CoViScO 2014/2015
Giuseppe A. Micheli
LEZIONE 9
Povertà come situazione e
come processo
Covisco 2014 – L9 - Povertà come processo
1
QUESTIONE NUMERO 1
[1]
Come definire ‘povertà’?
Assoluta vs Relativa?
Estensionale vs
Intensionale?
Covisco 2013 - 13 - Povertà come Situazione
2
Povertà: da assoluta a relativa
Il Novecento vede il lento slittamento dei criteri definitori di povertà da assoluti a relativi. Nel 1901, Seebohm Rowntree studiando York incentra l’indagine
sulla categoria di povertà “assoluta” che identifica col minimo fisiologico di
sussistenza. Nella survey del 1936 lo stesso Rowntree include nella povertà anche le famiglie che, pur disponendo di entrate superiori alla linea di pura sussistenza, vivono in “palese stato di necessità e bisogno”. La sensazione che il
welfare state abbia eliminato gli stati di indigenza primaria diffonde nel II
dopoguerra la convinzione che l’oggetto della cura pubblica sia non la povertà
assoluta, ma l’area sfocata e autoreferenziale della deprivazione relativa.
Stouffer (1949 “The American Soldier”, inchiesta sui militari Usa) spiega
l’insoddisfazione con la percezione di una ‘deprivazione relativa’ rispetto alla
condizione dei ‘gruppi di riferimento’: (Hyman, 1942: gruppi di appartenenza, in
conflitto, di mutual aid). Runciman (“Ineguaglianza e coscienza sociale”, 1966)
usa le categorie “privazione relativa - gruppo di riferimento” per spiegare la
storica discrepanza fra diseguaglianza effettiva e scarsa consapevolezza e
reattività delle classi lavoratrici. Per Townsend (1966) una persona può sentirsi
povera (deprivazione soggettiva), o essere riconosciuta come tale dalle
istituzioni (deprivazione normativa), oppure esserlo di fatto (deprivazione
oggettiva), ma sempre relativamente «a un contesto nazionale o culturale (e
insieme
a un) periodo storico».
Covisco 2013 - 13 - Povertà come Situazione
3
Povertà: da relativa a assoluta
Amartya Sen (1981) recupera la nozione di povertà assoluta ma supera
l’esclusività del riferimento del reddito, considerando anche le
condizioni di scambio per cui passa la dotazione iniziale di beni del
singolo e concentrandosi «sull’abilità dei soggetti a comandare cibo
attraverso mezzi legali disponibili nella società». Più che le risorse in
sé, è quanto una persona è in grado di fare (capability) con quelle
risorse per soddisfare le funzioni primarie (functioning) su cui si
fonda il suo benessere. Per es. una malattia o un handicap possono
ridurre le capacità a partire da un’uguale dotazione iniziale di beni.
Di recente (2009) l’Istat ripropone un paniere per misurare la povertà
assoluta. Apparentemente sembra un recupero dell’approccio essenzialistica alla povertà, ma i criteri di misura adottati sono assai più vicini
all’idea di povertà relativa, determinata assemblando diversi indicatori
di bisogni primari (sull’abitare, l’alimentarsi, le esigenze di cura, istruzione, abbigliamento, mobilità), producendo una sola misura di sintesi
monetizzata, non diversa da altre misure di povertà relativa.
Demos - Trasformazioni & Nodi di policy - Lezioni 19
4
Definizioni estensionali
Generalmente si dà una definizione “estensionale” di povertà:
costruita per enumerazione statistica del ripetersi di eventi, o
concomitanze tra eventi. Operazionalizzare il concetto di povertà è
una procedura a tre passi: a) raccogliere sui singoli individui di una
popolazione un numero limitato di informazioni, non esaustive della
loro situazione individuale; b) inferire dalle informazioni micro
selezionate una definizione macro (per “astrazione estensionale o
generalizzazione induttiva”) della pover-tà della popolazione; c)
misurare la povertà del singolo per risoluzione statistica, cioè come
devianza da una misura centrale di “normalità”, e la povertà macro, a
sua volta, come quota % che sta sotto la Ispl.
La patente di povertà discende dunque da una procedura circolare
dal micro al macro e ritorno: prima la conta di alcuni (non esaustivi!)
indica-tori sui singoli, poi la quantificazione di una dimensione macro
per mera aggregazione dei numeri dei singoli, infine il ritorno a
livello micro con-teggiando gli scostamenti da qualche misura di
sintesi.
