notizie
n 2. 2007 anno XXV
BREVI
dal Policlinico di Milano
Periodico di informazione del Centro Trasfusionale e di Immunoematologia
prevenzione e benessere
anche in estate
In caso di mancato recapito restituire al mittente che pagherà la relativa tassa
spedizione in a.p. art: 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Milano
DONATORI
pronti a scattare ‘il dono’
TRAPIANTI NEWS
sicurezza in Italia
TEMPO LIBERO
I parchi avventura
inserto staminali
conservazione e distribuzione dei
materiali biologici: il corso di Cascais
Prevenzione
e benessere
anche in estate
Cari lettori, in questo numero ci siamo
fatti in due! Inauguriamo infatti un’iniAnna Parravicini
ziativa
che vorremmo, quando possibile,
Direttore scientifico
di Notizie Brevi
portare avanti anche in futuro.
Noi dell’Associazione, del Centro trasfusionale e della redazione di ‘Brevi’, abbiamo proprio il
pallino della prevenzione! Sappiamo che uno dei cardini
della prevenzione è l’informazione; abbiamo pensato
così di sviluppare un filone di approfondimento per fornirvi informazioni aggiornate su tematiche di salute e
medicina. Da qui l’idea di allegare a questo numero di
‘Brevi’ un libretto sulle patologie vascolari. Infatti da
anni, come sapete, il Centro è impegnato in attività di
prevenzione e cura di queste patologie; in molte occasioni abbiamo parlato del progetto Cardiorisk: i risultati
ottenuti ci confermano l’utilità di questo approccio.
L’epidemiologia ci dice che oggi, nella nostra società, le
patologie cardiocerebrovascolari sono la maggiore causa
di morbilità e mortalità; ma tanto si può fare per prevenire tali patologie riducendo i fattori di rischio comportamentali e quindi modificabili con l’assunzione di stili
di vita corretti. Quando invece la patologia si è manifestata, si deve intervenire tempestivamente, e il libretto
allegato dedicato alla ‘Chirurgia Vascolare’ ci spiega
come. Quando potremo, arricchiremo con altri approfondimenti il nostro giornale.
Anche in questo numero parliamo di voi e dei vostri
traguardi, del vostro rapporto con i medici
dell’Associazione, e con orgoglio abbiamo voluto inserire le lettere affettuose (fortunatamente sono numerose
le segnalazioni che riceviamo) di donatori e pazienti.
Abbiamo inoltre dato spazio a tematiche di attualità
come quella della sicurezza dei trapianti, chiedendo di
parlarcene al professor Girolamo Sirchia.
Infine siamo in estate e vogliamo augurarvi buone
vacanze, con qualche consiglio per una fresca e sana alimentazione, per una corretta esposizione al sole, per
contrastare il caldo e qualche idea per itinerari all’aria
aperta.
Allora insieme alla macchina fotografica... ricordate il
concorso fotografico ‘il dono’... metteteci in valigia e
portateci con voi!
sommario
i servizi
dedicato ai donatori
4
La prevenzione e la cura
donatori in diretta
6
8
10
Pronti a scattare ‘il dono’
Il sangue universale
Il viaggio della donazione di sangue
comunicare per la salute
12
Il dialogo come momento di cura
fondazione informa
19
Medici a processo
trapianti news
21
La sicurezza dei trapianti
in Italia
alimentazione e benessere
23
Mangiar sano in estate
tempo libero
25
Tanto entusiasmo...
da non voler più toccare terra!
le rubriche
inserto staminali
13
17
18
Formazione. La tre giorni di Cascais
Vi racconto Floralia 2007...
Arte per la ricerca: successo per
l’asta benefica di Sotheby’s a
favore di ADISCO
caro ‘Brevi’ ti scrivo
28
Le vostre lettere
parliamo di noi
29
Storie dal Centro trasfusionale
In copertina
Veglio, Parco Avventura, uno dei percorsi
(foto di M. Morgante)
dedicato ai donatori
La prevenzione e la cura
Abbiamo chiesto alla dottoressa Giovanna Cremonesi, direttore sanitario della nostra
Associazione, e alla dottoressa Carla Lucci, chirurgo vascolare che presta servizio anche
presso il nostro Centro, di parlarci dell’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce nelle malattie cardiovascolari, e dei risultati incoraggianti del progetto Cardiorisk
La ricerca scientifica e molti
studi epidemiologici internazionali hanno confermato che alcune malattie, quali ad esempio il
diabete, l’ipertensione, le malattie cardiocerebrovascolari, le
nefropatie e alcuni tipi di neoplasie sono dovute, non solo a
fattori genetico-ereditari non
modificabili, ma anche a fattori
di rischio modificabili, legati a
stili di vita scorretti, iniziati in
epoca giovanile. Da qui la necessità di promuovere stili di vita
corretti attraverso una adeguata
informazione ed educazione alla
salute (fin dai primi anni di
scuola). Infatti alcune malattie,
in assenza di sintomi e segni clinici, iniziano il loro percorso
irreversibile se non si identificano i fattori di rischio globali ed
individuali e non si adottano
opportune correzioni o eventuali misure terapeutiche. Questi
interventi dovranno essere personalizzati, controllati e vedere
la partecipazione attiva del
paziente.
Nella nostra regione da anni
sono attivi, in collaborazione con
i medici di medicina generale
del Servizio Sanitario Nazionale
(SSN), programmi di prevenzione primaria e di diagnosi precoce di patologie oncologiche ad
alta incidenza (tumore della
mammella, della prostata e del
colon-retto) e da anni, anche
presso il nostro Centro trasfusionale, sono attivi programmi di
4
NOTIZIE BREVI
“
L’impegno congiunto di medici e cittadini è uno strumento efficace nel diffondere la cultura della prevenzione
reclutamento di donatori e donatrici per indagini di screening. Da
alcuni anni, inoltre, in collaborazione con l’Istituto Superiore di
Sanità (ISS), abbiamo sviluppato
“
tori abituali, ci permettono di intervenire in modo tempestivo quando
necessario. Il nostro Centro è
perciò un osservatorio permanente sulla salute dei donatori e
strumento di formazione sulle
regole per conservarla.
‘l’ISS-progetto CUORE’, un programma di prevenzione delle
malattie cardiovascolari che ha
conseguito importanti risultati.
Dottoressa Lucci, che ruolo
hanno la prevenzione e la diagnosi precoce nelle patologie
cardiovascolari?
Perché i donatori di sangue del
nostro Centro sono considerati
un gruppo elettivo nei programmi di prevenzione?
Le associazioni di donatori di
sangue sono un modello consolidato di organizzazione solidaristica. Ad esse aderiscono uomini
e donne di età compresa fra
i 18 e i 65 anni, in apparente
buona salute (assenza
di malattie infettive
trasmissibili, di neoplasie e di malattie
cardiocerebrovascolari) sottoposti a un continuo monitoraggio
del loro stato attraverso controlli medici
periodici. I donatori
sono quindi un valido
strumento epidemiologico per la costruzione di modelli di prevenzione e tutela della
salute. I programmi di
La prevenzione primaria è il
principale obiettivo di sanità
pubblica e il suo scopo è quello
di ridurre, nella popolazione
asintomatica, l’insorgenza di
eventi acuti invalidanti e talora
notizieBREVI
prevenzione e il monitoraggio dello stato di
salute dei nostri dona-
il nostro libretto...
Dottoressa Cremonesi, perché
sono così importanti i programmi di prevenzione?
approfondimenti
La chirurgia vascolare
mortali o il manifestarsi della
malattia e la sua cronicizzazione.
Oggi, in Italia e nei paesi industrializzati in generale, le malattie cardiovascolari costituiscono
la principale causa di morte e di
invalidità. Le linee guida internazionali per la prevenzione cardiovascolare raccomandano
l’utilizzo del calcolo di rischio
globale assoluto (absolute risk
profile-ARP) per identificare le
persone a rischio di sviluppare
la malattia cardiovascolare. Per
valutare l’ARP nei donatori di
sangue del Centro trasfusionale
è stato utilizzato il punteggio di
rischio cardiovascolare (CR) globale assoluto a 10 anni. La popolazione dei donatori di sangue è
stata suddivisa in tre gruppi: CR
basso (inferiore a 5), moderato
(compreso fra 5 e 15) ed elevato
(superiore a 15). Attraverso il
calcolo di questo punteggio
abbiamo identificato le persone
a rischio ed abbiamo suggerito a
questi soggetti le possibili azioni
preventive. Il rischio cardiovascolare è continuo ed aumenta con
l’età: non esiste pertanto un
livello in cui il rischio sia nullo.
È possibile tuttavia mantenere
un livello favorevole controllando i fattori modificabili
attraverso lo stile di vita e nei
casi più difficili con la terapia
farmacologia, o in alcuni casi
con interventi chirurgici.
Infatti, in relazione al punteggio
individuale di rischio cardiovascolare, i donatori sono stati
avviati ad approfondimenti diagnostici di primo livello: visita
cardiologica, ecocardiogramma,
EcocolorDoppler dei tronchi
sovra-aortici ed
EcocolorDoppler dell’aorta
addominale.
A seconda dell’esito di questi
esami di primo livello è stata
consigliata la correzione dello
stile di vita ed, in alcuni casi, è
stata prescritta terapia medica.
Abbiamo potuto seguire nel
tempo persone in cui abbiamo
diagnosticato malattia cardiovascolare ancora asintomatica,
effettuando periodici esami di
controllo presso il nostro Centro.
Nel periodo di applicazione del
calcolo del punteggio individuale abbiamo potuto constatare
una sempre maggiore sensibilizzazione dei donatori alla prevenzione cardiovascolare.
“
Per ciò che riguarda l’indice di
massa corporea (BMI) il 45% dei
donatori è risultato nella norma
(<25), il 44% circa ha un BMI
compreso fra 25-29 e ben il 10%
presenta un BMI superiore a 30.
Una valutazione generale di questi
dati ci porta a dire che i nostri donatori/donatrici sono mediamente in
buona salute e con fattori di rischio
comunque modificabili e correggibili. I donatori, tutti di sesso maschi-
I nostri donatori sono mediamente
in buona salute e con fattori di
rischio modificabili e correggibili
Partendo da poche variabili
facilmente misurabili (età, sesso,
pressione arteriosa, glicemia,
colesterolo HDL, colesterolo
totale e abitudine al fumo di
tabacco) abbiamo coinvolto attivamente il donatore nel processo di prevenzione. L’esperienza
di questi due anni ci ha insegnato che l’impegno congiunto di
medici e cittadini è uno strumento efficace nel diffondere la
cultura della prevenzione.
Dottoressa Cremonesi, che
risultati ha dato il progetto
Cardiorisk?
L’adesione al progetto è stata
elevatissima: pari circa al 98%.
Tra il settembre 2004 e il settembre 2006, 11.093 donatori, con
età media di 45 anni, sono stati
valutati per il calcolo del CR. La
valutazione ha evidenziato che
nel 40% dei casi i donatori sono
considerati normotesi (pressione
inferiore o uguale a 120/80), il
31% circa presenta un quadro di
pre-ipertensione e il restante
28% risulta essere iperteso o già
in terapia ipertensiva. Fra gli
altri fattori di rischio, come ad
esempio il diabete, solo lo 0,8%
ha mostrato una glicemia a
digiuno superiore a 126 mg/dl,
mentre i fumatori sono il 23%.
“
le, con CR superiore a 15, con
segnali di patologia cardiovascolare, sono stati affidati non solo al
nostro cardiologo (dottoressa
Marcella Longo) ma anche ad
altri specialisti, per correggere e
curare i fattori di rischio attraverso colloqui di formazione per un
adeguato autocontrollo e/o per
terapia farmacologica; una quindicina di loro è stata indirizzata
all’intervento chirurgico.
Dottoressa Lucci, come è nata
l’idea di allegare a ‘Brevi’ l’opuscolo sul trattamento delle patologie cardiovascolari?
Questa iniziativa è nata dalla consapevolezza dell’importanza della
prevenzione per questo tipo di
patologie e dalla convinzione che
uno degli strumenti della prevenzione è l’informazione. Il libretto,
redatto dal professor Livio Gabrielli,
ha come obiettivo quello di illustrare ai nostri donatori le patologie
vascolari arteriose e venose, con le
possibili opzioni terapeutiche,
effettuate dall’équipe di chirurgia
vascolare del nostro ospedale,
diretta proprio dal professor
Gabrielli. Rivolgiamo infine un
ringraziamento alla Banca
Regionale Europea che ha sostenuto le spese di stampa.
intervista di Eloisa Consales
NOTIZIE BREVI
5
donatori in diretta
Pronti a scattare
‘il dono’!
Parte ufficialmente il concorso fotografico
promosso dall’Associazione.
Vi avevamo anticipato di rispolverare le vostre
macchine fotografiche: se non l’avete ancora fatto
non perdete altro tempo! Scattate, e così raccontateci il dono, attraverso le metafore che la vita di
tutti i giorni ci offre ed esprimete cosa per voi
significa donare. A valutare le vostre fotografie ci
sarà una giuria di esperti composta dal famoso
fotografo Bob Krieger, dal sociologo
Michelangelo Tagliaferri, dall’architetto Franco
Achilli e dal Maestro Arnaldo Pomodoro.
Le cinque fotografie ritenute più belle saranno
premiate in occasione della nostra ormai consueta festa di Natale. Partecipare al concorso è molto
semplice, naturalmente l’iscrizione è gratuita!
