nella via della fede.
Maria, che a Nazareth
hai abitato con Gesù,
imprimi nella nostra vita
i tuoi sentimenti, la tua docilità,
il tuo silenzio che ascolta
e fa fiorire la Parola in scelte di libertà.
Maria, parlaci di Gesù,
perché la freschezza della nostra fede
brilli nei nostri occhi
e scaldi il cuore di chi ci incontra.
Prega perché Gesù ci trasformi
da notte in giorno pieno di luce.
Maria, aiutaci a vedere Gesù,
a parlare con Lui e ad annunciare
a tutti il suo Vangelo di amore.
6
Nella “lettera di indizione dell’Anno
sacerdotale”, Benedetto XVI invita i sacerdoti ad apprendere il metodo pastorale da san
Giovanni Maria Vianney, indicato come
esempio e “icona” di riferimento nel cammino di fedeltà a Cristo che ogni presbitero è
chiamato a compiere.
La prima caratteristica di questo “metodo
pastorale” è la totale, costante dedizione al
suo ministero di parroco.
Una totale identificazione alla missione di
Gesù di Nazareth che gli evangelisti così
descrivono: “Era tanta la gente che andava e
veniva che non avevano più nemmeno il
tempo di mangiare”. E tale è stata la vita di
questo parroco che aveva preso sul serio la
raccomandazione del Vescovo: “C’è poco
amore di Dio laggiù voi, glielo porterete”.
Ma anche nel suo stile di vita volle ricopiare il comportamento di Gesù, povero,
casto e obbediente, che noi usiamo definire
“consigli evangelici” perché proprio dalle
parole e dalla vita del profeta di Nazareth
prendono origine.
Abbiamo già avuto occasione di ricordare
lo stile di povertà nella vita del santo Curato,
“ricco per dare agli altri e molto povero per se
stesso”, e vogliamo soffermarci su quella
“castità eucaristica ” che i suoi parrocchiani
gli leggevano negli occhi quando “si volgeva
a guardare il tabernacolo con gli occhi di un
innamorato”.
Perché è questo il senso vero del celibato
e della castità che la Chiesa chiede ai sacerdoti, prima e più ancora che le motivazioni
legate alla disponibilità totale per il Regno di
Dio. Il popolo cristiano ha intuito e sentito fin
dai primi secoli della Chiesa l'intima tensione
e il vicendevole legame che unisce la castità
e il sacerdozio istituito da Cristo.
Vita della Chiesa
il metodo pastorale del S. Curato d'Ars
Stiamo vivendo un tempo in cui emerge la
tremenda fragilità e insufficienza dell'uomo e
del sacerdote a vivere questa dimensione di
rassomiglianza e sequela di Cristo, ma proprio per questo emerge la bellezza e la grandezza della donazione totale nella “perfetta
continenza con cui il sacerdote aderisce a
Cristo con cuore indiviso e più liberamente
per dedicare tutto il suo tempo e la sua persona all'amorosa intimità con Dio e al servizio
degli uomini” (Card. Herranz).
Se, come ha ripetutamente sottolineato
Giovanni Paolo II, il sacerdote non è solo un
delegato del popolo cristiano, o una specie di
funzionario di Dio, ma un uomo che agisce
“in persona Christi” con quella “grazia e
potestà con la quale Cristo stesso fa crescere,
santifica e governa il proprio Corpo”
(Presbyterorum Ordinis, 16) è quanto mai
opportuno e conveniente che abbracci il
modo di vivere di cui è prototipo la verginità
di Cristo. Certamente di fronte al mondo la
castità e il celibato del sacerdote costituiscono una provocazione perché urtano contro
una concezione di vita dominata solo o prevalentemente dalle realtà terrene; ma proprio
per questo diventano un messaggio, continuamente vissuto, che l'aldiquà con le sue
gioie e i suoi dolori non è tutto.
Annunciano ad alta voce un messaggio di
umanità in pienezza, che è diventata realtà
visibile nella vita di Cristo, con la sua costante e intensa relazione con le persone, le
immagini del Regno paragonato ad un banchetto di nozze, l'accoglienza alle donne in
una società in cui contavano molto poco e il
rispetto e la tenerezza verso i bambini che
non godevano di molta considerazione.
Diventa così chiaro che il celibato e la
castità sacerdotale non significano chiusura e
isolamento, solitudine o carenza di sentimenti, bensì essere liberi per una donazione alle
persone e ad un compito del tutto particolare,
quale è continuare la missione di Cristo nel
mondo di oggi. Tutto questo il Curato d'Ars ha
manifestato nella devozione, nel culto e nell'adorazione della Eucarestia. “Si può dire che
la castità si addice a chi tocca abitualmente
l'Eucarestia e la distribuisce ai fedeli”.
È la stessa luce che possiamo vedere nel
volto e negli occhi dei sacerdoti santi e di tanti
che abbiamo incontrato nella nostra vita. È un
prezioso dono per la Chiesa per il quale noi certamente dobbiamo sempre pregare.
+ Diego Bona
Al bambino che gli indicava la strada per
Ars, Giovanni M. Vianney disse: “e io ti
mostrerò la strada per il cielo”.
7
«Importa poco vivere un giorno o un secolo…
La Sacra Scrittura, soprattutto nei libri
sapienziali, è ricchissima di riferimenti alla
brevità della vita e alla fugacità del tempo.
San Pietro, nella sua seconda Lettera, richiama l'attenzione dei fedeli su questa realtà,
raccomandando loro di “non perdere di vista
che davanti al Signore un giorno è come
mille anni e mille anni come un giorno solo”
(2 Pt 3, 8).
