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LA MARJUANA
DELLA MAMMA
È LA PIU' BELLA
di
DARI FO
FRANCA RAME - JACOPO FO
A cura di Franca Rame
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Prima rappresentazione:
Palazzina Liberty 1976 Milano
Copyright: C.T.F.R. srl
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Personaggi:
Rosetta - la madre
Il Nonno
Il Ragazzo
Camelia - ragazza giovane e timida
L'Amico - tossicodipendente
Antonino - nipote di Rosetta
Prete
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Prologo
Entra in scena Dario
25 anni fa si era al tempo dello “spinello libero”, dei
primi arresti per detenzione di “quantità modica” di
hashish, anche ad un uso personale. Soprattutto eravamo
nel tempo in cui esimi moralisti e scienziati rigidi
puntavano il dito verso i ragazzini e urlavano: “Attenti, il
farvi di “erba”, é il sentiero più rapido per arrivare a
bucarsi di eroina!” Franca e io, con tutta la Comune, si
recitava ancora alla Palazzina Liberty e di continuo, tra
spettatori agnostici, amici e compagni appassionati del
problema, si discuteva su questa vera e propria strage di
ragazzi ritrovati morti di overdose a cui
toccava
presenziare ogni giorno. Le discussioni più accanite si
facevano coi ragazzini e tra questi c’era anche mio figlio.
Nel dibattito si incrociavano slogan e luoghi comuni tra i
più banali. Alcune frasi però erano azzeccate e
intelligenti: “Lo spinello libera il vuoto delle idee, che ti
ammazza!”-“Il pippare marjuana ti fa volare felice e
integro, purtroppo é nell’atterraggio che ti spacchi
tutto!”-“Si comincia con una sgniffata di merda e si
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finisce a far da concime.”-“Provare per credere. Credere
per combattere. Combattere per provare.”-“Chi non tira
erba non vedrà mai i suoi fiori!”. Tra tutto ‘sto papocchio
di sbrodolate, di flippati, di rintronati, di supertranquilli,
di moralisti eccelsi e di qualche centinaio di morti qua e
là, c’é venuta l’idea, anzi, il bisogno di scrivere questo
testo: “La marjuana della mamma é la più bella”.
Scenografia: soggiorno di un appartamento arredato
modestamente: qualche mobile, un tavolo, sedie, una
vecchia stufa a carbone. Sul fondo attraversano la scena
dei fili con biancheria stesa ad asciugare. In scena
troviamo: Rosetta, la madre, e il Nonno. Rosetta è una
donna grassa (trucco della calzamaglia imbottita), capelli
neri raccolti sulla nuca. Indossa una sottanona ed una
maglietta attillata che evidenzia i grandi seni. I due seduti
fumano estasiati. La luce è bassa. Si sente bussare alla
porta e la voce di un giovane sui vent'anni che chiama. È
Luigi, figlio di Rosetta.
LUIGI: (dall'esterno) Mamma, nonno, siete in casa?
Rispondete!
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NONNO: (trasalendo) Tuo figlio!
ROSETTA: (trambusto generale) E butta 'sta cicca... apri
la finestra che faccia corrente! (Buttano i mozziconi nella
pentola che sta sulla stufa).
LUIGI: Mamma, vi sento parlare... che succede? Perché
non aprite?
ROSETTA: Vengo... veniamo... è che ero in gabinetto e
il nonno dormiva... (Va ad aprire).
Entra Luigi, non ha più di vent'anni.
ROSETTA: Oh, Luigi, finalmente! Era ora che ti facessi
vivo... Dico, darai almeno un bacino alla tua mamma?
Luigi...
LUIGI: Sì, sì... ma non capisco tutta 'sta agitazione...
Ciao nonno.
NONNO: (fingendosi assonnato, si stiracchia) Eh? Chi
è? Ah, sei tu... scusa sono ancora un po' rintronato. Ero
su che dormivo.
LUIGI: Da fuori mi pareva di sentire un gran trambusto
come se... Cos'è 'sto fumo?
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ROSETTA: Ah, sì, abbiamo ripreso a fumare io e il
nonno... ma poco. Qualche sigaretta dopo mangiato...
LUIGI: E tu stavi dormendo e fumavi il sigaro?
ROSETTA: Ecco, bravo Luigi, diglielo anche tu che è
pericoloso fumare quando si dorme! Ma lui no! Ci farà
andare a fuoco la casa! Dice che il fumo lo aiuta ad
addormentarsi...
LUIGI: Ma no, questo non è odore di sigaro, è un odore
che conosco... questo è odore di hascisc!
Rosetta afferra una cesta stracolma di lenzuola e, aiutata
dal figlio e dal nonno, le stende su alcuni fili di ferro che
attraversano la stanza per tutto l'arco scenico.
ROSETTA: Odore di che?
LUIGI: Ma si... Non senti 'sto fondo come di liquirizia
mista a sterco di cavallo?
ROSETTA: Papà, hai fumato un sigaro di sterco di
cavallo?
NONNO: Può darsi... sai oggi nei sigari ci mettono di
tutto, perfino il tabacco.
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LUIGI: Dai nonno, basta! E anche tu, mamma!,
piantiamola! Qui, qualcuno ha fumato l'hascisc.
ROSETTA: Cosa?! E chi sarebbe quel "qualcuno"? Ma
dico, sei matto? Adesso salta fuori che tua madre e tuo
nonno si drogano? Guarda come parli, sai! Se sei venuto
a casa per buttarci addosso sterco... e non solo di
cavallo...
Stai fuori dieci giorni, non avvisi neanche... fai i comodi
tuoi e poi vieni a casa ad offendere! Ma con chi credi di
parlare, coi tuoi amici della ghenga... Magari con quei
cappelloni rintronati dei gruppettari1?
LUIGI: Ecco, il solito razzismo contro i cappelloni!
Siamo di nuovo ai Mao-Mao2!?
NONNO: Senti, non fare il furbo. Oltrettutto... ci hai
offeso... hai detto la tua stronzata sulla droga a base di
merda di cavallo... ammettilo almeno!
LUIGI: Scusa... Va beh, mi sarò sbagliato... forse avete
bruciato qualcosa che gli somigliava.
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Termine dispregiativo usato nei riguardi dei gruppi extraparlamentari.
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Il vecchio approfitta di un attimo di distrazione del
ragazzo per recuperare il mozzicone dalla pentola e fare
ancora qualche tiro.
ROSETTA: (Sottovoce, sferrandogli una pacca sulla
schiena) Piantala papà!(A Luigi:) Piuttosto com'è che sai
tutte 'ste cose sull'odore dell'hascisc?
LUIGI: Beh, l'ho sentito qualche volta in fabbrica, nei
cessi... c'era uno che andava sempre a fumarlo... anche la
marjuana fumava.
ROSETTA: Un operaio?!
LUIGI: Sì
ROSETTA: Un operaio debosciato!
LUIGI: Macchè debosciato! È un bravissimo compagno,
è uno del consiglio di fabbrica!
ROSETTA: E fuma l'hascisc e la marjuana?!
LUIGI: Sì.
ROSETTA: Cos'è, un nuovo requisito per fare del
sindacato? Ah, ecco cosa ci fuma il Lama3 in quella pipa
che ha sempre in bocca: fa i comizi e pipa, parla alla
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Segretario della C.G.I.L.
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televisione e pipa; pipa perfino quando fa all'amore, 'sto
drogato d'un sindacalista!
LUIGI: Mamma, piantala con 'sto "drogato"! Fai sempre
un gran calderone tu! Già te l'ho detto l'altra volta quando
abbiamo fatto la discussione: la parola "droga", l'hanno
inventata i padroni e l'adoperano tutte le volte che gli fa
comodo... Quando gli faceva comodo, hanno chiamato
droga persino la cioccolata. Qualche secolo fa in
Inghilterra e in Spagna mettevano in galera come drogati
tutti quelli che bevevano il caffè perché gli serviva un
certo gioco... e in Russia, al tempo degli zar, ai contadini
che beccavano a fumarsi un sigaro gli tagliavano le
labbra con le cesoie per le viti!
NONNO: Così non potevano più tirare? Sempre così...
(mima) il sorriso felice del contadino! Che schifo!
ROSETTA: Ti prego, non raccontarmi 'ste cose!
LUIGI: E adesso il gioco della droga gli serve per fare il
polverone dentro la crisi e stangarci meglio in fabbrica.
ROSETTA: Possibile che ogni cosa la devi sbattere in
politica, tu?
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LUIGI: Ma certo che è politica! Come mai ti fanno tanto
casino sulla marjuana e non dicono un cribbio o quasi,
sui 70.000 morti per il tabacco e sui 30.000 per l'alcool...
per non parlare di tutti gli alcoolizzati che ci sono nei
manicomi... E come mai non dicono niente sui barbiturici
legalizzati: ottocentocinquanta morti all'anno? Quelle
sono droghe che non
si toccano, eh?
NONNO: Beh, non vorrai mica mettere con l'hascisc...
Ma sai che la parola "assassini" viene proprio da hascisc?
ROSETTA: Eh già! Hascisc: asciascini... come dicono a
Lugo di Romagna.
NONNO: Questi assassini qua sono una banda di
disperati, gente che fuma dal mattino alla sera.
LUIGI: Ah sì? Dove l'hai letto?
NONNO: Sulle parole incrociate!
ROSETTA: Oh, è roba storica, l'ha raccontata nel
Milione il Marco Polo, che li ha visti proprio lui di
persona 'sti assassini drogati!
LUIGI: Ah, il Marco Polo... certo, roba storica! E sai che
il Marco Polo, nel Milione, ha raccontato anche di aver
visto lui, di persona, in Arabia una razza di uomini che ci
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avevano un gran piede unico, sul quale saltellavano come
canguri... e poi in un altro paese dell'India dice di avere
incontrato degli uomini con delle orecchie grandi come
quelle degli elefanti e un gran naso a peperone che gli
serviva anche da proboscide... Roba storica!
NONNO: Certo, hai ragione. Era lui che pippava
l'hascisc... Quel Marco non si è mai mosso da Venezia,
quello stava lì (mima di fumare aspirando fortemente)
poi aveva le visioni: "Oggi ho visto il Gran Kan su un
cammello rosso... a pois!".
LUIGI: Certo una come te, mamma, che ci casca ancora
in 'ste bagole scientifiche! Dico, fai l'infermiera... Almeno
sul fatto che fa peggio alla salute una bottiglia di Whisky
che uno spinello di marjuana... questo dovresti saperlo!
ROSETTA: Certo... devo dire che negli ospedali, su 'sto
fatto della droga c'è una grande confusione... (Dà una
pacca al nonno che è ritornato a fumare il mozzicone di
sigaretta. Il nonno soffia il fumo dentro la pentola
ricoprendola subito col coperchio. A parte:) Piantala
papà!(A Luigi) Anche i professori non ne sanno granchè:
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dicono "È una materia complessa... psicofarmaci,
allucinogeni... molto interessante, ma complessa..." e via.
LUIGI: E via che si vanno a drogare.
ROSETTA: Cosa? Chi si droga?
LUIGI: I medici... Davvero mamma, non sai che la
categoria che si buca e sniffa di più sono proprio i
medici?
NONNO: Salvo il Dottor Jeckill!
ROSETTA: (al nonno che ricerca di fumare) Smettila
papà!
LUIGI: Cosa fa il nonno? (Indica la pentola) Cos'è 'sto
fumo che viene fuori di lì?
ROSETTA: Sarà vapore... Ma ti dicevo che loro, i
medici, possono anche permettersele le bucate di eroina...
LUIGI: Macchè vapore! Questo è...
ROSETTA: (bloccandolo) T'ho già detto tante volte che
non mi va che si vada a curiosare nelle pentole, quando
faccio da mangiare.
LUIGI: E adesso ne sono sicuro, qui qualcuno ha fumato
della marjuana e dell'hascisc!
ROSETTA: E se anche fosse?
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NONNO: (ripete ridendo provocatorio) E se anche
fosse?
ROSETTA: Dovresti essere contento, no? I tuoi giornali
di gruppo o movimento non dicono forse che fumare la
canapa indiana, "l'erba" come dite voi, fa un gran bene...
che dà felicità! Anzi: fumare è felicità! Che se uno è triste
non gli viene neanche in mente, ma se è allegro: allé...
fumo-fumo-fumooo! E poi fa allegria, specie se si è in
gruppo. In gruppo si ritrova se stessi... l'amicizia di
gruppo,
la
solidarietà
di
gruppo,
la
fantasia...
Gruppogruppogruppo!
NONNO: (accennando un passo di danza, canta)
Oh, io canto della canapa indiana
detta marjuana, bella rossa e strana
colorata e sana come una nirvana
fumata straordinaria e rivoluzionaria!
LUIGI: Ma che ti prende nonno, hai bevuto?
NONNO: No, ho fumato.
LUIGI: Cosa?!
NONNO: Sì, ho fumato! E se permetti, già che abbiamo
rotto il ghiaccio riprendo il mio spinello di hascisc misto
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marjuana rossa libanese che è una cannonata, mi faccio il
mio plift con il clouts benfingh... ohplait... vingh... plin...
plin... Plaff, lingh! O che bel, bin bon... che bon che bun!
Plaff! (Esegue una filastrocca ritmata con schiocchi di
dita e saltelli).
LUIGI: (rivolto alla madre) Il nonno fuma?! Ma da
quando?
ROSETTA: Da un mese circa, e devo dire che sta
benissimo!
NONNO: Avevi ragione tu, è meglio di un grappino! E
quei figli di puttana che vanno in giro a dire sui giornali,
cosiddetti indipendenti, che una droga vale l'altra...
ROSETTA: Giusto! Che non ti dicono la verità sugli
psicofarmaci e la differenza che c'è tra una fumata e farsi
un buco di eroina o morfina... che quella sì è roba da
fascisti che t'ammazza! Ma questa "canabis" è roba
allegra, spiritosa, deliziosa, color di rosa... (canta) "Ohi
canabis sangue di biss (anche il nonno si unisce al canto)
corpo di biss Marianna".
LUIGI: Ehi dico, mamma, che ti prende? Adesso mica
salterà fuori che fumi anche tu, spero!
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ROSETTA: Perché? È forse proibito ad una donna,
nonché madre, di provare l'ebbrezza e l'allegria della
marjuana, bella e rossa e strana, che smolla la stizza, dà
l'ebbrezza e smolla la stitichezza?
LUIGI: Ma, mamma, non ti ho mai sentito parlare così...
che ti prende!?
ROSETTA: Oh, che mi prende? Che sorpresa! Eh, già!
Perché ti hanno insegnato - non io di certo - ma a scuola,
il prete, i tuoi amici, tuo padre, la televisione, che la
mamma è mamma! "Tutte le donne sono puttane, fuorché
la madre!" La madre, mica è una donna, no, è una santa...
è una roba col "grembo", grembo materno! È una roba
calda che sta in pensiero per i figli, per il marito, per il
gatto! I seni ce li ha, ma solo per farti appoggiare la testa
e per tirarci fuori dal reggiseno, i soldi quando ce ne hai
bisogno. È quella che: "Stasera non torno, lasciami il
mangiare sul tavolo! Avrei bisogno di qualche mille lire...
Mamma, lasciamo perdere che ho già le madonne per
conto mio!". Mamma, madonna, mamma! La mamma
vera, si sa, non fuma, non beve, non dice parolacce, non
sacramenta... non gode la vita... Aspetta. Non fa
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all'amore: soddisfa solo l'esigenze del maschio ufficiale,
tuo padre. E se il maschio ufficiale, tuo padre, è in galera
o se ne sta con un'altra donna, da anni chissà dove... lei
che fa? La madre pura... che fa? Aspetta! Pazienta!
Si consuma, accetta la sua condizione di santa, con
serenità! Si mangia tutta di dentro piuttosto, prende
quintali di tranquillanti, ma non va a letto con qualcuno
che magari le piace. Crepare, piuttosto, pur di non
offendere il figlio. Ne si sbronza, la madre... 'sta stronza!
Così il figlio può, tranquillo, starsene a fare i cavoli suoi,
ma mai che venga in mente al nostro eroe di dire: "Scusa
mamma, qualcosa che non va? Vuoi venire al cinema con
me... Vuoi scambiare quattro parole con me? Hai qualche
bubbone che sta per scoppiarti? Ti vuoi svagare?".
Macchè! E poi il figlio santo scopre che la madre: ventre
caldo e seno in ansia, si fa quintali di valium, librium,
serenol, calmidal, brenicol, frescitin, per non scoppiare,
per non dare fuori da matta... e dice: "Povera donna, sarà
l'età... roba da menopausa!". Ma se tutto a un tratto scopri
che la mamma-grembocaldo-seno-in-ansia, si pippa
dell'hascisc-marjuana... allora: oh! Che scandalo! Che
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shock! Ma come, neanche dieci minuti fa eri qui che
dicevi che la"droga" è un nome inventato dal padrone per
fotterci, per reprimerci a tutti quanti, che non esiste la
droga!
LUIGI: Mica l'ho detto così per dire. Ci sono fior di
professori che ci hanno scritto sopra dei libri... ce li ho di
là.
ROSETTA: Li ho letti. Ce n'è uno che ho trovato per
caso in camera tua sopra l'armadio, scritto da un certo
Blumir: "La marjuana fa bene" è il titolo. Bello!
È
proprio lì che mi sono convinta ad andare tranquilla a
spinellare... Ci siamo fatte di quelle pippate io e il
nonno... Eh, nonno?
NONNO: Ostrega! Non vado più neanche all'osteria... sto
qua con il mio spinello... plig e plig... mi faccio
l'hascisc...
per
esempio
quello
dell'Afganistan...
L'Afganistan! La grande patria dell'...
ROSETTA: Bisogna fare attenzione a non essere
imbrogliati. Per esempio c'è la marocchina che costa poca
ma non vale una cicca... c'è poi la tailandese invece, che
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costa un occhio della testa, non sempre è all'altezza, ma
quando è all'altezza...
LUIGI: Orco, che esperta! Ma vacca d'una miseria, scusa,
mi fa un effetto sentirti dire 'ste cose... che mi sembra
d'essere coi miei amici del gruppo.
ROSETTA: Hai visto papà: l'unico modo di essere amici
dei genitori è quello di spipacchiare insieme... (A Luigi)
Vuoi farti uno spinello, oppure un joint, che è la misura
più grande?
NONNO: Sì, e poi c'è il mezzo litro che è il cylon... ecco
qua il cylon... guarda che meraviglia! È un flauto magico!
Poi abbiamo le trombe di Gerico... eccolo qua... (mostra
una pipa lunga quasi un metro) con questo che sono
crollate tutte le mura di Gerico.
ROSETTA: L'hai mai provato?
LUIGI: (intimidito... a disagio) No, questo non l'ho mai
provato.
ROSETTA: Bravo riempiamoglielo. Non sai che non
bisogna perdere niente... bisogna assaggiare, assaporare
tutto nella vita!
LUIGI: Ma dove l'hai trovata tutta 'sta roba?
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ROSETTA: Beh, certo bisogna sapere come muoversi,
avere occhio e naso, perché ci sono giri e giri: rosso e
nero. C'e il giro rosso, spacciatori rossi... il giro nostro...
Qua la roba è fina, di prima scelta. Prezzi calmierati. Non
ci sono imbrogliamenti. Chi viene a fare il pieno da noi,
va via tranquillo caro!
LUIGI: Scusate, non capisco: "Il nostro giro di
spacciatori rossi... vengono a farsi il pieno da noi?". Ma
che razza di discorsi tirate fuori? Sembra quasi che gli
spacciatori siate tu e il nonno.
NONNO: È sveglio il ragazzo!
ROSETTA: Certo che siamo noi, e chi, se no scusa?
