GIANNI MONDUZZI
FALLITI
CONTENTI
Manifesto dell’orgoglio FLOP*
*(Falliti Leali e Onesti Perdenti)
Gianni Monduzzi
FALLITI e CONTENTI
Manifesto dell’orgoglio FLOP*
*(Falliti Leali e Onesti Perdenti)
“Complimenti”
mi disse il Padreterno,
che faceva l’inventario del Creato
“sei nato bello, ricco: un VIP...”
poi mi osservò perplesso
“Fammi guardar meglio,
che forse ho sbagliato riga.”
Premetto che...
... superati i sessant’anni, ho raggiunto, per dirla con
Marguerite Yourcenar, “l’età in cui la vita è una sconfitta accettata”.
Accettata? Beh, sino a un certo punto. Non pretendo di essere diventato un filosofo, un saggio pacificato. Forse lo diventerò; magari da morto. Per il momento sono ancora assalito da
ripensamenti, da insofferenze, da piccoli e grandi furori.
Un po’ mi brucia che la mia vita sia stata un FLOP.
Nessuno dei miei amici me lo riconosce, e questo mi scoccia
parecchio. Neppure l’Ufficio Imposte ci vuole credere.
A torto. Confonde fisco con fiaschi.
Pretende di tassare i miei insuccessi.
Mi si vuole togliere un titolo conquistato a prezzo di sforzi
giganteschi, rispettando il prossimo e onorando la parola data
sino all’autolesionismo.
Come tutti i FLOP, sono partito da dietro, di rincorsa: per di
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Falliti & Contenti
più con l’impiccio dell’onestà, handicap che di rado permette
recuperi.
Le concorrenti a Miss Italia, abbastanza sicure del loro aspetto esteriore, dicono che l’importante è essere belle “dentro”; chi
ha scritto questo libro, anche se la sua vita ha avuto qualche
breve fiammata, più o meno ruggente, “dentro” è rimasto un
FLOP.
Lo rivendico: IO SONO UN FLOP (autocertificato).
Un uomo d’insuccesso, a dispetto di certe apparenze fuorvianti, di episodi occasionali.
Un esponente di quello che viene chiamato (certo per
sfotterci) “ceto medio”: sempre meno “medio”; sempre più assediato dalla paura di rotolare giù, sino agli infimi gradini della
scala sociale, fra i pitocchi.
Più che ai dettagli della mia vita personale, per descrivere la
condizione FLOP ho attinto ai miei fantasmi, alle mie ossessioni,
alle mie paure, e ai ragionamenti con cui cerco di tenerli a bada.
Che cosa sia un FLOP lo dice la parola. Basta guardare le
iniziali: un Fallito Lucido, un Onesto Perdente. A me piace interpretarle così. È un’interpretazione che io, FLOP scrittore, consiglio anche ai FLOP lettori di queste pagine: falliti e perdenti sì,
però lucidi e onesti.
Che nessuno ci tolga questa soddisfazione!
La lezione di Darwin, per chi sa ben leggere, è che l’intera
vita sulla terra è stata fondata sull’errore. Non si fossero sbagliate le prime cellule nel replicarsi, saremmo ancora tutti batteri,
come i primi viventi, o forse neppure, saremmo solo proteine.
Noi FLOP, che dell’errore siamo i sacerdoti, graziosamente ci
congratuliamo.
Premessa
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Il contrario del FLOP è il VIP. Anche nel suo caso le iniziali
dicono tutto: VIP = Very Important Person. Non si tratta di
un’interpretazione: è il significato ufficiale, quello registrato nei
dizionari.
La differenza fra i due acronimi si nota subito: noi ci arrabattiamo con l’italiano, a loro viene naturale trafficare con l’inglese.
FLOP è anche un’onomatopea: il rumore di un buco nell’acqua.
FLOP o PLOF: è la stessa cosa.
VIP e FLOP sembrano nomi da cartoon: suonano svelti,
vispi, divertenti; ma se, da FLOP quali siamo, ci rappresentiamo i VIP e i nostri rapporti con loro, non c’è granché da stare
allegri.
Questa la prima impressione.
FLOP e VIP si nasce o si diventa?
Bella domanda! Io mi sono fatto l’idea che si nasca, però
con una differenza: i VIP sanno di essere nati tali (basta che
osservino il sorriso mielato dell’infermiera nella nursery), mentre i FLOP non sanno di essere nati FLOP. Lo scoprono a poco
a poco, e non è una bella scoperta.
Questione di cromosomi, pare.
Prendiamo il mio caso.
Sono nato in una famiglia buona e affettuosa, ma afflitta da
floppaggine plurisecolare. Neppure i più accondiscendenti fra i
ricercatori araldici di Firenze, cui mia madre si era rivolta, sono
riusciti a scovare un antenato VIP che rampasse tra le oscure
fronde del nostro albero genealogico.
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Falliti & Contenti
Per quanto ne so, la cosa potrebbe durare dai tempi di Adamo
ed Eva: anche loro due FLOP.
Mi sembra impossibile che i VIP discendano da quegli sfigati.
Secondo me, nel Paradiso Terrestre c’era un’altra coppia. Non
mangiarono una mela OGM, ma una melagrana da agricoltura
biologica, e il Padreterno, da ambientalista qual è sempre stato,
fece finta di nulla.
Per la mia famiglia le cose si trascinavano da un bel po’ di
tempo (millenni, probabilmente: anche se non ho informazioni
sicure su come se la siano cavata i Monduz a Babilonia o nell’antico Egitto) quando a un certo punto appaio io, e i miei trovano, o si inventano, ragioni per ben sperare.
A dieci anni scassai una sveglia e riuscii (quasi) a rimetterla
insieme. Restarono fuori solo una dozzina di rotelle dentate. Che
con tutte quelle rotelle in meno la sveglia funzionasse e segnasse
l’ora, ovviamente sbagliata, dimostrava la mia genialità.
Cominciai a condividere l’opinione degli altri, che si aspettavano grandi cose da me.
Cresciuto, abbandonai l’orologeria e feci svariati mestieri: il
professore universitario, l’editore, l’assessore alla Cultura del
Comune di Bologna, lo psichiatra...
Tra i matti mi ci trovavo benissimo.
Pubblicai anche dei libri da ridere, che il pubblico mostrò di
gradire. Fu un breve attimo fuggente.
Avere assaggiato il successo mi ha guastato, per qualche tempo,
tutti gli altri piaceri. Qualcuno ha scritto che ogni uomo (anche FLOP)
ha diritto a un quarto d’ora di celebrità. Dev’essere una raffinata
tortura inventata da qualche VIP per rendere più amara la vita FLOP
– meno quei quindici minuti di euforia malata.
Premessa
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Chi, sia pure per un istante, assaggia il frutto proibito del
successo, è condannato per il resto della vita all’insoddisfazione
e al rimpianto.
Poi scoprii l’Alta Finanza.
Bond Argentini, azioni Parmalat...: ero un drago; non mi lasciavo sfuggire un’occasione.
Il mio capolavoro fu investire nel settore immobiliare degli
Stati Uniti giusto un mese prima del fallimento della Lehman
Brothers.
Mi ero fidato non del mio fiuto, ma di austeri banchieri, di
brokers creativi, di agenti di borsa: tutta gente che ora viaggia in
Ferrari con i miei risparmi.
In un certo senso, alla fuoriserie ci sono arrivato, ma non la
guido io.
Forse è stato un affare, con quel che costa la benzina.
Mi accorgo di quanto sia arduo riferire in poche righe l’andamento di una vita. Il curriculum è uno dei generi letterari più
impervi. La verità è che mi sono dato da fare, anche se in modo
discontinuo e confuso, ma alla fine l’esito non è stato quello
sognato.
Di una cosa sola sono sicuro: ho acquisito una cultura non
trascurabile, nel ramo fallimenti. È come se avessi preso un
master in catastrofi. Questa mia competenza mi è costata molto
più di qualsiasi laurea a Oxford o a Harvard.
Perché non andasse sprecata (come il resto) ho scritto il
Manuale del Flop.
Non ho la pretesa di insegnare agli altri a fallire: per chi ha la
vocazione, niente di più facile. Un vero FLOP è capace di tro-
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Falliti & Contenti
vare ogni sorta di scorciatoie verso il disastro. La mia ambizione
è un’altra: che questo libro funzioni come antidepressivo, come
ansiolitico.
Vorrei mostrare che la condizione di FLOP è meno tragica di
quanto si creda. Esistono addirittura buone ragioni per essere
contenti dei nostri insuccessi.
Per andarne fieri.
Qualche volta ho pensato di organizzare, come i gay, un
FLOP Pride, una Giornata dell’Orgoglio FLOP; ma forse la
situazione non è ancora matura, per una manifestazione del genere.
In conclusione questo Manuale non è un atto di umiltà, bensì
di consapevolezza. Non sono l’unico FLOP al mondo. Siamo in
tanti, tantissimi. Ecosostenibili. Biocompatibili. Nella maggior
parte dei casi, con una coscienza immacolata.
Per questo spero di trovare legioni di lettori.
In caso contrario, nessun problema. Solo una radiosa conferma.
Quanto ai VIP, mi sono basato su quello che ne raccontano
i media.
È possibile che si tratti di un’immagine stereotipata, ma non
posso farci niente: o si appartiene alla loro specie, o per frequentarli e conoscerli veramente occorre un certo tipo di talento
(essere bravi come autisti, come amanti, come gorilla, come ruffiani, come lacché...: tutti lavori per i quali non sono mai stato
tagliato).
Una cosa è certa: senza di loro, non ci saremmo neanche
noi. È a loro che guardiamo, per misurare le dimensioni
monumentali del nostro fallimento.
Premessa
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E dunque i VIP sono, insieme con i FLOP, i protagonisti di
questo libro.
Se qualcuno di loro dovesse sentirsi offeso, non venga a protestare da me. Protesti piuttosto con la televisione e con i giornali, nostre uniche fonti di notizie per tutto quel che riguarda la
categoria cui appartiene.
FLOP E VIP: VITE PARALLELE
La giornata del FLOP
Bio esiste
Di solito, appena alzati, noi FLOP non mangiamo, al massimo trangugiamo un caffè. Non per ristrettezze economiche: una
brioscia ce la potremmo permettere,
ma non appartiene alla nostra tradizione.
Vi ricordate di Maria Antonietta? Disse: “Se non hanno pane,
che mangino briosce”.
Quel saggio suggerimento non fu accolto dai FLOP (che allora si chiamavano sanculotti).
La maggior parte di noi continua a ignorarlo.
Al contrario, i VIP fanno colazioni abbondanti: cereali rari da
agricoltura biologica, yogurt artigianali ottenuti da latte di vacche immacolate, frutta secca di specie che noi FLOP ritenevamo estinte.
Dove la trovano quella roba? per quali vie giunge di primo
mattino sulla loro tavola?
I loro menu mattutini, aggiornati con le ultime indicazioni dei
dietologi, hanno qualcosa di soprannaturale.
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Falliti & Contenti
Bio esiste!
Si racconta che, quando si trovava nella sua isola greca,
Onassis mangiava a colazione un pane fragrante appena arrivato in jet da un forno di Parigi.
Meraviglioso!
Ma anche noi, di tanto in tanto, specie quando ci capita di
essere ospiti in un albergo dove la colazione è inclusa nel prezzo
del pernottamento, ci concediamo la gioia di una prima colazione abbondante.
Per onorare il rito del breakfast ingurgitiamo uova fritte, pancetta, ciambelle burrose, grassi preferibilmente saturi...
Leccornie che ci rendono felici per tutta la giornata.
È allegria da colesterolo. Buono o cattivo non importa.
I figli dei Caimani
Compiuti dieci anni, i nostri figli vanno a scuola da soli, a
piedi; oppure in scuolabus.
Nessuno li sequestra. I banditi sono gente avveduta: sanno
che avrebbero seri problemi per il riscatto; nutrono una giustificata diffidenza nei confronti delle nostre cambiali.
Noi dunque stiamo tranquilli; i VIP, poverini, sono invece
irrequieti. Temono che i loro figli siano rapiti, non solo, ma qualche volta sono tentati di mettere in scena un finto rapimento: sia
perché un figlio rapito è uno Status symbol, sia perché i soldi
del riscatto, che sicuramente il commercialista troverebbe il modo
di detrarre dalle tasse, potrebbero essere depositati in una banca delle Cayman.
FLOP e VIP: vite parallele
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Andiamo, andiam, andiamo a lavorar...
Se qualcuno dice che il lavoro è un diritto, noi scrolliamo la
testa. Dire un diritto ci sembra dire poco; per noi è molto di più:
un dovere, e anche un piacere.
Perché (è una delle nostre fortune) il lavoro a noi piace.
Ci deve piacere per forza, altrimenti non si capirebbe per
quale ragione accettiamo che il nostro sia retribuito in misura
tanto tenue.
La verità è che, se non ci fosse il lavoro, non sapremmo
cos’altro fare.
Per capirlo, basta guardarci quando, ciondolando nei fine
settimana con l’aria spaesata di scarabocchi dentro un’esuberante cornice barocca, deturpiamo con la nostra presenza città
d’arte e paesaggi cartolina.
Visti nel nostro habitat naturale (la fabbrica, l’ufficio...) diventiamo plausibili, decenti.
Acquistiamo fierezza e dignità.
La paghetta
Il lavoro lo vogliamo sicuro, e anche, nei limiti del possibile,
noioso e monotono, perché ci sembra che dia più garanzie di
stabilità.
Teniamo alla sicurezza sul lavoro, ma soprattutto ci sta a
cuore la sicurezza del lavoro. Di tutti gli infortuni possibili, il licenziamento è quello che ci spaventa di più.
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Falliti & Contenti
Flessibilità è una parola bella, poetica, fa pensare a un giunco piegato dalla corrente; ma noi, da quando abbiamo capito
cosa significhi, siamo diventati insensibili al suo fascino.
Abbiamo un motto araldico, caro da secoli a generazioni di
FLOP: “Pochi ma sicuri”.
Se ci affrettiamo a spendere i nostri guadagni mensili è perché siamo ansiosi di testare la nostra acrobatica capacità di sopravvivere con gli spiccioli, durante la famosa quarta settimana.
Spesso di lavori ne abbiamo due o tre.
Convinti come siamo che “il lavoro nobiliti l’uomo”, ci ingegniamo a procurarci quarti su quarti di nobiltà.
Anche se i nostri antenati non hanno partecipato alle Crociate (ma forse qualcuno di loro partì, al seguito di Brancaleone da
Norcia), non c’è aristocratico più blasonato di noi.
Avere fatto il possibile acquieta la nostra coscienza. Una volta
stremati, ci sentiamo bene.
Il sudore della fronte è per noi vivificante, come per il devoto
uno spruzzo di acqua benedetta.
Spesso svolgiamo sotto padrone mansioni che potremmo
esercitare benissimo in autonomia. Perché allora non ci sbarazziamo del nostro inutile e ingombrante datore di lavoro?
Per fedeltà al Capo? o per paura dei rischi?
Né una cosa né l’altra: semplicemente siamo rimasti fermi
alle abitudini di quando eravamo bravi bambini, affezionati alla
paghetta del babbo.
FLOP e VIP: vite parallele
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Ed è subito sera
La sera ceniamo presto; come si diceva una volta, ci piace
mangiare con le galline.
Poi, mentre nostra moglie stira la biancheria, noi guardiamo
le notizie al telegiornale, i nostri figli giocano con i loro congegni
elettronici, il gatto ci osserva indifferente.
Siamo abbastanza contenti, anche se non ci va di ammetterlo.
O meglio, contenti lo saremmo se nel frattempo non fosse
apparso in TV il VIP di turno, completo di accessori: Ferrari,
yacht, fotomodelle...
È lui a far vacillare le nostre certezze.
Guardiamo perplessi la madre dei nostri figli in pantofole, il
tinello arredato col meglio di Ajazzone o Chateau d’Ax, insomma il mondo piccolo, pateticamente inadeguato, da cui siamo
circondati.
L’ultima occhiata è per il nostro gatto: un trovatello pescato
in un cassonetto.
La prima reazione è un moto d’invidia.
Molti di noi ci cascano e, poiché siamo inclini alle fantasticherie, immaginano che da un momento all’altro tutto stia per
cambiare.
Mettiamo che nostra moglie sia oggetto di una stupefacente
metamorfosi estetica e si trasformi in Angelina Jolie, che nostro
figlio si laurei in ingegneria a tredici anni, che il gatto scopra di
avere tra i suoi antenati una lince...: siamo sicuri che ci troveremmo a nostro agio, nel nuovo contesto?
Prima di tutto dovremmo eliminare la pancetta, amica fedele
che ci segue ovunque con i suoi teneri sobbalzi; testimone delle
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Falliti & Contenti
nostre gozzoviglie forse un po’ trasgressive, ma comunque legali
(noi FLOP teniamo molto alla legalità).
Poi, dopo la pancetta, dovremmo mascherare la nostra calvizie incipiente.
Un trapianto?...
Ma siamo matti! Non potremmo sopportare di avere su un
cranio bucherellato filari di crini d’allevamento.
Infine (è la cosa più difficile) dovremmo cambiare faccia,
come fanno i VIP, e anche i grandi delinquenti che non vogliono
essere acciuffati dall’Interpol.
Via quegli occhi da pesce lesso!
Al loro posto due occhi possibilmente azzurri, freddi, spietati.
Uno sguardo d’acciaio.
Giunti a quel punto, non sapendo più chi siamo, dovremmo
come minimo chiedere aiuto a una comunità terapeutica per
FLOP Anonimi in crisi di identità.
FLOP by night
I VIP dormono poco, anche meno di cinque ore. Si svegliano lucidi al canto del gallo, dopo notti di stravizi.
Hanno appuntamento con una giornata di lussi e trionfi: perché dovrebbero indugiare nel letto quando i sogni più belli, le
fantasie più sfrenate li aspettano fuori, nel mondo reale?
Per questo si svegliano così presto.
Ben diverso il caso nostro.
Dormiamo il sonno del giusto, che è lungo e profondo. La
FLOP e VIP: vite parallele
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locuzione è felice: di regola il giusto preferisce il sonno perché sa
bene che nella vita reale lo aspettano delusioni su delusioni.
Anche se qualche volta abbiamo degli incubi, abbandonarci
ai sogni ci piace.
Solo nei sogni accade che, di tanto in tanto, i nostri meriti
ottengano il giusto riconoscimento.
Abbiamo un certo talento per le fantasticherie a occhi aperti,
ma l’attività onirica è quella che ci riesce meglio.
Sognando di arricchiamo in borsa e (alla faccia del mutuo)
compriamo la casa in contanti, staccando un assegno grandioso; per non parlare delle belle donne, che ci aspettano al varco
della prima russata per trascinarci nei vortici di un erotismo smodato, o dei giornalisti che ci assediano per rubarci un’intervista
che noi, da veri VIP, ci affretteremo a smentire.
Il tempo della lesina
Così, tra casa e lavoro, tra fantasie e realtà, trascorre la nostra vita, scandita da giorni e da notti che si ripetono uguali, in
attesa di un ultimo rito di passaggio (penultimo, per la precisione: l’ultimo avrà luogo quando parteciperemo, finalmente nel
ruolo di protagonisti indiscussi, alle nostre esequie) che porterà
con sé cambiamenti radicali.
La pensione.
Sarà l’Eldorado conclusivo: il trionfo del bricolage a tempo
pieno, l’orgia dei piccoli lavori casalinghi e delle passeggiate
quotidiane ai giardinetti.
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Falliti & Contenti
L’aspettavamo con trepidazione, ma, quando arriva, scopriamo con stupore di essere più turbati che contenti. La pensione ci piace (anche perché l’abbiamo meritata), ma ci piaceva
anche il lavoro.
Il motto di tutta una vita (“pochi, ma sicuri”) è approdato alla
sua integrale realizzazione.
Ancora più modesto di quanto credevamo, il nostro
appannaggio mensile ci invita a sviluppare la fantasia, la finezza,
il talento.
Lesinare: che arte sottile! Richiede intelligenza e fantasia:
qualità che, grazie a Dio, a noi non mancano.
Da sempre abituata a badare più ai decimali che agli interi, la
nostra mente è attrezzata per la gestione oculata del centesimino.
Non ci sono limiti al risparmio, così come non ci sono limiti
all’accumulo. Diciamo che il risparmio sta al FLOP come l’accumulo sta al VIP. Il principio ispiratore è lo stesso, s’inverte
solo la direzione operativa.
È nei dettagli che il talento risalta. C’è chi ripone gli spaghi
consumati in una scatola da scarpe, chi raccoglie gli elastici in un
bicchiere di plastica...
Ah, le gioie della lesina!
Bustine di zucchero trafugate nei bar, una per volta, mica di
più (sarebbe un furto)!
Stessa cosa per le piccole saponette degli alberghi. Ogni giorno nascondiamo quella usata per farcene mettere una nuova dalla
donna delle pulizie.
Alla fine della vacanza ne portiamo a casa quante bastano
per il resto dell’anno.
FLOP e VIP: vite parallele
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Il fatto che siamo diventati vecchi è la prova tangibile che
abbiamo vissuto.
Non ce ne sono rimaste altre.
Vivere nuoce gravemente alla salute
Lo dimostrano gli innumerevoli acciacchi che ci affliggono.
Ma noi siamo rassegnati: sappiamo bene che la vita è una
malattia trasmessa per via sessuale, e che la prognosi è necessariamente infausta.
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Falliti & Contenti
In famiglia
Ligi a peti e litigi
Noi FLOP litighiamo spesso, in famiglia: litigare è il nostro
modo preferito di scambiare opinioni.
Alziamo spesso la voce... oddio, non troppo, per non esporci
ai commenti dei vicini di casa, che potrebbero addirittura chiamare i carabinieri.
Urlare a voce bassa è un’arte che conosce solo chi vive in un
condominio. Di solito viene trasmessa dai genitori. Fa parte del
corredo genetico FLOP.
Tra noi volano parole grosse, ma cattiverie piccole.
Ce ne diciamo di tutti i colori; poi si va a tavola.
Buoni i bucatini; ottimi il risotto, le tagliatelle. Di cosa si stava
bisticciando? Mah.
Chi se lo rammenta più?
L’affetto è una coltre pesante, che soffoca ogni bisticcio, ogni
controversia.
Se le ragioni del litigio ci tornassero in mente, sicuramente
riprenderemmo l’alterco; ma le abbiamo dimenticate.
FLOP e VIP: vite parallele
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Quando riaffioreranno, da lì a qualche ora o a qualche giorno, litigheremo di nuovo, convinti e furiosi.
Somigliamo a quei giocatori di scacchi che interrompono la
partita per impegni che possono durare anche anni, lasciando
fermi i pezzi sopra la scacchiera, a impolverarsi.
Noi FLOP siamo sentimentali.
“Amore, ricorda, non importa, non fa niente / se tu non sei
diventato più importante / perché sei importante per me”: è una
canzone de I Ricchi e il Poveri.
Ogni volta che la ascoltiamo ci scappa una lacrimuccia
Quei pochi versi sono più esaurienti di qualsiasi curriculum.
Non siamo diventati importanti, ma quaggiù qualcuno ci
ama: la persona con cui bisticciamo quotidianamente, senza
neanche sapere perché.
Tra VIP le cose vanno diversamente.
Se hanno qualche divergenza d’idee, si muovono in modo
professionale, come in ogni altro frangente; insomma, si rivolgono agli avvocati.
Litigano, ma solo su carta bollata, possibilmente di Fabriano.
Si pugnalano elegantemente alle spalle, rispettando le regole del
Galateo.
Noi afferreremmo la prima lama che ci capita sotto mano:
per esempio, un coltello da pesce; loro usano solo acciai affilati,
lame di Toledo..
Anche per offendersi si avvalgono di consulenti. Assoldano
parolieri, creativi pubblicitari, che propongano loro una rosa
d’insulti appropriati, da divulgare sui social network e su altri
media.
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Falliti & Contenti
In caso di divorzio i VIP si chiedono se sia il caso di accusare il coniuge di pedofilia nei confronti dei figli (accusa in gran
voga, specie negli Stati Uniti, paese all’avanguardia dello stile di
vita VIP).
La loro fantasia non ha limiti.
Freni inibitori, zero.
Quanto a noi, in caso di divorzio ci chiediamo, con un po’ di
vergogna, se convenga far presente al giudice che la nostra lei
(o il nostro lui) russa o scorreggia in modo fastidioso; ma esitiamo, anche perché ci rendiamo conto che l’accusa potrebbe essere ritorta contro di noi.
In effetti scorreggiamo molto.
Sarà colpa dei fagioli, la proteina dei FLOP?
Scorreggiano anche i VIP?
I giornali di gossip, che raccontano tutto di loro, questo non
lo riportano; ma noi ce lo chiediamo spesso. Nel nostro intimo
lo speriamo.
Scorreggiano Brad Pitt e Angelina Jolie?
Scorreggiano Monica Bellucci e Vincent Cassel, reduci da
una passeggiata sul red carpet?
Probabilmente sì: anche loro sono esseri umani. Fantastichiamo sulle loro vellutate flatulenze. Sarebbe bello che
scorreggiassero insieme, suggellando con quelle modulazioni l’intesa coniugale.
Quanto a Berlusconi (strano miscuglio: FLOP per i VIP e
VIP per i FLOP) siamo sicuri che lo fa.
Mi chiedo se qualche giornalista, all’indomani di un G8, abbia chiesto a Obama, alla Merkel o a Sarkozy: “Ha scorreggiato
Berlusconi?”
FLOP e VIP: vite parallele
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Domanda fondamentale.
Che scoop! che titolo da prima pagina su Il fatto quotidiano, se rispondessero: Sì!
Le donne devono essere pagate!
Le donne noi non le paghiamo: ci costerebbero troppo poco.
Diamo loro affetto, figli, una casa ipotecata, quella sicurezza
che non abbiamo, ma che davanti a loro fingiamo di avere.
Le paghiamo in realtà alla tariffa più alta, dedicando loro per
intero la nostra vita.
I VIP sono più scaltri.
Le donne le tengono per quel tanto che servono, poi le
rottamano o le relegano in soffitta; salvo i casi in cui la donna,
più furba (insomma più VIP di chi si credeva VIP) rottama loro,
dopo averli rovinati.
Con i loro metodi lucidi, spietati, brutali, quasi sempre i VIP
ottengono il meglio, almeno in apparenza; ma non è detto che se
lo godano.
Dovranno pur vederlo ogni mattina, riflesso nello specchio,
quello sguardo bieco, che non potremmo sopportare sulla nostra faccia di brave persone, solo un po’ stanche!