Covisco 2013 - 13 - Povertà come Situazione
5
Haring: tre casi di incongruenza
Catalogate 20 famiglie in base al reddito familiare equivalente si
definisce povero chi sta sotto quota 50 (6 su 20). Ma se si
disegnano i quadri situazionali, si scoprono 3 incongruenze!
Reddito
> ISPL
ma coppia
anziana,
uno non
autosuffi
ciente,
casa in
affitto
60
150
14
83
Reddito
> ISPL ma
coppia +
figlio con
75
42
handicape
capofamiglia a
long term
Covisco 2013 - 13 - Povertà come Situazione
unemploy
68
ment
99
Reddito <ISPL
coppia con 3
figli minori ma
bireddito,casa
di proprietà,
supporto famiglie origine
98
66
411
45
30
175
268
742
33
6
23
180
58
Definizioni intensionali
Leggendo le schede di queste tre famiglie, l’indicatore di reddito
pare ingannarci. È il quadro complessivo delle condizioni familiari a
disegnare condizioni di forte tensione o, all’opposto, di relativa
tranquillità. Così ragionando abbiamo però elaborato una diversa
operazionalizzazione della povertà, per “astrazione intensionale”.
Per via estensionale la condizione di povertà emerge come devianza
statistica del singolo individuo da alcuni parametri definiti
sull’intera popolazione (parametri relativi al reddito, alla casa, alla
salute, ecc., stimati per enumerazione indipendente l’uno dall’altro)Per via intensionale la povertà emerge per linee interne
all’architettura della singola persona, quando l’insostenibilità dell’uno
o dell’altro di quei fattori, o l’insostenibilità del loro cumularsi o
rafforzarsi reciproca-mente, o l’insostenibile loro persistenza nel
tempo, svuotano la persona stessa di ogni capacità di azione
autonomamente strategica per fronteggiare con successo le
condizioni avverse.
Covisco 2013 - 13 - Povertà come Situazione
7
Da situazioni a strategie di coping
Di fronte a un nodo critico che tocca le risorse di una famiglia, essa in
generale reagirà adottando una delle seguenti strategie di coping:
•
Autoaddossamento. Aumentare l’impegno del nucleo familiare (o di alcuni
suoi componenti) e farvi fronte con le proprie esclusive forze.
•
Sistema di reciprocità. Appoggiarsi ai parenti più vicini e disponibili.
•
Sistema di scambio. Attingere al mercato dei servizi a pagamento.
•
Servizi territoriali. Ricorrere al sistema pubblico di servizi territoriali,
•
Istituzioni totali. Ricorrere alle possibili istituzioni pubbliche (giuridiche o
fisiche, affidi o ricoveri) di delega totale.
•
Gruppi di pari esperienza. Gruppi o comunità di intenti che, condividendo
una esperienza di crisi (es. droga, handicap, alcoolismo, Alzheimer)
organizzano percorsi di elaborazione o accudimento delle crisi di altri.
•
Rimozione. Rifiutare l’ostacolo, negando l’esistenza del problema.
Possiamo allora considerare la povertà in termini di capacità
“strategica” di fronteggiare una situazione critica
Demos - 2013
Covisco
Trasformazioni
- 13 - Povertà
& Nodi
comediSituazione
policy - Lezioni 25
8
QUESTIONE NUMERO 2
[2]
La povertà è solo uno stato
fisso o anche lo stato
finale di un loop?
Covisco 2013
- Ricadute
- 14 --Povertà
Lezionecome
C2 Processo
9
Il tempo nei paradigmi di povertà:
subcultura e generazioni
Oscar Lewis (1973) antropologo allievo di Ruth Benedict, usa la categoria di
“cultura” per spiegare la condizione di rassegnata dipen-denza degli immigrati
portoricani e messicani: «La povertà è un fattore dinamico che intacca la
partecipazione alla più vasta cultura nazionale e crea una sottocultura per
proprio conto. Una cultura della povertà ha modalità proprie e porta
conseguenze distruttive, sociali e psicologiche, per i suoi membri ».