Siamo noi, siamo noi!
NONNO: Ma stai tranquillo, mica facciamo uno spaccio
all'ingrosso... no, una roba da proletari, tranquilla, con
cinque, seicentomila la settimana ci facciamo un etto di
quella fina e siamo a posto.
LUIGI: Mezzo milione alla settimana?
ROSETTA: Sì, ma ci rifacciamo subito... perché in due,
tre giorni al massimo, la smerciamo tutta e ci
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guadagnamo quelle cento-duecento mila lire che ci
servono a mantenerci il vizio.
LUIGI: Ma state scherzando?! Io non sono mai arrivato a
spendere più di cinque, diecimila lire alla settimana...
NONNO: Ma caro, tu sei giovane, è giusto... sei agli inizi
di tutto... non si deve esagerare... Ma noi, capisci, siamo
anziani... abbiamo delle esigenze...
LUIGI: Ma mica vi bastano le cento, duecentomila a testa
per fumarvi tutta 'sta roba!
ROSETTA:
Poi
arrotondiamo
con
qualche
altro
lavoretto, vero nonno? Sai, roba di gratta: radio,
gomme...
NONNO: Eccola qua, guarda! (Sparisce dietro una tenda
e rientra facendo rotolare una gomma) Questa è di una
macchina che si era fermata al semaforo, neanche tre
minuti ed è andata via con tre ruote e manco se ne
accorta.
ROSETTA:
Sapessi
cosa
è
diventato
Bravissimo a rubare le gomme.
LUIGI: Ah, pure a sgarrare vi siete buttati adesso!
il
nonno!
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NONNO: Ti metti a fare del moralismo? No, ditemelo
subito, perché se il fumo fa bene, sto parlando della
marjuana, hascisc ecc... allora si fa anche il gratta. Fa
male? Allora devi dircelo subito, chiaro!
LUIGI: Ma no, non è la questione del: fa bene, fa male...
è anche questione di quantità... un conto è uno spinello
ogni tanto, cosi fra amici, per fare allegria... ma se fumate
più di dieci spinelli al giorno, è una mazzata... con dieci
joint o ciubanga poi, è come farsi una o due bucate di
eroina o anfetamina... ti sballa!
NONNO: La sera, infatti, quando io fumo... ci do troppo
col cylon, mi straballa tutto un occhio, mi parte per di là.
ROSETTA: È vero, è vero, mi sento sballata ma felice,
felice!
NONNO: Che simpatica che è diventata tua madre! Per
dio, se penso che musona era prima... e quella volta la
tragedia che ha fatto quando ti ha trovato nella giacca un
grammo di hascisc.
ROSETTA: Non dirglielo, papà...
NONNO: "Mio figlio si droga, mio figlio è un drogato, è
un asociale, un amorale, un delinquente!"
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LUIGI: Ma mamma, non sarai davvero ancora così
prevenuta sul drogato uguale delinquente-asocialeanormale e via bella?
ROSETTA: Ma dai, era tanto tempo fa. Non ero ancora
emancipata! Adesso ho capito tutto. È quella volta là...
che sono rimasta un po' male, ho preso un tal colpo. "Ma
come - mi dicevo - con tutti i sacrifici che ho fatto per
farti studiare e così poter arrivare in fabbrica,
nascondendo il diploma, se no stai fresco che lo
avrebbero assunto! - mi dicevo - Ma con tutto l'avvenire
radioso e le soddisfazioni sulla catena di montaggio che
ha mio figlio, perchè deve arrivare a stordirsi con la
droga?" È che voi ragazzi dovreste sempre educarci, fin
da piccoli a noi genitori, specie le mamme che sono dure!
NONNO: Certo che se ci aveste educato subito avremmo
cominciato a coltivare da quel dì!
LUIGI: Coltivare cosa...?
NONNO: Canapa indiana, canabis.
ROSETTA: Rosso zangher. Facciamogli vedere la nostra
piantagione in serra, papà.
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NONNO: Come no, è giusto l'ora dell'abbeveraggio e del
calidarium! Guarda qua che meraviglia!
Madre e Nonno tirano fuori dal terrazzino delle cassette
da frutta colme di terra, dalla quale spuntato, fitte, decine
di piccole piante.
NONNO: Sono appena spuntate, guarda che tenere!
LUIGI: Ma che roba è?
ROSETTA: Davvero non la riconosci? È marjuana. Fra
dieci giorni sarà alta un metro.
LUIGI: E la coltivate voi?!
ROSETTA: Sì, e chi se no: dal produttore al
consumatore: "Premiata ditta Streppa, Sballa e Pippa!".
NONNO: (canta) Oh come sballi bene o bella bimba,
o bella bimba,
me streppi ben.
In mezzo al mar ci so' i camin che
fumano,
oh chissà quanta marjuana che ti
consumano!
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LUIGI: Ah, ah, ma siete proprio degli ingenui a coltivare
'sta roba. Da noi la canapa indiana non ha dentro che una
piccola percentuale di elemento stupefacente.
NONNO: Orco cane, come parla bene; si vede che ha
studiato. Hai fatto bene a mandarlo in fabbrica.
LUIGI: Ma nonno, non c'è il clima adatto da noi per la
canapa: ci vuole il caldo umido!
ROSETTA: Appunto che glielo facciamo noi il caldo
umido... le annaffiamo tre volte al giorno... e gli facciamo
pure la cura del sole... raggi infrarossi. Dai nonno,
accendi le lampade.
Dispongono intorno alle cassette alcune lampade a
specchio e le accendono.
ROSETTA: Dai aiutaci anche tu (consegna a Luigi un
annaffiatoio) Bravo, così si sentiranno meglio che...
sull'altipiano dell'Angiscan... Ora hai capito perchè
abbiamo steso le lenzuola bagnate?
umido (si arma di un grande phon).
LUIGI: E con quella roba, cosa ci fai?
Per fare il caldo
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ROSETTA: È un phön per i capelli... per la
ventilazione... aria calda! Via col ventilato!
Il Nonno ha portato in scena un grosso ventilatore su
trespolo, lo mette in azione.
NONNO: Vento caldo del sud, tramontana del nord.
Senti, senti che bello il vento degli altipiani orientali...
(agitano le lenzuola stese) Visitate l'Afganistan e i suoi
campi di streppa!
ROSETTA: Basta papà di scherzare! Piuttosto... qui
dovremmo organizzarci meglio, come il macchinista del
terzo piano.
LUIGI: Chi, il Guiduzzi?
ROSETTA: Certo, il Guiduzzi, ha messo gli specchi con
la stagnola per la rifrangenza, coltiva anche lui, è
diventato uno della coltivatori diretti... tra un po' gli
arrivano le sovvenzioni del piano verde.
NONNO: Figurati che è costretto a pisciare dal balcone.
Ha messo a coltivazione anche le tazze del cesso e del
bidè! Ha piantato marjuana dappertutto: sul terrazzo, in
camera da letto... perfino nel girello del bambino.
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LUIGI: Davvero, sono qui sempre più stravolto!... Ma da
quanto dura 'sta faccenda? Quando è cominciata?
ROSETTA: Cosa ti interessa sapere, il fatto delle piantagioni
o di prima?
LUIGI: Di prima.
ROSETTA: Beh, è stata quella volta che... una sera a tuo
nonno gli andata un po' su la temperatura... quasi
trentanove di febbre; ho cercato un'aspirina e nel tubetto
non ce n'era rimasta più. Metto a posto la tua giacca e da
un taschino cade
una pastiglia, bianca, proprio di
aspirina, anzi: due pastiglie! Ne prendo una e la do al
nonno
NONNO: Sì, sì, che l'ho fatta tutta tritata, per riuscire a
mandarla giù che ci avevo un mal di gola.
ROSETTA: Passa un po' di tempo e il nonno comincia a fare
strani discorsi...
NONNO: Sì, sì, mi sembrava che il cervello si staccasse
dalla testa.. avevo la testa là, e le braccia lì! Ero grande
così, poi di colpo: lungo, lungo... i piedi me li sentivo
fuori dalla finestra, proprio piacevole! Facevo così con la
mano: zach zach... tante mani tutte in fila! Come tante
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fotografie! Oh, che strano! E poi l'armadio era là che
andava via come un tram. Io volevo saltarci su, ma non
avevo il biglietto e su quel tram armadio non c'era la
macchinetta del distributore... "Beh, prenderò il prossimo
armadio" E intanto si apre la porta dell'armadio. Dentro
c'è lo specchio e dentro lo specchio ci sono io, la mia
immagine e somiglianza che mi guardava. "Cos'hai da
guardare? Piantala!" E lui mi fa: "Biglietti prego!" Lo
guardo: ero io vestito da tramviere. "Favorisca
il
biglietto, prego!" - "Ma non farmi incazzare! Che
biglietto? Devo pagare il biglietto per saltare su un
armadio, adesso?" Ma intanto l'armadio andava e la gente
spingeva...
ROSETTA: Già, e a un certo punto è proprio entrato
nell'armadio e gridava: "Quest'armadio è mio e si va dove
dico io: si fa la linea del 25! Varesine - San Marco Pontaccio. E a chi non gli va, scende, capito? No, che
non lo pago il biglietto... Siete voi che dovete pagarlo a
me, se mai!
NONNO: Ah sì, è vero, che allora un poliziotto m'ha
fatto scendere e m'ha portato in questura al quarto piano.
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Mi ha dato un gran pugno in testa e mi ha buttato giù
dalla finestra come al Pinelli... e intanto che volavo giù il
biglietto del tram mi è venuto fuori dalla tasca e andava
in su... e allora mi sono messo a sbattere le braccia, come
una poiana, per andare a rincorrere il biglietto che se ne
andava via sui tetti. E lì ho incontrato proprio Pinelli che
scendeva dalla finestra: "Mi sono buttato, mi sono
buttato!" gridava. "Ma no, ho visto io i poliziotti che ti
buttavano loro..." - "No, no... è stato un raptus... ho avuto
un malore attivo... ero lì vicino alla balaustra, mi sono
sentito mancare e come succede sempre coi malori attivi,
lo dice anche il Giudice D'Alessandro nella sua
istruttoria, le ginocchia, invece di piegarsi, zach : hanno
avuto uno scatto... e ohplai! Sono volato fuori dalla
finestra... Mai fatto un salto simile!
ROSETTA:
Povero
nonno
straparlava,
non
mi
riconosceva... E tu Luigi, lo sai cos'era stato? Che cosa
l'aveva sballato? Lo sai che quella pastiglia che ha
ingoiato non era aspirina ma LSD, cioè l'acido. O vuoi
negarlo?
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LUIGI: Sì, sì, era senz'altro LSD, lo ammetto, m'era
rimasta in tasca. Ma mica è stato quello a fargli
quell'effetto lì... così poco...
ROSETTA: Ah, no?... Eccoli lì ignoranti imbecilli voi e
tutti quei coglioni incoscienti che vi raccontano tante
balle sull'acido: "Vai tranquillo che non ti succede niente.
Vai tranquillo che
è roba psichedelica, bei colori,
sensazioni splendide... e niente di più!" - "È un viaggio
intorno al tuo cervello come se fosse la luna!" E poi
invece: splam! Salti per aria!
LUIGI: Ma ti assicuro,mamma, io l'ho preso più di una
volta l'acido: sì, dà lo strip, come dire il flash.... un
bagliore....una scossa, ma poi... è come se il cervello si
liberasse da qualcosa che lo lega, che lo ingabbia... entri
in un'altra dimensione, riesci a capire e a vedere di più, ti
arricchisci... non so come spiegare... scopri te stesso! Se
poi sei triste, d'accordo diventi ancora più triste, ma se sei
allegro, allora diventa una roba allegrissima, da
scoppiare...
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ROSETTA: (molto seria) Hai mai sentito di qualcuno a
cui si è rivoltato il cervello? Che non è tornato più
indietro dal viaggio, mai sentito?
LUIGI: Beh, sì, qualche volta... ma perché 'sto tale, di
sicuro ha fatto pasticci, misture, ha buttato giù altra roba
controindicata.
ROSSETTA: No, io parlo di LSD pulita. Li ho visti io,
quando il giorno dopo ho portato il nonno all'ospedale
psichiatrico perché non si riprendeva.
NONNO: Eh, sì, continuavo a viaggiare... sempre
nell'armadio! "Non spinga!"
ROSETTA: Beh, li ho visto dei ragazzi della tua età...
partiti, sballati, come dite voi; e il più conciato aveva
ciucciato una sola pastiglia di questo innocuo LSD, e un
altro era tutto ingessato da capo a piedi, perché s'era
buttato giù dal terzo piano, diceva di sentirsi un airone...
e voleva volare, volare!
LUIGI: Ma perché non me l'hai detto subito, dopo che era
successo al nonno.
ROSETTA: Se te 1'avessi detto allora, avremmo finito
col litigare... come quella volta, ti ricordi, che io avevo il
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sospetto che tu fumassi la marjuana... ti ricordi come hai
reagito?
LUIGI: Beh, sì, me ne sono andato...
ROSETTA: Già e non ti sei fatto più vedere per quasi venti
giorni.
LUIGI: Eh porco cane, mi avevi dato del balordo,
depravato... se mi ricordo la scenata: "Chi si droga è un
criminale, un fascista! Siete una generazione di
debosciati!".
NONNO: Eh sì, hai ragione... quella volta la mamma era
stata un po' pesante. Devi ammetterlo, Rosetta...
ROSETTA: Ah, perché tu invece sei andato giù leggero?
NONNO: Beh, cosa gli ho detto dopotutto? Gli ho
detto:"Voi dell'ultima generazione siete una massa di
falliti, casinisti, frosci, drogati, rottinculo." e basta.
ROSETTA: Avanti…
NONNO: Ma io sono un uomo e posso dirle queste
cose...
ROSETTA: Appunto! A me, però, quella volta devo dire
che mi era rimasta impressa, stampata nella testa quella
frase che mi hai gridato prima di andartene: "Ecco, voi
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ragionate, pensate esattamente come vuole il sistema. Noi
il vostro mondo lo conosciamo: é di merda! Ma voi, il
nostro, almeno come lo vorremmo, non avete mai provato
nemmeno a cercare di capirlo. E poi vi permettete di
giudicarci!... Noi siamo andati via da un pezzo e voi
continuate a parlare con le nostre foto della cresima,
appese al muro!".
LUIGI: Sì, più o meno ho detto così... ma mi devi
scusare... ero proprio partito...
ROSETTA: No, stai zitto, non dire stupidaggini! Che ti
scusi a fare? Mi è servito perdinci, mi ha fatto capire che
se
volevo
avere
la
presunzione...
sissignore,
la
presunzione di giudicarti, dovevo prima conoscere, no?
Mangiare la mela anche se ci sembrava marcia e poi
sputare i pregiudizi. E così mi sono messa a pippare la
marjuana!
LUIGI: A sì? E il nonno?
NONNO: Ah, io al principio ero andato fuori da matto:
gliene ho dette di tutti i colori: "Ma guarda se una donna
della tua età deve ridursi... pur di andare dietro al figlio...
Ma io ti caccio di casa disgraziata, anzi, vai fuori subito!"
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volevo dirle. Ma non potevo, perché 'sta casa purtroppo è
la sua, l'ha occupata lei. È lei che non paga 1'affitto. È lei
che non paga la luce, non paga il gas, è lei che non paga
tutto! Così ho dovuto cedere al ricatto: o prendere o
fumare... come si dice. Ho dovuto fare buon fumo a
cattiva sorte. Ho cominciato a fumare anch'io!
LUIGI: E chi vi ha insegnato?
NONNO: Il figlio della Michela, che sapevo che era uno
che flippava è mica male... lo abbiamo chiamato...
ROSETTA: Così... una pipata tira l'altra. Eccoci qua!
NONNO: Premiata ditta "Strippa Streppa Sgniffa e
Pippa!"
LUIGI: Siete professionisti, eh?
ROSETTA: Professionisti siamo diventati...
LUIGI: Sì, forse troppo! Guardate che pupille dilatate
che avete!
NONNO: Pupille dilatate io, pupille dilatate? Ma non ce
le ho neanche le pupille io, sono tutto iride... Sandokan
(lancia un grande urlo) ah ah ah!
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ROSETTA: A parte che lo sai benissimo che la marjuana,
dal momento che non dà assuefazione, noi si può
smettere quando ci pare e piace.
LUIGI: E allora perché non smettete un po' più spesso?
ROSETTA: Oh bella... perchè non ci pare e piace, stiamo
bene così, siamo sempre su di giri!
NONNO: Se penso a come ero incazzato prima, quando
non fumavo... andavo giù in sezione c'erano i dirigenti
che parlavano, il segretario della sezione che parlava, io
m'incazzavo perché si sbrodolavano addosso parole senza
senso... parole morte... adesso vado giù, loro parlano,
parlano, io me ne strabatto... cavalco a la mia tigre tutta
d'oro... e non li vedo!
LUIGI: Beh, non mi pare neanche tanto giusto... vedi, se
fumi e ti inciucchisci tanto da mollare tutto... se per
fumare l'erba non fai più neanche politica...
NONNO: Beh, non è che non la facciamo più....
insomma, stiamo più a vedere che a fare.
ROSETTA: Ah certo, si parla meno e si fuma di più...
cioè, volevo dire: si ascolta di più.
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NONNO: La musica per esempio. Quando fumo mi metto
lì spaparanzato a sentirmi della bella musica che me la
sento entrare per tutti i buchi: dal naso, dalle orecchie... e
basta così! Pensa che adesso mi piace perfino la roba
classica, che prima mi faceva schifo... sto lì delle ore:
zam zam zam zazazamm trata zimm zimm zam vedo tutti
i colori... ho perfino paura che sto per diventare un
intellettuale... Sono diventato uno così fine! Zan zan zann
rimpazimpannzan... Che fine! Mi faccio quasi schifo!
(Rivolto a Rosetta indicando Luigi) Ma che cosa fa...
piange?
ROSETTA: Ma Luigi...
NONNO: L'ho commosso io con la musica...
ROSETTA: Ma smettila di sfottere papà! (Al figlio) Vieni
qua... (lo abbraccia) ma Luigino perché piangi? Se è per
noi che sei preoccupato, se è per noi puoi stare tranquillo,
che noi stiamo d'un bene che facciamo schifo sai, siamo
d'un disteso! Distenditi anche tu caro, su distenditi! E sai
che facciamo adesso per festeggiare il ritorno? Facciamo
un bello spinello! La tua mamma ti fa un bello spinello,
uno spinello grosso e bello per il suo bambinello!
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LUIGI: Mamma, grazie, ma non lo voglio.
ROSETTA: Eh, eh, non si rifiuta mai la marjuana della
mamma! La marjuana della mamma è la più bella!
LUIGI: No, grazie davvero, adesso non ne ho voglia!
ROSETTA: (col magone in gola) Ecco, coi tuoi amici del
gruppo sì, e con noi no... E allora dillo che ti stiamo sulle
scatole che non ci vuoi bene!
NONNO: E che non ti piace la musica classica!
LUIGI: Ma no mamma, cerca di capire, sono un po'
sconvolto... mi si sarà scattata tutto a un tratto la molla
piccolo-borghese-cattolico-moralista che ci avevo dentro,
cosa vuoi che ti dica... Fatto sta che... insomma lascia che
mi abitui un attimo... Piuttosto... preferirei mangiare
qualche cosa, se è possibile.
ROSETTA: Vuoi mangiare? Gli facciamo un pranzettino
meraviglioso, risotto con i funghi e lo zafferano e il
burro... (si zittisce all'istante) Papà non posso fare
niente...
NONNO: Il riso non c'è, neanche la pasta, però ci sono
tanti funghi, non so se gli piacciono, sono quelli del
legno, dell'umidità.