Grande politica nel tinello
La famiglia è il nostro recinto mentale: noi dentro, tutti gli altri
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Falliti & Contenti
fuori. Ci siamo costruiti quel riparo, nella giungla (attraente, ma
pericolosa) dei bunga bunga, delle sfrenate libertà.
In famiglia si fa politica ai più alti livelli. Altro che i corridoi di
Montecitorio! La lotta quotidiana tra le diverse volontà dei componenti è assidua, sfibrante.
Persino gli infanti partecipano al gioco, distribuendo moine
secondo convenienza.
Certo dovevano essere belli (almeno per noi maschi) i tempi
in cui vigeva, nelle famiglie, la monarchia assoluta!
Tuttavia, nonostante la fine del patriarcato e l’estensione della democrazia diretta dalle aule parlamentari sino ai tinelli e alle
alcove, resta uno spazio per la nostra caccia al potere.
Se siamo più di due, possiamo promuovere coalizioni e maggioranze; essere gli aghi della bilancia, anche se occorrono
grandi capacità manovriere.
Possiamo persino concederci il piacere di una paternale, di
un predicozzo; pontificare come guru.
Dopo un po’ gli altri se la fileranno, ma noi, da veri, impassibili filosofi, continueremo a predicare da soli.
La famiglia è il campo di battaglia che preferiamo: il che dimostra il nostro sprezzo del pericolo, trattandosi di un luogo
dove si consumano crimini efferati.
Basta leggere i giornali e guardare la televisione.
Immersi sino al collo in quella palude vischiosa, ne sopportiamo gli inconvenienti, senza cedere a pulsioni omicide.
C’è chi, meno eroico di noi, non ci riesce, e allora ci scappa
il morto.
Ecco, pensiamo – ascoltando la cronaca – è stato a quel
punto che noi ci siamo fermati; il tizio sullo schermo della
FLOP e VIP: vite parallele
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televisione invece è andato avanti.
Eccolo lì, in manette.
Poveraccio!
Inetti a delinquere
La virtù è una forma di codardia?
Ce lo chiediamo spesso.
Una cosa è certa: la trasgressione è temeraria.
Anche se non possiamo parlare per esperienza diretta, visto
che non ci siamo mai azzardati a praticarla, ne siamo tuttavia
convinti.
Trasgredire richiede faccia tosta, capacità di superare i sensi
di colpa, dosi industriali di adrenalina (droga che il nostro corpo
secerne solo in quantità minime).
Trasgredire eccede la nostra capacità. Non possediamo né il
talento, né il fisico adatti. Il nostro corpo è una macchina troppo
debole per sottoporsi allo stress del crimine.
A ben vedere, è per paura che ci atteniamo alla virtù.
Tuttavia molti di noi amano elaborare, spesso sin nei minimi
dettagli, complessi piani criminali che si guardano bene dal mettere in pratica.
Come diceva Hemingway, manchiamo di cojones.
I FLOP che si avventurano in esperienze delittuose sono goffi,
scomposti.
Fanno schifo quando vengono portati via dai carabinieri; lo
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Falliti & Contenti
sanno anche loro, e per questo nascondono il viso da delinquente lombrosiano dietro le manette.
Ben altro è lo stile dei grandi farabutti, quelli che rubano milioni a noi FLOP e poi navigano impunemente per i mari tropicali su leggiadri velieri.
Impatto mediatico del galantuomo
Il timore che noi FLOP abbiamo degli scandali è enorme.
Non sapremmo reggerne l’impatto mediatico, anche perché alla
maggior parte di noi manca un addetto stampa.
Comunque sia, facciamo di tutto per evitarli, conducendo
una vita tranquilla, senza dare nell’occhio.
Una buona reputazione è un patrimonio che non si può dilapidare.
Vorremmo che i giornali parlassero di noi, però solo per
elogiarci come galantuomini senza macchia.
Purtroppo l’impatto mediatico del galantuomo è minimo.
Ti amerò sino a quando ti reggerò
“Dentro” è il luogo del privato, la penombra; “dentro” sono
fatti nostri; segreti.
Inconfessabili?
Forse.
Una cosa sembra certa (almeno a noi): in questo mondo non
c’è nulla di meglio rispetto alla famiglia, ai figli.
FLOP e VIP: vite parallele
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Lo afferma il Papa, che non sa di cosa stia parlando, e di
rincalzo Casini, che un po’ più di competenza dovrebbe possederla, avendone già collezionate un paio: riuscirà, almeno in famiglia, a realizzare il sogno della sua vita (essere l’ago della
bilancia)?
Se c’è da trapiantare un organo evitando il rigetto, è ai familiari che ci si rivolge, almeno in prima istanza. Abbiamo lo stesso
odore nella pelle e risultiamo compatibili (abbastanza compatibili), oltreché biologicamente, anche nella vita quotidiana, che è
la cosa più difficile, peggio dei trapianti.
Quasi sempre dormiamo sotto lo stesso tetto, persino sotto
le stesse lenzuola: roba che i VIP non fanno quasi mai.
Nonostante tutto, ci amiamo, almeno sino a quando riusciamo a reggerci.
I VIP non hanno bisogno di famiglia. A loro basta il successo, che li rende autosufficienti.
Nonostante questo, accade spesso che si sposino, specie
dopo la stipula di un bel contratto prematrimoniale.
Nella maggior parte dei casi si tratta di matrimoni d’interesse, anche se l’interesse di tipo monetario è da una parte sola:
quella del partner più giovane, più attraente e meno fornito di
denaro.
Lo si scoprirà al momento del divorzio, quando gli avvocati
discuteranno di alimenti.
Denominazione impropria, visto che i VIP non mangiano.
Parlare di matrimoni d’interesse è tipico di noi FLOP invidiosi.
Dimentichiamo che ci si può innamorare di tutto: anche del
patrimonio di un magnate o di una ricca ereditiera.
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Falliti & Contenti
FLOP Junior
Avere figli e allevarli non è impresa da poco. Purtroppo è in
grado di affrontarla chiunque: non occorrono specializzazioni,
basta uno spermatozoo più intraprendente degli altri.
Chi ha l’animo VIP inculca nei figli il principio che il successo
deve essere ottenuto a ogni costo e con ogni mezzo.
È una legge collaudata: dalla giungla in poi, ha funzionato per
secoli (l’etica è venuta dopo).
Noi invece cerchiamo di trasmettere ai nostri figli i cosiddetti
“buoni principi”.
I “Valori”.
Non ci rendiamo conto che le regole che hanno dato modesti risultati con noi li riprodurranno uguali nella nostra progenie.
FLOP junior in arrivo!
I figli dei VIP sono così silenziosi!
Dovunque, in treno, in aereo... Forse sanno già che per loro
non è necessario alzare la voce: otterranno comunque quello
che vogliono.
I nostri invece fanno sempre casino: urlando, protestando,
piantando capricci tremendi, manifestano la loro insicurezza;
promettono di diventare dei pericolosi sovversivi, ma, una volta
cresciuti, si abbioccano.
È confortante vedere in quegli infanti la fotocopia dei nostri
difetti, delle nostre debolezze.
Il mondo FLOP... il nostro mondo è tutt’altro che in via di
estinzione.
FLOP e VIP: vite parallele
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Concentrazioni di amore al metro quadro
Ci accontentiamo di poco: l’affetto sincero dei nostri cari, le
piccole cose conquistate con fatica...
Viviamo in un mondo appiccicaticcio, che provoca vicinanza
e complicità (oltre a qualche rissa).
Le nostre case sono intime, raccolte: perlopiù bi- o trilocali
dove abitiamo in quattro, in cinque, in sei.
Che concentrazione di sentimenti al metro quadro!
Poveri VIP! Come faranno a comunicare con la loro prole,
in quei loro castelli, in quei villoni sconfinati?
Col telefono fisso? col cellulare? o col walkie talkie?
Oppure con segnali di fumo? o con piccioni viaggiatori?
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Falliti & Contenti
DALL’AUTOBIOGRAFIA DI UN FLOP:
LA LEGGENDARIA PARKER
Mio padre aveva sognato per anni di possedere
una stilografica di marca. Una Parker, per l’esattezza:
secondo lui, la Rolls-Royce delle penne. Quando fui
promosso al liceo me ne regalò una tra le più costose,
col “pennino d’oro a 18 carati”.
Io la portavo titubante nella giacca, con il fermaglio a cavallo del taschino, in modo che si vedesse
bene il marchio. Dopotutto si trattava di una Parker
vera!
Camminavo un po’ impettito, per il timore che mi
cadesse in terra e che l’inestimabile pennino si spuntasse.
E infatti andò più o meno così.
Sporgendomi a guardare i pesci rossi dentro il
laghetto dei Giardini Margherita, a Bologna, la Parker
scivolò fuori dal taschino, per riprendersi la sua libertà. Si tuffò nel lago come un pesce rosso, finì scodinzolando nel fondo scuro e non la vidi più.
Era la Parker dal pennino d’oro, quella dei sogni
di papà.
FLOP e VIP: vite parallele
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Animali domestici
Ma faranno la cacca anche i cani dei VIP?
Se la fanno, sono particolarmente discreti. I nostri pare che
non facciano altro.
Probabilmente i VIP hanno selezionato cani stitici; oppure
non li alimentano.
Le loro razze canine sono completamente diverse dalle nostre. Non so dove le vadano a trovare; assomigliano a tutto
meno che a un cane.
Facce da pecora, occhi bovini, taglie inverosimili, sono animali millesimati, fuori commercio, che vengono portati in giro
per sottolineare l’appartenenza a un mondo esclusivo, sfuggito
agli studi darwiniani.
Fanno una gran figura, specie se scortati da un modello
birmano in veste di dog sitter.
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Falliti & Contenti
In vacanza
Avvistamento VIP nel loro acquario
Noi FLOP facciamo la fortuna delle località di villeggiatura a
pochi chilometri da quelle frequentate dai VIP.
Ai colleghi raccontiamo di avere passato le vacanze a
Sanremo, mentre le abbiamo passate ad Arma di Taggia; o a
Cortina, mentre le abbiamo passate a San Vito...
Si tratta di bugie, ma piccole, come risulta dalla certa geografica. Bugie a misura di FLOP.
Essere un pochino invidiati piace anche a noi.
Sono numerose le località surrogato, dove si spende la metà
e la sera è possibile osservare i VIP nel loro ambiente, come
pesci in un acquario.
Consumata la cena nelle nostre frugali pensioncine, basterà
fare una decina di chilometri in macchina, ed eccoci, mescolati
ai VIP, nelle vie eleganti di una località universalmente famosa.
È come partecipare a uno zoo-safari (e infatti non dimentichiamo mai di portare con noi la macchina fotografica).
FLOP e VIP: vite parallele
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Un incontro ravvicinato con delle celebrities non può essere
escluso.
Se avrà luogo, ne parleremo per tutto l’inverno, loquaci come
avvistatori di UFO.
Gli amici ci ascolteranno, un po’ increduli.
Un pezzo di spiaggia che non finisce mai
Leggiamo con angoscia che i prezzi delle ville a Portofino
sono in forte crescita. Peccato! Con i nostri risparmi eravamo in
procinto di comprarci due o tre metri quadrati.
Dovremo accontentarci, ancora una volta, di Viserbella.
Un gran bel posto, in fondo. La sabbia è adatta ai bambini.
Sugli scogli liguri i nostri figli sarebbero stati in pericolo.
Non è il loro habitat.
Quel tipo di mare va bene per gli adolescenti VIP, che si
tuffano dai panfili e riemergono sorridenti tra faraglione e
faraglione.
I nostri rampolli finirebbero spiaggiati, come cetacei da
bagnasciuga.
Per le nostre vacanze preferiamo mari tranquilli e sicuri, come
la costa Adriatica, dove la sabbia abbonda e per raggiungere
acque profonde si deve andare al largo per centinaia di metri.
L’Adriatico è una località balneare unica, dal delta del Po
fino ad Ancona.
Cambiano solo gli altoparlanti, che tengono i bagnanti informati su tutti gli argomenti in grado di interessarli: bambini smar-
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Falliti & Contenti
riti, barconi da pesca con fritto misto, svendite e saldi di tutta la
stagione...
Su quell’unica spiaggia che non finisce mai è in vendita tutto
quello che serve: fettine di cocco, bomboloni, frutta candita,
orologi cinesi...
I vucumprà scorrazzano avanti e indietro, proponendo ogni
sorta di mercanzia.
A uno che non ci sia abituato, la pubblicità degli altoparlanti
lungo la spiaggia può dare un pochino fastidio. A noi no: ci rassicura.
Conferma che ci troviamo in un luogo civilizzato, dotato di
ogni servizio, mica su un approdo desolato, di quelli frequentati
un tempo dai bucanieri della Tortuga, nel mar dei Caraibi.
Gli annunci degli altoparlanti evocano le comodità e l’opulenza dei grandi centri commerciali.
Siamo nel cuore pulsante della Civiltà.
I momenti più pericolosi della nostra giornata sono quelli in
cui attraversiamo la strada lungomare per trasferirci dalla
pensioncina ai bagni e viceversa.
Questo ci conferma la saggezza della nostra scelta.
Abbronzatissimi!
Anche noi FLOP siamo alla ricerca della tintarella, come i
VIP, che sono sempre abbronzati.
Però ci scottiamo regolarmente.
Che la nostra sia una pelle diversa?
FLOP e VIP: vite parallele
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No: i VIP non si scottano perché il sole lo prendono regolarmente durante tutto l’anno.
Hanno facce di bronzo... roba da Tropici!
Per rivaleggiare con loro, noi, che mica siamo nati ieri, abbiamo scoperto le lampade UVA.
Seccano la pelle, moltiplicano le rughe e sono altamente sconsigliate dai dermatologi; però ci fanno neri come si deve, salvo il
punto pallido del fondo schiena che poggia sul vetrino e che è
una sorta di timbro dell’abbronzatura FLOP: un visto sul passaporto per il mitico viaggio alle Isole Ultraviolette, che non sono
nel Mar Rosso, ma nel mare “Vorrei-ma-non-posso”.
Crociere e delizie
Qualche anno fa noi FLOP fummo molto impressionati da un
servizio fotografico dedicato al veliero di un notorio magnate.
A bordo persino un pianoforte a coda, che il VIP amava
suonare attraversando l’oceano in tempesta.
Cabine in mogano, oblò di ottone lucidati a specchio.
Tre alberi e vele gonfie, dispiegate contro l’azzurro del cielo.
Niente motori. Nessun rumore che non fosse quello del vento.
È deciso: anche noi faremo una crociera.
Navigando su Internet troviamo quella che fa per noi: dieci
giorni su Costa Galattica, la nave più grande del mondo.
Roba da Guinness dei primati!
Con un bestione del genere si dovrebbe essere sicuri di non
naufragare.
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Falliti & Contenti
Tremila persone a crociera.
Meglio così: non sentiremo la solitudine.
Stare soli non piace, a noi FLOP. Ci piacciono le grandi navi
perché ci fanno sentire piccoli, addirittura minuscoli, e la cosa ci
mette a nostro agio.
Diamo poco nell’occhio e questo ci acquieta. Non siamo
tagliati per i ruoli da protagonista.
Ci piacerebbe ricevere l’Oscar, ma come comparse. Chissà
perché, in un paese democratico come l’America, hanno dimenticato di istituirlo.
La vita a bordo è uno spasso, tutta all’insegna della comodità. L’hanno studiata su misura per noi.
Innanzitutto si mangia in continuazione, dalle sei del mattino
all’una di notte.
Tra un ponte e l’altro obesi e ballonzolanti colleghi di crociera portano a spasso vassoi sovrastati da piramidi alimentari a
strati sovrapposti, come le rovine di Troia.
Alla faccia della miseria!
Le cinque ore di digiuno dovrebbero essere dedicate al sonno; tuttavia, se ci dovesse venire un crampo allo stomaco, c’è il
servizio in camera, attivo ventiquattro ore su ventiquattro.
Nulla manca: né la chiesa, né il teatro, né l’ospedale. C’è
persino la camera mortuaria.
Se ti capitasse di defungere durante il viaggio, sai che tutto
andrebbe liscio, che i bravi marinai dell’equipaggio non sarebbero distratti dalle loro manovre neanche per un istante e che gli
animatori continuerebbero a organizzare il bingo e altri giochi di
società.
FLOP e VIP: vite parallele
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Avere questa certezza è un bel conforto.
La sera ci sono due turni di cena, uno alle sei e l’altro alle
nove.
Nel salone da pranzo, maestoso, i camerieri passano rapidi
come meteore e ti riempiono il piatto tutte le volte che vuoi.
Innumerevoli le portate.
No, davvero, in crociera non patisci la fame.
Quando hai finito, assonnato, un po’ incerto sulle gambe,
prendi un ascensore e sei subito nella tua cabina.
Volendo, a bordo potresti andare in giro in pantofole, come
fossi a casa tua.
Tuttavia, a differenza di quanto accade fra le pareti domestiche, la vita in crociera è movimentata. Non c’è un attimo per
annoiarsi.
Sale da gioco, teatro, cinema, campi da tennis, svariate piscine...
Nessuno fa il bagno, anche perché l’acqua è gelata; ma sapere che le piscine sono lì, a disposizione, mette tutti di
buonumore.
Durante la notte la nave si sposta da un porto all’altro, e di
giorno si possono visitare luoghi incantevoli con gite di gruppo,
organizzatissime.
Ogni crocierista ha un’etichetta autoadesiva colorata da applicare sulla camicia; sull’etichetta, un numero che lo identifica e
lo distingue per gruppo, autobus, itinerario.
Non c’è pericolo di perdersi, basta seguire le etichette che
hanno lo stesso colore della tua e adeguarsi a quello che fanno
gli altri etichettati.
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Falliti & Contenti
Quando l’accompagnatore annuncia un monumento, tutti girano la testa nella stessa direzione, come le ragazze del nuoto
sincronizzato.
FLOP e VIP: vite parallele
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Grandi Eventi
Matrimoni & patrimoni
Un VIP si sposa mediamente tre volte.
La prima moglie è bruttina e piuttosto intelligente, ma soprattutto ricca; lo aiuterà a esordire e gli resterà amica per tutta la
vita.
La seconda è bellissima, spiantata e abbastanza sveglia da
alleggerirlo di metà del patrimonio.
La terza è talmente più giovane che, tra Viagra e altri stress,
lo condurrà diritto alla tomba; poi contenderà ai figli nati dai due
matrimoni precedenti (naturalmente più vecchi di lei) quel che
resta del bottino.
Jena ridens e avvoltoi faranno ressa intorno alla carogna VIP.
Il cambio di moglie VIP è un’operazione atipica. Si restituisce al consorzio umano il partner usato e si porta a casa quello
nuovo fiammante.
La stranezza sta in questo: che si paga l’usato, non il nuovo.
In realtà si tratta di un leasing: il nuovo verrà pagato a rate
(salvo la possibilità di riscatto, con il divorzio: in quel caso il
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Falliti & Contenti
pagamento avviene in un’unica soluzione).
Non sono previsti bonus fiscali per la rottamazione.
Spolpare il partner da cui si divorzia è uno sport che i coniugi
del VIP praticano con la speranza di entrare nel Guinness dei
primati.
Soprattutto le donne stabiliscono record impressionanti,
mostrando come l’emancipazione femminile stia procedendo alla
grande, nei quartieri alti dell’umanità.
Forse alcuni di quei record non sono attendibili.
A volte si ha l’impressione che gli appannaggi di cui parlano
le riviste di gossip vengano gonfiati di comune accordo tra le
parti.
Il predatore dimostra di potersi permettere salassi bestiali; la
predatrice fornisce una prova inoppugnabile di quanto siano
pregiate le sue prestazioni. Dividendo il Trattamento di Fine
Rapporto per il numero dei contatti sessuali vengono fuori cifre
da far sognare qualsiasi escort di lusso.
Insomma, tutti contenti (forse sì e forse no: chi può saperlo?).
A noi FLOP una moglie di solito basta e avanza. Ce la teniamo per tutta la vita.
Col tempo lei cambia, forse per darci l’illusione di avere avuto
anche noi tre mogli, mentre ce n’è toccata una sola: in principio
giovane, snella, carina, sessualmente abbastanza vispa; poi un
po’ più tonda e petulante; alla fine, più che una moglie, un fedele
compagno d’armi, pronto a condividere tutte le nostre sconfitte.
Nella sua terza versione, nostra moglie spartisce fraternamente con noi le delusioni della vecchiaia, come la prima moglie
FLOP e VIP: vite parallele
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ha spartito col futuro VIP i sogni della giovinezza; le altre versioni rappresentano stadi diversi, con inclinazioni al sesso e allo
shopping, crescenti nel caso VIP, decrescenti nel nostro.
Come potremmo abbandonare la donna che per tutta la vita
ci ha preparato la cena e lavato i calzini?
Sarebbe come abbandonare la mamma al suo destino.
Le difficoltà rinsaldano i rapporti. Nella sfortuna ci si sente
uniti e non ci si lascia più.
Diverso è se vinciamo alla lotteria, o peggio, se uno dei due
scopre di avere un talento inaspettato. Allora tutto si disfa.
Ennio Flaiano diceva: “L’insuccesso gli ha dato alla testa”;
bellissimo come aforisma; ma il caso contrario resta più frequente.
Evidentemente c’era stato un errore di partenza: uno dei due
apparteneva fin dall’inizio all’altra banda, e lesto si trasferisce
tra i suoi affini, come a ruba bandiera, quando tocca cambiare
squadra.
Banchetti di nozze
Se siete a dieta stretta, il rinfresco dei matrimoni VIP fa
senz’altro per voi.
Il posto sarà fantastico, con musici, figuranti, fuochi d’artificio; ma, quanto a vettovaglie, vi sembrerà di vivere in tempi di
carestia.
Niente servizio a tavola, solo buffet, in modo che tutti abbiano libertà di muoversi.
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Falliti & Contenti
Sarà... ma che si mangia?
Un pallido ravanello artisticamente lavorato al tornio, una
carotina, qualche smilza fettina di salmone, microscopiche tartine, tutte cosucce raffinate, a zero calorie.
Dopo un po’ sarete impazienti di tornare a casa, per farvi un
mega panino.
Ben diverso il pranzo nuziale FLOP.
Innanzitutto starete a tavola almeno sei ore, durante le quali
vi sfilerà davanti l’intera gastronomia di una regione: quattro antipasti, tris di primi, lessi, arrosti, cacciagione, contorni, formaggi, dolci, gelati, caffè e ammazzacaffè.
Il tutto sotto lo sguardo intransigente del ristoratore, che fulmina con gli occhi i convitati se, esaurito il tempo destinato a una
portata, i piatti non sono spazzolati a dovere, al punto da non
avere neanche bisogno di risciacquo.
I posti saranno rigorosamente a sedere.
Sarete stipati, e il pranzo terminerà solo quando, dopo l’ingrasso, verrà meno lo spazio tra un corpo e l’altro.
Sguardo sadico dei camerieri che si apprestano a riversare
su una folla ormai sfinita l’onda anomala di una nuova portata
(non l’ultima, c’è da presumere).
Prima della fine non mancherà, accolto da grandi risate, il
piatto fallico: un supporto di ferro con un anello dov’è stata infilata una banana in posizione semiverticale e, alla base della banana, due prugne, due albicocche o due palline di gelato.
Sul viso della sposa aleggeranno stupore e una beatitudine
un po’ sciocca.
Arrossirà, e qualche commensale un po’ ingenuo si chiederà
se sia già al corrente della cosa, oppure no.
FLOP e VIP: vite parallele
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Quando arriva la torta nuziale metà degli ospiti sarà già finita
in sala di rianimazione.
Quei banchetti sono intesi a placare una fame storica, più
antica di quella di Esaù, che barattò i suoi diritti di primogenito
con un piatto di lenticchie.
Col passare del tempo, ahimè, i nostri stomaci sono diventati
delicati.
Dottori e cannibali
Ormai noi FLOP siamo gli unici a dare un valore al cosiddetto “pezzo di carta”: la laurea. I VIP sanno bene che quella carta
non ha più valore di quella di certi famosi rotoloni, e si presta
ottimamente allo stesso uso.
Sono ben altri i titoli che contano, nel Terzo Millennio!
Ma noi siamo gente all’antica: apparteniamo a una generazione intermedia in cui un laureato, per tonto che fosse, un reddito se lo assicurava, magari alle Poste o in qualche altro anfratto del labirinto statale o parastatale.
Orgogliosi, e insieme un po’ incerti, guardiamo i nostri figli
andare in giro per le strade con la loro corona di alloro, seguiti
da un codazzo strombazzante; spesso sbracati, seminudi, tutti
pitturati.
Sembrano cannibali; invece sono Dottori!
Festeggiano il giorno fatidico in cui, da studenti che erano,
sono diventati disoccupati.
Peccato che il nonno, ultimo delle infinite generazioni di non
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Falliti & Contenti
laureati, non possa godere di quello spettacolo esaltante.
Ha l’Alzheimer.
Ora abbiamo un dottore in casa. A nostro carico.
Ci vengono le lacrime agli occhi.
Smisurati sono stati i risparmi per raggiungere l’obiettivo, ma
infine ci siamo riusciti: abbiamo conferito spessore alla nostra
posizione di primi laureati nella storia della famiglia, assicurando
una prosecuzione.
La laurea è diventata ereditaria.
Per noi è una bella soddisfazione... e un bell’alibi per il ragazzo, che, pur dichiarandosi smanioso di trovare un lavoro,
con la laurea è legittimato a rifiutare molte occupazioni non all’altezza delle sue attese.
Sappiamo bene che la laurea di nostro figlio non è più la
laurea di un tempo... la laurea VIP.
Fra le nostre mani qualsiasi privilegio si deteriora, perde il
valore originario.
FLOP e VIP: vite parallele
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Manutenzione
Alla ricerca degli addominali perduti
I gestori di palestre sanno bene di che pasta siamo fatti noi
FLOP. Per questo impongono abbonamenti di un anno intero e
accolgono un numero d’iscritti sproporzionato alla capacità delle
strutture.
Quando arriviamo, determinati come kamikaze, con la pancia che potrebbe essere davvero una cintura esplosiva imbottita
di tritolo e la borsa a tracolla in tinta con le scarpette, siamo
mucillagine umana alla ricerca di un riscatto tonico.
Dureremo poco.
Scopriamo ben presto di avere messo le nostre flaccide membra nella disponibilità di un istruttore militare cacciato dell’esercito degli Stati Uniti per episodi di sadismo nei confronti delle
reclute destinate all’Iraq.
