Carissimi, l’incontro con il vero, con Dio vero non si può ridurre ad un fatto cultuale ma deve
avvolgere tutta l’esistenza della persona «i veri adoratori si prostreranno al Padre in Spirito e
verità». Anche nei vocaboli che usa Gesù noi troviamo il modo di relazionare: con il Padre e non
con il signore, dio, padrone; in Spirito cioè con ciò che mi costituisce e non solo quello che
appare di me; verità che per essere compresa deve essere coniugata con il bene e il bello, se non
c’è una di queste realtà non si da verità. La quaresima, la vita cristiana ci aiuta nella nostra
umanità se ci prende in tutto ciò che siamo e non ci accontentiamo di mettere vicino dei cocci di
vita, di culto, di vero, di apparire, di necessità, di salute, di gioia, ecc. (1933-1945)
Buona settimana Don Giuseppe
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13/03/14 Papa Francesco: NON C'È VERITÀ SENZA DIALOGO
Testo inedito di papa Francesco dal testo "La bellezza educherà il mondo" (EMI).
SALTA all’occhio il fatto che nel corso della storia si siano moltiplicati — e continuino a moltiplicarsi anche oggi — i fondamentalismi. In sostanza si tratta di sistemi di pensiero e di condotta as solutamente imbalsamati, che servono da rifugio. Il fondamentalismo si organizza a partire dalla rigidità di un pensiero unico, all’interno del quale la persona si protegge dalle istanze destabilizzanti
(e dalle crisi) in cambio di un certo quietismo esistenziale. Il fondamentalismo non ammette sfu mature o ripensamenti, semplicemente perché ha paura e — in concreto — ha paura della verità.
Chi si rifugia nel fondamentalismo è una persona che ha paura di mettersi in cammino per cercare
la verità. Già «possiede» la verità, già l’ha acquisita e strumentalizzata come mezzo di difesa; per ciò vive ogni discussione come un’aggressione personale.
La nostra relazione con la verità non è statica, poiché la Somma Verità è infinita e può sempre essere conosciuta maggiormente; è sempre possibile immergersi di più nelle sue profondità. Ai cristiani, l’apostolo Pietro chiede di essere pronti a «rendere ragione» della loro speranza; vuol dire
che la verità su cui fondiamo l’esistenza deve aprirsi al dialogo, alle difficoltà che altri ci mostrano
o che le circostanze ci pongono. La verità è sempre «ragionevole», anche qualora io non lo sia, e la
sfida consiste nel mantenersi aperti al punto di vista dell’altro, senza fare delle nostre convinzioni
una totalità immobile. Dialogo non significa relativismo, ma «logos» che si condivide, ragione che
si offre nell’amore, per costruire insieme una realtà ogni volta più liberatrice. In questo circolo virtuoso, il dialogo svela la verità e la verità si nutre di dialogo. L’ascolto attento, il silenzio rispetto so, l’empatia sincera, l’autentico metterci a disposizione dello straniero e dell’altro, sono virtù essenziali da coltivare e trasmettere nel mondo di oggi.
Dio stesso ci invita al dialogo, ci chiama e ci convoca attraverso la sua Parola, quella Parola che ha
abbandonato ogni nido e riparo per farsi uomo. Così appaiono tre dimensioni dialogiche, intimamente connesse: una tra la persona e Dio — quella che i cristiani chiamano preghiera — , una degli
esseri umani tra loro, e una terza, di dialogo con noi stessi. Attraverso queste tre dimensioni la verità cresce, si consolida, si dilata nel tempo. […] A questo punto dobbiamo chiederci: che cosa inten-
diamo per verità? Cercare la verità è diverso dal trovare formule per possederla e manipolarla a
proprio piacimento.
Il cammino della ricerca impegna la totalità della persona e dell’esistenza. È un cammino che fondamentalmente implica umiltà. Con la piena convinzione che nessuno basta a sé stesso e che è di sumanizzante usare gli altri come mezzi per bastare a sé stessi, la ricerca della verità intraprende
questo laborioso cammino, spesso artigianale, di un cuore umile che non accetta di saziare la sua
sete con acque stagnanti. Il «possesso» della verità di tipo fondamentalista manca di umiltà: pretende di imporsi sugli altri con un gesto che, in sé e per sé, risulta autodifensivo. La ricerca della verità non placa la sete che suscita. La coscienza della «saggia ignoranza» ci fa ricominciare continuamente il cammino. Una «saggia ignoranza» che, con l’esperienza della vita, diventerà «dotta». Possiamo affermare senza timore che la verità non la si ha, non la si possiede: la si incontra. Per poter
essere desiderata, deve cessare di essere quella che si può possedere. La verità si apre, si svela a chi
— a sua volta — si apre a lei. La parola verità, precisamente nella sua accezione greca di aletheia,
indica ciò che si manifesta, ciò che si svela, ciò che si palesa attraverso un’apparizione miracolosa
e gratuita. L’accezione ebraica, al contrario, con il termine emet, unisce il senso del vero a quello
di certo, saldo, che non mente né inganna. La verità, quindi, ha una duplice connotazione: è la manifestazione dell’essenza delle cose e delle persone, che nell’aprire la loro intimità ci regalano la
certezza della loro autenticità, la prova affidabile che ci invita a credere in loro.