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ROSETTA: Papà non abbiamo in casa niente...
NONNO: Eh già, saranno almeno tre giorni che non
facciamo la spesa...
ROSETTA: Non facciamo la spesa...
LUIGI: Sono tre giorni che non mangiate?!
ROSETTA: Ma no mangiamo, scherzi, si spilucca un
pochino, un po' di latte, di caffè, di...
NONNO: Caffelatte
ROSETTA e NONNO: Cappuccino!
ROSETTA: È che la piantagione ci porta via tempo, lo
spaccio, il gratta e poi... bisogna anche dire che la
marjuana ti smorza l'appetito.
NONNO: No, non è vero. Certe volte a me dopo che mi
sono fatto il cylon... mi viene una fame che mangerei
anche le gambe del tavolo...
ROSETTA: Sì, ma è fame falsa... ho provato a mettergli
una fondina di spaghetti davanti agli occhi, non la tocca
neanche... Solo le gambe del tavolo gli fanno appetito...
ecco guarda qui come le ha rosicchiate... un tavolo quasi
nuovo! (Al Nonno) Piuttosto, adesso cosa gli diamo da
mangiare...
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NONNO: Beh, ci sono sempre le gambe del comodino
che sono ancora intatte, le ho appena assaggiate!
LUIGI: Sentite, facciamo una cosa... voi mettete su
l'acqua che intanto io vado giù a comperare qualcosa.
NONNO: Ma no, per carità, ci vado giù io, che a te di
sicuro ti imbrogliano.
ROSETTA: Ecco bravo... compra anche il sale, il pane e
passa dal lattoniere
per vedere se ha aggiustato il
narghilè!
NONNO: Stai tranquilla che faccio tutto... compero
anche della bologna per il Luigi che gli piace tanto... cosi
ci fa su la marjuana al posto delle cartine! (Esce)
ROSETTA: Ah, ah... visto com'è arzillo il nonno?
Sapessi come sta bene!
LUIGI: Mah, ti dico la verità, io l'ho trovato un po'
strambo... con degli sprazzi lucidi ogni tanto, ma per il
resto mi pare un po' nel pallone.
ROSETTA: Ecco, parli così perché sei prevenuto... Io ti
sembro forse nel pallone?
LUIGI: No, tutt'altro... ti trovo piuttosto svirgola se devo
dire... fin troppo!
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ROSETTA: Beh, sarò svirgola, ma sto meglio cosi. Sai
che non prendo più ne librium, ne ansiolin che prima era
un disastro: di notte dovevo prendere roba per dormire, di
giorno, roba per star sveglia e poi mi sentivo agitata, e
giù roba per calmarmi... e poi mi sentivo spompata, vuota
e giù roba per darmi il brio! E poi, ti ricordi com'ero
sempre infularmata per il lavoro e i turni di notte e gli
straordinari in quel porcaio di ospedale!
LUIGI:
Giusto, a proposito... come vai con gli
straordinari?
ROSETTA: Ah, basta, non ne faccio più...
LUIGI: Brava, e i turni di notte?
ROSETTA: Neanche.
LUIGI: Fai solo i turni di giorno?
ROSETTA: Neanche.
LUIGI: E cosa fai allora?
ROSETTA: Non lavoro più, mi hanno licenziata!
LUIGI: Per quale motivo?
ROSETTA: Scarso rendimento hanno detto. Ma che ti
devo mai dire, in principio fumavo e non mi sapevo
regolare, andavo lì all'ospedale, non ci avevo più voglia
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di fare niente, vedevo le suore cattive, che sono cattive le
suore... fare la serva ai dottori, correre di qua, correre di
là e allora ho detto - basta, basta!, non lavoro più - dopo
che mi hanno licenziata. Cosicché io e il nonno per non
pensarci ci facciamo di quelle pipate che non finiscono
più (canta): "Che sempre allegri bisogna stare, che il
nostro piangere fa male al re, fa male al ricco, e al
capitale...".
LUIGI: E i soldi? Dico, lo stipendio?
ROSETTA: Beh, te l'ho detto, ci si arrangia con la
piantagione... con lo spaccio, qualche lavoretto di sgarro
extra...
LUIGI: Brava, proprio una bella "arrangiata"! Senti di' al
nonno che ci vediamo un'altra volta. (Fa per uscire)
ROSETTA: Che ti prende adesso? Dove vai?
LUIGI: Ti saluto.. guarda, è meglio. Non ho nessuna
voglia di starmi a fare il sangue gramo, ad incazzarsi e
arrivare a farci una bella litigata, per poi sentirmi
rinfacciare che la colpa è tutta mia... il che è anche vero,
perché se io non
avessi fumato e non avessi preso
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l'acido, a te e al nonno non sarebbe neanche venuto in
mente di conciarvi a 'sto modo.
ROSETTA: Ma chi è conciato? Beh... un po'.
LUIGI: Un po'?! Siete qui che non vi interessate più di
niente... hai persino mandato a carte e quarantotto il
lavoro! Non ti interessi più manco di politica, delle lotte
che ci sono nel quartiere...
ROSETTA: No, questo non è vero! Proprio la settimana
scorsa sono andata che c'era la riunione degli occupanti...
LUIGI: Ecco, la settimana scorsa... ma lunedì e ancora
ieri che c'era da decidere sull'asilo, mica c'eri... E pensare
che una volta eri quella che tirava di più! E adesso
scommetto che manco sai che il Comune ha dato ordine
di sgombero immediato per tutti gli otto caseggiati
occupati... e che dobbiamo aspettarci i mobili buttati in
strada da un momento all'altro.
ROSETTA: Ci mandano via anche di qua?
Alla porta d'ingresso s'affaccia una ragazza: è Camelia.
CAMELIA: Si può? Disturbo?
ROSETTA: Ciao Camelia...
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CAMELIA: (è giovane e timida) Salve...
LUIGI: Buon giorno Camelia, s'accomodi... (le offre da
sedere).
ROSETTA: Camelia, lo sapevi che c'è l'ordine di
sgombero?
CAMELIA: Certo che l'ho saputo, sono venuta per
avvisarti. Ma lo sai che ci sbattono fuori in settimana?
ROSETTA: Ci sbattono fuori! Ma dove vado a sbattere?
E’ l'ottava casa che occupo... ma dove la trovo un'altra
casa da occupare, mi conoscono tutti .
CAMELIA: Senti, io sono stata al Partito4, mi hanno
detto di star calma e di non fare nessuna resistenza... il
segretario ha detto che ci sistemano tutti nelle case che il
Comune ha di riserva a Rogoredo.
ROSETTA: Quali, quelle di Rogoredo al Redefossi?
CAMELIA: Sì, quelle.
ROSETTA: Ma sono una schifezza... dei catorci peggio
di queste celle... sono vent'anni che devono ripararle e
vigliacco se ci hanno piantato mai un chiodo! Ci sono
stata ad abitarci io, a Redefossi: quando piove un po'
4
Partito Comunista Italiano
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forte le fogne scoppiano e si riempie la strada, così che a
chi sta al pian terreno tutta la schifezza: wloam!, ti entra
in casa che diventa come una grande cloaca... Se poi abiti
ai piani superiori, siccome il Redefossi è una zona bassa,
si forma il fenomeno dei vasi comunicanti, che fa in
maniera che le tubature di scarico dei cessi, invece di
scaricare, caricano, cioè: quando si riempiono le fogne la
roba schifosa-zozza viene su per gli scarichi... su, fino al
cesso un getto che pare un pozzo di petrolio, solo che
invece è merda!
LUIGI: Ma mamma! Andiamo!
ROSETTA: Ma andiamo dove?
LUIGI: Ma... lì... “merda”... quelle parole...
ROSETTA: Ma cos'è, come devo chiamarla... come devo
chiamarla, budino?
LUIGI: No, ma mi pare un po' fuoriluogo...
ROSETTA: Ma che fuori luogo, più nel luogo di così: nel
cesso!
CAMELIA: Guarda che ha ragione lui, Rosetta è da un
po' di tempo, ogni tanto, esageri con le volgarità!
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ROSETTA: Ah bene, sarò fine... A Rogoredo quando
piove un po' troppo si formano le cloache, i ragazzini
vanno in barca, sissignora vanno in barca, si tirano
manate di merd... oh... di sterco e si infettano, ma, in
casa, se non altro! Il nonno, invece, povero cristo, gli è
preso uno shock tremendo, era lì che era andato in
toilette, a un certo punto ha tirato la catena, si sono aperte
le cataratte: stava annegando, tutto ingolfato come era, di
"liquame" di fogna... e di stronzi!
LUIGI: E ridagli!
ROSETTA: E va bene, leviamo il "liquame"... L'abbiamo
salvato con la respirazione bocca a bocca... Non ti dico...
è lì che ho scoperto il vero significato dell'amore figliale!
CAMELIA: Disgustoso!
ROSETTA: Hai ragione, disgustoso! A proposito, resti a
mangiare un boccone con noi? (Riempie una pentola
d'acqua e la mette sulla stufa).
CAMELIA: No, grazie, non sto bene... devo stare
leggera.
ROSETTA: Oh, ma anche noi mangiamo leggero.
CAMELIA: Ah, bene... e cosa c'è?
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ROSETTA: Liquame... sì, voglio dire, pastina... Ad ogni
modo, io in quelle case di Redefossi non ci torno manco
morta! Ma sai che abbiamo dovuto scappare di notte,
sulle barche... che mi ricordo siamo andati a occupare il
Politecnico insieme agli studenti... dormivamo dentro 'sti
cameroni... che poi è stata quella vola che per poco non
mi ammazzano il ragazzino...
CAMELIA: Chi, il Luigi? Ma perché, cos'è successo?
ROSETTA: Eh, è successo che sono arrivati i poliziotti,
che per farci sgomberare ci hanno tirato dentro i
candelotti, fumo da finire asfissiati... al punto che un
bambino c'è rimasto secco, te lo ricordi? C'è stato su tutti
i giornali. E c'era il commissario che ci gridava
imbestialito con il megafono: "Voi, voi senzatetto
disgraziati e incoscienti... voi l'avete ammazzata quella
povera creatura... che quando si va ad occupare le case, i
bambini si lasciano a casa!". Gli si rispondeva noi: "In
che casa li lasciamo, se non abbiamo casa, pezzo di...
liquame!". Abbiamo detto delle cose... cosicché... dopo
lui è rimasto male, tanto che ha ordinato la carica e
arrivano dentro poliziotti corazzati che parevano antichi
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romani. Di colpo mi trovo davanti un carabiniere col
manganello alzato già pronto a mollarmi una gran
mazzata... un giovanotto che mi pare di conoscere... È
mio nipote! "Antonino, figlio mio, che ci fai qua?" L'ho
allevato io per anni, che stavamo ancora al sud:
"Antonino mio! Rispondi!". E lui: "Zia Rosetta, sto
nell'Arma, carabiniere sono!". "E vieni qua a sbattere
fuori noi, i parenti tuoi, la gente tua, Antonì!" Che subito
m'è venuto di parlargli meridionale, e lui mi fa, come
ubriaco: "È l'ordine! È la missione! Non si discute, zia!".
In quel momento entra un maresciallo coi baffoni e si
mette a gridare: "Fuori 'sti pezzenti! Sbatteteli fuori!". E
'sto povero figlio di Antonino ha cominciato a picchiare
come uno scatenato... pareva proprio drogato, quello sì!
Piangeva, ma picchiava. Non ne aveva colpa lui... lui non
era cattivo. Ha storpiato il nonno, a me m'ha spaccato una
spalla, e a lui, a Luigi, gli ha fracassato la testa. (Nel
frattempo ha messo l’acqua a bollire sulla stufa).
LUIGI: Mamma, se non ti spiace, io vado incontro al
nonno che sennò qui non si mangia più.
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ROSETTA: Sì, vai, vai. (Luigi esce) Fatto sta che nel
gran casino, poi l'ho perso di vista il mio Antonino, che ci
avrei voluto parlare, discutere un momento su questo
fatto qua delle manganellate. L'ho incontrato una volta
soltanto proprio di sfuggita, io stavo andando con la mia
macchina, un carrettone di terza mano, a un certo punto
sono lì che vado in un viale bello largo e in mezzo alla
strada ti vedo lui, il mio Antonino, ci ho avuto come un
balzo al cuore. "Antonio!" Lui si è bloccato di colpo,
perché gli ordini sono ordini, "Fermati Antonio!" A
vederlo così nel sole col suo bel striscione rosso lungo le
braghe, questi bei gradi da appuntato, mi è venuta una
roba! Sarà stata l'emozione... la macchina un po'
vecchia... fatto sì è che invece di frenare ho accellerato
e... patapunfete!... tutte e due le gambe gli ho spezzato!
"Antonino, figlio mio, che ho fatto..." Lui per terra, io
raccoglievo tutti i pezzi: "Mi dispiace Antonino, mi
dispiace, oh... come mi dispiace!".
Fatto si è che non fa più il carabiniere.
CAMELIA: No?
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ROSETTA: Eh no, è in congedo. Adesso deve fare il
parrucchiere perché non può più scattare sull'attenti!
Rientra il Nonno con un sacchetto.
NONNO: Oh, ecco qua! Ok, ok... (A Camelia) Oh, cara!
Come sta?
CAMELIA: Oh che piacere.
ROSETTA: (indica il sacchetto) Hai il mangiare qua?
NONNO: No, non ho potuto prendere niente perché...
ROSETTA: Perché?
NONNO: Ho il narghilé qua.
ROSETTA: Ma mica posso cucinare il narghilé a Luigi!
NONNO: Senti, (a Camelia) scusa è una cosa
importante... (Parlando quasi all'orecchio di Rosetta) ho
incontrato il barista che mi ha fatto un'avvisata che
verranno a fare una visita di sopra, al nostro amico del
terzo piano, al Vincenzino il macchinista.
ROSETTA: Una visita?
NONNO: Sì, perché la polizia...
ROSETTA: (lo interrompe) Una spiata!
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NONNO: Allora io sono andato sopra ad avvertirlo... è
che non si può aiutarlo in niente.
ROSETTA: Perché?
NONNO: Ha lì quaranta-cinquanta cassette... ci vorrebbe
un camion per portarle via!
ROSETTA: E allora?
NONNO: Io ho pensato di fare un trucco...
ROSETTA: Un trucco?
NONNO: Le trucchiamo da orto, mettiamo dentro le
cassette spinaci, erba salvia e rosmarino.
ROSETTA: Già un trucco.
NONNO: Si trucca tutto quanto.
ROSETTA: Prendi le nostre, tu Camelia hai qualche vaso
di ruchetta rosmarino o basilico?
CAMELIA: Sì, sì.
ROSETTA: Beh, me lo presti? Vado io, faccio io. (Al
Nonno) No, tu stai qui.
NONNO: Ma sono più bravo!
ROSETTA: Papà, sei il più bravo, sempre il più bravo tu!
Stai qua e guarda la pentola che vengo subito... Guarda la
pentola papà! (Esce seguita da Camelia).
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NONNO: Guardo la pentola che dentro c'è solamente
acqua... Però, se vengono qui, per dio, e trovano le mie
cassette... le cassette bisogna portarle via subito... se no ci
mettono in galera, ci mettono... dovrei portarle in banca,
ma dopo i fatti della Looked5 chi si fida più... Le metto
qui sotto il letto.
Il Nonno esce di scena sulla destra. Da sinistra entra il
nipote che sorregge un giovane, sui 25 anni, con la testa
che sanguina, anche la fronte di Luigi è vistosamente
ammaccata.
LUIGI: Dai che ci siamo... e vedrai che qui dentro non
vengono a romperti i coglioni.
AMICO: Chi te l'ha fatto fare poi di venire a metterti di
mezzo... a farti legnare anche tu?
LUIGI: Dai, non dire stronzate... Volevi che ti lasciassi lì
a farti sbattere come una cotoletta? Certo, non m'era mai
capitato di essere sprangato da compagni...
Rientra il Nonno.
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NONNO: Che succede? Chi è, chi siete? Cosa ha fatto
questo... che disastr... che bastonate! Anche tu? Cosa è
successo?
LUIGI: Siamo cascati in motoretta. (Prende una
bacinella e ci versa dell'acqua calda dalla pentola.
Prende anche del cotone idrofilo, bende e alcool,
disinfetta l’amico e gli fascia la testa. Fa altrettantoper
sè).
NONNO: Uno contro l'altro, così? Plac! (Sbatte una
mano contro l'altra)
LUIGI: No, no... era la mia, eravamo tutti e due sulla
mia, ho frenato di colpo... è stato un gran capitombolo.
NONNO: Per dio, per dio! Però succedono delle cose
strane! La tua motoretta poco fa l'avevo presa io perché
volevo andare a fare la spesa. Faccio per metterla in
moto, non c'è benzina, neanche un goccio di benzina,
guardo i freni... senza tamponi, poi tutte sgonfie le
gomme... Invece arrivi tu, la giovinezza... in due, salite
sulla moto, senza benzina, la mandate a gran velocità
ribaltandovi e adesso la moto è lì... intatta, come se niente
fosse. Le moto giapponesi che forza!
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LUIGI: E va bene è una balla... non siamo caduti...
NONNO: Ma siete stati menati... No, è inutile che
facciate i furbi. Vi hanno menato, vero?
AMICO: Sì, sì, i fascisti.
LUIGI: No, purtroppo sono stati dei compagni... sai roba
fra gruppi...
NONNO: Ecco, ecco il senso dell'unità che avete voi dei
gruppazzi... e poi pretendete che non del Pci vi si dia
credito?! Vi andate a scazzottare per delle cazzate, uno
sull'altro.
AMICO: Ohia... non ce la faccio... mi stanno venendo
certi crampi...
LUIGI: Nonno, per favore... qualcosa per medicarlo...
Il Nonno esce.
AMICO: Lasciami andare, devo farmene una se no
crepo...
LUIGI: (immobilizzandolo) Non fare il fesso, se vai fuori
in 'ste condizioni... a parte che quelli ti stanno ancora
cercando... e poi dove la trovi la roba... il tuo capoccia...
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quello che ti dà le bustine, figurati se si fa trovare, tu
ormai sei bruciato, ti starà alla larga per un pezzo.
AMICO: Ma so dove trovare un altro come me, che si
buca e spaccia... qualche bustina me la presta.
NONNO: (rientrando) Ma si può sapere di che
continuate a confabulare voi due?
LUIGI: Niente... è che sta male. (Il ragazzo si comprime
l'addome).
NONNO: Allo stomaco?
LUIGI: Sì, ha preso qualche cazzotto... e una sprangata al
braccio.
NONNO: Perché non lo porti al pronto soccorso che lì gli
fanno le lastre e poi lo portano all'obitorio.
LUIGI: Già e lì ci ritroviamo, come sempre, la pula che ti
chiede... ci obbliga a fare denuncia... e sempre compagni
sono...
NONNO: Bello, commovente... i compagni anche se
t'ammazzano, non si denunciano mai, specie alla polizia
del padrone. Bravi!
AMICO: (cerca di svincolarsi da Luigi) Molla... fammi
andare... non ce la faccio più!
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LUIGI: Senti, o stai buono, o un'altra botta in testa te la
do io!
NONNO: Ma sì, fai pure... dagliene anche due che tanto
fra compagni non ci si denuncia. Senti, ad ogni modo, se
posso far distendere un po' il tuo amico, uno spinello e
cylon di marjuana e hascisc, glielo potrei fare io.
LUIGI: Ma nonno, cosa dici?
NONNO: Che gaffe che ho fatto! Andare a parlare d'erba
a uno sprovveduto com'è il tuo amico... infatti 'sto braccio
ridotto a un colabrodo mica è per via dei buchi d'eroina
ma è una nuova forma di tatuaggio per riconoscersi fra gli
appartenenti del Comitato antidroga! Capisco che una
boccata di hascisc a uno che è abituato a certe flippate è
come dare un biscotto a un caimano.
