Spazio Tre
XXI edizione
Teramo 4 - 23 maggio 2012
Programma
DANZA
PITTURA
CINEMA
MUSICA
TEATRO
Spazio Tre
Comune di Teramo
Fondazione
della Cassa di Risparmio
della Provincia di Teramo
Regione Abruzzo
Provincia di Teramo
www.maggiofesteggiante.it
www.spaziotre.info
XXI edizione
Ideazione e Direzione artistica
SILVIO ARACLIO
Sezione Cinema Maggio Italiano
Ideazione
LEONARDO PERSIA
SILVIO ARACLIO
Organizzazione
LEONARDO PERSIA
SILVIO ARACLIO
Sezioni Pittura Teatro
Danza Musica
Ideazione
SILVIO ARACLIO
CARLA PIANTIERI
Organizzazione
CARLA PIANTIERI
Ufficio Stampa
ALLEGRA ARACLIO
Segreteria
MANUELA LAMONICA
VINCENZO MACEDONE
Immagine del Maggiofest
Juano Diaz by STEFANO CANULLI
Progetto grafico e realizzazione catalogo
PIERO ASSENTI
Stampa
MULTIPROGRESS
Documentazione video del Maggiofest
PRODEO SNC
Collaboratori:
Piero Assenti
Michele Ciccone
Davide Di Giuseppe
Ringraziamenti:
Marcello Murru, Paola Di Felice, Juano Diaz
Bernardo Di Sabatino/Kurtz Dj set,
Laura Noulian, Guido Campana,
Paolo De Bernardin, Antonio D’Orazio,
Massimiliano Ettorre, Antonio Topitti,
Paolo Araclio, Gaetana Esposito, Rina Cianetti
M
aggiofest giunge alla XXI edizione e a pieno titolo si colloca tra le manifestazioni
più longeve della Regione. Una continuità progettuale che però non ha mai perduto
smalto e freschezza nonostante i tempi e le difficoltà che ha dovuto superare.
Quest’anno l’apertura è riservata alla Danza con un progetto verdiano, Traviata, nella coreografia rutilante e appassionata di Monica Casadei. A seguire Maggio Cinema dedica una personale
a Pietro Marcello, giovane ma pluripremiato cineasta. Ancora, nel segno della precedente edizione, una vetrina per gli artisti abruzzesi, che nel Cinema e nella Musica hanno dato voce alla
creatività e al loro talento: quindi alcuni Filmakers che provengono da Teramo e dal territorio
e una band di valore come i Tremazul. In occasione dei 90 anni dalla nascita di P.P.Pasolini
presenteremo per il teatro Orgia, forse la sua tragedia più astratta più emozionante e poetica.
Per le arti visive, sono in mostra le opere di un giovane ed esplosivo artista di origini abruzzesi
Pietro Marcozzi Rozzi.
Ah, dimenticavo, quest’ anno per l’immagine del Maggio Stefano Canulli si è servito di un
modello di fama internazionale, Juano Diaz, che ha lavorato più volte con Pierre et Gilles e
con molti altri grandi artisti...
Bene!...allora che il Festival abbia inizio, e insieme, nel segno del piacere!...
Il Direttore Artistico
Silvio Araclio
XXI edizione
PROGRAMMA
DANZA
Venerdì 4 maggio
ARTEMIS DANZA/Monica Casadei
TRAVIATA
Teatro Comunale - Ore 21,15
PITTURA
Sabato 5 · Lunedì 14 maggio
WET PAINT
PIETRO MARCOZZI ROZZI
Sala Espositiva Comunale, Via Nicola Palma
Mercoledì 16 maggio
Multisala Smeraldo
Ore 18,30 Il passaggio della linea (58’)
Ore 21,15 La bocca del lupo (76’)
incontro con il regista Pietro Marcello
presenta Leonardo Persia
VideA
Filmakers in Teramo
Spazio Tre Teatro
Autori in sala
Martedì 8 maggio
Ore 21,15 Cristiano Donzelli
Valerio Spezzaferro
Opening Sabato 5 maggio ore 18,00
Kurtz dj-set
Orari mostra 17,30-20,00
sab. dom. 11,00-13,00/18,00-20,00
Mercoledì 9 maggio
CINEMA
Venerdì 11 maggio
Cinema d’autore
PIETRO MARCELLO
Venerdì 18 maggio
Maggio Italiano
Martedì 15 maggio
Spazio Tre Teatro
Ore 21,15 Il silenzio di Pelešjan (52’)
Ore 17,00 Marco Possenti
e Daniele De Santis
Ore 21,15 Pietro Albino Di Pasquale
Ore 21,15 Marco Chiarini
Ore 21,15 Fabio Scacchioli
e Vincenzo Core
Maria Crispal
MUSICA
DOMENICA 20 maggio
TREM AZUL
special guest
STEFANO “COCCO” CANTINI
Sala Polifunzionale della Provincia - Ore 21,30
TEATRO
MARTEdì 22 · MERCOLEdì 23 maggio
TEATRI DI VITA
ORGIA di Pier Paolo Pasolini
con Francesca Ballico, Maurizio Patella, Monia Fucci
regia Andrea Adriatico
Auditorium Parco della Scienza - Ore 21,00
ARTEMIS
DANZA
Monica Casadei
TRAVIATA
TEATRO
Venerdì 4 maggio
Teatro Comunale
ore 21,15
Spettacolo dedicato a Mariella Converti attrice
danzatrice e coreografa a dieci anni dalla sua
scomparsa.
Coreografia, regia, scene, luci e costumi Monica Casadei
Assistente alla coreografia Elena Bertuzzi
con Vittorio Colella, Melissa Cosseta, Gloria Dorliguzzo, Chiara Montalbani, Gioia Morisco, Sara
Muccioli, Camilla Negri, Stefano Roveda, Francesca
Ruggerini, Emanuele Serrecchia, Vilma Trevisan
Musiche Giuseppe Verdi
Elaborazione musicale Luca Vianini
Drammaturgia musicale Alessandro Taverna
Assistente alla produzione Maria Chiara Freschi
Organizzazione Elisa Orlandi
Produzione Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei
Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Ferrara,
Festival Verdi - Parma
In collaborazione con CID-Centro Internazionale Danza
di Parma
Con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia Romagna-Assessorato alla Cultura, Provincia e Comune di Parma
Appunti da una conversazione con Monica
Casadei intorno a Corpo a Corpo Traviata
di Francesca Pedroni
V
ioletta contro tutti. Violetta in bianco, speranza di purezza, Violetta
in rosso, perché le sanguina il cuore. Un
cuore che forse sarebbe stato meglio non
fosse mai battuto. Meno dolore, meno
contrasto. Violetta, una storia in cui scorre
il senso della fine ad ogni alzar di calice.
Nulla si risolve. E’ tardi. E’ tardi. Dietro i
valzer, il male che attende. Dietro le feste
e la forma, il marciume di una società
in vendita, vuota, scintillante. Addio, del
passato bei sogni ridenti. Perché non si
è pura siccome un angelo. Questa donna
conoscete? Amami, Alfredo...
Aver conversato con Monica Casadei sul
debutto del primo capitolo del progetto
triennale Corpo a Corpo Verdi, ovvero
Traviata, ci ha catapultati all’interno di
un viaggio coreografico in cui la danza e
l’opera duettano dando corpo a un fluire
di immagini sbrigliato da qualsiasi volontà
di aderenza didascalica, eppure legato a
doppio filo al dramma di Violetta. Viaggio
in cui vibra il sentimento amoroso di chi
spera, legato tragicamente alla sensazione
di sapere che tutto finisce, mentre si con-
DANZA
suma il conflitto tra singolo e società, pubblica
facciata e privato sentire.
Ci vuole coraggio e determinazione, ma Monica Casadei, coreografa volitiva e combattiva
ne ha eccome, e accetta la proposta di intraprendere un progetto coreografico sulla trilogia
popolare di Giuseppe Verdi, ovvero Traviata,
Rigoletto e Trovatore. Tre creazioni da qui al
2013, su commissione del Festival Verdi,
coproduttore per Traviata in tandem con il
Comunale di Ferrara, nelle quali sarà il codice
danza a confrontarsi con una tradizione lirica
intramontabile quanto conosciuta ai più.
Un Corpo a Corpo, nato dal fatto di misurarsi
con una musica che non possiamo pensare
slegata dalle scene, complice un artista,
Verdi, drammaturgo ancor prima che compositore. Per Traviata, quell’Amami, Alfredo,
quel libiam ne’ lieti calici, quel croce e delizia,
quel sì, piangi, quell’è tardi, qualunque sia la
taratura della passione per il bel canto di chi
legge, sono parole che si legano nella memoria a voci, ad arie, musiche, storie, teatri, a
partire dalle pagine del libro, fonte dell’opera
verdiana. Alfredo e Violetta si mischiano nella
mente con Marguerite e Armand, i protagonisti dello struggente romanzo La Dame aux
camélias di Alexandre Dumas figlio, 1848,
una storia, scriveva il suo autore, che ha un
solo merito: quello di essere vera. Perché è
la società reale con il suo conformismo di
copertura che pulsa nelle pagine di Dumas e
in Marguerite, nome di fantasia sotto cui si
nascondeva quella Marie Duplessis, morta
di tisi, sepolta a Montmartre e amata dal
giovane scrittore.
Romanzo che diventa prima dramma teatrale,
poi opera lirica, poi balletto. Da Eleonora
Duse a Sarah Bernhardt, da Maria Callas a
Alessandra Ferri, Marie/Marguerite/Violetta
con la voce, il canto o l’emozione del corpo
che danza ha fatto piangere intere generazioni.