Lo schema di Lewis del circolo vizioso della povertà è applicato alla
formazione di stati di deprivazione. Riessman (1962) spiega il cattivo
andamento scolastico dei bambini figli dei poveri con una sorta di subcultura
di adattamento alimentata dalle famiglie di generazione in generazione, che
si traduce nei figli in disinteresse, difficoltà di attensione, aggressività,
scarsa progettualità. Spinley (1953) rileva negli abitanti di slum londinesi una
personalità marcata da insicurezza, debolezza dell’io, incapacità a posporre le
soddisfazioni. La cultura della povertà è un precipitato dei processi di
trasmissione tra generazioni.
Demos - 2013
Covisco
Trasformazioni
- 14 - Povertà
& Nodi
comediProcesso
policy - Lezioni 25
10
Povertà lungo il corso di vita
Già nel 1891 Booth ricostruisce le biografie di 1194 poveri ponendo in rilievo la
scansione degli eventi che portano a un esito di povertà («malattia, vecchiaia,
immoralità, alcolismo, isolamento, incidente, morte del marito, stravaganza,,»).
Negli anni ’80 partono negli Usa panel longitudinali per analizzare le dinamiche dei
redditi nei corsi di vita individuali. Emerge un risultato inedito: la povertà è un
passaggio comune a molti, ma pochi permangono sotto la soglia di overtà.
Negli anni ’90 la Scuola di Brema costruisce tipologie di ‘biografie di welfaredipendenza’ e sottolinea il ruolo cruciale delle ‘finestre’ di rilevazione.
Quattro ‘carriere di Welfare’ (Buhr,Leibfried, 1989):
o
’Traghettatori’, fruitori transitori di sussidi di
welfare, con perdita solo temporanea di status
o
’Marginalizzati’, fruitori di welfare sottoposti a
processi a lungo termine di perdita di status,
o
’Oscillanti’ tra assistenza e non assistenza, con
perdita di status incombente ma non fissa,
o
’Scampati’, poveri di lungo termine che riescono
a sfuggire alla dipendenza dal welfare»
Demos - 2013
Covisco
Trasformazioni
- 14 - Povertà
& Nodi
comediProcesso
policy - Lezioni 25
11
Povertà: un percorso reversibile?
Se la risposta a uno stimolo esterno dipende
dalla storia di tutte le risposte date in
precedenza allo stesso stimolo (‘memoria di
sistema’), le risposte descrivono curve di
ritorno alla normalità diverse da quelle di uscita
dallo stato di normalità. Terminato l’impatto,
la mutazione di sistema è un effetto non
del tutto reversibile. I processi sociali sono
ricchi di effetti isteresi: Per esempio:
Le risorse di un nucleo familiare siano sottoposte a uno o a più choc successivi (malattia,
perdita di lavoro, separazioni etc). Ogni volta il
nucleo mobilita le sue risorse, per tornare allo
stato iniziale. La ripetizione di una stessa crisi o
l’apertura di un secondo fronte richiederà uno
sforzo maggiore per superarla. Le oscillazioni
crisi-normalità-crisi possono con-vergere a un
‘punto fisso’ sotto una soglia critica, in cui
nessuna risorsa può essere mobilitata e cessa
ogni agire strategico.
Covisco 2013 - 14 - Povertà come Processo
Se collochiamo la traiettoria del
livello di risorse lungo l’asse del
tempo, troviamo una linea oscillante sopra e sotto una soglia ‘di
povertà’ senza che si rintracci
un singolo evento colpevole della
deriva: l’innesco del loop è addebitabile a più cause equivalenti.
L’individuo scende per il pendio
step by step, “dolcemente
sospinto dalle influenze
12
sottostanti”.
Povertà diverse se collocate
in stadi diversi del loop
Molte
risorse
Choc iniziale
Povertà di II livello
O
D
C
H
Povertà di III livello
G
Linea di equilibrio
N
A
Poche
risorse
B
E
F
I
Scarse
M
L
Risorse investite
Covisco 2013 - 14 - Povertà come Processo
Elevate
13
La discesa nel Maelstroem
“La discesa nel Maelstrom” di Poe descrive proprio un processo di scivolamento
incrementale, senza scosse e impercettibile verso uno stato d’animo non reattivo.