AMICO: Senti, non stare a perdere tempo, fammene uno
bello pieno di hascisc, quasi senza tabacco.
NONNO: Agli ordini! I gusti dei nostri clienti, per noi
sono sacri. Piuttosto, voglio sapere una cosa: chi sono 'sti
compagni che vi hanno menato?
LUIGI: Era un gruppo del Comitato antidroga.
56
NONNO: Ah, compagni dialettici, educatori! Educatori
con la spranga! Immettono le idee giuste... mettono le
idee qui poi: tung! (Mima di piantare qualcosa nella
testa di Luigi).
LUIGI: Gli sono andati addosso per via che lui oltre che
bucarsi è pure spacciatore. Io ho cercato di tirarglielo via
dalle sgrinfie... e così mi sono preso la mia parte.
NONNO: Ah, pure spacciatore, eh? Beh, allora non gli
do tutti i torti a 'sti ragazzi dalla spranga facile.
LUIGI: Bravo nonno! Allora di 'sto passo dovrebbero
stangarne a migliaia di sballati come lui... tutti strepenati,
che per procurarsi la dose quotidiana sono costretti a
spacciare dieci bustine.
NONNO: Va beh,... così ci sono quelli che stanno dietro,
i veri spacciatori, quelli in grosso. Dietro l'angolo...
appena arrivano le mazzate sulle teste dei poveri pirla,
loro scantonano.
LUIGI: Poveri pirla? Cominci anche tu a fare i discorsi
del benpensante: certo, sono pirla, gente senza midollo
spinale, deboli, coglioni senza alcuna forza morale...
come dire "una razza inferiore"! E chi gliela dovrebbe
57
dare a loro la forza morale, con la vita di merda che gli
tocca di fare? Senza lavoro, senza una casa vera... senza
veri rapporti umani...
NONNO: (scoppia in pianto, poi sfottente) "Miserabili"
atto primo. Il secondo atto com'è? (Altro tono) Guarda
che ci sono anche i giovanotti perbene, di buona famiglia,
che si bucano, quelli che la casa ce l'hanno e il lavoro non
gliene frega niente di cercarlo perché il mensile glielo
passa il "vecchio".
LUIGI: Ma stai tranquillo che quei "buona famiglia" non
hanno neanche bisogno di mettersi a fare gli spacciatori,
né, se sono ragazze, di andare a fare marchette per
pagarsi la "dose". E soprattutto è difficile che li trovi
secchi su una panchina, salvo incidente... Quelli, vanno in
clinica: "50.000 al giorno, paga il vecchio!". No, sul
marmo dell'obitorio ci finisce sempre il solito "oriundo
meridionale o polesano, domiciliato caseminime, Busto,
La Barona, Legnano, Quarto Oggiaro... ex occupante,
disoccupato..."
NONNO: E allora, siccome hanno pure i braccianti questi
qua, i mafiosi della droga, e ci hanno pure quelli che la
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seminano: gli spacciatori, lì pronti a servirli. Come fai a
sbattere all'aria tutto il baraccone della mafia che gli sta
dietro?
LUIGI: E tu pensi di risolvere stangando questi qua che
stanno allo scoperto? Che poi è la stessa logica della
polizia e dei giudici fascisti.
NONNO: Non mi interessa la polizia o i giudici fascisti!
Io so che l'unico mezzo è stangare, per dio! Fare tabula
rasa (pausa) su tutti: sul piccolo imprenditore, su quello
più grosso, su quelli che si bucano, per dio, terra
bruciata! E poi gli spacciatori, quelli grossi... la mafia di
che vive? Crepa anche lei, no? (Riprende a fumare)
LUIGI: Perfetto, che sarebbe come dire: "Ammazziamo il
malato, così il microbo del male muore di fame!".
AMICO: Avanti, forza, continuate, mi sta piacendo: "Gli
facciamo un buco qui, gli tiriamo fuori di lì... e gli
riempiamo di là!". È un'ora che mi state a pisciare
sentenze come foste al vespasiano! Non vi viene manco
in mente che magari, alla fine, sarò io, e solo io, a
dovermi tirar fuori... se ne avrò voglia? Perché se noi
falliti, ci si aspetta che ci aiutino davvero i buoni
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comitati, le buone leggi... Hai visto la nuova legge?
Doveva essere una roba speciale, per liberare noi
mentecatti, noi minorati... liberarci dalle cause vere del
nostro
male,
cioè
dalla
disoccupazione,
la
sottoccupazione, l'isolamento, l'ignoranza. E per darci 'sta
liberazione non hanno trovato di meglio che sbatterci a
cura coatta, cioè di nuovo nei manicomi, sotto controllo.
Allora non è noi disgraziati che si vuole difendere, ma la
società delle persone per bene, dei normali. Ci si vuol
togliere di mezzo, come le famiglie del buon tempo
passato che rinchiudevano sempre in soffitta il figlio un
po' strambo quando arrivavano gli estranei perché non
vedessero tanta vergogna.
NONNO: Ma per dio! Uno che ha capito quasi tutto e che
parla così bene che potresti anche andare... che so, a
tenere un dibattito insieme ad Alberoni, ma che aspetti a
venirne fuori, per dio! E muoviti, ci sono centinaia di
operai che si trovano nella tua stessa condizione e non
mollano in quella maniera, non mollano.
60
AMICO: (indica il mozzicone di hascisc che il Nonno sta
fumando) Come te, eh. Sbaglio o sei di quelli che hanno
mollato quasi come me? E mi vieni a fare la predica!
NONNO: Hai ragione, niente predica.
AMICO: E allora, scusate, la compagnia è bella ma io
bisogna proprio che me ne vada. (A un gesto di Luigi che
cerca ancora di trattenerlo) E tu non rompermi i coglioni
col tentare ancora di farmi restare, perché...
NONNO: Un momento... Senti, cosa ne diresti di farti
una cosa come tre o quattro dosi di eroina in una volta
sola?
AMICO: Perché, hai dell'eroina tu?
NONNO: No, quello che io ci ho qua dentro è un po' più
forte. (Mostra uno scatolino).
AMICO: Cos'è, metadone in pastiglie?
NONNO: No, è uno scorpione.
LUIGI e AMICO: Uno scorpione?!
AMICO: E cosa c'entra con la droga?
NONNO: Ecco, l'hai detto! L'ignoranza, quello che vi
frega a voi drogati bucati e fumati è l'ignoranza, perché
voi non sapete niente.
61
Entra Rosetta. È agitatissima.
ROSETTA: È vero che Luigi s'è fatto male?
LUIGI: Ma non è niente mamma...
ROSETTA: Madonna mia, madonna mia! Luigi che ti sei
fatto?
NONNO: Non si è fatto niente. Sono caduti dalla
motoretta sopra un mazzo di spranghe...
ROSETTA: Guarda tu com'è conciato. Ma chi è questo...
è il suo amico, quello che si buca ed è spacciatore?
NONNO: Sì, ma è una brava persona... un bravo ragazzo.
ROSETTA: Cosa fai con lo scorpione in mano?
Dammelo qua.
NONNO: No, no.
ROSETTA: Dammi subito lo scatolino! Ma tu guarda,
stavi cercando di inciucchire 'sti poveri ragazzi.
NONNO: Manco per idea, stavo cercando di dare degli
esempi.
ROSETTA: Non ci cascate voi... (Al Nonno) E tu,
vergognati, corruttore!
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AMICO: Stia tranquilla signora... per quanto rintronati,
arriviamo a sapere che col veleno d'uno scorpione si resta
secchi...
ROSETTA: No, se è per quello basta prendere l'antidoto,
ed è un brodo... ma il risultato è che è uno sballo troppo
forte! Non è un buco, è un'arpionata! Quando ha provato
a farsi scorpionare lui (fa cenno al Nonno) l'altra volta,
altro che andare in orbita... è stato tutta la giornata a
farmene di cotte e di crude... rideva sbragato, e
continuava a parlare con una specie di gnomo che
naturalmente vedeva solo lui. (Ritira lo scatolino con lo
scorpione e lo ripone dietro le lenzuola)
NONNO: Gnomo? Non ti permetto di chiamarlo gnomo,
non è mica un senatore6! Era un nano, un nano gigante...
era nientemeno che il famoso nano Bagonghi! Sapete
quel
fenomeno
di
clown...
no,
voi non potete
conoscerlo... era un clown strepitoso di quando io ero
ragazzo, un nano tutto colorato, col naso a patatina, tutto
rosso, che ne faceva e diceva... Ebbene, quella volta,
della scorpionata, tutto il giorno è restato con me...
6
Si riferisce a Fanfani
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Faceva certi scherzi, volava, cantava, ruzzolava, morire
m'ha fatto dal ridere... morire!
AMICO: E tutto per la beccata dello scorpione?
NONNO: Eh sì, è una droga d'invenzione pachistana...
ROSETTA: Sì, 'sti indù del Pachistan ci vanno pazzi per
'ste arpionate... Uno scorpione come questo, là, te lo
pagano anche diecimila lire.
NONNO: Beh, questo qui, anche di più... è femmina ed è
in amore... certe arpionate!
AMICO: Ah, perché quando gli scorpioni sono in
amore...
NONNO: Ohoouoh... nitriscono! Vedi, vedi come siamo
ignoranti noi.
ROSETTA: Quando è il momento della covata noi qui si
potrebbe diventare miliardari... se ne trovano dappertutto,
nei crepacci, sotto le piastrelle del pavimento, nel muro...
dappertutto!
NONNO: Non abbiamo iniziativa noi italiani. Siamo
qua...
abbiamo l'oro sotto i piedi e lo schiacciamo...
centomila stciak. Centomila stciak, invece di fare gli
allevamenti... i tedeschi subito lo farebbero, gli svizzeri li
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metterebbero nelle banche. No, magari noi ci crepiamo
per un'arpionata perché non teniamo in casa l'antidoto...
dopo che te la sei fatta, 'sta droga meravigliosa... finito
l'effetto... tu ti senti lucido, pulito, brillante, perché vedi
l'antidoto che è questo... (mostra un bottiglino) che se ne
prendono tre pillole prima, ti tiene tranquillo, beato.
(Posa il bottiglino con l'antidoto sul tavolo)
ROSETTA: Non cacciar balle, papà! Stai zitto! Tutto
liscio, lucido, brillante... che ne sappiamo noi? L'abbiamo
fatto una volta sola.
LUIGI: Mamma, anche tu ti sei fatta beccare?!
ROSETTA: Eh sì... e che volevi che lasciassi il nonno
tutto solo, in una esperienza del genere così rischiosa che
è?! Anzi, prima l'ho fatta io e lui è stato a controllarmi...
NONNO: (sghignazza) Aha, aha, Luigi, dovevi vedere
tua madre... ah, ah, come ballava con lo gnomo, il
Bagonghi, ah, ah!
AMICO: Ah, perché avete avuto tutti e due lo stesso
incubo?
ROSETTA: Macché incubo, l'incubo è una cosa schifosa
che ti fa star male... Questa invece era una roba rotonda...
65
come stare nell'acqua, meglio, come tornare nella pancia
di tua madre a farti le capriole, a fartela addosso dal
ridere... Ah, quel Bagonghi! Che macchia...(macchietta,
buffone) ah, ah, ne fa, ne fa... Devo dire certe volte anche
un po' spinto con lo scurrile... dico, coi doppi sensi, ci va
giù in una maniera! Ah, ah!
LUIGI: Mamma, per dio! Ma sei proprio impazzita!... Ti
vai pura a far beccare dallo scorpione?! Adesso mi pare
che tu stia davvero esagerando! Un veleno, una droga
della quale, oltretutto, non sapete niente!
ROSETTA: Altolà! In primis, sappiamo che non fa parte
delle droghe proibite, non è nell'elenco... manco in quello
della polizia, in nessun elenco.
NONNO: E quando faranno la perquisizione ci andranno
un po' leggeri a metterti le mani addosso e dentro le
tasche... che tac!, la bella beccata... zam!, un flash da
stregone matto... preso l'antidoto... via con la banda...
patapum... salta il cervello... nel cerchio di fuoco... arriva
Bagonghi... opplà!
AMICO: Ma se davvero è così divertente, perché non me
lo fate provare, voglio conoscerlo anch'io 'sto Bagonghi.
66
ROSETTA: Ma sei scemo, che se magari ci resti secco...
LUIGI: Beh, meno male che almeno qui ragionate.
ROSETTA: Eh, che ci credi incoscienti? E che ne
sappiamo noi a chi fa bene e a chi fa male.
NONNO: Eh, no... non lo sappiamo... qui è come la
roulette russa: tric... tric... patapum! Buco che droga.
LUIGI: E voi... siete andati così: o la va o la spacca?!
ROSETTA: No, l'abbiamo letto su un libro scientifico.
NONNO: È la storia di uno che aveva fatto l'esperienza
di 'sto scorpione quando era nel Pakistan... e raccontava
tutto per filo e per segno, che era una roba favolosa... e
così ci siamo detti: "Ma c'è bisogno di andare fino nel
Pakistan? Con tutti gli scorpioni che ci abbiamo qui
gratis a domicilio?".
ROSETTA: Così mi sono fregata l'antidoto in ospedale...
e allé!
LUIGI: T'è proprio andato in corto circuito il cervello...
capisco il nonno che ormai...
NONNO: (terribilmente offeso) Ohi, il nonno ormai
cosa?
LUIGI: Ma no, nonno... io non volevo...
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NONNO: Fratelli Bandiera (allude al fatto che i due
ragazzi sono scamiciati e hanno la testa fasciata come i
martiri del Risorgimento) Ma tu guarda 'sto figlio di
batton...
ROSETTA: (interrompendolo) Ohi!
NONNO: Sto parlando di tuo marito.
AMICO: Sentite, dei vostri casini familiari, scusate, ma
non me ne frega niente. Io so solo che sto male e che ho
un bisogno boia di qualcosa, qualunque cosa che mi
sballi... basta che sia forte!
NONNO: Se è per il forte, ci abbiamo qui la corrente
220... ti attacco due fili... ti faccio arrivare una botta!
AMICO: Senti nonno, i fili con la botta beccateli tu dove
ti pare... a me fammi l'arpionata di scorpione... fa il
bravo!
LUIGI: (all'Amico) Eh no, adesso il "bravo" lo fai tu,
porca vacca! Piantala un momento con 'sto "io", "io",
"io"! E con 'sto "di voi non me ne frega niente!" Perché
invece a me di "noi" mi frega eccome... Vorrei vedere tu
se scoprissi che tua madre...
AMICO: È morta.
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LUIGI: È morta?... Beh, che la tua ragazza...
AMICO: Fa la puttana.
LUIGI: Cosa?
AMICO: Sì, l'ho mandata a battere, anzi c'è andata da
sola perché anche lei si buca e non gliene frega di come
si procura la roba... E anche a me non me ne frega,
perché tanto sono diventato impotente: l'eroina mi ha
castrato!
ROSETTA: Oh, che bella festa! Castrato, pappone,
smercia, si buca... non gliene frega di nessuno...
LUIGI: E allora fesso io che mi sono interessato a te! E la
prossima volta invece di mettermi di mezzo per tirarti
fuori e farmi spaccare il cranio, mi ci metto anch'io a
menare...
AMICO: E chi t'ha detto crepa? Accomodati, moralista
del tubo! Che ti dicevo? Voi della marjuana-acido, siete
della stessa banda del "perbene"! Anzi, siete i più
bastardi verso noialtri, perché siete oltretutto preoccupati
che non vi mettano nel mazzo! Nel mazzo con noi.
Tenete le distanze, per carità!
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NONNO: (a Rosetta) Senti, mi fa proprio pena 'sto
povero ragazzo... Lasciamo che si faccia l'arpionata e non
pensiamoci più. (Va a riprendere lo scatolino).
ROSETTA: Vieni qua, dammi lo scorpione. So
benissimo cosa ti interessa... te ne frega assai del ragazzo,
a te! Tu vuoi che lui parta in cimbali per andargli dietro a
ruota.
LUIGI: Cos'è 'sto fatto della ruota?
NONNO: Non è vero! Io...
ROSETTA: Stai zitto papà! È una caratteristica dello
scorpione che abbiamo scoperto così per caso. Se tu l'hai
già fatto una volta, mica c'è bisogno che torni a rifarti
beccare ancora. Basta che ogni tanto se la faccia un altro
che ti sta vicino... lui va in flipper... e, per simpatia, ti
scattano tutte le lampadine e i relais pure a te e gli vai
dietro a ruota senza spendere, ti fai tirare insomma... gli
mangi la ruota!
LUIGI: Ah, è così. (Al Nonno) E tu volevi... Nonno,
vergognati!
NONNO: Piantala, eh. Tu la pianti, Alì Babà (allude al
fatto che sembra porti un turbante) !
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AMICO: Beh, a me non me ne frega un cavolo se c'è
qualcuno che mi viene dietro a succhiarmi la ruota.
(Strappa lo scatolino al Nonno) Dai qua, nonno!
NONNO: No, no... molla lo scatolino... no, che prima
devi prendere l'antidoto...
AMICO: L'ho già preso... due pillole, anzi tre.
ROSETTA: Ma sei matto? Adesso se non gli si fa subito
la beccata gli schizzano via gli occhi dalla testa! Che
l'antidoto senza veleno è peggio del veleno senza
antidoto, devi fartelo subito!
NONNO: Subito, in fretta, hai poco tempo! Bisogna
farglielo sotto il cervelletto, qui sull'osso sacro... sul
coccige.
ROSETTA: Ma smettila papà!
NONNO: No, più in su, sull'epistrofeo, schifoso 'sto
epistrofeo.
ROSETTA: Attento che appena ti becca sentirai un gran
bruciore... Aspetta che accendo il gas per lo spillone.
AMICO: (preoccupato) Lo spillone? Cos'è 'sto fatto dello
spillone sul gas?
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ROSETTA: Beh, serve per farlo rovente, no? E poi
cauterizzare la beccata. (Si arma di alcool e cotone
idrofilo).
NONNO: Se no, ti marcisce l'epistrofeo e bisogna
buttarlo. Vedrai come brucia!
AMICO: E la miseria, brucerà come un demonio?
NONNO: Pensa allora ai vitelli, quando gli fanno il
marchio a fuoco e loro non godono neanche!
ROSETTA: Pronto... sbrighiamoci, facciamo presto!
NONNO: Eccolo, attenzione.
ROSETTA: Ora disinfetto! (Esegue).
LUIGI: Ma porca d'una miseria, guarda se dovevo
arrivare a vedere delle robe del genere in casa mia! Altro
che andare in orbita... qui ci vado io, ma sul serio, qui ci
esco pazzo!
ROSETTA: Vogliamo stare un po' zitti in piccionaia?
NONNO:
Silenzio
o
operatoria!
ROSETTA: Pronto?
NONNO: Sì vai, vai!
ROSETTA: Dammi qua.
faccio
sgomberare
l'aula...
72
NONNO: Aspetta un attimo. (Agita lo scatolino) Bisogna
scuoterlo così s'incazza. (Apre lo scatolino) Guarda che
occhi incazzati che ha, guarda la coda! (Afferra lo
scorpione con un paio di pinzette).
ROSETTA: Attenzione... hop! (Applica per due secondi
lo scorpione sul collo del ragazzo, appena sotto la nuca).
AMICO: Ahiua...
NONNO: Ecco, bellissimo! Senti che brucia!
AMICO: Eh, lo puoi dire... non è che m'è rimasto dentro
il pungiglione?