Ma quale Traviata vedremo stasera?
Una Traviata letta dal punto di vista di Violetta. Violetta, appunto, contro tutti. Violetta al
centro di una società maschilista espressa
da un coro in nero. Violetta moltiplicata in
tanti elementi femminili, in tanti spaccati di
cuore. Violetta disprezzata, che anela, pur
malata, pur cortigiana, a qualcosa di puro.
Violetta contro cui si scagliano le regole borghesi espresse dal padre di Alfredo, Giorgio
Germont, emblema di una società dalla morale malsana. Una società in cui per certi versi
si rispecchia a distanza anche la nostra.
Ed ecco Violetta in mezzo a altre Violette,
gonna bianca, gonna della festa, gonna del
libiam, ma anche del dolore, di un assolo
danzato di schiena, in cui assolo significa
solitudine, viaggio verso la morte, cammino
verso il proprio funerale: e intanto ascoltiamo
l’addio, del passato.
Traviata ha significato per Casadei e i suoi
collaboratori, da Alessandro Taverna, autore
della drammaturgia musicale, a Luca Vianini,
che ha curato l’elaborazione musicale, entrare nel dramma di Violetta, di questa donna
a cui è negata la speranza di un sentimento
d’amore.
Traviata è il primo capitolo del progetto di
Artemis Danza, Corpo a Corpo Verdi - Trittico,
coprodotto dal Festival Verdi e ispirato alla
trilogia popolare di Giuseppe Verdi. Seguirà
Rigoletto con debutto al Théâtre de Suresnes
Jean Vilar di Parigi e nel 2013 a Parma, in
occasione del bicentenario dalla nascita di
Giuseppe Verdi, l’intero Trittico con Trovatore
in prima assoluta.
PIETRO MARCOZZI ROZZI
WET PAINT
PITTURA
5-14 maggio
Sala Espositiva Comunale, via Nicola Palma
Opening Sabato 5 maggio ore 18,00
Kurtz dj-set
Orari mostra 17,30-20,00
sab e dom 11,00-13,00/18,00-20,00
U
n titolo poco ambizioso,semplice,
immediato, quasi un gioco estemporaneo che, in realtà, nasconde un’appropriazione di forme e un’immedesimazione
di caratteri, identificabili con quelle esterne
correlate all’ambiente circostante, per
ricercare l’identità dell’uomo e accarezzarne i
fantasmi poetici. Perché non è un caso che la
nostra società si evolva esteriormente, dando
respiro più alla evoluzione delle forme e delle
strutture, connessa alla loro praticità, che
non alla evoluzione dei significati. La lotta tra
significante e significato... vive a danno del
contenuto imponendosi troppo spesso quale
contenitore di incertezze, paure, solitudini.
Avere la forza di sfoltire questa foresta di
inutili sovrastrutture, di riconvertirci all’essenzialità dell’origine, è la giusta direzione
di una ricerca che, contro gli esorcismi del
puro sapere, (sapere fine a se stesso, sapere
in quanto tale), cerca di rintracciare il vero
cammino della conoscenza.
Sotto l’urgere di questa ricerca, Pietro Marcozzi Rozzi cerca nell’immediato, nell’istintivo
di una geometrizzante razionalità, la comunicabilità dell’uomo con tutto ciò che di statico
o dinamico lo circondi... il giovane artista è
tutto all’interno delle sue opere, non solo
come compositore delle diverse armonie cromatiche quanto, piuttosto, come animatore
di queste, attraverso il provvisorio di una wet
paint. Egli è dentro le proprie immagini, ed è
sempre lui sia quando la proibizione, l’invito a
star fuori diventa occhio profondo che scruta
la realtà circostante, sia quando egli ci si
immerge e la vernice fresca è un provocatorio
invito a percorrere la realtà vietata. Ma Pietro
è soprattutto presente quando le immagini
acquistano la sonorità poetica di elementi
che si rincorrono, si frantumano, si sdoppiano per ricomporsi nell’asettica quadratura di
forme geometriche pure... Paola Di Felice
Pietro Marcozzi Rozzi, è nato a Giulianova nel 1983
ma ha vissuto e studiato a Roma dove, dopo esperienze
di studi all’estero, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti.
Nato come artista di strada, ha realizzato murales e vari
lavori di street art. Si forma alla fine degli anni novanta
con il movimento denominato Writing, comunemente
noto come graffiti. Si dedica per anni a questa passione
perseverando nella ricerca del proprio stile, confrontandosi e scontrandosi con tutto quello che questo movimento esprime e racchiude. Si interessa all’arte informale,
concentrandosi soprattutto sullo studio e la ricerca del
segno: nei suoi lavori i contrasti di luce e di colore mirano
a creare disordine ma anche a dare vita a grandi forme di
energia. La sua ricerca è in continua evoluzione. Vive e
lavora a Roma.
Kurtz aka Bernardo Di Sabatino, musicista, dj, producer, suona musica elettronica downtempo muovendosi
con agilità tra chill-out, lo-fi, trip-hop e deep-house. Un
dj-set che non si esaurisce nella selezione del sound adatto
alle circostanze, piuttosto una
performance live dove loops,
textures e campionamenti si
fondono con l’esecuzione di
tracce di artisti come Groove
Armada, Bonobo, Flying Lotus, Dzihan & Kamien.
Cinema d’autore
PIETRO
MARCELLO
cinema
Martedì 15 maggio
Spazio Tre Teatro
ore 21,15 Il silenzio di Pelešjan
Mercoledì 16 maggio
Multisala Smeraldo
ore 18,30 Il passaggio della linea
ore 21,15 La bocca del lupo
incontro con il regista
presenta Leonardo Persia
C
ome il jazz, il cinema di Pietro
Marcello parte da un tema e vi
improvvisa sopra, frazionandolo e ampliandolo. C’è un continuo cambio di accordi atto a
delineare un costante spazio di fuga. Domina
la tensione di una nota (immagine) dislocata
che slitta e trascende, armonica e dissonante. Sia Il passaggio della linea che La bocca
del lupo (titoli entrambi letterari - Georges
Simenon, Remigio Zena - di film assai poco
letterari) filmano lo spostamento (treni, navi,
persone in transito). Ed è lo spostamento,
restituito soprattutto come spaesamento, ad
orientarne la forma.
Il perenne dislocarsi si rispecchia in uno stile
che assembla, scavalca e ricolloca il punto
di partenza. Dietro i cambi di scena e di stili,
generi e formati, viene edificato, per contrasto, il desiderio opposto e complementare
dell’armonia perduta, di un’utopica unità. Da
un’alterità incessantemente evocata si passa
ad un’asciutta e profondissima affinità elettiva. Dietro la provvisorietà stilistica, affiora la
volontà nostalgica di fissarsi in un punto dove
i tanti risultino uno.
Per questo, in sede di montaggio, lo spazio
diegetico e figurativo viene condiviso con una
serie di materiali eterogenei che, nel tentativo
di distanziarsi dal suo enunciato prevalente, finiscono in realtà per avvicinarsi e farsi
assorbire da esso, dissipando ulteriormente
l’occhio dell’osservato nello sguardo stesso
di chi osserva. Se è la non fissità a definire
la singolare “stabilità” dei personaggi (la
condizione dell’eterno passeggero Arturo,
extralocale quanto quella della casa e della fa-
miglia anomale di Enzo e Mary), il regista non
può che decentrare a sua volta il suo modo di
vedere e di filmare.
È proprio la distanza a permettere, a chi filma
e a chi è filmato, un più ampio e differente
sguardo. La rimozione di ogni ostacolo tra
il tema di partenza e il livello degli ulteriori
universi testuali da esso scaturiti. Che si tratti
dei vecchi filmati, le audio-lettere, le canzoni,
le aperture alla Storia (Garibaldi, Colombo) atti
a strutturare La bocca del lupo. Oppure, ne Il
passaggio della linea, le variazioni sul ritratto
di Arturo: il treno come non luogo, l’emigrazione elevata a condizione esistenziale, la
precarietà del lavoro e delle vite, la normalità
come concetto relativo.
Al di fuori di ogni luogo comune, la dimensione
intima, raccolta, e tuttavia di grandi dimensioni, lascia cadere ogni discrimine gerarchico. La
macchina da presa non interroga, interagisce.
Coabita, accoglie, assimila, ripete. Si apre per
progressione all’elemento allogeno. L’apertura
risulta radicale, la partita mai chiusa. Tutto è
in divenire, niente e nessuno resta escluso,
soggetti e oggetti. Il giovane autore riesce a
reinventare così la dispersività superficiale del
post-moderno in un neo-umanesimo composito e composto. Ricompone un ciclo d’ordine
nel disordine. La visione parcellizzata rimanda
necessariamente, e paradossalmente, a una
totalità, agli universali. Il volto di un passeggero diventa il volto di tutti i passeggeri, della
condizione stessa dell’erranza, «degli uomini
che trasmigrano (...) sulla soglia della nostra
avventura». Gli scorci brevissimi, d’intensità
fulminea e pittorica di questo cinema, colgono,
CINEMA
come nel quotidiano, un volto, un lampo di
passaggio (e di paesaggio). Hanno la capacità
di restituire il fluire variegato dell’esistenza,
la percezione fluttuante, lo spostamento
progressivo del pensiero (e del piacere). Della
vita stessa. Capita di cogliere un volto per un
attimo, non lo si vedrà più: la presentazione
combacia con l’addio. Nel corso de Il passaggio della linea sparisce quel passeggero
napoletano, o il pugliese, che, in un film tradizionale, avrebbero fatto sicuramente ritorno
per essere messi più a fuoco, arrotondati e
manipolati, in un gioco di seduzione narrativa
e psicologica che per fortuna al nostro autore
non interessa. La sua è una poesia pudica e
dal tratto nervoso. Sono proprio la digressione, le situazioni di intervallo, i tempi morti,
il bordo, il margine a costruire il testo per
immagini. Ridotto il disegno, esteso il fuoricampo: allo spettatore il compito di dilatare la
visione dentro di sé, capire, affezionarsi.
