Elena Bartolomei
LA RICERCA DELLA LUNA
Un ringraziamento speciale:
“A chi ha sempre creduto in me, quindi a mio nonno, prezioso tesoriere del mio passato, vivo nel mio cuore e nella mia memoria...
ai miei genitori, colonne portanti delle mie radici e
del mio essere...
a mio marito, insostituibile compagno di vita...
ma soprattutto ai miei figli, la parte migliore di me”
“Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.
[...]
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
Tratto da “Ode alla vita” di Martha Medeiros
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Capitolo I
L’INCONTRO
«Ma in questo cavolo di paese non c'è un bar per prendere
un aperitivo?»
Nina e Sabrina giravano nel centro storico di Cerveteri già da
mezz'ora e non erano ancora riuscite a trovare quello che cercavano. Prima di quel giorno Nina non sapeva neanche che esistesse un paese di nome Cerveteri, se non per averlo letto qualche volta nelle indicazioni stradali e soprattutto per la descrizione della sua famosa necropoli etrusca che ne fa Bassani all'inizio
de Il giardino dei Finzi-Contini. Era un paese carino, senza dubbio, ma quando le due amiche avevano deciso di disertare per
una volta il solito bar di Ladispoli per cercarne un altro in quel
posto sconosciuto, non immaginavano che sarebbe stato così
difficile.
Era il 21 giugno, il giorno che segna l'inizio dell'estate, e in
effetti faceva un caldo terribile.
Come succedeva ormai da diversi giorni le due ragazze avevano lasciato la città eterna in tarda mattinata per passare qualche ora in una spiaggia libera sul litorale ladispolano, dove
Sabrina aveva una casa, e stavano già pensando a come passare
la serata. Era mercoledì ma a Roma erano abituate a uscire quasi
tutti i giorni, quindi erano certe che avrebbero trovato qualcosa
da fare anche quella sera, sempre se fossero riuscite prima a
prendere un aperitivo a Cerveteri, nonostante ormai fosse passata anche l'ora di cena.
Le due si erano conosciute solo quattro mesi prima ma la loro
amicizia era diventata già molto intensa, o almeno così credeva
Nina, prima di capire che in realtà il loro strano incontro aveva
avuto un senso importante quanto fugace e che avevano avuto
bisogno l'una dell'altra per un periodo di tempo che sembrava
eterno ma che era destinato a finire di lì a poco.
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In effetti avevano ben poco in comune e quando andavano in
giro la gente si chiedeva cosa ci facessero insieme quelle due.
Nina era una bella ragazza di ventiquattro anni che, dopo la
maturità classica, aveva lasciato il tanto detestato “paesello”
sulla costa livornese per fare l'università a Roma, realizzando
così un sogno. Dopo due anni vissuti nel tranquillo e noiosetto
quartiere dell’EUR, e dopo aver messo in tasca la laurea triennale in Lettere con 110 e lode, aveva deciso di ritrasferirsi in
Toscana perché ormai odiava le sue coinquiline e per risparmiare i soldi dell'affitto dando gli esami della specialistica da non
frequentante. L' improvvisa fine della sua storia d'amore durata
cinque anni l'aveva gettata però in un baratro che era diventato
ancora più profondo un paio di mesi dopo, con la morte del suo
amatissimo nonno. C'era un'unica cosa da fare a quel punto:
cambiare aria, tornare ad abitare a Roma e ricominciare a vivere
per non morire. Stavolta decise di cercare una stanza a San
Giovanni, quartiere che amava e conosceva grazie a un'amica
dell'università che viveva lì, ma trovarne una decente e a un
prezzo accessibile si rivelò un'impresa titanica. Alla fine ci riuscì... grazie a una serie di concatenazioni del fato che vale la
pena raccontare.
Nina, lunghi capelli castani e occhi scuri, era quello ciò che si
potrebbe definire una studentessa modello, con la media del
29,5 e un libretto universitario che non conosceva voti sotto al
26. Non aveva mai provato l'ebbrezza di essere buttata fuori a
un esame, e l'unica volta che le accadde una cosa simile l'evento
si rivelò fortunato. Aveva preparato da non frequentante un
esame di storia del teatro e la sera prima di discuterlo era andata a dormire in uno squallido alberghetto nei pressi della stazione Termini, dove per tutta la notte si era chiesta cosa ci facesse
in quel posto assurdo nel quale si potevano ascoltare tutte le
discussioni degli ospiti, nonché gli sciacquoni dei loro bagni,
grazie ai muri tirati su solo per metà che dividevano una stanza
dall'altra. Ma nessun problema, in fondo non doveva dormire
ma ripassare e aspettare, chiusa dentro a doppia mandata, che
arrivassero le 9:00 di mattina. A quel punto si presentò in facoltà
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e aspettò il suo turno, ma, quando si presentò davanti al professore, fu liquidata rapidamente con un:
«Mi dispiace signorina, il testo su cui ha studiato è sbagliato,
si ripresenti alla prossima sessione con il libro giusto.»
Inutile dire che Nina se ne andò tra mille imprecazioni interiori, arrabbiata per il tempo e i soldi buttati, ma prima di andarsene si diresse in zona Cavour, dove avrebbe dovuto ritirare dei
film all'archivio cinematografico dell'università. Mentre mangiava un panino seduta su una panchina in compagnia di numerosi piccioni, si mise a sfogliare Porta Portese, il noto giornale
romano di annunci di ogni tipo. Cercava, come al solito, una
stanza a San Giovanni, e vide una proposta che la colpì subito:
una singola a 385 euro nel cuore del quartiere, a due passi dalla
fermata della metro. Un sogno, considerando che in quella zona
gli affitti di una singola partivano dai 450 euro. Pensò che a
quella cifra doveva trattarsi sicuramente di una topaia o di una
casa sovraffollata, o che magari era già stata affittata alle decine
di persone che avevano chiamato prima di lei visto che il giornale era uscito già da qualche giorno. Tuttavia per scrupolo fece
una chiamata e parlò con un agente immobiliare.
«E' fortunata signorina. La proprietaria della casa sta poco a
Roma, ma proprio oggi sta ricevendo alcune persone interessate
a vedere la stanza. Se vuole le prendo un appuntamento.»
«Grazie, sarebbe molto gentile. Ma prima delle 17:00, se possibile, perché poi ho il treno.»
«Vedrò cosa posso fare, la richiamo appena so qualcosa.»
Era davvero una buona occasione, e anche se Nina sospettava che la concorrenza sarebbe stata spietata, cominciava a sperare che qualcosa stesse girando per il verso giusto.
Ma le ore passavano e la tanto attesa telefonata non arrivava.
Erano quasi le 17:00 e Nina si diresse verso la stazione Termini
per prendere il treno che l'avrebbe riportata a casa, pensando tra
sé e sé che forse non era destino. Prendeva sempre lo stesso
quando doveva tornare da Roma, da mesi ormai, e non aveva
mai fatto neanche dieci minuti di ritardo. Ma stavolta accadde
qualcosa. Una voce all'altoparlante annunciò che il treno era
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