Potete consultare il regolamento e ritirare presso
la segreteria donatori la scheda di iscrizione. Il
regolamento e la scheda sono disponibili anche
sul sito dell’Associazione. Per il resto tutto quello
che rimane da fare è consegnare in segreteria o
spedire all’Associazione la scheda di iscrizione al
concorso e le vostre fotografie in cartaceo firmate
e/o in file formato JPG a 300dpi (fate attenzione
anche il file deve riportare il vostro nome!).
Avete tempo fino al 30 settembre 2007!
Info
Ufficio Comunicazione Associazione
T. 02.5503.4001
Concorso fotografico ‘il dono’
Ufficio Comunicazione Associazione
c/o Padiglione Marangoni
Fondazione Irccs Ospedale Maggiore Policlinico,
Mangiagalli e Regina Elena
via Francesco Sforza 35, 20122 Milano
www.donatorisangue.org l’Associazione è online
È dedicato ai donatori di sangue del Centro trasfusionale del Policlinico, ma allo stesso tempo si rivolge a chi si avvicina alla donazione di sangue per la prima volta: è il nuovo sito dell’Associazione. Per
chi desidera, ad esempio, trovare informazioni sulla donazione,
c’è la sezione ‘Saperne di più’; ampio spazio è dato alla rivista
del Centro, ‘Notizie Brevi’, tutti i numeri sono infatti comodamente consultabili dal proprio computer.
Le ‘F.A.Q.’ (domande frequenti) cercano di dare una risposta ai
principali quesiti sulla donazione e trasfusione di sangue. Chi
può donare? A che età? Lo sapevate che donando il sangue
avete diritto alla normale retribuzione lavorativa pur assentandovi tutto il giorno dal posto di lavoro?
Altre curiosità e approfondimenti su www.donatorisangue.org (l.t.)
La donazione delle comunità straniere
di Giorgio Marmiroli
Sabato 17 marzo a Milano si è tenuto il convegno
‘La donazione di sangue in una società multiculturale’. L’iniziativa, promossa dalle regioni Piemonte e
Lombardia, in collaborazione con la scuola di formazione AVIS regionale Lombardia, Banca Regionale
dei Gruppi Rari (di cui il nostro dipartimento è il centro di riferimento della Regione Lombardia) e la
nostra Associazione, aveva come obiettivo quello di
promuovere la cultura della donazione di sangue
all’interno delle diverse comunità straniere.
Infatti non è facile trasmettere il messaggio della
donazione di sangue a comunità che presentano
rilevanti differenze culturali e religiose, spesso con
scarsi contatti con l’ambiente circostante.
È stata pertanto messa in rilievo l’importanza, in quest’ambito, del ruolo dei ‘mediatori’ culturali, come promotori della donazione presso i vari gruppi etnici.
La dottoressa Annamaria Fantauzzi ha sviluppato
queste tematiche citando esperienze di successo già
consolidate. Inoltre grande rilievo hanno avuto i programmi di prevenzione delle malattie offerti a quanti
decidono di diventare donatori. Molto interesse ha
suscitato la nostra esperienza sul campo, in particolare il ‘Cardiorisk’ forte del reclutamento di oltre 13.000
donatori. Nel corso della giornata sono intervenuti
diversi esponenti di comunità che hanno già sviluppa-
La StraMilano in giallo
Come annunciato, il 1 aprile si è tenuta la 36a edizione
della StraMilano e l’Associazione Amici del Policlinico e
della Mangiagalli Donatori di Sangue ha fatto tris permettendo ai suoi iscritti di partecipare ai diversi percorsi, dalla classica 12 Km, alla Stramilanina dei piccoli di
6 Km, alla StraMilano Agonistica Internazionale (mezza
maratona di 22 Km). In assenza del sole circa 150 cappellini e magliette gialle hanno colorato la marcia cittadina! L’inconfondibile giallo dell’Associazione è infatti il
colore distintivo del materiale di comunicazione che ci rappresenta da alcuni anni.
to con successo iniziative concrete sulla donazione
del sangue: la comunità SIKH, quella rumena, quella
marocchina e di gruppi di donatori latino-americani.
È stato messo in luce dal dottor Nicolas Rousas
dell’AVIS Torino l’importanza del medico nella promozione della donazione multietnica. La dottoressa
Malika Mazzine ha svolto un’ampia relazione sulla
organizzazione della donazione di sangue in
Marocco.
Il convegno si è concluso con l’intervento della
nostra dottoressa Fernanda Morelati che ha delineato con una relazione chiara ed esauriente le complesse problematiche legate alla distribuzione dei
gruppi nelle diverse etnie e l’importanza della Banca
dei gruppi rari. Si è auspicato infine da parte dei vertici delle associazioni un lavoro comune per rendere
sinergico lo sforzo di sensibilizzazione al dono del
sangue nelle diverse comunità lombarde. In particolare è stato costituito un gruppo di lavoro per la realizzazione di materiale informativo e promozionale
sulla donazione nelle differenti lingue e per l’organizzazione di una festa multietnica che potrebbe svolgersi in occasione della giornata mondiale della
donazione di sangue.
E infine… in forte spirito multiculturale non sono
mancate prelibatezze della cucina multietnica!
donatori in diretta
Il sangue universale
La rivista ‘Nature Biotechnology’ nel mese di aprile 2007 ha pubblicato i risultati dello studio di un team internazionale di ricercatori cha ha individuato un metodo per trasformare
il sangue di gruppo A, B e AB in sangue di gruppo 0 (donatore universale) e quindi utilizzabile per la trasfusione di tutti i gruppi. La notizia è stata ripresa in modo enfatico anche
dai quotidiani nazionali. La dottoressa Fernanda Morelati fa il punto sull’argomento
trasfusi a tutti i pazienti che hanno
lo stesso gruppo Rh. Soltanto il
sangue 0 Rh negativo può essere
trasfuso a tutti i gruppi Rh negativo
e Rh positivo. Ne consegue che il
vero donatore ‘universale’ è solo il
gruppo 0 negativo.
Come mai a un secolo di
distanza dalla scoperta del
sistema AB0 continuano gli
studi su tale sistema?
Il sistema AB0, scoperto nel 1900
da Karl Landsteiner, è il più
importante tra quelli sino ad oggi
noti. I globuli rossi dei donatori e
dei pazienti sono suddivisi in 4
gruppi - A, B, AB, 0 - in base alla
presenza o l’assenza di alcuni
zuccheri (antigeni) sulla loro
superficie: l’antigene A è presente negli individui di gruppo A, il
B, diverso dal precedente, è presente nelle persone di gruppo B;
il gruppo AB porta entrambi gli
antigeni mentre il gruppo 0 ne è
privo. L’importanza dei quattro
gruppi è determinata dal fatto
che nel plasma di una persona
sono sempre presenti ‘anticorpi
naturali’ rivolti verso i gruppi
non trasportati dai propri globuli
rossi: nelle persone di gruppo A
sono presenti anticorpi diretti
verso il gruppo B (anti-B), in
quelle di gruppo B anticorpi
diretti verso il gruppo A (anti-A),
8
NOTIZIE BREVI
nei soggetti di gruppo 0 sia gli
anticorpi anti-A che anti-B mentre nei soggetti di gruppo AB
non si rinvengono anticorpi. Se
incontrano l’antigene corrispondente questi anticorpi sono
responsabili di reazioni assai
gravi, spesso mortali. Per questo
ogni persona trasfusa deve ricevere sangue di gruppo A, B, 0 o
AB, in base al proprio gruppo. Le
reazioni determinate dagli anticorpi non sono osservate quando
“
Il sistema trasfusionale nella sua
globalità (raccolta e distribuzione
delle unità di sangue, esecuzione
dei test prima della trasfusione e
sulle unità di sangue) ha sviluppato test e sistemi di sicurezza
per evitare trasfusioni incompatibili per il sistema AB0 ma la sua
pericolosità ha mantenuto sempre vivo l’interesse scientifico
promuovendo un numero elevato di studi.
Su quali principi si basa la scoperta recentemente descritta?
La tecnica descritta da questi
ricercatori sfrutta la possibilità
che gli zuccheri specifici per i
due gruppi possano essere modificati mediante particolari trattamenti. In pratica la trasformazio-
Gli anticorpi del paziente possono reagire con i gruppi presenti sui globuli rossi
trasfusi e portare a complicanze cliniche
viene trasfuso alle persone di
gruppo A, B oppure AB sangue
di gruppo 0, considerato nel
mondo come sangue ‘universale’.
Su questo termine purtroppo vi
sono spesso dubbi di interpretazione. I donatori di gruppo 0 sono
considerati donatori ‘universali’ in
quanto non possiedono gli antigeni A e B e possono quindi essere
“
ne del gruppo A e B in gruppo 0
avviene perché alcuni enzimi
(proteine), diversi e specifici per i
due gruppi, possono staccare
parte degli zuccheri stessi trasformandoli nella sostanza comunemente trovata solo sui globuli
rossi di gruppo 0 (sostanza H),
incapace di reagire con gli anticorpi anti-A e anti-B.
“
Il sangue di gruppo 0, oltre che per i pazienti
dello stesso gruppo, viene usato per trasfusioni in
urgenza (se non si conosce il gruppo), trasfusioni
di neonato o in utero, trapianti di midollo, ecc
Cosa dice la letteratura scientifica in merito?
La possibilità di ottenere sangue
‘universale’ da donatori di altri
gruppi è stata studiata da molti
ricercatori negli scorsi decenni
mediante l’applicazione di due
tecniche. La prima consiste nel
mascherare il sistema AB0. Il
metodo si basa sull’impiego di
una particolare sostanza
(Polyethylene Glycol, PEG), un
polimero neutro disponibile in
diverse formulazioni, che ricopre la superficie dei globuli
rossi come una conchiglia. Ne
consegue che gli anticorpi naturali del sistema AB0 non reagiscono con i globuli rossi trasfusi
e quindi perdono la loro pericolosità. A partire dal ‘97 si è cercato di impiegare questa sostanza su altri gruppi, quali Rh,
Kell, Kidd e Duffy. Il secondo
metodo si basa sull’impiego di
alcuni enzimi. Il pioniere in
questo campo è stato Jack
Goldstein del New York Blood
Center. Questo studioso dimostrò che i globuli rossi B trasformati in gruppo 0 non presentavano differenze con i globuli
rossi di donatori di gruppo 0.
Purtroppo le due metodiche
descritte hanno dato dei risultati
poco incoraggianti per tutta una
serie di problemi. Il più importante è legato al fatto che sui
globuli rossi trattati restava una
traccia dei gruppi sanguigni,
soprattutto del gruppo A. Il
recente lavoro invece ha preso
in considerazione un ampio
numero di (2.500) enzimi di origine batterica e fungina. I ricercatori hanno identificato due
famiglie di batteri, in grado di
produrre enzimi molto efficienti
nella rimozione totale dei gruppi A, B ed AB dalla superficie
“
dei globuli rossi. Test di laboratorio molto sensibili e specifici
hanno verificato la completa
scomparsa del gruppo A, B ed
AB sui globuli rossi trattati.
Quali sono i possibili rischi
per i pazienti che necessitano
di trasfusioni?
La trasfusione di globuli rossi
‘universali’, prodotti in laboratorio, potrebbe essere pericolosa
per l’uomo se dopo il trattamento non vengano completamente
distrutti i gruppi A e B. Infatti,
gli anticorpi presenti nel plasma
del paziente possono reagire
con i gruppi presenti sui globuli
rossi trasfusi, causare l’attivazione di alcuni meccanismi del
sistema immunitario e portare a
complicanze cliniche che nei
casi più gravi potrebbero essere
anche mortali. Il paziente
potrebbe sviluppare anche reazioni o anticorpi verso le sostanze utilizzate per il trattamento.
Un altro problema potrebbe essere legato ad una minore abilità dei
globuli rossi di trasportare l’ossigeno oppure ad alterazioni della
loro membrana.
Perchè è importante disporre
di sangue di gruppo 0?
Il sangue dei donatori di gruppo 0, oltre che per la trasfusione
dei pazienti di gruppo 0, viene
utilizzato anche in alcune condizioni particolari, quali le trasfusioni in urgenza quando il gruppo del paziente non è noto, la
trasfusione di neonati o in
utero, nei soggetti sottoposti a
trapianti di midollo con donatori di gruppo incompatibile
oppure per i pazienti con complessi quadri di anticorpi. Ne
consegue, in tutto il mondo,
che, essendo il più utilizzato, la
disponibilità di unità di gruppo 0
è sempre minore rispetto a quella
di altri gruppi.
Che risvolti potrebbe avere
questa scoperta nel mondo
della donazione e della trasfusione?
Anche se il sangue ‘universale’
ottenuto in laboratorio porterà ad
una rivoluzione nella trasfusione,
la strada da percorrere è ancora
molto lunga. I Centri trasfusionali
dovranno applicare rigorosamente le procedure per la preparazione di questi emocomponenti, utilizzando appositi locali, e
dovranno inoltre monitorare tutte
le fasi relative al ciclo di produzione. La trasformazione in sangue universale non deve essere
considerata come una tecnica da
applicare a tutte le unità di sangue di gruppo A, B ed AB, ma ad
una piccola parte di queste e
deve essere intesa solo come un
aiuto per aumentare la disponibilità di unità di gruppo 0.
Cosa potrebbe cambiare per la
banca dei gruppi rari?