Gli stessi dialoghi risultano frammentati e
“separati”. Parlano una saggezza rapida, non
fissata in formule facili, nella frase ad effetto,
memorabile a tavolino. Marcello oltrepassa
la voce, supera la propria immagine nel momento in cui la filma. Non dilaziona la bellezza,
che risulta tale in quanto mobile, afferrabile
soltanto a spizzichi. Ogni fotogramma ha una
densità estetica e figurativa che mozza il fiato.
Ma l’autore non ci si siede sopra, ne esce
subito fuori, in cerca d’altro: febbrile ma umile.
Dalla finestra del treno, l’immagine corre o
rallenta, rarefacendosi si assesta. Il tema
principale apre un rapporto complesso, antifonale e poliritmico, con una serie assortita
di assonanze visive, di associazioni tematiche. Pietra, porto, partenza, mare, ciclicità,
trasformazione, tempo, memoria, storia, epoca,
luogo, città, affezione, amore ne La bocca del
lupo. Treno, movimento, cinema, velocità (o
lentezza), persone, testimonianze, singolarità,
flusso di voci, collettività, destinazione, destino
ne Il passaggio della linea.
Eppure non si giunge mai a una facile destinazione o definizione. Neppure quando il treno si
arresta e il film si chiude (saldando la chiusura di un hangar con la fine di un’epoca o di
un’esistenza). Nemmeno quando la macchina
da presa e il montaggio cessano il loro pulsare
dentro le pareti di un piano fisso e di una
confessione amorosa d’inarrivabile tenerezza e
pudore. Abbiamo sempre un cinema instabile,
in fuga perenne e rallentata, che definisce e
riprende la corsa (sia nel senso di riavviarla che
di filmarla). Pur con un ritmo disteso, denso e
acquatico, di luci che tagliano lo schermo. Un
cinema incantato, ma non contemplativo, che
vive di spostamenti persino rispetto a sé stesso. In un continuo alternarsi di vuoti e pieni,
di interni ed esterni, di rumore e di silenzio,
di chiusure e aperture (anche tematiche: la
prigione e la città, l’incomprensione e l’amore,
il vecchio e il nuovo). Ogni momento contiene e
trascina con sé l’immagine opposta.
Il controcanto ininterrotto di queste immagini
ha il pregio di ricordarci l’autenticità dell’impuro, la poesia della mescolanza. Il passaggio e
il pertugio, la bocca e la linea inevitabilmente
presenti in tutte le cose. Dentro e fuori i generi
e i linguaggi. Dentro e fuori il cinema.
Leonardo Persia
Pietro Marcello, Nato a Caserta nel 1976, è autore giovane e consapevole, osservatore attento della realtà che lo
circonda. Nel 2000 è assistente alla regia di Gennarino di Leonardo Di Costanzo, e aiuto regista de Il ladro di Sergio
Vitolo nel 2002. Sempre nel 2002 realizza il radiodocumentario Il Tempo dei Magliari trasmesso da Radio 3. Nel
2003 realizza i corti Carta e Scampia. Nel 2004 ha realizzato il documentario Il cantiere, vincitore dell’11a edizione
del festival Libero Bizzarri. L’anno seguente ha portato a termine il documentario La baracca, che ottiene il premio
del pubblico al Videopolis 2005. Nel 2005 ha collaborato come volontario per una ONG in Costa d’Avorio per la
realizzazione del docu-film Grand Bassan. Nel 2007 ha firmato la regia de Il passaggio della linea, con il quale, alla
64° Mostra del Cinema di Venezia, sezione Orizzonti, si è aggiudicato il Premio Pasinetti Doc e la Menzione speciale
premio Doc/it.
Il documentario ha, inoltre, partecipato a numerosi festival internazionali riscuotendo l’apprezzamento della critica.
Tra gli altri premi possiamo ricordare il Premio Doc it Visioni Italiane 2008, il premio Casa Rossa doc al Festival di
Belluria e la candidatura come Miglior Documentario di Lungometraggio ai premi David di Donatello 2008. A seguito
dell’incontro con Enzo Motta, grazie anche alla Fondazione gesuita San Marcellino di Genova, realizza La bocca del
lupo, film poetico che contrappone immagini d’archivio a immagini girate oggi a Genova e racconta la vera storia
d’amore tra due ex-detenuti.
Il film, presentato in oltre 20 festival internazionali, ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti importanti al Torino
Film Festival, al Festival Cinéma du Réel di Parigi, al Festival di Berlino e al Festival di Buones Aires. In Italia ha vinto
il Nastro d’Argento e il David di Donatello per il miglior documentario dell’anno. In Francia, Le Monde ha dedicato
al film un’intera pagina. All’interno del film collettivo Napoli 24 (2010), ha dato il suo contributo di 3 minuti (chiesti a
ciascuno dei 24 registi coinvolti) sulla città di Napoli. Con Marco Bellocchio, Venezia 2011, ha reso omaggio al grande regista italiano, in occasione della consegna del Leone d’Oro alla Carriera durante la 68° edizione del Festival di
Venezia. Nella stessa edizione, sezione Orizzonti, ha presentato un altro omaggio, Il silenzio di Pelešjan, sul grande
regista armeno.
IL SILENZIO DI PELEŠJAN
Regia, sceneggiatura, produzione: Pietro Marcello Anno: 2011 Durata: 52’
Leggenda vivente del cinema (pur con pochissimi minuti all’attivo nella propria filmografia), inventore di un
tipo di montaggio straordinario e imprendibile, volatile e poetico, l’armeno Artavazd Pelesjan viene ritratto da
Pietro Marcello in un mediometraggio di una cinquantina di minuti che non sfigurerebbe affatto nella celebrata serie transalpina “Cinéastes de notre temps”.Prodotto da Fuori Orario, questo progetto sembra nascere
CINEMA
soprattutto dal voler accentuare il fortissimo contrasto tra l’oggetto del ritratto e chi lo fa. Il giovane cineasta
casertano è quasi l’opposto dell’anziano Maestro. Come Chris Marker (sua dichiarata ispirazione principale),
Marcello spinge il montaggio al di là del linguaggio, per così dire, “per eccesso”, cioè sovrapponendo più
strati significanti (la propria loquace e puntuale voce over, e un insieme di immagini combinate sempre nella
direzione di una molto forte volontà di eloquenza) fino a toccare un livello che con il “dire” ha finalmente
poco a che fare. Pelesjan invece si mantiene “al di qua” del linguaggio, mostra una muta, fascinosa, mobilissima latenza del senso, che nulla, nemmeno la più incontestabile delle evidenze, riesce a scuotere dall’essere
puramente e beatamente solo in potenza piuttosto che in atto.Ebbene, il primo ha l’intelligenza di prestarsi
a un gioco che mette allo scoperto i propri limiti: mostra di voler forzare a tutti i costi la fotogenica durezza
dei tratti di Pelesjan, le sue rughe, i suoi occhi disillusi, la sua maniera discreta di muoversi – ma solo per dover riconoscere di trovarsi davanti un’infrangibile opacità. Rispettata la condizione postagli dall’interlocutore
(quella di poter non proferire nemmeno una parola), Marcello si sforza di far parlare le immagini, per esempio
montando insieme la visita di Pelesjan sulla tomba dei suoi maestri (Klimov, Gerasimov...) con le immagini
del parto del suo cortometraggio Vita - ma solo per trovarsi davanti agli occhi l’informe, le suggestioni senza
nome della metropoli tutt’intorno, le anodine immagini di repertorio di un giovane Pelesjan alle prese con la
commissione d’ingresso alla scuola di cinema...In altre parole, il suo viaggio al cospetto del Maestro armeno
diventa un’occasione per interrogarsi e interrogarci sulla strana connivenza che sembra esserci tra la Latenza
con la “elle” maiuscola delle sublimi immagini di Pelesjan (che qui compongono una parte importante del
montaggio) e la latenza con la minuscola dell’oceano di immagini che ci circondano: impagabili, in questo
senso, la parentesi in cui Pelesjan, stravaccato sul divano, fa zapping col telecomando su immagini televisive
di nessun conto.Un sorprendente pianosequenza (quasi a voler far vivere Homo sapiens, film incompiuto di
Pelesjan sull’arte nella storia dell’uomo) fonde insieme una carrellata su millenni di oggetti artistici da Lascaux
in poi e una camera-car su varie luci sparse immerse nel buio della sera; il “priapismo retorico” di Marcello,
ansioso di dire di tutto e di più, si affaccia meritoriamente sull’incertezza tra il silenzio “nobile” prodotto dall’arte e quello qualunque di qualsiasi cosa possa dirsi immagine. (Sentieri selvaggi)
IL PASSAGGIO DELLA LINEA
Regia, sceneggiatura: Pietro Marcello Montaggio: Aline Hervé Musiche: Mirko Signorile e Marco
Messina Anno: 2007 Durata: 58’
È un “viaggio” lungo l’Italia cadenzato dal ritmo dei treni espressi a lunga percorrenza, da tempo abbandonati ad un destino di lento degrado, che attraversano la penisola da sud a nord e viceversa, in un percorso
che va dalla notte al mattino. Una carrellata di paesaggi, architetture, volti, dialetti e voci, vite che si mescolano in un corpo unico a bordo dei treni.
