Anno I - Numero 57 - Giovedì 13 dicembre 2012
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
A casa i marò o a casa Terzi
Con lo Stato indiano l’Italia ha aperto un altro contenzioso internazionale, relativo alla
vendita di una dozzina di elicotteri Agusta. Con lo sblocco di quest’ultima vicenda
(Gianni Fraschetti a pag. 6)
potrebbe chiarirsi anche la storia infinita dei nostri due soldati.
Editoriale
LA DESTRA ITALIANA
NON MERITA UNA
FINE INGLORIOSA
di Francesco Storace
isogna evitare di far finire
male, malissimo, la storia
gloriosa della destra italiana. Evitando il ridicolo.
Ieri sono andato a trovare Silvio
Berlusconi e non per parlare
delle regionali del Lazio. Di quelle
me ne occuperò da mercoledì
in avanti, perché fino ad allora
voglio anche capire che diamine
succede in un mondo di cui non
ci si capisce piu' nulla.
Anzitutto, il leader del Pdl. Berlusconi e' sotto attacco. Da
quando si e' rimesso in circolazione, decretando anche la fine
del governo Monti e comunque
con lo stop sostanziale ad ogni
ipotesi sciagurata di Monti bis,
Silvio e' nel mirino. Lo accusano
di sentimento antieuropeo, come
se fosse obbligatorio assoggettarsi a madame Merkel e soci.
La politica italiana sembra impaurita. La Lega fa le bizze, un
pezzo del Pdl fa fagotto. In generale si fa schifo.
Eppure, la campagna per recuperare sovranità si puo' vincere
tra i cittadini, che sono sempre
piu' arrabbiati con le logiche da
basso impero imposte dalla Banca Centrale Europea. Ma hanno
paura di combatterla. Noi no.
Ma fin qui si potrebbe pure sopportare. I campioni della pavidità
non possono trasformarsi in
eroi, ne' aspirano al martirio.
Ad essi e' sufficiente il seggio
parlamentare. Per quello si', si
farebbero ammazzare.
La tragedia e' pero' tale quando
questo abito mentale riguarda
il vecchio e antico mondo della
destra italiana, quello che mi e'
capitato di frequentare al tempo
di Alleanza nazionale e prima
ancora del MSI.
Dal colloquio con Berlusconi ho
capito alcune cose: Matteoli
resta con lui; La Russa vuole
andarsene ma Gasparri non si
sa se lo segue; la Meloni e Rampelli vogliono fare qualcosa d'altro ma non si capisce che cosa
e con chi; Alemanno e Augello
guardano addirittura a Mario
Monti o alla compagnia centrista.
Roba da rimanere senza fiato.
Hanno il problema di rimanere
senza seggi, si capisce dai ragionamenti del Cavaliere.
Noi, La Destra, siamo rimasti
in piedi e con dignità in questi
cinque anni e da qui non ci
muoviamo. Il nostro onore non
e' in offerta. Chi ha fallito non
si rigenera solo perché lascia
Berlusconi dopo aver mollato
Fini. Che comunque, con tutto
quel che si può dire di lui (e a
ragione), e' stato un leader.
Non basta una sigla malferma
a dare il successo a qualche figurante.
B
IL CAVALIERE APRE ALLA POSSIBILITÀ DI UNA CANDIDATURA DEL PREMIER
Berlusconi: sono pronto
a fare un passo indietro
S
e Mario Monti dovesse candidarsi alla guida
del nascente schieramento centrista, Silvio
Berlusconi sarebbe pronto a ritirare la sua
candidatura a palazzo Chigi. Lo ha detto lo
stesso Cavaliere ieri pomeriggio a Roma,
alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa.
Berlusconi, pressato dai cronisti sulla sua ricandidatura,
ha detto: “ Dipende da come si sviluppano le cose:
posso fare il coordinatore, il regista di uno schieramento
ampio che arrivi a comprendere il centro che si sta
formando con Casini, Montezemolo, Giannino. Un
centro che mira a una adesione di Monti a questa iniziativa. Non credo che Monti accetti di diventare
uomo di parte o di partito, ma ove il presidente
Monti decidesse di aderire a questa richiesta, anche
lo schieramento moderato aderirebbe tutto in suo
supporto” ha però tenuto a precisare Berlusconi, aggiungendo un aneddoto: “Durante una visita a palazzo
Chigi io stesso ho proposto a Monti di essere lui il
candidato alla presidenza del Consiglio di tutto lo
schieramento moderato, ma lui mi ha detto chiaramente
di non essere interessato''.
L’ex Presidente del Consiglio, comunque, per ora
non si sfila del tutto dai giochi: “Io in questo momento
sono il candidato a palazzo Chigi. Spinto dai miei ho
accettato di poter essere candidato premier, ma
anche leader della coalizione''. E il calo dei consensi
non sembra far paura al leader del Pdl: ''Nel 2008
avemmo il 37, 4% ma dopo il congresso siamo saliti
al 41,9%. Da focus che sono stati fatti al Nord, al
Centro e al Sud risulterebbe oggi che praticamente
nessuno di quegli elettori che allora ci diedero fiducia
oggi sarebbe non disposto a ridarci fiducia. Si sono
rifugiati nel non voto, ma potremmo riconquistarli se
fossimo in grado di presentarci con un buon programma e uno schieramento di uomini nuovi e capaci''.
Sull’esistente, invece, Berlusconi ha tenuto a sottolineare:
''Con la Lega stiamo trattando, la discussione è aperta.
Se il Carroccio 'decidesse di andare da solo, immediatamente cadrebbero le giunte di Piemonte e
Veneto. L'accordo con la Lega è in discussione''.
Interpellato di nuovo sulle vicende tedesche ed economiche, il Cavaliere è ritornato all’attacco: ''Io sono
un europeista convinto. Si può parlare solo eufemisticamente di malintensi, vedo piuttosto malizia. Lo
spread? E’ un imbroglio. Fu fatta una battaglia durissima, dando a me la colpa, si disse che avevamo
portato il Paese sull'orlo del baratro: questa è una
menzogna colossale''.
Fine del mondo? A noi italiani, dopo questo premier, nulla ci spaventa
Fasulla la profezia Maya, quella di Monti no
unto primo: a parte il fatto
che se i Maya davvero avessero previsto la fine del
mondo, dovevano prima di tutto
prevedere la loro di fine; cosa che
invece non è avvenuta, mentre la
loro sparizione sì. Punto secondo:
a noi italiani la profezia dei Maya
sulla fine del mondo ci fa un
P
baffo, visto e considerato che
siamo passati attraverso un anno
intero di governo Monti e relativi
tecnici, per cui di peggio difficilmente potrà capitarci. Detto questo, mettetevi d’accordo: per mesi
siamo stati ammorbati con la fine
del mondo fissata per il 21 dicembre, poi è slittata alla prima-
vera neanche fosse il festival di
Sanremo. Anzi no: negli ultimi
giorni la Rete è stata invasa da
un’altra ‘verità’: moriremo tutti il
12-12-12, alle ore 12.12. Che poi
non si capisce perché il dodici,
una volta mitico numero del secondo portiere del calcio prima
della fantascientifica invenzione
delle magliette con i numeri più
strani, dovrebbe portar male. Comunque noi questo articolo – tiè!
– lo abbiamo scritto proprio alla
stessa ora fatidica e non c’è accaduto un accidenti di niente. Peraltro, alla stessa ora lanciava il
suo primo twitter il Papa, che con
il Padreterno e apocalissi varie
dovrebbe avere un filo diretto. Figuriamoci se, conoscendo in anticipo come sarebbe andata, il
Pontefice si prendeva la briga di
lanciare un cinquettio del tipo: “Il
mondo è finito, andate in pace”.
E poi, abbiate pazienza, neppure
ci convince questa moda del si
salvi chi può. Roba che la credenza popolare ha stabilito due
‘zone franche’ in Italia: l’una a Cisternino, in Puglia e l’altra a Spinello, in Romagna. E se nel primo
caso magari uno potrebbe ricondurre la salvezza alla bontà dei
latticini prodotti in zona, non
osiamo nemmeno immaginare
che nel secondo caso il riferimento sia direttamente al nome e derivati - della località.
Le cronache internazionali, invece, raccontano poche altre
amenità. Evidentemente oltralpe
sono sempre e solo alle prese con
lo spread (a proposito, ma i Maya
a che soglia lo fissavano?). A
parte matrimoni di massa nelle
Filippine (ma sicuro che sia la
cosa giusta quella di sposarsi e
finire così la vita terrena?) e scene
di panico in Russia (magari è un
retaggio del comunismo pure
questo) c’è poco altro. Meglio tornare in Italia, allora, dove battiamo tutti in fantasia e ora anche
nell’e-commerce. E così in Rete
sono pronti a rifilarci un kit di sopravvivenza a 269 euro, più 8 per
spese di spedizione. Immaginiamo con corriere privato, altrimenti con Poste Italiane c’è il rischio che la fine del mondo arriva
e il kit no. Della serie: non è vero
e neppure ci crediamo. E neanche
spendiamo.
Igor Traboni
Lavoro
Cronaca
Attualità
Lazio
I sindacati perdono
altri iscritti
Ministero Agricoltura,
scandalo senza fine
Il legale di Crespi:
verrà assolto
Sanità nel caos ma
Il giudice “licenzia”
Bondi sta a guardare migliaia di operai
Salvatore Filippelli
a pag. 2
Carola Parisi
a pag. 3
Federico Colosimo
a pag. 4
Ugo Cataluddi
Caso Ilva
a pag. 9
a pag. 10
2
Giovedì 13 dicembre 2012
Attualità
Si sposta anche nel settore pubblico un fenomeno che si verifica da tempo nel settore privato
Crollano gli iscritti a Cgil, Cisl e
Uil
Secondo i dati diffusi dall’Aran il calo delle deleghe colpisce in modo diffuso
tutte le organizzazioni sindacali e non si giustifica con l’aumento dei disoccupati
di Salvatore Filippelli
e ultime rilevazioni
dell’Aran, Agenzia
per la contrattazione, segnalano una
perdita di 62mila
deleghe da parte di Cgil, Cisl
e Uil. Un dato ottenuto incrociando i dati sulle deleghe
con i voti raccolti nelle elezioni
periodiche delle rappresentanze sindacali. Secondo la relazione pubblicata sul sito internet dell’Aran, si vede come,
rispetto alla precedente rilevazione, quella del 2008-2009,
ci sia un calo diffuso delle deleghe che colpisce più o meno
tutte le maggiori organizzazioni sindacali. Nel compartimento della Sanità i sindacati
confederali perdono il 25%
delle tessere. In favore della
crescita delle sigle autonome,
giudicate “più in grado di interpretare le esigenze del
mondo del lavoro” come si
legge in un comunicato diffuso
dall’associazione dei medici
veterinari FVM. In dettaglio la
Cgil scende da 82.650 iscritti
a 74.270 (-10%), la Cisl da
81.511 a 71.566 (-12%), la Uil
da 48.206 a 46.915 (-2,6%) e
questo nonostante i dipendenti
della Sanità, secondo i dati
più aggiornati, quelli del conto
annuale della Ragioneria generale dello Stato, siano diminuiti solo dello 0,2% dal 2008
al 2010 (dati al 31 dicembre).
Stesso andamento per quanto
L
riguarda gli impiegati di Regioni e enti locali, dove sempre
la Cgil fa da capofila nelle defezioni registrando una perdita
di quasi 13 mila deleghe. Segue a ruota, la Cisl con 12
mila e infine la Uil con poco
più di 6 mila. Il conto totale
segna circa 31 mila, sui 41
mila iscritti in meno, totalizzati
solo dalle 3 maggiori sigle.
Un calo del 16,6% che non
può essere giustificato dalla
riduzione dei lavoratori del
settore dell’1,4%, come tentano
invano di giustificarsi i rappresentanti sindacali.
Tra i dipendenti dei ministeri
la Cgil perde quasi 5 mila tessere, la Cisl e la Uil circa 3
mila ciascuna, un calo vertiginoso in un comparto che ha
visto i sindacati perdere ben
12 mila iscritti in tre anni, pari
al 14,2%, a fronte di una diminuzione di personale del 5%.
La novità dell’ultimo rapporto
dell’Agenzia Aran è la perdita
di iscritti nel pubblico impiego.
In questo settore, grazie alla
legge sulla rappresentanza,
da una quindicina d’anni a
questa parte, non si registravano perdite, anzi c’era stato
persino un leggero incremento. Meno tessere però vuol
dire per il sindacato una vera
e propria perdita economica.
Ogni iscritto, infatti, paga almeno 30 euro che gli vengono
detratti direttamente dalla busta
paga. E spesso non serve neppure la pubblicità mediatica
a convincere i lavoratori ad
iscriversi al sindacato. Come
nel caso della Fiom-Cgil che
rischia un nuovo calo degli
iscritti e soprattutto delle risorse finanziarie, dovuto principalmente alla mancata sottoscrizione del contratto collettivo di lavoro. Cosa che avviene dal 2008 in poi, anno
dell’ultima firma della Fiom.
Così il sindacato di Maurizio
Landini, presente più in tv che
nelle fabbriche, resterà nuovamente escluso dal riparto
del contributo contrattuale annuale. Ma i problemi di bilancio
in rosso, che per la Fiom sono
già impellenti, potrebbero diventare presto la maggiore
preoccupazione di tutti gli altri
sindacati italiani.