I cambiamenti potrebbero essere
fondamentali. Infatti, il sangue
raro viene utilizzato per soggetti
che hanno un quadro molto complesso di anticorpi ed in questi
casi è molto difficile trovare delle
unità compatibili per la trasfusione. Quando si trovano, queste
unità potrebbero avere un gruppo
AB0 diverso da quello del paziente. La disponibilità di sangue ‘universale’ ottenuto in laboratorio
potrebbe consentire di eliminare
questo inconveniente. Ma non è
tutto. Le prove effettuate con il
polimero PEG hanno dimostrato
che esso maschera, anche se non
elimina completamente, altri
gruppi sanguigni come il gruppo
Rh, Kell, Kidd e Duffy. La speranza è quindi che in futuro si possa
disporre di sangue ‘universale’
anche per questi gruppi.
intervista di Eloisa Consales
info www.nature.com
NOTIZIE BREVI
9
donatori in diretta
di Cosimo Santoro
Il sangue è una risorsa
umana, l’unico modo
per averlo è la donazione volontaria. Requisito
essenziale per la donazione di sangue è essere in salute, e voler fare
qualcosa d’importante
per se stessi e per gli
altri. In questo momento in molti ospedali
migliaia di persone
vengono trasfuse con il
sangue che altre persone hanno donato loro
Il viaggio della donazione di sangue
Inizia il viaggio
> Primo step: con un piccolo
prelievo indolore mi viene misurata l’emoglobina nel sangue. I
eseguire gli esami di legge (circa 30). Sono assistito dal personale presente in sala (una squadra
altamente professionale e gentilissima, molto
attenta a cogliere anche le più piccole sfumature
di ciò che accade) fino a quando il medico
responsabile della sala salasso dà il consenso a
lasciare la sala per andare al bar ristoro.
Sono felice del mio deposito che metto a disposizione di tutti, sapendo che in caso di bisogno la
banca è sempre aperta e ben rifornita.
valori sono nella norma e passo
alla visita medica.
Il sangue si fa in tre
Decido una mattina di andare in
una Banca del sangue (o meglio in
un Centro trasfusionale) a fare un
deposito, ossia una donazione.
Leggo i requisiti di idoneità, va
tutto bene: vengo registrato.
> Secondo step: il medico mi
visita e mi fa l’anamnesi. In
questo modo valuta l’idoneità
alla donazione. Le visite sono
molto accurate e approfondite
sia da un punto di vista clinico
sia per quanto riguarda l’indagine sugli stili di vita del donatore.
Il dialogo e la conoscenza sono infatti momenti
fondamentali in questo percorso.
> Terzo step: vengo accompagnato dal medico
nella sala prelievi per la donazione.
Il sangue è raccolto in sacche sterili monouso collegate ad altre sacche che serviranno per raccogliere
separatamente globuli rossi, plasma e buffy coat
(strato che si deposita tra il plasma e i globuli rossi
ricco di piastrine e di globuli bianchi). Una volta
riempita la sacca, l’infermiere riempie direttamente
dal collarino della sacca stessa alcune provette per
10
NOTIZIE BREVI
La sacca di sangue raccolto è trasferita nel settore emocomponenti dove, mediante centrifugazione, con separatori automatici, viene separato
in tre parti.
> Il plasma è immediatamente congelato, e
conservato in appositi
congelatori a
-40°C (scade dopo 12
mesi).
> Il concentrato di globuli rossi è conservato
in frigoemoteche a 4°C
(la scadenza è di
42 giorni).
> Il BC (buffycoat) contenente
piastrine, globuli bianchi e
Sopra: una sacca dopo la donazione. Sotto: il
sangue dopo la separazione in globuli rossi,
plasma e buffy coat.
Un congelatore dove viene
conservato il sangue.
pochi globuli rossi, è conservato in apparecchiature dedicate (a 22°C).
Da questo emocomponente si
preparano pool di piastrine
(ne occorrono almeno cinque
per una trasfusione). Il BC è
utile per alcune patologie molto gravi e scade
dopo 5 giorni.
In questo laboratorio vengono preparati anche
emocomponenti di secondo livello, vale a dire:
> sangue filtrato, ossia
lavorato con appositi filtri adatti a trattenere i
globuli bianchi che, in
alcuni pazienti, possono essere causa di reazioni
trasfusionali febbrili;
> sangue lavato con soluzione fisiologica, utilizzato
per evitare reazioni alle proteine plasmatiche e
per alcune patologie particolari.
Il sangue raro viene invece congelato e conservato a -80°C per 10 anni. Se ci fosse necessità di utilizzo viene scongelato e riportato a temperatura
ambiente. Dopo aver atteso gli esiti degli esami
effettuati, ottenuto il ‘via libera’ dal laboratorio le
unità di sangue idonee (globuli rossi) e parte del
plasma, sono trasferiti nel settore di
Accettazione/Distribuzione.
Il plasma non utilizzato per trasfusione è consegnato all’industria e processato per la produzione
di albumina, gamma globuline e fattori della coagulazione (fattore VIII) per emofilici.
Destinazione finale
Nel settore di Accettazione/Distribuzione afferiscono le richieste di trasfusione dai reparti. Qui
vengono eseguiti i test di compatibilità tra donatore e paziente, onde evitare immunizzazioni e
reazioni trasfusionali. Terminati i test, il sangue è
inviato nei reparti.
So che la mia donazione sarà utilizzata per curare
alcune patologie. Le più frequenti sono: le anemie croniche (talassemia), le leucemie (che richiedono molte trasfusioni di piastrine), interventi
chirurgici molto importanti come ad esempio trapianti di organi, emorragie post partum, interventi a seguito di incidenti stradali, ecc.
Così finisce il viaggio del dono del mio sangue.
Venuto fuori dal mio braccio ed entrato in quello
di un altro. Sono contento che il mio deposito in
banca abbia fruttato bene. Dopo pochi giorni ho
esattamente la stessa quantità di sangue che
avevo prima della donazione con relativi interes-
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curare e a salvare i pazienti trasfusi con il mio sangue. Fra tre
mesi farò un altro deposito e
convincerò altre persone a venire con me e a
investire nel fondo della donazione di sangue.
... per saperne di più
Cosa si intende per emocomponenti?
Sono gli elementi che costituiscono il sangue utilizzati a scopo
trasfusionale ed esattamente: globuli rossi (emazie, eritrociti),
globuli bianchi (leucociti), piastrine e plasma.
Cos’è il liquido presente nelle sacche per la raccolta di
sangue? A cosa serve?
Nella sacca principale, dove viene raccolto il sangue, ci sono
citrato e sostanze nutritive come glucosio e adenina sostanze
che servono a bloccare il fenomeno della coagulazione. In
un’altra sacca c’è il SAGM (fisiologica, adenina, glucosio e
mannitolo) che viene aggiunto ai globuli rossi e che permette
la conservazione fino a 42 giorni.
Il sangue può essere congelato? In che modo? Dopo lo
scongelamento i globuli rossi mantengono inalterata la
loro efficacia?
Il plasma viene congelato rapidamente appena separato dal
sangue intero, in questo modo si mantengono inalterati i fattori
della coagulazione. I globuli rossi vengono congelati dopo
l’aggiunta del crioprotettore (glicerolo 57%) e possono essere
conservati a -80°C fino a 10 anni. Dopo lo scongelamento
questi emocomponenti hanno la stessa efficacia di quelli non
congelati.
Che cos’è il pool piastrinico e come si prepara? Per ottenere un pool piastrinico ci vogliono 5 buffy-coat (piastrine, globuli bianchi e pochi globuli rossi) di donatori diversi. Vengono
raccolti in una sacca sterile, cui si aggiunge soluzione fisiologica tamponata, il tutto viene centrifugato lentamente affinchè la
maggior parte delle piastrine rimanga in sospensione, e possa
essere recuperata facendo defluire il liquido ricco di piastrine
in un’altra sacca di raccolta, pronta per essere trasfusa.
Quali controlli vengono eseguiti durante la produzione
degli emocomponenti?
Tutti i giorni vengono eseguiti controlli di qualità sugli emocomponenti con relative carte di controllo dei parametri principali cioè: contenuto di
emoglobina (g/unità) nel
concentrato di globuli
rossi, ematocrito del
concentrato di globuli
rossi, volume del buffy
coat, recupero delle piastrine nel buffy coat e
quantità di globuli bianchi nei tre emocomponenti. Ne viene inoltre
controllata la sterilità e la
corretta conservazione.
Il settore
Accettazione/Distribuzione.
comunicare per la salute
Il dialogo come momento di cura
Continua la nostra riflessione sull’importanza della comunicazione in medicina. Questa
volta abbiamo dato la parola ad un donatore del Centro divenuto paziente. Gli abbiamo
chiesto di raccontarci la sua storia e il suo rapporto con i medici che lo hanno in cura
Signor Ascolese quale è stata
la sua storia?
Sono donatore dal 1986, ma
anche negli anni precedenti mi
capitava spesso di essere chiamato dalla mia centrale operativa (in quegli anni ero vigile
urbano in pattuglia autoradio
notturna) per effettuare delle
donazioni di sangue urgenti.
Sono stato uno sportivo, per 12
anni istruttore di nuoto e sommozzatore. Dopo questa esperienza specialistica sono diventato cavaliere e per vari anni
ho fatto attività equestre nel
Nucleo a Cavallo della
Vigilanza Urbana. Insomma
una vita attiva! che non faceva
sospettare nulla...
Quando ero donatore i miei
esami di laboratorio sono sempre stati nella norma. Avvenne
che nell’ottobre del 2004 il dottor Francesco Zanuso, medico
del Centro trasfusionale,
riscontrò dei valori di pressione elevata e mi prescrisse una
visita specialistica cardiologica
con la dottoressa Marcella
Longo del Centro trasfusionale. Fui invitato a partecipare al
progetto di prevenzione del
Cardiorisk; mi fu calcolato un
rischio cardiovascolare globale
assoluto di 6,9%. In considerazione di valori lievemente alterati di glicemia, colesterolemia
e pressione arteriosa, fui sottoposto ad accertamenti tra cui
EcocolorDoppler TSA.
L’esame fu effettuato presso il
12
NOTIZIE BREVI
Centro trasfusionale dalla dottoressa Carla Lucci, che evidenziò una stenosi carotidea
bilaterale (50% a destra, 6070% a sinistra). La dottoressa
Lucci mi tenne sotto stretto
controllo e, dopo pochi mesi,
mi ripeté l’esame e constatò
che la mia situazione era ulteriormente peggiorata. Decise
così di farmi operare alla carotide e mi inviò dal professor
Livio Gabrielli, direttore
dell’Unità Operativa di
Chirurgia Vascolare del
Policlinico.
Si parla dell’importanza della
corretta comunicazione medico/paziente, quale è stata la
sua esperienza?
Credo che gli elementi fondamentali nella mia storia siano
stati il dialogo e soprattutto la
fiducia nel medico e nella
struttura del Centro. Penso
inoltre che sia importante la
comunicazione fra équipe medica, al fine di ricostruire correttamente la situazione clinica di un
paziente e decidere le azioni
terapeutiche più adeguate da
mettere in atto. Se nel mio
caso infatti io non avessi avuto
fiducia nel Centro trasfusionale,
nei suoi specialisti e in particolare nei confronti del dottor
Zanuso, e se non ci fosse stata
una grande collaborazione e
coesione fra tutti i medici che mi
hanno preso in cura, forse oggi
non sarei qui a raccontare la
mia storia. La mia malattia non
aveva sintomi evidenti, non
ero in sovrappeso, ero uno
sportivo e forse mi sarei accorto (troppo tardi) che qualcosa
non andava nella mia salute.
Come paziente, cosa giudica
importante nel rapporto medico/paziente?
Penso che alla base del rapporto fra medico e paziente ci
debba essere la fiducia e la
possibilità di dialogare senza
remore. Avere fiducia nel medico vuol dire potersi affidare alle
sue cure e, dopo un’adeguata
informazione, condividere le
scelte terapeutiche.
Cosa ha apprezzato di più nel
suo rapporto con il medico?
Ho molto apprezzato, oltre alla
professionalità dei medici che
ho incontrato, la loro collegialità nel prendere decisioni. Al
Centro trasfusionale ho riscontrato un lavoro di squadra molto
affiatato, e un’attenzione alla
salute e alla cura della persona.
La possibilità infatti di essere
sottoposto a periodici accertamenti e visite mediche, in occasione delle donazioni mi ha
permesso di diagnosticare precocemente una malattia che
passa inosservata fino a quando non insorge l’ictus. Tutto ciò
è stato possibile anche grazie a
una efficace comunicazione fra
équipe medica e paziente.
intervista di Eloisa Consales
Formazione.
La tre giorni
di Cascais
Si è tenuta in Portogallo la seconda
edizione del corso di formazione sulla
conservazione e distribuzione di
materiali biologici.
Il resoconto nello ‘speciale’ di questo
numero
inserto
staminali
Conservazione e distribuzione
di materiali biologici: il corso
di Cascais
di Paolo Rebulla
D
al 9 all’11 marzo, a Cascais, si è
tenuta la seconda edizione del corso
sulla conservazione e la distribuzione dei materiali biologici, promosso dal
Dipartimento di Medicina Rigenerativa della
nostra Fondazione e organizzato dalla Scuola
Europea di Ematologia di Parigi.