Anche quanto Maria Oliva Bonaldo scrive a Igino Giordani, in una lettera del 1941,
è fedele risonanza di questa Parola di Dio e
del compiersi puntuale, nella sua e nella
nostra storia, di questa realtà: “Impor ta
poco vivere un gior no, o un secolo. Il fiore
dà glor ia a Dio come la quercia: impor ta
solo vivere per Dio e per i nostr i pover i fr atelli…”.
Di questa verità, che sembra tanto facile
da constatare ma non facile da assumere
quando ci tocca nel vivo, Maria Oliva aveva
fatto già una lunga esperienza nei vent'anni
di ricerca della Volontà di Dio, nell'attesa
dell'ora indicata dalla Chiesa.
Finalmente, il “chicco di grano” era
divenuto una bella spiga, sbattuta qua e là
dai venti della seconda guerra mondiale, ma
rigurgitante di vita e di promesse. Da quasi
tre anni ormai, la Fondatrice vedeva realizzarsi il sogno dell'Opera , nata il 24 giugno
del 1938. Ma, avrebbe mai potuto immaginare che, in Olga Gugelmo, il grande “regalo” della Madonna di Monte Berico, avrebbe dovuto fare una nuova e più lacerante
esperienza di ciò che veramente vale nella
vita?
Questa sua prima Figlia, infatti, morì l'11
aprile 1943, a 33 anni non ancora compiuti.
Quella breve esistenza terrena, che portava
8
in sé la fisionomia del carisma dell'Opera
appena nascente delle Figlie della Chiesa,
era la dimostrazione più vera, il simbolo più
espressivo che: «Importa solo vivere per
Dio e per i nostri poveri fratelli che si straziano a vicenda per ragioni così irragionevoli, mentre potrebbero intendersi tanto
facilmente» (Lettere a Giordani, p.70).
Anche di fronte alle terribili stragi della
grande guerra, con la sua fede nella grazia di
comunione che Gesù chiede senza cessare al
Padre, la Fondatrice vedeva ovunque la possibilità “di intendersi tanto facilmente”. Non
si trattava di ingenuità, ma di fede eroica
nella potenza creatrice della Parola di Gesù,
sulla quale aveva fondato la giovane
Famiglia Religiosa.
Fra le sue mani stringeva, ora, solo questa sua certezza: “Il fiore dà gloria a Dio
come la quercia” e consegnò questo “fiore”
a noi, sua Famiglia, scrivendo “Fiore di
Passione”, la prima biografia di Olga in cui
ci consegna a caratteri indelebili la fisionomia della Figlia della Chiesa incarnata nella
vita della giovane Sorella, secondo l'ispirazione originale che il Signore le aveva affidato.
Trovarono compimento, in quella grande
prova soprattutto, queste parole scritte nella
medesima lettera a Igino Giordani nel 1941,
parole che risuonano ancor oggi come accorato e struggente appello non solo a vivere
ma a inabissarsi nelle profondità del carisma: «Figlio mio… per il bene dell'umanità… ritengo che sia più utile prendere la
croce e salire il proprio calvario. Non è più
questa l'ora della predicazione ma della
Passione… Non basta ammirare il Mistero
nascosto… bisogna gustarlo nei momenti
neri, per fede» (ivi, p. 71).
Vita della Chiesa
importa solo vivere per Dio
e per i nostri poveri fratelli»
Questo è il messaggio che con la sua
breve vita Olga ci ha lasciato e che giunge a
noi attraverso la testimonianza scritta della
Fondatrice, messaggio che raggiunge e colpisce soprattutto le giovani generazioni, che
lo penetrano e riesprimono con un linguaggio nuovo.
Non potrò mai dimenticare il musical su
Olga realizzato dai ragazzi di Nicotera, che
ho potuto gustare nel 2003, 60° anniversario
della morte. Mi parve un sogno, in quella
serata al teatro del Liceo, veder presentati al
vivo la sua vita e il suo messaggio. Nel
copione si legge questa dedica: “Alla Serva
di Dio, che la forza della sua fede possa
infiammare i nostri giovani cuori”.
E gioisco ora per il contributo di studio
che ci è stato offerto recentemente dalle
nostre Sorelle più giovani: Olga della
Madre di Dio. Approccio interdisciplinare a
“Fiore di Passione”. Con la loro sensibilità
nuova, guidate dalle formatrici, ci hanno
consegnato un prezioso libretto: un omaggio a Olga nel suo centenar io. Dal cuore
della passiflora, come dalla Sacra Bibbia, le
giovani, con il loro particolare intuito,
hanno lanciato il messaggio di M. Maria
Oliva per mezzo del volto di Olga, la prima
Figlia della Chiesa.
Quel volto parla a tutti e soprattutto alle
Figlie e ai Figli della Chiesa, invitandoci a
percorrere la strada del piccolo e nascosto
“Fiore di Passione”, per far sprigionare “dal
Mister o gustato, anche nei momenti
ner i”, la bellezza originale del carisma.
Anna Bergamo
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Le Figlie della Chiesa
nella terra visitata da Maria
Visita fraterna di Suor Maria Teresa, Superiora generale e
dalla sua Consigliera Sr. Cecilia alla Comunità di Stella
Matutina per condividere l’esperianza di preghiera e accoglienza dei pellegrini che arrivano da ogni parte del
mondo per incontrare il volto di Maria.
La visita è iniziata con il canto del Veni Creator e la proclamazione del Vangelo di Matteo 12,15b-21, seguita da una
breve introduzione di Sor Maria Teresa, alla quale è stata
consegnata la Bibbia perchè donandocela ci indicasse il cammino da seguire ogni giorno. Si è concluso poi con il canto
del Magnificat!
La settimana è trascorsa in fretta tra incontri comunitari e
personali, molto belli e significativi.