Eccolo lì, turgido di bicipiti, occhi iniettati di anabolizzanti, un
coacervo di ferocia e addominali.
Facciamo appena in tempo a fuggire negli spogliatoi, fingendo una crisi di diarrea fra crampi atroci e tendiniti.
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Falliti & Contenti
Più tardi, mentre assaporiamo un delizioso mix di elettroforesi
e radarterapie nell’annesso, provvidenziale centro di recupero
fisioterapico, ci domanderemo come abbiano fatto
Schwarzenegger e Sylvester Stallone a diventare quelle montagne di muscoli che ci irridono dalle pagine dei giornali.
Per un anno ammortizzeremo la spesa facendoci vedere quasi
regolarmente in palestra, come condannati a piede libero con
obbligo di firma; ma ci limiteremo a qualche sauna.
I nostri soldi, sudati, li spenderemo per sudare.
Rimugineremo: “Ci sono cascato una volta, giuro che non ci
cascherò più”.
Neanche questo è sicuro.
I VIP con la manutenzione ci vanno a nozze.
Hanno un costoso personal trainer, normalmente una splendida donna per i VIP maschi o un fusto dell’altro mondo per le
femmine.
Fanno edificanti corse salutari tra parchi incontaminati e ruscelli limpidi, sorridendo ai fotografi, ai gorilla, alla limousine che
li segue a breve distanza. Ascoltano musica classica dai loro
walkman, e contemporaneamente si fanno aggiornare sugli andamenti borsistici dai loro consulenti finanziari, che cercano di
tenere il passo sbuffando penosamente, in giacca, cravatta e
scarpe da tennis.
FLOP in attesa della carestia che non arriva
I nostri corpi FLOP non sono stati creati per il benessere dei
FLOP e VIP: vite parallele
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tempi moderni; Dio, prevedendo in anticipo la faccenda del
pomo, ci ha progettato per affrontare carestie in un ambiente
ostile, lontano dall’Eden.
Se il cibo abbonda, ingrassiamo e stiamo male.
Per i VIP nutrirsi è come per noi fare benzina.
Calcolano carboidrati, fibre, proteine... manco fossero ottani!
Fanno la fame fra argenti e cristallerie (preziosi, ma non commestibili).
Nutrendosi di soddisfazioni, non hanno bisogno di tante calorie. Essere intervistati, vedersi sui giornali e in televisione basta
a saziare le loro viscere, mentre le nostre brontolano irrequiete.
Non c’è posto, nell’intestino VIP, per prosaiche vivande.
Al contrario, mangiare a noi piace, ci consola. Ci abbuffiamo
di gusto, convinti che la pacchia potrebbe anche finire e che sia
bene zavorrare la pancia finché la dispensa è piena.
Dite che siamo sovrappeso?
Si tratta di un’interpretazione malevola. Siamo semplicemente
previdenti. Non bastano i risparmi in banca, in tempi di crisi: ci
vuole il grasso corporeo.
Lo sanno bene le foche e gli orsi bianchi dell’Artide.
Ma la carestia, che sulla base di certi spaventosi bollettini di
Borsa, avevamo creduto imminente, tarda ad arrivare, e noi
continuiamo con l’ingrasso.
Apriamo il frigorifero, qualche volta anche solo per guardare. È la nostra banca dei viveri, la cornucopia dell’abbondanza.
Ci rassicura. Ci rincuora.
Non possiamo sprecare quei funghetti sott’olio che hanno
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Falliti & Contenti
fatto la muffa. Nessuno li vuole, ma ormai fanno parte della famiglia.
Mele avvizzite, patate con i germogli...: giù tutto, prima che si
guasti completamente.
Perché tanta fame?
La spiegazione è semplice: il nostro corpo ha perso fiducia in
noi: teme che non siamo più in grado di procurargli cibo, in futuro. Per questo accumula più riserve di grasso che può.
È davvero avvilente: quando a non avere fiducia in noi è un
caro amico, un intimo, un consanguineo (in questo caso addirittura le viscere della nostre viscere), l’autostima precipita.
Se cerchiamo di uscire dall’impasse con una dieta, il nostro
corpo interpreta le improvvise restrizioni come una conferma
dei suoi sospetti sulle nostre capacità di nutrirlo.
Convinto che la carestia sia arrivata, combatte il temuto deficit di bilancia con una politica di risparmi rigorosi.
Non possiamo inghiottire una caloria che lui subito la mette
da parte sotto forma di grasso.
Non sappiamo più come rassicurarlo.
L’altra sera gli abbiamo spalancato davanti il frigorifero pieno di ogni grazia di dio. Ma lui non s’è dato convinto.
È così: siamo destinati a lottare per tutta la vita contro una
sfiducia “intestina”.
FLOP e VIP: vite parallele
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Quando i VIP s’incontrano, i FLOP tremano
Ogni volta che i “Grandi”: quelli della Banca Mondiale, del
Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale Europea si incontrano tra loro o con altri VIP (e si incontrano di
continuo, nei castelli della Selva Nera e della Scozia, nei resort
dei Tropici, negli hotel di lusso di Biarritz o di Dubai...), noi
“Piccoli” abbiamo buone ragioni di temere il peggio.
I nostri risparmi, i BOT, la nostra casa, l’ipoteca: tutto è nelle
loro mani.
I VIP banchieri sono i più potenti e i più spietati.
Sta a loro scegliere se procedere a uno sbrigativo sterminio
di massa oppure rosolarci a fuoco lento.
Per questo mangiamo così presto la sera: temiamo che il telegiornale delle otto ci annunci la loro decisione di procedere
alla “soluzione finale”.
Nell’eventualità che il conduttore annunci la fine del mondo
(del nostro mondo) almeno avremo già cenato.
In via d’estinzione, sì, ma a pancia piena.
Tristi, inutili diete
Una caratteristica strana e ammirevole dei VIP è che quando
dicono di fare qualcosa, poi lo fanno davvero.
Si propongono di dimagrire? In poche settimane li rivedi smilzi
come modelli.
Il contrario di quello che accade a noi.
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Falliti & Contenti
Di solito la nostra dieta inizia in libreria con l’acquisto di un
buon numero di manuali. Tornati a casa, diamo inizio alla nuova
vita; ma prima dobbiamo saldare i conti col passato, insomma
ripulire il frigo di tutto ciò che contiene.
Buttare via quel ben di Dio sarebbe contrario ai nostri principi, oltreché un’offesa per gli affamati del Terzo Mondo.
Ingoiamo senza masticare, per evitare di provare piacere.
Consideriamo quell’ultimo, frettoloso rifornimento alla stregua della rincorsa prima del salto in alto, dell’addio (o dell’arrivederci) al celibato, dell’ultimo pasto di un condannato a morte.
Alla fine otteniamo il risultato voluto: la dispensa è un deserto, il frigo un igloo.
In cucina non sono rimasti che i libri di ricette per dimagrire.
Il primo giorno perdiamo due chili, il secondo quella che
Berlinguer chiamava “la spinta propulsiva”, il terzo le due virtù
cardinali necessarie all’uomo a dieta: Fede e Speranza.
La verità è che nella seconda notte sono accadute strane
cose: un’ombra insonne è andata avanti e indietro per la casa
deserta, ingurgitando fiocchi di avena sconditi e piadine di farina
Kamut.
Ormai è chiaro: i cibi, più ci piacciono, più ci fanno male. Ne
traiamo la conclusione che gli alimenti, tanto più giovano alla
nostra salute, quanto più ci disgustano.
Eccoci dunque a raccogliere tarassaco, a collezionare crusche, a mettere in dispensa erbe amarognole rifiutate da ogni
altra specie animale; ma la mancanza del rumine ci impedisce di
digerire quei trionfi erboristici.
Ci confortiamo di tanto in tanto con qualche salsicciotto arti-
FLOP e VIP: vite parallele
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gianale o un tocchetto di lardo di Colonnata, sperando che l’appellativo DOP ci protegga dall’arteriosclerosi.
Ma la bilancia con noi è spietata. Sale il peso corporeo; scende l’autostima.
Fine della dieta e delle speranze.
Alla fine, consci della nostra inadeguatezza, decidiamo di affidarci a una struttura da VIP.
Abbiamo trascritto l’indirizzo da un rotocalco qualificato.
La decisione è presa: proveremo con la Beauty Farm.
Beauty Farm Eldorado
La sera prima del ricovero ci facciamo un pranzetto del buon
ricordo: tris di pastasciutte, stinco al forno, patatine, dolci assortiti.
Lo facciamo anche nell’interesse della Beauty Farm: partendo belli grassi, dovremmo calare in modo più vistoso, per la
soddisfazione e il lustro di quei bravi dottori.
Mai avremmo immaginato che per dimagrire si dovesse soffrire tanto, e che un digiuno potesse costare più caro di un pranzo da Gualtiero Marchesi.
Piatto forte della cena: un ravanello scolpito a mano, leggiadro nella forma e nei colori, al centro di un elegante piatto di
Limoges.
Sembra una Rosa del deserto.
Ti guardi intorno cercando negli altri commensali un sorriso
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Falliti & Contenti
d’intesa, un cenno di complicità; vedi solo occhi rassegnati e
spenti, divorati dalla fame, come in un documentario sulla Repubblica Centrafricana.
È solo l’inizio. Altri gironi ti attendono: purghe e notti sul WC,
fanghi e saune da Inquisizione, docce gelate da manicomio...
Sotto l’occhio vigile dei tuoi sorridenti e gentili aguzzini in una
settimana di patimenti riuscirai a calare quattro chili tondi che,
divisi per l’ammontare finale del conto, fanno un euro per ogni
grammo perso.
Neanche la tua ciccia fosse tartufo d’Alba o zafferano di
Navelli!
Torniamo a casa con un’idea precisa di quella che dovrebbe
essere la nostra dieta di mantenimento.
Basterà attenersi a cinque regole, messe a punto dai più valenti specialisti.
Prima regola
Mangiare la mattina appena svegli, quando non abbiamo fame,
una mistura di granaglie per polli; poi muovere verso il posto di
lavoro con l’andatura dondolante del gallinaceo sazio.
Seconda regola
Pranzare a sedani e carote.
Ammesso un pesce crudo giapponese, purché trattato con
gli ultimissimi esaltatori d’insipidezza messi a punto in laboratorio.
Terza regola
Fare dopopranzo lunghe camminate a zigzag, lottando stre-
FLOP e VIP: vite parallele
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nuamente contro l’abbiocco e l’abitudine della pennichella.
Quarta regola
Appena ritornati a casa, distrutti dal lavoro, un’ora di ginnastica antifame, che ci tolga la voglia di cenare.
Quinta regola
Per cena un bel brodino vegetale ospedaliero, una mela acerba, niente vino ma acqua minerale non gassata (quella con le
bollicine forse un po’ ci piacerebbe).
E questo per il resto della vita.
Posto che sia il caso di parlare ancora di vita.
La femmina bionica
Le nostre donne seguono con attrazione, ma anche con brividi di terrore, i bollettini dal fronte della chirurgia estetica. È una
guerra per la bellezza che ha le sue vittorie, e anche le sue vittime.
Neppure a loro dispiacerebbe indossare due tette nuove,
sode, mai reclini; rigorosamente semisferiche.
Le trattiene il timore che esplodano, aspergendo di silicone
gli astanti; la riluttanza ad andare sotto i ferri; la convinzione che
a noi, utilizzatori finali della loro bellezza, le cicatrici non piacciano.
Diverso l’atteggiamento delle donne VIP. Le loro tette a forme di elmetto prussiano sono un equipaggiamento bellico, da
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Falliti & Contenti
far valere nella sfida con le altre donne.
Chi è passata più volte sotto i ferri del chirurgo plastico sa di
meritare molto, e lo pretende, da un uomo.
Occorrono denaro, potere, popolarità per aggiudicarsi la
donna bionica. Cicatrici incluse.
Il lifting si può fare più volte, nell’arco di una carriera dedicata a redditizi matrimoni e a divorzi ancora più redditizi.
A quarant’anni il lifting è minimalista: per riacquistare l’età
perfetta basta togliersi una decina d’anni dalla faccia. Calcolati
in centimetri di pelle, saranno due o tre.
Ma dopo i cinquant’anni le cose cambiano: si tira via molto,
e l’espressione un po’ ne risente.
Per esempio, manca la pelle per fare il broncio.
Inconveniente da poco: una VIP che si è tolta trent’anni dalle
scatole è felice per forza.
Del resto con quella faccia tirata non ha alternative: può solo,
cautamente, sorridere.
FLOP e VIP: vite parallele
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Equipaggiamenti
Dotazioni VIP: la Superdentiera
Anche i FLOP sorridono, ma in modo intermittente; i VIP detengono il segreto del Sorriso Continuo, a fauci appena schiuse.
Forse intendono mostrare quelle armi temibili che sono i loro
denti.
Denti perfetti, di un biancore abbacinante, mentre i nostri sono,
chissà perché, storti e giallognoli (anche quando sono finti).
Che i VIP siano esenti dal flagello della carie?
No, questo no. In un’intervista su Stop un celebre odontoiatra per VIP ha svelato il segreto: si tratta di ceramiche smaltate,
come quelle delle tazzine da caffè.
Ogni sorriso VIP è una raffinata vetrina per un’esposizione
di porcellane.
Dotazioni FLOP: le rughe
Le nostre rughe hanno una loro storia. Sono testimoni di una
vita di sconfitte.
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Falliti & Contenti
Questa (la più antica) la devi alla tua professoressa di matematica... quest’altra a una donna che ti lasciò per un rivale un
po’ meno FLOP di te... di quest’altra ancora (una delle più recenti) porta la responsabilità Callisto Tanzi, un gentleman che
non hai nemmeno conosciuto...
I VIP di rughe non ne hanno neanche una: sono levigati come
statue di cera.
Solo durante la decrepitezza si manifestano i solchi epidermici
lasciati dal loro sorriso perenne, che si è un po’ stancato, dopo
essere andato in tournée per tutta una vita.
Le tarde rughe dei VIP sono parallele in mezzo alla fronte, o
disposte radialmente intorno agli occhi – le rughe del successo.
Le nostre, verticali sulla fronte, oblique sugli occhi, serrate
intorno alla radice del naso, raccontano sconfitte.
Potenza del Botulino!
Gli aborigeni dell’Amazzonia lo usavano per avvelenare le
frecce e cacciare la selvaggina; i VIP lo utilizzano per cacciare le
rughe, come se fossero bestie feroci.
Sorridono... e intanto stanno con i piedi puntati contro la
vecchiaia, come animali spinti dentro al macello.
Osservandoli, in noi FLOP nasce il sospetto che non siano
poi così felici, dietro quei loro visi stirati, imbalsamati, mummificati.
Dotazioni VIP: l’elicottero
Ogni VIP che si rispetti un elicottero lo deve avere. Fa parte
del suo equipaggiamento.
FLOP e VIP: vite parallele
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Naturalmente noi glielo invidiamo.
Però, a essere sinceri, anche se qualcuno ce lo regalasse,
l’elicottero (piloti, cherosene, assicurazione e bollo compresi),
che cosa ne faremmo?
Troppo piccolo il balcone di casa per tentare un atterraggio.
L’ala ruotante si spezzerebbe contro la facciata, e per i nostri
gerani sarebbe una rovina; senza contare le proteste da parte
del condominio.
Nemmeno per andare al lavoro lo potremmo usare. Di solito
gli uffici dei FLOP non prevedono eliporti.
Già si fatica a trovare un parcheggio per il motorino.
Forse la domenica, quando andiamo al mare...
Ma, a pensarci bene, nemmeno in quest’ultimo caso lo spostamento in elicottero sarebbe consigliabile. Il nostro atterraggio rischierebbe di trasformare la sabbia di Viserbella in un tornado di ombrelloni e vucumprà.
Dotazioni FLOP: la roulotte
Non è un vero FLOP chi non ama la roulotte; meglio ancora,
il camper.
Felicità di avere con noi la nostra casa, come tartarughine: la
cucina, il bagno, i nostri odori...! Niente valige da disfare; la
famigliola unita, sotto un tetto che ha un bonus in più: le ruote.
Una sfrenata libertà, e insieme un sentimento di sicurezza.
Tutto raccolto, piccolo, limitato.
Come piace a noi.
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Falliti & Contenti
C’è il frigorifero per la tua sete; ci sono i fornelli, pronti a
tutte le ore per una spaghettata fuori ordinanza; c’è il bagno con
doccia calda e fredda, almeno finché l’acqua non finisce.
Vuoi mettere la comodità, casomai ti venisse un bisogno urgente, di poterla fare in viaggio?
E poi la gioia di incontrarci fra noi, cultori di roulotte, tutti
“ceto medio”, tutti FLOP, con gli stessi gusti e le stesse abitudini: rilassati, felici come le tribù indiane delle praterie prima che
arrivassero i Visi Pallidi.
Camper e roulotte sono per noi FLOP quello che la catena
Châteaux et Rélais è per i VIP.
Considerando l’acquisto del mezzo, la sua manutenzione, le
spese di gestione, eccetera, forse camper e roulotte sono un po’
più dispendiosi; ma andare in giro con tutto il nostro piccolo
mondo al seguito non ha prezzo.
È poesia!
Dotazioni VIP: il jet privato
Dell’elicottero non sapremmo che uso fare, e qualche volta
ci chiediamo che uso ne facciano i VIP.
Semplice: l’elicottero è un accessorio del jet privato. Se ne
servono per coprire l’ultimo miglio, quello che va dall’aeroporto alla loro residenza (una villa o un castello con eliporto, di
solito nel cuore di un parco secolare).
Beh, siamo sinceri: un jet privato piacerebbe anche a noi.
FLOP e VIP: vite parallele
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Bello poter partire ogni volta che ce ne viene voglia, per andare in qualsiasi parte del mondo!
Meno spazioso della roulotte, ma molto più veloce: tanto
che ci chiediamo se avremmo il tempo di assaporare davvero il
viaggio, con quello scooter da novecento chilometri l’ora.
E poi ci sarebbero le spese di gestione.
Due piloti sempre a nostra disposizione: con quel che costano!
Magari qualcosa potremmo risparmiare facendo a meno della
hostess.
No, alla hostess non ci rinunciamo. Magari... in volo... una
sveltina...
Ehi, ma cosa andiamo almanaccando? Non abbiamo ancora
comprato il jet e già rischiamo di buscarci un processo alle intenzioni per mobbing.
La vita del VIP è costellata di insidie.
Ricordiamoci di Dominique Strauss-Kahn.
Prima di acquistare il jet converrà sperimentarlo.
Cavolo, se è stretto! Sarà un aggeggio da milioni di euro, ma
dentro ci si sta calcati come una supposta in un blister. Peggio
che entrare in ascensore.
Le pareti sono tonde, avvolgenti; tolgono il respiro.
In quella specie di bara volante anche un morto soffrirebbe
di claustrofobia.
Ce ne priviamo volentieri, del jet provato!
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Falliti & Contenti
Dotazioni FLOP: il gommone al traino
Come un jet privato comporta un elicottero per accessorio,
non ci può essere un camper che non abbia al traino, sul suo
bravo carrello, un canotto gonfiabile: di quelli seri, che non si
sgonfiano mai.
Lo puoi buttare in un torrente, in un lago, in un canale e lui,
impavido ma sicuro, ti trascinerà di avventura in avventura.
Si può bucare, ma non va a fondo; può rimanere senza benzina, ma ci sono i remi, e soprattutto c’è quella tanichetta che
sarebbe proibita, ma che tu tieni nascosta sottocoperta.
In ogni caso, a poca distanza ti aspettano il tuo camper, la
tua roulotte.
Niente si confà di più alla nostra indole di esploratori con
tinello al seguito: di Tarzan che volteggiano tra le fitte liane della
domesticità; di Indiana Jones innamorati della ciabatta.
Fantasie FLOP: lo yacht
Per ammortizzare l’elicottero, e utilizzarlo un po’ di più, lo
yacht, con il suo piccolo spiazzo per l’atterraggio, farebbe
senz’altro al caso nostro.
Più grande lo immaginiamo, maggiore sarà il senso di appagamento che ci potrebbe procurare; e poiché si tratta di una
fantasia, non c’è ragione di risparmiare sui metri.
Senza inibizioni, possiamo giocare a chi ce l’ha più lungo,
come facevamo da ragazzi.
Trionfale sarà il nostro ingresso in porto, al crepuscolo. I
FLOP e VIP: vite parallele
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motoscafi si sposteranno, con umile beccheggio, davanti alla
nostra stazza.
Ci faremo servire un Negroni sul ponte, lato poppa, così che
tutti ci possano guardare con invidia, dal basso, passeggiando
lungo i pontili; e noi lì, a sorseggiare, facendo finta di niente,
sorridenti e in bella compagnia.
Compagnia un po’ costosa, per la verità.
Il prezzo delle escort cresce ogni giorno perché cresce la
domanda: è il frutto della decadenza dei costumi.
Giusto che il popolo s’indigni!
Tuttavia non si può negare che il colpo d’occhio sia notevole. Abbronzatissime, le nostre accompagnatrici sorseggiano il
cocktail, sdraiate su lunghi divani in pelle chiara.
Siamo felici, e anche loro lo sono; o almeno (è questo l’importante) lo appaiono.
Accade spesso che, come un boomerang, le nostre fantasie
si ritorcano contro di noi.
La nostra felicità è destinata a durare poco.
Ecco un arabo (uno di quelli del petrolio) con una bestia di
scafo che pare un transatlantico. Poco manca che ci speroni.
Ma dove cazzo crede di andare?
Il comandante del porto ci viene incontro e ci chiede di spostarci.
Oltraggio!
Noi, dominatori dei mari, noi antichi clienti che abbiamo dato
lustro a quello che era un povero villaggio di pescatori, ce la
filiamo subito, orbati oltretutto delle nostre escort, adocchiate
dallo sceicco.
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Falliti & Contenti
Non vogliamo averci a che fare, con quei bifolchi d’Eurabia!
Conquiste FLOP: la barca in multiproprietà
Certi FLOP che attraversano un periodo di vacche grasse
(succede) la barca la comprano davvero. Non troppo grande,
naturalmente.
A volte, in multiproprietà con un gruppo di amici: una settimana a me, una a te.
È la settimana giusta.
E dunque a bordo, che si va in crociera.
Ma, prima di salpare, converrà preparare la prima colazione, consumarla, sparecchiare, lavare, rimettere via tutto.
Un’oretta buona, andando svelti.
Questa procedura, nella spaziosa cucina di casa, richiederebbe una ventina di minuti; ma, in barca, ogni movimento ne
comporta altri tre.
Non c’è armadietto che si apra senza ripiegare una panca, e
panca che si lasci ripiegare senza che sia stato sollevato il piano
del tavolo.
Aperto l’armadietto, non si sa cosa fare delle tazze e dei
piatti per la colazione: non si possono appoggiare né sul tavolo,
che è sollevato, né sulla panca, che è ripiegata.
Le opzioni praticabili sono due: o lanciare i piatti o le altre
stoviglie in aria, come giocolieri cinesi, usando nel frattempo i
piedi per riportare la panca e il tavolo nelle posizione iniziale, o
FLOP e VIP: vite parallele
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buttare il contenuto dell’armadietto fuori dall’oblò e godersi il
plof liberatorio nell’acqua stagnante del porticciolo.
Sbrigata la colazione, ci sono da rifare i letti.
Una quisquilia: in barca, i letti sono semplici cucce. Basta
tirare su le lenzuola.
Un sommario controllo, una preghierina ai Santi di riferimento, ed ecco venuto il momento di accendere i motori.
Che naturalmente non si accendono.
C’è sempre qualcosa che non funziona.
Ci dev’essere, installato da qualche parte, un apposito congegno che moltiplica le incazzature.
Una barca a motore somma le problematiche di un villino sul
mare, di due trattori agricoli e delle tubature di un condominio.
Quanto basta per offrire proficue occasioni d’introito a una
dozzina di artigiani in agguato, pronti ad applicare le supertariffe
d’emergenza.
Il vero problema è la carenza di personale.
Un cuoco, una governante, due marinai, un mozzo e un capitano sarebbero l’ideale, ma la barca, omologata per sei persone, sarebbe al completo, e ai titolari dell’imbarcazione toccherebbe rimanere sul molo, a fare ciao ciao con la manina.
Così si salpa in due: è più romantico e più economico.
Anche più comodo, visto che, in una barca omologata per
sei, in due si è già stretti.
I presunti “armatori” dunque dovranno svolgere tre turni di
servizio a testa. Non si sa per chi lavorino, visto che a bordo
non resta nessun’altro a godersi la bella crociera.
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Falliti & Contenti
A meno che non abbiano invitato ospiti a bordo, di solito
nullafacenti, per pretestuosa incompetenza nautica.
Alla mattina ci si alza stanchi: si è andati a letto tardi e si è
dormito poco, per via di zanzare, rollio, umidità, luci, sirene,
vento e motori marini.
Le giornate lavorative si succedono, sfibranti: si cena sempre
più tardi, si dorme sempre di meno.
Una settimana basta per perdere la nozione del tempo. Partita il lunedì, alle cinque del pomeriggio di sabato l’inesperta e
insufficiente ciurma si accorge con un po’ di stupore di essere
intenta a consumare la cena del venerdì.
I ritardi quotidiani si sono accumulati.
Fortunatamente, in mezzo alla bruma, già si scorge sul fondo
il porto di destinazione.
Comprare la barca serve a capire perché Colombo, appena
sbarcato in America, si sia inginocchiato e abbia baciato la terra.
Velleità FLOP: la Superautomobile
Accanto ai FLOP classici, operai o impiegati destinati a non
varcare mai il recinto della loro condizione, esistono i FLOP
intraprendenti, che muovono arditamente alla conquista di uno
spazio non loro: quello dei VIP.
Sono esseri essenzialmente mimetici, ma in qualche tratto del
comportamento rivelano sempre l’originaria appartenenza alla
vasta umanità FLOP.
FLOP e VIP: vite parallele
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Nessun VIP prende per buone le esibizioni di quei camaleonti imperfetti.
Di loro è difficile parlare perché ognuno fa storia a sé.
Mentre con i jet non c’è niente da fare, accade a volte che un
FLOP avventuroso riesca, con un leasing temerario, a diventare
proprietario di una Superautomobile: per esempio un bel SUV
superaccessoriato, o una limousine da trecento chilometri l’ora,
di quelle che si possono usare solo in prima perché in seconda il
guidatore è già in eccesso di velocità, anche in autostrada.
Roba che ormai piace solo a noi e agli oligarchi russi in trasferta.
I veri VIP vanno in giro in Smart.