L’idea del corso è il frutto della sinergia relativa alle attività di ricerca sul trapianto delle cellule staminali del sangue placentare che nel
corso degli anni si è sviluppata fra la Milano
Cord Blood Bank e il Centro Trapianti di
Midollo dell’Ospedale Saint Louis di Parigi.
Fin dalle prime fasi di messa a punto di questa nuova metodologia di trapianto (realizzato
per la prima volta nel 1988, ad oggi già impiegato in oltre 8.000 pazienti) fu evidente come
anche questo tipo di terapia necessitasse di
sistemi analoghi a quelli impiegati per raccogliere e conservare i materiali biologici prelevati durante l’esecuzione di interventi chirurgi-
Alcuni scatti della sede del corso e del panorama
di Cascais, in Portogallo.
ci, prelievi, biopsie, ecc. Finora, tutti i gruppi di
ricerca hanno sviluppato sistemi di minore o
maggiore complessità per la conservazione
dei campioni biologici, che vanno dal semplice congelatore di laboratorio alle sofisticate
sale criobiologiche dei centri nazionali per lo
studio e il controllo delle malattie, come quello
di Atlanta, dove vengono conservati per molti
decenni alcuni milioni di campioni.
Va detto però che, paradossalmente, le raccolte ‘fatte in casa’ e conservate con i sistemi
meno sofisticati sono in molti casi quelle più
interessanti, perché oggetto di attenzione e
interesse di specialisti che dedicano gran
parte delle proprie risorse culturali e temporali
alla selezione di campioni di ottima qualità e
all’ampliamento della raccolta.
Spesso, tuttavia, queste preziose raccolte corrono il rischio di andare perdute se i congelatori di laboratorio non sono allacciati a reti di
corrente elettrica privilegiata, o se i sistemi di
gestione dei dati associati ai campioni, che
devono essere raccolti e utilizzati senza viola-
re i diritti alla riservatezza dei donatori, non
sono adeguati. Il corso di Cascais ha cercato di
affrontare tutti questi temi, dalla costruzione
delle infrastrutture al consenso informato, dalla
raccolta dei campioni alla scienza del freddo,
allo sviluppo del software per gestire le informazioni archiviate e al trasporto dei campioni.
Si è affrontata inoltre la tematica della proprietà
intellettuale nel caso di invenzioni e brevetti
derivati dallo studio dei materiali biologici. Sono
stati discussi inoltre aspetti etici e giuridici, nonchè le problematiche inerenti la comunicazione
al cittadino dei risultati delle ricerche.
Al corso hanno partecipato 120 medici e biologi di 26 Paesi (Europa, Stati Uniti,
SudAmerica e Africa). La Scuola Europea di
Ematologia ha messo a disposizione dei partecipanti 24 borse di studio.
Il corpo docente era formato da 29 specialisti
di 8 Paesi, che hanno svolto i temi assegnati
in quattro sessioni.
Sessione 1
Le biobanche: manipolazione dei campioni, conservazione e trasporto.
La prima sessione è stata aperta da Locksley
McGann, dell’Università di Alberta (Canada),
che ha tenuto una lezione sulle procedure di
congelamento rapido e loro vantaggi rispetto
a quelle a congelamento lento, con principale
riferimento alla loro applicazione alla conservazione degli ovociti nell’ambito delle procedure di fecondazione assistita.
Manuela Maffè di BioRep (Milano) ha presentato le principali leggi della termodinamica che
regolano il passaggio di stato liquido/solido
dei materiali biologici durante il congelamento.
Una lezione conclusiva di Pasquale De Blasio
(BioRep) ha descritto le procedure internazionali che regolamentano il trasporto dei materiali biologici fra diversi Paesi, tematica attualmente assai complessa anche in considerazione delle problematiche legate al bioterrorismo.
Sessione 2
Costruzione e gestione delle biobanche.
Questa sessione ha toccato aspetti prevalentemente ingegneristici e gestionali.
Benché di minore interesse al primo impatto
per il biologo e per il medico, i partecipanti
hanno potuto beneficiare di una presentazione da parte di Joseph Mintzer della lunga storia del Coriell Institute di Filadelfia, che da
oltre 50 anni raccoglie e distribuisce materiali
biologici per ricerca in tutto il mondo.
Sessione 3
Diverse esperienze di biobanking.
In questa sessione sono state presentate le
diverse tipologie di biobanca esistenti, fra le
quali le biobanche di popolazione (come la
UK Biobank e la Banca dei Materiali e dei
Dati Genetici dell’Islanda), le biobanche dei
gemelli (in Australia, Danimarca, Svezia,
Italia), le biobanche dei tessuti diagnostici
(tessuti ottenuti nel corso di procedure diagnostiche, non più necessari per la diagnosi
stessa, che possono essere archiviati per programmi di ricerca), le biobanche relative a
specifiche malattie o a specifici organi, ecc.
Nel corso di questa sessione è stato discusso
a fondo il tema del consenso informato del
donatore, che deve essere raccolto con gran-
NOTIZIE BREVI
15
In alto, uno scatto durante il corso, a
sinistra foto di gruppo durante il congresso di Cascais.
de attenzione prima di procedere al prelievo
e all’utilizzo di qualsiasi materiale biologico,
per qualsiasi scopo.
Sessione 4
Applicazioni cliniche.
Nell’ultima sessione didattica Pier Maria
Fornasari, della Banca dell’Osso di Bologna,
ha presentato le nuove prospettive di terapia
rigenerativa delle patologie ossee e degli
apparati di sostegno che fanno uso delle cellule staminali o di farmaci derivati da questo
tipo di cellule. Ha preso poi la parola Eliane
Gluckman che ha presentato una dettagliata
analisi degli incoraggianti risultati del trapianto
del sangue placentare. Oggi la sopravvivenza
globale dei pazienti è di circa 40% a 2 anni,
un dato non dissimile da quanto ottenuto con
altre sorgenti di cellule staminali emopoietiche, come il midollo osseo e il sangue periferico. Il sangue placentare rappresenta quindi una importante sorgente di cellule per i
pazienti che non dispongono di un donatore
familiare e che non trovano nei registri dei
donatori adulti un donatore compatibile. In
questa sessione è stata anche presentata
l’esperienza delle banche di sangue placentare di Barcellona (Juan Garcia) e della
nostra banca (Milano Cord Blood Bank).
Una sessione particolare è stata riservata
alle comunicazioni dei partecipanti, che
16
NOTIZIE BREVI
sono stati invitati a descrivere la propria realtà operativa e le principali necessità al fine
di sviluppare ulteriormente i programmi locali
di biobanking. Molti hanno identificato i problemi principali nella limitata disponibilità di
risorse, soprattutto nei Paesi emergenti, e
nella difficoltà di reperire sistemi commerciali
adeguati per la gestione delle informazioni
relative ai campioni.
L’esperienza è stata positiva e si sta valutando
la possibilità di realizzare una terza edizione del
corso nel 2009, all’interno del 7° Programma
Quadro dell’Unione Europea. Inoltre, per noi, il
coordinamento del corso è stata un’ottima
opportunità per effettuare nuove conoscenze e
per sviluppare rapporti collaborativi con numerosi colleghi di diversi Paesi, che saranno assai
utili per lo sviluppo del Centro di Risorse
Biologiche del nostro ospedale.
ADISCOteca
di Francesco Zanuso
Vi racconto Floralia 2007...
di Stefania Montani
Sabato 24 e domenica 25 marzo si è svolta a
Milano la consueta mostra-mercato di primavera Floralia, manifestazione che ha oramai
acquisito un numeroso pubblico affezionato.
Infatti in tantissimi hanno visitato Floralia
nonostante la pioggia battente. Quest’anno i
banchetti presenti sul sagrato della Basilica di
San Marco erano quasi quaranta, e le varietà
di fiori davvero straordinarie: gerani, gardenie,
piante grasse, begonie, peperoncini, iris, viole,
azalee, primule e orchidee. Mille colori, una
vera festa per gli occhi! Non mancavano le
composizioni di fiori freschi e artificiali, che
venivano realizzate sul momento, a seconda
dei desideri degli acquirenti. Tutti di altissima
qualità! (per citare solo alcuni nomi dei partecipanti all’iniziativa e degli sponsor: Fratelli
Ingegnoli, Ratto, Peccato Vegetale, Fenix,
Opera in Fiore, Cooperativa Sociale la
Piramide, Anais, le riviste Gardenia e Ville e
Giardini, l’Azienda Agricola Conti Bossi
Fedrigotti, la Cantina Umani Ronchi, la Pasta
Latini, il salumificio Citterio. E tanti altri).
C’era anche il botanico Pietro Bruni che
sovrintendeva al ‘Pronto Soccorso’ delle piante, dispensando consigli ai proprietari di terrazzi e giardini, e gestendo l’innovativo spazio
‘Baratta la tua pianta’, che prevedeva il libero
scambio e l’acquisto di piante usate.
Tra le novità alle bancarelle c’erano gli oli
essenziali per il benessere del corpo, della
mente e per profumare la casa; i pratici e leggeri vasi e portavasi di colori nuovi e insoliti; i
complementi di arredo per giardini e terrazze,
un ampio Bric à brac da giardinaggio; le ceramiche verdi di Bassano; le spugne di cotone e
la biancheria in lino finemente ricamata, per il
bagno e per il letto. Sempre affollatissimo, a
tutte le ore, il banco centrale che proponeva
tè, caffè, assaggi di vino, sfiziosi tramezzini e
tante torte dolci e salate, da acquistare intere
o a fette.
La manifestazione, nata come molti ricorderanno quattro anni fa con lo scopo di raccogliere fondi per il Centro di accoglienza della
Comunità San Marco, ha poi allargato la partecipazione a molte associazioni Onlus, tra le
quali Itaca, Lega Italiana per la lotta contro i
tumori, Amici di Edoardo, Comunità il
Cenacolo, Fondazione De Marchi, Il Sole, e
alcuni laboratori di Padre Colombo delle
Missioni Indiane, presenti con selezionati
manufatti.
In questa edizione ADISCO Lombardia era presente con un banchetto dedicato ai cinofili:
proponeva, infatti, degli esemplari canini di
varie razze, realizzati in vetroresina e polvere
di marmo da un’azienda artigianale toscana.
Tra gli splendidi esemplari, di varie grandezze,
i più ‘gettonati’ sono stati i Fox Terrier, i
Labrador, i Setter, i Carlini, i Jack Russell.
Dalle forme più piccole, per i collezionisti, fino
agli esemplari più grandi, che potevano essere
utilizzati come divertenti ferma porte.
Nonostante il tempo, le vendite sono state
buone e il ricavato ha permesso
all’Associazione ADISCO Lombardia di acquistare un computer per la segreteria.
A tutti quelli che hanno collaborato alla raccolta fondi, sia con la presenza al banchetto,
sia con l’acquisto di qualche
esemplare canino, va il sentito
ringraziamento
di tutta
l’Associazione.
Arrivederci
quindi
alla prossima
edizione
di fine
settembre!
NOTIZIE BREVI
17
alcune
delle
opere...
Arte per la ricerca:
successo per l’asta benefica di
Sotheby’s a favore di ADISCO di Francesco Zanuso
Il sangue ‘normale’ a volte non basta: quando si parla di gravi malattie ematologiche, quali leucemie, linfomi,
malattie ereditarie, la speranza di guarigione arriva dal sangue placentare, quello contenuto nel cordone
ombelicale e nella placenta, ricco di cellule staminali, compatibili con un maggior numero di pazienti e
con meno complicanze rispetto al trapianto di midollo osseo.
I recenti successi terapeutici ottenuti con il trapianto di sangue placentare ci incoraggiano a sostenere
sempre più la ricerca in questo ambito, ma per fare questo occorre sviluppare alleanze per organizzare
iniziative interessanti e stimolanti!
Ed è per questo che, dopo il fortunato esito della precedente edizione ‘60 opere d’arte contemporanea per
ADISCO’ , il 28 marzo, Sotheby’s ha rinnovato l’edizione del ‘milanesissimo’ appuntamento in favore di ADISCO. Magnifica è stata l’occasione per unire arte e ricerca medica, due elementi che migliorano la nostra
qualità di vita! In tanti hanno partecipato, e generosa è stata l’adesione di giovani promettenti artisti e di alcuni grandi maestri che, con grande e sincera amicizia, hanno voluto anche quest’anno onorarci con l’offerta di
bellissime opere. Per ADISCO Lombardia è stato quindi un grande successo: la raccolta fondi di questa
asta benefica ha sfiorato i 50.000,00 euro che saranno utilizzati per borse di studio in favore di giovani
ricercatori e per l’acquisto di apparecchiature per la ‘Milano Cord Blood Bank’. Ringrazio, dunque, i
numerosi artisti che hanno aderito con entusiasmo all’appello di ADISCO, collaborando fattivamente con
i galleristi ed i collezionisti per la riuscita di questa iniziativa benefica. Un ringraziamento sincero a
Sotheby’s, senza la quale questa meravigliosa serata non avrebbe potuto svolgersi.
Grazie anche a Radio Montecarlo che ha messo a disposizione i suoi spazi per sostenere l’iniziativa.
Non ci resta allora che darvi appuntamento al prossimo anno!
fondazione informa
di Alessandra Chiarello
I relatori e il
pubblico di
‘medici a
processo’.