Ora gustiamo ancora l’eco dell’incontro e tuttora lo portiamo nel cuore, per proseguire nel nostro cammino di preghiera e insieme condividere il messaggio evangelico che ci
ha trasmesso la nostra Fondatrice, M. Maria Oliva Bonaldo.
La Chiesa locale ci sente figlie e ce lo attesta; ci sentono
sorelle quanti passano per la nostra Casa. E ci piace concludere con l’augurio di un Sacerdote: «Considero la vostra
Fondatrice come una delle stelle profetiche più luminose di
questo nostro tempo tribolato. Vorrei -anzi ve lo auguro di
cuore- che anche il piccolo nido contemplativo di Fatima
delle Figlie della Chiesa si ponesse sulla stessa linea di profetismo e di grazia, per il bene della Chiesa».
Facciata della casa
“Stella matutina”
a destr a
L’interno della Cappella:
oranti per la Chiesa
e per il mondo
La Comunità
con Sr. Maria Teresa
in un angolo del chiostro.
10
Vita dell’Istituto
Un po’ di storia
La Comunità di Stella Matutina , fu
aperta nel 1976. Concessa e benedetta da Paolo VI, è una casa in cui le
Sorelle, nella solitudine e nella gioiosa e generosa austerità, si dedicano particolarmente alla preghiera e
all'adorazione per la Santa Chiesa,
Popolo di Dio, e per tutti gli uomini.
Contemplative e, perché tali, apostole: così devono essere le Figlie della
Chiesa. La Comunità è animata dal
vivo desiderio di custodire questa
eredità della Fondatrice e di viverla
nella fede, fedeltà e fervore, come
Ella suggeriva.
A questa comunità, «covata» nello
Spirito dentro il suo cuore, Madre
Oliva aveva riservato il titolo litanico
di Stella Matutina che le era particolarmente caro, perché evocava la
speranza cui sono tese le primizie
dello spirito umano.
Una pianta
di elce,
simile a quella
su cui la Vergine
si posava,
ha ispirato
i delicati versi
della Fondatrice.
Cespuglio
Su te fece ancora ritorno,
cespuglio selvaggio,
in un giorno fiorito di maggio.
Un brivido scosse ogni ramo,
piegò soavemente, come onda,
ogni fronda di quelle tue cime,
commosse al richiamo
che il sole e la terra riscosse.
Piedini venuti dal cielo leggeri e soavi,
i due steli, perché così gravi piegate?
qui, qui indugiatevi;
qui sul mio altero pensiero.
Piegato, umiliato così dall'Amore,
ripeta al Signore il suo «Sì».
M. Maria Oliva Bonaldo
11
Due preziosi punti di riferimento
Suor Maria Teresa Superiora generale
con la sua vicaria sr. Maria Ferri hanno
visitato la Comunità di Piacenza Vas
Spirituale. Le Sorelle curano con amore il
Il centro eucaristico
nella città di Piacenza
centro eucaristico diocesano che è un prezioso
punto di riferimento per la città, situato nella
splendida chiesa romanica di San Donnino martire, in pieno centro storico; la collaborazione
pastorale è estesa anche alla vicina Parrocchia di
S. Francesco.
Vari gruppi frequentano il Centro per i loro
incontri e la chiesetta, raccolta e facile da raggiungere, è luogo di sosta per tante persone di
passaggio che desiderano dedicare alcuni
momenti alla preghiera adorante.
Ogni giorno la Comunità si dedica alla preghiera per le necessità della chiesa locale e del
mondo, con particolare attenzione alla celebrazione eucaristica e alla liturgia delle Ore. In
Avvento e Quaresima, già da qualche anno, si tengono gli esercizi spirituali aperti a tutti per
una preparazione più intensa alle solennità del Natale e della Pasqua.
In quest'anno sacerdotale, ogni mese si è tenuta un'ora di adorazione per i sacerdoti animata dalla comunità.
La “passione” per la Chiesa di Cristo e per l’umanità, che ha caratterizzato la vita della
nostra Fondatrice, tuttora impegna la piccola comunità attraverso la testimonianza di una vita
sorridente, di preghiera e di fraternità semplice e familiare, vissuta a immagine della prima
comunità cristiana.
12
Vita dell’Istituto
La Madonnella
di San Marco -Roma
Quando il cuore della
Capitale all'alba inizia ad
accelerarsi, a soffrire di quelle
tachicardie che a volte fanno
temere il peggio, all'angolo di
piazza Venezia, poco prima di svoltare per via
del Plebiscito, c'è una porticina che ha poco o
nulla della grandiosità del Palazzo su cui poggia. Introduce, quella porticina, a un minuscolo
ambiente dove troneggia un rumoroso altarino
barocco rischiarato dalle candele. Uno sguardo
rispettoso all'effige della Madonnella e via...
Chi entra di solito non lo fa per l'altarino. Varca
un'altra porta ed entra in una piccola cappella.
Semplicissima. II caos di fuori, la ridondanza
dei monumenti istituzionali, sono annullati dal
rigore architettonico di uno spazio essenziale.
Un grande stanzone con una volta alta e basta.
Sembra di stare in una qualsiasi chiesetta di
provincia, non certo nel Palazzo della piazza più
monumentale d'Italia. Dietro l'altare c'è un crocifisso sul muro bianco rischiarato da discreti
faretti. Nient'altro - a parte una calma insperata
in quel contesto vorticoso.
E quando alle sette in punto, con voci limpide e intonate le suore iniziano a cantare le Lodi,
Un angolo di pace
dentro il caos
ci si allontana ancora di più
dalla fretta, dalla concitazione,
dalla dispersione che fuori continua ad aumentare.