Anche i VIP possiedono le Superautomobili, anzi ne fanno
collezione: alcune antiche, altre nuove fiammanti; allineate a decine, a centinaia, dentro enormi capannoni.
L’unico punto oscuro è se vengano usate come portacenere
(improbabile, perché i VIP non fumano) o come fioriere.
Noi FLOP siamo al corrente di quei manufatti concepiti per
muoversi, ma trasferiti al settore immobiliare dal capriccio dei
padroni, perché di tanto in tanto appare sulle riviste patinate un
servizio in proposito.
Per quanto lo riguarda, il FLOP è contento di andare in giro
con la Superautomobile tutte le volte che può... e pensa che sia
contenta anche lei.
La lustra. La accudisce. La ama. La abbevera.
Quando fa benzina, si ferma estatico davanti alla colonnina
del distributore, cercando di attirare sulla cifra del pieno l’attenzione dei motorizzati di serie che aspettano in coda.
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Falliti & Contenti
L’ingorda beona ha spuntato di nuovo una cifra stratosferica.
Ancora un primato!
Non si scherza, con le Automobilone.
Dotazioni VIP: la Superbicicletta
La bicicletta è l’unico mezzo di trasporto che potrebbe davvero accomunare VIP e FLOP.
Per evitare questa inquietante sovrapposizione è stato inventato il velocipede in carbonio e tungsteno, con finiture in vanadio
e molibdeno. Ventiquattro marce e freni a disco in titanio. Sellino anatomico fatto su misura per culi VIP. Cardiofrequenzimetro
di serie e navigatore GPS. Borracce in cristallo di Boemia. Gomme in caucciù di alta montagna. Camere d’aria gonfiate all’azoto.
La Superbicicletta costa di più di una moto di grossa cilindrata. A nessun FLOP verrebbe in mentre di spendere tutti quei
soldi, e per giunta essere costretto a pedalare.
Che si autopedali, la Superbicicletta!
La pelliccia
Gli animalisti non ci hanno convinto. Sono o VIP o
fiancheggiatori; probabilmente a libro paga.
Ci vogliono togliere una semplice e onesta soddisfazione:
impellicciare le nostre signore.
FLOP e VIP: vite parallele
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Sino a quando le pellicce non erano alla portata dei FLOP, la
selvaggina femminile VIP ostentava le spoglie della più rara fauna siberiana; ma da quando, in seguito a complesse vicende
storiche, le nostre mogli (o almeno alcune di loro) hanno intravisto la possibilità di mimetizzarsi da linci o volpi argentate, quel
caldo e confortevole modo di abbigliarsi è diventato “politicamente scorretto”.
Finalmente abbiamo capito che cos’è “politicamente scorretto”: è quando noi FLOP proviamo a fare le stesse cose che i
VIP hanno fatto da sempre.
I libri
A noi FLOP piacciono i libri, la loro consistenza fisica, il loro
svanito profumo d’inchiostro...
Ci guardano dallo scaffale della nostra piccola biblioteca,
sovrapposti come spettatori nei palchi di un antico teatro d’Opera.
Come ci giudicheranno?
Soprattutto ci piacciono i bestseller, perché sono libri per la
gente, e noi siamo gente: niente di più e niente di meno.
Di fronte a un successo editoriale ci comportiamo ciascuno
in modo diverso.
A qualcuno di noi l’impulso all’acquisto scatta quando scopre che un libro ha raggiunto le 100.000 copie vendute; altri si
precipitano in libreria solo al raggiungimento delle 200.000.
Sono graduali soglie psicologiche, che possono portare anche al milione di copie.
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Falliti & Contenti
Aiuta molto le vendite chi compra il libro per la seconda volta, perché non ricorda più di averlo letto.
Sarebbe meglio dire “comprato”. Leggerlo è un’altra faccenda: si ha così poco tempo, fra televisione, giornali, cinema,
amici, palestra...
I VIP hanno libri rari, preziosi, spesso consigliati
dall’arredatore; l’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert, la
Patrologia del Migne in latino...
Di certe edizioni esiste al mondo un’unica copia, e naturalmente la possiede un VIP.
L’impressione è che leggano anche meno di noi.
I media
Fitte, insistenti, le notizie piovigginano sulla nostra testa. Ci
mettono a disagio.
Il telegiornale è un catalogo continuo di disgrazie.
Il mondo è grande, e a quanto pare anche parecchio sfigato.
Noi, per natura, ci appassioniamo alle sventure, e i giornalisti ce
le spalano addosso come badilate di pula.
Così migliora l’audience, ergo l’introito pubblicitario.
Se da un lato ci consola vedere che non siamo noi quelli che
stanno peggio, dall’altro ci sconforta la quantità inconcepibile
delle disgrazie e di coloro su cui si abbattono.
Perlopiù poveracci del Terzo mondo.
FLOP e VIP: vite parallele
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Piove sempre sul bagnato.
Soprattutto è imbarazzante vedere le immagini di bambini
affamati dell’Africa nera interrotte dalla pubblicità di cibi gourmet
per cani e per gatti (sia fecondi, sia sterilizzati).
Gli orologi
Per sapere che ora è, niente funziona meglio di un orologio
cinese da dieci euro; tuttavia i VIP preferiscono orologi antichi e
di pregio, anche se con opinioni discordanti sull’ora.
Forse per questo i VIP sono sempre in ritardo agli appuntamenti, mentre noi spacchiamo il secondo.
Impossibile capire come si possano spendere tanti soldi per
accessori così inutili; primitivi al punto che hanno bisogno di essere caricati ogni ventiquattr’ore.
In realtà i VIP quegli orologi non li usano: li collezionano.
Chiusi in cassaforte, vengono impiegati per mettere in soggezione i banditi in caso di rapina, o per abbagliare gli amici,
nelle notti di plenilunio.
Con la luce lunare, i prezzi stellari (che il VIP bisbiglia distrattamente) rifulgono di più.
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Falliti & Contenti
DALL’AUTOBIOGRAFIA DI UN FLOP:
IL ROLEX
Anni Settanta, a Cortina.
Se avevi il Rolex al polso, eri un VIP; se avevi un
orologio di un’altra marca, eri un FLOP. Un modo
diretto e semplice per distinguere chi i soldi da buttare li aveva davvero, e chi invece faceva finta.
Il mio povero Omega, che il babbo mi aveva regalato per la promozione, era una pena. Cinturino e
quadrante non avevano niente a che fare con la profusione Rolex di lancette e maglie d’oro.
Un giorno osai una timida incursione esplorativa
da Veronesi, il gioielliere sotto il Portico del Pavaglione:
luogo che solo a nominarlo incuteva soggezione, per i
prezzi proibitivi praticati dai negozi che stavano lì.
Entrai trepidante. Il commesso mi esaminò da capo
a piedi, per controllare il mio equipaggiamento. A parte
l’assenza del Rolex, tutto il resto era a posto: maglietta Lacoste, occhiali Polaroid, pullover Ballantine...
Saggiamente l’Omega l’avevo lasciato a casa.
Dopodiché accondiscese a comunicarmi, in tono
confidenziale, il prezzo del Rolex:
duecentocinquantamila lire! Sei mesi di stipendio di
un impiegato. Mi fu chiaro perché ce l’avessero in
pochi.
FLOP e VIP: vite parallele
Uscii dal negozio scoraggiato e depresso. Mettendo insieme tutti i miei risparmi non arrivavo neanche alla metà. Dovevo darmi da fare. Mi misi a vendere libri usati, a commerciare in francobolli, a spillare soldi ai parenti. Nel giro di un anno o poco più
avevo messo insieme quella montagna di soldi.
Tornai trionfante da Veronesi.
Il prezzo del Rolex era cresciuto: duecento
settantacinquemila lire. Non le avevo. Tornai a casa
con le pive nel sacco; ma ormai ero in ballo e non mi
rassegnavo a mollare; mi misi a raccattare denaro
ovunque, tenacemente, e prima della fine delle vacanze tornai al negozio con tutto il dovuto.
Seconda doccia fredda: quel maledetto orologio
era cresciuto di nuovo.
Tornai a casa inviperito. Chiaro che la Rolex mi
discriminava: manipolava i prezzi del catalogo tenendo conto delle mie disponibilità!
Senza dubbio intendeva dimostrare che il Rolex
per me sarebbe rimasto per sempre irraggiungibile.
Tentai un ultimo assalto alla nonna, che tirò fuori
cinquantamila lire dal suo libretto di risparmio. Nel
pomeriggio tornai al negozio e chiesi, provocatoriamente, se nel frattempo il Rolex fosse cresciuto ancora.
No, il prezzo era rimasto lo stesso. Uscii sotto il
Portico del Pavaglione col Rolex al polso.
Finalmente la mia mimetizzazione VIP era completa. O almeno così mi sembrava, mentre, a lunghi
passi, muovevo raggiante verso casa.
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Falliti & Contenti
DALL’AUTOBIOGRAFIA DI UN FLOP:
LA LACOSTE E I POLAROID
1. Da adolescenti la competizione ancestrale tra
VIP e FLOP non è mitigata dalle buone maniere che
prevalgono tra gli adulti. Si è più diretti, sarebbe giusto dire più spietati.
Se sei un FLOP, i cosiddetti “figli di papà” te lo
faranno pesare.
Specialmente se hai avuto la sventura di capitare
al Liceo Classico dei Danarosi.
Io ero capitato nientemeno che al Galvani, la “fucina
della futura classe dirigente di Bologna”: parola di Preside, alla cerimonia di apertura dell’anno scolastico.
Al Galvani io ero entrato un po’ abusivamente,
grazie a una certa disposizione alla scrittura. Il preside delle medie era un mio fan, leggeva i miei temi all’altoparlante della scuola, e credendo di farmi un favore, non so come, mi fece entrare alla sezione B,
quella dei super VIP della città.
C’era chi veniva a scuola con l’autista, qualcuno
in limousine.
Mi fu chiaro di trovarmi in territorio ostile fin dal
primo giorno, quando mi presentai coi pantaloni corti, che non erano quelli d’ordinanza, all’inglese, ma
rifatti con la sottana della mamma, e fui costretto dalla
prof a mettere il grembiule delle femmine per non dare
mostra lasciva della mia carne pallida.
FLOP e VIP: vite parallele
La prof era un’abominevole bigotta e con lei il mio
talento letterario subì una definitiva stroncatura.
I miei compagni erano in gran parte orgogliosamente comunisti; qualcuno, più ricco, addirittura
marxista-leninista. Si meravigliavano molto che non
lo fossi anch’io.
Spiegai loro che non ero di sinistra perché non ne
avevo i mezzi... insomma, non me lo potevo permettere.
La mia incipiente arguzia non fece ridere nessuno.
L’humour al Galvani non funzionava. Ci voleva ben
altro.
Ci voleva una T-shirt con il coccodrillo.
Non me ne rendevo conto, ma quel rettile pronto
ad addentare costituiva uno spartiacque biologico tra
il mondo VIP e quello FLOP.
2. Un altro spartiacque era costituito dagli occhiali
da sole Polaroid, dalle magiche lenti polarizzate che,
sovrapposte trasversalmente, in modo da formare un
angolo di novanta gradi, bloccavano la luce, al punto
che vedevi tutto buio.
Fu questo il metodo usato dai miei compagni per
smascherare i miei Polaroid finti.
Li incrociarono con i loro, autentici. Il fenomeno
non ebbe luogo.
Lo spartiacque tra di noi si fece più profondo.
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Falliti & Contenti
Dotazioni FLOP: la prima casa
Le nostre case, più o meno grandi, hanno tutte un elemento
in comune: la Sala VIP; una sorta di sancta sanctorum, deserto perché in casa non ci sono VIP ed è altamente improbabile
che qualcuno di loro ci renda visita, anche se noi ci teniamo
pronti a riceverlo.
Trattasi di un salotto o una sala da pranzo off-limits, con le
poltrone ricoperte di cellophane e le tapparelle socchiuse.
Il tavolo è ingombro di souvenir, il divano di pupazzi di peluche.
Quella stanza immacolata rappresenta il rifugio dei nostri sogni. Lì regna l’ordine, la distribuzione degli oggetti è immutabile;
un silenzio sacrale aleggia sulle argenterie ossidate, sulle foto di
famiglia sbiadite dentro cornici tutte diverse.
La sala VIP è dedicata a quello che vorremmo essere, non si
sa bene se in un radioso futuro o in una prossima vita, casomai
esistesse davvero la reincarnazione; una cripta consacrata alla
nostra creativa dimensione onirica.
Noi trascorriamo le nostre giornate nel disordine angusto del
tinello o del cucinotto.
Ci sono oggetti ovunque, cose da lavare, altre da buttare via,
bollette della luce, rendiconti dell’amministratore del condominio, numeri arretrati del Messaggero di sant’Antonio, dépliant
con le Superofferte del vicino Supermarket (“Prendi tre e paghi
due”)...
Un mare di paccottiglia.
FLOP e VIP: vite parallele
77
Dotazioni FLOP: la seconda casa
Quando una banca spensierata accorda a noi FLOP un mutuo bis, subito ci precipitiamo ad acquistare una casa bis, in
qualche località sperduta che ha fama di amena.
Manifestiamo così, inconsapevolmente, il nostro desiderio di
una vita diversa; forse una nostalgia agreste.
La seconda casa è perfetta per i nostri weekend.
Di solito piove, quando arriviamo (anche se, a detta dei locali, ha fatto bello sino a un’ora prima), e subito scopriamo qualcosa di rotto: fenomeno inevitabile nelle case disabitate.
Il nostro week end si anima. Incontreremo idraulici, elettricisti, falegnami, fabbri...: gente semplice, autentica, ancorché esosa.
Finite le riparazioni, non c’è più ragione di restare.
Torniamo alla base.
Con un po’ di fortuna, qualcosa potrebbe essersi rotto anche là.
78
Falliti & Contenti
DALL’AUTOBIOGRAFIA DI UN FLOP:
LA VILLA SUL LAGO
In un delirio VIP-oriented m’ero messo in testa di
costruirmi una villa lussuosa sul lago di Garda.
Mi sembrava lusinghiero, per un FLOP a fine carriera, concludere l’avventura umana in una location
del genere.
L’aveva fatto anche D’Annunzio, che, seppure
defunto, consideravo già mio vicino di casa.
Ero lì, nel cantiere, e dovevo decidere il tipo di
pietra per il muro di contenimento della collina sopra
la villa.
L’architetto parlava di “armoniosa progressione
cromatica nella lettura degli spazi”.
Improvvisamente fui folgorato da un’illuminazione: della “armoniosa progressione degli spazi” non me
ne poteva fregare di meno.
Non pensavo che l’architetto dicesse stupidaggini, tutt’altro. Sicuramente aveva ragione. Per uno che
si faceva una villa del genere “l’armoniosa progressione cromatica” doveva essere d’importanza vitale;
ma per me non lo era.
Ero io a essere fuori posto.
Un FLOP che voleva una casa da VIP.
FLOP e VIP: vite parallele
Poco dopo si presentò il tecnico dell’antifurto a
mostrarmi l’uso della chiavetta elettronica che aveva
in mano.
Con un pulsante avrei disinnescato la prima cintura di sicurezza, quella dei radar perimetrali, che giravano tutt’intorno al terreno; col secondo avrei
disinserito i sensori alle porte e alle finestre; il terzo mi
avrebbe permesso di entrare in casa senza sirene.
I sensori a raggi infrarossi mi avrebbero accolto
favorevolmente, come una presenza amica.
Roba da carceri di massima sicurezza. Roba da
matti.
Fu la riunione con i vicini delle altre ville a levarmi
ogni dubbio residuo.
C’eravamo dati appuntamento per conoscerci un
po’.
Chi arrivò in Porsche, chi in Jaguar, e tutti con orologi di valore e giacche di triplo cachemire...
La riunione era stata fissata alle otto di sera, perché venivano da Brescia, dopo la chiusura dei loro
stabilimenti.
Non parlavano che di danée, di denari, e di cose
che si potevano comprare con molti danée.
Decisi di rinunciare alla villa sul lago.
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80
Falliti & Contenti
Alternative VIP: Villa o Castello?
Si tratta di un bell’imbarazzo se, per qualche temporaneo
problema di liquidità, il VIP non può permetterti entrambi.
Oddio, il castello fa più immagine, ma è un pochino cupo.
Molto dipende dal parco che deve nascondere la visione
dell’edificio: non sta bene esibire merli e postierle, bertesche e
barbacani agli occhi del volgo.
Niente di smaccato. Conviene che eliporto, piscina, campi
da tennis rimangano un po’nascosti, appartati.
Questione di bon ton: mai cedere all’ostentazione.
Dotazioni FLOP: la cassetta delle lettere vuota
Quando guardiamo nella buca delle lettere, noi FLOP siamo
sempre un po’ inquieti.
L’ideale sarebbe trovarla vuota, tanto a noi arrivano solo
bollette e fatture da pagare. E tuttavia il fatto che sia vuota un
po’ ci rattrista.
Nessuno si è ricordato di noi. Nessuno ci caga.
Qualche volta a scriverci sono i frati. Sanno quanto siamo
generosi.
Scrivono spesso, ma non sono sempre gli stessi. È evidente
che si scambiano i nostri indirizzi. Forse ne fanno commercio.
Più si fa beneficenza, più arrivano nuovi appelli accorati.
Boh, almeno qualcuno si è ricordato che esistiamo. Meritano una ricompensa, quei bravi fratacchioni!
FLOP e VIP: vite parallele
81
Di tanto in tanto arriva una raccomandata, anche se invariabilmente capita quando siamo fuori casa.
Quella malaugurata cartolina gialla, che ci invita a ritirare
l’odiata missiva in un deposito fuori mano, di solito all’altro capo
della città, ci fa stare male tutto il giorno.
È l’amministratore del condominio che odiosamente ci notifica il consuntivo delle spese.
Ma questo lo scopriremo solo l’indomani, quando raggiungeremo la nostra raccomandata in un Deposito dell’estrema
periferia.
DALL’AUTOBIOGRAFIA DI UN FLOP:
UNA CHIAMATA PER ME
Oggi il telefonino non ha squillato. Nemmeno una
chiamata.
Meglio così, ho pensato: so bene che se qualcuno
mi chiama è solo per affibbiarmi qualche odiosa incombenza.
Nella buca delle lettere non c’era nulla; né bollette, né bollettini parrocchiali, né raccomandate del condominio. Non hanno nemmeno suonato alla porta.
Mi sono ridotto a chiamarmi da solo, dal cellulare
al telefono fisso, per verificare che tutto funzionasse.
Mi sono risposto affettuosamente.
È stato bello!
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Falliti & Contenti
Velleità FLOP: la Supercravatta
Quando vediamo personaggi tipo Diego Della Valle scendere dal suo jet privato, non è tanto l’aereo che ci impressiona:
troppo fuori dalla nostra portata.
A interessarci, a turbarci, è la cravatta: così bella! così opulenta! Con quel nodone virile. Se dall’aeromobile siamo esclusi
a priori, alla cravatta da VIP però potremmo arrivarci.
Il segreto dei VIP non è solo questione di denaro: sta anche
nel conoscere gli indirizzi giusti.
Cercando con Google scopriamo che quell’accessorio sontuoso è prodotto in quel di Napoli dal cravattificio Marinella.
Napoli (un faro, per quanto riguarda l’eleganza maschile; ma
noi lo ignoravamo) non è poi così lontana e si fa un salto a
comperarla.
Che bel negozio! quante cravatte!
Purtroppo ci sono dozzine di FLOP arrivati da ogni parte
d’Italia prima di te.
Tutti in fila, naturalmente. Si deve essere sparsa la voce.
Di Della Valle nemmeno l’ombra.
Avrà fatto la fila anche lui, quando ha comprato la
Supercravatta?
Finalmente è il tuo turno; la cravatta è un po’ costosa, ma
vuoi mettere l’emozione?...
E poi i commessi dei VIP sono così gentili!
Il tuo ti spiega con pazienza tutti i segreti del nodo. Spiegazione compresa nel prezzo.
Arrivato a casa la indossi.
FLOP e VIP: vite parallele
83
Il nodo è perfetto, doppio Scappino, il disegno è un incanto;
eppure lo specchio ti dice che qualcosa non va.
Non è la camicia, l’hai comprata a Napoli, in saldo; neanche
la giacca... una giacca firmata, acquistata all’outlet.
Quello che non va è la tua faccia.
Non so cosa accada esattamente, ma è come se addosso a
noi i capi si ribellassero.
Non collaborano; si mettono di traverso.
Probabilmente sono consapevoli di guadagnare prestigio ogni
volta che sono indossati da un VIP e di perderlo se si fanno
portare a spasso da un FLOP.
Per questo si deprimono, intristiscono.
Su questo fenomeno si basa la pubblicità. Quell’abito, che
su George Clooney stava d’incanto, su di te ha un’aria stanca,
abbattuta, gualcita.
Non sorride più.
Dotazioni VIP: l’aura
Essere impeccabili, ogni volta che si esce, cambiare abito
molte volte al giorno, a seconda dell’occasione; entrare e uscire
di continuo dal parrucchiere, per avere i capelli sempre in ordine...
E poi, la ginnastica!
Ore in palestra e diete da fame: questo esige il corpo dei
VIP.
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Falliti & Contenti
Per non parlare della chirurgia plastica.
Lifting, liposuzione, trapianto di capelli, farciture periodiche
di tette al silicone: interventi di routine, ma che richiedono ogni
volta pericolose anestesie.
Di tutto questo lavorio, di queste improbe fatiche non rimane
traccia, quando il VIP si presenta in società.
Dal suo corpo martirizzato si sprigiona un alone di sicurezza,
di energia vitale; negli occhi s’intravede la scia luminosa della
Vittoria.
È l’aura VIP, che desta la nostra invidia e allo stesso tempo
c’inebria.
Si direbbe che tutto sia stato ottenuto con facilità, come per
grazia infusa; invece è frutto di trattamenti dolorosi, che noi FLOP
non avremmo il coraggio di affrontare.
Dotazioni FLOP: la coscienza a posto
Mentre noi FLOP sappiamo tutto dei VIP, loro, poverini,
ignorano quasi tutto di noi. C’è da capirli: non esistono riviste di
gossip che li tengano informati.
Per esempio, non si rendono conto di quanto sia a posto la
nostra coscienza.
La coscienza è l’accessorio di cui andiamo più orgogliosi.
Alla sua manutenzione dedichiamo le nostre cure più assidue.
Leggendo le biografie dei VIP non possiamo fare a meno di
restare sorpresi: si direbbe che il loro equipaggiamento, così
FLOP e VIP: vite parallele
85
ricco in beni materiali, non preveda la più importante fra le dotazioni immateriali: la coscienza, appunto.
Al suo posto, un grande rigoglio di pelo sullo stomaco.
Ma come faranno? Non hanno rimorsi, a tradirsi senza ritegno? a scannarsi per un’eredità? a scambiarsi atroci ricatti per
un divorzio?
Peccato, perché per il resto sarebbero persone meravigliose. Sempre con i capelli a posto; senza una smagliatura della
pelle; senza una ruga; puntuali all’appuntamento (quello col successo, non gli altri... specie quelli con i FLOP); sorridenti.
Che temperamento!
Che forza!
L’etica è nostro pallino; forse addirittura la nostra ragion d’essere.
Non ce ne vantiamo perché sappiamo bene che è l’occasione a fare l’uomo ladro, e a noi di occasioni ne sono sempre
capitate pochine; o magari ci sono capitate, ma non ce ne siamo
accorti.
Una cosa è certa: nessuno tenta di corromperci, forse perché non contiamo niente.
Anche se siamo sicuri che non cederemmo alla tentazione, la
cosa finisce per essere un po’ frustrante.
Qualche volta avremmo voglia di denunciare certi corruttori
notorî per omesso tentativo di corruzione.
A tratti ci assale l’idea che ferocia e successo siano strettamente collegati tra loro; che il secondo non esista senza la prima.
Ma davvero per fare fortuna occorre essere degli assoluti
bastardi?
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Falliti & Contenti
Un po’ lo pensiamo, un po’ ci vergogniamo di pensarlo: non
sarà, una convinzione del genere, frutto d’invidia e d’ignoranza?
Nessuno può essere perfetto sino in fondo; nemmeno i VIP.
Se potessimo trapiantare un po’ di noi FLOP dentro di loro,
allora sì che nascerebbe una creatura impeccabile!
Questo tentiamo di fare, quando ci tuffiamo in sogno nelle
riviste di gossip. Ci immaginiamo nei loro panni.
Eccoci, rimasti come siamo, puliti, ma baciati dal successo e
splendenti di gloria.
Finalmente il mondo conoscerebbe la perfezione!
Ogni tanto vagheggiamo d’intrufolarci dentro “Il Grande Fratello” o in qualche altro reality o talent show. Il nostro scopo
sarebbe duplice: diventare famosi e dimostrare che si può diventare VIP salvando il cuore FLOP.
È il sogno dell’oro filosofale.
La grande Utopia.
La costruzione della coscienza (questo accessorio che ci rende
diversi dalle altre creature del regno animale, forse addirittura
superiori) passa attraverso la sconfitta.
È la sconfitta che fa riflettere, mica la vittoria.
L’uomo FLOP si chiede se la coscienza sia la causa della
modesta condizione in cui versa, o se siano state le origini umili
a concedergli (unico lusso) una coscienza.
Domanda senza risposta – come l’altra, su chi sia nato prima, l’uovo o la gallina.
FLOP e VIP: vite parallele
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Dotazioni FLOP: l’amicizia
Ogni amico rappresenta il testimone e il complice di una tappa del nostro percorso; fa parte della nostra storia; gli siamo
legati per la vita.
Se un amico va in disgrazia, l’autentico FLOP lo sostiene
perché gli vuole bene.
Conoscendo per esperienza personale le delusioni e le sventure, si sente ancora più legato a lui.
Affratellato.
Il desiderio di mantenere un contatto con i vecchi amici rappresenta una forma di debolezza?
A noi pare che conferisca dignità alla vita.
Rappresenta un’evoluzione rispetto alla condizione dell’animale feroce.
Il dubbio è un altro: sino a che punto possiamo permetterci
di essere umani, vivendo in un’unica giungla coi VIP?
Per un VIP un amico in disgrazia è una zavorra, un incidente
di percorso.
Potrà mostrargli solidarietà soltanto se pensa che si tratti di
un’eclisse momentanea.
Dotazioni FLOP: la compassione
La vita è un paradiso per chi ha fiele,
un purgatorio per chi ha testa
e un inferno per chi ha cuore.
Se facciamo un viaggio nel Terzo Mondo e ci scopriamo
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Falliti & Contenti
inaspettatamente VIP rispetto a quella povera gente, siamo assaliti dal disagio.