Economia a picco. Il mercato immobiliare è in caduta libera
I mutui vanno giù del 41%
Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica le richieste
di prestito verso gli istituti di credito, e non solo,
sono scesi del 38,6% nel Nord-ovest, 36% al
Centro, 44,8% nel Sud e del 58,3% nelle Isole
na crescita e produzione sempre più in balia della crisi economica. “Inutili”, o “inefficaci”,
le manovre del governo dei tecnici per invertire la rotta della recessione. Infatti, le
vendite nel mercato immobiliare sono completamente paralizzate. Per l’Istat: ''Nel secondo
trimestre del 2012 si registrano le variazioni tendenziali più sfavorevoli dal 2008. Nonostante
il recupero delle compravendite registrato nel terzo trimestre del 2011, per gli immobili ad
uso economico, il trend è sempre caratterizzato dal segno negativo. Per entrambe le
tipologie di utilizzo – ha sottolineato l’istituto di ricerca - si registra una diminuzione delle
variazioni tendenziali in tutte le ripartizioni territoriali, in particolare nelle Isole (-30,3% per le
compravendite ad uso residenziale e -38,4% per quelle ad uso economico)''. Per le
compravendite ad uso residenziale, il calo tendenziale registrato ''nei grandi centri (-21,8%)
è più contenuto di quella osservato nei centri minori (-25,1%)''. Stessa cosa per la vendita
di immobili ad uso economico, infatti, le perdite più marcate si registrano nei centri minori (27,0%) rispetto a quello che si osserva negli archivi con sede nei grandi centri (-21,0%).
''Nel secondo trimestre 2012 – ha evidenziato l’Istat - sono 69 mila e 830 i mutui, i
finanziamenti e le altre obbligazioni verso banche e soggetti diversi'' dagli istituti di credito
U
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''garantiti da concessione di ipoteca immobiliare''. Rispetto ai 118 mila del II trimestre 2011
''i mutui, finanziamenti e le altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare
sperimentano una flessione tendenziale del 41,2%'', ha aggiunto l’Istat. ''A livello ripartizionale
sono le Isole (-58,3%) a registrare il calo tendenziale maggiore per i mutui, i finanziamenti e
le altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare, mentre nel Centro (-36,0%) il
calo tendenziale è inferiore alla media nazionale (-41,2%). Mutui, finanziamenti ed obbligazioni
garantite – ha sottolineato l’Istituto Nazionale di Statistica - registrano una diminuzione più
contenuta negli Archivi Notarili Distrettuali con sede nelle Città Metropolitane (-39,1%) e
maggiore nei Centri Minori (-42,7%)''. Ennesimo indice negativo di un’Italia alla ricerca della
G.S.
luce nell’infinito tunnel della crisi.
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SALSI E FAVIA ESPULSI DAL MOVIMENTO CINQUE STELLE
Grillo continua le epurazioni
n post sul blog ed un tweet sul popolare social network,
U
ed il gioco è fatto. Tanto basta a Beppe Grillo per “scomunicare” i due grillini dissidenti. “A Federica Salsi e
Giovanni Favia è ritirato l’utilizzo del logo del Movimento 5
Stelle. Li prego di astenersi per il futuro a qualificare la loro
azione politica con riferimento al M5S o alla mia figura. Gli
auguro di continuare la loro brillante attività di consiglieri”,
scrive il comico su internet. Ma non è così facile liberarsi
della consigliera del punto “G” e del dissidente che ha
sputtanato il Movimento nel fuorionda a “Piazza pulita” su
La7. “Peggio che nei vecchi partiti” commenta a caldo
Federica Salsi la sua “epurazione”. Che però non si
rassegna, “non lascio, sono stata eletta grazie ad un programma e lo porterò avanti”. Poi attacca direttamente il
guru ed il comico poiché “il dissenso non è concepito nel
Movimento. Paradossalmente sono più controllabili dai cittadini i vecchi partiti di quanto non lo siano Grillo e Casaleggio”. Mentre Giovanni Favia nel pomeriggio di ieri ha
scritto su Facebook: “i personalismi, la verticalità organizzativa, la fede messianica in un leader, non sono mai state
nel nostro DNA”. Poi risponde al leader che dal suo blog
aveva tuonato “fuori dalle palle” ai dissidenti, che “nessuno
obbliga nessuno a rimanere nel Movimento”, ma aggiunge
sibilino “la chiusura su se stessi funziona nel breve periodo,
ma alla lunga genera mostri”.
La reazione di Valentino Tavolazzi, il primo attivista del
M5s ad essere stato espulso, viene postata ancora una
volta su Facebook: “Siamo all'inizio del crollo”.
S.F.
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Giovedì 13 dicembre 2012
Attualità
Viaggi, centri benessere e mozzarelle: così venivano pagati i funzionari del Ministero per le Politiche Agricole
“Non lo fa per la gloria. Capito?”
Undici arresti e 37 indagati. Le indagini della Guardia di Finanza, partite quattro anni fa, hanno fatto luce
su “un sistema inquinante della spesa pubblica” come lo definisce il procuratore aggiunto Nello Rossi
di Carola Parisi
ppalti taroccati (47
in tutto), finanziamenti concessi ‘a
buon rendere’, bustarelle di ogni
tipo, biglietti aerei, lampadari,
autorizzazioni per compiere
abusi edilizi, perfino mozzarelle. Non si sono fatti mancare
niente gli 11 dirigenti e funzionari del ministero delle
Politiche agricole arrestati,
martedì mattina, dalla Guardia
di Finanza. “Un piccolo trattato
di sociologia della corruzione”, come lo definisce il procuratore aggiunto Nello Rossi.
Al centro della lunga serie
di episodi di malaffare c’è il
settore della comunicazione
e della promozione. I riscontri
bancari, i documenti, i testimoni e, soprattutto, le intercettazioni telefoniche hanno
permesso di ricostruire l’intera vicenda che ruota attorno
alla figura di Giuseppe Ambrosio. Oltre a lui, sono finiti
in carcere Ludovico Gay, direttore generale di 'Buonitalia
Spa'; Alfredo Bernardini, dirigente della Confederazione
italiana agricoltori, Francesco
Saverio Abate, direttore generale per la pesca marittima
e l’acquacultura ed il dipendente ministeriale Michele
Mariani. Agli arresti domiciliari, invece, gli imprenditori
A
Claudia Maria Golinelli, Luigi
Cardona ed Oliviero Sordini;
Riccardo Deserti, attuale direttore del consorzio del Parmigiano Reggiano e Luca
Gaudiano funzionario del Mipaaf.
Ambrosio detto il ‘Centurione’:
direttore generale del consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura;
capo della segreteria del sottosegretario Franco Braga, ex
capo di gabinetto di Luca
Zaia e Giancarlo Galan. Stipendio lordo 200 mila euro
l’anno e già due rinvii a giudizio per truffa. È lui, assieme
alla moglie Stefania Ricciardi
(anche lei arrestata), il destinatario di due biglietti aerei
per la Corsica pagati 2.800
euro dallo Studio Ega Srl a
cui erano stati affidati lavori
per quasi 100mila euro. Referente dello Studio Ega è
l’imprenditrice Maria Claudia
Golinelli. Anche per il progetto “Marinando”(budget
1.640.715 euro) la macchina
dei favori si mette in moto.
Addirittura il bando di gara,
lo scrivono quelli che poi lo
vincono: “Ieri per fare tre
articoli di Marinando due
ore”, dice al telefono uno
dei due imprenditori del consorzio di imprese che si aggiudicherà l’appalto. È Michele Mariani, braccio operativ di Ambrosio, a rispon-
Lusi resta
ai domiciliari
dere alla domanda amletica
(che c***o ci scrivo?) di un
manager che stava scrivendo
di suo pugno il bando a cui
avrebbe partecipato: “Vabbè, dai concentrati, trova un
po’ di materiale e ci scrivi
un po’ di ‘stronzate’.” Per ringraziare, a casa Ambrosio
arriva una lampada “couche
bay” da 1.219 euro per l’arredo della villa di Maratea.
A proposito, anche il Comune
lucano riceve un ‘regalo’. Un
finanziamento di 63.500 euro,
in cambio di un occhio chiuso sugli abusi edilizi della
villa. Per completare il quadretto familiare anche la nipote di Ambrosi, Monica Ricciardi è indagata.
Michele Mariani, assistente ‘malandrino’: “È chiaro che quello
che fa mica me lo deve fa
gratis...non è che lo sta a fa
per la gloria, capito?”, dice
Alfredo Bernardini, dirigente
della Confederazione italiana
agricoltori, a Mariani che gli
aveva appena fornito infor-
mazioni riservate sul bando
per la gara “Food4u”(budget
3.780.000 euro). Anche quando il finanziamento è poco
rilevante, la macchina della
corruzione è perfettamente
oliata. La Cooperativa Agricola
Castelluccio viene ‘aiutata’ da
Mariani per un contributo di
8.450 euro e così il rappresentante legale dell’azienda
lo rassicura: «Ti volevo dire
che...stavo spedendo un pensierino, domani tu sei a casa
si? Allora oggi lo spedisco,
domani arriva eh».
Ludovico Gay , direttore di
Buonitalia Spa (società a partecipazione interamente ministeriale): chiede invece un
soggiorno in un centro benessere, dopo aver agevolato
assieme a Mariani e a un altro dipendente, decreti per
finanziamenti di quasi 400
mila euro. “Abuso se ti chiedo di mandarmi venerdì 21,
out sabato 22 a Fonte Verde,
resort di San Casciano dei
Bagni.
Inchiesta della Guardia di Finanza sulla Fondazione che organizza la kermesse di Rimini “per l’amicizia fra i popoli”
Meeting di Rimini: c’è un’indagine
per truffa aggravata ai danni dello Stato
uigi Lusi, l’ex tesoriere della
“Margherita” accusato di appropriazione indebita per un
ammanco dalle casse del partito
di oltre 23 milioni di euro, resta
agli arresti domiciliari. Il giudice
per le indagini preliminari del
Tribunale di Roma, Maria Bonaventura, ha respinto l’istanza
dei difensori, che miravano alla
revoca della misura cautelare.
Lusi, deve rispondere pure di
calunnia nei confronti di Francesco Rutelli, che si è costituito,insieme con la “Margherita”, parte civile.
Nel procedimento, è imputata
anche la moglie del senatore del
Pd, Giovanna Petricone, che se
la caverà con il patteggiamento
della pena a un anno di reclusione con sospensione condizionale. Il procedimento, pro-
L
seguirà oggi: Il Gup, ha già respinto tutte le eccezioni preliminari, compreso un difetto di
notifica della richiesta di rinvio
a giudizio invocato dai difensori
di Lusi. Ora, dovrà pronunciarsi
anche sulla medesima richiesta
nei confronti degli stretti collaboratori di Lusi, i commercialisti
Mario Montecchia e Giovanni
Sebastio e la segretaria, Diana
Ferri, accusata di aver fatto da
prestanome a una società riconducibile proprio al senatore.
L’ipotesi di reato, per tutti, è di
associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita. Se l’ex tesoriere della
Margherita verrà mandato a
processo entro il 20 dicembre,
non potrebbe tornare libero perché non scatterebbe la scadenza
dei termini.
F.Co.
l meeting di Rimini non naviga in buone acque. La Fondazione
“per l’amicizia fra i popoli” che organizza l’incontro annuale della
Compagnia delle Opere (riconducibile a Comunione e Liberazione), ha ricevuto la spiacevole visita della Guardia di Finanza. L’accusa, se confermata, sarebbe pesante: truffa aggravata, per il
conseguimento di erogazioni pubbliche. Che, banalmente, vuol dire
che per organizzare il raduno
sono stati illecitamente utilizzati fondi dello Stato. L’inchiesta ha ad oggetto le edizioni
del 2009 e del 2010 per le
quali,
l’organizzazione,
avrebbe ricevuto oltre 310
mila euro da enti che sarebbero stati indotti in errore
"circa la sussistenza di un passivo di bilancio della stessa
Fondazione".
Sono coinvolti nella vicenda
un amministratore, il direttore
generale e il responsabile am-
I
ministrativo della CDO perché "a vario titolo, hanno avuto gravi e precise responsabilità sia nella ideazione che nella realizzazione del disegno criminoso che ha permesso alla Meeting di ottenere le
contribuzioni illecite". Risulta indagata anche la Fondazione stessa
in base alla legge sulla responsabilità penale e amministrativa delle
società per reati commessi da propri funzionari.
I membri dell’organizzazione
hanno respinto con forza le
accuse ritenendole “del tutto
infondate”. Fatto sta che le indagini vanno avanti e non
sembrano destinate a finire
tanto presto. Insomma, il
buon nome del meeting di Rimini e di CL sarebbero infangati non poco se le accuse
dovessero essere confermate.
Per ora, dagli illustri ospiti,
nessun commento. La storia
non finisce qui.
M.P.
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Giovedì 13 dicembre 2012
Attualità
Continua il polverone nell’ambito dell’inchiesta sui voti di scambio con la ‘ndrangheta
“Il rito ambrosiano” del caso Crespi
L’avvocato Marcello Elia: sulla relazione preparata dal direttore del Cise, Roberto
D’Alimonte, in favore del mio assistito, il Gip non ha speso nemmeno una parola.
Ambrogio verrà assolto, ma nulla lo ripagherà delle sofferenze subite
di Federico Colosimo
ontinua il calvario giudiziario di Ambrogio
Crespi, finito in carcere il 10 ottobre
scorso con l’accusa
di corruzione, voto di scambio
e concorso esterno in associazione mafiosa, nell’ambito dell’
inchiesta sui voti di scambio
con la ‘ndrangheta, che ha portato in galera, tra gli altri, anche
Domenico Zambetti, l’ex assessore regionale lombardo
della giunta Formigoni.
Sono passati più di 60 giorni
dall’arresto, ma per i magistrati
milanesi, la posizione di Crespi
si sarebbe addirittura aggravata.