«Quante volte facemmo il giro della cintura è impossibile
dire; vi corremmo intorno forse un’ora, volando piuttosto che
galleggiando, scendendo sempre più, gradualmente verso il
mezzo del vortice [...]. Per qualche secondo non osai aprire gli
occhi, mentre aspettavo una fine immediata, ma gli istanti
passavano l’uno dopo l’altro e io vivevo ancora; il senso della
caduta era cessato e il movimento del battello rassomigliava
a quello di prima, quando eravamo nella cintura di schiuma,
con la differenza che esso sbandava di più [...].
Il battello sembrava sospeso come per magia a metà della
discesa, sulla superficie interna di un imbuto di vasta circonferenza e di prodigiosa profondità, le cui pareti perfettamente lisce si sarebbero potute scambiare per ebano, se
non fosse stata la straordinaria velocità con cui ruotavano e
la scintillante e spettrale luminosità che emanavano».
Changing2013
Covisco
patterns
- 14 11:
- Povertà
Interception
come Processo
mechanisms
La discesa è
graduale,
non brusca
La discesa
prosegue senza
tregua e inesorabilmente, ma Ego
percepisce solo
di trovarsi
(fermo!) in un
tunnel dalle lisce
pareti di ebano
14
Nota: i ‘nuovi’ rischi sociali come
cronicizzazione del contesto
NB: le situazioni di problematicità è che oggi sono sottoposte a forti cambiamenti
[A] nelle coordinate demografiche (invecchiamento e conseguenze sul
sistema di care)
[B] nelle coordinate sociotecniche (entrata
femminile nel mercato del lavoro, globalizzazione e polarizzazione del mercato,
espansione e privatizzazione del segmento
dei servizi (Taylor-Gooby, 2004)
Risultato è il diffondersi dei cosiddetti ‘nuovi rischi sociali’, contraddistinti
da meccanismi di cronicizzazione di stati di disfunzionamento (tradizionalmente temporanei) nella storia di vita degli individui
Per esempio, una discontinuità
lavorativa episodica tende a
perdere i connotati di disoccupazione frizionale, e diventa
anticamera e moltiplicatore di
uno stato a lunga permanenza
fortemente autoalimentantesi
Fondazione
Covisco
2013
Clerici
- 14 -20.10.06
Povertà come
- Generazioni
Processoe active ageing
Anche il lavoro atipico
– senza dubbio risorsa
importante - può essere
anticamera e
moltiplicatore di cronicità
15
QUESTIONE NUMERO 3
[3]
Cosa distingue criticità e
vulnerabilità ? E che ruolo
gioca, nel ‘cadere in
povertà’, la mutazione di
stati d’animo?
Covisco 2013 - 14 - Povertà come Processo
16
Elasticità vs Resilienza
Un metallo reagisce a una sollecitazione contenuta con una deformazione
reversibile del reticolo cristallino:
Elasticità = capacità di un materiale, in presenza di sollecitazioni
‘sostenibili’, di assicurare il ripristino della configurazione iniziale al
cessare della sollecitazione (Hooke: Ut tensio sic vis).
Per sollecitazioni più consistenti (ma entro i limiti di snervamento) il
metallo ripristina il reticolo con tempi e modi differenti (ISTERESI),
lasciando tracce visibili nello stato finale della memoria del percorso compiuto. Oltre quella soglia diventano centrali altre 2 proprietà del metallo:
Resistenza = capacità di un materiale di sopportare un dato stato di
sforzo senza che avvengano rotture;
Plasticità (resilienza) = capacità di accompagnare morfogeneti-camente la
sollecitazione esterna producendo una deformazione permanente della
propria struttura ma senza rompersi.
Della metafora della plasticità si sono impossessati la life-span
developmental psychology e gli studi sui processi di coping
(fronteggiamento), che parlano di “capacità di riserva di sviluppo”
(developmental reserve capacity).
Covisco 2013 - 14 - Povertà come Processo
17
Un chiarimento terminologico
“Vulnerabilità: una situazione di vita Nella ricerca sociale si fa spesso confuin cui l’autonomia e autodetermina- sione tra due concetti, quelli di vulnerabizione dei soggetti è minacciata da un
lità e di condizione critica (o criticità)
inserimento instabile entro i sistemi
che sono invece ben distinti, definendo
di integrazione sociale e di distririspettivamente una proprietà di un probuzione delle risorse” (Ranci, 2002) cesso e di uno stato entro quel processo:
Criticità (criticality) = condizione
esperita da un individuo lungo
una scala di livelli di severità e
una di probabilità di accadimento
(concetto preso a prestito dalla
Ricerca Operativa).