L’impressione di essere i beneficiari di un’ingiustizia intollerabile ci stringe, come un groppo, la gola.
Non riusciamo a godere dei nostri inaspettati privilegi. Ci mettiamo nei panni dei disgraziati che ci circondano e stiamo male.
Anche i VIP viaggiano nel Terzo Mondo.
Impeccabili, senza un capello fuori posto e con il look più
appropriato, come se fossero in scena, si fanno fotografare in
compagnia di bambini denutriti, ancora più silenziosi dei loro
(che non piangono perché ottengono ugualmente quello che
vogliono, mentre i figli dei poverissimi non piangono perché sanno
che tanto non serve a niente).
I loro viaggi sono finanziati dall’UNICEF, di cui sono i
testimonial.
Anche la caccia (grossa o piccola) ci ispira disagio.
Poiché facciamo il tifo per la selvaggina, quando leggiamo di
cacciatori che s’impallinano tra loro ci scappa una risata, immediatamente seguita da un senso di colpa.
In fondo si tratta pur sempre di esseri umani, anche se killer.
Ci sforziamo di capirli, di perdonarli.
Forse soffrono di qualche disturbo mentale.
Dotazioni FLOP: i ricordi
Ai ricordi i VIP voltano le spalle, proiettati come sono verso
il futuro.
FLOP e VIP: vite parallele
89
Noi FLOP no, le spalle non le voltiamo: ai ricordi ci siamo
affezionati. Nessuno ce li può rubare.
A parte il dottor Alzheimer.
Del futuro abbiamo paura: troppe volte ci ha traditi; e poi i
ricordi ci trasmettono un calore, una dolcezza che esiste da nessun’altra parte.
La buonanotte della mamma prima di dormire...la prima volta che baciammo una ragazza... cosa sono, se non ricordi?
Una cosa è certa: il futuro non ci riserva niente di meglio di
quello che abbiamo già avuto durante l’infanzia e l’adolescenza,
quando eravamo amati semplicemente perché esistevamo.
Un FLOP lo sa.
Noi FLOP siamo creature affettuose.
Conserviamo il nostro primo dentino montato su una catenina,
il libretto in madreperla con le preghiere della prima comunione...
Ogni distacco è un dolore. Siamo attaccati anche ai sassi, ai
rovi, alla polvere dove siamo nati.
I VIP al contrario non hanno legami affettivi: cittadinanza svizzera, barca panamense, casa a Parigi, amante a Bangkok...
Sono internazionali, distaccati.
Scelgono il meglio ovunque si trovi, pronti a cambiare paese,
lingua, cultura, opinioni, principi.
Che differenza rispetto a noi, che ci dissanguiamo per restaurare le casette in campagna dei nostri nonni, in plaghe abbandonate persino dai lupi!
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Falliti & Contenti
Dotazioni FLOP: le malattie
I VIP non si ammalano mai.
Per essere esatti, si concedono solo la malattia finale, quella
che li porterà alla tomba.
Evitano i malanni superflui, capricciosi, irrilevanti ai fini del
decesso.
Magari sono le stesse malattie a evitare i VIP.
Per prudenza.
I virus si rendono conto che il corpo VIP è un habitat poco
accogliente; addirittura ostile.
Temono di essere sterminati con metodi d’avanguardia, praticati solo in certe costosissime cliniche private.
I VIP sognano un’eterna giovinezza, o addirittura un’immortalità alla Nosferatu; ma i risultati non sono pari alle attese.
Noi FLOP ci ammaliamo spesso; è una conseguenza del
nostro DNA debole.
Il catalogo delle indisposizioni FLOP è ricchissimo. Possiamo sbizzarrirci.
Qualche volta ci concediamo persino il lusso di una sindrome rara, sofisticata.
Nelle malattie ci crogioliamo, come pulcini bagnati. Che bello poltrire sotto le coperte, col febbrone! Impigrirci... Ci sembra di essere tornati nel grembo di mammà.
Almeno fino alla guarigione, il mondo non ci chiederà nulla.
Siamo giustificati.
FLOP e VIP: vite parallele
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Dotazioni FLOP: l’insicurezza
Una sotterranea insicurezza serpeggia in ogni nostra azione.
Noi FLOP viviamo nell’incubo di non essere all’altezza.
Quando usciamo di casa ci chiediamo, ansiosi, se abbiamo
chiuso il gas. Non possiamo permetterci che tutto il nostro mondo vada a fuoco: pantofole, mutui, gatti, vicini di casa...
Al momento di partire per le vacanze l’angoscia sale in proporzione ai giorni di assenza.
Lasci sgocciolare un lavandino e magari ti ritrovi allagata la
casa... che dico la casa: il condominio, il quartiere...
Un’inondazione metropolitana, con la barche che raccolgono gli scampati facendoli uscire dalle finestre del primo piano!
E noi costretti a rientrare in anticipo, tra due ali di folla che ci
insulta.
Davanti a una simile prospettiva facciamo bene a tornare indietro più volte, così da essere certi che tutto sia stato chiuso,
che non esistano pericoli.
Dicono sia meglio staccare anche le TV, perché un fulmine
potrebbe entrare in casa attraverso l’antenna. Fenomeno che,
chissà perché, non ha luogo quando siamo in casa.
Anche il frigo, meglio spegnerlo, ma lasciando aperto lo sportello, per non ritrovarlo pieno di muffe.
È tuttavia in una fase precedente (quella della preparazione
delle valigie) che la nostra insicurezza trionfa.
Ci portiamo dietro di tutto, come si partisse per il fronte: maglioni e cappotti in piena estate, scarpe, calze, mutande assortite, come
se nel luogo di destinazione non esistessero lavanderie.
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Falliti & Contenti
E le medicine?
Quelle che portiamo con noi sarebbero sufficienti per aprire
una farmacia.
Eppure mica siamo diretti in Alto Volta; solo a Viserbella.
Dotazioni FLOP: il senso del risparmio
Risparmiare spendendo è un lusso, ma un lusso virtuoso.
Per questo piace a noi FLOP.
Teniamo sotto controllo la nostra naturale prodigalità.
Un po’ ci illudiamo, giacché di tanto in tanto l’istinto represso si ribella e ci trascina in shopping tempestosi e furenti: veri e
propri uragani in un mare piatto di risparmi.
Siamo un po’ come le anoressiche: anche a loro ogni tanto
scappa una botta di bulimia notturna.
Certi risparmi comportano nel tempo costi aggiuntivi, ma è
tale la gioia di sentirci virtuosi che noi FLOP non ci badiamo.
Accettiamo che l’idraulico chieda una somma esorbitante per
cambiare la caldaia rotta, confortati dal pensiero di quello che
abbiamo risparmiato tenendo il termostato sotto il minimo.
Eppure non ignoriamo che a guastare la caldaia è stato proprio quell’impercettibile risparmio.
Svaghi FLOP: bricolage, modellismo, acquario
Gli hobby del VIP sono ovviamente raffinati.
Per esempio, la coltura di orchidee... anche se abbiamo letto
FLOP e VIP: vite parallele
93
Nero Wolfe, a noi non verrebbe in mente un passatempo tanto
eccentrico e sofisticato.
Le orchidee stanno bene in Thailandia; farle crescere in serra
è un’impresa che va oltre la nostra fantasia.
È così bello, invece, un laboratorio di falegnameria in garage!
Fabbricare il mobilio con le nostre mani, ispirandoci ai cataloghi Ajazzone o Ikea...
Cercare la perfezione nei piccoli incastri, levigare a specchio, tirare la gomma lacca...
Tutte cose che ci fanno sentire bene.
Troviamo inebriante dedicare la nostra attenzione a oggetti
minuscoli, miniaturizzati.
Le cose che non potranno mai essere nostre (la Ferrari, l’elicottero...) ce le procuriamo su scala ridotta.
La domenica andiamo nei campi di periferia dove vengono
organizzate gare di modellismo. Ognuno ha con sé la valigetta
per le riparazioni.
Le ragazze dei box non saranno all’altezza di quelle della
Formula Uno, ma hanno portato i panini fatti in casa, quelli con
la mortadella fresca e i sottaceti.
I nostri figli ci osservano ammirati.
Un giorno tutto questo sarà loro.
E l’acquario?
Passiamo ore ad ammirare in nostri pescetti tropicali variopinti. Li nutriamo d’affetto e di piccoli insetti.
Sono un po’ come noi: vivono in un mondo limitato, ma limpido.
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Falliti & Contenti
Due microcosmi si osservano, al di qua e al di là di un cristallo che teniamo maniacalmente pulito.
Se avessimo le branchie saremmo piccoli pesci pure noi.
Bello nuotare nell’Oceano, negli anfratti della barriera
corallina.
Ma dovremmo vedercela con i VIP squali!
Dotazioni FLOP: le medaglie
Noi FLOP siamo gente che lavora duro, ma facciamo fatica
a farci pagare il giusto.
In realtà avvertiamo un senso d’imbarazzo per tutto quel che
riguarda il vile denaro. A farci davvero gioire sono gli attestati di
stima, gli encomi solenni, i riconoscimenti.
Oh, come ci piacciono le medaglie, le coppe, le mostrine, i
diplomi da sistemare in bacheca!
Siamo come i militari sovietici in piedi sulle tribune della Piazza
Rossa, durante le sfilate del Primo Maggio: anche loro FLOP
grandiosi, ma ignari di esserlo.
Svaghi VIP: il potere
Per noi la Ferrari e l’elicottero sono giocattoli che
telecomandiamo, per i VIP mezzi di trasporto.
Ne dobbiamo dedurre che i VIP non hanno giocattoli?
È un dubbio che ci può sfiorare: cosa telecomandano i VIP?
cosa manovrano, quando hanno voglia di divertirsi?
FLOP e VIP: vite parallele
95
Ed ecco (illuminazione improvvisa) la risposta. Ci attraversa
come un lampo abbagliante; ci lascia atterriti.
I giocattoli dei VIP siamo noi
Ci fanno fare tutto quello che vogliono.
Ci inducono a comprare le azioni tossiche delle loro aziende,
quando non valgono niente; aiutati in questo dai giornalisti economici, che noi giudichiamo persone integre, sempre disposte a
dare buoni consigli per gli acquisti.
Senza tenere presente che i giornali per cui lavorano sono di
proprietà dei VIP.
Una volta che le aziende sono state salvate a spese dei contribuenti (vale a dire di noi FLOP, che non conosciamo l’arte
dell’evasione e, anche se la conoscessimo, non avremmo modo
di praticarla, essendo in maggioranza lavoratori dipendenti), le
ricomprano a metà prezzo.
Non si può fare a meno di ammirarli!
Per manovrarci, i VIP dispongono del più efficiente dei telecomandi: il denaro.
Col denaro si fa e si disfa; si crea e si distrugge; si ottiene
fama, fascino, autorevolezza; tutto fuorché l’immortalità (in futuro magari anche quella).
Soprattutto si consegue il potere di giocare sulla pelle degli
altri, che è lo svago preferito dai VIP.
Perché il denaro esplichi queste potenzialità miracolose occorre che diventi una montagna.
96
Falliti & Contenti
La quantità è qualità, nel mondo dei quattrini.
Se sono pochi, servono appena a tirare avanti.
I soldi si fanno con i soldi, ma ci vuole la testa giusta.
La ricetta per assemblarla è semplice, almeno in apparenza: si
tratta di scaricare i gangli di una sanguisuga in un potente computer.
Nasce così il nuovo Frankenstein: il Banchiere di razza.
L’esemplare più nefasto della razza VIP.
Lo chic del FLOP: consigli
Scegliere di trascorrere il periodo fetale nell’utero giusto, una
congrua quantità di denaro, un certo stile nei comportamenti,
l’assenza di scrupoli, la fama: sono questi gli ingredienti che fanno il VIP.
Uno solo non basta: ce ne vogliono almeno due, preferibilmente quattro o cinque.
Understatement: così gli inglesi chiamano quella capacità di
muoversi con disinvoltura e naturalezza, senza ostentazioni volgari, che nelle corti italiane del Rinascimento veniva chiamata
sprezzatura.
È la cosa più difficile da imparare, per un FLOP sospinto
dalle circostanze nel mondo dei VIP.
Un amico bolognese (un FLOP avventuroso diventato miliardario: caso infrequente, ma non proprio unico) mi chiese qualche tempo fa di fornirgli, in via riservata, una tabella con alcune
regole di comportamento elegante.
FLOP e VIP: vite parallele
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Regole per fare bella figura tra i VIP bolognesi, perlopiù abbastanza inclini all’understatement, notoriamente schierati a sinistra, sensibili al politicamente corretto.
Non so se avesse avuto la mano felice nello scegliere il consigliere; in ogni caso ecco le regole che gli suggerii.
Trasporti. Per qualsiasi partenza usare sempre la bici, ma
solo fino ai confini comunali, dove sarà in attesa la Ferrari con
relativo autista. Questi tornerà a casa con la bici, dimostrando
di condividere la sensibilità ecologica del suo datore di lavoro.
Orologi. Indossare uno Swatch da pochi euro. È una forma
di rispetto verso la povera gente che non si può permettere la
collezione di Rolex e Cartier custodita nella cassaforte.
Pellicce. Usarle sono come imbottitura di cappotti e impermeabili. In modo discreto. Ostentarle offenderebbe la delicata
sensibilità dei visoni.
Amicizie. Altri miliardari, filantropi, funzionari di partito, aristocratici, cardinali, banchieri, nani, ballerine, gente di cultura,
specie quelli con la sciarpettina rossa...
Barche. Dai venti metri in su, solo a noleggio; e a vela, naturalmente. C’è il rischio di prendersi il boma in testa, ma è bello
dare lavoro a giovani disoccupati. Su questo punto di solito sono
d’accordo anche le signore.
Banche. Ubicate in paesi di cui pochi conoscono l’esistenza, e comunque remoti. Si fanno meno prelievi e si risparmia
quasi senza volerlo.
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Falliti & Contenti
Sfogo FLOP 1
Non se ne può più di questi VIP radical-chic che vanno in giro in
bicicletta, portano orologi da quattro soldi, si mostrano frugali...
Ma che si mettano tranquilli! Che facciano i miliardari sino in
fondo!
Cosa vogliono?
Fregarci il nostro status?
Come si permettono?
A parte rare eccezioni, nessuno di noi ha mai preteso di occupare il loro.
Ci hanno forse visto noleggiare un elicottero o uno yacht per
il fine settimana?
A ognuno la sua parte, e niente invasioni di campo.
Sfogo FLOP 2
Ma ai VIP cosa gli scorre nelle vene: sangue blu a 98 ottani
di VIP-emoglobina?
Avranno lo scheletro di cristallo Swarovski e nell’intestino
batteri griffati Gucci o Saint-Laurent?
Faranno scorregge Chanel numero 5?
Sfogo FLOP 3
Noi FLOP presentiamo la più bassa incidenza di suicidi.
FLOP e VIP: vite parallele
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Del che traiamo vanto.
Non è certo per vigliaccheria che ci teniamo a essere vivi.
Semplicemente, nonostante amarezze e delusioni, continuiamo ad amare la vita: quella di ogni giorno; quella che scorre
silenziosa.
Sono gli altri, quelli che ci opprimono, a non farcela più.
Ogni mattina guardano la loro faccia sciagurata nello specchio, i denti finti e i capelli trapiantati, le rughe spianate con il
botulino.
La menzogna dilaga in loro, come la peste. Li affoga, Li divora.
Cercano di sopravvivere, aspirando linfa dai nostri sogni ingenui.
Solo la nostra invidia li fa sentire vivi.
Un giorno smetteremo di invidiarli. Non li ammireremo più.
Sono dei malati, dei mostri.
Degli zombi.
Tornate nei vostri loculi, dentro il recinto della TV e del gossip.
Vi porteremo un cero nelle edicole.
Morte ai licantropi!
Non è invidia la nostra, è ribrezzo.
Andate all’Inferno, e così sia.
Tentativi FLOP: il Superenalotto
Ormai abbiamo capito che lavorando si sopravvive a stento,
100
Falliti & Contenti
investendo a tasso fisso i nostri risparmi non si ricava nulla, tentando di speculare si perde tutto.
Resta la ruota della fortuna. È l’unico modo che ci è rimasto
per cambiare status.
Diciamolo chiaro: la vita è un gioco d’azzardo. A volte si
vince, altre si perde, senza alcuna logica.
Che differenza c’è tra il Lotto e la Borsa? Entrambi sono
alimentati da numeri a caso.
Solo a cose fatte gli esperti fanno finta di capirci qualcosa.
Un tempo i Grandi Valori, gli Ideali proteggevano l’umanità
dal nonsenso e davano un significato alla parola eroismo.
Vi ricordate di Muzio Scevola, del kamikaze Pietro Micca,
di Garibaldi?
Oggi siamo nudi di ideologie, agnostici, consapevoli che il
nostro destino non ha una logica.
In mancanza di altro, ci rimettiamo nelle mani dal Caso... o
meglio, del Caos.
Dotazioni VIP: il successo
Che bella sensazione di libertà ti concede un fallimento!
Al contrario, se un’impresa funziona, ti ritrovi inevitabilmente
chiamato a una serie infinita e obbligata di gesti.
In pratica, ti sei vincolato il futuro per anni.
Non te ne rendi conto, ma è come se fossi sopra una binario,
col treno che ti porta dove vuole lui.
Il tuo compito è mettere carbone in caldaia.
FLOP e VIP: vite parallele
101
Quando leggi le biografie dei grandi magnati, vedi che, a segnare il loro esordio, c’è sempre stato un gesto fulminante, una
specie d’illuminazione mistica, che li ha incastrati per una vita
intera.
Dov’è finita la loro libertà?
Il successo intrappola i VIP, asserviti a un gioco che sembra
destinato a non finire mai.
Dotazioni FLOP: la sconfitta
Come ci sentiamo sereni, noi FLOP, dopo la sconfitta!
Gli eventi si sono compiuti, obbedendo alle circostanze, che
notoriamente militano da sempre contro di noi.
Finalmente la tensione si scioglie. Una pace solenne aleggia
nella nostra esistenza, che ha ritrovato la pace.
Il destino ha avuto il sopravvento sopra i nostri inutili sforzi.
Abbiamo fatto tutto il nostro dovere, fino in fondo. Ora possiamo dormire tranquilli.
Tutto è perduto.
Ci sentiamo leggeri, a posto con la coscienza.
FLOP Exit
A noi FLOP la morte è congeniale: rappresenta il coronamento naturale di una vita di fallimenti.
In lei franano miseramente le nostre ambizioni terrene; ma
noi alle frane ci siamo abituati.
102
Falliti & Contenti
Finiremo nel nulla? È probabile, checché ne dicano le religioni.
Il Nulla non ci fa paura. Dopo un’intera vita FLOP abbiamo
imparato ad apprezzarne l’indefinibile sapore.
Sarà dolce, come un ritorno a casa.
Del nostro passaggio sulla Terra nulla resterà di rilevante.
Non abbiamo dominato popoli, né ordito guerre sanguinarie.
Non abbiamo elucubrato filosofie farneticanti.
Nemmeno un’invenzioncina, una scoperta.
Una canzone. Un film.
Nulla.
La nostra domanda di partecipazione al “Grande Fratello”
non ha avuto risposta e siamo morti senza che Marzullo c’intervistasse.
La Storia ci spazzerà via, come una donna di cui non siamo
riusciti a incendiare il cuore.
Il giorno del funerale quelli che ci accompagneranno all’ultima dimora saranno costretti ad ammettere che eravamo Brave
Persone, semplicemente.
Paradisi FLOP e Inferni VIP
Non c’è religione che non ci tratti alla grande, noi FLOP. Ci
accreditano tutte con autorevolezza – e non è cosa da poco,
visto che Dio stesso si sarebbe scomodato a farlo.
Siamo credenti, come no, anzi, possiamo dire con orgoglio
che sono addirittura le religioni a credere in noi.
Hanno riconosciuto la correttezza del nostro contegno e del-
FLOP e VIP: vite parallele
103
l’obiettivo che ci prefiggiamo: il Paradiso-tout-court.
Una specie di universo ribaltato dove i VIP non se li fila nessuno e noi tutti in Ferrari (ma, visti quanti siamo, ci saranno delle
belle code e non credo che potremo farle derapare in curva).
Le religioni ci elogiano. Ci lusingano. Ci fanno promesse esagerate, in cui crediamo e non crediamo.
Forse perché non ci siamo abituati.
La Porta del Regno dei Cieli sarebbe aperta spalancata per
noi piccoli, per noi mansueti, per noi poveri di spirito...
Insomma, per noi FLOP.
Noi, che siamo solo “Piccoli Peccatori”, sappiamo bene di
appartenere alla categoria dei meno peggio, come ci lasciano
capire anche i nostri annoiati confessori.
Da un alto un po’ ci dispiace prendere atto che nemmeno nel
peccato riusciamo a eccellere, ma ci consoliamo pensando ai
vantaggi del nostro stato... non in questa vita... nella prossima,
naturalmente.
Piuttosto, siamo preoccupati per i VIP.
Che ne sarà di loro, poverini? San Pietro non li lascerà entrare di sicuro nel Regno dei Cieli. Loro, che ai cieli c’erano
tanto abituati!
Effettivamente non si sono comportati bene. Hanno abbandonato mogli appassite, soci ridotti in miseria, tirato il collo a
povera gente, per unirsi a fotomodelle capricciose, miliardari
senza scrupoli, biechi gestori di Paradisi Fiscali.
Mi sa proprio che nell’Eden non ci vanno. Il trapasso sarà
104
Falliti & Contenti
dunque per loro una gran brutta sorpresa, magari li attende un
Inferno Fiscale!
Sì, passeranno l’eternità chini su infiniti moduli incomprensibili, a calcolare gli interessi composti delle cifre che hanno evaso
in vita. Magari saranno costretti a pagare imposte non dovute.
Giusto, tassati tra le Fiamme (Gialle?)!
Nel frattempo noi FLOP giocheremo a briscola con i nostri
buoni amici, tutti in Paradiso, è naturale. Lì incontreremo i nostri
cari defunti.
Il nostro sarà un Paradiso dove, quando andiamo a ritirarla,
la pensione è sempre il doppio del previsto, e quando andiamo
al supermercato, la spesa sempre la metà.
A pensarci bene, non è detto che vada proprio così.
Secondo madre Teresa di Calcutta, ognuno di noi, quando
se ne va da questo mondo, si porta dietro una valigetta, piccola,
in cui riporre i propri gesti disinteressati, le azioni senza tornaconto, gli atti di generosità.
Noi FLOP avremo una valigia così pesante che magari supererà il peso consentito e non ce l’accetteranno all’imbarco.
Vuoi vedere che ci lasceranno tutti quanti a terra?
Osserveremo i VIP passarci avanti, disinvolti, leggeri, distinti
come sempre, senza neanche il bagaglio a mano...
FLOP e VIP: vite parallele
105
FLOP society
Tutti insieme appassionatamente
Noi FLOP ci sentiamo diversi uno dall’altro: è nelle scelte
che ci scopriamo uguali, purtroppo.
Il che comporta seri problemi logistici.
Il nostro arrivo ha di solito le caratteristiche di un’invasione
delle cavallette. In autostrada, al cinema, in treno... dove siamo
noi, c’è ressa.
Sociologi, demografi, uomini del marketing studiano le nostre migrazioni come gli zoologi quelle dei tonni e delle sardine.
Il traffico si blocca, i posti sono esauriti, i prezzi si alzano...
Un sacco di gente ne approfitta.
Se qualcuno di noi sceglie una via di fuga, la calca lo segue.
Dovunque andiamo, siamo tanti anche là.
Questo fenomeno ci insegue dappertutto.
Entriamo in borsa?
Il valore delle azioni raddoppia all’istante.
Noi, che amiamo seguire il corso della corrente, incoraggiati,
continuiamo a comprare, almeno finché un articolo catastrofista,
106
Falliti & Contenti
che un VIP ha commissionato con una telefonata da un panfilo,
ci persuade a rivenderle per un quarto di quanto le avevamo
pagate.
Pare un destino. Tutte le volte che un titolo sta per precipitare, noi l’abbiamo appena comprato.
Per fortuna si trattava di una somma di denaro modesta: erano semplicemente tutti i nostri risparmi.
Sospetto che gli speculatori ci utilizzino come campione.
Dove noi mettiamo i soldi, loro li levano. Sanno che, appena
giunte in nostro possesso, le azioni perderanno buona parte del
loro valore.
Nelle nostre mani il denaro evapora, volatilizza, sublima.
Il senso del FLOP per gli affari
Tuttavia la passione dell’affare noi ce l’avremmo: per questo, dove c’è una svendita, lì ci ammassiamo lieti.
Ipermercati, discount, outlet sono le nostre riserve di caccia.
Nella stagione dei saldi usciamo in battuta come bracconieri invasati.
Rastrelliamo i negozi seguendo regole d’ingaggio precise.
Dove c’è una ressa spropositata, la cuccagna ci sembra sicura.
Ci tuffiamo nel cuore della mischia, attrezzati con thermos,
seggiolini pieghevoli, razioni alimentari, per far capire ai rivali
che saremo gli ultimi a mollare.
Con la globalizzazione per noi FLOP gli orizzonti si sono
FLOP e VIP: vite parallele
107
dilatati, le occasioni moltiplicate.
Pur restando provinciali, siamo diventati cosmopoliti.
Abbiamo il dentista in Croazia, il programmatore in India, il
negozio di giocattoli a Shangai...
Ci viene l’acquolina in bocca quando scopriamo che da qualche parte (possibilmente agli antipodi) si possono spuntare prezzi
che sono un quarto di quelli del supermarket sotto casa.
Certo, spendiamo parecchio nelle trasferte, ma lo facciamo
per risparmiare.
Fra tutte le cuccagne l’outlet è il nostro eldorado.
Ci consente di realizzare un doppio sogno: comprare roba
griffata e spendere la metà.
L’unico cruccio è che i prodotti di alta gamma, quando accondiscendono a essere indossati da individui di bassa gamma,
perdono ogni carattere di esclusività.
Basta guardare i clienti degli outlet nel momento in cui escono dallo spogliatoio. Sono esilaranti.
Groucho Marx aveva ragione: non vale la pena di aderire a
un club che accetti tra i suoi soci gente come noi.
Allettanti sono le cose che non abbiamo, e che i VIP invece
hanno. Senza di loro non ne conosceremmo nemmeno l’esistenza.
Le riviste patinate rappresentano per noi un catalogo di frustrazioni: l’Almanacco delle nostre astinenze.