Tale certezza è umile, poiché semplicemente «lascia essere» l’altro nella sua manifestazione, e non
lo sottomette alle nostre esigenze o imposizioni. Questa è la prima giustizia che dobbiamo agli altri
e a noi stessi: accettare la verità di quel che siamo, dire la verità di ciò che pensiamo. Inoltre, è un
atto d’amore. Non si costruisce niente mettendo a tacere o negando la verità. La nostra dolorosa
storia politica ha preteso molte volte di imbavagliarla. Molto spesso l’uso di eufemismi verbali ci
ha anestetizzati o addormentati di fronte a lei. È, però, giunto il momento di ricongiungere, di gemellare la verità che deve essere proclamata profeticamente con una giustizia autenticamente ristabilita. La giustizia sorge solo quando si chiamano con il loro nome le circostanze in cui ci siamo ingannati e traditi nel nostro destino storico. E facendo questo, compiamo uno dei principali servizi
di responsabilità per le prossime generazioni. La verità non s’incontra mai da sola. Insieme a lei ci
sono la bontà e la bellezza. O, per meglio dire, la Verità è buona e bella. «Una verità non del tutto
buona nasconde sempre una bontà non vera», diceva un pensatore argentino. Insisto: le tre cose
vanno insieme e non è possibile cercare né trovare l’una senza le altre. Una realtà ben diversa dal
semplice «possesso della verità» rivendicato dai fondamentalismi: questi ultimi prendono per valide le formule in sé e per sé, svuotate di bontà e bellezza, e cercano di imporsi agli altri con aggres sività e violenza, facendo il male e cospirando contro la vita stessa.
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13 marzo 2014 - Il direttore del Time
Gibbs : «DAL PAPA UNA SFIDA AL MONDO DI OGGI»
La rivista statunitense Time sceglie la persona dell’anno (fino al 1999 era «l’uomo dell’anno») dal
1927 - il primo fu Charles Lindbergh -, ma Jorge Mario Bergoglio è solo il terzo Papa ad essere stato
insignito del titolo. Francesco è stato preceduto da Giovanni XXIII nel 1962, alla vigilia del Concilio
Vaticano II, e da Giovanni Paolo II nel 1994, quando entrambi avevano almeno tre anni di pontificato
alle spalle. Per scegliere come «person of the year» il nuovo Pontefice, il direttore di Time Nancy
Gibbs (la prima donna a capo dello storico settimanale) ha invece avuto bisogno di soli nove mesi. È
proprio la novità della personalità e dello stile di Francesco, spiega Gibbs, il modo in cui ha fatto
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se non siete già ora il presente
«sentire immediatamente la sua presenza nella Chiesa e nel mondo» ad aver colpito il comitato che
decide a chi attribuire la più venduta, più vista copertina di Time dell’anno. Signora Gibbs, come
funziona il processo di scelta della persona dell’anno? È un processo democratico fino quasi alla
fine, quando la decisione spetta al direttore. A partire da novembre comincio a ricevere le nomination
dai corrispondenti e dai lettori e ne discuto con i capi redattori. È un processo che dura settimane, fino
a metà dicembre. Che cosa cerca nella persona che insignisce del titolo? La definizione classica è
«la persona che ha avuto la maggiore influenza sulla società nell’anno passato». Non sempre in senso
positivo. E che cosa ha fatto emergere il nome di Francesco? Il suo
nome stesso, per cominciare. Così simbolico del suo stile pastorale. Nella
scelta cerchiamo sempre un equilibrio fra potere istituzionale e potere individuale. In questo caso avevamo di fronte un uomo con enorme potere, ma
che lo esercita dal basso, a partire dal suo contatto con la gente. Una persona che ha una posizione di immensa influenza ma che si presenta con grande umiltà. E la combinazione non risulta artefatta, ma assolutamente genuina e credibile. La redazione conosceva Bergoglio prima della sua elezione a Papa? Ben poco, e questo è significativo. Il
nuovo Papa ha dato così tanta speranza a così tanta gente in così poco tempo in un modo che nessun
altro ha saputo fare. Ci ha colpito la velocità con la quale ha catturato l’immaginazione di milioni di
persone. In pochi mesi Francesco ha rimesso al primo posto la missione consolatrice della Chiesa,
l’immagine della Chiesa come rifugio in un mondo spietato. È un Papa pastore, nel senso della parabola del buon pastore, che lascia 99 pecore al sicuro per andare a cercare la pecora smarrita. Questo
da solo gli è valso il titolo. Ha pesato il fatto che non fosse un Papa europeo? Francesco è il primo
Papa dal nuovo mondo. E questo è un evento storico. Inoltre è stato eletto in un momento in cui la
Chiesa aveva bisogno di rinnovare la sua energia e lui ha saputo infonderle un incredibile carisma che
sembra venire dal nulla. Ha 77 anni ma dice Messa per gli immigrati, lava i piedi dei carcerati, ripete
che vuole una Chiesa come un ospedale da campo e si schiera con chi è solo. La redazione di Time
ha considerato l’impatto della presenza di Francesco sul resto del mondo o solo sui cattolici?