Tra i due concetti c’è dunque
una precisa
concatenazione
logiche, non
un’identità
Criticità di I°
ordine (malattia
acuta, lutto)
Vulnerabilità = propensione di un
individuo che sperimenti una criticità
di minore gravità (malattia acuta,
lutto) a scivolare a una criticità di
ordine più elevato (dipendenza da
altri, cronicità, disabilità).
Vulnerabilità,
fragilità/
plasticità
Criticità di II°
ordine (disabilità,
dipendenza, cronicità)
Moltiplicatori/Riduttori (accentuano/frenano la vulnerabilità)
Medley Brescia - 12.10.12
18
Il processo di scivolamento in
criticità di ordine superiore
Cosa fa sì che – a parità di criticità – alcuni reggano e reagiscono e altri ‘si lascino
andare’? Studiando l’origine sociale della depressione, George Brown e Tirrill Harris
(1972) distinguono tre diversi agenti nel processo di formazione di un mood di crisi:
Eventi precipitanti [acuzie, lutti, incidenti, separazioni..];
Fattori di rinforzo o ‘immunodepressivi’ di background [capitale economico, umano..];
Fattori di formazione del sintomo o instradamento strategico che, per es.,
indirizzano un anziano sottoposto a eventi precipitanti verso maggiore resilienza o
verso la rassegnazione (hopelessness)
Fattori vulneranti
Eventi
precipitanti
Accentuazione di
criticità
Symptom
Formation Factors
Covisco 2013 - 14 - Povertà come Processo
19
Fattori d’instradamento strategico
Cosa fa sì che – a parità di condizioni di vulnerabilità e di eventi
critici – alcuni reggano e reagiscono e altri ‘si lasciano andare’?
Per spiegare l’emersione dell’uno o l’altro di queste disposizioni Brown e
Harris affiancano agli eventi precipitanti e ai fattori ‘immunodepressivi’ di
background un terzo tipo di agenti:
Fattori di instradamento strategico sono quelli che fan sì che identiche condizioni di crisi, con identiche precondizioni strutturali, producano strategie di risposta differenti da caso a caso,
indirizzando gli uni verso risposte reattive alle difficoltà (o allo
scorrere del tempo), altri verso rassegnazione e caduta in deriva.
il livello di scolarizzazione
Ma
quali
fattori
sono capaci di instradare verso stati
d’animo ‘virtuosi’?
Ne possiamo elencare
vari (ma poi ci fermeremo solo sugli ultimi
due)
la persistenza di un nucleo familiare solido
L’appartenenza a una ‘subcultura’
il clima affettivo delle prime fasi di vita
Il numero e la forza della rete di legami forti
le forme spaziali dell’habitat.
Demos - 2013
Covisco
Trasformazioni
- 14 - Povertà
& Nodi
comediProcesso
policy - Lezioni 25
20
Vulnerabilità e stati disposizionali
In situazioni critiche ‘senza via d’uscita’, le normali strategie di coping mirate
a perseguire la risoluzione di un problema nel mondo esterno sono sostituite
da altre mirate a ridurre la dissonanza della situazione o a fuggire tout court
(Thomae,Schaie, 1983): strategie reclinate sugli stati d’animo e la loro
elaborazione. Brown e Harris (1972) individuano la differenza tra forme lievi e
severe di depressione nella perdita della speranza (hopelessness), nel
subentrare di uno stato disposizionale in cui ci ‘si lascia andare’.
Vandeplas (1998) distingue:
Strategie incentrate sul problema (per
gestire/modificare la situazione da cui
il problema è posto)
Strategie incentrate sulle emozioni
(per cambiare il senso della situazione)
Dai 67 items del “Questionario relativo ai
diversi modi di far fronte a un problema”,
Lazarus e Folkman (1984)
Medley Brescia
Covisco
2013 - 14
- 12.10.12
- Povertà come Processo
«Tracciavo un piano d'azione e cercavo di seguirlo», «Tenevo duro e mi
battevo per ciò che volevo», «Sape-vo
che cosa bisognava fare; cosi ho
raddoppiato i miei sforzi per fare
andare bene le cose»
«Tentavo di dimenticarmi di tutto»,
«Accettavo la situazione, perché non
si poteva farci niente», «Tentavo di
sentirmi meglio mangiando, bevendo, fumando, prendendo medicine»
21
Moods di crisi come effetti
‘isteresi’ di prolungate criticità
La trappola della rassegnazione scatta come effetto differito di una situazione
insostenibile o di una catena di insuccessi che si protragga abbastanza a lungo da
modificare in blocco il sistema di aspettative, stati d’animo e capacità di reagire,
trasformando un senso di inadeguatezza specifico in un più radicale ma aspecifico senso di inadeguatezza di fronte al mondo.
