Passaggio di testimone
Viva il Concilio è stata una scommessa. Che ha avuto un inizio e una fine.
Nell’agosto del 2010 con l’amico Piero Coda ragionavamo al Monastero di Camaldoli
sulla fatica nell’appassionare le nuove generazioni di credenti riguardo alla novità
entusiasmante del Vaticano II. Noi alla loro età eravamo stati catturati da
quell’evento, forse senza neanche accorgercene.
Però, come ebbe a commentare il compianto Paolo Giuntella, che aveva qualche
anno più di noi, la ragione per cui nel ’68 non aveva lasciato la Chiesa e aveva continuato a tener viva la sua fede del Signore era da imputare sicuramente alla svolta
conciliare. Il Vaticano II aveva immesso profumi, sapori e colori sulla scena ecclesiastica ormai antiquata, aveva fatto sognare ad occhi aperti un modello di cristianesimo pienamente umano e al passo con i tempi. Invece, per i giovani di oggi le cose
non stanno più così.
Il saggio Severino Dianich, coinvolto nella nostra discussione, osservò acutamente
che i ventenni e gli stessi quarantenni sono stati allevati nel clima postconciliare, per
cui le grandi innovazioni di Lumen gentium, Sacrosanctum concilium, Dei Verbum
sono da loro assimilate naturalmente, come pure evidenze di fatto. Del resto, qualcosa di simile capita con la Resistenza: diviene sempre più arduo far intendere che
per far trionfare la pace, la libertà e la democrazia settant’anni fa in Italia qualcuno
non ha esitato a sacrificare la vita per quegli ideali.
Il discorso cambia però con Gaudium et spes e Dignitatis humanae – proseguiva Dianich – perché lì sono depositate ricchezze e risorse a cui come Chiesa non abbiamo
attinto a sufficienza a 50 anni di distanza e che, come tali, sono ancora capaci di far
vibrare le giovani menti.
In quell’estate assolata si formò embrionalmente l’intuizione che occorreva inventare strumenti e linguaggi capaci di appassionare i giovani e riscaldare nuovamente i
cuori della generazione adulta, per riportare alla ribalta la straordinaria vicenda conciliare, ritornando alle fonti del suo messaggio e del suo spirito. Informati del nostro
progetto, il cardinale Martini e mons. Luigi Bettazzi aderirono prontamente, quasi
con baldanza (forse ripensando al giovanneo “balzo in avanti”). Lungo la via vennero
assoldati Giacomo Canobbio, Massimo Nardello, Gilles Routhier e, infine, Roberto
Repole. Così è nato il sito Viva il Concilio.
In breve. Basta richiamare alcune date.
Il 25 gennaio 2010, a distanza di 51 anni dall’annuncio del Concilio, venne lanciato in
rete il sito-web Viva il Concilio col sottotitolo Promuovere e valorizzare il Vaticano II.
Subito furono molti i segnali che ci confortarono nel proseguire in quell’avventura.
Le richieste dei navigatori erano esorbitanti (tradurlo in diverse lingue, aprire un sito
interattivo, moltiplicare e sofisticare gli aggiornamenti); in realtà, le nostre forze
erano assai esigue, ma insieme v’era la consapevolezza condivisa che il sito doveva
per sua natura restare un segno povero, sobrio e misurato: nonostante i revisionismi
e i malpancismi di taluni settori ecclesiastici, il Vaticano II è ancora vivo e vitale, pertanto Viva il Concilio!
Il 10 agosto 2012 terminò la raccolta di 365 Perle del Concilio, poi rilegate in un libro,
edito da EDB, che ebbe un confortante successo per i numeri dell’editoria cattolica.
Le vendite raggiunsero le 5000 copie. In contemporanea, un altro volumetto uscì
dall’editrice Áncora, Le bolle del Concilio, che costituivano il repertorio delle famose
battute di spirito sul Vaticano II di don Luigi Bettazzi, che ci aveva svelato l’esistenza
di un libretto edito in francese nel 1966 (da noi recuperato fortunosamente su Internet nel mercato dei libri usati).
Il 19 ottobre 2014 – giorno della beatificazione di Paolo VI – il contatore elettronico
Viva il Concilio ha raggiunto la quota di un milione di pagine visitate. Nel frattempo
c’erano stati eventi di straordinaria importanza: la morte del cardinale Martini (31
agosto 2012), le dimissioni inaspettate di papa Benedetto XVI (28 febbraio 2013) e
l’avvento imprevisto di papa Francesco dalle periferie del mondo (13 marzo 2013).
Tutti questi avvenimenti ci hanno convinto che Viva il Concilio ha compiuto la sua
corsa, combattuto la buona battaglia e raggiunto il suo traguardo (agli inizi assolutamente insperato).
Siamo poi memori della lezione più volte ribadita dall’arcivescovo Martini: quando
un’iniziativa pastorale ha raggiunto il suo apice è buona cosa archiviarla e inventare
qualcosa di nuovo. Altri potranno, se vorranno, raccoglierne l’eredità.
Questo è l’augurio che Viva il Concilio fa ai nuovi attori di E anche il papa rema: partire con slancio, utilizzare barche e non transatlantici, prendere il largo, soccorrere
chi è nella burrasca e – a tempo debito – sapere quando mollare gli ormeggi e ricoverare l’imbarcazione in porto, per poi consegnare ad altri il testimone.
Oggi la nuova avventura inizia col sito www.ancheilpaparema.it
Marco Vergottini
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