All’interno degli scompartimenti spogli si intrecciano le vite di passeggeri che spesso parlano lingue diverse
e portano con sé storie lontane. Si tratta per lo più di pendolari in viaggio verso il nord, giovani, stranieri,
impiegati in lavori precari, abituati a percorrere lunghe distanze utilizzando il più modesto ed accessibile fra i
mezzi di trasporto. Fuori, oltre i finestrini sporchi e appannati, si susseguono paesaggi a volte dolorosamente
segnati dall’intervento dell’uomo, a volte intatti nella loro prepotente bellezza. Dentro, il tempo è scandito
solo dal variare della luce che illumina gli stretti corridoi e svela volti spesso stanchi e assorti. Rinchiusa in
uno spazio che è luogo d’incontro e di solitudine, la vita di chi viaggia appare come sospesa, in un tempo
fuori dall’esistenza in cui tutto sembra ancora possibile, in una tensione continua tra passato e futuro, tra ciò
che è stato e ciò che ha da venire.
Fra gli altri, a guardare l’Italia che scorre lenta dal vagone d’un treno, c’è un uomo vecchissimo, l’europeista
novantenne: Arturo, che porta con sé, nelle tasche di una giacca sgualcita, i ricordi di un’intera esistenza. Ripiegato sul brutto sedile di un anonimo vagone sfoglia la sua lunga vita mentre gli occhi sembrano guardare
lontano, posarsi un poco più in là. La sua è una storia di impegno civile e politico ma, soprattutto, l’orgogliosa ricerca della libertà oltre ogni convenzione, una scelta di radicale autonomia che trova il suo fondamento
nella piena consapevolezza della fragilità dell’esistenza. Quest’uomo non scenderà mai più dal treno. Il
treno è la sua casa, il suo viaggio è senza meta. Un “viaggio” che non conosce ultima destinazione.
Le tratte, le stazioni, le carrozze, i binari e i vecchi vettori che portano i treni tra le nebbie delle pianure e
s’insinuano nelle gole delle strette valli appenniniche, carezzano i litorali incendiati dal sole e ancora oltre.
Oltre il mezzo stesso, sino alla morte apparente, quando il treno viene inghiottito dai traghetti dello stretto
di Messina e - privato del suo moto - esso stesso rimane sospeso in attesa di un nuovo viaggio, di una nuova
linea oltre la quale andare. (Cinemaitaliano.info)
LA BOCCA DEL LUPO
Regia, sceneggiatura, fotografia: Pietro Marcello Montaggio: Sara Fgaier Anno: 2009 Durata: 76’
CINEMA
Un uomo torna a casa, dopo una lunga assenza. Scende al volo da un treno a Genova, tra gli scogli e i
carrugi, città portuale, città di leggende, città dei Mille. Nella piccola dimora nel ghetto della città vecchia,
l’aspetta da anni la compagna di una vita. Mary in strada ed Enzo in carcere si sono aspettati per 14 anni
anni e voluti sin dal loro incontro dietro le sbarre, quando ancora si mandavano messaggi, registrati su
cassette nascoste.
(...)Un’esperienza di cinema unica e affascinante, come era stato il suo precedente gioiello, il giro dark d’Italia su un treno scassato, a lunga percorrenza, ormai fantasma, delle ferrovie dello stato. Il suo è un cinema
unico e solitario, colto, triste ma di combattimento.
Nè finzione, né film-saggio, nè documentario, né romanzo a fosche tinte (come quello di Remigio Zena, da
cui prende il titolo), nè solo ricco montaggio d’archivio sulla scomparsa della Genova operaia e sottoproletaria, le sue spiagge, le gang agguerrite, i vicoli bui e tempestosi. E neanche solo un esperimento ibrido, basato
sulla teoria del montaggio bastardo che usa - come fa Julian Temple per sottolineare il canto barbaro dei
Dr. Feelgood - interferenze nel racconto di sequenze noir, per sformare e desacralizzare la concentrazione
verista o il pericolo di abusare spiritualmente, come fanno i populisti, dei suoi due eroi-personaggi.
È un concerto per due strumenti solisti? Già. Due persone raccontano la loro vita. L’unica somiglianza è con
i poemi visuali anni ‘50 del primo Gian Vittorio Baldi (che, da quando il servile Marzullo ha l’esclusiva della
storia del cinema in tv, nessuno conosce), quando dal mondo dei reietti e dell’emigrazione forzata, risuonavano altre consonanze, la purezza del gesto crudele e della rivolta criminale che nascondeva ben altro che
il Peccato da punire... Dedicato agli outsider insorgenti di oggi che danno ancora un’anima al nostro quotidiano esanime, il film è come un’improvvisazione free che potrebbe trovare il suo flash, la sua forma, nella
ricezione del digibeta, e c’è tempo per 67 minuti. Il flash arriva. Ed è musicale, come se Fred Buscaglione
facesse una jam session con Fabrizio di André, e nel gig i due fondessero in un unico sound Bocca di rosa
con Il dritto di Chicago. E tutto è così apparentemente semplice. Uomo incontra donna. Anche se l’uomo,
Enzo, gigantesco immigrato siciliano, che la malavita scopre per mera sfortuna prima del cinema di genere
(poteva essere il nostro Eddie Costantine), la incontra in prigione, dove sconta una stralunga pena detentiva,
senza neanche averi uccisi quei tre carabinieri che ha colpito con due pistole fiammanti... E lei è un travestito, Mary, che Enzo adorna di amore e protegge coi pugni di chi non ha nulla da perdere (una trentina di
ko...), insegnando al carcere, ai secondini e al mondo, che la sua ragazza va trattata con dignità.
Roberto Silvestri Silvestri (Il Manifesto, 17 novembre 2009).
VIDEA
Filmakers in Teramo
U
n incontro con i cineasti della provincia di Teramo. Necessariamente
incompleto, di nomi e di titoli. I film si moltiplicano e pure gli autori e i riconoscimenti. In Italia e
all’estero, nei grandi e piccoli festival. In questa
prima parziale ricognizione, spiccano opere differenti per formato, ispirazione e tendenza, ma
accomunate da un’innegabile bravura, progressiva e sorprendente. Che ci si muova con l’intento
di raccontare una storia, di documentare una
situazione o di sperimentare con il mezzo.
I nostri autori sono eclettici e sanno muoversi
in più ambiti. Cristiano Donzelli passa, con
inalterata competenza, dagli story-board per
Hollywood (Scorsese, Ridley Scott, Spike Lee) ai
clip e alla regia cinematografica. Marco Possenti gioca a budget zero e dà nuova linfa, anche
grazie alla sceneggiatura di Daniele De Santis,
a un classico di Agatha Christie, riadattato per il
cinema un’infinità di volte.
Dalla “scuola” del Cineforum Lumière-Di
Venanzo, vera e propria palestra di vocazioni realizzate e interscambio di collaborazioni
sempre fruttuose, Marco Chiarini spicca per
lo stile già riconoscibile e le doti promozionali
(dietro la concretizzazione de L’uomo fiammifero
si nasconde un talento nel talento, il vincente e
imitabile modello per fare cinema indipendente).
CINEMA
8 - 18 maggio
Spazio Tre Teatro - autori in sala
Uno dei suoi sceneggiatori, Pietro Albino Di Pasquale, ha appena concluso un lungometraggio
da regista, sfidando con coraggio le convenzioni
del vedere, nel cinema come nella realtà. A
interrogare e reinventare la visione, provvede
pure l’onirico, ipnotico found footage di Fabio
Scacchioli (inseparabile dal fondamentale score
di Vincenzo Core) che ristruttura e riscrive il “già
visto” in una dimensione altra ed altera, mentre
Maria Crispal ci mostra come la sua spiritosa
e graffiante video-arte possa essere un altro
medium, costituire un differente e potente mezzo
di (in)formazione. Infine, Valerio Spezzaferro,
oltrepassando i confini con sguardo attento e
secco, poetico ma essenziale, ci apre gli occhi su
Haiti, Honduras, Cina, Bosnia e Mali. L’acquisto
dei suoi film all’estero, riassume il concreto
riconoscimento nei confronti di questo nuovo,
tenace, sotterraneo e splendente cinema.
Sette cineasti che operano per vie traverse, alternative, differenti. Con naturalezza, si sforzano di
evitare i comodi, consueti difetti del cinema italiano. Scansano il luogo comune. Sanno osare, inventare, riscrivere e riprovare con l’entusiasmo e
la volontà dei veri talenti. Sono una promessa già
mantenuta, una scintilla di futuro. Una generosa
proposta a cui non potremmo mai dir di no.