Medici a processo
Nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano il 20 marzo si è concluso il
ciclo di incontri del 2007 di ‘Ricerca e Cura’. La serata ha affrontato il delicato tema
del contenzioso medico-paziente. Ospiti: medici, avvocati e un giudice
Uno dei precetti fondamentali
di Ippocrate recita: ‘primum non
nocere’. La realtà, però, presenta
tratti del tutto diversi, o almeno così sembra se si dà retta ai
numeri. Ogni anno si stima
che circa 32 mila persone
muoiano in ospedale a causa
di un errore medico; cifra a cui
si aggiungono 320 mila pazienti, il 4% del totale dei ricoveri,
che subiscono danni più o
meno gravi alla salute. Un
bilancio pesante, ‘un fenomeno
che ha le dimensioni di una
guerra’, come commenta il rap-
porto nazionale 2006
dell’Osservatorio terza età Ageing Society, le cui cause
vanno rintracciate in molteplici
fattori e i cui effetti si evidenziano soprattutto nell’incremento del numero di denunce.
Nei tribunali italiani sono
attualmente in corso circa 12
mila cause di richiesta di risarcimento danni, per un importo
di oltre 2,5 miliardi di euro. In
Italia, inoltre, unica eccezione
rispetto al resto d’Europa, il
prezzo da pagare per un medico che commette un errore non
si limita al risarcimento economico, ma può assumere connotazione penale.
È quanto emerso anche nel
corso dell’ultimo incontro del
ciclo Ricerca e Cura dal titolo
‘Medici a processo’. Nell’Aula
Magna dell’Università degli
Studi di Milano, il 20 marzo
scorso, la dottoressa Anna
Parravicini ha messo in scena
- è proprio il caso di dirlo - un
vero e proprio processo a un
medico (tratto da un caso
reale) accusato di omicidio
colposo per negligenza professionale.
Sono intervenuti il dottor
Marco Segala (ufficio formazione della Fondazione) che
ha presentato il caso, il dottor
Alfonso Marra (presidente 2°
Corte d’Appello Penale di
Milano) che ha svolto il ruolo
del giudice e ha condotto il
dibattimento, l’avvocato
Renato Mantovani (avvocato
di Milano) nel ruolo del pubblico ministero (p.m), l’avvocato Paola Canziani (avvocato
di Milano) nei panni dell’avvocato difensore, il dottor Ugo
Garbarini (vice presidente
Ordine Medici di Milano)
come consulente tecnico del
p.m, il dottor Arnaldo
Migliorini (medico legale,
Isitituto di Medicina Legale di
Milano) come consulente tecnico della difesa e infine il
dottor Angelo Mantovani
(medico chirurgo, Ospedale S.
Paolo di Milano) nelle infelici
vesti del medico imputato...
Il caso
Un giovane ex tossicodipendente si presenta in Pronto
Soccorso con tachicardia e
dolore addominale. Gli viene
assegnato un codice giallo (non
c’è urgenza) e diagnosticata
NOTIZIE BREVI
19
una sindrome gastroenterica.
Passa il tempo, cambia il personale di turno, ma non cambia il
codice: il paziente non è ritenuto in pericolo di vita. Poche ore
dopo il giovane si aggrava,
manifesta ematemesi e l’infermiere interpella il chirurgo
all’uscita della sala operatoria
che, visto il paziente, suggerisce l’inserimento del sondino
nasogastrico e, essendo giunto
al termine del turno, informa il
collega della necessità di intervenire chirurgicamente. Il
paziente rifiuta il sondino (ma
di questo non c’è traccia in cartella) e dopo poco muore di
insufficienza respiratoria.
Cosa non ha funzionato? Di
chi è la colpa? Secondo il tribunale, del chirurgo che ha
visto il paziente poco prima
del cambio turno, che viene
condannato per delitto colposo in base all’art. 589 del
Codice Penale. Non c’è da stupirsi, perchè ormai è un dato
di fatto che gli incidenti sanitari siano attribuiti all’imperizia o negligenza del medico o
del personale sanitario (anche
se è forse semplicistico limitarsi alla colpevolizzazione
dell’operatore, dato che in
realtà gli elementi che concorrono nell’errore sono molti,
spesso concatenati). Secondo
un’indagine condotta dal
Cineas (Consorzio universitario per l’ingegneria nelle assicurazioni, sorto all’interno del
Politecnico di Milano) su un
campione di 100 soggetti tra
dirigenti sanitari, direttori
generali e hospital risk manager, il rischio deriva dalla
mancanza di procedure adeguate, dalla cattiva organizzazione del lavoro, dalla scarsa
attenzione del medico o altro
operatore, dalle situazioni
logistiche e strutturali inadeguate, dai macchinari e dalle
20
NOTIZIE BREVI
strumentazioni obsolete, ma
non solo. Le situazioni di
emergenza sono fonte di
stress, che inevitabilmente
aumenta il tasso di errore,
soprattutto nel pronto soccorso e in sala operatoria.
Qualunque sia la ragione, le
accuse di malpractice sono in
continuo aumento ed è forse
necessario riconoscere che, a
monte di questo fenomeno,
c’è anche la crisi del rapporto
fiduciario tra medico e paziente, di una comunicazione non
corretta fra operatori sanitari
e paziente e all’interno dell’équipe sanitaria. Si può parlare, più in generale, anche di
crisi dei cittadini nei confronti
della sanità (crisi resa più
aspra dalla complicità dei
mass-media). Oggi assistiamo
a forme di spersonalizzazione
del rapporto medico-paziente
anche a causa di protocolli e
regolamenti omologanti, così
come della iper-tecnologizzazione della medicina. In questo scenario, il risultato imprevisto o indesiderato non è la
conseguenza di una complicanza ineluttabile o l’evoluzione indesiderata di un procedimento, ma un errore. Tuttavia
quando si parla di errore,
bisognerebbe discernere tra
l’errore che nasce da imperizia, negligenza e imprudenza,
da quello che può derivare
dalla imprevedibilità. Sbaglia
infatti chi ritiene la medicina
una scienza esatta: essa è legata al principio di probabilismo
e di casualità, che derivano
dall’agire umano. È ovvio che,
diversamente da quanto accade in altri campi, l’errore in
ambito sanitario è caratterizzato da una gravità e una
responsabilità del tutto peculiari, dal momento che investe
il bene primario dell’individuo. D’altra parte, però, ‘l’an-
sia da errore’ tende a creare
un atteggiamento di cautela e
un clima di demotivazione nei
medici, che si vedono troppo
spesso oggetto di attacchi per
episodi di malasanità non
imputabili a loro mancanze. È
necessario quindi operare una
attenta valutazione del rapporto causa-effetto tra comportamento del medico ed
evento dannoso, tra danno
provocato e consenso da parte
del cittadino.
Alla luce di queste considerazioni si comprende quanto sia
importante una comunicazione serena e corretta non solo
tra medico, paziente e familiari
(che devono essere informati di
ciò che si intende fare e di quali
possono essere i rischi e le conseguenze di una determinata
terapia o di un certo intervento), ma anche tra gli stessi operatori della salute: conoscere la
frequenza e le caratteristiche di
un errore può aiutare nell’individuazione dei settori in cui si
deve intervenire. In altre parole, come ripetiamo da tempo
nelle pagine di questo giornale,
la comunicazione deve essere
considerata uno degli strumenti veri e propri della clinica.
Con una comunicazione efficace, il medico può non solo
ottenere informazioni utili per
indirizzare il percorso diagnostico e terapeutico, ma anche
suscitare un buon livello di
consenso e di fiducia, che finisce per incidere positivamente
sui risultati clinici complessivi,
limitando il tasso di insoddisfazione e, di conseguenza, il
rischio di contenzioso.
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mo, non
ttia
Vi aspe
Girolamo Sirchia
ematologo
immunologo
Ministro della Salute
dal 2001 al 2005 e
Assessore ai Servizi
Sociali del Comune
di Milano dal 1999
al 2001. È stato primario del Centro
Trasfusionale e di
Immunologia dei
Trapianti. È tra i fondatori e presidente
dell’Associazione
Amici del PoliclinicoDonatori di Sangue,
e del Nord Italia
Transplant. Ha presieduto la Società
Italiana di Trapianti
d’organo. È stato
membro del
Consiglio Superiore
di Sanità. Nel ‘92 ha
realizzato un progetto pilota di banca
del sangue placentare. L’anno
seguente decolla la
Milano Cord Blood
Bank. Nel ‘94 da
vita al progetto
Grace. Nel 2001 il
prof. Sirchia inaugura la Cell Factory
‘Franco Calori’. È
inoltre autore di 800
pubblicazioni.
trapianti news
La sicurezza
dei trapianti in Italia
Dopo il caso del trapianti di organi ottenuti da donatore HIV positivo,
facciamo il punto della situazione con il professor Girolamo Sirchia
uno dei fondatori del Nord Italia Transplant
Professor
Sirchia, nel 1976,
lei è stato l’ideatore e uno dei
fondatori del
NITp (Nord Italia
Transplant), l’organizzazione per
la gestione dei
trapianti nel nord
Italia. Come è
nata l’idea di
costituire questa
organizzazione?
Negli anni ‘70 il
trapianto si stava
trasformando da
mera pratica chirurgica ad una
pratica sempre
più complessa,
che esigeva da
un lato approfonditi esami
immunologici,
per evitare il rigetto dell’organo trapiantato, dall’altro
una sistematizzazione oggettiva dei criteri per l’assegnazione degli organi. Così parlai con il grande professor
Edmondo Malan, chirurgo
del Policlinico, impegnato
all’epoca nei trapianti di rene,
e con il professor Piero
Confortini, altro grande chirurgo dei trapianti a Verona.
Discussi con loro della necessità che vi fosse una entità
indipendente e disinteressata
che applicasse protocolli per
la scelta degli organi da assegnare e contemporaneamente
eseguisse tutti i test immunologici per evitare il rigetto
dopo il trapianto. Inoltre, per
migliorare il sistema, questa
entità, avrebbe dovuto seguire, sul modello della
Eurotransplant, pratiche trasparenti e condivise dagli
operatori coinvolti nel trapianto. L’idea fu accolta con
entusiasmo e così insieme
fondammo il NITp.
Inizialmente questa organizzazione interessava
Lombardia e Veneto cui si
aggiunsero, negli anni successivi, Liguria, Marche, Friuli
Venezia Giulia e la provincia
autonoma di Trento.
“
volmente la qualità dei trapianti.
Sono stati fatti grandi progressi a livello immunologico, chirurgico e medico. Inoltre sono
notevolmente migliorate le abilità del rianimatore di mantenere a cuore battente il cadavere e la capacità di valutare la
qualità degli organi prelevati.
Inoltre ci sono state importanti evoluzioni nell’informatica, quindi nella costituzione
degli algoritmi di selezione,
sviluppi nella logistica e nell’équipe di lavoro.
Oggi l’Italia è molto progredita rispetto ai trapianti e si colloca, in Europa e nel mondo,
fra i Paesi che ottengono i
risultati migliori in tutti i tipi
di trapianto.
Personalmente ho voluto fortemente che la qualità del trapian-
La sicurezza del trapianto dipende dalla buona
organizzazione: un sistema mal disegnato e
mal strutturato facilita il generarsi dell’errore
Sono passati più di 30 anni
da allora. Come è cambiata la
gestione e la sicurezza dei
trapianti in Italia?
Anni fa, tutto era molto legato all’improvvisazione. Posso
sicuramente affermare che la
strada percorsa in trenta anni
di attività ha migliorato note-
“
to diventasse di pubblico dominio: sul sito di ISS del Centro
Nazionale Trapianti oggi è disponibile un elenco aggiornato di
tutti i centri di trapianto, con dettagliato il numero dei trapianti
eseguiti e la qualità del risultato.
Questa scelta conferma la
volontà di operare nel massiNOTIZIE BREVI
21
mo della trasparenza e consente al paziente di scegliere
dove indirizzarsi per farsi
trapiantare.
Il caso recente degli organi di
un donatore HIV positivo, che
sono stati trapiantati a tre
pazienti, ha riaperto il dibattito sulla sicurezza dei trapianti
in Italia. Quale è il suo punto
di vista?
La sicurezza del trapianto,
come di tutte le altre attività
mediche, dipende dalla buona
organizzazione del sistema.
Infatti non è l’uomo il responsabile primo e ultimo degli eventi
avversi, ma è un sistema mal
disegnato e mal strutturato che
facilita il generarsi dell’errore.
L’uomo sbaglia perché opera in
questo sistema. Ciò che è capi-
tato ha messo in evidenza un
difetto organizzativo, che consisteva nel fatto che i test erano
eseguiti in singolo, senza sussidi elettronici e senza la trasmissione automatica del dato.
Purtroppo questa lacuna nel
sistema ha generato l’errore.
La responsabilità non è quindi
del singolo operatore, che spes-
so opera in condizioni di
stress. Va detto tuttavia che que-
22
“
Quando si produce un errore è necessario
condurre una analisi accurata per capire
cosa è successo e correggere il sistema
za, come è essenziale che gli
errori siano segnalati. Ciò
naturalmente implica che non
possiamo stigmatizzare l’operatore che (in buona fede) ci
segnala di avere sbagliato, ciò
avrebbe come conseguenza un
occultamento dell’errore.
Dobbiamo far emergere gli
errori per prevenirli.
Il nostro ospedale che ruolo
ha in Italia?