Ci si trova da un'altra parte, in uno spazio
elementare, sobriamente interiore. Alla spicciolata, sulle panche prendono posto ragazzi ancora assonnati, impiegati, suore, qualche curioso,
rari turisti, la varia umanità colorata di una capitale ormai multietnica. Ci si scambia uno sguardo, uno svelto sorriso e poi ognuno si ritaglia
una fetta di quella sospensione. Su alcune facce
leggi un pacato raccoglimento, su altre un dolore ripiegato su se stesso, l'assortita disperazione
metropolitana. Ma per tutti quella sosta è una
piccola radura dove ritrovarsi, una lieve carezza.
Chi resta di più, chi di meno. Gli impegni
della giornata premono. Si ritorna nella realtà,
nel centro intasato del mondo, e anche i curiosi,
anche chi è capitato lì per sbaglio, si porta
appresso un guizzo di interiorità. Una piccola
pace a cui aggrapparsi.
Bruno Vito
Il 25 aprile S.E.R. il card. Agostino
Vallini, vicario del santo Padre per la città di
Roma, durante la visita pastorale alla
Parrocchia di S. Marco, ha incontrato nella
cappella della Madonnella i membri del
Consiglio Pastorale. Da sr Maria Santos ha
ascoltato la storia e gli impegni della nostra
comunità in questo crocevia tumultuoso della
città e ci ha incoraggiate a proseguire perché
molti possano trovare Gesù nel Pane
Eucaristico e nel Pane della Parola.
13
Rendiamo grazie, Signore al tuo Santo Nome,
per la tua fedeltà e per la tua misericordia!
Questo versetto del Salmo 138,2 ha ispirato l'anno di preparazione e la celebrazione
del 50° del nostro gruppo. Alcune di noi nel
1960 pronunciarono i primi Voti a Sancta
Maria , casa generalizia il 2 febbraio, altre a
Villazzano di Trento il 2 agosto. Fin dall'inizio
siamo state concordi e decise nel voler fare gli
Esercizi Spirituali insieme, e così la sera del 14
marzo 2010 ci ritrovammo a Mater Amabilis
pronte ad iniziare la nostra avventura spirituale, fraternamente accolte dalle Sorelle di
Vicenza. Per tutta la settimana abbiamo pregato e meditato sulla misericordia e la fedeltà del
Signore con l'animatore Mons. Ernesto
Menghini che ci ha proposto brani dell'Antico
e del Nuovo Testamento armonizzati con la
liturgia di ogni giorno.
Sotto lo sguardo materno della Vergine
di Monte Ber ico nel santuario alto sul colle,
come faro illuminato nella notte, abbiamo
fatto memoria delle nostre radici perché nel
lontano 1934 M. Maria Oliva nostra
Fondatrice, provvidenzialmente aveva potuto
portare ai piedi della Madonna il progetto
dell'Istituto in 30 foglietti di carta, chiedendo
un'anima di fuoco che lo comprendesse e
delle figlie che lo realizzassero. E ancora nel
Santuario di Monte Berico è risuonata la
tromba del 50°! Ripetuti squilli hanno interpretato, nella Celebrazione Eucaristica giubilare, la nostra gioiosa appartenenza alla
Famiglia religiosa delle Figlie della Chiesa
che ci ha accolte giovani, ci ha fatto crescere,
ci ha insegnato a conoscere, amare, servire,
testimoniare la Chiesa.
Per dare al nostro 50° una nota di novità
abbiamo poi intrapreso un viaggio storico
inconsueto, visitando i luoghi in cui la
Fondatrice si recava durante le vacanze, quando giovane maestra viveva di ideali e compo-
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neva poesie, acuta osservatrice di quanto la
circondava. Infatti negli anni 1912-1913 le
località di Caltr ano, Summano, Montanina
e Velo d' Astico, tutti nell'alto vicentino, videro Maria Oliva aggirarsi per i boschi, le montagne, i paesi, partecipando alle feste e ai piccoli e grandi eventi della gente, come fanno
comprendere le sue poesie. Lei vi si recava in
estate, noi nell'irrompere della primavera,
accolte da primule e viole che facevano capolino tra pietre e foglie del sottobosco. Con la
Comunità parrocchiale di Caltrano abbiamo
condiviso la Celebrazione Eucaristica, ricevendo attenzione, accoglienza, doni locali
caratteristici; e poi, dopo esserci inerpicate sul
pendio, abbiamo celebrato l'Annuncio a Maria
proprio nella Chiesetta dell'Angelo adagiata
nella suggestiva conca del Monte Summano,
con le parole stesse della poesia scritta dalla
Madre nell'estate del 1912.
A Treviso, fraternamente accolte dalla
comunità, abbiamo visitato i luoghi delle origini dell'Istituto; ha celebrato per noi il
Vescovo Emerito di Treviso, S.E. Mons. Paolo
Magnani, che ci ha donato la casa, la Betlem
dei primi tempi, le cui mura hanno visto le
gesta delle neonate Figlie della Chiesa. Ci
siamo poi recate a Castelfranco, in piazza del
Giorgione, dove la Fondatrice ha ricevuto la
“folgorazione” eucaristica da cui siamo nate.
50
1960
2010
Vita dell’Istituto
cinquant’anni di vita consacrata
Quando siamo arrivate a Sancta Mar ia,
Casa generalizia, abbiamo capito subito che a
Roma eravamo attese. La nostra festa si innestava infatti nella grande celebrazione annuale
del 25 marzo che unisce tutte le Sorelle nel
ricordo della Fondatrice e nell'impegno di onorare la Vergine con doni per Gesù, suo Figlio e
per i Gesù, i poveri: ogni anno infatti si preparano vesti, arredi, lini ricamati per le chiese e
biancheria, vestiti, aiuti per i poveri delle periferie e delle missioni. Durante l'agape fraterna
abbiamo potuto gustare e vedere la bontà del
Signore nei doni delle comunità che si sono
fatte presenti anche dall'estero e narrare le
meraviglie che Egli ha compiuto, attraverso il
racconto delle nostre rispettive chiamate,
quando il Signore ci aveva scelto dalle nostre
famiglie, dai nostri paesi, dalle varie esperienze di vita e di apostolato per trapiantarci con
mano sicura tra le Figlie della Chiesa.