Ne siamo attirati in modo perverso, come i bambini dal buio
e le allodole dalla civetta.
I guru della televisione e dei giornali non si stancano di ripeterlo: il segreto del successo sta nel cogliere le occasioni.
108
Falliti & Contenti
Noi non ce ne lasciamo scappare neanche una, specie quando si tratta di fregature.
Sono occasioni anche quelle e vanno rispettate; anzi, sono le
più numerose, quindi le più adatte a noi FLOP.
Tutti meridionali
FLOP e VIP si rincorrono, si misurano, si confrontano, in
una sequenza infinita.
Chi è VIP per qualcuno, è FLOP per un altro e così via,
come accade per i meridionali di tutto il mondo. Padani contro
Terroni, Tedeschi contro Greci, i popoli della Terra amano distinguersi in senso geografico, alla faccia dell’umana fratellanza.
“Siamo tutti meridionali di qualcuno”, recita Luciano de
Crescenzo, che di meridionali se n’intende.
FLOP e VIP: vite parallele
109
Bestiario
Teste coronate
I Principi di Montecarlo rappresentano la quintessenza dei
VIP.
La crème de la crème de la crème.
Sono tali per diritto di nascita e possono astenersi dalle azioni abominevoli che un comune mortale è costretto a compiere
per entrare in quel mondo dorato.
Niente sgomitate in televisione, niente Grandi Fratelli o Isole
dei Famosi.
Loro in paradiso ci sono nati: paradiso fiscale e paradiso
mondano.
Non devono nemmeno portare i soldi a Montecarlo, perché
i soldi li hanno già lì.
Punto di riferimento di tutta la vippaggine, i Principi di Monaco possono fare quello che vogliono: sposare bagnini, adottare gorilla, passare tutto l’anno in vacanza...
Basta un po’ di fantasia... e i Principi ne hanno parecchia.
110
Falliti & Contenti
Forse si sono organizzati a quel modo per dare lavoro alle
riviste di gossip.
Nella loro regale indulgenza pensano al giornalista con famiglia a carico (spesso più di una) e al fotografo impegnato con le
rate del suo costoso teleobiettivo.
Le teste coronate sono magnanime.
I furbetti del quartierino
La civiltà è diventata una guerra per bande, e noi apparteniamo alla cosca perdente.
Volentieri salteremmo sul carro del vincitore, ma non ci vogliono.
Di tanto in tanto qualcuno di noi riesce a inerpicarsi sul
predellino, in attesa che un gorilla se ne accorga e lo spinga giù.
Ci considerano portatori d’ideali che fanno perdere tempo e
distolgono dagli scopi veri.
Il Salotto buono (che è il Club dove si conserva la tradizione
VIP) ci esclude.
Al massimo potremmo intrufolarci tra i Furbetti del
quartierino, ma non siamo stupidi fino a qual punto.
Sappiamo bene che i furbetti finiscono in galera, anche se i
loro misfatti non differiscono da quelli dei VIP. Sono soltanto un
po’ più goffi.
Tra VIP e furbetti la differenza non è di sostanza, ma di stile.
VIP non ci s’improvvisa: i pescecani si riconoscono a fiuto
tra loro. Non si fanno incantare dal primo tonnetto che si presenta, anche se inalbera sul dorso una pinna finta.
FLOP e VIP: vite parallele
111
Nel Salotto Buono
Essere eredi di una grande fortuna, in modo che il lavoro
sporco sia stato già sbrigato dalle generazioni precedenti e non
resti che proseguirlo, è la via più accreditata per essere accolti
nel Salotto Buono.
Più precaria la situazione del coniuge di un socio o di una
socia per diritto di nascita.
I matrimoni non sono eterni.
Ultimi vengono quelli che si sono fatti da sé. Ma in questi
casi, per entrare, non basta bussare, la porta bisogna sfondarla!
C’è una grande prevenzione verso i parvenus: puzzano ancora troppo di FLOP.
Devono essere molto liquidi e venir buoni per ripianare i debiti degli antichi frequentatori del Salotto buono, se non vogliono cozzare contro un muro di rifiuti.
Una volta ammessi, è necessario procurarsi alcuni accessori:
una squadretta di calcio, un giornale, qualche parlamentare sponsorizzato, un conto off-shore, una barca battente una bandiera
spassosa, una villa in qualche paese ignorato dagli operatori turistici...
Elicottero e jet privato sono accessori che vengono dopo, a
piacere, quando ormai uno si è fatto le ossa ed è stato accettato
con rassegnazione.
FLOP rampanti
Vanna Marchi rappresenta il tentativo estremo e scompo-
112
Falliti & Contenti
sto di farsi VIP per via fraudolenta.
Lo scioglipancia era una trovata per turlupinare altri FLOP
col miraggio di un’improbabile emancipazione dal sovrappeso.
C’era della genialità, nella sua sguaiataggine; ma non possiamo dimenticare che – Robin Hood alla rovescia – lavorava sistematicamente a detrimento di altri FLOP.
I più ingenui. I più indifesi.
Tanto da riuscire indifendibile anche da persone tolleranti
come noi.
Il suo caso mostra sino a che punto possa giungere l’appannamento etico dei FLOP che si avventurano in area VIP.
Meglio allora il metodo Ricucci, che consiste nel coalizzarsi
con altri furbetti per dare l’assalto ai fortini dell’Alta Finanza.
Impresa che non manca di una sua visionaria grandezza.
Il Superflop
Berlusconi è indiscutibilmente un miliardario, ma è anche un
FLOP fuori misura.
Non è mai riuscito a essere davvero ammesso nel Salotto
buono, benché abbia speso sforzi disumani per riuscirci. Si è
dovuto accontentare del G8, che conta molto di meno, se non
altro perché i nomi di quelli che ne fanno parte continuano a
cambiare, mentre i nomi di quelli che fanno parte del Salotto
buono sono sempre gli stessi.
Esiste un vecchio modo di dire, in uso tra i FLOP: “Non
facciamoci riconoscere”.
Berlusconi si è sempre fatto riconoscere, sin dalla prima barzelletta.
FLOP e VIP: vite parallele
113
Poiché non è uno stupido, c’è da credere che sia sospinto da
qualcosa di più forte di lui.
Il suo demone FLOP.
Ciò che ha impedito al Berlusca di essere accolto nel Salotto buono ha fatto la sua fortuna presso milioni di cittadini, che in
lui hanno visto riflessi i loro sogni, le loro frustrazioni, i loro deliri.
“Ecco un VIP cafone come noi” hanno pensato molti elettori
FLOP, e gli hanno dato il voto.
“Io faccio quello che fareste anche voi, se solo ne aveste la
possibilità”: questo l’essenziale del messaggio di Berlusconi.
Messaggio double face, che promuoveva l’identificazione
del FLOP elettore, ma insieme gli ricordava la sua mediocrità.
Per questo provocava (e ancora provoca) amore e odio.
“Inestinguibil odio ed indomato amor” come disse il Manzoni
a proposito di un collega di Berlusconi, famosissimo ma anche
lui rimasto fuori dal Club: Napoleone.
Se i costumi non fossero più miti, ci sarebbe il rischio di un
altro Piazzale Loreto.
114
Falliti & Contenti
DALL’AUTOBIOGRAFIA DI UN FLOP:
CAFONI E GENTILUOMINI
1.
Mi trovo a San Pietroburgo.
Giardini pubblici. Arriva un pullmino nero; ne escono cinque gorilla nerovestiti, con gli occhiali scuri.
Fanno spostare la gente, le mamme con i passeggini,
i pensionati, così da ottenere uno spazio sgombro.
Poco dopo, il rumore di un elicottero.
Eccolo che appare; scende giù, sul prato. Ne esce
un tipo traccagnotto; accanto a lui, la parodia di una
playmate: tacchi a spillo, capelli tinti, tubino da sera...
ma è pomeriggio!
Le sorprese non sono finite.
Prima in lontananza, ma presto vicinissimo, un rombo assordante. Si tratta di un prototipo della Maserati
in assetto da gara, guidato da un aspirante Schumacher
in tuta ignifuga. Schumacher scende, lascia la guida al
tipo traccagnotto che sale con la sua playmate. Scompaiono insieme, tra uno sfrigolare di gomme sull’asfalto.
Riparte l’elicottero.
Spariscono anche gli energumeni.
Scene di ordinaria cafoneria, nella Russia del dopo
cortina di ferro.
Dal comunismo all’oligarchia.
Forse era meglio prima!
FLOP e VIP: vite parallele
2.
Un amico di nobile famiglia, che non vedevo da
trent’anni, m’invita nell’antico palazzo dei suoi avi, in
provincia.
Già da fuori la costruzione, imponente, mostra i
segni della decadenza.
Entrando, si avverte sulla pelle un soffio di stantio
(l’alitosi della Storia?): arredi di valore, ma in cattivo
stato, affreschi scrostati, muffe sui muri affrescati...
È inverno e fa freddo, sotto i soffitti alti sei metri.
Lo studio dove vengo ricevuto è l’unica stanza riscaldata (per modo di dire: una stufetta è accesa in un
angolo).
Accoglienza calorosa, ma semplice; c’è, nei modi
del mio amico, qualcosa di antico, di nobile, di naturale.
Usciamo a cena, in trattoria. Chiede di essere lui a
pagare, ma di fronte alle mie insistenze si piega con
grazia.
Prima che me ne vada, mi offre una stampa antica,
tratta dalla collezione di famiglia.
È rimasto un signore, pur nell’indigenza.
Un gentiluomo.
115
116
Falliti & Contenti
Le due vie dei VIP
Esistono, all’interno del mondo VIP, due vie.
La prima ha come meta la popolarità, bene immateriale che
procura ogni sorta di privilegi; la seconda ha come meta la ricchezza, che i privilegi permette di comprarli in modo facile, sicuro e sbrigativo.
In realtà le due vie non sono sempre chiaramente distinte;
hanno piazzole e stazioni di servizio in comune.
Lì i divi, le star incontrano i superricchi, e viceversa.
Si frequentano, si sorridono, si invidiano; potendo, si fregano i rispettivi partner.
Trasformare in denaro la popolarità per un VIP non è impresa difficile. Facilmente troverà un ricco pronto a sponsorizzarlo,
pur di vivere nel riverbero della celebrità.
Più difficile il percorso inverso, dalla ricchezza alla popolarità. Spesso chi ha molto denaro si arrabatta per diventare famoso e simpatico.
Acquista squadre di calcio, compie a malincuore gesti munifici
destinati ad avere ampia eco sui media, e a volta decide di buttarsi in politica, per avere, attraverso le elezioni, un riscontro
della popolarità acquisita.
Ma il successo è spesso modesto, rispetto alle somme investite.
FLOP e VIP: vite parallele
117
Di crisi in crisi
Quando aiutammo gli USA
Un paese che aveva avuto origine da immigrati, fuggiti da
guerre, da carestie...: non sembra anche a voi che fosse giusto
dargli una mano?
Abbiamo portato lì i nostri risparmi... e che c’è rimasto?
Derivati.
Subprime.
Spazzatura.
A qualche idealista, anche l’orgoglio di avere contribuito a
finanziare un sogno...
Chi poteva immaginare che il Grande Sogno Americano si
sarebbe incarnato, alla fine, in una marea di indebitati obesi?
(NB. È evidente che i sogni degli altri, degli sconosciuti,
sono pericolosi. Al prossimo giro faremo attenzione!)
118
Falliti & Contenti
Lezione americana
C’era un popolo che dava l’esempio a tutto il mondo: progresso, innovazione, sviluppo.
È corso in avanti per decenni, disseminando dappertutto i
suoi gadget, che ci parevano strumenti magici di civiltà: televisori, automobili, carte di credito...
Da quella cornucopia uscivano sempre nuovi giocattoli che
promettevano di migliorarci la vita.
Andavamo a scuola da loro, rincorrendoli in una fiduciosa
fuga verso il futuro.
Prima eravamo noi europei da soli; poi, a partire da un certo
momento, si unirono gli asiatici.
Venuta la stagione dei bilanci, è apparso chiaro che stavamo
esaurendo in modo dissennato le risorse del pianeta.
La Terra non poteva permettersi otto miliardi di Americani.
Sarebbe mancato tutto: cibo, acqua, ossigeno...
Avevamo sposato una civiltà di puritani dissoluti, alimentata da
un consumismo esasperato, da sprechi, dal disprezzo per l’ambiente, e soprattutto dal culto del denaro, divinità terrena cui tutti
portavano il loro tributo, smarrito per strada ogni altro valore.
Avidità, grettezza, mancanza di rispetto.
L’anima lasciata in mezzo ai rifiuti, nel bidone del materialismo allo stato puro.
Questa, nella sua essenza brutale, la lezione americana, di
cui lo stile di vita VIP è stato, agli occhi del mondo, lo specchio
veritiero.
FLOP e VIP: vite parallele
119
Crisi Immobiliare FLOP
L’economia correva come una gazzella.
Noi FLOP abbiamo pensato che era venuto il momento giusto di investire, a costo di indebitarci.
Abbiamo comprato a testa bassa, convinti che i prezzi sarebbero saliti alle stelle.
Nell’immobiliare, anzitutto: “Il mattone non ha mai tradito
nessuno”!
O no?
Noi FLOP ci eravamo montati la testa. Le banche insistevano per erogarci mutui a tassi irrisori. Ci finanziavano al cento per
cento. Ci pagavano persino notaio e tasse di registro.
In pratica, con un semplice autografo sul rogito, l’appartamento era nostro.
Come resistere?
Qualcuno di noi ne prese tre o quattro, convinto di fare un
grande affare.
Non avevamo capito che, se i prezzi degli immobili salivano
di continuo, era solo a causa nostra.
Quando noi FLOP ci muoviamo, infatti, siamo una forza della natura. Facciamo scoppiare la Borsa, crollare sottozero i rendimenti dei BOT e, per l’appunto, gonfiare a dismisura i prezzi
degli immobili.
Eravamo sorpresi che i VIP alienassero le loro proprietà a
piene mani, consentendoci lucrosi affari in vece loro.
Come i giocatori di poker, non capivamo, a quel tavolo, chi
fosse il pollo da spennare, solo perché i polli eravamo noi.
120
Falliti & Contenti
Quando l’abbiamo capito era troppo tardi.
Abbiamo dovuto spegnare il cerino con le nostre dita e ci
siamo scottati.
Prudenza FLOP
Il fatto che noi FLOP siamo di solito gli ultimi a capire non
dipende da ottusità (almeno credo), ma da prudenza.
Prima di convincerci che l’economia tira, dobbiamo vederlo
ben chiaro. Non ci fidiamo dei primi segnali. Nemmeno dei secondi e dei terzi.
Ci fidiamo giusto degli ultimi... con una tale dilazione, che nel
frattempo la bolla è scoppiata.
È la prudenza che ci frega.
Il falso e vero euro
Le cose cominciarono a girare male il giorno in cui ci fu detto
che i soldi erano finiti.
E allora stampiamoli, abbiamo pensato noi FLOP.
Da decenni si faceva così, con la lira. Ci avevamo sguazzato
dentro: di svalutazione in svalutazione eravamo diventati una
potenza industriale.
E invece no, a quanto sembra non era possibile. Non c’era
più la Lira. Eureka! C’era l’Euro.
Tutto cambiato.
A comandare erano ora i tedeschi, e avevano strane idee.
FLOP e VIP: vite parallele
121
Dieci euro erano dieci euro, e dovevano restarlo; dovevano
conservare il loro valore.
Il loro potere di acquisto.
Soprattutto era fondamentale che lo conservassero i debiti,
visto che i tedeschi si trovavano nella posizione di creditori pressoché universali.
Finito il tempo delle cicale (greci, irlandesi, portoghesi, spagnoli, italiani...). Tutto il potere alle formichine!
Anzi: alle formicone.
Formicone VIP über alles!
Hanno imposto le regole della loro valuta di un tempo alla
nuova; l’hanno chiamata Euro, che è il nome d’arte del vecchio
marco.
Uno pseudonimo.
Ci siamo indebitati in una valuta straniera, che continua ad
apprezzarsi.
L’economica è ferma, i debiti crescono, e noi continuiamo
ad aspettare, come la pioggia dopo una lunga siccità, il sollievo
di un’inflazione che non verrà.
La Germania sta vincendo l’ultima Grande Guerra Europea:
la Guerra Economica.
Hanno perso quelle precedenti perché hanno usato armi e
metodi sbagliati.
Le teste quadrate ai tedeschi non mancano. Anche la lingua
si presta a dare ordini.
Se Hitler avesse designato Mengele a capo della Buba (la
Bundesbank) e Kappler a capo della BCE (ancota largemente
ipotetica), avrebbe vinto la Seconda guerra mondiale.
122
Falliti & Contenti
Il FLOP globale
Oggi tutti vogliono vincere in affari, tutti aspirano a diventare
ricchi: Cinesi, Indiani, Brasiliani, Turchi...; una ressa!
Una parossistica calca umana a caccia di trionfi.
Come ho già detto, la terra non può permettersi otto miliardi
di vincenti. Per ragioni di equilibrio il mondo ha bisogno di un
bel po’ di sconfitti.
L’impressione è che questa volta toccherà a noi provvedere.
Tutto il mondo occidentale è in arretramento economico sul
resto del pianeta, che si va sviluppando.
L’Europa è in affanno, vecchia e disarticolata; l’Italia va oltre, retrocede persino rispetto all’Europa.
Stiamo perdendo persino le belle donne, che ormai preferiscono gli stranieri (vedi Carla Bruni, Elisabetta Canalis, Monica
Bellucci...).
Anche il Prodotto sessuale interno lordo si sta deteriorando.
Viviamo nell’epicentro della sfiga più recente. Consideriamola un’occasione.
Rassegniamoci al ruolo di FLOP globali.
Fallire (ma in modo compiuto, irreversibile) non sarà difficile:
non c’è dubbio che uomini e donne del Terzo Mondo ci offriranno una fraterna e fattiva collaborazione.
E dunque, orsù, vendiamo i nostri negozietti di ortofrutta ai
Pakistani, le nostre belle fabbriche ai Tedeschi, i lungomari ai
Russi...
Quanto alle tecnologie, regaliamole ai Cinesi.
FLOP e VIP: vite parallele
123
Lo stiamo facendo da tempo, in cambio di qualche giochino
usa e getta per i nostri figli in prepensionamento.
“Rimetti a noi i nostri Debiti...”
I VIP prediligono attività dove i denari girino svelti e le braccia si muovano poco: banche, società di revisione, agenzie di
rating...
Un tempo, per tenerci a bada, i Signori disponevano di due
strumenti: la Religione e la Gendarmeria,
Oggi quei due strumenti appaiono indeboliti, almeno nei nostri paesi; ma i Signori ne hanno in mano un altro, ancora più
coercitivo: il Debito.
Come noi FLOP, persino gli Stati, convinti di detenere la
Sovranità, vengono tenuti in pugno col Debito.
Il Debito Pubblico fa sì che si nasca già indebitati.
Con i Debiti i FLOP sono destinati a convivere. Non c’è,
per loro, verso alcuno per liberarsene; e i debiti, come tutti sappiamo, creano altri debiti.
Il Debito è un modo per esercitare un’egemonia sull’indebitato, per condizionarne il comportamento, per renderlo ansioso
e preoccupato.
Situazione ben congeniale a noi FLOP. Senza debiti non si
spiegherebbe la sottile afflizione che ci accompagna; il senso di
insicurezza che rende incerto il nostro cammino.
Il debito è la materializzazione della nostra umiltà, la giustifi-
124
Falliti & Contenti
cazione del nostro rimanere assoggettati. Senza debito proveremmo la vertigine della libertà, lo smarrimento di chi si trova
improvvisamente fuori della gabbia che lo protegge.
Il debito prevede le rate, che non sono un modo di estinguerlo
(nella nostra vita le rate, come gli esami, non finiscono mai), ma una
diluizione nel tempo, che ci permette di assaporarlo meglio.
Le rate imprimono una cadenza alla nostra vita; ci ricordano
le stagioni, il passare del tempo.
Ci dànno uno scopo. Ci fanno sentire vivi.
Attraverso le banche i VIP ci prestano i soldi che ci serviranno ad acquistare i loro Status symbols ormai fuori moda.
Erano in, ora sono out, ma nessuno ci ha informato.
Il tempo fulmineo di una firma, e avremo ipotecato il nostro
futuro.
Quando ci accorgeremo di avere commesso un errore, avremo ormai consumato i migliori anni della nostra vita a ripararlo.
Un tesoro nel nascondiglio degli Gnomi
Perché mai i ricchi si dannano tanto ad accumulare denari, e
poi li trasferiscono illegalmente in qualche paese remoto, correndo il rischio di recuperi laboriosi più di quello del tesoro di
Montecristo?
Per non pagare le tasse, direte voi; ed è, almeno a livello
conscio, la risposta giusta.
Giusta ma parziale: gli inconvenienti possibili sono troppi,
perché valga la pena di avventurarsi in quel labirinto.
FLOP e VIP: vite parallele
125
Ci dev’essere dell’altro.
Secondo me, la chiave di tutto sta nella parola Paradiso.
Il sogno inconfessato di quegli individui dall’apparenza astuta è che la loro ricchezza duri in eterno.
Seppelliscono i loro capitali per poterne fruire nell’Aldilà: un
po’ come facevano i Faraoni, che riempivano di corredi preziosi
le loro tombe sigillate.
Sbagliano, anche perché da morti non andranno in Paradiso,
ma dritti all’Inferno.
O forse semplicemente i VIP fantasticano di possedere un
gruzzolo nel nascondiglio degli Gnomi, cui attingere se le cose
volgessero al peggio.
Noi FLOP li capiamo benissimo: anche noi abbiamo un porcellino di terracotta per le emergenze.
Tutti vorremmo una vita di riserva, ma dobbiamo accontentarci di un conto cifrato, o di un maialino di coccio.
Non stuzzicare l’invidia che dorme
Lamentarsi è quasi un obbligo, per la nostra categoria; una
musica di fondo che accompagna tutta la nostra esistenza.
Mostrarsi cagionevoli, male in arnese e lamentosi tiene lontana la gelosia del prossimo.
L’invidia è una forza potente, foriera di gravi disgrazie.
A dispetto di quanto si potrebbe supporre, noi FLOP siamo
spesso nel mirino della gelosia di altri FLOP.
Dio sa se non siamo invidiati dai vicini di casa, quando ci
126
Falliti & Contenti
compriamo un’auto nuova di zecca!
È una pazzia non spargere la voce che è d’occasione e a
comode rate.
Quando uno di noi vince al Superenalotto si trincera
nell’anonimato.
Mica lo fa per non pagare le tasse: sarebbe un modo di ragionare da VIP; oltretutto sbagliato, perché sulle vincite al
Superenalotto le tasse non si pagano. Semplicemente non vogliamo stuzzicare l’invidia di amici e parenti, che ci lancerebbero
un malaugurio così potente da costringerci a dilapidare la vincita
in medicine e ospedali.
A questo punto qualcuno sarà tentato di credere che i FLOP
siano inclini alla malvagità.
Conclusione smentita dalla maggior parte dei loro comportamenti. Probabilmente è l’esistenza dei VIP ad averli un po’
incattiviti, seminando i germi di un’invidia tormentosa.
Caro amico FLOP, se per un qualche errore ti capita tra
capo e collo un colpo di fortuna, non cambiare abitudini.
Non comprare nemmeno quello schermo al plasma di cinquanta pollici che da tempo vagheggi: tanto in casa tua non c’è
posto, per quel bestione.
Ricordati che gli altri FLOP ti osservano, pronti a individuare
ogni anomalia nel tuo comportamento. Basterà poco par farti
giudicare colpevole di tradimento, di diserzione.
Lanceranno contro di te i loro anatemi, le loro maledizioni.
Un consiglio?
Tieni i quattrini nascosti e non farne niente.
FLOP e VIP: vite parallele
127
AntiFLOP tax
Le tasse si pagano sui redditi, non sui patrimoni. Colpiscono
l’aspirazione al cambiamento di status, il desiderio di migliorare,
non la conservazione dei beni di famiglia.
Nel miglioramento sta lo scandalo, la rottura di una simmetria, la sovversione dell’ordine stabilito.
C’è qualcosa di aggressivo nel tentare di mettere insieme
una fortuna.
Il destino naturale del FLOP è restare un dipendente per
tutta la vita, sottoposto a un prelievo coatto su tutto quello che
guadagna; se ha scelto di diventare una partita IVA, è sicuramente per trovare una scappatoia.
Giusto accanirsi contro di lui.
Il FLOP intraprendente, che tenta la via dell’arricchimento,
deve pagare le tasse sino all’ultimo centesimo, se non altro per
tacitare l’acredine di chi è rimasto al palo.
Sfortuna e ferocia
Siamo consapevoli di avere realizzato meno di un decimo di
quanto avremmo potuto realizzare se ci fossimo mossi da raffinati filibustieri, come i VIP.
Pazienza!
FLOP sì, ma perbene!
Amiamo le leggi, i divieti, forse perché corrispondono a una
nostra esigenza intima.
128
Falliti & Contenti
Se non esistessero, ci muoveremmo a casaccio, disorientati.
Le norme le scrivono i VIP, e dunque è ragionevole pensare
che siano concepite in loro favore e a nostro dànno;
ciononostante le condividiamo visceralmente.
Ci sembra che riflettano il naturale ordine delle cose; e forse,
ahimè, è proprio così.
Se le nostre sconfitte fossero soggette alle leggi della statistica, ogni tanto qualche impresa giusta la dovremmo azzeccare
pure noi; invece le sbagliamo, in percentuali che sfiorano il cento
per cento.
Questo significa che qualcuno, o qualcosa, rema contro di
noi, incessantemente.
Senza dubbio si tratta di un’Intelligenza che si muove
all’incontrario (come il treno dei desideri di una famosa canzone di Paolo Conte) e vanifica i nostri sforzi.
E se fosse proprio la nostra intelligenza (ammesso che, in
un caso del genere, sia ragionevole chiamarla così) a sabotarci?
È l’ipotesi più probabile.
Noi la chiamiamo sfortuna.
Nelle nostre imprese disastrose noi investiamo cuore, sangue, sudore.
Cosa ci manca?
Ci manca quell’elemento inafferrabile che i VIP chiamano
determinazione, o grinta, ma che forse sarebbe più giusto chiamare cattiveria, o mancanza di scrupoli.
FLOP e VIP: vite parallele
129
Schermo delle nostre brame
Italiani, FLOP griffati
Noi FLOP subiamo il fascino dell’universo televisivo, però
ce ne vergogniamo.