Leonardo Persia
CINEMA
Cristiano Donzelli · Martedì 8 maggio - 21. 15
Dopo il diploma al Liceo Artistico Statale di Teramo nel 1987, Cristiano Donzelli inizia a
lavorare in qualità di disegnatore di fumetti d’autore per la Granata Press di Bologna. Nel
1995 vola a Los Angeles, a Hollywood, dove inizia la sua esperienza nel mondo del cinema
lavorando per la Paramount (disegni per le scenografie del film The Jetsons di Joe Dante e
di Warriors of Virtue di Ronnie Yu, collaborando con lo scenografo premio Oscar Eugenio
Zanetti). Tornato in Italia, Cristiano collabora a diversi progetti per la RAI, lavorando con
Alberto Negrin. Dall’Italia, prosegue la sua collaborazione professionale con gli USA, realizzando gli storyboard
di Double Team di Tsui Hark e Titus di Julie Taymor. In questa occasione Cristiano lavora con un altro grande
della scenografia mondiale, il premio Oscar Dante Ferretti, con il quale instaura un ottimo e duraturo rapporto
professionale. Nel 1998 ritorna a Los Angeles (i disegni del film The Haunting di Jan De Bont, prodotto da Steven Spielberg). Con Tanino Liberatore partecipa all’ideazione dei personaggi per la serie televisiva francese The
G-Shifter”. Di nuovo in Italia, realizza storyboard e i disegni per le scenografie di Gangs of New York di Martin
Scorsese. A Londra lavora a Le Crociate di Ridley Scott. Altre importanti collaborazioni sono quelle per Miracolo
a Sant’Anna di Spike Lee ed Educazione Siberiana di Gabriele Salvatores. Parallelamente, lavora come regista
di spot pubblicitari, progetti di animazione, music video e cortometraggi. Ha scritto, prodotto e diretto Una
Storia di Lupi, un film di 27 minuti che vede come protagonista uno degli attori più rappresentativi del cinema
italiano, Franco Nero.
UNA STORIA DI LUPI 27’
Il cortometraggio nasce dalla volontà di raccontare per immagini le storie e le leggende di streghe,
maledizioni e lupi mannari narrate dai nostri nonni e ampiamente diffuse nella nostra cultura popolare. Il cortometraggio vede come protagonisti Franco Nero e Massimo Triggiani. Negli altri ruoli,
Valentina Sacco e Vincenzo Macedone, due attori della scuola di teatro “SpazioTre” di Silvio Araclio, e
Alessandro Paolini, attore della compagnia teatrale dialettale “La Bottega del Sorriso”.
FRANCESCO 4,40’
Il music video è tratto dal primo singolo del cd di Paolo di Sabatino Voices ed è dedicato a Mike Francis (vero nome Francesco Puccioni), icona della musica pop anni ’80, scomparso prematuramente.
Autrice del testo e cantante del brano musicale è Grazia Di Michele, cugina di Mike Francio e artista
simbolo della canzone d’autore italiana al femminile.
HOLE IN MY SOUL 6,40’
Lo spot mira a far conoscere sia i servizi offerti dalla Sangritana (azienda di trasporti ferroviari e stradali
e gestore della funivia/cabinovia dei Prati di Tivo) sia gli splendidi luoghi del Gran Sasso d’Italia.
È pensato come un teaser: ovvero il trailer di un film che non esiste. Racconta una storia d’amore, con
gli attori Marco Cassini e Serena Sacco della teramana scuola teatrale “SpazioTre”.
SANGRITANA, LASCIATI TRASPORTARE 1,45’
Music video per uno dei singoli dell’ultimo album dei Rockrace, Valkyria. È girato principalmente
nello splendido teatro di Atri del 1881. Le altre location sono il castello Della Monica di Teramo e la
discoteca “Il Gattopardo” di Alba Adriatica. Il brano musicale racconta di “un vuoto nell’anima”, di un
qualcosa che manca e che può essere inteso sia come anima gemella che di un vuoto spirituale. Il clip
racconta delle anime vuote che incontrandosi si completano.
Valerio Spezzaferro · Martedì 8 maggio - 21. 15
Nato a Silvi nel 1974, all’amore per la fotografia ha presto sostituito quello per la videocamera. Dopo una laurea in Scienze della Comunicazione e un viaggio in Sudamerica,
ha seguito a Barcellona un corso sulle tecniche documentaristiche. L’esplorazione
della realtà contadina gli ha fatto maturare l’idea alla base del suo primo lavoro completamente indipendente: Ulivi. Del 2005 è In Between-Itzmedu, vincitore del Festival
Arcipelago (miglior cortometraggio inedito nazionale) e del Potenza Film Festival (categoria documentario). Partito alla volta dei Balcani, realizza per la tv franco-tedesca
ARTE nel 2007 Ivan, Serbie, per spingersi nel 2008 nel lontano Tibet cinese per riprendere le gesta di Chakme
Rinpoche-Tra l’altopiano e Pechino. Nel 2009 segue una missione umanitaria e approda in Africa con L’Afrique
des contraires. Nello stesso anno arriva in Honduras e con Gracias a Dios vince il First Solidarity Prize assegnato
dall’Unesco. Ha appena concluso La ragazza vestita di bianco, girato ad Haiti e finanziato dall’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità).
CINEMA
LA RAGAZZA VESTITA DI BIANCO (2012), 46’
Haiti, sei mesi dopo il terremoto. Sono qui con una missione ben precisa: rintracciare la ragazza vestita
di bianco. L’ho vista in un video su you tube cantare con il suo gruppo. E’ ancora viva? Cosa fa adesso?
Il posto dove viveva esiste ancora? Porto con me un manuale di sopravvivenza. Sarà la mia guida.
Marco Possenti · Mercoledì 9 maggio - ore 17,00
Nato a Teramo il 12 marzo 1969. All’età di 9 anni con una cinepresa 8mm. ha cominciato a divertirsi con filmini amatoriali. Inizia a sperimentare la realizzazione di cartoni
animati di fantascienza (sulla falsariga di quelli giapponesi che all’epoca andavano
per la maggiore). All’età di 18 anni, con l’arrivo della prima telecamera VHS riesce
a realizzare il primo film degno di tale nome: La Casa del Demonio un film horror
di 22 minuti che viene trasmesso a puntate nel 1988 da Teleponte all’interno della
trasmissione Pizzicotto. Segue Follia, film trasmesso da TVN nel 1989. Nel 2004, con
l’acquisto della prima telecamera digitale ed il primo computer idoneo, ricomincia a produrre. E’ del 2010 il
primo mediometraggio, La Ricorrenza, e i corti Le Equivocoppie, Storia in Bianco e Nero, All In e Cani. Nel
2011 realizza La Ricorrenza CapitoloII.Da ultimo, Requiem, liberamente tratto da I Dieci Piccoli Indiani di
Agatha Christie. Attualmente lavora a La Ricorrenza 3 - L’Epilogo.
REQUIEM (2012), 107’
Un podere nella campagna teramana con spettacolare vista sui Monti Gemelli, un ospite sfuggente,
dieci personaggi con qualche ombra nel passato. Ognuno di loro è stato invitato da un misterioso
conte per un fine settimana nella sua tenuta abruzzese. Giorni dopo la polizia dovrà investigare su un
crimine incomprensibile.
Pietro Albino Di Pasquale · Mercoledì 9 maggio - ore 21,15
Nasce a Canzano il 14 aprile 1979. Dopo gli studi in lettere, ha lavorato come sceneggiatore, firmando lungometraggi e cortometraggi che hanno ottenuto importanti
riconoscimenti in Italia e all’estero. Tra questi: L’uomo fiammifero (2009) di Marco
Chiarini, Diario di un curato di montagna (2009) di Stefano Saverioni, Into Para-
diso (2010) di Paola Randi. Sceneggiatore anche di Omero bello-di-nonna (2011), sempre di Chiarini, e dei
documentari di Gianfranco Spitilli, Basilio D’Amico (2009) (co-regia di Marco Chiarini) e Tra Uomini e Santi.
Rituali con bovini nell’Italia centrale (2011). Ha scritto anche opere teatrali. Come regista e produttore, ha
realizzato Nei tuoi occhi, attualmente in fase di post-produzione.
QUELLO CHE VEDO Backstage del film Nei tuoi occhi (2012), 24’
I protagonisti di questo piccolo documentario ci raccontano come è il mondo quando si vede pochissimo o non si vede niente, quando si è ipovedenti o ciechi assoluti. Un piccolo film realizzato per
raccontare un lavoro molto più grande: il coinvolgimento di tutti questi attori nella realizzazione di un
lungometraggio dal titolo Nei Tuoi Occhi.
Marco Chiarini · Venerdì 11 maggio - 21. 15
Marco Chiarini (1974) è regista, sceneggiatore e illustratore. Nel 2009 esordisce
con il lungometraggio L’uomo fiammifero,(autoprodotto con il ricavato delle
vendite dei disegni preparatori al film) con il quale entra in nomination ai David di Donatello 2010 come miglior regista esordiente e migliori effetti speciali
visivi. Nel 2010 gira Omero bello di nonna, premiato con il Nastro D’Argento
2011, menzione speciale per il complesso tecnico e artistico.
Dopo il diploma in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Urbino frequenta
il corso di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma dove si diploma nel 2002.
Si interessa fortemente alla didattica dell’audiovisivo per scuole di ogni ordine e grado tenendo corsi di introduzione al linguaggio audiovisivo.
LA PANCA (2004), 5’
Una normale discussione tra fidanzati con un risvolto inaspettato. Cortometraggio realizzato con gli
studenti di un laboratorio di introduzione al linguaggio audivisivo realizzato al Liceo Scientifico Milli
di Teramo. Tra i protagonisti Marco Cassini in una delle prime prove attoriali prima di intraprendere
la carriera di attore professionista.