NONNO: Sì, il pungiglione... figurati che 'sto scorpione
deve servire ad almeno altre cinque beccate! Lascio
dentro il pungiglione a te! Goloso!
ROSETTA: Attenzione che cauterizzo.
AMICO: Ahahh!
ROSETTA: Finito, basta. (Ripone velocemente lo
scorpione nella sua scatoletta che distrattamente
appoggia su di una sedia) Adesso vieni qui, stai in piedi,
rilassato, rilassato, e assapora, ascolta l'effetto magico...
Senti come un gran calore venire su dalla pancia? Senti il
gran calore?
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AMICO: No... non sento... Sì, sì, adesso... eccolo, sembra
di entrare dentro una vasca d'acqua tiepida...
ROSETTA: Ecco, sì, perfetto... meglio... sembra acqua di
mare...
AMICO: Sì, sì, ci sono le onde...
ROSETTA: Senti come una gran voglia di fare pipì?
AMICO: Sì, sì.
NONNO: Pipì?... Ci siamo per dio, faccio un lago!
LUIGI: Ho capito... dov'è la segatura?
NONNO: La musica... sentite la musica...
AMICO: Sì, viene di là.
ROSETTA: No, di là! Guardate quel manifesto, si
muove... le figure si staccano... corrono...
AMICO: Sì, corrono... e ballano...
NONNO: Non spaventate gli elefanti!
AMICO: Dove, gli elefanti?... Io vedo solo dei cammelli.
NONNO: Là, gli elefanti in bicicletta!
AMICO: Vanno su per le scale... vieni... non ce la
fanno... bisogna spingerli...
NONNO: Avanti pedalate... forza elefanti, massa di
revisionisti indiani!
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Il Nonno e l'Amico escono camminando a rallentì.
ROSETTA: (fa per seguirli) Dai che sei solo! Pedala...
scattare... drogati!
LUIGI: (disperato) No, mamma, tu no... tu stai qui o
faccio un disastro.
ROSETTA: Calma, Luigi, calma! D'accordo, non ci
vado... che poi a me le corse in bicicletta... sai... Però ci
devi andare tu a controllarli che se succede qualcosa... se
vanno sotto a qualche elefante! Avanti vai!
LUIGI: Sì, ci vado io... ma tu stai qui. (Esce)
NONNO: (voce dall'esterno) Attenzione che arriva uno
della giuria...
Entra Camelia.
CAMELIA: Ma che gli sta prendendo a tuo padre e a
quel ragazzo?
ROSETTA: Niente, stanno giocando a spintarella....
hanno bevuto un po'.
CAMELIA: Ah, che matto... quel ragazzo ha preso sulle
spalle il nonno.
NONNO: (dall'esterno) Bagonghi... ecco Bagonghi!
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AMICO: Salve Bagonghi! Evviva Bagonghi!
Entra un giovanotto con impermeabile tipo americano,
tenendo le mani dentro le tasche le solleva come puntasse
due pistole.
GIOVANOTTO: Fermi tutti, spalle al muro... state così
come siete!
ROSETTA: Oh, mio dio, chi è?
GIOVANOTTO: Polizia!
ROSETTA: Porca vacca!
CAMELIA: È per lo sgombero?
GIOVANOTTO: Silenzio... devo perquisirvi! (Sferra una
pacca sul sedere di Rosetta).
ROSETTA: Ehi, ma che è? (Si volta di scatto e resta
esterefatta) Ma, ma, tu non sei... non sei... Antonino?!
GIOVANOTTO: Ah, ah! Sì, zietta bella, io sono il nipote
tuo!
ROSETTA: Antonino! Ma ti venisse la paralisi
fulminante! Ma che ti è saltato in testa di farmi 'sto
scherzo?
ANTONIO: Ah, ah... t'ho fatto paura, eh?
76
ROSETTA: Ancora un po'... son qui che non mi sento più
il cuore! Camelia, questo è mio nipote Antonio, te n'ho
parlato...
CAMELIA: Ah, quello che... insomma dell'incidente?
ROSETTA: Sì, lui.
ANTONIO: Piacere, signorina. Come stai, zia Rosetta?
Ti porto i saluti di mamma... Fatti vedere... ma stai
benissimo.
ROSETTA: Anche tu... proprio poco fa si stava parlando
di te. Fai ancora il parrucchiere?
ANTONIO: No, zia Rosetta... sono rientrato nell'Arma...
o meglio: affiancato.
ROSETTA: Ah, ma allora non zoppichi più... sei guarito?
Fatti vedere.
ANTONIO: (cammina zoppicando vistosamente) No,
zoppico ancora, ma per il servizio che faccio adesso non
importa, anzi, va meglio... dà meno nell'occhio.
ROSETTA: Come, dà meno nell'occhio?! Mi pari il servo
di Frankestein! Figlio mio... quanto mi dispiace!
ANTONIO: Ma che importa, zietta... anzi, per quella
botta che m'hai dato dovrei farti un monumento! Perché
77
'ste due gambe spezzate sono state la mia fortuna... che se
fossi restato nell'Arma, adesso, sarei ancora appuntato,
con stipendio da fame.
ROSETTA: Invece adesso avrai una fame senza
stipendio!
ANTONIO: No, sono qualcuno, zia, lavoro come
esterno:
gruppo
speciale
autonomo...
Dipendiamo
direttamente dagli americani!
ROSETTA: Dagli americani per che cosa?
ANTONIO: Antidroga!
ROSETTA: Droga? Oh, tu guarda che combinazione!
ANTONIO: Combinazione? Perché conosci qualcuno
altro che si occupa di droga?
ROSETTA: (forzando col tono) Sì, come no... il
droghiere!
ANTONIO: Ah, ah. Ma che dici? Eh, come si vede che
stai fuori dal mondo zia.
CAMELIA: (saccente, a Rosetta)
Sta parlando degli
stupefacenti... narcotici.
ROSETTA: Oh, Maria Vergine... e tu ti sei messo dentro
'sta roba? Ma è un veleno Antonino! Roba del demonio!
78
ANTONIO: (fanatico) Ed è per questo che la
combattiamo! Sai, è un corpo nuovo il nostro, di recente
formazione. E se ti devo dire la verità, zia, io, di droga
non ci capisco ancora un granché.
ROSETTA: Ah sì... non capisci?
ANTONIO: (molto professionale) Marjuana, hascisc,
eroina, psicofarmaci, acido, LSD...
ROSETTA: Ma come parli, dì?
ANTONIO: Sono termini tecnici! Ma un conto è la
teoria, un conto è la pratica, cara zia... chi ne capisce
qualcosa di polvere... se è coca, eroina o che so io?
L'altro giorno abbiamo arrestato uno che aveva della
polvere contro le zecche dei cani.
ROSETTA: Ah, perché è stupefacente la polvere contro
la zecca dei cani?
ANTONIO: No, ma è polvere bianca... e per uno che non
se ne intende...
ROSETTA: Giusto, nel dubbio meglio sbattere dentro!
Da domani non compero più niente in polvere... neanche
la farina bianca... a cubetti la compero!
79
ANTONIO: Fai bene. Da domani però ci portano a far
pratica... ci fanno vedere delle piante di marjuana... vere!
ROSETTA: Marjuana? Ah, perché tu... le piante di...
non... Che piacere mi fa!
ANTONIO: Come?
ROSETTA: Dicevo: "Come sono contenta di vederti...
che bella sorpresa m'hai fatto... che piacere!". Ma com'è
che sei capitato proprio qui?
ANTONIO: Beh, non so se hai letto sui giornali, ma c'è
stato un grosso scandalo, con tanto di denunce e
interrogazioni al Parlamento per il fatto che carabinieri e
antidroga continuavano a beccare solo piccoli spacciatori,
i soliti ragazzotti con addosso un grammo di roba... ma
mai
uno
dei
pesci
grossi.
ROSETTA: Che pesci grossi?
ANTONIO: Beh, sai lì c'è tutto un gran movimento: da
una parte c'è la mafia, dall'altra la camorra, sopra ci sta la
malavita internazionale, in mezzo c'è la CIA. Ma adesso
arriviamo noi...
ROSETTA: (interrompendolo)
d'accordo!
E li mettete tutti
80
ANTONIO: E li mettiamo tutti d'accordo! Ma no, ma che
mi fai dire, zia?
ROSETTA: Come? Mi hai detto tu che lavorate
direttamente per la malavita! Coi gangster!
ANTONIO: Io? No, io t'ho detto che lavoriamo per gli
americani.
ROSETTA: Appunto, e la CIA non è degli americani? E
la mafia non lavora per la CIA? E la malavita
internazionale non lavora con la mafia? Quindi voi
dell'antidroga lavorate direttamente per i "Kissinger"...
voglio dire per i "gangster"... faccio sempre confusione!
ANTONIO: (ride) Ah, ah... non sei cambiata proprio per
niente zia... vuoi sempre avere ragione tu!
ROSETTA: Ah, ah... Beh, son contenta per la tua bella
carriera! Ma com'è che sei capitato proprio da 'ste parti?
ANTONIO: Beh, detto fra noi, sono cose un po'
scabrose... (accenna alla presenza di Camelia) mica
posso parlare davanti alla ragazza...
ROSETTA: Certo, no, per carità... Camelia, vai là in
fondo a guardare la pentola.
CAMELIA: Ma perché, scusa?
81
ROSETTA: Certi discorsi scabrosi non sta bene
ascoltarli.
CAMELIA: Ma io sono maggiorenne!
ROSETTA: Ah, ma che razza d'idea ti sei fatta
dell'emancipazione femminile... ma che ti credi che la
liberazione della donna consista nel diritto di poter
ascoltare e fare discorsi scabrosi... Dire e ascoltare le
parolacce?
CAMELIA: Eh, sì, comincia anche da questo... dalle
parolacce!
ROSETTA: E allora va a fa' in culo stronza! Stai lì e non
rompere i coglioni! (Camelia risentita si allontana dai
due e si avvicina alla stufa. Ad Antonio con voce di colpo
delicata) Sentiamo 'ste cose scabrose Antonì.
ANTONIO: Sono qui in missione... abbiamo avuto una
soffiata!
ROSETTA: Cioè?
ANTONIO: Che qui in zona c'è un bel movimento di
droga. Spacciatori.
ROSETTA: Spacciatori?
ANTONIO: Spacciatori.
82
ROSETTA: Droga?
ANTONIO: Droga.
ROSETTA: Leggera o pesante?
ANTONIO: Come?
ROSETTA: Dico: roba d'erba o di cartina per buco?
ANTONIO: Ehi, zia... sei un'esperta, parli pure il gergo!
ROSETTA: Macché esperta! Ho letto giusto un articolo
su "Famiglia Cristiana": "Mamme, salvate i vostri figli
dal flagello della marjuana! Toglieteli dalla strada!, dai
concerti pop... mandateli in miniera!". Allora dicevi: roba
d'erba o da buco?
ANTONIO: Beh, l'una o l'altra, noi della "speciale"
abbiamo l'ordine di non stare a fare tanta differenza.
ROSETTA: Ah no? Eppure ho letto che c'è una gran
differenza... anche "Famiglia Cristiana" lo diceva.
ANTONIO: Infatti. Ma, detto fra noi, tu credi davvero
che ai giudici, alla polizia, allo Stato, interessi così tanto
la salute dei cittadini?
ROSETTA: Ah, no? Non gli interessa?
ANTONIO: Ma no, questa della droga è solo una
maniera come un'altra per fotterli e tenerli sotto:
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stangare! Ogni pretesto è buono: ieri ti stangavano perché
avevi i capelli lunghi, l'altro ieri perché eri ebreo, giovedì
perché facevi il protestante e bestemmiavi che la terra è
rotonda, sabato perché stavi nelle catacombe coi cristiani
e questa domenica ti ristangano perché sei diventato un
anticomunista viscerale tant'è vero che parli sempre male
della Confindustria e della Dc!
ROSETTA: Mamma mia, come ti sei fatto intelligente
Antonino! Ma le hai pensate proprio tutte tu, 'ste cose?
ANTONIO: No, le ho imparate a memoria... sono i
discorsi che ci fanno imparare all'antidroga per quando
dobbiamo tampinare gli hippies per poi incastrarli. L'ho
detta bene?
ROSETTA: Davvero figlio! Sei straordinario Antonì!...
Sta bene mia sorella? E di un po', hai già mezza idea di
chi siano 'sti spacciatori?
ANTONIO: Zia, sono in missione, e tu sai che quando
Antonino è in missione...
ROSETTA: Lo so... mi ricordo: mi fa ancora male la
spalla adesso!
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ANTONIO: M'è tanto spiaciuto, zia... Davvero ti fa
ancora male?
ROSETTA: Sempre mi fa male... Anche adesso. Ohi che
male che mi fa. Fammi un favore Antonino, cammina un
po' avanti e indietro... su e giù.
ANTONIO: Su e giù? Ma perché?
ROSETTA: Non fare domande Antonì. Ubbidisci alla zia
tua... vai... Ohia! Ohia! (Antonio comincia a muoversi
claudicando) Cammina... ancora, bravo... così... vai che
mi passa... cammina, cammina... Oh come mi fa bene!
M'è passato!
ANTONIO: Che cura strana... io cammino e a te passa!
(Cambia tono) Beh, guarda, proprio perché sei tu, la mia
cara zia, te lo voglio dire...
ROSETTA: (blocca la ragazza che s'avvicina per
origliare) Camelia, rimesta la minestra. (Ad Antonino)
Allora?
ANTONIO: Gli spacciatori sono due. Due famiglie.
ROSETTA: Due famiglie? (Si alza di scatto e
meccanicamente cammina zoppicando).
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ANTONIO: Sì, purtroppo non so né nome, né cognome,
né dove abitino di preciso... Ma zia che fai?
ROSETTA: (bloccandosi) Non sai dove abitano? Oh, che
disdetta! E come te la cavi? In 'sti casermoni ci stiamo in
quattromila famiglie... Oh che disdetta!
ANTONIO: Non ti preoccupare zia.
ROSETTA: Oh che disdetta!
ANTONIO: Il nostro confidente lo sa e mi verrà a dare
l'informazione completa nel primo pomeriggio, questione
di ore. Sei contenta?
ROSETTA: Oehu! Son qui che non sto più nella pelle! E
dove viene a incontrarti 'sto confidente?
ANTONIO: In un primo tempo l'appuntamento con lui
doveva essere al bar, qui di sotto all'angolo, ma, dopo che
ci sono entrato a darci un'occhiata, ho visto certe facce
che mi si squadravano di sguincio... non so com'è, ma m'è
venuto il dubbio che devono aver sospettato qualcosa.
ROSETTA: Eh, voi carabinieri, per non dare nell'occhio
dovreste sempre viaggiare in divisa, perché appena vi
mettete in borghese, zach!, tutti vi riconoscono che siete
vive, persino i poliziotti!
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ANTONIO: Eh, forse è proprio vero... ma stavo dicendo
che allora m'è venuto in mente che la mia zia Rosetta
stava in questo rione... ho chiesto al giornalaio ed eccomi
qua!
ROSETTA: E bravo Antonino! E allora il confidente,
dove ti ritrova?
ANTONIO: Qua viene. Ho telefonato alla Centrale
perché lo avvertano che sono qua da te.
ROSETTA: Viene qua?
ANTONIO: Sì, se non ti dispiace però eh, zia?
ROSETTA: Ma figurati! Fa' come se fossi in caserma
tua! E poi a me piace conoscere confidenti... incontrarli!
Camelia, non è che tuo padre mi può prestare la sua
macchina oggi, che ho un incontro? Chi è 'sto confidente,
è uno di qua? Del rione? Lascia moglie e figli? Lascia?
ANTONIO: Non immaginereste mai chi è... Ah, ah!
ROSETTA: Dimmelo!
ANTONIO: No, no, zia... il confidente no! (Si sente un
gran frastuono come una scossa di terremoto, i mobili di
casa tremano) Oh mio dio, che è? È il terremoto?
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ROSETTA:
Ecco,
hanno
fatto
partire
anche
il
macchinista!
ANTONIO: Il macchinista! C’è una stazione nel palazzo?
ROSETTA: No, è su di sopra al terzo piano... Eh, sì, dato
che da ex macchinista incontra il nonno che è capotreno e
il Luigi che lavora alla Breda locomotori, cosa vuoi che
facciano se non giocare al treno! Poi, figurati, c'è di
mezzo pure Bagonghi che era capostazione! Piuttosto
non cerchiamo di tergiversare: fuori il nome del
confidente!, o ti sbatto sotto il treno!
ANTONIO: No, zia, non insistere!
ROSETTA: Alla tua zia dici di no? Antonì, che hai detto
poco fa? Che mi dovevi fare un monumento... Dimmelo,
altrimenti scrivo al tuo capitano che da ragazzo siccome
non riuscivi a fare i rumori col sedere, gli amici ti
scherzavano.
ANTONIO: Oh, questa poi?!
ROSETTA: Sì, ti chiamavano "vulcano spento"... di' di
no? Allora tu per non sfigurare ti sei messo d'accordo con
un ragazzetto rosso, un morto di fame che faceva per te
certi botti tremendi col sedere... tu ti pigliavi l'onore e a
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quel poveraccio pagavi cinquanta lire a puzza! Dì che
non è vero?
ANTONIO: Sì, è vero, ma cinquanta lire a quei tempi era
il suo prezzo!
ROSETTA: D'accordo... e io lo scrivo al tuo capitano e
poi vedremo... Sfruttatore di gas!
ANTONIO: E va bene! Però zia, sei tremenda!
ROSETTA: Camelia, ti spiace andare su dal Vincenzomacchinista e dirgli di non far scendere il nonno dal treno
che qui c'è il passaggio a livello chiuso e c'è pericolo di
transito a rischio di uno scontro... Quindi non scaricare le
cassette di verdura! E lasciare il carico sul binario morto!
CAMELIA: Come, come?
ROSETTA: Dì al nonno capotreno che il viaggiatore
nuovo è senza biglietto, quindi attenti al controllo! E che
l'erba del vicino è sempre la più bella.
CAMELIA: È sempre la più bella?
ROSETTA: Sì, deve sparire... se no arrivano i polli...
detti “poulé” (poliziotti, in gergo dialettale) e la beccano!
CAMELIA: I polli la beccano?!
ROSETTA: L'erba!!
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CAMELIA: Non ho capito un tubo!
ROSETTA: Che discorsi, tu mica sei delle ferrovie... loro
capiranno... va... ripeti quello che ti ho detto. E poi vai a
dire a tuo padre di prepararmi per favore la sua macchina,
fra un'ora giù da basso... e di lasciare i freni rotti come
sono, per carità!
CAMELIA: Va bene... va bene... mi hai rincretinita, mi
hai! (Esce).
ROSETTA: E adesso Antonino, vai che sono tutt'orecchi!
ANTONIO: Per dio zia, che mi fai fare... è contro il
regolamento. Mi sospenderanno!
ROSETTA: Parla o ti faccio sospendere io... ti spacco
anche l'altra gamba (gli sferra un calcio) così ti mettono
in trazione... sospeso, ma davvero. Parla! (Altra pedata
sullo stinco e una botta con un mestolo sul ginocchio).
ANTONIO: Aiuaia! Ma sei matta? Pure sul ginocchio.
Ohi è una parte delicata, la rotula, mica è come picchiare
sulla testa! Mi pare d'essere all'interrogatorio della
narcotici... Allora te lo dico: il confidente è il prete.
ROSETTA: Il prete? Don Pierino?
ANTONIO: Sì, è lui!
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ROSETTA: Don Pierino, quello della nostra parrocchia
di S. Cristoforo?! Come l'ha saputo?
ANTONIO: In confessione, zia Rosetta!