Alla gioia del nostro anno giubilare non è
mancata la parola del Santo Padre Benedetto
XVI. La mattina dell'udienza, quando ancora
c'erano le stelle, eravamo pronte ad entrare in
basilica di S. Pietro, dove abbiamo potuto
celebrare nella Cappella Clementina, la più
vicina alla tomba dell'Apostolo. E quale meraviglia poter toccare quel muro, quelle pietre
con le invocazioni dei primi cristiani che chiedevano di essere sepolti vicino a Pietro!
Un'animazione festosa avvolgeva la Piazza
quando prendemmo posto a pochi metri dalla
sede del Papa, secondo l'austero cerimoniale
vaticano. Dall'alto si potevano vedere i gruppi
multicolori, le bandiere, le insegne, mentre si
alternavano i canti e le musiche sempre più
incalzanti di un'orchestra di cento ragazzi
orgogliosi e vivaci nelle loro divise. Dopo la
catechesi, nel momento in cui fummo nominate, Benedetto XVI si volse verso di noi e
aprendo le braccia disse:
Siate sempre più liete per la vostr a consacr azione a Cr isto nella Chiesa!
Che gioia, che commozione, che augurio
impegnativo! Consideriamo queste parole il
sigillo della nostra festa giubilare e il viatico
per continuare il cammino fino al sabato che
non conosce tramonto.
Bertilla Fracca
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Dai bambini della Bolivia
un saluto
caldo e affettuoso
È
stato un saluto carico di nostalgia quello dato dai bambini di Cochabamba a
sr Gabr iella Mar angon rientrata in Italia
dopo 20 anni e ancora carico di messaggi
per sor. Giovannina Cagliani e Sor.
Mar ia Miglievich, sebbene rientrate due
anni fa, e per le Sorelle boliviane venute
in Italia per completare la propria formazione. Non si può non portare nel cuore il
volto e il sorriso di tanti bimbi, ma la partenza è stata serena...
Resta la gioia del lavoro compiuto e
avviato, affidato all'entusiasmo e alle
energie delle giovani Sorelle boliviane e ai
tanti amici e volontari che collaborano con
loro per dare ai bambini più poveri prospettive di un futuro migliore. Ora il doposcuola ha a disposizione diversi computers, le giovani universitarie collaborano
con passione e il ruolo di direttrice didattica del Centro Madre Maria Oliva è stato
assegnato dalle autorità ecclesiastiche e
governative alla nostra Sorella Ninky. La
cosa non era scontata ed è stata una gioia
per tutti.
Sor Maria Ferri, Vicaria generale, che ha
potuto visitare in febbraio-marzo tutte le
comunità boliviane e anche le fraternità
dei Figli della Chiesa, compresa quella
della lontana Potosì, ha riferito al suo
ritorno che è impossibile non innamorarsi
della Bolivia.
Si capisce!
Arrivederci, Suor Gabriella!
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Vita dell’Istituto
La nostra professione di fede
Dal 21 al 25 aprile si è tenuto a RomaDomus Aurea il XIX Convegno Internazionale
dell'Associazione “Figli della Chiesa” sul tema
“Professo un solo Battesimo”.
Erano presenti più di 50 membri delle varie
Fraternità d'Italia e della Spagna con i responsabili nazionale e regionali.
Le tre giornate sono state ritmate da interessanti
interventi che, tenendo come base il tema della
nostra Professione di fede, hanno illustrato
l'aspetto ecumenico della Chiesa e del nostro
Istituto. Così, dopo l'itinerario biblico proposto
da Padre Ernesto della Corte per approfondire il
percorso battesimale, si sono susseguiti significativi incontri per conoscere meglio la situazione
ecumenica attuale e le altre confessioni cristiane.
P. James Puglisi ha sintetizzato il cammino ecumenico e le sue sfide; il Pastore valdese Paolo
Ricca ha presentato le convergenze con i nostri
fratelli delle Chiese della Riforma; P. Lucian
Birzu, parroco romeno-ortodosso, ha illustrato la
celebrazione del Battesimo nelle Chiese orientali; il signor Natan Orvieto ci ha messo in sintonia
con i nostri fratelli ebrei. A conclusione, il prezioso intervento di Suor Maria Giampiccolo ci ha
fatto gustare l'anelito profondo all'unità della
Fondatrice, madre M. Oliva Bonaldo, attraverso
i suoi scritti sull'argomento.
Particolarmente coinvolgenti sono state le
Liturgie Eucaristiche, i tempi di dialogo in
assemblea e i momenti di scambio tra i membri
delle fraternità delle diverse zone. Tutto si è svolto in un clima di affettuosa condivisione e collaborazione grazie anche all'accoglienza ospitale
delle sorelle della Domus Aurea.
Momento assai importante del Convegno è
stata l'elezione del Responsabile Nazionale
dell'Associazione. Con la luce dello Spirito, che
tutti abbiamo invocato, è stato rieletto Gaetano
Zammitti, al quale va il nostro grande Grazie e
il cordiale sostegno per la sua generosa disponibilità.
Non possiamo tralasciare di segnalare altre
tappe significative e arricchenti per tutti: la visita
a San Giovanni in Laterano, con particolare
attenzione al Battistero; la visita alla Sinagoga, al
museo ebraico e all'ex ghetto, la celebrazione dei
Vespri di Sabato in Rito ortodosso, la lettura (in
un contesto di celebrazione) di testi scelti di
Madre M. Oliva sull'unità.