CINEMA
BERTE E MICÚ (2010), 12’
Berte e Micù sono due anziani vicini di orto che vivono quotidianamente di piccole rivalità. Fino a
quando Berte non si presenta più al consueto sappuntamento.
BASTA UN ATTIMO (2010), 30” / CON LA MORTE NON SI SCHERZA (2011), 1’
Due spot voluti dalla direzione regionale Inail per sensibilizzare all’importanza della sicurezza negli
ambienti di lavoro.
IL FOLATORE (2012), 4’30” / IL SOLE PROIBITO (2012), 4’
Due cortometraggi commissionati da Intesa-San Paolo per raccontare alcuni aspetti delle fonti energetiche rinnovabili.
OMERO BELLO DI NONNA (2011), 12’
Cortometraggio prodotto all’interno del progetto PerFiducia.
Omero vive con la nonna in una bella casa che la sua mente infantile riempie di creature fantastiche
e mirabolanti avventure. La Nonna di Omero una mattina dimentica di prendere le pillole e durante
il pranzo si sente male; a lanciare l’allarme e salvarla è il suo Omero che deve lasciare la casa che lo
protegge e affrontare la sua più grande paura: un mondo in cui la tromba delle scale si trasforma in
rapide terribili, il vicino è un terribile squalo-riccio e la donna delle pulizie un misterioso, poliglotta,
uccello del paradiso.
Fabio Scacchioli · Venerdì 18 maggio - 21. 15
È nato a Teramo nel 1979. Studia tra Perugia e Madrid, laureandosi con una tesi sulla semiotica del cinema sperimentale. Nel 2006 conosce Gianfranco Baruchello, ne
frequenta la Fondazione partecipando a mostre e seminari, e collabora al suo ultimo
film Un altro giorno, un altro giorno, un altro giorno. La sua ricerca si concentra sulle
relazioni tra memoria, percezione e pensiero. Lavora con film, video, installazioni.
Miss Candace Hilligos’ Flickering Halo, selezionato al Festival di Venezia 2011, sezione “Orizzonti”, è premiato come miglior cortometraggio all’Underground Film Festival di Losanna. Altre opere sono: Jackson Pollock’s
Funerals (2007), Incohérencia del Color Segundo de Chomón (2007), 108 seconds to born and dead (2009)
PostAtomicNaplesDream 4 (2008), Objets oubliés (2009), Vita notturna di una pozzanghera (2010), Look at
that fire! Oh boy! (2010), The Big Picture (2011).
Vincenzo Core
È nato a Giulianova nel 1982. Studia musica elettronica con Alessandro Cipriani
nel Conservatorio di Musica L. Refice di Frosinone. Dal 2008 compone per video,
balletti, installazioni e performance. La sua ricerca espressiva si concentra sulle relazioni tra i molteplici materiali compositivi per tracciare percorsi di senso. Percorsi
che possano esprimere la complessità e la vitalità del Sé.
DEAD SEEQUENCES (2009)
È uno studio sulla natura spettrale e fantasmatica dell’immagine, anche di quella più organica e tangibile
fra tutte: l’immagine di un corpo nudo. Un video è l’inequivocabile testimonianza dell’avvenuta scomparsa
dell’immagine in questione. Il materiale di partenza è un film in 16mm, recuperato in formato digitale, da
cui sono stati estratti tutti i 3770 frames che lo compongono; i frames, stampati su carta fotografica, sono stati
trattati e lavorati a mano, uno dopo l’altro, e rifilmati, fino a ricomporre la sequenza originaria, che a questo
punto di originale non aveva più nulla, irrimediabilmente attentata, degradata e mutata. Trafitti alle pareti, i
fotogrammi vi rivelano che il film è proprio qui, inchiodato davanti ai vostri occhi. Eppure non c’è nulla da
vedere. Dentro il frame, all’interno delle singole immagini, non accade mai nulla. Tutto succede tra un frame
e l’altro, nell’intervallo invisibile che li separa. O al di fuori. La verità, come sempre, è solo altrove.
DA UNA TERRA DI CENERE E NEBBIA (2010)
Cortometraggio sperimentale sul terremoto aquilano del 6 aprile 2009.
CINEMA
MISS CANDACE HILLIGOSS’ FLICKERING HALO (2011)
L’inizio è un altro film, un noir americano dei primi anni ’60, sviscerato e sventrato, le cui immagini torturate
e “detournate“ si organizzano in strutture precarie, fragili, mutevoli, in intrecci multipli di trame in collasso
costante. Provocare la deflagrazione di un sistema chiuso attraverso un dispositivo di implosioni a catena.
Dimenticare quel che si vede mentre ancora lo si osserva, e immergersi in una vibrazione ottica ancestrale.
Un urlo senza un perché.
Maria Crispal · Venerdì 18 maggio - 21. 15
Dopo la laurea in Lettere (con Specializzazione in Storia dell’Arte e
Master in Progettazione Europea per i Beni culturali e ambientali),
ha collaborato alla gestione di Progetti Europei in cui l’arte interveniva su problematiche contemporanee; idee che in seguito si sono
concretizzate in azioni artistiche attraverso la realizzazione di performances e video. Nel 2008 è membro fondatore del network Solstizio
Project la cui azione neodimensionale (nata dall’opera di Giuseppe
Stampone Acquerelli per non sprecare la vita) comprende progetti cofinanziati dall’Unione Europea e la
collaborazione di Alberto Abruzzese e Derrick de Kerckhove (Università IULM di Milano) e della Ong
Progetto Mondo Mlal che opera in 21 Paesi del mondo (tra cui Italia, Polonia, Croazia, Spagna, Slovenia, Cipro, Stati Uniti, Inghilterra, Marocco, Burkina Faso e Benin). Ha ideato il Laboratorio artistico sperimentale
Ecoslogong pensato per affrontare le finalità del 7° obiettivo del millennio delle Nazioni Unite. Come artista
debutta nel 2008 con la performance Viva la fata Turchina a S. Spirito in Saxia in Roma a cura di Valentina
Ciarallo; seguono esposizioni, festival e collaborazioni in Italia e all’estero (Festarte VideoArt Festival di
Roma, Festival Ravello Lab, The Invisible Dog a New York) e le interazioni artistiche con il compositore
Carlo Crivelli e il musicista Jonathan Williams. Nel 2010 è alla Biennale di Liverpool 2010 con l’artista Ted
Riederer. La sua sperimentazione ha raccolto interesse di critici e intellettuali, con lezioni da lei tenute all’Università la Sapienza di Roma alla Facoltà di Lettere, e con una monografia dedicata (Icona Connettiva)
a cura di Antonello Tolve, Edizioni Museo MMAC di Salerno (aprile 2012).
FLIGHT OF LIGHT (2011) 14’
Il progetto Flight of light inizia nel 2011 a New York in occasione del decennale del’attacco alle Twin Towers e
si propone come un tour in luoghi cardine nel mondo per l’attuale storia socio-politica durante il quale Maria
Crispal si manifesta per le strade in una performance di aggregazione energetica con le persone casualmente
incontrate nel percorso. Il suo fluido passaggio tra la folla è una magica epifania sintetizzata da un logo-slogan
che la ritrae come una giostra dal moto circolare e universale. In forma contemporanea è ricreata una ritualità
ancestrale atta a sublimare “drammi sociali” dove vengono districate storia passata e storia presente.
MARILYN BUONGIORNO (2011) 4’
Le slogong (slogan + song/gong) sono vibranti sonorità vocali definite attraverso frasi brevi e incisive che
intrecciano testi popolarmente noti a slogan inventati dall’artista. Ne deriva un assemblamento stonato ma
armonico di parole con apparente non-sense che pongono l’attenzione su questioni politiche e sociali.
THE GREAT DICTATORS (2010) 5’
Video-performance sulla dittatura, Charlie Chaplin, il maschile e il femminile.armonico di parole con apparente non-sense che pongono l’attenzione su questioni politiche e sociali.
HERE (2008) 2’,24”
Video-performance realizzata nell’abitazione di Maria Crispal, prima della sua ristrutturazione, e nello studio
dell’artista Marino Melarangelo.
MARIA CRISPAL HOME (BIG MATER BANG) (2011) 17’
Big Mater Bang è un’idea nata dalla video-performance Maria Crispal Home dove Maria Crispal è sdraiata sul
divano della sua casa natale in una reinterpretazione della rappresentazione di Venere, come già diversamente proposta da vari artisti nella storia dell’arte; l’Amore sacro e profano, eterno motore immobile, inizio e fine
di ogni creazione che afferma l’ovunque nel circoscritto e contingente. Queste rivelazioni si ripetono in altri
luoghi in un gioco di scontro/incontro tra privato e pubblico, locale e globale, visibile e invisibile. Big Mater
Bang innesta una riflessione sugli attuali mezzi di comunicazione che danno una nuova definizione dell’intima casa di ognuno e stabiliscono una relazione tra la specificità dei territori e il mondo nella sua totalità.
TREM AZUL
Special guest
STEFANO “COCCO” CANTINI
MUSICA
DOMENICA 20 maggio
Sala Polifunzionale della Provincia
ore 21,30
Massimiliano Coclite piano e synth
Alessia Martegiani voce e percussioni
Bruno Marcozzi batteria e percussioni
Marcello Manuli basso
special guest:
Stefano “Cocco” Cantini sax
I
l progetto Trem Azul, nasce a Montorio al Vomano nel 2001 come laboratorio di studio e sperimentazione di
forme musicali che, partendo dalla musica brasiliana, si contaminano via via con altri stili e sonorità.