ROSETTA: (sale sul tavolo) Oh San Cristoforo
protettore degli automobilisti... fai che 'sto prete pedone
bastardo ruffiano incocci in dieci macchine senza freni...
badabum! Due camions e tre booldotzer impazziti...
Antonio fa per uscire ma è bloccato da un frastuono che
arriva dall'esterno sulle scale. Sono il Nonno e l'Amico ai
quali si è aggiunta Camelia. Entrano in casa. Cantano
portando cassette da dove spuntano piantine di canapa
indiana. Le cassette sono accoppiate, tenute sulle spalle
da specie di basti. Formano uno strano convoglio.
Corrono disegnando un serpente continuo. Rosetta e
Antonio fuggono riparandosi sul tavolo. Sul frastuono
scende la luce.
FINE PRIMO ATTO
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ATTO SECONDO
Riprende il gioco del serpentone della fine del primo atto.
Antonio, allibito osserva. Ogni tanto è costretto a
scansarsi veloce per non essere travolto da qualche
"vagone" in manovra. Tenta di intervenire, ma poi
desiste. Anche Rosetta tenta di dire qualcosa... corre
dall'uno all'altro per cercare di convincerli a non fare
caciara e tenta anche di segnalare il pericolo per la
presenza del nipote poliziotto.
ROSETTA: (urlando) Papà, Luigi... abbiamo visite!
CORO: Sì, evviva Bagonghi!
ROSETTA: (dando un calcio al Figlio) C'è qui nostro
nipote, Antonino...
NONNO: Chi, il caramba? (Ad Antonio) Ma non crepi
mai tu?
ANTONIO: Ah, ah... il nonno ha sempre voglia di
scherzare. (Lo abbraccia).
ROSETTA: (afferra per un braccio Luigi) Ma dico, sei
partito anche tu? Meno male che ti avevo mandato con
loro apposta per curarli.
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LUIGI: Stai tranquilla mamma... gli elefanti sono tutti nel
vagone bestiame... dentro i cassetti...
ANTONIO: (si avvicina a Luigi) Luigi... non mi dire che
sei tu... Mamma mia, quanto sei cresciuto!... Fatti vedere!
LUIGI: Ti hanno già presentato Bagonghi?
ROSETTA: (a Camelia) T'avevo detto di non farli venire
di sotto... specie con 'ste cassette...
CAMELIA: Tu m'avevi detto? E chi ci aveva capito
qualcosa? Il passaggio a livello... il divieto di transito...
ROSETTA: Ma che deficiente! (Rivolta ad Antonio che
segue gli altri trasportando una scala) Ma che fai?
ANTONIO: Faccio l'ultimo vagone.
ROSETTA: E piantatela! (A tutta voce) Papà, lo sai che il
nostro nipote adesso non fa più il parrucchiere... sta
nell'antidroga!
CORO: Droga?
ROSETTA: Sì, è qui perché gli hanno fatto una soffiata e
deve beccare due famiglie di spacciatori!
CORO: Spacciatori?
ROSETTA: Sì, qui nel quartiere.
93
ANTONIO: Ma zia, sono cose delicate... segrete... non
possiamo farle sapere a tutti quanti! Andiamo!
NONNO: Beh, se son segrete, tenetevele... noi bisogna
che si riparta altrimenti perdiamo la coincidenza al terzo
piano! Signori, in carrozza... dai, macchinista, vai!
(Cercano di scappare a nascondere le varie cassette).
ANTONIO: (nota le cassette) Fermatevi! Un momento...
Oh, tu guarda: verdura! Ma che ingegnosi! Coltivate la
verdura in casa?
NONNO: Sì, è il nostro orticello mobile... siamo stati ai
giardini a fargli prendere un po' d'aria. Tutte le mattine le
portiamo a fare un giretto! Un po' di brina e qualche
pisciatina di cane. Adesso bisogna che lo riportiamo di
sopra... in terrazza... Con permesso...
ANTONIO: Oh, aspetta aspetta, fatemi vedere...
ROSETTA: Antonio... lasciali andare che la lattuga
soffre in quest'aria viziata... E non andargli così vicino
che gli stai respirando tutto l'ossigeno e la clorofilla!
ANTONIO: Aspetta, un attimo solo zia... oh che
profumo! Questa salvia... è salvia, vero?
NONNO: Pure il poeta caramba contadino, abbiamo!
94
ANTONIO: E anche il rosmarino?! E queste foglioline
così piccole... cosa sono?
ROSETTA: È cicorino... e quella è trevisana nana...
NONNO: Detta "la bagonghina"!
ANTONIO: Oh nonno, zia, fatemi un regalo... è tanto che
mi sogno di potermi mangiare una bella zuppiera
d'insalata come quando ero al paese... con tutte 'ste belle
foglioline e sapori... va, va... c'è anche la rughetta.
(Strappa una fogliolina e se la mangia)
ROSETTA: No, questa non è rughetta.
NONNO: 'Sto figlio di puttana si mangia la marjuana!
ANTONIO: Che?
NONNO: (che ha ricevuto un calcio da Rosetta) Dicevo
che si mangia la maggiorana, 'sto figlio di puttana!
ANTONIO: Ah, ah avevo capito marjuana... Oh, zia,
fammi 'sto regalo, guarda, me la taglio da me... e poi ci
mettiamo due capperi, un po' d'acciughe...
NONNO: (a parte) Ci mettiamo anche un fungo un fungo
velenoso che gli farà scoppiare la testa.
ROSETTA: E va bene, facciamogli mangiare 'sta
cicorina. (Antonio strappa foglie su foglie) Arraffa,
95
arraffa, scegli, scegli e spigola... tanto non costa niente:
tremila al grammo.
ANTONIO: Tremila a che?
NONNO: Al quintale.
ANTONIO: Così poco... quasi fosse erba!
NONNO: Ecco, l'hai detto. Se tocchi solo un filo di
quest'erba... ti dò un pugno che il pennacchio ti entra
tutto nel cranio!
ANTONIO: (a Rosetta) Ma perché ce l'ha con me, cosa
gli ho fatto?
ROSETTA: Non farci caso... è un po' nervoso, si è
iscritto all'associazione per la protezione dei vegetali...
mangia solo carne cruda così poi s'infiamma e diventa
insopportabile.
ANTONIO: Zia, mi dai una zuppiera?
ROSETTA: Eccola qua.
ANTONIO:
Mamma
mia,
mi
sta
andando
giù
l'acquolina... Guarda che zuppierata!
NONNO: Sulla testa te la darei la zuppierata!
ROSETTA: Antonio, non esagerare... attento che, per te
solo, è troppa!
96
ANTONIO: Per me solo? Perché voi non ne mangiate?
ROSETTA: Ma caro, noi tutti i giorni ce ne pappiamo...
NONNO: (interrompendola) Dei narghilé intieri.
ANTONIO: Dei narghilé?
ROSETTA: Sì, noi le zuppiere le chiamiamo narghilé,
così per ridere!
ANTONIO: Ah, ah... è proprio buffo... (solleva la
zuppiera) facciamoci 'sto narghilé... Ce l'avete l'olio
vostro, anzi, nostro, di casa?
NONNO: Come no, proprio fatto in casa: olio puro di
(storpia i nomi: Acitrezza, Messina, Sicilia) Ascisctrezza, vicino a Messcina... in Sciscilia!
ANTONIO: Piuttosto, ci vorrà anche il vino... Luigi, ti
spiace andare a comprare due bottiglie di vino... (estrae
un portafoglio rigonfio) eccoti qua, pensaci tu. (Gli
consegna un biglietto da diecimila)
ROSETTA: (sbirciano il pacchetto di banconote che
fuoriesce dal portafogli) Ehi, vedo che sei ben fornito!
Luigi esce.
97
ANTONIO: Beh, te l'avevo detto che adesso guadagno
bene... servizi speciali.
CAMELIA: A 'sto punto ci vorrebbe un aceto che ci ho
io... fatto col moscato. Senta, vado a prenderglielo.
ANTONIO: Aspetti, l'accompagno... Con permesso.
CAMELIA: Venga, venga.
I due escono di scena
NONNO: Guarda che massacro di foglioline! Guarda che
ti ha combinato... È peggio della strage degli innocenti!
AMICO: Beh, Erode l'ho punito io... guardate qua, gli ho
fottuto il portafoglio!
NONNO: Che forza!
ROSETTA: E tu glielo restituisci subito 'sto portafoglio
(afferra il portafoglio) senza toccare un soldo, perché la
vendetta ci sarà, ma sarà un'altra. Adesso vi spiego.
Dunque, qui c'è il suo libretto di servizio. (All'Amico) Tu,
segnati il numero e il resto che dopo ti dico perché. Per
prima cosa dovete sapere che il confidente è il prete della
parrocchia.
NONNO: Chi? Don Pierino? 'Sto figlio di dio!
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ROSETTA: (all'Amico) Presto a scrivere tu... Qui c'è una
lettera, deve essere della sua ragazza. (Al Nonno) Presto
leggila, dobbiamo sapere più cose che possiamo. Qui c'è
un santino e un ex voto... è Santa Petralia... la santa che
libera dall'incintamento.
NONNO: (sta leggendo la lettera) È la santa del partito
radicale, la conosco... Infatti qui salta fuori che il nostro,
aveva messo incinta la ragazza, ma siccome per sposarla
avrebbe dovuto lasciare l'Arma, allora, pur di non
rovinarsi la carriera l'ha fatta sposare ad un amico, al
quale ha poi pagato la dote e le spese.
ROSETTA: Scommetto che l'amico è lo stesso che gli
affittava i rumori del sedere.
AMICO: Zitti che l'Erode sta tornando!
ROSETTA: Beh, vediamo se oltre che a fare il gratta, sei
capace di rimetterglielo un'altra volta in tasca senza farti
beccare. (Riconsegna il portafogli all'Amico).
Entra Luigi che nota subito un gran trambusto
LUIGI: Che c'è, che succede? Che state combinando?
99
NONNO: Niente, posa le bottiglie e mettiti lì che forse
tra poco ti diverti.
ROSETTA: (dà sottovoce al Nonno e all'Amico alcune
disposizioni, a gesti) Sì, sì sul sedere... con un lapis
copiativo... fate tanti puntini... sbrigatevi, andate di là.
In Nonno e l'Amico di Luigi escono di scena per andare
in camera da letto.
LUIGI: Mamma, volete spiegare anche a me che cosa
state combinando?
ROSETTA: Buono, Luigi, che arriviamo.
Entra Antonio festante seguito da Camelia.
ROSETTA: Aiutatemi a spostare le cassette.
ANTONIO: Zia, guarda: un aceto di dieci anni con
zenzero e la noce moscata, e ci ha pure la madre, dentro!
ROSETTA: Già, la madre... e il padre chissà dove sta!
ANTONIO: Che dici? Piuttosto gli altri dove sono?
ROSETTA: Sono di là, tornano subito. Condisci l'insalata
piuttosto e tu Luigi stappa le bottiglie.
CAMELIA: Sì, diamoci da fare, la voglio assaggiare
proprio anch'io 'sta bell'insalata, se lo permettete.
100
ANTONIO: Come no, ci facciamo una sbronza
d'insalata! (Prepara l'insalata, la condisce e durante il
dialogo inizierà a mangiarla)
ROSETTA: Senti, parlavi prima della CIA, ma mi vuoi
dire che ci fa di preciso la CIA in 'sto giro della droga,
qui da noi?
ANTONIO: Che discorsi! C'è dentro per controllare tutto
il movimento. Chiuderla di qua, aprirla di là... Nel
momento stesso che pompa lo smercio e il consumo,
batte anche la grancassa dell'"Aiuto! Aiuto" - "All'armi
mamme, la droga ce la mandano i cinesi, i criminali rossi
vi corrompono i figli!" Fa il polverone, insomma. Per
esempio, la storiella delle droghe che sono tutte uguali,
fumare, farsi buchi, sgniffare, che una vale l'altra, chi l'ha
messa in giro?
NONNO: Chi?
ANTONIO: La CIA.
LUIGI: Per dio, l'avrei giurato!
CAMELIA: Ma che porcata! Ma lei, signor Antonio,
perché non li denuncia?
101
ROSETTA: E che, denuncia i suoi padroni, li arresta? E
quelli lo sbattono subito in mezzo a una strada! E poi un
poliziotto esegue le denunce, mica le fa!
Entrano in scena il Nonno e l'Amico.
CAMELIA: Ma allora scusi sa... ma lei mica fa un bel
mestiere... Proprio mi ha deluso, guardi Antonio. Non
mangio più la sua insalata! E sa cosa le dico? Si
vergogni!
ANTONIO: E no, si vergognino i giornalisti... i
professoroni... i signori ministri... io che c'entro? Io gli
spacciatori li arresto eccome!
NONNO: Arresti tutti quelli che ti danno il permesso di
arrestare.
ANTONIO: Certo, quelli che... Come?
NONNO: Sì, voglio dire che se per esempio tu stai per
arrestare uno spacciatore, magari di quelli grossi, un
pescione, e dalla Centrale ti dicono "Altolà! Antonì lascia
correre!" tu mica lo arresti.
ROSETTA: Eh, certo... mica è fesso! Mica vuoi che
faccia anche lui la fine di quel commissario di Genova
102
che aveva fatto di testa sua. Aveva incastrato tutta una
banda di quelle da non toccare e hopplà!, ha finito di fare
il capo della narcotici... te l'hanno sbattuto a timbrare
passaporti vita natural durante!
AMICO: Eh no! Non esageriamo... mica si beccano
soltanto quei poveracci che smerciano tre bustine o
mezz'etto d'erba... Dico, i colpi da tre miliardi di eroina
pura alla volta, l'avrete visto anche voi alla televisione...
ROSETTA: Ah sì, in quel giallo con il tenente Sheridan!
ANTONIO: No, no, non scherziamo, che giallo? Al
telegiornale l'hanno trasmesso... l'ho visto anch'io.
NONNO: Anch'io. Il tenente Sheridan che parlava al
telegiornale... e non l'hai manco riconosciuto?
ANTONIO: Chi?
NONNO: (indica l'Amico) Lui, (gli mette in mano le due
bottiglie di vino) il tenente Berenzini della Narcotici...
era lui che teneva in mano i due barattoli pieni di eroina.
ANTONIO: Lui, il tenente che...
AMICO: (sta al gioco) Lasciamo perdere per favore...
NONNO: No, lei è troppo modesto tenente Berenzini.
103
ANTONIO: Ma chi l'avrebbe mai detto... trovare qui da
mia zia... Anche lei si occupa di narcotici?
AMICO: Sì, sono del C.C.V.S.S.N.I.A., Contro Controllo
Venefici Squadra Speciale Narcotici della Illegali e
Affini.
ANTONIO: Ma zia Rosetta perché non me l'hai detto
subito che il signor tenente... Tu lo sapevi?
ROSETTA: Beh, io lo sapevo e non lo sapevo... ad ogni
modo, stai fresco che lo venivo a spifferare proprio a te,
chiaccherone come sei... sei più pettegolo di una suora
incinta: "Sai zia, io sono qui... facciamo là... la CIA è lì
che fa tra tra con la pipì...".
ANTONIO: Ma zia, che stai dicendo... sei tu che hai
tanto insistito... Vede signor tenente... mia zia...
AMICO: (sbirciando il foglietto che tiene in mano) Certo
che lei, appuntato Annico Antonio, è stato un po'
avventato... se lo sapesse il capitano Lizetta Pietro del III
nucleo...
ANTONIO: Ma come? Lei sa il mio nome e cognome,
quello del mio capitano e il nucleo?
ROSETTA: Formidabile! Ma come fa?
104
AMICO: So anche che lei ha il numero di matricola
274/9, che il suo gruppo ha come sigla lo pseudonimo
Artù, e che lei è in possesso di una pistola Mauser lunga,
calibro nove... modello Luger... serie 12-74-M.
NONNO: Barra M.
ANTONIO: Ma come fa tenente... non le so io tutte 'ste
robe sul mio conto... i dati, le serie...
NONNO: La barra persino!
ROSETTA: Ma davvero, è un mostro!
NONNO: Per me c'è il trucco.
AMICO: Ha ragione. C'è il trucco... cioè all'ufficio della
C.C.N.S.S.V.I.A. abbiamo le schede di tutti gli agenti... e
purtroppo dobbiamo impararcele tutte a memoria.
ANTONIO: Tutte a memoria? Anche la mia?! Ma perché
signor tenente?
AMICO: Per controllarvi... e per venirvi in soccorso nel
caso che vi troviate in qualche guaio.
ROSETTA: È il Mandrake dei caramba!
ANTONIO: Allora lei sarebbe qui per controllarmi,
signor tenente?
105
AMICO: La smetta di chiamarmi "signor tenente".
Andiamo, e mangi l'insalata! Facciamo parte di servizi
speciali... mi chiami col nome in codice.
ANTONIO: E come si chiama lei in codice?
AMICO: Buco d'oro.
ANTONIO: Buco d'oro?
AMICO: Sì, un nome di fantasia... e lei, il suo com'è?
ANTONIO: Ma veramente... non ce l'ho...
AMICO: Ma non dica sciocchezze: "Non ce l'ho!".
ROSETTA: Ma via Antonino... ce l'hanno tutti oggi il
nome in codice... persino Gui e Tanassi,
e anche
Rumor... forse.
NONNO: Anderson, per esempio, è il nome in codice di
Andreotti.
AMICO: Però forse potrei dirglielo io come hanno
intenzione di chiamarla... sulla sua scheda c'era... ne sono
sicuro... e mi pare anche di averlo ricopiato...
ROSETTA: Forza, sì, lo trovi che poi lo battezziamo noi.
AMICO:
Eccolo.
Lei,
"Mazzancolla"!
ANTONIO: Mazzancolla?!
in
codice,
si
chiama
106
ROSETTA: Mi pare che suoni bene. Pare il nome di un
condottiero...
Giovanni
dalla
mazza
in
colla!
Mazzancolla alle crociate! Bello!
ANTONIO: Ah, sì...
NONNO: No, Mazzancolla è il nome di un pesce.
ANTONIO: Sì, sì, c'è anche dalle mie parti... è un pesce,
anzi un crostaceo molto buono ai ferri.
NONNO: Sì, sì, è vero... è anche piuttosto facile da
pigliare. Basta uno specchietto e un bastone, si fa il
luminello sul filo dell'acqua, 'sto pesce mezzo gambero,
coglione, viene a vedere, spunta col muso e tach!, una
mazzata in collo! Secco! Da cui "mazza in colla"!
ROSETTA: E sei battezzato!
ANTONIO: Ah, beh, però mica è un bel nome per un
poliziotto.
AMICO: Ma sono nomi scelti a caso... Ad ogni modo da
'sto
momento
lei
sarà
"Mazzancolla"...
per
noi
dell'ambiente, s'intende. Chiaro?
ANTONIO: Chiaro signor... voglio dire "Buco d'oro".
AMICO: Dovrà imparare a parlare meno e dimostrare il
massimo attaccamento per il suo "Corpo".
107
ANTONIO: Io ce l'ho l'attaccamento!
AMICO: Lo so, lo so che per non essere costretto a
lasciare a mezzo la carriera ha fatto sposare la propria
ragazza incinta a un suo amico... al quale ha pagato il
benservito.
ANTONIO: Accidenti! Anche quello sa? Ma come è
riuscito a...?
NONNO: La schifezza! (Sputa per terra e poi in faccia
ad Antonio) Pù! Pù! Pù!
ANTONIO: Ohua, la testa! Non so com'è, ma mi gira in
una maniera...
AMICO: E basta! Per dio, ma che è 'sto atteggiamento da
incriminato... da poveraccio sott'accusa che è andato
prendendo Mazzancolla?
ANTONIO: Come?