Francesco si preoccupa dei poveri, cattolici e non. Molte cose che ha detto e fatto hanno emozionato
molte persone, di ogni fede. Ci ha colpito quanto rapidamente il Papa abbia riportato in primo piano i
temi della disuguaglianza, della povertà e della globalizzazione. Sono dibattiti che stavamo già avendo come nazione e come comunità internazionale. Ma mancava una figura che si mettesse a capo di
questa conversazione globale. Il Papa è diventato quella figura. Ha lanciato una sfida ad affrontare i
problemi del mondo contemporaneo imitando Gesù Cristo. E potrebbe aver così trovato il modo di
sganciare la Chiesa cattolica dalle guerre culturali del XX secolo. In un tempo brevissimo, ha cambiato la percezione mondiale di un’istituzione con duemila anni di storia. È stata una scelta difficile,
quella del 2013? È stato un anno particolarmente interessante per la scelta. Non c’erano molti candidati ovvi. Quattro delle cinque personalità che avevamo selezionato ci erano ignote solo un anno pri ma. Questo dimostra quanto velocemente cambia di mano il potere di questi tempi.
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12 marzo 2014 - Pena capitale
NEL BRACCIO DELLA MORTE PER 25 ANNI: INNOCENTE
Un uomo accusato di omicidio nel 1983 e condannato a morte è stato rilasciato negli Stati Uniti dopo aver trascorso più di 25 anni in attesa di essere giustiziato: Glenn Ford, 64 anni, accusato di avere ucciso un gioielliere,
si è sempre dichiarato innocente e un giudice della Louisiana lo ha scagionato sulla base di nuove informazioni
che confermano la sua versione dei fatti.
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se non siete già ora il presente
Secondo i media Usa, riporta la Bbc online, nessun carcerato nella storia moderna degli Stati Uniti è mai rima sto nel braccio della morte così a lungo prima di essere riconosciuto innocente. Il giudice, ha spiegato l'avvocato di Ford, ha riconosciuto che il processo è stato "compromesso da avvocati inesperti e dal fatto che alcune
prove sono state dichiarate inammissibili, incluse informazioni fornite da un informatore"
16 – 23 marzo 2014 / II settimana di Quaresima Anno A – II / L. d. O. II
Sabato 15
ore 17.00 Cusino
ore 19.30 S. Margherita
Domenica 16
ore 9.30 Cavargna
ore 11. 00 S. Bartolomeo
ore 17.00 S. Nazzaro
Lunedì 17
ore 17. 00 S. Margherita
Martedì 18
ore 9.00 Cusino
ore 21.00 Oratorio o …
Mercoledì 19
ore 9.00 S. Nazzaro
Giovedì 20
ore 9.00 Cavargna
Venerdì 21
ore 17.00 in Parrocchia
ore 20.30 in Parrocchia
Sabato 22
ore 17.00 Cusino
ore 19.30 S. Margherita
Domenica 23
ore 9.30 Cavargna
ore 11. 00 S. Bartolomeo
ore 14.30 S. Bartolomeo
ore 17.00 S. Nazzaro
Def.
Def. Battaglia Michela e familiari // Curti Carlo e Battaglia Elisabetta
Def. Vischi Carlo, Monga Ernesta, Monga Adele e familiari
Def. Rita // Famiglia Curti (Sora)
Def. Alchieri Enzo e Evo // Famiglie Bugna e Curti
Def..
Def.
Catechesi dell’Arcivescovo per Adulti e Giovani (vedi libretto)
S. Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria
Def.
Def.
Via Crucis Ragazzi
Via Crucis per Giovani e Adulti
Def.
Def. Curti Pietro e Bari Silvio
Def.
Def. Secondo Intenzioni per malato
2a Confessione per i Comunicandi (4a elem.)
Def. Monga Maria, Angiolina e familiari // Ernesto e Amalia
APPUNTAMENTI
Domenica 16 ore 18.30
Martedì 18 ore 21.00
Giovedì 20
Venerdì 21
ore 14.30
ore 17.00
ore 20.30
Domenica 23 ore 14 30
ore 18.30
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Incontro Adolescenti e Giovani (nati nel 1999 e maggiori)
Catechesi dell’Arcivescovo per Giovani e Adulti in Oratorio,
o a gruppi o in casa (ritirare il sussidio per seguire l’incontro)
Incontro preadolescenti (2a e 3a media)
in Parrocchia Via Crucis Ragazzi
in Parrocchia Via Crucis per Giovani e Adulti
2a Confessione per i Comunicandi (4a elem.) a S. Bartolomeo
Incontro Adolescenti e Giovani (nati nel 1999 e maggiori)
VEDI PROGRAMMA DELLA QUARESIMA 2014
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se non siete già ora il presente
quattro martedì alle 21, sul tema “Lo spettacolo della Croce”
(dal Vangelo di Luca) via Crucis con il card. Scola
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se non siete già ora il presente
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Carissimi, l`incontro con il vero, con Dio vero non si può ridurre ad