Il nostro ospedale è il centro di
coordinamento interregionale
del NITp, cioè delle regioni che
afferiscono al NITp. In collaborazione con i centri regionali,
ha il compito di identificare i
donatori, organizzare i trasporti per i prelievi, assegnare gli
organi dopo i test di compatibilità, fare le tipizzazioni dei
pazienti e gestire le liste d’attesa, oltre ad organizzare, in collaborazione con tutti gli opera-
“
tori, protocolli d’azione trasparenti e condivisi. Inoltre il
nostro ospedale è una eccellenza chirurgica nel trapianto di
rene, fegato e polmone.
Alle persone che sono in lista
d’attesa cosa si sente di dire?
Per ciò che è accaduto negli
ultimi 30 anni, il trapianto è
diventato una pratica medica e
chirurgica ordinaria che ha
registrato un miglioramento
quantitativo e qualitativo sorprendente. Questo progresso
continua giorno dopo giorno
grazie a sistemi sempre
meglio organizzati e a professionisti sempre più qualificati.
Oggi possiamo assicurare a
questi pazienti attenzione, qualità e impegno affinché le loro
attese si possano soddisfare
nel minor tempo possibile con
ottimi risultati.
intervista di Eloisa Consales
Trapianto ‘split’ di polmoni
sto drammatico incidente è stato
l’unico in 25 anni di attività.
Lo scorso 15 dicembre, agli Ospedali Riuniti di Bergamo, è
stato eseguito un trapianto record di polmone su un ragazzo di
13 anni affetto da fibrosi cistica, in lista dal gennaio 2006 per
un trapianto bipolmonare. L’intervento, il primo in Italia (nel
Cosa si può fare per evitare
che ciò riaccada?
mondo ne sono stati eseguiti solo una ventina a Parigi e a
Vienna) ha permesso di utilizzare il polmone di un ragazzino di
La gestione dell’errore è molto
importante. Quando si produce un errore è necessario condurre una analisi accurata per
capire cosa è successo e, se è il
caso, correggere il sistema. È
quindi indispensabile analizzare ogni passo, ogni momento e
valutare dove si è generata la
breccia che ha consentito l’ingresso dell’errore. Il ridisegno
dei sistemi è una delle operazioni essenziali per la sicurez-
15 anni, troppo grande per il giovane ricevente, dividendolo a
metà. Questa tecnica, detta di ‘split’, era stata finora utilizzata
NOTIZIE BREVI
esclusivamente nel trapianto di fegato. Il polmone sinistro del
donatore è stato prelevato e diviso in due parti, il lobo superiore
è stato trapiantato al posto del polmone destro del ricevente
mentre il lobo inferiore è stato trapiantato a sinistra. Il prelievo e
la procedura split sono stati eseguiti dal professor Alessandro
Lucianetti, mentre il trapianto è stato effettuato dai professori
Michele Colledan e Gregorio Maldini. La tecnica impiegata dice il professor Colledan - rappresenta un’ulteriore frontiera
per trapiantare il maggior numero di pazienti, utilizzando al
meglio la donazione d’organi e venendo incontro nel contempo
alle esigenze dei bambini che faticano a trovare organi di
dimensioni adeguate. A quasi quattro mesi dal trapianto le condizioni respiratorie del giovane sono ottime. (c.p.)
alimentazione e benessere
di Francesca Albani e Emanuela Orsi
Mangiar sano in estate
Prosegue il nostro appuntamento con
i cicli della natura
Ciò che noi mangiamo è strettamente legato ai nostri stili di
vita (abitudini, lavoro, attività
fisica, clima).
L’antico detto ‘l’uomo è ciò che
mangia’ trova oggi dalla ricerca
medica e bio-dietetica sempre
più conferme scientifiche.
Mangiare bene significa saper
consumare alimenti sani e di
natura diversa. È consigliabile
introdurre ogni giorno almeno
uno degli alimenti appartenenti
a ciascuno dei principali gruppi
alimentari. La stagionalità di
certi alimenti, oltre che la varietà, in particolare per frutta e
verdura, è uno degli indicatori
che meglio ci indirizzano nella
scelta del nostro menu. Ma,
come sappiamo, molto spesso
sulla nostra tavola finiscono
prodotti che non sono freschi e
che il più delle volte contengono additivi e conservanti.
Cerchiamo di evitarli ricorrendo a prodotti di stagione, in
particolare frutta e verdura.
Ecco una vasta scelta di alimenti che ben si adattano al caldo
dell’estate e con i quali potrete
inventare piatti sani e gustosi.
L’estate ci offre cibi prevalentemente freschi e con un buon
contenuto di acqua, proprio per
avere sempre una buona idratazione e per far fronte ad una
stagione secca.
Frutta e verdura d’estate
Tra le verdure estive, la melanzana è ricca di acqua e contiene
pochi zuccheri, ha proprietà
depurative e diuretiche, stimola
l’attività del fegato ed è consi-
gliata nelle diete per abbassare
il colesterolo nel sangue. Il ravanello, ricco di vitamina B, ha
proprietà diuretiche e depurative. La zucchina è quasi del
tutto priva di calorie, quindi
risulta essere particolarmente
adatta in caso di dieta, è povera
di sale ed è anche rinfrescante e
facilmente digeribile. Tutte queste verdure sono composte per
il 93,60% da acqua; sono ricche,
come gli altri ortaggi, di sali
minerali e in particolare di
potassio (200 mg per 100 g).
Anche gli appartenenti alla
famiglia delle leguminose,
come fagioli e fagiolini, sono
ricchi di sali minerali. Oltre a
nutrire e rinfrescare l’apparato
gastrointestinale, svolgono una
spiccata azione diuretica. Per il
buon contenuto di vitamina A,
proteine e potassio sono raccomandati nelle malattie cardiache. Il fagiolino ha un basso
potere calorico (17 Kcal per 100
g di sostanza) ed è molto ricco
di fibra alimentare. Pur essendo una leguminosa la concentrazione di proteine è bassa: ci
sono 2,1 g di proteine ogni 100
g di sostanza, contro i 6,4 g
dei fagioli freschi, e i 23,6 g
dei fagioli secchi. Il fagiolino
è, dunque, da considerare un
ortaggio piuttosto che un
legume.
E cosa dire della frutta estiva
tanto attesa e protagonista di
deliziosi dessert? Ricca di
acqua, vitamine e sali minerali
contribuisce ad aumentare il
grado di idratazione, soprattutto per le persone che tendono a
Consigli per mangiare
al meglio le verdure
> Le foglie degli ortaggi freschi
sono crespe e brillanti, le radici
sode, lisce, di colore vivo.
> Consumare i prodotti subito
dopo l’acquisto, perchè le
sostanze nutrienti si deteriorano
per effetto della luce, dell’aria e
del calore.
> Per non perdere le vitamine e i
sali minerali, non spezzettare
troppo la verdura e non lasciarla
troppo in ammollo: conviene
sciaquarla tre o quattro volte in
acqua acidulata con succo di
limone o aceto. Non eliminare le
foglie esterne dei cespi, a meno
che non siano rovinate: sono le
più ricche di clorofilla e vitamine.
> Il modo migliore per gustare le
primizie è mangiarle crude in
insalata.
consumare pochi liquidi nell’arco della giornata e specialmente
nella stagione più calda.
Contiene però anche zuccheri
semplici che, se consumati in
grande quantità, si possono
accumulare sotto forma di
grassi, quindi attenzione a non
eccedere! Il quantitativo giornaliero di frutta consigliato è
intorno alle due porzioni, una
porzione equivale a 200-205 g.
NOTIZIE BREVI
23
Consigli per conservare bene frutta e verdura
Calorie per 100 grammi
L’ambiente deve essere fresco, frutta e verdura richiedono temperature basse (7-8°C).
> Il posto più adatto è il cassetto del frigorifero per i vegetali (la
percentuale di umidità è maggiore e garantisce una conservazione
ottimale).
> Le patate non devono essere conservate in frigorifero, ma in un
ambiente fresco e senza luce per evitare la nascita dei germogli.
> Quando la frutta è ancora un po’ acerba è meglio lasciarla a temperatura ambiente per completare il processo di maturazione.
Melanzane
Zucchine
Fagioli freschi
Fagiolini
Ravanello
>
È importante creare una buona
varietà; che può essere consumata ai pasti così come lontano
dal pasto, come spuntino. Le
albicocche, grazie al buon contenuto di proteine, calcio, potassio e vitamine, presentano un
apprezzabile valore nutritivo e
dietetico. Inoltre, come tutti i
frutti rossi e arancioni contiene
vitamina A, un vero toccasana
per la pelle e, ora che si va
incontro all’estate, anche per
l’abbronzatura. Consumata
matura è di facile digestione. Il
melone, oltre all’elevato conte-
nuto in acqua, che ne esalta il
potere dissetante, presenta
un’alta percentuale di sali minerali e vitamine A e C. In base
alla forma ed al colore della buccia, le diverse varietà vengono
suddivise in meloni retati, lisci e
gialletti. L’anguria contiene una
buona quantità di vitamina A,
vitamina C e potassio e, grazie
all’elevato contenuto di acqua
(oltre 95 g per 100 g di prodotto),
possiede una notevole capacità
dissetante. Questo frutto svolge,
Pesche
Albicocche
Melone
Anguria
15
11
144
17
15
27
36
30
15
Kcal
Kcal
Kcal
Kcal
Kcal
Kcal
Kcal
Kcal
Kcal
inoltre, una buona azione diuretica. Pur essendo povera di calorie, la pesca contiene una buona
quantità di vitamine: ne basta
addirittura una per dare tanta
vitamina A e il 10% della vitamina C di cui si ha bisogno ogni
giorno per stare bene! Sono, inoltre, ottime stimolanti per l’attività dei reni e dell’intestino, stimolano anche la secrezione dei succhi gastrici che favoriscono di
conseguenza la digestione.
Allora buona macedonia e arrivederci in autunno!
Le vostre ricette estive suggerite da...
poche
Kcal
Gratin di verdure
Ingredienti (per 4 persone): 1 melanzana, 3 zucchine, 3 pomodori, 2 fette
di pan carrè, erbe aromatiche (timo, pepe, prezzemolo, basilico), olio extravergine di
oliva, sale.
Giovanna
Ubezio
Ricoprite una teglia con la carta forno e cospargetela con un cucchiaio di olio extravergine di oliva. Sistematevi le fettine di verdure (melanzane, zucchine e pomodori)
disponendole a spirale e alternando i colori. Passate al mixer il pan carré in modo da
ottenere del pangrattato non troppo fine che mescolerete con le erbe aromatiche
(timo, pepe, prezzemolo e basilico) e il sale. Impastate il composto con 2 cucchiai di
olio extravergine di oliva. Sbriciolate sulle verdure quest’impasto di pane e infornate
a 200°C per circa 25 minuti.
Insalata di frutta
Ingredienti (per 4 persone): 1 piccola mezza anguria, 1 piccolo melone, 2 pesche, 2 albicocche, mezzo limone, menta.
facile
da
preparare
Dividete il melone e svuotatelo, eliminando i semi e i filamenti centrali, eliminate
il più possibile i semi dell’anguria. Scavate con l’apposito attrezzo delle palline di
polpa di melone e anguria, tagliate a pezzetti le pesche e le albicocche deponete
il tutto in una ciotola. Irrorate la frutta con il succo di mezzo limone, profumate
con alcune foglioline di menta fresca. Mettete in frigo a macerare e intanto formate con la mezza anguria una piccola ciotola in cui servire le palline di melone
e anguria e i pezzetti di pesche e albicocche. Questa insalata di frutta è un
eccellente dessert, ma si può servire anche come antipasto.
Mandaci le tue ricette di stagione...
Le ricette più valide dal punto di vista nutrizionale saranno pubblicate sul prossimo
numero di ‘Brevi’. Scrivete a [email protected]
Elia
Grando
Mattiazzi
tempo libero
di Annalisa Persia
Tanto entusiasmo…
da non voler più toccare terra!
In una gita al Parco Avventura è facile che accada
Una domenica fuori porta
può trasformarsi in un giorno
speciale, di quelli che ti
lasciano entusiasta e che
non vedi l’ora di raccontare!
Può succedere, quando la
giornata in questione la si
trascorre in un Parco
Avventura. È un’oasi di pace
la piccola giungla, in una
parola: fantastica! Lontani dai
rumori e dai fumi della città,
ci si trova immersi nel verde
per una entusiasmante esperienza di benessere e di vita.
Sospese tra gli alberi a tutte
le altezze, ci sono scale,
corde, ponti tibetani, reti,
cavi, carrucole, insomma
tutto quello che serve per
percorrere la ‘strada’ senza
mai toccare terra. È questo il
Parco Avventura, un insieme
di percorsi di differente difficoltà, praticabili a seconda
delle età e delle possibilità di
ciascuno. Percorsi da attraversare, seguiti da personale
esperto, in assoluta sicurezza, grazie a equipaggiamenti
di protezione, come quelli
utilizzati nelle vie ferrate in
montagna.
Tra le diverse attività che si
possono svolgere rigorosamente all’aria aperta, quella
del Parco Avventura è sicuramente tra le più complete e
stimolanti per il benessere
psico-fisico.
Il Parco Avventura infatti è
il luogo ideale per mettere
Informazioni pratiche
Tutti i percorsi sono effettuati
indossando un equipaggiamento di sicurezza simile a quello
usato nelle vie ferrate di montagna: imbragatura, corde con
moschettoni (longe) e dissipatore, carrucola, guanti e caschetto. I percorsi variano per difficoltà in modo da permettere a
tutti di cimentarsi in questa
esperienza.