Di quello che è stato definito
dai “Radicali” come il “nuovo
caso Tortora”, ne parla nell’intervista rilasciata al “Giornale
di Italia”, uno dei due legali di
Ambrogio Crespi, l’avvocato
Marcello Elia.
C
Ancora un’ istanza di scarcerazione rigettata, dunque: perchè?
Non ho più parole, i magistrati
hanno cambiato le carte in tavola. Abbiamo basato la nostra
domanda di scarcerazione su
una relazione preparata dal
professore Roberto D’Alimonte,
direttore del Centro Italiani Studi Elettorali, non certo l’ultimo
arrivato.
E il Gip?
Ci ha ignorato, completamente.
Nell’ordinanza di rigetto, non
ha speso una sola parola su
quella relazione. Avevamo affrontato punto per punto i teoremi dell’accusa. Dimostrando
che nel quartiere milanese
Baggio, rione di riferimento di
Crespi nella campagna elettorale, il candidato sindaco,
Domenico Zambetti, ottenne
lo 0,37% dei voti.
Però, Crespi è ancora in carcere …
Da 60 giorni e senza motivo.
Ricorreremo in appello, ma
non so se servirà. Probabilmente, troveremo un altro collegio ostile. A Milano, in questo
momento, c’è un clima giacobino. Non si valutano oggettivamente i fatti concreti. Si è
costruito un teorema che non
ci consentono di smontare.
Sembra incrollabile. Ma credo
nella Cassazione, che ha più
volte annullato i castelli della
magistratura milanese.
I giudici sostengono che la posizione di “Mr Blog” si sia addirittura aggravata …
Non sono assolutamente d’accordo. Gli contestano di aver
organizzato una cena con un
presunto boss, Giuseppe
D’Agostino. Ambrogio a quella
cena non ha mai partecipato.
E anche se l’avesse fatto, questo
non avrebbe di certo costituito
un reato. Per continuare, D’Agostino, non è un mafioso. Non
ha mai ricevuto una sola condanna per quei reati. Ne ha riportata una soltanto e per fatti
diversi (droga).
Sulle valutazioni fatte dal Gip,
ci può essere l’influenza da
parte del procuratore aggiunto
Ilda Boccassini?
A Milano le decisioni importanti
dell’ufficio del pubblico ministero vengono prese da lei. Ma
non voglio pensare e assolutamente non voglio credere
che riesca a incantare e condizionare anche i gip, i gup
etc etc.
Quando si chiuderanno le indagini preliminari?
A breve. La Procura di Milano
sta effettuando gli ultimi interrogatori. Ma non capisco allora
perché Crespi sia stato arrestato il 10 ottobre. Prima di
mandare la gente in galera andrebbero fatti degli approfondimenti investigativi che non
ci sono stati. Su Crespi non c’è
assolutamente nulla. Questa è
un’inchiesta anomala, partita
un anno dopo i fatti contestati.
Purtroppo il nome del mio assistito, quando si parla di campagne elettorali, ha un grosso
Nella foto qui sopra Ambrogio Crespi, nel riquadro l’avvocato Marcello Elia
peso. Significa che è sempre
stato molto bravo nel suo lavoro.
E la carcerazione preventiva è
una vergogna. E’ un’anticipazione della pena. Il sistema è
marcio, così com’è non funziona. Pochi giorni fa sono stato
a trovare dei miei assistiti al
carcere di San Vittore. Gli istituti
penitenziari versano in condizioni di difficoltà evidente. In
un intero “braccio” del carcere
milanese, manca il riscalda-
mento. E’ scandaloso. Non siamo un Paese civile. Ci sono
persone in attesa di giudizio
che si trovano rinchiuse in cella
con ergastolani. E’ incredibile.
Crespi e Zambetti si conoscevano?
Ambrogio non ha mai conosciuto Zambetti. Proprio pochi
giorni fa, c’è stato l’interrogatorio della segretaria dell’ex
assessore regionale lombardo,
che ha specificato chiaramente
quanto già spiegato da me e
dal collega Giuseppe Rossodivita.
Ambrogio Crespi verrà assolto?
Assolutamente si. Ma neanche
l’assoluzione lo ripagherà delle
sofferenze subite. Queste sono
esperienze che ti segnano, per
tutta la vita. A patire, non sei
solo tu, ma tutti i tuoi cari. E
questo, quando sai di essere
innocente, è profondamente
ingiusto.
La manifestazione anti (Corte) Costituzionale
Tra gli “eccellenti” partecipanti: Aldo Busi, Manuel Agnelli, Daniele Silvestri e Moni Ovadia
oma. 15 Dicembre 2012. Piazza Farnese. Ore 15.30. L’appun- gazzino di 13 anni, ma chissenefrega?” (Per chi non ci credesse, o
tamento per chi volesse manifestare contro una “sentenza in- volesse rinfrescarsi la memoria, il video è facilmente reperibile su
consulta, in sostegno della Procura di Palermo” (il volantino Youtube). Ora, va bene tutto, va bene la provocazione a tutti i costi,
dell’evento recita così), è questo. E aggiunge anche, l’ormai consoli- ma che cosa avrebbe da insegnarci questo signore in materia di diritto
dato slogan: “noi sappiamo”. Mutuato dal poe moralità? Ci saranno anche, come logico,
vero Pier Paolo Pasolini, ripreso da Ingroia nel
Marco Travaglio, Antonio Padellaro e il giovane
suo ultimo libro “Io so”. Tutti sembrano dimene rampante giornalista-scrittore Benny Calaticarsi, però, che la frase di Pasolini finiva con
sanzio, un nome da DJ e un ego smisurato che
un non trascurabile “…ma non ho le prove”.
gli permette di farsi fotografare in posa con i
Quindi, se siete rimasti scandalizzati per la “sensuoi libri in mano (vedere per credere, basta
tenza politica” della Corte Costituzionale sulle inandare sulla sua pagina web: www.bennycalatercettazioni che coinvolgevano Napolitano,
sanzio.com) e l’onnipresente Salvatore Borselsiete seguaci del pm-guatemalteco Ingroia, salino, fratello di Paolo, nonché convinto
pete come passare il vostro sabato pomeriggio.
sostenitore della teoria che vuole che nelle
Alla manifestazione, promossa nonché sponsostrage di via D’Amelio siano stati i servizi a guirizzata da MicroMega e dall’ormai immancabile
dare la mano dei boss di Cosa Nostra.
“Fatto Quotidiano”, parteciperanno nomi del caInsomma un discreto calderone.
libro di Manuel Agnelli (degli Afterhours), DaLa manifestazione “cade a cecio”, come si dice
niele Silvestri e Moni Ovadia, solo per citare
a Roma. Sì, perché proprio ieri l’Anm ha requelli più esperti in diritto costituzionale… Ha
spinto le accuse dei due pm di Palermo Nino Di
già confermato la sua presenza anche Aldo Busi.
Matteo e Vittorio Teresi , i quali, seguendo la deL’intellettuale “dissidente” che adesso si è ricilirante scia del collega (o ex collega?) Ingroia,
clato a sinistra. Certo, solo dopo aver parteciavevano accusato il “sindacato” dei magistrati,
pato all’Isola dei Famosi, aver curato una sorta
di averli lasciati da soli nella battaglia davanti
di rubrica letteraria in una trasmissione pregna
alla Corte Costituzionale. Quindi, visto che l’asoBenny Calasanzio , uno dei giornalisti ciazione nazionale li abbandona, menomale che
di cultura, “Amici” di Maria De Filippi e essersi
che parteciperanno alla manifestazione c’è una manifestazione che solidarizza con loro.
venduto come opinionista nei salotti del qualunquismo per eccellenza (disprezzati da tutti i
E si schiera contro la Consulta. Ora, una consigiornalisti radical-chic del Fatto), quelli di Barbara D’Urso e Federica derazione sorge spontanea, ma se fosse sceso in piazza il PDL (fianPanicucci. Eppure nessuno sembra ricordarsi che Busi è lo stesso cheggiato da un qualunque quotidiano, “Libero” o il “Giornale”, ad
che, qualche anno fa, disse al Maurizio Costanzo Show: “si fa, erro- esempio) per manifestare contro i supremi giudici costituzionali,
neamente, il binomio pedofilia-omosessualità. Ma da quando in qua quando bocciarono il legittimo impedimento, tutto il mondo dell’inforla pedofilia è criminalità? Ma se anche un adulto fa una s… a un ra- mazione “travagliesca” avrebbe gridato allo scandalo. Quindi, come al
R
solito, due pesi e due misure, nonché una faziosità da fare spavento.
Adesso non si può far altro che aspettare giovedì ed assistere al comizio
di Santoro & co. Così sarà ufficialmente aperta la campagna elettorale
del partito anti-istituzioni.
Grazia Bontà
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Giovedì 13 dicembre 2012
Economia
Viaggio tra i problemi della sempre maggiore penuria di contanti
I danni del “Salva Italia”:
dove vai se il bancomat non ce l’hai?
L’esperto: la “moneta elettronica” è un antidoto contro le rapine e lo strumento più efficace contro
l’evasione – I fenomeni più diffusi di truffa – Dal “cash trapping” all’applicazione di false tastierine
di Federico Colosimo
e Paolo Signorelli
econdo alcuni istituti
di credito bancari,
come UniCredit e Intesa Sanpaolo, ogni
giorno, in Italia, circolano 3 miliardi di euro. Una
notizia che rende felici truffatori e ladruncoli, che ora sanno
quanta disponibilità di denaro
pronto ad attenderli ci sia. Ma
allo stesso tempo, questo dato,
fa disperare le varie banche,
sempre più impegnate nella
battaglia per il passaggio al
“soldo” elettronico, pur essendo ben consapevoli che
per stroncare una tradizione
di antichissima memoria (l’utilizzo dei contanti) non può
bastare un decreto approvato
solo un anno fa.
Normative - “Con l’entrata in
vigore del decreto legge 2011,
il cosiddetto “Salva Italia”, spiega Pantaleo Cisotta, esperto del settore - sono state apportate modifiche alle disposizioni in tema di antiriciclaggio, relative all’utilizzo di denaro liquido, titoli, assegni e
libretti al portatore. In particolare, la soglia di 2.500 euro
inizialmente prevista, è stata
abbassata a 1.000. I trasferimenti in contanti per importi
pari o superiori a questa cifra,
vanno effettuati tramite le banche, le poste e i bancomat.
Per fare ciò, è necessario presentare una richiesta scritta
allo sportello.
Mario Monti, poche settimane
fa, aveva annunciato addirittura
l'arrivo di un ulteriore abbassamento dei limiti fino a 300
euro. I controlli sulla legge
antiriciclaggio, ovviamente
sono soggettivi e non si incentrano su tutti i cittadini, ma
solo su quelli che destano più
sospetti a causa degli ‘strani
e ingiustificati’ movimenti sul
proprio conto”.
La psicologia del cittadino “C’è anche un altro genere
di comportamento da considerare – continua Cisotta Per spese di un certo rilievo,
diciamo superiori alla soglia,
definita ‘psicologica’, di 143
euro, i rapporti si invertono.
Tanto che gli italiani cominciano a preferire l’uso di bancomat e carte di credito a
loro disposizione. La ‘piaga’
del fare ricorso ai contanti è
in crescita. Se è vero che aumentano i prelievi allo sportello (due alla settimana, che
diventano tre per i più giovani),
resta comunque una certa diffidenza verso queste operazioni, visto che il 32% preferisce ancora ricevere i propri
soldi direttamente dalle mani
dell’operatore bancario”.
S
L’utilizzo della carta di credito
- Sempre meno soldi nei portafogli, ma non è solo questione di crisi. Questa c’è e si
sente, per carità, ma con le
modalità dei pagamenti entrano in campo anche le abitudini che cambiano, tra consumatori ed esercenti. Fa parte
dei nuovi costumi di chi paga
sempre più spesso con il bancomat o la carta di credito. Al
nord viene accettata da qualsiasi rivenditore, grande o piccolo che sia, e per qualsiasi
pagamento. Al sud, differentemente, la moneta elettronica
non riscuote molto successo.
Secondo le statistiche, davanti
a un conto di 500 euro, se
non tiri fuori i contanti, ti guardano male. Poi c’è Roma, che
come al solito si colloca nel
mezzo, non solo per la sua
posizione geografica. Nei negozi della capitale, capita
spesso che ai clienti venga
negata la transazione quando
l’importo è basso. Il perché?
Semplice. Il bancomat obbligatorio non piace ai commercianti per i troppi costi previsti
dalla commissione. Alla domanda “posso saldare con la
carta?”, i commercianti rispondono con un secco “no,
ci dispiace”, che provoca imbarazzo nel cliente sprovvisto
di soldi liquidi.
Rimane il fatto che pochi italiani hanno questa abitudine
di pagare con carte di credito
e bancomat”.
I negozianti sembrano essere
d’accordo sull’utilizzo della
“moneta elettronica”, ma chiedono un abbattimento dei costi
di gestione e di utilizzo.
Le statistiche - L’abitudine all’uso della carta, del resto, diventa un obbligo per le nuove
norme finanziarie che, come
già detto, non consentono più
il pagamento in contanti per
importi superiori a 999 euro.
Il libretto degli assegni, per
esempio, chi lo usa più? Gli
italiani preferiscono i pagamenti in contanti rispetto alle
operazioni con le carte elettroniche. L’uso del “cash”, in
Italia, è del 50% sopra la media
degli altri paesi europei; dalle
statistiche, infatti, emerge che
per gli acquisti tra i 200 e
1.000 euro, i cittadini usano il
contante nel 31% dei casi,
contro il 20 della media europea.