Se ci chiedono cosa pensiamo di una trasmissione, di solito
rispondiamo che non l’abbiamo vista: noi la TV la guardiamo
pochissimo.
Allora come facciamo a sapere tutti i nomi dei vincitori del
Grande Fratello e de L’Isola dei Famosi?
La verità è che va di moda parlare male della TV, e noi alle
mode ci teniamo.
Alle mode, e alla Moda.
Rispetto ai FLOP di altri paesi, magari più ricchi (come i
tedeschi), ma vestiti peggio, più sciattoni, più grassi, noi italiani
ci distinguiamo per l’eleganza. Siamo addirittura un po’ fighetti.
Forse è questione di patriottismo. L’Italia è il paese della
Moda. Gli stilisti sono diventati da qualche decennio una delle
nostre glorie nazionali.
Dolce e Gabbana al posto dei Fratelli Bandiera!
130
Falliti & Contenti
Forse i nostri stilisti sono cresciuti, si sono affinati, hanno
finito per conquistare il mondo anche perché avevano alle spalle
un popolo di FLOP pronti a spendere un quinto dello stipendio
in articoli griffati.
L’Industria della Fama
Che cos’è la Televisione?
Nell’opinione della maggioranza, uno strumento per tenere
informati e offrire intrattenimento e spettacolo.
È una parte della verità; non la più importante.
La TV occupa tanto spazio nei pensieri della gente perché
produce un bene molto richiesto dalla nostra società... forse il
più richiesto: la Fama.
La TV si occupa di Fame di ogni genere, ma il settore più
attivo e brillante è quello delle Fame a breve.
Noi FLOP ne siamo avidissimi.
Il FLOP sul piccolo schermo
Che emozione prova il FLOP quando gli accade di apparire
sugli schermi televisivi!
Purtroppo di solito riusciamo poco spontanei. Gli esperti dicono che non buchiamo lo schermo.
Cerchiamo di scimmiottare i comportamenti dei VIP; di dire
le stesse cose che direbbero loro, e così finiamo per avere l’aria
di scolaretti che recitano una poesia davanti al Maestro.
Riusciamo bene solo quando veniamo ripresi a nostra insa-
FLOP e VIP: vite parallele
131
puta da una candid camera; oppure quando qualcuno di noi
viene selezionato per un reality.
I partecipanti a un reality sanno di trovarsi sotto l’occhio delle
telecamere, ma dopo un po’ se ne dimenticano.
Occorre essere professionisti VIP per recitare ventiquattro
ore su ventiquattro.
In TV veniamo male perché non ci fidiamo a presentarci così
come siamo: nature.
Ci riteniamo inadeguati. La nostra insicurezza riaffiora.
Succede la stessa cosa con le fotografie. Ci mettiamo in posa,
tiriamo in fuori il labbro, ammicchiamo sorrisi innaturali e smorfie compiacenti.
Non parliamo poi di fototessere. Le nostre carte d’identità
sono un museo degli orrori. Con quelle facce potremmo commettere qualsiasi crimine.
In TV le persone sincere come noi appaiono compunte, prive di spontaneità, rigide, impedite, mentre i grandi ipocriti (i VIP)
fanno faville.
Più è falso, più quello che appare sullo schermo della televisione sembra autentico.
Anche noi siamo falsi, ma in modo timido e impacciato.
È questo che ci rovina.
Le belle scomparse
Quando non c’era ancora la TV, le belle donne le vedevi
132
Falliti & Contenti
passare sotto i portici. Adesso vai per la strada e ti chiedi dove
siano finite.
Poi accendi la TV e capisci: sono tutte lì, in ruoli perlopiù
servili, loro che apparivano favolose come regine quando fendevano gli strusci serali della provincia.
Le hanno ridotte a mera decorazione.
Invitare la gente in televisione è un’azione abietta. Si cerca la
complicità degli innocenti.
La strategia di chi offre gratis, a persone semplici e prive di
qualsiasi talento, dosi indebite di successo non differisce da quella
degli spacciatori che distribuiscono bustine fuori dalle scuole.
La bella ragazza, dopo un’esperienza di valletta, tornerà serenamente a fare l’estetista? o non troverà altro sbocco che la
complicata, rischiosa, incontrollabile carriera di escort?
Una cosa è pressoché certa: continuerà a sognare di diventare una celebrity.
Non senza qualche giustificazione, giacché la TV è una grande riciclatrice di umanità degradata.
Un mondo riciclato
Accade talvolta (ma non troppo spesso) che dal fondo
dell’abbrutimento qualcuna risalga verso un nuovo successo.
Si accendono i riflettori e il panico si fa eccitazione. Nella
macchina dei sogni entra un relitto ed esce una star.
A volte vediamo certe signorine perdute, scomparse per un
FLOP e VIP: vite parallele
133
periodo più o meno lungo, riapparire come conduttrici di un
programma TV.
Sono tutte uguali: hanno corpetti di ghisa, gambe lunghe, sorrisi
irriducibili. Davanti alle telecamere, sembra che ridano, ma digrignano i denti alle rivali che le aspettano al varco per rubare
loro il microfono.
Nei camerini incontri facce di caucciù intorno alle quali si
affaticano schiere di truccatori.
Fanno impressione: sono sculture di pongo; sembrano copie
di Topo Gigio.
Ti viene la tentazione di strizzare i nasi per controllare se quei
cartoni animati facciano il fischio, come le paperette di gomma.
Viale del tramonto
Certe conduttrici a fine carriera vengono ricoverate direttamente alla neurodeliri.
Per trasportarle in autoambulanza senza che diano in smanie,
gli infermieri si vedono costretti a pilotarle con finte telecamere
fin dentro l’autolettiga.
La flebo viene spacciata per un microfono a spilla: così la
diva sta buona e sorride furibonda, facendo gli autografi ai
portantini.
Per conquistare il diritto di apparire c’è chi sposa un trippone
di Sinistra coi baffi e chi diventa l’amante di un Gentiluomo di
Sua Santità conosciuto al Family Day.
I maschi hanno vita ancora più dura.
134
Falliti & Contenti
Come faranno?
A chi si offrono?
Ci saranno dirigenti gay?
Eccome no.
Per individuarli basta andare in giro prestando ascolto ai pettegolezzi.
Il bon ton del videasta
I comportamenti sono quello che sono, ma le parole obbediscono a una rigida autocensura.
Ogni volta che apre bocca il videasta (chiamiamolo così)
mette a rischio una vita di sacrifici.
Non è esente da pericoli manifestare un’opinione in un ambiente dove tutti fingono di essere amiconi sperando che gli altri
ci caschino e abbassino la guardia, esponendosi a una pugnalata
alle spalle.
Ti scappa una parolaccia?
In esilio.
Un rutto?
Defenestrato!
Non parliamo di una bestemmia.
Da qui il predominio di un eloquio politicamente corretto
(insomma neutro, ipocrita, filisteo) che a qualcuno non piace,
ma alla maggioranza di noi FLOP forse si.
La TV è una grande scuola di vita: insegna tutto quello che
non si deve fare se si vuole conservare un minimo di dignità e di
decenza.
FLOP e VIP: vite parallele
135
Stelle cadenti
Il VIP acrofobo
Felice chi è nato VIP e non deve far nulla per mantenersi
tale!
Lui sì che è davvero degno della nostra invidia.
Diverso il caso di chi ascende all’Olimpo VIP sfruttando un
talento o la bellezza o qualche altra mutevole circostanza.
Noi uomini d’insuccesso ci facciamo spesso un’idea sbagliata degli uomini di successo.
Ci rappresentiamo la loro condizione attraverso la narrazioni
mitologiche divulgate dai media. Non ci rendiamo conto di quanto
sia precaria.
Come scrisse l’Ariosto, “chi troppo in alto sal cade sovente
/ precipitevolissimevolmente”.
Ripiombare giù tra noi, nel nostro paludoso anonimato, è
questione di un attimo.
I VIP ne sono angosciati.
136
Falliti & Contenti
La fama letteraria
Benché gli scrittori ricoprano nell’universo VIP il ruolo di
cugini poveri, la fama letteraria impressiona i FLOP per varie
ragioni.
In molti casi arriva in ritardo, ma può durare ben oltre i confini della vita dello scrittore. È una fama stretta e lunga, mentre
altre sono larghe e corte.
Così, chiunque abbia scritto un libro (e molti FLOP sono
inclini alla grafomania) è autorizzato a sperare in un successo
tardivo; in mancanza di meglio, postumo.
Stendhal era solito ripetere: avrò successo tra quaranta, tra
cinquant’anni...
Come profeta non rischiava di fare una brutta figura. Noi
ricordiamo la sua previsione perché si è avverata; se non si fosse avverata, non la ricorderemmo, come non ricorderemmo il
suo autore.
Una gloria postuma è meglio di nulla; ma certo un bel successo vita natural durante ci piacerebbe di più.
Grandezze e servitù della vita letteraria
Esistono scrittori, come Lara Cardella o Susanna Tamaro,
che hanno ottenuto, ai loro inizi, un successo strepitoso.
È la situazione più destabilizzante, per il sistema nervoso.
Si oscilla tra deliri di grandezza e il sospetto di aver imbroccato un gran colpo di culo.
FLOP e VIP: vite parallele
137
Occorre scrivere subito un altro libro, per confermare il proprio genio.
Nessuno li aveva disturbati quando, chiusi in una stanza, scrivevano il primo.
Il secondo viene scritto in mezzo alla confusione: lo scrittore
è bombardato dalle telefonate degli editori e dei giornalisti, dagli
inviti in libreria, nei centri commerciali, alle fiere, in TV, in radio,
nelle scuole, alle feste di partito...
Esperienze all’inizio lusinghiere e benaccette, ma ben presto
imbarazzanti e monotone.
Costretto a rispondere a domande sempre uguali, in poco
tempo l’esordiente fortunato si trasforma in un ibrido tra il pappagallo e il grillo parlante.
. Non essendo del tutto privo di sensibilità, di solito è lui il
primo ad accorgersi dell’effetto disco rotto.
Presto sarà stanco del successo, stanco della letteratura, stanco di tutto.
Persino di se stesso.
Che fare?
Riscrivere il libro che ha avuto successo? oppure cambiare
genere, stile, argomento?
La caduta letteraria consiste in un progressivo calo dei lettori, cui corrisponde un proporzionale riavvolgimento del tappetino
rosso che gli editori stendono sotto i piedi degli autori di successo.
I lettori sono imprevedibili. Quando iniziano a calare, sembra che si siano dati la voce. A ogni nuovo libro parecchi si
perdono per strada.
138
Falliti & Contenti
L’autore non riesce a capacitarsi. Sono anni che scrive sempre le stesse cose, con piccole varianti, per non scontentarli.
Perché quegli ingrati lo stanno abbandonando?
E non sono i soli: lo abbandona anche l’editore.
Un tempo telefonava spesso; all’improvviso è diventato irreperibile.
Qualcuno esordisce con un libro stampato a sue spese.
Lo fece anche Moravia, e la cosa ebbe un senso, allora.
Oggi pagare la stampa non è più sufficiente.
L’impegno finanziario va moltiplicato: è necessario pagare
anche i lettori, per essere almeno sfogliati.
The end
Il tracollo cinematografico è persino peggiore di quello letterario.
Se uno scrittore senza lettori di solito si limita a mettere su
pancia e a fumare in modo compulsivo, la stella del cinema sul
viale del tramonto passa direttamente alla droga e ai reparti neuro.
Fenomeno comprensibile: la crisi di astinenza è peggiore quanto più lo stimolo è stato pesante, e non c’è paragone tra il successo di uno scrittore e quello di una star cinematografica.
Pensiamo a Laura Antonelli, a Francesco Nuti, solo per citarne alcuni.
Vinti. Distrutti. Annientati.
Certo, è bello passeggiare sul tappeto rosso dei festival di
FLOP e VIP: vite parallele
139
Venezia e di Cannes.
Ma che ruzzoloni, quando te lo strappano da sotto i piedi!
Noi FLOP sospiriamo d’invidia di fronte a quelle sfilate di
Famosi; ma non ci accorgiamo che le facce cambiano ad ogni
stagione?
Solo gli ansiolitici ingurgitati dai VIP a fine carriera sono sempre gli stessi.
Picciotti e piccioni
A sentirli parlare i politici sembrano tutti brave persone; come
fanno allora a denigrarsi l’un l’altro in modo tanto feroce?
Noi FLOP non potremmo dormire la notte sapendo che qualcuno raccoglie dossier su di noi, ci spia, ci intercetta, per eliminarci propala ogni sorta di calunnie.
Saremo sciocchi, ma a noi piace essere amati.
Di solito è nei Consigli Comunali che il cucciolo della politica
trascorre la prima giovinezza.
È divertente come passare gli anni più belli della vita in assemblee di condominio.
Si blatera contro gli avversari, ma è sgambettando gli amici
che si fa carriera.
Quello che non conta va detto a voce alta; quello che conta
a voce bassa.
Occorre essere scaltri, ma apparire ingenui, soprattutto agli
inizi, per non suscitare la diffidenza di qualche boss.
140
Falliti & Contenti
Chi impara bene queste e altre regole finisce a Roma, in Parlamento.
Là, in mezzo a ogni sorta di trame, potrà puntare alle poltrone dallo schienale più alto: quelle del governo.
Per arrivare a quelle famose poltrone conviene comportarsi
senza scrupoli.
È un bene che sia così.
Scrisse un antico filosofo cinese (il Signore di Shang) che a
governare devono essere i cattivi perché i buoni si lascerebbero ingannare.
Il vero politico di carriera teme il carcere perché sa di meritarlo.
È un timore giustificato solo in parte, giacché la sua vita non
è molto diversa da quella del galeotto: passa la maggior parte
del suo tempo al chiuso, a masticare veleno.
Tra il Ministero e la galera cambia solo il comfort.
La politica è molte cose: il trionfo della scaltrezza sull’ingenuità, un modo di avere opinioni su tutto (anche sulle cose di cui
non si sa nulla), l’arte di fregare il prossimo cercandone il consenso, un’alternativa al Viagra per persone anziane...
Circola, in ambienti di solito ben informati, la voce che i politici nutrano una predilezione per il sesso orale. Il caso di Clinton
e della sua stagista lo confermerebbe.
La mia ipotesi è che questo accada perché il sesso orale può
essere praticato senza alzare il culo dalla poltrona faticosamente
scalata.
Di tanto in tanto qualche collega invita il politico a fare un
passo indietro.
FLOP e VIP: vite parallele
141
Niente più insidioso di quell’invito: un passo indietro c’è il
precipizio.
Tuttavia qualcuno abbocca: penso a personaggi come
Mariotto Segni o come Clemente Mastella. Politici che a un
certo punto si sono comportati come ci saremmo comportati
noi FLOP: per delicatezza si sono fatti da parte.
Senza dubbio pensavano che si trattasse di un ritiro temporaneo; non si rendevano conto che un rientro sarebbe stato da
quel momento impossibile.
Occorre restare attaccati al potere come mignatte.
Nessuno è più deriso, più disprezzato del potente che allenta
la presa. Ripudiato dai picciotti della politica, che non lo salutano nemmeno più, finirà ai giardinetti, a foraggiare i piccioni.
Fine carriera: prima dei quaranta
Ogni volta che vediamo un calciatore fotografato con relativa fotomodella, mentre scendono dall’inevitabile Ferrari, pensiamo alla crisi immobiliare italiana. Quante braccia sottratte all’edilizia!
Questo pensiero, un po’ opaco, senza dubbio poco originale, è la nostra rivalsa.
Purtroppo da piccoli i nostri genitori non ci hanno lasciato
giocare a pallone. Erano all’antica. Sognavano una laurea.
Che ne sarà di quel calciatore, una volta finita la stagione di
atleta?
A meno di quarant’anni sarà decrepito.
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Falliti & Contenti
Cartellino rosso diretto: espulso da tutti i campi di calcio per
raggiunti limiti di età!
Finita la carriera, ingrasserà, si affloscerà, si gonfierà, come accade a
tutti quelli che in gioventù hanno ecceduto nella pratica degli sport.
Benvenuto tra noi, in serie Zeta!
Le trombe di Gerico
Giovane, la fotomodella intravista accanto al calciatore sta
vivendo di rendita grazie al suo sex appeal.
Davanti a lei si aprono tutte le porte, tutti i portafogli.
Cellulari che squillano in continuazione, uomini che si voltano
per la strada...
La bellezza è il suo mestiere, e insieme la sua droga.
Che effetto le farà l’apparire delle prime rughe?
Tremendo.
Naturalmente ricorrerà ai ripari.
E tuttavia, nonostante il botulino, nonostante la chirurgia estetica, il suo destino (uno dei più amari, dei più irrecuperabili) sarà
segnato.
Impotente, vedrà il potere che il suo corpo esercitava sgretolarsi come le mura di Gerico, al suono di tromba degli anni che
avanzano.
Così precipitano le stelle dal firmamento VIP.
Ma a noi FLOP nessuno racconta quelle cadute dolorose;
tutta la nostra attenzione viene dirottata verso altre stelle, che da
poco hanno preso a brillare.
FLOP e VIP: vite parallele
143
Il decalogo del FLOP
1. Mantenere la parola data
IL FLOP ha un’idea chiara (gli è stata istillata sin da quando
era bambino, dai FLOP senior) di come debba comportarsi un
galantuomo, e intende attenersi a quel modello, benché con l’andare degli anni si sia insinuato in lui il sospetto che, come linea di
condotta, sia scomoda e spesso svantaggiosa.
Non importa che la parola risulti da un apposito atto, firmato in presenza di un notaio, oppure sia stata data in maniera
informale, senza nessuno presente, oltre la persona con cui ci si
è impegnati: in entrambi i casi rispettarla è per il FLOP un impegno solenne.
Prova, nel mantenerla, un’intima soddisfazione, tanto più viva
quanto più la cosa va a suo discapito. Che goduria rinunciare alla
possibilità di un guadagno o a qualche altro tornaconto pur di mostrarsi un galantuomo, agli occhi propri e a quelli del mondo!
Un vantaggio comunque c’è: si dorme meglio.
2. Sposare cause perse
Nei limiti del possibile i VIP evitano di prendere posizioni
144
Falliti & Contenti
nette, in modo da essere pronti a cambiarle col cambiare del
vento.
Non si basano su convinzioni e gusti personali (posto che ne
abbiano), ma su indagini demoscopiche e ricerche di mercato.
Vogliono conoscere in anticipo i sogni della maggioranza FLOP,
così da orientare la linea dei loro giornali e i format delle loro
trasmissioni, da selezionare i colori degli abiti o le musiche dell’estate in accordo col serpeggiare di mode e stili ancora
embrionali.
Quando noi ci saremo chiariti a noi stessi, loro saranno già lì,
con le cose giuste da vendere.
Opposto il comportamento di noi FLOP.
Spesso gli eventi prendono una direzione che non ci piace e
che cerchiamo con tutti i mezzi di contrastare. I nostri gusti sono
spesso antiquati. Amiamo sposare una causa, e se è una causa
persa, tanto meglio: con le cause perse ci troviamo bene.
La lotta coi mulini a vento è la nostra specialità. Vorremmo
raddrizzare il mondo, trovare politici onesti, credere ancora in
qualcosa.
I nostri sogni finiscono regolarmente infranti, ma noi non ci
arrendiamo.
La nostra forza sta nella testardaggine di chi, umile ma ostinato, continua a sognare un’umanità migliore.
3. Lasciare che altri decidano per noi
Abbiamo cominciato con l’obbedire alla mamma: ci attenevamo ai suoi ordini, senza discutere.
FLOP e VIP: vite parallele
145
Diventati adulti, abbiamo cercato nuove figure di riferimento
cui affidare i nostri destini. datori di lavoro, preti, amministratori
pubblici, gestori di fondi, giornalisti... Sono le nostre guide.
Conoscendo tutti gli imbarazzi del dubbio, siamo andati in
cerca di qualcuno che avesse o mostrasse di avere certezze.
Così ci siamo rimessi nelle mani di tutta una banda di consulenti e di esperti, che decidono per noi: preti che non hanno mai
fatto sesso, o almeno non dovrebbero, ci impartiscono direttive
sulla nostra vita sessuale; burocrati senza scrupoli gestiscono i
nostri risparmi; politici mafiosi scrivono le nostre leggi...
Siamo così consapevoli della nostra natura dubbiosa e limitata che ci pare naturale chiedere consiglio a chiunque esibisca
una qualche forma di competenza.
4. Tenersi a disposizione
Come giocatori in panchina, siamo continuamente in attesa
di una chiamata.
Provate a telefonarci: il nostro cellulare suonerà libero. Se
avete sbagliato numero, vi richiameremo subito, preoccupati,
per sapere chi siete. Che problema c’è.
A dimostrare che siamo a disposizione ventiquattr’ore su
ventiquattro, nelle nostre case c’è (lo segnalo di sfuggita, avendo già toccato l’argomento) un locale disabitato, dove accogliere un potente nel caso che bussasse alla nostra porta per una
visita di cortesia.
Il campanello di casa, il telefono, la cassetta delle lettere ci
riempiono d’ansia: speriamo nel meglio, ma, ammaestrati dall’esperienza, siamo inclini a credere al peggio.
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Falliti & Contenti
Sappiamo quanto siano frequenti gli errori giudiziari, e dunque temiamo che nottetempo la Polizia suoni alla nostra porta
per trascinarci in gattabuia.
In vista di una simile eventualità teniamo pronto un cambio di
biancheria.
5. Pagare in anticipo
A noi FLOP i debiti dànno fastidio.
Non parlo del mutuo per l’acquisto della casa, che estingueremo solo alla vigilia del trapasso.
Per noi il mutuo non è tanto un debito quanto un aspetto
della condizione umana. Accettiamo la sua esistenza come una
fatalità.
I piccoli debiti, invece, ci tengono col fiato sospeso. Non li
sopportiamo. Restiamo in apnea sino a quando non sono estinti.
Ci pesano a tal punto che, potendo, preferiamo pagare in
anticipo. Offriamo così, al commerciante disonesto, l’occasione
di abbindolandoci.
Sarà un problema suo e della sua coscienza.
A noi basta essere a posto con la nostra.
6. Arrivare in anticipo
Agli appuntamenti arriviamo sempre per primi (al contrario
dei VIP, che arrivano in ritardo, e nemmeno si scusano).
Essendo persone avvedute, usciamo di casa minimo un’ora
prima, così da disporre di un certo margine di tempo in caso di
imprevisti.
FLOP e VIP: vite parallele
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Non si sa mai: l’autobus potrebbe essere in sciopero, l’indirizzo di difficile reperimento...
In anticipo quando abbiamo a che fare con spostamenti a
terra, lo siamo ancora di più quando voliamo.
In aeroporto siamo soliti presentarci talmente prima che le
hostess si rifiutano di farci il check-in; così siamo costretti a
bivaccare per ore nelle sale d’attesa, per nostro castigo piuttosto carenti di sedie.
Più tardi, seduti comodamente in aereo, aspetteremo un decollo posticipato per il ritardo di un VIP frequent flyer.
7. Affidare a un Gestore i propri risparmi
A chi affidare i propri risparmi se non a un Gestore di Fondi?
Che sia competente lo si vede subito; basta osservare quanto sia competente la sua scrivania di mogano.
Per raggiungerlo abbiamo varcato porte blindate e siamo
passati attraverso un corridoio alle cui pareti erano appesi quadri dal valore inestimabile.
L’ambiente ci ha fornito le rassicurazioni necessarie: se c’è
un focolaio da cui la ricchezza può diffondersi per contagio è la
banca.
Proviamo soggezione, a tal punto che non ci chiediamo nemmeno da dove abbia avuto origine quell’opulenza, e soprattutto
a scapito di chi.
Per l’uomo dietro la scrivania di mogano rifilarci i titoli di cui
la banca ha intenzione di disfarsi sarà facile come attirare le
mosche con un vasetto di miele.
148
Falliti & Contenti
8. Credere ai giornali
Noi FLOP beviamo i giornali d’un fiato, insieme col primo
caffè della giornata.
Le pagine politiche ci appassionano in modo speciale. Ciascuno di noi tifa per un partito come fosse la sua squadra di
calcio.
Le elezioni rappresentano una specie di Champions League.
All’indomani della consultazione elettorale, troviamo sul nostro quotidiano preferito le informazioni che ci faranno contenti.
È noto infatti che le elezioni le vincono tutti.
Secondo le convenienze, si possono confrontare i dati con le
politiche, le amministrative o le europee, puntare sull’unica cittadina in cui il nostro partito è in vantaggio, comparare i risultati
con quelli di epoche remote, quando eravamo appena nati...
Ci sono mille modi per travisare la realtà.
I giornalisti sono pagati per questo.
9. Chiedere consiglio
Incerti, ci muoviamo a tastoni, esponendo i nostri problemi a
chiunque sia disposto ad ascoltarci.
Ci fidiamo anche di esperti non certificati: il portiere per gli
investimenti immobiliari, il ragioniere dello sportello per quelli
finanziari, l’infermiera vicina di casa per un consulto nei casi clinici più complicati...
A ogni parere prestiamo attenzione, anche se non proviene
da specialisti del settore.
Non è democrazia, questa?
FLOP e VIP: vite parallele
149
10. Sognare un futuro VIP
Ecco il sogno più grande, il sogno dei sogni. Assoluto quanto
impraticabile. Inconsciamente siamo determinati a non realizzarlo mai.
Ci piace che resti a livello di sogno, come il Grande Amore,
l’Eterna Giovinezza, l’Eldorado.
Soprattutto non siamo disposti a fare nostre le regole per
realizzarlo.
In fin dei conti stiamo bene come stiamo, anche se non osiamo confessarlo nemmeno a noi stessi.
150
Falliti & Contenti
Buonismi
Villa e covile
Se vi trovaste in gravi difficoltà, ma non per modo di dire...
parlo di difficoltà tali da non avere nemmeno un tozzo di pane
con cui sfamarvi... dove bussereste: ai cancelli di una villa sulla
Costa Smeralda, sorvegliata da gorilla e presidiata da maggiordomi, o alla porta di una covile del Gennargentu?
Credo che nessuno nutra dubbi in proposito: è altamente
probabile che, bussando alla porta del pastore, una fetta di pane
e un po’ di pecorino li rimediereste; bussando a quella della
villa, probabilmente rimediereste un calcio in culo.
Verso i ricchi occorre essere comprensivi: incontrano una
reale difficoltà a calarsi nei panni dei morti di fame.
Per di più sembra logico che chi dedica la vita ad aggiungere
denaro a denaro giudichi contro natura devolverlo a chicchessia,
sia pure in ecodosi.
Non è né avaro né egoista: solo coerente.