AMICO: Sveglia! Lei si sta dimenticando che è un
poliziotto, che un poliziotto è un'autorità, qualcosa come diceva quel Gramsci comunista - che conta sempre
più d'un deputato! E lei si lascia impressionare, si fa
mettere i piedi sul collo, sta sulla difensiva? Come
facciamo con tutta la buona volontà a darle il benestare.
108
NONNO: No, non si può, è troppo spompato! Per me è
da bocciare.
ROSETTA: No, no, un momento... facciamo un altro
tentativo.
NONNO: Macché tentativo! È fottuto! A 'sto punto non
può essere ammesso.
ANTONIO: Ehi, un momento... fatemi capire... dio che
balordone che mi sono preso... cos'è 'sto fatto dell'esame,
il benestare, ammesso a che?
AMICO: A un grado superiore, superiore stipendio,
assunzione definitiva, ecc... ecc...
ANTONIO: Ah, lei allora l'hanno mandata qui apposta
per esaminarmi.
ROSETTA: Oh alleluia! L'ha capita! Ma certo! Se è del
C.C.N.S.S.V.I.A, Controllo ecc... ecc... che ci sta a fare
qui?
ANTONIO: E voi che ci state a fare con lui?
AMICO: Che discorsi... loro sono della commissione.
NONNO: Siamo della commissione... esaminatrice.
109
ROSETTA: Ma sia chiaro che, mica perché siamo parenti
tuoi tu ti devi credere che ci facciamo teneri... No, no,
con le promozioni nella polizia non si scherza!
ANTONIO: Ma non scherziamo davvero! Voi nella
commissione che mi giudicate? Ma come? Con che
diritto? No, no, voi mi state prendendo in giro.
NONNO: Ecco, è questo che mi fa andare in bestia a
me...
che
continuiamo
ad
assumere
dei
poveri
sprovveduti, sia perché più nessuno vuole fare il
poliziotto, sia per un fatto di pietà: "Ma sai, era
nell'Arma... È invalido...". Ragazzi che piovono giù come
allocchi... che si meravigliano di tutto... e io che ci sto da
vent'anni in 'sta porca polizia segreta!
Tutti sbottano in uno sghignazzo mal trattenuto.
ANTONIO: Cosa? Vent'anni nella polizia? Tu, nonno?!
LUIGI: Oh, questa non la sapevo manco io...
ROSETTA: Certo, il nonno l'han fatto andare in pensione
anzitempo da capotreno per passarlo al controllo
contrabbando di valuta... Col fatto che lui è un esperto di
monete moderne e antiche... capisci...
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ANTONIO: Ah, sì, mi ricordo che faceva collezione...
NONNO: Se è per quello, la faccio ancora la collezione...
di quelle antiche, che quelle moderne...
ROSETTA: E poi, dopo cinque anni, l'han fatto
consulente alla Zecca... per la lotta contro i falsari... E’
lui, sai, che ha inventato di mettere quel filo sottile di
acciaio che c'è dentro i biglietti da mille e cinquemila.
NONNO: Sì, per sostenere la moneta... poi è arrivato
Colombo e... pluf!, La Malfa... Petrilli si è fregato pure il
filo.
ROSETTA: E alla fine, eccoci qua: l'hanno passato
all'antidroga... e io qui costretta a fare l'ausiliaria.
ANTONIO: Lei è ausiliaria?!
NONNO: Certo, col grado di maresciallo.
ANTONIO: Ma com'è possibile? Se solo sette anni fa
l'ho incontrata io che stava con gli occupanti...
ROSETTA: Appunto! Facevo l'infiltrata! E hai menato
una tua superiore! Attento a te!
ANTONIO: No, no, scusate ma stento a crederci... il
nonno poliziotto segreto, la zia maresciallo... Scusate se
111
sono tanto sospettoso ma potreste farmi vedere che so, un
documento d'appartenenza alla polizia?
AMICO: (provocando) Anch'io?
ANTONIO: Beh, già che ci siamo... Mica per
malfidenza, ma sapete...
NONNO: Potremmo mostrarti qualche cosa di più
interessante e soprattutto più valido d'un documento...
possiamo farti vedere il sedere.
ANTONIO: Il che?
AMICO: Il sedere, il didietro, il posteriore...
ANTONIO: Ma che dite?
ROSETTA: No, sono io che mi chiedo dove vivi, tu? Ma
sei
rimasto
ancora
al
documento?
"Favorisca
i
documenti!"
NONNO: Documendo... documendo...
ANTONIO: E allora spiegatemi come faccio a farmi
riconoscere da un collega per esempio, se non ho
documenti da mostrargli?
NONNO: Ti cavi i pantaloni e gli mostri il sedere. Il
sedere è l'unico documento che non si riesca a truccare!
112
ROSETTA: Ci hanno provato i giapponesi con la
plastica, ma un disastro!
NONNO: Hanno fatto dei sederi con lo zigomo alto... e
poi... il sedere d'un poliziotto ha uno sguardo inimitabile.
ANTONIO: Ma, ma... sono io che sono ubriaco o siete
voi che state a sfottere?
AMICO: Ascolta, non hai mai sentito o letto di poliziotti
speciali con tatuaggi segreti di riconoscimento sotto le
piante dei piedi... sul ginocchio?
NONNO: C'era un capitano dell'F.B.I. che come
riconoscimento s'era fatto tatuare su un testicolo un paio
d'occhiali, un naso, la bocca sorridente... era il ritratto
sputato di Kissinger.
AMICO: Ah, ah! E sull'altro testicolo?
NONNO: Sull'altro non c'era bisogno affatto di tatuarci
niente... così com'è al naturale, era la faccia sputata del
presidente Ford! Gli cascava sempre!
AMICO: Beh, come ti dicevo, in ogni nazione i poliziotti
dei corpi speciali si fanno tatuare in luoghi diversi. Noi ci
facciamo tatuare sul sedere.
ANTONIO: Sul sedere?
113
ROSETTA: Sì, su tutti e due i glutei.
ANTONIO: Anche a te zia, come ausiliaria?
ROSETTA: No, a me mi hanno marchiato a fuoco... sono
allergica ai tatuaggi.
ANTONIO: Sul gluteo, il marchio?
ROSETTA: Certo, su tutti e due... Pendan!
ANTONIO: E cosa ci hanno tatuato?
NONNO: Beh, su un gluteo - quello sinistro - l'aquila
americana... sai, per via che siamo piuttosto dipendenti...
più che un'aquila, un Ercules... L'aquila, e sul
fondo, la bandiera a stelle e striscie. E non ti dico cos'è
stato di tortura tutte quelle stelline... una per una... io
dicevo: "Ne faccia 31, no 51"... non
ti dico quando
siamo arrivati a Massachusetts e l'Ohaio. Invece sul
gluteo di destra ci hanno tatuato la bandiera italiana.
ROSETTA: E lì, devo dire, l'effetto è molto bello perché
quando cammini, sai il gioco del muscolo, la bandiera
pare che sventoli... e a me fa una cosa... beh, cosa vuoi...
mi commuovo sempre!
ANTONIO: No, no, il marchio, il tatuaggio... non ci
posso credere...
114
AMICO: E allora ragazzi, dal momento che 'sto San
Tommaso vuol toccar con mano... tutti in fila e
mostriamogli le nostre credenziali!
Il Nonno e l'Amico si mettono in posa: faccia al pubblico.
Antonio si trova alle loro spalle.
NONNO: Slacciarsi le braghe! Un!... Calare i pantaloni.
Due! Mostrare le bandiere. Tre! (Eseguono).
ANTONIO: Incredibile!
ROSETTA: Scattare in piedi, per dio, davanti alle
bandiere!
NONNO: Guarda come sventola!
ANTONIO: Sono qui stravolto... non ho mai visto una
cosa simile!
AMICO: Beh, sì, in effetti sono dei bei tatuaggi.
NONNO: Sono sotto la protezione di "Italia Nostra".
ANTONIO: Zia, e i tuoi due marchi a fuoco, come sono?
ROSETTA: Perché? Pretenderesti che la tua zia ti
mostrasse il sedere, adesso? Hai capito 'sto zozzone, con
la scusa di vedere il marchio! E che, ci mettiamo al
115
livello di "Grazie zia"? Non ti vergogni? Fammi vedere i
tuoi, piuttosto.
ANTONIO: Il mio marchio? Ma io non ho né marchio né
tatuaggio.
NONNO: Te li facciamo noi. Poi ti facciamo incontrare
con il capo dei boss...
ANTONIO: Ah, e chi è?
NONNO: Il boss è il prete della parrocchia qui vicino. Lo
conosci?
ANTONIO: Don Pierino, il confidente?
NONNO: Lui si fa passare per confidente, ma in realtà è
un capo-boss, suo fratello è peggio di Liggio... ti ricordi
quello che aveva il prete che riciclava... Bene, anche
questo ricicla tutto quanto... vai tranquillo, fra poco lo
incontri e come lo incontri...
ANTONIO: Che faccio?
ROSETTA: Beh, tanto per cominciare, quando lui, il
prete-boss sarà lì sotto... tu ti affaccerai alla finestra e gli
farai segno come dire: "Vieni su tranquillo... è tutto a
posto... in casa non c'è nessuno!". Noi ci nascondiamo
dietro alle lenzuola... come arriva qua, colpo di scena!
116
ANTONIO: Tiro fuori la pistola e gliela punto!
NONNO: No, tiri giù i pantaloni e gli mostri il sedere.
ANTONIO: Il sedere? Perché?
NONNO: Così lo metti subito con le spalle al muro. Gli
fai subito sapere con chi ha a che fare.
AMICO: Che mica sei una recluta qualsiasi, ma uno della
squadra speciale.
NONNO: Perché, vai tranquillo, lui li sa leggere eccome
i tatuaggi sul sedere!
ANTONIO: Ma io non ne ho di tatuaggi sul sedere.
ROSETTA: Beh, non importa, ti faremo un marchio a
fuoco... è lo stesso. Nonno, pensaci tu.
ANTONIO: Un marchio a fuoco sul mio gluteo?
NONNO: Sì, sei fortunato ragazzo, ho giusto qui due
monete: un mezzo dollaro dell'800 con su un'aquila che
sembra un Boeing e venti centesimi della Repubblica
cisalpina con il tricolore che sventola. Rosetta, accendi il
gas, mettile sul fuoco.
ANTONIO: Il marchio con le monete? Ah, no, mi spiace
ma...
AMICO: Eccolo lì... pure fifone sei!
117
ROSETTA: No, non è un fifone. (Ad Antonio) Non fare
lo stupido stai passando l'esame, è un tranello per
misurare il tuo coraggio. È una sciocchezza farsi
marchiare a fuoco, tutti ce l'hanno... anche il generale
Carlo Alberto Dalla Chiesa... Vai.
ANTONIO: Sì, sono pronto! Mi cavo i pantaloni?
NONNO: Aspetta, aspetta che le monete devono
diventare roventi.
ROSETTA: Bravo, come sono orgogliosa di te! Antonì,
mi
viene
da
piangere...
ANTONIO: Non piangere zia... e chiamami col nome in
codice!
AMICO: Brava Mazzancolla! Allora, come dicevamo,
appena don Pierino entra tu gli sbatti le tue credenziali
sul muso.
ANTONIO: Il sedere!
NONNO: Poi lo guardi bene negli occhi!
ANTONIO: Ma come faccio a guardarlo bene negli
occhi, se gli sto mostrando il sedere?
118
NONNO: Basta che torci un po' il collo all'indietro...
mica sarai artritico... Roba che io alla tua età riuscivo a
mordermelo, il sedere!
ANTONIO: Tu ti mordevi il sedere? Perché?
NONNO: Così, per sfizio!
ROSETTA: Ma piantatela di tergiversare! Allora, lo
guardi negli occhi e tiri fuori la pistola. Gliela punti in
mezzo agli occhi e gli gridi: "E adesso che hai visto il
mio, fammi vedere il tuo!".
ANTONIO: Vedere il suo che?
ROSETTA: Ma il suo sedere, no?
ANTONIO: E perché?
ROSETTA: Per educazione... sì, voglio dire, per
verificare se per caso sui glutei ha i segni della mafia.
ANTONIO: Che segni?
ROSETTA: Sul gluteo sinistro la Trinacria, su quello
destro Guglielmo Tell.
LUIGI: Che c'entra Guglielmo Tell?
NONNO: Le banche dove viene effettuato il riciclaggio
dei miliardi dei rapimenti, dove sono? In Svizzera, no?
119
ROSETTA e NONNO: (all'unisono) Quindi: Guglielmo
Tell!
ANTONIO: E se lui non ha tatuaggi sul sedere?
ROSETTA: Vuol dire che se li è fatti cancellare. Saprai
senz'altro che molti mafiosi troppo conosciuti si sono fatti
fare la plastica.
ANTONIO: Al sedere?
ROSETTA: Sì, non hai visto la faccia di Gioia il
ministro?
Appena il prete entra, colpo di scena... (Corre a prendere
le due monete, le afferra con apposite pinzette, e le
sistema su un vassoio che posa sulla sedia).
ANTONIO: Tiro fuori la pistola e sparo!
NONNO: No, vivo devi tenerlo, gli devi far sputare tutto
quello che sa. (Lo afferra per il bavero e lo solleva di
peso. Antonio a malapena si regge i pantaloni) E al
momento buono gli bruci il sedere! (Il Nonno lo molla di
colpo e
il nipote
si ritrova a sedere sulle monete
roventi).
ANTONIO: Ahiiiiuuuuuuu aaauuuuu...
120
ROSETTA: Che succede... che succede?
LUIGI: (sbircia dalla finestra) Attenzione! Arriva il
prete-boss!
ROSETTA: Presto, fategli un impacco di foglie di
marjuana, le foglioline fresche sono un toccasana... e poi
ti fanno anche da cuscinetto. Presto, sta arrivando!
Il Nonno e Luigi riempiono i pantaloni di Antonio con
una manciata d'erba.
NONNO: Sta arrivando.
ANTONIO: Guarda qua: ci ho tutto il didietro rigonfio!
Ma basta! È antiestetico!
Tutti, meno Antonio, spariscono dietro le lenzuola stese
che fungono da paravento.
PRETE: (affacciandosi) È permesso? Disturbo?
ANTONIO: Prego, chi è?
PRETE: Io avrei un appuntamento con una persona
zoppa.
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ANTONIO: Sono io lo zoppo... come vede. (Accenna
qualche passo claudicante).
NONNO: (spuntando all'improvviso da dietro un
lenzuolo
e
attraversando
la
scena
claudicando
vistosamente) No, lo zoppo sono io.
ROSETTA: Precedenza alle signore! Ecco la zoppa.
Desidera?
LUIGI e AMICO: (all'unisono) Abbiamo anche una
coppia di zoppi... se vuol favorire?
All'istante, gli zoppi spariscono tutti insieme dietro le
lenzuola stese.
PRETE: Ma che è? Non capisco...
ANTONIO: (cammina dolorante) Ahiuaoo!
PRETE: Che le succede? Le fa male la gamba?
ANTONIO: No, il sedere.
PRETE: Oh, come è gonfio... è proprio così al naturale?
ANTONIO: No, me l'hanno gonfiato.
NONNO: (con il sedere vistosamente imbottito) Il mio
invece è al naturale... niente sofisticazioni! (Cammina
velocissimo, scompare dietro un lenzuolo).
122
AMICO e LUIGI: (appaiono all'unisono anche loro con
vistosi sederi) Anche il nostro... è una coppia da
esposizione... abbiamo già vinto parecchi premi!
ROSETTA: (c.s.) E che dire di un sedere di donna? Il suo
pensiero danna! È il vero simbolo del peccato! San Paolo
cadde da un sedere come il mio! Sant'Agostino se lo
teneva per cuscino! San Tommaso col suo naso lo
toccava ogni mattino! Ponzio Pilato se lo teneva come
sapone nel catino!
PRETE: Ma dico, siete pazzi? Che è 'sta pagliacciata?
(Tutti scompaiono all'istante).
ANTONIO: Senta, è inutile tergiversare. Mi guardi negli
occhi piuttosto!
PRETE: Ebbene, la guardo.
ANTONIO: Guarda? (Si cala di scatto le braghe,
voltandosi rapidissimo a mostrare i glutei al prete) E
adesso? Guarda anche adesso?
PRETE: Ma che le prende?
Ricompaiono tutti plaudenti e cantanti.
CORO: Sì, sul seder, sì sul seder! Sì sul seder!
123
PRETE: Ma è indecente!
ANTONIO: Hai notato il marchio fresco di giornata? Sai
leggere? Corpo speciale. Aquila e bandiera. Hai capito
con chi hai a che fare? E adesso ricambia la
presentazione: su il sottanone, giù il pantalone!, e fai
vedere il sederone! (Gli punta la pistola).
PRETE: Aiuto! Ma che fa?
ANTONIO: Su la sottana, prete, o sparo!
PRETE: Che intenzione avete... vi prego non infangate il
mio onore!
ANTONIO: Ti sparo, ho detto!
PRETE: Va bene... vi mostrerò... ma vi prego, tirate più
in là la pistola. (Esegue uno spogliarello quasi in forma
da rituale. Coro cantato dagli astanti:)
"San Paolo cadde da un sedere come il suo,
Sant'Agostino se lo teneva per cuscino,
San Tommaso col suo naso lo toccava ogni mattino,
Ponzio Pilato se lo teneva come sapone nel catino!".
ANTONIO: C'era da immaginarselo... chiappe intonse!
No, no, fermo lì! Guardate, qui, sul gluteo destro ha
disegnato la Trinacria!
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NONNO: Oh no! Impossibile!
LUIGI: Eh, già... guarda le tre gambette con la testa in
mezzo!
ROSETTA: Non si può mai avere un'idea pazza che
subito ti s'avvera!
NONNO: Guardate tra i due glutei c'è il sole calante con
su scritto PSDI. C'è anche una manina che si arrampica, è
quella di Tanassi!
LUIGI: Ma roba dell'altro mondo! È la prima volta che
mi capita di vedere un sedere di prete con Tanassi sopra!
ROSETTA: Si vede che hai viaggiato poco!
ANTONIO: Invece sull'altro gluteo non ha niente.
NONNO: Già, che strano... niente Guglielmo Tell.
ROSETTA: C'è tempo... vedrai che salta fuori anche
quello... ormai!
PRETE: Posso rimettermi a posto?
ANTONIO: Sì, ma intanto ci spieghi com'è che hai quel
segno sul gluteo.
PRETE: Beh, è il segno dei separatisti.
ROSETTA: Quelli che vogliono separare il gluteo siculo
da quello italiano?!
125
ANTONIO: Sì, ma è anche il segno della mafia.
PRETE: Ma che dite? Io sono un prete.
NONNO: Prete mafioso, sei!
PRETE: Non è vero! Io rispetto le leggi, tant'è che sono
qui per fare il mio dovere di cittadino e denunciare.
ANTONIO: Lo so, lo so, ma lasciamo correre... quelli
sono pesci piccoli, noi invece vogliamo sapere di quelli
grossi... tipo tuo fratello boss, per esempio.
PRETE: Ma che dite? Mio fratello vive in Svizzera.
ROSETTA: Eccolo il Guglielmo Tell che arriva
puntuale! Nonno, non avresti per caso una belle moneta
da cinque franchi Confederazione elvetica, con ritratto
dell'eroe Guglielmo mezzobusto?
NONNO: Agli ordini, lo troviamo subito. Luigi, accendi
il gas!
PRETE: Ma che avete intenzione di fare?
AMICO: Ti affranchiamo un bel marchio svizzero, a
fuoco!
PRETE: Mi torturate? No, no... fatemi uscire di qui.
Voglio uscire! (Si alza di scatto, riesce a fare qualche
126
passo, perde l'equilibrio a causa dei pantaloni slacciati
che gli imbrigliano le gambe)
NONNO: Attento!... No, non sederti su quella sedia!...