Gli altri Paesi cercano di allinearsi in questo senso, così
da affrontare insieme i rischi
dell'illegalità connessi con la
circolazione di moneta: dall’evasione fiscale, al riciclaggio, al finanziamento del terrorismo. In Italia sono state
segnalate in media solo 66
operazioni non cash pro capite, contro le 176 della media
europea. Se si affronta il tema
dell’uso dei soldi in contanti,
lo si fa guardando a più obiettivi: allinearsi agli standard
per quel che riguarda la sicurezza dei pagamenti e diminuire i costi della gestione
del circolante che tocca i 10
miliardi su un totale di 50 dell'intera Europa. Soprattutto, è
necessario contrastare i falsari.
In queste disposizioni rientra
anche il tetto dell’uso dei contanti, nonostante il motivo principale fosse garantire la trasparenza del percorso dei soldi per svelare l’infedeltà dei
contribuenti.
Moneta elettronica - Secondo
gli esperti, con l’avvento della
moneta elettronica, si limitano
anche le barbarie dei partiti
del malaffare, dando vita ad
una nuova epoca fatta di trasparenza ed equità. E’ un antidoto contro le rapine e il più
efficace strumento contro
l’evasione. Come si può essere
contrari quindi al suo utilizzo?
C’è sempre l’eccezione che
conferma la regola. Nuove e
vecchie tecniche per manomettere gli sportelli bancari
e derubare i clienti, sono sempre più frequenti.
Le tecniche – Un sistema oggi
molto diffuso, è quello del
“cash trapping”, che consiste
nell’inserimento di una forcella
metallica appositamente costruita nello sportellino di fuoriuscita delle banconote. Gli
utenti possono concludere tutte le operazioni di prelievo
sino alla visualizzazione della
dicitura “Operazione completata/importo erogato”, ma le
banconote non fuoriescono
dallo sportellino, che rimane
chiuso. A quel punto, il cliente,
imputando il disguido a un
guasto tecnico, solitamente si
allontana, deciso a reclamare
il disservizio all’istituto di credito in un secondo momento.
Peccato che, una volta girato
l’angolo, i malviventi, che stazionano nei dintorni siano
pronti a forzare lo sportellino
e a recuperare la forcella,
estraendola con tutte le banconote trattenute.
Tecnica efficace, rimane poi
quella della microtelecamera
installata e nascosta dai malviventi nello sportello bancario
per intercettare il numero della
tessera e del codice di sicurezza.
Inoltre, un altro strumento per
“fregare” i malcapitati, è il fenomeno dell’applicazione di
una falsa tastierina sullo sportello della banca. Anche in
questo caso, c’è un chip che
memorizza il codice segreto.
Ma sempre secondo il parere
degli esperti del settore bancario, la responsabilità di questi metodi di truffa, è spesso
riconducibile alla distrazione
dell’utente al momento del
prelievo: “Nonostante questo
– afferma sempre Pantaleo
Cisotta – la banca è sempre
attenta alla tutela dell’interesse
dei suoi assistiti, provvedendo
una volta accertata la truffa,
al rimborso totale, della somma sottratta”.
6
Giovedì 13 dicembre 2012
I due marò
Riportiamoli a casa
Focus
Pochi giorni fa il nostro ambasciatore a Nuova Dehli è stato convocato
al Ministero degli Esteri indiano per un colloquio che ha riguardato
l’inchiesta sulla vendita di 12 elicotteri per 560 milioni di euro
Un altro intrigo internazionale
Insieme alla vicenda dell’Agusta dovrebbe camminare di pari passo
quella dei due soldati: ostaggi trattenuti in cambio di qualcosa?
di Gianni Fraschetti
iù si va avanti e più questa vicenda
di Latorre e Girone somiglia ad una
sciarada degna della penna di Alfred
Hitchcock. Un vero intrigo internazionale nel quale, e spiace dirlo, ci
facciamo la solita, pessima, figura. Prima per
i soliti metodi disinvolti, le scorciatoie abituali
ed anche poco intelligenti che taluni utilizzano
per riempirsi le tasche con la scusa di promuovere il made in Italy, rappresentato nella
fattispecie da dodici elicotteri Augusta Westland
(Gruppo Finmeccanica). Dopo, quando la frittata con l’India era stata bella che combinata,
per il profilo imbarazzante assunto dai nostri
governanti (in special modo Terzi e Di Paola)
nella contigua vicenda che vede da quasi un
anno i nostri due Fucilieri di marina in mani
indiane.
Un atteggiamento, quello dei nostri Ministri,
simile a quello di bambini beccati dalla mamma con le mani dentro il vasetto della marmellata. Consapevolezza dei veri motivi sottostanti a tutta la storia? Senso di colpa con
gli indiani? Paura che si aprissero i tombini
(cosa che poi è accaduta) e ne uscissero di
tutti i colori?
Mah, per ora sono solo impressioni delle
quali abbiamo già parlato, tempo fa, su queste
pagine, ma è il caso di tornarci sopra perchè
ci sono novità.
Dunque, ricapitolando, non molti giorni orsono,
il nostro ambasciatore a Nuova Delhi, Giacomo
Sanfelice, è stato convocato al Ministero indiano
degli esteri per un colloquio che ha riguardato
molto da vicino l’inchiesta sulla vendita all’Air
Force indiana di dodici elicotteri AW 101, per
la modica somma di cinquecentosessanta milioni di Euro, da parte della AugustaWestland,
azienda controllata da Finmeccanica. Lo ha
dichiarato il portavoce governativo Syed Akbaruddin e, secondo indiscrezioni, nell’incontro
si sarebbe anche parlato della vicenda dei
P
nostri due marò, trattenuti ingiustamente da
otto mesi nel paese asiatico. L’accostamento
tra le due vicende stona parecchio e dà da
pensare, e non poco, perchè le autorità indiane
hanno anche presentato un promemoria in
cui chiedono a Roma di condividere informazioni sulle presunte tangenti che AgustaWestland, attraverso alcuni intermediari, avrebbe
versato a funzionari indiani. Circostanza, peraltro, che è sempre stata smentita dall’azienda.
«Il governo indiano considera la questione
molto seriamente», ha precisato il portavoce
del governo. Fonti dell’ambasciata italiana
hanno confermato all’Ansa il colloquio che è
avvenuto all’indomani del ricevimento per la
Festa nazionale e per la giornata delle Forze
Armate in cui è stato ospite d’onore il segretario
agli Esteri Ranjan Mathai. Secondo la stampa
indiana, infatti, i requisiti tecnici per il bando
di gara relativo ai dodici elicotteri destinati
alla difesa indiana sarebbero stati modificati
per consentire ad AugustaWestland di partecipare alla gara. Lo afferma il giornale The
Indian Express, sostenendo che l’informazione
sarebbe stata data ai magistrati italiani da un
socio di Guido Haschke, l’uomo d’affari indiano
Sanjeev Kumar Tyagi. Secondo questi, gli Aw
101 non avevano inizialmente le caratteristiche
richieste nel 2006 dall’India. Requisiti che sarebbero stati modificati quando Haschke trovò
l’accordo con Finmeccanica. Inoltre Tyagi è
cugino di primo grado di un alto ufficiale che
era ai vertici dell’Aeronautica indiana.
Il giornale cita poi un interrogatorio del 14
maggio scorso del consulente Carmelo Messina, il quale avrebbe detto di aver messo in
contatto Haschke e il suo partner Carlos Gerosa con AugustaWestland proprio per facilitare
il contratto indiano. Messina sostiene di aver
ricevuto 50-60mila euro in contanti da Haschke
come segno di gratitudine nel 2009. Dunque,
alla luce dello scandalo che stava scoppiando,
l’affare sembrava ormai compromesso nel
momento che ne scrivemmo la prima volta.
Ed invece no, perchè l’ Agenzia Reuter ha
reso noto in questi giorni che l'Air Force dell'India, nonostante la modifica dei bandi,
ritiene regolare la commessa, e ciò malgrado
l'inchiesta avviata su questa vicenda da due
procure in Italia, ed attende pertanto la consegna del primo esemplare. Consegna prevista
durante il mese di Dicembre, aggiungendo
che probabilmente, ad oggi, circa il 20-30%
dell’importo totale di 560 milioni di euro è
già stato pagata. La fonte della Reuter ha
inoltre dichiarato che "…l'intero processo di
acquisizione e selezione è stato regolare e
senza discrepanze. Per questo, ci aspettiamo
la consegna del primo esemplare entro il
mese di dicembre…" ed ha poi proseguito
affermando che l'India "…prenderà provvedimenti solo se ci sarà prova concreta del
pagamento di tangenti e di discrepanze nel
processo di acquisizione…".
"Non abbiamo ancora fatto l'intero pagamento.
Probabilmente solo circa il 20-30% della commessa è già stato pagato ad AgustaWestland.
Il resto sarà pagato in base al programma di
consegna degli elicotteri” ed ha aggiunto
che in ogni caso appare molto complicato
che si possa eventualmente procedere a una
nuova gara diversa di elicotteri visto che "ci
stiamo già preparando a volare con gli Aw101".
Particolare quest’ultimo di non secondaria
importanza. L’affare dunque è sostanzialmente
concluso (si preparano a volare) e la posizione
indiana, complessivamente, appare assai più
morbida di quella assunta inizialmente, quando,
all'apparire delle prime notizie sull'inchiesta
giudiziaria italiana, il Ministero della Difesa
di Nuova Delhi aveva chiesto un rapporto alla
sua ambasciata di Roma circa le notizie di
stampa che stavano uscendo in merito al contratto stipulato con l’Air Force indiana. Un atteggiamento di intransigente chiusura sulla
questione tangenti che era stato manifestato
dall’Ambasciatore indiano allo stesso Giulio
Terzi e che probabilmente aveva influito anche
nella lunga detenzione cui sono stati sottoposti
Latorre e Girone.
Adesso la televisione indiana Ndtv ha diffuso
la notizia che AugustaWestland consegnerà
in Gennaio all'India gli elicotteri rimanenti.
Pare dunque che la situazione elicotteri si sia
improvvisamente sbloccata che il tempo volga
nuovamente al sereno e quindi, se le nostre
supposizioni sono esatte, insieme a questa
faccenda dovrebbe camminare di pari passo
la detenzione di Latorre e Girone che appaiono
sempre più ostaggi trattenuti dagli indiani in
cambio di qualcosa ( un forte sconto? Una dilazione? Un supplemento di tangente?) che
riguarda molto da vicino questa storia. In
effetti supporre che il Governo indiano, una
volta appreso dell’indagine delle nostre procure, non abbia inteso assolutamente farsi
carico di oltre cinquanta milioni di “mazzette”
volate per questo affare non è ipotesi poi
così peregrina. Considerando poi che è specificatamente indicato nel contratto che l’Air
Force indiana non avrebbe riconosciuto alcunchè a consulenti e mediatori, sai che piacere deve essere stato per loro apprendere
che , viceversa, il sistema Finmeccanica prevedeva una “percentuale di ritorno” dell’ 11%
che doveva servire a far contenti politici e
faccendieri a vario titolo e livello coinvolti
nelle diverse operazioni e che questa percentuale veniva ricaricata sul prezzo finale.
Questo meccanismo a volte era pienamente
accettato dai clienti che, come gli arabi da
cui è stato recentemente Monti, lo utilizzavano
anch’ essi per distribuire prebende ma altre
volte, come questa, si attivava a danno di persone ignare della cosa ed è fin troppo facile
intuire quale potrebbe essere stata la reazione
degli indiani quando si sono resi conto cosa
c’era appiccicato a quel contratto. Si sono
presi i due marò e ci hanno detto…..Questi li
teniamo noi. Adesso cominciamo a parlare
del resto...
(Continua)
7
Giovedì 13 dicembre 2012
Esteri
Reciproche accuse di abusi e saccheggi ai danni dei civili tra Kinshasa e insorti
Congo, fallite le trattative tra ribelli e governo
L’Onu rende noti stupri e crimini commessi da entrambe le parti, mentre è sempre più evidente la presenza di soldati
ruandesi. La Repubblica riesce ad intervistare il ”vescovo cattolico” a capo del “23Marzo”, ma si tratta di un evangelico
peranze infrante per la Repubblica Democratica del
Congo, dove le trattative tra
i ribelli del “Movimento 23
marzo” (M-23) e il governo
si sono bruscamente interrotti a causa delle accuse mosse dagli insorti
contro l‘esercito regolare. Le insinuazioni vertevano su presunti abusi
compiuti dai soldati di Kinshasa sulla
popolazione. Il governo congolese
non poteva accettare simili ingiurie
da un’organizzazione che ritiene
“criminale” e rilancia le stesse accuse sui ribelli. Il presidente Joseph
S
Kabila ha a sua volta dichiarato che
i miliziani del M23 sono finanziati
dal Ruanda, che a sua volta vorrebbe
ottenere un ruolo leadership nella
regione del Nord Kivu, ricca di minerali come oro ed attualmente occupata dai ribelli. Interviene anche
l’ONU, che taglia la testa al toro ed
accusa entrambe le fazioni di stupri,
saccheggi e omicidi in tutta la regione. Il rapporto delle Nazioni Unite
sembra essere veritiero. A quanto
pare entrambi gli schieramenti si
sarebbero macchiati di innumerevoli
e orrendi crimini entro un’area di
soli 60 km.
Il Movimento 23 Marzo, nell’ultimo
mese, aveva conquistato la città di
Goma, capoluogo del Nord Kivu,
dopo un violento scontro a fuoco
con l’esercito, dove ben 90 soldati
regolari hanno trovato la morte. Dopo
la presa della città avevano minacciato di marciare sulla capitale, ma
presto hanno optato per sedere al
tavolo delle trattative con il governo.