Ringraziamo il Signore per questo appuntamento atteso e ben realizzato. Ci auguriamo che
quanto abbiamo ricevuto e vissuto ci aiuti a crescere nella consapevolezza della nostra
Professione di fede, nell'amore per la Chiesa e
nell'impegno per il cammino ecumenico.
Celestina Revelin
MANCA QUESTA FOTO
“ASSOCIAZIONE”
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A Mestre, da suor Olga
1910–2010
C
ome già da molti anni l’11 aprile ci
siamo dati l'appuntamento al cimitero di
Mestre per l'anniversario della morte della
Serva di Dio suor Olga Gugelmo. Un via vai di
gente che si è moltiplicata anche perché si è
voluto unire in questa data l'anniversario della
sua nascita, il 10 maggio 1910, ricorrendo quest'anno il suo centenario.
Molti davvero sono i devoti e i “graziati”
da lei, come le due bimbe: Arianna Olga e
Alessandra Olga, venute con i genitori a ringraziarla per la sua intercessione. La mamma
racconta: “Non potevano nascere, così mi era
stato detto, invece ho confidato nell'aiuto di
suor Olga ed eccole qui, sane e belle, le mie
due figlie”.
Alla celebrazione solenne della Santa
Messa di ringraziamento nella chiesa di San
Girolamo, sono presenti suor Pina Audasso,
Postulatrice della causa della Serva di Dio, e
molte Figlie della Chiesa convenute da diverse comunità del nord e sud Italia.
Don Orlando ha tenuto l'omelia accostando le
Letture della liturgia della II domenica di
Pasqua alla vita di suor OLGA: Dice
l'Apostolo Paolo:
«Abbiate in voi gli stessi sentimenti che
furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo
di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se
stesso, assumendo la condizione di servo e
divenendo simile agli uomini; apparso in
forma umana, umiliò se stesso facendosi
obbediente fino alla morte e alla morte di
croce».
E la strada della kenosi, del nascondimento, di chi non cerca di colpire con gesti eclatanti, ma preferisce il buio della terra, come
un seme, dove disfarsi per poter essere fecondo, per poter dare frutto.
Nella biografia di suor Olga si stenta a trovare gesti straordinari; si trova la vita semplice e intensa di un'anima completamente consacrata al Signore e al bene delle anime.
Attraverso la risposta al carisma, in una vita
irrorata da un rapporto profondo con il
Signore, nell'obbedienza ai superiori e nel
dono totale di sé, ha compiuto passo dopo
passo, nel breve tratto del suo cammino terreno, il suo esodo, raggiungendo i vertici di una
santità che ha lasciato il segno profondo in
tante anime assetate di Dio.
Ha dato il suo contributo offrendo la sua
vita per il bene della Chiesa e Dio sa quanto in
questi tempi ci sia bisogno di anime disposte a
seguirla. Che il Signore ci aiuti, per intercessione di suor Olga, ad aprire il nostro cuore al
dono della sua testimonianza per poter approdare, come lei, al porto sicuro del cuore di
Cristo. Amen».
Erano presenti, oltre ai numerosi devoti,
davvero tanti, anche i familiari di suor Olga,
tra cui la pronipote della Serva di Dio,
Caterina Olga Gugelmo, con in cuore tanta
speranza per poterla invocare presto come “la
Santa che tutti aspettano”. Lodiamo il
Signore per le meraviglie compiute in lei.
Maria Miglievich
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Vita dell’Istituto
Le piaceva più ascoltare che parlare
dalle testimonianze su Olga Gugelmo
Ammiravo in lei l'intelligenza e la bontà: prendeva parte
a quello che dicevi, lo vedevi dai suoi occhi, le piaceva più
ascoltare, che parlare.
L
e testimonianze su Olga mettono in rilievo alcuni aspetti interessanti della sua personalità che vale la pena di approfondire
mettendole maggiormente a fuoco. Prendiamo per esempio questa affermazione: “Prendeva par te a quello che dicevi, lo vedevi dai suoi occhi; le piaceva più ascoltare che parlare”.
In questo documento il testimone afferma che Olga si faceva partecipe della sua vita, cioè era “totalmente presente” a ciò
che veniva raccontato. Olga era capace di empatia, cioè le era
naturale entrare nei “panni” di un'altra persona, calarsi nei suoi
pensieri e nei suoi stati d'animo. Accorciava le distanze, riusciva a farsi sentire vicina.
Questo è un esempio di cui oggi abbiamo molto bisogno, in una società dove i molteplici stimoli che ci impone la realtà ci distraggono e ci distolgono da ciò che è vitale per ciascuno. Gesù
stesso conosceva il grande valore dell'empatia, se riflettiamo sul suo modo di intessere le relazioni e di gestire i suoi incontri con le persone.
Ma che cosa permetteva ad Olga di saper empatizzare con l'altro/a? È interessante cogliere
tutto il peso e la portata di quest'altra affermazione: “Le piaceva più ascoltare che par lare”. È
una sfumatura importante che lascia intendere con chiarezza il motivo profondo per cui Olga era
così capace di entrare in sintonia con gli altri. L'attitudine all'ascolto è una qualità che lei ha coltivato con tanto amore e attenzione ed è anche il segreto che ha dischiuso il suo cuore permettendo di far fluire in se stessa e negli altri il senso e il colore della vita. L'invito ad obbedire, spesso da lei ribadito, è questo richiamo alla capacità di “tendere l'orecchio”, praticando una lettura
lucida, reale ma anche dinamica della volontà di Dio; ciò la rendeva creativa e gioiosa ovunque
era chiamata ad essere presente e a fare dono di sé nelle circostanze più disparate.