FLOP e VIP: vite parallele
151
Buonismi a confronto
Esiste, nel profondo dell’animo FLOP, un irrefrenabile impulso ad aiutare il prossimo.
Nel mendicante intravediamo uno stadio più sviluppato della
nostra imbarazzante situazione; un possibile approdo finale del
nostro trend.
Accade persino che i FLOP più insicuri e delicati siano attraversati da un lieve stupore... stupore di non essere loro a tendere la mano, e l’altro a deporre, velocemente e quasi con vergogna, una monetina nel palmo aperto.
I destini sono quello che sono, ma potrebbero essere anche
rovesciati.
Dipende dalle circostanze.
Nella maggior parte dei casi l’incontro con i più miseri rincuora
il FLOP.
Certo è triste che al mondo esistano persone in quello stato;
ma la mano tesa verso di noi ci dà la certezza che non siamo
proprio gli ultimi.
Aiutare il prossimo non è un monopolio FLOP: anche i VIP
(o almeno certi VIP) si dedicano alla beneficenza.
Lo fanno su grande scala, attraverso apposite Fondazioni.
Hanno cura, giustamente, che le loro buone azioni siano detraibili
dalle imposte e diano profitti sul piano dell’immagine.
Noi aiutiamo il primo che incontriamo; loro selezionano i morti
di fame. tenendo conto di una serie di parametri, fra cui quello
della fotogenia, che è importante.
Ci punta anche la Chiesa Cattolica negli spot dell’otto per mille.
152
Falliti & Contenti
Il dilagante buonismo dei VIP, la loro entrata a gamba tesa
nel settore delle beneficenza sta rubando spazio alle nostre piccole, sporadiche, disorganizzate iniziative.
Sono scesi in campo persino Bill Gates e Warren Buffet, a
suon di miliardi.
Si direbbe che non ci siano più in giro bisognosi disposti a
essere soccorsi dal primo FLOP che si presenta. I disperati di
tutto il mondo pretendono la certificazione di qualche ONLUS
di rango.
Da quando, a copertura dei loro misfatti, i VIP hanno scoperto la carità, il nostro territorio operativo si è ridotto,
raggrinzito.
Non c’è più spazio per noi, nella opere buone.
Le mance
I VIP con le mance sono splendidi, le elargiscono a profusione.
Vincendo la nostra naturale e giustificata spilorceria, cerchiamo di imitarli, ma scopriamo di avere nel portafoglio solo banconote di grosso taglio.
Strano. Credevamo di essere in bolletta.
Negli alberghi ci troviamo spesso in situazioni di grande imbarazzo con facchini e portieri che la mancia se la aspettano,
eccome. Te lo fanno capire in tutti i modi.
Facciamo finta di non avere contante o di essere indaffarati e
distratti. Quando i facchini portano le valige in camera, arriviamo alla spudoratezza di arroccarci nel bagno, fingendo un biso-
FLOP e VIP: vite parallele
153
gno impellente, e lasciando sulle spalle della nostra compagna
tutto il peso della vergogna.
Al ristorante, sul punto di andare via, ci accade qualche volta
di ritirare la mancia dal tavolo, perlomeno in modo parziale, dopo
che il cameriere l’ha vista e ci ha già ringraziato.
Svelti ci dileguiamo nei vicoli, da quei vigliacchi che siamo,
senza voltarci.
Negli Stati Uniti la mancia è un obbligo, uno strazio. Usciamo dal ristorante devastati dallo sperpero.
Qualcuno di noi FLOP in America non ci va più: vuole evitare quel supplizio insopportabile.
Per giustificare la nostra riluttanza a lasciare mance abbiamo
in serbo una giustificazione un po’ penosa.
La mancia è, in fondo, una forma di corruzione: un modo per
arrogarsi un trattamento di favore a scapito del nostro prossimo.
E noi, si sa, ai privilegi non ci siamo abituati. Li consideriamo
con diffidenza.
HAPPY FLOP
Siamo la parte più felice dell’umanità!
Noi FLOP siamo sentimentali, patetici, ridicoli (soprattutto
quando cerchiamo di imitare i VIP); eppure, nonostante tutto,
siamo la parte più felice dell’umanità
Finche resta nei suoi limiti, la nostra vita è perfetta; la roviniamo solo quando, rincorrendo falsi miti, cerchiamo di cambiarla.
I VIP sono magnifici, leggendari.
La loro insoddisfazione procede per slittamenti progressivi
che li spingono a spostare l’asticella sempre più su.
Nessun successo può soddisfarli; o li accontenta solo per un
attimo, che è come un flash accecante.
Non trovano pace.
156
Falliti & Contenti
DALL’AUTOBIOGRAFIA DI UN FLOP:
UNA COPPIA FELICE
Ero andato a trovare in provincia certi lontani parenti che non vedevo da anni.
Abitavano una casetta semplice, in un paesino nei
dintorni di Bologna.
Vivevano da soli. I figli, ormai grandi, se n’erano
andati da un pezzo.
Lei era una perfetta cuoca, a dire del marito.
Lui, a sentire la moglie, un grande specialista in
riparazioni domestiche.
Chiesi di andare in bagno.
Quando tirai lo sciacquone, nella tazza un po’ grigia e scrostata si abbatté un tornado che mi coprì di
schizzi. L’acqua continuava a scorrere e non era possibile arrestarla.
Lasciai che scorresse.
Premetti un interruttore, ma la luce del lavandino
non si accese.
Come in un cantiere, c’erano fili elettrici scoperti
dappertutto.
Happy FLOP
Seguì una cena con tagliatelle scotte dentro un sugo
acquoso che mi ricordò (ma in peggio) il refettorio
dell’asilo; poi un pollo ricco di fibre, ma orfano di
sapore.
Pareva che gli ingredienti litigassero nel piatto, dato
che non si erano messi d’accordo nel tegame.
Durante tutto il pasto parlammo di disturbi
gastrointestinali. Ero stato io a introdurre l’argomento, per giustificare il mio scarso appetito. A quanto
sembra, anche i miei due anfitrioni ne soffrivano spesso. La cosa non mi stupì. Ci scambiammo nomi di
medicine.
Non appena fu possibile, me la filai in direzione di
un vicina trattoria.
I due mi salutarono. Quando mi voltai, vidi che
rientravano in casa dandosi la mano.
Più FLOP di così non si sarebbe potuto; eppure
negli sguardi che si scambiavano c’era tutta la felicità
di una coppia innamorata.
157
158
Falliti & Contenti
Special VIP
Coltivare un’ossessione (per esempio, quella di mettere una
sfera dentro un canestro, in una rete o in una buca...) e non
avere curiosità per il resto è uno dei modi per diventare VIP.
I VIP specialisti sanno fare una cosa soltanto.
A perfezionare quell’abilità dedicano per intero le loro giornate.
Sono fissati sublimi, capaci di sacrifici disumani.
Forse proprio per la nostra connaturata incapacità di sottometterci a una disciplina rigorosa, noi FLOP li eleggiamo a nostri idoli.
Per far valere la sua abilità il VIP specialista ha bisogno di un
drappello di altri, più oscuri specialisti.
Chi conoscerebbe i nomi di Schumacher o di Alonso se non
esistessero meccanici capaci di cambiare le gomme in un
nanosecondo?
Capacità ammirevole, ma del tutto inutile, se non esistessero
i pit stop: cosa di cui l’umanità potrebbe fare benissimo a meno.
Il consorzio civile è un gioco di squadra: lo dice Montezemolo,
che è un VIP dal pedigree incontestabile.
Basta guardarlo.
I VIP specialisti sono monomaniaci premiati dal successo.
La cosa che non ci garba è che spetti loro la patente di Grandi
Uomini.
Come avranno fatto a non rompersi le palle, ripetendo all’infinito gli stessi gesti, quasi si fosse condannati, da soli e senza
necessità, a lavorare a una catena di montaggio?
Chissà quante cose belle si sono persi!
Happy FLOP
159
Per caso non saranno degli imbecilli?
Più probabilmente è gente che ha sofferto da piccola. A un
certo punto, insicura del proprio talento, ha intravisto un obiettivo bislacco come soluzione dei suoi problemi d’identità.
Che vadano a curarsi!
I lettini degli psicoanalisti li aspettano.
Noi FLOP siamo il contrario degli specialisti.
Siamo attraversati da mille impulsi, da mille pensieri diversi.
Somigliamo a farfalle su un prato fiorito.
Handicap FLOP
Fin da piccoli abbiamo fatto ben sperare i nostri cari. In noi
c’erano tutti i segni premonitori di un radioso futuro FLOP.
All’asilo abbiamo esordito col beccarci un castigo per avere
intasato la tazza del water. Quel castigo ancora ci brucia: eravamo innocenti, ma non riuscimmo a persuadere quelle simpatiche
suorine perverse.
Alle elementari stavamo sempre nella squadra perdente.
Pallavolo, calcio, pallacanestro...: eravamo negati per qualsiasi
sport.
Il maestro di ginnastica ci teneva a disposizione come handicap: quando una squadra vinceva troppo spesso, ci infilava lì di
prepotenza, in modo che le sorti si bilanciassero.
Beh, almeno a qualcosa eravamo utili; servivamo a ristabilire
gli equilibri di forza.
Quella funzione abbiamo continuato a svolgerla.
160
Falliti & Contenti
La svolgiamo ancora oggi.
Tra invidia e ammirazione
Di fronte agli infiniti privilegi dei VIP noi FLOP presentiamo
due forme di reazione:
1) l’invidia, sentimento primario, genuino e schietto;
2) l’ammirazione, reazione capovolta, che nasce da un curioso e poco plausibile processo d’identificazione.
Sono sentimenti opposti, che hanno però la stessa matrice, e
che dentro di noi convivono senza problemi.
Nella loro tormentosa carriera i VIP ci offrono non una, ma
due gioie:
1) quando si accende sulla loro testa l’aureola della celebrità;
2) quando finiscono malamente in cenere.
A quel punto noi voltiamo pagina o facciamo zapping. Un
ultimo pensiero, e li abbiamo già dimenticati.
Un mondo a misura di FLOP
Noi FLOP siamo degli ingrati. Ci lamentiamo di continuo e
non ci rendiamo conto di quanta gente si sbatte in nostro favore!
A sentirli, il Vaticano, i partiti politici, le ONG sono tutti dalla
nostra parte.
Happy FLOP
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Per noi si costruiscono cattedrali, ipermercati, superospedali...
È per sollecitudine verso noi FLOP che la Amministrazioni
comunali popolano di panchine i giardinetti.
Si direbbe che il mondo sia costruito per soddisfare le nostre
esigenze; ma costruito da chi?
Dai VIP, naturalmente.
Per questo non ci fidiamo.
Il PIL sullo stomaco
Quando ci fermiamo davanti a una vetrina sfavillante e osserviamo, ipnotizzati, un articolo che ci attrae, per poi sbiancare
alla vista del prezzo, dovremmo porci una semplice domanda: a
quante ore di vita equivale? quante giornate di sole o di piogge
amichevoli o di buone letture o di passeggiate senza meta dovremo sacrificare per acquistarlo?
I VIP guadagnano più in fretta di quanto non riescano a dissipare; noi FLOP guadagniamo molto lentamente e risparmiamo come formichine, ma ci accade anche di scialacquare in breve
tempo il poco o il molto che avevamo accumulato, cedendo a
un impulso fatale e temerario.
I lussi che ci concediamo, per sentirci anche noi un po’ VIP,
li paghiamo con sveglie alle sette, transumanze in ufficio,
timbrature di cartellini, operazioni contabili su somme iperboliche
che non ci appartengono...
Lavorare molto e consumare molto serve, si sa, a incoraggiare la crescita di un PIL riluttante.
162
Falliti & Contenti
Ma che ce ne frega a noi del PIL?
Il PIL, che misura tutto, non misura la cosa più importante:
l’arte di vivere. Tutti quei piaceri cui non corrisponde un esborso di denaro non rientrano nel computo.
Diciamolo francamente: quel PIL lì ci sta sullo stomaco.
Dovremmo inorgoglirci non di quanto ci appartiene, ma delle
cose che non possediamo, semplicemente perché abbiamo imparato a farne a meno.
Milano-New York
Scimmiottare i VIP ci porta a esperienze rovinose.
Facciamo un esempio: le otto ore di volo Milano-New York.
Meno di mille euro in economica, andata e ritorno.
Chi vola in Top Class ne sborsa quattromila: il che significa un
surplus di duecento euro all’ora per tenere le gambe allungate.
Tremila euro di differenza!
Se uno ha gambe lunghe un metro, fanno trenta euro al centimetro.
Una casa per morire
Un tempo esisteva la casa di famiglia, dove avrebbero abitato i figli e i figli dei figli. Oggi non è più così. Le case durano una
generazione.
Che senso ha, oggi, acquistare una casa... accendere un mutuo
Happy FLOP
163
trentennale che (se va bene) finiremo di pagare solo quando
appariranno i primi acciacchi della vecchiaia?
Ti sei dissanguato... hai speso gli anni e le energie migliori
perché quell’appartamento fosse tuo, e quando muori resta lì,
pronto a essere ricomprata da qualcun altro che andrà incontro
al tuo stesso destino.
Passerà di mano un sacco di volte.
Nel corso dei secoli un semplice bilocale richiederà una somma di sacrifici paragonabile a quella richiesta dalla Piramide di
Cheope, quando la costruirono gli schiavi.
Compriamo le case per morirci, anche se a morire riusciremmo dappertutto (molti di noi lo fanno in ospedale).
Mi vengono in mente gli atolli corallini.
Per millenni miliardi di poveri coralli FLOP si sono consumati nel costruire minuscoli appartementi, sino a morirci dentro.
E ora chi li usa? chi li ha ereditati?
Vacanzieri sguaiati che cacano, sguazzano, ascoltano la radiolina.
Uno schifo.
Valeva la pena, signori Coralli, di fare tanti sacrifici per quella
gente lì?
Ormoni VIP e FLOP
Con la tenue giustificazione di una lontana laurea in medicina
accennerò alle differenze tra la fisiologia VIP e quella FLOP.
Nel cervello umano, come in quello di ogni altro animale,
girano parecchi ormoni.
164
Falliti & Contenti
Uno è l’adrenalina, che tiene desti, propizia la concentrazione, prepara allo sforzo fisico e alla guerra.
È l’ormone dei VIP.
Un altro è la serotonina, che ispira serenità, favorisce il riposo, rende concilianti e affettuosi.
È l’ormone dei FLOP.
Non c’è dubbio che i Grandi Uomini, da cui la Storia è infestata, secernessero quantità industriali di adrenalina: tanto è vero
che dormivano pochissimo, com’è attestato dai biografi.
Dormiva poco Giulio Cesare; dormiva poco Napoleone...
Dorme poco anche Berlusconi, nel suo piccolo.
Quattro ore per notte; al massimo cinque.
Definirli VIP è insufficiente e persino inesatto. Sono una categoria speciale di pazzi assai pericolosi. Creano tensione; seducono i popoli; li contagiano con la loro follia. Per respirare
bene hanno bisogno del conflitto, della guerra.
Si ostinano.
Esagerano.
Come noi, sono attraversati da una quantità di fantasie assurde. La differenza è che pretendono di trasformarle in realtà.
Tutto questo a causa dell’adrenalina, che irrora generosamente i loro cervelli bacati.
Quando anche a noi, minacciati da un pericolo grave che ci
spinge ad agire, capita di secernere un sovrappiù di adrenalina,
ci sentiamo malissimo.
Tachicardia, pressione alta, sudorazione incontrollata, senso
di soffocamento...
Rischiamo l’infarto.
Happy FLOP
165
In quei frangenti ci chiediamo come facciano i VIP a sopportare un’intera vita adrenalinica.
L’arrotino impazzito
Al dinamismo dei VIP non basta nemmeno un supersonico.
Bush junior aveva fatto installare una cyclette sull’aereo presidenziale Air One.
Volava pedalando da continente a continente, come un arrotino impazzito.
Quanto siamo più fortunati noi FLOP che ci possiamo concedere interminabili cazzeggi, impigrire, abbandonarci al dolce
far niente; oppure occuparci di cose inutili come riordinare le
fotografie della cresima, o catalogare le conchiglie raccolte nelle
ultime estati, o tenere un diario delle nostre giornate, in cui non
accade nulla.
Sono proprio le ore vuote, le occupazioni modeste e superflue a dare un senso alla vita; a rendere percepibile il passare del
tempo, che scorre lento o veloce, a seconda di come lo prendiamo.
166
Falliti & Contenti
DALL’AUTOBIOGRAFIA DI UN FLOP:
L’INCONTRO CON I VIP
Da ragazzo ho sognato anch’io il successo, al punto
da farci una malattia.
Mi sembrava che avere successo fosse l’unico
modo di essere amato incondizionatamente dalle donne; non da una singola, ma alle donne in generale, e
soprattutto da quelle più belle.
Prendevo come modello la vita dei VIP, cui volevo assomigliare.
A quei tempi li conoscevo attraverso il filtro dei
media; poi mi è capitato di incontrarne qualcuno.
Mi accostavo pieno di trepidazione e di attese, solo
per scoprirne, in breve tempo, il raccapricciante
egocentrismo. Ai loro occhi gli altri non esistevano.
Parlavano solo di ciò che poteva essere utile al loro
successo, mentendo senza ritegno.
Quel sorriso, che a prima vista sembrava magnanimo, si rivelava un crampo studiato, uno sferragliare
di dentiere.
Mi osservavano intensamente, ma non per simpatia: mi stavano leggendo nell’anima per scoprire il
modo di servirsi di me.
Giunsi alla conclusione che è l’insuccesso a rendere gli uomini umani.
Happy FLOP
Mai amico è più fedele di quello che torna da te
dopo una sconfitta; mai donna più dolce di quella respinta da chi non la meritava.
Anche i VIP, inaccostabili durante la fase acuta
dei successi e delle paranoie, qualche volta si rifanno
vivi con i compagni di gioventù, specie quando inizia
la parabola discendente.
Così almeno si sono comportati con me un paio di
VIP che ho conosciuto.
Da giovane li avevo considerati amici, poi li avevo
persi di vista. Erano salti troppo in alto per me...
Ed ecco che si rifacevano vivi, ancora un po’ scossi
dalla sindrome della celebrità.
Vulnerabili.
Convalescenti.
Molti anni erano trascorsi, durante i quali mi ero
limitato, per quanto possibile, da bravo FLOP a godermi le albe e i tramonti, gli amici, le donne, i viaggi,
finanche le ciliegie e le lucciole d’estate.
Solo di tanto in tanto mi accadeva di pensare a
quegli amici perduti, li vedevo in televisione o sui giornali.
Quando sono tornati a frequentarmi, dopo quel
loro viaggio mentale VIP, li ho accolti compiaciuto,
come lo psichiatra che sulla porta saluta i matti di ritorno dalla loro passeggiata nel parco della clinica.
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Falliti & Contenti
FLOP, amore mio
Sbagliamo quando crediamo che le donne siano sedotte dalla ricchezza e dal potere; insomma, che amino i VIP.
Una donna può trovare sia biologicamente, sia economicamente conveniente unire il suo destino a quello di un uomo di
successo; ma l’amore vero lo riserverà a un FLOP.
Come non essere intenerita da un uomo che non ne azzecca una?
Sarà bello risarcirlo.
La felicità domestica
Il FLOP detiene il segreto della felicità domestica, che è fatta
di molte cose prosaiche, come i peti e i litigi, ma su un sottofondo
costante di tenerezza
A noi FLOP la parola felicità non piace. È troppo perentoria, troppo assoluta. Non corrisponde alla nostra psicologia.
Non ammettemmo mai, neanche sotto tortura, di essere felici, e solo in rari momenti siamo disposti ad ammettere che, nonostante fallimenti e disastri, le cose non ci stanno andando poi
troppo male.
Come potremmo dirci felici, noi, con la pinguedine in agguato, con le rate del mutuo in scadenza e un cane nevrastenico?
Alle prese, un giorno sì e l’altro pure, con i guasti del televisore, dell’impianto elettrico, dello sciacquone?
E tuttavia, se fossimo sinceri e un po’ meno timidi, dovrem-
Happy FLOP
169
mo ammettere che in certi momenti ci sentiamo invasi da una
gioia senza ragione.
Con parole non diverse da quelle che Wilde usò
per definire l’amore omosessuale, potremmo definire ciò che
proviamo: una felicità che non osa dire il suo nome.
Stupidità
Qualche volta ci sentiamo stupidi.
Mica ce ne dispiace.
Se la prima cosa che fa uno stupido è rendersi conto di essere un genio, la prima cosa che fa un genio è rendersi conto di
essere uno stupido.
Del resto, geni o stupidi, che importanza ha?
Siamo quello che siamo.
Il VIP e il denaro
Conviene che il VIP si tenga ben stretto il denaro. Se lo perde, dovrà vedersela con parecchia gente incazzata.
A cominciare dalla moglie, che vedrà dissolversi il miraggio
di un sontuoso divorzio-liquidazione.
Per proseguire con i figli, che considereranno increduli l’ipotesi di non avere un’eredità per cui scannarsi.
Che resterà da dividere? Nulla. Beh, l’affetto fraterno...
Non diciamo sciocchezze.
L’ex miliardario malridotto si troverà al centro di una guerra
170
Falliti & Contenti
per bande. Nessuno dei suoi familiari crederà la fallimento: tutti
saranno convinti che si tratti di un’ennesima furfanteria e che i
soldi siano stati imboscati a favore di qualche amante o magari
di una fondazione pia.
Conoscono il loro pollo, anche per averlo tante volte spennato.
Nessuno riuscirà a persuaderli che hanno torto.
Sul lastrico
Un VIP, se finisce sul lastrico, si trova in grave imbarazzo.
Ha sempre usato la leva del denaro per ottenere dal prossimo quel che voleva.
Mancando di denaro, non ha più strumenti per agire.
Noi FLOP conosciamo gli espedienti per sopravvivere.
La simpatia, per esempio.
L’umiltà.
Sappiamo chiedere, non essendo abituati a pretendere.
Una cosa è certa: di fame non moriremo.
In attesa della vecchiaia
Sarà bello annaffiare i fiori dei vicini di casa quando vanno al
mare durante l’estate, e d’inverno bisticciare con nostra moglie
sul livello del riscaldamento.
Noi FLOP teniamo i caloriferi sempre al minimo, per risparmiare, però con l’età patiamo maggiormente il freddo.
Sarà dunque un battibecco continuo che avrà per oggetto la
regolazione dei termosifoni.
Happy FLOP
171
Nella notte ci saranno sonnambuli in giro per casa, intenti ad
alzare e abbassare il termostato, di nascosto dal coniuge
dormiente.
Piazza Grande
Da giovane (è quasi certo) hai sognato di diventare un leader
politico o un imprenditore d’assalto o una rockstar o un conduttore TV...
Niente di questo è accaduto.
Ora, a sessant’anni suonati, sei seduto in poltrona, davanti a
un buon libro, e ti contenti di essere il leader di te stesso, il
conduttore unico del tuo tempo privato, la star di un canale che
trasmette solo in diretta e si chiama Vita.
Esci nel silenzio della sera per ascoltare il rumore dei tuoi passi.
C’è fin troppa quiete sotto i portici.
Arrivi in piazza.
Non sai se tutta quella gente nel buio si sia riunita per un
comizio, o un concerto, o un set televisivo.
Le troppe luci ti abbagliano. Sei in mezzo a gente che applaude, ma gli applausi ti sembrano lontani.
È solo questione di saper attendere. Dopo il trambusto, la
notte torna padrona. Se ne sono andati tutti.
Sali sul podio deserto e rivolgi alla piazza vuota la tua arringa
solitaria.
“Siamo qui riuniti, noi FLOP, noi ceto medio, noi nessuno,
172
Falliti & Contenti
per salutare il radioso inizio di un nuovo mondo, di cui saremo i
protagonisti. Faremo conto che gli altri, i grandi, i cosiddetti VIP,
non esistano. Noi non esistiamo per loro; loro non esisteranno
per noi. Non li invidieremo. Non ci lasceremo incuriosire dalle
loro performances.”
“Un mondo tutto di VIP sarebbe invivibile; in un mondo tutto
di FLOP invece sarà fantastico.”
“Nel suo piccolo, ognuno di noi sarà grande.”
“FLOP DI TUTTO IL MONDO, UNITEVI!”.
T’investe l’applauso silenzioso che parte dal fondo della piazza buia.
FLOP forever
Certe sere noi FLOP ci fermiamo incantati ad ammirare il
tramonto.
Ripensiamo alla nostra vita. Tiriamo le somme.
Lente e solenni, le onde dell’oceano si allungano sulla rena,
sino a lambire i nostri piedi. Quelle lingue schiumose che muovono quietamente verso di noi sembrano approvare la nostra
contemplazione silenziosa.
Così dev’essere la vita: semplice, quieta, in pace.
Accordata con i ritmi della natura.
Qualche volta abbiamo vacillato, sentendo nascere in noi un
sentimento d’invidia e un desiderio insano di emulazione, al cospetto di esagerate fortune, di scandalosi trionfi. Ma il sole, con
Happy FLOP
173
i suoi ultimi raggi, lascia una scia incerta sull’acqua che ci riconcilia con noi stessi.
Sono le sue parole definitive.
Les jeux sont faits.
Abbiamo fatto bene, a lasciarci vivere in pace.
Siamo FLOP, lo saremo per sempre.
INDICE
FLOP e VIP: vite parallele .......................
13
La giornata del FLOP ..................................................
In famiglia ....................................................................
Dall’autobiografia di un FLOP: la leggendaria Parker .............
In vacanza ...................................................................
Grandi Eventi ...............................................................
Manutenzione ..............................................................
Equipaggiamenti ...........................................................
Dall’autobiografia di un FLOP: il Rolex .................................
Dall’autobiografia di un FLOP: la Lacoste e i Polaroid.............
Dall’autobiografia di un FLOP: la villa sul lago .......................
Dall’autobiografia di un FLOP: una chiamata per me ...............
FLOP society ..............................................................
Bestiario ......................................................................
Dall’autobiografia di un FLOP: cafoni e gentiluomini ...............
Di crisi in crisi ..............................................................
Schermo delle nostre brame .........................................
Stelle cadenti ...............................................................
Il decalogo del FLOP ..................................................
Buonismi .....................................................................
13
22
32
34
41
47
57
72
74
78
81
105
109
114
117
129
135
143
150
Happy FLOP ............................................ 155
Dall’autobiografia di un FLOP: una coppia felice .................... 156
Dall’autobiografia di un FLOP: l’incontro con i VIP ................ 166
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