I ribelli hanno abbandonato Goma,
come stabilito secondo gli accordi.
Questa ritirata strategica era la condizione necessaria per avviare i ne-
Non riconosce l’autorità del governo per servire il Papa e viene privato dei suoi incarichi
goziati. Una vittoria politica estremamente significativa per il M23.
Ma i ribelli hanno, poi, annunciato
che, se l’autorità congolese non
avesse trovato l’accordo, avrebbero
nuovamente occupato la città. Ora,
il capoluogo del Nord Kivu è invaso
da centinaia di agenti di polizia congolesi, oltre che da numerosi soldati
dell’esercito, che non hanno perso
tempo nello sfruttare la ritirata dei
ribelli. Nel frattempo, si confermano
le voci che giravano circa i sostanziali
aiuti provenienti dal Ruanda e dall’Uganda. Circa 1000 soldati ruandesi
si sono riversati oltre il confine, già
prima dell’offensiva contro Goma,
e ora combattono al fianco degli insorti.
“La Repubblica” ha pubblicato tre
pagine sui ribelli nella Repubblica
Democratica del Congo, in cui il
giornalista è riuscito ad ottenere
un’intervista dal presidente e guida
spirituale del M23. Si tratta del vescovo Jean-Marie Runiga Lugerero,
che nell’intevista confida di essere
stato adottato da una donna di Salerno e che quindi si “sente un po’
italiano”. Il vescovo (apparentemente) cattolico spiega quali siano le
lotte dei rivoluzionari, definendoli
come uomini che combattono per
la “dignità, lo sviluppo, la giustizia”,
per ottenere la costruzione di “scuole, strade, ospedali”. E quando gli si
chiede riguardo alle ingerenze ester-
ne, il religioso risponde che “il problema è solo congolese” e aggiunge
che “Kinshasa ha tutti gli interessi a
dirottare all’esterno l’attenzione di
una realtà interna”. Alla domanda
“come concilia il ruolo di uomo di
Chiesa con quello di capo di un
movimento armato” il vescovo Lugerero risponde di essere tra i congolesi che “amano il proprio paese,
il proprio popolo e che amano Dio”.
Poi cita qualche passo biblico e annuncia che la sua posizione non influisce nel suo ruolo di pastore della
Chiesa. Per quanto possa sembrare
poetico, sembra strano che non sia
giunta alcuna nota negativa dalla
Città del Vaticano. Nessun segno di
disapprovazione per un vescovo che
appoggia e conduce la rivolta armata. E un motivo effettivamente c’è.
Jean-Marie Runiga Lugerero pare
che sia il presidente nazionale
dell’”Associazione della Chiesa del
Risveglio” e presidente della “Chiesa
di Gesù Cristo Unico Salvatore”.
Non si tratta di un vescovo cattolico,
quindi, ma di vescovo evangelico,
che sembra si sia auto-proclamato
tale e che nulla ha a che fare con la
Chiesa Cattolica. Anzi, gli evangelici
sono tra le sette cristiane più critiche
verso il Vaticano e verso la dottrina
apostolica romana, poiché la accusano di “politeismo”, a causa del
culto dei Santi.
Federico Campoli
L’INTOLLERANZA RELIGIOSA CRESCE IN TUTTO IL MEDIO ORIENTE
Cina, arrestato vescovo ribelle
La persecuzione sia religiosa che politica è una pratica abituale per il governo
comunista, ma è troppo potente perché dall’Occidente si levino voci di protesta
l Monsignor Taddeo Ma Daqin, vescovo
cattolico di Shangai, è stato esautorato del
suo titolo. E’ l’ennesimo sopruso che i
cinesi applicano a chi non si piega al volere
dello Stato. In Cina la Chiesa Cattolica è fuori
legge, ma è permesso il culto cattolico purchè
si riconosca l’indiscussa autorità del governo
cinese. Il Santo Padre stesso ha definito questa
versione ecclesiastica “inconciliabile con la
dottrina cattolica”. Stessa religione ma niente
Papa. Una parodia della vera Chiesa, insomma.
Il vescovo Daqin si è opposto a questa concezione e, come prima mossa della sua elezione
episcopale, si è dimesso da membro dell’Associazione Patriottica, l’organismo di controllo
della Chiesa cattolica cinese. E la sua ribellione
non finisce qui. Si è rifiutato di condividere il
calice della comunione con un vescovo sco-
I
municato. Il suo comportamento non è tollerabile
per i funzionari del paese del dragone. Subito
è stato condotto agli arresti domiciliari, dove è
stato privato di tutti i simboli e delle cariche
episcopali. Messaggi di solidarietà giungono
da tutto il mondo ecclesiastico nei confronti di
questo coraggioso vescovo. L’autorevole voce
del Monisgnor Savio Hon Tai-fai tuona da Hong
Kong. “Mons. Ma Daqin ha fatto questo in obbedienza al Papa, ma nella visione dell’Associazione Patriottica questo è un delitto” dichiara
Mons. Hon. Le persecuzioni religiose e politiche
in Cina non sono certamente una novità, a cominciare dai monaci tibetani, che come estrema
protesta continuano a darsi fuoco. Il tutto nella
quasi totale indifferenza del mondo occidentale,
sempre troppo impegnato a gestire accordi
poco convenienti con il Dragone.
F.Ca.
Estremisti israeliani assaltano
un monastero cristiano
Insulti e bestemmie contro Gesù. Non è la prima volta che si verificano eventi simili
n gruppo di coloni israeliani ha attaccato un
monastero cristiano ortodosso. Accade a
Gerusalemme nelle prime ore della mattina
di ieri, quando un gruppo di estremisti israeliani
hanno assaltato il Monastero della Croce, imbrattando le mura dell’edificio con insulti contro il
Cristianesimo e i cristiani. Per completare l’opera,
hanno poi scritto delle bestemmie contro Gesù
Cristo ed hanno inciso a grandi lettere “Buon
Hnnukka” (il natale ebraico) sui muri della chiesa.
Non contenti hanno poi danneggiato alcuni veicoli
con targa palestinese, scrivendo sopra la frase
“price tag” (cartellino del prezzo). Il monastero in
questione riveste un ruolo di particolare importanza
per i cristiani, poiché si trova nel luogo da cui si
ritiene che provenisse l’albero dal quale si ricavò
U
il legno della Croce di Cristo. La polizia ha già
avviato le indagini, ma per il momento non sono
ancora stati individuati i colpevoli. Intanto, l’ambasciata d’Israele presso la Santa Sede ha espresso
la più “ferma condanna” nei confronti degli atti
vandalici. Non è la prima volta che accadono
episodi del genere. La tensione crescente tra
Israele e il resto del mondo arabo ha agito da accelerante per il divampare dell’ultra-nazionalismo
tra gli ebrei. E la rabbia si riversa spesso sui
luoghi di culto cristiani, in un momento in cui
l’intolleranza religiosa sta subendo un’allarmante
impennata in tutto il Medio Oriente. Il presidente
israeliano, Benjamin Netanyahu, ha espresso “sdegno per gli atti violenti che si sono verificati la
scorsa notte a Gerusalemme”.
F.Ca.
8
Giovedì 13 dicembre 2012
Italia DA ROMA E DAL LAZIO
La decisione del Tar slitta al 18 dicembre
Elezioni regionali,
regna l’incertezza
Lazio
Al voto
Ieri sono state solamente ascoltate le parti dopo il ricorso,
presentato dal Codacons, per chiedere l’election day
di Igor Traboni
esta ancora tanta incertezza sulla
data di voto , anche se il prefetto
le ha indette per il 3 e 4 febbraio
prossimi - in esecuzione di una sentenza
del Tar su ricorsi del Movimento difesa
del cittadino -, bisogna ancora aspettare
l’esito di un ricorso e neanche la giornata di ieri in tal senso ha aiuta. E’
slittata infatti a martedì prossimo 18
dicembre la decisione del Tar del Lazio
in merito al ricorso con il quale il Codacons chiede la fissazione dell'«election day», per unire in un'unica tornata
le elezioni regionali nel Lazio e quelle
politiche.
Ieri, davanti al presidente della II Sezione bis, Eduardo Pugliese, si è svolta
un'audizione delle parti interessate, ovvero i legali del Codacons, Carlo Rienzi
e Gino Giuliano, il legale del Movimento
difesa del cittadino, Gianluigi Pellegrino
e il rappresentante dell'avvocatura dello
Stato . Assenti invece i legali della Regione Lazio. Il Tar dovrà pronunciarsi
in merito al ricorso del Codacons, con
R
il quale l'associazione ha chiesto allo
stesso Tribunale di revocare il decreto
con cui il prefetto individuava nel 3 e 4
febbraio le date utili per le elezioni regionali del Lazio.
Il Codacons sostiene che votare il 3 e
4 febbraio significherebbe sprecare
30 milioni di euro: soldi che invece
potrebbero essere risparmiati con
l'election day. Nel corso dell'audizione
del 18 “spiegheremo al Tar come quei
30 milioni possano essere meglio utilizzati - sottolinea in una nota la stessa
l'associazione - per salvare ospedali
della regione vicini alla chiusura o imprese laziali che rischiano di fallire lasciando a casa centinaia di lavoratori”.
“La legge – ha aggiunto Rienzi - consente al Tribunale in composizione monocratica di bloccare o sospendere gli
effetti di un provvedimento, ma non di
imporre misure che, di fatto, renderebbero inutili le decisioni dell'organo
collegiale. La decisione del giudice
Eduardo Pugliese appare pertanto corretta e soddisfa pienamente la nostra
richiesta”.
HERPES
In un asilo a Ciampino
Crolla solaio:
ferite una bambina
e la maestra
di Luca Casciani
Al Pigneto,
far west
eri sera sono andato, con
amici, in una piccola trattoria
al Pigneto, zona di Roma piuttosto vicina al centro, rivalutata
moltissimo grazie a tanti locali
di ogni tipo aperti negli ultimi
anni. Per capire come vivono gli
abitanti di questo quartiere e
cosa sono costretti a subire ogni
giorno, bisogna fare un giro tra
le vie: italiani in nettissima minoranza, stranieri di carnagione
scura e scurissima dai tratti indefinibili che si radunano, numerosissimi, davanti a frutterie
e negozietti etnici gestiti da loro
connazionali, spacciatori magrebini ed africani che cercano il
tuo sguardo per offrirti, senza
alcun tipo di remora, droga di
ogni genere recitando una litania
uguale per tutti :- Hashish? Marijuana? Erba? Coca?- ed invitandoli a seguirli, con un cenno
del capo, nelle vie laterali dove,
presumibilmente, altri compari
passeranno loro la dose richiesta.
Il tutto sotto i portoni delle abitazioni mentre la gente rincasa
dopo aver lavorato e vorrebbe
un minimo di tranquillità e decenza. In molti casi, chi fa uso
di droghe pesanti, si buca tra le
auto in sosta oppure si infila all’interno dei condomini per “accomodarsi” sulle scale in cerca
di un minimo di privacy… E le
siringhe a terra sono una costante!!!
Mentre attendevo fuori del locale,
un cinese è stato scippato ed il
I
eri mattina nella scuola materna
Martin Luther King di via
Bologna, a Ciampino, una maestra
ed una bambina di 5 anni sono
rimaste ferite a causa della caduta
di un pezzo di solaio precipitato
dal tetto. Le condizioni della
scuola sono fatiscenti, ma è un
destino comune per molti istituti
italiani. L’incidente di ieri ha
rischiato di trasformarsi in un una
tragedia. La bimba si è salvata per
miracolo: il pezzo di intonaco
ceduto ha colpito la bimba in testa
ma fortunatamente di striscio,
provocandole solo una ferita. La
piccola alunna è stata trasportata
all’ospedale di Albano.
L’insegnante invece non ha
riportato ferite gravi ma ha avuto
un malore quando ha visto la
bimba ferita. La maestra è stata
accompagnata all’ospedale di
Marino per accertamenti. Dopo
l'intervento di tre squadre dei vigili
del fuoco, e l’accompagnamento
in ospedale della bambina e della
maestra rimaste coinvolte
nell’incidente, saranno
immediatamente valutate le
conseguenze dell’incidente dalle
autorità intervenute sul posto.
L’edificio è stato evacuato per
motivi precauzionali e il Comune
di Ciampino sta effettuando i rilievi
tecnici. In una nota il Comune ha
poi specificato che il crollo “non è
riconducibile a problemi strutturali
dell’edificio scolastico. Gli uffici
tecnici del Comune stanno
predisponendo un’ordinanza di
chiusura della scuola dell’infanzia
fino a venerdì 14 dicembre”
I
ladro ha iniziato a correre come
una gazzella ma la sua fuga è
stata interrotta dall’arrivo di una
volante della polizia che lo ha
bloccato e tratto in arresto. Sembrava uno di quei filmati che si
vedono in televisione. Mi sono
avvicinato ad uno degli agenti
per congratularmi, fortunatamente era un ascoltatore della
radio e quindi è stato facile scambiare quattro chiacchiere nonostante il momento concitato.
Ecco il resoconto :- Questa è la
nostra vita, Luca. Il tizio che abbiamo preso è un africano che
conosciamo bene, lo avremo arrestato almeno altre 10 volte per
vari reati, lo portiamo in commissariato, il giorno dopo viene
processato per direttissima e rimesso in libertà… E’ una buffonata. Chi ci governa dovrebbe
scendere dalle stanze dorate e
venire qui per comprendere cosa
significhi stare in prima linea!-.