«Il percorso è quello di mettere a confronto, quasi chimicamente, il mondo delle espressioni, della scrittura, delle ispirazioni di Alessia Martegiani, Massimiliano Coclite e Bruno Marcozzi con il reagente della musica brasiliana, intesa nel senso
più ampio possibile del termine. Il risultato è una vera e propria confluenza di stili, suoni, ritmi e voci.» (Fabio Ciminiera)
Questo percorso, dalla bossa nova al samba cançao, dal jazz elettrico al tropicalismo, sfocia in un disco di brani originali
che viene pubblicato nel 2006 dalla Wide Sound e scelto dalla Egea per la sua distribuzione, che si chiama Trem Azul. Al
disco collaborano Fabrizio Bosso, Luca Bulgarelli, Nicola Cordisco, Fabrizio Mandolini...
I Trem Azul si sono esibiti in importanti festival e jazz clubs (Interamnia jazz, Oh, jazz be good!, Kabala jazz club, Marnie
jazz club, Zingarò jazz club, Cotton club, Segni jazz festival, Grey Cat Festival, Schlot jazz club di Berlino, FutureJazzBest
Festival, Ancona jazz festival ...) collaborando di volta in volta con importanti musicisti del panorama jazzistico nazionale
come Stefano “Cocco” Cantini, Fabrizio Mandolini, Fabrizio Bosso, Paolo Di Sabatino, Marcello Di Leonardo, Luca Bulgarelli, Maurizio Rolli, Pippo Matino, Dario Deidda, Barbara Casini... E’ uscito nel 2009 il secondo disco dei Trem Azul,
Amigdala, per la Cinik Record con Marcello Manuli, che dal 2007 è il bassista della band e con Stefano “Cocco”Cantini ai
sassofoni. Il gruppo è in procinto di registrare il terzo album che uscirà nel 2013.
Stefano “Cocco” Cantini
Nasce nel ‘56 a Follonica. Ben presto si pone all’attenzione di numerosi studi di registrazione importanti e lavora come session man. Dal 1991 partecipa all’attività didattica di Siena Jazz, è impegnato nei corsi di perfezionamento musicale (CPM)
fino al 1997. Dal 1999 è direttore Artistico del Grey Cat, festival jazz in Toscana. Numerose sono le tourneés in Italia e all’estero con artisti di musica leggera: Phil Collins, Raf, Laura Pausini, Fiorella Mannoia, Alejandro Sanz, Ivana Spagna... e altri.
Ha inciso numerose colonne sonore di film come quelli con Francesco Nuti e Franco Nero. E’ suo il sassofono solista del
film Stregati di Nuti, che ha vinto il Nastro d’Argento di Taormina nel 1986 come migliore colonna sonora.
Ha collaborato regolarmente con alcuni tra i più grandi jazzisti nazionali e internazionali come: Chet Baker, Cameron
Brown, Didier LockWood, Michel Benita, Billy Cobham, Dave Holland, Billy Hart, Kenny Wheeler, Billy Elgart... Roberto
Gatto, Rita Marcotulli, Paolo Fresu, Danilo Rea, Enrico Rava, Stefano Bollani, Fabrizio Bosso...
Nel 1995 ha suonato con Michel Petrucciani al Jazz.Fest in Umbria ed al Festival Jazz di Calvi.
Ha eseguito concerti nei più importanti teatri del mondo tra i quali: il National Arts Center di
Ottawa e l’Olimpia di Parigi. Ha partecipato al Jazz Festival di Montreal 2006 ottenendo un
incredibile successo. L’americana Down Beat, la più importante testata giornalistica musicale
mondiale lo ha definito uno dei più grandi interpreti del sax soprano e l’autore del miglior concerto della settimana del festival. Ha inciso numerosi dischi sia come ospite che come solista.
L’ultimo lavoro è Living Coltrane distribuito Egea da settembre 2011.
TEATRI DI VITA
ORGIA
di Pier Paolo Pasolini
TEATRO
MARTEdì 22
MERCOLEdì 23 maggio
Auditorium Parco della Scienza ore 21,00
O
rgia diretta con successo da
Andrea Adriatico nel 2004, viene
ripresa in occasione dei 90 anni dalla
nascita di Pier Paolo Pasolini che cadono
proprio nel marzo 2012. Orgia è la tragedia di Pasolini più astratta e forse la più
emozionante e poetica: un’orgia di parole,
passioni, ricordi, che travolgono un Uomo
e una Donna che si torturano a vicenda
come in un sacrificio rituale. Ma è anche la
denuncia dello sradicamento di una società
lanciata verso un abbagliante e infido
progresso contro cui si pone la rivoluzione
del Diverso contro la barbarie che avanza.
Adriatico conduce lo spettacolo su un equilibrio della recitazione tra attenzione alla
poesia e al senso delle parole di Pasolini e
una fisicità estrema che viene sottolineata
dalla vicinanza imposta agli spettatori.
con Francesca Ballico, Maurizio Patella, Monia Fucci
regia Andrea Adriatico
cura e assistenza Daniela Cotti , Monica Nicoli,
Saverio Peschechera e l’aiuto di Giorgia Papa
scena Andrea Cinelli
tecnica Francesco Salentino
produzione Teatri di Vita con Comune di Bologna,
Regione Emilia Romagna, Ministero per i Beni e le
Attività Culturali e l’adesione della Presidenza della
Repubblica Italiana
ANDREA ADRIATICO, nato a L’Aquila
nel 1966, ha fondato a Bologna nel 1991 la
compagnia :riflessi, con la quale è rimasto
in residenza artistica al Festival di Santarcangelo per due anni, allestendo autori allora
poco frequentati come Bernard-Marie Koltès e Thomas Brasch. Fondatore del Centro
Internazionale per il nuovo teatro e la danza
contemporanea Teatri di Vita impone fin dalle sue prime opere uno stile spregiudicato di
fusione tra i generi, affrontando autori e tematiche complesse con un’ispirazione visiva e
narrativa di taglio cinematografico. Tra gli autori messi in scena: Beckett, Koltès, Pasolini,
Mishima, Cocteau, Copi. Nel 2010 ha messo in
scena, per la prima volta in Italia, The Sunset
Limited di Cormac McCarthy.
Dal 2000 ha iniziato il suo impegno cinematografico con alcuni cortometraggi ospitati in
festival internazionali. Nel 2004 firma il suo
primo lungometraggio Il vento, di sera, invitato al Festival del Cinema di Berlino e vincitore del Roseto Opera Prima Film Festival
(segno potente di un cinema italiano rinvigorito, secondo la prestigiosa rivista americana Variety). Nel 2007 debutta al London Film
Festival il suo secondo film All’amore assente
(Premio della Giuria al Festival del Cinema di
Annecy). Nel 2009 ha realizzato con Giulio
Maria Corbelli il documentario + o – il sesso
confuso, racconti di mondi nell’era aids.
TEATRO
FRANCESCA BALLICO, attrice poliedrica, ha all’attivo numerose performances e
creazioni di teatro danza. Ha seguito il lavoro
sulle nuove scritture di Luigi Gozzi ed è stata
voce recitante in prestigiosi festival musicali
internazionali. Da anni lavora a Teatri di Vita
con il regista Andrea Adriatico per il quale ha
interpretato numerosi ruoli tra cui quello di
protagonista nell’estrema drammaticità e carnalità di Orgia di Pier Paolo Pasolini e quello
vorticosamente comico nelle Quattro gemelle
di Copi. Ha recentemente firmato come regista, oltreché interprete, due monologhi: Quel
che si chiama vita e Cara Medea di Antonio
Tarantino.
MAURIZIO PATELLA, diplomato alla
Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, ha collaborato a numerosi spettacoli teatrali. Nel 2004 interpreta Orgia di Pier Paolo
Pasolini con la regia di Andrea Adriatico per
il quale viene candidato miglior attore under
30 per i premi Ubu del teatro. Quest’anno è in
scena in Biglietti da camere separate ancora
per la regia di Adriatico. Al cinema ha partecipato ai film Come se fosse amore di Roberto
Burchielli (2001), Agata e la tempesta di Silvio
Soldini (2003), All’amore assente di Andrea
Adriatico (2006), e Vivaldi - the red priest di
Liana Marabini (2008).
MONIA FUCCI, diplomata alla Scuola
di Teatro Colli Bologna, dove ha frequentato stage con importanti nomi del panorama
teatrale e cinematografico. Studia e si appassiona al movimento espressivo e teatro danza
lavorando con Alessandra Cortesi, Luca Righi,
Silvia Traversi e Mauro Bigonzetti. Si laurea al
Dams di Bologna nel 2004. Attualmente lavora con compagnie teatrali del territorio bolognese e insegna teatro per ragazzi.
Scritta da Pasolini ispirandosi a un fatto di cronaca e da lui inscenata come manifesto del teatro di parola, Orgia resta la sua
opera più astratta, e pure la più rappresentata; ma finora nessuno come Andrea Adriatico in questa regia aveva fisicizzato in
modo così estremo il testo, che s’interroga sul mistero del sesso,
vissuto come delirio ossessivo. (...)
(Franco Quadri) La Repubblica, 14 marzo 2005
Il pubblico (in numero ridotto, per scelta registica) funge da Super-io freudiano, da voce della coscienza pronta a giudicare e a
punire. I protagonisti, una coppia di sposi dediti ad una forma di
sesso estremo e sadomasochistico, danno triste spettacolo di sé,
umiliandosi a vicenda. Giocando fino a farsi male. (...) Adriatico
lavora straordinariamente sui corpi...