Lo Staff tecnico, durante il primo
briefing, insegnerà come usare
tutti gli strumenti in modo sicuro
e sarà sempre a disposizione
per qualunque necessità.
L’abbigliamento è di tipo sportivo con scarpe da trekking o da
ginnastica. Per chi porta occhiali
da vista si consiglia l’uso di un
cordino di sicurezza o delle lenti
a contatto. Chi invece ha i
capelli lunghi dovrà legarli con
un elastico per evitare che
rimangano impigliati durante i
percorsi.
NOTIZIE BREVI
25
Informazioni generali
Dove
Il Parco Avventura Veglio, a poco più di un’ora da Milano, è il luogo ideale per sperimentare una vera
giornata sospesi nel verde. Per raggiungerlo: uscita Carisio della A4 (MI/TO), seguire le indicazioni
per Cossato e poi per Valle Mosso, da dove cominciano le indicazioni per il Parco Avventura (cartelli
marroni). Sul sito web del Parco è possibile scaricare una mappa fotografica dettagliata!
Quando
Il periodo migliore per svolgere queste attività è in primavera, estate nella prima parte dell'autunno. Il
Parco Avventura Veglio è aperto da aprile a novembre tutti i fine settimana e i giorni festivi. Durante il
mese di agosto l’apertura è estesa anche ai venerdì e lunedì.
Prezzi e convenzioni
Le tariffe variano dai 10 ai 23 euro a seconda del
numero di percorsi acquistati. I bimbi sotto i 110
cm di altezza pagano 4 euro. Sono previsti sconti
per chi al mattino arriva al Parco entro le 11.00.
A tutti i donatori del Centro trasfusionale del
Policlinico di Milano, muniti di tessera, il Parco
Avventura Veglio riserva uno sconto speciale del
15% su ogni biglietto acquistato.
Info
Sito http://veglio.parcoavventura.it
e-mail [email protected]
T. 015.706.357
Skype exploringbungee
La mappa del parco.
alla prova le capacità di
concentrazione, equilibrio
fisico e mentale, nonché
quelle di relazione e di
socializzazione. Quando ci
si trova sospesi fra gli alberi, su un percorso caratterizzato da ostacoli di difficoltà crescente, si manifesta subito, insieme alle
capacità individuali di
superare limiti, una forte
coesione del gruppo e si
sviluppa il senso del
mutuo soccorso. Ed ecco
che un’esperienza fatta per
divertirsi e per fare esercizio fisico diventa opportunità di relazione. Anche tra
generazioni diverse! E sì,
perché le attività sono davvero praticabili da tutti e
permettono di realizzare
esperienze significative, vivaci e articolate, nelle quali
adulti e bambini sono al centro dell’azione, coinvolti e
protagonisti.
Ecco perché, al di là dell’aspetto ludico-ricreativo e
del contatto con la natura,
queste attività possono costituire un vero è proprio programma formativo fuori dagli
schemi, in un contesto naturale e rigenerante. Il Parco
può essere, per esempio, uno
strumento in più, in mano ai
genitori, nella gestione della
relazione con i loro bambini
per attuare quella che viene
definita ‘strategia dell’attenzione’. Trovare il modo di far
provare ai genitori le stesse
esperienze che provano i figli
diventa un modo attivo e
vitale di scambio e di rafforzamento della relazione. Il
gioco, comunemente inteso
come svago, in questo contesto è un vivere esperienze
comuni ed emozioni condivise. Sono proprio queste che
rappresentano la giusta spinta a procedere, restituendo al
genitore il compito di trasmettere serenità e fiducia e
al bambino quell’attenzione
che lo stimola alla
sfida. Inoltre,
l’ambiente naturale del bosco consente ai genitori,
in una ritrovata
dimensione umana, di aiutare
i bambini a sviluppare le loro
abilità e a comprenderli,
cogliendo il loro sviluppo
emotivo, sensoriale, i loro
richiami così come i loro
eventuali malesseri fisici ed
emotivi.
È noto, del resto, quanto
lo sport in generale e
l’educazione sportiva
possano dare in termini
di capacità di comunicare, di capacità di accogliere, di integrare nella consapevolezza che, prima
della gara, della vittoria
e, perché no?!, della sconfitta, c’è la persona.
E naturalmente questo
vale per tutti, ragazzi e
non…più!
Si acquisiscono infatti
informazioni, si formulano e si condividono azioni comuni per sviluppare
competenze e capacità
fondamentali, soprattutto, per la maturazione
personale.
Nel corso delle attività ludiche e motorie svolte in sicurezza sui vari passaggi del
percorso, si apprendono in
sostanza le regole dello stare
insieme, nel rispetto delle
forze e delle debolezze presenti in ogni gruppo. Non
ultimo si instaura un rapporto corretto e rispettoso con
l’ambiente naturale circostante. A prescindere dall’età.
In una prospettiva di attenzione all’arricchimento individuale di ciascuno e in
un’ottica di benessere psicofisico, nella quale lo sport
non è performance, ma attività che accoglie, che ascolta,
che accompagna e quindi, in
sintesi, una buona ragione
per praticarlo valida per
tutti, quella del Parco
Avventura è molto semplicemente opportunità di
un’esperienza unica.
Basta poco dopotutto… ma
che bella giornata!
NOTIZIE BREVI
27
caro ‘Brevi’ ti scrivo
Un grazie a voi!
Perchè non posso donare?
Sono un donatore di sangue dal 1983 e, pur
essendo da sempre al corrente della grande
professionalità che caratterizza il Centro trasfusionale del Policlinico, e dell’attenzione
nei riguardi dei propri donatori, ne ho avuto
ulteriore conferma nell’ultimo periodo. In particolare ho riscontrato, nelle persone delle
dottoresse Lucci e Cremonesi, una profonda
sensibilità e competenza. In occasione di
una visita ecografica (EcocolorDoppler) la
dottoressa Lucci mi ha riscontrato un aneurisma all’arteria poplitea. In pochissimo tempo
ho potuto eseguire una serie di esami più
approfonditi. Successivamente sono stato
preso in carico dal professor Livio Gabrielli,
primario di Chirurgia Vascolare del
Policlinico, professionista di straordinaria
competenza e umanità. Sono stato operato,
e trascorsi pochi giorni dall’intervento ed
ormai prossimo alla rimozione dei punti,
desidero ringraziare la dottoressa Lucci e
la dottoressa Cremonesi che hanno diagnosticato il mio problema, il professor
Gabrielli che mi ha operato, e con lui tutta
la sua équipe e, non in ultimo, tutte quelle
persone del Centro trasfusionale rimaste
anonime, ma importanti per la risoluzione
della mia situazione. Grazie!
Buongiorno ho 24 anni, sono alta 1,50 m e peso 48 kg.
Vorrei tanto essere una donatrice di sangue! Ma la mia
richiesta è stata rifiutata. Eppure io non sono magra,
sono proporzionata, non sono anemica e sono in buona
salute. Perchè mi è preclusa questa possibilità?
Donato Oppi
Da un donatore
affezionato...
Marco Colli
NOTIZIE BREVI
Direttore responsabile Girolamo Sirchia
Direttore scientifico Anna Parravicini
Responsabile editoriale Eloisa Consales
Progetto grafico e impaginazione Daniela Graia, Maria Laurora
Comitato di redazione Elena Benazzi, Giovanna Cremonesi, Maurizio
Marconi, Giorgio Marmiroli, Fernanda Morelati, Paolo Rebulla,
Antonietta Villa
Hanno collaborato Francesca Albani, Riccardo Batti, Luisa Calcagno,
Alessandra Chiarello, Massimo Ghislanzoni, Carla Lucci, Emanuela Orsi,
Annalisa Persia, Nicoletta Revelli, Cosimo Santoro, Luca Tafuni,
Antonietta Villa, Francesco Zanuso
Fotografie Sabrina Berticelli, Claudio Gallone, Daniele Grioni, Maria Laurora
Vorrei esprimere i miei complimenti a tutto lo
staff del Centro trasfusionale per il bellissimo
modo in cui, durante la donazione, assistete
noi donatori. L’accoglienza è calorosa già
all’ingresso, e continua con il tè che ci viene
offerto dai volontari. Il calore ci accompagna
poi in tutte le fasi della donazione.
Il grazie che le bravissime infermiere mi dicono al termine della donazione è indimenticabile e mi dà sempre una certa emozione e
tanta gioia dentro.
Vorrei fare ancora qualcosa per voi: inviatemi
un po’ del vostro materiale informativo
(volantini e promocard), lo lascerò nella mia
azienda (STMicroelectronics). L’avevo già
fatto l’anno scorso, ma come mi insegnate
voi, non basta mai... bisogna allargare la
fascia dei donatori e quindi riproviamo anche
quest’anno; inoltre se avete promozioni in
formato elettronico potrei inoltrarle a tutte le
persone che conosco!
Vi saluto cordialmente e vi ringrazio ancora. Continuate cosi! A presto.
28
Lettera firmata
Gentile signora, il motivo per cui lei non può donare non
risiede nella sua salute o come dice lei nella sua ‘magrezza’,
ma nel fatto che in Europa esiste una legge che norma le
donazioni di sangue: per legge è stabilito che chi pesa meno
di 50 kg non possiede i requisiti per poter donare 450 millilitri
di sangue (quantità di sangue prelevata per la donazione).
Questa legge stabilisce dei parametri generali per una donazione standard. Sarebbe infatti troppo complicato calcolare
per ciascun soggetto, in base al peso, la quantità di sangue
da prelevare (e relativo anticoagulante).
Noi siamo dispiaciuti quanto lei. Il suo desiderio è ugualmente lodevole! Cordiali saluti.
Maurizio Marconi
Disegni Athos Careghi
Pubblicazione trimestrale gratuita dell’Associazione Amici del Policlinico
e della Mangiagalli Donatori di Sangue, di ADISCO Sez. Lombarda e del
Centro Trasfusionale e di Immunoematologia della Fondazione IRCCS
Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano
Copie distribuite: 30.000
Aut. Trib. Milano n. 335 del 4-9-1982
Stampa e fotolito Bine Editore s.r.l. - Milano
Copyright del Centro Trasfusionale della Fondazione IRCCS Ospedale
Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano Editore
Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione anche parziale effettuata con
qualsiasi mezzo sia elettronico sia meccanico (compresa fotocopiatura e
ogni altro sistema di riproduzione) se non dietro autorizzazione scritta
dell’Editore
Centro Trasfusionale della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore
Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano Editore - via Francesco
Sforza, 35 - 20122 Milano
scrivete a ‘Brevi’
Redazione Notizie Brevi
Centro Trafusionale e di Immunoematologia c/o Padiglione Marangoni
via Francesco Sforza 35, 20122 Milano [email protected]
parliamo di noi
In ricordo di un amico
Cade in questo periodo il 10° anniversario della
morte del dottor Franco Calori, una figura assai
importante per la vita della nostra Associazione e
del Centro trasfusionale.
Abbiamo chiesto al professor Girolamo Sirchia,
suo carissimo amico, un breve ricordo per tutti noi
Come vi siete conosciuti? Come è nata la vostra amicizia?
Nel luglio 1964 io facevo il medico alle Terme di Vetriolo dove
d’estate, per arrotondare il salario, venivo mandato dalla Clinica
Medica del Policlinico che aveva
una convenzione con le Terme.
Franco Calori arrivò a fine mese,
da solo e molto provato. Lo visitai e gli consigliai di sottoporsi,
per ritemprarsi, a dei bagni termali. Instaurammo la consuetudine di trovarci all’ora di cena per
parlare e scambiarci opinioni ed
idee. Simpatizzammo subito, scoprendo di avere molte cose in
comune. Al termine del suo soggiorno ci lasciammo con l’auspicio
di rivederci a Milano. Così fu.
Calori era molto cagionevole di
salute ed io diventai ben presto il
suo medico di fiducia. Si sviluppò
così un rapporto professionale ma
soprattutto un’amicizia durata
oltre 30 anni, fino alla sua morte.
Quale ruolo ha avuto il dottor
Calori nella creazione della
Associazione?
Eravamo amici e ci vedevamo
spesso. Lo coinvolsi così nel problema del reperimento dei donatori di sangue per il Policlinico.
All’epoca non esisteva un Centro
trasfusionale dell’ospedale, esisteva solo un centro convenzionato con l’AVIS per la distribuzione dei flaconi di sangue. Io dirigevo un laboratorio di immunoematologia che aveva la funzione
di preparare le trasfusioni di sangue per i malati leucemici, rico-
verati in Patologia e Semeiotica
medica prima, e in Clinica
Medica dopo. Avevamo bisogno
di trasfondere a questi pazienti,
oltre ai globuli rossi, anche le
piastrine per evitare l’emorragia
cerebrale, una grave complicanza della chemioterapia, che veniva loro somministrata per curare
la leucemia. Per preparare le
piastrine ci volevano i donatori di
sangue. Cominciai a meditare
sulla possibilità di creare un gruppo di donatori dedicati all’ospedale. Coinvolsi Calori in questa
avventura e costituimmo una
Associazione, i cui donatori erano
all’inizio i nostri amici. Calori ne
redasse lo statuto, contribuì con il
suo lavoro e un sostegno economico alla vita stessa
dell’Associazione e l’assistette
continuamente per 30 anni.
Era a conoscenza della sua
decisione di lasciare gran
parte delle sue ricchezze alla
Fondazione ‘Il Sangue’?