Sarebbe bellissimo se il sindaco,
a sorpresa, una sera decidesse
di andare a cena al Pigneto, quartiere di Roma a meno di due
chilometri in linea d’aria dal Colosseo. Due soli chilometri…
Luca Casciani, ogni mattina, dal
Lunedì al Venerdì, dalle 10.00
alle 13.30 su RTR 99 Radio Ti Ricordi
www.rtr99.it
Danilo Coppola: la Cassazione annulla
la sentenza di condanna, di nuovo
P
er la seconda volta in pochi giorni, i giudici di
merito si ricopre di gloria. È di ieri la sentenza
della Cassazione che annulla, “per vizi procedurali e
di forma”, la condanna di primo grado, confermata
in appello, a sei anni di reclusione per bancarotta,
dell’immobiliarista romano Danilo Coppola. La seconda volta, sì. Perché non più tardi di venerdì, sempre la Cassazione, aveva annullato un’altra sentenza
di condanna, sempre a carico di Coppola. Quella per
la scalata di Antonveneta da parte di Unipol. Insieme
a lui, erano coinvolti nella vicenda anche l’ex Governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio e tutta la
cricca dei “furbetti del quartierino”, ma questa è
un’altra storia.
Coppola era stato accusato di aver fatto fallire fraudolentemente una delle sue società, la Micop, nel
2006. Tre anni dopo era arrivata la prima condanna.
Nel frattempo l’immobiliarista aveva già scontato due
anni di carcerazione preventiva. Una vera e propria
vergogna, visto che 24 mesi di galera non li fanno
neppure gli stupratori condannati in via definitiva.
Nel 2010 la Corte d’Appello di Roma aveva confermato la sentenza.
Ieri la Cassazione annulla entrambe le sentenze. Tutto
da rifare. Da capo.
I processi in questione hanno ad oggetto solo uno
dei fallimenti per i quali è accusato Coppola che, rintracciato telefonicamente dal “Fatto Quotidiano” attacca proprio su questo punto, dicendo “se la legge
esiste anche gli altri verranno ritirati”. Il che significa,
in termini un po’ più giuridici, che dovrebbero cadere
anche le altre accuse contro di lui. E aggiunge anche,
“prima del rinvio a giudizio avevo saldato i debiti tributari (la prassi vuole che, se si paga prima di arrivare al processo, il reato decada, ndr) . Non voglio
avere la medaglia però… nonostante questo mi
hanno rinviato a giudizio. E allora la Procura, sentendosi molto debole, prende il fascicolo Micop e lo
porta dentro questo procedimento facendosi bella
della condanna a 6 anni”.
Micol Paglia
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Giovedì 13 dicembre 2012
Italia
DA ROMA E DAL LAZIO
Sanità, la Polverini al presidente del Consiglio Monti
“La salute è civiltà”
La governatrice del Lazio ha espresso la propria preoccupazione circa
l’azione di risanamento messa in campo dal commissario Bondi
In questi giorni è sotto
gli occhi di tutti che c'è
una grave sofferenza
che investe sia le strutture
pubbliche che quelle classificate che quelle private”.
Torna a parlare di Sanità la
dimissionaria presidente del
Lazio, Renata Polverini e lo fa
durante l’inaugurazione del
nuovo reparto di radioterapia
all’ospedale San Camillo.
Mentre continua la rivolta delle varie strutture ospedaliere
(nella mattina di mercoledì
si è registrato il secondo tentativo di suicidio di un lavoratore in poco più di una settimana), la governatrice mette
“
le cose in chiaro su chi abbia
le maggiori responsabilità riguardo alla drammatica situazione attuale e lancia un
appello al presidente del
Consiglio e al suo commissario Enrico Bondi. E lo fa rivendicando quanto fatto dalla
sua amministrazione negli
anni del suo mandato: ''Ieri
ho rappresentato al presidente del Consiglio Mario
Monti, la preoccupazione per
ciò che sta accadendo nel
Lazio perchè raggiungere un
equilibrio e continuare il risanamento non può essere
in contrasto con il diritto alla
salute che e' alla base della
civiltà''. Equilibrio che secondo la presidente “sarà
raggiunto anche grazie al nostro lavoro degli ultimi tre
anni, ma non scardinando un
sistema che garantisce il diritto alla salute di milioni di
cittadini e crea migliaia di
posti di lavoro”.
Durante l’incontro con il premier quindi, l’ex sindacalista
gli ha rappresentato “la necessità di riservare attenzione
al Lazio che già in questi 30
mesi ha prodotto in termini
di risparmio un disavanzo
che abbiamo portato da
1,470 milioni a 600 milioni''.
Tuttavia ormai “la regione è
commissariata – ricorda la
Polverini – la responsabilità
quindi sono tutte del governo
e del suo commissario”.
Monti da parte sua, in controtendenza rispetto alle sue
dichiarazioni recenti, in cui
gettava nel panico un paese
intero, paventando il rischio
di una copertura sanitaria insufficiente per la totalità della
popolazione in futuro, si sarebbe “mostrato consapevole
di quanto stava accadendo
e – si augura la Polverini - si
spera che in questi giorni
porti a termine qualche intervento distensivo''.
Ugo Cataluddi
San Raffaele:
senza stipendio da settembre
minaccia il suicidio
Un dipendente del San
Raffaele Portuense
(ieri, ndr) e' salito sul
tetto della struttura di via
Ramazzini e, dopo essersi
fatto un taglio ad un braccio,
ha minacciato di lanciarsi
nel vuoto perche' da settembre e' senza stipendio,
e' disperato e non puo' piu'
pagare l'affitto di casa ne'
affrontare le spese quotidiane. Fortunatamente, dopo
essere stato medicato e tranquillizzato dai colleghi e
dalla nostra Rsa e dopo aver
parlato con i vertici aziendali, ha deciso di scendere".
A riferirlo sono il segretario
dell'Ugl Sanita' Roma e Lazio,
Antonio Cuozzo, e la responsabile Ugl Sanita' San Raffaele Portuense, Simona Rossi. Il dipendente in questione
è un iscritto all'Ugl. "Questo
gesto estremo e imprevedibile, maturato mentre le
lavoratrici e i lavoratori dell'ospedale bloccavano spontaneamente via Ramazzini -
“
sottolineano i due sindacalisti in una nota - e' l'ennesimo chiaro segnale dell'esasperazione di chi non riesce
ad arrivare a fine mese, pur
continuando a svolgere responsabilmente il proprio
lavoro e ad assicurare cure
e assistenza ai pazienti". "Se
padri e madri di famiglia
scelgono questa strada per
chiedere semplicemente dignita', le istituzioni, locali e
nazionali, dovrebbero interrogarsi sulle gravi mancanze
di cui sono responsabili sul
piano del dialogo e dell'azione. Al commissario
straordinario per la sanita'
regionale, Enrico Bondi,
chiediamo un confronto immediato con tutti i soggetti
interessati, e di farsi portavoce della gravita' della situazione: non si puo' restare
a guardare mentre il diritto
alla salute e il diritto al lavoro dei cittadini del Lazio
vengono calpestati".
Pomezia: continua Licenze per il noleggio
il terremoto nel Pd auto a Roma, blitz
a corruzione rappresenta un cancro sempre più profondo
e radicato nella società italiana. Un male che, purtroppo, è
presente nella nostra classe dirigente. Mentre il Partito Democratico gonfia il petto per i “buoni” risultati dei sondaggi, che
li vedrebbero diventare il primo movimento politico nel Paese
con un soglia di astensionismo pari al 52%, non affronta i gravi
capi d’imputazione che vengono addebitati ai propri uomini.
Dopo i casi Lusi e Penati, il partito di Bersani è stato travolto
dallo scandalo delle “mazzette del cemento” di Pomezia.
Infatti, una settimana fa, il capogruppo del Pd, Fabio Mirimich,
è stato arrestato e posto ai domiciliari dagli uomini delle
fiamme gialle. L’accusa è di corruzione. Secondo gli inquirenti:
“nell’ambito dell’iter amministrativo relativo al piano di lottizzazione, sarebbe stata prodotta ed acquisita falsa documentazione, al fine di fare approvare il progetto per una cubatura
superiore a quella consentita in base alla normativa urbanistica”.
Un vero terremoto politico. In questi giorni, il segretario locale
del Pd, Dino Spagnoli, ha rassegnato le dimissioni perché non
condivide più “l’azione amministrativa che il partito da diversi
mesi sta portando avanti sul territorio”. Spagnoli ne ha per
tutti, anche per il primo cittadino della città alle porte della capitale, Enrico De Fusco. “Questa amministrazione – ha spiegato
– non è stata in grado di programmare un rilancio industriale,
agricolo e turistico. Credo che, mai come oggi, all’interno del
nostro partito ci sia bisogno di un totale rinnovamento di una
nuova classe politica”. Nel frattempo, si attende nei prossimi
giorni la decisione del Tribunale del Riesame circa la revoca
del provvedimento di custodia cautelare presso il proprio domicilio imposta dal Gip di Velletri proprio all’esponente del
Pd, Fabio Mirimich, e agli altri due fermati, Giuseppe Francioni
e Francesco Iovine.
G.S.
L
Polstrada in Abruzzo
l Compartimento della
polizia stradale dell'Abruzzo, dopo aver controllato 211 comuni su 305
totali, ha riscontrato ben 65
casi di irregolarita' penali
a carico dei privati che avevano ottenuto le autorizzazioni Ncc, (noleggio con
conducente), per aver falsamente attestato la presenza della rimessa nel territorio comunale, ma in realtà poi operavano a Roma.
Coinvolti nell'inchiesta anche alcuni amministratori
comunali compiacenti. In
particolare, le squadre di
polizia giudiziaria della sezione polizia stradale di Pescara e della sottosezione
di polizia stradale di Pratola
Peligna (L'Aquila), coordinate dal sostituto procuratore Barbara Del Bono della
Procura della Repubblica
di Pescara, hanno effettuato
indagini nel Comune di Turrivalignani (Pescara) che
I
ha rilasciato oltre 80 autorizzazioni. Una vera e propria organizzazione criminale che ha fatto finire nel
mirino della polizia anche
il sindaco in carica del Comune di Turrivalignani Roberto Di Cecco: secondo
quanto emerso dalle indagini, rilasciava un numero
ingente di autorizzazioni
Ncc (individuando un'area
comunale da destinare a rimessa per il cui uso i titolari
delle autorizzazioni avrebbero dovuto versare un canone annuo pari a 400
euro), a favore di soggetti
che, in realta', non hanno
mai svolto il servizio di trasporto secondo quanto previsto dalle vigenti normative
. Il gip, su richiesta del pm,
ha emesso un'apposita ordinanza di applicazione di
misure cautelari nei confronti di una parte dei 39
indagati nel procedimento.
Francesca Ceccarelli
La Croce Rossa in musica
A
uguri di Natale in musica al Centro Militare di Equitazione di
Montelibretti a Roma. Una splendida ambientazione, messa a
disposizione dal Comandante Col. Gianfranco Fedele, che ha ospitato
mertedì sera il concerto della Banda della Croce Rossa Italiana “G.
Costanzi – L. Pierantoni’, diretta dal Maestro Roberto Rubini. Eseguiti
con precisione dai musicisti, tutti volontari della Croce Rossa, i
numerosi brani classici hanno incantato un pubblico attento ed appassionato. Il repertorio musicale eseguito durante il concerto è
stato molto variegato: da Jacoob de Haan a Novaro, da Doddridge
a Shostakovic. Una grande attenzione all’esecuzione ed alla ricerca
di suoni raffinati ha caratterizzato lo spettacolo. Una Banda che si è
formata nel febbraio del 2006, per volontà del maggiore Mario
Moriconi, prendendo il nome dai due ufficiali della Croce Rossa
caduti il 24 marzo del 1944 nell’eccidio delle Fosse Ardeatine. "E' un
lavoro eccezionale quello che fanno questi musicisti -ha detto il Colonnello Gianfranco Fedele- e il fatto che siano volontari di Croce
Rossa rende tutto ancora più prezioso. Come se non bastasse, sono
bravissimi". Molti concerti importanti alle spalle, una grande dedizione
e preparazione musicale e i sette principi fondamentali della Croce
Rossa (umanità, unità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato
e universalità) trasformati in musica.
Potrete trovare il servizio a cura di Emma Moriconi, nella sezione
video del nostro portale
Carola Parisi
10
Giovedì 13 dicembre 2012
Dall’Italia
Nuovo capitolo dello scontro istituzionale tra politica e magistratura tarantina che non concede il dissequestro dei prodotti finiti e semilavorati
Ilva, il gip “licenzia” quattromila persone
Dura la reazione dell’azienda che minaccia la chiusura di altri stabilimenti in Italia e all’estero con ulteriori ricadute occupazionali.
Il Ministro dell’Ambiente Clini corre ai ripari con un emendamento al decreto già presentato e critica duramente l’operato dei giudici
o scontro tra politica e magistratura
continua, con al
centro sempre lo
stabilimento Ilva di
Taranto. Da ieri infatti circa
1.400 dipendenti dei Riva saranno senza lavoro. Ad annunciarlo una nota diffusa in
mattinata dalla stessa azienda,
in cui si legge testualmente
che “da ora e a cascata per
le prossime settimane circa
1.400 dipendenti, appartenenti prevalentemente alle
aree della laminazione a freddo, tubifici e servizi correlati,
rimarranno senza lavoro”. La
decisione è legata al rifiuto
da parte del Gip, Patrizia Todisco, al dissequestro dei prodotti giacenti sulle banchine,
poiché “il decreto non è applicabile a quanto prodotto
prima dell’entrata in vigore
dello stesso, la legge non si
applica in maniera retroattiva”.