“un adulto disoccupato da tempo
che ha inviato il proprio curriculum a decine di indirizzi senza
mai ricevere risposta comincerà
a un certo punto, preso da scoraggiamento, a dubitare delle
sue stesse competenze, e a rivendicare per sé solo un lavoro
non qualificato (Jutta
Heckausen, 1999)
Covisco 2013 - 14 - Povertà come Processo
“la depressione nasce di frequente come
comprensibile reazione a difficoltà che si
interpongono nel corso della vita. Ma
nella sua eventuale evoluzione e in assenza di alcuni fattori di rinforzo della
capacità di resilienza, la depressione
reattiva può degenerare in una disposizione alla perdita di speranza generalizzata, senza oggetto e senza un fuoco
(George Brown & Tirrill Harris, 1978)
22
Che succede se la situazione è
senza via d’uscita?
AUTOADDOSSAMENTO
“Me lo terrei vicino per tirarlo fuori”
“Gli farei sentire l’affetto della famiglia”
“Farei attenzione ai luoghi che frequenta”
“Lo aiuterei tenendomelo più vicino”
“Mi isolerei insieme a lui”
“Lo porterei via dal circuito normale”
“Mia moglie rinuncerebbe al lavoro per
seguirlo”
“Lo chiuderei in casa”
RIMOZIONE
“Lo caccerei di casa”
“Se sono seri i genitori sono sani i figli”
“Lo Stato dovrebbe fare di più”
“Userei le maniere forti”
“In galera, lo manderei”
“La società dovrebbe fare prevenzione”
“Ucciderei gli spacciatori”
“Preferirei piangerlo morto”
Per esempio: che fare se un figlio si buca?
CIRCUITI ‘PRIVATI’
“Cercherei l’aiuto di uno psicologo”
“Mi rivolgerei a un sacerdote”
CIRCUITO PUBBLICO
“Lo manderei in un centro medico”;
“Mi rivolgerei a un consultorio”;
“Lo manderei in trattamento presso i Not”
Padova 19
Covisco
2013
settembre
- 13 - Povertà
2003 come Situazione
23
GRUPPI DI PARI ESPERIENZA
“Mi rivolgerei ad altre madri”
“Lo ricovererei a San Patrignano”
CIRCUITO DELLE RECIPROCITA’
“Lo porterei dai nonni in paese”
23
Privazione relativa e
“dignitosa povertà”
La deprivazione relativa è povertà o piuttosto uno stato d’animo influente
sulle azioni degli individui, che non per questo tuttavia deve
necessariamente essere oggetto di solidarietà collettiva?
Per Vikram Patel (2010) gli stati di umiliazione e di insicurezza persistente
nella vita quotidiana sono i due fattori non materiali né monetizzabili che
si aggiungono a quelli materiali/monetizzabili nell’ indurre una mutazione
della povertà in disperazione.
La dignitosa povertà condizione di vita dei poveri del mondo, evocata da
Majid Rahnema (2005) è altra cosa dalla povertà miserabile che “scaccia
la povertà”.
«Quando il contadino parla della miseria si riferisce anzitutto alla
spossante fatica fisica, agli stracci rappezzati che indossa, al pane unico
cibo. Per quanto cruda, tuttavia, la sua povertà non rende conto
interamente della sua cronica melanconia. Solo in parte la melanconia del
contadino è generata da preoccu-pazioni oggettive: né la fame presente né
il timore di tempi ancora peggiori spiegano completamente il suo profondo
scontento» (Banfield, 1958).
Il discrimine sta quindi nella rassegnazione, nella hopelessness o nella
Covisco
2013
- Ricadute
--Povertà
Lezionecome
C2strategica
Processo
24
perdita
di- 14autonomia
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