La Fondazione fu costituita nel
1974 per fornire un supporto
economico alla ricerca del
Centro trasfusionale, sostenendo
le spese per borse di studio, partecipazioni a congressi, acquisto
di apparecchiature, ecc. Calori
ne divenne prima consigliere
quindi presidente, e alla sua
morte le destinò, con il suo testamento, gran parte dei suoi beni.
Io non sapevo assolutamente
niente delle sue così generose
intenzioni, non ne avevamo mai
parlato e soprattutto non mi
sarebbe piaciuto discutere con lui
di queste cose durante la grave
malattia che lo colpì, la fase più
tormentosa della sua vita. In
segno di riconoscenza per il suo
generoso lascito decisi di intitolargli la nascente Cell Factory.
Di cosa si occupa la Cell
Factory ‘Franco Calori’?
I ricercatori della Cell Factory, in
un ambiente totalmente sterile,
trasformano le cellule del sangue
e le moltiplicano per curare malattie che fino ad oggi non hanno
trovato cure adeguate. A titolo
d’esempio, le cellule staminali del
sangue placentare vengono moltiplicate in vitro e possono essere
così utilizzate per ripopolare,
dopo la chemioterapia, il midollo
di pazienti leucemici adulti, per i
quali una unità di sangue placentare non sarebbe sufficiente.
Cosa ricorda maggiormente di
lui e cosa le manca?
Franco Calori è stato il mio più
grande amico. Ricordo di lui non
solo la sua competenza professionale, ma soprattutto il suo
sostegno umano e amicale, particolarmente nei momenti di difficoltà: questo è quello che più mi
manca di lui. Quando gli anni
passano ci si rende conto sempre di più del bisogno e dell’importanza dei legami veri e
autentici. Il mio legame con
Franco Calori è stato molto
stretto e sincero e la sua morte
ha lasciato un grande vuoto.
intervista di Eloisa Consales
NOTIZIE BREVI
29
parliamo di noi...
Un maratoneta taglia
il traguardo delle 100
donazioni
Aldo Balocchi, consulente del lavoro,
sposato con tre figli e maratoneta ha
cominciato a donare il sangue nel lontano 1980. Ha voluto così effettuare la
sua centesima donazione e allo stesso
tempo brindare con tutto il personale
della segreteria donatori a questo
importante traguardo.
Aldo Baldocchi e il personale
del Centro brindano alla sua
centesima donazione.
Una Pasqua golosa
In occasione delle
festività pasquali, la
signora Bea Pistolesi,
responsabile dell’ufficio di Pubblica Tutela
ha regalato al Centro
uno splendido e
grandissimo uovo di
Pasqua. L’uovo è
stato offerto ai donatori e ai volontari. Un
grazie alla signora
Pistolesi per questo
dolce regalo!
Il signor Mario
Coccimiglio, nostro
donatore.
Due fratellini
molto fortunati
di Nicoletta Revelli e Antonietta Villa
“Pronto è il laboratorio di immunoematologia del Centro trasfusionale, un bambino ha bisogno del suo aiuto”. Queste sono le nostre
parole rivolte ad un donatore della banca di gruppi rari quando dobbiamo intervenire per un neonato o un feto la cui madre ha sviluppato anticorpi contro i gruppi sanguigni delle piastrine, trasmessi al
figlio dal padre. Il problema è molto serio in quanto gli anticorpi, passando attraverso la placenta, distruggono le piastrine del feto, il cui
numero diminuisce rapidamente, causando morte in utero oppure
emorragie cerebrali molto gravi che possono portare ad invalidità
permanente. Quando gli anticorpi vengono evidenziati solo alla
nascita, il neonato presenta emorragie ed un numero di piastrine
molto basso. In entrambi i casi per non creare ulteriori complicazioni, il problema deve essere rapidamente corretto, utilizzando
una trasfusione di piastrine idonee in combinazione con la somministrazione di alcuni farmaci. Anche se è spesso difficile identificare
in breve tempo donatori con le stesse caratteristiche del neonato
abbiamo sempre potuto procedere alla trasfusione solo grazie alla
grande disponibilità dei donatori stessi.
Uno di loro ha una storia molto particolare. Infatti ha salvato la
vita di due fratellini. Il primo è nato alcuni anni fa in un ospedale
della Regione Lombardia. Alla sua nascita presentava una grave
emorragia e un numero molto basso di piastrine. Le indagini effettuate in quella occasione dimostrarono che causa del problema
erano gli anticorpi prodotti dalla madre contro le piastrine del figlio.
Poiché il bambino aveva bisogno di essere trasfuso, abbiamo
chiamato un nostro donatore, il signor Mario Coccimiglio, per
effettuare una piastrinoaferesi che fu subito trasfusa. Questo intervento fu molto efficace e salvò il bambino.
Due mesi fa la madre si presentò in un ospedale milanese quasi al
termine della gravidanza e le indagini effettuate evidenziarono una
grande sofferenza del feto, che richiedeva una immediata trasfusione in utero. Le piastrine compatibili ancora una volta furono quelle
del signor Coccimiglio che prontamente rispose all’appello salvando
la situazione. Ma si sa che i bambini fanno quello che vogliono e 15
giorni dopo, improvvisamente, questo bambino decise di venire al
mondo. Nonostante la recente trasfusione in utero, il bambino presentava un basso conteggio di piastrine. I medici stabilirono quindi
di procedere ad una ulteriore trasfusione. Prontamente, ancora una
volta, intervenne il signor Mario Coccimiglio, le cui piastrine riportarono il bambino ad una condizione di normalità.
Si ricordano di noi
Un grazie sentito alla signora Nadia
Carriero e al signor Mario Cozza per la
generosità della loro congiunta, signora
Maria Donnetti, che nel suo testamento ha
pensato all’Associazione, contribuendo
con il suo gesto allo sviluppo della ricerca
e al miglioramento dell’assistenza.
30
NOTIZIE BREVI
Questo è solo uno dei casi che si verificano nel nostro laboratorio.
Molte volte le richieste ci giungono improvvise, spesso nelle giornate
di venerdì o di sabato, e siamo costretti a convocare i donatori negli
orari più strani, anche a sera tardi, programmando una procedura
per il giorno stesso o per la mattina successiva. Ma abbiamo sempre
potuto contare sulla infinita disponibilità e partecipazione dei nostri
donatori. Questi donatori ci chiamano il giorno dopo per informarsi
dell’esito della trasfusione e delle condizioni di salute del paziente.
Un grazie di cuore a tutti loro anche da parte dei bambini che hanno
salvato e che senza queste trasfusioni non avrebbero mai potuto
sorridere.
Buone vacanze con i consigli brevi
Arriva il gran caldo e l’epidemiologia ci dice che gli anziani sono fra le persone più a rischio. Negli anziani lo stimolo
della sete spesso diminuisce e ciò comporta l’aumento del
rischio di disidratazione; l’adattamento alla temperatura esterna, attraverso i normali processi di raffreddamento corporeo, è
più difficoltoso. Inoltre la dilatazione dei vasi sanguigni periferici, derivante dalla reazione all’aumento della temperatura, può
comportare problemi per il cuore e per la circolazione. Allo stesso modo i neonati e i bambini molto piccoli, che come gli anziani
hanno un imperfetto funzionamento della termoregolazione, a
temperature ambientali elevate possono più facilmente manifestare sintomi di ipertermia (innalzamento della temperatura) con
tutto ciò che ne consegue in termini di salute. Vi sono inoltre persone affette da particolari patologie, come il diabete, l’ipertensione, le patologie cardiovascolari e respiratorie che sono fortemente a rischio di scompensi se esposte al caldo e al sole estivo.
Di seguito i consigli dal Ministero della Salute rivolti ai più deboli,
ma utili per tutti, per limitare il disagio del caldo estivo:
1. Bere di più, in particolare acqua, senza aspettare di
avere sete. Se il medico, in presenza di particolari patologie, ha consigliato di limitare la quantità di liquidi da
bere, chiedere indicazioni su quanto si può bere e sui
sali minerali da assumere o meno (come quelli contenuti
nelle bevande per lo sport). Non bere liquidi che contengano alcool, caffeina, né grandi quantità di bevande zuccherate: bibite che causano la perdita di più fluidi corporei. Non bere liquidi troppo freddi.
2. Stare in casa o in zone ombreggiate e fresche e, se
possibile, in ambienti condizionati nelle ore di maggiore
insolazione (tra le 11.00 e le 15.00), limitare le uscite alle
ore mattutine e serali.
3. Ventilare l’abitazione durante le ore più calde del giorno
o se possibile usare il condizionatore. I ventilatori possono fornire refrigerio ma è opportuno non farne uso
eccessivo in quanto aumentano la disidratazione e il
bisogno di acqua in soggetti come gli anziani che non
hanno la percezione della sete.
4. Nelle ore più calde, se non si ha un condizionatore in
casa, fare docce e bagni extra o recarsi in luoghi vicini in cui vi sia l’aria condizionata (come centri commerciali, biblioteche, ecc).
5. Indossare abiti leggeri, di colore chiaro, non aderenti
per permettere la circolazione dell’aria sul corpo.
6. Evitare esercizi fisici non necessari all’aperto o in luoghi non condizionati.
7. Evitare l’esposizione al sole diretto, se inevitabile mitigare l’effetto con cappelli leggeri a tesa larga o parasole,
occhiali da sole, usando filtri solari con protezioni ad
ampio spettro.
8. Preferire pasti leggeri e fare attenzione all’opportuna
conservazione dei cibi.
9. Non sostare in automobili ferme al sole, né lasciare
mai persone, specialmente bambini o anziani, né animali
domestici in auto o altri veicoli chiusi.
10. Telefonare all’autorità sanitaria locale o al Comune per
conoscere i servizi a cui ci si può rivolgere in caso di necessità e per saper se e dove, nelle vicinanze dell’abitazione vi
sono appositi luoghi per il sollievo dal caldo.
(e.c.)
Arriva l’estate! I pericoli del sole sono in agguato
di Massimo Ghislanzoni
Non è necessario rinunciare alla tintarella. Una corretta esposizione, se attuata sulla base di fototipo e sensibilità al
sole, che vengono definiti dallo specialista dermatologo, limita i danni da sole e prolunga l’abbronzatura. Abbiamo
quindi chiesto al dottor Ghislanzoni, dermatologo presso il nostro ospedale, qualche notizia in più sui fattori di protezione, sull’uso dei carotenoidi e sulla fototerapia, per prendere il sole in sicurezza
Classificazione SPF
Il fattore di protezione di uno schermante solare, indicato come SPF (Sun Protection Factor),
di raggi UVB
indica la capacità di filtrare le radiazioni solari di tipo UVB, le maggiori responsabili di eritemi
Ultra alta
50+
solari. Il valore dell’SPF viene calcolato in base alla capacità del prodotto di proteggere la
pelle dalle radiazioni solari, limitando la comparsa dell’eritema.
Altissima
30-50
A differenza degli UVB, non esiste un metodo standardizzato per il calcolo dell’indice di protezione
Alta
15-25
nei confronti degli UVA, i principali responsabili del fotoinvecchiamento, questo perché gli UVA non
Moderata
8-12
inducono eritema, ed è difficile quindi stabilire la capacità protettiva del prodotto.
Bassa
2-6
In genere comunque la protezione UVA è coerente con la protezione UVB ed è fondamentale che un
prodotto solare conferisca protezione sia nei confronti degli UVB che degli UVA.
I carotenoidi (carotene) sono sostanze naturali contenute nelle piante che agiscono sia come filtro sui raggi UV, che
come inibitori dei radicali liberi, prodotti dalla pelle esposta ai raggi solari e tra i responsabili della fotocarcinogenesi (tumori) indotti da raggi UV. Alle dosi terapeutiche non sembrano tossici e il loro effetto collaterale si limita a una pigmentazione giallastra della pelle esteticamente ben accettata. Sono sostanze che vanno assunte circa un mese prima dell’esposizione solare
per consentirne l’accumulo nella pelle, ma non servono per stimolare la produzione della melanina, quindi vanno sempre
associate alle creme solari.
Fototerapia con lampade UV. La fototerapia aumenta le naturali
difese della pelle dai raggi UV tramite l’aumento della pigmentazione cutanea e lo spessore della pelle. Esporsi a lampade
abbronzanti UVA, prima dell’esposizione al sole, però, non
evita le spiacevoli ‘scottature’. Il fattore di protezione acquisito
con l’abbronzatura artificiale è piuttosto modesto, in quanto i
raggi UVA delle lampade non sono efficaci come gli UVB delle
radiazioni solari nell’indurre una pigmentazione cutanea che fornisca adeguata protezione dai raggi del sole. Inoltre i raggi UVA
non fanno aumentare lo spessore della pelle e quindi viene a
mancare la protezione naturale.
tabupr.com
estate 2007
Quando tutti lasciano la città per andare in vacanza, tra luglio e agosto, il sangue
donato per le trasfusioni diminuisce drasticamente e il nostro Centro ha più sete.
Prima di partire vieni a donare.
Ti aspettiamo al Padiglione Marangoni in via Francesco Sforza 35 a Milano
dal lunedì al sabato dalle ore 8.00 alle 14.00.
Per prenotare, e per sapere se puoi donare, chiama il numero 02.5503.4112 oppure
visita il sito www.donatorisangue.org
Associazione Amici del Policlinico e della Mangiagalli Donatori di Sangue
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dal Policlinico di Milano - Donatori di sangue ONLUS