Il numero dei lavoratori che
saranno oggetto del taglio del
personale, si andrà a sommare ai già 1.200 dipendenti
attualmente in cassa Integrazione. La nota dell’azienda
prosegue in tono minaccioso,
con un altro annuncio poco
rassicurante. L'Ilva infatti, comunica che, in conseguenza
L
dell’impossibilità di recuperare profitti con la vendita dei
prodotti in giacenza, “si fermeranno a catena gli impianti
di Novi Ligure, Genova Racconigi e Salerno, dell'Hellenic
Steel di Salonicco, della Tunisacier di Tunisi e di diversi
stabilimenti presenti in Francia”. Con un ulteriore risvolto
sul piano occupazionale. Si
calcola una perdita nell’ordine
delle 2.500 unità di lavoro tra
gli altri stabilimenti. Come
afferma testualmente l’azienda nel prosieguo della nota:
“tutto ciò comporterà, in attesa di ricostituire la scorta
minima per la ripresa dei
processi produttivi, una ricaduta occupazionale che coinvolgerà un totale di circa
2.500 addetti”. Le ripercussioni maggiori, sottolinea
l’azienda, si avranno a Genova
e Novi Ligure dove nell’arco
di pochi giorni da oggi (ieri
nda), saranno coinvolte circa
1.500 persone (1.000 su Genova e 500 su Novi Ligure)”.
Questa tragica prospettiva ha
indotto il Ministro Clini a correre subito ai ripari con un
emendamento al decreto già
emanato per salvare il colosso
siderurgico italiano. Il titolare
del dicastero dell’Ambiente
ha duramente criticato la decisione del Gip di Taranto di
non concedere il dissequestro
dei prodotti finiti e semilavorati
dell’azienda dei Riva, “la magistratura, ha spiegato Clini,
ha preso atto che c’è stata
INVIATO IERI DOPO L’UDIENZA DEL MERCOLEDÌ
Il primo twitter del Papa
Il Pontefice ha subito risposto a tre “messaggini”.
Per Ratzinger già un milione di follower
Cari amici, sono lieto di entrare in contatto con voi attraverso Twitter. Grazie
per la vostra generosa risposta. Benedico
tutti voi dal profondo del cuore”. E' questo il
testo del primo tweet del Papa che Benedetto
XVI ha inviato ieri al termine dell'udienza
generale. Proprio mentre il Papa inviava il
suo primo tweet, l'account "@Pontifex" ha
superato il milione di follower, con le adesioni
nelle otto lingue. Il primo tweet cliccato dal
Papa è stato un saluto alla comunita' del
social network. Nel corso della stessa giornata
di mercoledì 12 dicembre, Benedetto XVI,
come spiega la Sala stampa della Santa Sede,
ha risposto via twitter a tre diverse domande
che sono state scelte fra quelle inviate e che
arrivano da tre diversi continenti. Nell'invio
del primo tweet il Pontefice e' stato assistito
da Thaddeus Jones, del Pontificio consiglio
“
per le comunicazioni sociali e da Claire DiazOrtiz, di Twitter. Erano presenti anche due
studenti della Villanova University che lavorano attualmente preso il Pontificio consiglio
per le comunicazioni sociali, Mika Rabb e
Andrew Jadick e la giornalista messicana
Katia Lopez -Hodoyan. Il tweet in italiano è
arrivato con 8 minuti di ritardo sulla versione
inglese. Però i follower italiani non hanno
ancora raggiunto i 100 mila (sono 93.855
mentre in lingua inglese sono gia' 664.566).
“Come possiamo vivere meglio l`Anno della
fede nel nostro quotidiano?". Questa la prima
domanda al quale il Papa ha risposto via
Twitter con un secondo tweet: "Dialoga con
Gesù nella preghiera, ascolta Gesù che ti
parla nel Vangelo, incontra Gesù presente in
chi ha bisogno".
Igor Traboni
continuazione nella produzione dello stabilimento, questa
ha come risultato i prodotti
finiti. Quindi non è coerente
con il decreto il blocco dei
prodotti finiti”. E per far fronte
a questa nuova emergenza il
Ministro si è precipitato ieri
alla Camera con un emendamento al decreto SalvaIlva, il cui obiettivo è quello
di permettere la commercializzazione dei prodotti, compresi quelli realizzati prima
dell’entrata in vigore del provvedimento del Governo. Nel
testo presentato si legge che:
“A decorrere dall'entrata in
vigore del presente decreto,
la società Ilva spa di Taranto
è immessa nel possesso dei
beni dell'impresa ed è in ogni
caso autorizzata, nei limiti
consentiti dal provvedimento
alla commercializzazione dei
prodotti ivi compresi quelli
realizzati antecedentemente
all'entrata in vigore del presente decreto”. L'azienda fa
sapere che comunque “ricorrerà al Tribunale del Riesame contro il provvedimento” del Gip Todisco.
“L'Ilva ha prescrizioni severe
in materia ambientale. In cambio deve essere assicurata
continuità produttiva che non
può prescindere dalla vendita
dei prodotti finiti” ha dichiarato
il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini sul caso. “Riconosco
alla magistratura il merito di
aver messo in luce una problematica acuta. Ma con l’Aia
del 26 ottobre, l’azienda deve
rispettare prescrizioni ambientali severe che garantiscono la tutela dell’ambiente
e in cambio deve essere assicurata la continuità produttiva”.
Di diverso avviso l'Anm, secondo cui “la magistratura
non può fare ragionamenti di
convenienza” che “non le
spettano”. Il mancato provvedimento di dissequestro
dei prodotti finiti, quindi, è
“giustificato anche alla luce
dell’emendamento che il governo si appresta a presentare”. Bisogna comunque
“dare merito alla magistratura
di aver fatto diventare l'Ilva
un caso nazionale”.
Salvatore Filippelli
A L L E R TA M E T E O S U T U T T O L O S T I V A L E
Aspettando ‘Giunone’
Freddo e pioggia non lasciano tregua: sarà un’altra settimana da battere i denti
uove previsioni del tempo per l’Italia: dopo
‘Attila’ a far battere i denti agli italiani ci
penserà ‘Giunone’. Da venerdì al Nord con
nubi diffuse e compatte nella mattinata e precipitazioni sparse ancora in forma nevosa fino a quote
di pianura su Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna
occidentale e veneto occidentale, ma con quota
della neve in progressivo innalzamento. Nella notte
e nelle prime ore del giorno persiste il rischio
gelate in Veneto e in Emilia Romagna orientale.
Dal pomeriggio invece tendenza a temporanea
cessazione delle precipitazioni sulle aree pianeggianti
del Piemonte, con persistenza della neve invece in
area alpina e sub-alpina. Per quanto riguarda il
Centro e la Sardegna ci sarà un cielo parzialmente
nuvoloso sull’isola, ma con nuovi annuvolamenti
in arrivo nel corso del pomeriggio. Qualche schiarita
su bassa Toscana, alto Lazio e Umbria, con nubi
che invece al mattino insisteranno sul resto del
centro portando ancora delle piogge sparse e
qualche isolato rovescio o temporale. Tendenziale
miglioramento nel corso della mattinata, ma con
nuove nubi in arrivo già nel corso del pomeriggio.
N
Anche il Sud e la Sicilia non sfuggiranno a questa
nuova ondata di maltempo: molte nubi e piogge
diffuse su gran parte del meridione, con temporali
sulle coste della Campania e sui versanti ionici di
Sicilia, Calabria e Puglia. Schiarite in arrivo da
metà giornata sulla Sicilia e sul resto del sud nel
corso del pomeriggio, ma con nuove velature che
si affacceranno su Campania e Molise nella serata.
Temperature: minime e massime in aumento su
tutte le regioni, con l'eccezione della pianura
padana, dove l'aumento delle minime sara' piuttosto
limitato e le massime non subiranno variazioni significative. I venti saranno deboli in Pianura Padana
e sulle zone alpine. Moderati invece sulla Liguria e
su tutte le rimanenti regioni, con rinforzi sulla
Puglia e, per fine giornata, anche sulla Toscana.
Un weekend ‘coi fiocchi’ è quello che si prospetta
per gli italiani che dovranno quindi far fronte a
maltempo diffuso sia per quanto riguarda sabato
che domenica. Molte nubi e molta pioggia al nord
e sulle regioni tirreniche, in estensione a quelle
adriatiche nella seconda parte della giornata.
F.Ce.
11
Giovedì 13 dicembre 2012
Cinema
Il film
THE MAN
NOBODY
KNEW
di Carl Colby
Francia - 2011 - 105’
Con Donald Rumsfeld, Bob Woodward,
Edward Luttwak, Barbara Colby
’uomo che nessuno
conosceva era William Egan Colby:
nessuno, compresi
i suoi famigliari.
Colby nasce nel Minnesota
nel 1920; durante la seconda
guerra mondiale è arruolato
nell’artiglieria, anche se lui
voleva essere un paracadutista. L’occasione per gettarsi
da un aereo gli arriva quando
la sua domanda di entrare
nell’OSS, il servizio segreto
americano antesignano della
CIA, viene accettata. Colby
si distingue in alcune pericolose operazioni in Norvegia
e Francia, che gli fanno guadagnare la Silver Star. Finita
la guerra con la divisa militare,
per Colby inizia quella in
giacca e cravatta, senza disdegnare il papillon, nelle fila
dell’intelligence. Fa appena
in tempo a sposare Barbara
Heinzen e a mettere al mondo
i primi figli (ne avrà in tutto
cinque), che viene inviato a
Roma. Lui si trasferisce in
Italia con la famiglia e ci resta
per tutti gli anni Cinquanta.
Barbara ricorda ancora quel
periodo come uno dei più
felici, i più belli: i Colby erano
vicini di casa dei De Gasperi
e vivere nella città del Papa,
per loro che erano cattolici,
sembrava la realizzazione di
un sogno. Colby aveva l’incarico di supportare l’ambasciatrice Claire Luce la quale,
come ricorda Luttwak, non
era ritenuta sufficientemente
all’altezza del suo compito,
cioè quello di vigilare che
l’Italia non cadesse in mano
L
comunista. A questo aveva
già provveduto Colby durante
le elezioni del 1948 quando,
tramite lui, gli Stati Uniti aiutarono De Gasperi a vincere
il duello con Togliatti. Il compito non era facile, come raccontano gli ex addetti CIA di
via Veneto Thomas McCoy e
Hugh Montgomery, visto che
inizialmente i fondi USA dati
alla DC ammontavano a circa
sei milioni di dollari, contro i
quaranta che l’URSS aveva
elargito al PCI, tanto da far
dire all’ex generale del KGB
Oleg Kalugin che a Mosca
erano certi della vittoria del
PCI. Più o meno conferma la
stessa cosa Corrado Cantatore, ex agente del SISMI, il
quale menziona il denaro speso dal Vaticano tramite un cardinale americano. Nel 1959
Colby viene inviato in Vietnam
del sud con l’incarico di aiutare il presidente Diem a organizzare una resistenza contro il nord. La sua permanenza
nel sud est asiatico durò tre
anni, poi quando fu nominato
responsabile CIA per quella
zona, dovette seguire l’incarico dalla sua scrivania di
Langley, anche se numerosi
furono i suoi viaggi a Saigon.
Nulla potette contro il colpo
di stato che Lodge, l’ambasciatore americano a Saigon,
organizzò contro Diem in cui
rimasero uccisi quest’ultimo
e suo fratello. Colby seguì
l’escalation militare statunitense in Vietnam, fu coinvolto
nel controverso programma
Phoenix che prevedeva l’uso
dell’intelligence per combat-
tere il nemico rosso, solo che
molto spesso si superarono i
confini delle più elementari
norme che regolano, o dovrebbero regolare, una guerra. Torture ed esecuzioni sommarie, magari più da parte
dei vietnamiti alleati che dagli
stessi americani, non si contarono. Quando alcuni anni
più tardi molti funzionari CIA
furono interrogati dalle commissioni Church e Pike proprio su quanto accaduto in
Vietnam, e più in generale
sulle operazioni degli ultimi
quindici anni (1960-1975), si
inserisce l’interessante testimonianza di padre John Langan, sacerdote cattolico, che
cerca di dare una spiegazione
al concetto di “fine necessario,
fine supremo” e, ancora di
più, a quello di dover dire
sempre la verità. Nel settembre 1973, una settimana prima
del golpe di Pinochet, Colby
diventa capo della CIA e ci
resta fino alla fine del 1975.
Durante la cerimonia del passaggio di consegne che avvenne nel gennaio 1976, dopo
aver stretto la mano al suo
successore George Bush Sr.,
Colby si avvia solo al volante
della sua automobile verso
casa. Nel 1984 divorzia da
Barbara per risposarsi poco
dopo con una deputata del
partito democratico di quasi
venticinque anni più giovane
di lui. Il 27 aprile 1996 è l’ultimo giorno che viene visto
da qualcuno. Il giorno dopo
venne ritrovata la sua canoa
sulle rive del Potomac, in zona
Cobb Island.
