I
d iscorsi e le parole
Un nome per ogni
cosa
Io mi chiamo Giò
ogni mattina ti aspetterò
rannicchiato fra le chiome
per ascoltare il tuo bel nome.
Ti darò il benvenuto
come un simpatico pennuto.
(A. Pascetta)
Sollecitiamo i bambini a recitare
con noi la filastrocca, ricorrendo
ad alcune divertenti varianti:
pronunciamo le parole con
voce sussurrata;
tappiamoci il naso o mettiamo
una mano davanti alla bocca
per dar vita a voci diverse;
iniziamo noi la strofa e lasciamo
che i bambini la completino…
Dopo esserci radunati in cerchio
nell’angolo della conversazione,
stacchiamo il pappagallino dal
pannello e, facendolo passare di
mano in mano, invitiamo ogni
bambino a pronunciare il proprio
nome presentandosi a Giò e a tutti
gli altri amici della foresta.
Utilizziamo tale strategia per presentare al gruppo anche le persone adulte della scuola: le insegnanti, i collaboratori scolastici…
Questa attività giornaliera permetterà ad ognuno di rendere ufficiale
la propria presenza, di scoprire che
ci sono bambini che hanno lo stesso nome e di cominciare a ricordare chi è presente e chi è assente.
Una variante
per il gioco dei nomi
Disponiamoci in cerchio e facciamo partire una base musicale durante la quale i bambini
fanno circolare il pappagallino.
Quando la musica si interrompe, ognuno dovrà indovinare il
nome dell’amico che è rimasto
con Giò tra le mani.
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Progetto TRE-SEI Gulliver n. 118
Stimoliamo la curiosità dei bambini a scoprire tanti nuovi vocaboli legati al contesto scolastico,
dedicandoci – in questa fase – alla
funzione strumentale della parola
che serve innanzitutto a distinguere le cose nominandole.
Ricorrendo sempre al personaggioguida, coinvolgiamo i bambini in
un gioco di denominazione degli
oggetti scolastici.
Raduniamoci nel consueto angolo
della conversazione e, mostrando
il pappagallino, raccontiamo che
da quando Giò ha imparato a
volare libero nel cielo, è diventato
sempre più curioso e vuole conoscere qualsiasi cosa vede.
Così è accaduto anche per la
nostra scuola: Giò è proprio
impaziente di conoscere come si
chiamano le “cose” che usiamo
ogni giorno in sezione.
Animando il pappagallo, facciamolo volare tra gli oggetti dell’aula
mentre recitiamo un ritornello.
Volo sopra questo e quello
che sia brutto o che sia bello:
dimmi il nome più
corretto per
chiamare questo
oggetto.
(A. Pascetta)
Pronunciando l’ultima strofa della
filastrocca, poggiamo l’uccellino
sopra un oggetto a nostra scelta
(un barattolo di colori, un temperamatite, un flacone di tempera...)
e, di volta in volta invitiamo i
bambini a definire correttamente
l’oggetto toccato da Giò.
Organizziamo l’attività in maniera
tale che ogni giorno venga esplorato, dal punto di vista linguistico,
un angolo della sezione o uno
spazio della scuola, lasciando il
tempo di memorizzare eventuali
nuovi vocaboli.
Con questi e altri giochi di denominazione, forniamo ai bambini il
vocabolario di base che permetterà loro di comprendere future consegne, di esprimere con chiarezza
e precisione le richieste sviluppando così la propria competenza
referenziale.
Giò e i suoi libretti
Al termine di ogni attività riferita ad uno spazio in particolare,
consegniamo a ciascun bambino
un libretto con le pagine lasciate
intenzionalmente vuote.
Distribuiamo riviste e cataloghi specifici del settore infanzia, invitando
i bambini a ricercare le immagini
degli oggetti presenti nell’angolo
appena “esplorato” con la richiesta di ritagliare e incollare le varie
figure su ogni pagina, dove noi
scriveremo in stampato maiuscolo
il nome corrispondente.
Sulla copertina disegniamo il pappagallo che, attraverso un fumetto,
dice: “Nell’angolo del… (nome
identificativo) posso usare…”.
Il libretto monografico, riferito ad
ogni spazio, aiuterà i bambini a
identificare gli angoli della sezione
e le possibilità di utilizzo; con la nostra mediazione orale potrà costituire anche un rinforzo linguistico
per i bambini stranieri o per quelli
con difficoltà di linguaggio.
3. sintesi
In ogni angolo un
click
Provvediamo a fare un duplicato
di ogni libretto da appendere nel
rispettivo angolo ad altezza di
bambino, in modo che ognuno
possa nel tempo consultarlo liberamente. Fotografiamo i bambini
mentre usano l’angolo e i materiali
di riferimento e incolliamo le foto
su un foglio per stimolare la verbalizzazione, chiedendo di:
denominare gli oggetti che stanno usando;
descrivere le azioni compiute;
riconoscere e nominare i compagni nella foto.
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