Olga, mediante l'attitudine all'ascolto, prende parte piena e consapevole alla vita. Questa
disposizione la rende “contemplativa” e “attiva” simultaneamente, donando a chi la incontrava il
gusto di far fluire la vita, perché capace di essere presenza umana vera e allo stesso tempo trasmettitrice della Presenza Divina proprio grazie a questa sua calda umanità!
In una società stracolma di parole, dove si dice tutto e il contrario di tutto, Olga può essere un
esempio illuminante, testimonianza concreta di “un modo altro” di vivere: più gustoso, saporoso
e profondo!
Chiara Cioli
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Vita dell’Istituto
Il tuo volto Signore
io cerco…
C
on questo desiderio, lo stesso del Salmista, siamo
partite verso Torino, la comunità di Foggia quasi
al completo, per andare a contemplare il misterioso e suggestivo telo della Sindone che da secoli affascina e incuriosisce milioni di uomini.
Vera icona del Cristo sofferente o contraffazione
umana? La fede non si lascia fermare da questioni di carattere scientifico ma guarda oltre e vede, e crede che attraverso le trame di quel lino si possa scorgere l'immagine di
Colui che ci ha amati sino alla fine, fino a dare la sua stessa vita per noi.
E così, con la stessa fede di tante persone che da tutto
il mondo vengono per posare i loro occhi su quel Sacro
lino anche noi abbiamo intrapreso il nostro viaggio di pellegrine; abbiamo cercato di prepararci all'evento documentandoci sulla storia della
Sindone, sui primi studi a cui è stata sottoposta, sulle varie teorie che l'hanno interessata. Ma tutto questo non può bastare per farti incontrare il suo volto; è il desiderio alla
fine che spinge il cuore fino al punto in cui Lui si lascia incontrare.
Ci sembrava di essere un po' come le donne del mattino di Pasqua, che alle prime
luci dell'alba si alzarono per andare al sepolcro. Domenica 25 aprile, di buon mattino
anche noi ci siamo messe in fila e abbiamo iniziato il percorso che dai giardini del
Palazzo Reale ci ha condotti fino al Duomo della città di Torino dove è custodita la
Sindone. Giunte al cuore del nostro itinerario, anche noi abbiamo trovato solo un lino,
ma questo oggetto può assumere un valore speciale se ci si pone in silenzio davanti ad
esso e lo si lascia parlare all'intelligenza e al cuore; esso solo probabilmente è stato spettatore di un fatto unico e assolutamente straordinario per la storia dell'uomo, punto di
partenza di tutta la nostra fede cristiana.
Primo e unico testimone oculare della
Risurrezione del Cristo forse è stato
lasciato a noi uomini come reliquia perché ricordassimo e ci stupissimo sempre nuovamente di quanto è avvenuto a
Gesù e come promessa di ciò che
avverrà anche per noi.
Rosaria Straniero
La Comunità di Foggia
pellegrina a Torino
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Nella Casa del Padre
Maria Di Meglio di Maria dolcissima
Ischia (NA) 13 maggio 1930
Roma 22 marzo 2010
Restiamo in silenzio di fronte al mistero
della vita e della morte, nella certezza che
nulla di quanto accade è estraneo al progetto d'amore di Dio per noi.
La nostra Sorella Mar ia di Mar ia
Dolcissima ha compiuto la sua Pasqua!
Ora la sua notte è illuminata per sempre
e veglia con amore su di noi. È grande il
vuoto lasciato nella nostra piccola
comunità di Tarso, dove con lei condividevamo la semplice quotidianità, soprattutto la gioia profonda e discreta di poter
offrire una presenza d'amore a Gesù in
questa città natale di Paolo dove siamo
le uniche cristiane...
Cerchiamo di riempire il vuoto che
ha lasciato ponendo la nostra fiducia nel
Signore; lo colmiamo facendo memoria
della sua attenzione per ciascuna di noi,
del suo immancabile sorriso, della gioia
di una vita donata con fervore sempre
giovane e fresco; della testimonianza
forte, intrisa di amore per Gesù e per la
Chiesa. La caratterizzavano la tenerezza
e il sostegno ai poveri, la squisita attenzione per ogni ospite, il vivere la nostra
missione di presenza con convinzione,
trasmettendo a tutti quanto sia importante “esserci” e basta, pronunciato con
tanta forza. Una testimonianza capace di commuovere perché fatta con persuasione e tanta serenità.
L'Anno Paolino è stato un “Anno di Grazia” per
lei e per noi: lo ha vissuto in pienezza con i tanti pellegrini arrivati da ogni parte del mondo. A tutti offriva accoglienza e disponibilità, nonostante la fatica.
Ha cercato sempre di far capire l'importanza della
nostra presenza, come Figlie della Chiesa, in questa
Terra Santa della Chiesa, dove il nostro carisma si è
perfettamente incarnato, nonostante la solitudine, il
silenzio, l'essere considerate “nulla”, nemmeno missionarie…
Ciò che la faceva felice era poter dire a tutti che
a Tarso c'è l'Eucaristia, perché c'è un piccolo, unico
Tabernacolo, con la lampada sempre accesa, miracolo della nostra presenza... Se noi ce ne andassimo,
quella lampada si spegnerebbe…
Ora siamo qui, non solo a fare memoria, ma a
continuare la sua missione a Tarso, con l'aiuto del
Signore e suo, certe che dal cielo ci sosterrà a proseguire, come lei, ad evangelizzare “per irradiazione”
spargendo gioia tutt'intorno e “per contagio”, come
lampade da cui si accendono altre lampade.
Bianca Agnese Trabaldo e Maria Ballo
Maria Di Meglio di Mar ia Dolcissima, dopo
aver trascorso la vita di Figlia della Chiesa in
varie comunità d'Italia, dedita soprattutto all'insegnamento della religione e agli impegni
pastorali, giunta all'età della pensione è stata
chiamata a servire Dio a Tarso in Turchia, dove
ha iniziato con gioia una forma completamente diversa di darsi al Signore e alla sua Chiesa.