Questo interessante documentario appena passato al
Noir in Festival di Courmayeur, ha come sottotitolo “In
search of my father CIA spymaster William Colby”. Infatti
suo figlio Carl, regista e voce
narrante, ricorda più volte il
suo smarrimento di fronte all’interrogativo chi sia stato veramente suo padre, se ha mai
amato qualcuno, comprese
le sue mogli e i suoi figli, perché sempre dedito alla sua
vera e unica passione: la guerra. Carl lo descrive come un
guerriero, e poco importa
che per quasi tutta la vita abbia indossato abiti civili. Carl
ricorda che il padre non aveva
veri amici, amava vivere nel-
l’ombra, non aveva manie di
protagonismo; forte era il suo
senso del dovere, senso che
aveva trasmesso a tutta la famiglia. In casa sapeva essere
buono, ma anche severo:
quando era arrabbiato con i
figli, li chiamava “amici” e,
con una punta di sincera commozione, Carl ricorda che il
padre credeva nell’utilità delle
punizioni corporali. Sempre
attento alla forma fisica, fu
proprio nel periodo di massimo potere che in Colby iniziò a rompersi qualcosa dentro: infatti fra il ’73 e il’76
Colby perdette una figlia e
dovette subire vari interrogatori delle commissioni Church
e Pike (in un anno ne ebbe
32), vedendo continuamente
il suo nome legato a qualsiasi
nefandezza accaduta nel mondo, dove ci poteva essere
l’ombra americana su quegli
avvenimenti. Sono numerose
le testimonianze presenti nel
documentario: oltre a quelle
citate, vanno segnalate almeno
quelle di Brent Scowcroft, Zbigniew Brzezinski, James
Schlesinger e Robert McFarlane; in più, fra le tante fonti,
distinguiamo i nomi di Maria
Romana De Gasperi, Niccolò
Pollari e Francesco Cossiga.
A proposito della morte di
Colby, suo figlio esclude l’ipotesi dell’omicidio; quanto al
referto ufficiale dell’autopsia,
che parla di annegamento
causato da un precedente infarto, Carl ricorda che, due
settimane prima di morire, il
padre lo aveva chiamato chiedendogli perdono per non
aver fatto il necessario per
salvare la vita di sua sorella:
nel portafoglio trovarono anche una sua foto. Per Carl,
suo padre era semplicemente
stanco di vivere, tutto qua. La
famiglia non accolse il desiderio di Colby di avere le
proprie ceneri sparse per il
vento: avevano bisogno di lui,
fosse pure da morto, così da
tenerlo definitivamente con
loro. Fu sepolto nel cimitero
di Arlington. La data ufficiale
della sua morte è quella del
27 aprile, ma sulla lapide è
riportata quella del 6 maggio.
Forse è l’ultimo mistero della
vita dell’uomo che nessuno
conosceva.
Nicola Palumbo
PROSSIMAMENTE NELLE SALE ITALIANE
“Les Misérable”, un musikolossal dal vivo
opo l’Oscar dello scorso anno per
D
“Il discorso del re”, Tom Hooper,
quarantenne regista inglese torna sugli
schermi con un attesissimo kolossal in
musica. Les Misérables, un film tratto
dall’omonimo spettacolo di Broadway,
è pieno zeppo di grandi star hollywoodiane. Stavolta non solo impegnate
nella recitazione, ma anche nel canto.
Dopo l’anteprima del 6 dicembre scorso
a Londra, la pellicola uscirà a Natale
negli Stati Uniti, per arrivare in Italia il
31 gennaio. Ispirato al grande romanzo
di Victor Hugo ed ambientato nella Parigi della Restaurazione, Les Misérables
è un'opera di due ore e mezza che convince. La sfida più grande è stata, per
la prima volta, far cantare tutti gli interpreti in presa diretta e senza stacchi
di inquadratura. “Era fondamentale catturare quel momento di sofferenza e
canto”- commenta il regista –“ lavorare
in playback avrebbe significato inseguire un momento, un'emozione che
era già passata e lontana".
Una splendida protagonista, Anne Hathaway nei panni di Fantine. Un’operaia
ragazza madre, costretta a prostituirsi
per mantenere la figlia Cosetta. Un
ruolo commuovente ed intenso, che a
quanto si dice, le avrebbe fatto ipotecare
l’Oscar come miglior attrice protagonista. Dimagrita undici chili per le riprese, ha scelto di farsi tagliare davvero
i capelli, che Fantine, nella storia, vende.
"L'ho interpretata con tutta la rabbia
che avevo nei confronti di una società
che costringe all'inferno una donna dal
cuore generoso come lei" commenta
l'attrice, che ha fatto molte ricerche
sulla condizione femminile nella Francia
di centocinquant'anni fa. Amanda Seyfried, invece, interpreta Cosetta: “La
performance live ha costretto tutto il
cast a mesi e mesi di esercizi e vocalizzi,
in confronto ‘Mamma mia!’ è stato una
passeggiata.” Voci dal vivo, una storia
intensa e commuovente, un regista pluripremiato ed un successo assicurato.
Carola Parisi
12
Giovedì 13 dicembre 2012
Tecnologia
Con la fine del Governo Monti a rischio il processo di digitalizzazione del paese
S.O.S Italia: …aiuto non avrò più internet!
A fronte della nuova situazione politica l’unica emergenza sembra essere quella digitale
l Governo tecnico
cade e il primo allarme che viene spontaneo dare è quello
relativo a un bene ‘primario’: internet. Ironia? No.
E’ davvero il tam tam che
opinione pubblica e sostenitori montiani lanciano sul rischio mandare a gambe all'aria un anno di lavoro che
reso l'Italia un Paese più digitale. La banda larga per
tutti, pagare le multe su internet o diffondere e-book
nelle scuole: queste alcune
conquiste in cantiere nel decreto Crescita 2.0, asse portante dell'Agenda digitale italiana. Un insieme di norme
di sicura importanza per la
crescita non solo intellettuale,
ma anche economica dello
stivale che a onor del vero
avrebbe però da affrontare
ben altri problemi. Ma il Parlamento è stato messo in subbuglio per ottenere prima
del 18 dicembre (data X per
I
non far decadere la norma)
il via libera per trasformare
il decreto in legge. La digitalizzazione montiana ha di certo riscosso molto successo
anche a livello europeo tanto
che la rappresentante della
Commissione Neelie Kroes
ha twittato il suo apprezzamento per l’iniziativa incitando lo sforzo di tutti a portarla
a termine il prima possibile.
Certo un risparmio calcolato
di 200 euro l’anno grazie al
nuovo pacchetto di riforme
non passerebbero inosservate nel già disastroso bilancio delle famiglie italiane, che
di certo però preferiscono
aver risposte più celeri e immediate su quello che riguarda temi come lavoro, occupazione e sanità.
"Sarebbe gravissimo se il decreto saltasse: significherebbe
perdere un anno sulla via del
digitale e già siamo in forte
ritardo con il resto d'Europa",
commenta Francesco Sacco,
direttore di EntER-Bocconi
,che aggiung- è vero, si poteva fare di più con questa
legge. Per esempio, gli incentivi all'e-commerce sarebbero necessari per la nostra economia. Ma ora bisogna tutelare quanto già nel
testo e che è comunque importante per rilanciare la produttività del nostro tessuto industriale e tagliare i costi
della pubblica amministrazione”. Certo, il processo di
digitalizzazione diventa una
priorità per il paese nel momento in cui si impone una
piattaforma unica per l'Anagrafe nazionale o l’obbligo
per le Pa ad accettare pagamenti elettronici entro giugno
2013 e ancora per i negozi,
entro gennaio 2014. E i famosi
e-book che fine farebbero?Un
tempo si narrava che le scuole dovessero adottare solo libri digitali o ibridi entro l'anno
scolastico 2014-2015: oggi
questo termine è stato spo-
stato di un anno con un emendamento del Senato (prima
era il 2013-2014). C’è poi una
nuova poltrona da occupare
ed è quella del nuovo direttore dell’Agenzia digitale ita-
liana che già da tempi è stata
assegnata ad Agostino Ragosa(ex poste italiane), designato dal Consiglio dei ministri a fine ottobre, ma che
ancora non può legiferare
per colpa dei soliti ritardi burocratici che di digitale non
hanno proprio nulla se non
quelli di essere intrinsechi
alla politica italiana.
Francesca Ceccarelli
NUOVI MEZZI, NUOVE PAURE
Bellezza 2.0
Nomofobia, così si chiama la
dipendenza da smartphone
Un social network a portata di bisturi
Ne soffre il 66% della popolazione secondo uno studio
britannico. In aumento del 13% rispetto a 4 anni fa
L
gni era ha le sue paure. L’ansia di
perdere le chiavi di casa, il portafogli? Passata. La televisione non funziona? Non è più un problema. Il
nuovo vero terrore contemporaneo
è la cosiddetta ‘Nomofobia’. È la paura di restare senza collegamento internet (no mobile)
e senza il proprio smarthphone. Il 70% delle
donne e il 61% degli uomini, secondo la ricerca britannica di Securenvoy, sono terrorizzati all’idea di restare fuori dal mondo del web.
AfflittoUn microcosmo fatto di contatti, social
network, mail, fotografie, video ed informazioni
personalissime. Sempre più spesso in metropolitana, nei luoghi affollati o nelle situazioni
di attesa c’è non riesce a stare senza controllare il proprio cellulare, anche solo per pochi
minuti, o addirittura secondi. Un vero e proprio
tic moderno. Se prima erano considerati solo
degli atteggiamenti ora viene riconosciuta una
reale patologia per questi comportamenti:
avere paura di danneggiare o smarrire il telefono, di restare senza batteria o credito per
connettersi alla rete. Come riconoscere un no-
O
mofobico? Innanzitutto non si stacca mai dal
suo smarthphone, lo utilizza in ogni contesto
senza preoccuparsi di dov’è e con chi. Lo porta
ovunque anche in bagno. Generalmente chi
sviluppa questa dipendenza, è giovane: Securenvoy localizza un 77% dei nomofobici tra
i 18 e i 24 anni e un 68% subito dopo, nell'età
tra i 25 e i 34. Nonostante possa sembrare un
problema di poco rilevante, si tratta, in realtà,
di una questione sociale rilevante. In Corea
del Sud, il governo stima che la smartphone
addiction (dipendenza da smarthphone) coinvolga 2,55 milioni di persone, attaccate in
modo ossessivo ai propri cellulari per oltre
otto ore al giorno. Tra i centri specializzati per
la riabilitazione a Newport in California c'è il
Morningside Recovery Center, un polo per le
dipendenze digitali che registra un boom delle
casistiche. In linea con quanto rilevano sondaggi e indagini, tra cui quella di Time, in cui
si rileva consistenza di dati con altre ricerche,
e un dato curioso: il 50% del campione ammette di dormire tenendo nel letto un cellulare.
E chissà quanti altri lo fanno.
Carola Parisi
Un sito web interamente dedicato a chi vuole farsi più
bella: un mix di forum, consigli e pareri di specialisti
a nuova frontiera della bellezza? ‘Beauty advisor’, un nuovo trend nato sul web totalmente
dedicato alla cura di sé e ai ritocchi estetici. Acido
jaluronico, blefaroplastica o glytone, tutti termini
con cui gli avventori del sito impareranno a confrontarsi senza battere ciglio. Solo poche settimane fa è nato il portale online ‘WiBeauty.it’, un
contenitore a portata di click per tutte le donne (e
perché no anche gli uomini) che in cerca di consigli di bellezza possono orientarsi nel mondo
dell’estetica. Forum per scambiarsi opinioni ed
esperienze consigli di professionisti accreditati:
tutto questo per andare incontro alle esigenze di
utenti in cerca della massima soddisfazione sia
davanti lo schermo del pc che davanti lo specchio.
Un successo annunciato quello di WiBeauty che
si avvale comunque di esperti pronti a raccogliere
dubbi e perplessità di donne e uomini sull’orlo di
una crisi …di rughe e non solo: nella top ten dei
trattamenti più apprezzati ci sono il filler, il laserfraxel e la blefaroplastica. E ancora presenti sul
sito diverse sezioni ad hoc: dall’angolo gossip e
statistiche al ‘chiedi al medico’, dai consigli per
chi vuole copiare le star del jetset internazionale a
semplici consigli per combattere le vecchie e ostinate zampe di gallina che nessun click è riuscito
ancora a debellare. Più belli ai tempi della crisi?
Ci pensa Internet a farci sembrare le più belle del
reame.
F.Ce.
Novità
L’ultima frontiera della tecnologia:
in arrivo il Galaxy S IV
La multinazionale Samsung prepara il
lancio del cellulare entro aprile 2013
S
i chiama Galaxy S IV ed è
pronto a conquistare i mercati
di mezzo mondo. Si tratta dell’ultimo gioiello della Samsung,
azienda leader nel settore della telefonia. Un altro incentivo per il
panorama degli smartphone in
continua crescita sia sul piano
della progettazione che degli introiti: un’occasione che la casa coreana di certo non
può lasciarsi sfuggire rispondendo invece con il lancio di una nuova gamma della famiglia Galaxy S( serie
IV, nome in codice “Project J”) entro aprile 2013. Un
nuovo apparecchio che mostra non poche peculiarità:
da uno schermo infrangibile( da 5 pollici di diagonale
e a tecnologia Amoled) a uno speciale sistema di ricarica wireless, da una fotocamera da 13 megapixel
alla piattaforma Android Jelly Bean versione 4.2. Un
altro acerrimo concorrente si prepara a sfidare quindi
la mela più famosa del mondo
con un nuovo prodotto che va ad
alimentare un settore come
quello degli smartphone totalmente estraneo alla crisi: infatti
sono circa 720 milioni gli apparecchi circolanti al momento , un
numero in continua crescita che
mostra un trend di crescita del
45% solo rispetto allo scorso anno. Stando agli ultimi
dati poi Android si conferma il sistema operativo più
accreditato a livello mondiale: con una quota del
68,3% contro il 18,8% rispetto alla Apple iOs. Blackberry e Windows Phone invece si dividono il resto
della torta rispettivamente con il 4,8% e il 2,6% delle
vendite globali. Anche se si guarda al futuro le aspettative sembrano rispecchiare lo stato attuale: i telefoni
con Android copriranno il 63,8% delle vendite e quelli
con iOS il 19,1% del totale.
F.Ce.
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