Troppo tardi!
Il prete ci si è lasciato andare di schianto sulla sedia dove
Rosetta aveva appoggiato lo scatolino con lo scorpione:
ha un sussulto.
PRETE: Ah, cosa m'ha punto? Ahiuhiiii!
NONNO: 'Sto disgraziato s'è andato a sedere sullo
scatolino dello scorpione che per poco non me lo
ammazza... me lo ha schiacciato tutto... s'è fatto bucare!
PRETE: Lo scorpione?! M'ha punto lo scorpione! Sono
avvelenato!
ANTONIO: Tira su il sottanone, fai vedere... Ammazza
che beccata!
PRETE:
Bisognerebbe
succhiar
fuori
il
veleno...
qualcuno di voi è così generoso da succhiarmi?
NONNO: Succhiarti il sedere? Pure zozzone sei oltre che
mafioso! Stai tranquillo...
127
ROSETTA: (interrompendolo) Che c'è qui l'antidoto...
Ma se non parli ti lasciamo crepare!
PRETE: Oh no, dio... mi sento i brividi.
ANTONIO: Muoviti che il veleno corre!
NONNO: Allora... hai giusto cinque minuti di tempo per
raccontarci tutto.
PRETE: (velocissimo, quasi spasmodico) Sì, sì, racconto.
Io sono della mafia... sono un boss... ma il vero grande
boss è mio fratello.
ANTONIO: Avanti: scrivere... carta e matita.
NONNO: Non c'è né carta né matita... in compenso c'è
questo lenzuolo... avanti scrivere con i timbri... mettere i
timbri ABCD tutti in fila... Stendere il lenzuolo... Via
Rosetta, sei pronta?
ANTONIO: Racconta!
PRETE: (andando a gran velocità) Siamo direttamente
legati a industrie europee... anche italiane per quanto
riguarda la raffinazione... (Va sempre più veloce
aiutandosi con gesti che piano piano arrivano ad essere
una danza da solista a corale poiché tutti gli altri vi si
128
adeguano) Ci serviamo della CIA e della Mafia...
Aiuto!!... I cinque minuti stanno passando... L'antidoto!!
ROSETTA: Avanti, firmare, firmare!
NONNO: Ecco qua, una firma, un autografo. Pieghiamo
il lenzuolo e lo mandiamo all'antimafia, così se non altro
si rifanno il letto, visto che sono venti anni che dormono.
ROSETTA: Eccoti l'antidoto.
NONNO: Attento che ti sentirai il cervello come volar
via!
PRETE: Come mai?
ROSETTA: Per reazione diventa una droga fortissima.
AMICO: Ti arriva una botta, come una gran luce! E poi
vedi tutto colorato.
NONNO: La luce... Vedi la luce?
PRETE: Sì, sì... la vedo!
Suono di gong prolungato. Da questo momento tutti si
muovono al rallentatore.
PRETE: Oh, che bello... che strana sensazione...
AMICO: Come entrare nell'acqua, vero?
129
ANTONIO: Oh tu guarda, questo non lo sapevo... una
beccato di scorpione che diventa droga! Se non fosse che
sono in servizio la proverei anch'io.
PRETE: La provi, la provi... ne vale la pena... mi creda...
sembra proprio di essere nell'acqua... e non vi dico cosa
mi sembra di fare... domani mi dovrò confessare...
ROSETTA: Ma come, sei nel giro grosso della droga e
non l'avevi mai provata?
PRETE: No, nessuna droga! La droga ammazza! La
vendiamo per i gonzi. Noi la usiamo come si usa il
napalm e con 'sto napalm a bustine e pastiglie abbiamo
fatto fuori tutti i movimenti dei neri d'America e quelli
dei rivoluzionari meticci e bianchi di New York e
Chicago! E adesso ci vogliamo provare anche in
Europa...
ANTONIO: Per questo noi della polizia molto spesso vi
lasciamo fare.
PRETE: Certo, siete così comprensivi... Mi fa ballare
signor poliziotto?
130
ANTONIO: Volentieri... Le spiace se conduco io?
(Fanno
alcune
giravolte,
inciampano,
perdono
l'equilibrio, il carabiniere sta per cascare su una sedia)
NONNO: No, no, non su quella sedia... il mio scatolino...
lo scorpione!
Il carabiniere si è lasciato cadere di schianto sullo
scatolino, sussulta sbarrando gli occhi.
ROSETTA: Oh no! Un altro!
ANTONIO: M'ha beccato! Mi ha beccato lo scorpione...
Mamma che brucio! La gamba sono guarito... no, è
l'altra... L'antidoto, presto!
ROSETTA: Eccolo, subito!
NONNO: (raccoglie lo scatolino di cartone ormai
spappolato) Ma l'ha fatto apposta... Ecco qua! Mi ha
spiaccicato lo scorpione... ammazzato me l'ha!
Antonio ha ingoiato l'antidoto.
PRETE: Vede la luce?
ROSETTA: Attento al botto nel cervello!
ANTONIO:
Bellissimo,
meraviglioso...
dell'insalata di marjuana... Che lampo!
è
meglio
131
PRETE: E vede tutto colorato come vedo io?
ANTONIO: Sì, è l'arcobaleno!
AMICO: E sentite già la musica?
ANTONIO: Sì, sì, la musica... sento una fanfara.
ROSETTA: L'inno dei marines?
PRETE: No, non è una fanfara... è un organo.
ROSETTA: Sì, sì lo sento anch'io: è un organo che suona
la fanfara dei marines.
NONNO: Ecco: adesso è un valzer...
LUIGI: E adesso è una mazurca...
PRETE: No, è il Te Deum!
ROSETTA: Sì, è il Te Deum suonato a valzer-mazurca!
Balliamo?
PRETE: Sì, balliamo... tuffiamoci nel mare...
ANTONIO: Facciamo i tuffi!
ROSETTA: Attento a non saltare troppo perché potreste
volare dalla finestra.
PRETE: E che c'importa? A noi piace volare!
ANTONIO: Sì volare... prendere il volo! Padre, vuole
prendere il volo con me? (Afferra una corda che pende
dal soffitto, ci si aggrappa e dondola).
132
PRETE: Volentieri. (A sua volta s'aggrappa alla corda e
spinge: l'oscillazione cresce) Conduce lei? Prendiamo la
rincorsa... volo... volo...volo...
ANTONIO: Volare... volo... volo... volare... (Appesi
come ad un'altalena oscillano fino a sparire oltre le
quinte) In volo! L'uomo è nato per volare... andiamo!
ROSETTA: Che fate, pazzi... fermateli!
Troppo tardi, i due si buttano. S'immagina siano usciti
per la finestra.
NONNO: (s'affaccia alla finestra) Volano... volano...
Stanno volando... come volano... (gran tonfo) No, non
hanno volato.
ROSETTA: Ma sono rimasti abbracciati. Mi pare
l'allegoria della fine del compromesso storico.
AMICO: Forse sono ancora vivi... sì, sì, si muovono.
NONNO: Ah, ah... non ho mai riso tanto in vita mia!
AMICO: Certo siete proprio una bella combriccola... sei
fortunato, sai Luigi, ad avere una madre e un nonno così.
NONNO: Ad ogni buonconto anche tu sei simpatico...
peccato che ti faccia in quella maniera da coglione.
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AMICO:
Non
ricordarmelo
che
quasi me
n'ero
dimenticato. Adesso me ne fai venire una voglia...
NONNO: Sai cosa ti dico, non prendermi per un
moralista, io ti dico che la più bella soddisfazione, la più
bella droga, è quella di riuscire a cantare, a ridere, a
inventare storie con gli amici, insieme agli altri.
ROSETTA: Sì, sì, nonno, ma non è solo questo. Ridere e
scherzare con gli amici, ma anche parlare, parlare con la
gente...
E beccati 'sta droga proletaria, eccola qua: parlare. Non
so se ci avete fatto caso, ma ormai, sempre di più vedi
gente per strada che parla da sola. A casa, conversano
solo con la radio e la televisione accesa, sera e mattino.
Vai in macchina e rieccoti la radio... Una volta andavi a
fare la spesa ed era una maniera per raccontarsela su...
dal droghiere, col negoziante, dal fruttivendolo ti sfogavi
a raccontare i fatti tuoi, ad ascoltare quelli degli altri... E
venivi a casa tutta belle scaricata di testa e con la lingua
che ti faceva perfino male dal gran ciacolare... Ma oggi,
ci sono i supermercati... entri, ti becchi il tuo carrello e ti
metti in fila... passi dentro un "gran canyon" di scatole e
134
barattoli ammassati, cataste di bottiglie e sacchetti e con
chi parli? Col bidoncino del Dash? Con il coniglio
surgelato?
In fabbrica, con tutto quel fracasso... come riesci a dire
qualcosa al tuo vicino? A parte che se appena ti distrai un
momento rischi di lasciarci le dita dentro la macchina... E
allora, zitto, non si parla, non si ride, non si scherza. E in
tram, in metrò? Tutti zitti come rintronati... se si apre la
bocca è solo per insultare qualcuno che t'ha palpato il
culo. La ragione è che di fatto, siamo tutti, chi più chi
meno, soli, soli da crepare... ti capita che c'è tanta gente
intorno ma sei solo. Sei solo... in famiglia, in un Partito,
in parrocchia, ma sempre solo resti. Tante volte non è
neanche la fame, la miseria che ti stronca. È la solitudine:
i tuoi pensieri, soli, il tuo cuore, solo... i tuoi interessi... di
nessuno. Quella è la vera miseria. E allora tutto va bene:
il vino, i grappini, il buco o l'acido, basta sballare.
LUIGI: Ecco, brava, ma è meglio che dica soprattutto il
vino e i grappini che da noi, grappa e vino restano sempre
le droghe più pesanti e davvero criminali: 70.000 morti
all'anno di cirrosi epatica.
135
NONNO: Propaganda messa in giro dalla Francia, la
concorrenza... Ecco, mi hai rovinato l'unico piacere sano
che avevo nella vita.
AMICO: Altro che "il vino fa buon sangue". Ah, basta!
Basta! Io da oggi non bevo più... mi buco soltanto!
NONNO: A parte che preferirei riuscire a ridere senza
dovermi inciucchire, ah, ah.
AMICO: Eh, qui si vola, si vola un'altra volta! Sentite, io
ci andrei piano con l'entusiasmo, perché qui pare che
adesso basta farsi quattro risate, uno spinello di
marjuana... e poi si va tutti in pellegrinaggio alla tomba di
Lenin per grazia ricevuta.
ROSETTA: E chi ha mai detto una roba simile?
AMICO: No, dico, perché sia chiaro che se non avessimo
avuto sottomano 'sto scorpione miracoloso che ci ha fatti
partire tutti come delle girandole impazzite, col cavolo
che mi mettevate a fare...
AMICO: (ha in mano lo scatolino scassato che contiene
lo scorpione, ha estratto la penna biro dalla tasca e lo
punzecchia) Ehi, un momento... Ma questo non è mai
stato uno scorpione vivo, questo è di gomma!
136
NONNO: No, e che dici, è di plastica! Infatti è uno di
quei giocherelli che si comperano nei negozietti per gli
scherzi di carnevale...
LUIGI: Come, come? Fai vedere... ah, ah...
AMICO: Sì, ma è mica quello che mi hai messo sul collo
che m'ha beccato... quello era vivo.
ROSETTA: (ridendo) No, era il medesimo, non ne
abbiamo altri!
AMICO: E la puntura?
ROSETTA: Con lo spillone... trach!
LUIGI: E il carabiniere e il prete? Chi li ha beccati
allora?
NONNO: Ci avevo messo sotto 'sta brocchetta da
tappeziere (la mostra). Prova un po' a sedertici sopra...
(l'appoggia sulla sedia) Ah, ah! Altro che beccata!
LUIGI: Allora cos'è che ci ha fatto andare tutti il cervello
in girandola?
AMICO: Appunto, dico...
ROSETTA: Mai sentito parlare di suggestione?
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AMICO: Macchè suggestione, non diciamo stronzate! E
che, sono scemo? Io ci ho avuto proprio il flash! Un
lampo della madonna!
NONNO: Certo, basta volerle le cose... e il tuo cervello
ce n'aveva una voglia tale che è bastato beccarti secco e
zooummmm! I fuochi d'artificio!
AMICO: Ah, ah! E beccati 'st'altro scherzo col
controfiocco! Ah, ah!
LUIGI: Lo scorpione di plastica! Ah, ah! E ci sono
cascato anch'io... Nonno, sei una forza!
ROSETTA: Ehi, andiamoci piano... l'idea mica è tutta
sia. Se non altro dovete ammettere che anch'io gli ho fatto
bene da spalla... (Rifà la pantomima a sfottò) "Ecco,
ecco...
entriamo
nell'acqua
tiepida
del
mare...
schiaccisciasc... Oh dio, mi scappa... oh come mi
scappa!"... Ah, ah...
AMICO: Ma no, anche il prete... anche il poliziotto?
Anche loro per suggestione?
NONNO: Sì, tutti suggestionati... Non hai mai sentito
parlare dell'esperimento di Equineyl o Ekiney... non so
come si pronunci... dove, su cinquanta soggetti sottoposti
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a trattamento a base di finte pasticche di LSD, quaranta,
ripeto, quaranta su cinquanta, hanno reagito come se le
pasticche fossero di autentico allucinogeno: hanno avuto
visioni psichedeliche, incubi, uno ha visto persino il Papa
in pajettes che dirigeva un'orchestra... Tutto regolare!
AMICO: E allora, sentiamo... gli antidoti? Quelli li ho
ingoiati e non m'hanno intossicato. Ho letto bene sul
flacone, ecco qua... c'è proprio scritto: antidoto.
ROSETTA: Già, ma leggi più sotto, c'è pure scritto
"Pauperi in actes". In poche parole si dà ai bambini
quando hanno l'acetone.
LUIGI: Ah, ah... la droga per lattanti ti sei preso... ah, ah.
ROSETTA: Infatti, avrei dovuto dartela col biberon...
AMICO: E ridagli con 'sta storia dello scherzo che già mi
fate incazzare!
ROSETTA: Tu ti incazzi appunto perché ci ha fatto
vedere proprio pulito, quanto fumo di isterismo c'è dentro
a 'sta storia della droga.
AMICO: Ah, sì, una suggestione, un isterismo che ti
ammazzano centinaia di ragazzi all'anno!
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NONNO: No, piantiamola... già te l'abbiamo detto e lo
sai anche tu... non è la suggestione, né l'imbesuimento
della droga che ti ammazza, è quello che ci sta dietro! È
il fatto per esempio, che da due anni in qua la bellezza
del 65% dei giovani, maschi e femmine non ha ancora
trovato il primo impiego... è la disperazione di trovarsi
senza prospettive, è il rendersi conto che tutti i cosidetti
valori sacri sui quali si reggeva il baraccone tipo: patria,
famiglia, onore, civiltà, giustizia, sono delle gran bufale!
E allora ti rimane solo 'sto cadavere di società bastarda...
col suo sfruttamento infame e con la sua cultura da
vomito!
AMICO: Ecco, ormai vi siete imparati la lezioncina... la
parolina magica: "cultura". Adesso tutto diventa cultura.
ROSETTA: Certo, certo che è un problema di cultura...
soprattutto questo della droga: "di politica e di cultura"!
Sono giorni e giorni che ci penso.
AMICO: Ah, ah, fumavi marjuana e ci pensavi: "È
politica o è cultura?".
ROSETTA: Beh, forse ti sembrerà un'altra cretinata... ma
tutti 'sti casini mi hanno aperto la testa in una maniera...
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LUIGI: (speranzoso) Mamma, non mi dirai che hai
deciso di smettere di fumare?
AMICO: Oh, no, che mi fate piangere! Oh, che bel finale
da commedia didattico-morale! Davvero patetico! "Alla
fine uscirono dal letamaio: lui, il vecchio, rientrò
piantastabile nel Partito, lei, la madre, entrò nel
sindacato. Il giovane si iscrisse al movimento per la pace
e ognuno riprese la lotta! E da quel giorno non fumarono
più! Anche lui, l'amico, smise di bucarsi e rientrò nella
sua vecchia fabbrica... che purtroppo di lì a qualche
giorno venne chiusa... ma continuò a lottare... lottare! Ed
ora, tutti in coro: Bandiera Rossa! Avanti! Cantare!"
ROSETTA: Sì, sì... sfotti, sfotti che tanto non riesci a
piazzarti gli impacchi freddi sul sedere che ti brucia.
Allora, vuoi sapere una cosa? Chiaro che per te non
cambia niente (indica l'Amico e poi il Figlio) ma per te
forse qualcosa cambia: io e il nonno non abbiamo mai
fumato!
LUIGI: Eh, no, mamma, non raccontiamo frottole... che
quando sono entrato qui oggi vi ho sorpreso io a fumare...
che c'era la stanza piena di fumo...
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NONNO: Appunto, ti stavamo giusto aspettando... e
quando t'abbiamo visto arrivare dalla finestra... è lì che
abbiamo acceso le micce... Fumo a volontà!
LUIGI: E tutto il fatto del trambusto... dell'impaccio?
ROSETTA: Dovevamo recitare quelli sorpresi in
flagrante no?
LUIGI: Ma che figli di... e allora i dieci spinelli al
giorno... i cylum e i ciubanga?
ROSETTA e NONNO: Tutto inventato!
LUIGI: E la storia del nonno che aveva preso l'LSD?
ROSETTA: Eh, no... quello purtroppo è successo
davvero... che momenti ci resta: anzi, è lì che ci siamo
resi conto che la questione era troppo seria, e così, per
capirci qualcosa, siamo andati a parlare con dei ragazzi
che lavoravano in uno di quei centri che si occupano di
drogati qui nel quartiere.
NONNO: Così, abbiamo fatto la nostra brava inchiesta,
insomma abbiamo capito che la prima roba da sbattere
per aria è tutta 'sta retorica del buco e del "viaggio"... La
letteratura schifa che ci hanno fatto sopra 'sti poeti stronzi
del psichedelico e dello "stupore": "Fallo! Fallo che vai
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in orbita! Vai su! Vai in cielo! Dio! Vedi Dio! Cammini a
piedi nudi sull'arcobaleno! Vai!". Eccolo lì, il mito dello
sballo e l'altro mito: quello degli emarginati, dei diversi.
La borghesia vi mette l'etichetta e voi l'adoperate come
una bandiera... ve ne fate un vanto... la cosca degli
asociali, il ghetto dei "diversi". È la trappola che il
padrone ci ha piazzato a tutti quanti noi. Infatti, allo Stato
glien'è fregato mai qualcosa della droga finché a drogarsi
erano i ricchi? No, era solo stramberia d'un mondo fatal...
Si sa, la differenza che c'è fra un ricco e un povero,
davanti alla droga, è che il ricco consuma la droga, la
usa... il povero viene consumato, usato dalla droga!
ROSETTA: Giusto, lo Stato si è interessato ai
tossicomani, proletari e sottoproletari soltanto per
sbatterli in galera, nei manicomi, perché finalmente aveva
trovato una nuova categoria da reprimere: i drogati.
AMICO: Sì, sì, ora finitela... la cultura, la classe, il mito!
NONNO: Certo, vuoi che ti dica una cosa che sembra
pazza: non c'è droga che faccia male, dipende da chi
l'adopera e il distacco che hai... e i mezzi di rapporto che
hai con quello. Difficile? E allora ti dico un'altra cosa:
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che la droga non risolve niente di serio. Né con quella
pesante, né con quella leggera. Se uno è stronzo prima
del viaggio, dopo il viaggio sempre stronzo è.
CALA IL SIPARIO
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