Si è spenta a Roma, dopo un intervento chirurgico, da cui si aspettava nuovo vigore per
continuare la sua gioiosa e generosa presenza
nella “Terra santa della Chiesa”.
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Nella Casa del Padre
Antonietta Barbiero
di S. Giovanni della croce
Moniego -TV 13 febbraio - 1920
Roma 13 aprile 2010
Quante immagini ha colto il tuo obiettivo, e
quante volte il tuo pennello ha fatto rivivere lo
sguardo di un fanciullo nel volto di un angelo o
nel bimbo rannicchiato tra le braccia della vergine Madre! Dipingere era per te una missione
e quando la Fondatrice, fin dall'inizio, ti ha
affidato la cura delle nostre riviste Ecclesia
Mater e Mater Ecclesiae, tu ne hai fatto delle
riviste d'arte e non solo di teologia, perché,
dicevi, l'arte è già una scuola. Hai avuto molti
amici importanti, filosofi, scrittori, artisti, e ti
muovevi a tuo agio nel loro mondo, ma i tuoi
quadri erano per i poveri, gli amici della comunità, i benefattori del mercato, i bambini. Volevi raccontare la storia della Madre Fondatrice
ai più piccoli, e lo hai fatto scrivendo con i tuoi colori 100 e più episodi della sua vita... ci
tenevi molto a questo lavoro della “memoria” che rimane prezioso dono per tutte noi, ricordo della madre e anche tuo...
Era stata tua insegnante, con lei hai vissuto i primi passi dell'Opera e avete sempre lavorato insieme per unire i testi all'immagine, con quella linea semplice, inconfondibile qual era
la tua, leggera come il piccolo passero che solevi mettere per firma...
Hai incoraggiato tante di noi a puntare alto, cosciente della bellezza della nostra vocazione nella Chiesa e per la Chiesa. E se a volte, la lettura di testi dei mistici, i tuoi preferiti dopo
gli artisti, ti lasciavano con l'impressione di una distanza abissale dalla meta, non ti sei mai
scoraggiata né per te né per l'Opera, che sapevi sicura nel cuore e nelle mani di Dio. Nella
contemplazione del suo Volto ti pensiamo ora immersa, beata e colma di riconoscenza.
Maria Giampiccolo
Gr azie Antonietta, per la tua vita donata alla Chiesa; grazie perché ho potuto camminare
con te tanti anni, è stato per me un privilegio; grazie per la tua passione per l’arte, che ha
arricchito le nostre pubblicazioni e le nostre pareti; grazie per la tua vita di Figlia della
Chiesa, è stato un grande dono per la Famiglia religiosa. Questo grazie te lo abbiamo detto
al Paesetto della Madonna, al saluto finale, prima di partire per la nuova terra e nuovi cieli.
Te lo dico ancora: Grazie! Elsa
22
Nella Casa del Padre
Maria Favero
di Gesù Crocifisso
Dov'Egli è
Piazzola sul Brenta (PD) 20 giugno 1925
Castelnovo (VI) 14 aprile 2010
Favero Maria di Gesù Crocifisso ha avuto una lunga
vita caratterizzata da generosa laboriosità, capace di piccole attenzioni alle Sorelle, specialmente nel suo servizio di guardarobiera ha saputo far fruttare il suo speciale talento: ricamo, uncinetto e vari lavori manuali la
tenevano occupata costantemente lasciandola libera per
discorrere e intessere rapporti di comunicazione. Era
infatti sempre desiderosa di conoscere, anche solo tramite i racconti delle Sorelle, qualcosa di nuovo, di bello,
quello che succedeva nel mondo, nella Chiesa, tra le
Chiese. Sapeva meravigliarsi davanti al bene e al bello e
sconcertarsi difronte al male, con l’immediatezza dei
piccoli, che le si dipingeva anche sul volto. Arguta e
vivace, recitava il Santo Rosario in ginocchio sempre,
finché le è stato possibile... Era quello uno dei suoi
appuntamenti interiori più cari, con le grandi intenzioni
della Chiesa e del suo cuore.
L'ultima malattia, che le ha impedito di esprimersi, è
stata particolarmente dolorosa per lei, ma l'ha accolta
con ammirevole rassegnazione e certamente è stata per
lei una grande purificazione.
Per lei vogliamo lodare il Signore e insieme ringraziare le Sorelle di Castelnovo, che l’hanno assistita con
grande amore e l’hanno accompagnata con affetto nella
sua infermità.
Le Figlie della Chiesa
abitueranno le anime
ad ascendere fino
alla meta del loro
pellegrinaggio con le
ascensioni che Dio stesso
dispone nel cuore
del giusto, cioè
con le elevazioni
dell'orazione mentale,
secondo la misura della
grazia del dono di Cristo,
e non avranno riposo
né in terra né in cielo
finché l'Ascensione
del Signore non sarà
completa, cioè finché
tutte le sue membra
non ascenderanno con Lui
per assidersi nel posto
ch'Egli è andato
a prepararci, ed essere là
dov'Egli è,
nella gloria del Padre.
Madre Maria Oliva, 1934
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La Vergine Maria è il fiore più bello
sbocciato dalla creazione,
la «rosa » apparsa nella pienezza del tempo,
quando Dio, mandando il suo Figlio,
ha donato al mondo una nuova primavera.
Ed è al tempo stesso protagonista,
umile e discreta,
dei primi passi della Comunità cristiana:
Maria ne è il cuore spirituale,
perché la sua stessa presenza
in mezzo ai discepoli
è memoria vivente del Signore Gesù
e pegno del dono del suo Spirito.
(Benedetto XVI)
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