(Gianluca Attanasio) Il Tempo, 2 novembre 2004
Un lungo tunnel nero, un lungo letto al centro e due seggiole in plexiglas trasparente ai due capi e
intorno a stretto contatto con il letto catafalco altare, due file di sedie per i cinquanta spettatori ammessi
alla cerimonia rito rappresentazione, era invece l’inconsueto contenitore scenografico, l’ambientazione
claustrofobica e cimiteriale di Orgia curata dal regista Andrea Adriatico. Che ne estremizza i temi con
una forte componente fisica...Adriatico svela le zone oscure di una lingua persino barocca nella ricercatezza formale e nella arditezza intellettuale e di pensiero, trasformandola in un’incalzante azione scenica,
dove violenza e tenerezza, sessualità e razionalità materializzano i due lati di una stessa tragica dolorosa
medaglia.
(Mario Brandolin) Messaggero veneto, 1 novembre 2005
SULL’EDIZIONE 2004 DELLO SPETTACOLO:
Premi Ubu: Orgia è stato votato da Mario Brandolin come miglior spettacolo dell’anno; Maurizio Patella
è stato votato da Sandro Avanzo, Franco Malcovati e Franco Quadri come miglior nuovo attore dell’anno
al referendum per i Premi Ubu.
ALBO D’ORO
Sezione Cinema MAGGIO ITALIANO
1994 GIUSEPPE PICCIONI
1995 DANIELE LUCHETTI
1996 MARIO MARTONE
ROBERTA TORRE
ARCIPELAGO (Antonietta De Lillo, Antonio
Rezza, Cosimo Alemà, Fabio Caramaschi,
Stefano Saveriano, Ilaria Freccia, Giovanni
Martinelli, Paolo Bragaglia, Beniamino Catena)
1997 FRANCESCA ARCHIBUGI
FABIO SEGATORI
ARCIPELAGO (Guido Chiesa, Maurizio
Dell’Orso, Giancarlo Bocchi, Antonio Meucci,
Giancarlo Rolandi, Stefano Bessoni)
1998 PAPPI CORSICATO
GUIDO CHIESA
ARCIPELAGO (Gianluca Sodaro, Rolando
Stefanelli, Enrico Salimbeni, Giulio Laurenti)
VIDEA (Cristina Vuolo)
1999 PAOLO VIRZÌ
EROS PUGLIELLI
ARCIPELAGO (Fluid Video Crew,
Vincenzo Scuccimarra, Enrico Pitzianti,
Laura Muscardin, Stefano Corazziari)
VIDEA (Alessandro Nico Savino e Simona Piattella)
2000 DAVIDE FERRARIO
DANIELE SEGRE
TONINO VALERII
2001 FERZAN OZPETEK
LUCIANO EMMER
VideA (Marco Chiarini)
2002 CRISTINA COMENCINI
GILLO PONTECORVO
VideA (Riccardo Forti)
2003 MIMMO CALOPRESTI
FRANCA VALERI
ARCIPELAGO (Emanuele Crialese,
Camille D’Arcimoles, Alessandra Stabile,
Frizzi Maniglio, Alessia Lucchetta, Tommaso
Lipari, Simone Massi, Daniele Lunghini,
Diego Zuelli)
VideA (Francesco Calandra)
2004 SILVIO SOLDINI
VideA (Giovanna Di Lello)
2005 MATTEO GARRONE
VideA (Massimo Martelli - Stefano Odoardi)
PIER PAOLO PASOLINI
2006 PAOLO SORRENTINO
EDOARDO WINSPEARE
VideA (Dino Viani)
2007 SAVERIO COSTANZO
DEMONI & GAY - letteratura e omosessualità
nel Cinema
ASTA NIELSEN/HAMLET
2008 CARMINE AMOROSO
È SUCCESSO UN ‘68 - I suoi primi 40 anni
2009 GIANNI DI GREGORIO
FUTURITMI - Corti del ’20 e del ’30
di ispirazione futurista
ITALO DOC 8 film di Italo Moscati
2010 CARLO VERDONE
2011 ANDREA MOLAIOLI
2010 Inferno · EMILIANO PELLISARI
2011 Meraviglia · SONICS Performances volanti
Sezione Musica
1992 DUO CAMERISTICO ITALIANO
ARCO IN BLUES
ALBA RICCIONI-PAOLO SPECA
1993 CORO POLIFONICO “A. ZACCARIA”
ORCHESTRA DA CAMERA
“BENEDETTO MARCELLO”
ORCHESTRA “GAETANO BRAGA”
1994 WIM MERTENS
HARMONIA
ROGER ENO E HARMONIA
1995 NUOVA COMPAGNIA DI CANTO POPOLARE
1997 AVION TRAVEL
1998 MADREBLU
2000 NADA - RITA MARCOTULLI - XAVIER GIROTTO
2001 OMINOSTANCO
QUINTORIGO
2002 LU PASSAGALLE
2003 QUARTETTO EUPHORIA
2004 GERMANO MAZZOCCHETTI
FRANCO PIERSANTI
ENRICO MELOZZI - STEFANO DE ANGELIS
2005 BANDA OSIRIS
2006 OFFICINA ZOÈ
2007 AMBROGIO SPARAGNA
e ORCHESTRA PIZZICATA
2008 LISMA PROJECT THE CITY
EUGENIO BENNATO
ALBO D’ORO
Sezione Danza
1996 Concerto d’Europa · LILIANA COSI
e MARINEL STEFANESCU
1997 Mediterranea · BALLETTO DI TOSCANA
Gran Gala del Maggio per la Danza
ORIELLA DORELLA, ANITA MAGYARI,
MICHELE VILLANOVA
1999 Indiscipline · KATAKLÒ
2000 La Lupa · LUCIANA SAVIGNANO
2001 Arie di corte e Pavane - Souvenir di Isadora Duncan
CARLA FRACCI
2002 Coreografia europea · ATERBALLETTO
Patchwork · COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA
2003 Vento (nelle costellazioni silenziose)
COMPAGNIA VIRGILIO SIENI DANZA
Gee Andy! (Il mondo dell’artista mito della Pop Art
Andy Warhol) · BALLETTO TEATRO DI TORINO
2004 Gli Scordati · GIORGIO ROSSI
ASSOCIAZIONE SOSTA PALMIZI
Catalogo Tangueros
NUEVA COMPAÑIA TANGUEROS
2005 Aterballetto Suite · ATERBALLETTO
2006 Duende; Camuflage-Venus
SPELLBOUND DANCE COMPANY
Grazie Rudy · Galà Rudolf Nureyev
MAXIMILIANO GUERRA
2007 Polis · Compagnia ABBONDANZA/BERTONI
2008 Omaggio a Béjart
GRAZIA GALANTE - RAFFAELE PAGANINI
Carmina Burana
SPELLBOUND DANCE COMPANY
2009 Giulietta e Romeo · KLEDI KADIU
e COMPAGNIA BALLETTO DI ROMA
Sezione Teatro
1992 COMPAGNIA TEATRALE SPAZIO TRE
1993 COMPAGNIA TEATRALE SPAZIO TRE
SCENADINAMICA
T.S.A.
1994 GRAZIA SCUCCIMARRA
MAURO MARINO
COMPAGNIA TEATRALE SPAZIO TRE
1995 TEATRI D’ABRUZZO
rassegna delle compagnie teatrali abruzzesi
L’UOVO (L’Aquila)
TEATRO DEI COLORI (Avezzano) PICCOLO TEATRO DEL ME-TI (Paglieta)
DRAMMATEATRO (Pescara)
FLORIAN CENTRO A.R.T. (Pescara)
L’ARTE DEL TEATRO (Pescara)
SPAZIO TRE (Teramo)
1996 PICCOLO TEATRO DEL ME-TI
AL BREK (Aldo Beccaceci)
1997 MARIA EGLE SPOTORNO
T.S.A.-PIERA DEGLI ESPOSTI
ANTONIO CALENDA
DEPOSITO DEI SEGNI
TEATRO DI PUCK
SCENADINAMICA
1999 PEPPE BARRA
T.S.A. - LORENZO SALVETI
2000 FRANCESCA REGGIANI
2001 COMPAGNIA TEATRALE SPAZIO TRE
2002 PAOLA PITAGORA
2003 WALTER MAESTOSI
2004 DACIA MARAINI - PIERA DEGLI ESPOSTI
2005 KOREJA e RAIZ
2006 PIERA DEGLI ESPOSTI
MARIA INVERSI - LAURA MAZZI
2007 RICCARDO REIM - MANUELE MORGESE
GIACINTO PALMARINI e DANIELE SALVO
2008 COMPAGNIA TEATRALE SPAZIO TRE
2009 LABORATORIO TEATRALE SPAZIO TRE
2011 RITORNO ALL’ISOLA - Atti unici con
Piergiuseppe Di Tanno Vijaya Bechis Boll·
Riccardo Ricci Eugenia Rofi Roberta Santucci·
Marco Cassini Mimosa Campironi Giulia
Fratarcangeli Simone Gualtieri · Silvio Araclio
Bartolomeo Giusti Vincenzo Macedone
Eugenia Rofi
Finito di stampare nel mese di maggio 2012
Multiprogress - Mosciano S.A. (Teramo)
ALBO D’ORO
2010 EX.WAVE
GIRODIBANDA-CESARE DELL’ANNA
2011 PAOLO DI SABATINO
special guest Fabio Concato e Peppe Servillo
Scarica

libretto Mf2012.indd